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2/RENNES LE CHATEAU/Mariano...Indice Pag. Ringraziamenti 7 Introduzione 9 I contraffattor 1i 3 Dove nasce la mistificazione 1, 5 - La questione del Priorat doi Sion, 17 - Le domande

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  • Mariano Bizzarri

    RENNES LE CHATEAU dal Vangelo perduto dei Camiti alle sette segrete

    Introduzione di Gianfranco de Turris

    EDIZIONI imxTEmtm

  • Finito di stampare nel mese di febbraio 2005

    ISBN 88 - 272- 1753 - 3

    © Copyright 2005 by Edizioni Mediterranee - Via Flaminia, 109-00196 Roma • Printed in Italy • S.T.A.R. - Via Luigi Arati, 12-00151 Roma

  • Indice

    Pag.

    Ringraziamenti 7

    Introduzione 9

    I contraffattori 13 Dove nasce la mistificazione, 15 - La questione del Priorato di Sion, 17 - Le domande fondamentali, 20 - Il diavolo si nasconde nei dettagli, 24

    II mistero Saunière: gli interrogativi reali 28

    Le Amicizie angeliche 53 La lettera di Henri Buthion, 53 - L'AA, una Associazione ange-lica?, 55 - Ancora Boudet, 72 - Il Polipo, 74 - Monsieur Nicolas Pavillon, 76 - La strana vicenda di monsignor Billard e dei suoi protettori, 81 - Polycarpe de la Rivière, l'abate Roca e la mar-chesa di Pomar, 84 - Infine un assassinio: Gélis e Angélique, 87

    Le Tradizioni occulte 89 Le strane amicizie di Bérenger Saunière, 89 -1 viaggi a Parigi e Lione, 90 - Da Monti a Pierre Plantard de Saint Clair, 92 - Doinel e la Chiesa Gnostica, 95 - Gli occultisti della Linguadoca e la Tra-dizione egizia, 96 - La Société Angélique, 104-1 Pastori dell'Ar-cadia, 110 - Tenet confidentiam, 114

    L'esoterismo capovolto di Gérard de Nerval 118 Nerval a Rennes-le-Chàteau, 118 - Nerval un iniziato?, 119-11 viaggio in Oriente, 123-11 Serpente, 126 - Caino e Tubalcain, 129 -1 Cainiti, 134 - Gli angeli ribelli, 142 - Le fonti di Nerval, 148 - Torniamo al popolo sotterraneo e ai Merovingi, 156

  • Il Mondo Sotterraneo Il Tredicesimo guerriero, 158 - Le leggende del Razès, 161 - Il carnabal, 164-1 chrestians, 166 - Le Prince d'Aquitaine à la tour abolie, 170 - Catari e Bogomili, 174-11 patto di sangue, 178 - Alle origini della controiniziazione, 183-1 due volti del-l'Avversario, 186

    Il messaggio Gli ingredienti del mistero: un luogo di resurrezione, una soglia per l'Altro Mondo, un dio dei primi tempi che attende, un tali-smano per propiziarne la venuta e le attività di oscure società con-troiniziatiche, 196 - Le grandi "scoperte" e i segni dell'antitra-dizione, 212 - Un messia femminino?, 215 - Come si diventa scrit-tori di successo, 218

  • Ringraziamenti

    Questo saggio esce a circa dieci anni di distanza dal precedente. Il ritardo può essere spiegato in modi diversi, ma certo preponderante è stata la neces-sità di svolgere lunghe ed accurate ricerche che ci hanno impegnato in Italia, in Francia e in altri luoghi. Molte cose non sono state dette, per non appesan-tire il già ponderoso impegno di chi deve leggere, altre forse non lo saranno mai, per il semplice motivo che non è opportuno dire troppo se non si dispone di quelle prove incontrovertibili che l'esegesi critica e storica richiedono. Chissà, forse, un giorno, avremo modo di tornare con nuovi elementi e con maggiore precisione su temi che qui vengono solo sfiorati.

    Dobbiamo molto a molte persone che insieme a noi si sono prodigate nel condurre ricerche, trovare documenti, allestire il materiale iconografico e sobbarcarsi, oltre ad estenuanti scarpinate nel Razès, la fatica di tollerare chi scrive, le sue intemperanze e l'attivismo frenetico.

    A tutti indistintamente rivolgiamo con affetto e riconoscenza la gratitudine più piena. A Giorgio Balestrieri e Fulvio Fabiani, che ci hanno accompagnati nel corso della quarta spedizione a Rennes-le-Chàteau, e che si sono incari-cati delle riprese fotografiche e dell'organizzazione complessiva del materiale; a Elio Casalino, fratello tra i fratelli, che insieme agli amici Enrico Pellis (a cui dobbiamo molte fotografie!) e Valerio Masciolini, ha fatto parte della terza spedizione, nel corso della quale abbiamo avuto modo di penetrare in modo davvero insolito più di un segreto di Rennes... Un grazie a Paolo Piccari, che ci ha accompagnato (e moralmente sostenuto!) nel corso delle defatiganti ricerche condotte presso la Biblioteca Angelica e l'Archivio Segreto di Stato del Vaticano.

    Dobbiamo altresì ringraziare gli amici Luca Marchetti, Francesco Pullara e Luigi Gallina, per averci procurato libri, documenti e materiale.

    Con Angelo Iacovella e Enrico Quattrocchi abbiamo un debito per le molte interessanti segnalazioni, inserite e commentate nel testo, mentre un sen-tito ringraziamento va a nostro cugino Ilvano Quattrini per l'insostituibile con-sulenza sui testi latini e greci.

  • Ringraziamo l 'editore, l 'amico Gianni Canonico, per aver creduto a questa nuova fatica e per l'ampia disponibilità.

    Non possiamo infine dimenticare Gianfranco de Turris - per i consigli, la revisione del manoscritto e l'intelligente prefazione - e Natale Mario di Luca che non solo si è assunto l'ingrato compito di revisione del testo, ma cha ha ela-borato alcuen note e che ha avuto la pazienza di discutere e ridiscutere l'im-pianto generale dell'opera un'infinità di volte.

  • Introduzione

    Non si contano più i libri che in in varie lingue sono stati dedicati al "mi-stero di Rennes-le-Chàteau", al "segreto di Bérenger Saunière" e via discor-rendo, dopo quel primo L'or de Rennes del giornalista Gérard de Sède pubbli-cato nel 1967: in quasi quarantanni saranno centinaia o forse migliaia. Sull'ar-gomento si è scritto in buona fede e in perfetta mala fede, con intenti seri o scan-dalistici o mistificanti, solo per occuparsi di un fatto alla moda ed un argomento vendibile o per una concreta ricerca di verità, per chiarire gli eventi o per in-torbidarli, per complicarli o per banalizzarli: sta di fatto che le tesi per spiegare alcune vicende storicamente provate sono state innumerevoli, tra loro contra-stanti e contraddittorie, spesso inverosimili e assurde o semplicemente fanta-siose.

    Non si è però arrivati a conclusioni certe, pochi sono i punti accettati da tutti, molte le divagazioni e le mistificazioni spesso volute ma anche involontarie. Insomma, in quattro decenni non si è data alcuna parola definitiva al "caso" se non - appunto - per alcuni fatti certi e consolidati. Per il resto: tesi, dedu-zioni, ipotesi, teorie di ogni tipo che hanno tirato in ballo tutto l'armamen-tario occultistico, pseudo-spiritualista, falsamente iniziatico ed esoterico d'ob-bligo per un periodo inquieto, angoscioso, oscillante tra materialismo e neospi-rituale, pieno di attese escatologiche come può essere quello a cavallo fra due millenni. Un fenomeno quasi inevitabile.

    Sta di fatto che su questa periferica regione del Midi francese, il Razès, l'Aude, a tutti ignota se non a coloro che si sono interessati del catarismo, sembra oggi concentrarsi l'attenzione del mondo, grazie anche a saggi, romanzi e - ov-viamente - film. Sembra quasi verificarsi in parte quel che accadde negli anni Ottanta quando Umberto Eco, prima con II nome della rosa (1980) e poi con Il pendolo di Foucault (1988), intendeva, tra il serio e il grottesco, gettare un po' di fango sul Medio Evo e sull'esoterismo, cercando (questi i suoi intenti di-chiarati) di criticarne in forma narrativa quelli che dal suo punto di vista ra-zionalista e progressivo erano i loro lati negativi, le pecche, le falsità, le im-magini errate e mitizzanti, le illusioni, le assurdità. Però, secondo la più clas-sica eterogenesi dei fini, invece di scoraggiare con le sue "denunce" i lettori a

  • frequentare certi argomenti, ottenne l'effetto esattamente opposto: i lettori si moltiplicarono e mai come in quel periodo le opere dedicate al Medio Evo, all'esoterismo, ai templari, alla magia, alle società occulte e così via divennero best-sellers, sia quelle dozzinali sia quelle serie.

    Ora arriva questo sconosciuto scrittore americano, Dan Brown, che mette in forma narrativa le tesi esposte una trentina d'anni fa prima da Ambelain e poi da Lincoln & Soci, e in poco tempo vende in tutto il mondo venti milioni di copie del suo romanzo. Sarà di certo il circo mediático globalizzato, sarà di certo l'interesse ormai spasmodico per certe tematiche che, al di là dei confini nazionali, colpisce indifferentemente i lettori, ma viene quasi da pensare che dietro vi sia dell'altro. Il risultato? A me pare che sia quasi quello prodotto dai romanzi di Eco ma rovesciato: entrambi non hanno distolto il pubblico da certi argomenti, bensì prodotto una impennata di vendite di libri consimili, ma, nel caso attuale, infiltrando delle idee negative che avevano di certo circolato di meno all'epoca dei saggi di Ambelain e Lincoln, limitandosi a circoli più specialistici. Mentre Eco dissacra, Brown distorce. Insomma, una volgarizza-zione di falsità esoteriche, di una pseudo-storia.

    Di cosa effettivamente si tratti, di quel che può esservi verosimilmente dietro il "mistero di Rennes-le-Chàteau" e la singolare storia del suo parroco, si oc-cupa per la prima volta con competenza, dottrina e profondità sia storica che esoterica Mariano Bizzarri che ha condensato in questo suo libro una dozzina d'anni di studi e ricerche. Ricerche - diciamo subito - effettuate sul campo, sul territorio, indagando in loco, ma anche in archivi pubblici e privati, compreso l'Archivio Segreto del Vaticano. Non un saggio scritto sulla semplice base degli altri centinaia sull'argomento, ma scritto grazie a indagini personali e dirette. Autore con Francesco Scurria del primo libro italiano sul tema, Sulle tracce del Graal, uscito nel 1996, Mariano Bizzarri propone un testo assai complesso, assai profondo, solo in apparenza pieno di excursus (tutti motivati e i cui fili alla fine raccoglie nel capitolo conclusivo), che per la prima volta tenta di dare una spiegazione completa ed esauriente, ancorché non del tutto definitiva, al vero "mistero" di Rennes, al vero "segreto" di Saunière.

    Per raggiungere il suo scopo l'autore deve prendere la vicenda molto alla larga e molto da lontano rifacendosi alla storia della regione e della cittadina; alla religione, al mito e alla leggenda; ai personaggi: sacerdoti, politici, artisti, nobili, scrittori, occultisti che vi gravitavano intorno; alle innumerevoli società segrete, laiche ma soprattutto cattoliche o presunte tali, che vi ebbero a che vedere, ai loro fondatori, mentori e adepti; alle piste carsiche le più disparate, ma emergenti praticamente allo stesso punto. Ricostruendo tutte queste vicende, tutte queste vite, tutte queste correnti religiose, esoteriche e culturali, Bizzarri ritiene di aver dato una risposta coerente, esaustiva, ancorché in parte solo ipo-

  • tizzabile a questo enigma, che non è certo il banale "tesoro dei Templari" di cui spesso si è parlato. Certo, se alcune sue affermazioni sono basate su documenti anche inediti, altre sono semplicemente induzioni e ipotesi (soprattutto per quanto riguarda le vere intenzioni di chi sta dietro e intomo a questo "mistero"), ma sempre logiche rispetto alle premesse che si conoscono o a quanto ha per-sonalmente scoperto. Una logica stringente e conseguente: non per nulla Biz-zarri è uno scienziato che applica anche a temi che impropriamente vengono definiti "irrazionali" una necessaria e imprescindibile razionalità (e non per nulla molti grandi esponenti della Tradizione erano dei logici implacabili, tanto da aver fatto studi di matematica, ingegneria o in genere scientifici).

