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Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? (1897-98) Olio su tela, 139x374,5 cm. Boston, Museum of Fine Arts. Il quadro è stato dipinto da Gauguin a Tahiti tra il 1897e il 1898, poco prima di un tentativo non riuscito di suicidio. L’opera è stata concepita per essere letta da destra verso sinistra. In questa direzione sono rappresentati tutti gli stadi della vita a partire dalla culla fino alla vecchiaia. Infatti ciascuna figura ha una propria simbologia. Il bambino in fasce rappresenta la nascita; le due giovani donne indicano la pura gioia di vivere; l’uomo in posizione eretta, proteso a cogliere un frutto da un albero, è la figura più luminosa di tutto il dipinto. Il colore innaturalmente giallo acquista valore espressivo portando in emergenza l’immagine. Questa figura quindi può rappresentare l’uomo che coglie nel momento più esaltante della propria vita la parte migliore dell’esistenza. Ed infine la vecchia stanca e rassegnata, che pare riflettere sulla vita passata o su quello che accadrà, rappresenta la morte. Non a caso Gauguin include nel dipinto l’idolo che indica la caccia all’ignoto da parte dell’uomo. Gauguin recupera, infatti, le simbologie della tradizione popolare tacitiana, spontanea e primitiva, perciò più espressiva, per rappresentare sentimenti. L’idolo con le braccia alzate misteriosamente e aritmicamente sembra additare l’aldilà. Gauguin non si impone alla civiltà aborigena, anzi si adatta ed assorbe le sue usanze e i suoi costumi. Questo ha determinato lo scandalo di alcuni suoi quadri che andavano contro l’immaginario comune dei popoli europei, ma ha anche determinato il loro successo per il loro esotismo. Per l’ingenuità e l’espressività delle immagini e per la complessità dei significati che a queste attribuisce Gauguin arriva ad un’arte moderna. L’artista capisce che non bisogna imporsi sugl’altri. Anche in questo dipinto lascia libertà d’interpretazione, che legittima con il titolo: semplici domande che ciascuno di noi prima o poi si pone nel corso della propria vita. Il quadro può quindi essere letto in chiave pessimista, se si considera che esso non offre nessuna risposta facile alle domande che pone, oppure in chiave ottimista, se si tiene conto della sensazione di serenità che esso trasmette attraverso l’armonia di colori innaturali e la sinuosità delle linee.

4. arte da dove veniamo

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Page 1: 4. arte da dove veniamo

Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? (1897-98)

Olio su tela, 139x374,5 cm. Boston, Museum of Fine Arts.

Il quadro è stato dipinto da Gauguin a Tahiti tra il 1897e il 1898, poco prima di un tentativo non riuscito di suicidio. L’opera è stata concepita per essere letta da destra verso sinistra. In questa direzione sono rappresentati tutti gli stadi della vita a partire dalla culla fino alla vecchiaia. Infatti ciascuna figura ha una propria simbologia. Il bambino in fasce rappresenta la nascita; le due giovani donne indicano la pura gioia di vivere; l’uomo in posizione eretta, proteso a cogliere un frutto da un albero, è la figura più luminosa di tutto il dipinto. Il colore innaturalmente giallo acquista valore espressivo portando in emergenza l’immagine. Questa figura quindi può rappresentare l’uomo che coglie nel momento più esaltante della propria vita la parte migliore dell’esistenza. Ed infine la vecchia stanca e rassegnata, che pare riflettere sulla vita passata o su quello che accadrà, rappresenta la morte. Non a caso Gauguin include nel dipinto l’idolo che indica la caccia all’ignoto da parte dell’uomo. Gauguin recupera, infatti, le simbologie della tradizione popolare tacitiana, spontanea e primitiva, perciò più espressiva, per rappresentare sentimenti. L’idolo con le braccia alzate misteriosamente e aritmicamente sembra additare l’aldilà. Gauguin non si impone alla civiltà aborigena, anzi si adatta ed assorbe le sue usanze e i suoi costumi. Questo ha determinato lo scandalo di alcuni suoi quadri che andavano contro l’immaginario comune dei popoli europei, ma ha anche determinato il loro successo per il loro esotismo.Per l’ingenuità e l’espressività delle immagini e per la complessità dei significati che a queste attribuisce Gauguin arriva ad un’arte moderna. L’artista capisce che non bisogna imporsi sugl’altri. Anche in questo dipinto lascia libertà d’interpretazione, che legittima con il titolo: semplici domande che ciascuno di noi prima o poi si pone nel corso della propria vita. Il quadro può quindi essere letto in chiave pessimista, se si considera che esso non offre nessuna risposta facile alle domande che pone, oppure in chiave ottimista, se si tiene conto della sensazione di serenità che esso trasmette attraverso l’armonia di colori innaturali e la sinuosità delle linee.