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Resoconti Parlamentari 8567 Assemblea Regionale Siciliana IX Legislatura 238“ SEDUTA 25 L uglio 1984 238° SEDUTA mercoledì 25 LUGLIO 1984 Presidenza del Vicepresidente VIZZINI indi dèi Vicepresidente GRILLO INDICE Commissioni legislative: (Comunicazione di richiesta di parere) . (Comunicazione di pareri resi) . . . . Disegni di legge: (Annunzio di presentazione) (Comunicazione di inviò alle competenti Com- missioni l e g i s l a t i v e ) ......................................... (Votazione di richiesta di procedura d’ur- genza con relazione orale) . . Interrogazione: (Annunzio) IRFIS; (Comunicazione di invio dell’elenco delle dC'- liberazioni adottate a valere sul fondo di cui alla legge regionale n. 26 del 1978) . Mozioni: (Annunzio) ................................. ' (Determinazione delia data di discussione): "PRESIDENTE RUSSO (PCI) . . . - . (Discussione) : Pag. 8568 8568 8567 8567 8574 Sull’ordine dei lavori: PRESIDENTE COLOMBO (PCI) CUSIMANO (MSI-DN) RUSSO (PCI) 8592 8592 8592 8592 (’*') Intervento corretto dall’oratore. 8568 8570, 8573, 8574 8570, 8574 P residente VIZZINI (PCI) S antacroce * (PHD S ardo , Presidente della Regione Russo (PCI) . . CUSIMANO (MSl-DN) . Errore (d o .................................. PICCIONE PAOLO * (PSD 8574, 8589, 8591 8575 8579 8584, 8689 8586, 8589, 8590 8589 8590 8591 Resoconti, f. 1157 La seduta è aperta alle ore 17,30. TAORMINA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta precedente che. non sorgendo osservazioni, si intende appro- vato. Annunzio di presentazione di disegno di legge. PRESIDENTE. Comunico che in data 24 luglio 1984 è stato presentato il disegno di legge: « Integrazioni alla legge regionale 30 maggio 1984, n. 37, recante ulteriori prov- vedimenti a favore delle cooperative di abi- tazione » (794), dall’onorevol'e Santacroce. Comunicazione di invio di disegni di legge alle competenti Commissioni legislative. PRESIDENTE. Comunico che in data 24 luglio 1984 sono stati inviati i seguenti di- (500)

238° SEDUTAw3.ars.sicilia.it/DocumentiEsterni/ResSteno/09/09_1984_07_25_238_… · e la manutenzione delle strade e delle fo gnature, la mancata realizzazione di opere pubbliche,

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Resoconti Parlamentari — 8567 Assemblea Regionale Siciliana

IX Legislatura 238“ SEDUTA 25 Luglio 1984

238° SEDUTA

mercoledì 25 LUGLIO 1984

Presidenza del Vicepresidente VIZZINI indi

dèi Vicepresidente GRILLO

I N D I C E

Commissioni legislative:

(Comunicazione di richiesta di parere) .(Comunicazione di pareri resi) . . . .

Disegni di legge:

(Annunzio di presentazione)

(Comunicazione di inviò alle competenti Com­missioni l e g i s l a t i v e ) .........................................

(Votazione di richiesta di procedura d’ur­genza con relazione orale) . .

Interrogazione:

(Annunzio) • • • • • •

IRFIS;

(Comunicazione di invio dell’elenco delle dC'- liberazioni adottate a valere sul fondo dicui alla legge regionale n. 26 del 1978) .

Mozioni:

( A n n u n z i o ) .................................• '(Determinazione delia data di discussione):

"PRESIDENTERUSSO (PCI) . . . - .

(Discussione) :

Pag.

85688568

8567

8567

8574

Sull’ordine dei lavori:

PRESIDENTE COLOMBO (PCI) CUSIMANO (MSI-DN) RUSSO (PCI)

8592859285928592

(’*') Intervento corretto dall’ oratore.

8568

8570, 8573, 8574 8570, 8574

Pr e s id e n t eVIZZINI (PCI)Sa n t a c r o c e * (PHDSa r d o , Presidente della Regione R usso (PCI) . . ■ •CUSIMANO (MSl-DN) .Er r o r e (d o ..................................PICCIONE PAOLO * (PSD

8574, 8589, 8591 8575 8579

8584, 8689 8586, 8589, 8590

858985908591

Resoconti, f. 1157

La seduta è aperta alle ore 17,30.

TAORMINA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta precedente che. non sorgendo osservazioni, si intende appro­vato.

Annunzio di presentazione di disegno di legge.

PRESIDENTE. Comunico che in data 24 luglio 1984 è stato presentato il disegno di legge: « Integrazioni alla legge regionale 30 maggio 1984, n. 37, recante ulteriori prov­vedimenti a favore delle cooperative di abi­tazione » (794), dall’onorevol'e Santacroce.

Comunicazione di invio di disegni di legge alle competenti Commissioni legislative.

PRESIDENTE. Comunico che in data 24 luglio 1984 sono stati inviati i seguenti di-

(500)

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Resoconti Parlamentari 8568 — Assemblea Regionale Siciliana

IX Legislatura 238“ SEDUTA 25 Luglio ig§4

segni di legge alle competenti Commissionilegislative:

« Questioni istituzionali, organizzazione am- ministrativa, enti locali territoriali e isti­tuzionali »— « Istituzione della comunità metropoli-

tana palermitana » (788), dì iniziativa parla­mentare, parere quinta Commissione.

« Agricoltura e foreste »— « Provvedimenti urgenti per migliorare

la produzione e la commercializzazione del­l ’uva Italia » (789), di iniziativa parlamen­tare.

« Pubblica istruzione, beni culturali, ecolo­gia, lavoro e cooperazione »— « Provvedimenti straordinari per la sal­

vaguardia dei livelli occupazionali nel ter­ritorio della Regione siciliana » (784), di ini­ziativa parlamentare.

Comunicazione di richiesta di parere perve­nuta dal Governo alla competente Commis­sione legislativa.

PRESIDENTE. Comunico che in data 17 luglio 1984 è pervenuta da parte del Go­verno la seguente richiesta di parere asse­gnata in data 24 luglio 1984 alla competente Commissione legislativa:

« Questioni istituzionali, organizzazione am­ministrativa, enti locali territoriali e isti­tuzionali »— Richiesta parere ex articolo 5 della

legge regionale numero 35 del 1976. Nomina componente del Consiglio di amministrazione dello « Stretto di Messina » S.p.a. (470/1).

Comunicazione di pareri resi dalle competenti Commissioni legislative.

PRESIDENTE. Comunico che in data 23 luglio 1984 sono stati resi i seguenti pareri dalla competente Commissione legislativa:

« Questioni istituzionali, organizzazione am­ministrativa, enti locali territoriali e isti­tuzionali »

— Proroga gestione straordinaria Consorzi di bonifica e di bonifica montana (453);

— Proroga incarichi Consulte consorzi di bonifica e di bonifica montana (454).

Annunzio di interrogazione.

PRESIDENTE. Invito il deputato segre­tario a dare lettura della interrogazione pre­sentata.

TAORMINA, segretario:

« Al Presidente della Regione e all’Asses­sore per la cooperazione, il commercio, l’ar- tigianato e la pesca — ritenuto che la Fiera di Messina, giunta alla sua 45“ edizione, rappresenta una delle piu valide e rappre­sentative manifestazioni del commercio e del- Tartigianato siciliani; considerato che detta iniziativa rappresenta una occasione propul­siva di economia sana e non assistita; valu­tata la partecipazione mai negata dalla Re­gione siciliana a manifestazioni del genere, ed anche di importanza minore per cono­scere i motivi che hanno indotto il Governo ad escludere la Fiera di Messina dal pro­gramma promozionale dell’anno 1984 ed a negare la partecipazione della Regione alla sua realizzazione » (1032).

G uerrera.

PRESIDENTE. L ’interrogazione testé annun­ziata sarà iscritta alTordine del giorno p'sr essere svolta al suo turno.

Armunzio di mozioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato segre­tario a dare lettura delle mozioni presentate.

TAORMINA, segretario:

« L’Assemblea regionale siciliana

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Resoconti Parlamentari 8569 AssemMea Regionale Siciliana

IX Legislatura 238“ SEDUTA 25 Luglio 1984

rilevato che, per la quarta volta in quattro anni, il comune di Palermo è in crisi a causa delle laceranti risse di potere aH’in- terno della Democrazia cristiana, la quale, pur disponendo della maggioranza assoluta in Consiglio, paralizza Tattività amministra­tiva, con conseguenze devastanti per la città ed i suoi abitanti;

considerato che le amministrazioni che si sono succedute a Palazzo delle Aquile hanno reiteratamente violato il regolamento degli enti locali e che, fra le suddette violazioni, figurano la mancata approvazione del bilan­cio per l ’esercizio 1984, la espropriazione dei poteri del Consiglio comunale, la mancata attribuzione degli appalti per rilluminazìone e la manutenzione delle strade e delle fo­gnature, la mancata realizzazione di opere pubbliche, la perdita di ingenti, finanziamenti pubblici, il mancato espletamento dei pub­blici concorsi, eccetera;

rilevato che le inadempienze, l ’inefficienza e le violazioni di legge manifestano inequi­vocabilmente la « irregolarità di funziona­mento » in base a cui va attuato lo sciogli­mento del Consiglio comunale,

impegna il Presidente della Regione

ad avviare le procedure previste dall’arti- colo 54 deU’Ordinamento degli enti locali onde procedere allo scioglimento del Consi­glio comunale di Palermo, alla nomina di un connnissario ed all’urgente svolgimento di elezioni amministrative» (113).,

ViRGA - Tricoli - G r am m a ­tico - Paolone - Davoli - Cu-SIMANO.

« L ’Assemblea regionale siciliana

considerato che, in seguito aU’interpellanza numero 532 del 10 febbraio 1984 concer­nente lo ” scioglimento del Consigliò comu­nale di Catania” , l ’Assessor:^ per gli enti locali ha dato incarico ad alctmi ispettori di accertare le violazioni dì legge e le irrego­larità denunziate dal Movimento sociale ita­liano - Destra nazionale;

rilevato che le gravi e reiterate violazioni

di legge sono state confermate dall’ispezion’e e contestate al Comune dallo stesso Asses­sore per gli enti locali;

considerato che a tutt’oggi, non solo non si è posto rimedio alle illegalità denunziate ed accertate, ma anzi la situazione si è ulte­riormente aggravata con le dimissioni del Sindaco e di alcuni componenti la Giunta e l ’accentuazione della paralisi in tutti i set­tori della vita annninistrativa;

rilevato che tale situazione, frutto della ingovernabilità, della incapacità di governare e della irresponsabilità dei partiti della mag­gioranza e segnatamente della Democrazia cristiana, viene scaricata interamente sulla città di Catania, con gravissime conseguenze di natura economica, sociale e civile per i cittadini;

constatato che le violazioni di legge con­testate al comune di Catania manifestano in maniera incontestabile la ” irregolarità di funzionamento” in base al quale, ai sensi del regolamento degli enti locali, va attuato lo scioglimento del Consiglio comunale,

impegna il Presidente della Regione

a dare l ’avvio alle procedure previste dal citato regolamento degli enti locali, al fine di procedere allo scioglimento del Consiglio comunale dì Catania, alla nomina di un com­missario ed alla indizione di nuove elezioni amministrative », (114).

CusiMANO - Paolone - Davoli - Grammatico - Tricoli - V irga.

PRESIDENTE. Avverto che le mozioni testé aimunziate saranno poste all’ordine del giorno della seduta successiva perché se ne determini la data di discussione.

Comunicazione di invio da parte dell’Irfis del- Felenco dèlie deliberazioni adottate a valere sul fondo di cui alla legge regionale n. 26 del .

PRESIDENTE. Comunico che TIstituto re­

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Resoconti Parlamentari — 8570 Assemblea Regionale Siciliana

IX Legislatura 238* SEDUTA 25 L uglio 1934

gionale per il finanziamento alle industrie in Sicilia (Irfis), in conformità a quanto pre­visto daU’articolo 10 della convenzione sti­pulata tra la Regione siciliana e lo stesso Istituto per la gestione d-ei fondi di cui al- rarticolo 9 della legge regionale 4 agosto 1978, numero 26, ha trasmesso l ’elenco delle deliberazioni adottate a valere su detto fondo nella seduta del Comitato amministrativo nel trimestre aprile-giugno 1984.

Copia di detto elenco sarà trasmessa alla Commissione legislativa « Industria, com­mercio, pesca e artigianato ».

Determinaziane della data di discussione di mozioni.

PRESIDENTE. Si passa al secondo punto delTordine del giorno: Lettura ai sensi e per gli effetti degli articoli 83, lettera d) ,e 153 del Regolamento interno delle mozioni;

—■ numero 111: «Interventi dell’Asses­sore per gli enti locali presso il comune di Palermo », degli onorevoli Parisi Giovanni, Russo, Ammavuta, Bartoli, Colombo, Chessa- ri. Laudani, Vizzini, Aiello, Altamore, Ama­ta, Bosco, Bua, Damigella, Franco, Ganci, Gentile Rosalia, Martorana, Risicato e Tusa;

— numero 112: « Scioglimento del Con­siglio comunale di Catania e nomina di un commissario regionale », degli onorevoli Lau­dani, Russo, Bua, Parisi Giovanni, Damigel­la, Vizzini, Aiello, Altamore, Amata, Am­mavuta, Bartoli, Bosco, Chessari, Colombo, Franco, Ganci, Gentile Rosalia, Martorana, Risicato e Tusa.

