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1 (Il seguente studio è tratto per lo più da articoli di A. Caracciolo e R. Rizzo, comparsi su "Il Messaggero Avventista") LA DECIMA NELL'ANTICO TESTAMENTO Nella Parola di Dio si parla di decima molto presto, ma in maniera del tutto incidentale, prima del Patto di Dio con il popolo ebraico. La decima e Abramo Se ne parla per la prima volta in rapporto ad Abramo che la restituì a Melchisedek, sacerdote dell'Eterno, quando lo incontrò e fu benedetto da lui, di ritorno da una battaglia vittoriosa e ricca di bottino: Genesi 14:19-20 > "Ed egli (Melchisedek) benedisse Abramo, dicendo: - Benedetto sia Abramo dall'Iddio altissimo, padrone dei cieli e della terra! E benedetto sia l'Iddio altissimo, che t'ha dato in mano i tuoi nemici! - E Abramo gli diede la decima d'ogni cosa." (L) Paolo cita questo episodio, facendo notare la grandezza di questo misterioso personaggio (Melchisedek: controfigura del Messia a venire), che ricevette la decima da Abramo pur non essendo certo un Levita, ovvero un discendente della tribù di Levi (figlio di Giacobbe, nipote di Abramo), in seguito preposta da Dio al sacerdozio nella futura nazione ebraica (Ebrei 7:1-10). La decima e Giacobbe Più tardi, Giacobbe (figlio d'Isacco e padre di dodici figli maschi, che saranno all'origine delle dodici tribù d'Israele), è in fuga da suo fratello Esaù, che aveva imbrogliato a proposito della benedizione paterna. Una notte, mentre è in viaggio, sogna una scala che porta fino al cielo, sulla quale salgono e scendono gli angeli di Dio. Svegliatosi, si rende conto di essere in un luogo santificato dalla presenza del Signore e promette per il futuro di restituire fedelmente la decima al suo Dio: Genesi 28:21b-22 > "L'Eterno sarà il mio Dio; e questa pietra che ho eretta in monumento, sarà la casa di Dio; e di tutto quello che tu darai a me, io, certamente, darò a Te la decima." (L) Foto: "Sogno di Giacobbe", XV sec. – Musée du Petit Palais, Avignone Osservazioni Nei due brevi brani vi sono comunque quattro osservazioni interessanti da fare: 1. La decima già al tempo di Abramo, siamo nel 18° secolo avanti Cristo, si presenta come una pratica scontata; quindi molto anteriore ai personaggi in questione. La storia delle religioni vede nella decima un'istituzione molto antica e

3. Decima e offerte - Versione integrale con foto · dagli alberi, ciò che si ha o viene prodotto dall' armento e dal gregge. L'autore del testo si rivolge ad una civiltà agricola

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(Il seguente studio è tratto per lo più da articoli di A. Caracciolo e R. Rizzo, comparsi su "Il Messaggero Avventista") LA DECIMA NELL'ANTICO TESTAMENTO Nella Parola di Dio si parla di decima molto presto, ma in maniera del tutto incidentale, prima del Patto di Dio con il popolo ebraico. La decima e Abramo Se ne parla per la prima volta in rapporto ad Abramo che la restituì a Melchisedek, sacerdote dell'Eterno, quando lo incontrò e fu benedetto da lui, di ritorno da una battaglia vittoriosa e ricca di bottino: Genesi 14:19-20 > "Ed egli (Melchisedek) benedisse Abramo, dicendo: - Benedetto sia Abramo dall'Iddio altissimo, padrone dei cieli e della terra! E benedetto sia l'Iddio altissimo, che t'ha dato in mano i tuoi nemici! - E Abramo gli diede la decima d'ogni cosa." (L) Paolo cita questo episodio, facendo notare la grandezza di questo misterioso personaggio (Melchisedek: controfigura del Messia a venire), che ricevette la decima da Abramo pur non essendo certo un Levita, ovvero un discendente della tribù di Levi (figlio di Giacobbe, nipote di Abramo), in seguito preposta da Dio al sacerdozio nella futura nazione ebraica (Ebrei 7:1-10). La decima e Giacobbe Più tardi, Giacobbe (figlio d'Isacco e padre di dodici figli maschi, che saranno all'origine delle dodici

tribù d'Israele), è in fuga da suo fratello Esaù, che aveva imbrogliato a proposito della benedizione paterna. Una notte, mentre è in viaggio, sogna una scala che porta fino al cielo, sulla quale salgono e scendono gli angeli di Dio. Svegliatosi, si rende conto di essere in un luogo santificato dalla presenza del Signore e promette per il futuro di restituire fedelmente la decima al suo Dio: Genesi 28:21b-22 > "L'Eterno sarà il mio Dio; e questa pietra che ho eretta in monumento, sarà la casa di Dio; e di tutto quello che tu darai a me, io, certamente, darò a Te la decima." (L) Foto: "Sogno di Giacobbe", XV sec. – Musée du Petit Palais, Avignone Osservazioni Nei due brevi brani vi sono comunque quattro osservazioni interessanti da fare:

