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    Chi ha detto che il latte di mucca e lalimento ideale?

    . . . Probabilmente un allevatore di bovini!

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    Prefazione

    Il mito della mucca come dispensatrice del bianco alimento naturale, cos nutrien-

    te, cos perfetto ha di recente contagiato tutto il mondo moderno. Molti credonoche luomo abbia consumato latte da sempre e che bere latte sia il segno di un

    ritorno al naturale, anche perche lo bevono i bambini e se lo bevono loro fara

    senzaltro bene.

    Dal latte, al burro e al formaggio il passo e breve; se fa bene il latte, figuriamoci

    il concentrato di latte: fara benissimo (secondo il concetto se poco e bene,

    tanto e senzaltro meglio). Non solo, ma i formaggi hanno mille gusti e mille

    usi; in cucina senza di loro come si farebbe?

    Lindustria lattierocasearia ha lavorato molto bene (bisogna riconoscer-

    lo) per creare tutti questi miti, sia attraverso la pubblicita diretta, sia attraversoquella indiretta nei confronti di medici e bambini: lautorevolezza delle istitu-

    zioni quali la scuola e la classe medica, ha avuto il suo notevole peso nel con-

    vincere luomo moderno a credere ciecamente a questi miti e a consumare latte

    e formaggio. (Se lo dice la maestra, se lo dice il medico, se lo dice la

    televisione sara vero!).

    E proprio per sfatare questi miti, per abbattere finalmente il vitello doro,

    per vedere il re nudo che abbiamo deciso di pubblicare questo libro. Diciamolo

    pure, la segreta speranza e pero che questo libro presto non serva piu, perche

    ormai superato da tutta una serie di prove di laboratorio, di esami clinici, di

    indagini epidemiologiche su popolazioni sempre piu vaste che dimostrino (e pernoi confermano) appunto la dannosita, lestrema nocivita di questo cibo per vitelli

    (quindi non per luomo).

    In realta, numerosi studi ormai associano latte e formaggi allinsorgere

    di cisti, fibromi, tumori, cancro dellapparato riproduttivo femminile (seno,

    utero, ovaia); a infezioni dellapparato urogenitale femminile (Candida, cistiti);

    allinsorgere di mal di testa e altri sintomi premestruali (PMS), come lemicrania;

    alle malattie del sistema cardiocircolatorio (aterosclerosi, trombi, infarti. . . ) a

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    causa dellenorme quantita di grassi saturi dei latticini; ai piu svariati tipi di aller-

    gia, sia alimentare che della pelle e dellapparato respiratorio (asma, raffreddoreda fieno); ad un abbassamento delle difese immunitarie che ci rendono esposti

    facilmente ad ogni tipo di malattie e infezioni (allergie, AIDS); ai problemi del

    sistema digerente (diarrea, stitichezza per lassenza di fibre dei latticini).

    Se poi al consumo di latte vaccino si aggiunge il fatto di non essere sta-

    ti allattati al seno per almeno 6-12 mesi, il quadro si complica e si deteriora

    ulteriormente.

    Abbiamo dato ampio spazio al tema dellallattamento materno, che e ladem-

    pimento di una funzione antica, naturale e conclusiva di tutto il processo ripro-

    duttivo. Nei decenni scorsi si e attenuata la coscienza della sua insostituibilita perragioni diverse: per mancanza di corretta informazione, per una moda che si era

    andata affermando, quando la necessita di inserire la donna nel processo produt-

    tivo ne aveva incoraggiato labbandono (in nome di pseudo esigenze estetiche del

    tipo: il seno si sciupa) e per la necessita di immettere sul mercato enormi quantita

    di latte in polvere.

    Si ricordi, ancora, il fiorire della mucillagine algosa nellAdriatico, figlia an-

    che delle nostre bistecche e dei nostri formaggi (prodotti nella Pianura Padana,

    sulle rive del Po e dei suoi affluenti).

    Non solo, ma per arrivare alle produzioni record di latte che si raggiungono

    oggi, quali e quante sono le sofferenze che siamo costretti a infliggere a queste

    mansuete creature? Se solo qualcuno si azzardasse a trattare cos il proprio cane

    o gatto verrebbe immediatamente arrestato per crudelta mentale.

    Come mai i gruppi ambientalisti per la protezione degli animali non protestano

    energicamente? Se andate ad un loro incontro probabilmente verranno servitiper

    rispettare gli animali solo formaggi e yogurt (torna in mente la parabola della

    pagliuzza e della trave. . . ).

    E poi comunque il latte che arriva sulle nostre tavole e ancora parente al-

    la lontana della mucca, o non e invece piu vicino alla potente industria chimi-

    ca, che ci regala cos i suoi derivati? Sarebbe proprio un duro colpo scoprireche quellalimento cos perfetto, in realta nasconde veleni, misfatti e conseguenze

    catastrofiche per la nostra salute e per quella dellintero pianeta.

    Ad esempio il problema della fame nel mondo nasce anche dalluso estensivo

    dei prodotti animali che in termini energetici costano enormemente di piu di quelli

    vegetali; assorbono quindi ricchezza invece di distribuirla e generano ingiustizie

    sociali.

    La lettura di questo libro vi aiutera senzaltro a fare delle scoperte che

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    vi lasceranno sconcertati. Molte delle affermazioni qui contenute sono bendocumentate; tuttavia provate a fare voi stessi dei piccoli test di conferma.

    Provate a visitare un allevamento, chiedete che trattamento subiscono le muc-

    che, indagate sulle abitudini alimentari di conoscenti e amici che sviluppano le

    malattie sopra menzionate: in particolare il collegamento piu semplice e diretto

    e fra consumo di latticini e la formazione di cisti e fibromi nella donna.

    Se siete voi stessi consumatori di latticini, cosa ce di piu semplice che ab-

    bandonarne luso per alcune settimane e vedere come ci si sente: rimarrete

    meravigliati! Poi provate a bere di nuovo un po di latte o ad assaggiare un pezzo

    di formaggio: la sorpresa sara ancora maggiore!

    A quel punto, convinti della nocivita dei latticini, vi chiederete: ma allora se

    non prendo latte e formaggi, cosa mangio?.

    Niente paura: a domande di questo tipo risponde lultima parte del libro, che

    contiene indicazioni utili per sostituire i latticini nellalimentazione quotidiana

    con alimenti non nocivi e non inquinanti. In breve si tratta di abbandonare una

    parte delle proteine animali (che del resto luomo nella sua storia millenaria ha

    cominciato a consumare nelle quantita attuali solo da qualche decennio), per so-

    stituirle con quelle meno dannose di origine vegetale, quali cereali, fagioli, legumi

    e loro derivati (tofu, tempeh, natto, seitan).Del resto questa impostazione e condivisa anche dalla scienza moderna, che

    comunque consiglia di ricavare dalle proteine non piu del 10-12% delle calorie.

    La maggior parte delle nostre calorie dovrebbe quindi derivare da cereali inte-

    grali e verdure, che costituiscono da sempre nella storia delluomo la base della-

    limentazione.

    Buona lettura!

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    Introduzione

    Ormai la notizia passa di bocca in bocca e trova spazio su giornali e riviste; latte eformaggio, considerati finora alimenti completi e necessari per luomo, sono fra

    i principali indiziati quali causa e concausa di un elevato numero di malattie,

    gravi e meno gravi, delluomo moderno.

    Nonostante le enormi somme spese in pubblicita e promozione dalla po-

    tentissima industria lattierocasearia, in Europa come negli Stati Uniti, allo sco-

    po di creare questa immagine di cibo sano e vitale, stanno lentamente emergen-

    do dati inoppugnabili sulla nocivita di questo bianco prodotto. Il tutto si basa

    sullequivoco che il latte e lalimento ideale per il bambino (evitando di chiarire

    che si tratta di latte materno e solo per il lattante); e se poi fa bene al bambino,

    figuriamoci alladulto!

    0.1 La catena alimentare

    Tutto comincio con Cernobil, la catastrofe nucleare che ci fece aprire gli occhi sui

    cosiddetti progressi tecnologici e sui costi reali di certe comodita. L ho-

    mo informaticus, pur bombardato da una quantita incredibile di informazioni e

    notizie, si dovette render conto in maniera scioccante (cioe sulla propria pelle!)

    di alcuni fatti elementari, ma non ancora parte del nostro bagaglio culturale:

    1. linquinamento non riconosce frontiere ne spaziali (quelle degli stati), ne

    temporali (puo anche essere irreversibile); per cui i danni li possono subire

    anche i non diretti colpevoli, sia nello spazio (ad esempio Russia), sia

    nel tempo (i figli subiscono gli effetti dei danni prodotti dai padri);

    2. esiste un rapporto fra alimentazione e salute, cioe per stare bene occorre

    mangiare certi cibi e non altri (si ricordi, dopo lincidente alla centrale nu-

    cleare di Cernobil, il divieto di mangiare certi prodotti ad esempio latte

    e lincoraggiamento a mangiarne altri ad esempio, miso ed alghe);

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    3. linquinamento si concentra sempre di piu a mano mano che si procedelungo la catena alimentare, partendo da terra, acqua e aria, passando at-

    traverso i prodotti vegetali, che raccolgono ciascuno una piccola parte di

    inquinamento, per arrivare ai prodotti animali che concentrano linquina-

    mento del singolo vegetale moltiplicato per il numero di vegetali mangiati.

    Pertanto, fra i prodotti animali, il formaggio concentrera linquinamento as-

    sai piu del latte, cos come la carne piu del formaggio, la carne dei predatori

    piu della carne degli erbivori. E per questo motivo che si sono trovate tracce

    di DDT (il potentissimo insetticida messo al bando oltre ventanni fa) nel

    latte (sia di mucca che di donna); infatti molti dei pesticidi piu accreditati

    (oggi ad esempio la dieldrina) non solo sono cancerogeni (come dimostratoampiamente da prove su animali), ma impiegano decenni per dissolversi e

    scomparire dalla circolazione lungo la catena alimentare. Si calcola che

    di tutti i residui tossici presenti nellalimentazione, il 95-99% derivi da

    carne, latticini, uova e pesce.

    A conferma di quanto sopra e bene citare i risultati di una ricerca condotta in

    Alto Adige e in Tirolo, due regioni fra le piu esposte alla pioggia radioattiva di

    Cernobil, sui livelli di radioattivita del corpo umano tre anni dopo il disastro.