Invito il deputato segretario a darne let­tura. ■

TAORMINA, segretario:

« L’Assemblea regionale siciliana

considerato che il funzionamento dell’Am- ministrazione comunale di Palermo ha rag­giunto livelli di degradazione tali da susci­tare giustificate preoccupazioni di un con­dizionamento sempre più pressante e capil­lare di forze affaristico-mafiose e sovversi­

ve, e di una conseguente più accentuata se­parazione tra i cittadini e le loro istituzioni rappresentative;

rilevato che nella recente vicenda delle nomine degli amministratori delle aziende municipalizzate hanno fortemente pesato con­dizionamenti estranei agli interessi del co­mune, intesi a perseguire finalità che, nella migliore delle ipotesi appaiono di natura af­faristica e rispondenti ad una mera logica di spartizione tra gruppi di potere politico­economici;

rilevato che, in questo quadro, proprio al fine di obbedire alle logiche di cui sopra, sono state macroscopicamente violate le nor­me di legge vigenti, le quali richiedono che ” gli amministratori delle Aziende munici­palizzate siano scelti con criteri di prestigio, di competenza ed esperienza politico-ammi­nistrativa, di cui va data pubblica ragione del consiglio dell’ente locale, competente per la nomina ” ;

considerato che la nomina di persone non aventi i requisiti richiesti dalla legge con­trasta con la possibilità di una gestione fi­nalizzata al miglioramento dei servizi e al risanamento dei bilanci, specie in ima si­tuazione di totale inadeguatezza dei servizi stessi a fronte delle esigenze della cittadi­nanza e di ingenti deficit di bilancio, per cui si renderebbe opportuna una accurata inda­gine sui criteri gestionali adottati;

rilevato che il Consiglio comunale, nono­stante siano già trascorsi cinque mesi dal termine massimo previsto dalla legge, non è stato posto in grado di discutere ed appro­vare il bilancio di previsione per l ’esercizio finanziario 1984, e che tale gravissima ina­dempienza non solo rende impossibile la spesa per nuovi investimenti e servizi, com­presi quelli realizzabili con finanziamenti statali e regionali, ma addirittura paralizza la stessa spesa necessaria per Fordiiiaria am­ministrazione;

considerato che l ’impossibilità di spesa, specie per quanto concerne i nuovi investi­menti, si riflette negativamente suU’econo- mia generale della, città e, in particolare, sulla occupazione;

ritenuto incomprensibile il fatto che, men­tre per piccoli comuni la inadempienza del­la approvazione del bilancio è stata più ce­

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Besoconti Parlamentari 8571 Assemblea Regionale Siciliana

IX Legislatura 238“ SEDUTA 25 Luglio 1984

lermente rilevata e presso gli stessi sono stati nominati appositi commissari che han­no provveduto all’approvazione dei docu­menti finanziari, per Palermo, invece, l ’As­sessore regionale per gli enti locali non ha ancora provveduto;

rilevato che la continua illegalità nel set­tore degli appalti per la manutenzione de­gli impianti di illuminazione, nonché della rete viaria e fognante ha condotto ad una drammatica situazione di carenza dei ser­vizi e di disoccupazione dei lavoratori;

considerato che tale situazione di illega­lità è da ricondurre alla voluta inerzia, det­tata da intuibili interessi (basta pensare che i lavori eseguiti, dalla Lesca nel 1979 sono stati collaudati nel 1983), che si è opposta alla tempestiva e doverosa indizione delle gare per il rinnovo degli appalti suddetti;

rilevato che tale disegno è da ascriversi al tentativo di aggiudicare tali appalti at­traverso procedure non consentite dalla leg­ge e che non offrono adeguate garanzie di trasparenza e di convenienza, specie ove si tenga conto della enorme sproporzione esi­stente tra il costo di tali servizi a Palermo e quello di altre grandi città italiane, ubi­cate non solo in regioni settentrionali;

rilevato, infatti, che attorno alla questio­ne degli appalti suddetti sembrano muo­versi interessi di dubbia natura, come evi­denzia il non dissimulato scontro che è in atto nella maggioranza consiliare, della qua­le stanno interessandosi la magistratura^ e l’alto commissario antimafia ed è stata in­vestita la stessa Commissione parlamentare antimafia, e che ha condotto aU’ennesima crisi della Giunta municipale;

ritenuto, pertanto, che la necessità di in­tervenire con urgenza per ripristinare ser­vizi talmente essenziali per la comunità e per scongiurare il definitivo allontanamento delle maestranze dal posto di lavoro, non consente di attendere la soluzione della at­tuale crisi e che, di conseguenza, si rende iraprocrastinabile Tassunzioiie ' dei poteri so­stitutivi da parte del Governo della Regione;

considerato che la permanente conflittua­lità dei gruppi di potere della maggioranza ha determinato necessariamente sistematiche inadempienze del Consiglio, con conseguenti

nomine di commissari ad acta, specie nei numerosi casi nei quali il Consiglio avreb­be dovuto procedere a nomine o designa­zioni di propri rappresentanti negli organi di amministrazione di altri enti o in com­missioni o collegi;

considerato che l ’endemico stato di para­lisi al quale è stato costretto il Consiglio comunale ha condotto ad una permanente situazione di illegalità, caratterizzata dal fat­to che centinaia di deliberazioni di compe­tenza del Consiglio stesso sono state assun­te dalla Giunta senza che esse siano state fin qui ratificate nei termini di legge;

rilevato che il comune di Palermo anno­vera il più alto indice di annullamento di deliberazioni adottate dalla Giunta, per vi­zi di legittimità scaturenti dalla oggettiva intenzione di protrarre condizioni di palese illegalità nell’azione amministrativa;

rilevato, ancora, che gli enormi ritardi nella realizzazione di opere pubbliche e di organici interventi hanno comportato e com­portano, oltre all’evidente danno sociale, 1’ assottigliarsi delle risorse finanziarie dovuto aH’inflazione o, in alcuni casi, alla perdita dei finanziamenti statali o regionali, nel qua­dro di una gestione della spesa pubblica rei­teratamente censurata nelle relazioni annuali della Corte dei conti;

considerato che tali colpevoli ritardi han­no riguardato e riguardano importanti set­tori di notevole rilievo civile e sociale come quelli deH’edilizia scolastica, dell’edilizia abi­tativa, del recupero del centro storico, di opere igienico-sanitarie, di impianti sportivi, di impianti per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani;

rilevato, inoltre, che importanti disposi­zioni legislative della Regione, come quella per l ’assistenza agli anziani e quella per il- recupero e l ’assistenza ai soggetti portatori di handicaps, sono state totalmente inappli­cate o solo parzialmente attuate;

rilevato che la situazione di gravissima inadeguatezza dell’apparato tecnico-burocra­tico, che mal si concilia con Tesigenza della rapidità p della trasparenza dell’azione am­ministrativa, apre rilevanti spazi ad una pra­tica clientelare, contribuendo a distoreere, anche moralmente, il rapporto tra le istitu­

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Resoconti Parlamentari 8572 Assemblea Regionale Siciliana I

IX L egislatura 238" SEDUTA 25 L uglio 1984

zioni e i cittadini e non consente una ero­gazione di efficienti servizi, anche elemen­tari;

ritenuto che la permanente inadempien­za deir Amministrazione comunale in ordine alla politica del personale non ha consen­tito, attraverso il tempestivo espletamento dei pubblici concorsi:

1) il reclutamento del personale neces­sario per colmare i paurosi vuoti dell’or­ganico;

2) la qualificazione della macchina bu­rocratica a fronte della delicatezza e della complessità dei compiti del comune di una grande città come Palermo;

3) una adeguata risposta al gravissimo problema della occupazione, con particolare riguardo a quella giovanile;

considerato che, in tale contesto, è da stig­matizzare la mancata assunzione, che era possibile sin dal dicembre 1982, di ben quat­trocento invalidi civili per posti della car­riera ausiliare, che non si è concretata sol­tanto perché, avendo la Commissione pro­vinciale di controllo di Palermo, in ossequio alla legge regionale mrmero 125 del 1980, annullato la previsione delPespletamento del­la prova pratica e dovendosi provvedere sol­tanto mediante la valutazione di titoli obiet­tivi, è venuta a cadere in tal modo la pos­sibilità, se non il disegno, di realizzare una ennesima operazione clientelare e discrimi­natoria;

considerato che la precaria funzionalità della macchina burocratica è resa più grave dalla sistematica, ritardata applicazione dei contratti di lavoro;

ritenuto, pertanto, che a fronte di una ta­le situazione di illegalità, di inadempienze, di immobilismo e di inefficienza si rende in­dilazionabile una approfondita attività di in­dagine da parte degli organi regionali, an­che al fine di valutare se non ricorrano le condizioni previste dalla legge per avviare le procedure per lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale;

visti gli atti trasmessi dal sindaco di Pa­lermo al Presidente delFAssemblea regio­nale siciliana relativi alle dichiarazioni re­se, in occasione delle proprie dimissioni, dal­l ’Assessore alla manutenzione;

Tutto ciò premesso,

impegna l ’Assessore regionale per gli enti locali

1) a nominare presso il comune di Pa­lermo, ai sensi dell’articolo 91 dell’Ordina- mento regionale degli enti locali, un com­missario ad acta al fine di provvedere alla approvazione del bilancio di previsione di quell’ente per l ’anno finanziario 1984, non­ché degli atti preliminari e connessi, quali richiesti dalla legge numero 730 del 1983, laddove gli stessi non siano stati già adottati dal Consiglio comunale;

2) a nominare altri conmiissari ad acta con il compito di provvedere all’affidamento degli appalti per la manutenzione degli im­pianti di illuminazione, nonché della rete viaria e fognante di Palermo;

3) a disporre, ai sensi dell’articolo 90 dell’ordinamento sopra citato:

a) una indagine ispettiva sulle aziende municipalizzate del comune di Palermo, al fine di accertare la regolarità dei criteri ge­stionali adottati presso quelle aziende e a riferire, in ordine alle risultanze della ispe­zione, entro un mese all’Assemblea regio­nale siciliana;

b) una indagine ispettiva presso il co­mune di Palermo per accertare, oltre alle cause generali delPelevato costo dei servi­zio, come siano stati regolati e gestiti i rap­porti tra il comune e l ’impresa Icem S.p.a.,. in carenza di titolo contrattuale, se da tale anomalo rapporto siano derivate responsa­bilità di varia natura giuridica, e a riferire entro un mese all’Assemblea regionale;

c) una indagine ispettiva presso il co­mune di Palermo per accertare, oltre alle cause generali dell’elevato costo del servi­zio di manutenzione, la natura e le moda­lità dei rapporti intercorsi con Timpresa Lesca, particolarmente in ordine al compu­to della revisione prezzi e alle ragioni per le quali normalmente la collaudazìone dei lavori è intervenuta in termini di tempo scandalosamente lontani dalla data del loro completamento, tale da non consentire al­cuna possibilità di verifica della quantità e qualità dei lavori effettuati,

impegna altresì l ’Assessore regionale per gli enti locali

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Resoconti Parlamentari 8573 Assemblea B.egionale Siciliana

IX L egislatura 238“ SEDUTA 25 L uglio 1984

a disporre un’organica e generale indagi­ne ispettiva, ai sensi dell’articolo 90 del­l’Ordinamento regionale degli enti locali, al fine di accertare se alla luce delle illegalità ed inadempienze esposte in premessa e di ogni altra ulteriore riscontrata, non ricor­rano i termini previsti dall’articolo 54, let­tera a) del suddetto Ordinamento per avvia­re le procedure di scioglimento del Consi­glio comunale di Palermo, riferendo, comun­que, sulle risultanze dell’attività ispettiva entro il termine improrogabile di un mese all’Assemblea regionale siciliana» (111).

Parisi G iovanni - Russo - A m MAVUTA - Bartoli - Co­lombo - Chessari - Laudani- VizziNi - A iello - A ltamore- A mata - Bosco - Bua - Da­migella - Franco - Ganci - Gentile Rosalia - Martorana Risicato - T usa .

« L ’Assemblea regionale siciliana

premesso che in data 19 maggio 1984, 1̂ Assessore regionale per gli enti locali, ai sensi dell’articolo 4 deirOrdinamento degli enti locali, ha contestato al comune di Ca­tania le gravi e reiterate violazioni di leg­ge, accertate in occasione dell’ispezione ̂di­sposta dallo stesso Assessore ed in partico­lare la violazione degli articoli 47, 51, 51 bis, 52, 63, 64, 75, 95, 96, 103, 109, 116, 120, 214;

premesso che tra le suddette gravi e rei­terate violazioni rientrano la mancata, ap­provazione del bilancio di previsione, la espropriazione del Consiglio comunale ̂dei poteri attribuitigli per legge attraverso l ’uso costante e sproporzionato da parte della Giunta dèiradozione di delibere con i poteri spettanti all’organo consiliare, il mancato espletamento dei concorsi per le assunzioni di nuovi dipendenti, eccetera;

premesso che la grave situazione di ille­galità riscontrata in sede dì ispezione da quella data ad oggi non solo è proseguita ma si aggrava ogni giorno com’è attestato dal fatto che il Consiglio comunale di fronte alle contestazioni mosse, ha, prima fatto tra­scorrere il termine assegnato per le contro­

deduzioni e poi non è stato in grado di op­porre alcunché di sostanziale, né di lasciare prevedere un ripristino del normale funzio­namento dell’organo, tanto che la Giunta ad oggi non ha ancora esitato la proposta di bilancio di previsione per il 1984;

considerato che l ’acuirsi dello scontro in­terno alla maggioranza ed alla Democrazia cristiana ha indotto il sindaco e tre asses­sori a rassegnare le dimissioni, determinan­do la quinta crisi dall’inizio della legislatura;

ritenuto che le gravi e reiterate violazio­ni di legge contestate al comune di Cata­nia, ai sensi dell’articolo 54 dell’Ordinamen­to degli enti locali, provano ampiamente ”la irregolarità di funzionamento ” in ragione della quale, ai sensi del nostro ordinamen­to va disposto lo scioglimento del Consiglio comunale;

ritenuto altresì, che il perdurare di tale stato di illegalità, paralisi e crisi della isti­tuzione comunale, penalizza gravemente 1’ interesse della città e delle sue forze sane e produttive, e pone a repentaglio il fun­zionamento delle fondamentali regole demo­cratiche,

impegna il Presidente della Regione

a dare immediato impulso agli atti ed alle procedure previste dagli articoli 53, 54, 55 dell’Ordinamento degli enti locali al fine di pervenire nei tempi più brevi allo sciogli­mento del Consiglio comunale di Catania ed alla nomina del commissario regiona­le » (112).

Laudani - Russo - Bua - Pa­risi Giovanni - Damigella - VizziNi - A iello - A ltamore- A mata - A m m avuta - Bar- toli - Bosco - Chessari - Co­lombo - Franco - Ganci - Gentile Rosalia - Martorana- Risicato - Tusa .

PRESIDENTE. Faccio presente che la conferenza dei capigruppo riunitasi oggi ha stabilito che le mozioni numeri n i f 112 vengano ^discusse nella seduta antimeridiana del 2 agósto.

RUSSO. Chiedo di parlare.

