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S u pp l M e di c i n a D e m o c r a t i c a M ov i m e nt o d i l ot t a pe r l a s a l u t e w w w l a v o r o e s a l u t e o r g R a c c o n t i e o p i n i o n i l a v o r o e s a l u t e O l t r e i c r i m i n i s u l l a vo r o R a c c o n t i d i v i t e n e l l i n s i c u r e z z a s u l l a v o r o G h e o r g h e d i R e n a t o T u r t u r r o a l l u g l i o L u c i o L i b e r t i n i S e r g i o D a l m a s s o F e m m i n i c i d i o L e t t e r a a l l a s t a m p a A g a t h a O r r i c o B i m e s t r a l e w w w s u l a t e s t a n e t A n n o n l u g l i o P e r i o d i c o c a r t a c e o s o s t e n u t o d a p r o m o t o r i e l e t t o r i R e d a z i o n e i n f o @ l a v o r o e s a l u t e o r g D i r e t t o d a F r a n c o C i l e n t i a p ag i l s o m m a r i o d e l l e p ag i n e Pr os s i m o n u m e r o a m e t à s e t t e m br e L a u t o n o m i a d i f f e r e n z i a t a So nd a gg i o di L a v o r o e Sa l u t e A C I N E M A C O N T E n t i a m o c i o l o t t i a m o p e r r i c o n q u i s t a r e i m o l t i d i r i t t i s o p p r e s s i N o l o t t e ? N o l a v o r o e d i t o r i a l e C r i s i I l g o v e r n o p e n s a a l l a p i s t o l a T a s e r L a s i t u a z i o n e e c o n o m i c a e s o c i a l e p e g g i o r a L a f a c c i a d i q u e s t o g o v e r n o M a r c oP r i n a I n s a n i t à s e m p r e p i p r e c a r i i n c h i e s t a d i L u c i a n o F a s s a r i s u Q S L a s c u o l a s c i a l u p p a L o r e t t a D e l u c a L A V O R O S M A R T V I T E P R I G I O N I E R E ? I n c h i e s t a s u l l e m o d a l i t à d a l a v o r o r e m o t o S e s s o e s t u p r o C a m p a g n a A m n e s t y A s c a n i o C e l e s t i n i I nt e r v i s t a t o d a A l b a V a s t a n o C o n s i g l i i n l i b r e r i a I N S E R T O C U L T U R A E

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  • Suppl. Medicina DemocraticaMovimento di lotta per la salute

    www.lavoroesalute.org

    Racconti e opinioni

    lavoroesalute

    Oltre 579i crimini

    sul lavoro

    Racconti di vitenell’insicurezza

    sul lavoro

    Gheorghedi Renato Turturro

    al 10 luglio

    Lucio LibertiniSergio Dalmasso

    FemminicidioLettera alla stampa

    Agatha Orrico

    Bimestralewww.sulatesta.net

    Anno 36 n. 7 luglio 2020 * Periodico cartaceo sostenuto da promotori e lettori * Redazione [email protected] * Diretto da Franco Cilenti

    a pag. 2 il sommariodelle 60 pagine

    Prossimo numeroa metà settembre

    L’autonomiadifferenziata

    Sondaggio diLavoro e Salute

    A CINEMA

    CONTEntiamocio lottiamo perriconquistarei molti dirittisoppressiNo lotte?No lavoro!editoriale

    Crisi:Il governopensa allapistolaTaser

    La situazione economicae sociale peggiora

    La facciadi questogoverno

    Marco Prina

    In sanitàsempre più

    precariinchiesta di

    LucianoFassari

    su QS

    La scuola scialuppaLoretta Deluca

    LAVORO SMART: VITE PRIGIONIERE?

    Inchiesta sulle modalità da lavoro remoto

    Sesso e stuproCampagna Amnesty

    Ascanio CelestiniIntervistato

    da Alba Vastano

    Consigli in libreria

    INSERTO CULTURA/E

  • 2 lavoroesalute anno 36 n. 7 luglio 2020

    I NUMERI PRECEDENTI SUwww.lavoroesalute.org

    Racconti e Opinionilavoroesalute

    Anno XXXVIPeriodico fondato e diretto

    da Franco CilentiDirettore Responsabile Fulvio Aurora

    Distribuito gratuitamente.Finanziato dai promotori

    e dal contributo facoltativo dei lettori

    Suppl. rivista Medicina DemocraticaAutoriz. Trib. Milano n° 23-19/1/77

    Registro nazionale stampa(L. 58/81 n° 416, art. 11) 30/10/1985

    Materiale originale riproducibilecitando testata e autore.

    Posta: inviare mail con firma e telefono.Firma non pubblicata su richiesta.

    Numero chiuso in redazione il 11-7-2020Suppl. al n° 237/239 di M. D.

    Stampa: via Brindisi 18/c Torino

    Redazione: [email protected] web: www.lavoroesalute.org

    Redazione e collaboratori

    Franco Cilenti - Roberto BertucciAlba Vastano - Loretta Mussi

    Renato Fioretti - Loretta DelucaLaura Brunelli - Renato Turturro

    Marco Prina - Alberto DeambrogioEliana Como - Marilena Pallareti

    Agatha Orrico - Giorgio BonaAngela Scarparo - Shanti Murthy

    Gino Rubini - Marco SpeziaAssociazione Codarem

    Coord. cittadino Sanità/ Roma

    Siti web di collaborazioneSbilanciamoci.info - Superando.it

    Area.ch - Diario Prevenzione.itComune-info.net - Lila.it

    Dors.it - wumingfoundation.comSalute Pubblica.net - Nodemos.infoEtica ed Economia.it - il salvagente

    Pubblicati 254 numeriPiù 4 n. 0 (1983/84) 13 n. speciali

    7 n. tematici - 1 referendum naz. contrattosanità - 1 questionario: piano sanitario

    Piemonte - 1 questionario Sanità Torino

    Scritto da 2181 autori1371 operatori sanità - 255 sindacalisti

    124 esponenti politici - 405 altri

    Stampate 770mila copie550 mila ospedali e ambulatori

    146mila luoghi vari - 72mila nazionale

    O ti racconti O sei raccontato

    SOMMARIO

    www.blog-lavoroesalute.orgGiornale online, quasi un quotidiano

    1.233.000 letture529.000 visitatori

    da gennaio 2017

    3- editoriale No lotta? No lavoro!4- Un governo di semplice facciata4- Un operaio vive 5 anni in meno di un dirigente7- Il virus è di classe. Si allargano le differenze sociali8- La scuola scialuppa9- Autonomia differenziata. Il silenzio interessato

    SANITA’10- Ecco la sanità nel Lazio12- “Era solo vento; non abbiamo portato salvezza al Paese”13- Gualtieri: con il MES, non un euro in più per la sanità14- Vaccinazione antinfluenzale. Utile o dannosa?16- Personale della sanità pubblica sempre più precario17- Giovani medici contro politica inappropriata18- Campania: la salute mentale torna in manicomio19- Come aderire a Medicina Democratica Onlus20- Lettera da Bergamo. La sanità in Italia21- Siamo stanchi. Lettera di un’infermiera

    SICUREZZA E LAVORO22- Appunti su RLS e organismi di controllo23- Sicurezza del lavoro e medici competenti24- In 192 giorni oltre 579 crimini sul lavoro24- Vademecum sicurezza sul lavoro25- Racconti nell’insicurezza sul lavoro. Gheorghe26- Smart-working. Vite prigioniere27- Smart-working, telelavoro e lavoro da casa30- Lavoro e giustizia sociale? Il governo pensa al Taser31- Lettera alla redazione. Sulla Cgil e Landini

    SOCIETA’32- Welfare familistico, a rischio i più vulnerabili33- Torino. Farmacie comunali privatizzate34- Mappa sugli effetti psicologici della pandemia35- Appello. Vogliamo continuare a vivere liberi36- Assistenza psicologica dal basso durante il lockdown38- L’industria della malattia39- Onu, altre pandemie se non si protegge ambiente40- In Toscana Ivg farmacologica e applicazione della 194

    41- CULTURA/E42- Intervista ad Ascanio Celestini46- Immaginario antisociale49- Rivista bimestrale SU LA TESTA50- Femminicidio. Lettera alla stampa51- Sesso senza consenso è stupro. Campagna Amnesty53- Lucio Libertini, Sergio Dalmasso presenta il libro54- Consigli in libreria54- Zapruder. Rivista di storia della conflittualità56- Film Wasp Network. La forza della dignità di Cuba

    57- I servizi sociali CAF dell’Associazione La Poderosa60- Rispunta la pistola Taser contro il dissenso

    Articoli pagine 12, 16, 18, 21, 32, 36, 40, 46, tratti dai siti citati in calce

  • editorialedi franco cilenti

    "Il capitalismoe l'imperialismo

    si coprono con unamaschera che dice

    "mondo libero"e, sotto quella

    maschera,si nascondono

    il terrore,la repressione

    di classe,la perversità

    sociale."Pablo Neruda

    cile542020

    anno 36 n. 7 luglio 2020 lavoroesalute 3

    No lotte?No lavoro!La disoccupazione strutturale dimassa produce la precarietà del tempodi lavoro e delle relative condizionideprivate da ogni dirittoall’organizzazione sindacale per laricomposizione di una collettivaprogettualità sulla difesa dei dirittiresidui come base per la riconquista deipieni diritti di condizione lavorativa esalariale. Questa è la base sulla qualele “democrazie di carta”, dentro le qualioperano i governi costruiscono lanuova schiavitù insita nei piani digoverno: il Piano Colao del governoitaliano ne è un esempio che comunica,senza alcuna mediazione parlamentaree sindacale, una gestione della forzalavoro esentata dalla valorizzazionedella forza lavoro. La stessa fine diun’idea di istruzione pubblica sostituitadalla “cultura” aziendalistica determinauna marginalità esistenziale delle nuovegenerazioni.E’ sconfortante vedere come le grosseorganizzazioni sindacali escludono cheil piano elaborato dal comitato di espertivoluto dal governo non presenta altroche le vecchie ricette politiche chehanno portato agli orrori di oggi. Comesorvolare sul fatto che dopo cinquedecenni dall’approvazione dello Statutodei lavoratori sono peggiorate le normee le condizioni di donne e uomini chenell’arrancare quotidiano cercanofaticosamente di cucire le proprieesistenze con la spada di Damocle dellaprecarietà fino a sfiorare vere e proprieforme di schiavitù.Il percorso verso la fine dellacontrattazione nazionale rappresental’involucro d’acciaio di questaristrutturazione, dentro il quale sonocresciuti mostri di assistenzialismoelemosinante come lo sviluppo delwelfare aziendale e la sanità integrativa,il tutto delegato alle grandi fondazionifinanziarie del padronato.Lo stesso imperante sbocco lavorativo

    post- pandemico con lo smart-workingacuirà lo stato di sudditanza, lasciandoal sindacato il compitodecontrattualizzato di consulenteassistenziale.La ristrutturazione capitalista operatadagli anni 80 con i licenziamenti dimassa, con precedenza dei gruppiorganizzati di classe operaia cheintervenivano sulla determinazione digiusti salari e sulla nocività dellafabbrica come luogo di malattie emorte, ha permesso - anche con la derivaconcertativa del sindacato che haabbandonato ogni forma concreta dicontrollo e contrattazione conflittuale-ai settori padronali di riprendere il totalecontrollo della forza lavoro residuapianificando una rottura dell’unità deisettori produttivi , ad iniziare con lamistificante marcia dei presunti 40.000colletti bianchi a Torino, poi “premiati”con ricollocazione forzata tra terziario,indotto e anche licenziamenti, facilitatidalla destrutturata compattezza dellaforza sindacale.A ennesima conferma che ai poteri fortiserve la mediazione giornalistica peramplificare messaggi sempre piùsemplificati nell’opera dimistificazione, che neutralizza la veritàriducendola a opinione confusa in unmagma di disinformazione.Il modello in testa al padronato hatrovato la piena operativa organizzativanell’odierna flessibilità occupazionaleschiavizzata oramai diffusa in ognisettore del pubblico come del privato.Dentro questo modello padronale èstata costruita la favola del terziariocome nuovo motore economico disviluppo post-fabbrica.Intere “città operaie” , vedi Torino,hanno cambiato fisionomia socialeanche con l’espulsione dal centro dimigliaia di famiglie economicamentefuori dal nuovo “decoro urbano” spintinella cintura desertificata di elementisocializzanti e servizi sociali facilmentefruibili, come la sanità territoriale. Altremigliaia già residenti nei quartieripopolari della periferia si sono trovatisempre più rinchiusi informe di ghettizzazionenelle quali si è inseritoil conflitto contro gliimmigrati di colore,pianificato dallapolitica dei mediapadronali a sostegnodelle politiche razzistemesse in atto daigoverni e dalle Giunte,prima di centrodestra epoi solo leghiste.

