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5. IL PANTALONE NELLA STORIA Il pantalone, come la gonna, è un capo d’abbigliamento che riveste la parte inferiore del corpo, dalla cintola ver- so il basso, seguendo però la biforcazione delle gambe. Permette il massimo movimento d’uso: per la sua prati- cità è stato da sempre usato dagli uomini per cavalcare e per lavorare, differenti modelli costituiscono le uni- formi di marinai e soldati. E’ considerato il capo d’abbi- gliamento maschile per eccellenza, simbolo dell’orgoglio e della predominanza virile. Il termine, entrato in uso alla fine del Settecento, sem- bra essere derivato dalla maschera veneziana Pantalone. Sinonimo di calzoni, le fogge moderne di linee e lun- ghezze differenti sono definite da locuzioni composte, con riferimento alla forma, alla funzione o alle tradizio- ni nazionali: a sigaretta, a tubo, a zampa di elefante, alla cavallerizza, alla cinese, alla corsara, alla turca, alla zuava, da odalisca. 1 Il pantalone nella storia 5.1 Le brache Gli antichi romani conobbero le brache come indumento dei popoli barbari, pertanto le considerarono un’abitudi- ne incivile e volgare; tuttavia per la loro grande pratici- tà le brache saranno ben presto adottate nelle varie pro- vincie dell’impero, anche se diverse leggi le proibiranno come indumenti indecenti. I popoli nordici, Celti, Britanni, Germani, Galli portava- no abitualmente indumenti che vestivano le gambe. Le antiche brache erano lunghe e larghe, di panno o di pelle conciata, fermate attorno alle gambe da lacci incrociati e tenute in vita da corregge di cuoio come cin- ture. Un modello chiamato hosa veniva indossato dai germani: racchiudeva il piede ed era tenuto da lacci incrociati fino al ginocchio. Altro esempio di pantaloni incontrato dai romani fu quello indossato dagli schiavi orientali. I persiani, indo- miti cavalieri, indossavano pantaloni in cuoio morbidis- simo e decorato, di sapiente tecnica sartoriale. Gli anaxyrides, i raffinati calzoni attillati tenuti sotto il piede, forse di seta preziosa, indossati dai Re magi nel mosaico di S.Apollinare Nuovo a Ravenna, appaiono simili a quelli degli antichi persiani. 1. G. Ferrario, Il costume antico e moderno, 1831, Firenze, Esempi di brache indossate dai Galli bracati e dai Persiani. 2. Piatto d’argento sasanide sbalzato, mostra una figura che indossa pantaloni lunghi di pelle e sfrangiati, Civiltà mediorientale. 3. Mosaici del IV secolo d.C., Sant’Apollinare Nuovo, Ravenna, I re magi indossano pantaloni nella foggia persiana. 1 2 3

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5. IL PANTALONE NELLA STORIA

Il pantalone, come la gonna, è un capo d’abbigliamentoche riveste la parte inferiore del corpo, dalla cintola ver-so il basso, seguendo però la biforcazione delle gambe.Permette il massimo movimento d’uso: per la sua prati-cità è stato da sempre usato dagli uomini per cavalcaree per lavorare, differenti modelli costituiscono le uni-formi di marinai e soldati. E’ considerato il capo d’abbi-gliamento maschile per eccellenza, simbolo dell’orgoglioe della predominanza virile.Il termine, entrato in uso alla fine del Settecento, sem-bra essere derivato dalla maschera veneziana Pantalone. Sinonimo di calzoni, le fogge moderne di linee e lun-ghezze differenti sono definite da locuzioni composte,con riferimento alla forma, alla funzione o alle tradizio-ni nazionali: a sigaretta, a tubo, a zampa di elefante,alla cavallerizza, alla cinese, alla corsara, alla turca, allazuava, da odalisca.