1. La decima già al tempo di Abramo, siamo nel 18° secolo avanti Cristo, si presenta come una pratica scontata; quindi molto anteriore ai personaggi in questione. La storia delle religioni vede nella decima un'istituzione molto antica e

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molto diffusa sia tra i popoli del Medio Oriente, sia tra gli egiziani, sia tra gli antichi romani; se ne parla addirittura nei libri sacri dell' antica Cina.

2. Abramo dà la decima ad un sacerdote dell'Altissimo. Va da sé che tra gli scopi della decima vi

fosse principalmente quello di mantenere il sacerdozio.

3. Giacobbe sceglie l'adozione della decima come conseguenza della sua scelta di Yahweh, il Dio d'Abramo e d'Isacco: "L'Eterno sarà il mio Dio". Essa va dunque vista, prima di tutto, come un atto di adorazione.

4. L'Antico Testamento non fa

dipendere la decima dalla teocrazia (= governo diretto di Dio) israelitica. Essa precorre la costituzione d'Israele come popolo eletto. Come il sabato, anche la decima non è un'istituzione ebraica. Il sabato, in origine era stato istituito per l'uomo, per arricchire il suo rapporto con Yahweh; così è della decima. Vedere nella decima la tassa verso una Chiesa-Stato contrasta con il messaggio dell'Antico Testamento, così come contrasta l'idea che farebbe del sabato la stessa cosa. Il sabato, la decima, il matrimonio, rappresentano istituzioni volute per i figli di Dio in generale, quindi anche per Israele, NON nella sua qualità di popolo eletto, ma come parte di un popolo di Dio che comprende uomini e donne di ogni tempo e nazionalità nel corso della storia umana. Altrimenti non si spiegherebbe la menzione della decima prima della stipulazione dell'Antico Patto al Sinai.

La decima nel Patto con Israele Un insegnamento più esteso sull'uso della decima lo troviamo più tardi quando Iddio sceglie Israele, lo chiama, lo forma, per affidargli una benedizione da trasmettere all'intera umanità. Tra le dodici tribù, Iddio ne sceglie una, la tribù di Levi (a causa della sua fedeltà, unica fra le tribù, nell'episodio del vitello d'oro, nel deserto: Esodo 32:25-26), perché si dedichi all'istruzione del Suo popolo. Può sembrare eccessivo che Iddio scelga un dodicesimo del popolo per farne dei catechisti. In realtà i Leviti (e i sacerdoti che appartenevano unicamente a questa tribù) non si occupavano solo di liturgia ma erano i giudici, gli insegnanti, i consulenti, gli educatori del popolo di Dio. L'ordine della decima lo troviamo espresso formalmente alla fine del libro del Levitico: Levitico 27:30,32 > "Ogni decima della terra, sia dei prodotti del suolo che dei frutti degli alberi, appartiene all' Eterno; è cosa consacrata all'Eterno… E per la decima della mandria

e del gregge, il decimo capo di tutto ciò che passa sotto la verga sarà consacrato all' Eterno." (ND) Deuteronomio 12:6 > "Là presenterete i vostri olocausti e i vostri sacrifici, le vostre decime, quello che le vostre mani avranno prelevato, le vostre offerte votive e le vostre offerte volontarie e i primogeniti del vostro bestiame grosso e minuto." (BG)

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La decima decimata I Leviti stessi, cui - per ordine di Dio - non era toccata alcuna parte di terra dopo la spartizione della terra promessa, Canaan, non erano esenti da questo tipo di fedeltà. Vivevano delle decime del

popolo, ma dovevano a loro volta versare la decima al Sommo Sacerdote: Numeri 18:20,21,24,26,28 > "L'Eterno disse ancora ad Aaronne: - Tu non avrai alcun possesso nel loro paese, e non ci sarà parte per te in mezzo a loro; io sono la tua parte e il tuo possesso in mezzo ai figliuoli d'Israele. E ai figliuoli di Levi io do come possesso tutte le decime in Israele in contraccambio del servizio che fanno... poiché io do come possesso ai Leviti le decime che i figliuoli d'Israele presenteranno all'Eterno... Parla ancora ai Leviti e di' loro: Quando riceverete dai figliuoli d'Israele le decime che io vi do per conto loro come vostro possesso, ne metterete da parte un'offerta da fare all'Eterno; una decima della decima... Così anche voi metterete da parte un'offerta per l'Eterno da tutte le decime che riceverete dai figliuoli d'Israele, e darete al sacerdote Aaronne l'offerta che avrete messa da parte per l'Eterno -." (L) Possiamo trarre varie indicazioni dai passi citati:

