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    numero 22 anno VI11 giugno 2014

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    EXPO, EXPO BER ALLES E IL PENSIERO LEGGEROLuca Beltrami Gadola

    La vicenda Maltauro va seguita davicino con flessibilit, senza precon-cetti formalistici, se no si fanno dan-ni maggiori. Purtroppo siamo giarrivati al gran finale, le imprese la-

    vorano gi su due turni elallestimento dei capannoni gi ri-chiede il non rispetto formale di tuttele leggi esistenti. Questo uno statodi fatto. (La Repubblica 10.06).Cos Gianfelice Rocca allassem-blea di Assolombarda luned scorso.Parole leggere. Se queste cose leavesse dette uno qualunque nonavrebbero peso ma in bocca aGianfelice Rocca presidente di As-solombarda fanno un certo effetto edi questi tempi flessibilit e non ri-spetto formale di tutte le leggi esi-

    stenti, se le parole hanno un signifi-cato, vorrei capire cosa sintendanel caso della Maltauro per flessib i-lit e cosa sintenda per non ri-spetto formale.Ormai la truppa che marcia al gridodi Expo, Expo ber alles si fasempre pi numerosa, come diceGianni Biondillo in queste stessepagine, chi per convinzione, chi perconvenienza e chi per rassegnazio-ne allineluttabile (ineluttbile agg.[dal lat. ineluctabilis, comp. di eluc-tabilis che si pu superare con lalotta, der. di eluctari vincere lot-tando].Contro cui non si pu lot-tare, a cui non si pu contrastare,quindi inevitabile, Diz. Treccani).Evocare di questi tempi flessibilit enon rispetto formale di tutte le leggiesistenti uno schiaffo a chi per lalegalit si batte quotidianamente esi battuto, ben consapevole dellimite tra giustizia e giustizialismo.

    Ma ammettiamo pure che sianotempi non certo di flessibilit mapurtroppo di deroghe, concettoalmeno giuridico, per altro deroghea leggi e regolamenti per la materia

    dellappalto voluti da una classe im-prenditoriale alla ricerca di regolead excludendum e limitative dellalibera concorrenza; ci detto chealmeno le delibere che hanno porta-to a queste deroghe si conoscano eportino in calce la firma di chi le haautorizzate e che rientrino nel mec-canismo degli open data che tutticitano, invocano ma in fondo osta-colano.Tanto per capirci e perch non cisiano equivoci, orma lineluttabile hatravolto pure me (e ArcipelagoMila-

    no che dirigo) e ne diamo testimo-nianza in questo numero che ospitainterventi che potremmo dire degliexpottimisti per convinzione. Resta-no per sul tappeto come macignialcuni interrogativi ai quali GiuseppeSala, che come Gianni Biondillonemmeno io invidio, dovrebbe ri-spondere: da chi andava il compa-gno Greganti in visita agli uffici diExpo in via San Tomaso? E in se-condo luogo quando e chi ha decisodi saltare la fase della pubblica evi-denza per passare agli affidamentidiretti per la fornitura di beni e servi-zi? Lui ne era alloscuro? Fin dalleprime battute di questo travagliatodiscorso di Expo 2015 si parlato diinfiltrazioni della criminalit organiz-zata, perch i controlli sono statitanto blandi da consentire quelloche successo mentre doveva es-sere la prima preoccupazione?

    Non passa minuto che dal presiden-te del consiglio, magari in viaggio inCorea, fino allultimo politico e finoallultimo personaggio che abbia unminimo di visibilit, non si inciti a

    portare a termine Expo nei tempiprevisti, costi quello che costi. Salaci ricorda che sono stati venduti 2milioni di biglietti e che nessuno puimmaginare di restituirli con tantescuse.Va bene, rasseganti ma non entu-siasti questa anche la mostra po-sizione, andiamo avanti senza esi-tazioni ma una cosa almeno ci sia arisarcimento di chi soffre per questodeficit di legalit. Si parla molto, elha fatto anche Gianfelice Rocca, didopo Expo e di lasciti dellespo-

    sizione: rilancio dellecono-mia, oc-casione per mettere lItalia sotto iriflettori del mondo, ricadute sul ter-ritorio e cos elencando. Il lascitomigliore sar, fin che la piaga a-perta, rimettere mano a tutta la legi-slazione che presiede alla spesa deldenaro pubblico, ma che non passiattraverso la burocrazia ministeriale,la stessa che ci ha regalato quellavigente. Non ci piace, non ci fidiamoperch a lei dobbiamo la base giu-ridica che ha permesso la maggiorparte degli scandali che trascinano ilnostro paese al fondo delle classifi-che di legalit. Non stata incom-petenza o leggerezza. A questo fa-ticoso compito (una sorta di rifonda-zione legislativa) Gianfelice Roccadovrebbe impegnare la categoriache rappresenta, prima di ogni altrainiziativa.

    A UN ANNO DA EXPO, LASCIATECI SOGNAREMartino Liva

    In molti ricorderanno il 31 marzo del2008 quando gli stati membri delBIE scelsero Milano come sededellEsposizione Universale del2015. Il turbine degli eventi elincessante scorrere del tempo chein modo sempre pi accelerato go-verna il flusso della storia fa appari-re quella data assai lontana. Percerti aspetti lo , se si pensa, adesempio, che il Presidente del Con-siglio era Romano Prodi, il Sindacodi Milano Letizia Moratti e la bancaamericana Lehman Brothers nonera ancora fallita aprendo, di fatto,una cupa crisi economica ancorapersistente.

    Quel giorno Milano vincendo la sfidacon Smirne si proiettava in una cor-sa verso una data bene precisa(primo maggio del 2015) ed una sfi-da altamente stimolante (lorganiz-zazione di Expo). Oggi la citt ameno di un anno da Expo elevento, subito dopo i festeggia-menti di piazza Gae Aulenti delloscorso 30 aprile, stato squassatodagli scandali. Questo settimanale,sin dal 2009 (cfr. Emilio Battisti del26 marzo 2009), invitava a vigilare edenunciava delle mancanze di tra-sparenza.Non si pu tornare indietro, ma possibile chiedersi, ora, con che spi-rito guardare al futuro. La scadenza

    che (allora) appariva quasi come unmiraggio a un passo. La sfida, an-cor pi ardua dopo gli arresti di ini-zio maggio, diviene quella di creareil sentimento che ancora manca, ilcoinvolgimento collettivo che spesso cruciale per la buona riusci-ta dei grandi appuntamenti.Milano infatti non pu permettersi disubire fatalisticamente levento. Nonpu limitarsi a viverne la quotidiani-t, accettarne passivamente il pro-tocollo (ammesso che ci sia) senzaimmetterci una forza propulsivapropria. Ancora una volta il SindacoPisapia ha ricordato che la nostracitt o motore della nuova ripre-sa per tutta l'Italia o fallisce il suo

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    ruolo di propulsore della crescitaeconomica e di avanguardia cultura-le e intellettuale.Su Expo si possono avere diverseopinioni, anche critiche, ma nessu-no si pu sottrarre alla sfida e sfilar-si in disparte, magari tifando sotto-voce per linsuccesso e augurandosiuna nuova ondata di scandali. Cer-to, ci non significa accettare passi-vamente la retorica dellevento erimuovere quanto successo, ma allostesso tempo vuol dire rendersi con-to che Expo non altro da noi, dallaquotidianit dei milanesi e dei frui-tori della citt, dalla vita reale. Do-vr essere un unico disegno in cuitutti possano dire la propria.Expo, infatti, significa, ancora, an-che dopo gli scandali, posti di lavo-ro, opportunit di crescita, capacitdi reinventarsi, occasione per sfida-re la pigrizia culturale. Il successo si

    misurer sul grado di coinvolgimen-to che ciascun milanese riuscir adavere, su quanto saremo in grado difarci contagiare, mostrando al mon-do la faccia migliore di Milano.Non siamo ai blocchi di partenza,gi qualcosa si muove. Un recentesondaggio effettuato da Voices fromthe blogs, societ spin offdellUniversit Statale che si occupadi analizzare il sentimento della rete

    ha rivelato che il 66,8% dei cittadiniitaliani guarda con favore alle rica-dute dellEsposizione universale diMilano. Crescono e si sviluppano iTavoli Tematici per Expo 2015, isti-tuiti dalla Camera di Commercio percoinvolgere il sistema economico-imprenditoriale, dallo scorso ottobre sorta Explora, societ partecipatadalle istituzioni per facilitare il colle-gamento tra i partecipanti ad Expoed i cittadini. Di poco prima di Pa-squa la notizia che nei sei mesidellesposizione nascer il Refetto-rio Ambrosiano, promosso dalla Ca-ritas e dalla societ Expo2015 dovechef di tutto il mondo preparerannopietanze da distribuire ai bisognosipartendo dalle eccedenze raccoltenel sito dellesposizione.Se da un lato anche Milano non certo estranea ai fenomeni di di-sgregazione delle metropoli moder-

    ne che talvolta generano degli ag-glomerati urbani piuttosto che veree proprie citt, al contrario davanti adeterminati avvenimenti sempreriuscita a trovare unit. Parafrasan-do Theodore White, il grande croni-sta delle presidenziali americaneche si chiese se, infondo, lAmericafosse un luogo oppure una nazio-ne, anche noi in questa circostan-za dovremmo interrogarci per capire

    se Milano sia un luogo o una citt,restando inteso che si citt solo sein grado di fare sistema, di ricavareuna identit comune a tutti, di esse-re posto ove ciascuno di noi abita innome di ragioni diverse ma che poisi riuniscono come nei pi comples-si puzzle.Scriveva proprio il Cardinale Martini,in una lettera del 1991 come la cit-t, quando viene sollecitata nellasua forza morale, si sente capace diesprimere un giudizio, una reazione,e di abbozzare un progetto. Esempre il Cardinale Martini, nel suodiscorso di SantAmbrogio del 1996dal titolo emblematico Alla fine delmillennio lasciateci sognare, con-cludeva con un augurio: il nostrosogno non sar allora evasione irre-sponsabile n fuga dalle fatichequotidiane, ma aperture di orizzonti,luogo di nuova creativit, fonte di

    accoglienza e di dialogo. Expo troppo importante per essere rele-gata alle cronache giudiziarie, chepure sono doverose. Le indagini fa-ranno il loro corso, le responsabilit,si spera, saranno accertati. I mila-nesi, per, hanno il diritto di conti-nuare a poter vivere Expo comeunirripetibile chance per realizzarequel sogno di fine millennio.

