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6GENERAZIONE ELETTRICA
DA FONTI RINNOVABILI
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la radiazione diretta che arriva al suolo ha una potenza
media annua almeno pari a 200 W/m2, corrispondente a
una energia annua di 1.750 kWh/m2; nei siti ottimali si
puanche arrivare a una potenza media di 320 W/m2,corrispondente a una energia annua di 2.800 kWh/m2.
Come mostra la fig. 2, le aree dove possibile sfrut-tare la fonte solare mediante impianti a concentrazionesi trovano in gran parte nei paesi emergenti o in via di
sviluppo. In queste regioni, utilizzando le tecnologie sola-
ri a concentrazione oggi disponibili, ogni chilometro qua-
drato di superficie captante potrebbe consentire media-
mente limmissione nella rete elettrica di unenergiaintorno a 300 GWh/a, equivalente alla produzione annua
di un impianto termoelettrico tradizionale da 50 MW
funzionante per circa 6.000 h/a. Si potrebbe cosotte-nere un risparmio annuo di combustibile di quasi 500.000
barili di petrolio e inoltre una riduzione delle emissioni
di CO2
mediamente pari a 200.000 t/a.
Lo sfruttamento di meno dell1% del potenziale ener-getico reso disponibile dalla tecnologia solare a con-
centrazione sarebbe sufficiente a soddisfare le racco-
mandazioni dellIPCC (Intergovernmental Panel on Cli-mate Change) per la stabilizzazione a lungo termine del
clima planetario. Allo stesso tempo, lo sfruttamento del-
lenergia solare diventerebbe economicamente compe-titivo rispetto a quello dei combustibili fossili.
Cenni storici
La storia del solare a concentrazione inizia migliaia
di anni fa: la proprietdelle superfici riflettenti concave,
esposte ai raggi del Sole, di causare la combustione di
molti materiali era nota ai popoli piantichi in orientee nel bacino mediterraneo e dava origine alla denomi-
nazione dispecchi ustori. Nel 2 secolo a.C. si narrache Archimede, il celebre matematico siracusano, li
abbia usati per incendiare a distanza la flotta romana
comandata dal console Marcello che assediava la citt.I primi usi documentati andavano dallaccensione delfuoco alla cottura di cibi, al riscaldamento dellacqua edelle abitazioni.
Successivamente si costruirono sistemi di lenti che,
per esempio con il chimico francese A.-L. Lavoisier (1772),
permisero di raggiungere temperature (oltre 1.000 C)sufficienti a fondere metalli. La diffusione della mac-
china a vapore, che utilizzava come combustibile il car-
bone allora disponibile in abbondanza, frenle applica-zioni dellenergia solare. Circa cento anni dopo si comin-cituttavia a porre allattenzione generale il problemadellesaurimento delle scorte di carbone; su queste basi,A. Mouchot, allEsposizione Universale di Parigi del1878, presentil primo motore solare: un riflettore adisco parabolico da 20 m2 che, concentrando i raggi del
Sole su un recipiente contenente 70 litri di acqua, in 30
minuti produceva energia termica sufficiente a genera-
re vapore in grado di azionare un macchinario. Negli
stessi anni, a Parigi, A. Pifre, un assistente di Mouchot,
presentuna macchina da stampa alimentata da un col-lettore a disco parabolico che, in una tipica giornata di
settembre, permetteva di stampare in diretta copie di
Le Journal Soleil.
532 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
GENERAZIONE ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI
eccellente
idoneitalla realizzazione di impianti solari a concentrazionebuono idoneo non idoneo
fig. 2. Mappa dellirraggiamento solare diretto (Solar Millennium AG, 2003).
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Cominciarono da allora nelle zone pisoleggiate,come lAfrica settentrionale, le prime applicazioni di im-pianti per il pompaggio, la dissalazione dellacqua e lacottura dei cibi. A Bombay, in India, W. Adams, rappre-
sentante della Corona britannica, riflettendo criticamen-
te sul progetto di Mouchot decise che per ottenere tem-
perature maggiori con costi minori e manutenzione pisemplice era meglio costruire una batteria di piccoli spec-
chi da collimare sulla caldaia, posizionandoli a semi-
cerchio e muovendoli opportunamente per seguire il per-
corso apparente del Sole. Sul finire del 1878 iniziacostruire un impianto, che sarpoi definito a torre,aggiungendo gradualmente specchi fino a raggiungere
la temperatura di 800 C, in modo da produrre vaporecon una pressione sufficiente a far girare un motore di
media potenza.
Linventore svedese-americano J. Ericsson sperimentnel 1887 impianti di irrigazione per le assolate coste del
Pacifico, utilizzando il suo piccolo motore ad aria calda
alimentato da un collettore con riflettore parabolico linea-
re: una struttura di pisemplice costruzione rispetto alcollettore a disco, con la caldaia che posta come untubo, longitudinale al riflettore, nella linea del fuoco della
parabola. Lingegnere inglese A. Eneas, invece, nel 1901installper dimostrazione in una fattoria di Pasadena, inCalifornia, un motore solare simile al precedente pro-
getto di Mouchot, capace di pompare circa 7 m3 di acqua
al minuto per irrigare larido terreno californiano.Nel 1910 un ingegnere della Pennsylvania, F. Shuman,
costruuna caldaia solare, alimentata da collettori para-bolici lineari, capace di far girare un grande motore da30 kW di potenza, per irrigare con 25 m3 di acqua al
minuto una fattoria nel deserto. Install, perci, su unasuperficie di circa 4.000 m2, a Meadi, a sud del Cairo
(Egitto), cinque collettori di 4 m di apertura e 60 m di
lunghezza, che rappresentano il primo impianto solare a
scala industriale. In quegli anni iniziperla Prima Guer-ra Mondiale e nello stesso tempo la trivellazione mas-
siccia dei grandi bacini petroliferi in Medio Oriente e
nel continente americano; ancora una volta, labbondantedisponibilitdi combustibile fossile frenle applicazio-
ni dellenergia solare a concentrazione. Bisognerarri-vare agli anni Ottanta del 20 secolo, con la minacciadellesaurimento delle scorte petrolifere e della conflit-tualitpermanente nelle aree di estrazione del greggio,perchvenga riproposta quella tecnologia che, comedichiarava Shuman allinizio del Novecento, utilizza lapirazionale fonte di energia. Sulla base delle espe-rienze di Ericsson e Shuman la sperimentazione indu-
striale si indirizzata, perci, verso i collettori parabo-lici lineari, che rappresentano il miglior compromesso
nel rapporto costo/energia prodotta per la maggior parte
dei siti potenzialmente sfruttabili.
La Luz ha costruito a metdegli anni Ottanta, nel De-serto californiano del Mojave (Stati Uniti), un impianto
solare a collettori parabolici lineari per la produzione di
vapore che, utilizzato in un ciclo termodinamico, forni-
va una potenza elettrica di 14 MW. Nella medesima zona
sono stati realizzati in seguito altri impianti della stessa
filiera per complessivi 354 MW di potenza elettrica, tut-
tora funzionanti. Contemporaneamente un altro impian-
to solare, con tecnologia a torre centrale (Solar One),venne costruito sempre nel Deserto del Mojave. Questo
impianto pilota, con una potenza elettrica di 10 MW, uti-
lizzava unarea pari a circa 160.000 m2; era connessoalla rete della California meridionale e rimase attivo dal
1981 al 1988. Successivamente venne realizzato un secon-
do impianto a torre (Solar Two), in funzione dal 1996 al
1999, che utilizzava come fluido termovettore non piacqua ma una miscela di sali fusi.
Per quanto riguarda lEuropa, stata lItalia a ospi-tare la prima grande centrale europea dimostrativa nel-
lambito del solare ad alta temperatura, realizzata adAdrano in Sicilia. Limpianto Eurelios del tipo a torre,costruito a partire dal settembre del 1979 da un con-
sorzio italo-franco-tedesco nellambito di un pro-gramma di ricerca della ComunitEuropea, aveva unapotenza di progetto di 1 MW e rimase in funzione fino
al 1986.
Dallinizio degli anni Ottanta attivo in Spagna, pres-so la cittadina di Almeria, il piimportante centro diricerca europeo sulle tecnologie solari a concentrazione,
noto come Piattaforma Solare di Almeria (PSA). Nel cor-
so degli anni sono stati realizzati in questo centro nume-
rosi impianti sperimentali, in gran parte f inanziati dallaComunitEuropea, per lo studio delle varie filiere tec-nologiche: in particolare, i sistemi a torre centrale e i
sistemi a collettore parabolico lineare.
Aspetti fondamentali della concentrazione solare
Come giaccennato, la concentrazione della radia-zione solare indispensabile quando viene richiesta ener-gia termica a temperatura maggiore di quella che puessere raggiunta con limpiego di una superficie pianaper la sua raccolta e conversione (collettore piano). Per
ottenerla si utilizza un opportuno sistema ottico (il con-
centratore) che raccoglie e invia la radiazione su un com-ponente (il ricevitore) dove essa viene trasformata in
energia termica ad alta temperatura. La raccolta della
sola radiazione diretta comporta, inoltre, che il concen-
tratore venga movimentato durante la giornata per inse-
guire il percorso del Sole nella volta celeste.
Al fine di raggiungere alte temperature necessarioaumentare il flusso termico solare sul ricevitore, che
quindi deve avere una superficie inferiore a quella di rac-
colta del concentratore, corrispondente alla sezione piana
della sua superficie riflettente. Il parametro che caratte-
rizza un sistema a concentrazione il fattore di con-
centrazione C, definito come il rapporto tra lareaAAdella superficie di raccolta del concentratore, detta anche
533VOLUME III / NUOVI SVILUPPI: ENERGIA, TRASPORTI, SOSTENIBILIT
CONVERSIONE DELLENERGIA SOLARE
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superficie captante, e lareaAR della superficie del rice-vitore:
AAC12AR
Un concetto strettamente legato al fattore di con-
centrazione langolo di accettazione (2qc), ciolin-tervallo angolare entro il quale tutti o quasi tutti i raggi
sono intercettati dal ricevitore. Il fattore di concentra-
zione massimo, per un sistema a due dimensioni che pre-
vede un ricevitore di tipo lineare (come il collettore para-
bolico lineare), pari a:
1C2D,teorico
123244
senqc
mentre per un sistema a tre dimensioni con ricevitore di
tipo puntuale (come il collettore a disco parabolico o il
sistema a torre) :
1C3D,teorico
1233244
sen2qc
Il minimo angolo di accettazione che consente di
inviare al ricevitore tutti i raggi provenienti dal disco
solare puessere calcolato in base a considerazioni geo-metriche. Il Sole ha un diametro di circa 1,4106 km men-
tre la distanza media tra il Sole e la Terra di circa 150106
km; dunque i raggi solari giungono sulla Terra con una
divergenza pari a circa 0,25. In base alle relazioni pre-cedenti, il fattore di concentrazione massimo per i siste-
mi a due dimensioni di circa 215, mentre per i sistemia tre dimensioni arriva a un valore di oltre 45.000. In pra-tica, per, i fattori di concentrazione dei sistemi realirisultano assai inferiori a causa di una serie di limitazioni
tecnologiche. La presenza di errori nellinseguimentodel Sole e di imprecisioni nella forma del concentratore
e nel posizionamento del ricevitore impone angoli di
accettazione sensibilmente maggiori della divergenza
solare; inoltre, la scelta della soluzione costruttiva del
ricevitore e del concentratore comporta unulteriore ridu-zione del fattore di 2-4 volte rispetto al valore teorico.