Che cos'è la decima Si tratta della decima parte di quanto si ha e di quanto si produce: ciò che si raccoglie dal suolo, dagli alberi, ciò che si ha o viene prodotto dall' armento e dal gregge. L'autore del testo si rivolge ad una civiltà agricola e pastorale, tuttavia si può facilmente dedurre che in qualunque civiltà, chiunque scelga il Dio d'Abramo deve considerare come decima il 10% di tutto ciò che possiede, che guadagna, che passa per le sue mani.

La decima non è data al Signore, ma RESTITUITA Nel testo del Levitico il fedele non viene invitato a dare la decima al Signore. Gli viene detto molto di più: la decima appartiene al Signore: è SUA. È nelle mani dell'uomo, ma come un bene che non gli appartiene. È un discorso possibile solo in una prospettiva di fede profonda che va al di là di quello che si è e si ha, e in cui si scorge la mano del Creatore, da cui tutto il bene proviene. Il tutto implica una visione del mondo permeata dalla Grazia. Infatti, nulla di ciò che crediamo di possedere è davvero nostro (cfr. Deut. 8:17-18): noi siamo piuttosto amministratori delle benedizioni di Dio, cui tutto appartiene e, in quanto tali, saremo chiamati a rendere conto dell'uso che facciamo dei nostri beni.

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Salmo 24:1 > "Al Signore appartiene la terra e tutto quel che è in essa, il mondo e i suoi abitanti." (NR) Foto: Incisione di Safet Zec I Cronache 29:11,12,14,16 > "A Te, o Eterno, la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore, la maestà, poiché tutto quello che sta in cielo e sulla terra è tuo! A Te, o Eterno, il regno; a Te, che t'innalzi come sovrano al di sopra di tutte le cose! Da te vengono la ricchezza e la gloria; tu signoreggi su tutto; in tua mano sono la forza e la potenza, e sta in tuo potere il far grande e il render forte ogni cosa... Poiché chi son io, e chi è il mio popolo, che siamo in grado di offrirti volenterosamente cotanto? Giacché tutto viene da te; e noi t'abbiamo dato quello che dalla tua mano abbiamo ricevuto... O Eterno, Dio nostro, tutta quest'abbondanza di cose che abbiamo preparata per edificare una casa a Te, al Tuo santo nome, viene dalla Tua mano, e tutta ti appartiene." (preghiera di Davide) (L) La decima e le offerte trattenute: UN FURTO L'ebreo che non restituiva la decima aveva perso la visione del mondo che è appena stata descritta. È il motivo per cui i profeti ispirati parlano di furto da parte di chi trattiene per sé la decima e le offerte volontarie (queste ultime dipendono dalla generosità

personale, non sono una quota fissa come la decima). La decima era e rimane la scelta della riconoscenza volontaria, della dipendenza, della comunione. Mantiene il credente nell' economia della Grazia, nella visione di un Dio d'amore, un Dio che dona, un Dio che ci sfida a metterlo alla prova nella Sua generosità e promette "tanta benedizione, che non vi sia più dove riporla" (Malachia 8:10 - L)!

Malachia 3:8-12 > "Un uomo deruberà Dio? Eppure voi mi derubate e poi dite: - In che cosa ti abbiamo derubato? -. Nelle decime e nelle offerte. Voi siete colpiti di maledizione perché mi derubate, sì, tutta quanta la nazione. Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché vi sia cibo nella mia casa, e poi mettetemi alla prova in questo - dice l'Eterno degli eserciti - se io non vi aprirò le cateratte del cielo e non riverserò su di voi tanta benedizione che non avrete spazio sufficiente ove riporla. Inoltre sgriderò per voi il divoratore, perché non distrugga più il frutto del vostro suolo, e la vostra vite non mancherà di portar frutto per voi nella campagna - dice l'Eterno degli eserciti. - Tutte le nazioni vi proclameranno beati perché sarete un paese di delizie -, dice l'Eterno degli eserciti." (ND) Proverbi 3:9-10 > "Onora il Signore con i tuoi averi e con le primizie di tutti i tuoi raccolti: i tuoi granai si riempiranno di grano e i tuoi tini traboccheranno di mosto." (BG) Per l'opera del Signore Nel testo di Levitico 27 viene espressamente detto che la decima appartiene al Signore e il passo di Numeri 18 è uno dei più completi per spiegare in che modo il fedele poteva restituirla "direttamente" all'Eterno. Da quest'ultimo passo apprendiamo che vi è una specie di "identificazione" di Dio con la Sua opera; il Signore in pratica dice: "La decima è mia, è consacrata (destinata) a me, e va data al sacerdozio e al