    Tali risultati, definiti curiosi e invece, in base a quanto appena visto, del tut-

    to prevedibili, hanno chiaramente indicato che il livello di radioattivita e sceso

    piu sensibilmente nelle persone che in questi tre anni hanno abbandonato i

    prodotti di origine animale a favore di cereali e verdure (La Stampa, 8/7/1989).

    0.2 Antibiotici e ormoni

    Ahime non sono solo i residui inquinanti, chimici e radioattivi ad entrare in grandi

    concentrazioni nel nostro piatto attraverso i prodotti animali. Infatti nei moderni

    allevamenti, gli animali, costretti a condizioni di vita assurde e crudeli, sviluppanotrenta volte di piu i grassi saturi (i piu dannosi) rispetto agli animali che pasco-

    lano liberamente nei campi. Ma questo e ancora poca cosa rispetto alla nocivita

    dei prodotti farmaceutici usati per evitare che sviluppino infezioni letali, da-

    te le condizioni innaturali nelle quali sono costretti a vivere. Pertanto i prodotti

    animali contengono anche grandi quantita di ormoni1 (stimolanti della crescita),

    tranquillanti, stimolanti dellappetito, larvicidi e soprattutto antibiotici (il 55%

    degli antibiotici usati negli Stati Uniti e dato agli animali).

    1Senza contare quelli a volte usati illegalmente, come per esempio gli ormoni anabolizzanti

    o quelli per aumentare la produzione di latte.

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    Le conseguenze di una continuata ingestione di questo assurdo cocktail far-maceutico da parte delluomo cominciano a farsi sentire da non molto tempo,

    tenendo presente che le malattie degenerative (e deformanti) impiegano anni per

    venire alla luce con sintomi valutabili dalla medicina moderna; ad esempio, una

    di queste terribili conseguenze a lungo termine del consumo di prodotti animali e

    il drammatico anticipo della puberta in un numero sempre maggiore di bambini

    (Journal of the Puerto Rico Medical Assoc., febbraio 1982).

    Naturalmente esiste il modo di evitare una buona parte di questi tremendi dan-

    ni ed e quello di limitare il consumo di prodotti di origine animale, dalla carne al

    latte, al formaggio, alle uova.

    Un discorso a parte merita invece il pesce che vivepascolando liberamente

    in un ambiente (il mare) che sembra avere un potere rigenerativo piu veloce di

    quello del terreno.

    Pertanto il pesce ha meno grassi saturi, e immune dai problemi di contami-

    nazione farmaceutica e inoltre non e molto in alto nella catena alimentare (il

    mangime degli allevamenti spesso contiene parecchio pesce).

    0.3 Chi consuma latte e formaggio?

    Penso che quanto detto finora sia sufficiente a far scappare la voglia di prodotti

    animali; tuttavia ci sono ben altri e piu gravi motivi che consigliano di limitarne

    luso.

    Chi consuma quantita di latte e/o formaggi, spesso ha caratteristiche diverse

    da chi consuma preferibilmente carne, ed e a queste persone in particolare che il

    libro e rivolto.

    Chi ama e consuma latte e/o formaggi, in genere lo fa per diversi motivi:

    1. Sono buoni, gustosi, vanno giu che e un piacere, permettono di esaltare il

    gusto di altri piatti combinandosi in modo mirabile con pasta, verdure, carni

    e pesce.

    A prima vista sembra tutto vero, niente da ridire; tuttavia e solo il gusto

    lunico criterio, il palato lunico filtro per scegliere cosa ingurgitare? Sono

    convinto che una salsina fatta con funghi velenosi sia altrettanto gustosa di

    una fatta con ottimi porcini, ma non per questo la si mangia, ben consci

    dei danni che puo provocare. In ogni caso, penso che chi rientra in questa

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    categoria di divoratori sensoriali di latticini, difficilmente si ricredera, ancheleggendo queste pagine.

    2. Fanno bene, il medico dice che bisogna bere un litro di latte al d; e poi cos

    non si devono uccidere gli animali per avere delle ottime proteine complete;

    aiutano a fare sport a contatto con la natura e danno tanta energia. Chi con-

    suma latticini per questo secondo motivo in genere mostra una certa sensi-

    bilita al problema ecologico e alla propria salute; potra probabilmente trarre

    vantaggio dalla lettura di questo libro, riuscendo a trovare numerosi e buo-

    ni motivi per rivedere la propria abitudine di consumare latticini; abitudine

    che incoraggia la distruzione della natura e lo sfruttamento degli animali efavorisce linsorgere di malattie piu o meno gravi; a tale proposito, vorrei

    fornire dati relativamente recenti in relazione sia allaspetto ecologico sia a

    quello medico.

    0.4 La pompa da latte a quattro zampe

    Per quanto riguarda i danni ambientali provocati dallallevamento di animali e la

    deliberata crudelta verso di loro, ci riferiamo sia agli allevamenti per la produ-

    zione di carne sia a quelli per la produzione di latte; in realta un discorso piuapprofondito andrebbe fatto per la carne, il che pero esula dallo scopo di questo

    libro.

    E un dato di fatto per la nostra civilta che in genere gli animali non siano in

    grado di avere quei sentimenti superiori che appunto distinguono luomo dallani-

    male e, in particolare, lamore materno e il senso di dolore, la capacita di soffrire;

    penso di non dover qui convincere nessuno dei lettori della palese falsita di una si-

    mile presunzione (lamore materno e la capacita di sentire il dolore sono elementi

    fondamentali per assicurare la sopravvivenza di una specie). Tuttavia la grande

    industria dei prodotti animali ha fatto leva su questa presunzione per infliggere

    agli animali ogni sorta di crudelta in nome del profitto, facendosi anche solleva-re da ogni responsabilita (non certo morale), in quanto la legge per la protezione

    degli animali esclude dalle sue regole quelle creature usate per produrre cibo per

    luomo.

    Questa presunzione e talmente radicata nella nostra civilta che anche i gruppi

    piu sensibili che operano in favore degli animali raramente trovano da ridire sulle

    crudeli torture alle quali sono sottoposte le bestie che ci forniscono la loro carne,

    il loro latte e le uova (eccetto che per le specie selvatiche in via di estinzione).

    La mucca oggi e considerata dallindustria casearia solo una pompa da latte a

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    quattro zampe, una macchina che serve per produrre latte a scopo di lucro: ovveromassima produzione al minimo costo.

    La grande industria lattierocasearia si vanta di esser riuscita, con i moderni

    mezzi messi a disposizione dalla tecnologia e dalla genetica, a far produrre alle

    mucche di oggi tre volte piu latte rispetto alle loro antenate.

    Non vengono pero menzionate le sofferenze inflitte alle povere, mansuete

    mucche; le poppe sono larghe e tese dal troppo latte succhiato via inesorabilmente

    da una pompa, sono sempre incinte, prigioniere in cubicoli di cemento, spesso col

    pavimento metallico, incatenate e senza possibilita di muoversi.

    Questa vita cos innaturale rende le mucche nervose, per cui vengono loro

    date dosi di tranquillanti, e le rende anche soggette a malattie e infezioni, per

    cui vengono riempite di antibiotici. Ma nonostante questi sforzi, la povera mucca

    crudelmente spremuta sopravvive solo pochi anni, mentre le mucche di un tempo

    vivevano fino a 20-25 anni.

    Prima di morire pero la mucca e stata ancora in grado di procreare un certo

    numero di figli e di figlie, che pero non puo nemmeno vedere. Infatti le vengono

    tolti subito dopo la nascita e, se si tratta di figlie, seguiranno il suo destino di

    pompe da latte a quattro zampe; se invece sono vitellini, vengono subito venduti

    per essere trasformati nel giro di qualche mese nelle

    fettine di vitello

    dallapolpa tenera e rosata. Tralasciamo di menzionare altri fatti sulle condizioni nelle

    quali sono costrette a vivere (e a morire) le mucche, per passare agli aspetti piu

    prettamente ecologici, di impatto sullambiente e di giustizia sociale del consumo

    intensivo di prodotti animali.

    0.5 La fame nel mondo, ovvero il cibo dei

    poveri come mangime per il

    bestiame dei ricchi

    Prendiamo come esempio gli Stati Uniti2 (popolazione: 250 milioni) dove gli ani-

    mali dallevamento oggi consumano una quantita di cereali e soia sufficiente a

    nutrire un miliardo e mezzo di persone; in pratica gli animali si pappano 180%

    del mais che cresce negli Stati Uniti e il 95% dellavena. Per ogni chilogrammo

    di cereali consumato direttamente dalluomo, 12 chilogrammi vengono dati

    come mangime agli animali.

    2I dati americani sono esemplificativi di una tendenza alla quale lEuropa si e rapidamente

    adeguata.

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    Riciclando i cereali attraverso gli animali (invece di consumarli direttamente)otteniamo solo il 10% delle calorie e lo 0% delle fibre disponibili per luomo.

    La produzione di cibi di origine animale utilizza 185% delle terre coltivabili

    negli Stati Uniti (soprattutto per coltivare mangime) ed e responsabile della de-

    forestazione e della riduzione di produttivita del suolo. Questo e ovviamente un

    modo altamente inefficiente (a livello globale, si intende) di utilizzare la terra: per

    ogni 16 chili di cereali e soia, usati come mangime, ne ricaviamo solo uno di

    prodotti animali, gli altri 15 se ne sono andati sotto forma di letame. Dal punto

    di vista delle proteine, il latte ci fornisce solo il 20% del totale disponibile dai

    cereali e legumi. Tutto cio mentre 40mila bambini muoiono di fame ogni giorno

    cioe muore un bambino ogni due secondi (Institute for Food and Developement Policy).

    In altri termini, il problema della fame nel mondo non e legato alla carenza di

    cibo ma alla carenza di giustizia. Questa enorme ingiustizia grida vendetta, ma

    siamo noi a provocarla con le nostre abitudini alimentari; contribuiamo cos

    ad accrescere i profitti dellindustria dei prodotti animali e cos a perpetuarla.

    Basterebbe ad esempio che gli americani riducessero del 10% il loro consumo

    di carne per ricavare abbastanza cereali da sfamare i 60 milioni di persone che

    ogni anno muoiono di fame nel mondo.