Il fattore di concentrazione effettivo che si vuole con-
seguire in un impianto solare una volta stabilita la suatipologia implica dunque un compromesso tra presta-
zioni ottiche e termiche. Il ricevitore, infatti, deve esse-
re scelto quanto pipiccolo possibile per limitare le per-dite termiche, ma un aumento delle sue dimensioni con-
sente la raccolta di tutti i raggi solari anche in presenza
di imperfezioni nel concentratore.
Consideriamo, per esempio, il caso del collettore
parabolico lineare; la fig.3 mostra la sua sezione con un
piano perpendicolare allasse focale. La superficie riflet-tente del concentratore ha landamento di una paraboladi equazione:yx24fe la radiazione viene focalizzata
su un ricevitore cilindrico di raggio rposizionato sullalinea focale a una distanza f dal vertice della parabola.
Se il raggio con la massima divergenza accettata dal siste-
ma (la linea tratteggiata in figura) deve raggiungere il
ricevitore, il fattore di concentrazione che si ottiene in
questa configurazione :
2xA senaC2D,parab123113C2D,teorico2pr p
dovea il semiangolo di vista della parabola dal suo fuocoe 2xA lapertura del collettore. Dalla relazione si vedeche in questo semplice sistema il fattore di concentrazio-
ne massimo, che si ha per a90, non pusuperare ilvalore di circa 70, anche senza prendere in considerazio-
ne angoli di accettazione maggiori della divergenza sola-
re e ulteriori fonti di errore. Tenendo conto degli effettiviangoli di accettazione, degli errori di inseguimento, delle
tolleranze nella realizzazione delle superfici riflettenti e
di altre imprecisioni, i fattori di concentrazione nei siste-
mi reali a 2D non superano il valore di 30. Spesso nei siste-
mi a 2D si considera come superficie del ricevitore cilin-
drico la sua sezione piana. In tal caso il fattore di con-
centrazione viene calcolato facendo riferimento al diametro
del ricevitore, invece che alla sua circonferenza; i valori
numerici risultano quindi moltiplicati per il fattore p.
Vi comunque una classe di sistemi a concentra-zione che riesce quasi a raggiungere il limite teorico: tali
sistemi sono dettisenza immagine (non imaging) in quan-to, non mantenendo la direzione reciproca dei singoli
raggi, non ricostruiscono fedelmente limmagine deldisco solare. Laccoppiamento di un sistema convenzio-nale, come quello parabolico lineare dellesempio pre-cedente, con un sistema a concentrazione non imaging,
utilizzato come secondo stadio, permette al fattore di
concentrazione di avvicinarsi al valore limite teorico.
Allinterno del ricevitore la radiazione solare con-centrata viene trasformata in energia termica a tem-
peratura tanto pielevata quanto maggiore il fatto-re di concentrazione effettivo. Per formulare la legge
di dipendenza della temperatura da questo fattore, sipuconsiderare il bilancio energetico di un sistema a
534 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
GENERAZIONE ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI
y
xxA
x2
4f
r
fy
a
qc
qc
fig. 3. Fattore di concentrazione
per i collettori parabolici lineari.
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concentrazione. La potenza raggiante emessa dal Sole proporzionale alla quarta potenza della sua temperatura
termodinamica, per la legge di Stefan-Boltzmann. Solo
una frazione di questa potenza, proporzionale al qua-
drato del seno dellangolo di divergenza solare (qS), rag-giunge il suolo terrestre. La potenza raggiante inciden-
te (fS) sullarea di raccolta (AA) risulta quindi propor-zionale a:
fSAAsen2qST
4S
dove TSla temperatura apparente del Sole, pari a circa6.000 K.
La potenza perduta dal ricevitore (fR), nellipotesidi considerare in prima approssimazione solo le perdite
di tipo radiativo, proporzionale a:
fRART4
R
avendo indicato con TR
eAR
rispettivamente la tempera-
tura termodinamica e larea del ricevitore. Nellipotesiche la potenza utile (fU) sia una frazione h della poten-
za incidente, il bilancio termico del ricevitore puesse-re scritto come:
fSfUfRhfSfR
Dalle relazioni precedenti, ricordando cheAAARC,
la temperatura operativa del ricevitore risulta propor-
zionale a:
TRTS[(1h)C]124
4
Nel graf ico in fig. 4 riportato landamento dellatemperatura operativa massima del ricevitore ottenutomediante la relazione precedente, utilizzando i valori
usuali per i parametri che compaiono nella costante di
proporzionalite per lefficienza di ciascun sistema aconcentrazione.
Tecnologie solari
Lobiettivo degli impianti solari a concentrazionequello di utilizzare lenergia solare per produrre ener-gia termica ad alta temperatura in sostituzione dei tra-
dizionali combustibili fossili. Lenergia termica cosprodotta puessere impiegata in vari processi indu-striali (quali, per esempio, la dissalazione dellacquadi mare e la produzione di idrogeno da processi ter-
mochimici) o nella produzione di energia elettrica, con-
tribuendo in questo modo a contenere il consumo mon-
diale di combustibili fossili e di conseguenza le emis-
sioni nellatmosfera.Allo stato attuale lobiettivo principale degli impian-
ti solari a concentrazione la generazione di energia elet-trica. In questo caso lenergia termica solare viene uti-lizzata in cicli termodinamici convenzionali come quel-
li con turbine a vapore, con turbine a gas o con motori
Stirling. La fig. 5 mostra schematicamente le differenze
tra impianti termoelettrici tradizionali e solari.
Nel caso di sfruttamento della fonte solare per la pro-
duzione di energia termica, il sistema a concentrazione
non comporta rischi o fastidi alle popolazioni eventual-
mente residenti nelle sue vicinanze. In regioni ad alta
insolazione (potenza media annua superiore a 300 W/m2)
da un metro quadrato di superficie di raccolta possi-bile ottenere annualmente unenergia termica equiva-lente a quella derivante dalla combustione di un barile
di petrolio, evitando inoltre lemissione in atmosfera dicirca 500 kg di CO2.
Per ovviare alla variabilitdella sorgente solare le-nergia termica puessere accumulata durante il giorno,rendendo il sistema piflessibile e rispondente alle esi-genze dei processi produttivi. In alternativa si puricor-rere allintegrazione con combustibili fossili o rinnova-bili quali olio, gas naturale e biomasse.
535VOLUME III / NUOVI SVILUPPI: ENERGIA, TRASPORTI, SOSTENIBILIT
CONVERSIONE DELLENERGIA SOLARE
temperaturaricevitore(K)
0
6.000
5.000
4.000
3.000
2.000
1.000
fattore di concentrazione
collettori piani
Tmax395 K
collettori parabolicilineari reali
Tmax900 K
sistemi 2D ideali
Tmax1.500 K
sistemi 3D reali
Tmax2.600 K
sistemi 3D ideali
Tmax5.600 K
1 10 100 1.000 10.000 100.000
fig. 4. Dipendenza della temperatura operativa dal fattore di concentrazione.
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Gli impianti solari possono utilizzare diverse tecno-
logie per la concentrazione della radiazione solare; inogni caso possibile identificare in essi le seguenti fasidel processo: a) raccolta e concentrazione della radia-
zione solare; b) conversione della radiazione solare in
energia termica; c) trasporto ed eventuale accumulo del-
lenergia termica; d) utilizzo dellenergia termica.La raccolta e la concentrazione della radiazione sola-
re, che per sua natura ha una bassa densitdi potenza,rappresentano alcune delle problematiche principali degli
impianti solari. Esse vengono realizzate, come gidetto,mediante limpiego di un concentratore, formato da pan-nelli di opportuna geometria con superfici riflettenti, nor-
malmente comuni specchi di vetro. Tutti i concentratoripresenti in un impianto solare, disposti ordinatamente sul
terreno e opportunamente distanziati tra loro per non
interferire nella raccolta della radiazione, costituiscono
il campo solare. Il ricevitore, che ha svariate forme e che
puessere unico per tutto il campo solare oppure accop-piato a ciascun concentratore, trasforma lenergia solarein energia termica, ceduta poi a un fluido che viene fatto
passare al suo interno. Lenergia termica asportata dalfluido termovettore, prima dellutilizzo nel processo pro-duttivo, puessere accumulata in diversi modi: sfruttan-do il calore sensibile del fluido stesso posto in serbatoi
coibentati, oppure cedendo il suo calore a materiali iner-ti a elevata capacittermica o a sistemi in cambiamento
di fase. In questo modo lenergia solare, per sua natura
altamente variabile, pudiventare una sorgente di ener-gia termica disponibile per lutenza con continuit.Un parametro importante che caratterizza gli impian-
ti solari a concentrazione ilsolar multiple, o moltipli-catore solare, definito come il rapporto tra la potenza
termica di picco del ricevitore e la potenza termica nomi-
nale utilizzata dal processo produttivo. In assenza di un
sistema di accumulo termico tale parametro risulta ugua-
le a 1 e tutta la potenza termica raccolta viene imme-
diatamente utilizzata; valori superiori indicano la possi-
bilitper limpianto di accumulare lenergia termica ineccesso. Lutilizzo di moltiplicatori solari maggiori di
2,5 consente il funzionamento continuativo del proces-so produttivo nellarco della giornata. Questo vantaggioimplica comunque un incremento del costo di costruzio-
ne dellimpianto, proporzionale alla capacitdel siste-ma di accumulo termico. Il dimensionamento ottimale
di questo sistema va quindi stabilito con unanalisi ditipo economico; per esempio, stando alle valutazioni
attuali, negli impianti termoelettrici solari la capacitottimale per i sistemi di accumulo quella che garanti-sce una produzione continuativa compresa tra 6 e 10 ore,
a seconda della potenza elettrica nominale, in assenza
dellirraggiamento solare.