    LEGIFERARE IN ITALIA: UN DEFICIT DI DEMOCRAZIAVincenzo Ferrari

    Lidea che la fonte primaria del dirit-to sia la legge generale e astratta una conquista della modernit giuri-dica dispirazione illuministica. Ce-sare Beccaria ne il simbolo pinoto nel campo penale. In quellocivile, basta citare il codice napole-onico, modello diffuso in molti paesidel mondo. Persino in Inghilterra,orgogliosa del suo common lawba-sato su consuetudine e precedenti,Jeremy Bentham diffuse fiducia nel-la legislazione. Negli Stati Uniti, igiuristi avvertono che il loro diritto molto pi statutee meno common diquanto si pensi in Europa.Gli illuministi pensavano che la legi-slazione fosse lo strumento pi a-datto a garantire il massimo di cer-tezza del diritto e un buon livello dicalcolabilit dei rischi, soprattuttoeconomici. E in questo senso si pudire che essa abbia funzionato,smentendo le critiche di chi ammo-niva che una legge, soprattutto uncodice, cristallizza nel presente una

    realt destinata presto a cambiarenel futuro. Certo, nella societ mer-cantile ha funzionato meglio del di-ritto tardo-medioevale, col suo com-

    plicato intreccio di fonti, opinioni,precedenti e usi, denunciato nelleprime famose parole di Dei delitti edelle pene.Il problema per sono i tempi delmutamento sociale rispetto a quellidella decisione legislativa. Se finoalla met del Novecento erano ab-bastanza compatibili, negli ultimidecenni si aperto tra i due frontiun grave squilibrio, che ha prodottouna profonda crisi nella legislazione.Crisi che, per paradosso, non si tradotta in una diminuzionedellattivit legislativa, ma nella suaperversione.Anzich ridursi, il volume della legi-slazione aumentato, per due prin-cipali ragioni. La prima che essa pur sempre lo strumento cui ricorro-no governi e parlamenti quando af-frontano problemi nuovi. E siccomequesti si succedono a ritmo incal-zante, ne segue una rincorsa a per-difiato dei legislatori, impegnati anon perdere il ritmo. La seconda

    ragione che, con la spettacolariz-zazione della politica, la classe go-vernante dogni paese si abituataa usare la legge come veicolo di

    consenso, sfruttandone a livellomediatico lalto potenziale simboli-co.Entrambi questi fenomeni hannoconseguenze perniciose. La velocitcon cui si cerca di ingabbiare nellalegge la complessa realt che fuggegenera provvedimenti privi di pro-gettualit e frutto di impressioni epi-dermiche non sostenute da suffi-ciente conoscenza dei problemi. Asua volta, la strumentalizzazionesimbolica della legislazione generaleggi vuote, simulacri di norme, epi-fenomeni privi di sostanza, che ap-portano solo confusione. Il risultato limpenetrabile foresta legislativache ci avvolge, senza neppure pila guida del metodo giuridico,anchesso in crisi, per trovare il sen-tiero. Una foresta dove allignanoanche mostriciattoli ridicoli: nel 1988la Corte costituzionale italiana do-vette riconoscere, di fronte a un rea-to minuscolo, ignoto anche agli spe-cialisti, che non sempre inescusa-

    bile lignoranza della legge penale.Certo il fenomeno non uguale o-vunque. Dove i conflitti sono menoaspri, lautorit politica meno volati-

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    le, il senso della legalit pi diffuso,esso meno vistoso. In Italia drammatico, uno degli aspetti pievidenti della decadenza del paese.Decadenza anche culturale nel sen-so spicciolo della parola, giacchaccanto alla farraginosit,allassenza di obiettivi chiari, agliorpelli che nascondono il vuoto, si

    accompagna sempre pi, nelle leg-gi, una mancanza di rispetto per leregole della lingua italiana. Ci mol-tiplica le interpretazioni, provocasomma incertezza sul diritto, rendeimpossibile calcolare i rischi, crean-do zone grigie in cui lecito e illecitosi confondono: in breve, tradisce lefinalit primigenie della legislazione.La legge in Italia una variabile im-pazzita, tanto pi che allincertezzasui suoi contenuti si associa quelladovuta ai tempi incalcolabili dellasua applicazione, specie in sedegiurisdizionale.Naturalmente si elaborano anticorpiper uscire da questo ginepraio. Mol-to diritto che conta quello deicontratti cosidetti transnazionali si produce in forme scritte, ma ne-goziate dai protagonisti stessi, conprevio calcolo dei rischi e delle mi-sure di contenimento: quella chesi usa chiamare lex mercatoria. Masi tratta di fenomeni tanto importantiin valori assoluti, quanto marginali inrapporto alla gran massa delle rela-zioni sociali, regolate per legge. Ov-

    vero, non fungono da contrappesoalla crisi da cui questa afflitta.Fra i tanti esempi, basta immergersinella cosiddetta legge Fornero, n.92/2012, e misurare il tempo occor-rente a capirne il significato lettera-le. Molto doloroso il confronto conle nitide formule del codice e delloStatuto dei lavoratori, il cui articolo

    18, dopo il recente emendamento,risulta pressoch incomprensibile. Ilfondo si tocca ogni anno con la leg-ge finanziaria, campo di scorribandedi tutte le lobby che la usano perinserirvi normicine della pi varianatura, su cui nessuno oltre ai pro-ponenti delibera coscientemente.La cosa pi grave che lincertezzainvesta, oltre al contenuto delle leg-gi, anche le forme e le procedure.Queste infatti, come ammoniva Na-talino Irti, rimangono lunica salva-guardia di fronte allentropia cre-scente del sistema giuridico. Crolla-ta anche la forma, la legittimit delsistema, che vien meno. Il diritto siregge sul presupposto che i cittadi-ni, in maggioranza, ne accettino leregole anche quando contrastanocon i loro interessi. Se il dubbio in-veste tutto, cosa fare e come farlo,ognuno si sente libero di invocareun diritto personale, con degrada-zione della societ verso la guerradi tutti contro tutti.Non meno inquietante la difficoltdi individuare dei rimedi. La tenta-zione di rinverdire il diritto giurispru-

    denziale premoderno utopica difronte allipercomplessa realt o-dierna, che esige regole chiare edecisioni rapide. Il diritto negozialedipende dalle parti ed condiziona-to dalle asimmetrie di potere, chepermettono ai pi forti di imporre laloro volont. La tentazione di affi-darsi al giudice creativo non me-

    no illusoria. Il giudice di commonlaw applica dei precedenti che lovincolano anche eticamente. Impor-tare questo sistema senza il conte-sto entro cui opera da secoli sareb-be puro provincialismo.Resta quindi aperta solo lesigenzadi un profondo rinnovamento delleprocedure di decisione democratica,che vanno semplificate in modo chela volont maggioritaria si formisenza troppo assillo ed emerga connitidezza, entro un quadro di regolecostituzionali che ne delimitino il pe-so. Infatti, la legge tanto pi chiaraquanto meno numerosi e pi com-patti sono i suoi autori. La parola diun singolo decisore solitamentechiarissima ma ha costi politici an-cora pi alti di quelli derivantidalloscurit di norme nate dal con-fronto fra posizioni diverse. Dunquevi un problema di equilibri, appun-to costituzionali, risolvibile solo in unclima di adesione sulle regole dellademocrazia. In Italia siamo preci-samente di fronte a questo proble-ma.

    LA CITT METROPOLITANA UNA AGENDA FORSE MA DIBATTITO ZEROGiovanni Dapri

    Lapprovazione della recente LeggeDel Rio sulla costituzione delle Cit-t Metropolitane non ha suscitatorilevanza pubblica, non ha generatotormentati dibattiti, nessuno si sorpreso. Sono passati 24 anni dal-la Legge 142 del 1990 che per pri-ma introduceva la necessit di af-

    frontare la forma e il governo dellegrandi conurbazioni urbane per ilruolo che queste svolgono nelle so-ciet ed economie mondializzanti. Inquesti 24 anni non si sviluppatonelle Istituzioni e nel paese il biso-gno di intraprendere una discussio-ne civile sulla formazione dellegrandi citt dense di popolazione eattivit. In altri paesi a economieavanzate il tema della citt, dellasua regione e del momento stessoin cui la citt si fa regione, statocentrale. Nella seconda met delsecolo scorso il dibattito sulle tra-

    sformazioni delle citt come luogoprivilegiato della concentrazione so-ciale e delle economie ha posto inrilievo una nuova complessit che

    ha generato di fatto la crisi delle isti-tuzioni politiche e amministrativeorganizzate verticalmente, che ge-neravano un governo gerarchico, incui la citt era solo il deposito termi-nale di politiche di scala sovra loca-le.Protagonismo metropolitano - I nuo-

    vi assetti dei territori, con il nuovoprotagonismo metropolitano, hannodeterminato lo sradicamento delpensiero gerarchico e deterministicodella visione scalare del mondodelle cose. Nel nostro paese il pro-cesso di esplosione della citt ver-so forme con dimensione metropoli-tana, sono state lasciate senza go-verno e politiche. Questo ritardo haportato con se anche la crisidellidea stessa di citt, da sempreimmaginata come luogodellintegrazione sociale, spazio del-la contaminazione culturale e delle

    innovazioni tecniche e scientifiche,struttura dellorganizzazione delconflitto ogni qual volta si sono veri-ficati processi di trasformazione del-

    le economie. I fenomeni di mondia-lizzazione e di crescita urbana han-no generato una nuova condizionedella citt e del suo tradizionale ruo-lo di liberazione, lesplosionedellurbanizzato ha trasformando iterritori in spazi indifferenti e relati-vamente omologati. La crisi econo-

    mica strutturale della maggior partedelle economie avanzate ha resopi evidente il limite delle risorse edei bisogni e conseguentemente, lacrisi di senso dei termini crescita esviluppo.Nella nostra piccola terra, l"aranciaazzurra rugosetta" - secondo la bel-la definizione di G. Bateson - duefenomeni cambiano radicalmente lecondizioni: per la prima volta nellastoria la popolazione che vive nellecitt superiore alle popolazioniche vivono nelle campagne e lenuove metropoli con popolazione

    milionaria sono per lo pi localizzatenei paesi poveri, con rilevanti feno-meni di concentrazione umana incondizioni nuovamente precarie,

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    come lo furono nella prima rivolu-zione industriale ma in dimensioni digran lunga superiori. La nuova me-tropoli concentra in s il massimodellinnovazione e contemporanea-mente della povert e spazialmentedefinisce la citt dei ricchi e la cittdei poveri.La nuova questione urbana diven-

    ta ineludibile- sempre pi eviden-te il ruolo attivo delle citt nella for-mazione di politiche a azioni, capacidi reagire alla crisi economica e agi-re come luogo di maggior intensitdelle relazioni e in grado di produrreinnovativi e sperimentali modelli disviluppo.Molti processi di rigenerazione ur-bana in relazione alla rigenerazionedelle economie sono stati innescatiin molte citt e regioni europee,mentre il nostro paese tuttoraimmobile, nonostante siano rilevabiliintense attivit metropolitane cheattraversano quotidianamente i no-stri territori. Gli abitanti dellarea me-tropolitana milanese si comportanogi ora da abitanti di una citt me-tropolitana, pagandone contempo-raneamente la mancanza di Istitu-zioni, servizi utili allintegrazione ter-ritoriale e impianti urbani dotati diqualit civile.Per sintesi dello scritto mi sento co-stretto a superare dun balzo il temadella dimensione della citt metro-politana, anche se questo non untema neutrale e indifferente alla so-

    stanza dei temi da trattare. Dal pun-to di vista sostanziale la citt metro-politana assume una dimensione inrelazione al punto di vista con cui sicostituisce lo sguardo. I temi eco-nomici hanno una dimensione diffe-rente rispetto al tema dei servizi edanche a quelli dellambiente. Mentredal punto di vista istituzionale la di-mensione che viene assunta sem-bra quella dellattuale Provincia. Laquestione dimensionale e la neces-saria multiscalarit delle politichesar un tema approcciabile solo in

    relazione ai reali poteri, risorse ecompetenze che la Citt Metropoli-tana potr assumere.Tornare dopo 24 anni a trattare laCitt Metropolitana senza un pub-blico dibattito appare complicato,per ogni pensiero sembra conti-nuamente necessario trovare ele-menti fondativi a sostenere i pensie-ri stessi.