    Un conflitto che ha facilmente trovatoterreno fertile nella smemorizzazionedel fenomeno immigratorio dal sudItalia degli anni 50/60/70.Con queste premesse oggi assistiamoalla lotta fratricida tra poveri, tra“garantiti” e “non garantiti” che ilsindacalismo deconflittualizzatoriproduce di fatto effetti cogestivi(spesso consapevoli con la motivazioneche “sarebbe perdente costruire lottepotenzialmente perdenti con questirapporti di forza” ) della ristrutturazioneancora in atto, vedi Piano Colao scrittosu dettatura della Confindustria.La lotta tra poveri diventa strutturale ele disuguaglianze formali e sostanzialisi intensificano tra i più vulnerabili efragili, i più emarginati. Diventaprecarietà giuridica facendo venir menola piena cittadinanza nei diritti, dellavoro come in quella alloggiativa e disalute.Un quadro sociale sempre piùdegradato e fautore, anche nellapopolazione più sofferente, di opzionipolitiche rancorose e autodistruttive.Ancorare il sentire popolare a politichedi sinistra, con sponda istituzionale èun’emergenza sociale drammatica chea causa della legge elettorale elitaria, èstata derubricata anche con il virus del“voto utile” da una parte e del voto dipancia dall’altro. I risultati sono statigoverni fotocopia a destra e a manca,come questo Governo che non hagovernato la crisi sanitaria.E’ inconfutabile che ha abdicato alle sueprerogative e ignorato le responsabilitàdella Regioni a forte privatizzazionedella sanità che hanno causato decinedi migliaia di morti, anche riducendo icontrolli per le imprese che di fattohanno capitalizzato con il massimo deiprofitti la pandemia.Non si può prescindere da questo statodi cose e dalle condizioni concrete incui si trovano i lavoratori, compresi glioperatori sanitari, gli anziani, le donneespulse dal lavoro causa la pandemia.C’è da riprogettare il “dopo”. Lottando,autodifendendosi collettivamente.

    Lottare, perchè?se per questa politica sono

    invisibile se non quandomi trattano da zombiutile solo a produrre,

    consumare e morirequando non gli servo più?

    Ops, mica la rispostasta già nella domanda?

  • 4 lavoroesalute anno 36 n. 7 luglio 2020

    Calcolo a 35 anniIl professor Costa ha effettuato il calcolo a 35 anni. Inquel momento, un dirigente può sperare di vivere ancora48,7 anni e arrivare, quindi, a 83,7. Diverso il caso di unoperaio semplice, che ha di fronte a sé soltanto 43,24anni e, dunque, raggiunge in media i 78,24 anni.Reddito e risorse per la saluteLe ragioni? C’è l’aspetto economico a sfavore delglioperai ma anche altre dinamiche «Queste persone hannomeno controllo delle proprie condizioni di vita: devonorispettare i ritmi lavorativi, la loro retribuzione monetaria,ma anche emotiva, è bassa, le possibilità di fare carrierascarse. Tutto ciò provoca lo “stress cronico”, cheaumenta il rischio di diabete, ipertensione, depressione,infarto. Senza contare che chi vive questa condizionespesso si consola con uno stile di vita malsano: mangiamale, è sedentario, cede al gioco d’azzardo, fa sesso nonprotetto, fuma».

    Le donne vivono più degli uominiA 35 anni, una dirigente può ambire ad avere ancora51,7 anni davanti, mentre un’operaia 50,09, cioè 1,61 inmeno. «Questo perché, tra le donne, i comportamentiinsalubri si concentrano storicamente proprio tra quellein carriera. Penso al fumo. Oppure al fatto che si fannofigli sempre più in là con l’età, abitudine che incidenegativamente sull’insorgenza dei tumori femminili. Manotiamo che la tendenza sta cambiando. I dati più recentimostrano che le differenze tra uomini e donne si stannoassottigliando e nel Nord Europa non esistono già più».Il distaccoLo studio ha poi anche calcolato la speranza di vita a 65anni. Qui le diversità per professione si assottigliano: 20,8anni per i dirigenti contro i 17,85 degli operai nonqualificati, cioè 2,95 in meno, e 23,2 contro 22,13 tra ledonne. Il distacco rimane. «Ma è meno impattanteperché, diciamolo, a 65 anni bisogna arrivarci. E lepersone di una classe sociale svantaggiata che liraggiungono sono già da considerarsi particolarmenteresistenti».

    Un operaio vive 5 anniin meno di un dirigenteStudio dell’Università di Torino,curato dall’epidemiologoGiuseppe Costa

    Lavoro e selezione di classe

    L'inadeguatezza del governo emerge sulla fase 3 mentre la situazioneeconomica e sociale del paese peggiora di mese in mese.Confindustria ormai ha sposato la linea dell'opposizione a Conte eai sindacati, riscoprendo il ruolo dimenticato del “sovversivismodelle classi dirigenti” che giusto un secolo fa alimentò il fascismo,oggi al più può favorire il grande ritorno di una destra straccionasempre più autoritaria e corrotta. E il sindacato, rallentato dallesilenziose crisi interne, rischia di rimanere alla finestra.

    Marco prina

    Un governodi semplicefacciataAlla fine il Governo Conte con i suoiStati Generali ha partorito il classicotopolino. Così ha fatto, dopo tanteattese, dopo aver archiviato fraimbarazzati silenzi l'altrettantodeficitario piano Colao, un prodottoincompleto, senza proposte di spesa ecronoprogrammi, ma con tantesuggestioni improponibili fra condoni,sanatorie, scudi legali, nuoveprivatizzazioni sotto traccia.Chi si aspettava da parte del Governoun piano che desse maggior peso allaspesa pubblica su sanità e scuola è statofortemente deluso.Al di là dei bei annunci, non si è vistal'ombra di una seria politica diprogrammazione degli investimentivolta a rinnovare e sviluppare settoristrategici per il paese in rapportoall'Europa.Chi, come noi, avrebbe speratonell'adozione di nuovi piani di settore,ha dovuto arrendersi di fronte al nullao al poco.Nessun serio piano nazionale sullamobilità, nessuna idea di piano

    industriale per salvare e rilanciare ilsettore manifatturiero puntandoall'industria 4.0, poco di serio è statopensato sul settore turistico (a parte gliaccorpamenti benpensanti di Colao).Si sono limitati ad aggiungere pocherighe di compromesso ai grandi titolidel tema richiesto dalla UE.Sulla Green Economy, ad esempio,oltre a dimenticare un progetto dimobilità nazionale si sono persi

    l'occasione di riadeguamentoenergetico e ambientale di tutto ilpatrimonio pubblico del paese, partendodagli ospedali arrivando alle scuolepassando per gli uffici pubblici. Questaè la grandezza della nostra classepolitica.Ma allora a cosa e a chi sono servitiquesti Stati Generali?

    CONTINUA A PAG. 5

    editoriale/2

  • anno 36 n. 7 luglio 2020 lavoroesalute 5

    Un governo disemplice facciataCONTINUA DA PAG. 4

    A due cose. A mandare un segnalerassicurante all'Unione Europea che inItalia i compiti si vogliono fare e chec'è ancora una maggioranza chegoverna.Ben difficile quest'ultima da dimostrare.E' cronaca ordinaria che la compaginedi governo sia dilaniata dalle diversefronde interne e dalle trame di palazzo.Ormai Conte evita come la peste le auledel parlamento, prediligendo solo lesale stampa, mentre la sua base grillinamanifesta sofferenze crescenti per lariduzione progressiva degli spazi diconfronto interno.Di qui l'invenzione dei simposi o delleboutade settimanali che servono pureda armi di distrazione di massa, perevitare il rischio di contarsi e verificareche non esiste più nulla. La mancanzadi un vero programma condiviso daigruppi che oggi sostengono Conte ne èla controprova.Allentata la morsa fatale del Covid-19non si sentono più obbligati allaconvivenza forzata in falsa armonia.Sono ritornati a bisticciare su tutto, suiDecreti Salvini, sulla tassazione, sulMES, sulle concessioni autostradali,sull'Ilva e l'Alitalia.Nel frattempo la società attende. Daisoldi delle diverse casse integrazioni aicrediti bancari che sono rimasti soloscritti sulla carta dei decretigovernativi.In queste settimane i lavoratori dellasanità prima, poi i precari, quelli degliappalti dei servizi mense, deimetalmeccanici, della scuola, sonoscesi tutti in piazza. Per rivendicaremaggior considerazione a livellocontrattuale e di diritti. Volendo unariforma della sanità pubblica, dellascuola, degli ammortizzatori sociali,rivendicando maggiori coperturecontrattuali e aumenti di salario.Concretamente opposti alle vecchieidee di Bonomi e Confindustria di altrisacrifici sul terreno dei contratti, deidiritti, del salario, della salute.E' un segnale anche per questo governoche latita ancora nell'affrontare iproblemi fondamentali del paese,correndo a fasi alterne dietro allerivendicazioni corporative diConfindustria e delle piccole aziende,dimenticando altri settori sociali delpaese ben più pesanti e significativi perl'economia e l'agenzia delle entrate..

    Se pensiamo che i soldi dedicatiascuola, sanità e turismo non superanoquelli regalati alle imprese fra Irap eprestiti a fondo perduto, si fa in fretta acapire (meno di 10 miliardi).Perché oltre ai soldi mancano le idee.Mancando le idee vi è la fortetentazione a ripetere quello che è statofatto di sbagliato nel passato.Nella scuola si rilancia l'autonomiaaziendalistiche degli istituti in assenzarisorse, incentivando la collaborazionecol privato, senza alcuna percezione delgrave problema della messa in sicurezzadelle scuole ancor più urgente per lamancanza di aule e personale necessaria garantire le nuove condizioni dettatedal “distanziamento sociale” persettembre. Lasciando perdere lamancanza di un serio progetto didatticodelegato alla buona volontà diinsegnanti e presidi.Il piano dell'Azzolina è già statobocciato dalla mobilitazioni di piazzadella scuola.Nella sanità, in assenza ad oggi di unpiano generale di riorganizzazione delsettore, rischiamo la tacita riconfermadi un modello di servizio pubblicodelegato al privato, fra convenzioni,partenariato, concessioni, appalti diampie porzioni del SSN, anche quandosi parla di potenziamento dei servizi alivello territoriale.Con la mancanza di un serio indirizzogenerale - non riscontrabile in due

    articoli di legge o nelle labili econtraddittorie linee guida dell'ISS-nella vacatio regnis si rischia diriconfermare il ruolo decisionale delleregioni, anche di quelle chedimostratesi meno virtuose in pienapandemia per direzione politica o perinsufficienze del SSR (Lombardia,Piemonte, Lazio).L'80% della rete ospedaliera in Italia èda riconvertire al risparmio energetico,alla riduzione dell'impatto ambientalee soprattutto da mettere in sicurezza peroperatori e utenti di fronte a un nuovorischio epidemico previsto perl'autunno inoltrato. Vedere le codeall'esterno degli ambulatori con glianziani costretti ad aspettare in piedidimostra l'urgenza di rivedere le nostrestrutture ambulatoriali e ospedaliere.Inoltre manca personale, tanto eformato. La formazione continuarimane una cenerentola dimenticata,soprattutto nei settori privati delsanitario.Bisognerebbe reinvestire i 37 miliardiche ci hanno tolto in questi anni, con i3,5 miliardi del DL Rilancio non siriorganizza nemmeno la rete territorialesanitaria in tutte le regioni italiane(pensiamo al Sud soprattutto) e non sistruttura nemmeno i servizi diprevenzione sul territorio.Un governo che avvalla con le garanziedi stato il finanziamento bancario diFCA senza condizioni, senza un pianoindustriale del settore auto o unprogetto sulla mobilità, come inveceMacron ha fatto in Francia.Il silenzio del governo italiano èmacroscopico di fronte all'attivismo deigoverni francese e tedesco.Certamente sul settore Automotivel'Italia è legata alle scelte strategichetedesche come a quelle francesi conFCA, ma proprio perché oggi sullaristrutturazione del settore spintasoprattutto dalla Cina, non esiste unacomune strategia europea bensì solodiverse e opposte vie nazionali, forsesarebbe il caso di riempire questo vuoto.Sul turismo manca un piano di settore,un investimento economico pubblicosul riordinamento e il rinnovo dellaparte archeolico-museale, veraeccellenza attrattiva del patrimonionazionale, mai abbastanza valorizzata,migliorata e pubblicizzata. E questosenza necessariamente passare perfondazioni pubbliche-privato, mapuntando a una progettazione che rendavivo il nostro sistema museale anche