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Resoconti Parlamentari 8574 — Assemblea Regionale Siciliana

IX L egislatura 238’ SEDUTA 25 Luglio 1984

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RUSSO. Signor Presidente, noi avevamo insistito sulla data di venerdì prossimo per­ché nella mattinata era circolata la voce che si potesse chiudere la sessione entro questa settimana; avendo la conferenza dei capi­gruppo riconfermato la data del 3 agosto come data di chiusura, noi non abbiamo nul­la in contrario acché le mozioni su Palermo e Catania vengano discusse nella seduta an­timeridiana del 2 agosto. Voglio ancora ri­cordare, che sull’argomento avremo modo di ritornare nel corso di questa stessa seduta quando discuteremo il disegno di legge re­lativo al turno autuimale di elezioni ammi­nistrative. Dobbiamo, però, ricordare che la discussione della mozione non avrebbe ef­fetti pratici se non si varasse precedente- mente detto disegno di legge e se le date previste per questo turno di elezioni non fos­sero tali da consentire che, almeno per il comune di Catania, si possa votare, nel ca­so di scioglimento, nel turno autunnale.

PRESIDENTE. Resta stabilita la data del 2 agosto per la discussione delle mozioni numeri 111 e 112 e delie altre mozioni te­sté annunziate che trattano analogo argo­mento.

Propongo, a causa della difficoltà a pro­seguire i lavori in assenza del Governo, di sospendere la seduta. Non sorgendo osser­vazioni, resta cosi stabilito.

La seduta è sospesa.

Presidenza del Vicepresidente GRILLO

(La seduta, sospesa alle ore 17,40 è ripresa alle ore 18,20)

Votazione di richiesta di procedura d’urgenza con relazione orale per l’esame di un dise­gno di legge.

PRESIDENTE. Si passa al terzo punto delTordine del giorno: Richiesta di proce­dura d’urgenza con relazione orale per il di­segno di legge numero 791: « Applicazio­

ne in Sicilia delle misure fiscali per lo svi­luppo dell’edilizia abitativa, già previsto dal­la legge statale 22 febbraio 1982, numero 1968 e successiva proroga » (791).

La pongo in votazione.Chi è favorevole resti seduto; chi è con­

trario si alzi.(E’ approvata)

Discussione della mozione numero 110: « Re­voca della nomina del Commissario straordi­nario dell’Ircac e ricostituzione degli organi di amministrazione ordinaria del suddetto Istituto » . I

PRESIDENTE. Si passa al quarto punto deU’ordine del giorno: Discussione della mo­zione numero 110: « Revoca dèlia nomina del commissario straordinario deU’Ircac e ricostituzione degli organi di amministra­zione ordinaria del suddetto Istituto », degli onorevoli Russo, Vizzini, Parisi Giovanni, Martorana, Bartoli, Laudani e Chessari.

Invito il deputato segretario a darne let­tura.

TAORMINA, segretario:

« L’Assemblea regionale siciliana

considerato che nella Gazzetta ufficiale della Regione siciliana numero 27 è stato pubblicato il decreto del Presidente della Regione numero 45 del 18 giugno 1984 con il quale il dottor Silvestre Liotta è stato no­minato commissario straordinario delTIstitu- to regionale per il credito alla cooperazione (Ircac);

rilevato che non risulta che ai fini della nomina suddetta siano state osservate le di­sposizioni di cui alla legge regionale nume­ro 35 del 1976 recante ” Norme per la no­mina di amministratori e rappresentanti del­la Regione negli organi di amministrazione attiva e di controllo di enti di diritto pub­blico, in organi di controllo e giurisdizio­nali ” , il cui articolo 1 dispone che sulle no­mine suddette deve essere acquisito il pre­ventivo parére della Commissione legislati­va permanente deH’Assemblea regionale si­ciliana per le questioni istituzionali, con

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Resoconti Parlamentari — 8575 Assemblea Regionale Siciliana

IX Legislatuha 238“ SEDUTA 25 Luglio 1984

esclusione di quelle vincolate per legge e di quelle effettuate nell’esercizio del potere sostitutivo;

rilevato, inoltre, che non risulta che sia­no state osservate le determinazioni adot­tate dalla Giunta regionale con la delibe­razione numero 140 del 19 ottobre 1976, con la quale s i. precisava, tra l ’altro:

1) che i provvedimenti riferiti all’eser­cizio dei poteri sostitutivi vanno identificati nelle nomine di commissari ad acta e nelle nomine di commissari, scelti tra i funzio­nari regionali, che conseguono a provvedi­menti di scioglimento degli ordinari organi di amministrazione degli enti;

2) che debbono essere sottoposti, in ogni caso, al parere della Commissione legisla­tiva dell’Assemblea regionale siciliana le no­mine, le designazioni o le proposte di no­mina di cui all’articolo 1 della legge nume­ro 35 concernenti persone estranee all’Am- ministrazione regionale;

considerato che per il - commissario nomi­nato non ricorrono le possibilità di deroga alle procedure previste daU’articolo 1 della citata legge numero 35 del 1976, né dalle determinazioni della Giunta regionale, es­sendo lo stesso chiamato all’incarico suddet­to — come si evince dal dispositivo del de­creto di nomina — quale esperto giuridico- amministrativo, senza che, peraltro, siano forniti per tale asserita qualificazione og­gettivi elementi dimostrativi e di verifica;

considerato che una siffatta macroscopica violazione delle norme di legge e delle de­terminazioni della Giunta regionale appare particolarmente grave per chi sembra dare mostra di una attenzione quanto meno for­male alle disposizioni di legge;

considerato, inoltre, che la illegittima pro­cedura che si è voluta inopinatamente adot­tare non può neppure essere giustificata dal­la urgenza di far fronte, eccezionalmente ed Urgentemente, al venir meno degli organi fli amministrazione ordinari e, naturali del- l’Ircac, dal momento che le dimissioni del­le componenti di estrazione sindacale era- Uo state preannunciate almeno un mese pri­ma, senza che nel periodo intercorso tra ta­le annuncio e le concrete dimissioni il Pre­cidente della Regione abbia avvertito la do­

verosa necessità di considerare, anche rac­cordandosi con le organizzazioni sindacali, il significato e le finalità della annunciata decisione e di fornire, non solo alle stesse organizzazioni, formali assicurazioni sulla immediata ricostituzione dei nuovi organi or­dinari di amministrazione dell’Ircac;

tutto ciò premesso, considerato e rilevato,

impegna il Presidente della Regione

a revocare immediatamente il decreto menzionato in premessa con il quale il dot­tor Silvestre biotta è stato nominato com­missario straordinario dell’Istituto regionale per il credito alla cooperazione (Ircac);

impegna il Governo della Regione

a provvedere alla ricostituzione, entro il 31 luglio 1984, degli organi di amministra­zione ordinaria del suddetto Istituto» (110).

Russo - VizziNi - Parisi Gio­vanni - Martorana - Bartoli - Laudani - Chessari.

VIZZINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

. VIZZINI. Signor Presidente, onorevoli colleglli, l ’Assemblea ha esaminato nei gior­ni scorsi le questioni che . noi abbiamo ri­proposto con la mozione che viene oggi di­scussa. Questo mi consentirà di accennare schematicamente alla vicenda senza rico­struire tutti i passaggi, senza rifare tutti i ragionamenti, senza parlare a lungo, e que­sto spero che non vi dispiaccia. Abbiamo presentato la mozione perché, e lo abbiamo detto, siamo fortemente insoddisfatti delle risposte fornite dal Governo alle nostre os­servazioni, alle critiche che abbiamo illu­strato in sede di svolgimento deH’interpellan- za, e per questo chiediamo che l ’Assemblea torni a valutarle e che questa discussione si concluda con un voto. Dico, non c’è, ono­revole Presidente, non C’è da parte nostra nessun particolare accanimento. Non voglia­mo dare al fatto un rilievo eccessivo, un rilievo particolare, più di quello che intrin­secamente ha nella vita difficile della Re­gione.

Resoconti, f. X158 (500)

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Resoconti Parlamentari — 8576 Assemblea Regionale Sicilmna

IX Legislatura 238“ SEDUTA 25 L uglio 1934

Noi siamo interessati a dilatare oltre il giusto la discussione, ma chiediamo al Go­verno, onorevole Presidente, di cogliere in modo pacato, in modo sereno, senza rite­nersi inseguito dall’opposizione, l ’opportuni­tà offerta dall’Assemblea di ritornare su que­ste questioni, per correggere un comporta­mento che è contrario alla legge e che in­terviene negativamente nella vita politica della Regione. Questo è l ’appello che noi rivolgiamo al Governo: che possa trovare, a conclusione di questo dibattito, l ’occasione per introdurre qualche novità nel proprio comportamento; ed io sono convinto che •—■ se l ’esecutivo riterrà di farlo — acquisterà in prestigio, mentre invece si logorerà ul­teriormente se vorrà insistere in un com­portamento che è fortemente criticato, e non solo da noi. Non so se questo sarà possibi­le, non so se c’è una predisposizione da par­te del Presidente della Regione, perché le osservazioni che noi abbiamo avanzato e do­cumentato e che non sono confutate dalla risposta che il Presidente della Regione ha dato alla nostra interpellanza sono tali da indurre a riflettere e a modificare un com­portamento sbagliato. Una prima osserva­zione, lo voglio ricordare, onorevole Presi­dente, è che il Governo ignora deliberata- mente le leggi della Regione. Io credo che questa osservazione deve impegnarla, onore­vole Sardo, in una risposta, una risposta po­litica chiara, perché noi non la facciamo a cuor leggero. C’è la preoccupazione che si possa deteriorare sempre di più questa ses­sione politica siciliana con guasti irreversi­bili.

Io credo che im governo debba sentirsi impegnato, debba sentire come proprio do­vere quello di rispettare, di applicare rigo­rosamente le leggi della Regione e le leggi dello Stato. Io vorrei su questo punto fare una mia riflessione: non c’è dubbio, ono­revole Presidente, che il Governo ha vio­lato le norme della legge 35, stante la moti­vazione del decreto, stante il fatto che il dottore Liotta è chiamato a fare il commis­sario deirircac in qualità di esperto e per i compiti che gli vengono affidati questa no­mina andava sottoposta alle procedure che la legge indica. Vorrei fare rilevare che responsabile del protrarsi di questa discus­sione e quindi di questo comportamento è ir Governo; non escludo infatti che se fosse

giunta in commissione la proposta di nomina del dottor Liotta noi avremmo potuto vo­tarlo. Cioè, noi facciamo, come a qualcuno è sembrato, una discussione sulla persona del commissario dell’Ircac, noi parliamo di fatti politici, e solo eli questo. Indubbiamente, avremmo valutato con attenzione la proposta del Governo (lei ricorderà che anche per la Cassa di Risparmio e per il Banco di Sicilia questa discussione, in Commissione è stata molto seria, nonostante i tentativi di tur­barla e di portarla su un terreno non giusto.10 credo che ci ha guadagnato la Regione,11 Governo, rimmagine della Regione).

Ma perché il Governo viola la legge? Non perché è credibile che qualcuno dei consi­glieri giuridici del Governo abbia potuto se­riamente ritenere che questa nomina si po­tesse fare seguendo procedure diverse. Io a questo non credo. Non lo credo perché non ho l ’abitudine di considerare gli altri, in par­ticolare i miei avversari, sciocchi o imprepa­rati ai loro compiti. Non lo sono. Vorrei sof­fermarmi, brevemente, sul dato politico. Il Governo, anzi la Democrazia cristiana, ha realizzato, con la nomina del commissario all’Ircac, un’altra operazione di occupazio­ne, si fa per dire « temporanea » — come è temporanea tanta parte delle decisioni po­litico-amministrative della Regione (10-15 anni, 20 anni), non per l ’eternità, in que­sto senso temporanea — ! Il Governo, il Pre­sidente della Regione ha messo il cappello su una attività molto importante. Le ragio­ni per le quali ha scelto un certo candi­dato sono quelle spiegate nel decreto: rico­nosce a questo candidato delle qualità, ma sono anche, soprattutto, quelle, dell’affinità politica. L ’esperto non è stato scelto fra i tanti competenti che vi sono in Sicilia, à stato scelto fra i collaboratori del Presiden­te della Regione, ripeto, per ragioni di affi' nità politica e di fiducia politica. Questa opC' razione onorevole Presidente, è una ope­razione interessante, perché è una delle ma­nifestazioni del disagio esistente attualmente nella maggioranza; è un’operazione effettuata dalla Democrazia cristiana, almeno nella pe '̂ sono del Presidente della Regione, contro il Partito repubblicano, realizzata con la co­pertura di parte del Partito socialista e di parte del Partito socialdemocratico, ma ® un’operazione non indolore!

Onorevole Presidente, lei non poteva pat­tare questa proposta in Giunta perché su

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IX Legislatura 238“ SEDUTA 25 Luglio 1984

questa proposta lei non avrebbe avuto l ’as­senso del Governo. Tutti ricordano che l ’ono­revole Lo Turco le ha indirizzato una lette­ra pubblica, una delle tante lettere che l ’as­sessore Lo Turco ha inviato ultimamente, e che, nel frattempo, altri rappresentanti del Partito socialdemocratico italiano regio­nali e nazionali hanno espresso parere contrario a questa operazione che fa venir fuori anche un elemento di conflittualità fra i partiti della maggioranza, che si manife­sta sul terreno dello spazio di potere che i vari partiti, le varie forze debbono occupa­re. Questa è la ragione per cui, secondo me, lei non ha ritenuto di potere decidere pub­blicamente questa misura, di poterla discu­tere nella Giunta con gli assessori, di po­terla presentare, come era giusto, alla ap­provazione della Commissione, perché se co­si avesse fatto, sarebbero emersi pubblica­mente quei contrasti, quel disaccordo che pure è affiorato; quindi per un elemento an­che di debolezza politica che lei ha voluto superare con una fuga in avanti ma intan­to facendo qualche cosa che è utile al suo partito e utile anche alla forza che nel suo partito lei stesso rappresenta. Questa è la spiegazione, onorevole Presidente, non c ’en­tra niente l ’interpretazione della legge 35, che è stata data dalla Giunta di governo, non è stata mai smentita e a nulla servono i vari pareri che si possono formulare per l’occasione, perché sono sforzi che, invece di chiarire, confondono la situazione e con­tribuiscono a dare alla nostra discussione toni sbagliati.