    Agire metropolitano - I fenomeni daleggere in maniera metropolitanariguardano i modi di abitare il territo-rio gi praticati con difficolt cre-scenti da parte delle popolazioni mi-lanesi. Questi fenomeni di territoria-

    lizzazione dei comportamenti defini-scono unagenda di questioni e temiche connaturano la forma e la natu-ra stessa della Citt Metropolitana.Tra le diverse questioni aperte unprimo tema riguarda le attivit pro-duttive (la definizione estrema-mente generica ma individua uncampo riconoscibile) e intrinseca-

    mente i processi rigenerativi edellinnovazione. Questi si muovo-no su territori che hanno una di-mensione di gran lunga superiorealla citt metropolitana e hanno di-verse scalarit di relazione, diffe-renziando lintensitdi relazione traaree metropolitane e piattaformeterritoriali, ma trovano nel nodo del-la citt metropolitana molti elementidi spinta e di servizio oltre che perle maggiori facilitazioni di accesso airapporti internazionali. Anche i tra-dizionali distretti produttivi indivi-duano nella relazione con la cittmetropolitana un utile riferimento,come nel caso del tradizionale di-stretto del legno e del design, am-pliato territorialmente e spettacola-rizzato nellappuntamento interna-zionale del Salone del Mobile e delFuori Salone.Un secondo tema dellagenda me-tropolitana riguarda i servizi pubbli-ci. Questi sono una delle attivitdellabitare che hanno maggiore e-videnza nella dimensione territorialeampia. Listruzione superiore,luniversit e la formazione perma-

    nente sono scelti in misura sempremaggiore per le prestazioni chequesti servizi possono offrire, in unadimensione territoriale, indipenden-temente dalla distanza dallabitazio-ne. Lassistenza e la sanit hannodimensione transcalare in relazioneal tipo di prestazione e alla doman-da di salute. La formazione di unadiscreta quantit di grandi centri o-spedalieri e della ricerca, che sistanno delineando nellarea metro-politana, costituiscono un elementoche necessita di un governo integra-

    to tra Regione e Citt Metropolitana.Il caso della Citt della Salute de-scrive bene la indeterminatezza delrapporto tra le politiche ospedalieredi aggregazione e gigantismo dellestrutture, perseguite da RegioneLombardia e la quasi casualit dellalocalizzazione.Le aziende di erogazione dei grandiservizi collettivi come i servizi idrici,il ciclo dei rifiuti, la produzione e for-nitura di energia, rappresentano unodei nodi cruciali della Citt Metropo-litana. Il governo delle aziende par-tecipate, delleventuale integrazionedei servizi ed eventuale partecipa-

    zioni di capitale privato - dove anco-ra non sia presente - uno dei puntirilevanti nella formazione della CittMetropolitana. Se da una parte i re-ferendum sul mantenimentodellacqua pubblica un elementodi certezza e indirizzo, per moltealtre aziende partecipate sono incorso vendite di pacchetti azionari.

    Quindi un nuovo assetto dei servizie della loro gestione sar un aspettonon solo tecnicistico ma di grandeinteresse pubblico e collettivo noneludibile.Altra questione dellagenda e chegi ora produce pratiche della di-mensione metropolitana riguardalambiente, i parchi, i fiumi, le retiecologiche e le attivit di produzioneagricola. La dimensione territoriale connaturata e gi ampiamente pra-ticata con la formazione di parchiregionali e locali di interesse sovra-locale, con lintroduzione negli stru-menti urbanistici delle reti ecologi-che intese come infrastruttura ter-ritoriale, con una rinnovata attenzio-ne allagricoltura interpretata comecomponente ambientale, presidioterritoriale e produzione alimentareessenziale. La questione ambienta-le uno degli elementi che ha gene-rato e pu costituire unutile piatta-forma di dialogo istituzionale tra lediverse amministrazioni.Infine il tema della mobilit dellepersone e delle merci porta con s,contemporaneamente, la dimensio-

    ne tecnicistica dellorganizzazioneterritoriale delle reti del trasportopubblico e della mobilit privata epermette di trattare concretamentela possibilit e il modo di agire e po-ter fruire della dimensione metropo-litana. La mobilit diventa cos unapolitica di reale integrazione territo-riale e sociale. Il bilanciamentodellofferta di mobilit tra trasportopubblico di massa e pendolare conquello delle grandi distanze ad altavelocit, piuttosto che tra reti auto-stradali e potenziamenti delle reti

    locali, definisce scelte che superanoil tema della scarsit di risorse intempi di crisi, costituendo una verae propria politica sociale.La Citt Metropolitana dovrebbe es-sere una costruzione continua e indivenire, nasce dal nuovo ruolo del-la forma metropoli ma non pu chefondarsi sul riconoscimento dellecitt e delle popolazioni che la com-pongono. Per questo il coinvolgi-mento sociale non pu essere unformalismo rituale ma un atto so-stanziale costituente.

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    VIGORELLI, DECIDERE ASCOLTANDO LA CITTAndrea Di Franco

    Il velodromo Vigorelli stato quattrovolte sede dei Campionati del mon-do di bicicletta su pista. AntonioMaspes conquist qui il mondialedel 55: fu il primo dei suoi sette tito-li. Alla sua morte, nel 2000, il velo-

    dromo divenne il Maspes- Vigorelli.Qui sono stati raggiunti 10 recorddell'ora, tra i quali quello di FaustoCoppi nel 1942; per lungo tempo visi concludevano il Giro dItalia e ilGiro di Lombardia. Per la sua storiae per la sua magnifica pista di le-gno, noto e ammirato a scalamondiale. Cos come noto ilgrande spreco che rappresenta, dadecenni, la sua inagibilit alle bici-clette.Recentemente il tempio del cicli-smo tornato protagonista di un

    acceso dibattito intorno alle suesorti. Lamministrazione comunale,decisa a trovare una via per sfrutta-re limpianto, si dota di un progettotramite concorso. Questo per losnatura profondamente, arrivando ademolire la storica pista di legno di400 metri e accantonando propriola pratica del ciclismo rispetto adaltri usi sportivi, commerciali e ricet-tivi. Eppure lo stato attualedellimpianto non certo disastroso:lultima completa ristrutturazione del 1998 e luso costante da partedella societ milanese di FootballAmericano ne garantisce la manu-tenzione ordinaria. Organizzati nelComitato Vigorelli, i cittadini e iciclisti che vorrebbero ricondurre lapista al suo uso naturale sfruttan-do il pregevole anello e mantenen-do intatta la struttura storica si ap-pellano alla Soprintendenza per iBeni Culturali, che blocca lesito delconcorso decretando il vincolosullintero fabbricato.Queste resistenze e, non ultima,leffettiva indisponibilit dei 18 m i-lioni di euro in oneri di urbanizza-

    zione di City-Life, decretano lab-bandono del progetto di concorso.Appare evidente la difficolt di defi-nire una strategia chiara sulluso ela gestione dellimpianto.Eppure, a fianco

    dellamministrazione e degli opera-tori di City-Life, i soggetti disponibilialla definizione di una strategia e diun progetto sinergico di certo nonmancano. La Direzione Regionaleper i Beni Culturali offre la disponi-bilit ad avviare un confronto con ilComune per rendere compatibile unprogetto di riqualificazione con ilDecreto di tutela: che si traducenella volont di non congelare lastruttura ma rendere il Maspes-Vigorelli un impianto flessibilealluso di diversi discipline sportive,

    seppure incentrato su quella storicadi velodromo.Il Comitato Vigorelli si pone comeun importante catalizzatore dellespinte provenienti dalla base cicli-stica cittadina e amatoriale. Il Poli-tecnico, con la sua radicata culturamilanese e la molteplice competen-za progettuale, si metterebbe a di-sposizione come partner strategicoe tecnico. La Federazione Ciclisticaregionale sarebbe fortemente moti-vata a sostenere, di concerto congli altri enti di promozione sportiva,la gestione di allenamenti e gareamatoriali, gare nazionali e interna-zionali, e una scuola di ciclismorivolta ai giovanissimi.Il Vigo diventerebbe il volano per ilrilancio milanese della attivit cicli-stica su pista, base sostanzialedellallenamento per le corse sustrada. Potrebbe anche ospitare oappoggiare competizioni quali il fre-quentatissimo Red Hook Criterium,la cui ultima edizione si tenuta aMilano a ottobre 2013. Al ciclismo edel football si affiancherebbero le

    numerose discipline compatibili conle dimensioni del campo centrale.Riutilizzando le strutture esistenti sipotrebbe riaprire la storica PalestraRavasio, ricavare gli spazi per unaforesteria di appoggio agli sportivi,

    attivit commerciali e di ristorazionee uno spazio museale legato almagnifico ma troppo isolato Museodel Ciclismo del Ghisallo. E poispazi per le associazioni sportiveciclistiche o quelle legate agli altrisport ospitati. Insomma, si tratte-rebbe di istituire un vero e proprioCentro del Ciclismo e dello sportMilanese.Milano, pur essendo una dellegrandi citt pi a misura di bici chevi siano al mondo, maltratta il cicli-smo. Ciononostante lattivit ciclisti-

    ca sta conoscendo, a livello di diffu-sione e uso urbano, una forte cre-scita. Da qualche anno la vendita dibiciclette in Europa ha superatoquella della auto, definendo untrend decisamente positivo, in rela-zione alla vivibilit urbana.La potenzialit del Vigorelli qualesimbolo di una svolta in senso so-stenibile delle politiche della mobili-t urbana, immensa. La prioritdel governo cittadino che sia davve-ro espressione del bene comunedeve essere, in questo caso tantoclamoroso, quella di non dissipare ilpatrimonio che ha ereditato.Come afferma Ivan Illich La bici-cletta richiede poco spazio. Se nepossono parcheggiare diciotto alposto di un auto, se ne possonospostare trenta nello spazio divora-to da ununica vettura. Essa per-mette alla gente di creare un nuovorapporto tra il proprio spazio e ilproprio tempo, tra il proprio territorioe le pulsazioni del proprio essere,senza distruggere lequilibrio eredi-tario. Vale la pena di unire gli sfor-zi.

    MILANO: LA CITT DELLA DOMENICA E LA CITT DEL LUNEDGiulia Mattace Raso

    La citt della domenica quella del-la invasione di piazza: comizi, con-certi, tornei, maratone, donne, uo-mini, famiglie, biciclette, musicanti,e per finire intere comunit che sfi-lano colorate e orgogliose per iquartieri. Occasioni in cui la citt simette a festa e tutta insieme percor-

    re e vive uno dei suoi tratti identitariche sia la musica, il design, la mul-tietnicit o la bicicletta. Una citt incui gli eventi sembrano trasfigurare i

    luoghi, vuoi perch ne cambiano iconnotati seppur transeunti, vuoiperch semplicemente passano insecondo piano, sopraffatti dal con-tenuto.Questa citt della domenica interro-ga quella del luned perch amplifi-ca le relazioni tra lurbs (la citt fisi-

    ca) e la civitas (la citt degli esseriumani), per riprendere le categoriepraticate su queste colonne daGiancarlo Consonni. Sembra quasi

    che grazie allevento la civitas ri-scopra lurbs: l'emozione per chiva al Fuori salone o a Piano City divivere spazi nuovi, sconosciuti, o diriviverli insieme; il piacere dellascoperta o della riscoperta, lo stupo-re per la nuova veste. Un modonuovo di praticare i luoghi, in alcuni

    casi anche frange urbane, residui,ritagli dimenticati che riacquistanosenso e nuova magia per quello chevi accade. O che irrompono sulla