    CONTINUA A PAG. 6

  • 6 lavoroesalute anno 36 n. 7 luglio 2020

    Un governo disemplice facciataCONTINUA DA PAG. 5

    dal punto di vista della ricerca storico-artistica internazionale.Andrebbero individuati i veri settoristrategici per il nostro paese in rapportoall'Agenda 2030, ripensando alla nostrafunzione di crocevia nel Mediterraneo,fra l'Africa e il Levante con il Nordd'Europa, che ne garantisca un altrobenessere per la popolazione e undiverso ruolo all'interno del VecchioContinente.Vanno verificati e aggiornati i varisistemi e le filiere vitali per i nostriterritori. Da quello dellecomunicazioni, potenziando i sistemipubblici e ferroviari, a quello dellagaranzia di una rete digitale, dai sistemidi interscambio o hub delle merci (daiporti agli aereoporti agli snodicommerciali) al sistema distributivooggi eccedente in alcuni punti e poveroin altri, fino al sistema logistico nonpianificato a livello nazionale. Eancora le varie filiere produttivestrategiche. Dall'acciaio allaproduzione di veicoli di vario genere(treni, bus, auto), dalla produzione dimezzi di produzione aglielettrodomestici, dal biomedicale emedicale al farmaceutico,dall'agroalimentare alla grandedistribuzione.Tanti aspetti toccati ma senza piani disettore e risorse dedicate.I compiti sono tanti da sviluppare,progettare, seguire, controllare. Nonsono quattro righe sotto il titolo di untema dettato dalle nazioni leadereuropee.I nostri governanti potevano fare di più,ma hanno come al solito hannopreferito “tirare a campare”, secondola peggiore logica politicademocristiana. Conte si è creduto unMoro, ma non ha saputo nemmenolibrarsi sopra le orecchie di un CirinoPomicino.Le difficoltàdel sindacatoPer la CGIL questo è un periodo moltodifficile. Così come per il sindacatoconfederale in generale.L'interlocuzione concessa dal governoè del tutto funzionale alla suasopravvivenza. I sindacati vengonoconvocati per l'immagine o quandostanno scoppiano scioperi veri espontanei (o più o meno tali) come al

    Nord sulla sicurezza covid-19 inmarzo.Pensare che la forza venga dal fatto diessere convocati e non da questioni piùpropriamente materiali, non aiuta. Nonbasta chiedere al governo di avere tavoliallargati a Confindustria sui diversipiani di investimento e sviluppo che siprospettano per i prossimi mesi.Le richieste andrebbero sempreaccompagnate da un sano eserciziodella forza. E ogni tanto capita. Comeè avvenuto con i lavoratori dei servizi,i metalmeccanici e la scuola.Probabilmente non basterà. Vistol'atteggiamento oltranzista diConfindustria, in questo periodo pocoincline al confronto con sindacati.Infatti l'obiettivo di Viale Astronomiaè quello di avere soldi a fondo perdutosenza condizioni.Dall'altra il Governo, almeno Conte,usa il confronto come facciata per poidecidere in maggiore solitudine avendoa che fare con una maggioranzaparlamentare sempre più soggetta adonde sismiche.Dall'altra la dialettica fraorganizzazioni sindacali non è piùquella idilliaca di un anno fa. La Cislpatisce la mediaticità della Cgil,puntando a un atteggiamento molto piùconciliativo con gli imprenditori. LaUil rimane ancora ferma su un terrenoverbalmente conflittuale, ma senzatroppi sforzi pratici.

    Confindustria è fortemente tentata diindurre una spaccatura nella triplice percostruire un nuovo accordo sul sistemacontrattuale, per isolare la Cgil comenel 2006. Ma dovrebbe avere la spondadi un governo di destra che per ora nonc'è ma potrebbe arrivare, soprattutto sela attuale maggioranza parlamentare sisfrangia grazie ai Cinque stelle. Echiaro che Confindustria parteggia perl'affossamento di Conte, favorendooggettivamente (soggettivamente non sisa ancora) le azioni concentriche diLega e Italia Viva.Queste nuove turbolenze del palazzosi rifrangono all'interno della Cgil.Dopo la fuoriuscita di Colla dallasegreteria, Landini non lo havolutamente sostituito, con questoaprendo un silenzioso confrontointerno sull'agibilità della propriasegreteria all'internodell'organizzazione.Landini rimane un segretariodimezzato, il primo nella storia dellaCGIL, grazie alla presenza nel proprioperimetro di governo di diversepresenze ingombranti e opposte,costretto a mediare su tutto, nel mentrecerca di rendere più autonomadall'apparato nazionale il sistema dellacomunicazione e propaganda. Partetradizionalmente sottovalutata dallaconfederazione e dunque facilmenteceduta.L'organizzazione nel complesso non èancora completamente allineata,particolarmente nei modi e nei metodi,quindi pronta ad improvvisi voltafacciao colpi da fuoco amico.Ma il confronto dovrebbe essere ben piùampio, riguardando il futuro delsindacato e della Cgil in specifico. Unproblema non riducibile a sole personee a posti da occupare (anche seimportanti per garantire l'attuazione dideterminate scelte, come la gestioneCofferati ha insegnato).E prossimamente si dovrà andare a unanuova conferenza di organizzazione chesarà l'arena della resa dei conti suirapporti di potere interni e futuri.Quello che oggi manca è la discussioneinterna anche franca sui temifondamentali e che sia di vero bilanciosulle reali prassi e quindi sulleposizioni vere della Cgil che l'hannoportata ad accomodarsi fin troppo allarealtà attuale. Pensiamo a che fine abbiafatto la difesa del sistema pubblicoall'interno del Sistema sanitarionazionale o del Welfare statale, o quali

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  • anno 36 n. 7 luglio 2020 lavoroesalute 7

    ripensando al modello sociale che sipersegue. Quel “nuovo ordineeconomico” che è ancora richiamatonello stesso Statuto della Cgil.Pensare di organizzare un semplicesindacato conflittuale dall'alto, dimartiri salafiti non serve a nulla.L'esperienza dell'USI, del sindacalismorivoluzionario o massimalista è mortae sepolta.Oggi occorre un sindacato che non siinventi il conflitto dall'alto,semplicemente che lo intercetti e loorganizzi, dandogli degli sbocchi perottenere risultati concreti in grado difare “un passo avanti al movimentoreale”, sempre attraverso lapartecipazione democratica deilavoratori e la crescita dei delegati qualestruttura portante e viva del sindacato.La discussione deve dunque cominciare,ma si deve fare ora o mai più, se non sivuole scomparire come maggiore e piùinfluente organizzazione del lavorosalariato nel nostro paese.

    Marco PrinaCGIL

    Moncalieri (TO)

    29/6/2020

    Un governo disemplice facciataCONTINUA DA PAG. 6

    siano state le larghe virate sui sistemiintegrativi sanitari, sul welfareaziendale, sul sistema della bilateralità,o alle lacune sulle politiche gestionalidei fondi integrativi pensionistici e deifondi integrativi in genere.Così come manca sempre più unchiarimento sulle politiche contrattuali,soprattutto di fronte ai cambiamentiattuali del mercato del lavoro e a quelliprossimi della industria 4.0.Sul queste, anche in vista di possibilifuturi accorpamenti di settori (si parlada troppo tempo di sindacatodell'industria, dei servizi e delpubblico), è assente dalla discussioneil confronto e raffronto fra le diversemodalità delle categorie nel settoreindustriale come in quello dei servizi odel pubblico. Ma senza una seria analisisul presente e sul futuro di questisettori, su quali cambiamenti siprospettano, su come deve cambiare emigliorare la contrattazione, vi è ilrischio di perdersi nel deserto.Così come manca una discussione sullastessa trasformazione in atto delsindacato. Da sindacato nei luoghi dilavoro e delle Camere del Lavoro (unavolta veri luoghi di elaborazionestrategica del movimento operaio)asindacato territoriale dei servizi.

    Senza una lucida analisi della tendenza,su come ovviare a determinatetrasformazioni della realtà, vi è il forterischio di scomparire come sindacatodei lavoratori (dunque organizzazioneclassista) per diventare altro,associazione onlus di servizi, delletutele individuali, della contrattazionetecnica sempre più marginalizzata,sempre più corporativi e lontani dalleassemblee sui posti di lavoro.Cancellare i servizi non sarebbe larisposta risolutiva. Usare il sistema deiservizi come una premessa per tessereuna diversa organizzazione dei nuovisoggetti del lavoro potrebbe esserestrategico per intercettare bisogni eorganizzarli.Così come fu l'alfabetizzazione e lescuole serali per il primo MovimentoOperaio nelle Camere del Lavoro.L'importante è capire chi sono oggi isoggetti e come si possono organizzare,

    Il virus è di classe. Si allargano le differenze sociali in ItaliaIl Rapporto annuale dell’ISTAT"L'arrivo del Covid ha portato al sovrapporsi delle disuguaglianze sulle precedenti disuguaglianze del mercato dellavoro", dice il direttore centrale per gli studi e la valorizzazione dell'area sociale dell'Istat, Linda Laura Sabbadini.In particolare, spiega "siccome il settore colpito di più in questo momento e meno tutelato dal punti di vista degliammortizzatori sociali e della cig è quello dei servizi, a differenza di quel che è accaduto nelle precedenti crisi in cuierano industria e costruzione, ha fatto sì che peggiorasse la situazione delle donne e dei giovani. Giovani che ormaitra i 25 e i 34 anni ormai stanno 10 punti di tasso di occupazione sotto i livelli del 2008: 8 punti che si portavano dalperiodo pre-Covid e due punti che si sono aggiunti solo con marzo e aprile. Ora anche qualcosa di più con il mesedi maggio. Particolarmente critica è poi la situazione degli irregolari, considerando che nel settore dei servizi,rientrano la ristorazione e il turismo dove sappiamo che l'irregolarità è più frequente". Quanto ai più piccoli, perl'Istat "la chiusura delle scuole imposta dall'emergenza epidemica può produrre un aumento delle diseguaglianzetra i bambini: nel biennio 2018-2019 il 12,3% dei minori di 6-17 anni (pari a 850mila) non ha un pc né un tablet mala quota sale al 19% nel Mezzogiorno (7,5% nel Norde 10,9% nel Centro). Lo svantaggio aumenta secombinato con lo status socio-economico: non possiedepc o tablet oltre un terzo dei ragazzi che vivono nelMezzogiorno in famiglie con basso livello di istruzione".Inoltre, "svantaggi aggiuntivi per i bambini possonoderivare dalle condizioni abitative. Il sovraffollamentoabitativo in Italia è più alto che nel resto d'Europa(27,8% contro 15,5%), soprattutto per i ragazzi di 12-17 anni (47,5% contro 25,1%)”.