    0.6 Mucche e inquinamento

    La nostra avidita e voracita di cibo animale non producono solo ingiustizia attra-

    verso una spaventosa inefficienza energetica, ma si ripercuotono in maniera nega-

    tiva anche su tanti altri problemi che affliggono lumanita: erosione della fertilita

    del suolo, contaminazione e inquinamento, richieste di energia sempre piu mas-

    sicce (con ricorso al nucleare), problemi di salute e malattie degenerative sempre

    piu dilaganti e aggressive.

    Alla natura occorrono circa 500 anni per creare tre centimetri di humus ,quella parte di terra scura e ricca di sostanze che ci nutre attraverso le piante. Con

    le nostre dissennate pratiche di agricoltura intensiva, l85% della quale serve per

    foraggiare gli animali, perdiamo circa tre centimetri di humus ogni 16 anni.

    Riusciamo ancora a mascherare il declino sulla fertilita del suolo saturando-

    lo di pesticidi e fertilizzanti chimici (veleni che poi ci ritroviamo regolarmente

    nel piatto) aggravando ulteriormente i problemi; negli Stati Uniti ne viene usata

    ogni anno una quantita pari al peso complessivo della popolazione (250 milioni).

    Questa e solo una piccola parte del costo ecologico dovuto al consumo di cibo

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    La distruzione di gioielli della natura quali le foreste dellAmerica settentrio-

    nale e meridionale serve essenzialmente per la produzione di cibo animale; come

    sanno tutti i bambini, le foreste rappresentano un patrimonio del pianeta Terra,

    il suo polmone vitale. Continuando di questo passo, nellAmerica settentrionale

    non ci sara piu una foresta nel giro di cinquantanni.

    Due economisti della Cornell University (Stati Uniti), Fields e Hur, hanno

    stimato che per ogni persona che passa ad una dieta puramente vegetariana

    (senza latticini ne uova) si risparmia ogni anno un acro di foresta.

    Naturalmente, siccome in natura tutto e collegato con tutto, la perdita di foreste

    crea altri gravi danni ecologici a catena, sulla cui entita e gravita lascio che il

    lettore faccia un piccolo sforzo di immaginazione.

    La vita su questa Terra e nata nellacqua e la nostra esistenza dipende da es-

    sa. Siamo cos abituati ad averla, e a poco prezzo (basta girare un rubinetto),

    che la diamo quasi per scontata. Tuttavia ci stiamo rapidamente avvicinando al

    momento in cui lacqua sara un lusso e cio anche a causa del nostro vorace con-

    sumo di prodotti animali. Infatti la produzione di cibo animale utilizza nel suo

    complesso il 60-80% dellacqua consumata negli Stati Uniti ed e responsabile

    dellinquinamento di oltre meta delle riserve idriche (laghi e fiumi).Per produrre il cibo quotidiano occorrono 16mila litri di acqua per unalimen-

    tazione moderna (con carni); 5mila litri per unalimentazione latteo-ovo-vegetariana

    e 1.000 litri per unalimentazione puramente vegetariana.

    I costi di questo sperpero di risorse sono pero ripartiti fra tutti attraverso le

    tasse, che servono per aiutare lindustria dei prodotti animali (senza questi sussidi

    negli Stati Uniti un hamburger costerebbe 70 dollari al chilo!).

    Oltre a consumare una quantita incredibile di acqua, lindustria dei prodotti

    animali crea una altrettanto incredibile quantita di letame (una mucca ne produce

    quanto venti persone).

    Una volta il letame serviva per fertilizzare i campi; lenorme concentrazione

    di mucche in un allevamento moderno rende questo processo dannoso e non piu

    economico.

    Conviene invece usare fertilizzanti chimici e lasciare che il letame se lo portino

    via le acque; il fatto e che da sempre, negli Stati Uniti, gli animali producono una

    quantita di letame pari a venti volte quella prodotta dallintera popolazione.

    La stessa cosa succede anche qui in Italia, infatti la mucillaggine algosa che ha

    colpito lAdriatico nellestate 1988-1989 e anchessa figlia delle nostre bistecche

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    e dei nostri amati latticini, prodotti sulle rive del Po.

    La vera soluzione e allora quella di costruire piscine a Rimini o quella di

    ridurre una volta per tutte i prodotti animali dalla nostra alimentazione?

    0.7 Cibo animale ed energia

    Non molte persone si rendono conto che la scelta del cibo che mangiamo ha anche

    grosse implicazioni energetiche, oltre che ecologiche. Coltivare del cibo, racco-

    glierlo e trasportarlo sulla nostra tavola richiede energia; trasformare un campo digrano in scatole di biscotti richiede piu energia che la trasformazione del grano in

    pane integrale.

    Ma certo i prodotti animali stanno in una categoria a se quando si tratta di

    sperperare inutilmente energia: negli Stati Uniti la produzione e preparazione

    di cibo animale utilizza circa il 14% del consumo totale energetico. Cio equi-

    vale circa al consumo di tutte le automobili circolanti in America, ovvero al

    doppio della produzione delle centrali nucleari. Inoltre consuma circa il 30%

    di tutte le materie prime utilizzate negli Stati Uniti. Al contrario, la produzione di

    cibo vegetale ne usa solo il 2%.

    Come si vede, il risparmio energetico e impressionante, se si pensa che miliar-

    di di persone mangiano tre volte al giorno. Ma anche il risparmio monetario per

    una famiglia potrebbe essere sostanzioso se rinunciasse ai prodotti animali.

    Gli economisti Fields e Hur hanno calcolato un risparmio di 4mila dollari

    allanno per una famiglia tipo. Ipotizzando poi reazioni a catena di una serie di

    risparmi per lintera economia statunitense se si riducessero sostanzialmente i

    prodotti animali si arriverebbe ad un risparmio di 80 miliardi di dollari allanno;

    mica male per un semplice cambiamento di abitudini alimentari.

    0.8 Latte, formaggio e salute

    Il fatto e che oltre a tutto i cibi animali sono anche dannosi alla nostra salute.

    Con quanti soldi mi ripago della salute che non ce piu? Anche dal punto di

    vista puramente nutritivo e possibile che una alimentazione povera di prodotti

    animali (solo pesce), ma ricca di cereali integrali, legumi e verdure sia del tutto

    adeguata anche secondo gli standard americani. Riportiamo qui di seguito alcune

    dichiarazioni in tal senso:

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    Una volta le proteine vegetali venivano considerate di rango inferiore, rispet-to alle cosiddette proteine nobili dei prodotti animali, ma tale distinzione e

    oggi considerata superata. (The Lancet, 1959).Pare proprio che tutto il clamore su una sufficiente quantita di proteine sia

    solo il risultato di una immagine creata ad arte dalla propaganda dellindustria

    dei prodotti animali. (Journal of Clinical Nutrition, marzo 1984).I vegetariani puri in molte popolazioni mantengono un eccellente stato di

    salute. (Food, Nutrition Board of the National Accademy of Sciences, 1974).Uno studio clinico ha paragonato la quantita di aminoacidi essenziali as-

    sunti da chi segue lalimentazione moderna (con carne), da chi e latteo-ovo-

    vegetariano e da chi e puro vegetariano. I risultati indicano chiaramente che

    nei tre casi i livelli di assunzione erano ben al di sopra di quanto ritenutosufficiente. (Journal of the American Dietetic Association, 1/1966).

    La dieta macrobiotica appare adeguata dal punto di vista nutritivo e non

    sembra presentare alcuna deficienza. La dieta e coerente con le raccoman-

    dazioni della National Academy of Sciences e dellAmerican Cancer Society

    per ridurre il rischio di cancro. (Comitato sulla salute pubblica del Congresso

    americano, 1984).

    E uno standard accettato oggi che la dose di proteine da consumare ogni giorno

    non fornisca piu del 10% delle calorie totali, ed e bene che oltre la meta di tali

    proteine sia di origine vegetale.Anche facendo molta attivita fisica non e necessario consumare una dose di

    proteine superiore al normale: Non esiste evidenza che lattivita muscolare au-

    menti il nostro fabbisogno di proteine (National Academy of Sciences, 1974).

    Oltre a non essere necessaria, lingestione di troppe proteine di origine animale e

    assai dannosa per lorganismo (quello che e superfluo e anche dannoso).

    Prendiamo ad esempio losteoporosi, malattia sociale oggi di moda. Il punto

    di vista convenzionale, ispirato dallaggressiva propaganda dellindustria lattiero-

    casearia, e che le ossa perdono calcio perche non ne consumiamo abbastanza col

    cibo. Ahime, nulla di piu sbagliato! Losteoporosi ha una serie di concause, quali

    ad esempio lesposizione alla luce solare e lattivita fisica, ma la causa piu im-

    portante e leccesso di proteine; in altri termini, piu proteine si consumano,

    piu calcio si perde.

    Quindi la conclusione e che, per prevenire o per migliorare losteoporo-

    si non occorre aumentare la quantita di calcio; bisogna solo diminuire la

    quantita di proteine ingerite.

    Su queste conclusioni non esiste ormai controversia nel mondo scientifico. A

    riprova di cio nel marzo 1983 il Journal of Clinical Nutrition ha riportato gli studi

    fatti su un gran numero di persone di 65 anni di eta: la conclusione e stata che

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    le donne che consumano proteine animali presentano una perdita ossea del 35%,rispetto alle donne vegetariane che presentano una perdita di solo il 7%. Inoltre

    lepidemiologia conferma che losteoporosi ha unincidenza maggiore proprio

    in quei Paesi dove si consumano piu latticini e grassi saturi, e cioe Stati Uniti

    Finlandia, Svezia e Inghilterra (Mc Dougall Medicine).

    Sara una coincidenza, ma i primi due Paesi vantano anche un altro primato e

    cioe quello di avere il piu alto tasso di mortalita per malattie cardiovascolari. Negli

    Stati Uniti ogni 45 secondi muore una persona per attacchi di cuore; eppure basta

    ridurre a zero la quantita di prodotti animali per ridurre del 90% il rischio

    di un attacco cardiaco. Due ricercatori inglesi hanno riportato sullAmerican

    Heart Journal i positivi risultati del trattamento di diversi gravi casi di angina

    pectoris con una dieta puramente vegetariana, con controlli successivi fino a

    cinque anni di distanza e senza uso di medicine chimiche!