    Un lavoro lungo, complesso, ma alla fine soddisfacente, che sorprenderà non pochi e che deluderà i molti fanatici dell'effetto plateale e semplicistico. Ma non è che le conclusioni di Bizzarri siano meno inquietanti... Se il Prio-rato di Sion è un falso ormai accertato (e chi fa finta di non saperlo è in mala fede), alle sue spalle c'è qualcosa di ancor più destabilizzante, chiaramente pre-figurato già da decenni dai maggiori autori tradizionalisti del Novecento. Qual-cuno potrà pensare ad una esagerazione, ma nel mondo di oggi, che ha perso qualsiasi solido ancoraggio di ordine spirituale superiore e si apre ogni giorno di più alle influenze che giungono dal basso, da una falsa e degradata spiri-tualità che è assai più facile e semplice accettare, veramente tutto è possibile. Si accetta senza batter ciglio quel che d'impensabile ci ammannisce quotidia-namente la tecnologia e si stenta a credere a fatti di valenza spirituale o esote-rica (non è una contraddizione in termini), a meno che - ovviamente! - non si tratti di ciarlatanerie che soddisfano la parte più bassa della nostra psiche o le nostre aspettative, i nostri desideri più inconfessabili... È accettabilissimo il complotto millenario del fasullo Priorato di Sion o la tesi dell'esistenza dei discendenti del connubio Gesù-Maddalena, e magari non si ritiene affatto ac-cettabile l'idea che esista, come scrive l'autore di questo libro, "una organiz-zazione plurisecolare che, sotto nomi e sigle diverse, si era fatta carico di tra-mandare una tradizione 'rovesciata', incentrata su pratiche magico-occulti-stiche, saldamente radicata intomo al mito della Grande Madre (Maria Madda-lena) e su una geopolitica 'esoterica' destinata a costituire il supporto di una strategia rivolta alla restaurazione di un 'nuovo' Sacro Romano Impero, vera e propria contraffazione di quello originale", sullo sfondo di "una divinità spodestata che attende in una tomba, sepolta in una grotta, il momento di ri-destarsi per tornare ad esercitare il proprio dominio sul mondo", un "Angelo di razza bastarda", fratello gemello del Cristo... Il tutto con un punto di riferimento concreto, tramandato nel tempo, spostato da un nascondiglio all'altro, il de-positario finale del quale era di certo l'ultima signora di Rennes, e che l'abate Saunière cercò disperatamente, finché lo dovette rintracciare nel 1891, anno in

  • cui cominciò ad avere molta disponibilità di denaro: forse, ipotizza l'autore, il segretissimo "vangelo cainita di Giuda"... Sembra una storia di H.P. Love-craft con i suoi dèi primordiali scesi dalle stelle, i Grandi Antichi dormienti in luoghi nascosti, e il libro maledetto che li riporterà in vita, svegliandoli...

    Ma non è così. Noi viviamo in un periodo di crepuscolo e transizione che si presenta da

    un lato come "regno della quantità" e dall'altro come "regno della qualità" solo apparente, ma in realtà falsa, che si esplicita sotto forma di una "seconda reli-giosità" degradata, ingannatrice, adeguata a questi tempi, che illude i suoi frui-tori di essere qualcosa di più e diverso dal materialismo, ma ne è invece, come dicevano René Guénon e Julius Evola, l'altro volto, solo in apparenza di-verso, ma che è in sostanza addirittura peggiore. È come se il materialismo si sia tanto ispessito sulla pelle dell'umanità da ottunderne i sensi sottili tanto da far accettare gli imbonitori che spacciano magia alla televisione e respingere una spiritualità più alta e più vera solo perché più "difficile".

    Il "mistero" che si cela in quella remota e depressa provincia della Francia ha anche questo aspetto, un po' il simbolo dei nostri tempi, come le ricerche, le analisi, le interpretazioni e le conclusioni di Mariano Bizzarri efficace-mente dimostrano.

    GIANFRANCO DE TURRIS Roma, novembre 2004

  • I contraffattori

    "Qualunque ignoranza è pericolosa e la maggior parte degli errori dovrebbero essere pagati a caro prezzo.

    Bisogna augurare molta fortuna a coloro che impunemente serbano una menzogna nella propria testa fino alla morte".

    A R T H U R S C H O P E N H A U E R

    Può esistere un mistero dentro il mistero? A leggere attentamente quella tra-volgente epopea pubblicistica che è venuta edificandosi intorno alla vicenda dell'ormai famosissimo parroco Bérenger Saunière sembrerebbe proprio di sì. Per le tesi sostenute, le mistificazioni spudorate, il crescendo di "rivelazioni", le correlazioni le più improbabili fraudolentemente architettate, fatte proprie da pressoché tutti i volumi finora dati alle stampe1 - fatte salve poche e illu-strissime eccezioni2 - è infatti indubbio come questa improvvisa ed anomala fioritura di una letteratura ad hoc costituisca, di per sé, un evento difficil-mente spiegabile, un autentico "mistero nel mistero". Un fatto straordinario che riguarda non solo il contesto editoriale internazionale, per la massa impo-nente di libri e libercoli che dal 19673 ad oggi hanno inondato il mercato, ma coinvolge enti ed istituzioni di ricerca, autorità statali (dai sindaci fino all'al-lora presidente Mitterrand), giornali, stazioni televisive, e che ha promosso il

    1 È degno di nota che siano soprattutto gli autori anglosassoni ad avere acriticamente "spo-sato" le tesi - tristemente celeberrime - inizialmente esposte dai signori Lincoln, Baigent e Leigh, mentre i ricercatori francesi hanno conservato al riguardo, con toni e sfumature diverse, più di una diffidenza. È questo il caso degli studiosi più attenti, come Piene Jamac, Michel Lamy, e soprattutto Patrick Ferté.

    2 Tra queste segnaliamo R. Richardson, The Unknown Treasure: the Priory ofSion Fraud and the Spiritual Treasure ofRennes-Ie-Chàteau, Houston, TX; North Star, 1998; J. Robin, Le Royaume du Graal, Trédaniel, Paris, 1993.

    3 In realtà le prime pubblicazioni sono anteriori a tale data che è stata scelta solo perché si è ritenuto di dover prendere a riferimento il primo testo organico dedicato all'argomento da Gé-rard de Sède (L 'Orde Rennes, Julliard, Paris, 1967).

  • prolificare di decine e decine di associazioni, più o meno dilettantesche e vo-lenterose, di fan dell'occulto e archeologi improvvisati, sguinzagliati il più delle volte lungo filoni di ricerca tra i più inverosimili, in una sorta di Queste dou graal, rovesciata e dissolvente, foriera di confusione e di smarrimenti che, non di rado, finiscono con il rivestire tratti psicopatologici4. Quanto di tutto ciò abbia a che vedere con l'autentico esoterismo, con la ricerca storica o con la realizzazione spirituale, resta da vedere. Sussiste invero il legittimo dubbio come questa affannosa ricerca del meraviglioso a tutti i costi, alimentata da an-nunci pomposi - tesi ad istupidire prima ancora che a stupire - anticipatori di segreti tremendi che hanno un non so che di sulfureo, non contribuisca a in-generare sconvolgimenti negli equilibri psichici, già di per sé fragili, di una folla di "ricercatori" che cercano disperatamente al di fuori di sé certezze e verità capaci di dare senso ad un'esistenza dove invero non brilla alcuna "luce". È anche per questo che l'evento editoriale e la stravaganza dei temi e dei con-tenuti rappresentati non possono essere interpretati esclusivamente sulla base dell'interesse per l'esotico e il fantastico, evocati dalla storia di Saunière, e le ragioni profonde - queste sì occulte! - così come gli obiettivi di questa com-plessa e diversificata macchinazione mediatica, andrebbero analizzati e denun-ciati con estremo rigore. Senza per questo rinunciare ad affrontare il mistero autentico, che ancora si percepisce in dissolvenza dietro la cortina fumogena della "rivelazione" di turno, sempre più lontano ed in attesa della prossima, im-mancabile "scoperta" che, pur riassorbendo in sé la precedente, la stravolge e .ne propone di alternative in conformità ad un percorso di tipo algoritmico dove tutto finisce con il "dissolversi" in una dispersione senza fine. Prova ne siano le continue "ricerche" (?) condotte con mezzi non si sa se più disparati o esi-laranti - dalle sedute spiritiche agli scavi sotto la Torre Magdala - che non hanno, dopo anni di "imprese minerarie" e di indagini "metapsichiche" pro-dotto alcun risultato utile; diciamolo pure una buona volta: ciò che Saunière ha trovato - perché indubbiamente qualcosa ha effettivamente rinvenuto nel corso delle sue ricerche - non è certo più lì dove era\ e questo da almeno un secolo. Ritenere che sia rimasto in loco, in attesa del primo dilettante di turno - quando gruppi ben più organizzati e ben più consapevoli hanno da tempo messo a se-taccio l'intera regione - costituisce una credenza che rasenta l'imbecillità.

    Ma ciò che è ancor più importante è che questa gigantesca opera di con-traffazione allontana dalla comprensione di ciò che, con la vicenda di Saunière,

    4 Basti leggere il tenore delirante dei dialoghi che si svolgono su alcune chat-line dedicate a Rennes-le-Chàtcau.

  • costituisce solo il primo tassello di una avventura di cui non siamo certo vi-cini a scorgere la fine.

    Dove nasce la mistificazione

    Sappiamo oggi che la macchinazione che ha portato prima Gérard de Sède e quindi Lincoln, ad elaborare la tesi di una sopravvivenza dei Merovingi -eredi sia del "sangue", sia del "messaggio autentico" del Cristo - le cui prove sarebbero state recuperate da Saunière, dopo essere state custodite da tempo immemorabile dal cosiddetto Priorato di Sion, si fonda essenzialmente su una serie di brochures stampate "in proprio" o ciclostilate, per essere depositate in modo discreto presso la Biblioteca Nazionale di Francia5. Questi documenti sono dei falsi manifesti, e ciò è stato denunciato da alcuni degli stessi "com-pari" coinvolti nel complotto. Plantard, ma prima ancora Philippe de Che-risey hanno chiaramente affermato che il dossier Lobineau6 è frutto delle elu-cubrazioni deliranti di Philippe de Toscane du Plantier, conseguite sotto l'ef-fetto della droga7, mentre lo scritto noto come Henri Lobineau8, inerente le ge-nealogie dei re Merovingi è stato approntato da Plantard. Si scopre tra l'altro che il testo della rivista Circuit del 1971, attribuito inizialmente a Cherisey e su cui viene prodotta per la prima volta la decodificazione (fasulla) dell'epi-taffio e della "dalle"9, è ancora una volta frutto delle elucubrazioni del solito Plantard. Peraltro falsa è la riproduzione fotostatica della stessa dalle su cui -oltre alla scritta Reddis Regis Cellis Arcis - viene surrettiziamente inserito l'oc-

    5 Per una ricostruzione introduttiva delle manipolazioni di Plantard e soci rinviamo al no-stro precedente studio, M. Bizzarri e F. ScurTia, Sulle tracce del Graal, Edizioni Mediterranee, Roma, 1996, p. 50-63.