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    Loretta Deluca

    InsegnanteTorino

    Collaboratrice redazionaledi Lavoro e Salute

    compiere soprattutto i genitori: non cisi dovrà accontentare di aperture adogni costo, né farsi attrarre da finteinnovazioni, che siano tecnologiche onaturalistiche, in realtà rispondenti adinteressi squisitamente economici.Quello che i genitori devonopretendere, insieme agli insegnanti,sono investimenti seri e consistenti nelpubblico, nella costruzione di edificisicuri, nell'adeguamento degli organicie nella professionalità riconosciuta epotenziata dei docenti.Tutte queste istanze, e molte altre,rivendicate da decenni e sempreinascoltate, servono a garantire lascuola pubblica, conservandone il sensoprofondo, la funzione primaria che nonè e non può essere quella di allegracustodia e di completamento dellagestione familiare.Occorrerà accertarsi che nessuno pieghile esigenze della formazione edell'istruzione a quelle del mercato, chesi interrompa il processo diaziendalizzazione e destrutturazionedella scuola.Sarà necessario impedire che sirealizzino sistemi formativi territoriali,affidati ad ambigui “Patti di comunità”che magari potrebbero risolvere ilproblema dell'orario di apertura masegnerebbero la destrutturazioneassoluta della scuola italiana.

    LA SCUOLASCIALUPPADopo mesi di attesa, il ministerodell'istruzione ha finalmente emesso unPiano nazionale per la riapertura dellescuole. Comitati, task force , studi diesperti sono stati elaborati dal ministeroin un modesto compendio diindicazioni generiche e generali,assolutamente non esaustive e colmedi banalità che, per essere tradotteoperativamente, richiedono ancora lacostituzione di tavoli, conferenze diservizio, a diversi livelli, sempre piùristretti, fino alle singole istituzioni.Un'impressionante catena di soggettideliberanti in cui si realizza un anticouso italico: lo scarica- barile, dove ilbarile è la responsabilità, demandatasempre a chi è più in basso e si trova anon possedere sufficienti risorse epoteri per gestirla, la responsabilità.Ognuno scrive come devono esserefatte le cose ( scrivere non è difficile )ma affida al passaggio successivo laconcreta attuazione della norma. É inquesta situazione che le scuoledovranno riaprire, a settembre.Gli interessi legati alla riapertura dellescuole, però, vanno ben oltre la ripresadel funzionamento di un'istituzionefondamentale per la società. Scorronofiumi di considerazioni , che vengonoda ogni parte,a volte anchespudoratamente retoriche ed ipocrite,su quanto sia necessaria la scuola,vitale per la crescita e l'equilibrio dibambini e ragazzi.Fa sorridere, però, che negli ultimi anni,siano state costantemente tagliaterisorse per l' ìstruzione, e siano statiarrecati gravissimi danni alla tantoamata scuola pubblica, per non parlaredel disprezzo e dell'assolutodisconoscimento della funzioneeducativa della stessa, nella quasiindifferenza generale, o in apertaostilità.Dovremmo forse ricordare i numerosiepisodi di aggressione verbale o fisicaagli insegnanti, o della continua messain discussione delle scelte, dellevalutazioni, del modo di operare deidocenti. Con questo non si vuole certoaprire fronti di guerra che non servonoe non serviranno mai al bene comune.Ma serve ricordare che la scuola è unsistema complesso, per sua natura. Nelsistema in cui viviamo, da diversi annila scuola è diventata appetibile,assoggettata alle regole del mercato. Dacapitolo di spesa improduttiva ( almeno

    a breve termine) è diventata opportunitàdi investimento economico, un vero“volano per l'economia” come vieneesplicitamente definita nel Piano per laripresa.Oggi, in un quadro di enorme difficoltà,la scuola rappresenta una scialuppa disalvataggio. I genitori, le famiglie,contano sulla scuola per la gestione deifigli piccoli.I lavoratori delle cooperative, dellemense , e di tutto ciò che gravita intornoalla scuola in termini di servizi hannonecessità di normalità, per non perdereoccupazione. Ma qualcuno pensa diutilizzare la scuola scialuppa perrealizzare disegni ben più ambiziosi,scardinando del tutto la strutturadell'istruzione pubblica , mescolandoe confondendo ruoli, soggetti,competenze. Dalla sostituzione deibanchi, al rinnovo degli arredi,all'ingresso di associazioni varie adoccupare tempo scuola, il processo didiversificazione della destinazione deifondi pubblici, dal sistema scolasticoad altri soggetti, è decisamente avviato.I principali protagonisti dei processiformativi dell'istituzione scolastica,cioè docenti e studenti, allievi di ognietà, sono relegati a passivi fruitori discelte compiute altrove, i sedi nonscolastiche. Il fronte comune chesembra dispiegarsi per rivendicareinterventi efinanziamenti, in realtàrischia di produrre ilcompleto disfacimentodella scuola.La speranza che lascialuppa possa servirea salvare davvero lascuola è legata a unosforzo necessario,chebisogna compiere,che dovranno

    La Ministra dell’istruzioneLucia Azzolina

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    trascinati in una guerra tra poveri.SANITA’ Le regioni avrebbero ladefinitiva possibilità di sostituire la sanitàpubblica con quella privata attraversofondi integrativi e polizze assicurative.SCUOLA Ogni regione “governerebbele sue scuole con programmi, titoli distudio e personale regionalizzati.AMBIENTE La fine della normativaunica porterebbe a conseguenzedrammatiche sul territori, sull’ambiente,sull’inquinamento e sulle bonifiche.Dalle risposte risulta che quando icittadini sono coinvolti capiscono cheavremmo 20 sistemi diversi, però senzavederne gli sbocchi. Ad esempio sullepolitiche sanitarie “Nelle regioni delmezzogiorno, già sotto finanziate epenalizzate dal Titolo V, si prospetta iltracollo della sanità pubblica: ridotti oannullati i trasferimenti da parte delloStato. Il personale più qualificato saràattratto dalle Regioni più attrezzate,verso cui aumenterà ulteriormenteanche la mobilità sanitaria: il Nord, chegià ora drena oltre 4.3 miliardiprovenienti per la maggior parte da Sude isole, si arricchirà alle spese di un Sudabbandonato a se stesso.” (LorettaMussi, medico).Le conseguenze sarebbero devastanti nonsolo per il sud, ma anche per il nord acausa dell’abbassamento dei livelli deiservizi, sempre più privatizzati grazie allacosiddetta “sussidiarietà” che ha imperatoda decenni sostituendo il servizio sanitariopubblico, in particolare in Lombardia “Iltanto decantato modello lombardo,senza il quale non saremmo mai divenutigli appestati del mondo, ha concentratol’assistenza al Covid-19 in ospedali eRSA, divenuti focolaio del contagio:proprio come nei paesi che non hanno

    un’assistenza territoriale, dagliUsa al Regno Unito al Brasile diBolsonaro, che ci hanno da temposorpassato nella triste classificadei contagiati e dei morti.”(Mauro Barberis, giurista).E’ tragicamente facile dedurre che,in particolare, nel sud, già semiabbandonato alla mala politica,con l’autonomia differenziata sichiuderebbe per sempre lasperanza di rinascita e sancirebbela differenza socio-strutturale esomatica (secondo le teorie diLombroso, elaborate agli inizi del1900) fra i cittadini del Nord equelli del Sud.Il numero dei poveri al Sud ècinque volte superiori a quello delnord dove invece più marcate sonole differenze sociali, il costo della

    vita poi andrebbe rivisto anche inrelazione alla qualità dei servizi, adesempio negli ospedali del Nord nearrivano migliaia dal Sud per riceverecure e servizi negati nelle loro Regioni.Si affermerà definitivamente unacittadinanza basata sulla residenza: saràdel tutto normale che una persona del sudvalga meno, e che ovunque un ricco valgapiù di un povero; le diseguaglianze,invece che essere superate, come civiltàimpone, saranno protette dalla leggesecessionista.Se tali progetti di autonomia dovesseroandare in porto la legislazionecertificherebbe, per la prima volta in Italia,che i diritti di cittadinanza possono esserediversi fra cittadini italiani, ovveromaggiori laddove il reddito pro-capite èpiù alto e inferiori in contesti più poveri.Una misura utile solo ai padroni che nonaiuterebbe gli stessi lavoratori del nord(compresi quelli dell’Emilia eRomagna, perché secondo isecessionisti il centro Italia nonavrebbe più senso geograficamente esocialmente) ancora più divisi dagli altrilavoratori dalle nuove “gabbie” (salarialie non solo) che si andranno costruendo.Quindi, dare l’avvio a questo percorsoporterà a svuotare la legislazione fondatasulla pari dignità delle persone in qualsiasiRegione e territorio esse vivano. Ciòlederà non solo i residenti del Sud, maanche quelli del Nord: tutti sarebberocolpiti attraverso l’abbassamento deilivelli dei servizi, sempre più privatizzati,dalla frammentazione del diritto dellavoro con la rimessa in causa dei contrattinazionali, all’accesso ai servizi di utilitàsociale come asili, trasporti, sanità.

    Redazione

    Del percorso in atto tra Governoe Regioni sulla “AutonomiaDifferenziata” si parla molto poconella comunicazione stampata etelevisiva. il compito d’informarese lo sono assunti i cittadini deiComitati presenti in tante Regionicome proiezione territoriale del“Comitato nazionale contro ogniautonomia differenziata” e dellasinistra radicale come RifondazioneComunista.Il perchè gli ambiti istituzioniali, igrossi giornali e le televisioni nonne parlano accuratamente sta tuttodentro i meccanismi di non rapportocon i cittadini, determinati daquesto sistema politico basatosull’assunto del cittadino sudditoche deve parlare solo quando èchiamato a votare, ma sempre supredeterminate opzioni che la leggeelettorale maggioritaria impone.Quindi, che l’Autonomia Differenziatasia un pericolo per tutti i cittadini italianinon si deve sapere. La prova sta nelchiedere a una qualsiasi persona (di quellinon impegnati sulla questione) “Sai diche cosa si tratta e che cosa accadrebbeconcretamente se si portasse acompimento questo obbiettivo delGoverno e delle Regioni Lombardia,Emilia e Romagna e Veneto?”Questa domanda l’abbiamo fatta,prendendo spunto dal caos nelle Regionidel nord durante la quarantena, nell’arcodi oltre tre mesi a 105 persone, tra amici,colleghi e parenti (tutte/i dichiaratamentenon leghisti/destra).Le risposte, tutte con la premessa chehanno seguito poco o niente, si dividonotra chi è favorevole perchè “il nord nonpuò pagare per tutti e va rispettata ladifferenza produttiva”, chi è contrarioperchè “Il sud va comunque aiutato”, chinon è né contrario e né a favore maproverebbe “per qualche anno e vederei pro e i contro”, chi preferirebbe daretutto in capo alle Regioni “meno che lasanità”, chi farebbe “un referendum daripetere ogni 5 anni”, chi, “è già cosafatta perché sono tutti d’accordo” e oltreun terzo nettamente contrario “perchè lapandemia ha dimostrato che fare da soliè peggio.Certamente un piccolo sondaggiostatisticamente non valido masignificativo per l’eterogeneità dei pareriespressi dopo la premessa che abbiamofatto, dichiarando, in estrema sintesi,queste nostre convinzioni sulla questione:LAVORO Non ci sarebbero più i contratticollettivi nazionali a tutelare i diritti dellelavoratrici e dei lavoratori che verrebbero