    Altri esperimenti simili sono stati ripetuti negli anni seguenti con successo e

    riportati su importanti riviste mediche.

    E quindi ormai chiaro che per ridurre il rischio di aterosclerosi e problemi

    cardiovascolari occorre limitare drasticamente luso di cibi di origine animale, i

    quali contengono colesterolo e grassi saturi, ad esempio carne, uova e formaggio

    (American Heart Association: Health Education Committee, 1981; Decalogo dei

    cibi sconsigliati dal XV Congresso Mondiale di Cardiologia, Roma, settembre1989).

    Anche il positivo trattamento dellartrite reumatoide passa per la elimina-

    zione dei grassi. Sei pazienti sono stati curati in sette settimane con questo siste-

    ma; tuttavia i sintomi sono ricomparsi nel giro di poche ore dopo aver consumato

    carne e formaggio o olio di cocco (Clinical Research, 29/1981)3.

    Certo, a tavola non si invecchia, ma si puo rischiare molto. I cibi animali ricchi

    di grassi hanno stimolano anche la crescita di tumori e di metastasi; inoltre e stato

    notato che le donne con cancro al seno che vivono in paesi dove si consumano

    tradizionalmente pochi grassi hanno uno sviluppo piu lento della malattia e vivonopiu a lungo delle donne che consumano parecchi grassi (Journal of the National

    Cancer Institute, 58/1977).

    Piu recentemente il dott. Paolo Toniolo dellaNew York University ha compiuto

    uno studio su 750 donne italiane della Val Padana.

    Il risultato piu interessante e che le donne che consumano piu grassi saturi

    e proteine animali (in particolare formaggi) hanno una probabilita tre volte

    3Gli altri cibi sconsigliati dal decalogo sono zucchero e cioccolato; vengono invece consigliati

    cibi poveri di calorie e ricchi di fibre, quali cereali integrali e verdure.

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    maggiore di contrarre cancro al seno. E stata inoltre riscontrata una correlazio-ne con il contenuto calorico giornaliero; cioe piu elevato e il numero di calorie,

    piu probabilita si ha di contrarre cancro.

    Il consiglio e pertanto quello di ridurre drasticamente il consumo di protei-

    ne animali a meno del 6%, favorendo le proteine vegetali, fagioli, legumi e loro

    derivati (Journal of the National Cancer Institute, febbraio 1989).

    In un altro studio, condotto presso la Harvard University su 145 donne di

    Boston (Stati Uniti), si e riscontrato che le donne che consumano yogurt e for-

    maggi freschi hanno una probabilita tre volte maggiore di contrarre cancro

    alle ovaie. A tale proposito va ricordato che la Danimarca ha una incidenza dicancro alle ovaie ben 6 volte maggiore rispetto al Giappone dove si consumano

    pochissimi latticini (Lancet, luglio 1989).

    Sembra proprio che, soprattutto alle donne, non convenga farsi tentare dal

    gelato, dalla pizza o dal gorgonzola; latte e latticini sono stati considerati infatti

    la causa, assieme a dolcificanti e saccarosio, della Candida, infezione degli

    organi femminili, oggi dilagante soprattutto fra le giovani americane (Journal of

    Reproductive Medicine, 6/1984).

    Anche molti dei problemi mestruali, seno dolente, mal di testa, perdite vagina-

    li, fibromi, sono da attribuire con alta probabilita al consumo di latte e formaggi.Del resto cosa ce di piu facile che fare una prova? Non costa nulla e non ha

    effetti collaterali negativi: reca solo benefici.

    Tra gli altri, e certo non di minore importanza, evitare di consumare latticini

    ha anche leffetto di diminuire la frequenza (fino a ridurla a zero) degli attac-

    chi allergici (asma, raffreddore da fieno ecc.); basta avere laccortezza di ridurre

    drasticamente anche il consumo di frutta e vino.

    A Dublino (Irlanda), il locale ospedale pediatrico ha introdotto una dieta a

    base di cereali integrali, legumi e verdure di terra e di mare per i piccoli pazienti;

    in particolare la pediatra C. Armelin raccomanda questa dieta per chi soffre diallergie.

    John Robbins, pur essendo il rampollo di unantica famiglia americana, pro-

    prietaria della piu grande industria di gelati del mondo, la Baskin-Robbins, ha

    dimostrato come sia possibile cambiare improvvisamente le proprie abitudini e

    cultura alimentari, infatti, mentre nuotava nella piscina di casa a forma, manco

    a dirlo, di gelato, assaporava il sogno di prendere in mano un giorno le redini

    dellimpero bianco.

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    Venuto il momento di decidere, ha detto un chiaro no per seguire inveceun altro sogno che nel frattempo aveva occupato il posto del primo: quello di

    una societa fondata sul rispetto per la vita di ogni creatura, in cui tutti seguono

    le leggi della natura, conservandola il piu possibile intatta, invece di rapinarla e

    distruggerla.

    Cresciuto allinterno di una grande industria alimentare, John si e potuto ren-

    dere bene conto dellenorme impatto delle abitudini alimentari di centinaia di mi-

    lioni di persone; egli ha cos compreso che lunica possibilita di realizzare il suo

    sogno consiste nel convincere gli altri a cambiare alimentazione.

    Non deve essere stato troppo difficile per John scoprire laltra faccia dellaluna, ovvero fatti e misfatti della grande industria alimentare americana; anche se

    la stessa ha sempre fatto di tutto e continua tuttora a fare di tutto per evitare che

    certe scomode verita vengano a galla.

    Il risultato di questa grossa ricerca sono stati libri e saggi scritti con intensita

    e sincerita, che ci aprono gli occhi su tutti i motivi per cui e bene abbandona-

    re le proteine animali, non solo per la nostra salute personale ma per la salute

    dellintero pianeta.

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    Perche il latte

    degli altri animali non e

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    Capitolo 1

    Latte, allattamento ed evoluzione

    Abito in un paese di montagna e spesso mi capita di osservare i gatti o i cani di

    casa allattare i loro cuccioli, oppure di vedere i vitelli e le caprette che succhiano

    dalle mammelle delle loro madri. Lallattamento e un evento naturale, che tutti i

    mammiferi svolgono in modo istintivo, ma sempre con attenzione ed amore, quasi

    consapevoli dellimportanza che questo legame ha per il futuro del cucciolo.

    Ma quando e iniziato questo fenomeno? Quando sono comparsi i mammiferi

    sulla Terra?

    Non e facile rispondere con esattezza: lopinione corrente e che i primi mam-

    miferi comparvero circa duecento milioni di anni fa (vale a dire 20mila volte le-

    poca storica attuale valutabile in 10mila anni) e nel giro di qualche decina di

    milioni di anni presero il sopravvento anche sugli invadenti (in quanto a spazio)

    dinosauri che nel frattempo scomparvero lasciando loro campo libero.

    Che cosa permise ai mammiferi di svilupparsi e di differenziarsi in una molti-

    tudine di specie? Si potrebbe dire semplicemente lallattamento, ma la possibilita

    di allattare, cioe di produrre latte, e leffetto di una evoluzione piu importante:

    quella del sistema limbico del cervello e della corteccia cerebrale (v. fig).

    Queste strutture nervose, in particolare il sistema limbico, giocano un ruolo

    fondamentale nello sviluppo degli istinti e delle emozioni, per cui si puo com-

    prendere quanto siano collegati lallattamento, listinto materno, la sessualita, lamaternita, indipendentemente da fattori ambientali o culturali.

    La sessualita, la maternita, lallattamento, lamore, sono istinti primitivi co-

    mandati dal sistema limbico, che si sviluppano anche in assenza della neocortec-

    cia, cioe della parte piu specializzata e moderna del cervello dei mammiferi.

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    Figura 1.1: Sistema nervoso centrale: cervello (in bianco: corteccia; in grigio:

    sistema limbico)

    Questo discorso introduttivo vuole significare che lallattamento dei cuccio-

    li, peculiare espressione dei mammiferi da circa duecento milioni di anni, e la

    manifestazione di un legame che va ben oltre il semplice aspetto fisiologico di

    nutrimento ed assume una dimensione comportamentale di relazione damore

    con il mondo circostante.

    Nella specie umana la deprivazione affettiva e ben piu grave, ai fini della salute

    globale, di una deprivazione di cibo. Ma quando si pensa al latte e allallattamento,

    la prima cosa che viene in mente e la sua funzione nutritiva. Indubbiamente questa

    e molto importante, tante vero che il bambino nasce con un sistema nervoso nondel tutto sviluppato e ha il maggior sviluppo cerebrale dopo la nascita. Nel latte

    sono inoltre contenuti enzimi, ormoni e sostanze ormono-simili che regolano lo

    sviluppo del sistema digestivo del neonato e gli equilibri ormonali.

    1.1 Differenze di composizione nel latte dei

    diversi mammiferi

    Tuttavia (v. tabella), tra le diverse specie vi sono differenze di composizione ve-ramente enormi. Si va dal latte di focena che contiene solo il 40% di acqua, al

    latte di cavalla che ne contiene il 90%; inoltre mentre il latte di cavalla ha soltanto

    11,5% di grassi, il latte di focena ne contiene il 46%; la cavalla produce un latte

    piu ricco di lattosio di quello dei cetacei; il latte di coniglio e il piu ricco di tutti

    in proteine e sali minerali e cos via.

    Perche tutte queste differenze? Sono soltanto un caso? La natura ha cercato

    soltanto di sbizzarrirsi nelle piu diverse composizioni, oppure vi e una logica? Le

    piu recenti ricerche sono per questa ultima ipotesi, che trova una giustificazione

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    Latte Proteine Lattosio Grasso Acqua

    grammi grammi grammi grammi

    Donna 0,9 7,2 3,5 88

    Cavalla 2,2 5,9 1,5 90

    Asina 1,5 6,2 1,5 90

    Mucca 3,6 4,9 3,5 87

    Capra 4 4,5 4,3 86

    Pecora 6 4,5 7,5 81

    Bufala 4,8 4,7 7,5 82

    Scrofa 6 5,4 6 82Gatta 9 5 5 80

    Cane 10 3 10 75

    Ratto 8 2,6 10,3

    Coniglio 13,5 1,8 12 70

    Focena 12 1,3 46 40

    Balena 10 0,8 35 54

    Tabella 1.1: Composizione del latte di diversi mammiferi (per 100 gr.)

    nel rapporto madre-figlio.