Come accennato, i sistemi a concentrazione sfrutta-no soltanto la radiazione diretta poichnon riescono a
536 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
GENERAZIONE ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI
turbogeneratore a vapore
CO2, NOx, SO2....
pompa
vapore
vapore
acqua
acqua
stazione elettrica
serbatoiodel combustibile
sistema convenzionale di produzione elettrica
produzione di calore da fonte fossile
produzione di calore da fonte solare
sistema dicondensazione
turbogeneratore a vapore
pompa
pompa
camposolare
pompa
stazione elettrica
sistema convenzionale di produzione elettrica
sistema dicondensazione
sistema diaccumulo
caldo
freddo
generatoredi vapore
generatoredi vapore
fig. 5. Confronto
tra un impianto
termoelettrico tradizionale
e uno alimentato
da fonte solare.
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concentrare la radiazione diffusa; possono essere di tipo
lineare o puntuale. I sistemi a concentrazione lineare
sono pisemplici ma hanno un pibasso fattore di con-centrazione e quindi raggiungono temperature di fun-
zionamento minori rispetto ai sistemi a concentrazione
puntuale. In relazione alla geometria e alla disposizione
del concentratore rispetto al ricevitore si possono distin-guere tre principali tipologie di impianto: il collettore a
disco parabolico, il sistema a torre centrale e il colletto-
re parabolico lineare.
Collettore a disco parabolico
Questo sistema utilizza un pannello riflettente di
forma parabolica che insegue il Sole, con un movimen-
to di rotazione attorno a due assi ortogonali, e concen-
tra la radiazione solare su un ricevitore montato nel pun-
to focale (fig. 6). Lenergia termica ad alta temperatura vie-ne normalmente trasferita a un fluido e utilizzata in un
motore, posizionato al di sopra del ricevitore, dove viene
prodotta direttamente energia meccanica o elettrica.
La forma ideale del concentratore un paraboloidedi rivoluzione; alcuni concentratori approssimano tale
forma geometrica utilizzando un insieme di specchi con
profilo sferico montati su una struttura di supporto. Il
progetto ottico di questo componente e laccuratezzanella sua realizzazione determinano il fattore di inter-
cettazione e di concentrazione della radiazione solare.
Il fattore di intercettazione definito come la frazione
del flusso solare riflesso che passa attraverso la f ine-
stra di ingresso del ricevitore ed generalmente supe-riore al 95%, mentre il fattore di concentrazione gistato definito.
Il ricevitore, che lelemento tecnologicamente piavanzato, assorbe lenergia della radiazione riflessa dalconcentratore e la trasferisce al fluido di lavoro. Lasuperficie assorbente generalmente posizionata die-tro il fuoco del concentratore per limitare lintensitdelflusso termico solare incidente a valori dellordine di75 W/cm2.
Applicazioni industriali di questo sistema fornisco-
no valori del fattore di concentrazione superiori a 2.000.
Con tali valori si possono ottenere temperature di fun-
zionamento molto alte e rendimenti di conversione del-
lenergia solare in energia elettrica anche oltre il 30%, ipielevati tra tutte le tecnologie solari attualmente esi-stenti. Un concentratore di 10 m di diametro, per esem-
pio, in presenza di un flusso solare diretto di 1.000 W/m2,
in grado di erogare circa 25 kWe. Per ragioni econo-miche, la dimensione del concentratore non va oltre 15 m
di diametro, limitando quindi la sua potenza a circa
25-30 kWe. La tecnologia comunque di tipo modularee permette la realizzazione di centrali di produzione di
piccola potenza per utenze isolate.
Il motore utilizzato in questi sistemi converte le-nergia solare in lavoro, come nei convenzionali motori
a combustione interna o esterna. Il fluido di lavoro viene
compresso, riscaldato e fatto espandere attraverso una
turbina o un pistone per produrre energia meccanica, chepuessere utilizzata direttamente dallutenza o trasfor-mata in energia elettrica mediante un alternatore. Sono
stati studiati diversi cicli termodinamici e differenti flui-
di di lavoro; le attuali applicazioni industriali utilizzano
motori con cicli Stirling e Bryton.
Nei motori Stirling si utilizza idrogeno o elio come
fluido di lavoro, che viene alternativamente raffreddato,
compresso fino a pressioni intorno a 20 MPa, riscalda-
to a temperature anche superiori a 700 C e poi fattoespandere. Per fare in modo che lenergia solare vengatrasferita al fluido di lavoro a temperatura costante, nello
scambio termico viene utilizzato un fluido intermedioin cambiamento di fase. Di solito si usa un metallo liqui-
do (sodio) che evapora in corrispondenza della superfi-
cie dellassorbitore del ricevitore e condensa sul fasciotubiero del motore. I vapori di sodio, una volta conden-
sati, raggiungono per gravitla zona dellassorbitore,distribuendosi per capillaritsu tutta la sua superficie.
Il motore Bryton utilizza invece aria come fluido di
lavoro, con una pressione massima di 0,25 MPa (rap-
porto di compressione pari a 2,5) e una temperatura di
ingresso in turbina anche superiore a 850 C. Grazie alleelevate temperature raggiunte dal fluido di lavoro, il suo
rendimento di trasformazione da energia solare a elet-trica supera quello del motore Stirling e puarrivare a
537VOLUME III / NUOVI SVILUPPI: ENERGIA, TRASPORTI, SOSTENIBILIT
CONVERSIONE DELLENERGIA SOLARE
ricevitore/motore
concentratore
fig. 6. Schema di principio di un disco parabolico.
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oltre il 30%. Lenergia termica residua del fluido allu-scita della turbina viene utilizzata per preriscaldare la-ria proveniente dal compressore. In questo tipo di appli-
cazione il ricevitore ad assorbimento volumetrico, ana-logo a quello utilizzato negli impianti a torre: la radiazione
solare concentrata passa attraverso una finestra di quar-
zo per poi essere assorbita da un sistema a matrice poro-sa (honeycombs e celle reticolari di materiale ceramico).
Tale ricevitore fornisce elevate superfici di scambio ter-
mico con efficienze di conversione, da energia solare a
termica, superiori all80%. Lenergia termica al fluidopuanche essere fornita da una camera di combustionea metano, per consentire il funzionamento del motore in
condizioni di assenza della radiazione solare o di notte.
Sistema a torre centrale
Il sistema a torre con ricevitore centrale (fig. 7) uti-
lizza pannelli riflettenti piani (eliostati) che inseguono
il Sole con un movimento di rotazione su due assi, con-
centrando la luce solare verso un unico ricevitore; que-
sto montato sulla sommitdi una torre e al suo inter-no viene fatto circolare un fluido per lasportazione del-lenergia solare. Lenergia termica che cossi rendedisponibile puessere sfruttata in vari processi, in par-ticolare per la produzione di energia elettrica.
Il principio di funzionamento analogo a quello delsistema a disco parabolico, con il concentratore costi-
tuito perda un elevato numero di eliostati a formare unasuperficie di raccolta, o captante, che puarrivare a
centinaia di migliaia di m2
. I raggi solari che colpiscono
ciascun eliostato vengono riflessi su un punto unico, fisso
nel tempo, che funge da punto focale. Laltezza, rispet-to al suolo, del punto focale cresce allaumentare del-lestensione del campo solare e pusuperare anche ilcentinaio di metri. Gli eliostati sono dislocati in modo
da circondare completamente la torre oppure sono posti
a emiciclo verso nord; sono distanziati per evitare feno-meni di ombreggiamento e la loro distanza aumenta allon-
tanandosi dalla torre.
Sono state studiate diverse tipologie di eliostati per
migliorare lefficienza ottica e il controllo dei sistemi diinseguimento del Sole, nonchper ottimizzare la strut-tura di supporto, rendendola pisemplice e leggera. Cial fine di aumentare il rendimento dellimpianto e ridur-ne i costi. La superficie captante di ciascun eliostato varia
da circa 40 a 170 m2; come materiale riflettente si uti-
lizzano normalmente specchi di vetro, ma sono stati spe-
rimentati anche materiali alternativi quali membrane
riflettenti o fogli metallici.
Il fattore di concentrazione di questi impianti risul-
ta superiore a 700. Lelevato fattore di concentrazionepermette al fluido termovettore di raggiungere alte tem-
perature di esercizio (maggiori di 500 C), con conse-guenti alti rendimenti di trasformazione dellenergia ter-mica in energia elettrica. In genere la trasformazione
avviene sfruttando lenergia termica in un tradizionaleciclo termodinamico acqua-vapore. Le caratteristiche del
vapore prodotto (temperatura e pressione) consentono
anche di integrare i sistemi a torre negli impianti ter-
moelettrici a combustibili fossili. Inoltre questi impian-ti a concentrazione hanno la possibilitdi alimentare unsistema di accumulo termico per coprire in modo pisoddisfacente la domanda di energia dallutenza.
Il sistema a torre ha dimostrato la sua fattibilittec-nologica nella produzione di energia elettrica attraverso
la realizzazione e lesercizio di numerosi impianti spe-rimentali di piccola taglia (tra 0,5 e 10 MW) in diversi
paesi del mondo (Spagna, Italia, Giappone, Francia, Stati
Uniti); per applicazioni su larga scala necessita tuttavia
di ulteriori verifiche.
La pirecente applicazione di questa tecnologia
ha riguardato limpianto americano Solar Two, rimastoin esercizio fino allaprile 1999. Limpianto, della po-tenza di 10 MW, aveva un campo solare costituito da
1.026 eliostati, per una superficie captante totale di circa
81.500 m2, e una torre alta 85 m. Utilizzava come flui-
do termovettore una miscela di sali fusi (nitrato di sodio
e di potassio), con una temperatura massima di eser-
cizio di 565 C, e aveva un sistema di accumulo costi-tuito da due serbatoi cilindrici (caldo e freddo) di circa
11 m di diametro e 8 m di altezza, per unautonomia mas-sima di circa tre ore a piena potenza in assenza di radia-
zione solare.
Sono stati sperimentati diversi fluidi per lo scam-bio termico allinterno del ricevitore e per laccumulo
538 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
GENERAZIONE ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI
ricevitore
eliostati
fig. 7. Schema di principio di un sistemaa torre centrale.