    Autonomiadifferenziata

    Il silenziointeressatosulla secessione

    Sondaggio di Lavoro e Salute

  • 10 lavoroesalute anno 36 n. 7 luglio 2020

    Ecco la sanità nel LazioIl processo di ridimensionamento del SSR nel Lazio durada più di 25 anni e vi hanno partecipato tutte leamministrazioni che si sono succedute, anche se con pesi eresponsabilità diverse.Una evidente accelerazione si è avuta con la Giunta Storaceche nel 2002 ha venduto 56 Ospedali alla società Sanim,controllata dalla Regione Lazio, in quel processodenominato Cartolarizzazione, ossia liquidità immediata edebiti contratti in carico alle Giunte che si sarebberosuccedute.7 Ospedali furono riacquistati nel 2003 e 17 nel 2017. Pergli altri la Regione Lazio ancora paga l’affitto.Dal 2005 siamo sotto piano di rientro e dal 2008 la Regioneè commissariata.Dal 2000 ad oggi sono stati chiusi o declassati a punti diprimo intervento o a case della salute 14 PS pubblici fra cuiun DEA di I livello (San Giacomo). Aperto solo 1 nuovoPS al Nuovo Ospedale dei Castelli.La Regione ha fatto un accordo per l’apertura del DEA Ilivello al Campus Biomedico senza che questo sia statoprevisto nel fabbisogno delle reti ospedaliere edell’emergenza (DCA 257/17). I lavori di ristrutturazionedel Policlinico Casilino sono stati pagati con soldidell’edilizia sanitaria pubblica mentre era ancora corsodell’iter di accreditamento.Dal 2011 16 ospedali chiusi o riconvertiti con conseguenteriduzione dei posti letto ed i tagli hanno colpito certamentepiù il pubblico che il privato accreditato:- PL accreditati acuti 6447 (40%) post acuzie 3647 (95%)- PL pubblici acuti 9683 (60%) post acuzie 203 (5%)Dal 2011 ad oggi sono state accreditate 120 struttureresidenziali e semiresidenziali per la non autosufficienza eper le demenze (RSA per persone anziane e/o con disturbicognitivo-comportamentali gravi non autosufficienti), 110strutture per la riabilitazione estensiva e di mantenimentoper persone con disabilità psichica, fisica o sensoriale, 30Hospice per pazienti terminali, 25 strutture per le dipendenzepatologiche e un’altra ventina in iter di autorizzazione/accreditamento. Per la neuropsichiartria siamo passati da12 case di cura a 90 strutture residenziali e semiresidenzialiaccreditate. 35 centrali operative accreditate per l’AssistenzaDomiciliare Integrata.Quindi un SSR pesantemente condizionato dal privatoaccreditato che nel Lazio supera il 40% condizionando conil ricatto occupazionale e politico (si pensi al Gemelli, alCampus Biomedico, ai gruppi imprenditoriali privati sinoa cooperative e multinazionali) le conniventi politicheregionali sia di centrodestra che di centrosinistra (lacartolarizzazione del debito e degli Ospedali Pubblici, lachiusura senza alcuna riconversione di presidi ospedalieriimportanti come il Forlanini, in uno stato di incredibiledegrado e abbandono, che non ha portato, come la chiusuradel San Giacomo, sito in una zona centrale della città, anuovi posti letto nelle immense e desolate periferie né alpotenziamento del territorio).La Regione Lazio e le Aziende Sanitarie sono statelargamente attive in questi processi, complice una culturagestionale caratterizzata da processi autoritari all’internodelle Aziende Sanitarie, incarnata dalla ormai anacronisticafigura monocratica del Direttore Generale, scelto con il

    manuale Cancelli, tutta orientata al pareggio di bilancio, aobiettivi regionali spesso astratti, inefficaci e inefficienti,legati a determinanti sociali e culturali lontani dalle realtàquotidiane degli operatori chiamati a raggiungerli.Vi è stato un graduale abbandono del territorio e delleProvince, con lachiusura dei piccoli ospedali, al massimotrasformati in case della salute in assenza di alcunpotenziamento dell’assistenza territoriale e con ladesertificazione dei SERD e Consultori rimasti ovunquesenza personale.Il San Filippo Neri è stato declassato da AO a PresidioASLcon perdita di eccellenze consolidate a tutto vantaggiodel Gemelli.Strutture sanitarie sono state abbandonate: S. Giacomo,Forlanini , S, Maria della pietà versano oggi in uno stato digrave abbandono ed appare necessario chiedere il lororecupero a fini pubblici e sanitari in un quadro di messa anorma, ristrutturazione e riconversione ecologica di tutto ilpatrimonio sanitario regionale.Il piano di riconversione delle strutture pubbliche in attivitàresidenziali o semiresidenziali non è stato mai attuato.Stiamo assistendo ad uno spostamento in bilancio dalla voce“personale” alla voce “acquisizione di beni e servizi” (unfalso in bilancio autorizzato) con estese esternalizzazioninon più solo nei servizi accessori quali mense e pulizie maanche al core business (medici, infermieri, psicologi,ambulanze, assistenza domiciliare, informatica) conprecarizzazione dei rapporti di lavoro (tempi determinati,COCOCO, consulenze, borse di studio, partite IVA,prestatori di mano d’opera). La forza lavoro viene svilita,mortificata e sottopagata). Le ASL diventano contenitori chedispensano denaro invece che soggetti erogatori diprestazioni e servizi, con sempre meno competenze per potereffettuare controlli adeguati.La riduzione del personale, la riduzione dei posti letto, ilprecariato, le esternalizzazioni e gli accreditamenticonfigurano di fatto una privatizzazione dall’interno delSSN.È evidente una relazione impropria pubblico privato e daqui la necessità dirivedere norme e criteri di accreditamentoe rivendicare il ruolo della Regione come regolatore delleattività private accreditate, attività che devono esserecomplementari e non sostitutive al pubblico.Il privato accreditato nel Lazio pesa troppo, nelle aslterritoriali piu’ del 70% e a livello regionale il 50%

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    SANITA’

  • anno 36 n. 7 luglio 2020 lavoroesalute 11

    dal modello lombardo(non a caso il DirettoreGenerale della Sanità èRenato Botti, che inpassato ha ricoperto lostesso incarico inPiemonte, ha diretto laFondazione SanRaffaele ed è statoDirettore Generaledell’Assessorato allaSanità della RegioneLombardia).Vediamo nel dettaglio

    come la Regione Lazio ha affrontato la pandemia.La Regione Lazio emana le prime “Indicazioni operativegestione e sorveglianza infezione Covid-19” il 14/2/2020.Verrà privilegiato un largo utilizzo di strutture privateaccreditate anche in crisi (Columbus, Campo Biomedico,Villa Primavera, RSA, ecc.).Saranno attivati di più di 200 posti Covid in strutture socio-sanitarie accreditate previa comunicazione di disponibilitàda parte delle strutture stesse senza alcun attoamministrativo.La scelta iniziale di fare pochi tamponi sarà dovuta sia allascarsità reagenti che ad una lenta predisposizione di unarete di laboratori.Il sistema informativo andrà incontro a difficoltà e lentezze.In contrapposizione alle molte carte (ordinanze e noteregionali) si assisterà ad uno scarso coordinamento edemergeranno difformità di comportamenti tra ASL e ASL,ennesima dimostrazione che nel Lazio, a differenza diVeneto, ER e Toscana, la struttura centrale è debole e iDirettori Generali rispondono più alla corrente politica diriferimento che ad un governo di sistema.Assisteremo ad uno spostamento tardivo della risposta sulterritorio (Distretti, MMG/PLS) per non intasare gli ospedali,ma con pochissime risorse, vista la mortificazione dei serviziterritoriali avvenuta negli ultimi lustri.Le assunzioni annunciate si riveleranno insufficienti e ingran parte precarie.Lavoreremo a lungo in carenza di DPI (“fare scorte” non èeconomicamente conveniente nella fondamentaleconcezione aziendalistica) e in mancanza di una adeguataformazione.Constateremo la diffusa inadempienza delle normativevigenti sulla sicurezza sul lavoro (rischio biologico dal1996) D.L. 81/08.

    In conclusione, sulla base di quantoosservato, è lecito supporre che, sel’epidemia fosse dilagate nel Lazio inmodo analogo a quanto avvenuto inLombardia, gli esiti sarebbero statialtrettanto tragici.

    Francesco Palmeggiani

    Segretario regionale FPMedici e Dirigenti del SSN di Romae Lazio

    1 Luglio 2020 - Pubblicato anche sutransform-italia.it

    Ecco la sanità nel Lazio

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    Con la Giunta Zingaretti abbiamoassistito alla nascita delle Mega ASL,ed in realtà si è trattato di vere eproprieannessioni più che diaccorpamenti, il cui risultatopercepibile, oltre un gigantismoamministrativo, gravi disfunzioni,evidente disorganizzazione e unaburocrazia ipertrofica è il venir menodi ogni strategia democratica-partecipativa, con il potere sempre più lontano da operatorie cittadini, esattamente il percorso inverso rispetto aldecentramento amministrativo sempre perseguito dallasinistra.I dipartimenti di prevenzione sono stati depauperati e negliultimi anni il compito principale del poco personale di cuidisponevano è stato tristemente quello di verificare lapresenza nelle strutture private dei requisiti perl’accreditamento.I nuovi LEAprevedono indicatori articolati in 3 macro aree,ospedaliera, territoriale-distrettuale e prevenzione ed ilraggiungimento della sufficienza per le Regioni avverrà solose ottenuta per ciascun macrolivello. Potrebbero essercicriticità per il Lazio soprattutto per quanto riguarda i serviziterritoriali/distrettuali dove in alcuni ambiti il privatoaccreditato opera in regime di oligopolioBreve analisi su come la Regione Lazio ha affrontatol’emergenza Covid-19La Regione Lazio, ma potremo dire l’Italia tutta, non è stataparticolarmente attenta ai problemi posti dalla diffusionedelle malattie infettive ed è emerso chiaramente che il “Pianopandemico nazionale”, elaborato nel 2003 in occasionedell’influenza aviaria, fosse stato ovunque accantonato.In poche settimane abbiamo assistito alla gravissima perditadi vite, ancora più eclatante quella di tanti operatori sanitari.Oggi possiamo individuare le due maggiori criticità emersenel corso della pandemia:- l’assenza di un filtro territoriale (cure primarie, medici dimedicina generale, servizi di igiene pubblica) cheidentificasse i casi ed i contatti intervenendo a domicilio oinviando quando necessario in ospedale; - il collasso degli ospedali e le migliaia di decessi di anzianinelle RSA per scelte e comportamenti su cui indaga lamagistratura.In Lombardia, la Regione maggiormente colpita, a fronte diuna mancanza ed unaarretratezza dellamedicina territoriale,l’investimento si èmosso verso unamedicina ospedaliera,con più del 70% deldenaro della Regionedestinato a ospedaliprivati convenzionati.E il SSR del Lazio,sebbene in modo nondichiarato, nondifferisce poi così tanto

  • 12 lavoroesalute anno 36 n. 7 luglio 2020

    “L’Uomo crea l’Universo attorno a sé con il lavoro.Ricordati dello sguardo che tu gettavi sui campi dopo unagiornata di raccolto. Come era diverso dallo sguardo delpassante per il quale i campi non sono che un fondale!”(S. Weil, Quaderni, G. Gaeta, vol. I, pag.127, Adelphi 1982).Infinità di strumenti mediatici, ritenuti o percepiti edivenuti indispensabili, invadono tutti gli spazi possibilie immaginabili, tradotti in film, fotografie, interviste,osservazioni, numeri, grafici, impressioni e previsioni,pareri e proclami in nome di una scientificità a volte, espesso, deformata e violata, aggiornamenti in tempo reale,non senza contraddizioni, sulla pandemia, le sueconseguenze socio-sanitarie e i possibili rimedi strutturalie organizzativi presenti e futuri…Ora, almenomomentaneamente, trascorso il periodo emergenzialevirale, da più parti emersa la necessità di potenziare ilServizio sanitario pubblico, sarebbe opportuna unariflessione diversa dallo sguardo del passante per rivisitarele fondamenta su cui poggia il nostro Sistema sanitario,riesaminarne funzioni e disfunzioni, insufficienze einadeguatezze e nel medesimo tempo combattere le originidelle grandi classi di malattie (neoplasie, processidegenerativi, cirrosi, obesità, virosi, demenze) perriorganizzarsi, evitarle fin dal nascere, prevenirle e poterlecurare nelle fasi iniziali. Ecco, sono questi i campi dilavoro ben differenti dai fondali della pubblicisticad’occasione.

    Dal 1994 il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) assume ilcarattere aziendale con l’intento di imprimervi efficienza erisparmio mediante un sistema dualistico:a- Aziende Sanitarie Locali (ASL) con prestazioniterritoriali di igiene-sicurezza e diagnostico-terapeutiche dibase e con prestazioni complesse da acquistare dalle AziendeOspedaliere (AO) avvalendosi di finanziamenti statali-regionali proporzionati al numero di cittadini residentisecondo la quota capitaria di lire 1.550 annue, oggi di euro2.000;b- Aziende Ospedaliere (AO) che offrono prestazionicomplesse alle ASL secondo la remunerazione dei DRG(Diagnosis Related Groups) utilizzati dalle assicurazioniUSA per gli emolumenti di ogni singolo trattamento.Questo sistema ha mutato il principio della Riforma (L.833) del 1978 da “ tutti i livelli delle prestazioni sanitariedevono essere, comunque, garantite a tutti i cittadini” in“gli obiettivi della programmazione socio-sanitarianazionale risiedono nell’entità del finanziamento assicuratoal SSN”: ciò ha portato all’introduzione del tetto di spesa ealla gestione fondata sulla contabilità finanziaria per lacollocazione sul mercato del SSN dell’intero Paese con ilmeccanismo della domanda e dell’offerta. Non senzaperplessità e contraddizioni il SSN aziendalizzato e di dirittoprivatistico dovrebbe rispondere alle richieste dei cittadini-contribuenti-utenti-clienti-pazienti-malati con efficienza edefficacia e contemporaneamente rispettare il tetto di spesaassegnato. Nei fatti si allungano i tempi d’attesa perprestazioni sanitarie: nel periodo 2014-2017 nel pubblicol’attesa media ammonta ai 65 giorni, nel privato a 7 giorni

    SANITA EMILIA ROMAGNA

    “Era solo vento; non abbiamoportato salvezza al Paese”

    con costi poco distanti dal pubblico, a 6 giorninell’intramoenia; da 23 giorni d’attesa per un Rx osteo-articolare nel pubblico si passa a 9 giorni nel privato e a 4giorni nell’intramoenia; da 96 giorni per una colonscopianel pubblico si attendono 7 giorni nell’intramoenia e 46 nelprivato; nel pubblico una visita oculistica nel 2014richiedeva tempi di attesa di 61 giorni mentre nel 2017 ègiunta a 90, con 7 giorni d’attesa nell’intramoenia e 55 nelprivato; su 13 milioni di malati il 10,9% rinuncia a curarsiper motivi economici, 320.000 persone per anno affrontano“viaggi della speranza” con costi aggiuntivi di 1,2 miliardisenza tener conto delle conseguenti difficoltà familiari eassenze lavorative; un ricovero su tre avviene nel privatocon attese che possono tramutarsi persino in un solo giorno;35 milioni di persone nel 2016 hanno sostenuto spesesanitarie in ragione di 1.000 euro a testa, uno su quattroutilizzando tutti i risparmi familiari disponibili, uno su settefronteggiando l’onere con assicurazioni integrative; glianziani lambiscono 1.500 euro di spesa propria; un numeroimprecisabile di cittadini lamenta difficoltà ad affrontarequalunque spesa sanitaria a pagamento di qualsiasi entità(Fonti: L’Osservatorio sui tempi di attesa e sui costi delleprestazioni nei Sistemi sanitari Regionali 2017;Demoskopika 2017; Medical Focus Padova 2017; ISTAT2018).A fronte di una crescita costante del fabbisogno sanitario,per invecchiamento della popolazione e accresciuto tassodi malattie croniche, viene ridotto il numero di medici edinfermieri in servizio, soprattutto fra il 2009 e il 2017 ed inoccasione di “quota 100”, di oltre 45mila unità conincrementi del tasso di precarietà lavorativa (Fonti: Ministerodell’economia; Ragioneria generale dello Stato 2018-2019)che ha indotto la Federazione italiana degli Infermieri adichiarare che i “numeri incidono sulla qualità del servizio:il tasso di mortalità risulta, infatti, del 20% inferiore quandoun infermiere ha in carico un numero di malati non superiorea sei mentre il rapporto medio in Italia è di un infermiereper 12 malati”. Dal canto suo il sindacato medico-ospedaliero Anaao-Assomed ha dichiarato che “i numeriraccontano di un sistema che strangola la sanità pubblicacon liste d’attesa che inducono a rivolgersi al privato”. Giàin epoca thatcheriana in un editoriale del “New EnglandJournal of Medicine” il suo direttore dichiarava: “ La sanitàregolata dal mercato crea conflitti. Da una parte ci si attendeche i medici forniscano un ampio ventaglio di miglioritrattamenti, dall’altra per contenere le spese devono limitarne

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  • anno 36 n. 7 luglio 2020 lavoroesalute 13

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    l’uso e ridurre il tempo dedicato a ciascun malato. Questadicotomia diverrà sempre più evidente e aspra e i medicisaranno costretti a scegliere tra l’interesse del malato e lapropria sopravvivenza”. Le polemiche provocarono illicenziamento in tronco dell’autore.Nel 2001, modificato il titolo V della Costituzione, il SSNdiviene regionale, la cui gestione sfiora tuttora l’80% deibudget regionali, creando livelli assistenziali difformi,inaccettabili fra Regioni e confermandosi un gigantescocentro d’affari e di potere pubblico e privato che in pochianni ha incrementato il fatturato del 14.3%, fornendoun’occupazione del 3,3%, che dimostrerebbe come “la salutesia un’opportunità straordinaria di crescita per l’economia”(Fonte: Farmindustria 2018). Appunto, la Medicina regolatadal mercato costringe Istituzioni e Politica a scegliere tral’interesse dei cittadini alla salute, intesa come benessere, egli incrementi di Pil e dell’occupazione.Nella realtà dei fatti la “riforma aziendale”, definita“controriforma” avendo aperto la strada a tante realtàdifferenziate senza avere ottenuto risultati apprezzabili sottoil profilo di efficienza e risparmio, mai è stata attuata perquanto concerne la differenziazione in ASL e AO: gran partedelle ASL restano dotate di Ospedali e solo 102 Ospedaliitaliani sono AO, in Emilia-Romagna sono 5 gli OspedaliAO su 230 esistenti. Oggi in Italia, pertanto, agisconoventuno caratterizzazioni regionali e due regimi differenti

    “Era solo vento; non abbiamo portatosalvezza al Paese”

    Il Ministro Gualtieri: Con il MES,non un euro in più per la sanità

    Al contrario, in virtù del vincolo della condizionalità, il ricorso al MES non potrà checomportare domani ulteriori riduzioni di tutti i servizi pubblici, inclusa la sanità.

    “ Il MES è comunque debito e deficit, quindi comunque se sono spese aggiuntive bisogna fareuno scostamento; se ci si pagano le fatture delle spese già fatte, invece, è solo un’altra forma difunding. Quindi non è che sono in alternativa: lo scostamento o il MES. Il problema è esattamenteil tasso di interesse. Vorrei chiarire che il MES non serve a fare spesa pubblica aggiuntiva.Cioè, lo si può anche fare ma comunque fa debito. Noi queste cose sulla sanità che lei dicevale stiamo facendo, giustamente, abbiamo stanziato molti miliardi nei precedenti decretiesattamente per fare queste cose; ora abbiamo l’opportunità di avere un tasso di interesse piùbasso sull’indebitamento con cui stiamo finanziando queste cose.”

    economico-gestionali nell’ambito dello stesso Sistemaaziendale: le ASL con Ospedali e le AO. Queste modalità sirealizzano nel quadro di un’organizzazione fortementepiramidale economico-tecnicistica piuttosto autocratica,scarsamente controllabile ed ispirabile, ed in assenza di chiarisegnali deontologici e politici che possano valorizzare laprevenzione primaria e secondaria accanto alla Medicinaterritoriale e clinica su base diagnostico-terapeutica.Per questo coacervo di ragioni le delusioni lievitanonell’opinione pubblica e in medici e infermieri: le tasse perla sanità vengono vissute come oneri superflui, Ospedali ePoliambulatori rischiano la loro credibilità, la politica e lesue diramazioni burocratiche continuano ad amministrarel’esistente collocandosi nel solo ambito tecno-diagnostico-terapeutico-consumistico mantenendo statico il primocomma dell’articolo 32 della Costituzione: “La Repubblicatutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo einteresse della collettività”. Medici ed operatori sanitariavvertono la loro crescente marginalità, i cittadini accolgonodubbiosi quanto è loro offerto ma troppo spesso negato. Insostanza potremmo ripetere: “ Abbiamo concepito, abbiamosentito i dolori quasi dovessimo partorire: era solo vento;non abbiamo portato salvezza al Paese e non sono natiabitanti nel mondo (II° Libro dei Re 4, 8-11).

    Francesco Domenico Capizzi

    Già docente di Chirurgia generale nell’Università di Bolognae direttore della Chirurgia generale degli Ospedali Bellariae Maggiore di Bologna.

    8 Luglio 2020www.mentepolitica.it

  • 14 lavoroesalute anno 36 n. 7 luglio 2020

    Riteniamo che la spinta a rendere obbligatoria la vaccinazioneantinfluenzale sia oggi basata su prove insufficienti e discutibili eche il rapporto rischi/benefici non sia favorevole.

    Premessa

    Gli scriventi, coautori di un articolo dacui questo scritto trae spunto,[1] fannoriferimento al metodo scientifico e allamedicina basata sulle prove, nonintendono essere strumentalizzati daposizioni antivacciniste, ma nemmenorinunciare a discutere nel merito dispecifici vaccini e strategie vaccinali,come si considera normale poter farecon qualsiasi altro farmaco.Sottopongono pertanto le proprieconoscenze e valutazioni in tema divaccinazione antinfluenzale ai colleghimedici, ai decisori in sanità pubblica ea giornalisti scientifici, e sono aperti aricevere contributi correttivi ointegrazioni del documento basate sulleprove più valide. Auspicano di poternediscutere in opportuni contestiscientifici e istituzionali.Messaggi principaliLa pandemia di Covid-19 ha indotto ilGoverno a estendere e rafforzare laraccomandazione di vaccinare control’influenza, e varie Regioni ne hannoordinato l’obbligo per anziani e personalesanitario. A oggi, però, le ricerche piùvalide sugli anziani hanno dimostrato lasua utilità solo in cardiopatici in faseattiva, mentre per non cardiopatici le provenon hanno mostrato una tendenzafavorevole. Lo stesso sembra valere perla vaccinazione indiscriminata di gravidee bambini. Anche per operatori sanitarimancano prove valide di benefici netti, ecomunque un obbligo non sembracompatibile con l’ordinamento vigente.La scelta di un vaccino quadrivalente adalta dose, con ceppi diversi da quelliraccomandati dall’OMS, sembracostituire un’ulteriore criticità. Inoltre lavaccinazione antinfluenzale: ha efficacia moderata nei confrontidell’influenza, ma non è ovviamenteefficace verso le ben più numerosesindromi influenzali da virus diversi daquelli dell’influenza; in base ad alcuni studi potrebbeaumentare il rischio di altre infezionirespiratorie (interferenza virale),comprese alcune da coronavirus (anchese mancano prove rispetto al SARS-CoV-2); non è comunque stato chiarito se siarisultata associata a prognosimigliorenegli affetti da Covid-19;

    non consente di distinguere sindromiinfluenzali da forme iniziali di Covid-19,che richiedono comunque test diagnosticispecifici; se estesa e resa obbligatoria, comedeciso da alcune Regioni, a fronte di unbilancio netto molto incerto tra beneficie danni, comporterebbe pesanti costiorganizzativi, finanziari e disagi, incompetizione con possibili usi moltomigliori delle risorse corrispondenti.A oggi, le migliori prove scientifichesuggeriscono di rinunciare all’obbligo edi accettare una moratoria su un’ulterioreestensione della vaccinazione, finchénuove ricerche valide, pragmatiche eindipendenti da interessi commercialidiano risposte basate sulle prove ai tantiinterrogativi sollevati.Rapporto tra vaccinazione antinfluenzalee mortalitàLa maggioranza degli studi su questorapporto sono di tipo osservazionale esono soggetti, tra altre possibilidistorsioni, al cosiddetto “biasdell’aderente sano”: gli individui cheaderiscono a interventi preventivi hanno,al tempo stesso, più probabilità di seguirestili di vita più salutari (dieta, eserciziofisico, meno comportamenti a rischio,ricerca di miglior assistenza sanitaria…)rispetto a chi non aderisce, oltre a crederedi più nell’efficacia dell’intervento stesso.Per questo è preferibile affidarsi anzituttoai risultati di studi randomizzaticontrollati (RCT) – o a studiosservazionali con un disegno che siavvicini il più possibile a un RCT-,considerando in primis gli esiti piùimportanti e meno soggetti a valutazionidiscrezionali.Mentre i benefici della vaccinazioneantinfluenzale sulla mortalità di anzianicon cardiopatia attiva sono documentati,e quelli per anziani con scompenso

    cardiaco o altre gravi cardiopatiesembrano probabili, gli RCT cheassociano la vaccinazione alla mortalitàin anziani sani o con condizioni cronichestabili sono pochi. Nei sei RCTrintracciati, la somma dei morti totalifornisce tassi di mortalità bassi e moltosimili nell’insieme nei bracci d’interventoe di controllo. Numeri ben diversiemergono da uno studio osservazionalesostanzialmente simile a un “RCT conaderenza imperfetta”, usando il cosiddetto“regression discontinuity design”.[2] Lostudio fa riferimento allaraccomandazione introdotta nel RegnoUnito di proporre la vaccinazioneantinfluenzale alle persone con più di 65anni, a partire dalla stagione influenzale2000-2001. Ciò ha reso possibileapplicare il disegno di studio indicato, conreclutamento di soggetti di età intorno ai65 anni dal 2000 al 2014, confrontandolicon soggetti immediatamente più giovani.In effetti, ai 65 anni è comparso un bruscoincremento dei soggetti vaccinati nellapopolazione, come atteso, ma i dati diricovero e decesso non hanno mostratoun analogo cambiamento, che avrebbedocumentato l’efficacia pratica dellavaccinazione. Al contrario, le miglioristime puntuali degli effetti netticonsiderati hanno mostrato per ogni10.000 anziani vaccinati: +0,6 (da -1,5 a +2,7) ricoveri perpolmonite e influenza; +2,3 (da -2,8 a +7,4) ricoveri permalattie respiratorie; +5,1 (da -2,7 a +12,8) ricoveri permalattie circolatorie; +9,1 (da -1,4 a +19,6) ricoveri totali; +1,1 (da -1,0 a +3,3) morti totali.Ciò suggerisce che l’effetto netto di unavaccinazione antinfluenzale estesa a tuttala popolazione anziana possa esserepersino sfavorevole. Se si ammette chel’effetto della vaccinazione sia beneficoper soggetti a rischio con certe patologiecroniche, ma si costata che non si rilevaalcun beneficio complessivo nellapopolazione, per coerenza si dovrebbeammettere che per chi non è portatore ditali condizioni di rischio l’effetto possatendere al danno.Che cosa potrebbe spiegare possibilieffetti sfavorevoli non banali?Una malattia influenzale genera unaviolenta reazione infiammatoria, conpossibili serie conseguenze in pazienti conpatologie. Tuttavia, anche l’inoculazionedel vaccino antinfluenzale causa unareazione infiammatoria misurabile nellasettimana successiva. [3]L’infiammazione che segue a una

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    Vaccinazione antinfluenzale.Utile o dannosa?

  • anno 36 n. 7 luglio 2020 lavoroesalute 15

    Vaccinazione antinfluenzaleUtile o dannosa?

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    vaccinazione è certo meno importante diquella associata a un’influenza, ma perevitare un’influenza, o una sindromeinfluenzale (ILI) che include l’influenza,in una popolazione bisogna somministraredecine di dosi di vaccino:- per i bambini (2-16 anni) 12 (per evitare

    considerazioni contenute nell’articolo dacui questo scritto trae spunto, molteassociazioni hanno indirizzato ai livelliistituzionali competenti (Ministro dellaSalute, Presidenti del (NationalImmunization Technical Advisory Group)NITAG e dell’Istituto Superiore di Sanità,Commissioni parlamentari competenti) ea varie testate medico-scientifiche ilcomunicato che segue, chiedendo di aprireun dibattito scientifico, e di evitare altempo stesso forzature che prevedanoulteriori estensioni e obblighi vaccinali.

    Comunicato stampadel 16 giugno 2020La vaccinazione antinfluenzale estesa allapopolazione e resa obbligatoria puòrisultare più dannosa che utile?Le sottoscritte associazioni aderenti allaRete Sostenibilità e Salute (RSS)esprimono preoccupazione rispetto allaproposta del Ministero della Salute cheestende la raccomandazione a vaccinarecontro l’influenza bambini, donne ingravidanza, personale sanitario e anziani,e rispetto alle ordinanze regionali cheprevedono addirittura obblighi. Lapreoccupazione fa seguito anche alla disamina dell’articolo“Vaccinazione antinfluenzale: che cosa dicono le provescientifiche. Vaccinare in modo indiscriminato anziani, gravide,bambini e sanitari può risultare più dannoso che utile?”, redattoda alcuni esponenti della RSS con il contributo di altri esperti.Le associazioni aderenti alla RSS: ritengono che la spinta a estendere la vaccinazioneantinfluenzale e/o a renderla obbligatoria sia oggi basata suprove insufficienti e discutibili, e che le prove più valide nelcomplesso non presentino un rapporto rischi/beneficifavorevole; avanzano la richiesta di una moratoria sull’estensione dellavaccinazione antinfluenzale (e sugli obblighi disposti da alcuneRegioni) ad ampie fasce di età e a vaste categorie di cittadini, inattesa di avere prove più chiare da ricerche con disegni di altavalidità, indipendenti da sponsor commerciali e condotte daricercatori senza relazioni finanziarie con i produttori; chiedono che la politica si impegni ad assicurare un ambienteantidogmatico favorevole a un dibattito scientifico libero, nonbasato sul “principio di autorità” ma sulle migliori prove adoggi disponibili, trasparente, esente da conflitti d’interessi; sollecitano un confronto approfondito nelle sedi scientifichee istituzionali dedicate, a livello nazionale e regionale, senzachiusure pregiudiziali; e auspicano che, nel frattempo, la vaccinazione antinfluenzalesia offerta in modo gratuito a categorie a rischio e quandoliberamente richiesta, purché tutti siano informati in modocompleto ed equilibrato delle incertezze scientifiche esistenti esulla reale entità dei benefici attesi e dei possibili rischi, perconsentire un vero consenso informato, principio cardine perqualsiasi intervento sanitario.L’analisi riportata nell’articolo sopra indicato è tecnica, concostanti riferimenti a prove scientifiche, ma la lettura è resa piùfacile dalla struttura per domandechiave e risposte. L’articolodiscute l’entità dei benefici attesi e dei possibilirischi diun’estensione della vaccinazione antinfluenzale alla luce delle

    prove disponibili su efficacia e sicurezza,sollecitando in merito un dibattitoscientifico aperto e non ideologico.

    La Rete Sostenibilità e Salute

    e-mail: [email protected]; sito: www.sostenibilitaesalute.orgFondazione Allineare Sanità e Salute; NoGrazie; AsSIS – Associazione di Studi eInformazione sulla Salute; Centro diSalute Internazionale e Interculturale(CSI) – APS; Fondazione per laSalutogenesi ONLUS; Giù le Mani daiBambini ONLUS; Medicina Democratica

    ONLUSMovimento per la Decrescita Felice; Rete Mediterranea perl’Umanizzazione della Medicina; Saluteglobale.it; Sportello TiAscolto – Rete di Psicoterapia Sociale

    Adriano Cattaneo Epidemiologo, Trieste – Gruppo NoGrazieAlberto DonzelliSpecialista in Igiene e Medicina Preventiva, già DirettoreServizio Educazione Appropriatezza ed EBM ex ASL Milano– Consiglio Direttivo e Comitato Scientifico FondazioneAllineare Sanità e Salute

    Bibliografia

    Donzelli A, Agostini D, Bellavite P, Cattaneo A, Duca P, Serravalle E.Vaccinazione antinfluenzale: che cosa dicono le prove scientifiche. Vaccinare inmodo indiscriminato anziani, gravide, bambini e sanitari può risultare più dannosoche utile? Roma: Fioriti, 2020 Anderson ML, Dobkin C, Gorry D. The effect of influenza vaccination for theelderly on hospitalization and mortality. Ann Intern Med 2020;172:445-52 Christian LM, Porter K, Karlsson E, Schultz-Cherry S. Proinflammatorycytokine responses correspond with subjective side effects after influenza virusvaccination. Vaccine 2015;33:3360-6 Jefferson T, Rivetti A, Di Pietrantonj C, Demicheli V. Vaccines for preventinginfluenza in healthy children. Cochrane Database of Systematic Reviews 2018,Issue 2, Art. No.:CD004879 Demicheli V, Jefferson T, Ferroni E, Rivetti A, Di Pietrantonj C. Vaccines forpreventing influenza in healthy adults. Cochrane Database of Syst Rev 2018,Issue 2, Art. No.:CD001269 Demicheli V, Jefferson T, Di Pietrantonj C, Ferroni E, Thorning S, ThomasRE, et al. Vaccines for preventing influenza in the elderly. Cochrane Database ofSystematic Reviews 2018, Issue 2, Art. No.: CD004876 Donzelli A. Does repeated influenza vaccination prevent severe/fatal influenzain older adults? It may be, but also not. Comment (07 March2018) to: Casado I,Dominguez A, Toledo D, Chamorro J, Astray J, Egurrola M, et al. Repeatedinfluenza vaccination for preventing severe and fatal influenza infection in olderadults: a multicentre case-control study. CMAJ 2018;190:E3-E12

    29/6/2020

    una ILI), mentre l’efficacia nella fascia6-35 mesi sembra significativamenteminore;[4]- per gli adulti (16-65 anni) tra 29 e 71; - per le gravide 55;[5] - per gli anziani (>65 anni) 42 (per evitareuna ILI).[6]Solo appropriati RCT, dunque, possonostabilire quale delle due alternative abbiaun effetto netto complessivo minore alivello di popolazione.[7]A seguito di queste e tante altre

  • 16 lavoroesalute anno 36 n. 7 luglio 2020

    Sempre meno personale e sempre più precario. Lafotografia scattata dalla Corte dei conti sul personale delSsn è impietosa. Tra il 2012 e il 2017 (anno per il quale sidispone di un maggior dettaglio di dati) il personale(sanitario, tecnico, professionale e amministrativo)dipendente a tempo indeterminato in servizio presso le Asl,le Aziende Ospedaliere, quelle universitarie e gli IRCCSpubblici è passato da 653 mila a 626 mila con una flessionedi poco meno di 27 mila unità (-4 per cento).Nello stesso periodo il ricorso a personale flessibile increscita di 11.476 unità (+37,6%) ha compensato questocalo solo in parte: si tratta in prevalenza di posizioni a tempodeterminato, che crescono del 36,5 per cento (passando da26.200 a 35.800), e di lavoro internale, che registra unavariazione di poco meno del 45 per cento (da 4.273 a 9.576unità). Il tutto senza considerare che delle circa 23milaassunzioni per far fronte all'emergenza Covid circa la metàsono con contratti precari di pochi mesi.