    Attualmente si tende ad inquadrare tutte le grandissime differenze tra i latti dei

    mammiferi in un grande schema nel quale sono caratteristici due poli. Ad un

    estremo potremmo mettere i primati (scimmie e scimpanze) e luomo, nei quali il

    neonato rimane in continuo contatto con la madre stringendosi ad essa in modo

    tenace e dalla madre stessa e seguito continuamente con affetto.

    Il latte di queste specie (come anche negli equini) e relativamenteacquoso e

    scarso di grasso e di proteine, ma adeguato alla situazione. Infatti il cucciolo,

    sempre strettamente vicino alla madre, poppa molto frequentemente, talvolta ogni

    poche decine di minuti, senza fretta, ed ingerisce ogni volta piccole quantita di

    latte. Avendo una alimentazione continua, il piccolo non ha bisogno di riserve.

    Allestremo opposto vi sono i mammiferi che dopo il parto nascondono i

    neonati in nidi o tane e che passano gran parte della loro vita a procurarsi il cibo

    (di giorno o di notte), rientrando soltanto ad intervalli. I conigli sono un esempio

    di questa situazione, ma vi sono anche mammiferi arboricoli che rientrano nel

    nido soltanto ogni 48 ore!

    Si comprende che in queste situazioni si ha allevamento intermittente ed il

    neonato ha bisogno di un latte molto nutritivo (scarsamente acquoso) da digeri-

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    re lentamente (e quindi molto grasso); inoltre in queste specie il piccolo popparapidissimamente e si sazia in pochi minuti.

    Da questa parte si pongono anche i mammiferi marini che, pur senza avere

    nidi o tane, hanno tuttavia un latte molto concentrato e ricco di grasso e i cui

    neonati fanno il pieno molto velocemente: questi mammiferi vivono in un am-

    biente freddo, i contatti tra madre e figlio non sono sempre facili e soprattutto

    la poppata deve essere rapida perche avviene sottacqua, in apnea.

    Se ci limitiamo allaspetto nutrizionale possiamo osservare che sia lallatta-

    mento alla mammella che il latte specie-specifico hanno un significato di difesa

    dalle malattie ben definito.

    Lallattamento diretto alla mammella presenta i seguenti vantaggi:

    assenza di rischi di infezioni da inquinamento,

    temperatura del latte ottimale,

    assenza di otiti da risalita di germi nella tuba di Eustachio per la posizione

    profonda del capezzolo nella gola durante la suzione.

    Il latte specie-specifico contiene non solo tutti i nutrienti nelle proporzioni

    ottimali per la crescita, ma anche sostanze enzimatiche e anticorpi che han-

    no la funzione di aumentare le difese immunitarie in un periodo della vitain cui uninfezione potrebbe avere conseguenze gravissime.

    In natura, il latte (prodotto di secrezione delle ghiandole mammarie dei mam-

    miferi dopo il parto) e lalimento previsto per la crescita dei cuccioli dei mammi-

    feri ed il latte di ogni specie va ad esclusivo beneficio di quella specie; questo e

    evidente dalla diversa composizione dei vari latti.

    Infatti:

    a) nessun mammifero, tranne lUomo, consuma il latte di unaltra specie;

    b) nessun mammifero continua a bere latte dopo lo svezzamento e, una volta

    svezzato, e comunque in grado di vivere cibandosi degli alimenti per cui sono

    biologicamente adatti.

    Il latte non e cibo adatto ai bambini e agli adulti, neanche se fosse specie-

    specifico, cioe di donna, perche le esigenze nutrizionali delladulto sono diffe-

    renti da quelle del lattante.

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    Il latte vaccino e molto diverso per composizione rispetto al latte di donnaperche e previsto per la crescita del vitello:

    troppe proteine: quattro volte di piu (3.6 contro 0.9);

    proteine molto diverse: rapporto caseina/latto-proteine 4.5:1 contro 0.4:1

    poco lattosio: (49 gr/litro contro 70gr/litro);

    rapporto grassi saturi/insaturi svantaggioso;

    percentuale di calcio troppo elevata: 1170 mg/litro contro 340 mg/litro;

    rapporto calcio/fosforo svantaggioso: 1.3:1 (latte vaccino) contro 2.4:1 (lat-

    te materno);

    troppi sali minerali: 7 gr/litro contro 2 gr/litro.

    Dunque ad ogni mammifero il suo latte. Cos e sempre stato almeno fino

    a quando un mammifero, luomo, ha iniziato ad addomesticare altri mammiferi

    (mucche, capre, pecore) per cibarsi delle loro carni e del loro latte.

    1.2 Inizio della pastorizia

    Quando e dove e iniziato questo processo?

    E iniziato circa 10-20mila anni fa nelle regioni che vanno dal vicino Oriente,

    su verso lEuropa, seguendo la migrazioni che i primi esseri umani hanno at-

    tuato partendo dalla zona di origine dellHomo sapiens che si ritiene, con quasi

    universale accordo, localizzata nellAfrica centro-orientale (v. fig. 1.2).

    A quei tempi, circa 2 milioni di anni fa, e fino a circa 100mila anni fa il genere

    Homo e vissuto in Africa (o, forse anche in altre aree asiatiche, ma sempre nella

    fascia equatoriale) evolvendosi fino a diventare Sapiens, alimentandosi di frutti,

    foglie e fiori. Con linizio della migrazione, circa 100mila anni fa, si modificano

    anche i comportamenti alimentari; circa 10mila anni fa inizia lepoca storica: in

    Europa e in Medio Oriente le popolazioni diventano stanziali e allevano animali

    per cibarsene e utilizzarli nella coltivazione della terra (v. fig. 1.3).

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    Figura 1.2: Probabile espansione delluomo moderno nel Paleolitico (da Cavalli-Sforza))

    Figura 1.3: Sviluppo dellagricoltura in Europa (da Cavalli-Sforza))

    1.3 Adattamento delluomo al lattosio

    Lintroduzione di nuovi cibi ha sempre determinato un adattamento piu o meno

    lento e complesso: tale e stato anche per il latte vaccino in particolare per quan-to riguarda la componente glucidica, vale a dire il lattosio, disaccaride (glucosio

    + galattosio) presente solo nel latte: le molecole del lattosio sono troppo com-

    plesse per passare attraverso le pareti dellintestino; devono percio essere

    scomposte in monosaccaridi o zuccheri semplici prima di poter essere assorbite

    e passare nel circolo sanguigno.

    Il lattosio, per essere digerito, necessita la presenza della lattasi, enzima

    prodotto dalle cellule della mucosa intestinale.

    Solo in questo ultimo secolo, negli Stati Uniti, in seguito a sempre piu frequen-

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    ti segnalazioni di soggetti che presentavano dolori intestinali e diarrea profusa perlingestione di latte vaccino, e stata dimostrata la base biologica dellintolleranza

    al latte, vale a dire la mancanza di lattasi nellintestino dei soggetti intolleranti.

    Inizialmente, i lattasi deficienti furono considerati anormali, cioe unecce-

    zione. Senonche risulto ben presto che gli individui adulti lattasi deficienti era-

    no quelli da considerare normali, essendo tale la maggior parte dellumanita;

    anormale, invece, e la condizione di lattasi sufficienza presso gli adulti uma-

    ni come peraltro per tutti i mammiferi. Infatti la maggior concentrazione di

    anormali assimilatori di lattosio vive in Europa, a nord delle Alpi e tra la

    popolazione bianca degli Stati Uniti, di discendenza nord-europea.

    Il lattosio e contenuto nel latte di tutti i mammiferi ad eccezione del latte dei

    pinnipedi, foche, leoni marini e trichechi.

    1.4 Qual e la funzione del lattosio?

    Il lattosio, oltre che nutriente specifico del lattante, ha una proprieta che e di fon-

    damentale importanza nei primi anni di vita: facilita lassorbimenntto del calcio,

    sale minerale deputato alla formazione del tessuto osseo. Luso evolutivo del

    latte, quale fonte impareggiabile di calcio assimilabile, costituisce una caratteri-

    stica propria dei mammiferi. I loro neonati nascono con uno scheletro fragile e

    immaturo che deve rinforzarsi e crescere abbastanza rapidamente. La quantita di

    calcio, lattosio e proteine varia peraltro da una specie di mammifero allaltra,

    in relazione al loro accrescimento e sviluppo.

    E appena ovvio che i mammiferi debbono poter bere latte nei primi mesi o

    anni di vita; ma col passare degli anni essi, ivi compreso lUomo, perdono la

    capacita di produrre lenzima lattasi, poiche col progredire della crescita del cuc-

    ciolo, la madre non e piu in grado di produrre tutta la quantita di latte necessaria

    a soddisfare le necessita nutrizionali del bambino e il bambino inizia ad assumere

    il cibo dei grandi (quando la sua crescita non richiede piu un apporto cos grande

    di calcio). Lunico modo per continuare a bere latte dopo essere stati svezzati,

    e quello di rubarlo ad altri mammiferi che stanno allattando, se questi ultimi

    sono sufficientemente domestici da lasciarsi mungere.

    Prima della migrazione dallAfrica verso il Nord, gli uomini e le donne in

    grado di sintetizzare la lattasi anche dopo linfanzia non potevano trarre alcun

    vantaggio pratico da cio.

    Per questa ragione, nel corso dei milioni di anni che precedettero laddome-

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    sticamento dei ruminanti, la selezione naturale non favor in modo significativola comparsa di individui in grado di sintetizzare la lattasi anche dopo linfanzia.

    Solo dopo linizio delladdomesticamento degli animali, evento che possiamo far

    risalire a circa diecimila anni fa in Europa e nel Medio Oriente, la selezione natu-

    rale comincio a favorire la diffusione del gene della lattasi sufficienza in eta adulta

    nellambito di certi gruppi che disponevano di animali da mungere.