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dellenergia termica: acqua, aria, sodio e sali fusi. Fino-ra il fluido piadatto per questa tecnologia risultatoessere una miscela di sali fusi composta da nitrati di sodio
e potassio (alla base dei comuni fertilizzanti utilizzati in
agricoltura). La scelta dei sali fusi dovuta principal-mente al buon coefficiente di scambio termico, alla ele-
vata capacittermica, alla bassa tensione di vapore, allabuona stabilitchimica e al basso costo. I sali consen-tono di raggiungere alte temperature di esercizio (fino a
600 C); inoltre possono essere direttamente utilizzatiper laccumulo dellenergia termica in serbatoi compat-ti e a pressione atmosferica senza lutilizzo di scambia-tori di calore aggiuntivi.
Lo schema funzionale tipico di un impianto a torre,
che utilizza sali fusi come fluido termovettore e per lac-cumulo termico, mostrato in fig.8. I sali, prelevati dalserbatoio a bassa temperatura (290 C), vengono invia-ti sulla sommitdella torre e fatti circolare attraverso ilricevitore, costituito da un insieme di serpentine di tubi
di acciaio montate su pannelli piani assorbitori; si riscal-
dano cosfino a circa 565 C e vanno poi a riempireprogressivamente il serbatoio di accumulo ad alta tem-
peratura. La loro portata viene regolata, in funzione del-
lintensitdella radiazione solare, in modo da mante-nere costante la temperatura in uscita dal ricevitore.
Quando richiesta la produzione di energia elettrica, isali dal serbatoio caldo vengono inviati a uno scambia-
tore di calore (generatore di vapore), dove viene pro-
dotto vapore ad alta pressione ed elevata temperatura
(12 MPa, 540 C). Il vapore poi utilizzato in un ciclotermoelettrico convenzionale: viene fatto espandere inun gruppo turbina-alternatore, per produrre energia elet-
trica, quindi viene condensato, preriscaldato e inviato di
nuovo al generatore di vapore.
Il dimensionamento di un impianto solare (nume-
ro degli eliostati, potenza termica del ricevitore e ca-
pacitdellaccumulo termico) dipende dalla potenzaelettrica dellimpianto di generazione e dal suo fattore
di utilizzazione annua, o fattore di carico, che rappre-
senta il rapporto tra lenergia elettrica prodotta e quellaproducibile annualmente se limpianto lavorasse semprealla potenza elettrica nominale. Senza un sistema di accu-
mulo termico, limpianto di generazione puoperaresolamente in presenza della radiazione solare e avere al
massimo un fattore di carico di circa il 25%. Per ottene-re valori superiori necessario ricorrere allaccumulotermico; in questo caso il funzionamento dellimpiantopuanche essere continuativo in tutto larco della gior-nata, a esclusione della fase iniziale in cui avviene il cari-
camento del sistema. A titolo di esempio, per avere un
fattore di carico del 70% richiesta una capacitdi accu-mulo termico pari a circa 15 ore di funzionamento, in
condizioni nominali e in assenza di radiazione solare, cui
corrisponde un moltiplicatore solare pari a 3, ciouncampo solare di estensione tre volte superiore rispetto a
quello in assenza del sistema di accumulo. Ovviamente,
come gidetto, allaumentare delle dimensioni del camposolare necessario realizzare torri di maggiore altezza.
Lelevato fattore di concentrazione permette a questatecnologia di raggiungere temperature di esercizio ancor
pielevate quando, per lasportazione dellenergia sola-re, si impiega come fluido termovettore un gas (in gene-
re aria). In questo caso viene utilizzato un ricevitore volu-
metrico pressurizzato a cavit, che puriscaldare fino auna temperatura limite di 1.200 C. Il ricevitore costi-tuito da numerosi moduli in successione, ognuno dei quali
incrementa di circa 150 C la temperatura del gas che vi
fluisce. Ciascun modulo attualmente pufornire unapotenza termica di circa 500 kWe. Lo schema di funzio-namento di un modulo del ricevitore mostrato in fig.9.
La radiazione solare, concentrata dagli eliostati, arri-
va su ciascun modulo del ricevitore dove, tramite un con-
centratore secondario, subisce unulteriore concentra-zione fino a raggiungere un fattore complessivo di cir-
ca 2.000. Attraversa quindi una finestra semisferica di
quarzo e arriva sullassorbitore posto allinterno di un
539VOLUME III / NUOVI SVILUPPI: ENERGIA, TRASPORTI, SOSTENIBILIT
CONVERSIONE DELLENERGIA SOLARE
290 C
565 C
salefuso
serbatoi diaccumulo
generatoredi vapore
condensatore
turbina e generatoreelettrico
caldo
freddo
fig. 8. Schema funzionale
di un impianto a torre
con accumulo termico.
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contenitore pressurizzato. Lassorbitore costituito dauna struttura porosa metallica o ceramica e, in presenza
di radiazione, raggiunge temperature operative tra 800
e 1.200 C.Il gas in pressione, a circa 1,5 MPa, fluisce attraver-
so lassorbitore di pimoduli e si scalda progressiva-mente fino a 800 C, nel caso di utilizzo di assorbitorimetallici, o fino a 1.200 C, nel caso di assorbitori ditipo ceramico. In un impianto termoelettrico solare, il
gas caldo puessere utilizzato per la produzione di vapo-re o, in modo piefficiente, direttamente in un ciclo com-binato gas-vapore. Lo schema di funzionamento di que-
stultimo, in un impianto a torre che utilizza aria come
fluido termovettore, mostrato in fig. 10. Laria, allu-scita dal compressore, inviata nel ricevitore dove vieneriscaldata e quindi fatta espandere nella turbina a gas.
La sua temperatura di ingresso in turbina puessere rego-lata, in caso di ridotta radiazione solare, bruciando meta-
no nella camera di combustione integrativa. I gas anco-
ra caldi, che escono dalla turbina, vengono inviati in una
caldaia a recupero per la produzione di vapore, utilizza-
to poi nel relativo ciclo. Quando si impiega un gas come
fluido termovettore, laccumulo dellenergia termica puessere ottenuto con materiali ceramici ad alta capacittermica, posti allinterno di appositi contenitori.
Unulteriore evoluzione di questo sistema a concen-trazione consiste nel posizionare il ricevitore volumetri-
co ai piedi della torre (fig. 11). In tal caso necessarioutilizzare un riflettore a forma di iperboloide, installato
sulla torre, per far arrivare sul ricevitore la radiazione
solare diretta. Questa soluzione presenta, specialmente
per campi solari di grandi estensioni, un migliore rendi-
mento ottico (si riducono le aberrazioni ottiche e si aumen-
ta il fattore di concentrazione), una distribuzione pista-bile del flusso termico e una semplif icazione dellim-pianto (tutte le apparecchiature sono posizionate al suolo).
Collettore parabolico lineare
Il sistema a collettore parabolico lineare (fig. 12) ,tra le tecnologie solari termiche per la produzione di ener-gia elettrica su larga scala, quella che ha raggiunto la mag-
giore maturitcommerciale, come ampiamente dimo-strato dallesperienza di esercizio degli impianti SEGS(Solar Electric Generating Systems). Infatti, come giricordato, da metdegli anni Ottanta del 20 secolo sonoin funzione in California, nel Deserto del Mojave, 9 di
questi impianti per una potenza complessiva di 354 MW.
Tale tecnologia utilizza un concentratore lineare a
profilo parabolico, la cui superficie riflettente insegue
il Sole ruotando su un solo asse; la radiazione viene
540 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
GENERAZIONE ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI
isolamentocontenitore
pressurizzato
radiazionesolare
concentrata
finestra di quarzo assorbitore
concentratore secondario
ingressogas
uscitagas
fig. 9. Schema
di funzionamento
di un modulo
di ricevitore.
eliostati aria camino condensatoreturbinaa gas
generatoredi vapore
combustore(opzionale)
ricevitorevolumetrico
turbinaa vapore
compresssore
fig. 10. Schema
di funzionamento
di un impianto a torre
accoppiato a un ciclo
combinato.
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focalizzata su un tubo ricevitore posizionato lungo il
fuoco della parabola. Lenergia solare assorbita dal tuboricevitore trasferita a un fluido di lavoro che vienefatto fluire al suo interno. Lenergia termica raccolta utilizzata normalmente per la produzione di energia
elettrica mediante i tradizionali cicli termodinamici
acqua-vapore. Nel collettore la temperatura massima
di funzionamento dipende essenzialmente dal fluido ter-
movettore utilizzato; negli impianti attualmente in eser-
cizio si arriva a circa 390 C.Il concentratore ha una struttura di supporto in acciaio,
realizzata con una trave centrale e una serie di bracci per
lancoraggio dei pannelli riflettenti, che ne garantisce ilcorretto funzionamento sotto lazione del vento e deglialtri agenti atmosferici. Il pannello riflettente normal-mente costituito da un comune specchio di vetro di ade-
guato spessore. In alternativa puessere impiegato unpannello in materiale composito (honeycomb) con uno
specchio sottile in vetro o una pellicola riflettente incol-
lata sulla superficie esterna.
Il collettore parabolico ha unapertura di circa 6 me una distanza focale di poco inferiore a 2 m. Il fattore
di concentrazione, riferito al diametro del ricevitore,
risulta di circa 80. Inizialmente la sua lunghezza era di
50 m, successivamente stata portata a 100 m e attual-mente si stanno sperimentando strutture della lunghez-
za di 150 m. Al centro del collettore presente il mec-canismo che ne consente la rotazione per inseguire il
percorso del Sole.
Il fluido termovettore, muovendosi allinterno deltubo ricevitore, si riscalda progressivamente; pertanto,
affinchpossa raggiungere in uscita la temperatura diesercizio richiesta, devono essere collegati in serie picollettori, disposti in genere su due file parallele per una
541VOLUME III / NUOVI SVILUPPI: ENERGIA, TRASPORTI, SOSTENIBILIT
CONVERSIONE DELLENERGIA SOLARE
eliostati
riflettoredellatorre
ricevitore
fig. 11. Schema di un impianto a torre
con ricevitore a terra.
concentratore
ricevitore
fig. 12. Schema di principio
di un sistemaa collettori parabolici
lineari.
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lunghezza complessiva di circa 600 m, a costituire una
stringa che rappresenta il modulo unitario dellimpian-to. Aggiungendo pimoduli in parallelo si puaumen-tare a piacere la potenza termica prodotta. Le file di col-
lettori devono essere distanziate tra loro per evitare feno-
meni di ombreggiamento reciproco; normalmente il passo
tra file contigue di 2-3 volte lapertura del collettore.La loro disposizione sul terreno dipende essenzialmen-
te dalla conformazione del sito. La disposizione classi-
ca quella con lasse dei collettori orientato lungo ladirezione nord-sud, quindi con inseguimento del Sole in
direzione est-ovest, che consente di ottenere una miglio-
re raccolta dellenergia solare, specialmente nei mesiestivi. Limpianto per la produzione di energia elettricaal centro del campo solare.