    6 Dossiers secrets d'Henri Lobineau, depositato alla Bibliothèque Nationale il 27 aprile 1967, contenente una lista dei pretesi Gran Maestri del Priorato e un collage di citazioni tratte dagli articoli (pubblicati su Atlanlis) e del libro di Paul Le Cour, L'Ere du Verseau, le secret du zodiaque, Paris, 1937.

    7 Lettera di P. de Cherisey a P. Plantard dell' 11 luglio 1985. 8 Depositato alla Bibliothèque Nationale il 18 novembre 1964 (anche se datato al 1956!),

    comprende i primi accenni alla "storia" di Saunière e la genealogia dei Re Merovingi. Il testo è stato redatto sulla base dell'articolo di Louis Saurei ("Les Rois et Les Gouvemements de la France: des origins à nos jours", Les Cahiers de l'Histoire, n. 1, 1960) ed è servito di base per un altro dei documenti del Priorato (Anne-Léa Hisler, Rois et Gouvernants de la France: Les Dynasties depuis l'origine), depositato il 25 febbraio 1965.

    9 Si tratta della decifrazione che permette di ottenere la ben nota frase "Bergèrepas de ten-tation etc...".

  • topus e una linea mediana10. Ancora più false sono poi le "pergamene" ritro-vate da Saunière, in realtà "fabbricate" di sana pianta dallo stesso Philippe de Cherisey, come egli ha più volte rivendicato, tra l'orgoglioso e il divertito:

    "I documenti trovati da Saunière [quelli veri, Ndr] si trovano a Londra nella cas-saforte privata di una Banca da più di 22 anni! [...] Non bisogna confonderli con i parchemins dei vangeli di San Luca fabbricati da me, di cui ho ripreso il testo an-tico alla Bibliothèque Nationale nell'opera di Dom Cabrol, la Archéologie Chré-tienne, collocazione C25"11.

    La necessità di affidarsi a giornalisti "intraprendenti" ma privi di scrupoli - come Jean-Luc Chaumeil - o a entusiastici, ma non per questo meno smali-ziati scrittori, come de Sède12, ha inevitabilmente esposto Plantard e compari

    10 Anche questa falsificazione è stata ammessa da Plantard in una lettera indirizzata a J-L. Chaumeil e pubblicata nel Le Trésor des Templiers (Trédaniel, Paris, 1994, p. 53).

    11 In: J-L. Chaumeil, Le Trésor des Templiers, Trédaniel, Paris, 1994, p. 59. Nel corso di questa intervista P. de Cherisey non fa che riconfermare quanto già aveva scritto su Circuit (1971), Pierre et Papiers (1970-72?, inedito) e L'Enigme de Rennes (1978). Ovviamente tutto ciò non inficia la circostanza - confermata da testimoni oculari - per la quale Saunière avrebbe realmente trovato dei "fogli" in una balaustra di legno all'interno della chiesa.

    12 Tutto lascia pensare che la coppia Plantard-Cherisey abbia prima cercato di "manipolare" de Sède, consegnandogli documenti (i famosi parchemins) e informazioni (già dall'epoca del libro Les Templiers soniparmi nous, Julliard, Paris, 1962, che si chiude su un'intervista con-cessa da un archeologo ed alchimista che non è altri che ... Pierre Plantard medesimo!), e quindi, dato che "qualcosa" non doveva aver funzionato dopo la pubblicazione de L'Or de Rennes (Jul-liard, Paris, 1967), si sono rivolti a Jean-Luc Chaumeil consegnandogli copia dei falsi la cui pub-blicazione - nel libro scritto insieme a Plantard, Le Trésor du Triangle d'Or - sarebbe dovuta servire a screditare de Sède. I rapporti si sono però guastati anche con Chaumeil che, dopo aver provato invano a montare una specie di ricatto (chiedendo la "bazzecola" di 10.000 franchi per la restituzione di una "cassa" di documenti ufficialmente "rubata" a casa di de Cherisey), avrebbe consegnato a sua volta le "carte scottanti" a de Sède che se ne sarebbe quindi servito per la sua definitiva messa a punto (G. de Sède, Rennes-Ie-Chàteau. Le Dossier, les imposture, les phantasmes, les hypothèses, Laffont, Paris, 1988) e per chiudere la partita contro Plantard e de Cherisey. Lincoln - con cui Plantard entrò in rapporti poco dopo la realizzazione di un primo "documentario" per la BBC (1970) - ripropose la vicenda a un pubblico - quale quello anglo-sassone - culturalmente propenso a credere molto più facilmente a tutto ciò che abbia un qualche sentore di "meraviglioso" e "incredibile", omettendo beninteso di fare un qualunque accenno alla manipolazione dei parchemins. Anche il sodalizio con Lincoln - che nel frattempo per-derà per strada Baigent e Leigh resisi conto, anche se tardi, della soperchieria - verrò meno in-tomo al 1986. Plantard andrà per la sua strada, mentre Lincoln si industrierà ad escogitare sempre nuove "rivelazioni", fino a giungere all'ultima incredibile "trovata", presentata ne The Templar's secret Island (Barnes & Noble, 2002), in cui "ricolloca" il segreto nell'isola di Bornholm, nel mar Baltico!

  • a ritorsioni e "incidenti" di percorso, costringendoli a correre in qualche modo "ai ripari", tra il 1984 e il 198913. Denunce, querele, smentite, "messe a punto", rettifiche e improvvisi stravolgimenti di fronti e di opinioni, si sono succeduti fino al 1993, quando sono infine sopravvenute alcune - come dire -"difficoltà giudiziarie" che hanno indotto Plantard a ben più miti consigli. Nel 1994, il rancoroso Chaumeil pubblicherà nuovi documenti che riconfermeranno le attività di collaborazionista svolte nella Seconda Guerra Mondiale14 e i tra-scorsi penali15 del Gran Maestro che - dimenticato dai più - si spegnerà nel 2000, a Parigi.

    La questione del Priorato di Sion

    Nel fortunato romanzo di Dan Brown viene affermato senza mezzi ter-mini, con sicumera sfrontatezza che:

    13 Philippe de Cherisey, nella sua lettera a Plantard dell'I 1 luglio 1985, allarmato avverte l'amico (con cui i rapporti si guasteranno da lì a breve) che "Gérard de Sède è in possesso della cassa di documenti del Priorato di Sion rubata in via Saint Lazare 37, e con il suo conte-nuto prepara un libro contro di noi. E in possesso del dossier di Georges Monti, così come della fotocopia del contratto con Descadeillas dove tu hai il 65% dei diritti sull'opera (si tratta del volume uscito a firma di René Descadeillas, Rennes et ses derniers seigneurs, Privât, Tou-louse, 1964) Peggio ancora, in quella cassa si trovava il tuo manoscritto (originale) di Circuiti Che possiamo fare? Confessare prima della pubblicazione (di de Sède, Ndr) che il volume di Circuit non è stato fatto da me?".

    14 Pierre Plantard dette vita nel 1937 ad un movimento di estrema destra (L'Union Française) successivamente confluito nella società degli Alfa-Galati (cfr., Vaincre, n. 1,21 settembre 1942, p. 2), improntato a un feroce antisemitismo c ad un antimassonismo preconcetto. E perlomeno paradossale che un uomo che ha trascorso i suoi primi vent'anni ad opporsi al cosiddetto "complotto giudeo-massonico" (in merito al quale scrisse una vibrante lettera di denuncia al ma-resciallo Pétain), abbia finito poi per impersonare il ruolo di protagonista di un altro "complotto", mollo più prosaico all'apparenza, ma che gli ha permesso di recuperare ed utilizzare buona parte della tanto vituperata simbologia e fraseologia di matrice massonica o pseudotale.

    15 Pierre Plantard è stato condannato nel 1953 ("Monsieur Pierre Plantard a été condamné le 17 dee. 1953. Le tribunal à St Julien-en-Genevois a donné six mois de prison pour un 'abus de confiance 'par application des articles 406, 408 du Code Penar') sulla base degli atti con-sultabili presso il Tribunal de Grande Instance de Thonon-les-Bains. Stando alla corrispondenza di de Cherisey avrebbe altresì scontato alcuni mesi di carcere nel 1942 per fabbricazione di documenti falsi. Nel 1993 è stato quindi inquisito per una storia di "brevetti" di Gran Maestro (del Priorato beninteso) assegnati a personalità del mondo politico francesi (Roger Patrice-Prelat, legato al presidente Mitterrand) coinvolte in uno scandalo finanziario. In quella occasione ha subito la perquisizione degli uffici e il sequestro del materiale relativo alla storia del Priorato, tra cui alcune "lettere in cui si autodichiarava" legittimo pretendente al trono di Francia.

  • "Il Priorato di Sion, società segreta fondata nel 1099, è una setta realmente esistente. Nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi sono state scoperte alcune per-gamene, note come Les Dossiers Secrets, in cui si forniva l'identità di numerosi membri del Priorato, compresi sir Isaac Newton, Botticelli, Victor Hugo e Leonardo da Vinci [...] Tutte le descrizioni [...] di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà"16.

    A prescindere dalle macroscopiche inesattezze di ordine tecnico contenute in questa pretesa "informazione storica" - il dossier in questione non è stato scoperto nel 1975, non si trattava di pergamene ma di un manoscritto battuto a macchina - c 'è da domandarsi fino a che punto ci si voglia prendere gioco della nostra intelligenza. Si tratta infatti di affermazioni apodittiche interamente false e spacciate per verità rivelata. Questo è il punto d'arrivo di una generale intossicazione delle coscienze e delle intelligenze promossa da chi sta dietro l'oscura regia che prende le sue mosse dal dossier Lobineau. Sappiamo, per ammissione dello stesso Plantard - e questo sin dal 1989 - che il cosiddetto Priorato di Sion, così come ci è stato inizialmente presentato da Lincoln e soci - costituisce una vera e propria "vulgata" cui da allora si sono acritica-mente tenuti più o meno tutti gli autori di lingua anglosassone; tuttavia, non è mai esistito come tale, e di vero, sempre se si voglia ancora prestar fede a Plan-tard, c 'è solo che una associazione che porta tale nome è stata fondata solo nel 1681. Ma lasciamo parlare il preteso discendente dei Merovingi:

    "[Nel] 1967 Philippe Toscan pubblicò un testo oltraggioso intitolato 'Dossiers Secrets' [i.e, Lobineau, Ndr\. Questo personaggio [...] arrestato 1*11 aprile del 1967 dalla squadra narcotici, era stato membro del Priorato di Sion, ma ne era stato espulso nel febbraio del 1967 per tossicodipendenza [...]. La fondazione del Priorato di Sion non avviene né con le Crociate né al momento della dichiarazione alla sotto-prefet-tura di Saint-Julien-en-Genevoise nel 195617 [...]. In accordo con gli archivi che possediamo, che sono poi quelli di monsignor Di Saint-Hillier (prozio di Philippe de Cherisey), provenienti dal castello di Lys, il Priorato venne fondato il 19 set-tembre 1738 a Rennes-le-Château da François d'Hautpoul e da Jean-Paul de Nègre. [...] I manoscritti custoditi a Londra da alcuni anni sono autentici [...]. Relativa-

    16 D. Brown, Il Codice da Vinci, Mondadori, Milano, 2003, p. 9. 17 II Priorato nasce infatti ufficialmente nel 1956 come "associazione" sulla base della legge

    del 1 luglio 1901, D.R. 16 agosto 1901 (l'annuncio ufficiale viene dato sul Journal Officie! de la République Française, 20 luglio 1956, n. 167, p. 6731) e, contrariamente a quanto riportato da Lincoln e soci, non è stato registrato ad Annemasse, bensì a Saint-Julien-en-Genevoise, la cui collina è appunto conosciuta con il nome di "Monte Sion". Si tratta di un'ulteriore mistifi-cazione che non tralascia di imbrogliare anche su dettagli apparentemente insignificanti.