    Tutte le popolazioni in cui si registra unelevata percentuale di individui adulti

    lattasi sufficienti, hanno alle spalle una lunga tradizione di mungitura di uno o piu

    ruminanti addomesticati di cui consumano il latte. Cio conferma il dato che piu

    del 90% dei soggetti adulti dellEuropa settentrionale sono lattasi sufficienti,

    a differenza degli altri popoli della Terra in cui la percentuale non supera il

    15% con casi (gli Indiani dAmerica) dello 0% di lattasi sufficienza.

    Se gli uomini avessero avuto bisogno di bere grandi quantita di latte per sod-

    disfare delle esigenze nutritive, la selezione naturale avrebbe favorito gli individui

    con il gene della lattasi.

    In realta la nostra specie e riuscita a sopravvivere per milioni di anni ciban-

    dosi di frutti, foglie e fiori prima che il primo animale addomesticato si lasciasse

    mungere; inoltre ci sono in tutto il mondo intere popolazioni che non hanno mai

    bevuto latte e che vivono a lungo e in perfetta salute: anzi a tuttoggi la maggior

    parte della popolazione mondiale non ha bisogno, e di fatto, non usa del latteanimale per soddisfare le esigenze nutrizionali di base.

    Cerchiamo dunque di capire che cosa ha determinato, in alcune aree geografi-

    che, il consumo di un cibo non solo non necessario, ma addirittura insalubre per

    la maggior parte dei soggetti.

    Perche i nostri antenati europei furono costretti a diventare lattosio dipen-

    denti quindi lattasi-sufficienti? Probabilmente per il tipo di scelta sociale ed

    economica a cui furono costretti per sopravvivere.

    Circa diecimila anni fa, lEuropa centrale e settentrionale era ricoperta da fol-

    tissime foreste e in quel periodo aveva inizio una migrazione dal Medio Oriente

    verso il Nord e verso lEuropa di popolazioni che praticavano lagricoltura e lalle-

    vamento. Questi gruppi si mossero dalle loro regioni verso nuove terre alla ricerca

    di spazio per la loro sopravvivenza ed in questi spostamenti sfoltivano la foresta

    usando il fuoco, in modo da avere terreni per il pascolo e per la coltivazione del

    cereale.

    In questo tipo di economia non cera molto spazio per coltivare vegetali a fo-

    glia verde scuro, ricchi di calcio, ma poveri dal punto di vista energetico. Inoltre

    lesposizione solare limitata a pochi mesi nella stagione estiva favor linsor-

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    genza del rachitismo1.

    E il rachitismo probabilmente la spiegazione della selezione di individui lat-

    tosio resistenti. Immaginiamo individui di pelle scura, provenienti dalla regione

    del Mediterraneo, che si trovano in una situazione di scarsa irradiazione sola-

    re, che non mangiano pesce (vitamina D), ne verdure a foglia verde (calcio), ne

    ovviamente latte: la conseguenza e il rachitismo. Se pertanto gli antenati neo-

    litici degli attuali Europei dipendevano dal latte di animale per il loro fabbiso-

    gno di calcio, gli individui impossibilitati a bere latte perche intolleranti al lattosio

    andavano incontro a rachitismo e quindi morivano prima di giungere alleta fertile.

    Ma in una situazione di scarsa irradiazione solare in soggetti di pelle scura,la quantita di vitamina D derivante dal sole o assunta con il latte non era ancora

    sufficiente. Per ridurre il rischio del rachitismo occorreva facilitare la sintesi della

    vitamina D. E questo avvenne con laiuto del latte la cui assunzione assidua

    contribu a schiarire la pelle delle popolazione nordiche.

    1.5 Il colore della pelle

    Le popolazioni del Nord Europa hanno una carnagione particolarmente chiara

    con capelli biondi ed occhi azzurri; man mano che si scende di latitudine verso

    il bacino del Mediterraneo, il colore della pelle si scurisce insieme a quello degli

    occhi e dei capelli.

    Tale caratteristica (pelle, capelli e occhi chiari) e anormale dal punto di vi-

    sta quantitativo altrettanto quanto la lattasi sufficienza: la maggior parte del

    genere umano ha pelle scura o bruna o olivastra e, probabilmente anche solo die-

    cimila anni fa, non cera uomo sulla Terra ad avere una pelle simile a quella dei

    Nord-europei attuali.

    La combinazione di queste due anormalita nelle stesse popolazioni non e

    sicuramente una coincidenza. Quale puo essere dunque il significato di questacombinazione? La pelle chiara al pari della lattasi sufficienza, facilita e incre-

    menta lassorbimento del calcio a livello intestinale: la pelle chiara consente

    ai raggi solari di penetrare attraverso lo strato piu esterno della pelle e di

    convertire una particolare forma di colesterolo che si trova nellepidermide,

    in vitamina D.

    1Malattia che porta a deformita scheletriche per mancato deposito di calcio nelle ossa. La

    causa principale e una scarsa introduzione di calcio con il cibo e di vitamina D, la quale si forma

    con lesposizione cutanea ai raggi del sole o, in mancanza di sole, mangiando pesce di mare o olio

    di fegato di pesce.

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    1.6 La funzione della vitamina D

    La vitamina D svolge una funzione fondamentale nel processo di assimilazione

    del calcio dopo che dalla pelle e stata trasportata con il sangue, allintestino. La

    vitamina D si puo assumere anche direttamente dai cibi; ma le sue fonti alimentari

    sono abbastanza limitate, esclusivamente di origine animale (latte, burro, formag-

    gi, tuorlo duovo, pesci) e in particolare dagli oli del fegato di pesce (merluzzo,

    tonno). Il latte stesso contiene quantita limitate di vitamina D e in alcuni casi

    (scarsa esposizione al sole, stagione invernale nei paesi nordici) non e sufficiente

    a soddisfare i fabbisogni di un organismo in accrescimento: la presenza del lat-

    tosio nel latte ha proprio la funzione di incrementare lassorbimento del calcioper ovviare alle situazioni di scarsa esposizione solare con ridotta produzione di

    vitamina D.

    Per inciso, quanto detto ora, puo spiegare anche la curiosa anomalia rap-

    presentata dallassenza di lattosio nel latte dei mammiferi marini; infatti, il latte

    di foca, tricheco e leone marino e ricco di vitamina D e non ha bisogno del lat-

    tosio per incrementare lassimilazione del calcio: la dieta dei mammiferi marini

    consiste di pesce ricco in vitamina D per cui i pinnipedi non hanno bisogno che

    le loro mamme producano lattosio nelle ghiandole mammarie, ne che i neonati

    producano lattasi nellintestino.

    Questa situazione rispecchia quella delluomo il quale, finche e vissuto in un

    ambiente adatto alla sua fisiologia (la fascia tropicale), non ha avuto bisogno diadattarsi per sopravvivere schiarendosi la pelle e producendo lattasi: il pallore

    della pelle e la lattasi resistenza sono state variazioni biologiche legate ad una ne-

    cessita di adattamento ad un ambiente climatico nuovo anomalo e difficile, per cui

    levoluzione ha selezionato gli individui che presentavano queste caratteristiche

    favorendone la crescita e la riproduzione.

    Il latte vaccino in realta non contiene nutrienti che non si trovino in altri cibi

    di origine animale, a parte il lattosio. Ma contiene calcio in quantita elevate (119

    mg/100 gr). La semplice presenza di calcio in un alimento non costituisce perogaranzia di assimilazione da parte dellintestino. Ma, a differenza di alte fonti

    animali o vegetali di calcio (foglie verde scuro), il latte dei mammiferi, oltre a

    contenere piu calcio, contiene anche una sostanza che ne favorisce gradualmente

    lassimilazione da parte della mucosa intestinale.

    Questa sostanza e proprio il lattosio.

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    1.7 Pelle chiara e tumori

    Abbiamo visto come la pelle chiara sia un vantaggio in ordine allassimilazione

    del calcio, in situazioni climatiche svantaggiose, vale a dire poco irradiate dai

    raggi solari; ma abbiamo anche visto come la pelle chiara sia una variazione dallanormalita, abbastanza recente e nettamente localizzata in aree precise.

    Ora, se il colore normale della pelle delluomo e quello scuro, dobbiamo

    aspettarci che la pelle chiara, se pur vantaggiosa in situazioni di scarsa insolazione,

    comporti dei rischi e diventi fonte di malattia in situazione di forte insolazione. E

    cos il rischio della pelle chiara e il cancro, il melanoma.Il melanoma maligno colpisce in primo luogo individui di pelle chiara di ori-

    gine nordeuropea quando lesposizione al sole e intensa. Lincidenza di questo

    tumore e elevata tra le popolazioni bianche dellAustralia, degli Stati Uniti e del-

    lEuropa ed e in rapida crescita in questi ultimi anni proprio per la sempre piu dif-

    fusa e frequente esposizione al sole di estese parti del corpo. Negli USA, un terzo

    dei nuovi casi di tumore annui, sono melanomi. Per contro, il melanoma maligno

    e piuttosto raro tra le popolazioni nere dellAfrica, dellAmerica o dellAustralia.

    Il colore della pelle puo essere dunque considerato un fenomeno di adattamen-

    to legato a condizioni ambientali particolari in funzione dei due rischi opposti:

    rachitismo e cancro della pelle.

    La pelle scura e funzionale in un clima caldo, molto irradiato (zona tropicale-

    equatoriale); se luomo si sposta verso i poli (minor irradiazione) si espone

    al rischio di rachitismo, a meno che la sua alimentazione sia ricca di pesce

    (vit.D); in tal modo non ha bisogno di assumere latte e pertanto la sua pelle

    non diventa chiara (vedi esquimesi).

    La pelle chiara e funzionale in un clima freddo poco irradiato (ridotto rischio

    di tumore alla pelle) a condizione che lalimentazione comprenda una certa

    quantita di latte.

    Si ritiene (Cavalli Sforza) che il passaggio dai mediterranei medio-orientali, di

    pelle scura e lattasi-deficienti, agli scandinavi, di pelle chiara e lattasi-sufficienti,

    si sia compiuto in circa cinquemila anni, assumendo che, ad ogni generazione,

    gli individui dotati del gene della pelle chiara e lattasi sufficienti avessero una

    maggior prolificita e una minor mortalita rispetto a quelli con gene di pelle scura

    e lattasi deficienti.