Vorrei, a conforto di questa mia inter­pretazione, ricordare ai colleghi che que­sta iniziativa del Presidente della Regio­ne è stata criticata non soltanto dal Par­tito socialdemocratico (che, secondo gli ac­cordi esistenti, avrebbe dovuto esprimere il presidente dell’Ircac che era già nel ’79 socialdemocratico e cosi via; naturalmente si tratta di accordi tutti, contrari ai principi di buon governo e agli interessi della Sici­lia) ma questa nomina è stata criticata aper­tamente e durainente, con à\pgomenti molto forti, dall’Assessore per. la cooperazione, che, Onorevole Presidente della Regione, ha con­testato il suo operato.

Onorevole Presidente, se è necessaria la votazione segreta per attirare l ’attenzione

noi la possiamo chiedere, visto che l’Assem­blea vive solo di questo...

SARDO, Presidente della Regione. Ono­revole Vizzini, le assicuro che io sono at­tentissimo, ho preso anche puntuali appunti su tutto quanto lei ha detto.

VIZZINI. Signor Presidente, me ne ren­do conto, l ’ho visto, anche io preferirei fare altro ma purtroppo devo fare, questo, alla fine mi appellerò anche alla clemenza della Corte come si fa sempre. {Commenti). L’As­sessore per la cooperazione, che è l ’Asses- sore che ha la competenza di merito su que­ste questioni ha partecipato alla assemblea dei presidenti di cooperative tenutasi alla Camera di commercio delle tre organizza­zioni cooperative, presenti centinaia di coo­peratori e numerosi deputati di questa As­semblea, democristiani, socialisti e di altri partiti, criticando con parole di fuoco questo atto del Governo e dicendo che era stato subito dal Partito repubblicano. Relatore a questo convegno era un repubblicano, il vi­ce presidente dell’Ircac dottore Michele Gia- calone; le centrali cooperative hanno par­lato, prodotto documenti e denunciato aper­tamente e con argomenti molto precisi e va­lidi questa soluzione respingendola, quindi io credo che tutto questo porti a confer­mare l ’interpretazione da noi data.

Resta da fare una valutazione amara; è destino del Partito repubblicano che la critica che i repubblicani muovono al Governo si av­verta alla periferia della vita politica della Regione, si senta in certe riunioni pubbliche ma non si senta in quest’Aula; sarebbe un at­to di chiarezza che l ’Assessore Mezzapelle af­fermasse qui quello che ha detto alla Ca­mera di commercio di Palermo, che il Par­tito repubblicano dichiarasse qui le cose che ha detto tramite il massimo dirigente del movimento delle cooperative. Questo per un fatto di chiarezza, altrimenti c’è il sospetto che si faccia il gioco delle parti, che fra i cooperatori si dica che si vuole una corret­ta amministrazione, si vuole il consiglio di amministrazione, eccetera e che poi inve­ce, operando nel Governo e nelle ■sedi isti­tuzionali in cui queste critiche possono ave­re un risultato, si tace, si preferisce te­nere la candela, come si dice, per copri­re l ’operato dì altri. Questo è un elemen­

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to equivoco della discussione o almeno un impaccio, una difficoltà. Perché non par­lano i repubblicani, perché non parlano i democristiani di questo convegno? C’era Ni- cita, c’erano colleghi democristiani di Ca­tania, c ’erano numerosi deputati della De­mocrazia cristiana, c ’erano diversi consiglie­ri. Li erano d’accordo!

SARDO, Presidente della Regione. Ho ri­schiato di esserci anch’io. E’ stata una que­stione di orari.

VIZZINI. Anche lei? Sarebbe stata una riunione molto interessante. Qui avete dif­ficoltà a parlare. Dovete liberarvi di questo impaccio se volete essere credibili, altrimenti la gente ascoltandovi avrà sempre la riser­va che non stiate dicendo quello che real­mente pensate.

Io penso che dobbiamo considerare il fatto sostanziale che è stato richiamato da noi, dall’onorevole Russo che ha illustrato l ’inter­pellanza. L’Ircac, che è un istituto al quale la Regione ha affidato compiti molto importanti, è senza presidente dalla primavera del ’79, quando il presidente di allora, il dottor Ma- daudo, diventò deputato. E’ stato retto nel corso di questi anni, forse con qualche forza­tura dello statuto, dal vicepresidente che era di nomina del movimento cooperativo. Ha funzionato in una condizione precaria, di dif­ficoltà, di disagio. Ha garantito un servizio al movimento cooperativo che, onorevole Presidente, ha il merito di avere sollecitato la nomina del consiglio di amministrazione non soltanto facendo un documento, un te­legramma e facendosi ricevere, magari, ogni tanto e presentando questa richiesta tra le tante, ma ha unitariamente compiuto un at­to particolare, quello delle dimissioni prean­nunciate. Lei e il suo Governo avete perduto questa opportunità di collegarvi a questa spinta che è una spinta positiva di un mo­vimento, che non ha ritenuto di dovere ap­profittare della situazione nella quale si tro­vava, cioè di gestire un ente per la incapa­cità del Governo di procedere alle nomine. E il Governo avrebbe dovuto rispondere al­la sollecitazione del movimento cooperativo positivamente, concordando i tempi della no­mina del consiglio di amministrazione. Po­tevano anche non essere i tempi indicati dal movimento cooperativo, mi pare evidente;

il problema non consisteva nel fatto che il consiglio di amministrazione si dovesse eleg­gere entro il 30 giugno o entro il 10 lu­glio; il punto importante è che un governo attento avrebbe dovuto approfittare di que­sta opportunità che gli si presentava e col­legarsi positivamente alla spinta provenien­te dal movimento cooperativo, per norma­lizzare in modo democratico, con la nomina deU’organismo, il consiglio di amministra­zione.

Onorevole Presidente, che cosa è che rende cosi rilevante, sul piano politico, que­sta discussione sulle nomine? Non il valore in sé; in altre situazioni queste discussioni non avrebbero una rilevanza politica come quella che hanno in Sicilia. Diventano in­vece, fatti importanti politicamente e diffi­cili per il Governo perché siamo in presen­za della incapacità del suo, come dei go­verni precedenti, compreso il Governo Mat- tarella, di procedere alle nomine; cioè di compiere adempimenti di normale ammini­strazione. Perché le nomine sono per voi oc­casione per ridiscutere gli equilibri interni, gli spazi di potere che ciascuna corrente, che il quadro politico di ciascun partito del­la maggioranza deve occupare, e questo vi paralizza.

Se la Sicilia non si libera da questa si­tuazione, che è caratterizzata e fortemente condizionata dalla crisi della Democrazia cri­stiana e del pentapartito, la Sicilia non vi­ve. Se non si restituisce la normalità .a questa situazione, aprendo alle competenze, aprendo a gente perbene, senza tessera e a gente che deve essere espressa dalla società siciliana, se non . si fa questo non c ’è sal­vezza,- signor Presidente. Si andrà sempre co­me ad una gara ad ostacoli; si salterà, si supererà l’ostacolo di una mozione, di una interpellanza, ma ce ne sarà dietro rango- io un’altra o altre dieci. E’ inevitabile. Io mi rendo conto che dico delle cose su cui lei è d’accordo, che lei ’ comprende (non preten­do che lei lo dica o lo affermi, non sono cosi ingenuo). Capisco che guidare una com­pagine come il pentapartito è più un fatto di coabitazione che un fatto politico; per­ché si sta assieme in politica se si ha una linea politica comune 0 si può coabitare, ed ognuno ha un piccolo spazio di questa re­sidenza che attualmente condividete tutti in­sieme. Certamente questo non lo ammette-

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rete, non chiedo tanto, però questo segnerà fortemente il dibattito politico di questigiorni.

Onorevole Presidente, io non voglio quin­di insistere. Lei era partito da una sottoli­neatura che noi abbiamo apprezzato; il do­vere di governare. Ricordo i primi tentativi che lei fece e anche i primi condizionamenti che subi, comunicati dai segretari del pen­tapartito, che le dissero di non procedere alle nomine. Lei tentò di fare qualche cosa in modo pasticciato ed in modo confuso. Ebbene, questa è una questione che può qua­lificare un governo oppure affossarlo defi­nitivamente, ma non solo qui in Assemblea, anche nella società siciliana, riconfermando una impossibilità, una incapacità di gover­nare che, mi pare, sia la caratteristica fon­damentale della politica del pentapartito.

Quindi, in conclusione, io ho sentito cir­colare la voce che qualcuno vi avrebbe con­sigliato di proporre la questione pregiudi­ziale, la questione di improponibilità della mozione. Mi creda, ha fatto bene a non ac­cogliere questo suggerimento; stia molto at­tento, perché con la nostra mozione chie­diamo una cosa molto precisa e ribadiamo critiche che ho cercato di richiamare moti­vate ed argomentate, e la invitiamo formal­mente a rispettare le leggi.

So che lei oggi ha detto che l ’unica gui­da per il Governo sono le leggi della Re­gione. Bene, questa mozione richiama, per le due questioni che pone, in conclusione, il rispetto delle leggi della Regione. Noi non le chiediamo nient’altro. Nominare il consi­glio di amministrazione dell’lrcac, come di altri enti, è un suo dovere; invece, inviarvi un commissario, e in particolare un commis­sario che politicamente la possa rappresenta­re è cosa ben diversa; significa soltanto fare l’interesse della sua corrente, del suo par­tito, cercare di ottenere un risultato che può interpretarsi, come io ho cercato di dire. Con la volontà di occupare uno spazio di po­tere e nient’altro.

SANTACROCE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANTACROCE. Signor Presidente, onore­voli colleghi, credo che non avendo potuto esprimere la posizione del mio partito nel

corso del dibattito svoltosi in quest’Aula, per la mozione Ipab, possa rompere il muro del silenzio oggi, silenzio allora determinato da due considerazioni. La prima per non dare la sensazione che un intervento su quella materia potesse essere inteso come un atteggiamento pregiudizialmente ostruzioni­stico contro un provvedimento legislativo, quello relativo alla legge sulle aziende in crisi, verso il quale noi avevamo espresso le nostre preoccupazioni e le nostre perples­sità; la seconda perché ritenevo di potere riprendere l’argomento nel corso del dibat­tito sulla mozione numero 591 presentata dal Gruppo comunista, sulla nomina del com­missario straordinario alTIrcac che presenta parecchi elementi assimilabili con la pre­cedente mozione per Tlpab.

D’altra parte ritengo di non essere fuori tema, riprendendo una considerazione fatta dall’onorevole Michelangelo Russo nel corso del suo intervento e che vi rileggo; « ... che cosa cambia » — dice l ’onorevole Russo « che cosa cambia tra la moglie di Barrino e il commissario che voi avete nominato al- rircac? Non lo avete nominato con lo stes­so spirito, con lo stesso criterio? ». Se que­sta sera, riprendo quell’argomento, qualcu­no potrà obiettare che il mio intervento è viziato da un risultato già acquisito, quindi facile, perché dedotto col « senno del poi »; ma farei un torto alla mia coscienza, alla mia sensibilità e al mio modo di fare poli­tica, se oggi io non esprimessi il mio punto di vista, prescindendo dagli effetti scaturiti da quel dibattito, aggiungendo che non mo­dificherei di una sola virgola la tesi che avrei sviluppato allora. Potrà sembrare stra­no, ma io dico, che il collega Lo Turco in quella vicenda è stato coraggioso a metà, perché non ha saputo trarre tutte le con­clusioni dopo le cose dette e le motivazio­ni addotte per legittimare i suoi provve-, dimenti. Egli infatti ha spiegato a questa Assemblea che il suo comportamento na­sceva da motivazioni di ordine funzionale e da motivazioni di ordine giuridico, e per­tanto aveva adottato precisi criteri sulle scelte, avendo applicato rigorosamente lalegge. . .

A sostegno di queste motivazioni ave­va sottolineato che la sostituzione dei com­missari in alcune opere pie della Sicilia so­no, com’è noto, avvenute per diverse cau­

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se; « le più ricorrenti sono da ricollegare a molivi strettamente d’ordine funzionale e soprattutto di correttezza patrimoniale », ha detto Lo Turco, tenuto conto che molti com­missari si erano dimessi e che per nume­rosi Ipab erano state accertate obiettive cau­se di disfunzione, essendo incorsi i relativi consigli di amministrazione in gravissime inadempienze; molti di questi bilanci non sono stati presentati da circa sette anni; la scelta di nove amministratori straordinari è caduta nella quasi totalità fra i dipendenti di enti pubblici e in ogni caso per tutti è stata esperita la procedura per l ’accerta­mento del possesso dei requisiti civili e mo­rali indispensabili per l ’esercizio della ca­rica pubblica affidata. Ha aggiunto poi che la nomina dei commissari nelle opere pie era stata fatta a norma dell’articolo 46 della legge 17 luglio, che conferisce all’Assessore per gli enti locali, in casi specificamente pre­visti, il potere di sospendere le amministra­zioni deU’Ipab e nominare un commissario, e che l’adozione del provvedimento — ecco il fatto interessante e sotto certi aspetti da non sottovalutare — era avvenuto a seguito di un motivato parere richiesto ed ottenuto dall’ufficio legislativo e legale della Regione.

Per quanto riguarda i criteri delle scelte, dice l ’onorevole Lo Turco, « ho tenuto in grande considerazione due elementi: la scelta di persone residenti in loco, tenuto conto che trattasi di enti di modeste dimensioni con attività laddove la presenza si è limitata a compiti di assistenza, per realizzare notevoli economie nelle spese di gestione; i funzio­nari commissari in queste opere pie è ac­certato che incassavano diverse missioni al mese, il che vuol dire più di un milione in moneta contante, considerando anche il com­penso mensile fìsso ». Conclude il collega Lo Turco: « credo di avere applicato la leg­ge numero 1 del 1979, perdurando il carat­tere di precarietà riguardante la gestione delle opere predette ».

E’ chiaro, onorevole Presidente e onore­voli colleghi, che dopo queste motivazioni io non mi sarei sentito di scagliare una pietra nei confronti dell’Assessore regio­nale per gli enti locali, perché come si evince da queste dichiarazioni, che sono in linea con la legge, ha operato secon­do scienza e coscienza. Ha operato, io mi permetto di aggiungere, per mettere in mo­

to un meccanismo volto a normalizzare en­ti pubblici sotto la giurisdizione del suo Assessorato, di questi enti pubblici di cui maggioranza e opposizione, non da que- sat legislatura ma anche dalle legislatu­re precedenti, reclamano la normalizza­zione. Dopo queste considerazioni io mi sa­rei aspettato dal collega Lo Turco una de­cisione diversa, più aderente alla sua linea. Egli avrebbe dovuto difendere il suo ope­rato, e per difendere il suo operato, per es­sere conseguente con quella impostazione avrebbe dovuto rifiutare qualsiasi compro­messo. Certo, sono lontani i tempi in cui il comandante non abbandonava la nave che affonda, ma dopo le sue dichiarazioni avreb- ve dovuto rassegnare le dimissioni per affi­dare ad altri la responsabilità di sanare que­sto provvedimento che, cosi come è stato sottolineato dall’onorevole Lo Turco, mi pa­re che fosse ineccepibile sia sotto il profilo giuridico e istituzionale sia sotto il profilo morale.