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levirato, cioè alla tribù a cui ho chiesto di consacrarsi interamente come strumenti della Mia Parola". Viene dunque richiesto al credente un atto di fede verso di Lui, come il Dio che lavora per gli uomini tramite gli uomini. Nel Nuovo Testamento questa identificazione arriva al suo vertice quando Paolo arriva a parlare della Chiesa come del "corpo di Cristo". Se al credente viene richiesta la fede in un Dio d'amore, che provvederà ai suoi bisogni, che lo colmerà di benedizioni se sarà fedele nell'amministrazione dei suoi beni (Malachia 3), ai sacerdoti e ai Leviti non viene chiesto di meno: i loro bisogni, la loro libertà, il loro futuro non potranno essere assicurati da nessun possesso, da nessuna carriera, ma solo da Dio; dovranno dipendere da Lui completamente.

La seconda e la terza decima Nel suo insieme la S. Scrittura è chiara sulla verità della decima, ma come sempre accade, non mancano i testi che complicano il problema. Prendiamo in considerazione Deuteronomio 14:22-29, dove si invita l'israelita ad usare la decima per allestire un banchetto sacro in onore dell'Eterno, a cui invitare anche i Leviti, i poveri ed i forestieri. Questi versetti sembrano in palese contrasto con il principio generale della decima quale sostentamento della tribù di Levi, in pratica per l'opera del Signore. Invece sembra che qui sia soltanto un salvadanaio per i lauti banchetti delle grandi feste religiose, anche se con la partecipazione dei poveri, degli stranieri e dei Leviti.

Il problema comunque è stato agevolmente risolto dagli studi storici ed esegetici sui materiali extra-biblici, come la tradizione ebraica. Il risultato di questi studi ha convinto i ricercatori di ogni estrazione che in Israele non vi era solo una decima: alcuni ne individuano due, altri addirittura tre. Ma gli studi più recenti, in generale, sostengono la tesi che la Bibbia preveda due decime e che la tradizione rabbinica ne abbia aggiunta una terza. Un documento decisivo in questo senso è costituito da un brano del libro apocrifo di Tobia (1:6-8), in cui si parla appunto di una seconda e di una terza decima. Questo libro è considerato ispirato e canonico dai Cattolici. Il Canone ebraico invece lo ha sempre escluso, tuttavia esso rimane un documento del II-III secolo prima di Cristo d'innegabile valore storico. Tobia si rifà ad un uso a lui parecchio anteriore e diffuso tra gli ebrei fedeli del suo tempo. Probabilmente sia la seconda che la terza decima si chiamavano così per analogia con la prima, ma è difficile pensare che ne avessero la stessa consistenza (il 10%). Erano sicuramente decime di periodi particolari calcolate in maniera diversa (sembra che la seconda decima fosse prelevata ogni tre anni: Deuteronomio 14:28/26:12). Infatti sarebbe stato perlomeno strano che un decimo delle proprie sostanze accumulate durante un anno venisse speso in una settimana di feste.

LA DECIMA NEL NUOVO TESTAMENTO Abbiamo visto che nell'Antico Testamento la decima (e le offerte volontarie) era restituita affinché sacerdoti e Leviti fossero liberi da preoccupazioni temporali e totalmente disponibili per il servizio sacro al quale erano stati consacrati.

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Nel Nuovo Testamento vi sono almeno un paio di testi che parlano esplicitamente della decima: uno è quello dell'epistola agli Ebrei (7:1-8), di cui si è parlato prima (che commenta l'episodio della decima restituita da Abramo a Melchisedek). L'altro riferisce un rimprovero di Gesù ai Farisei, che erano scrupolosissimi nel calcolare la decima, ma poi trascuravano la conversione del cuore:

Matteo 23:23 > "Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'aneto e del cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle." (BG) La frase con cui si conclude questo versetto è indicativa del fatto che la decima non andava omessa, ma neanche vista come un mezzo di salvezza per opere meritorie. La decima nel Nuovo Patto va versata per gli stessi scopi per cui fu istituita anticamente: un atto di adorazione e di fede. Oggi, invece dei Leviti, abbiamo ministri di culto che – come loro – si dedicano all'opera di Dio a tempo pieno.