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Il pantalone nella storia

5.1 Le brache

Gli antichi romani conobbero le brache come indumentodei popoli barbari, pertanto le considerarono un’abitudi-ne incivile e volgare; tuttavia per la loro grande pratici-tà le brache saranno ben presto adottate nelle varie pro-vincie dell’impero, anche se diverse leggi le proibirannocome indumenti indecenti.I popoli nordici, Celti, Britanni, Germani, Galli portava-no abitualmente indumenti che vestivano le gambe. Leantiche brache erano lunghe e larghe, di panno o dipelle conciata, fermate attorno alle gambe da lacciincrociati e tenute in vita da corregge di cuoio come cin-ture. Un modello chiamato hosa veniva indossato daigermani: racchiudeva il piede ed era tenuto da lacciincrociati fino al ginocchio.Altro esempio di pantaloni incontrato dai romani fuquello indossato dagli schiavi orientali. I persiani, indo-miti cavalieri, indossavano pantaloni in cuoio morbidis-simo e decorato, di sapiente tecnica sartoriale. Glianaxyrides, i raffinati calzoni attillati tenuti sotto ilpiede, forse di seta preziosa, indossati dai Re magi nelmosaico di S.Apollinare Nuovo a Ravenna, appaionosimili a quelli degli antichi persiani.

1. G. Ferrario, Il costume antico e moderno, 1831, Firenze, Esempidi brache indossate dai Galli bracati e dai Persiani.

2. Piatto d’argento sasanide sbalzato, mostra una figura che indossapantaloni lunghi di pelle e sfrangiati, Civiltà mediorientale.

3. Mosaici del IV secolo d.C., Sant’Apollinare Nuovo, Ravenna, I remagi indossano pantaloni nella foggia persiana.

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Dal XIII secolo la diversificazionedel modo di vestire dei due sessisancisce l’identificazione delle bra-che ad emblema incontrastato dellapadronanza virile. Le calzesolateattillate sono due tubi di tela, primain panno poi anche in maglia, lun-ghe fino a coprire il piede e provvi-ste di suole, spesso divisate nelcolore. Arrivano sino all’altezza del-l’inguine dove si raccordano al far-setto per mezzo del braghere, cintu-ra con cordoncini e nastri passantiattraverso gli occhielli. Le due parti separate vennero poiunite dal triangolo di tessuto checopriva i genitali, la cosiddetta bra-ghetta, portata in vista dai giovaniche nel XIV secolo, soprattutto inItalia, indossavano farsetti e zuparel-li cortissimi, sollevando scandali eriprovazioni.L’uso della braghetta permane pertutto il Cinquecento quando assumela forma di un astuccio penico spessoimbottito, a forma conica, evidentesimbolo fallico, che fuoriesce dalvolume dei calzoncini che ricoprivano

la parte alta delle calze. Scomparse lecalzesolate, fino alla metà del XVIIsecolo, le brache assunsero le formepiù svariate in base alla nazione diappartenenza: calzoncini a sbuffo,stretti e corti, oppure larghissimigonfi e arrotondati, a palloncino, ameloncino, a zucca o a pera. Si diffuse la moda della foggia“accoltellata”, la cui origine si farisalire ai Lanzichenecchi scesidalle Alpi. Il voluminosomodello è costituito da tantestrisce di tessuto prezioso,trattenute in vita da unfascione e intorno allegambe da bande piùo meno alte,lunghe appenasottol’inguine, a mezza coscia oal ginocchio. Grandi sboffidi fodera setosa, in colorecontrastante o bianco,fuoriuscivano dallefenditure,mantenendo la formagonfia e arrotondata.

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Il pantalone nella storia

1. Hamilton Hill, Bucknell, TheEvolution of Fashion, Batsford,London, 1967, Modello attillatocon tasca inguinale fermata dalaccetti.

2. Il libro del sarto, tav. 71,Biblioteca Querini Stampalia,Venezia, 1540-1590. Incisioni difigurini con calzoncini di foggiaaccoltellata.