  • mente alla questione dei 'famosi' parchemins [...] questi sono una fabbricazione di Philippe de Cherisey [...] e non hanno alcun valore. I testi originali [da cui sono stati tratti] è nella Bibliothèque Nationale, in un libro sulle Antichità Cristiane"18.

    E con questo frana miserevolmente quella montagna di carte e di mappe "geo-astronomiche" che hanno preteso rintracciare chissà quale "sconvolgente" messaggio codificato, nascosto tra le pieghe di tanta impostura. Ma Plantard affonda ancor più il coltello nella piaga, quando sottolinea con malcelato ma-sochismo che:

    "Siamo ora in grado di stabilire ufficialmente che il Priorato di Sion non ha al-cuna connessione né diretta né indiretta con l'Ordine del Tempio [alla buon'ora!] e che la fantasiosa successione di Gran Maestri attribuitagli da autori come Philippe Toscan, Mathieu Paoli, Henry Lincoln, Michael Baigent, Richard Leigh ecc., sono frutto di immaginazione [...]. Le origini del Priorato di Sion sono invero mo-deste. Il Priorato nasce nel Razès e non è nient 'altro che il diretto successore della associazione Enfants de Saint Vincent e (probabilmente) della Compagnie du Saint Sacrement, fondata nel 1629 da Henri Levis, disciolta teoricamente nel 1665, ma di cui alcuni adepti segreti erano ancora in vita cinquant'anni più tardi"19.

    Affermazioni sconvolgenti che rigiriamo volentieri ai mittenti ed a quella folla di sciocchi che cercano ancora di scoprire nel Razès la "vera tomba del Cristo"20! In una lettera "riservata" ai membri dell'Ordine Plantard tornerà sul-l'argomento specificando che:

    "La maggioranza dei membri del Priorato di Sion crede (come me) che la fonda-zione del Priorato di Sion risalga al 17 gennaio del 1681, a Rennes-le-Chàteau, tuttavia, malgrado tutte le nostre ricerche, ci siamo trovati nell'impossibilità di ri-trovare un atto che comprovi questa data [...] Comunque, miei cari Fratelli, che nulla vi impedisca di credere alla creazione dell'Ordine nel 1681, anche non pos-siamo... dimostrare, ai giorni nostri, l'eterna VERITÀ"21.

    È incredibile come queste dichiarazioni - e le tante altre fornite nel corso degli anni dagli stessi protagonisti di questa tragicommedia - non siano mai

    i» Vaincre, n. 1, aprile 1989, p. 5-6. 19 Vaincre, n. 3, settembre 1989, p. 22 (il corsivo è nostro). 20 Ci riferiamo ovviamente al delirante volume di R. Andrews e P. Schellenberger, Alla ri-

    cerca del Sepolcro, Sperling & Kupfer, Milano, 1997. 21 Circolare del 4 aprile 1989 a firma di Pierre Plantard de Saint-Clair. La medesima argo-

    mentazione è stata ripresa in Vaincre, n. 2, giugno 1989, p. 7 (il corsivo è nostro).

  • state riprodotte su alcun libro, né abbiano dato luogo ad alcuna severa rifles-sione. Si preferisce invece rincorrere piste dichiaratamente artefatte, aggrap-pandosi disperatamente al cliché abusato di un Priorato onnipotente, vero e pro-prio "Motore occulto" della Storia, versione aggiornata e quasi patetica della Sinarchia di Saint-Yves d'Alveidre, piuttosto che affrontare invece il mistero - questo sì reale e inquietante - legato alla macchinazione che traspare in controluce da tutta l'affaire. Se in effetti non c 'è dubbio che il Priorato di Sion in quanto tale - quello, per intenderci, fondato da Goffredo di Buglione nel lontano 1099 - costituisca una invenzione di Lincoln, ciò non toglie che dietro la sapiente orchestrazione della vicenda esista una qualche organizza-zione segreta, articolata, potente, i cui obiettivi a lungo termine, per ciò che ci è dato di sapere, sono lungi dall'essere rassicuranti.

    Le domande fondamentali

    Noi non siamo tra coloro che negano risolutamente - vorremmo dire "pre-giudizialmente" - l'esistenza di un corposo enigma dietro la storia di Rennes. Anzi, riteniamo che ci si trovi di fronte a qualcosa di tremendamente impor-tante. Ma proprio perché di misteri reali ne esistono fin troppi, riteniamo che non ci sia bisogno di introdurne di artificiosi che, non lo ripeteremo mai ab-bastanza, sortiscono l'unico effetto di confondere e mischiare carte già di per sé fin troppo ingarbugliate. Vorremmo per questo, con molta umiltà e pazienza, tornare a riproporre le domande fondamentali cui finora nessuno né ha dato né tantomeno ha provato a dare risposta.

    Riassumiamo allora brevemente i dati essenziali del problema, sui quali, allo stato attuale delle ricerche, non sembrano sussistere dubbi di sorta.

    1 .NRennes-le-Chäteau è da sempre un luogo "sacro" che accoglie popolazioni dai riti oscuri - come i "portatori dei campi di urne" - e i Celti, che vi col-locano un Drunemeton, il Cromleck descritto da H. Boudet. La ricostru-zione della mitologia locale, sulla base dei toponimi, delle iscrizioni e delle leggende tramandate fino ad oggi, permette di affermare che il genius loci è un "dio spodestato" che attende di risvegliarsi, mentre continua ad im-perare su un misterioso "popolo sotterraneo" devoto alla Grande Madre.

    2. I Catari, dopo le prime migrazioni di eretici, come i Priscilliani e i Bogo-mili, faranno del Razès la loro roccaforte. Abiteranno talvolta le caverne dellSabarthès - che costituiranno l'ultimo rifugio contro la crociata di Re Luigi - dove predicheranno i temi della dottrina segreta, solo in parte pervenuta a noi tramite i pochi testi salvati dall'olocausto. Durante l'as-

  • sedio di M o n t s é g u r metteranno in sa lvo, p ropr io nella zona di Rennes- le-Chàteau, un "tesoro" prezioso che, molto verosimilmente, sarebbe stato co-stituito da manoscritti e altri preziosi documenti.

    3^/Questo "segreto" viene custodito dalle famiglie nobili della regione - gli Aniort, gli Hautpoul, i Voisins, i de Nègre - che si imparentano tra loro. È probabile che tanto i Templari quanto lo stesso Re di Francia siano a co-

    ^ n o s c e n z a di tutto ciò e predispongano un'attenta sorveglianza.

  • decodificato^ Scopre la tomba della marchesa e - del tutto inspiegabilmente - la fa letteralmente sparire, mentre nasconde l'epitaffio e modifica - con uno scalpello - la stele originaria ("Reddis Regis Cellis Arcis"). Non pago di ciò perlustra quotidianamente le valli circostanti alla ricerca di non si sa bene cosa; scava, nottetempo, nel cimitero tant'è che la popolazione del paesino, scandalizzata, lo denuncerà al prefetto. Un'altra denuncia la rimedia quando impedisce ai vigili del fuoco di entrare nella proprietà per accedere ai serbatoi d'acqua che ha fatto costruire. Cosa cerca di nascon-dere?

    8. Il periodo che va dal 1891 al 1903 è il periodo d'oro del parroco: accoglie visitatori importanti, costruisce Villa Bethania e Torre Magdala, acquista terreni. Nel 1897 muore però assassinato il curato di Coustassa, Antoine Gèlis. È un avvertimento? I misteri su quell'omicidio perdurano a tutt'oggi. Saunière nel frattempo si reca frequentemente anche a Lione dove stabi-lisce sicuri contatti con i Martinisti. Non è peraltro escluso che egli entri a far parte di una misteriosa società segreta composta esclusivamente da preti, apparentemente ultracattolica, denominata "Aa", "Amicizie angeliche", con sede a

    9. Nel 1901 muore Billard e con lui Saunière perde un potente protettore. Accusa difficoltà finanziarie, proprio mentre il nuovo vescovo, monsi-gnor de Beauséjour, si interessa un po' troppo alle sue attività, tanto che finirà con il metterlo sotto inchiesta. Per tutta risposta Saunière organizza un'improbabile linea difensiva (che finirà per ritorcersi contro di lui), e distrugge senza indugio la pietra tombale (1906).

    10. Al termine di un lungo processo Saunière viene sospeso dalle sue funzioni, per essere poi "graziato" dalla Congregazione Romana. Non farà in tem-po a progettare nuove spese e fantasiosi progetti, che la morte lo coglierà nel gennaio del 1917.

    Gli interrogativi a cui finora non è stata data risposta sono molti, anche se quelli preminenti riguardano l'enigma della tomba della marchesa (perché c'era bisogno di distruggerla?) e la decodificazione della stele. È da qui che bi-sogna ripartire. Quale era il segreto che Bigou voleva trasmettere e a chi? Si-

    22 è l i Statuti della "associazione" in questione sono nella nostra disponibilità, unitamente ad altri documenti trovati nell'Archivio Segreto del Vaticano. C'c motivo di credere che di tale "setta" abbiano fatto parte Billard, il vescovo di Bonncchose - mentore del precedente - e al-cuni "strani" prelati - come l'abate Roca e Dom Polycarpe de la Rivière - le cui opere figura-vano nella biblioteca del parroco di Rennes-le-Chàteau.

  • curamente a qualcuno di cui si fidava e che riteneva in grado sia di decifrare l'epitaffio, sia capace di riconoscere immediatamente la "firma "posta in calce alla dalle-. LIXLIXL. Si trattava di un segreto che, bene o male, era custodito da tempo nel Razès e che interessava preminentemente quegli uomini di Chiesa - da Nicolas Pavilion ai prelati di San Sulpicio, fino a Boudet - destinati a svol-gere un ruolo più che sospetto e difficilmente compatibile con l'ortodossia tradizionale.

    In questa direzione occorre svolgere nuove ricerche, individuare con pre-cisione i rapporti intrattenuti dal parroco con alcune organizzazioni occulte (che andava a fare a Lione?), con l'obiettivo di raccordare in una interpretazione coerente il ruolo sostenuto dalla Compagnia del Santo Sacramento, dai Marti-nisti e dai membri delle "Amicizie angeliche". Un'altra organizzazione su cuì\ è stato scritto ben poco, pur facendo capolino qua e là, è loMieron du valj d'Or e i suoi epigoni contemporanei - sostenitori di un Cristianesimo quantoy meno "singolare" per i riferimenti fondativi che portano al mito di Atlantide. Costoro sembrano essere unpo 'troppo interessati all'evoluzione della vicenda e probabilmente non sono affatto estranei alle manipolazioni che, per il tra-mite di Plantard, Cherisey, Lincoln e compari, hanno imbrogliato le piste suggerendo temi e interpretazioni confuse e confondenti. Cosa si cerca infatti di nascondere agitando spauracchi pseudoesoterici o costruendo castelli imma-ginari, basati pressoché esclusivamente sul "criterio di verosimiglianza", per il quale "se si ammette la possibile esistenza di 'x ' ne consegue necessaria-mente che..." È questa in fondo la tesi di un pur rispettabile ricercatore, come Steven Mizrach, che fonda il suo argomentare principiando con questa (incre-dibile) petizione di principio: "If it (i.e. il Priorato) really exists, it may be one of the most powerful secret societies of all time"23. Se esiste... Sono ipotesi

    2 31 testi di S. Mizrach si trovano su Internet (www.fiu.edu/~mizrachs/). E del tutto incom-prensibile come Mizrach possa sostenere l'attendibilità della versione fornita da Plantard e Lin-coln, qualora si consideri che Egli è stato tra i primi a riconoscere la "manipolazione" operata sui dossier depositati alla Bibliothèque Nationale ("One thing is certain about Mr. Plantard: his genealogy as presented in the 'dossiers secretes' appears to be an utter fabrication [...] Also, there is the possibility that the Priory of Sion is a fraud exploiting a nonetheless genuine my-stery at Rennes-le-Chateau"). Il fatto è che i pregiudizi e i postulati da cui parte Mizrach sono alquanto sospetti e forieri di confusione, come egli stesso riconosce, dichiarando di essere un seguace di Charles Fort, interessato alle "letture alternative" della Storia ("I was interested in the book (i.e. The Holy Grail di H. Lincoln et al.) for two reasons: the first was that, as a For-tean, I thought it detailed an interesting alternative - and somewhat conspiratorial - look at history which was worth considering and investigating") e, soprattutto, in quanto "ebreo seco-larizzato", portato a ritenere il Cristianesimo una gigantesca soperchieria antigiudea ("I am essen-tially a secular Jew that distrusts most forms of organized religion. I long believed that the es-

    http://www.fiu.edu/~mizrachs/

  • che, per quanto affascinanti, e se pure aiutano a vendere romanzi, non aiutano invece in nessun modo la ricerca vera e impediscono di concentrarsi su quello che resta - a tutt'oggi - l'enigma irrisolto di Bérenger Saunière.