Lefficienza di questa tecnologia dipende dal rendi-mento ottico del concentratore (accuratezza della strut-
tura e caratteristiche dei pannelli riflettenti) ma soprat-
tutto dal rendimento di conversione del tubo ricevitore,
che deve assorbire la massima energia solare concentrata
e avere le minime dispersioni termiche. Il ricevitore, man-
tenuto in posizione lungo la linea focale dei concentra-
tori, ruota rigidamente con questi durante linseguimentodel Sole ed formato da elementi della lunghezza dicirca 4 m, collegati in serie. Ciascun elemento costi-tuito da due cilindri concentrici: un tubo di vetro ester-
no di circa 12 cm di diametro e un tubo interno di acciaio
di circa 7 cm di diametro, collegati tra loro con soffiet-
ti metallici per compensare le differenti dilatazioni ter-
miche tra i due materiali. Sulla superficie esterna deltubo di acciaio viene depositato un opportuno rivesti-
mento selettivo in grado di massimizzare lassorbimen-to della radiazione solare nello spettro visibile e mini-
mizzare le emissioni di radiazione nellinfrarosso, gene-rate dallalta temperatura raggiunta dal tubo durantelesercizio. Nellintercapedine tra tubo e vetro viene fattoil vuoto per ridurre le dispersioni termiche convettive.
Lo schema di funzionamento di un impianto SEGS
riportato in fig. 13.Il fluido termovettore pompato attraverso le stringhe
di collettori si scalda, per effetto della radiazione sola-
re, raggiungendo la massima temperatura di funziona-
mento. Lenergia termica cosacquisita viene utilizzatasuccessivamente in un ciclo Rankine (a vapore) per laproduzione di energia elettrica. Nellimpianto puesse-re presente una caldaia ausiliaria di integrazione ali-
mentata con combustibili fossili, in grado di fornire vapo-
re anche in assenza della radiazione solare e di rendere
cosla produzione elettrica pirispondente alla doman-da da parte dellutenza. Una soluzione alternativa allacaldaia di integrazione un sistema di accumulo checonsenta di immagazzinare lenergia termica solare perrenderla disponibile quando necessario, trasformando la
fonte solare, per sua natura altamente variabile, in una
sorgente di energia continua e modulabile nellarco del-lintera giornata.
Gli impianti attualmente in esercizio utilizzano come
fluido termovettore, per lasportazione del calore sola-re, un olio sintetico (Therminol VP-1), che perha unelevato costo e, presentando anche rischi di impatto
ambientale in caso di fuoriuscita, non idoneo per lu-tilizzo in un sistema di accumulo. Per questo negli impian-
ti sempre presente una caldaia di integrazione a meta-no, che pufornire fino al 25% dellenergia termica uti-lizzata dal sistema di generazione.
Con lobiettivo di risolvere i problemi legati al flui-
do termovettore e migliorare la competitivitdi questatecnologia, in diversi centri di ricerca si sta sperimen-tando lutilizzo di fluidi alternativi quali lacqua, conproduzione diretta del vapore, e i sali fusi. Questi ultimi
consentono un notevole aumento della temperatura mas-
sima di esercizio (da 390 a 550 C) e possono essere uti-lizzati direttamente per laccumulo termico, come gisperimentato negli impianti a torre. Per tali motivi i sali
542 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
GENERAZIONE ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI
collettori parabolicilineari
290 C390 C
caldaia ausiliaria(opzionale)
fluido termovettore (olio)
condensatore
acqua di
raffreddamento
vapore surriscaldato
flussodacqua
turbinaa vapore
generatoreelettrico
torre diraffreddamento
generatore di vapore
fig. 13. Schema di funzionamento di un impianto SEGS.
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fusi sono stati scelti come fluido termovettore nel pro-
getto italiano di impianto solare a concentrazione svi-
luppato dallENEA (Ente per le Nuove tecnologie, lE-nergia e lAmbiente). Lo schema dellimpianto ripor-tato in fig. 14.
I sali fusi, costituiti da una miscela di nitrati di sodio
e di potassio, sono prelevati dal serbatoio a pibassatemperatura (290 C); vengono fatti circolare nei tubiricevitori delle stringhe di collettori solari, si riscaldano
fino a circa 550 C e vengono inviati al serbatoio ad altatemperatura, a costituire laccumulo termico. I sali fusiprovenienti dal serbatoio caldo sono poi mandati in uno
scambiatore di calore per la produzione di vapore, uti-
lizzato dal sistema di generazione elettrica, e quindi reim-
messi nel serbatoio freddo. La temperatura di eserciziodellimpianto viene controllata regolando opportuna-mente la portata dei sali nelle stringhe di collettori in
funzione dellintensitdella radiazione solare. Poichlamiscela di sali inizia a solidif icare a una temperatura di
circa 240 C, necessario che la temperatura minima diesercizio dellimpianto sia mantenuta, con un adeguato
margine, al di sopra di tale valore per evitare ostruzioni
nei circuiti.
Le alte temperature di esercizio che puraggiunge-re il fluido termovettore, qualitpeculiare del progettodellENEA, consentono unagevole integrazione di que-sto impianto solare con gli impianti termoelettrici a
combustibili fossili, inclusi i pimoderni a ciclo com-binato, ottenendo in tal modo pialti rendimenti finalidi conversione.
Unevoluzione del collettore parabolico lineare, anco-ra in fase di sperimentazione, rappresentata dal collet-tore lineare Fresnel (fig. 15), dove il concentratore sosti-tuito da segmenti di specchi parabolici disposti secondo
il principio della lente Fresnel. In questo caso il tubo rice-
vitore posizionato nel punto focale ed fisso; a diffe-renza del collettore parabolico lineare, la movimentazio-ne riguarda quindi solo il concentratore. Cirappresen-ta un vantaggio in quanto, per far circolare il fluido
termovettore, si evita lutilizzo di tubi flessibili nel col-legamento tra i singoli collettori e tra questi e le tubazioni
della rete di distribuzione. Inoltre, non essendo presente
543VOLUME III / NUOVI SVILUPPI: ENERGIA, TRASPORTI, SOSTENIBILIT
CONVERSIONE DELLENERGIA SOLARE
290 C
550 C
serbatoi diaccumulo
generatoredi vapore
condensatore
turbina e generatoreelettrico
caldo
freddo
sale fuso
fig. 14. Schema
di funzionamento
dellimpianto ENEA.
riflettore secondario
radiazione solare
tubo ricevitore
tubo ricevitore
riflettoreprimario
Fresnel
riflettoresecondario
radiazione solareriflessa
acqua/vapore
finestra di vetro
fig. 15. Il sistema Fresnel.
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leffetto ombra tra concentratori vicini, non necessa-rio distanziare le file di collettori, ottenendo cos unmigliore sfruttamento della radiazione che arriva sul ter-
reno. Normalmente tale tipo di impianti utilizza lacquacome fluido termovettore, con produzione diretta di vapo-
re allinterno del tubo ricevitore.La tab. 1 mostra i principali parametri tecnici delle
filiere tecnologiche precedentemente descritte. I dati
riportati sono stati ricavati dallesercizio di impianti esi-stenti (collettore parabolico lineare e disco parabolico)o da proiezioni sulla base delle prestazioni ottenute in
impianti dimostrativi di piccola taglia.
Produzione di idrogeno da fonte solare
Lenergia termica ad alta temperatura, ottenuta dagliimpianti solari a concentrazione, puessere utilizzata,oltre che per la produzione di energia elettrica, anche in
vari processi industriali, in particolare per la produzio-
ne di idrogeno mediante processi termochimici.
Lidrogeno attualmente prodotto su scala indu-
striale a partire dai combustibili fossili. Tra i metodidi produzione dellidrogeno dallacqua, lelettrolisirappresenta quello pimaturo, caratterizzato da un ren-dimento termico globale intorno al 36%, tenendo conto
del rendimento di trasformazione dellenergia termi-ca in elettricit(40%) e della resa intrinseca dello sta-dio elettrochimico (90%). Da un punto di vista ener-
getico risultano dunque pivantaggiosi quei metodi incui la conversione dellenergia termica avviene inmaniera diretta, siano essi alimentati da fonte rinnova-
bile o non rinnovabile. Tra questi, attualmente, la scis-
sione termica dellacqua risulta non praticabile, a cau-
sa delle elevate temperature richieste (2.500-5.000 C)e delle difficolt tecniche legate alla separazione
dellossigeno dallidrogeno, una volta che questi ele-menti si sono formati.
I cicli termochimici, costituiti da una serie di rea-
zioni ossidoriduttive che coinvolgono sostanze inter-
medie di natura diversa, rappresentano una valida alter-
nativa alla scissione diretta dellacqua; permettono diabbassare sensibilmente la barriera energetica e la tem-
peratura a cui lenergia termica va somministrata (800-
1.500 C) e di effettuare la separazione dellidrogeno edellossigeno in fasi diverse del ciclo. Questa tipologiadi processi nota fin dagli anni Settanta del 20 seco-lo, ma negli ultimi anni oggetto di rinnovato interes-se, sulla spinta delle sempre piimpellenti problemati-che ambientali.
La possibilitdi alimentare termicamente tali ciclimediante energia solare rende questi processi produtti-
vi completamente rinnovabili e quindi perfettamente
compatibili con una strategia di sviluppo sostenibile.
Nella fig. 16 riportato uno schema semplificato dellaproduzione di idrogeno basata sullutilizzo della fonte
solare come sorgente di energia termica. Date le alte tem-perature richieste dal processo termochimico, i sistemi
a concentrazione piadatti sono il disco parabolico e latorre centrale. Lenergia termica assorbita nel ricevitoreviene utilizzata per alimentare un reattore chimico in cui
avvengono le reazioni per la scissione dellacqua.Tra i vari processi termochimici, il ciclo zolfo-iodio,
proposto negli anni Settanta da General Atomics e attual-
mente allo studio presso diversi istituti di ricerca, rap-
presenta una delle opzioni pipromettenti. Tale ciclo siarticola principalmente in tre reazioni, due esotermiche
e una endotermica, il cui risultato complessivo risulta
essere la dissociazione dellacqua in idrogeno e ossige-no, come schematizzato nella fig. 17.