3. Evoluzione delle fogge maschilidal 1550 al 1650 circa, daJ.Anderson Black-M.Garland.

5.2 Calzesolate, brache e farsetto 1

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5.3 Le culottes

Esaurita la voga eccentrica del rhin-grave, un calzone a pieghe lungo alginocchio, sopraffatto da nastri efiocchi, e tanto largo da sembrareuna gonna, la moda dei calzoni siassesta sul modello delle culottes.Alla corte francese, dalla fine del XVIIsecolo, si diffonde l’uso dell’habit àla française, giustacuore, veste eculottes, divisa indiscussa della nobil-tà fino alla Rivoluzione francese.Le culottes erano comodi calzonimuniti di tasche, di linea aderente,arrivano sotto il ginocchio con unafascetta fermata da fibbie o botton-cini, erano portati sopra alle calze diseta. Durante tutto il Settecento le culot-

tes, che i veneziani chiamano brago-ni, si confezionavano in velluto,raso damascato o marezzato, in tin-ta unita, in tono o in contrasto conla marsina e il gilet.Verso la fine del Settecento, inInghilterra le culottes si chiamanobreeches, sono molto aderenti, con-fezionate in jersey di seta, ma anchein panno di lana e in pelle di dainocolor bruno per le battute di caccia;poi diventarono obbligatoriamentebianche, sempre abbottonate sotto ilginocchio, fermate da un fiocco scu-ro, tagliate alte in vita e con l’aper-tura davanti nascosta da una pattel-la fermata da due bottoni.

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Il pantalone nella storia

1. M. Sand, Masques etbouffonts, 1862, Ottavio,personaggio della Commediadell’arte, indossa unrhingrave, alla moda del ReSole.

2. J. G. Auerbach, L’imperatoreCarlo VI ritratto nel 1730.

3. Figurino pubblicato in Mode,anno quattro, 1791, Modamaschile all’inglese, breechesindossate con il frac.

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5.4 I pantaloni rivoluzionari

La Rivoluzione francese determinò l’avvento delle radicali trasforma-zioni nel costume che daranno inizio alla tradizione abbigliamenta-ria borghese.I pantaloni dei sanculotti (sans-culottes, ovvero senza culottes)provenivano dal mondo del lavoro e della marina. Erano larghi elunghi fino alla caviglia, di taglio essenziale, di tela ruvida, coto-ne o lana, sostenuti da bretelle, avevano sul davanti una pattaagganciata da tre bottoni che poteva essere abbassata, venivanochiamati pantalon à pont.Fino al 1820, nelle occasioni ufficiali ed eleganti furono indossateancora le culottes attillate bianche con il frac scuro o la marsina,mentre si andava affermando presso i più giovani e progressisti lamoda dei pantaloni lunghi, larghi in alto, con la ricchezza ben sud-divisa, allacciati alla caviglia e tenuti da un sottopiede.I pantaloni di linea diritta a tubo, abbinati al frac o alla redin-gote, furono il modello dominante per tutto il XIX secolo e rappre-sentano una delle componenti essenziali dell’uniforme borghese;le culottes rimarranno prerogativa delle livree dei domestici e deivalletti.Nel 1843, il sarto Humann ideò l’apertura nel mezzo davanti coper-ta da una lista dello stesso tessuto che si chiamerà finta; questoaccorgimento che migliorava la vestibilità, non sarà più abbandona-to fino agli anni Cinquanta del XX secolo, quando la cerniera lamposostituì i bottoni di osso a quattro buchi della bottoniera.La staffa e il sottopiede in tessuto o in pelle resta in uso perquasi tutto l’Ottocento, in funzione della necessità ditenere teso il pantalone anche dopo le cavalcate.

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Il pantalone nella storia

1. Pantalone à pont, in pékin decoton, 1780-1790, Arles,Museon Arlaten, cat. n.131.

2. G. Ferrario, Il costume antico emoderno, 1831, Firenze,L’immagine presental’abbigliamento di personaggi didiversa estrazione sociale nelperiodo della RivoluzioneFrancese.

3. Figurini pubblicati nel Giornaledei Sarti, modelli di misesmaschili, 1852.

4. Figurino pubblicato in Costumeparisien, Abito di gala,pantalone bianco di seta o dicasimiro, accompagnato dal fraccolorato e dal bicorno, 1828.