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    scena come le chiese rivisitate gra-zie alle sonate di Bach, un pellegri-naggio musicale durato un decennioche la Societ del Quartetto ha per-corso per i quartieri di Milano, comeci racconta Paolo Viola nella rubricaMusica di oggi.Tutto ci avviene per lo pi neglispazi pubblici della citt, quegli

    stessi che ne costituisconolarmatura portante: La citt esistein quanto sistema di luoghi ed laqualit dei luoghi, e il loro costituirsicome spina dorsale dei tessuti inse-diativi, a fare la qualit delle citt,ancora Consonni. I luoghi urbanisono per eccellenza i luoghi del vi-vere condiviso, luoghi sicuri in quan-to presidiati naturalmente, quotidia-namente dagli abitanti della citt.La contemporaneit ha spezzato illegame tra le comunit e il territorio:la citt non pi una federazione dicomunit, i legami comunitari subase locale non ci sono pi. Oggiluomo metropolitano pu avere lapossibilit di far parte di pi comuni-t, ma queste sono per lo pi svin-colate da un luogo, da un territorio.Eppure credo che la scommessa siaproprio quella di capire quanto lostraordinario possa fecondarelordinario, la citt festiva quella fe-riale, quanto gli eventi contribuisca-

    no a costruire comunit, nel mo-mento stesso in cui si tessono lerelazioni per costruirli, quanto que-sto possa far parte del discorsosullabitare condiviso e i modi civilidelle relazioniche stanno alla basedel patto sociale degli abitanti (diquartiere, di citt e di metropoli). la stessa sfida che lancia Gianni

    Biondillo oggi su questo numero:Expo () Sar un evento che devedare agli abitanti di questa metropolila (auto) rappresentazione di cosaloro stessi siano capaci di fare. Solocos potr diventare un pezzo di Mi-lano anche dopo la manifestazionestessa. Solo se i milanesi saprannoaffezionarcisi. Farlo proprio, ognunoa suo modo. Ridimensionando, adesempio, la percezione falsa cheabbiamo della citt. Expo 2015, adifferenza di altre realt precedenti,non si tiene fuori dal mondo, inchiss quale estrema periferia. nel cuore della metropoli, in unareaiper-antropizzata, con una densitabitativa spaventosa, affianco a unpolo fieristico immenso. al centrodella nuova citt policentrica ().Un investimento affettivo che mo-difica la topografia, non solo senti-mentale, di una citt che con lExposi proietta direttamente nella suanuova dimensione, e quindi nella-

    gone della competizione mondialetra ambiti metropolitani.Ma torniamo al luned. Luca Molinarisul Corriere della Sera (7 giugno2014) parla di nuovo investimentourbano, quello che riguarda il pro-getto attento a degli spazi pubblicidiffusi, che si affermato come mo-dello di rigenerazione urbana delle

    grandi citt europee negli ultimitrent anni. () Si comprese che laqualit dello spazio urbano passavasoprattutto dal suo piano terra e daquella delicata relazione tra vuoti epieni, pubblico e privato, infrastruttu-re leggere per i pedoni e collega-menti per i mezzi collettivi che de-terminano la qualit diffusa e silen-ziosa dei luoghi che abitiamo e at-traversiamo tutti i giorni. il tutti i giorni quello che ci sta acuore. Ormai non si parla pi di de-coro urbano tardo ottocentesco: iltardo novecento ci ha gi superato.Barcellona scommesse tutto il suofuturo sulle piazze, i piccoli parchi,la qualit di marciapiedi e dei microluoghi pubblici.Ma non mai troppo tardi per rico-noscerlo: non questione di sciuracol tacco arenata nel catrame, perrestare alla qualit del marciapiede,ma strategia di investimento, tassel-lo di rigenerazione ineluttabile.

    RIFIUTI MILANESI. ABBIAMO RACCOLTO PERCH SI SEMINATOFiorello Cortiana

    Una buona notizia, Milano primeg-gia in Europa nella raccolta diffe-renziata. A Milano nel 2013 sonostati 149 i Kg per abitante di raccol-ta differenziata, 123 a Vienna, 117 aMonaco, 105 a Berlino e 76 a Pari-gi. In particolare significativa latendenza incrementale: nel 2012 lapercentuale di rifiuti differenziati eradel 36,7%, nel 2013 ha raggiunto il42,5% e nel mese di gennaio 2014 il48,3%, pi 7% rispetto al gennaio2013. Lestensione della raccolta

    dellumido nelle diverse zone dellacitt ha dato un contributo significa-tivo alla quantit di raccolta diffe-renziata e lestensione della raccoltaa tutta la citt entro lanno prefigurail superamento del 50%.La ricerca 2013 condotta da Union-camere e Symbola ha messo in lucela leadership italiana nellindustriadel riciclo europea, oltre met delletonnellate di rifiuti riciclabili raccoltiin Italia costituita dalla differenzia-zione di rifiuti solidi urbani, quelliche fino a met degli anni 90 anda-

    vano in discarica o negli inceneritori.Un saldo doppiamente positivo perla disponibilit al riutilizzo di materieprime seconde e per il risparmio

    energetico primario che nel 2013 stato di 15 Mln di TEP: meno emis-sioni di CO2 nellaria, 55 Mln diTonnellate, e minori costi. Anchequesta Green Economy, cheprende corpo in filiere nuove a parti-re dalla ricerca dedicata. Per lExpodel 2015 Milano si candida a diven-tare la capitale della differenziata,una ambizione importante che ri-chiede un allargamento ulterioredello sguardo coerente con Nutrireil Pianeta-Energia per la vita. Sar

    necessario fare tesoro del principiodelle 4 R -riduzione, recupero, riuso,riciclo - introdotto in Italia dagli eco-logisti al governo, prima in Lombar-dia nel 1993 e poi a livello nazionalecon il Ddl 22/97 (Decreto Ronchi).La distribuzione di sacchetti di com-post, prodotto dalla raccoltadellorganico, da parte dellAMSAalla Fabbrica del Vapore nella gior-nata Milano Recycle City impor-tante perch consente a molti citta-dini di avere una percezione piampia e concreta del ciclo dei rifiuti

    secondo il principio delle 4 R e ap-prezzare cos la necessit di confe-rire il rifiuto organico negli appositibidoni solo utilizzando esclusiva-

    mente sacchetti biodegradabili ecompostabili. Se si vuole compost diqualit, occorre produrlo con mate-riale coerente e di qualit. Guardarealla realt quotidiana e al ciclo dellematerie secondo il principio delle 4R richiede un cambiamento signifi-cativo.Innanzi tutto occorre avere una vi-sione ampia quanto la costituenteCitt Metropolitana, quindi preten-dere che la sua organizzazione siafunzionale al cambiamento. Il territo-

    rio della attuale Provincia di Milanorappresenta il 31,8% della popola-zione della Regione Lombardia,l11,4% della popolazione del NordItalia e il 5,2% della popolazionenazionale. Secondo il Rapporto Ri-fiuti 2012 dellIstituto Superiore perla Protezione e la Ricerca Ambien-tale (ISPRA) il valore medio provin-ciale di produzione pro-capite infe-riore di 50 kg/abxa rispetto al NordItalia e al dato nazionale. Sottoleffetto della recessione strutturale,lelevata densit insediativa di attivi-

    t commerciali, di servizio e produt-tive caratteristica del territorio mila-nese non determina, rispetto aglialtri contesti, livelli di produzione

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    pro-capite di rifiuti urbani partico-larmente elevati e nel 2011 c unacontrazione della produzione di rifiu-ti sia in Provincia sia in Regione.Guardiamo ancora pi in l: ognigiorno finiscono nelle discariche ita-liane 4 mila tonnellate di alimentiacquistati e non consumati. Il 15%del pane e della pasta, il 18% della

    carne e il 12% della verdura e dellafrutta. Ognuno in un anno butta cir-ca 27 Kg di cibo commestibile, pidi 500 euro di spesa. I supermercatieliminano circa 170 tonnellateallanno di cibo perfettamente con-sumabile: alimenti ancora sigillatiche sono stati ritirati dagli espositoriperch dopo due giorni scadono, operch la confezione ha dei difettinel marchio o nelletichetta, perchnon pi di moda, o ancora perchlalimento esteticamente troppomaturo, come le banane con la buc-cia a macchie marrone.Il cibo ancora buono da mangiareche diventa rifiuto per i supermercatie per noi consumatori , per, sololultimo dei passaggi: il cibo di scar-to nasce gi mentre viene prodotto,poich il margine di guadagno sa-rebbe troppo basso cos non vieneraccolto. Circa il 15% dellintero rac-colto di zucchine diventa rifiuto. Unaltro 10-15% viene scartato perquestioni estetiche: arriviamo cos al30% del cibo prodotto che diventascarto. Con ci che scartano lagrande distribuzione e i consumatori

    finali si raggiungono 6 milioni di ton-nellate di alimenti scartati ogni annoin Italia. Basterebbero a sfamare tremilioni di persone. Guardiamo anco-

    ra pi in l, ai circa 80.000 pastiquotidiani che Milano Ristorazionecucina per 450 istituti scolastici mi-lanesi: circa 8 tonnellate di ciboscartato al giorno sulle 32 tonnellatecomplessive di cibo preparato algiorno, il 25%.Quali considerazioni possiamo trar-re dai dati considerati e dagli sguar-

    di proposti? C un margine amplis-simo di lotta allo spreco, sia pun-tando su una cultura della sobrietche privilegia la qualit e la consa-pevolezza alimentare in luogo delconsumismo bulimico, sia organiz-zando a sistema le filiere della ma-teria e dellenergia dentro alla retemetropolitana. Ognuno dei 134 co-muni dellattuale Provincia di Milanosceglie come raccogliere e a chiconferire i rifiuti prodotti sul suo ter-ritorio, salta allocchio immediata-mente uneconomia di scala possibi-le, evidenziata gi oggi dalla reteprovinciale degli impianti di tratta-mento della materia seconda raccol-ta in modo differenziato. In luogo dipi assessorati nella citt metropoli-tana sarebbero utili agenzie di sco-po a responsabilit politica pubblica.Perch lAMSA non raccoglie ancheil prodotto delle potature urbane?Perch non esiste un impianto dibiogas metropolitano dellAMSA?Perch non fare cucine locali cheproducono per la ristorazione collet-tiva di scuole, mense pubbliche,centri per gli anziani ecc.? Lavore-

    rebbero a tempo pieno con distribu-zione personalizzata, cibo non fred-do e non scotto. Perch non fareaccordi con i produttori della cintura

    verde metropolitana, in una dellepianure pi fertili dEuropa? Perchnon aiutare logisticamente i GAS-Gruppi di Acquisto Solidale, esem-pio straordinario di cittadinanza atti-va? Perch non incentivare chi ridu-ce, riusa, raccoglie e ricicla, a parti-re dai condomini? Perch non pen-sare anche al compost da conferire

    a Km zero alle migliaia di orti urbanie alle aziende della cintura verde?Perch non mettere ovunque im-pianti di distribuzione direttadellacqua minerale cos da ridurreseccamente il consumo di bottigliedi plastica, il costo energetico per laloro produzione e le emissioni rela-tive alla loro distribuzione?Perch lAMSA in luogo delle stra-tegie finanziarie non torna a essereunimpresa di utilit sociale, capacedi chiudere in pareggio ma organiz-zata in funzione delle 4 R e magaricon un azionariato metropolitanodiffuso, a partire dai 134 comuni: lecitt nella Citt Metropolitana? Per-ch non estendere in modo sostan-ziale il Credito dImposta per gli in-vestimenti nella ricerca interni agliobiettivi europei 20+20+20 di ridu-zione, risparmio e produzione di e-nergia in modo rinnovabile? Nutrireil Pianeta Energia per la vita,questo tema ha gi allargato losguardo in una chiave sistemica, sela Grande Milano, citt metropolita-na, vuole divenire la capitale delladifferenziata deve alzare lo sguardo

    dal proprio ombelico. Perch unacorretta gestione dei rifiuti convienesia allambiente, alla salute, chealleconomia.