Se ci si sofferma un attimo a pensare, si comprende quanto poco equo sarebbe che un pastore di anime in una chiesa numerosa e ricca vivesse nell'abbondanza sostenuto da cospicue offerte dei suoi membri, mentre un suo collega, alle prese con il suo medesimo lavoro, con le sue stesse preoccupazioni, fosse costretto a vivere con la sua famiglia nella penuria, perché inviato in zone povere del paese. Il Signore aveva dato a tutti i Leviti la stessa remunerazione e, dunque, la stessa dignità; le Sue esigenze per i Suoi operai non sono certo mutate con il tempo!

Inoltre, ad un popolo vessato dalle pesanti tasse romane, ulteriormente aggravate dalla cupidigia dei pubblicani, Gesù ricorda di rendere "a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio" (Matteo 22:21 - L), senza certamente intendere che Dio dovesse venire dopo Cesare! La decima dunque, che è anche un atto di fiducia nei confronti di Dio, viene in cima alla lista delle nostre uscite e non certo a metà o in fondo. Questo principio è universalmente riconosciuto dalla Chiesa Avventista

del VII Giorno che decima i pastori sul lordo dello stipendio, mettendo appunto Dio prima delle esigenze dello Stato e del singolo. L'idea secondo cui la decima è una dottrina estranea al Nuovo Testamento si fonda talvolta su una maniera errata di affrontare il testo biblico. Per quanto riguarda l'argomento specifico della decima, esamineremo l'atteggiamento legalista e quello che contrappone l'Antico al Nuovo Testamento. L'atteggiamento legalista C'è chi per fare qualcosa ha bisogno del versetto esplicito che glielo ordini; c'è chi vorrebbe che tutte le cose fondamentali fossero esplicite nei dieci comandamenti. È una maniera legalista di affrontare i testi. È anche attraverso questa maniera di utilizzare la Bibbia che, come abbiamo già visto in altri studi, in pieno ambiente protestante americano, meno di due secoli fa, ancora fioriva lo schiavismo. Il fatto che nel Nuovo Testamento non si dica: "Restituirai ancora la decima", non significa

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assolutamente nulla sulla verità della decima. Possono significare invece molto di più testi come quelli contenuti in Matteo 28 e in I Corinzi 9, i quali pur non parlando mai di decima, moltiplicano i motivi per cui la decima fu istituita nell'Antico Testamento: la predicazione del Vangelo a tutto il mondo! Matteo 28:19-20a > "Andate, dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, insegnando loro d'osservare tutte quante le cose che v'ho comandate..." (L)

I Corinzi 9:7,11-14 > "E chi mai presta servizio militare a proprie spese? Chi pianta una vigna senza mangiarne il frutto? O chi fa pascolare un gregge senza cibarsi del latte del gregge?... Se noi abbiamo seminato in voi le cose spirituali, è forse gran cosa se racco-glieremo beni materiali? Se gli altri hanno tale diritto su di voi, non l'avremo noi di più? Noi però non abbiamo voluto servirci di questo diritto, ma tutto sopportiamo per non recare intralcio al vangelo di Cristo. Non sapete che coloro che celebrano il

culto traggono il vitto dal culto, e coloro che attendono all'altare hanno parte dell'altare? Così anche il Signore ha disposto che quelli che annunziano il vangelo vivano del vangelo." (BG) Vediamo più da vicino quest'ultimo testo. Partendo dall'ultima frase (vers. 14), notiamo subito che Paolo fonda sull'autorità della parola di Cristo il diritto di chi si è consacrato al ministero dell'Evangelo di trarre da esso il sostentamento materiale. Egli probabilmente fa riferimento a quella parola detta da Gesù ai Dodici quando per la prima volta li mandò in missione: "Perché l'operaio è degno del suo nutrimento" (Matteo 10:10b). Interessante per l'argomento che trattiamo anche una risposta del Salvatore a certi che lo volevano tentare con la faccenda del tributo da pagare o meno a Cesare: Matteo 22:17-21 > "Perciò veniamo a chiedere il tuo parere: la nostra legge permette o non permette di pagare le tasse all'imperatore romano? Ma Gesù sapeva che avevano intenzioni cattive e disse: - Ipocriti! Perché cercate di imbrogliarmi? Fatemi vedere una moneta di quelle che servono a pagare le tasse -. Gli portarono una moneta d'argento, e Gesù domandò: - Questo volto e questo nome scritto di chi sono? - Gli risposero: - Dell'imperatore -. Allora Gesù disse: - Dunque, date all'imperatore quel che è dell' imperatore, ma quello che è di Dio datelo a Dio! - A queste parole rimasero pieni di stupore; lo lasciarono stare e se ne andarono via." (TILC) Paolo, è vero, rinunciò volontariamente al diritto di cui difende la legittimità nella sua lettera ai Corinzi, e vi rinunciò per non creare intralci all'Evangelo data la situazione particolare vigente nella chiesa di Corinto. Lo dice nel modo più esplicito: "Se altri hanno questo diritto su voi, non l'abbiamo noi molto più? Ma noi non abbiamo fatto uso di questo diritto; anzi sopportiamo ogni cosa, per non creare alcun ostacolo all'Evangelo di Cristo." (I Corinzi 9:12 - L) Che cosa può avere indotto l'apostolo a rinunciare al diritto di ricevere dai Corinzi i mezzi di sostentamento mentre si affaticava per il loro benessere spirituale? Forse una sorta di ripugnanza per