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5.5 L’etichetta inglese

L’eleganza maschile, semplice maelitaria e aristocratica, all’inizio delnuovo secolo è improntata allamoda inglese e il Principe di Galles,Edoardo VII dal 1901 re d’Inghilter-ra, ne è l’arbitro. Inaugurò la modadel risvolto quando, visitando le scu-derie di Ascot, si rimboccò l’orlo deipantaloni per non inzaccherarli edimenticò poi di metterli a posto; alui si deve anche l’uso di tenere slac-ciato l’ultimo bottone del gilet, dacui deriva la foggia delle due puntesul mezzo davanti. In fatto di modamaschile gli esempi del Principe diGalles venivano immediatamenteseguiti e consacrati all’ultima moda. La consuetudine inglese raccoman-dava il completo giacca, pantalone,gilet; il pantalone continua ad esse-re tagliato in quattro pezzi, dotatodi un risvolto al fondo, riservatoesclusivamente ai modelli da matti-na, e di una piega tenacemente sti-rata, nel mezzo davanti e dietro diogni gamba, che conferiva una lineasecca, precisa ed elegante. Le bre-telle contribuivano a tenere in formail pantalone, erano rigorosamentenascoste sotto il gilet, come la partealta dei pantaloni, perché considera-te un accessorio intimo.Ai completi formali composti dafinanziera e pantaloni grigi, si con-trappongono mises adeguatamentestudiate per poter praticare lo sport.Dall’Inghilterra, insieme alla giaccaNorfolk, monopetto e allacciata mol-to alta, collo con piccoli revers e cin-tura incorporata, si diffondono i knic-

kerbockers, pantaloni che si chiudo-no sotto al ginocchio con una fascet-ta e due bottoni, o una fibbia dimetallo. Sono in tessuto di lana dal-l’aspetto rustico, quasi sempre assor-tito alla giacca, e si portano con cal-zettoni di lana e ghette; sono indos-sati dagli uomini che vanno in bici-cletta, scalano monti, cacciano,pescano, giocano agolf. La versione ame-ricana viene chiamataplus-fours, poiché ilmodello è allungatodi quattro pollici innome di una piùcomoda vestibilità.D’estate gli sporti-vi che giocano a

tennis, fanno canottaggio, veleggia-no con gli yacht da diporto e affol-lano le stazioni balneari della mon-danità internazionale, hanno unguardaroba fornitissimo di pantalonidiritti, appena più larghi di quelli dasera, in lino bianco, in flanella pan-na o avorio, abbinate ai cardigan blumarina e all’immancabile paglietta.

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Il pantalone nella storia

1. Figurino pubblicato in Vanity Fair, completo maschile damattina: pantaloni a righe, giacca e gilet, 1900 circa.

2. Figurino apparso in Vanity Fair nei primi anni del Novecento, Loyachtman indossa pantaloni di flanella bianca con risvolto.

3. Modelli di pantaloni alla moda inglese: knickerbockers e plusfours degli anni Venti.

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5.6 Pantaloni militari

Le fogge dei pantaloni militari deglieserciti contrapposti nella primaguerra mondiale si differenziavanopiù per il colore che per la forma: dilinea bombata alla zuava, fermatiall’altezza del polpaccio, si portava-no con scarponi e mollettiere, fascedi maglia avvolte intorno alla gambaa spirale o a spina di pesce; gli uffi-ciali li indossavano con gli stivaliinteri o i gambali di cuoio. I coloriadottati dagli eserciti per le divisedei soldati erano grigioverde, cile-strino, kaki, grigio, bruno-verde.Dalla cavalleria britannica dislocatain India, nella regione Jodhpur, arri-vò la moda dei calzoni jodhpurs,modello da equitazione in cotonebianco che si stringeva sotto ilginocchio.Nel corredo degli aviatori militaridella prima guerra mondiale, perproteggere il corpo dal vento dallavelocità e dagli spostamenti d’aria,compare un modello che copre tuttoil corpo. Si tratta di un capo panta-loni-camicia-giubbotto, detto ove-rall, in tessuto impermeabilizzato a

più strati, corredato da molteplicitasche a soffietto sparse sul petto esulle gambe, confezionato in Ameri-ca sulla base di un capo già utilizza-to dai boscaioli canadesi. Finita la guerra, si riconobbe in que-sto modello overall e nei pantalonicon pettorina e bretelle dei cercato-ri d’oro e dei cow-boy, la base per gliabiti da lavoro del nostro secolo.