    Si impone al riguardo un interrogativo ulteriore, non certo tra i minori di tutta la faccenda: una macchinazione ordita nell'arco di più di quarant'anni, così ben congegnata e messa in essere senza risparmio di mezzi ed energie, che ha coinvolto la stampa e l'editoria internazionale, con la pretesa di rivoluzio-nare e sovvertire l'impianto delle conoscenze tradizionali, a quale scopo e a beneficio di chi e di cosa è stata così sapientemente elaborata? Chi c'è dietro questa occulta regia? E quale è la natura del vero Priorato di cui non sappiamo pressoché nulla?

    A noi non pare che questi quesiti e queste linee di ricerca siano finora state affrontate con il rigore e l'attenzione richiesta. Intorno a questi resta il mistero. Questo sì, reale. E che attende risposta.

    Il diavolo si nasconde nei dettagli

    Non ci nascondiamo gli ostacoli che uno studio di tal fatta comporta. Esiste innanzitutto un problema di ordine metodologico, inerente il saper

    discernere, dopo decenni di intossicazione mediatica e di imbrogli ideologici, il vero dal falso. Occorre scartare tutto ciò che intomo e al di sopra dell'enigma reale è stato architettato per meglio infittire il mistero, disorientare il cerca-tore e indirizzarlo verso approdi fallaci e tenebrosi. Ciò ha comportato un ri-torno continuo presso i luoghi e le fonti documentarie, evitando, per quanto possibile, di affidarsi a commenti e testimonianze di seconda o terza mano24. I dati così ottenuti sono stati sottoposti ad esame critico, eliminando ciò che pur sembrando verosimile non trovava fondamento alcuno; verificata l'atten-dibilità delle informazioni, queste sono state ricollocate in un contesto di rela-zioni logiche che permettessero all'insieme di produrre un quadro interpreta-bile, senza ricorrere a voli pindarici o forzature occultistiche pseudomisticheg-gianti. In questo senso si voluto discriminare con rigore la voluta confusione operata da Autori che scientemente hanno fatto d'un erba un fascio, mischiando nello stesso calderone movimenti pseudoiniziatici e gruppi occultistici con

    sential narrative of Christ's life as given in the New Testament was inaccurate, and the way it was given was especially redacled to place blame and guilt on Jewish people for his death").

    24 Per quanto possa sembrare inverosimile alcuni Autori italiani non hanno mai messo piede a Rennes-le-Chàteau!

  • organizzazioni autenticamente tradizionali. Ovviamente, abbiamo adottato a criterio di riferimento l'insegnamento che si rifà alla tradizione esoterica quale essa è stata delineata con impareggiabile maestria da René Guénon: la nostra non è una posizione agnostica e piattamente neopositivistica. Siamo ben con-sapevoli della complessità dei livelli di interpretazione di quel reale che invano qualcuno si sforza di ricondurre a semplice "quantitate". Ciò è particolarmente vero nell'ambito della valutazione simbolica, che in nessun caso può essere af-fidata ad un'ermeneutica che si appelli alle mode della New Age o ripieghi più prudentemente sugli apporti di scienze positivistiche come l'antropologia o, peggio ancora, la "psicologia del profondo"; pur essendo ogni simbolo su-scettibile di letture plurime, ciò nondimeno queste vanno collocate nell 'ambito rigorosamente tradizionale che loro compete. Sotto questo profilo abbiamo svi-luppato un'interpretazione la cui responsabilità ricade esclusivamente sull'Au-tore e non compromette in alcun modo né l'autorevolezza della guida né l'at-tendibilità degli elementi raccolti e puntualmente documentati. In questo la-voro offriamo quindi dati inediti e ragioniamo su eventi e collegamenti possi-bili, proponendo un'ipotesi che bisogna avere l'onestà intellettuale di presen-tare come tale. Come strumento di lavoro e non già acquisizione ultima di una realtà che ancora ci sfugge. Non bisogna lasciarsi per questo affascinare dalla sapienza del costrutto, scambiandola per verità. L'entusiasmo con cui, ogni giorno, nuove pretese "rivelazioni" vengono accolte dal pubblico, è diret-tamente proporzionale alla loro assurdità. E più prudente soffermarsi su aspetti, pochi ma certi e ben definiti, che potrebbero avere il pregio di illuminare lo sce-nario complessivo, piuttosto che tentare di sostenere soluzioni iperboliche, per quanto affascinanti. Siamo infatti ben sicuri di come il diavolo si na-sconda nei dettagli...

    Questa precisazione si impone a fronte dei raggiri operati da personaggi come Lincoln o, più recentemente, Dan Brown, che non hanno esitato, pur sotto il comodo velo dell'artifizio letterario, a spacciare per verità rivelata un insieme di elementi dottrinari che nel loro insieme costituiscono una vera e propria contro-tradizione. A ben guardare la fortuna e il facile consenso che questo ge-nere di sproloqui hanno conseguito in Europa e soprattutto nei paesi anglo-sassoni - in cui alligna un vero e proprio pregiudizio anticattolico - c'è vera-mente da domandarsi se tutto "l'affaire Saunière" non sia stato architettato al-l 'unico scopo di incrinare nelle coscienze instabili di quest 'epoca l 'idea stessa di Tradizione e di minare alle sue fondamenta la credibilità di una delle istituzioni tradizionali come la Chiesa Cattolica.

    Questa è la seconda difficoltà: riuscire a far riemergere da questa faccenda gli elementi tradizionali, in un'epoca che assiste a grandi sconvolgimenti spi-rituali e in cui tutte le certezze minacciano di crollare sotto la duplice spinta del

  • materialismo e del neospiritualismo da supermarket. Scriveva già nel lontano 1927 Henri Massis:

    "E l'ora propizia per le imprese equivoche di ogni falso misticismo, che mescolano curiosamente insieme le confusioni spiritualistiche con la sensualità materialista. Le forze spirituali sono in invadenza dappertutto. Non si può dire più che il mondo moderno manchi di sovrannaturale. Se ne vede apparire d'ogni specie e varietà [...] Ma il sovrannaturale vero non ne risulta riconosciuto in maggior mi-sura. Il 'mistero' avvolge tutto, s'installa nelle regioni buie dell'Io, che esso devasta, al centro della ragione, che esso scaccia dal suo dominio. Si è pronti a reintro-durlo dappertutto, eccetto che nell'ordine divino, dove esso risiede realmente"25.

    La confusione tra lo psichico e lo spirituale, il cedere all'irrazionalismo o, peggio, alle tentazioni facili dell'evasione estatica, meglio se promossa dal-l'uso sconsiderato e profano di droghe ed allucinogeni, o ancora, mediata dal ricorso a pratiche magiche nefaste, hanno costituito i presupposti fondamentali perché si sviluppasse uno pseudo-spiritualismo che, nel migliore dei casi, non è che la parodia rovesciata dell'autentica spiritualità. Scrive con grande effi-cacia Julius Evola:

    "Ogni misura positiva per la vera spiritualità, per l'uomo deve essere la coscienza chiara, attiva e distinta [...] Quando egli invece passa negli stati di un misticismo nebuloso, di uno sfaldamento panteistico e nella fenomenologia - per sensazio-nale che sia - che si verifica nelle condizioni della regressione, del collasso psi-chico, della transe, egli non ascende, ma discende lunga la scala della spiritualità [...]. Non supera la Natura, ma si restituisce ad essa, anzi si fa lo strumento delle forze infere chiuse nelle forme di essa"26.

    In tutto questo non c'è spazio per alcuna ricerca condotta sub specie inte-rioritatis, nessun anelito trascendente o metafisico che punti ad una effettiva realizzazione spirituale. Gli uomini e le donne di questo millennio sono inte-ressati ad altro:

    "Basta che qualcosa si scosti dall'ordine di ciò che si è convenuto di chiamare normale, basta che esso presenti i caratteri dell'eccezionale, dell'occulto del mi-stico e dell'irrazionale perché una notevole quantità di nostri contemporanei ad esso si interessi con una facilità di tanto maggiore [...] Tali persone credono che qua-

    25 H. Massis, Défense de l'Occident, Paris, 1927, p. 245. 26 J. Evola, Maschera e Volto dello Spiritualismo Contemporaneo, Edizioni Mediterranee,

    Roma, 1990, p. 18.

  • lunque cosa trascendente il mondo cui sono state abituate costituisca per ciò stesso qualcosa di superiore [...] Nel punto in cui agisce in loro il bisogno di 'altro', l'impulso all'evasione, esse imboccano ogni via, e non si accorgono quanto spesso esse così entrino nell'orbita di forze che non sono al di sopra, ma al di-sotto dell 'uomo come personalità"21.

    Questi "ingredienti" possono agevolmente essere ritrovati tutti nel "mistero" di Rennes-le-Chàteau, così come lo si è voluto confezionare. Ed è indubbio che la lettura di certi studi, lungi dal chiarire l'enigma, non solo vieppiù lo confonda, ma sconvolga le coscienze e le personalità, aprendo le porte a suggestioni tanto pericolose da costituire, a tutti gli effetti, una vera e propria minaccia per l'equi-librio psichico di coloro che, tanto baldanzosamente e superficialmente, pro-vano ad avvicinarsi al mistero. Vale ancora per costoro, e per quanti inten-dano accostarsi ai segreti della Grande Madre, l'ammonimento formulato da Robert Graves:

    "Per onestà devo avvertire i lettori che questo resta [...] un libro molto singolare, da evitarsi accuratamente se si è psichicamente turbati o stanchi o se si ha una mente rigorosamente scientifica"28.

    Non potrei suggerire migliore viatico a chi intenda inoltrarsi nei retro-scena occulti che hanno animato - e sconvolgono a tutt'oggi - le vicende le-gate a Rennes-le-Chàteau.

    v Ibidem, p. 10; p. 15. 28 R. Graves, La Dea Bianca, Adelphi, Milano, 1992, p. 13-14.

  • Il mistero Saunière: gli interrogativi reali

    L'unico modo di orientarsi nel labirinto delle ipotesi formulate, spesso sulla base di fantasticherie architettate per meglio attrarre e stupire il lettore assetato di paranormale, è quello di ripartire dai pochi dati certi e meritevoli di atten-zione che a tutt'oggi disponiamo circa la vita del parroco Bérenger Saunière.