    Quando i primi pionieri del Neolitico (10mila anni fa) presero la via del Nord,

    i rischi di rachitismo erano elevati: gli inverni erano lunghi e freddi, il sole de-

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    bole e spesso coperto da nubi, per cui quelle popolazioni dovevano coprirsi pe-santemente per proteggersi dal freddo riducendo cos la parte di pelle esponibile

    allirradiazione solare fonte di vitamina D. Inoltre le popolazioni di agricoltori e

    allevatori dellEuropa centro-settentrionale, non potendo assimilare la vitamina D

    del pesce, come gli eschimesi, furono costretti, per sopravvivere, ad utilizzare il

    latte dei mammiferi che allevavano.

    Tale scelta provoco due fenomeni strettamente collegati:

    1. la tolleranza al lattosio attraverso il mantenimento dellenzima lattasi oltre

    leta infantile;

    2. lo schiarirsi della pelle che, in quella situazione, si dimostro ulteriormente

    vantaggioso ai fini della produzione della vit.D e quindi dellassorbimento

    del calcio.

    Abbiamo visto (intolleranza al lattosio, tumore della pelle) come lassunzione

    di un cibo non fisiologico (cioe non previsto per laccrescimento e lo sviluppo di

    una specie e quindi non specifico alla fisiologia e alla biochimica di un organi-

    smo) possa diventare fonte di malattia se assunto in modo continuativo e in

    quantita eccessiva.

    Si puo ipotizzare pertanto che il latte vaccino, non rientrando nella categoria

    dei cibi fisiologici per luomo, se non in condizioni particolari, possa favorire

    linsorgenza di squilibri metabolici che a lungo andare possono condurre a stati

    di malattia clinicamente evidenti. Infatti, e stato dimostrato in questi ultimi anni

    come il latte possa essere la causa (o la concausa) di numerose malattie o ne

    possa favorire linsorgenza quando il suo consumo diventa costante e rilevante.

    La dimostrazione di questa affermazione puo avvenire per vie diverse:

    la via antropologica (precedentemente affrontata);

    la via dellanatomia e della fisiologia comparata (che per brevita non trat-tiamo);

    la via dellepidemiologia delle malattie, su cui ora ci soffermeremo.

    Lo studio dellepidemiologia ci ha permesso di scoprire che molte patologie

    possono essere collegate in modo piu o meno diretto con il consumo di latte

    vaccino. Le piu importanti sono:

    allergia e patologie infiammatorie correlate

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    osteoporosi

    calcolosi renale

    carie dentaria.

    1.8 Le allergie

    Il latte vaccino costituisce uno dei principali allergeni alimentari ed e la causa

    dellintolleranza alle proteine del latte vaccino, patologia piuttosto frequentenelleta pediatrica.

    Lintolleranza alle proteine del latte vaccino, nonostante sia conosciuta dai

    tempi dellantica Grecia, e ancora oggi una delle patologie che crea al pediatra

    piu imbarazzo diagnostico e problemi terapeutici.

    Tale intolleranza si manifesta con quadri clinici diversissimi:

    disturbi gastrointestinali (vomito, diarrea, colite, mal di pancia, digestione

    difficile ecc.),

    disturbi cutanei (orticaria, dermatite, eczema),

    respiratori (raffreddore, tosse, asma, stridore laringeo, ecc.),

    febbricole persistenti,

    irritabilita.

    Le conoscenze sugli allergeni alimentari, e in particolare su quelli del lat-

    te, sono tuttora scarse. Tutte le proteine del latte vaccino sono potenzialmente

    allergeniche, perche parzialmente o completamente differenti da quelle del latte

    materno.

    I fattori che contribuiscono alla immunogenicita-allergenicita di una proteina

    sono numerosi e poco conosciuti. Tra i piu importanti vi e il grado di estraneita

    con lospite. La dose, la frequenza e il tempo dellesposizione sono anchessi

    determinanti, come si vede dal fatto che gli allergeni piu importanti sono quelli

    piu frequentemente assunti e di origine animale (latte, uovo).

    La molteplicita dei disturbi e delle malattie provocate dal latte e dai latticini

    assunti in eccesso e in modo continuativo, puo non farne comprendere la causa

    vera. Ad esempio, i bambini si ammalano frequentemente nei primi anni di vita

    di forme infiammatorie e infettive, quali raffreddori, otiti, tonsilliti, bronchiti, ecc.

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    1.9 Il metodo vincente per eliminare le malattie

    Noi siamo abituati ad accettare rassegnati queste malattie, attribuendone la causa

    a virus e batteri. Ma abbiamo mai provato a modificare lalimentazione in senso

    fisiologico e ad eliminare latte vaccino e formaggio? Nella maggior parte dei casi

    i bambini non si ammalano piu.

    I virus e i batteri continuano a essere presenti, ma non prendono il sopravvento.

    Il metodo vincente per eliminare le malattie non e tentare di eliminare i virus e i

    batteri e una battaglia persa: di virus e batteri ce ne saranno sempre, a miliardi

    ma fare in modo di rendere lorganismo resistente nutrendolo con il cibo adatto,nella quantita adatta.

    1.9.1 Osteoporosi

    Losteoporosi e unaffezione caratterizzata da una progressiva perdita del tes-

    suto osseo, fenomeno che comporta un aumento della fragilita ossea e quindi un

    maggior rischio di frattura. Nella cultura popolare corrente, essa e considerata

    conseguenza di uninsufficiente apporto alimentare di calcio; tale e il messaggio

    pubblicitario che magnifica la presenza o laggiunta di calcio nei prodotti, in parti-

    colare quelli indirizzati allinfanzia; e tale e linformazione Sanitaria (Fondazione

    per losteoporosi, Istituto Gentili, Societa italiana dellosteoporosi): LOsteo-

    porosi si combatte e si previene con lassunzione di cibi ricchi di calcio, vale a

    dire latte e latticini. In realta, tali cibi sono ricchissimi di calcio (v. tabella 1.2),

    ma la sola introduzione di calcio col cibo non ne garantisce lassorbimento a

    livello intestinale e, in ultimo, lutilizzo cellulare e il suo deposito nel tessuto

    osseo.

    Lipotesi che tale condizione patologica sia direttamente collegata al consumo

    eccessivo di cibi di origine animale ricchi di proteine, in particolare di latte e for-

    maggio, si fa sempre piu evidente proprio per merito degli studi epidemiologici:losteoporosi e presente con unincidenza sempre piu elevata proprio tra le

    popolazioni che consumano piu latte e latticini.

    Come si spiega questo fatto apparentemente contraddittorio dal momento che

    losteoporosi e caratterizzata da una rarefazione della componente calcica del tes-

    suto osseo, espressione quindi di una carenza di calcio, quando latte e latticini

    contengono una quantita di calcio straordinariamente elevata e concentrata? Se la

    teoria della carenza del calcio fosse vera, ci si dovrebbe aspettare una prevalenza

    di osteoporosi tra le popolazioni che assumono poco latte e formaggio o non ne

    assumono per niente (cioe i 2/3 dellumanita).

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    ALIMENTO mg ALIMENTO mg

    (origine animale) (origine vegetale)

    Parmigiano 1340 Mandorle 236

    Formaggi stagionati 1000-1200 Soia 226

    Formaggi freschi 400-800 Fichi secchi 186

    Latte vaccino intero 1200 mg/litro Foglie di rapa 169

    Latte di capra 1400 mg./litro Cicoria 150

    Mozzarella 400 Nocciole 150

    Ricotta 274 Fagioli secchi 137

    Uovo (tuorlo) 147 Noci 131

    Calamari 144

    Aringa 112Yogurt 111

    Tabella 1.2: Calcio negli alimenti (mg. per 100 gr.)

    In realta, losteoporosi sembra essere una malattia del benessere, molto piu

    comune nelle ben nutrite popolazioni occidentali, che in quelle asiatiche che non

    assumono latte e latticini (lassunzione media di calcio delle donne giapponesi e

    di 540 mg al giorno contro gli 800-1200 mg al giorno delle donne europee).

    La posizione attuale del National Institute of Health degli USA e che levi-

    denza scientifica piu convincente non e quella che unelevata assunzione di calcioprevenga losteoporosi, e neppure che una supplementazione di calcio con la

    dieta o per via farmacologica rallenti il tasso di perdita ossea, specialmente

    nelle donne in gravidanza. Infatti, i fattori che favoriscono linsorgenza dello-

    steoporosi sono: il fumo di sigaretta, lalcool, la caffeina (caffe, Coca Cola,

    te, cioccolato), lattivita fisica ridotta e lassunzione eccessiva di proteine.

    Proprio questultimo fattore, tipico dei popoli occidentali ipernutriti soprattut-

    to con carne, latte e formaggio, favorisce losteoporosi aumentando la perdita di

    calcio attraverso il rene per tamponare leccesso di acidi prodotti dal catabolismo

    proteico animale.

    Il fabbisogno di calcio non dovrebbe essere calcolato in modo assoluto, facen-

    do la somma dei milligrammi di calcio presenti nel cibo ingerito da una persona,

    ma in relazione alle sue abitudini di vita:

    piu proteine animali, piu calcio;

    piu caffeina, piu calcio;

    piu sedentarieta, piu calcio.

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    Anche questo calcolo non e corretto: se infatti il calcio assunto proviene da ci-bo animale, laumentarne la quota non ne positivizza il bilancio, perche le proteine

    animali, ricche di aminoacidi solforati, creano un ambiente renale acido o che pro-

    voca un proporzionale aumento della calciuria (eliminazione di calcio attraverso

    le urine).

    Facciamo un esempio, preso da una sperimentazione scientifica. I giovani

    adulti restano in equilibrio calcico costante con introiti di 500 mg al giorno

    di calcio, se nutriti con un pasto di 43 gr di proteine; ma 1) se le proteine

    vengono portate a 95 grammi, il calcio deve salire a 800 mg al giorno per

    mantenere lequilibrio; 2) se le proteine vengono ulteriormente elevate a 142

    grammi, anche l80% dei soggetti che assumono 1.400 mg al giorno di calcio

    vanno in bilancio calcico negativo (cioe eliminano con le urine piu calcio di

    quello che riescono ad assimilare).