Nel 1919, il pittore futurista ErnestoThayaht ideò e indossò un abitorivoluzionario, realizzato con unminimo di materiali, bottoni e cuci-ture, che elimina giacca, colletti ecravatte ed è l’abito più veloce damettere e da togliere: la tuta. Il ter-mine resterà nel lessico dell’abbi-gliamento ad indicare una nuovatipologia.

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Il pantalone nella storia

1. Vittorio Emanuele diSavoia nella tenuta diSan Rossore indossaun paio diKnickerbockers conmollettiere in magliadi lana.

2. Il principe FelixLoussoupov indossaun paio di pantalonialla zuava in velluto.

3. Modello di pantalonijodhpurs.

4. Ernesto Thayaht,Modello di tutafuturista, 1919.

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5.7 Il grande “furto”

Già dalla metà dell’Ottocento per leattività sportive e per la bicicletta ledonne indossavano i knickerbocker ela giacca norfolk, tuttavia quandoAmelia Bloomer propose un comple-to ispirato all’abbigliamento delledonne turche composto da bustinoaderente, ampia gonna al ginocchioe larghi pantaloni alla caviglia, det-ti poi bloomers, l’opinione pubblicareagì gridando allo scandalo.Verso la metà degli anni Venti i pan-taloni cominciarono a comparire neiguardaroba delle signore sportivepiù disinvolte e alla moda. Avevano indossato pantaloni, pernecessità e non per moda, le donneche durante la guerra sostituirono gliuomini nei lavori pesanti: gli indu-menti maschili da lavoro, indossatiper andare in fabbrica o nei campi,hanno rappresentato il primo esem-pio di unisex. I pantaloni del marito,o del fratello, tenuti con le bretelletirate, e stretti al ginocchio da unospago, per renderli più corti e noninfilarli nei raggi delle ruote dellabicicletta, venivano necessariamenteindossati per praticità d’uso.L’inclinazione a dedurre modi e indu-menti dal vestiario maschile, che giàdalla fine dell’Ottocento ha caratte-

rizzato la moda femminile, iniziò unprocesso irreversibile negli anni Ven-ti. Lo sport ebbe una funzioneimportantissima: in nome dell’igienee della razionalità furono adottatescarpe senza tacco, giacche maschi-li, pull-over indossati originariamen-te dai marinai inglesi. Nei primi anni del Venti comparveroi pijamas da sera o per la spiaggia,completi casacca e pantalone dilinea larga; nel 1926 lo smokingentrò a far parte del guardaroba fem-minile, e i pantaloni si diffuserosempre di più; alla fine del decennioCoco Chanel lanciò i completi conpantaloni da barca e per il tempolibero, di linea piuttosto larga.

Per qualche decennio ancora l’usodel pantalone femminile restacomunque riservato ai poli oppostidella società: all’élite mondana pereccellenza o alle donne delle classioperaie e contadine. Dagli anni Sessanta riprenderà ilprocesso di conquista da parte delladonna di professioni e ruoli maschilie la tendenza della moda ad acquisi-re caratteristiche dell’altro sessoattraverso l’uso disinvolto di panta-loni, cravatte e smoking.

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Il pantalone nella storia

1. Tenuta sportiva daciclismo, 1850 circa.

2. Abbigliamentonautico per signoreeleganti, secondametà degli anniVenti.

3. Modello di AmaliaBloomer, “L’abito diCamilla”

4. Donne inglesiimpegnate in lavoriduri, 1915.

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5.8 Gli shorts

I primi ad usare pantaloni corti furono gli ufficiali del-l’esercito coloniale inglese che impararono dagli india-ni, per ragioni climatiche, ad apprezzare la tela di coto-ne anziché il panno di lana. Già all’inizio del Novecentoi kaki shorts, kaki in lingua Urdu significa polvere, furo-no adottati da diversi reggimenti inglesi: confezionatiin tela di cotone kaki, ovvero coloniale, lunghi fino alginocchio, stretti in vita e notevolmente scampanati albordo, assomigliavano moltissimo ad una gonna.Per la loro versione civile bisogna aspettare gli anniVenti; intanto gli stanziamenti inglesi in kaki shorts alleBermuda diffusero il modello tra la popolazione civileche cominciò ad adottarli nella versione meno scampa-nata. Negli anni Trenta saranno poi i vacanzieri ameri-cani, scoperti gli shorts, a ribattezzarli bermuda. Gli uomini di stile portavano i bermuda, mai più corti di10 cm sopra il ginocchio, con calzettoni di cotone, solodi giorno, ai tropici, in crociera e mai in città.