    ( Il primo lascito. Sappiamo che, appena un anno dopo essere stato coman-: dato a Rennes-le-Chàteau, egli riceverà dalla moglie del conte di Chambord, una considerevolissima somma pari a 3000 franchi1. Qualcuno ha voluto ve-dere in questo il gesto di riconoscenza da parte della vedova di uno degli aspi-ranti al trono di Francia verso un curato di sentimenti monarchici. Ora, a pre-scindere dal fatto che Saunière - allora giovanissimo (ha 33 anni) - non aveva avuto ancor modo di appalesarli, ci si domanda perché la nobildonna abbia voluto privilegiare proprio lui, "alle prime armi", quando da tempo il suo casato è impegnato a sostenere la ben più organica e rispettabile iniziativa dello Hiéron du Val D'Or, una organizzazione ultra-cattolica che annoverava tra i suoi obbiettivi appunto quello di reinstallare il discendente di Luigi XVI sul trono di Francia. Va considerato altresì come altre parrocchie dei dintorni - basti pensare a quella di Henri Boudet, che godeva allora di una certa notorietà -avrebbero avuto bisogno anche loro di sostegno finanziario: perché privilegiare allora lo sperduto paese di Rennes-le-Chàteau? L'interrogativo è più che le-gittimo: l'intervento della famiglia Chambord non sembra essere stato affatto fortuito, ma rientrava probabilmente in una strategia di lungo respiro, forse ispi-rata da quegli stessi poteri occulti che manovravano Chambord e si ripara-vano dietro la facciata dello Hiéron, così come prima avevano fatto con la Com-pagnie du Saint Sacrement e con le associazioni segrete note come Aa (Ami-tiés angéliques).

    1 Ricordiamo che a quel tempo lo stipendio annuale di un prete non superava i 600 franchi.

  • Perché cominciare dall'altare? Esiste una pressoché unanime concordanza nel ritenere che i lavori di restauro della chiesa presero avvio dal rifacimento dell'altare e della balaustra interposta tra questo e i banchi dei fedeli. Eppure il tetto della chiesa faceva letteralmente acqua da tutte le parti; non sarebbe stato più giudizioso cominciare da lì2? Sappiamo che rimuovendo una lastra collo-cata ai piedi dell'altare (la famosa Dalle aux Chevaliers), il curato avrebbe tro-vato qualcosa (un piccolo tesoro?) e che all'interno di uno dei pilastri o, più ve-rosimilmente, dentro la balaustra avrebbe rinvenuto alcuni documenti (i cosid-detti parchemins). Qualcosa trovò di sicuro, a detta dei contemporanei non poco meravigliati del fatto che Saunière si affrettò a tenere ben segreto quanto aveva travato. Tutto sembra comunque indicare ehQ egli sia andato deliberatamente a cercare qualcosa che già sapeva avrebbe trovato. Con i_ manoscritti (di cui fa una copia per il Comune, andata purtroppo distrutta dall'incendio che colpì l'archivio nel 1910) si reca da monsignor Billard, il vescovo di Carcassonne, che lo invia a Parigi. Questo viaggio è stato messo in discussione; a parte una foto esibita da Gérard de Sède3, non disponiamo di prove certe, ma solo indi-rette4, ancorché plausibili. È comunque certo che, in significativa concomitanza con la scoperta di quei documenti, Saunière entri in possesso di una relativa di-sponibilità finanziaria che gli permetterà di pianificare un ampio ed ambi-zioso progetto di ristrutturazione della chiesa.

    Da dove provenivano questi fondi? Dal 1891 in poi il curato mostra di poter disporre di una considerevole fortuna: restaura ed arreda la chiesa; compra

    2 Già dal 1845 alcune ispezioni condotte dagli architetti di Limoux avevano raccomandato di procedere al più presto alle riparazioni della volta e del tetto. L'aver deciso di cominciare dal-l'altare costituisce un non senso, come rileva un autore tra i più critici e tra i meno disposti ad accreditare leggende sul conto dei misteri di Rennes-le-Chàteau (cfr. R. Descadeillas, Mytho-logie du Trésor de Rennes, Collot, Carcassonne, 1991, p. 14-15).

    3 Sembra che la foto ritragga il fratello di Saunière, Alfred (1855-1905). 4 Nel corso degli anni "d'oro" Saunière avrebbe ripetutamente invitato a casa sua un buon

    numero di personaggi - deputati, scrittori, la cantante Emma Calvé - che ben difficilmente avrebbe avuto modo di conoscere negli angusti limiti del Razès. Molti di questi erano invece assidui frequentatori dei salotti parigini. La presenza della Calvé nella regione del Razès è̂ stata contestata, a nostro avviso a torto: la cantante ha infatti fatto dono di un crocifisso alla chiesa di Rennes-les-Bains (ma bisognerebbe domandarsi perché non l'abbia fatto a quella di Rennes-le-Chàteau!) ed ha apposto la propria firma sul registro parrocchiale della stessa chiesa. Uà storia della relazione tra la cantante eTTparroco Saunière è stata infine ripresa dal biografò" ufficiale della Calvé. La polemica sull'esistenza di questa trasferta parigina di Saunière è co-munque oziosa: sappiamo che egli si recava regolarmente a Perpignan e a Lione; non sarebbe stato poi così difficile andare a Parigi e non si comprende l'ansia di cercare prove a sostegno che potrebbero benissimo non sussistere affatto.

  • terreni; costruisce Villa Bethania, la Torre Magdala. Elargisce somme alla Muni-cipalità (i maliziosi diranno "per comprarne il silenzio"), dà feste sontuose; compra molti libri ed una libreria di valore che colloca dentro Torre Magdala. Apre numerosi conti correnti a Perpignan e in diverse città d'Europa, tra cui Budapest5! È innegabile che un flusso di denaro gli passa per le mani. Da dove viene? Non certo dal supposto "traffico di messe". I lasciti che gli perven-gono - anche dall'Italia - non sono sufficienti a rendere conto della fortuna che, molto alacremente, egli provvederà a far sparire. Non può aver trovato un "te-soro": di questo sarebbe rimasta traccia, se non altro perché avrebbe dovuto monetizzarlo, impresa non facile anche a quell'epoca. È più probabile che qual-cuno lo paghi - più o meno regolarmente-per l'esecuzione di un qualche com-pito. Ma quale?

    La scoperta della tomba. In data 21 settembre 1891 il diario di Saunière riporta questa frase enigmatica: "Lettre de Granes. Découverte d'un tombeau. Le soir pluie". Qualche giorno dopo - il 29 - annoterà ancora: "Vu Curé de Né-vian. Chez Gélis. Chez Carrière. Vu Cros et Secret". I commentatori hanno cer-cato di identificare i personaggi elencati, molti dei quali sarebbero stati coin-volti, a diverso titolo, nel corso A^W affaire. A proposito della "tomba" tutti hanno concordato nel ritenere che fosse quella della marchesa. Ciò è tuttavia inverosimile ed anche sciocco. Il sepolcro della marchesa, contrassegnato dalla stele e dalla discussa dalle, doveva essere tra quelli più facilmente identifica-bili nel peraltro minuscolo cimitero del paese. Come è possibile sostenere, come fanno un po' tutti, che Saunière impiegò anni per rintracciarlo? Ciò è senza senso. Ciò che è invece probabile è che si tratti qui di un altro sepolcro. Non sappiamo di chi fosse, ma certo doveva avere la sua importanza se l'abate Io annota nel diario, seppure nel suo stile spartano e stringatissimo. Quella do-veva essere la tomba che andava cercando da tempo - siamo nel 1891 - tanto da mettere a soqquadro il camposanto e provocare le ire dei suoi concittadini. Nulla peraltro lascia credere che la tomba in oggetto fosse nel cimitero; in quei giorni Saunière è infatti quotidianamente impegnato in lunghe ed este-nuanti passeggiate che lo vedono ispezionare il corso del Ruisseau des Cou-leurs, in prossimità del quale - guarda caso - si trova la Grotte de la Made-leine6, la stessa verso cui è orientata la finestra sudoccidentale della Torre Mag-

    1 f- . 5 Circa le disponibilità finanziarie del parroco si veda in M. Bizzarri e F. Scurria, Sulle tracce

    del Graal, Edizioni Mediterranee, Roma, 1996; altresì in R. Descadeillas, Mythologie du Trésor de Rennes, Collot, Carcassonne, 1991, p. 28 e s.

    6 In questa grotta - il cui accesso è alquanto difficoltoso - Saunière aveva voluto collocare

  • dala e che è ritratta nel bassorilievo posto al di sotto dell'altare in chiesa. Cosa c'era in quella tomba? Presumibilmente ciò cui facevano riferimento Te indicazioni ottenute sia dalla "decodificazione" (se decodificazione c'è stata) dei manoscritti trovati nella chiesa, sia dall'interpretazione dei messaggi la-sciati incisi sulla stele e sulla pietra tombale della marchesa. È in effetti pro-babile che, dentro al sepolcro della-signora de Nègre, non ci fosse nulla. Forse proprio perché "troppo in vista", perché sarebbe stato il primo posto dove qualcuno, "bene informato", sarebbe andato a cercare per primo. Vedremo che nella regione, molti dovevano essere coloro che sapevano di come la marchesa de Négre fosse a conoscenza di qualcosa di tremendamente "impor-tante". La figlia Elisabetta7 custodirà gelosamente i documenti di famiglia, ri-fiutandosi di separarsene e di farli esaminare dalla sorelle; ciò spiega le precau-zioni di Bigou - il curato che aveva redatto l'epitaffio e provveduto all'inu-mazione della signora di Rennes, anche se non soddisfa tutte le domande. Perché Saunière ha cancellato ogni traccia di quel sepolcro? Che bisogno c'era di di-struggerlo? A_prescindere da ciò che avrebbe potuto contenere, perché la tomba in quanto tale doveva essere letteralmente "cancellata"? Indubbiamente questo èTrnò~dei risvoÌti più misteriosi cui non è in alcun modo possibile dare una sod-disfacente spiegazione e lascia, pensare che, più che congetturare su ciò che Saunière vi potesse aver trovato, occorrerebbe domandarsi cosa si sarebbe aspet-tatele che invece non ha trovato. La marchesa era stata effettivamente sepolta lì? O la sua tumulazione era stata dissimulata, e a quale scopo? Ciò va messo in qualche modo in parallelo con l'insolito destino che sarebbe toccato alla fi-glia Elisabetta: alla sua morte, nel 1820, come annota un commentatore inso-spettabile, "[...] il testamento sarebbe stato impugnato. Si cercò invano nello stato civile l'atto di decesso, che non è mai stato trascritto. Perché cercare di dissimulare la morte dell'ultima Hautpoul?"8.

    La decorazione della chiesa. Il 6 giugno del 1897, alla presenza di monsi-gnor Billard viene inaugurata la chiesa di Maria Maddalena. Le anomalie simboliche sono multiple ed alcune talmente vistose da non poter essere sfug-gite al vescovo di Carcassonne, che peraltro aveva avuto modo di ispezionare

    una statua di Maria Maddalena inginocchiata in preghiera (cfr. P. Jamac, Histoire du Trésor de Rennes-le-Chàteau, Saleilles, 1985, p. 149).

    7 La marchesa Marie de Nègre ebbe tre figlie: Marie, che riceverà in eredità del denaro; Gabrielle, che andrà in sposa a Paul-Franijois-Vincent de Fleury, e che acquisirà i domini di Rennes-les-Bains; e infine Elisabetta, che eredita i possedimenti di Rennes-le-Chàteau.

    8 R. Descadeillas, Rennes et ses derniers Seigneurs, Toulouse, 1964, p. 78.

  • in precedenza9 l'andamento dei lavori di rifacimento... A cominciare dal tim-pano, che reca impressi i blasoni di Billard, del precedente vescovo Leuillieux, e del papa Leone XIII - seguito quest'ultimo dalla divisa "lumen in coelo", tratta dalle profezie di San Malachia10 che, come ben noto, non hanno nulla di "canonico". I simboli presenti in chiesa hanno scatenato una ridda di ipotesi tra le più inverosimili e le meno convincenti. Nondimeno un messaggio rigoroso sembra districarsi dalla massa delle congerie, il cui significato, come vedremo, si sposa coerentemente con quanto sappiamo della tradizione ininterrotta che in quell'oscuro lembo di terra sembra ostinata a volersi continuare.