    1.10 Calcolosi renale

    Da quanto detto finora, diventa facilmente comprensibile, come lelevata quantita

    di calcio assunta con il latte e i latticini venga in gran parte assorbita a livello

    intestinale, per la presenza del lattosio (almeno nei soggetti lattasi-sufficienti), epassi quindi nel sangue, per mezzo del quale arriva al rene che ha la funzione di

    eliminarlo o di trattenerlo.

    L elevata calciuria prodotta da unalimentazione iperproteica facilita la

    formazione di calcoli renali, condizione anche questa come le precedenti

    tipica delle popolazioni occidentali.

    1.11 Carie dentaria

    Altra patologia tipica dei popoli mangiatori di latte.

    Il cavo orale presenta un ambiente alcalino, fisiologico, per la presenza della

    saliva, finche lalimentazione rimane congrua. Quando il cibo animale (latte, for-

    maggio, carne) prende il sopravvento, nel cavo orale si crea un ambiente acido,

    favorevole allo sviluppo di batteri con conseguente formazione di carie.

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    1.12 Conclusioni

    Le conclusioni che possiamo trarre da quanto e stato detto sono:

    a) Dati di fatto:

    il latte e stato previsto dalla natura per alimentare i cuccioli dei mammiferi;

    il latte e un cibo specifico per la specie di mammifero per cui e stato previ-

    sto;

    il latte vaccino non e un cibo indispensabile per luomo;

    la maggior parte della popolazione e intollerante al latte vaccino;

    il latte vaccino puo essere utile alluomo, in condizioni particolari;

    il latte vaccino, se assunto in modo indiscriminato, e fonte di malattia.

    Pertanto, ai fini della salute, si potrebbero dare i seguenti

    b) Consigli:

    non costringere i bambini a mangiare latte vaccino;

    pensare che un disturbo o una malattia, soprattutto se frequente, possa essere

    legata a una intolleranza al latte vaccino;

    assumere e far assumere latte ai bambini solamente se e presente un fortelegame affettivo con tale cibo;

    diffidare della pubblicita che propone di incrementare il consumo di

    latte e latticini (e sempre legata allallevamento intensivo, innaturale e

    pericoloso del bestiame e allindustria latteocasearia, sulle quali e basata

    leconomia dei paesi occidentali);

    convincersi che non mangiare latte e formaggi non provoca una carenza di

    calcio, ma ne favorisce lassimilazione, lutilizzo da parte delle cellule e il

    deposito nelle ossa;

    imparare a ragionare con la propria testa e cercare di scoprire la verita

    delle cose.

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    Capitolo 2

    Differenze tralatte vaccino e latte umano

    La vita e un miracolo e questo e particolarmente evidente nel caso della nascita

    di un bimbo e del suo allattamento. Il latte e un prodotto miracoloso della natu-

    ra e alcune sue caratteristiche sono ancora sconosciute, persino alla scienza del

    ventesimo secolo.

    Piu esaminavo la natura del latte umano, piu sorgevano in me interrogativi la

    cui risposta non sono riuscito a trovare nei libri di fisiologia o di nutrizione. Ad

    esempio:

    1. Quando il feto e nel grembo materno, lestrogeno ed il progesterone ven-

    gono forniti alla placenta e concorrono alla trasformazione del sangue della

    madre in sangue del feto. Qual e il meccanismo che controlla la secrezione

    di ormoni come lestrogeno ed il progesterone? In che modo gli ormoni

    trasformano il sangue della madre in quello del feto?

    2. Non appena il feto vede la luce e si separa dalla placenta, la secrezione diestrogeno, progesterone, lattogeno ecc. cessa. Perche? E come?

    3. Nello stesso tempo la ghiandola pituitaria incomincia a secernere la pro-

    lattina. E questo stimola la sintesi di grosse quantita di grasso, lattosio

    e caseina da parte delle cellule delle ghiandole mammarie (da Medical

    Physiology di Guyton). Come puo avvenire cio? Come puo la ghiandola

    pituitaria secernere la prolattina? Cose la prolattina? Qual e il meccanismo

    di produzione del latte nella ghiandola mammaria?

    4. Riteniamo che il latte della madre sia il prodotto della trasformazione del

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    suo sangue. Una madre puo avere allincirca cinque litri di sangue e pro-durre quasi tre litri di latte ogni giorno. Per cui essa dovrebbe trasformare

    piu della meta del suo sangue in latte ogni giorno. E possibile? E se lo e, in

    che modo?

    5. Perche le ghiandole mammarie producono lattosio anziche glucosio (uno

    zucchero semplice)? (Se producessero glucosio il lavoro di trasformazione

    sarebbe molto piu semplice; il sangue contiene infatti glucosio).

    6. Se un bambino fosse alimentato con zucchero (saccarosio), invece che con

    lattosio, quale sarebbe leffetto sulle sue condizioni fisiche?

    7. Se il bambino fosse alimentato con altri carboidrati anziche con lattosio,

    quali sarebbero le conseguenze sulle condizioni fisiche del bambino?

    Ci si potrebbe porre centinaia di domande del genere.

    2.1 La composizione del latte umano

    Il latte umano e normalmente bianco-bluastro, ha un sapore dolce e pesa legger-mente piu dellacqua. Essenzialmente, come ogni altro latte, e unemulsione di

    particelle grasse in un fluido.

    Il contenuto del latte umano varia da persona a persona e dallinizio alla fine

    del periodo di allattamento, che si tratti di settimane, di mesi o di anni. In media

    e composto dal 1% al 2% di proteine, dal 3% al 5% di grassi, dal 6,5% al 10% di

    carboidrati e dal 2 di sali; il resto e acqua.

    La moderna fisiologia riconosce che la produzione di latte non si verifica da

    un giorno allaltro. Una madre si prepara allallattamento durante la gravidanza e

    persino prima.

    Secondo il Medical Physiology di Guyton, lallattamento si evolve nel modo

    seguente:

    1. Il seno inizia a svilupparsi alla puberta e questo sviluppo e stimolato dal-

    lestrogeno, un ormone secreto durante il ciclo mestruale della donna. Du-

    rante la gravidanza grandi quantita di ormoni, lestrogeno e il progestero-

    ne, vengono secreti dalla placenta. Lestrogeno ed il progesterone causano

    lulteriore crescita e lo sviluppo delle mammelle.

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    2. Il primo liquido secreto dalle mammelle, il colostro, contiene proteine elattosio, ma non contiene quasi nessun grasso. Il colostro costituisce solo

    un centesimo della quantita di latte che verra prodotto dal seno due o tre

    giorni dopo la nascita del bambino.

    Il colostro e un liquido denso e giallastro che viene prodotto gia dal quinto

    mese di gravidanza, anche se in maniera irregolare. Dopo il parto, per lim-

    missione in circolo della prolattina, la produzione diventa regolare. Questo

    liquido ha i preciso compito di alimentare il bambino fino allarrivo del latte

    vero e proprio.

    Nel colostro si trova fra laltro unalta percentuale di

    taurina

    , aminoa-cido essenziale, importante per lo sviluppo del sistema nervoso centrale e

    della retina del neonato. Contiene sostanze che stimolano la peristalsi inte-

    stinale, importante per leliminazione del meconio. E ricco di lattosio che

    impedisce un eccessivo calo di peso nella prima settimana di vita.

    Il colostro contiene in gran quantita le immunoglobuline (IgA) secretorie,

    che proteggono il neonato dalle infezioni intestinali e respiratorie impeden-

    do ladesione dei batteri alle cellule della mucosa.

    Sostanze Plasma umano Latte umano Differenza

    (in grammi) (in grammi) tra le due sostanzeacqua 86 85,2 nessuna

    proteine 68 1,1 1/7

    grassi 0,6 4 x 7 volte

    carboidrati 0,6-1 9,5 x 10 volte

    Ca 0,009 0,03 x 3 volte

    P 0,003 0,01 x 3 volte

    Fe 0,00001 0,00001 nessuna

    Na 0,3 0,02 x 1/15

    K 0,02 0,05 x 2,5 volte

    K/Na 1/15 2,5

    Tabella 2.1: Confronto con la composizione di 100 grammi di sangue in unadonna non gravida e la stessa quantita di latte umano.

    proteine gr/100 ml 2,3

    grassi gr/100 ml 3

    carboidrati (lattosio) mg/100 ml 5,7

    sodio mg/100 ml 50

    potassio mg/100 ml 75

    calorie (Macy e Kelly) cal/litro 670

    Tabella 2.2: Composizione del colostro

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    Svolgono unazione protettiva locale contro le allergie alimentari: le IgAsecretorie si stratificano sulla mucosa intestinale e la rendono impermeabile

    alle proteine eterologhe. Le cellule contenute nel colostro, che variano da

    5.000 a 10.000/mm3 comprendono macrofagi, neutrofili, linfociti ecc.

    La presenza di prostaglandine (PG) nel colostro (e nel latte materno) e stata

    recentemente accertata e costituisce motivo ulteriore di preferenza dellal-

    lattamento al seno. Le PG sono infatti distribuite lungo tutto lapparato

    digerente del neonato (e delladulto) e intervengono nella liberazione di en-

    zimi, nel trasporto di acqua, ioni, glucosio. Soprattutto, hanno una funzione

    importante nella protezione della mucosa dellapparato digerente, e se cio e

    di grande utilita per ladulto, lo e ancor di piu per il neonato, specialmentese prematuro.

    Da quanto sopra esposto si capisce come sia importante per il bambino ali-

    mentarsi con il colostro nei primi giorni di vita, soprattutto se viene tenuto

    nella nursery centrale, dove ha maggiore possibilita di contrarre infezio-

    ni: non bisogna negargli questa difesa della natura e percio non bisogna

    somministrargli altri alimenti.

    3. Immediatamente dopo la nascita del bambino si verifica una marcata ridu-

    zione di estrogeno e progesterone, prima secreti dalla placenta. Simulta-

    neamente si verifica una marcata produzione dellormone della ghiandolapituitaria: la prolattina.

    La prolattina precedentemente inibita dalle grosse quantita di estrogeno e

    progesterone secreti durante la gravidanza, ora stimola la sintesi di una

    notevole quantita di grassi, lattosio e caseina dalle cellule delle ghiando-

    le mammarie e le mammelle iniziano a secernere unabbondante quantita di

    latte, anziche di colostro.

    2.2 Produzione del latte

    da parte della ghiandola mammaria

    Magnus Pyke spiega molto bene la produzione di latte da