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dover trarre un vantaggio materiale da un servizio reso all'Evangelo di Gesù Cristo? No, perché egli protesta senza mezzi termini: "Se abbiamo seminato per voi i beni spirituali, è forse gran cosa se mietiamo i vostri beni materiali?" (I Corinzi 9:11 - NR) Molto probabilmente la causa è da ricercarsi nell'atteggiamento critico nei suoi confronti da parte di alcuni elementi della comunità cristiana di quella città. La qual cosa non stupisce più di tanto vista la

faziosità alla quale si lasciarono andare più tardi i cristiani di Corinto (vedi I Corinzi 3:1-7). Sta di fatto che nelle due lettere rivolte a questa chiesa a breve intervallo di tempo, Paolo sentì la necessità di difendere i suoi diritti e la sua autorità di apostolo di Gesù Cristo (I Corinzi 9:1-6/II Corinzi 12:11-12) Interessante è I Corinzi 9:6 a proposito del diritto di coloro che svolgono a tempo pieno l'opera del Signore ad essere mantenuti dal popolo di Dio, analogamente ai Leviti dell'Antico Patto: I Corinzi 9:6 > "O siamo soltanto io e Barnaba a non aver il diritto di non lavorare?" (L) Luca ci informa, nel libro degli Atti, che Paolo durante il suo primo soggiorno a Corinto lavorò con le proprie mani per procacciarsi i mezzi di sussistenza (vedi Atti 18:1-3): era fabbricante di tende. Questo accadde anche ad Efeso e

Tessalonica (vedi Atti 20:34/I Tess. 2:9). Questo però non era il sistema abituale di Paolo. Se egli avesse sempre usato una parte del suo tempo per svolgere attività lavorative rimunerate, non avrebbe certo potuto svolgere la mole di lavoro missionario che svolse nell' arco della sua vita. È certo, perché è documentato, che Paolo ricevette sovvenzioni in denaro dalle chiese che servì. Egli infatti dice ai Corinzi: II Corinzi 11:8-9 > "Io ho spogliato altre chiese, ricevendo uno stipendio da loro per servire voi. Inoltre, quando ero tra di voi e mi trovavo nel bisogno, non sono stato di aggravio ad alcuno, perché supplirono al mio bisogno i fratelli che vennero dalla Macedonia, e in ogni cosa mi sono guardato dall'esservi di aggravio, e anche per l'avvenire me ne guarderò." (ND)

Comunque, colpisce l'insisten-za con cui Paolo sottolinea che il non aver voluto ricevere sovvenzioni a Corinto è stato per una sua volontaria rinuncia a un diritto legittimo, e non per aver voluto evitare un abuso (vedi anche I Corinzi 9:15,18). Scrive infatti ai Galati: Galati 6:6 > "Colui che viene ammaestrato nella Parola fac-cia parte di tutti i suoi beni a chi l'ammaestra." (si parla natural-mente sempre di coloro che lo fanno a tempo pieno, come i Leviti di un tempo - L) Foto: Rovine dell’antica Corinto Il falso contrasto fra i due Testamenti L'altro possibile motivo per il rigetto del principio della decima nella cristianità è da ricercarsi in una visione, tipica del mondo protestante, che vede una radicale opposizione fra i due Testamenti. La Chiesa Avventista ha sempre rifiutato tale contrasto, anzi è anche per essersi opposta a questa visione delle cose, che essa esiste. Questa visione contrappone il Dio temibile del Sinai con il Dio pietoso del sermone sul monte; il Dio