    Vediamo brevemente quelli tra i meno discussi11 e da cui con maggiore fa-cilità può esserne estratto un significato coerente.

    1. Il blasone sul frontone della chiesa. È del tutto fuori luogo che un curato, per quanto devoto al proprio vescovo, ne riporti il blasone insieme a quello del Papa regnante, sul portico della chiesa. Soprattutto se le insegne di que-st'ultimo vengono ad essere sormontate dall'iscrizione "lumen in coelo", tratta dalle profezie di Malachia che, come noto, la Chiesa non ha mai vo-luto riconoscere12. Qui non si tratta più di devota piaggeria: cosa voleva in-dicare Saunière? L'appartenenza di entrambi ad una tradizione "occulta" - e occultata - imperniata su una visione escatologica quale quella cui sembra alludere il riferimento a Malachia? Limitiamoci per il momento a sottolineare l'incongruità palese di questo così appariscente simbolismo

    c che, di tutta evidenza, non poteva passare inosservato e ciò nonostante non doveva essere dispiaciuto troppo a monsignor Billard. Notiamo altresì di sfuggita che l'emblema di Leone XIII reca al centro l ' immagine di un pino - sapin in francese - fin troppo evocativo di quella associazione - que-

    9 La prima visita episcopale di monsignor Billard risale al primo luglio 1881. ... A. Tyrel, Le Profezie di Malachia, MEB, Padova, 1986.

    ' "''Non staremo qui a trattare delle facezie quali quelle inerenti al mosaico a scacchi del pa-vimento (presente in innumerevoli chiese), del cosiddetto "figlio della vedova" (ritratto in una delle stazioni della via crucis e ritenuto "scozzese" solo perché presenta una stoffa a due co-lori!), e di innumerevoli altre sciocchezze volte ad accreditare l'idea secondo la quale la chiesa rappresenterebbe un tempio rosacruciano o, ancor più improbabilmente, massonico. Questo ge-nere di deliri (e altri peggiori ancora!) non sono invero infrequenti in coloro che, psichica-mente fragili e ipersensibili, si avvicinano a certi temi senza la dovuta preparazione e la neces-saria prudenza.

    tratta della centoduesima profezia di Malachia. È invero curioso sostenere - come fanno molti autori che si sono occupati della vicenda - che Saunière abbia edificato una "chiesa massonica", "dedicandola" contemporaneamente in qualche modo ad un Papa che si è mostrato tra i più acerrimi nemici della Massoneria!

  • sta sì segreta e oltremodo inquietante - che fu il Sodalitium pianum, più no-to come "la Sapinière" ("la Pineta"), organizzato e voluto da monsignor Benigni e dal cardinale Rafael Merry del Val. Teniamo bene a mente questi personaggi che ritroveremo sorprendentemente in più di un'occasione. .

    2. L'acquasantiera. Come ben noto è retta da un demone, la cui cappa è verde. Hanno suggerito che si trattasse di Asmodeo, custode dei tesori nascosti. Non si capisce sulla base di quale motivo debba essere proprio lui, anche se questa attribuzione bene si colloca nel contesto del mito pasticciato che su Rennes-le-Chàteau hanno voluto imbastire; ricordiamo come il colore del mantello - il verde - faccia riferimento semmai alla figura di Lucifero. Ciò che i commentatori spesso tralasciano di sottolineare è che al di sotto della vasca sono raffigurati due basilischi, chimere infernali che, associate al-l'enigmatico acronimo "BS" sembrano qui riferirsi più propriamente ad un ambito alchemico. Se a questo aggiungiamo il manifesto errore della scritta collocata sotto il piedistallo degli angeli - par ce signe tu le vaincras, al posto di "con questo segno vincerai" {In Hoc Signo Vmces) - ci ritroviamo di fronte ad un insieme di incongruità blasfematorie che nessun vescovo sano di mente mai si sarebbe sognato di sanzionare con la propria appro-vazione. Va osservato infatti che, a prescindere dai significati esoterici che il quadretto suggerisce - ce ne sono alcuni di immediatamente percettibili da parte del pubblico vilain, tali da non poter in alcun modo essere tolle-rati dall 'ortodossia cattolica. È vero, come ricorda Dante, che il senso dei simboli può dispiegarsi su quattro livelli13; ma non men vero è che in nessun caso questi possono contraddirsi o prestarsi ad interpretazioni diametral-mente opposte o percepite come tali da chi, anche al gradino più basso, con quei simboli è chiamato a confrontarsi. Diciamo che quell'acquasantie-ra è del tutto fuori luogo e crediamo sia stata percepita dai paesani del tem-po - ignoranti e sempliciotti, ma non certo stupidi - con vivo malessere.^

    3. La scritta BS. Ci si è spesso arrovellati sulla scritta BS, considerandola sem-plicisticamente l'acronimo di Bérenger Saunière. Invero, come rilevato re-centemente14, quella sigla può essere ben compresa alla luce del ritrova-mento de\V ex-lltiris di "Saunière che riproduce a sua volta il pentacolo ri-portato sulla copertina di un testo alchemico del 1621, VAureum seculum redivivum, del frater Aurae Crucis, Enrico Madathanus15. A meno che

    13 Dante, Convivio, L. II, cap. I, 2. 14 R. Volterri e A. Piana, L'Universo magico di Rennes-le-Chàteau, Sugarco, Milano, 2004,

    p. 78 e s. 15 II testo del Madathanus si conclude con la professione di fede rosacruciana dell'Autore.

  • non si voglia ipotizzare che Saunière abbia potuto avere diretta conoscenza del Madathanus - cosa che a noi sembra poco verosimile - è probabile che il parroco ne abbia avuto cognizione leggendo l'ampio articolo di P. Bornia comparso sul numero di aprile-giugno de VInitiation, dedicato al-l'analisi delle iscrizioni che compaiono sulla Porta Magica di Roma, tra cui, per l'appunto, ritroviamo il medesimo sigillo. Non staremo qui a svi-luppare la complessa disanima di questo, per la cui interpretazione rinviamo al magistrale lavoro di Luciano Pirrotta16 e ci limiteremo ad evidenziare due coincidenze sospette. Per la prima, è quanto mai singolare che un prete ultraortodosso si desse la pena di leggere una rivista a carattere così sfac-

    ^ ciatamente ermetico-occultistico quale era l'Initiation, fondata e diretta -guarda caso! - da Papus, una delle figure chiave dell'occultismo francese di fine secolo, ottimo amico, tra l'altro, di Emma Calvé e di tanti altri per-sonaggi del sottobosco magico-occultistico che con preoccupante frequenza hanno gravitato intorno all'affare di Rennes-le-Chàteau. In secondo luogo,

    "TI volume del Madathanus, ed in particolare il pentacolo, venne adottato da alcuni Ordini rosacruciani come il Goldenund Rosenkreutz Order (Or-dine della Rosa Croce d'Oro), e soprattutto dall' Accademia dell'Arcadia per iniziativa diretta della Regina Cristina di Svezia cui il Madathanus fa esplicito riferimento nel suo scritto. La dizione di Rosa-Croce d 'Oro viene esplicitamente impiegata per la prima volta da Samuel Richter (Sin-cerus Renatus) nel trattato Vera e perfetta preparazione della Pietra Filo-sofale secondo la Fratellanza della Rosa-Croce d'Oro, pubblicato a Bre-slau nel 171017. La storia di quest'Ordine è tra le meno conosciute e tra le più oscure18. Sembra che le radici debbano essere cercate in Francia19, anche

    Nel 1625 il libro fu ristampato in due diverse edizioni, una indipendente, l'altra all'interno del Musaeum Hermeticum di Lucas Jennis, che aveva anche edito le opere rosacruciane di Mi-chael Maier. L'emblema viene ripreso nuovamente da Wienner Von Sonnenfels nel 1747 nel suo Splendor Lucis, oder Gìanz des Lichts pubblicato a Vienna. La parte inferiore dell'emblema di Madathanus, il centrum in trigono centri, fu riprodotta nell'opera Geheime Figuren der Rosenk-reutzer (Altona 1785-1788) opera molto diffusa all'interno del GoldundRosenkreutz Order.

    16 L. Pirrotta, La Porta Ermetica, Atanor, Roma, 1979, p. 37 e s. 17 II volume portava in appendice una Regola distribuita su 52 articoli; l'Ordine compren-

    dcva_circa 60 "fratelli" guidati da un Imperator. '^Alcuni contributi sono venuti da Antoine Faivre ("Rose-Croix et Rose-Croix d'Or en Alle-

    magne de 1600 a 1786", Revue de l'Histoire des Religions, v. 181, gennaio 1972, p. 57-69), panche se del tutto inadeguati a rendere conto della segretezza e dell'importanza di tale movi-

    mento. Si veda altresì R. Le Forestier, La Massoneria Templare ed Occultista, Atanor, Roma, 1991, t. I, p. 69 e s.

    19 Nella prefazione a Gli Arcani molto segreti di tutta la Natura svelati dal Collegium Rosia-

  • se il movimento in quanto tale si diffuse prevalentemente in Germania nel- < l'ambito di cenacoli estremamente riservati ed esclusivi. La Rosa-Croce d'Oro, a partire dal 1757, per quanto si sviluppasse in direzione dell'Est europeo (Boemia, Ungheria, Russia), stabilendo rapporti di amicizia con altre obbedienze come la Stretta Osservanza Templare, finì per "accentuare il carattere di organizzazione tipicamente germanica", accogliendo temi che saranno più tardi ripresi da organizzazioni come la Thule Gesellschaft e il Germanorden20. Ciò nonostante l'Ordine ricevette una tanto fortunata quanto inaspettata accoglienza proprio tra gli ermetisti dell'Arcadia, in par-ticolare presso Cristina di Svezia e il marchese Massimiliano Palombara. In una raccolta di versi del 1656 attribuita a quest'ultimo - la Bugia, di cui è conservata una stesura nella collezione di Cristina della Biblioteca Va-ticana21 - si può ritrovare un chiaro riferimento al Gold Und Rosenkreutz Order - "una compagnia intitolata della Rosea Croce, e come altri dicono dell'Aurea Croce" - il che sembra confermare come le relazioni Ira membri influenti dell'Arcadia e l'ordine rosacruciano fossero ben più concrete ed operative di quanto non si fosse finora immaginato22. L'Ordine della Rosa-Croce d'Oro giunse al suo apogeo intomo al 1777, per dissolversi poi in-torno al 1787 per ragioni invero poco chiare. E probabile che questa ne-bulosità sia stata voluta per facilitare una continuità di fatto assicurata dalla comparsa di una nuova organizzazione - Y Ordine dei Fratelli Iniziati del-l'Asia - che avrebbe in qualche modo rilevato e fatto proprio l'eggregoro rosacruciano23. Ciò che a noi preme tuttavia sottolineare è l'incredibile coincidenza - se così la vogliamo chiamare - per la quale tanto il Rito di Memphis (costi-tuito nel 1839 da Marconis de Nègre, pronipote della marchesa di

    num, pubblicati a Leida nel 1630 da Petrus Mormius, si racconta di un vegliardo originario del Delfinato francese - Frédéric Rose - che avrebbe fondato nel 1622 una Società della Rosa-Croce d'Oro, composta inizialmente da tre membri e le cui origini risalirebbero addirittura a Diocle-ziano!

    20 Su queste associazioni esiste un'ampia bibliografia. Per una introduzione si veda: R. Al-leau, Le origini occulte del Nazismo, Edizioni Mediterranee, Roma, 1989; N. Goodrick-Clarke, Le radici occulte del Nazismo, Sugarco, Milano, 1993.