Ho fatto questa premessa perché oggi noi siamo chiamati a discutere su un provve­dimento quasi analogo. Un provvedimento che ha le stesse caratteristiche di quello precedente.

E’ stata presentata da parte del Grup­po comunista una interrogazione che ripe­te (quasi in fotocopia) le motivazioni per le quali si chiedeva all’Assessore Lo Turco l ’autoesclusione dall’organo attivo del Go­verno regionale. Si ripropongono, e l'ha ri­petuto poc’anzi il collega Vizzini, le stesse premesse, le stesse considerazioni. Solo le conclusioni sono diverse. Le conclusioni so­no diverse perché — viene detto — « se non ritenga di dovere prestare ossequio al­le disposizioni di legge e alle determinazio­ni della Giunta regionale, sopra richiama­te, sottoponendo al vaglio e al parere della Commissione legislativa dell’Assemblea re­gionale siciliana per le questioni istituzio­nali, l ’esame e gli accertamenti per i requi­siti affermati per il dottore Silvestre Liotta, ai fini della nomina dello stesso a commis­sario dell’Istituto regionale per il credito al­la cooperazione ».

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, è chiaro che io non ripeterò in questa se­de, anche perché il Presidente della Regio­ne nella seduta precedente ha chiaramente

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spiegato le ragioni di ordine politico, isti­tuzionale, ed io, aggiungerei, _ morali per le quali il Presidente della Regione ha fatto questa scelta. Il problema, lo pongo, _ in questa sede, invece sotto l ’aspetto politi­co, oltre che sotto l ’aspetto squisitamente morale. E’ stato detto, e noi siamo d’accor­do, che rircac è un ente creato per la ge­stione del credito per le cooperative. Sap­piamo che rircac è acefalo da sette anni, dal momento in cui il suo presidente, ono­revole Madaudo, è stato eletto deputato al Parlamento nazionale. Sappiamo che il cori- siglio di amministrazione deH’Ircac è costi­tuito da due componenti rispettivamente pre­scelti dalle tre associazioni delle cooperati­ve; è presente un esperto, un rappresentante dell’Assessorato del lavoro. Sappiamo che da quando questo organismo è acefalo, la ge­stione è stata affidata esclusivamente alle organizzazioni delle cooperative. Abbiamo il dubbio, e vorremmo essere tranquillizzati sotto questo profilo, che nella gestione di questo ente che, aggiungo, trattasi di ente preposto per la gestione del credito per le cooperative, i superstiti, i reduci di c[uesto consiglio di amministrazione abbiano svolto il loro compito nella duplice veste di con­trollati-controllori. Perché? Mi risulta che le ispezioni ordinarie sono state adottate e disposte dalle stesse organizzazioni: Agci,Uci, Lega delle cooperative. Mi risulta che l’istruttoria delle pratiche è stata adottata dagli stessi organismi, che le stesse organiz­zazioni hanno disposto i finanziamenti, che tutte le decisioni adottate, in ordine alla , ri­chiesta dei contributi, sono state prese con un voto espresso all’unanimità. Mai una astensione!

Di fronte ad un organismo acefalo, con più della metà dei suoi componenti dimis­sionari, io crédo che il Presidente della Re­gione aveva il dovere, l ’obbligo morale, di sanare una situazione anomala, di operare una scelta, e questa scelta non poteva es­sere in un regime di transizione, se non la gestione commissariale. Ebbene poiché su questa scelta non poteva essere applicato il bollo della lottizzazione, ropposizìone comu­nista ha scoperto . altre incompatibilità sulle quali io ritornerò. Si parla spesso di lottiz­zazione di posti per fini elettorali da pai te di chi ha responsabilità di governo negli enti locali, nella provincia, nelle regioni. Se vo­

lessimo fare una indagine sul comportamen­to delle maggioranze, di tutte le variopinte maggioranze su questa materia, ci accor- gereimno che la regola dominante nelle scel­te è sempre eguale. Le scelte non sfuggo­no mai a logiche di partito.

Questa è purtroppo la morale corrente. Una morale discutibile, funesta per le isti­tuzioni ma purtroppo terribilmente vera. Or­bene, detto questo, io credo che la scelta operata dal Governo di affidare la gestione commissariale dell’Ircac, ad un elemento di provata competenza, di provata capacità pro­fessionale, da un elemento che certamente fa onore alla burocrazia di questa Assem­blea regionale quale è il dottore Liotta, non può non essere che oculata e responsabile, non si è lottizzato nulla perché non possiamo, amici deH’opposizione, ad un certo momento fare l ’esame istologico « in vivo » per accer­tare quale cellula del dottore Liotta presenta caratteristiche che possano farci rilevare 1’ appartenenza al Partito repubblicano o al Partito socialdemocratico o al Partito socia­lista o al Partito della Democrazia cristiana.

Io dico invece che questo provvedimento è legittimo non solo sotto il profilo giuridico ma anche sotto il profilo morale. Legittimo perché sana una situazione di carenza che andava colmata, onorevole Presidente, che dovrà essere colmata in tempi brevissimi. Non può quindi essere interpretato come un atto di prevaricazione da parte del Presi­dente della Regione, perché mira a restitui­re àll’ente capacità operativa. E siccome non sono sostenibili argomentazioni valide per caratterizzare il provvedimento come fatto ìottizzatorio, sono riemerse in Aula argo­mentazioni per le quali si è sviluppato un lungo ed approfondito dibattito in sede di Consiglio di Presidenza, dove ogni forza po-' litica presente, ha espresso senza reticenze il proprio punto di vista.

Io non ripeterò le motivazioni giuridico- ìstituzionali per le quali ritengo che il prov­vedimento sia legittimo. Aggiungo invece, che se il dottore Liotta, per le grosse respon­sabilità che gli competono, legate alla sua attività di funzionario delLAssemblea, per le altre che gli derivano dal fatto che è anche consulente del Presidente della Re­gione sarà costretto ad impegnarsi auAe in questo lavoro di grande responsabililità, col suo noto zelo può correre il rischio del-

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rinfarto. Siamo quindi di fronte ad un pro­blema esorbitante dalle competenze del Go­verno. Siamo di fronte ad un problema le­gato alla resistenza fisica del dottore Liotta.

Ma è un problema suo, esclusivamente suo. Detto questo, a me pare che sotto il profilo politico e morale questa scelta sia una scelta valida perché sana una situazione ano- profilo politico e morale questa scelta sia una scelta valida perché, ripeto, sana una situa­zione anomala insostenibile per la efficienza stessa dell’ente e giuridicamente ineccepibile! Quando io esamino, onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il comportamento del gruppo parlamentare del Partito comunista italiano su questa vicenda, mi viene alla me­moria il ricordo di quella favola di Fedro, quella del lupo e dell’agnello, o forse in ma­niera più aderente a questo comportamento il ritornello di quella nota canzonetta, che noi abbiamo cantato sette od otto anni or sono, ad un festival di Sanremo, quella delle « pie­tre ». Voglio dire, se la maggioranza adotta un provvedimento le minoranze tirano le pietre, se non lo fa si comportano allo stes­so modo. Io dico, nella situazione dramma­tica che vive il Paese, di fronte a questo scollamento fra società civile e classe poli­tica noi non possiamo consentirci, nel ri­spetto che abbiamo per le istituzioni, il lus­so di strumentalizzare tutte le situazioni, gridare allo scandalo quando avvengono que­sti fatti.

Non si può parlare di lottizzazione quan­do incarichi di responsabilità amministrati­ve vengono affidate a cittadini che hanno i titoli per assolverli prestigiosamente. Non si può parlare di lottizzazione, quando, chi ha responsabilità politica fra i partiti della maggioranza o dell’opposizione, assolve ai suoi doveri chiamando ad incarichi di pre­stigio chi ha i titoli necessari. Questa rego­la vige in Emilia Romagna, vale nel Veneto, e non si comprende perché non possa vale­re anche per la Sicilia! Questo non signifi­ca che noi vogliamo legittimare illegittimità o illegalità! (Interruzioni) Se lei ha seguito il mio intervento, si renderà conto che era finalizzato ad altre conclusioni. Se dobbiamo procedere a queste nomine, se riteniamo di potere rinnovare questo consiglio di ammi­nistrazione da tempo scaduto, io dico: dia­moci un codice di comportamento. .Cioè, dia­mo la possibilità a persone che hanno certi

requisiti al di fuori e al di sopra del colore della tessera di partito, senza esorcizzare ì partiti, perché i partiti sono un fatto isti­tuzionale in quanto previsti nella carta co­stituzionale, di assolvere a questi compiti. I partiti di maggioranza o di opposizione si assumano le loro responsabilità, indichino cittadini che abbiano, oltre al requisito della integrità morale, quello tecnico, della com­petenza e della professionalità, solo cosi av­verrà il cambiamento.

Io dico che il risanamento è possibile sen­za strumentalizzazioni. Il problema della nor­malizzazione degli enti interessa tutta l ’As­semblea. Interessa la maggioranza ed in­teressa l ’opposizione, per cui non. credo sia necessario dividersi su falsi problemi. Non si può gridare allo scandalo se l ’Assessore Lo Turco, e ritorno su questo aspetto, fa alcune nomine. Può accadere che anche in un momento di debolezza l ’Assessore per gli enti locali abbia potuto dare un’indicazione forse più congeniale ai suoi interessi di par­tito, può essere accaduto anche questo; se è accaduto è censurabile siffatto comporta­mento, ma ciò non può indurci ad ogni pie’ sospinto a gridare allo scandalo.

« Chi di voi non ha peccato scagli la pri­ma pietra ». Certo, amici deU’opposizione, se suscita scandalo una scelta operata dal Go­verno, che nella sua responsabilità ha po­teri di decisione, quale reazione abnorme do­vremmo avere nei confronti, ad esempio, di funzionari, di commissari, di presidenti di en­ti pubblici, che si sostituiscono agli organi' istituzionali, al Governo, all’Assessore, ed imprudentemente fanno delle nomine? Mi risulta •— e su questo argomento presenterò una interrogazione per avere tutti i chiari­menti necessari — che il direttore generale di un ente, uno degli enti, di quelle macchi­nette mangia soldi, un ente da sopprimere, il dottore Piazza, in dispregio di tutte le norme, di tutte le procedure, di tutte le regole poli­tiche, morali ed istituzionali, ha nominato —- è di qualche giorno fa la nomina — il presidente del consiglio di amministrazione della Gecomeccanica e ramministratore de­legato.

CHESSARI. Il dottore Piazza non è il di­rettore. E’ il presidente dell’Espi.

SANTACROCE. Il presidente dell’Espi. Io mi domando, ho chiesto con angoscia e con

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preoccupazione, poteva il signor Piazza farlo scavalcando l ’Assessore per l ’industria? L’As­sessore per l ’industria mi risulta non sia a conoscenza di questo provvedimento, che non mi pare sia stato adottato con la sua, non dico complicità, ma con il suo benesta­re. Né questo provvedimento è stato sotto­posto al vaglio della. prima Commissione le­gislativa.

MARTINO, Assessore -per l’industria. C’è stato. -

SANTACROCE. Non c ’è stato. Nessuno ne sa niente, non ne sa niente l ’Assessore, sal­vo che l ’Assessore...

MARTINO, Assessore per l ’industria. Non c’è complicità. Manca la conoscenza del pro­blema. Non c’è complicità.

: SANTACROCE. Sapeva l ’Assessore di ciue- sto provvedimento? .

MARTINO, Assessore per l'industria. Il provvedimento è stato fatto tre-quattro me­si fa. ■'

SANTACROCE. Va bene, d’accordo, al­lora...

MARTINO, Assessore per l’industria. E’ arrivata la delibera soltanto qualche gior­no fa.

SANTACROCE. Onorevole Assessore, que­sto rafforza la mia. posizione: e il mio discor­so non voleva essere interpretato come un fatto provocatorio, voleva invece stigmatiz­zare il comportamento di un amministratore che per disinvoltura supera la stessa classe politica, confermando la norma che la clas­se burocratica non sia più virtuosa della clas­se politica, specialmente quella classe bu­rocratica che assurge ad alti livelli nella pub- hlica amministrazione facendo il portaborse.

Ma è chiaro che su questa, vicenda, voglia­mo vedere fino in, fondo daVdove vengono le responsabilità e chi ha operato questo col­po di mano.

RUSSO. Onorevole Santacroce, in fondo alla borsa!

SANTACROCE. Non, lo so. Ma lo sa, ono­revole Russo, che di gente che porta la borsa ai partiti di governo e il borsone ai partiti di opposizione, n,e troviamo in ogni angolo?

La borsa si può portare per tanti motivi, c ’è chi riesce a portarla con dignità, senza rin,unciare alla propria individualità, c’è in­vece chi tiene il sacco, anche nelle operazioni più squallide, pur di conquistare mete pre­stigiose. Sulla nomina del presidente e del consiglio alla Gecojneccanica io domando al Presidente della Regione ed all’Assesso­re notizie precise, perché se sul piano po­litico è reato se l ’Assessore Lo Turco no­mina, un componente del consiglio di ammi­nistrazione, nessuno si preoccupa se il signor Piazza, anche se è il presidente di un ente decotto, un ente sul quale mi riservo di fare precisi addebiti al momento in cui par­leremo degli enti, continui a fare il monar­ca senza dar conto a nessuno del suo ope­rato e delle sue personali responsabilità! Io non griderei allo sean,dalo quando alcuni provvedimenti vengono adottati per dare ef­ficienza e dinamicità, per mettere in moto meccanismi inceppati condannati alla pa­ralisi. Io dico, e concludo, che non si fan­no battaglie, tutte le battaglie in nome di un nloralismo che spesso nasconde zone d’ombra, sulle quali, è opportuno fare luce, sradicare la mala pianta del malcostume.10 dico che i provvedimenti adottati e dal­l ’Assessore. Lo Turco e dal Presidente della Regione sono provvedimenti legittimi sul pia­no giuridico e su quello morale. Io dico che11 dottore Liòtta, con la sua competenza, può sanare una situazione di grave crisi istitu­zionale nella quale si sono mossi i reduci, 1 superstiti del consiglio di amministrazione deirircac. Il reghne di prorogatio del consi­glio di amministrazione dell’Ircac è durato oltre i limiti del lecito. Io credo che una gestione commissariale affidata ad un tecni­co di provata capacità, ad un tecnico di pro­vata competenza, — ed insisto su questa convinzione — onori la burocrazia di que­sta Assemblea, possa liberare questo orga­nismo, questo ente dalle zone d’ombra che purtroppo ancora lo avviluppano e dare ai cittadini, alle categorie interessate agli ar­tigiani, ai commercianti, quelle rispostè con­crete che dal punto di vista istituzionale è chiamato dare.

Resoconti, f. 1159 (500)

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IX Legislatura 238” SEDUTA 25 L uglio 1934

SARDO, Presidente della Regione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SARDO, Presidente della Regione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho avuto mo­do di chiarire in termini, penso, plausibili le motivazioni giuridiche che hanno soste­nuto e sostengono il provvedimento adottato dal Presidente della Regione. Ma io penso che queste motivazioni e le argomentazioni svolte non siano state sufficienti e quindi vorrei aggiungere ancora qualche considera­zione; questo perché da parte dell’onorevole Vizzini è stato detto che avendo egli rivisto, riguardato, riconsiderato e forse anche me­ditato su quanto da me esposto 0 sulle par­ti più significative del mio intervento è giun­to alla conclusione che il Governo ignora le leggi della Regione. Se cosi fosse, in effetti, il richiamo che insistentemente ha voluto proporre l ’onorevole Vizzini in ordine al do­vere non di questo Governo ma di tutti i governi (e non solo dei governi ma anche dei cittadini) di rispettare le leggi della Re­gione, è un richiamo, oltre che utile, addi­rittura necessario prima di arrivare a con­siderare che alla critica per un atteggiamen­to di questo genere si dovrebbe aggiungere la constatazione che ci troviamo di fronte a delle illegittimità.

Onorevole Vizzini, io mi sono sforzato di dire in quella occasione (e potrei qui, ripe­tendomi, aggiungere forse qualche argomen­tazione 0 qualche considerazione) che l ’inter­pretazione della legge, l ’ermeneutica non è un fatto che può essere ricondotto a deforma­zioni di carattere politico, è una scienza che ha le sue radici innanzitutto nel sistema lo­gico e nelle coereniie deduttive é anche nella proposizione delle disposizioni normative, cioè nel modo in cui sono proposte lè disposizioni normative. E quindi, solo per richiamare a me stesso alcune cose che ho già detto, e che pensò non siano state sufficientemente chia­re, mi permetto di ripetere quanto è conte­nuto nell’articolo 1 della leggé 20 aprile 1976, numero 35. Questo articolo detta una disposizione generale in base alla quale tutte le nomine e le designazioni devono essere sottoposte alla « competente commissione ».

Qui c’è una competenza attribuita per leg­ge; non so fino a che punto sia validal Co­

munque abbiamo ritenuto che la prima Cora- missione fosse competente perché è l ’orga­no che valuta le questioni istituzionali e quindi per ragione di affinità di materia a questa Commissione vengono deferiti i giu­dizi sulle persone...

VIZZINI. Potrebbe essere un esperto.

SARDO, Presidente della Regione. Ma po­trebbe essere anche un altro organo dell’As­semblea, quindi non è una questione nomi­nalistica.

Presidenza del Presidente LAURICELLA

Questa Commissione deve esprimere un parere sulle nomine e sulle designazioni; innanzitutto si dovrebbe dire: sulle propo- volte le leggi vengono fatte affrettatamente, quindi si manifesta un certo strider lessi­cale; comunque non è un fattore molto importante, onorevole Vizzini, abbiamo in­goiato rospi ben più grossi!

« Per tutte le nomine e le designazioni », tranne che per « le nomine e le designazioni che riguardano persone individuate e nell esercizio del potere sostitutivo ». Sono le due eccezioni. Quando poi nelle conclusioni si dice che « comunque, tutte le proposte devono essere sottoposte », evidentemente, questa disposizione non può che liguardare il primo Gomfna dell’articolo, cioè la norma di Carattere generale, perché, altrimenti, che senso avrebbe aver fatto quelle due eccezio­ni? Io non intendo aggiungere altri argomen­ti né fare uno sforzo nella direzione di una chiarificazione che nom aggiungerebbe nul­la al problèma che è di per sé, estremamen­te chiaro.

Ma, fatto questo apprezzamento di carat­tere politico, l ’onorevole Vizzini è andato al sodo, cioè il problema è di carattere poli' tico, quindi io penso che la premessa che è stata fatta, era una premessa di cornice, perché, evidentemente, chi difende una mo­zione come proponente non può non dire che il valore di essa risiede nel fatto della illegalità, della illegittimità dalla quale poi derivano i problemi politici: invece non e

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cosi. La illegittimità non c’è, la illegalità non esiste; e’è un problema. di carattere politico e l’onorevole Vizzini con la consueta onestà iatellettuale lo lia dichiarato. Io gli ricono­sco questa onestà intellettuale. Intanto l ’aver fatto salvo il problema di carattere perso­nale è ancora un elemento per confermare che problemi di illegittimità non ce ne sono.

Sostanzialmente l ’onorevole Vizzini ha detto: noi ci lamentiamo del fatto che c’è stata da-' parte del Presidente della Regione, che è un esponente politico, pur avendo ca­rica istituzionale e magistràturà Costituzio­nale, una occupazione di potere e questo fat­to che non ci può lasciare passivi, perché riteniamo che dare spazio al Presidente della Regione che è, in quésto caso, rappresen­tante di un partito politico e non di una ma­gistratura istituzionale, è un fatto politico che, certamente, un partito di opposizione non può far passare sotto silenzio. Vede, ono­revole Vizzini, come i problemi diventano chiari; non esiste illegittimità, non. c’è ille­galità, : esiste un problema di carattere po­litico!

Se l ’opposizione, ronorevole Vizzini o qualunque altro deputato, ritiene che vi sia stato un fatto di occupazione del potere poli­tico, evidentemente vi è una censura all’ope­rato del Presidente della Regione. Ma cosi non è. E io mi sforzerò brevemente di dare dimostrazione, -— se ci riuscirò, se mai sarò c a p a c e d i questa . considerazione, ̂ dopo di che il mio intervento si concluderà.

Innanzitutto, a questo proposito vorrei soffermarmi su una dichiarazione dell ono­revole Santacroce che parla di occupazione di potere politico, di lottizzazione; quando queste nomine, impropriamente dette, o con­ferimenti di incarichi, vengono fatti dalle forze di .maggioranza, cioè dai poteri istitu­zionali che sono gestiti dalle forze di maggio­ranza, allora è lottizzazione, occupazione di potere politico, o anche, di potere ammini­strativo, ancora meglio — perché il potere politico senza il potere amministrativo non ha senso, non. ha validità di incidenza nella vita del sociale e quindi nella, vita di relazio­ne è quindi nella comunità —■ ma quando queste cose per caso, o per avventura, fos­sero fatte da rappresentanti di un potere che non fosse incardinato nella maggioranza o nei partiti, che reggono il Governo, tutto questo non sarebbe più ovviamente lottizzazione e

occupazione di potere politico, sarebbe un fatto normale.

VIZZINI. Date a Santacroce quel che è di Santacroce, è un repubblicano pentito. Io non l ’ho detto.

SARDO, Presidente della Regione. Lei non l ’ha detto, onorevole Vizzini, né io glielo ho fatto dire.

Che cosa è allora l ’atto amministrativo po­sto in essere in questa, come in qualun­que altra occasione in cui si tratta di da­re valenza o di dare efficienza a un orga­nismo amministrativo? E’, innanzitutto, un dovere. Onorevole Vizzini, lei diceva: « que­sto Governo che si è interpretato, si è inter­pretato da se stesso nel segno del dovere »; guarda caso, nonostante le sue critiche, al momento in cui entriamo nel vivo della que­stione e centriamo il problema nel politico (come si dice — perché adesso abbiamo ter­minologie un po’ di moda; il politico, il so­ciale, il privato — vediamo che il Gover­no ha fatto puramente ed esclusivamen­te il suo dovere, perché in carenza as­soluta di organi di amministrazione dell’Isti- tuto regionale credito alle imprese artigiane, un solo dovere aveva il Governo: quello di assicurare la continuità amministrativa, e lo ha fatto.

L’esecutivo ha compiuto quello che, non in base alla prassi, ma alla legge doveva essere fatto, effettuando un apprezzamen­to circa la opportunità dell’atto; ha quin­di agito nell’esercizio di un potere discrezio­nale, pienamente legittimo che è il fonda­mento del potere amministrativo (questo tan­te volte lo dimentichiamo, onorevole Vizzini) perché non c’è anmiinistràzione senza pote- nale pienamente legittimo che è il fonda­te volte lo dimentichiamo, onorevole Vizzini), re discrezionale.

L ’ordine costituzionale dello Stato italia­na queste cose stabilisce, ci piaccia o me­no, e dovendosi esprimere un atto ammi­nistrativo si esercita un potere discrezio­nale. Quindi si opera una scelta, una va­lutazione. e nel fare questo si arriva —— l ’ho detto, onorevole Vizzini, onorevoli col­leghi che '.mi ascoltate con fanta pazienza e amabilità, quando ho risposto alla interpel­lanza sullo stesso oggetto — al rapporto di fiducia che inevitabilmente lega chi ha il

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potere discrezionale di conferire l ’incarico e chi è il destinatario della carica; si crea in quel momento il funzionario di fatto, tem­poraneo, che ripete la ragione delle sue fun­zioni dal conferimento che gli viene dal po­tere discrezionale di chi ha il diritto-dovere di esercitare il potere amministrativo; in quel momento questo rapporto di fiducia si va a incentrare — e non l ’ho detto io — in un funzionario di altissima qualificazione fun­zionarle, bella parola, funzionariale...

VIZZINI. E’ polivalente.

SARDO, Presidente della Regione ... ma anche di altissima qualificazione specifica oltre che di altissima qualità morale. E se il Governo ha fatto questo...

VIZZINI. Viva il Governo!

SARDO, Presidente della Regione. Viva il Governo, lei lo ha detto, onorevole Viz- zini...

RUSSO. Viva il Governo e abbasso Sardo!

SARDO, Presidente della Regione. Viva il Governo e non mi permetto di dire viva Sardo perché sarebbe una piaggeria per me stesso, un po’ eccessiva!

Vorrei evidenziare un ultimo concetto già da me espresso in occasione dello svolgimen­to deH’interpellanza, e cioè la nomina di un commissario è sempre un fatto eccezionale; rileggo un brano del mio precedente inter­vento « Sgombrato dunque il campo da qua­lunque problema in ordine alla legittimità della designazione del dottor Silvestre Liotta, il Governo, con riferimento al punto due del- rinterpellanza, (quindi adesso della mozione) ribadisce che alla gestione amministrativa deirircac si è fatto ricorso unicamente. per sovvenire alla necessità e all’urgenza di assi­curare il funzionamento deiristituto i cui or­gani ordinari saranno tempestivamente no­minati non appena esaurita la fase di rac­colta delle necessarie indicazioni e di defini­zione delle conseguenti procedure ». Aggiun­go che il signor Assessore, nella sua respon­sabilità e nel suo prudente apprezzamento politico, queste procedure non .solo le ha avviate, • ma le ha portate a compimento per quanto riguarda la sua responsabilità, urve-

stendo l ’organo collegiale che è là Giunta, di apprezzamenti, di giudizi, di raccordi al- rinterno stesso della Giunta che saranno fatti con la più celere tempestività ».

Onorevoli colleghi, io ho concluso e non voglio tediarvi ancora anche se tante cose potrebbero essere dette.

Signor Presidente, confido che in questa Aula si possa stabilire un momento di sere­nità e che anche su queste cose che possono essere di non grosso spessore, ma che sono altamente significative, si possa ritrovare una comune via di percorrenza, perché, ono­revole Vizzini, non se ne dispiaccia, il comu­ne interesse non è solo che il Governo ri­spetti la legge, perché questo è un fatto pre- supposizionale, ma è che il Governo possa fare le cose che servono alla Assemblea, alla Sicilia, alla cornunità e l ’ayere assicurato la gestione amministrativa corretta, indiscuti­bilmente corretta a questo delicato organi­smo, è un fatto che serve alla Sicilia.

PRESIDENTE. Si passa alla votazione.

RUSSO. Chiedo di parlare per dichiara­zione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RUSSO. Signor Presidente, onorevoli cOl- legM, intervengo . non solo e non tanto per continuare una polemica sulla vicenda, della nomina del commissario àU’Ircàc; credo che il discorso che abbiamo fatto fino ad ora è un discorso fra sordi e quindi mi limiterò soltanto ad alcune brevi considerazioni, an­che per rispondere a qualche argomento che è stato introdotto nel corso deh dibattito. In­nanzitutto, onorevole Presidente della Re­gióne, mi sarei aspettato da ella che annun­ziasse in questa sede il giorno, la data in cui intende nominare il consiglio di ammi- histrazioné deirircac, ma non Tha fatto e non lo farà.

SARDO, Presidente della Regione. Io ho rimpressione che Tei abbia il com plesso del giorno.

RUSSO. No, guardi, onorevole Presidente della Regione, io non hb il complesso. Spes­so però mi domando, quando lei parla ®

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quando- lei interviene in questa Assemblea, se mi trovo all’Assemblea regionale siciliana oppure mi trovo di fronte al video ad assi­stere alla nota rivista « A l Paradise». ,

SARDO, Presidente della Regione. Non la conosco.

RUSSO. Io la conosco invece. E’ condotta brillantemente da un attore che si chiama Oreste Lionello.

s a r d o , Presidente della Regione. Voglio considerare questo suo riferimento un coin- plimento. Non mi dispiace che lei faccia questi riferimenti, all’Assemblea, non a me.

RUSSO. Se ne compiaccia allora. A lei, a lei li faccio.

SARDO, Presidente della Regione. No, a me no! Fuori, uno!

RUSSO. Ora, onorevoli colleghi, certamen­te, può anche darsi che richiamarsi ; alla p i - genza di nominare il consiglio di ammini­strazione o i consigli di àmniinistrazione sia diventato un complesso. Per noi è diventato un còmplesso chiedere la nomina, e per lei, onorevole Presidènte dèlia Regione, sarà di­ventato certamente un complesso non fare le nomine. Perché se le fa è. come la scritta che c’é nelle centrali elettriche: «C hi tocca muore ». E lei, se fa le nomine, salta. E non ■vuole, saltare, da quella sedia non vuole sal­tare!. . . :

SARDO, Presidente della: Regione. Piccole debolezize umane, cosa vuole?

RUSSO. No, queste debolezze umane cre­do che abbiano qualche ' altra origine e poi non sono tanto debolezze.

Comunque, ripeto, mi sarei aspettato che almeno questo tema fosse-ripreso.

Vorrei ricordare inoltre ai colleghi, ài Go­verno e al’ Presidente dellq Regione quando in maniera abbastanza leggera si parla di lottizzaziorie, di interessi che le centrali coo­perative possono avere in tutta quésta vi­cènda, che i rappresentanti delle cooperative si sono dimessi e vorrei ricordare che con la vecchia legge i rappresentanti delle coo­

perative sono sei, con la nuova legge saranno tre. Quindi io voglio dire...

SARDO, Presidente della Regione. Io ho parlato di questo, onorevole Russo?

RUSSO. Non sto parlando con lei, non è che i miei interventi si riferiscono sem­pre all’onorevole Sardo, per carità...

SARDO, Presidente della Regione. Succe­de tanto spesso che mi sono creato il com­plesso.

RUSSO. Lei pretende troppo, onorevole Presidente della Regione. Io affermo che rargomento introdotto qui dall’onorevole Santacroce ed introdotto in altri momenti da altri colleghi e cioè che l ’atto compiuto dai rappresentanti delle cooperative fosse un atto per acquisire chissà quali poteri, non risponde al vero e che i rappresentanti delle cooperative nel momento in cui si sono di­messi hanno lasciato un potere sapendo di ritornare al consiglio di amministrazione del- rircac (secondo la legge approvata nel 1979 e mai applicata) tre quando invece attual­mente sono in sei, e, guarda caso, tutti gli altri si erano già dimessi. Quindi questo ar­gomento mi pare quanto meno ingiurioso ed io, onorevpli colleglli, vorrei cogliere que­sto momento per introdurre e per dare una risposta alla questione che spesso come ^ji-0 —_ eccheggia in questa Aula e fuori di questa Aula, dei rapporti che ci sarebbero tra noi comunisti e il movimento coopera­tivo. Innanzitutto occorre tenere presente che il movimento cooperativo è un organi­smo abbastanza composito in cui, fino a pro­va contraria, ci siamo tutti, ma a parte que­sto quando da parte di qualche esponente democristiano, come si è fatto recèntemente da parte del segretario provinciale della De­mocrazia cristiana di Palermo, credo che si chiami Graffagnini 0 Graffagnetti...

■ s a r d o , Presidente della Regione. Graf-iagnini. . .. .

R U S S Ò ... si afferma ch e questo rapporto nostro con le cooperative è un rapporto di­scutibile e sì dice anche che noi attraver­so il movimento delle cooperative, attravei-

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Resoconti PaTlamentari 8588 Assemblea Regionale Siciliana

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SO le cooperative rosse, come spesso si ri­pete, possiamo influire e influiamo sulle opere pubbliche, io rispondo testualmente questo: a noi non interessano i messaggi ma­fiosi e respingiamo qualsiasi messaggio ma­fioso. Se il dottore Graffagnini conosce fatti, cose che riguardano opere pubbliche, che ri­guardano affari fatti da cooperative e da imprese private, il dottore Graffagnini ha il dovere di indicare nome, cognome, paterni­tà, luogo di nascita e domicilio delle coope­rative, delle imprese private che sono inte­ressate a questi traffici; secondo: ha il do­vere di indicare quali amministratori e a quale livello (a livello comunale, a livello provinciale, a livello regionale) hanno san­cito con atti amministrativi questi traffici esistenti a livello delle opere pubbliche. Perché i 'privati o le cooperative si possono mettere d’accordo sulla spartizione delle ope­re pubbliche, ma le opere pubbliche vengono assegnate da sindaci, da assessori regionali o da assessori comunali o provinciali, ven­gono assegnate da amministratori. Io sfido da questa tribuna, chiunque, e intanto il dot­tor Graffagnini, indicare nome, cognome, pa­ternità, luogo, data di nascita e domicilio, (il domicilio serve per l ’autorità giudiziaria) delle cooperative, dei consorzi di cooperati­ve, delle imprese private che si ■ sono messi d’accordo su opere pubbliche e— lo ripeto —̂ le amministrazioni o gli amministratori che hanno consentito questi accordi e che hanno sancito con atti amministrativi questi accordi. Quando mi si faranno questi nomi, se ci sono responsabilità che possono riguar­dare anche cooperative nostre si prenderan­no i provvedimenti conseguenti.

I messaggi mafiosi per dire: noi siamo tutti nella stessa barca perché ladri siamo noi e ladri siete voi, carissimi amici e caris­simi colleghi, noi li respingiamo al mittente e il mittente, essendo stato segretario pro­vinciale della Democrazia cristiana, queste cose le deve sapere, se non altro perché le ha gestite. Questo volevo dire, onorevoli col­leghi, perché questa storia delle cooperative, questa storia di chissà quali accordi e quali misfatti si possono commettere a questo li-- vello — lo ripeto — non ci riguardano, non ci interessano. Se si vuole fare chiarezza, si facciano — lo ripeto i nomi delle persone che, nella qualità di imprenditori, nella qua­lità di cooperatori e nella qualità di am­

ministratori, sono interessate a queste vi­cende.

Per ritornare, invece, alle questioni che abbiamo posto con la nostra mozione, riten­go che l ’onorevole Vizzini abbia ripreso le motivazioni che erano già state svolte in sede di discussione della interpellanza che ab­biamo presentato a suo tempo.

Onorevole Presidente, qui le questioni sono — mi pare — abbastanza precise. Noi riteniamo che la legge 35 (se non vado errato è la 35) debba applicarsi per tutte le nomine che riguardano persone estra­nee aU’Amministrazione regionale.

Riteniamo che ih dottore Liotta, pur es­sendo consulente del Presidente della Regio­ne, è una persona estranea aU’Amministra- zione regionale. Quindi, ritenevamo e rite­niamo tuttora, che il Governo aveva il do­vere di chiedere il parere previsto dalla legge 35. Secondo punto: ritenevamo, e riteniamo, che, di fronte ad un atto che — lo ripeto — è un atto politicamente e civilmente corret­to, quale è stato quello dei rappresentanti delle cooperative, che si sono dimessi non per attribuirsi un potere ma per lasciare un potére e per richiedere anche attraverso que­sto loro atto (che del resto avevano annun­ciato un mese prima) la nomina del consiglio di amministrazione, sarebbe stata cosa dove- l'osa, da parte del Governo, tenendo conto che, indipendentemente da tutti i ritardi di altra natura, certamente dal momento delle dimissioni al momento della nomina del con­siglio di amministrazione un po’ di tempo doveva passare, stabilire un accordo con il movimento cooperativo sulla persona da in­dicare come commissario dell’Ircac.

Ho detto precedentemente che per me è un fatto spiacevole dovere discutere in quest’ Aula di funzionari dell’Assemblea regionale siciliana (tuttavia abbiamo posto anche al­tri problemi); certamente se fosse stato ri­chiesto il parere della prima Commissione è chiaro che noi avremmo espresso la nostra opinione anche nel merito delle persone, ma — ripeto — non mi pare che sia il caso di continuare una polemica o di accentuare una polemica che riguarda le capacità di una persona. Io ctedo che intanto l ’atto com­piuto dal Presidente della Regione sia politi­camente sbagliato e vorrei dire anche non molto corretto perché, onorevole _ Presidente della Regione, l ’ho detto allora e glielo ri-

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peto questa sera, è sempre cosa spiacevole nominare i propri consulenti in posti di re­sponsabilità. Io non le ripeterò l ’esempio di Caligola che ha nominato senatore il suo cavallo.

SARDO, Presidente della Regione. Lei lo sa perché Caligola ha nominato il suo caval­lo senatore?

RUSSO. Non mi interessa, onorevole Pre­sidente della Regione, io sto parlando dei suoi collaboratori.

SARDO, Presidente della Regione. Eh, ma la storia insegna tante cose, onorevole Russo.

RUSSO. Onorevole Presidente della Re­gione, 'ritengo i suoi consulenti indubbiamen­te delle bravissime persone, delle persone ca­paci, ma affermo che politicamente è sbaglia­to nominare i propri consulenti commissari0 nei consigli di amministrazione. E’ un modo di procedere, se mi consente, che deve esse­re considerato poco ortodosso, senza entrare nel merito delle qualità delle persone.

Abbiamo posto inoltre un altro problema (riguardante non il Presidente della Regione ma l ’Assemblea regionale siciliana); onorevo­le Presidente della Regione, onorevole Presi­dente dell’Assemblea, noi crediamo che sa­rebbe stato corretto e politicamente giusto che un funzionario nominato in im posto di responsabilità come quello dell’Ircac—- sem­pre sottohnendo la necessità di tenere lontano1 funzionari dell’Assemblea da responsabilità sabilità come quello dell’Ircac — sempre sot­tolineando la necessità di tenere lontano i funzionari dell’Assemblea da responsabilità amministrative per le polemiche che. .le re­sponsabilità amministrative possono suscita­re — avesse avanzato la richiesta di essere messo in aspettativa o che da parte del Con­siglio di presidenza fosse intervenuta la de­cisione di porlo in aspettativa in modo tale da non mettere in difficoltà il dottore Liotta, che reputo ■ una persona rispettabilissuna e mi dispiace veramente che possa essere al centro di una polemica. Io al posto del dot­tore Liotta avrei continuato a fare il con­sulente del Presidente della Regione, onore­vole Sardo, e non avrei mai accettato di fare il commissario dell’Ircac, proprio per evita­re le polemiche che sarebbero inevitabilmen­

te sorte su una nomina che politica è e po­litica resta.

Queste, onorevole Presidente, sono le con­siderazioni che noi abbiamo voluto svolgere. Rispetto a queste considerazioni, onorevole Sardo, lei ritorna ad insistere con le sue ar­gomentazioni pseudo giuridiche, con le sue elucubrazioni di carattere lessicale, che, ri­peto, possono anche fare divertire, fare di­stendere l ’Assemblea in momenti di tensione, ma io ritengo che non si può, di fronte ad una argomentazione che abbiamo portato qui, continuare a ripetere le stesse cose senza che nulla venga modificato. In queste condizioni, onorevole Presidente e onorevoli colleghi, noi insistiamo sulla nostra mozione nel senso di chiamare il Governo a prendere i provvedimenti che sono indicati nel dispo­sitivo della mozione stessa.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mo­zione numero 110 « Revoca della nomina del Commissario straordinario dell’Ircac e ri­costituzione degli organi di amministrazione ordinaria del suddetto istituto.

RUSSO. Chiedo la votazione a scrutinio segreto.

SARDO, Presidente della Regione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. :Ne ha facoltà.

SARDO, Presidente della Regione. Su que­sta questione, avendo noi estrema certezza del buon diritto e della legittimità del prov­vedimento e soprattutto perché la questione travalica il momento, il Governo pone la questione di fiducia.

(Proteste del settore di sinistra)

' CUSIMANO. Chiedo di parlare per dichia­razióne di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CUSIMANO. Onorevole Presidènte, onore­voli colleghi, il gruppo del Movimento so­ciale itajiano - Destra nazionale non ha preso parte al dibattito perché pensava di potere votare apertamente sul documento presentato dal Partito comunista. Il gruppo

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del Movimento sociale italiano avrebbe vo­tato contro la mozione presentata dal Par­tito comunista ritenendo tutta l ’azione stru­mentale e riconoscendo, alla luce dei fatti, che andava comunque risanata una situa­zione airinterno deirircac, riconoscendo al­tresì al dottore Liotta capacità e competenza tali per potere gestire come commissario l ’Ircac. Evidentemente avendo posto il Go­verno la questione di fiducia, il fatto passa in secondo ordine: non si vota più sul do­cumento cioè sulla revoca della nomina a commissario del dottor Liotta, ma si vota sulla fiducia. Per cui il gruppo del Movi­ménto sociale italiano, partito di opposizione non può votare la fidùcia perchè tradirebbe tutta la propria impostazione che è di oppo­sizione é di alternativa a questo Governo. Ho voluto fare questa dichiarazione di voto per assumere apertamente le nostre respon­sabilità. Quindi il nostro voto si intende come voto di sfiducia al Governo, non di accettazione delle tesi sostenute dalla mo­zione del Partito comunista.

RUSSO. Chiedo di paidare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RUSSO. Signor Presidente, solo per dire questo: noi riteniamo che sia semplice-mente vergognoso che il Governo chieda la fiducia su un fatto di questo genere e la chieda perché ha paura che da una vota­zione segreta possa essere sconfitto; è un atto di meschinità, sotto tutti i punti di vista, che caratterizza questo Governo. Quando un Governo chiede la fiducia sulla nomina di mi commissario aU’Ircac, francamente siamo al di fuori di qualsiasi logica e al di fuori di qualsiasi situazione di normalità. A parte le considerazioni che noi abbiamo svolto, onorevole Presidente, noi riteniamo come gruppo comunista, di non dovere partecipare alla votazione di fiducia per il Governo, di non dovere partecipare perché ci ver’gognia- ino di partecipare ad una votazione di fidu­cia al Governo nella quale è in discussione la nomina del dottor Liotta a commissario dellTrcac.

Onorevoli coll'éghi della maggioranza, date la fiducia pure alTonorevole Sardo; natural­mente sé la votazione si fosse fatta in piena

libertà molti di voi avrebbero condiviso le nostre opinioni. Ma ripeto, siccome Tonore- vole Sardo ha chiesto la fiducia sulla nomina del commissario dell’Ircac dategliela pure, tm to voi stessi sapete benissimo che siete disponibili a toglierla domani mattina e or- rnai voi stessi, sapete di avere da fare non più con un Governo ma con una situazione che rasenta, anzi, che ha superato il ridicolo. E francamente noi non ci sentiamo di es­sere persone che possono, in, qualche modo, dare una mano o consentire che fatti di questo genere si possano verificare in que­st Aula. Quindi l ’onorevole Presidente della Regione si faccia dare la fiducia dal’Assem- blea, si faccia dare la fiducia dalla sua mag­gioranza, mantenga il dottor Liotta all’Ircac, faccia tutto quello che ritiene di fare. Cre­do che, in molte occasioni, non ci sia biso­gno di parole: sono i fatti che qualificano i Governi e le persone. Noi., non ci sentia­mo,, ripeto, di partecipare a' questa votazio­ne; usciamo daH’Aula é ritorneremo quando continueremo a discutere di altri argomenti.

ERRORE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERRORE. Onorevole Presidente, inter­vengo brevemente per stigmatizzare con for­za il comportamento del capogruppo del Par­tito comunista italiano, onorevole Michelan­gelo Russo. Credo infatti che tutte le bat­taglie politiche possono avere un senso, una linea ed alcuni obiettivi, strumentali o no, ma non è consentito, in un consesso di cosi alto livello, assumere giudizi che certamente non appartengono ad uomini che hanno la propria dignità e un niandato popolare da difendere. Credo che il ' Governo, proprio nel momento in cui punta alla nomina di un commissario per risanare uno dei settori che certamente richiede notevole attenzione da ‘parte di tutte le forze politiche,' proprio si qualifichi. E nel momento in cui queste cose vengono utilizzate strumentalmente per ten­tare di mettere in difficoltà il Governo mi corre l ’obbligò di affermare che se Tesecu- tivo dovrà còncludère la propria funzione non sarà a causa del tipo di opposizione che viene instaurata in quest’Aula, ma dalle condizioni politiche generali, per il superamento delle

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Resoconti Parlamentari — 8591 Assemblea Regionale Siciliana

IX Legislatura 238* SEDUTA 25 Luglio 1984

quali dovrebbe manifestarsi Timpegiio di tutti noi per il buon nome della Sicilia.

E non è consentito, ripeto, questo modo volgare di affrontare le questioni. Noi inter­veniamo proprio per porre un problema di metodo perché non possiamo consentire l ’uti­lizzazione da parte del Partito comunista di una linea di aggressione che, certamente può essere sopportata da quanti hanno linee com­promissorie con il Partito comunista, non certamente da parte di uomini liberi che anche a questo livello, vogliono condurre le proprie battaglie politiche.

PICCIONE PAOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. 'N b ha facoltà.

PICCIONE PAOLO. Onorevole Presidente e onorevoli colleghi, in questi ultimi tempi abbiamo seguito con particolare curiosità l ’at­teggiamento della opposizione in generale e quello aggressivo, con tutte le caratteri­stiche che questo comporta, dell’opposizio­ne del Partito comunista. E ci siamo tro­vati davanti ad una serie di proposizioni ispettive, qualche volta interessanti, tra l ’al­tro non prive di qualche contenuto in quanto alla curiosità sollevata. Stasera abbiamo trat­tato una stranissima interpellanza-mozione, che in realtà non può essere compresa da chi è al di fuori di quest’Aula, dove già noi comprendiamo assai poco. Ma che cosa può capire l ’opinione pubblica? Soltanto chi è dentro e parzialmente conosce il dottore biotta cosi come i personaggi, le personalità palermitane, quelle deU’Assemblea regionale. Una mozione ad personam, come si dice. Una mozione diretta a colpire una persona; perché mi pare del tutto ovvio che il Go­verno avesse il diritto di nominare provvi­soriamente per la funzionalità deU’ente un commissario o un presidente alTIrcac.

Il Governo ha posto correttamente la « questione di fiducia ».

Nel corso del dibattito e per questo ho chiesto di parlare, Tonorevol^ Russo si è la­sciato trascinare e devo dire inconsueta­mente, anche per Tonorevole Russo, che è particolarmente prorompente, in una sor­ta di « turpiloquio », che può essere anche nocivo per la stessa dignità delTAssemblea regionale; tal che mi permetterei di chie­

dere di cancellare quelle espressioni dal ver­bale perché domani, chi fosse tanto curioso, (lettore, storico o studioso) di rileggere que­sti verbali, non pensasse il peggio dell’As­semblea e dello stesso onorevole Russo. E un’altra annotazione desidero fare, che at­tiene aneli’essa alla dignità di quest’Assem­blea.

Io ho avuto occasione di scrivere sui gior­nali della nostra Isola, per dire che il senso che il Partito comunista sembra attribuire al cosiddetto « voto segreto » delTAssemblea non è condivisibile; non è per nulla condi­visibile. Quando Tonorevole Russo si lascia andare a questa testuale, o pressoché testua­le espressione « Se vi fosse stata stasera la libertà di voto il Governo poteva essere bat­tuto », identifica libertà o manifestazione di essa e voto segreto.

Ora io mi domando se la libertà del de­putato coincida col voto segreto, o se, per caso, non sia questo un modo surrettizio per ingannare l ’elettorato. Perché l ’eletto­rato in generale non dà al deputato il di­ritto di votare segretamente, qualche vol­ta contro la sua stessa parte politica, ma gli conferisce piuttosto il compito, che di­viene dovere, di esprimere con chiarezza quali sono le sue posizioni politiche, anche all’interno delTAssemblea elettiva; tanto ciò è vero che l ’Assemblea regionale, qualche anno fa, ha abolito il voto segreto sul bi­lancio, e lo ha fatto per la ragione sem­plicissima che non poteva essere il voto se­greto l'occasione della « trappola »._ A mio avviso l’opposizióne deve manifestarsi in mo­do palese, in maniera soprattutto che ne esca garantito l ’elettorato. Ora mi sembra cu­rioso che un partito — almeno quello co­munista e quello italiano, fra i partiti cornu-

— cosi geloso delle libertà costituzio­nali, che ha contribuito a riconquistare per il nostro Paese, attribuisca Una occasione di particolare liberazione del deputato che vo­ta segretamente, possibilità questa che è fi­nita col diventare in quest’Aula una sorta di perfida trappola per i governi e nello stesso tempo di inganno per l ’elettore che ha mandato qui il deputato, che lo ha eletto.

Ecco, su questo punto forse varrebbe la pena di aprire tra di noi un sereno dibat­tito per giungere alla abolizione del vóto se­greto, e comunque ad una forte limitazione

; di esso, è cioè perché nessuno dei deputati

Resoconti, f. 1160(500)

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Resoconti Parlamentari 8592 Assemblea Regionale Siciliana

IX L egislatura 238" SEDUTA 25 L uglio 1084

che segretamente vota in modo diverso da come la sua coscienza, il suo mandato gli dovrebbe suggerire, ha mai avuto il corag­gio di denunciare di avere votato contro una determinazione o un giudizio politico del Go­verno, e questo è profondamente disdicevole.

Votazione per appello nominale.

PRESIDENTE. Si procede alla votazione per appello nominale della mozione nume­ro 110.

Chiarisco il significato del voto: si, espri­me fiducia al Governo; no, il contrario.

Invito il deputato segretario a procedere all’appello.

TAORMINA, segretario, procede all’ap­pello.

Rispondono si: Alaimo, Avola, Brancati, Campione, Canino, Capitummino, Caraglia- n,o, Coco, Costa, Culicchia, D’Alìa, Di Caro Eri'ore, Fasino, Ferrara, Ganazzoli, Gentile Raffaele, Giuliana, Gorgone, Granata, Gril­lo, Grillo Morassutti, Guerrera, locolano, Leanza Salvatore, Leanza Vincenzo, Lo Cur­zio, Lo Giudice, Lo Turco, Macaiuso, Man- tione. Martino, Merlino, Mezzapelle, Mura­tore, Musetto, Nicita, Nicoletti, Nicolosi, Or­bile, Petralia, Piccione Nicolò, Piccione Pao­lo, Pisana, Pizzo, Piacenti, Plumari, Ravidà, Rosane, Santacroce, Sardo, Sardo Infirri, Ste- fanizzi. Stornello, Taormina, Trincanato.

Rispondono no: Cusimano, Davoli, Gram­matico, Paolone, Tricoli, Virga.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la vota­zione.

Prego il deputato segretario di procedere al computo dei voti.

{R deputato segretario procede al computodei voti)

Risultato dèlia votazione.

PRESIDENTE. Proclamo il risultato del­la votazione per appello nominale:

Presenti . . . .Astenuto . . . .Votanti . . . .Maggioranza . . .Hanno risposto sì .Planno risposto no .

{L’Assemblea approva la fiducia al Governo)

Sull’ordine dei lavori.

COLOMBO. Chiedo di parlare sull’ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COLOMBO. Signor Presidente, propongo, dato il gran numero di deputati presenti in Aula, di procedere alla votazione finale dei disegni di legge all’ordine del giorno, che attendono dal 1983 di essere votati.

CUSIMANO.. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CUSIMANO. Signor Presidente, mi richia­mo alla decisione della conferenza dei ca­pigruppo. Se la Commissione finanza voles­se stasera licenziare una parte di quei di­segni di legge che dovrebbero far parte del pacchetto conclusivo della sessione, dovrem­mo interrompere subito la seduta per con­sentire alla Commissione stessa dì lavorare. Se si vuole procedere oltre, ̂ si faccia pure. Evidentemente non credo e non penso che il pacchetto dei disegni di legge che dovreb­bero essere esaminati dalla Commissione fi­nanza potrebbero essere- p ron tip er l ’Aula per la chiusura della sessione.

PRESIDENTE. Onorevoli colleglli, in ef­fetti era stabilito nella conferenza dèi capi- gruppo che avremmo dovuto dare la possibi­lità alla Commissione finanza di 'lavorare- Quindi, ritengo di dovermi attenere alla li­nea già stabilita. Pertanto, onorevole Co­lombo, si procederà alla votazione finale dei disegni di legge nella seduta di domani, per consentire alla seconda Commissione di riunirsi.

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Hesoconti Parlamentari 8593 Assemblea Regionale Siciliana

238“ SEDUTA 25 L uglio 1984

RUSSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RUSSO. Signor Presidente, per ricordare soltanto che sulla questione delle piattafor­me delTEni vi era un impegno abbastanza consolidato, preso in Aula, nel senso di af­frontare l ’argomento.

Comprendo Tosservazione dell’onorevole Cusimano ma bisognerebbe trovare il mo­mento adatto per affrontare il problema. Ba­sterebbe un dibattito molto stringato con la risposta del Governo. Non abbiamo nulla in contrario, purché si inizi alle ore 9 iscrivendo gli atti ispettivi sulle piattaforme al primo punto.

PRESIDENTE. D’accordo. La seduta è rin­viata a domani giovedì 26 luglio 1984 alle ore 9,00, con il seguente ordine del giorno:

I — Comunicazioni.

n — Svolgimento unificato delle interpel­lanze:

numero 556: « Utilizzazione di im­prese siciliane e di manodopera locale per la costruzione delle piattaforme petrolifere nel canale di Sicilia », de­gli onorevoli Tusa, Russo, Bosco, Chessari;

numero 558: « Interventi immedia­ti presso il Governo nazionale peicne siano fatti valere i diritti della Re­gione sui giacimenti petroliferi ̂sco­perti nel canale di Sicilia », deb ono­revole Lo Curzio;

numero 562: « Interventi per assi­curare alla Sicilia la costruzmne delle piattaforme di ricerca petrolifere pro­gettate da Montedison ed Eni », del­l ’onorevole Lo Curzio;

numero 599: « Iniziative per assi­curare alla Sicilia la costruzione^ delle piattaforme petrolifere commissionate da Eni e Montedison », degli onorevoli Parisi Giovanni, Russo, Tusa, Bosco, Altamore, Aiello, Amata, Ammavu- ta, Bartoli, Bua, Chessari, Colombo, Damigella, Franco, Ganci, Gentile Ro­

salia, Laudani, Martorana, Risicato, Vizzini;

numero 6Ò0: « Partecipazione diimprese siciliane alla costruzione delle piattaforme petrolifere Eni e Monte­dison », degli onorevoli Gentile Raf­faele, Granata, Di Caro, Ganazzoli, Leanza Salvatore, Musetto, Petralia, Piccione Paolo, Stefanizzi, Stornello.

n i — Discussione dei disegni di legge:1) « Modifiche agli articoli 53, 54 e 56 deirOrdinamento amministrativo degli enti locali » (768-777-779/A);

2) « Interpretazione autentica della legge regionale 26 luglio 1982, nume­ro 69, concernente proroga delle sup­plenze conferite alle insegnanti ed al­le assistenti delle scuole materne, non­ché degli incarichi e supplenze al per­sonale docente e non docente in ser­vizio presso gli istituti regionali d ar­te » (452/A);

3) « Norme riguardanti gli enti eco­nomici regionali, interpretazione au­tentica dell’articolo 6 e modifiche alla legge regionale 9 maggio 1984, nume­ro 27 » (753/A);

4) « Costruzione di un bacino di ca­renaggio di 150.000 TPL nel porto di Palermo e intervento straordinario per il completamento del secondo ba­cino di carenaggio nel porto di Tra­pani » (644-372/A);

5) « Norme modificative della leg­ge regionale 27 dicembre 1978, nu­mero 71 e scioglimento delle assem­blee consortili dei comprensori urba- nistici di cui alla legge regionale 3 febbraio 1968, numero 1 e successive modifiche » (593-657-745/A);

'6) « Piano di intervento contro T uso non terapeutico delle sostanze stupefacenti e psicotrope » (661/A);

IV __ Proroga, ai sensi del primo commadell’articolo 68 del Regolamento in­terno, del termine già scaduto per la presentazione delle relazioni su dise­gni di legge da parte delle competenti Commissioni legislative.

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Resoconti Parlamentari 8594 Assemblea Regionale Siciliana

IX L egislatura 238'‘ SEDUTA 25 Luglio 1984

V — Votazione finale dei disegni dì legge:1) « Istituzione di corsi di qualifi­

cazione professionale e provvidenze straordinarie a favore di lavoratori dipendenti da aziende in crisi » (601- 630/AW s);

2) « Sussìdio straordinario in fa­vore della cooperativa Radar S.r.l. editrice de ” I Siciliani” » (744/A);

3) « Interpretazione autentica delle leggi regionali 29 febbraio 1980, nu­mero 7 e 18 aprile 1981, numero 70, concernenti il riordino urbanistico- edilizio » (636/A);

4) « Costruzione di una stazione ra­dioastronomica nel comune di Noto » (646/A);

5) « Ulteriore proroga dei termini di cui all’articolo 5 della legge regio­nale 30 maggio 1983, numero 45, con­cernente il personale delle unità sani­tarie locali » (758-782/A);

6) « Norme finanziarie per l ’Ente acquedotti siciliani » (680/A).

La seduta è tolta alle ore 20,25.

DAL SERVIZIO RESOCONTI Il Direttore

Doti. Loredana Cortese

Arti Grafiche A. RENNA - Palermo