544 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
GENERAZIONE ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI
tab. 1. Principali parametri degli impianti solari a concentrazione
Potenza(MWe)
Fattore diconcentrazione
Efficienzasolare
di picco2
(%)
Efficienzasolare media
annua2
(%)
Rendimentociclo
termodinamico
(%)
Fattoredi carico3
(%)
Superficieoccupata,
m2/(MWh/a)
Parabolicolineare
10-200 70-804 2110-1517-181
30-40 TV24
25-7016-8
Fresnel 10-200 25-1004 201 9-111 30-40 TV 25-701 4-6
Torre solare 10-150 300-1.00020351
8-1015-251
30-40 TV45-55 CC
25-701 8-12
Discoparabolico
0,01-0,04 1.000-3.000 2916-1818-231
30-40 MS20-30 TG
251 8-12
1 Dato stimato2 Efficienza solare = produzione elettrica netta/radiazione solare diretta normale
3 Fattore di carico = ore di funzionamento impianto solare/8.760 ore annue4 Fattore di concentrazione riferito al diametro del ricevitoreTV, Turbina a Vapore; CC, Ciclo Combinato; MS, Motore Stirling; TG, Turbina a Gas
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Prospettive di mercato
Esaminati i contributi potenziali della fonte solare alla
soluzione dei futuri problemi energetici e ambientali, non-
chle tecnologie sviluppate o in corso di sviluppo per ilsuo sfruttamento, occorre evidenziare gli ostacoli che fino
a oggi hanno impedito il decollo di questa fonte rinnova-
bile a livello commerciale e analizzare le sue prospettive
di penetrazione nel mercato energetico mondiale. Il prin-
cipale ostacolo legato allelevato costo di investimentounitario richiesto dagli impianti termoelettrici solari, da
2,5 a 4 volte superiore a quello degli impianti a combusti-
bili fossili. Considerata la maggiore incidenza dei costi di
esercizio e manutenzione nonchil minor fattore di cari-co, il costo del kilowattora prodotto dagli impianti a con-
centrazione in esercizio, nonostante la scarsa incidenza
della voce combustibile, stato finora almeno il doppio diquello di un impianto tradizionale a combustibile fossile.Un altro ostacolo legato al rischio tecnico associa-
to a questa tecnologia che, benchpossa considerarsiormai provata e matura a livello industriale, viene anco-
ra percepita come nuova e dalle prestazioni poco affi-
dabili. Gioca inoltre a suo sfavore la variabilitdellafonte solare, cui persi potrfar fronte con un sistemadi accumulo energetico affidabile ed economico.
La valutazione dei costi esterni associati alle emis-
sioni rilasciate nellambiente dalle varie tipologie diimpianti di produzione, trascurabili per gli impianti sola-
ri a concentrazione, potrebbe in futuro rappresentare un
elemento decisivo per la loro diffusione.
Nei prossimi ventanni la potenziale produzione mon-diale per gli impianti termoelettrici solari stimata paria una potenza elettrica installata di 600 GW. Molti di
questi impianti dovranno essere realizzati, secondo le
previsioni, nei paesi in via di sviluppo. Dal momento che
attualmente tali impianti hanno un costo unitario di instal-
lazione assai superiore a quello degli impianti termoe-
lettrici tradizionali, nel breve termine la loro nicchia di
mercato sarlimitata alle localitdove i combustibilifossili hanno prezzi unitari molto elevati. Nel medio ter-
mine si prevede una penetrazione crescente della tecno-logia, a un tasso annuale legato principalmente alla pro-
gressiva riduzione che verrconseguita sul costo delkilowattora prodotto, alle politiche di incentivazione e
di sostegno, al futuro andamento dei prezzi internazio-
nali dei combustibili fossili.
Affinchgli impianti termoelettrici solari possanoraggiungere una reale competitivitsul mercato, dovran-no essere in grado di erogare energia quando richiesta
545VOLUME III / NUOVI SVILUPPI: ENERGIA, TRASPORTI, SOSTENIBILIT
CONVERSIONE DELLENERGIA SOLARE
energia termicaad alta temperatura
concentrazioneradiazione solare
reattore chimico
H2O
H2
1/2O2
fig. 16. Schema semplificato
della produzione di idrogeno
da fonte solare.
H2SO4850 C H371 kJ/mol
I2SO22H2O
SO2
I2
H2O
H2
O2
H2OSO20,5O2
2HI H2I2200-700 C H173 kJ/mol
100 C H165 kJ/mol2HIH2SO4
H2SO4
HI
fig. 17. Schema
del ciclo zolfo-iodio.
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18/32
dallutenza, svincolandosi il pipossibile dalla variabi-litdellirraggiamento solare. Solo in tal modo questiimpianti potranno consentire di far fronte in modo affi-
dabile alla domanda di carico sulla rete, senza obbliga-
re il gestore a tenere a disposizione impianti di riserva
di tipo tradizionale, cui ricorrere in caso di imprevedi-
bile e improvvisa riduzione o mancanza della potenzagenerata dalla fonte solare. Come si visto in prece-denza, cisarpossibile solo se gli impianti solari a con-centrazione verranno dotati di un adeguato sistema di
accumulo dellenergia, che consenta loro di erogare poten-za seguendo le variazioni della domanda, compensando
le fluttuazioni della radiazione solare diretta durante il
giorno e la sua assenza di notte. Lintroduzione di unsistema di accumulo permetteranche un sostanzialemiglioramento del fattore di carico dellimpianto di gene-razione, in quanto determinerun aumento delle sue oreannue di funzionamento.
Una caratteristica che potrfavorire la diffusionedegli impianti solari a concentrazione la possibilitdiintegrarli in impianti termoelettrici tradizionali, anche
giin esercizio, per incrementarne la potenza comples-siva. Ciconsentirdi ridurre i costi di investimento uni-tari degli impianti solari termodinamici e di modulare
ampiamente, anche nellarco della giornata, la loro poten-za senza le drastiche diminuzioni di rendimento, nel ciclo
a vapore per la generazione elettrica, tipiche di un impian-
to esclusivamente solare.
Un altro aspetto che potrebbe far decollare il mer-
cato legato alla possibilitdi localizzare gli impian-ti solari a concentrazione nelle aree a elevata insola-zione e trasferire poi lenergia prodotta in eccesso rispet-to alla domanda locale, generalmente scarsa, verso paesi
con una notevole e/o crescente domanda di energia elet-
trica. importante tenere presente, al riguardo, che iltrasferimento di energia elettrica su lunghe distanze,
anche di diverse migliaia di chilometri, giadessotecnicamente ed economicamente fattibile con linee e
cavi sottomarini in corrente continua ad alta tensione
(tecnologia di trasmissione HVDC, High Voltage Direct
Current).
Da questo punto di vista larea mediterranea potreb-be assumere un ruolo trainante per gli scambi tra i paesieuropei, forti consumatori di energia elettrica ma dota-
ti di scarse risorse energetiche, e i paesi dellAfrica set-tentrionale e del Medio Oriente, i quali hanno grandi
disponibilitdi aree a elevata insolazione diretta e difonti energetiche primarie. Gioggi esiste una quasicompleta interconnessione ad anello tra le reti elettri-
che in corrente alternata dei paesi mediterranei e un col-
legamento sottomarino in corrente continua tra Italia e
Grecia. Inoltre, per potenziare linterconnessione tralEuropa e i paesi dellAfrica settentrionale sono incorso di progettazione collegamenti sottomarini in cor-
rente continua con una capacitdi trasporto comples-siva di diverse migliaia di megawatt. La rapida realiz-
zazione di queste interconnessioni potrebbe stimolare
forti investimenti da parte delle imprese europee percostruire e gestire centrali in Africa settentrionale, even-
tualmente in compartecipazione con imprese locali.
Questo faciliterebbe sicuramente anche la costruzione
di centrali termoelettriche solari, inizialmente integra-
te con quelle a combustibili fossili e successivamente,
con la diminuzione dei costi indotta dalla crescita del
volume di mercato, esclusivamente solari, da realizza-
re nelle zone desertiche.
Bibliografia generaleButti K., Perlin J. (1980)A golden thread: 2500 years of
solar architecture and technology, Palo Alto (CA), CheshireBooks.
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Bibliografia citata
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Mauro Vignolini
Ente per le Nuove tecnologie, lEnergia e lAmbienteCentro Ricerche Casaccia
Santa Maria in Galeria, Roma, Italia
546 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
GENERAZIONE ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI
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6.1.2 Tecnologie fotovoltaiche
Introduzione
Leffetto fotovoltaico consiste nellinsorgere di unaforza elettromotrice in un mezzo elettricamente eteroge-neo investito da radiazioni elettromagnetiche. La deno-minazione deriva dal fatto che il fenomeno fu scopertoda Edmond Becquerel nel 1839 in una cella elettroliticao voltaica. Il fenomeno tipico delle giunzioni semicon-duttore-metallo o semiconduttore-semiconduttore; se lagiunzione illuminata in essa si creano coppie elettrone-lacuna a spese dellenergia dei fotoni incidenti: la bar-riera di potenziale localizzata nella giunzione spinge lelacune verso la zona a potenziale minore e gli elettroniin verso opposto e si genera cos una forza elettromotri-ce (dellordine di qualche decimo di volt); se la giunzio-ne fa parte di un circuito chiuso, si ha il passaggio di unacorrente elettrica. Tale effetto trova applicazione nellaconversione diretta (indicata come energia fotovoltaica,elettricit solare o, pi brevemente,fotovoltaico) di ener-
gia luminosa solare in energia elettrica a opera di oppor-tuni dispositivi detti celle solari. Le singole celle solarivengono collegate tra loro elettricamente per formare deimoduli, sigillati per resistere in ambiente esterno per moltianni. I moduli possono essere utilizzati singolarmente oconnessi elettricamente in campi cosiddetti fotovoltaici.I sistemi fotovoltaici sono di vari tipi: ad accumulo median-te parchi di batterie di accumulatori, direttamente colle-gati alla rete elettrica, o per uso su piccole utenze.
Lelettricit solare ha molti aspetti positivi: a bassoimpatto ambientale, rinnovabile, modulare e pu esse-re utilizzata direttamente sul luogo di produzione. Dicontro una fonte di energia costosa, intermittente e abassa densit. Inoltre il rendimento, o efficienza, di con-versione della radiazione solare in energia elettrica piut-tosto modesto, di circa il 15% per le celle solari indu-striali, il che implica la necessit di coprire grandi super-fici. Il mercato fotovoltaico, grazie soprattutto a incentivigovernativi volti a favorire luso di fonti rinnovabili abasso impatto ambientale, in forte crescita a partiredalla fine degli anni Novanta (fig. 1). Tuttavia, perchquesta possa diventare una fonte di energia significati-va a livello mondiale, occorrono un notevole progressotecnologico e una forte riduzione del costo. Le attivitin corso nel mondo, in termini di ricerca e sviluppo, sonovolte a questi obiettivi.