    EXPO 2015 SAR PER MILANO UNOCCASIONE STRAORDINARIA?*Isabella Musacchia

    A Milano arriveranno davvero 20milioni di turisti provenienti da ogniangolo del mondo? Agli abitanti diShanghai, in occasione dellExpo,per violazione al decoro, fu vietatouscire di casa in pigiama: ai milane-si sar vietato vestirsi di scuro? Perchi abita a Milano sar come fare ilgiro del mondo in 184 giorni?Quante lingue si parleranno sullostesso tram?Ma vero che il logo psichedelicodel padiglione Italia stato copiatoda Telnov Oleksii? Quanti bambininati durante lExpo verranno chia-mati Leonardo come omaggio a Le-onardo Da Vinci? Per lExpo, insie-me ai turisti, arriveranno davveroquindicimila prostitute? Forse per

    loccasione, a Brera, riapriranno lecase chiuse?Le maghe di Brera stanno imparan-do larabo, il russo e il giapponese?

    I turisti cosa ameranno fotografare?Pi il Duomo o il Castello Sforze-sco? Ma linfopoint dellExpo davantial Castello non roviner tutte le fo-to? Quanti di noi verranno immorta-lati dai turisti e finiranno sulle ba-cheche fb di tutto il mondo?Qualche turista scambier lArenaCivica per il Colosseo?Quanti turisti si innamorerannodellItalia e perderanno laereo diritorno? I milanesi sedurranno le tu-riste straniere improvvisandosi ap-passionati uomini del sud? Quandoarriver il caldo torrido di luglio eagosto, quanti turisti si tufferannonelle fontane? E quanti nei Navigli?Le papere dei Navigli nuoteranno,come sempre, controcorrente?

    Torner il cigno bianco del NaviglioGrande?La giacca di Maroni e le mattonelleverdi di Malpensa sembreranno un

    omaggio alleco-sostenibilit? Du-rante lExpo le modelle mangerannodi pi?I senzatetto moriranno di fame an-che durante lExpo?Saranno servite le poesie affisse suiciliegi del parco di Valsesia, o i ci-liegi saranno abbattuti? Ci sarannodavvero gli orti in piazza Duomo?Sar possibile mangiare sul tetto delDuomo, stando attenti a non farebriciole?Il dito medio di Cattelan, una matti-na, lo troveremo sporco di nutella?La schiscetta dei milanesi diventereco-sostenibile, ogni spreco sarbandito e sar vietato lasciare an-che un singolo fagiolino nella cioto-la? Quanti scopriranno il tofu?

    Quanti manager diranno durante lapausa pranzo di volersi dareallagricoltura? Quanti fashion blog-ger diventeranno (almeno per qual-

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    che mese) food blogger? Verr ana-lizzata la Merda dartista di PieroManzoni per scoprire come fosse lasua alimentazione? Durante lExpo,Macao occuper lEsselunga?Il Papa, ospite attesissimo, si spor-cher il vestito bianco con una salsathai?LExpo del 1906, si svolse in piena

    Belle Epoque e lasci alla citt diMilano lacquario liberty: cosa lasce-r lExpo 2015 che si svolger inpiena crisi? Dopo lExpo, a Milano,nascer il cibo di strada? Quanti mi-lanesi sostituiranno le begonie conle melanzane e si faranno un ortosul balcone? E quanti prenderanno

    in casa una mucca per avere il lattea chilometro zero?Quante mode esotiche lascerlExpo?Quale sar il padiglione dellExpopi visitato dai turisti? E dai milane-si? In autunno, con milioni di risottialla zucca, Milano torner arancio-ne? Ci saranno pi hamburger den-

    tro il padiglione degli Stati Uniti onelle hamburgerie di Milano?Cosa succeder quando gli hipstermilanesi incontreranno gli hipster ditutto il mondo?Il simbolo di Expo il David di Mi-chelangelo (che non proprio unsimbolo milanese), e il nome sceltoper la mascotte una parola napo-

    letana: Guagli. Milano con lExpoavr una crisi didentit? Ma vuoivedere che Milano per una volta,smetter di guardarsi lombelico eavr bisogno del resto dellItalia perdare unimmagine di s pi italianae accogliente?Milano cuore dEuropa o Milanocuore dItalia?

    * questo postwww.onalim.it stato decretato il Post vincitore dallagiuria di Milano ODD della Prima edizio-ne del PremioExplog. Il Post accederalla decina finalista dei Macchianera Ita-lian Awards #MIA14, dal 12 al 14 set-tembre a Rimini per la categoria mi-glior articolo o post del 2014

    RACCOMANDAZIONI DEL CONSIGLIO UE. LA POLVERE SOTTO IL TAPPETOGiuseppe Longhi

    Le raccomandazioni del Consigliodella Commissione Europea sulprogramma di riforma e di stabilit2014 dellItalia, divulgate dallastampa come timida benedizionealle riforme governative accompa-gnate dallesigenza di un ulterioreprelievo a settembre, in nome delrispetto dei parametri di bilancio, aleggere attentamente hanno benaltra struttura, in quanto denuncianola situazione di un Paese con unabassa qualit dellinsegnamento,una struttura di governance e am-

    ministrativa assolutamente inade-guata, in ritardo nel rinnovare leproprie infrastrutture.Il Consiglio, al capoverso 14, rilevalesigenza di migliorare la qualitdell'insegnamento e la dotazione dicapitale umano a tutti i livelli di i-struzione: primario, secondario eterziario.Raccomanda, per assicurare unatransizione agevole dalla scuola almercato del lavoro, il rafforzamentoe l'ampliamento della formazionepratica, nel ciclo di istruzione se-

    condaria superiore e terziaria, au-mentando l'apprendimento basatosul lavoro e sulla formazione pro-fessionale. Sollecita, infine, ad as-segnare i finanziamenti pubblici de-stinati alle universit in funzione deirisultati conseguiti nella ricerca enell'insegnamento, con lo scopo dimigliorare la qualit delle universite di accrescere la scarsa capacit diricerca e innovazione.In sostanza il Consiglio ricordaallItalia il suo ritardo nel raggiungi-mento degli standard concordati inmateria distruzione, sintetizzabili,per quanto riguarda la scuoladellobbligo, in: aumento delle cono-scenze linguistiche, dei nuovi pro-cessi tecnologici e dellabilit di dia-

    logare con culture diverse. Perquanto riguarda listruzione di se-condo e terzo livello da rilevare lascarsit di pratiche long life learninge la mancata sinergia fra istituti oatenei a livello europeo. Ma sopra-tutto la scarsit di pratiche che pre-miano lindustriosit degli studenti.Il risultato una classe dirigente bu-rocratica incline a difendere la pro-pria rendita di posizione, che sfornagiovani/vecchi studenti poco resi-lienti rispetto ai rapidi mutamentidel mondo contemporaneo. Una si-

    tuazione che un fattore generatoreimportante dellattuale recessione.Nel 2008 l'economista di StanfordEric Hanushek studiando la relazio-ne tra il PIL di un paese e i punteggidei test di apprendimento dei suoistudenti, ha scoperto che se nel1960 i punteggi di quel paese eranostati pi alti anche solo di mezzopunto rispetto alla deviazione stan-dard degli altri paesi, dopo il 2000, ilsuo PIL cresciuto di un punto per-centuale in pi ogni anno, rispettoagli altri paesi.

    Utilizzando il metodo di Hanushek,la societ di consulenza McKinseyha stimato che se gli Stati Uniti a-vessero superato il loro gap educa-tivo rispetto alle migliori nazioni, ilPIL nel 2010 sarebbe stato superio-re dall'8% al 14% - pari a una cifracompresa fra 1,2 e 2,1 miliardi didollari; gli autori chiamano questalacuna "l'equivalente economico diuna recessione nazionale perma-nente".La conclusione non pu essere pichiara: la nostra ripresa strutturaledipende dalla rapida crescita dellecapacit delle risorse umane, quindidalla radicale rigenerazione del cor-po dirigente e dalla qualit delle-ducazione pubblica.

    Al capoverso 11 della stessa rela-zione il Consiglio rileva la sostanzia-le asimmetria di funzionamento fra ivari livelli di governo dellItalia e icriteri comunitari. Questi ultimi pro-pongono sistemi di relazioni circola-ri, che funzionano per feedback, or-ganizzati obbligatoriamente per piat-taforme multisettoriali, mentre i no-stri livelli di governo sono monofun-zionali, con scarsa attitudine al co-ordinamento e una ripartizione pocoefficiente delle competenze. Questoassetto rende problematici, oltre che

    il funzionamento della nostra Pub-blica Amministrazione, la gestionedei fondi UE, il cui utilizzo statoparziale e incompleto, soprattuttonelle regioni meridionali. Nella ge-stione dei fondi UE il Consiglio de-nuncia l'inadeguatezza della capaci-t amministrativa e la mancanza ditrasparenza, valutazione e controllodella qualit.Anche nellorganizzazione dellapubblica amministrazione, come perla scuola, il centro della questione il cambiamento nella gestione delle

    risorse umane, nella ricerca di unamaggiore efficienza e di un pi forteorientamento al servizio.Il risultato della mancata azione sul-le risorse umane la corruzione,che continua a incidere pesante-mente sul sistema produttivodellItalia, sulla fiducia nella politicae nelle istituzioni (e sul portafogliodei contribuenti).Al capoverso 16 il Consiglio rilevacarenze importanti nel rinnovo infra-strutturale: nella produzione di e-nergia, nellintermodalit, nella retedi telecomunicazioni.Lanalisi del Consiglio importanteperch ricorda che il motore dellosviluppo la crescita delle risorseumane, che deve tradursi in innova-

    http://www.onalim.it/2014/02/26/expo-2015-sara-per-milano-un%E2%80%99occasione-straordinaria/http://www.onalim.it/2014/02/26/expo-2015-sara-per-milano-un%E2%80%99occasione-straordinaria/http://www.onalim.it/2014/02/26/expo-2015-sara-per-milano-un%E2%80%99occasione-straordinaria/http://www.onalim.it/2014/02/26/expo-2015-sara-per-milano-un%E2%80%99occasione-straordinaria/
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    zione organizzativa pubblica, capa-ce di leadership rispetto ai processiinnovativi, economici e sociali.Il parere finale solleva molte per-plessit, perch la centralit alle ri-sorse umane trova un debole ri-scontro nelle indicazioni operative,orientate alla priorit dellequilibriodi breve momento del bilancio, la-

    sciando completamente inevasa laquestione della gestione dei pro-cessi innovativi.

    Credo che anche qui si manifesti ladebolezza della politica UE, rilevan-te negli enunciati, contraddittorianelle pratiche, carente nelle politi-che di coesione e poco sensibilealla resilienza in relazione alla di-versit strutturale dei paesi europei.Su questa base mi sembra debbaessere impostato dal nostro paese,

    in sede comunitaria, un tavolo per lacoesione, capace di gettare un pon-te tra lobiettivo qualificante della

    riqualificazione delle risorse umane,fondamentale per le regioni mediter-ranee e per la sopravvivenzadellUnione stessa, e il mantra delpuritanesimo contabile (e non disin-teressato) dei centro europei.

    link Raccomandazioni del Consiglio

    della Commissione Europeahttp://ec.europa.eu/europe2020/pdf/csr2014/csr2014_italy_it.pdf

    CANCELLARE LA PROVINCIA SENZA BUTTARE IL BAMBINO CON L'ACQUA SPORCADiana De Marchi

    Il futuro dei bambini e delle donnenella Citt metropolitana. questo iltema che pi mi sta a cuore in que-sta fase di passaggio di deleghedalla Provincia alla Regione in vistadella realizzazione del nuovo ente.

    In questo momento, infatti, neces-sario ragionare in modo approfondi-to su chi fa che cosa e riflettere sualcuni ambiti dintervento che ri-schiano di essere trascurati o peg-gio dimenticati.Penso in particolare alle fasce pideboli, per esempio i bambini delCentro assistenza minori (Cam), unservizio deccellenza che non pusparire e che si occupa dei bambinida 0 a 6 anni per i quali il Tribunaleha disposto lallontanamento tempo-raneo dal nucleo famigliare di origi-ne e il collocamento in comunit. Lamaggior parte dei minori ospitatinelle cinque casette autonome divia Pusiano della Provincia riguardala fascia pi delicata, da 0-3 anni.Per loro negli anni si creataunesperienza specifica dinterventoeducativo grazie a delle operatriciadeguatamente formate. La loropermanenza varia da sei mesi a 2anni, in base alle problematiche fa-migliari e ai tempi della decisionedel Tribunale. Il 50-60% di questibambini provengono dal Comune diMilano e bisogna capire se il Comu-

    ne ritiene che questa specificit delCam sia da mantenere.Certo vanno razionalizzati i costi eserve una riflessione da parte degliamministratori per capire se questoservizio pu essere gestito dalla fu-tura Citt metropolitana. Sar quindinecessario che i sindaci scelganoquale percorso seguire per questarealt, leggendone con attenzione illivello di qualit e trovando le miglio-ri opportunit per dare seguito alprezioso lavoro di equipe multi pro-fessionale esistente che ha da

    sempre favorito la realizzazione diprogetti individualizzati per raggiun-

    gere obiettivi di crescita e benesse-re psicofisico per ciascun bambino.Penso anche allIstituto a Custodiaattenuata per madri detenute e i lorofigli da 0 a 3 anni (Icam), una spe-rimentazione realizzata per la prima

    volta in Italia dalla Provincia di Mila-no. LIcam nato in seguito a studiche documentano la sofferenza deibambini in carcere: disturbi legati alsovraffollamento, alla carenza diesperienze di socializzazione cheincidono sulla loro crescita com-plessiva, sullo sviluppo emotivo ecognitivo, provocando anche irre-quietezza, difficolt di sonno, inap-petenza e apatia.La Provincia di Milano ha messo adisposizione del progetto una pa-lazzina adeguatamente ristrutturatae dotata di necessari sistemi di sicu-rezza, dove trovano posto madricon bambini, con il sostegno deglioperatori specializzati del Comunedi Milano. Gli agenti di Polizia Peni-tenziaria presenti allinterno dellastruttura non portano la divisa. Leregole sono le stesse del carcere,ma i piccoli possono frequentare ilnido di zona o la scuola materna ecrescere in condizioni pi simili ailoro coetanei.Ora la legislazione cambiata eprevede questo trattamento perbambini fino ai 6 anni. Diventa quin-

    di necessario adeguare ledificio alnuovo fabbisogno e la nostra pro-posta di utilizzare un immobile se-questrato alla mafia, necessaria-mente inserito nel tessuto urbano, inmodo da garantire la possibilit diavere nelle vicinanze un nido e unascuola materna.Altro patrimonio storico da valoriz-zare della Provincia larchiviosto-rico del Brefotrofio provinciale mila-nese che raccoglie una ricca docu-mentazione, a partire dal 1400. untesoro culturale sullassistenza

    allinfanzia abbandonata e sullassi-stenza materno -infantile, raccontala storia del nostro territorio e di un

    grande impegno solidaristico, oltrealla vita quotidiana di decine di mi-gliaia di persone. Questo archiviorichiede investimenti per la riqualifi-cazione e la messa in sicurezza deipreziosi documenti che raccontano

    lantica vocazione della Provincia:prendersi cura dei bambini. Credosia molto importante offrire spazi diconsultazione, perch se le cartenon sono fruibili muoiono. Questaeredit andrebbe messa in rete congli archivi e i musei della nostra a-rea vasta, si tratta di un patrimonioculturale che connota questo territo-rio e che pu essere anche moltointeressante per conoscere la no-stra citt.LOsservatorio Permanente sullaViolenza di Genere un progettopilota di monitoraggio nato nel 2010per iniziativa della Provincia di Mila-no. La disomogeneit dei dati sulfenomeno non permette di definirnele reali dimensioni. I dati provengo-no da pi fonti perch le vittime sirivolgono a strutture diverse. im-portante leggere e comprendere lanatura e le implicazioni di un feno-meno cos radicato e complesso perprogettare interventi e politiche effi-caci a favore delle donne e di tuttele cittadine e i cittadini del nostroterritorio. Cos stato predispostouno strumento di rilevazione e rac-

    colta periodica da condividere contutte le associazioni e gli enti che sioccupano di accogliere donne chehanno subito maltrattamenti. I dativengono elaborati in collaborazionecon lUniversit degli Studi Milano -Bicocca e sono la base di report checontengono analisi per definire pro-filo della vittima e dellagente mal-trattante in relazione alle caratteri-stiche individuali e al contesto am-bientale.Credo sia essenziale riflettere suquesti e altri servizi della Provincia

    per deciderne il percorso futuro,salvaguardandone il valore socialee culturale.

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    RENZI E GRILLO: EVASIONE FISCALE, QUESTA SCONOSCIUTAElio Veltri

    Renzi, perch non parli di evasionefiscale?. il titolo di uno dei recentiarticoli settimanali del direttoredell'Espresso, Bruno Manfellotto.Renzi su Twitter a un giovane chegli faceva notare come nel suo pro-gramma non ci sia traccia di lottaall'evasione ha risposto: Vedrai,vedrai sull'evasione. Nel documen-to di economia e finanza (DEF) ap-provato dal Consiglio dei Ministri ilvedrai, vedrai sintetizzato cos:sar necessario rafforzare l'attivitconoscitiva e di controllo delle a-genzie fiscali attraverso l'uso priori-tario dei sistemi informatici con in-terconnessioni fra tutte le banchedati esistenti. Evviva! La tecnologiarisolver i problemi che la politica

    non ha mai voluto risolvere non per-ch non fosse capace di connetterele banche dati, ma per ragioni bie-camente elettorali e di potere.Nessun leader vuole parlare e, so-prattutto, intervenire sulla montagnadi evasione fiscale del paese chesottrae alle casse dello stato circa200 miliardi di euro lanno, mettendoa rischio tutti i servizi essenziali:Sanit, Pensioni, Scuola, Ricerca,Universit ecc, per non perdere ilvoto di circa 11 milioni di evasori,grandi e piccoli. E quelli che ci han-

    no provato, come Prodi e Monti, so-no stati mandati a casa. Attendiamopazientemente che i server e i com-puter facciano il miracolo. Intantoricordiamo al Presidente del Consi-glio fatti e numeri e suggeriamo diintervenire subito perch, se voles-se farlo, potrebbe portare a casauna barca di soldi, necessari a rea-lizzare il suo programma.1) Lo Stato negli anni 2000-2012 haemesso ruoli per tasse accertateper 807 miliardi di euro e ne ha in-cassati 69 (dati forniti dal governoLetta alle Camere). Considerato cheun centinaio si sono persi per falli-menti delle aziende e per qualche

    altra ragione restano 540 miliardi daincassare. Renzi vuole intervenire eincassare o si ripete lo scandalo disempre che porta nelle casse delloStato non pi del 4-5% delle tasseevase? C' davvero da stupirsi chenemmeno i parlamentari urlatori diGrillo se ne occupino e chiedano algoverno cosa vuole fare. Forse di-pende dal fatto che anche Grillo nonparla mai di evasione fiscale?2) A conti fatti, sono stati esportatiall'estero illegalmente circa 520 mi-liardi di euro. Il consorzio di giornali-sti americani che si occupa di e-sportazione di capitali in tutti i conti-nenti, con la collaborazione di 40testate giornalistiche tra le pi pre-stigiose del mondo, tra queste l'E-

    spresso, ha scovato migliaia di e-sportatori di capitali. In Italia ne hacontati 200 dei quali il settimanaleha pubblicato i nomi. difficile chesiano artigiani e proprietari di unbar. Renzi se ne vuole occupare eintende recuperare le tasse evase?S o no?3) Banca Italia, a conferma dell'e-sportazione di capitali dei globe-trotter dell'evasione, come li ha de-finiti Sole24Ore del 13 luglio 2013,ci ha fatto sapere che nel 2012 sonostati prelevati dagli italiani pi di 300

    miliardi dai depositi bancari. Poichi consumi non sono esplosi e sonostate comprate 40 mila case all'e-stero ogni anno da nostri concittadi-ni, forse vale la pena di fare qualco-sa per recuperare tasse evase.4) I dati pubblicati dall'Agenzia perl'amministrazione e la destinazionedei beni mafiosi sono i seguenti:12.947 beni immobili confiscati deiquali 11.238 immobili e 1708 azien-de. un problema che pu interes-sare il Presidente del Consiglio? Selo , sappia che i beni destinati al31-12-2012 erano 7.243; destinati econsegnati 5.859; non consegnati907 e usciti dalla gestione 477.

    Sappia anche che i soldi sono tuttinei paradisi fiscali o investiti in eco-nomia legale, che le aziende sonofallite quasi tutte, che i beni confi-scati rappresentano solo il 5-6% deltotale e che la maggior parte nonviene n utilizzata n venduta. Poi-ch, secondo alcune stime valgonocirca 1000 miliardi, pensa il signorPresidente del Consiglio che il go-verno dovrebbe occuparsene? Se lopensa, sappia che il governo Montiha fatto accordi con i seguenti Pa-radisi fiscali (zeppi di soldi italiani):Bermuda, Isole Cook, Gibilterra,Jersey. Ma al 2-5-2013 nessun ac-cordo risultava ratificato e in vigore.Il finanziere Serra potrebbe dargliconsigli utili per recuperare un bel

    po' di soldi. Sappia anche che men-tre Roma dorme Stati Uniti, Inghil-terra e Germania stanno recupe-rando i loro soldi.Il Presidente del Consiglio poi, cer-tamente sa che il ministro delle fi-nanze Franco Reviglio nel 1981 cal-colava in 28 mila miliardi di lire l'e-vasione fiscale del paese, pari a 7-8punti del reddito nazionale e che,nonostante gli impegni solenni deigoverni che si sono succeduti percontrastarla, secondo l'ex presiden-te ISTAT Enrico Giovannini, oggi

    oscilla tra il 16,2 e il 17,5% del PIL ecio, tra 255 e 275 miliardi di euro.Quindi, signor Presidente del Con-siglio, va bene l'utilizzo delle tecno-logie, ma se davvero vuole fare unbuon lavoro per il paese, anzichsulla riforma del Senato, scommettala sua carriera politica sulla riduzio-ne drastica dell'evasione fiscale,sulla lotta alla mafia e sull'unico ter-reno che conta: confisca dei soldi,dei titoli, di tutti i beni in tempi rapidi.Si fidi di quello che le dico edellesperienza di una vita di impe-gno e di lotta.

    EXPO: ESPORSI, NON OSTANTE TUTTOGianni Biondillo

    Osservo un gruppo di turisti cinesi.Uno dietro laltro si mettono a rotea-re tre volte attorno ai testicoli deltoro in Galleria. Mi ha sempre incu-riosito sapere come nascano le ritu-alit chiss chi fu il primo a in-

    ventarla, chiss come negli anni siadiventata una prassi di ogni turistache passi in citt. La Galleria Vitto-rio Emanuele un simbolo, un pas-

    saggio necessario, un luogo definiti-vo della identit meneghina. Dellasua storia praticamente nessuno sanulla. C e questo basta. - nellasua evidenza fattuale - lemblemadella corsa alla modernit della citt

    del XIX secolo, quando Milano vole-va dimostrare di stare al passo coitempi, al passo con lEuropa.

    Nessuno ricorda, oggi, quale scan-dalo politico-finanziario fu la sua re-alizzazione: le furibonde polemiche,le opinioni contrastanti sullabbat-timento di un enorme quartiere sto-rico nel cuore della citt, il cantiere

    talmente lungo che lintero com-plesso fu inaugurato tre volte, il pro-gettista che narra la leggenda addirittura si suicid per la delusio-

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    ne delle critiche ricevute (non di-mostrato, ma la dice lunga su comevenne percepito allepoca il cantie-re), la volumetria segretamente gon-fiata per permettere il rientro dei ca-pitali investiti, le tangenti passatesottobanco allallora sindaco di Mi-lano, i tracolli finanziari.Niente, nessuno ricorda nulla. Oggi

    la ammiriamo tutti, ci appartiene.Non ostante gli scandali, le ruberie,il malaffare, cos radicato nel nostroagire quotidiano, gi allepoca.(Quindi oggi perfettamente inutiledare, falsamente nostalgici, la colpaa una perdita della millantata anticarettitudine cittadina e alla corruzioneavvenuta negli ultimi decenni delpuro animo meneghino: siamosempre stati cos. Prima della glo-balizzazione, prima della ndranghe-ta, prima del fascismo. Coerente-mente italiani).Se dovessi raccogliere tutte le coseche ho detto e scritto su Expo inquesti anni, fra giornali, conferenze,blog, racconti, romanzi, potrei tran-quillamente farne un tomo ben so-stanzioso. Inizio ad averne la nau-sea. Passare oggi allincasso, af-fermare con superbia che velavevo detto che andava a finirecos davvero non mi interessa. Sicritica per costruire, non per di-struggere. Il tanto peggio tanto me-glio la filosofia che ha affossato eimmobilizzato il nostro Paese. Tan-to peggio, per me, e resta sem-

    pre tanto peggio. Bisogna trovareuna strategia duscita dallempasse,non godere del rogo, cetra in mano,dallalto di non si sa quale colle. Anche perch se vero che le cosesono andate cos come avevo a suotempo scritto, non perch io siapi lungimirante daltri. Sono andatecos perch sono sempre andatecos. Purtroppo. Gli intellettuali inItalia sono un popolo di sbertucciatevoci nel deserto. Alcuni di questi, dicontro, amano mostrare la schienadritta, fanno vanto della loro integer-

    rima alterigia e peggio vanno le co-se e pi credono di stagliarsi sullemacerie come divinit iperuranee. Iosono di quelli che nelle macerie in-vece ci sta, ci resta. Cerca, finoallultimo, finch le forze reggono, disgombrare il pattume, dare spazioalle cose, dare loro una nuova op-portunit.In questi anni per me Expo statauna scatola magica, un cappello daprestigiatore, dove ognuno mettevadentro ed estraeva limpensabile.Su tutto stata la cartina di tornaso-le per comprendere dove finivalarea metropolitana di Milano. O-vunque andassi chiedevo di Expo,minformavo se qualcuno si stessemuovendo con iniziative, convegni,

    progetti. Ad ogni risposta positivaspostavo il confine della metropoli.Ad ogni negativa sapevo di non es-sere pi a Milano. Ero nella metro-poli a Lodi, a Como, a Bergamo, aNovara, a Lugano, ne stavo uscen-do a Brescia, non lo ero quasi pi aVerona. In Umbria, per dire, in Ca-labria, neppure sapevano di cosa

    stessi parlando. Quello che dovevaessere un evento dinteresse nazio-nale si dimostrava nei fatti appan-naggio di un territorio ben pi ristret-to. (a onor del vero dobbiamo direche le Esposizioni Universali sonosempre state vetrine di una citt,mai di una Nazione).La Expo che avremmo voluto - dif-fusa, sostenibile e rigeneratrice del-la metropoli - neppure stata presain considerazione. Tant, inutile re-criminare. Inutile, oggi, ripetere ilmantra dellinutilit di questi eventi.Avremmo dovuto fermarci prima,molto prima. Oggi Expo c, si fa.Pensare di bloccare i cantieri sa-rebbe un suicidio collettivo. Qui, incorsa, dobbiamo rivedere la strate-gia, dobbiamo riformulare le tatticheurbane. Operativi. Ch se per il re-sto dItalia Expo neppure esiste,nellarea metropolitana che cosa siaper davvero questa manifestazionenon lha ancora capito nessuno.Faccio fatica ancora oggi a spiegareche, per fare un esempio, City Life ei sui tre demenziali grattacieli noncentrano nulla con Expo. Provo a

    chiarire a chi me lo chiede, per far-ne un altro desempio, che larearinnovata di Porta Nuova opera-zione immobiliare autonoma, che sisarebbe fatta a prescindere, indi-pendentemente da Expo. I milanesi,da anni, anche i pi colti, associanoExpo con i grandi cantieri che stan-no mutando il volto cittadino. Inte-ressante lapsus collettivo, rivelatoredi come si percepisca in Italia unevento internazionale: una occasio-ne per scatenare gli istinti speculati-vi dei soliti noti. Qualcosa che, in

    fondo, ricadr ben poco nelle vitedegli altri, le persone comuni. U-sciamo da questa cornice: forse cirassicura, di certo non ci conviene.Ad oggi, dopo il salutare interventodella magistratura, sembra che tuttise ne stiano sottocoperta, lasciandoil cerino acceso nelle mani di Giu-seppe Sala. Non invidio la sua posi-zione. Da narratore ammiro per lasua figura, quasi tragica. Sa benis-simo dessere il capro espiatorioperfetto: se tutto andr per il meglioil carro dei vincitori sar zeppo disodali, se sar una disfatta lui farda parafulmine per tutti. Lo sa, ne consapevole. Ha gi presentato lesue dimissioni a chiunque e tuttigliele hanno negate. Serve che re-

    sti. Non solo perch un managercapace e volenteroso. Anche per-ch sembra davvero lunico che - aldi l del ruolo, al di l del mandato -creda davvero in questa occasioneper la citt.Per come la vedo io - memore delmio filosofo di riferimento - quando ilgioco si fa duro i duri cominciano a

    giocare. C chi (una minoranza) hascritto, dibattuto, criticato, ancheaspramente, a viso scoperto. Peramore della citt. C chi, zitto zitto,ha fatto quello che doveva fare. Peramore delle sue tasche. C chi,purtroppo la maggioranza, ha la-sciato correre, un po per quieto vi-vere, un po per disincanto, un poperch stufo delle continue frustra-zioni. A meno di un anno dallinau-gurazione, dopo pi di un secolodallultima expo italiana (ch quellaromana e littoria abort con la guer-ra), quella sempre di Milano del1906 - inaugurata con un anno diritardo!!! - abbiamo il dovere di met-terci in gioco. Sulle macerie. Spor-candoci le mani.Dobbiamo iniziare a spiegare cosExpo ai milanesi, innanzitutto. Per-ch se la strategia economico-finanziaria ha visto in Expolennesimo grande affare su cuispeculare, la tattica dal basso deicittadini deve riuscire a fare unamossa di judo, usare la forza altruiper vincerlo. Riprendersi Expo, farlodiventare patrimonio condiviso. Ver-

    ranno scienziati, menti pensanti,cooperanti, politici, economisti, arti-sti da tutto il mondo. Dobbiamo co-gliere questa occasione, non tanto enon solo per questioni turistiche, masu tutto, per me, per ragioni cultura-li. Creare ponti, link, connessioniinedite. Per la prima volta nella sto-ria, oltre 40 paesi africani sarannopresenti in una Esposizione Univer-sale. Questa cosa dovrebbe man-darci in fibrillazione: iniziare a faredellAfrica una occasione di sviluppovicendevole, fuori dai patetismi post

    coloniali o dagli allarmismi sicuritaridegli ultimi 20 anni.Al di l dei numeri - cifre roboanti eogni volta calcolate in modo arbitra-rio - per quanto sicuramente Exposar visitata da gente di tutto ilmondo, lo sar innanzitutto da chivive e gravita nel bacino padano.Sar un evento che deve dare agliabitanti di questa metropoli la (auto)rappresentazione di cosa loro stessisiano capaci di fare. Solo cos potrdiventare un pezzo di Milano anchedopo la manifestazione stessa. Solose i milanesi sapranno affezionarci-si. Farlo proprio, ognuno a suo mo-do. Ridimensionando, ad esempio,la percezione falsa che abbiamodella citt. Expo 2015, a differenza

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    di altre realt precedenti, non si tie-ne fuori dal mondo, in chiss qualeestrema periferia. nel cuore dellametropoli, in unarea iper-antropizzata, con una densit abita-tiva spaventosa, affianco a un polofieristico immenso. al centro dellanuova citt policentrica. Riprogetta-re Expo dopo lExpo non significa,

    come purtroppo ho gi visto in molteesercitazioni del Politecnico, marca-re il confine dellarea e ridisegnarcidentro, semmai capire come abbat-tere il confine, creare relazioni colterritorio, rendere Expo una centrali-t forte, sensibile, pena la trasfor-mazione in una gate community,ghetto per ricchi, bolla spaziotempo-rale estranea alla metropoli. Tuttosta, insisto, nella nostra capacit diaffezionarci o meno a quel luogo.Se aspetteremo piegati come giun-chi che passi la buriana, se reste-remo indifferenti allevento, pi fac i-le sar che chi ha scommesso sullariconversione lucrativa dellarea nontrovi opposizione alcuna. un atto di realismo quello chechiedo. Non si tratta semplicementedessere pro o contro, con questalogica calcistica che vuole a tutti co-sti identificare lamico dal nemico.La potenza dellimmaginario fa coseinenarrabili. Pensare che le sorti fu-ture della metropoli milanese passi-no tutte da Expo fanta-urbanistica,se si considera che in una posizioneprivilegiata, qual Porta Nuova, in

    questo momento aperto il cantierepi grande dEuropa. L la citt hadavvero cambiato volto, e non os-tante tutte le infinite polemiche e glistrascichi, sta riuscendo a sugge-stionare limmaginario cittadino. Fa-teci caso: tanto quanto, in una posi-zione altrettanto centrale, il nuovoPalazzo Lombardia, architettoni-

    camente pi interessante, a visitarlosembra un luogo desolato e spento,altrettanto il podio della piazza Au-lenti - architettura di maniera e va-gamente trash - stato subito ac-colto dai milanesi e fatto proprio. Acorollario la stecca degli artisti, lafondazione Catella, il Bosco vertica-le, la linea Lilla, etc. etc. stanno tuttiassieme disegnando la nuova iden-tit urbana. Se non si fa la stessacosa nellaera di Expo, dopolevento del 2015, data la locationsfortunata dal punto di vistadellimmaginario, larea stessa per-der di interesse generale. Scusatese insisto, ma Expo lontana nongeograficamente ma lo nella no-stra testa. Dobbiamo fare in modoche ci diventi familiare.Anche contro la nostra stessa vo-lont Expo - e purtroppo nelle mo-dalit che temevamo - si far. Fac-ciamo che, in corsa, diventi nostracomunque. Dobbiamo perci, persi-no contro il buon senso, volergli be-ne, con lo stesso commuovente tra-sposto che ci mette Giuseppe Sala(la passione non fa parte di alcun

    contratto dAmministratore Delega-to. O ce lhai o non ce lhai). Stimo-lando eventi paralleli, quasi co-struendo sopra le macerie moralicome nel medioevo si faceva suiruderi imperiali, rinarrando il territo-rio della metropoli fuori dai suoi solitiluoghi deputati (quindi chi se ne fre-ga di demenziali progetti di ascen-

    sori sul Duomo: abbiamo gi quellidei grattacieli vecchi e nuovi, ideia-mo un progetto di trilaterazione dipunti di vista aerei), coinvolgendoscuole di ogni ordine e grado, la cit-tadinanza tutta, stimolando idee in-novative a oggi ancora impensate.Accogliendo tutti, dimostrando dav-vero dessere una citt internaziona-le. Cambiando modalit e abitudini,attraversando il territorio urbano perconoscerlo e farlo conoscere, arri-vando ad Expo in bicicletta, a piedi,in metropolitana. Vivendo Expo co-me una festa che vogliamo regalarcidopo anni di depressione defatigan-te.Prendiamocela non ostante tutto.Che diventi, fra 50 anni, un postodove i nuovi viaggiatori, fermandosi,facciano chiss quale puerile ritualeche dobbiamo ancora inventare - eche inventeremo di certo - perchnelle guide turistiche ci sar scrittoche se sosti a Milano non puoi farea meno di passare di l. In un tipico,tradizionale, identitario luogo dellamilanesit.