    ? t Ms. Reginensis Latini 1521; cfr. Marchese M. Palombara, La Bugia: Rime ermetiche e altri scritti. Da un Codice Reginense del sec. XVII, a cura di A.M. Partini, Edizioni Mediter-ranee, Roma, 1983.

    ^ È proprio nella villa del Palombara, costruita nel 1680, che ritroviamo la "porta magica" al di sopra della quale è riprodotto il pentacolo del Madathanus.

    23 Si veda al riguardo in G Galtier, Maçonnerie égyptienne, Rose-Croix et néo-chevalerie, du Rocher, Monaco, 1989, p. 161-167.

  • Rennes-le-Chàteau), quanto il preteso Priorato di Sion, presentino un mito di fondazione letteralmente ricalcato sulla leggenda della Rosa-Croce d'Oro. Vale la pena confrontare i tre testi per rendersene conto24: [Rito di Memphis - Marconis de Nègre] "Da chi i Templari detenevano la scienza massonica? Dai Fratelli d'Oriente, il cui fondatore era un saggio egiziano di nome Ormus, convertito al Cristianesimo da San Marco. Ormus Parificò la dottrina degli Egiziani secondo i precetti del Cristianesimo. Nello stesso tempo gli Esseni ed altri ebrei fondarono una scuola di Scienza Salomonica che si riallacciò ad Ormus. Fino al 1118 i discepoli di Ormus r imasero gli unici depositari della saggezza egizia [...] Questa dottrina la trasmisero ai Templari: essi erano allora conosciuti sotto il nome di Cava-lieri della Palestina o FF. Rosa-Croce d'Oriente; sono loro che il Rito di Memphis riconosce come fondatori immediati"25. [Priorato di Sion] "Secondo gli insegnamenti massonici, Ormus era il nome dì un saggio e mistico egizio, un adepto gnostico di Alessandria, che sa-rebbe vissuto nei primi anni dell'era cristiana. Nel 46 d.C. Ormus e sei suoi seguaci sarebbero stati convertiti ad una forma di cristianesimo da uno dei discepoli di Gesù, che le versioni più numerose identificano come San Marco. Da questa conversione sarebbe nata una nuova setta, o un ordine che fondeva il credo del cristianesimo con gli insegnamenti di altre scuole misteriche ancora più antiche [...]. Ormus avrebbe assegnato al suo 'ordine di iniziati' appena costituito uno speciale simbolo di identifi-cazione: una croce rosa o rossa"26.

    C o n f r o n t i a m o ora e n t r a m b e le s tesure c o n que l la a n t e c e d e n t e ( 1 7 7 5 ) e ben più articolata della R o s a - C r o c e d ' O r o : "[...] Adamo aveva ricevuto in origine dal Creatore la suprema saggezza [•••] La sua caduta gli aveva fatto perdere in gran parte queste conoscenze, rr>a Dio aveva concesso che gli Angeli venissero di tanto in tanto a resu-scitarle nella sua memoria ed egli le aveva così trasmesse ai propri figli. Quelle conoscenze si erano corrotte nella famiglia di Cam, uno dei cui figli, Misra'im, le aveva portate in Egitto [...] L'ordine era stato fondato da un sacerdote egiziano di Alessandria di nome Ormissus o Ormus, che dopo essere stato iniziato dai Magi si era fatto battezzare assieme ad altri sei Sapienti quando San Marco era venuto a predicare il Vangelo in Egitto.

    24 I corsivi presenti nelle tre citazioni sono stati inseriti per meglio far risaltare gli elementi comuni e le vere e proprie sovrapposizioni.

    25 J-E. Marconis de Nègre, Le Sanctuaire de Memphis, Bruyer, Paris, 1849, p. 5. 26 M. Baigent, R. Leigh e H. Lincoln, Il Santo Graal, Mondadori, Milano, 1982, p. 122.

  • Ormus aveva purificato la sapienza segreta degli egizi da tutte le sue abominazioni pagane, l'aveva armonizzata con i dogmi cristiani [...] [e] aveva imposto ai suoi discepoli [...] come segno distintivo una croce d'oro smaltata di rosso"21. Da questo semplice raffronto emerge con chiarezza come il mito fondatore del Priorato sia stato ispirato direttamente dalla leggenda della Rosa-Croce d'Oro, a prescindere dalla conoscenza che Lincoln e soci potevano avere avuto del testo di Marconis de Nègre28. Dobbiamo al Galtier29 questa acuta osservazione ed è non solo incredi-j bile, ma è sospetto che non sia stata mai rilevata in precedenza da altri au- ; tori che si sono interessati alla vicenda di Rennes-le-Chàteau, forse solo preoccupati di accreditare ad ogni costo la soperchieria del Priorato per ren-dersi conto di quale genere di mistificazione celasse un'operazione di questo genere. È ormai evidente che i mistagoghi del Priorato hanno manipolate-, leggende precedenti, alchemiche (Rosa-Croce d'Oro) e massoniche (Rito di Memphis), per accreditare in determinati ambienti il mito fondatore su cui riposa la falsificazione de II Santo Graal di Lincoln e soci. Verosimil-mente in questo c 'è però qualcosa che va oltre il semplice plagio: le allu-sioni e i "prestiti" sono tanto evidenti che c'è da domandarsi se questa vo-luta e visibile contraffazione non costituisca una chiara allusione ad altre società, diverse dal Priorato, ma autenticamente segrete e operanti... È in- , fatti alquanto curioso che, per il tramite di un pentacolo alchemico, ritro- ! viamo tutti insieme una serie di personaggi ed organismi che sembrano essere strettamente intrecciati tra loro: Saunière, Cristina di Svezia e l'Ar- | cadia, la Rosa-Croce d 'Oro, il Rito egizio di Memphis, Marconis de j Nègre e il famigerato Priorato di Sion. Anche a voler conservare un atteg- | giamento di sano scetticismo razionalista, sarebbe invero semplicistico voler liquidare il tutto come frutto del caso, invocando improbabili e fortuite coin-_

    27 La leggenda della Rosa-Croce d'Oro è riportata in: R. Le Forestier, La Massoneria Tem-plare ed Occultista, Atanor, Roma, 2002, t. Ili, p. 34-35.

    28 Nel testo rosacruciano si fanno significative allusioni a Misraì'm come ad un "prescelto" - elemento che verrà ampiamente sfruttato nel Rito di Memphis - e soprattutto al ruolo degli "angeli" depositari di conoscenze cui i "saggi" possono accedere. Questa allusione, neanche troppo velata alla cosiddetta "magia angelica", è in perfetta sintonia con quanto riportato nel-YAsclepius e nel Pimander e, più generalmente, con gli orientamenti di un certo tipo di occul-tismo le cui vicende sono strettamente associate a quelle del mistero di Rennes-le-Chàteau.

    29 G Galtier, Maçonnerie égyptienne, Rose-Croix et néo-chevalerie, du Rocher, Monaco, 1989, p. 163-164.

  • cidenze che, invero, assumeranno un preciso significato solo quando i singoli elementi finiranno con l'essere collocati nella giusta prospettiva... A questo proposito, va sottolineato un aspetto ulteriore, legato alle attese messianiche ed ai timori apocalittici che, come una trama impercettibile a prima vista, sembra sottendere tutta la contorta misteriosofia legata alla vi-cenda di Rennes-le-Chàteau. Se il testo del Madathanus fa esplicito riferi-mento, sotto il profilo cosmologico, alla restaurazione "dell'Età dell'Oro", analoghe attese erano vive tra gli adepti della Rosa Croce d'Oro ed ancor più tra i Fratelli Iniziati dell'Asia che di questa rilevano in qualche modo la continuità spirituale. I Fratelli dell 'Asia, che contrariamente ad altre "ob-bedienze" accoglievano nel loro seno esponenti della comunità ebraica, avevano finito con l'essere influenzati dalle idee del movimento sabba-taista, una corrente degenerata del misticismo ebraico che, rigettando il Talmud sulla base di una interpretazione soggettiva e tutta particolare della Thorà, avrebbe influito in modo non indifferente sull'occultismo europeo - in particolare sull'organizzazione degli Eletti Cohen, ramo dell'Ordine martinista - promuovendo una rivisitazione sincretistica delle tre reli-gioni monoteiste, finalizzata all'attesa spasmodica della fine del mondo e dell'avvento del "vero" Messia. Non sarà un caso che molti degli argomenti rielaborati da Lincoln o da altri mistagoghi del Priorato di Sion, come Eli-zabeth van Buren, si richiamino, seppure non apertamente, proprio a quell'esperienza che, a tutti gli effetti, costituisce una delle pagine più te-nebrose ed ancora enigmatiche del pensiero cabalistico europeo a cavallo del XVIII secolo30.

    4. Le coppie antinomiche. L'inversione della via crucis - che normalmente, almeno fino al 1900, doveva obbligatoriamente essere predisposta in senso orario partendo dall'altare31 - ci fornisce una prima chiave di lettura. L'e-

    30 G. Scholem, Le grandi correnti della mistica ebraica, Einaudi, Torino, 1993. H Abbiamo già discusso di questo aspetto nel nostro precedente lavoro (cfr. M. Bizzarri e

    F. Scurria, Sulle tracce del Graal, Edizioni Mediterranee, Roma, 1996, p. 154 e s.). Vogliamo tornare a sottolineare che la regolarità della disposizione del cammino di croce, così come il cor-retto orientamento di una chiesa (con l'abside collocato ad Oriente), costituivano criteri inde-rogabili fintantoché sono state conservate (e comprese) alcune norme di ordine tradizionale che, purtroppo, sono andate dissolvendosi a partire dal 1900 e, soprattutto, dopo il Concilio Vaticano II che, come noto, ha introdotto "innovazioni" deleterie sul piano della liturgia e della dottrina. Sappiamo bene come altre chiese presentino in effetti questa anomalia, invero rara prima che le norme cui si faceva allusione cadessero in disuso. Ciò nondimeno, l'inversione realizzata nella chiesa di Rennes-le-Chàteau svolge nell'economia simbolica del complesso una funzione pro-pedeutica: prepara il visitatore attento a dover rovesciare il senso normale di ciò che gli verrà presentato.

  • vidente anomalia ci invita infatti a predisporci ad un percorso invertito che parta da ciò che è visibile per giungere a ciò che è occultato, consape-voli di come il primo costituisca solo l'apparenza di una verità che, come la via crucis, deve appunto essere invertita per essere colta nella sua es-senza. Peraltro, questo è l'esplicito messaggio che, prima ancora di en-trare in chiesa, ci viene suggerito dal capovolgimento del capitello su cui venne collocata la statua della Madonna: anche qui, con l'inversione del-l'Alpha e dell'Omega, si invita il pellegrino a rovesciare i sensi e i signi-ficati di ciò che si troverà ad osservare. Se si adotta questo criterio trove-remo che i signa collocati sul lato destro32 della navata fanno riferimento' ad altrettanti simboli collocati sul fronte opposto, sì da realizzare una sorta di coppie antinomiche: Gesù/Asmodeo, Sant'Antonio/Maria Madda-lena, Santa Germana/San Rocco, San Giuseppe/Vergine Madre. A queste vanno aggiunte quelle di partenza e di arrivo, collocate rispettivamente ad Ovest (la montagna) e ad Est (la grotta di Maria Maddalena). La prima coppia allude al Cristo come "apparenza" del "dio nascosto", che non è altri 1

    che... Lucifero! (o Asmodeo, secondo la leggenda locale). Ritroviamo qui la riproposizione velata dell'antinomia Abele/Caino e, più generalmente, di un'antico dualismo per il quale Gesù non sarebbe stato che il "fratello" di quel Lucifero ingiustamente scacciato dal Paradiso33. Il demone è collo-cato al di sotto dell'acquasantiera, mentre il Cristo è raffigurato nel com-plesso statuario che lo vede ricevere il battesimo da San Giovanni: qui viene presentato com