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Il pantalone nella storia

1. Figurino apparso su Adam, 1946, Gli shorts si divulgheranno alivello universale solo dopo la guerra

2. Da un catalogo della ditta “Saccheria Ravennate”: modelli dipantaloni corti, da lavoro e sportivi per la confezione in serie,1940 circa.

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5.9 La rivoluzione dei jeans

Le fogge dei pantaloni delle divise militari, come simbolo di vita-lità eroica ed atletica, sono stati ammirati e desiderati; i model-li funzionali alla protezione, al movimento e all’azione, sono sta-ti imitati per la praticità e comodità d’uso in tutte le epoche.Alla fine degli anni Quaranta, quando gli americani tornarono inpatria, abbandonarono tonnellate di materiale di tutte le qualità,tra cui indumenti militari e civili, molto ambiti e ricercati, che peranni fu possibile acquistare nei mercatini dell’usato. Fu così chein Italia tutti i giovani poterono procurarsi i blue jeans, che giàqualche fortunato era riuscito a farsi arrivare dall’America.Rudi indumenti da lavoro, ricercati per la robustezza della tela,derivati dal pantalone con pettorina fabbricati in serie per i pio-nieri del Far West, i blue jeans erano confezionati in un tessutodi cotone ad opera diagonale chiamato a metà dell’Ottocento ser-ge de Nìmes, poi denim, tinto di indaco. Il termine jeans è la contrazione di Genova, la città da cui par-tiva la stoffa destinata alla produzione di tende da campo, pan-taloni da marinaio e da lavoro, e originariamente utilizzatanel porto ligure per l’imballaggio delle merci. Il primo a produrre e vendere jeans è stato un bavareseemigrato a San Francisco, Levi Strauss (1829-1902). Ilsuo modello originale, studiato nel taglio per una ade-renza totale al corpo, con una baschina inseri-ta a triangolo sul dietro, cinque tasche rinfor-zate da borchie e le cuciture impunturatedoppie, fu brevettato nel 1873.Negli anni Cinquanta i jeans divennerola bandiera dell’avanguardia intellet-tuale. Si fecero più attillati, spregiudi-cati, provocatori e diventarono il sim-bolo della contestazione al sistema bor-ghese.Da allora sono state realizzate molte seriedi modelli: stretti o a sacco, hipster o acampana, con ricami floreali o patchwork,di taglio sartoriale o in denim elasticizza-to, con interventi hand made, sfrangiati,squarciati; qualunque sia lo stile e il tagliodel jeans, il tessuto denim blu indaco è asso-ciato alla moda casual.

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Il pantalone nella storia

1. Particolare di jeans Avirex.2. Marlon Brando nel film Il selvaggio, indossa il

pantalone in denim, 1954.3. Le tenute da lavoro in jeans partono dagli States e

diventeranno il must delle generazioni giovanili.

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5.10 La moda unisex

Le nuove generazioni degli anni Ses-santa rifiutano i modelli esistenti ecercano forme nuove, di rottura conil passato. Il veicolo principale diquesto contagio è la musica rockinglese e americana, impersonata dagruppi e cantanti che rompono conle tradizioni attraverso le parole, isuoni delle loro canzoni, i comporta-menti e il look. E poiché questi can-tanti sono per lo più uomini, è pro-prio l’abbigliamento maschile quelloche per primo subisce le più trauma-tiche trasformazioni. I teddy boys e imotociclisti sulle Harley Davidsonindossano pantaloni di cuoio nerotenuti da un cinturone torchiato,infilati negli stivali. I pantaloni dipelle hanno conservato, dai loro lon-tani antenati persiani, un aspettomaschio e virile, e nell’abbigliamen-to dei “centauri selvaggi”, reso cele-