Storia della tecnologiae delle sue applicazioni
Leffetto fotovoltaico fu scoperto e studiato nellam-bito di sperimentazioni in discipline diverse. Come accen-nato, E. Becquerel osserv che si sviluppavano debolitensioni illuminando uno degli elettrodi di una cella elet-trolitica. Le prime celle solari funzionanti furono rea-lizzate da W.G. Adams e R.E. Day con un solido, il sele-nio, verso la fine del 1870. La spiegazione del fenome-no tuttavia avvenne solo in seguito allinterpretazionequantistica delleffetto fotoelettrico data da A. Einstein
547VOLUME III / NUOVI SVILUPPI: ENERGIA, TRASPORTI, SOSTENIBILIT
*
produzioneannualefotovoltaico(MW
)
1
100
1.000
10.000
1978 1982 1986 1990 1994 1998 2002 2006 2010
obiettivo Libro Biancodella Commissione Europea
Stati Uniti
GiapponeEuropa
resto del mondo
totale
*
anno
10
fig. 1. Previsione di crescita
regionale e totale del
mercato al 2010.
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nel 1905. Perchsi realizzassero i primi dispositivi foto-voltaici con rendimento di conversione significativo, si
dovette comunque attendere il 1954, quando i ricercato-
ri dei Bell Laboratories (United States), realizzarono la
prima cella solare al silicio con rendimento del 6%. La
prima commercializzazione delle celle Bell, realizzate
su piccola scala industriale, trovgrandissimi ostacoli acausa dei costi proibitivi. Le applicazioni principali fino
agli anni Settanta furono i sistemi di alimentazione elet-
trica per satelliti artificiali, data lassenza di valide alter-native. La corsa allo spazio di americani e sovietici e la
necessitdi migliorare i sistemi di alimentazione elet-trica dei satelliti indussero il governo statunitense a finan-
ziare programmi di ricerca sul fotovoltaico, permettendo
al contempo il sorgere di iniziative industriali specializ-
zate. I costi delle celle solari scesero cosnotevolmente,rimanendo tuttavia improponibili per applicazioni diver-
se da quelle spaziali o militari.
Lutilizzazione di energia fotovoltaica per applica-zioni terrestri fu legata allo sviluppo, allinizio deglianni Settanta, di tecnologie con specifiche meno strin-
genti di quelle necessarie per le celle impiegate nelle
applicazioni spaziali. In tal modo fu possibile abbassa-
re i costi intorno ai 10-20 dollari/W. Ma anche cosilcosto dellenergia prodotta con i moduli fotovoltaici erapari a circa 40 volte il costo dellenergia elettrica con-venzionale; le prime produzioni per uso terrestre furo-
no percidedicate essenzialmente ad applicazioni in sitiremoti o non facilmente raggiungibili dalla rete elettri-
ca. Crebbe cosun mercato dedicato allelettrificazio-ne di piattaforme petrolifere, allalimentazione, in par-ticolare, di sistemi anticorrosione per i pozzi petrolife-
ri e per le condutture, allalimentazione di sistemi dicomunicazione o di segnalazioni marine, oltre che alle-lettrificazione di villaggi rurali in paesi in via di svi-
luppo. Questo primo mercato terrestre favoril sorgeredelle prime iniziative industriali in varie parti del mondo,
con produzioni in serie piuttosto artigianali e aziende
produttrici molto piccole.
Funzionamento
dei dispositivi fotovoltaici
Il funzionamento delle celle solari legato alla com-plessa interazione fra luce e materia e coinvolge la natu-
ra e le caratteristiche della luce, la fisica dei materiali e
la realizzazione di dispositivi elettronici. Si riporta di
seguito una breve trattazione delle proprietdei semi-conduttori, volta alla comprensione dei principali mec-
canismi di funzionamento delle celle solari. Si cerca-to quanto pipossibile di ridurre il formalismo e di sem-plificare lesposizione, anche se i fenomeni in oggettorichiedono una trattazione quantistica della struttura e
delle proprietdella materia e delle sue interazioni conle radiazioni elettromagnetiche.
Radiazione solare
Il Sole emette luce in un ampio intervallo di lun-
ghezze donda, di cui locchio umano percepisce solola frazione visibile. Nel 1900, M. Planck risolse le discre-
panze tra le osservazioni sperimentali sullo spettro della
radiazione elettromagnetica in equilibrio termico e la
teoria classica del fenomeno, introducendo il concettodi quanto di energia. Successivamente A. Einstein (1905)
evidenzi il comportamento corpuscolare della radia-zione e leglenergia Edel singolo fotone alla lun-ghezza dondal mediante la relazioneEhc/l, dove h,pari a 6,6261034 Js, la costante di Planck e c, paria 2,998108 m/s, la velocitdella luce nel vuoto. Nelladescrizione quantistica della radiazione elettromagneti-
ca intervengono aspetti ondulatori e corpuscolari (dua-
lismo onda-corpuscolo).
La distribuzione spettraleF(l) della radiazione sola-re, trattata come lemissione da un corpo nero, descrit-ta dalla legge di Planck (densitdi energia per unitditempo e di lunghezza donda):
2phc2F(l)11111112
hcl5exp111klT
dove k1,3801023, J/K la costante di Boltzmann eTla temperatura termodinamica del corpo nero (nel caso
del Sole la temperatura apparente della superficie paria circa 6.000 K).
Lintegrale della distribuzione spettrale su tutte le lun-
ghezze donda dla densitdi potenzaHS emessa allasuperficie del Sole:
HSsT46107 W/m2
dove s, pari a 5,67108 W/m2 K4, la costante di Stefan-Boltzmann.
A una distanzaD dalla superficie del Sole:HHSR2/D2, doveR6,96105 km il raggio del Sole. La den-sitdi radiazione vale 1.353 W/m2 al limite dellatmo-sfera terrestre. A parte piccole variazioni dovute allor-bita ellittica della Terra intorno al Sole, tale valore costante. Sulla superficie terrestre, invece, la radiazio-
ne risente di alterazioni dovute alle condizioni atmosfe-riche, alla latitudine e alle stagioni, oltre che allinter-mittenza giorno-notte.
Nel par. 6.1.1 evidenziata lesistenza di una fasciasolare (sunbelt) in cui linsolazione annua sempre rile-vante. La densitdi potenza della radiazione solare minore di quella al limite dellatmosfera per gli assor-bimenti dovuti alle molecole e al pulviscolo atmosferi-
co e per la diffusione (di un 10% circa) da parte delle
molecole dellatmosfera. La massima densitdi radia-zione solare diretta al suolo, in assenza di nubi, intor-no a 950 W/m2 (cui va aggiunta la componente diffusa).
In generale ci si riferisce a un valore di irraggiamen-to convenzionale sulla superficie terrestre per poter
548 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
GENERAZIONE ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI
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confrontare le prestazioni di moduli e sistemi fotovol-
taici tra loro, mentre ci si riferisce ai dati climatici loca-
li, se disponibili, per dimensionare correttamente le
installazioni reali. Viene cosdefinito il cosiddetto Soleconvenzionale in corrispondenza a una massa daria glo-bale 1,5 (oAir Mass, AM1,5; lAir Mass relativa alladistanza percorsa dalla radiazione nellatmosfera ed data dalla secante dellangolo q tra la normale al suoloe la posizione del Sole, cioAMsecq, AM1 se q0),pari a 1.000 W/m2 (tenendo conto delle componenti sia
diretta sia diffusa della radiazione). Il Sole convenzio-
nale corrisponde al livello di irraggiamento sulla super-
ficie della Terra a un angolo di circa 49. La radiazio-ne al limite dellatmosfera corrisponde a massa dariazero (AM0).
Semiconduttori
I materiali con i quali realizzare celle fotovoltaiche
sono numerosi e con caratteristiche anche molto diffe-
renti tra loro. Per esempio vi sono i semiconduttori inor-
ganici allo stato solido, tra i quali il silicio di gran lungail piutilizzato, analogamente a quanto accade per letecnologie elettroniche; tra gli altri citiamo il germanio
e composti tra elementi del III e del V gruppo (GaAs,
InP) o del II e del VI (CdTe, CdS) della tavola periodi-
ca degli elementi, come anche composti a tre o piele-menti (InGaN, GaInP). Tra i materiali usati per celle del
tipo Becquerel vi il biossido di titanio (TiO2) con alcu-ni additivi coloranti, mentre per celle organiche vengo-
no usate nanostrutture quali il fullerene (C60) o i poli-meri coniugati. Altri materiali sono allo studio, tra cui le
nanostrutture di silicio. Per una descrizione del funzio-
namento di celle solari basate sulla tecnologia pidif-fusa, quella del silicio, v. oltre.
Propriet del silicio
Elemento del IV gruppo, il silicio ha 4 elettroni di
valenza che, nella forma cristallina ideale, formano altret-
tanti legami covalenti con altri atomi di silicio, ovvero
legami in cui ogni atomo mette in comune uno dei pro-
pri elettroni di valenza con i primi vicini, raggiungen-
do cosla configurazione elettronica stabile (ottetto). Il
silicio non esiste in forma pura in natura, pur essendo il
secondo elemento piabbondante sulla Terra dopo los-sigeno. Si trova invece sotto forma di vari minerali, quali
la silice (biossido di silicio), e per essere trasformato in
cristalli della purezza desiderata necessita di particolari
lavorazioni (v. oltre).
In un semiconduttore quale il silicio, nello stato lega-to e allo zero termodinamico, non vi sono elettroni dispo-
nibili per la conduzione elettrica e il solido si comporta
come un isolante. A temperature diverse dallo zero, inve-
ce, lagitazione termica permette ad alcuni elettroni diliberarsi, anche se il loro numero molto piccolo. Moltipielettroni si possono liberare se il silicio viene illu-minato con una radiazione luminosa i cui fotoni abbia-
no energia sufficientemente elevata, come per esempio
si ha per parte dello spettro solare. La parte di spettro
solare a pielevata energia tende pera interagire congli strati piinterni degli atomi, senza contribuire allef-fetto fotovoltaico. Lenergia di legame degli elettroni delsilicio circa 1,12 eV, che corrisponde a fotoni di unaradiazione con una lunghezza donda di 1.100 nm (vici-no infrarosso).
Il fenomeno fotovoltaico, e molte altre proprietdeisemiconduttori in genere, si possono spiegare in manie-
ra completa con la teoria delle bande elettroniche nei
solidi. Mentre in un atomo esiste solo un insieme di livel-
li energetici discreti occupabili dagli elettroni, quando
molti atomi vengono avvicinati per formare un solido, i
livelli si fondono per dare luogo a delle bande di livelli
energetici ammessi, separate da zone vuote (nel caso disolidi ideali; fig.2). Lampiezza delle zone con livelli nonammessi detta banda proibita (band gap) e corrispondealla minima energia necessaria per portare elettroni da
una banda interamente occupata, e quindi senza possi-
bilitdi movimento (banda di valenza), a una non occu-pata (banda di conduzione), tenendo in considerazione
che gli elettroni occupano prima gli stati a minore ener-
gia. Questa rappresentazione equivalente al passaggiodallo stato covalente legato a uno libero (allinterno delsolido) per uno degli elettroni piesterni degli atomi disilicio. In realt, le bande energetiche hanno andamenti
picomplessi, legati alla struttura tridimensionale dei
549VOLUME III / NUOVI SVILUPPI: ENERGIA, TRASPORTI, SOSTENIBILIT
CONVERSIONE DELLENERGIA SOLARE
energia
d
banda proibita(band gap)
banda diconduzione
banda divalenza
livelli atomicidiscreti
distanza atomica
fig. 2. Schematizzazione
semplificata
della formazione
di bande di livelli energetici
di un semiconduttore
al diminuire della distanza
tra gli atomi.
La distanza drappresenta
il semiconduttore
in equilibrio.
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cristalli, alla temperatura e alle proprietdi simmetriadei reticoli cristallini e del tipo dei legami tra gli atomi.
Generalmente, lampiezza della banda proibita non costante e in particolare, nel caso del silicio, il minimo
della banda di conduzione non corrisponde al massimo
della banda di valenza (si dice, in tal caso, che il semi-
conduttore ha gap indiretto).La forma e la natura della banda proibita influenza-
no profondamente le proprietdei semiconduttori, par-ticolarmente per quanto riguarda linterazione con laradiazione elettromagnetica.
Oltre al band gap, unaltra grandezza significativa il livello di FermiEF, ovvero lenergia al di sotto dellaquale tutti gli stati risultano occupati e al di sopra vuoti.
In assenza di impurezze e imperfezioni reticolari, il livel-
lo di Fermi al centro della banda proibita (fig. 3).Il modello a bande permette di spiegare con relativa
semplicitil meccanismo di funzionamento delle cellesolari. Quando un elettrone viene portato in banda di
conduzione in seguito allassorbimento di un fotone suf-ficientemente energetico, lascia in banda di valenza una
mancanza (o vacanza) di un elettrone, detta lacuna, in
grado di muoversi nel semiconduttore e che si compor-
ta come una pseudoparticella con la stessa carica del-
lelettrone ma di segno opposto.La conduzione elettrica nei semiconduttori, quali il
silicio, dovuta a un flusso di elettroni in direzione oppo-sta a quello delle lacune. Tuttavia il silicio puro ha una
bassa densitdi portatori liberi, anche in presenza di una
radiazione luminosa. una pratica comune quella diinserire quantitcontrollate di alcuni elementi, ovverodrogare il semiconduttore per migliorarne le proprietdi trasporto elettrico. Gli elementi solitamente usati per
il silicio di uso fotovoltaico sono il fosforo pentavalen-
te e il boro trivalente. Tali elementi vengono inseriti in
quantitutili per aumentare il numero di portatori, senzaalterare significativamente le proprietoptoelettronichedel silicio. Nel caso del fosforo, lazione di questi ele-menti quella di dare la disponibilitdi un elettrone libe-ro aggiuntivo rispetto alla simmetria tetravalente del sili-
cio, dotandolo in tal modo di un eccesso di portatori nega-
tivi. Nel caso del boro si ha una lacuna aggiuntiva e ilmateriale ha un eccesso di portatori positivi. Si dice con-
venzionalmente che il silicio drogato con boro di tipop mentre il silicio drogato con fosforo di tipo n.
Utilizzando le tecniche di drogaggio, si riesce ad
aumentare anche di 10.000 volte la densitdi elettroni(o lacune) dal livello di 1012 cm3 del silicio intrinseco
a 1016 cm3 nel caso tipico del boro, il piutilizzato nellafabbricazione di cristalli per uso fotovoltaico. In genere
gli strati con drogaggio in fosforo hanno densitancoramaggiori. Questo permette di approssimare la densitdiportatori in eccesso a temperatura ambiente con la den-
sitdi tale drogante.Dal punto di vista dello schema a bande, le specie
droganti hanno leffetto di introdurre dei livelli energe-tici in prossimitdei bordi (della banda di valenza nelcaso di boro e della banda di conduzione nel caso di
fosforo) e quindi di spostare il livello di Fermi in pros-
simitdei bordi opposti, rendendo disponibile una mag-giore quantitdi livelli energetici. Quando il semicon-duttore drogato viene illuminato, si crea una coppia di
portatori in eccesso: un elettrone e una lacuna. Uno di
tali portatori sarmaggioritario e laltro minoritario, a
seconda della caratteristica del materiale. Per esempionel caso del silicio di tipo p, che ha un eccesso di lacu-
ne, il portatore minoritario sarun elettrone.Anche se la densitdi portatori fotogenerati comun-
que piccola rispetto a quella degli atomi droganti, i por-
tatori minoritari rivestono un ruolo piimportante, permolti aspetti del funzionamento delle celle solari, di quel-
li maggioritari (in questo caso lacune). Quando la den-
sitdi drogaggio prossima a quella degli atomi di sili-cio (51022 atomi cm3), il semiconduttore si dice dege-
nere e la descrizione del materiale in termini di bande picomplessa.
Propriet ottiche
La capacitdei semiconduttori di assorbire la radia-zione non costante su tutto lo spettro. Per ogni mate-riale, infatti, si ha un coefficiente di assorbimento a, unaproprietottica che deriva anchessa dalla struttura abande del semiconduttore ed funzione della lunghez-za donda. Infine ogni materiale ha un coefficiente diriflessione e si avranno componenti trasmesse, riflesse
e assorbite, differenti a seconda della lunghezza donda.Non tutta la luce incidente puessere assorbita dal mate-riale e non tutta la luce assorbita partecipa in uguale
misura alla creazione di portatori, dato che lintensitIdella radiazione diminuisce nel mezzo, secondo la legge:
550 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
GENERAZIONE ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI
energia di unelettrone libero
EF, livello di Fermi
banda diconduzione
q
Ec
Ev
E
banda divalenza
EG
fig. 3. Diagramma a bande semplificato.
Ev il bordo della banda di valenza,Ec il bordo della banda di conduzione,EGil band gap, qc laffinitelettronica.
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II0eax (doveI0 lintensitdella radiazione inciden-
te ex lo spessore del materiale attraversato), che impli-
ca, dato landamento al variare della lunghezza dondadel coefficiente di assorbimento, che la radiazione pienergetica venga assorbita negli strati pisuperficialidella cella solare, mentre quella meno energetica venga
assorbita piin profondit.Ne segue che esistono dei valori di spessore ottima-
li per ciascun tipo di semiconduttore, in base alle pro-
prietottiche del materiale. Nel caso del silicio tali spes-sori variano da pochi micron a circa 300 micron (3/10
di millimetro).
Generazione-ricombinazione
Il tasso di generazione di coppie di portatori lega-to alla capacitdel materiale di assorbire efficacemen-te la luce incidente, ovvero alla capacitdi creare unacoppia elettrone-lacuna per ogni fotone incidente. Tale
capacitmisurata da una grandezza chiamata rispostaspettrale (SR, Spectral Response), data dal rapporto fra
la corrente generata e la potenza incidente e pari a
elSR13QE
hc
dove QE (efficienza quantica) il rapporto tra fotoniincidenti e coppie di portatori generate, l la lunghez-za donda ed e il valore assoluto della carica dellelet-trone.
In particolare, per il caso di celle solari al silicio, QE
assume la forma riportata in fig. 4. Si vede chiaramentecome la cella solare non sia in grado di utilizzare tutta
la radiazione solare. Inoltre la cella non assorbe con la
stessa efficacia tutti i fotoni conEEG, perchquellipienergetici creano coppie di portatori presso la super-ficie, dove si ha forte ricombinazione per la presenza di
livelli energetici nella banda proibita dovuti alla discon-
tinuitmateriale-aria; daltra parte, i fotoni piprossimi
alla soglia della banda proibita vengono assorbiti a una
distanza considerevole dalla superficie illuminata e,
se la qualitdel materiale non adeguata, i portatorisi ricombinano prima di essere utilizzati. Inoltre, la
quantittotale di fotoni assorbiti dipende dalla fra-zione di radiazione riflessa dalla superficie. Lintegralesulle lunghezze donda di QE legato alla corrente dicorto circuito. I fotoni con energia inferiore allam-piezza della banda proibita non vengono assorbiti; per-
cial disotto della soglia energetica, QE nullo. Civero anche se lenergia dei fotoni sensibilmente pielevata di quella del band gap. Anche lassorbimentodovuto a portatori ginella banda di conduzione nonha effetto sui meccanismi di trasporto dellenergia elet-trica delle celle, ma di fatto un ostacolo alla genera-zione fotovoltaica. Tale fenomeno si verifica tipica-
mente in materiali molto drogati, o puessere signi-ficativo presso i bordi delle bande e non va incluso nel
calcolo di a(x).Nel caso di dispositivi elettrochimici o basati su mate-
riali polimerici, lassorbimento della radiazione lumi-nosa crea coppie elettrone-lacuna in uno stato eccitato
(eccitoni oppure orbitali molecolari eccitati), che ten-
dono a ritornare molto velocemente allo stato iniziale a
causa dellelevata attrazione elettrostatica (i tempi diricombinazione sono dellordine di 1012 s). In questocaso, la possibilitdi generare una fotocorrente lega-ta alla capacitdi separare gli elettroni dalle lacune moltovelocemente, attraverso soluzioni redox o per mezzo di
materiali carichi che accettino le cariche fotogenerateconvogliandole in un circuito elettrico.
I portatori fotogenerati tendono a ricombinarsi, e tale
processo pirapido se nel materiale esistono dei difet-ti che catturano i portatori. Poichinevitabile che visiano difetti nei materiali, dati da impurezze quali altre
specie atomiche, da distorsioni nel reticolo cristallino o
da effetti superficiali, la capacitdi sfruttare al meglio iportatori fotogenerati dipende dalle proprietdel mate-riale. La qualitdel semiconduttore viene generalmen-te espressa in termini di grandezze quali il tempo di vita
te la lunghezza di diffusioneLddei portatori minorita-
ri, definiti rispettivamente come il tempo medio neces-sa