    Scrive Antonio Pivaa proposito della Piet Rondanini

    Ho ascoltato con molta attenzionelintervista di Paolo Biscottini pre-sentata nellultimo numero di questatestata. Sono daccordo quasi sututto quello che dice e che in partenon dice per brevit perch credo diconoscere il suo animo, il suo lavoro

    sensibile e attento ai cambiamenti eanche ai raccordi dellarte contem-poranea con il passato. Lesseredaccordo non esclude la possibilitdi continuare il dialogo aggiungendoqualche precisazione che possamettere in luce quegli aspetti delpensiero di entrambi che insiemecompongono unaltra realt.Paolo Biscottini affronta il tema dellaflessibilit degli spazi museali chepure lassessore Del Corno ha sot-tolineato in un suo recente interven-to al Politecnico di Milano. Parla del

    coraggio necessario per affrontarestrade nuove. Conferma il valore diun allestimento storico che docu-menta il travaglio intellettuale di un

    momento storico post bellico in cui ilricongiungere il disperso significavaridare alla storia della citt la suadignit nei luoghi con i suoi sedi-menti.Lallestimento dei BBPR andava, almomento della sua realizzazione, a

    rinforzare il concetto dellunire e nondividere gi avviato da Carlo Scarpaa Verona, da Albini a Genova nelmuseo del Tesoro di San Lorenzo.Questi musei erano stati definiticonclusi, cio completi nella lororappresentazione della storia in edi-fici storici simbolo di ciascuna citt.Conclusi perch ciascuno compren-deva pensiero e opere in una se-quenza espositiva tridimensionalecalibrata dalla sapienza espositivain cui lo spazio unisce e determinarelazioni tra forme e concetti aspa-

    ziali. Questi esempi, in verit pochi,hanno dato vita e forza alla muse-grafia e alla museologia italiana cheha fatto scuola in tutto il mondo I

    nuovi musei hanno iniziato a scrive-re storie tematiche raccogliendo re-perti, ordinandoli, costruendo i per-ch la dove esistevano solo operein molti casi nemmeno catalogate.Negli anni 70 una nuova rivoluzionesociale e culturale ha aperto altre

    strade alla museologia e alla muse-ografia. Il tema della flessibilit dellospazio, avviata dagli stessi grandimaestri, stata sperimentata dallaloro scuola e portata avanti dai mu-seografi che erano stati loro allievi.Se noi analizziamo i due momentitroveremo che luno conseguenzadellaltro e che il pensiero dellunonon contraddetto da quellodellaltro. Faccio parte di coloro checredono che i musei conclusi vada-no protetti e non trasformati, forzaticon una flessibilit che non hanno e

    che non possono avere.E il caso della Piet, il caso delpiano terreno del Castello Sforzescoche sta perdendo la sua identit con

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    la modifica della Sala delle Asse, leaggiunte di nuove opere e il trasfe-rimento di altre. Jacopo Gardella,Amedeo Bellini, io stesso e moltialtri da tempo abbiamo cercato didocumentare il nostro punto di vistaperch temiamo lirreparabile.Una soluzione alternativa ci deveessere e forse c se qualcuno vorr

    ascoltare e riflettere ancora per es-sere al passo con la storia e noncedere alla barbarie.Recentemente il Museo Civico AlaPonzone di Cremona ha dovuto tra-sferire la raccolta dei violini espostida anni nelle sale settecentescheappositamente restaurate ai nuovispazi in altra sede progettati per

    una nuova esposizione inauguratada poco. Il Museo Civico Ala Pon-zone ha perduto in poco tempo cir-ca il 70% degli abituali frequentatori.Vecchia attuale regola: unire, nondividere.

    CINEMAquesta rubrica curata da Anonimi Milanesi

    [email protected]

    Lockedi Steven Knight [GB, 2013, 85']

    con Tom Hardy

    Unora e venticinque minuti di film

    per raccontare in tempo reale unorae venticinque minuti decisivi nellavita di un uomo. Il film si apre conuna larga panoramica notturna sulcantiere di una grande area in co-struzione, per poi racchiudere tuttala storia nellabitacolo di un auto,mentre il capocantiere Ivan Locke,guida verso Londra per fare la cosagiusta che manda in pezzi la suavita familiare e professionale.Nello spazio di un centinaio di mi-glia, attraverso una manciata di tele-fonate e un paio di monologhi-

    invettiva, Locke racconta e disegnail contesto della scelta difficile unuomo solo davanti alle sue respon-sabilit.Nel viaggio si sciolgono le certezzedi una vita di affetti e lavoro. Gli af-fetti in demolizione sono largilla chesi sgretola: da una parte la moglie,compagna di sempre, e i figli,dallaltra una donna quasi scono-sciuta, che lo attende in sala parto aLondra dove sta per dare alla lucesuo figlio, frutto di una nottedamore casuale .Il lavoro la colata di cemento che,solo se ben fatta, garantir fonda-menta solide. Per assicurare chetutto andr come deve, Ivan Lockesi confronta al telefono con due in-terlocutori: il responsabile localedellimpresa di costruzioni, registra-to nel telefono come Bastard, e il

    suo assistente di cantiere, Dolan, a

    cui il protagonista affida con cura escrupolo le operazioni delicatissimedel giorno dopo con un minuziosopassaggio di consegne tutto telefo-nico. tutto drammatico il registro delfilm, con poca consolazione, perchil carico della scelta, che porta achiudere con tutto ci che statoprima, pesante e non prometteuna vita nuova, ma chiuder la pre-sente, fatta di certezze, di figli che tiaspettano a casa per vedere insie-me la partita e di lavoro da profes-

    sionista stimato.Il film si regge sulla bravura di TomHardy, uomo solo in scena, che dspessore alle rivelazioni e ai senti-menti di un uomo comune, anchequando ascolta emozioni e rabbiealtrui. Emozioni mediate dal mezzotelefonico in viva voce, e intervallateunicamente dalle immagini di ciche vede in autostrada: luci, cartel-li, altre auto.Scrittura, Steven Knight nasce co-me sceneggiatore, perfettamentecalibrata per una sfida difficilissima,sorretta in scena da un unico attore,grandissimo, che da subito stabili-sce un contatto forte e diretto con lospettatore.La scrittura, incisiva e capace didare corpo e sostanza a tutti i per-sonaggi che interagiscono con Lo-cke senza neanche mostrarli: dalla

    fragile Bethan, amata per una sola

    notte, alla moglie arrabbiata e feritache sceglie di non dare possibilit dispiegazioni chiudendo le conversa-zioni con un perentorio La differen-za tra mai e una sola volta la diffe-renza tra il bene e il male.Un film girato in solo otto notti, dalbudget contenuto (sotto i 2 milioni disterline), con tre telecamere per o-gni scena che ogni notte ripetevanotutta lazione.Rivestono le parti dallaltro capo delfilo, grandi attori inglesi (Ruth Wil-son, la moglie, Olivia Colman e An-

    drew Scott) che hanno recitato con-temporaneamente al protagonistaparlandogli al telefono da una stan-za dalbergo,e che varrebbe la pe-na di sentire in edizione originalecon le loro voci.La scelta rischiosa e ambiziosa diraccontare la storia in unit di tempo(non nuova si pensi a Mezzogiornodi fuoco, Carnage, Nodo alla gola,La Morte e la Fanciulla), insiemealla straordinaria performance diHardy il punto di forza del film emantiene alta la tensione emotiva,catturando lattenzione dello spetta-tore, fatta di occhi e orecchie.Presentato a Venezia lo scorso set-tembre, fuori concorso.

    Adele H.

    .

    MUSICAquesta rubrica a cura di Paolo Viola

    [email protected]

    La grande festa del Quartetto

    Il 29 giugno del 1864 alle ore 2 nellabasilica di Santa Maria della Pas-

    sione si teneva il 1 esperimento(leggi concerto) di una neonata

    istituzione musicale che proponevail seguente programma: Quartetto

    mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]
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    n. 22 VI - 11 giugno 2014 15

    opera 1 di Mozart, Quartetto opera2 di Mendelssohn, Settimino opera20 di Beethoven e Sonata per pia-noforte opera 31 n. 2 ancora di Bee-thoven. Esecutori i signori Bassi,Andelmann, Santelli, Truffi, Monti-gnani, Negri, Torriani e Mariani.Detto cos, non fosse che per lorainsolita (quelle ore 2 che suppon-

    go siano state le ore 14), sembre-rebbe una notizia di poco conto; in-vece stato linizio di una formidabi-le rivoluzione culturale, tanto rivolu-zionaria che persino Giuseppe Verdi- che le rivoluzioni non le aveva cer-to in disistima - si dice non labbiavista di buon occhio.LItalia aveva avuto un ruolo fonda-mentale nella nascita e nella cresci-ta della musica cosiddetta alta,soprattutto nel sei e nel settecento enon solo a Napoli, a Venezia, a Bo-logna o a Roma, ma anche a Milanodove - come tutti sanno - veniva vo-lentieri Mozart a suonare e a far co-noscere la sua musica; ma conlesplosione della grande opera liri-ca, appunto verso la fine del sette-cento e i primi dellottocento, lItaliaaveva sostanzialmente voltato lespalle alla musica da camera e sin-fonica privilegiando quasi esclusi-vamente il teatro e quel bel cantoche la rese nuovamente celebre nelmondo.La musica da camera, come quellasinfonica, aveva scelto come terredelezione lAustria e la Germania, e

    da l era presto dilagata in tutta Eu-ropa a nord delle Alpi, mentre dallenostre parti allignava assai poco.Per questo in quellestate di cento-cinquantanni fa pensare a una So-ciet di concerti dedita esclusiva-mente alla musica da camera (purprevedendo qualche escursione nel-la sinfonica), e in particolar modoallesecuzione di quartetti, era unasfida rivoluzionaria, voleva dire an-dare controcorrente e mettersi con-tro lintero establishment musicaledella citt - si pensi anche solo alla

    Scala - per portare a Milano musi-che e musicisti stranieri, in gran par-te contemporanei, per lo pi scono-

    sciuti. Tanto per dare unidea, a Mi-lano prima di allora non era statamai eseguita la Nona sinfonia diBeethoven, e Bach - bench i gio-vani e vecchi pianisti si esercitasse-ro sul suo Clavicembalo ben tem-perato - era praticamente discono-sciuto come compositore.Ebbene la Societ del Quartetto

    non solo da allora non ha mai molla-to la presa ma, anno dopo anno eper ben centocinquantanni, ha fattoconoscere ai milanesi lo straordina-rio repertorio della musica da came-ra, e ancora oggi uno dei pilastridella cultura musicale cittadina. Neisuoi programmi sono comparsi i pigrandi ensemble e solisti del mondoe grazie ad essa Milano entrata afar parte del ristretto cerchio dellecapitali mondiali della musica af-francandosi dal monopoliodellopera lirica.Questa lunga premessa mi parsanecessaria per segnalare ai lettori diArcipelagoMilano che per celebrarelanniversario del primo esperimen-to, giusto domenica 29 giugno, alConservatorio di Milano enelladiacente Basilica della Passio-ne vi sar