bre da films come The Wild One eEasy Rider, hanno assunto valenzesimbolico-feticiste dichiarando gliistinti aggressivi di chi li indossa.A Londra i giovani trovano la loroidentificazione specchiandosi neiBeatles: indossano pantaloni new-edwardians, ispirati ai modelli italia-ni, in colori sobri e scuri, alternati atartan, camicie dai colli alti e si spo-stano in Vespa o Lambretta: in Car-naby Street le piccole sartorie asse-condano l’influenza dell’Italian look.Jeans attillati, capelli lunghi, stiva-letti, maglie a righe diventano lamise giovanile di strada: è dal Sette-cento che l’uomo non dava di séun’immagine tanto vistosa e sessual-mente provocatoria, arrivando a met-tere in ombra la figura femminile. L’ideologia femminista e la rivalsadella parità sessuale nella generazio-

ne degli anni Sessanta portano alfenomeno del tutto nuovo dell’uni-sex: le ragazze cominciano ad indos-sare gli stessi capi dei coetaneimaschi, pantaloni e magliette attil-late accompagnate da un truccomarcato, capelli lunghi e cotonati.Ragazzi e ragazze si scambiano pul-lover e maglioncini corti in vita,camicie, giacche e pantaloni colora-ti. Immancabili i jeans, diritti oaffusolati, di velluto liscio o a coste,così stretti che per chiuderli con lazip è consigliato sdraiarsi sul letto etrattenere il respiro. Poi il pantalone scende sotto il pun-to vita, stretto al bacino e nellacoscia, si allarga sotto il ginocchio azampa di elefante, secondo i detta-mi del look delle rock stars delmomento. Durante gli anni Settanta la figura

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Il pantalone nella storia

1. Due modelli tratti da Elegantissima, Milano, 1971.2. Jeans coloratissimi degli anni Settanta.

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maschile subisce un mutamento d’immagi-ne: la linea diviene più smilza e il corpo piùfasciato. Superate le stravaganze della contestazione,verso la metà del decennio Settanta-Ottantaritornano modelli di pantaloni a quattro pin-ces con tasche tagliate in diagonale, a gam-ba larga ma non più scampanata. Le stesse linee dei pantaloni maschili diven-tano parte integrante del guardaroba femmi-nile per l’abbigliamento sia casual sia for-male. Risale al 1966 la proposta di YvesSaint Laurent dello smoking da donna e lacomparsa del tailleur pantalone nell’usocomune in versione da giorno, lavorato invelluto rasato, a coste, in tweed e da sera ingeorgette o fibre di seta.Negli anni Ottanta la battaglia dei pantalo-ni per le donne è stata del tutto vinta: iltailleur giacca e pantalone al femminileemula l’immagine dello yuppie, formale e incarriera. I calzoni valorizzano la figura esottolineano le gambe sia nei modelli ampi,sciolti e morbidi, realizzati in tessuti legge-ri, sia nei modelli a tubo più corti con spac-chetti o nei pantacollant aderenti e in lycra.La versione corta, modulata in tutte le lun-ghezze e realizzata in tutti i materiali, com-pare nell’abbigliamento casual, sportivo,giovanile, e nei completi giacca e shorts inversione trendy.Negli ultimi vent’anni, i pantaloni vengonopresentati nella moda femminile in svariati efantasiosi modelli, di atmosfera classicamaschile, country, etnica, elegante, sofistica-ti, trasparenti e sexy, immancabili i jeans intutte le lavorazioni. Oggi sono una tipologiaindispensabile nel guardaroba femminile, e diuso corrente, al punto da essere il capo piùamato e utilizzato dalle donne di tutte legenerazioni, tanto da diventare i veri prota-gonisti delle collezioni di prèt à porter.

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Il pantalone nella storia

1. Completo giacchino e shorts, A/I 2000.2. Modelli unisex della fine degli anni Settanta.3. Evoluzione della foggia dei jeans negli anni

Settanta, tavola elaborata dagli esperti di M. F.Girbaud.

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