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della Legge a quello della Grazia; sul Sinai avremmo esigenze di schiavitù, sulla croce di libertà. Le due Alleanze sono viste come antitetiche: abbiamo Gesù contro Mosè; abbiamo una salvezza per opere fino a Giovanni Battista, ne abbiamo invece una per fede dopo. La Chiesa Avventista del VII Giorno ha sempre rifiutato questa visione grossolana delle cose ed ha sempre guardato al Dio d'Abramo come al Dio di Gesù Cristo, al Dio del Sinai come al Dio della croce. Infatti è detto chiaramente nelle SS. Scritture: Malachia 3:6 > "Poiché io, l'Eterno, non muto..." (L) Giacomo 1:17b > "...Presso il quale (Dio) non c'è variazione, né ombra prodotta da rivolgimento." (L) Ebrei 13:8 > "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi, e in eterno." (L) Per Gesù, per gli Apostoli, per Paolo (il più grande teologo della chiesa primitiva), l'Antico Testamento era la Parola di Dio; il messaggio "nuovo" dell'Evangelo, non era contro i profeti, ma era stato preparato, proveniva, era fondato sui profeti. Con Gesù nulla cade se non tutto ciò che era stato prefigurativo della Sua venuta (le leggi cerimoniali). Per esempio, le leggi relative alla salute fisica sono assolutamente di ordine morale: esse rientrano nel comandamento "Non uccidere" (nella sua sfumatura: "Non abbreviarti la vita che non ti appartiene"). Analogamente, il principio della decima (e delle offerte volontarie) è, secondo Malachia 3:8, di ordine morale: "Non rubare" ("L'uomo dev'egli derubare Iddio? Eppure voi mi derubate" - L).

Nel sermone sul monte, caso mai, le "esigenze" di Dio aumentano, non diminuiscono in nessun campo, perché sono sentieri di grazia e fonti di benedizioni. Né Cristo né gli apostoli hanno mai pensato di realizzare altro testamento che indicasse le "esigenze" di Dio; il neoconvertito del tempo di Paolo veniva istruito nell'Antico Testamento, il solo testamento scritto che esistesse. Non solo abbiamo Gesù che nel Nuovo Testamento vince Satana citando l'Antico, ma abbiamo addirittura Pietro che in una sua epistola invita i fedeli a vedere nell'Antico Testamento la Parola ispirata di Dio; non il frutto di opinioni umane, ma una luce che illumina sino al

ritorno di Cristo (II Pietro 1:19-21). Paolo, l'apostolo che dalla cristianità è stato più di tutti gli altri usato per distruggere il valore normativo dell'Antico Testamento, non parla diversamente quando afferma, scrivendo a Timoteo: II Timoteo 3:14-17 > "Tu, invece, persevera nelle cose che hai imparate e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le hai imparate, e che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù. Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona." (NR)

Si dimentica spesso che gli autori del Nuovo Testamento non stavano componendo un nuovo testamento. Questo venne dopo, e lo realizzò la Chiesa per raccogliere il messaggio di coloro che furono scelti da Gesù e che furono le guide ispirate della Chiesa nascente. Si dimentica spesso che

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proprio Paolo iniziava la sua predicazione nelle sinagoghe ebraiche; e che i primi nuclei cristiani erano ebrei che, come Paolo, credevano nella normatività dell'Antico Testamento. Il fatto che non troviamo nel Nuovo Testamento materiale sulle decime (anche se quei pochi testi sono sufficientemente chiari) e da certi punti di vista, anche sul sabato, più che provare l'assenza di queste due istituzioni nel cristianesimo primitivo, prova addirittura il contrario. Prova che non erano cose in discussione come lo erano invece i sacrifici, la circoncisione, ecc. Se gli apostoli avessero messo in discussione gli ordini positivi di Dio troveremmo ben altre reazioni, proprio nel Nuovo Testamento.

Foto: Frammento 7Q5 di un manoscritto del Nuovo Testamento LE FINANZE PRECARIE La povertà, per la Parola di Dio, non è una scusa per astenersi dall'amministrazione biblica del proprio denaro. Malachia che, da parte di Dio incolpa di furto per quanto riguarda decime e offerte, non sembra proprio rivolgersi a benestanti, anzi parla ad esuli poveri che, tornati in patria, stanno ricostruendo il loro paese devastato. La Chiesa Avventista predica il principio della decima anche nei più poveri paesi di missione, perché la decima non è una tassa sulle proprie attività religiose, né un pagamento delle prestazioni che ci offre la Chiesa, né il prezzo di un viatico per il cielo... Se così fosse, i poveri dovrebbero esserne esenti. La decima, come anche il sabato, è altro: è la proposta di un'ESPERIENZA con il Signore della storia, con il Dio che scende nella vita concreta "dei contriti e degli umili di cuore", chiedendo di lasciargli sradicare dal cuore l'egoismo umano, per metterci al suo posto un sentimento divino sostenuto da una fiducia cieca nelle Sue promesse. L'esperienza dell'Isola di Sant'Eustacchio (Caraibi)