    TABELLA 1

    PRECARIATO IN SANITA’Negli ultimi 5 anni i medici sono cresciuti del 35%.Boom infermieri: +63%

    Il personale della sanità pubblica è sempre più precarioA evidenziarlo è la Corte dei conti che registra come i lavoratori (tra contratto a tempo determinato e interinale)siano aumentati di 11.476 unità (+37,6%), un numero ingente che non ha compensato il calo dei tempi indeterminati(-27.000). il tutto senza considerare l’enorme mole di contratti precari attivati nell’ultimo anno per far fronteall’emergenza Covid: delle circa 23 mila nuove assunzioni la metà è con contratti di pochi mesi.

    Medici: +35,7% di contratti a tempo determinato.Analizzando nello specifico le professioni emerge come ilpersonale medico a tempo determinato sia passato dalle6.849 unità del 2012 alle 9.265 del 2017. Una crescita del35,7%. Entrando nel dettaglio delle Regioni si nota comein termini percentuali il ricorso al lavoro precario in EmiliaRomagna sia aumentato del 193%, aumenti rilevanti anchein Sicilia (+108,5%), Toscana (+88,6%), Marche (+82,7%)e Campania (+70%). Solo in 2 Regioni le quote di medici atempo determinato sono scese: In Sardegna (-10,9%) eAbruzzo (-7,2%).

    TABELLA 2

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    Luciano Fassarida QuotidianoSanità

  • anno 36 n. 7 luglio 2020 lavoroesalute 17

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    Infermieri: personale a tempo determinato e interinalecresciuto del 63%Se il personale medico precario è cresciuto lo stesso si puòdire anche di quello infermieristico. Tra tempo determinatoe interinali il loro numero è passato dalle 9.769 unità del2012 alle 15.991 del 2017, una salita del 63%.Nello specifico i contratti a tempo determinato sonoaumentati del 58% (+4.959 unità) e quelli interinali del96% (+1.262 unità).La Regione che ha assunto più precari è la Puglia con unincremento del 244%. Aumenti elevati anche in Liguria(+181%), Toscana (+121%), Emilia Romagna (+81%). Leuniche due Regioni ad aver diminuito il ricorso a infermieriprecari sono la Basilicata (-16%) e la Valle d’Aosta (-139%).

    Il personale della sanità pubblicaè sempre più precario

    TABELLA 3

    Decreto Rilancio” approvato lo scorso 20 maggio si occupainvece ampiamente di salute e sanità (l’art.1 è dedicatoall’assistenza territoriale), ma in raltà tutto rimane comeprima con l’aggiunta (vedremo!) di un po’ più di infermieri.

    La protesta dei giovani medicicontro la politica inappropriataChe niente debba cambiare lo si è capito da mancata approvazione di dueemendamenti che aprivano la strada alla formazione accademica della

    Medicina generale, nati da una proposta di un gruppo di associazioni di giovani medici Aim, Sigm, Smi e Campagna“2018 primary health care: now or never”.“Ciò che davvero dovrebbe generare timori non è questo cambiamento ipotizzato, ma l’evidenza che la professionedel Mmg in Italia è arretrata nei confronti degli altri paesi EU, e che senza un tempestivo upgrade attraversouna nuova formazione, la professione del Mmg rimarrà obsoleta e sarà destinata ad auto-estinguersi”(…) “Larecente pandemia Covid-19 è stata a tutti gli effetti un acceleratore di cambiamenti, confermando la necessitàdi una evoluzione dell’assistenza territoriale attraverso la creazione di equipe multidisciplinari e multiprofessionalied una maggiore integrazione dei servizi territoriali ed il coinvolgimento delle comunità. La proposta dellaScuola di Specializzazione in Medicina Generale, di Comunità e Cure Primarie, e quindi dell’evoluzione dellaformazione specifica in medicina generale, andrebbe in questa direzione, avvicinando finalmente la Medicinagenerale a tutti gli altri attori delle Cure primarie” (…). “È comprensibile che un cambiamento possa generaretimori e dubbi, ma troviamo fuorviante alimentarli in mancanza di elementi oggettivi e senza considerare tutti irisvolti positivi di una riforma radicale della formazione in Medicina generale. Ci chiediamo, dunque, se opporsial cambiamento non comporti l’aggravamento dei danni causati alla Medicina generale italiana dall’immobilismoquasi trentennale del quale è vittima. Consapevoli della possibilità che una volontà politica chiara e forteagisca concretamente verso una radicale riforma dell’assistenza territoriale, chiediamo al governo e alle forzepolitiche parlamentari di recuperare lo spirito rinnovatore che ha animato la proposizione di questi emendamentiaprendo così una strada che possa dare ad una nuova categoria di medici di medicina generale una formazionedi alta qualità che crei professionisti della salute in grado di rispondere ai rinnovati bisogni di salute dellapopolazione e di contribuire alla sostenibilità del Ssn”.

    Arriva il nuovo Piano nazionale di prevenzione 2020-2025.Ma per attuarlo solo 200 mln, stessa cifra di 15 anni fa

    È pronto il nuovo Piano redatto dal Ministero della Salute che punta tutto su un “riorientamento delsistema di prevenzione” in chiave di un maggior coordinamento tra i vari attori in campo e integrazionedelle politiche. Per l'attuazione delle molteplici iniziative e attività previste lo stanziamento resta peròlo stesso previsto dall'intesa Stato Regioni del 2005, vale a dire 200 milioni annui vincolati all'internodel budget del Ssn. Quindi aumentano compiti e obiettivi ma non i finanziamenti. ( QS 4/7/2020)

  • 18 lavoroesalute anno 36 n. 7 luglio 2020

    quanti i laboratori, abbiamo visto le produzioni delle ragazzee dei ragazzi: le produzioni di ceramica, le mascherine, leproduzioni tessili che si legano bene a questa zona industrialeche ha tante eccellenze nel campo della sartoria e del tessile…Non abbiamo un luogo di segregazione, abbiamo unastruttura aperta per le famiglie, ma anche di collegamentocon le attività sociali: avete visto i quadri nei corridoi dipintidagli stessi pazienti di questa struttura. È una cosabellissima, veramente questa è una di quelle realizzazionidi cui essere assolutamente orgogliosi».Sono tante le questioni che emergono. Ancora una volta, ifondi pubblici, anziché essere destinati a potenziare unasanità territoriale di comunità, sono spesi per vecchi e spessofallimentari modelli post-manicomiali di residenzeriabilitative. La qualità degli interventi non è misurata sullereali attività messe in campo, sui modelli teorici eoperazionali seguiti, ma sul numero dei posti disponibili(che qui giunge addirittura a quaranta) e sui metri quadridella struttura. Il reinserimento socio-lavorativo si traducenell’alienazione ergo-terapica dei laboratori di ceramica epittura e in qualche lavoro sartoriale che non è finalizzatoad alcun processo d’impresa che coinvolga i soggetti fragili.Le persone con sofferenza psichica sono reificate ecategorizzate come un’unica, indistinguibile, monadesofferente, mentre la sola soluzione prospettata alle lorofamiglie resta quella di un deposito nel quale scaricare perun po’ di tempo il problema. Soprattutto, nelle parole usatee nelle immagini che accompagnano la propaganda dainaugurazione, torna il manicomio. È vero, chi ha conosciutoil manicomio, lo ha spesso descritto a partire da quel “tanfodi piscio e di merda” che impregnava pavimenti lerci e muriscrostati, celle spoglie, spesso sporche di escrementi;elementi che, con altri, mostravano drammaticamente leforme di abbandono e segregazione cui erano costrettiuomini, donne e bambini. Nulla di tutto questo è nellastruttura di Arzano, così nuova, pulita, splendente.Eppure, è proprio il manicomio a porre le fondamenta diuna residenza psichiatrica nata con l’obiettivo di “isolare ilpaziente dal contesto di vita abituale”, di sottrarlo cioè alla

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    CAMPANIADe Luca e la residenza psichiatrica

    In campagna elettoralela salute mentale tornain manicomio“Articolata su tre piani per complessivi duemila metriquadri, è pensata per garantire una riabilitazione, sia di tipointensivo sia estensivo, a pazienti psichiatrici che, per alcunimesi, hanno necessità di isolarsi dal contesto di vitaabituale”. La Asl Na2 Nord presenta così la Residenza diriabilitazione psichiatrica per quaranta persone inauguratail 23 giugno ad Arzano (provincia di Napoli), in pompamagna, dal presidente della Regione Vincenzo De Luca edal direttore generale dell’Asl Antonio D’Amore.Il punto di forza di questa esperienza, secondo l’Asl, sarebbeun laboratorio sartoriale realizzato in collaborazione conun’azienda del ramo, per giungere alla produzione di unalinea di cravatte, prodotte dai pazienti, ma con il marchiodell’azienda stessa (senza alcuna indicazione di possibilitàdi assunzione, retribuzione o altro). Se il direttore dell’Asl,ricorrendo alla retorica adolescenziale-maschilista, misurala qualità sulle dimensioni – «questa è una delle Residenzedi riabilitazione psichiatrica pubbliche più grandi in Italia edi questo siamo estremamente orgogliosi» – l’enfasi delpresidente della Regione, in piena campagna elettorale,rincorre i vacui concetti di eccezionalità ed eccellenza dellasanità campana, ormai stanca consuetudine di questi mesi.Così la Residenza diventa «una cosa di cui saremo orgogliosiin tutta la Campania, perché non c’è in Campania unastruttura come questa, un lavoro eccezionale». Ancora:«Avevamo il dovere di affrontare in maniera seria ilproblema della sofferenza psichica, e con questa strutturanoi diamo una risposta di eccellenza», e così via, ripetendoche «sarà difficile trovare in altre regioni d’Italia unastruttura come questa. Noi ci impegniamo a moltiplicare inalmeno altri due casi queste strutture di accoglienza. Neabbiamo in altre parti della regione ma sono piccole strutture,qui abbiamo la possibilità di ospitare quaranta pazienti, ventiin terapia intensiva, venti in sub-intensiva (dice proprio così,forse confondendo un po’ tematiche e interventi sanitari,ndr)».Non manca il passaggio, un po’ ardito, sulla creazione dioccupazione che deriverebbe da questi duemila metri quadri,senza specificare quali concorsi, quali contratti, qualicondizioni lavorative. Naturalmente, a fronte di graduatoriebloccate e fame di lavoro, ogni occasione può diventarepromessa/speranza di assunzione. «Qui – continua De Luca– lavoreranno decine di medici, di psicologi, di infermieri,di Oss, quindi è anche lavoro che abbiamo creato». Infine,il reinserimento socio-lavorativo delle persone consofferenza psichica e l’apertura al territorio, cardinidell’assistenza psichiatrica post-manicomiale, sarebberotestimoniati, secondo De Luca, da qualche lavoretto diceramica, tessile e pittorico, e dai quadri realizzati daipazienti, o meglio dai “ragazzi” e dalle “ragazze”, chél’infantilizzazione resta sempre presupposto del discorso:«Questo livello di assistenza che proponiamo è davvero dialtissima qualità. Dal punto di vista medico, dal punto divista psicologico, dal punto di vista scientifico, dal puntodi vista dell’inserimento sociale… Abbiamo visitato tutti

  • anno 36 n. 7 luglio 2020 lavoroesalute 19

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    sua vita e relegarlo in uno spazio