A dimostrazione del fatto che il nostro Dio è degno di fiducia quando promette le Sue benedizioni, come è scritto nel libro del profeta Malachia, potremmo citare molte meravigliose esperienze. Fra le tante possibili, eccone una: Alcuni anni fa, l'isola di Sant'Eustacchio era uno dei paesi più poveri del mondo; il reddito pro capite era di circa cento dollari all'anno. Un giorno una signora, residente in quest'isola, andò a trovare sua figlia che abitava a New-York City e si trattenne con lei qualche tempo. La figlia era diventata Avventista del VII Giorno e sua madre fu molto colpita dal messaggio avventista; lo studiò e l'accettò con gioia. Una volta rientrata nella sua isola, riunì tutte le sue vicine e disse loro: "Ascoltate che cosa ho scoperto...!" Così nacque la prima Chiesa Avventista in quell'isola. Fino ad allora in quel luogo,

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c'erano state due sole confessioni religiose: la Cattolica e l'Anglicana. Queste due denominazioni guardavano con sufficienza alla nascita di una nuova chiesa. Ma ben presto qualcosa cominciò a cambiare: siccome questo piccolo gruppo di Avventisti non fumava, non beveva ed accettava il concetto biblico dell'uomo visto come amministratore di Dio, essi cominciarono a risparmiare denaro. In breve avviarono delle attività commerciali e, dopo qualche anno, per la prima volta nella storia dell'isola, una banca aprì una succursale, i cui fondi erano per la maggior parte costituiti dai risparmi degli Avventisti. Attualmente un terzo della popolazione dell'isola è Avventista, ma questi ultimi gestiscono la maggioranza delle attività economiche.

Il sabato pomeriggio, tutti si riuniscono in chiesa per assistere ai programmi dei giovani e, fuori della chiesa, si possono vedere molte persone che aspettano per poter acquistare pane, latte, ecc. Infatti, i negozi sono quasi tutti chiusi, perché i loro proprietari - essendo Avventisti - non aprono i loro esercizi commerciali fino al tramonto del sabato. In soli dieci anni, l'isola di Sant'Eustacchio da paese tra i più poveri del mondo qual era, è passata ad essere uno dei più ricchi delle Isole dei Caraibi. Poverissimi quali erano i primi Avventisti dell'isola, non si tirarono indietro davanti all'esigenza di

versare la decima e le offerte volontarie per contribuire all' opera del Signore, per permettere ai pastori, che si dedicano a tempo pieno alla chiesa e alle loro famiglie, una vita dignitosa. Risparmiarono sulle cose superflue e perfino dannose, il cui uso è condannato dai principi biblici, e impararono ad amministrare meglio le loro misere entrate. Come l'Eterno aveva promesso, riversò su di loro una quantità di benedizioni che, all'inizio della loro esperienza, non osavano certo immaginare! C'è da notare però che il Signore non promette la ricchezza a tutti i costi (come vorrebbe certa teologia d'origine americana). Egli promette benedizioni materiali perché la fedele restituzione della decima rappresenta un tesoro depositato nel cielo e il Signore non può lasciare nel bisogno chi si fida totalmente di Lui in questo modo… Questo è sicuro! Ad ogni buon conto, le benedizioni spirituali connesse all'amministrazione fedele dei nostri beni terreni, sono più importanti perché comportano una crescita costante della fiducia nella cura amorevole del nostro Padre eterno. In pratica, il Signore promette a tutti coloro che cercano una stretta relazione con Lui di occuparsi dei loro bisogni materiali; quanto alla prosperità economica, Egli sa che per alcuni potrebbe rappresentare piuttosto una maledizione. Lasciamo fare a Lui! Matteo 6:31-33 > "Dunque, non state a preoccuparvi troppo dicendo: 'Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Come ci vestiremo?'. Sono gli altri, quelli che non conoscono Dio, a cercare sempre tutte queste cose. Il Padre vostro che è in cielo sa che avete bisogno di tutte queste cose. Voi invece cercate il regno di Dio e fate la sua volontà: tutto il resto Dio ve lo darà in più." (L) II Corinzi 9:6-10 > "Or questo io dico: chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina liberalmente mieterà altresì liberalmente. Dia ciascuno secondo che ha deliberato in cuor suo, non di mala voglia, né per forza perché Iddio ama un donatore allegro. E Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia, affinché, avendo sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario, abbondiate in ogni opera buona; siccome è scritto: 'Egli ha sparso, Egli ha dato ai poveri, la Sua giustizia dimora in eterno.' Or Colui che fornisce al seminatore la semenza, e il pane da mangiare, fornirà e moltiplicherà la semenza vostra e accrescerà i frutti della vostra giustizia." (L) Abbreviazioni delle varie traduzioni della Bibbia: L = Riveduta Luzzi BG = Bibbia di Gerusalemme ND = La Nuova Diodati NR = La Nuova Riveduta TILC = Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente