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1 542 CO 542 1 MARGUERITE GUILLOT (II, 151, 136) Chaintré, 2 gennaio 1856. Signorina, la ringrazio degli appunti sul Terz’Ordine, che mi ha gentilmente mandato: essi mi saranno molto utili. Alle due ragioni che mi porta se ne aggiunge una terza locale, che annulla le altre due e risponde a tutto. Grazie degli auguri; li ho ricambiati ai piedi del presepio, offrendo i suoi sacrifici, i suoi dolori e le sue speranze. Ciò che proviene dal presepio è così amabile e soprattutto tanto potente! Mi sentivo un poco a disagio nell’offrire la sua povertà, ma là essa è divenuta regale e divina e perciò l’ho fatto. Il suo manuale progredisce lentamente, nonostante mi occupi di questo a partire dalle 6,15 del mattino dopo la meditazione e la messa. Quando si è poveri occorre del tempo per raccogliere i propri pensieri e ancora di più per scriverli. Preghi per me sempre. Penso che andrà a cercarsi le sue strenne spirituali ai piedi del SS. Sacramento e che là non mi dimenticherà. I miei auguri più sinceri e devoti a tutte le sue sorelle. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard. 543 CO 543 PADRE DE CUERS (I, 8, 7) Sia lodato Gesù Eucaristia. Maubel, 20 gennaio 1856. Carissimo amico e fratello, ho ricevuto il suo biglietto: Dio ricompensi con il centuplo la madre e la figlia che sono venute a portarmelo. Attendo entro tre o quattro giorni una lettera da Lione, che mi comunicherà la data della mia partenza da qui, ma temo che sarò costretto a fermarmi fino alla metà di febbraio. Appena l’avrò ricevuta glielo farò sapere. Questo sacerdote non è di Angers, ma di Tours; disgraziatamente non ho il suo indirizzo, perché l’ho dimenticato a Lione. Ho visto il reverendo Audibert: sta bene e ci è molto affezionato, ma non può venire per il momento, aspetta me. Sono contento di sapere della disposizione favorevole dell’ordinario di cui mi parla; è l’aurora che si leva. Perciò se non va a Parigi prima dell’inizio di febbraio, ci potremo scrivere ancora. Suo dev.mo Eymard. Rev. de Cuers - rue St-Savournin 24 - Marsiglia (Rhône). 544 CO 544 PADRE DE CUERS (I, 7, 6) Sia lodato Gesù Eucaristia. Giovedì, 1856. Carissimo amico e fratello in Gesù Cristo, mi è stato affidato l’incarico di visitatore di Maubel e sono appena ritornato; questo è il motivo del mio ritardo. Mi sembra che bisogna rimandare il contratto di affitto di cui mi parla: il suo soggiorno presso 1 Per facilitare una ricerca negli originali, è stato inserito a destra di ogni lettera il rispettivo codice di riferimento dell’edizione francese: OEuvres Complètes, Centro Eucaristico / Nouvelle Cité, 2008, 17 vol.

542 CO 542 MARGUERITE G - eymard.curiasss.neteymard.curiasss.net/it/Lettere_vol_II/2_Lettere_1856_1857.pdf1 542 CO 542 1 MARGUERITE GUILLOT (II, 151, 136) Chaintré, 2 gennaio 1856

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542 CO 5421 MARGUERITE GUILLOT (II, 151, 136)

Chaintré, 2 gennaio 1856.

Signorina, la ringrazio degli appunti sul Terz’Ordine, che mi ha gentilmente mandato: essi mi saranno molto utili. Alle due ragioni che mi porta se ne aggiunge una terza locale, che annulla le altre due e risponde a tutto.

Grazie degli auguri; li ho ricambiati ai piedi del presepio, offrendo i suoi sacrifici, i suoi dolori e le sue speranze. Ciò che proviene dal presepio è così amabile e soprattutto tanto potente! Mi sentivo un poco a disagio nell’offrire la sua povertà, ma là essa è divenuta regale e divina e perciò l’ho fatto. Il suo manuale progredisce lentamente, nonostante mi occupi di questo a partire dalle 6,15 del mattino dopo la meditazione e la messa. Quando si è poveri occorre del tempo per raccogliere i propri pensieri e ancora di più per scriverli.

Preghi per me sempre. Penso che andrà a cercarsi le sue strenne spirituali ai piedi del SS. Sacramento e che là non mi dimenticherà. I miei auguri più sinceri e devoti a tutte le sue sorelle. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.

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CO 543 PADRE DE CUERS (I, 8, 7) Sia lodato Gesù Eucaristia. Maubel, 20 gennaio 1856.

Carissimo amico e fratello, ho ricevuto il suo biglietto: Dio ricompensi con il centuplo la madre e la figlia che sono venute a portarmelo. Attendo entro tre o quattro giorni una lettera da Lione, che mi comunicherà la data della mia partenza da qui, ma temo che sarò costretto a fermarmi fino alla metà di febbraio. Appena l’avrò ricevuta glielo farò sapere. Questo sacerdote non è di Angers, ma di Tours; disgraziatamente non ho il suo indirizzo, perché l’ho dimenticato a Lione. Ho visto il reverendo Audibert: sta bene e ci è molto affezionato, ma non può venire per il momento, aspetta me. Sono contento di sapere della disposizione favorevole dell’ordinario di cui mi parla; è l’aurora che si leva. Perciò se non va a Parigi prima dell’inizio di febbraio, ci potremo scrivere ancora. Suo dev.mo Eymard. Rev. de Cuers - rue St-Savournin 24 - Marsiglia (Rhône).

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CO 544 PADRE DE CUERS (I, 7, 6) Sia lodato Gesù Eucaristia. Giovedì, 1856.

Carissimo amico e fratello in Gesù Cristo, mi è stato affidato l’incarico di visitatore di Maubel e sono appena ritornato; questo è il motivo del mio ritardo.

Mi sembra che bisogna rimandare il contratto di affitto di cui mi parla: il suo soggiorno presso

1 Per facilitare una ricerca negli originali, è stato inserito a destra di ogni lettera il rispettivo codice di riferimento dell’edizione francese: Œuvres Complètes, Centro Eucaristico / Nouvelle Cité, 2008, 17 vol.

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M. Dupuy e il fatto che io non sono libero in questo momento, ci costringono a rinviarlo. Ma certamente questa occasione non ci sfuggirà. Quando Gesù volle fare la Cena eucaristica, fissò il giorno e il Cenacolo. Bene! aspettiamo.

Per favore, ritiri dal Monte di Pietà gli oggetti indicati sul foglio accluso e me li porti. Tanti saluti eucaristici al reverendo Brunello. Suo aff.mo in Nostro Signore Eymard.

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CO 545 PADRE DE CUERS (I, 8, 8)

Belleville, 13 febbraio 1856.

Carissimo fratello in Gesù Eucaristia, mi trovo per una giornata all’ospedale come confessore straordinario e voglio scriverle due righe. Ho avuto un lungo colloquio con il p. Generale sull’opera del SS. Sacramento nei termini in cui ne abbiamo parlato noi, vale a dire che:

1. non ho chiesto di essere dispensato dai voti, e non ritengo di avere una vocazione straordinaria per chiederne lo scioglimento; solo il Papa o egli stesso sarebbero in grado di risolvere questa questione di diritto;

2. ho lavorato a quest’opera convinto che egli avrebbe dato il suo contributo o per favorirla come un’opera importante o per adottarla, entro limiti ampi e straordinari, come una peculiarità che rientrava nella vocazione e da regolare con un provvedimento particolare.

Il Padre Generale mi ha ascoltato con pazienza e benevolenza. Capii però che era sua intenzione di dire al Papa che egli non avrebbe dato il proprio consenso allo scioglimento dei miei voti, e che avrebbe supplicato il Papa di non farlo per il bene della Società. In un momento successivo, mi disse che avrebbe parlato al Papa dell’opera, e che era disposto a fare ciò che il Papa avrebbe detto.

Ne presi allora occasione per manifestargli le mie attrattive, descrivergli il bene che l’opera potrà fare, il prestigio che ne deriverebbe alla Società, che già per il passato ha favorito o promosso diverse opere di quel genere, e che Dio lo ha coinvolto nella nascita di quell’opera. Egli mi ha ascoltato con molta attenzione. Ho insistito soprattutto sul fatto che, permettendomi ad esempio di dedicarmi all’opera per lo spazio di due anni, la Società senza assumersi alcuna responsabilità né alcun impegno, avrebbe avuto il tempo di verificare se Dio la voleva e in quali termini.

Ecco quello che penso; lo esamini davanti a Dio. Vorrei scrivere una supplica al Papa firmata da tutte le persone che desiderano farne parte e dal vescovo di Parigi, se possibile, o dal suo ausiliare o dal vicario generale, e inviarla a Roma tramite il Nunzio di Parigi. La supplica dovrebbe contenere:

1. la descrizione dell’opera nelle sue linee essenziali; 2. la mia petizione; 3. gli incoraggiamenti del Santo Padre; 4. la richiesta della disponibilità della mia persona per due anni o per un tempo qualsiasi; 5. che il p. Generale, venendo a Roma, gli parlerà dell’opera; 6. e che tutto è pronto. Quindi lei la farà firmare da tutti gli aspiranti. Lei comprende che non posso farlo

personalmente - sono ben undici le firme da raccogliere -; la faccia firmare anche da quelli che, pur volendo far parte dell’opera, non possono per ora venire.

Tanti saluti. Sabato parto per St-Chamond e di là le spedirò la risposta per il sacerdote di Tours; solo l’altro ieri ho rintracciato la sua lettera. Preghi per me. Suo dev.mo Eymard.

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546 CO 546 MARIANNE EYMARD (III, 112, 103)

Lione, 15 febbraio 1856.

Carissime sorelle, vengo per darvi le notizie della piccola Bernard, che è stata accolta alla Provvidenza della signora d’Hareng. Ella sta bene, mi ha riferito qualche giorno fa questa eccellente signora; sembra che si sia abituata subito al nuovo genere di vita. Per la bambina che ancora resta a La Mure ecco che cosa abbiamo deciso: appena avrà fatto la prima comunione, la signorina de Revel la chiamerà per qualche mese a Lione nell’attesa di farla ammettere al Patronato; là si troverà bene e potrà imparare un mestiere. Favorite farmi sapere quando sarà possibile ammetterla alla prima comunione. Sono molto addolorato nell’apprendere che Nanette è sempre in preda alle coliche e che è sofferente. Curatevi ben bene, mie care sorelle, soprattutto evitate di bagnarvi e di tenere i piedi freddi. Domani partirò per una missione insieme con due altri padri; pregate il buon Dio che voglia benedire il nostro ministero. La mia salute è buona. Sono tornato da poco da Tolone, dove mi sono recato per una visita. Credetemi sempre, carissime sorelle, vostro aff.mo in Nostro Signore fratello Eymard, p.m. P.S. Questo è il mio recapito fino alla Pasqua: a ... St-Chamond (Loire).

547

CO 547 PADRE DE CUERS (I, 10, 9) Sia lodato Gesù Eucaristia. St-Chamond, presso il parroco di St-Pierre, 1° marzo 1856.

Carissimo amico e fratello in Nostro Signore, attendo qui, presso le suore del Sacro Cuore a Marmoutiers vicino Tours, la risposta del reverendo Renard: gliela spedirò appena l’avrò ricevuta. Sono molto ansioso di avere sue notizie e di conoscere la sua opinione sull’ultima mia lettera. Il p. Generale è partito per Roma il 25 febbraio. Se lei è del parere di non fare alcun passo presso il Papa e di lasciare agire la divina Provvidenza, bene! Mi era venuta l’idea di informare il p. Touche, ma mi sono trattenuto perché non so cosa lei ne pensa, e se crede di fare qualcosa, e persino se non si è scoraggiato di fronte a tutte queste difficoltà. Se così fosse, ma non oso crederlo, io mi comporterò come il marinaio a cui altro non resta per salvarsi che una piccola tavola e che si abbandona in balia dei venti e delle tempeste, ma sempre pieno di fiducia nella divina bontà di Dio. Io soffro e spero. Intuisco che l’opinione del Superiore, manifestata di persona, sarà determinante e che forse tornerà cantando vittoria; ma se Dio vuole quest’opera di amore, essa seguirà il destino della sepoltura del nostro buon Maestro. Le ripeto, io soffro molto, e ciò mi consola e mi fortifica.

Non le dico nulla su questa missione; la prima settimana ho sofferto un poco, ma non mi sono tirato indietro: Dio mi fortifica in maniera straordinaria nel momento del bisogno. Anche questa settimana ha avuto le sue piccole prove, ma tiro avanti e predico come se non avessi alcun disturbo. Dio ci benedice. Resteremo qui fino a Pasqua; mi scriva qualche riga, perché le attendo con un vivo desiderio. Suo aff.mo in Cristo Eymard, p.m. P.S. Incomincio il mese di san Giuseppe con l’intenzione di ottenere da questo caro santo che ha tanto

amato Gesù, la sua protezione e il suo aiuto per l’opera eucaristica. Voglia unirsi a me.

4

548 CO 548 PADRE DE CUERS (I, 11, 10) Sia lodato Gesù Eucaristia. St-Chamond, 12 marzo 1856.

Carissimo amico e fratello in Nostro Signore, ho ricevuto con animo grato la sua lettera. Ho un po’ di tempo libero, e ne approfitto per mandarle in fretta due righe.

1. Può scrivermi qui fino al mercoledì dopo Pasqua; mi scriva in tutta schiettezza di cuore. 2. Mi faccia avere al più presto copia della mia lettera al Papa. Voglio scrivere al p. Generale a

Roma per esporgli il fine e i mezzi dell’opera e fargli leggere la mia supplica al Papa. Voglio fare questo tentativo perché ci rifletta, e se continua ad opporsi alla mia piena libertà mi conceda almeno un permesso temporaneo. Il mio scopo nello scrivergli è di impedire che sia presentata all’autorità una domanda in termini perentori.

3. Il p. Touche mi ha scritto una lettera cordiale incoraggiandomi a dedicarmi all’opera. 4. Sono sempre in attesa della risposta del reverendo Renard di Tours. 5. Con immenso piacere andrei a Carcassonne o verrei a Parigi per incontrare questo santo e

zelante vescovo di Carcassonne; ma credo sia più facile chiedere un permesso per Parigi, perché solleverebbe meno sospetti.

6. Dio mi sostiene, a dirlo con franchezza dovrei trovarmi lungo e disteso a letto. Mi mandi le notizie dei nostri giovani a Saint-Sulpice. Ho soltanto il tempo di abbracciarla “in

osculo sancto”. Eymard, s.m. Rev. de Cuers - rue des Ursulines, 12 - Parigi.

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CO 549 PADRE FAVRE (V, 264, 1) Sia lodato Gesù Cristo. Saint-Chamond, 17 marzo 1856.

Reverendissimo padre, mi è spiaciuto molto non averla potuto vedere prima della sua partenza per Roma. Dio non l’ha voluto; in compenso noi preghiamo molto per il suo lieto soggiorno e il suo felice ritorno. La missione di Saint-Chamond ci dà grandi soddisfazioni; Dio benedice le nostre preghiere. Il p. Ducournau fa molto bene ed è sempre pieno di zelo; il p. Touche lavora molto e sono stati assai contenti di tutte le sue istruzioni. Non posso ringraziare abbastanza il buon Dio di sostenermi in mezzo a tutte le mie pene e alle veglie inseparabili da una missione in pieno svolgimento.

Le avevo promesso, reverendissimo padre, di farle avere la supplica che avevo mandato al Papa; l’ho ricevuta solo ieri e gliela spedisco immediatamente. Non ho lo schema di progetto della Società presentato a Sua Santità, ma coincide con il pensiero dominante della supplica. Vi si tratta:

1. del fine: la santificazione dei membri con l’adorazione perpetua e la santificazione del prossimo con le associazioni di adoratori, i ritiri e soprattutto le prime comunioni degli adulti;

2. delle persone: sono previste tre classi: religiosi eucaristici sacerdoti, fratelli e aggregati; gli aggregati saranno distinti in due sottogruppi: i sacerdoti in pensione e i secolari nel mondo;

3. dei tre voti semplici. Quanto a me, lei conosce le mie convinzioni. Io dichiaro che questo pensiero eucaristico, che

mi perseguita da cinque anni, non mi è venuto per un sentimento di insoddisfazione nei confronti della Società di Maria, né per il desiderio della perfezione personale, ma solo per la maggior gloria

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di Gesù. Mi hanno proposto di chiedere la dispensa dai voti per dedicarmi completamente a quest’opera; ma la convinzione che avevo che lei mi avrebbe dato il permesso di dedicarmici per un certo tempo, mi ha indotto a scartare questa proposta e mi piace credere che Dio, se non mi trova troppo indegno, inclinerà la sua volontà verso quest’opera d’amore. Ho fermato una supplica collettiva, con l’avallo di un vescovo, che chiedeva al Papa un documento scritto per sollecitare la disponibilità della mia persona alla sua paternità.

I miei sentimenti sono sempre gli stessi: io sono, è vero, assolutamente disposto a servire questa bella opera, ma senza turbamento né inquietudine. Noti, reverendissimo padre, che le grandi associazioni delle opere del SS. Sacramento esistenti in Francia sono state fondate da un religioso marista o sotto la tutela della Società; non è una grande consolazione per essa? Ora che Dio le ha dato nel p. Martin un eccellente direttore del Terz’Ordine e che egli è contento di questa bella missione, non sembra che Dio mi voglia lasciare libero e che l’autorizzazione temporanea che chiedo non può nuocere, perché sarà come un periodo di riposo e una missione di zelo che l’obbedienza mi affiderà? Mi perdoni questa nuova confidenza; mi sarei rimproverato di non averla fatta nei giorni in cui tratta le grandi questioni della Società. Non ho bisogno di dirle, reverendissimo padre, con quale abbandono e con quale indifferenza religiosa metto nuovamente la mia anima ai suoi piedi, disposto a tutto ciò che deciderà il suo zelo per la gloria di Dio, e la sua prudenza. La prego di scusare le incongruenze di questa mia lettera. Incalzato da ogni parte, non ho che il tempo di dirmi suo figlio Eymard, p.m.

550

CO 550 PADRE DE CUERS (I, 11, 11)

[St-Chamond], Giovedì, [20 marzo] 1856.

Carissimo fratello in Nostro Signore, tutto è partito per Roma e vi sta arrivando. Dio accompagni e benedica questo nuovo tentativo; io l’ho fatto con tutta la libertà e la deferenza di cui sono capace. Nel profondo del cuore provo speranza e fiducia. Dio ha fatto trovare un eccellente direttore per il Terz’Ordine di Maria, che volevano affidare a me; e così si è avverato ciò che andavo dicendo, che non vi sarei cioè stato nominato. Quindi sono libero da ogni carica. Non sapevo che il p. Juillard si trova presso le suore della Riparazione. Io non ho alcun rapporto con lui; egli è succube del p. Colin, a giudicare dai precedenti. Non ho scritto alla superiora della Riparazione, né ho l’intenzione per il momento di farlo, per prudenza ed anche per ponderare bene le cose. L’essenziale è di non legarci. Bisognerà discuterne a viva voce; se verrò a Parigi il mese di maggio, allora tutto sarà messo sul tappeto. Vorrei sapere che ne è stato del progetto di monsignor Lucquet; cosa lei stesso pensa dell’unione con la Riparazione, e soprattutto se l’arcivescovo o il suo ausiliare è favorevole al nostro progetto così come l’abbiamo presentato; vorrei conoscere anche che tipi di persone gravitano attorno alla Riparazione.

Non ho ricevuto alcunché dal reverendo Renard, forse è deceduto. Ho l’intenzione di scrivere alla superiora del Sacro Cuore.

Oggi è Giovedì santo! Con quanta insistenza ho chiesto a Nostro Signore che si degni di gradire questa piccola guardia d’onore, di radunarla attorno a sé, di benedirla e di adottarla! Sono certo che tale è stata anche la sua preghiera. Lei ha il tempo di scrivermi ancora una lunga lettera qui: mi fermerò infatti fino alla metà della prossima settimana.

Saluti, mio caro amico; sono atteso. Suo aff.mo nell’Ostia divina Eymard. Rev. de Cuers - rue des Ursulines, 12 - Parigi.

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551 CO 551 MARGUERITE GUILLOT (II, 152, 137)

Saint-Chamond, giovedì 20 marzo 1856.

Ho un momentino libero, mia cara figlia, e vengo per ringraziarla del suo gentile ricordo. Se non ho avuto il tempo per risponderle subito, l’ho però fatto davanti a Dio: siamo infatti sovraccarichi di lavoro dal mattino fino alle 10 o 11 di sera. Non sto male: Dio mi assiste con la sua forza.

1. Ho 50 messe per il p. Champion; avrò anche le altre, spero ... 2. Intendo scrivere due righe alla signorina de Revel. Pare che il p. Generale ci abbia ripensato;

mi aveva detto che avrebbe fatto partire il p. Huguet prima della sua partenza per Roma. 3. Sono molto amareggiato per le indiscrezioni della signorina ... Io non le avevo più parlato di

alcunché: che miseria! 4. Quanto a lei se ne stia tranquilla. Chi deve lavorare insieme con me al Terz’Ordine è un santo

... è il p. Martin, superiore del Seminario maggiore di Digne, ma tenga la cosa per sé. A presto. Preghi san Giuseppe per me in questo momento e se le è possibile trascorra un giorno

in adorazione. Ho rinnovato i miei sentimenti di adorazione della volontà divina e di obbedienza al p. Generale che si trova a Roma. Egli dovrebbe ricevere la mia lettera proprio in questi momenti. Suo dev.mo Eymard. Sig.na Guillot Marguerite - rue du Juge de Paix 17, Fourvière, Maison des Carmélites - Lione (Rhône).

552

CO 552 SIGNORINA DE REVEL (III-S, 23, 14)

Saint-Chamond, Giovedì santo 20 marzo 1856.

Signorina e carissima sorella, ho letto con molta attenzione la sua cara lettera. Sono molto rammaricato per non averle risposto subito, ma noi siamo un po’ come gli Apostoli che non avevano il tempo di mangiare.

Avevo chiesto al Signore di andare fino in fondo, e la sua bontà si è degnata di esaudirmi. La povera natura si trascina, ma la grazia la fa camminare e spesso il buon Dio la porta come un buon padre. Quello che è accaduto con il p. Huguet non mi dispiace troppo, perché è una buona lezione e una norma da precisare bene. A dispiacermi molto è invece il modo con cui si comporta con lei e con la signorina Guillot. Se egli sapesse quanto ciò fa soffrire il p. Generale! Lei ha fatto bene a comportarsi come ha fatto. In fatto di ammissioni, un direttore deve tenersene al di fuori per non esercitare un potere dispotico ed una autorità spesso odiosa.

Non tengo affatto all’ammissione della signorina Decailles. Siccome però ha 28 anni ed è ben decisa a non sposarsi, giudichi lei se è conveniente. Io preferirei aspettare ancora, in attesa che questo punto dell’ammissione delle piccole figlie sia ben precisato. Non è molto sicuro che il ritiro del p. Huguet per le signore si terrà. Forse una decisione sarà presto presa. Resista al male e sia ricca della misericordia e della bontà infinita di Dio. La santa volontà di Dio sia il bastone della sua vecchiaia, l’alimento quotidiano, il riposo della sera e del mattino. Come si sta bene, quando si riesce ad accontentarsene! Dio benedice le nostre povere parole. Bisogna proprio dire che Dio ha scelto la debolezza e il nulla per fare risplendere il suo amore. Addio, mia buona e carissima figlia. Lei sa che io sono per la vita, per la morte e per l’eternità, suo dev.mo in Nostro Signore Eymard. Sig.na de Revel - rue Ste-Hélène - Lione (Rhône).

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553 CO 553 PADRE DE CUERS (I, 13, 12) Sia lodato Gesù Eucaristia. Lione, Annunciazione, 31 marzo 1856.

Carissimo amico e fratello in Gesù Cristo, non mi è stato possibile portare a termine questa lettera a St-Chamond, perciò la rifaccio qui. Finalmente sono libero dagli impegni della missione; mi sento un po’ stanco, è vero, ma sto abbastanza bene per sperare che un po’ di riposo potrà in breve tempo ritemprare le mie forze. Senza dubbio è la grazia di Dio che ha fatto tutto; io ho lavorato come gli altri, e ciò mi ha molto incoraggiato.

Ho lodato Dio per le sue idee che collimano perfettamente con le mie. Qui ho incontrato il p. Colin, ed abbiamo parlato diffusamente della nostra cara opera. Gli ho detto con chiarezza:

1. che mai ci metteremo sotto la guida delle donne, ed egli è d’accordo; 2. che non vogliamo chiamarci riparatori, ma bensì religiosi del SS. Sacramento perché

intendiamo fare nostro tutto il pensiero eucaristico; egli ha riconosciuto che effettivamente il titolo di riparatori non è conveniente.

3. che vogliamo proporci l’idea attiva e contemplativa; attiva, per allargare il cerchio eucaristico mediante gli associati, promuovere l’opera dei ritiri, delle prime comunioni degli adulti e, in futuro, quella degli associati sacerdoti in pensione.

A questo punto egli ha pensato che forse sarebbero state due le opere, la sua e la nostra, ma che sarebbe auspicabile ce ne fosse una soltanto. Se proprio non vogliamo formare un solo e unico corpo con le riparatrici, potremmo almeno aiutarle con la nostra collaborazione ...

Ho risposto che quando avrò il permesso o la libertà, esamineremo la questione della fusione; che non siamo contrari per principio e che siamo amici della Riparazione, ma che occorre attendere la grande soluzione da Roma.

Il p. Colin mi diceva che si doveva domandare puramente e semplicemente la dispensa dai voti. Gli ho risposto che prima vogliamo tentare tutte le vie amichevoli e di buona intesa, e che ci riserviamo di decidere più tardi.

Stando a quella lunga conversazione mi è parso di capire: 1. che si vuole dettare legge ed imporci idee preconcette; 2. trattarci come dei novizi, perché essi considerano il gruppo della Riparazione come un’opera

già in atto. Ma un piccolo gruppo composto da un laico e dal p. Juillard non merita ancora quel titolo, tanto più che il p. Colin mi ha detto che il p. Juillard deve rientrare al castello dove risiede; a Parigi è solo di passaggio;

3. io temo che l’influsso del p. Colin finisca col soffocare la nostra idea con la prima idea; mi ha sì detto che saremo noi i superiori, ma io non ci vedo chiaro.

Penso che, in qualità di sacerdoti, tocca a noi dare l’impulso e non subirlo dai laici; ritengo che dobbiamo conservare la nostra libertà invece di venderla o limitarla pur di vivere.

Perciò approvo appieno il suo modo di agire: continui per questa strada. Le preghiere delle anime sante e la speranza che questa sia l’ultima prova mi fanno ben sperare; ho fiducia. Ho trovato a St-Chamond due aspiranti. Ho visto il reverendo Dupuy, che è sempre deciso a raggiungerci, non appena avrà portato a termine la sua chiesa, ciò che avverrà entro breve - in ottobre. Ho un grande desiderio di incontrarmi a Parigi con monsignor de La Bouillerie e con il p. Hermann; prego Dio di procurarmi questo felice incontro.

Ancora qualche settimana e poi vedremo la santa volontà di Dio o la santa croce che trionfa. Io mi trattengo a Lione, ma ho bisogno di prendermi qualche giorno di riposo a Chaintré. Suo dev.mo in Gesù Cristo Eymard, s.

P.S. Potrà scrivermi presso la signorina Guillot con P.E. Rev. de Cuers - rue des Ursulines, 12 - Parigi.

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554 CO 554 PADRE DE CUERS (I, 15, 13) Sia lodato Gesù Eucaristia (per lei solo). Chaintré, par Mâcon, 22 aprile 1856.

Carissimo amico e fratello in Nostro Signore, «Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. ... hai spezzato le mie catene. A te offrirò sacrifici di lode e invocherò il nome del Signore» [Sal 116,12-13.16b-17]. «Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore Nostro Gesù Cristo» [1 Cor 15,57]. Questa mattina, nel cercare una colletta facoltativa per la messa, mi sono imbattuto nella 29ª: «Per domandare la carità: - O Dio, che a quelli che ti amano fai riuscire tutto vantaggioso, dà ai nostri cuori l’incrollabile sentimento del tuo amore, affinché i desideri, concepiti per tua ispirazione, non possano essere mutati da nessuna tentazione». E nell’orazione sopra le offerte: «O Dio, che coi sacramenti e coi precetti ci rinnovi a tua immagine, sorreggi saldamente i nostri passi sui tuoi sentieri, affinché per mezzo di questo sacrificio che ti offriamo, tu ci faccia veramente ottenere il dono della carità, che ci hai fatto sperare». E il vangelo dei santi Sotero e Caio: «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla... Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato» [Gv 15,5.7].

Alle 9 di questa mattina, il Superiore generale bussa alla mia camera; usciamo. Dopo molte questioni secondarie, arriva la grande questione eucaristica.

Il padre mi dice: — Ho pensato al suo affare, ho consultato il p. Jandel, il p. Alphonse e monsignor Luquet. Tutti mi hanno detto che non devo e non posso darle il permesso di occuparsi di quest’opera, né dispensarla dai voti. Volevo parlarne al Papa ma, al momento dell’udienza, l’ho semplicemente dimenticato. Certamente Dio lo ha permesso. Occorre dunque chiudere questa questione: o lei non se ne occupa più, o dovrà uscire dalla Società. Ma io non la dispenserò dai voti. Non devo farlo. A Roma mi hanno detto che il Papa, in ogni caso, rinvierà a me la questione e che non lo libererà dal vincolo dei voti.

Allora io mi sono raccolto e ho detto: Aiutami, Dio mio, perché è il momento del combattimento decisivo. Ed ho risposto: — Padre, quei tre personaggi hanno potuto dare una risposta sulla questione di diritto, ma non sulla questione di fatto. Non possono giudicare del mio intimo, né dell’attrattiva della grazia. Io non ero presente all’esame.

— Ma su che cosa fonda la sua convinzione? Dove sono le prove divine della sua nuova vocazione?

— Non ho né miracoli, né visioni, né altro di esteriormente straordinario. Dio mi attrae con forza verso quest’opera soprattutto da due anni. Da più di quattro questa grazia mi lavora dentro. Io l’ho combattuta, l’ho temuta. Ho avuto paura della croce, delle prove, della sofferenza e confesso che se chiedevo solo un permesso temporaneo e se volevo mantenere il legame con la Società, era anzitutto per l’amore che porto alla Società stessa, ma anche per prudenza umana, per poter contare su di un aiuto, su di un rifugio. Ebbene, padre, capisco che Dio mi chiede il sacrificio completo, che io bruci la navicella che volevo tenere in serbo. Mi abbandono completamente alla sua grazia. È cosa fatta, ho deciso.

— Uscirà dunque dalla Società? — Sì, padre. — Ed i suoi voti? — La scongiuro di dispensarmene lei stesso, affinché tra noi perdurino rapporti di amicizia. — Non posso. — E allora andrò a trovare il mio vescovo. — Ma egli non ha la facoltà. — Io so che i vescovi possono dispensare dai voti semplici; me lo hanno detto a Roma, ed il p. Colin me lo ha confermato. Visto che lei non lo vuole, io rispetto il suo sentimento, ma sono determinato a ricorrere a questo mezzo. La mia decisione è presa.

Allora, dopo qualche consiglio: — Rifletta, proceda con circospezione! — Padre, risposi, è da molto tempo che prego. Ho scongiurato Nostro Signore, la Vergine, san Giuseppe di non permettere

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che mi smarrisca, che mi illuda; meglio la morte. Ma continuo a sentirmi spinto, attirato dalla croce e dalla sofferenza a diventare il concime di quest’albero.

— Ebbene! visto che questi sono i suoi sentimenti, e che lei è deciso, io non voglio lasciarla nella difficoltà, né abbandonarla. La dispenserò dai voti, e la dispenso. Glielo farò avere per scritto.

Siano rese grazie a Dio. La posta parte; a domani. Tenga solo per sé e per il suo compagno il segreto; le raccomando, sia inflessibile su questo punto.

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CO 555 PADRE DE CUERS (I, 17, 14) Sia lodato Gesù Eucaristia. [Chaintré], Martedì, 22 aprile 1856.

Caro fratello, ritorno a scriverle sul grande affare. Quando il padre mi ha detto: «La dispenso dai voti», mi sono commosso fino alle lacrime ed ho risposto: «La ringrazio». E per un istante siamo rimasti in silenzio. La questione era stata decisa e la natura crocifissa, ma la grazia aveva trionfato e ho sentito subito una grande e soave pace scendere nella mia anima. Il cuore era felice. Dio veniva a confortare la mia debolezza.

Dopo di esserci scambiati qualche osservazione sui miei futuri rapporti coi membri della Società, gli ho detto: «Amerò sempre la Società quale una madre e cercherò di procurare il suo bene nella misura che me lo consentirà il mio nuovo stato. I miei rapporti saranno prudenti; soprattutto non accetterò i maristi che volessero seguirmi, a meno che ciò non avvenga con il suo beneplacito; anche in questo caso saremo piuttosto riluttanti. E se fra i soggetti che verranno da noi ce ne saranno di chiamati alla vita missionaria, li manderemo da voi. Ora - aggiunsi -, poiché ci separiamo in armonia e in buona amicizia, mi vorrà permettere di ricorrere ai suoi consigli, se ne avrò bisogno». - «Con piacere», mi rispose. Siamo rimasti d’accordo che resterò qui ancora una decina di giorni per sostituire il maestro dei novizi, che è in procinto di mettersi in viaggio; ed anche per portare a termine il manuale del Terz’Ordine, ciò mi richiederà ancora otto giorni di lavoro. Poi la raggiungerò a Parigi.

Nel pomeriggio, mentre lo accompagnavo alla stazione, il padre mi disse: «Prenda in considerazione l’opportunità di restare con noi fino al Capitolo generale della Società, che si terrà tra un mese e mezzo. Io avrò l’opportunità di annunciare l’opera e la sua uscita dall’istituto: potrebbe essere la soluzione migliore. Le faccio questa proposta nel suo interesse e mosso dalla simpatia che provo nei suoi riguardi». Per il timore di legarmi e di porgere il fianco agli assalti dell’amicizia e dell’affetto naturale, risposi: «Grazie della proposta, padre, ma non posso promettere nulla; ho bisogno di pregare, temo tuttavia che ciò finirà col crearmi delle difficoltà e col mettermi in una posizione sbagliata». «Ma nessuno verrà a conoscere la sua decisione fino a quel momento; io ne conserverò il segreto; e io la prego e la scongiuro, perché a sua volta non dica nulla prima della sua uscita». «Esaminerò la cosa davanti a Dio; se deciderò di piegarmi a questo suo desiderio, le chiederò il permesso di recarmi prima a Parigi per vedere a che punto stanno le cose e per studiare il modo di organizzarci». Ciò mi fu accordato, lasciando a me la scelta del tempo. Sia perciò, caro fratello, molto rigoroso sul silenzio da mantenere, eccezion fatta con il signor Thomas, se sta lì con lei. Quanto è buono Iddio! oggi ancora si parlava di mettermi nuovamente a capo del Terz’Ordine come direttore, era cosa decisa; ma poi si è procrastinato indefinitamente. Si pensava anche di incaricarmi della visita di qualche casa, ma Dio ha risolto la questione. Sia egli benedetto e glorificato.

Dimenticavo di dirle che, mentre manifestavo le mie aspirazioni, gli andavo dicendo: «Lo so, vado incontro alla croce e alla sofferenza, ma cosa sono dieci anni di vita in meno purché l’opera di Dio si realizzi? Bisogna che qualcuno serva come concime dell’albero; io mi sento troppo onorato che Dio si degni di scegliere me. Alla fin fine se dovrò soffrire, mi comporterò ed esclamerò al pari

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di chi è stato sfortunato nel matrimonio: l’ho voluto io». Durante la cena Dio è venuto a darmi conforto. Ecco le frasi conclusive della lettura in comune: «Badate di non attendervi, quaggiù, un riposo che non c’è assolutamente, ...»; e alla fine: «“Lo Spirito e la sposa dicono: Vieni! E chi ascolta ripeta: Vieni! ... Sì, verrò presto. Amen. Vieni Signore Gesù”» [Ap 22,17.20] (Imitation de Lamennais c. 35 - Réflexions).

Ora, carissimo fratello, permetta che le manifesti ciò che Dio ha operato in me e come mi ha preparato a questa terribile prova. Non le parlo del voto che ho fatto all’inizio di ottobre: fare la Via crucis e tutto il resto per le anime del purgatorio per un anno intero. Durante la quaresima ho offerto di cuore a Dio le mie pene e le mie fatiche. Inoltrando la mia lettera e la supplica a Roma ebbi nettissimo il presentimento che avrebbe fermato una iniziativa sbagliata o contraria; ed è ciò che è avvenuto.

Dopo Pasqua ho meditato spesso sul capitolo 39º [sic!] del 1º libro dell’Imitazione: mi ha fatto un gran bene. La domenica del Patrocinio di san Giuseppe, 3ª dopo Pasqua, nel ringraziamento alla messa mi sono sentito profondamente raccolto, e Dio mi andava chiedendo il sacrificio non del desiderio e della mia dedizione all’opera, ma quello di mettermi in una santa indifferenza e nell’abbandono alla sua volontà, con la ferma decisione di sottomettermi, sia che il Papa me lo avesse proibito, o mi dicesse di occuparmene. Lo promisi in modo convinto. E quindi, dopo questo sacrificio, Dio me ne chiese un altro: considerarmi indegno di lavorare a quest’opera e abbandonarla al suo beneplacito. Io l’ho fatto e perciò mi sono sforzato di combattere ogni idea di tornarci sopra, di prenderne le difese, di escogitare i mezzi per realizzarla ... E poi, quando ieri è arrivato il p. Generale, ho sentito un violento impulso a sacrificare tutto. Ma la natura s’è ribellata e ha avuto paura; desiderava delle maniere più dolci. Questa mattina Dio ha fatto tutto: «Io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere» [Lc 21,15].

Da tre giorni avevo cominciato una novena a san Giuseppe, e ora è avvenuta la risurrezione. Ho detto al p. Generale che il nostro intendimento non è di essere riparatori, né di metterci alle dipendenze del p. Colin o della Riparazione.

Attendo una sua lettera qui; probabilmente toccherà a me aprirla, ma per prudenza si esprima in termini velati. In uno slancio di generosità la settimana scorsa ho detto a Dio: «Oh mio Dio, quale consolazione se potessimo incominciare, come è già avvenuto in passato e con gli Apostoli, col metterci in ritiro nel Cenacolo il giorno dell’Ascensione, ricevere lo Spirito e le grazie della nostra vocazione il giorno della Pentecoste e dare inizio al nostro ministero eucaristico nella festa del Corpus Domini!». Ed ecco che tutto sembra pronto. Se il signor Thomas non è ancora arrivato, gli scriva di venire per l’Ascensione; io cercherò di arrivare lo stesso giorno o il giorno dopo. Mi prepari una cella, ma preghi, preghi molto. L’abbraccio “in osculo sancto”. Ora ho il diritto di chiamarla a doppio titolo mio fratello nell’amore di Gesù e di Maria. Aff.mo Eymard, p. del SS. Sacramento.

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CO 556 MARGUERITE GUILLOT (II, 153, 138) Sempre sia lodato Gesù Cristo. Chaintré, par Mâcon, 23 aprile 1856.

Ho un momento libero, cara figlia, e vengo per darle mie notizie. Non sto male, anzi direi mi sento bene. Quanto è buono Dio! Spero di portare a termine celermente il manuale del Terz’Ordine; penso che dovrò lavorarci ancora per otto o dieci giorni soltanto. Dio lo benedica. Ho visto il p. Generale, che è stato molto buono con me; spero che tutto torni alla maggior gloria di Dio. Sto facendo una novena e avrei bisogno della mia reliquia grande. Abbia la bontà di spedirmela in una cassetta di semplice legno, indirizzando al signor Périer, direttore della stazione di Crèche presso Mâcon, senza aggiungere altro e senza pagare la spedizione. Mi sono accordato con questo buon

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signore. Essa mi occorre per domenica; se ha qualche commissione metta tutto dentro il pacco. Ho visto ... e la sua ottima madre ... Ho letto la lettera scrittale dal fratello direttore; stiamo

cercando la maniera di venirne a capo. Non ci vorrà molto tempo, otto giorni. Che sciagurato ragazzo! Tenteremo ancora a Cîteaux per il tramite del procuratore imperiale. Ho ricevuto la risposta definitiva di ammissione della nipotina di Nanette presso le suore di St-Vincent de Paul di Saint-Chamond; l’ho mandata a mia sorella. È una grande grazia e un gran favore; scriverò alla signorina de Revel per ringraziarla.

Ho molta fretta perché tra pochi istanti devo tenere una conferenza ai novizi. Preghi sempre molto; io lo faccio con tutto il cuore per lei e le sue care sorelle. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.

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CO 557 PADRE DE CUERS (I, 20, 15) Sia lodato Gesù Eucaristia. Chaintré, 25 aprile 1856.

Carissimo fratello in Gesù Eucaristico, ricevo proprio in questo momento la sua lettera, e Dio mi offre l’occasione di risponderle immediatamente. Sono sempre deciso a partire l’ultimo giorno del mese di aprile, per arrivare nel bel giorno dell’Ascensione, il 1º di maggio, nel bel mese di Maria, nel giorno dell’ingresso dei discepoli nel Cenacolo. Devo ancora affrontare una scenata a Lione al momento della separazione. Ci devo andare martedì sera o mercoledì mattina. Preghi sempre, perché la grazia di Dio mi sostenga e mi faccia trionfare di tutto, o meglio mi faccia morire a tutto. Quando penso a come il buon Dio ha guidato ogni cosa e ci ha fatto superare i più grandi ostacoli, mi dico: Dio lo vuole, Dio lo vuole! Ora che cosa consigliarle? mantenga il segreto fino al mio arrivo. Se la camera a fianco non può essere affittata a condizioni diverse, mi aspetti. Mi sarebbe piaciuto trovare un luogo in campagna per trascorrervi i dieci giorni del Cenacolo; ma capisco che tutto è accaduto troppo rapidamente! Per la verità avrei un amico a Leudeville, vicino a Parigi, che ha una cappella domestica; ne parleremo. Nell’attesa resti con le armi in mano; e lasci a Dio la cura di ogni altra cosa.

Sono sempre più risoluto a non aderire alla proposta del p. Generale, vale a dire di trattenermi qui ancora per un mese e mezzo; temo la mia debolezza, il demonio e i legami del cuore. Perciò ho deciso di mettere fuoco alla mia flottiglia, con la protezione di Gesù e di Maria. Suo aff.mo in Gesù, Maria e Giuseppe, Eymard, p.

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CO 558 PADRE DE CUERS (I, 21, 16) Sia lodato Gesù Eucaristia. Chaintré, 27 aprile 1856.

Caro amico e fratello in Nostro Signore, rispondo brevemente alla sua lettera di oggi. Grazie di avermi informato del viaggio del p. Generale a Parigi; ciò mi costringerà ad anticipare l’andata a Lione. Gli ho appena scritto che è mio desiderio venire a Parigi per l’Ascensione, per iniziare il ritiro con Maria e con gli apostoli nel Cenacolo; che verrò a stare presso di lei e che lei abita vicino all’opera dell’adorazione.

Quanto al mese e mezzo di proroga allo scopo di salvaguardare la buona armonia e la pace, penso sia meglio troncare subito. Vado a Lione con questo proposito; se Dio vorrà modificarlo, me lo mostrerà in quello stesso momento; il mio dovere è di abbandonare tutto. Intravedo ostacoli

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maggiori nel futuro più che nel presente. Si ricordi che la pace e l’armonia verranno dopo la guerra, non durante essa. Questa mattina ho meditato su queste parole dell’Imitazione: «Quanto più rapidamente farai così tanto meglio ti troverai; e quanto più completamente e sinceramente, tanto più mi piacerai e tanto più guadagnerai» [L. III, c. 37]. Quanto a notificare il mio arrivo alla reverenda Madre, ciò che mi rende titubante è il timore dell’indiscrezione nei confronti della nostra casa di Parigi. Le dirò di più: il nostro p. Generale è disgustato, molto disgustato nei confronti della Riparazione, a causa delle storie con il p. Juillard, con il p. Colin, ecc.; di qualche piccolo sgarbo e di qualche rapporto ricevuto per iscritto, ecc. Le dico tutto questo allo scopo di salvaguardare la nostra libertà e far sì che a poco a poco, le cose migliorino. Sono convinto che tutto si appianerà con il tempo, ma ora è il momento della lotta. Non mi scriva più qui, non farei in tempo a ricevere la sua lettera.

Preghi molto, caro fratello, perché devo passare ancora dal giardino degli ulivi. Che cosa mi attende a Lione? La croce. Che la possa portare con amore questa croce di umiliazioni e di sofferenze. Bisogna pur soffrire un poco per un’opera tanto bella. Nei confronti della buona Madre si comporti nel modo che giudicherà opportuno. Aff.mo in Gesù, Maria e Giuseppe, Eymard, p.m.

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CO 559 PADRE DE CUERS (I, 22, 17)

Lione, 29 aprile 1856.

Carissimo fratello in Gesù Cristo, parto domani per Parigi; arriverò con l’espresso delle 5 del pomeriggio o alle 10,30 di sera. Mi attenda. Potrà informare del mio arrivo la reverenda Madre. Tutto si è svolto nel modo migliore con il p. Generale: restiamo amici ed egli pregherà per la nostra opera. A domani. Aff.mo in Nostro Signore Eymard, p. Rev. de Cuers - rue des Ursulines, 12 - Parigi. MOLTO URGENTE.

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CO 560 MARGUERITE GUILLOT (II, 154, 139)

Lione, 30 aprile 1856.

Mia cara figlia in Nostro Signore, sono in partenza per andare a fare un ritiro a Parigi e per consigliarmi; così dispongo ancora di dieci giorni di riflessioni, di preghiere e d’immolazione. Continui a pregare per me: io non voglio altro che Dio solo, la sua santa volontà e la sua gloria. Se nella sua divina misericordia egli mi farà capire che non è la mia vocazione né il suo beneplacito, l’affare sarà chiuso per sempre. Lo creda, per me non è questione di ragione o di aspirazione ad una vocazione più perfetta, ma un dubbio di coscienza: il timore di essere infedele alla grazia e alla croce. Ho lasciato il buon p. Favre con questa assicurazione e il suo cuore è stato consolato: egli è tanto buono e tanto delicato! Suo aff.mo in Nostro Signore Eymard. Sig.na Guillot Marguerite - Maison des Carmélites, rue du Juge de Paix, Fourvière - Lione.

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561 CO 561 SIGNORINA DE REVEL (III-S, 24, 15)

Lione, 30 aprile 1856.

Signorina e carissima sorella in Nostro Signore, vengo a raccomandarmi alle sue buone preghiere. Parto per fare un ritiro di dieci giorni a Parigi, e per consultare una persona estranea. È l’ultimo tentativo che credo di dovere fare per tranquillità della mia anima, perché per me l’idea, che lei conosce, inizialmente per me non era che un’attrattiva poi divenuta da quattro anni una questione di coscienza. Se non avessi fatto quello che ho fatto, mi riterrei un infedele e un ingrato. Resta la prova decisiva. Spero che la divina misericordia non mi abbandonerà in questa grave circostanza e non permetterà che mi smarrisca. A guidarmi è stato solo il desiderio di fare la sua volontà, sempre disposto a tutto abbandonare e a tornare indietro se un raggio di grazia e di luce ... [ l’ultima riga della prima pagina resta sospesa] La signora de Froissard, quella buona signora protestante che si è convertita, mi ha scritto riguardo ad un giovanotto cui è interessata, perché è suo nipote e figlio del signor Monod. Io però non posso fare nulla, almeno per ora. La cosa esigerebbe un più serio esame da entrambe le parti, anche da parte della persona. Io le avrei scritto, ma ho dimenticato il suo indirizzo. Mi creda sempre in Nostro Signore suo dev.mo Eymard. Sig.na de Revel - rue Ste-Hélène - Lione.

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CO 562 SIGNORA SAUVESTRE DE LA BOURALIÈRE (V, 272, 1)

Parigi, rue des Ursulines 12, Ascensione, 1° maggio 1856.

Signora e carissima sorella in Nostro Signore, eccomi a Parigi da qualche ora. La mia prima lettera è giusto che sia per lei; è stata scritta dalla casa dell’adorazione riparatrice. È per dirle che sono qui. Il p. Generale mi ha permesso di venire a fare un ritiro decisivo: o per occuparmi dell’opera del SS. Sacramento, o per rinunciarvi definitivamente. Mio vivissimo desiderio era di entrare in ritiro con la regina del Cenacolo e con gli apostoli, ritornando festante dal monte degli ulivi, ancora tutto splendente della gloria di Gesù. E invece giungo al cenacolo come un soldato che ritorna dal campo di battaglia, non vittorioso, ma sfinito e tutto ancora frastornato dal combattimento. Se Dio, nella sua infinita bontà, mi dirà: «Va avanti, sali su questo calvario di fuoco», con la grazia e il desiderio del suo amore io consumerò il sacrificio. Ho la spada e la vittima, la dispensa dai voti, anche se il suo effetto è sospeso fino al termine del ritiro. Se, al contrario, nella sua infinita bontà e a causa della mia indegnità, Dio mi dirà di ritornare a Lione, ripartirò subito e senza rimpianti, se non quello di non essere stato abbastanza santo per aspirare all’onore di servire in modo più diretto e più esclusivo il buon Gesù, il grande re dell’amore.

Questo è, signora e cara sorella, il mio stato d’animo. Lei vorrà pregare intensamente per me, per l’opera, per la maggior gloria di Dio. Io prego molto Maria, regina del cenacolo, san Giuseppe di Gesù - voglio dire di Betlemme, dell’Egitto e di Nazaret. Ho scelto come protettore l’arcangelo san Gabriele, la forza di Dio.

Ho saputo qui della sua offerta; è la prima, non v’è nulla di più incoraggiante. Chi ha detto: «Chi nutre il profeta ha la stessa ricompensa del profeta» [cf. Mt 10, 41], le renda il centuplo. Ora, cara sorella e signora, se sapessi che il buon Maestro dovesse dirmi: «Getta la rete in alto mare e preparami un cenacolo, vi troverò le mie delizie», le direi: «Il primo amitto, il primo camice, il primo cingolo, la prima pianeta devono venire dalle sue mani; i primi fiori che orneranno l’altare dell’agnello devono provenire da lei ed essere un suo omaggio. Lei deve essere la madre, la sorella

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e la serva». Ciò che dico per lei, lo dico anche per la sua buona e ottima sorella, di cui sono felice di conoscere il cuore e a cui prego di presentare i miei rispettosi saluti. Mi creda sempre in Nostro Signore, signora e cara sorella, suo dev.mo nel suo amore p. Eymard, p.m. P.S. Una prima prova: mi fanno sapere da parte del superiore che non posso fare il ritiro alla Riparazione.

Ed eccomi in una comunità molto povera, ma c’è il tabernacolo, e questo mi basta e sostituisce tutto. Mi spedisca i crocifissi al seguente indirizzo: Parigi, rue d’Enfer 114 .

Sig.ra Sauvestre de la Bouralière - Seminario maggiore - Poitiers.

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CO 563 PADRE LAGNIET (I-S, 47, 1)

Parigi, rue des Ursulines 12, Ascensione, 1° maggio 1856.

Carissimo e reverendissimo padre Lagniet, voglio che sappia da me e non da altri che sono improvvisamente giunto a Parigi. Sono arrivato ieri sera, verso notte. Vengo per fare, d’accordo con il p. Generale, un ritiro per giungere, in un modo o nell’altro, a una decisione definitiva riguardo all’idea che da molti anni, e soprattutto da due, mi assilla, mi mette alla prova e mi fa soffrire. Lei sa di che cosa parlo. Siccome questo pensiero non è in me una opinione né semplicemente un’attrattiva del cuore, ma un pensiero che chiama in causa la mia coscienza, circa la fedeltà o l’infedeltà alla grazia, vengo a chiarirmelo in un ritiro, a consultare un estraneo dotto, esperto e piuttosto severo, e a sottomettermi alla sua decisione. Pregherò qualche giorno prima di sceglierlo, e cercherò soltanto di mettermi nella pace, di sbarazzarmi di me stesso e di mettere da parte le mie vecchie idee, i miei desideri, in una parola tutto quello che potrebbe andare a favore di quell’idea, al fine di pormi in una totale indifferenza, disposto a tornare subito a Lione per fare, per sempre e senza rimpianto, quello che gli altri vorranno. Se poi l’uomo di Dio, cui confiderò sinceramente i pro e i contro, dovesse dirmi di andare avanti, farò il grande passo e andrò a nascondermi per un po’ di tempo. Ho troppo sofferto. Mi si diceva di fare un semplice atto di obbedienza. L’ho fatto mille volte, ma questo problema di coscienza (vero o falso che fosse) tornava ad assillarmi. Davanti agli occhi mi si ripresentava la risposta del p. Colin quando ancora era generale. Lei vede, mio buon padre, che ho un grande bisogno di lei, delle sue preghiere e della sua carità.

Perché la prova sia completa, ho esposto al p. Generale l’intenzione di fare con il de Cuers un ritiro senza predicatore nella cappella dell’Adorazione. La Provvidenza ha permesso che ieri, arrivando, trovassi liberi gli appartamenti già occupati da monsignor Luquet. Poiché alla Riparazione non ero atteso e neppure annunciato, la Madre superiora è rimasta sorpresa del mio arrivo - non ci eravamo più visti né scritto da quattro anni - e della mia richiesta. Per non urtare i maristi non ha voluto prendere una decisione, e ne ha scritto al suo Superiore. Non conosco la decisione, ma la presumo favorevole, visto che non mi fermerò che per i giorni del ritiro.

Come convenuto con il p. Generale, verrò a visitarla lunedì prossimo, caro padre. Egli, come lei sa, arriverà domenica mattina alle ore 5, con il primo espresso. Se poi giudicasse, da qui a lunedì, che non è opportuno che io venga in casa, conto sulla sua bontà perché me lo scriva. Le assicuro che, quale che sia la decisione, la riterrò frutto di saggezza e di prudenza.

Ah, questa mattina, caro padre, le scrivevo come mi trovavo e, quando ho cominciato la lettera, avrei avuto ben altre cose da dirle, ma non ne avevo il coraggio. Se possibile, non parli in casa né del mio problema né del mio ritiro. Mi creda sempre in Gesù e Maria, carissimo e reverendissimo padre, suo Eymard, p.m.

P.S. Dopo la messa la reverenda Madre mi comunica che il reverendo Gaume, suo superiore, non ritiene prudente che essa mi permetta di fare il ritiro presso la Riparazione. Ho subito preso la decisione di recarmi in una piccola comunità in rue d’Enfer 114. Non ne conosco il nome né lo scopo, ma sembra

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che sia una specie di Trappa. (La sottolineatura è nel dattiloscritto) Rev.mo p. Lagniet, provinciale dei pp. maristi - Montparnasse 31 - Parigi.

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CO 565 PADRE LAGNIET (I-S, 48, 2)

Parigi, 4 maggio 1856.

Carissimo e reverendissimo padre, sono ancora io. Ho pensato che sarebbe più prudente farle visita al termine del ritiro. Se la decisione fosse favorevole alla mia precedente vocazione, la visita sarà più fraterna. Se invece essa fosse per il sacrificio, mi avvedo che la prudenza potrebbe esigere più riserbo e un totale oblio. Mi trovo in una comunità del Cuore di Maria. Non esco e non vedo nessuno, tranne il de Cuers che viene di tanto in tanto. È una solitudine completa. Sono contento di non essermi fermato alla Riparazione. Credevo il de Cuers fuori della comunità. E poi non si riflette mai abbastanza. Non ho ancora fatto la mia scelta perché qui non c’è nessuno che mi va a genio. Mi suggeriscono alcuni sulpiziani o dei gesuiti. Sto in croce: Dio lo vuole.

Potessi almeno morire totalmente a me stesso, ad ogni sentimento e ad ogni volontà personale. È quello che cerco di fare e di dire incessantemente. «Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito» [Sal 51,12]; «Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu» [Mc 14,36].

Preghi per chi continuerà ad essere in Gesù e Maria, carissimo e reverendo padre, suo dev.mo Eymard, p.m. Rev. p. Lagniet, provinciale dei maristi - Parigi.

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CO 566 MONSIGNOR SIBOUR (I-S, 80, 1)

Parigi, 4 maggio 1856.

Eccellenza, è un sacerdote di Lione che osa implorare dalla sua bontà un’udienza particolare. Sono venuto

apposta a Parigi per consultarla su una questione importante che può procurare il bene della chiesa. Non abuserò della sua carità, Eccellenza. Ho la dolce fiducia che Ella non mi rifiuterà questo favore.

Ho l’onore di essere, coi sentimenti del rispetto più profondo, di Sua Eccellenza l’umilissimo e devotissimo servitore sacerdote Eymard. Parigi, rue d’Enfer 114, 4 maggio 1856.

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566 CO 567 MONSIGNOR SIBOUR (I-S, 81, 2)

Parigi, 5 maggio 1856. RELAZIONE PRESENTATA A MONS. SIBOUR, ARCIVESCOVO DI PARIGI

Eccellenza, mi permetta di aprirle il cuore su una idea che ho creduto venire da Dio ma, diffidando della

mia fragilità e delle illusioni dell’amor proprio, ho bisogno del suo saggio consiglio per agire secondo le vie ordinarie della divina Provvidenza e cioè nell’obbedienza.

Da cinque anni mi sento attratto verso la divina Eucaristia da un sentimento interiore molto forte. Per più di due anni l’ho combattuto e ne ho taciuto. Divenendo questo sentimento sempre più insistente, e temendo di resistere ad una grazia, lo confidai al p. Alphonse, Provinciale dei cappuccini. Quest’uomo saggio e prudente mi consigliò di rinunciare all’idea. Ed aggiunse: nel caso che essa continui a tormentarla, ne informi il suo p. Generale che ha la grazia per discernere. Quasi un anno trascorse in questa lotta interiore e, alla fine, manifestai l’idea al mio superiore, il p. Colin. Dopo averla esaminata egli mi disse: «Questa idea è buona, e credo che venga da Dio. Preghi, muoia a se stesso, e forse Dio ne avrà gloria un giorno ...».

Più tardi, avendo il p. Colin dato le dimissioni, comunicai al suo successore, il p. Favre, il mio desiderio. Ed egli lo ha osteggiato con forza fino ad oggi. Il suo affetto per me, la sua nuova carica, la previsione di qualche disagio nella Società di cui ero stato provinciale qualche anno prima, la paura di una devota illusione: tali furono i principali motivi del suo rifiuto.

Un anno è trascorso in questa lunga e dolorosa prova, ma l’iniziale sentimento si è fatto sempre più forte. Temendo allora di essere infedele alla grazia, incoraggiato dalle parole dell’ex p. Generale e dal parere di uno dei miei vecchi direttori, dopo avere pregato e fatto molto pregare, ho presentato a Sua Santità Pio IX questa idea e questo desiderio del mio cuore.

Ed ecco la sua risposta verbale del 27 agosto 1855: «L’opera viene da Dio, ne sono convinto. La chiesa ne ha bisogno. Si prendano tutti i mezzi per far conoscere la divina Eucaristia. Desidero però che il sacerdote marista si accordi con il suo superiore e con il vescovo del luogo per darle avvio. Io stesso potrei autorizzarlo a mettersi all’opera, ma la saggezza di Roma esige che il p. Generale vi si presti, ed egli lo farà volentieri». Dopo queste benevoli parole del Sovrano Pontefice, mi attendevo una risposta favorevole, ed invece non ho ricevuto che sofferenze. Erano senz’altro necessarie al mio bene, e mi sembra di averne tratto profitto con l’aiuto di Dio.

Finalmente, dodici giorni fa, ho fatto l’ultimo tentativo con il mio superiore che, questa volta, mi ha concesso piena libertà anche se, devo dirlo, con sofferenza. La prova era finita; era durata più di due anni. In quella occasione il linguaggio del p. Generale fu tutto diverso. Mi disse che aveva dovuto mettermi alla prova, che aveva voluto trattenermi perché era suo dovere ma anche un atto di affetto. E concluse con queste parole: «Per dimostrarle, caro padre, quanto tengo a lei, le dico con tutto l’affetto che, se l’esperimento che sta per fare non dovesse riuscire o se, per qualsiasi altro motivo lei volesse rientrare nella Società, le porte saranno sempre aperte, e lei sarà sempre accolto come un figlio». Questi segni di bontà, Eccellenza, avrebbero trionfato del mio cuore, se non avessi temuto di resistere alla voce di Dio.

Tuttavia prima di accomiatarmi e di approfittare della mia libertà, e anche perché la mia decisione fosse il risultato dell’obbedienza e non di una attrattiva personale, chiesi di fare, prima di mettermi all’opera, un ritiro durante il quale avrei sottoposto di nuovo al vaglio di un saggio direttore l’idea eucaristica e la mia libertà. Cosa che egli accettò con il più grande piacere. Sono in ritiro dall’Ascensione e Dio mi attira sempre più verso il sacrificio completo per l’amore della croce. Ora, Eccellenza, mi permetta di consultarla come l’Anania della mia vita e di chiederle la carità di un consiglio. Le obbedirò come a Dio stesso.

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Crede, Eccellenza, che consacrandomi al servizio della divina Eucaristia io faccia cosa gradita a Nostro Signore? Pensa che io possa con coscienza tranquilla, avvalermi della mia dispensa?

Se Ella mi risponde di sì, la benedirò per tutta la vita e inizierò subito con gioia e fiducia. Tutto sembra pronto: cinque o sei sacerdoti, molto devoti e stimati dai loro vescovi, non attendono che questa decisione per rendersi disponibili, e tre sono già liberi. Se invece la sua saggezza giudica che bisogna rinunciarvi completamente, sono pronto ad obbedire all’istante, e adorerò la volontà di Dio manifestatasi con la sua. E riassumerò i miei precedenti legami.

Sua Eccellenza de La Bouillerie, che mi conosce e al quale ho esposto il mio desiderio e la mia attuale situazione, come pure la decisione di sottoporle la mia questione personale, mi ha fortemente approvato ed incoraggiato. Mi ha anche rivolto parole molto incoraggianti: «Che se Ella ci accogliesse con bontà, noi potremmo renderci utili, sotto la sua alta protezione, alle opere dell’Adorazione di Parigi; che la mia qualità di religioso ecc. invece che nuocere, potrebbe essere utile per formare i membri almeno all’inizio; che, d’altronde, l’impegno del mio superiore a riaccogliermi, costituiva una garanzia ed un motivo di fiducia per il tentativo». Ora lascio tutto al suo giudizio, Eccellenza, e spero dalla misericordiosa bontà di Dio la grazia di sottomettermici di cuore e senza riserve.

È coi sentimenti del più profondo rispetto e di un totale abbandono che oso dirmi in Nostro Signore, di Sua Eccellenza, l’umile figlio Eymard, p. mar. Parigi, rue d’Enfer 114, 5 maggio 1856.

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CO 568 MONSIGNOR SIBOUR (I-S, 83, 3)

Parigi, 5 maggio 1856.

Eccellenza, alcuni sacerdoti della diocesi di Lione, di Marsiglia e di Tolone osano manifestarle l’intimo

desiderio del loro cuore. Animati da uno stesso sentimento di consacrarsi in modo tutto speciale al servizio

dell’adorabile Eucaristia, incoraggiati dall’affabile parola del Sovrano Pontefice, sollecitano, dalla sua bontà e dal suo amore per Gesù Cristo, il permesso di riunirsi sotto la sua alta protezione, di vivere in comunità e di prepararsi così senza strepito, con la preghiera, lo studio e le virtù apostoliche, a questa bella missione eucaristica, nonché a mettersi in condizione di fornire qualche prestazione alle diverse opere di Adorazione che fanno già tanto bene nella capitale.

È coi sentimenti della più profonda venerazione e di una filiale fiducia che essi osano dirsi, di Sua Eccellenza, gli umilissimi ed obbedientissimi servitori Eymard, p., de Cuers, pr. Parigi, rue d’Enfer 114, 5 maggio 1856.

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CO 569 MARGUERITE GUILLOT (II, 154, 140)

Parigi, 7 maggio 1856.

Sono sempre in ritiro, mia cara figlia in Nostro Signore, e vi resterò fino a martedì 13. Mi sono messo in una completa indifferenza. Ho aperto la mia anima ad un uomo di Dio dotto, esperto, severo, che non conoscevo. La sua ultima parola è stata: «Ho bisogno di pregare, di riflettere e di consultarmi; martedì le darò una risposta». Quale sarà? Lo ignoro. Ciò che mi rassicura è che ho detto con semplicità tutto quello che era contro di me e tutto quello che mi hanno detto a Lione. Ho

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detto troppo per sperare, umanamente parlando. La volontà di Dio si manifesterà per mezzo del suo ministro. Se mi dice di rinunziare a questa idea sarò tranquillo, perché avrò fatto tutto ciò che la mia coscienza ha ritenuto di dovere fare. Se invece mi dice di andare avanti procederò nel nome dell’obbedienza. Così la questione ha cambiato volto e io mi trovo là dove avrebbe dovuto cominciare. Dio ha voluto così e io lo ringrazio. Mi avrà fatto del bene e io mi sarò liberato da molte cose naturali e umane.

Ho visto il p. Generale, ha infatti avuto la delicatezza di venire a trovarmi. Il suo affetto e la sua bontà mi trafiggono il cuore e mi fanno soffrire più di tutte le tentazioni del demonio o della natura. Mi ha detto che anch’egli vuole solo la volontà di Dio. Sono pienamente soddisfatto.

Eccole un’altra notizia: ho trovato un ottimo posto per il ragazzo di Charlieu, un istituto in cui la religione, le arti e i mestieri non lasciano nulla a desiderare. Bisogna darsi da fare per mandarvelo immediatamente e trovare una buona persona che lo accompagni fino a Parigi dal signor de Cuers, rue des Ursulines 12.

Quanto a me, io me ne sto in ritiro solo, tutto solo con Nostro Signore in una comunità di uomini in rue d’Enfer 114 a Parigi. Ancora un poco di preghiera, di pazienza e di abbandono e tutto sarà deciso. Sempre suo dev.mo in Nostro Signore Eymard. P.S. I miei sinceri auguri alle sue buone sorelle. Sig.na Guillot Marguerite - Maison des Carmélites, rue du Juge de Paix, Fourvière - Lione (Rhône).

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CO 570 MONSIGNOR SIBOUR (I-S, 84, 4)

Parigi, 7 maggio 1856.

Eccellenza, mi prendo la libertà di inviarle una copia più completa del progetto della Società del SS.

Sacramento, sottomesso a Sua Santità Pio IX il 27 agosto 1855. Se nella sua alta saggezza, e nonostante la nostra indegnità, Ella si degna di benedire e di

prendere sotto la sua protezione il tentativo, io oso sperare dalla sua bontà, Eccellenza, un’approvazione almeno temporanea, che ci faccia subito camminare nella via dell’obbedienza.

Gradisca i sentimenti della più profonda venerazione e della totale dedizione con cui oso dirmi in Nostro Signore, di Sua Eccellenza, l’umile figlio Julien Pierre Eymard, p. m.

Parigi, rue d’Enfer, 7 maggio 1856. NOTA: In D-I-339, si trova la copia autentica del Rapporto sulla Società del SS. Sacramento, il cui testo è conservato negli Archivi dell’Arcivescovado di Parigi. È senza data. Comprende 7 capitoli: Capitolo 1º I fini della Società (1 pagina) Capitolo 5º I voti (mezza pagina) Capitolo 2º Le opere della Società (1 pagina) Capitolo 6º Il comportamento dei religiosi Capitolo 3º Lo spirito della Società (1 pagina) verso i Superiori Ecclesiastici (1 pagina) Capitolo 4º I membri (mezza pagina) Capitolo 7º Il governo (mezza pagina)

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CO 571 PADRE LAGNIET (I-S, 49, 3)

12 maggio 1856.

Reverendissimo e caro padre, grazie per il suo breve scritto. Come è buono! Lo è veramente troppo verso di me! Io non esco, e solo verso sera dovrei conoscere una decisione. Chissà poi se

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l’avrò! Mi rimetto alla volontà di Dio! Ignoro quale sarà. Dio mi ha tenuto in una morte completa durante questi undici giorni d’immolazione della mia volontà. Mi sembra di essere pronto a tutto, pronto a correre ad abbracciare lei di tutto cuore, se devo restare con voi, ed a cingermi la testa con la corona di spine se Dio mi chiama alla sua opera. Presumo che solo mercoledì mattina potrò darle qualche notizia. Nell’attesa mi consideri sempre in Nostro Signore, mio buon padre, come suo figlio. Eymard, p.m. Rev. p. Lagniet, provinciale dei pp. maristi - rue Montparnasse 31 - Parigi.

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CO 572 PADRE FAVRE (I-S, 44, 1)

Parigi, 14 maggio 1856.

Reverendissimo e caro padre, finalmente, dopo dodici giorni di attesa, di preghiera, di lacrime e di abbandono, la prova è terminata: per ben due volte mi è stato risposto che si riteneva essere volontà di Dio che io mi consacrassi all’opera del SS. Sacramento.

Ero ben deciso ad accettare il giudizio contrario, con tutta semplicità e per sempre: ero indifferente riguardo alla scelta. Poiché Dio sembra manifestarmi la sua volontà, io mi ci dedicherò, non confidando che nella grazia, e sperando l’aiuto della sua carità e delle sue preghiere.

Non le dico, reverendissimo e buon padre, le pene, le tentazioni e le prove per le quali è piaciuto a Dio di farmi passare. Neppure sto a dirle quanto costi al mio cuore, alla mia anima e a tutti i miei sentimenti fare questo passo, questo gran passo (che potrei chiamare quello dell’agonia), poiché non vedo che la croce e il calice, eppure sono felice se Dio si degna di gradire il mio sacrificio.

Ciò che posso dirle in tutta schiettezza, è che sarò sempre con il cuore e con la riconoscenza, figlio devoto della Società di Maria; e che confido giovi alla Società un tale passo, ne ho come la certezza in fondo al cuore. Sarà questa, dopo tante sofferenze, una consolazione assai dolce. Come potrei non amare una Società che è stata con me una madre così tenera e buona, un padre di cui mi è noto il cuore, e che mi ha amato con tanto affetto e tanta dedizione, dei fratelli che mi vogliono tanto bene? Glielo devo confessare, reverendissimo padre? Fino al giorno della decisione definitiva ho considerato la mia idea eucaristica come giudicata e perduta. Il sacrificio era fatto, e tutto era predisposto per tornare a Lione lo stesso giorno. Dio ha deciso diversamente: si compia la sua santa volontà.

Ora, reverendissimo e buon padre, accetti con benevolenza i miei vivissimi e sinceri sentimenti per quanto la Società ha fatto per me. La prego di ringraziare per me il buon p. Teraillon i cui buoni consigli mi hanno indotto a fare questo penoso e salutare ritiro. Grazie ad esso tutto è rientrato nell’ordine consueto: non sono io che ho esaminato e giudicato. Non mi dedico più all’opera eucaristica assecondando una mia attrattiva, di cui avevo fatto un completo sacrificio, ma basandomi sull’autorità di tre uomini sperimentati che neppure conoscevo, in una parola di tre vescovi, e in oltre di un uomo dotto, esperto e severo. Aggiungendovi, reverendissimo padre, la sua benedizione, le sue preghiere e i suoi consigli, io mi trovo nell’ordine della Provvidenza.

L’arcivescovo ha accolto l’opera con grande soddisfazione, e l’ha approvata con una benevolenza che ci ha sorpresi. È il vescovo di Tripoli il superiore ecclesiastico, che ci ha accordato tutte le facoltà. Ecco cosa è divenuta, in pochi giorni, questa idea. Il vescovo ha voluto mettere a disposizione dell’opera nascente l’antica casa Chateaubriand, fino a quando essa sarà venduta, essendo venuta meno quella del signor Bad ... Mi sembra di avere agito in tutto con grande semplicità e verità. Ho presentato il suo attestato, ho detto quello che era a mio sfavore. Mi sono posto davanti alla morte e al tribunale del sommo Giudice, per non ritrovarmi più tardi con dei rimorsi e dei rimproveri interiori.

Adesso, reverendissimo e buon padre, ho da chiederle due favori: il primo, di conservarmi la

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sua amicizia o, se è troppo, la sua carità, le sue preghiere e quelle della Società; il secondo, rispondendo a Roma, di guardare piuttosto all’opera che alla mia indegnità, al bene che essa può fare piuttosto che allo strumento, ahimè! così miserabile, buono solo a soffrire, e anche questo a malapena.

Ho segnalato ai vescovi quanto è accaduto a Roma, le informazioni che sollecitano da lei, la delicatezza della mia questione personale. Mi hanno risposto: prima della nostra decisione la questione era certo imbarazzante, ma oggi è completamente diversa. Il suo Superiore generale che, come lei, si è posto in un atteggiamento di indifferenza, giudicherà la questione tenendo conto della situazione.

Il buon p. Lagniet è venuto da me ieri 14, e la sua bontà e la sua carità mi hanno condotto qui, oggi 15, in mezzo alla famiglia benedetta di Maria, dove termino queste righe. “Dobbiamo restare buoni amici, mi dice, vivere in buone relazioni, restare fratelli: è certamente nel suo interesse come nel nostro”. Ho accettato con riconoscenza e gioia grande, fino a che lei disponga nella sua saggezza, reverendissimo e buon padre, quel che è più conveniente e più utile fare.

Mi benedica ancora una volta. Questa benedizione sarà per me di buon auspicio; Dio gliela ricambierà centuplicata. Con i sentimenti della più viva gratitudine e dell’affetto più filiale sono e sarò sempre in Nostro signore, reverendissimo e buon padre, suo figlio Eymard.

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CO 573 SIGNORA SAUVESTRE DE LA BOURALIÈRE (V, 274, 2)

Parigi, 15 maggio 1856.

Signora carissima sorella in Nostro Signore, è giusto ed è un piacere per me darle il primo annunzio: la prova di dodici giorni e di cinque anni è terminata. La divina Eucaristia ha vinto e io sono il suo fortunato servitore; voglia il cielo che un giorno ne sia l’apostolo zelante e devoto! Il giorno 13 l’arcivescovo ha approvato l’opera e ieri sera è stata decisa la mia questione; tre vescovi l’hanno esaminata e giudicata. A più tardi i particolari. Prima di accettare la dispensa dai voti, questa mattina ho indulgenziato tutti i suoi crocifissi e subito glieli ho rispediti. Desidero venire a trovarla un giorno a Poitiers, se Dio lo vorrà. I miei deferenti e cordiali ossequi alla sua cara e amata sorella. Suo dev.mo in Gesù e Maria Eymard. P.S. Il mio attuale indirizzo è: rue des Ursulines 12 - Parigi, presso il rev. de Cuers. Sig.ra Sauvestre de La Bouralière - rue des Carmélites - Poitiers (Vienne).

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CO 574 MONSIGNOR SIBOUR (I-S, 85, 5)

Parigi, 16 maggio 1856.

Eccellenza, oso trasmetterle cognomi e nomi dei Suoi figli della piccola Società del SS. Sacramento

affinché si degni di accordare loro un attestato delle facoltà che potranno esercitare: de Cuers Raymond, diocesi di Marsiglia; Eymard Pierre-Julien, diocesi di Grenoble. Il nostro cuore, Eccellenza, trabocca di gioia e di gratitudine per l’insigne favore di cui le siamo

debitori. La piccola Società del SS. Sacramento è opera che le appartiene, e noi saremo felici di obbedirle come a Nostro Signore e di amarla come nostro padre.

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574 CO 575 SIGNORA SAUVESTRE DE LA BOURALIÈRE (II-S, 245, 1)

17 maggio 1856.

«Gloria a Gesù Eucaristia! Le annuncio un grande avvenimento, forse il più grande della vita di noi due. A Parigi tre vescovi hanno accolto ed approvato l’opera del SS. Sacramento. Essi hanno benedetto il p. Eymard e il reverendo de Cuers. Sovrabbondo di gioia e mi trovo in un giubilo indescrivibile. Contemporaneamente il p. Marie de Jésus mi scrive che dispone di due vocazioni, due giovani sacerdoti ferventi come serafini. Quanto al lato materiale, me ne occuperò io e spero che lei sia all’altezza del suo compito. Mi sono stati promessi 64000 fr., di cui ben presto comincerò a pagare gli interessi. Ma il capitale dovrò restituirlo solo tra qualche anno». NOTA: Brutta copia a matita, in un taccuino.

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CO 576 MARGUERITE GUILLOT (II, 155, 141)

Parigi, 18 maggio 1856.

Vengo, mia cara figlia, per annunciarle la grande notizia. Ieri il p. Generale dovrebbe avere ricevuto la mia lettera con cui gli comunicavo che dopo dodici giorni di sofferenze di prove e di abbandono, tre personaggi eminenti per santità e dottrina mi hanno detto che giudicano volontà di Dio che io mi dedichi all’opera del SS. Sacramento. Il verdetto è giunto in un momento in cui io credevo che tutto fosse perduto. E ne avevo fatto il sacrificio senza rimpianti.

Dovevo ripartire subito da Parigi, ma Dio ha deciso altrimenti: ne sia egli benedetto e glorificato. Il p. Favre è stato di una bontà e di una delicatezza che mi hanno ferito il cuore. Questa è stata la spada più straziante, perché io lo amo ed egli certamente lo merita.

Non le dico nulla di me. Non sto troppo male, tutte queste scosse hanno potuto spossare soltanto il povero corpo. Ma tutto ciò non è nulla purché Gesù Cristo sia servito, amato e glorificato dalla sua piccola famiglia e da tutti gli uomini.

I miei sentimenti verso di lei e verso le sue buone sorelle saranno sempre gli stessi; la vostra anima e la vostra situazione mi saranno sempre molto cari. Solo di una cosa sono addolorato, che la mia decisione vi abbia fatto tanto soffrire. Per conto mio ce n’era già abbastanza. Ora pregate perché non mi renda indegno di una vocazione tanto bella e così santa. Se una battaglia è finita, un’altra sta per iniziare, quella del calvario personale e del sacrificio di ogni giorno.

Inutile dirle che se non mi chiamo più marista, resto figlio della Società di Maria con il cuore, con la gratitudine e la devozione: non si dimentica una madre tanto buona. Dio ha permesso ogni genere di prove: incomprensioni, false supposizioni sulle mie idee…, ma era necessario per giungere ad una decisione definitiva. Mi creda sempre in Nostro Signore, cara figlia, suo dev.mo Eymard.

P.S. Devo dirle inoltre che l’arcivescovo di Parigi ha benedetto e caldeggiato l’opera. Essa avrà i suoi inizi nella stessa casa dove ho fatto il ritiro; la comunità – il Cuore SS. Di Maria – si è sciolta e noi ne prendiamo il posto, in rue d’Enfer 114.

Sig.na Guillot Marguerite – Maison des Carmélites, rue du Juge de Paix – Lione (Rhône).

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576 CO 577

SIGNORA THOLIN -BOST (IV, 140, 20)

Parigi, rue des Ursulines 12, 18 maggio 1856.

Carissima figlia e sorella in Nostro Signore, il buon Maestro ha vinto la sua causa: eccomi a Parigi completamente libero per dedicarmi al suo servizio e al suo amore eucaristico. Tutti i sacrifici sono stati consumati e le prove del momento superate: il p. Generale mi ha accordato la dispensa dai voti e mi ha conservato la sua amicizia. Tre vescovi hanno approvato il mio progetto e la mia decisione; l’arcivescovo di Parigi mi ha accolto e benedetto con bontà tutta paterna. È stata presa in affitto una casa (rue d’Enfer 114 - Parigi); tra qualche giorno andremo a insediarci là poveramente ma con gioia e con giubilo.

Il mio corpo e le mie facoltà sono nelle stesse condizioni di un soldato reduce dal campo di battaglia. Prima di far uso della mia libertà con il permesso del p. Generale ho fatto un ritiro da Cenacolo di 12 giorni; e il 13 maggio siamo stati approvati. Ecco, cara sorella, fino a che punto è giunta la causa eucaristica; ne benedica Dio e lo ringrazi per me. La mia anima non cessa di ripetere il Magnificat e benché sia tuttora sotto il peso delle preoccupazioni e dei sacrifici, va ripetendo a se stessa una sola parola: «Quanto ci ama il buon Dio!».

Ora lei dovrà pregare perché corrisponda a una vocazione tanto bella e, come il pane del sacrificio, mi spogli della mia vita, della mia sostanza e della mia personalità per trasformarmi nello spirito e nella vita di Gesù, conservando soltanto l’apparenza umana, l’umiliazione e la povertà, affinché la virtù di Gesù abiti nel bel mezzo delle mie infermità.

Ma, mia buona sorella, se non vogliamo nulla per noi, vorremmo avere qualcosa per il re eucaristico perché desideriamo accoglierlo come si deve, onorarlo e circondarlo di gloria. Perciò dovrà pregare Nostro Signore perché ci mandi qualche mezzo per vestirlo e alloggiarlo e per celebrare gli augusti misteri. Attendo il bel leggio e il tabernacolo quando saranno pronti; ma ciò che attendo con più ansia sono le notizie sulla sua salute e sulla sua nuova situazione. Avrà dovuto soffrire molto nel lasciare tante belle anime e il campo della carità. Eccola ora cenacolista al pari di noi; Gesù la protegga e la conservi nella sua divina carità. Suo dev.mo Eymard, p. P.S. I miei cordiali ossequi a suo marito e al suo figlio spirituale. Sig.ra Tholin-Bost - Amplepuis (Rhône).

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CO 578 SIGNORINA DE REVEL (III-S, 25, 16)

Parigi, rue d’Enfer 114, 18 maggio 1856.

Signorina e carissima sorella in Nostro Signore, deve avere ricevuto la mia ultima lettera che la informava della mia partenza per un ritiro, e della mia decisione di pormi nella santa indifferenza. Il ritiro di 12 giorni è terminato, e la decisione è stata favorevole all’opera del SS. Sacramento. Io non ho messo una sola pagliuzza sulla bilancia, non ho fatto intervenire alcuno. Quelli che hanno giudicato non mi conoscevano. Mi sono aperto in assoluta semplicità. Neanche contavo su una decisione favorevole all’opera, ma Dio ha giudicato diversamente ne sia glorificato e benedetto. Non è più per attrattiva che mi ci consacro, ma per un motivo più sicuro. Mi è costato molto - il sacrificio non si avverte quando si combatte ma quando occorre amputare un membro -, e spero che Dio lo gradisca perché ritengo di averlo fatto completo. Abbiamo ottenuto la benevola approvazione dell’arcivescovo. Cominceremo a Parigi, nella solitudine, nella povertà e nella preghiera. Per muoverci aspetteremo che Dio ci dica: Andate!

Lei preghi per me, buona sorella. Se il nome è cambiato, il cuore no, ed è soprattutto adesso che

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io devo comportarmi come il chicco di frumento. Gesù deve farmi morire per poi ridarmi la vita e la grazia della mia missione. Continui ad essere la buona sorella del Terz’Ordine, ed ami sempre la Società di Maria, verso la quale io conservo un affetto filiale e il desiderio di servirla. Mi creda sempre in Nostro Signore, cara sorella in Maria, suo dev.mo Eymard. Sig.na de Revel - rue Ste-Hélène - Lione (Rhône).

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CO 579 PADRE DE CUERS (I, 23, 18)

Leudeville, par Marolles en Hurepoix, 20 maggio 1856.

Carissimo fratello in Nostro Signore, partirò da qui non prima di venerdì mattina; all’arrivo mi fermerò presso i nostri padri e quindi verrò a vederla nel pomeriggio. Se potrò disporre liberamente, mi congederò da rue Montparnasse per andare da Marie Thérèse oppure, ciò che preferirei, al nostro cenacolo. È il buon Dio che mi ha portato qui, e gliene dico il motivo: un santo prete forse sarà il frutto della mia visita. Sono venuto a sapere ieri che domenica il p. Lagniet ha annunciato alla sua comunità - a nome del p. Generale - la mia uscita dall’istituto e la nascita dell’opera del SS. Sacramento. Sembra che il p. Generale si sia espresso in termini molto benevoli nei miei riguardi: che dobbiamo conservare i legami di amicizia, che bisogna continuare a vederci, che è disposto a darmi udienza. Queste notizie mi hanno fatto un gran piacere. Il Dio della carità e della pace ha ricondotto tutti i cuori nell’unico centro di amore; egli è il padrone dei cuori e ciò che Dio vuole si avvera.

Ho fatto richiedere i miei effetti personali; penso che le giungeranno nei prossimi giorni. Se ha l’occasione di vedere il signor Badiche, gli esprima il mio rincrescimento per non averlo potuto incontrare per ringraziarlo della sua cortesia nei miei riguardi. Stavo per andare a vederlo, quando il signor Le Prieur mi informò che non era in casa. A presto. La mia salute va riprendendosi. Ho proprio bisogno di questi pochi giorni di calma. Suo aff.mo in Cristo Eymard, p.s.s. Rev. de Cuers - rue des Ursulines, 12 - Parigi.

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CO 580 PIO IX (III-S, 108, 1)

Corpus Domini 22 maggio 1856.

Beatissimo Padre, Vostra Santità sarà felice - ne ho la dolce speranza - di apprendere il successo dell’idea della

Società del SS. Sacramento, presentata a Vostra Santità due anni fa dal reverendissimo p. Jandel, superiore generale dei domenicani, e il 27 agosto dell’anno scorso da un sacerdote del nostro pio progetto. La parola tanto benevola di Vostra Santità ha portato dei buoni frutti. La Società del SS. Sacramento è stata fondata a Parigi con l’approvazione benevola e senza riserve di monsignor l’arcivescovo e sotto l’alta protezione di monsignor di Tripoli. Dio ha appianato tutte le difficoltà. Io sono libero. Tutto sembra presagire una feconda missione. Sei sacerdoti hanno dato il loro nome. Viviamo già riuniti in comunità ma, Beatissimo Padre, noi lavoreremmo invano senza la benedizione di Vostra Santità, che sola assicura ad un’opera cattolica vita e fecondità. Prostrati ai piedi di Vostra Santità, osiamo supplicarla di volere benedire noi e il piccolo grano di senape che è stato seminato sulla terra.

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580 CO 581 PADRE DE CUERS (I, 23, 19) Sia lodato Gesù Eucaristia. [Leudeville], Domenica, 25 maggio 1856.

Carissimo fratello, grazie della sua cordiale lettera. Dio mi ha costretto a rimanere qui un poco più a lungo. Giovedì pomeriggio un senso di grande debolezza mi ha obbligato a mettermi a letto e fino ad oggi non ho potuto lasciare la camera. Era necessario fare anche il piccolo sacrificio della propria salute, dopo aver fatto tutti gli altri. Non se ne preoccupi: ho appena celebrato la messa, domani devo prendere una medicina e spero di riabbracciarla mercoledì mattina. Se nel frattempo il signor Badiche avrà traslocato, mi farà piacere, ma sia fatta la volontà di Dio. In previsione del nostro imminente ingresso sarà bene procurare tre letti e qualche sedia per arredare tre celle. Prenda l’occorrente dalla somma di denaro in suo possesso; Dio ce ne farà avere dell’altro. Il mio amico vuole darci come primo dono un ostensorio. Dio, lo spero, benedirà questo breve soggiorno. Mi farà piacere se mi manderà sue notizie prima di mercoledì. Suo aff.mo Eymard, p.s.s.s. P.S. Ho adottato la sigla s.s.s.: essa è molto bella.

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CO 582 MARGUERITE GUILLOT (II, 157, 142)

Parigi, 31 maggio 1856.

Cara figlia, rispondo brevemente alla sua lettera; grazie di tutto quello che il suo affetto tanto devoto e filiale intende offrirmi. Grazie soprattutto del ricordo spirituale che mi promette davanti a Dio. Non ho bisogno di ripeterlo: la sua anima, la sua salute e la sua famiglia, tutto di lei mi è caro e lo sarà fino alla morte. Il nome non conta. Gesù resta come centro, sorgente di vita e fine; quando si amano le anime il resto non ha nessuna importanza o non cambia nulla; d’altronde io resto marista con il cuore e, mi permetto di dirlo, sono convinto che sarò utile alla Società. Il p. Generale lo sa: Dio ha disposto tutto e ha voluto da me il sacrificio della Società, perché facendomi religioso avevo sacrificato soltanto un padre e una sorella. Ha voluto poi il sacrificio del Terz’Ordine, della mia volontà e della mia attrattiva e infine quello della mia vita. Il giorno del Corpus Domini infatti ho corso il rischio di una grave malattia, ma quattro giorni sono bastati per ristabilirmi. Si trattava di un principio di congestione polmonare. Se almeno fossi morto completamente a me stesso e a tutte le creature!

Domani 1º giugno, nel pomeriggio, con la processione del SS. Sacramento prenderemo possesso del nuovo cenacolo. La metterò ai piedi di Nostro Signore.

I ragazzi sono arrivati a destinazione e sono contenti; è la migliore sistemazione che è stata possibile trovare per loro. Lei mi chiede se sono nel bisogno. No, perché da qualche giorno mi trovo con i buoni padri maristi e da qui partirò per il cenacolo. Le nostre risorse non sono grandi, perché il divin Maestro ci ha preso di sorpresa e siamo come gente scampata da un naufragio. Ma non mi preoccupo affatto del pane di ogni giorno: spetta al re alloggiare e nutrire i suoi soldati. Tutta la nostra preoccupazione è di fornirgli una dimora decorosa, procurargli un tabernacolo, un altare e dei paramenti. Per questo motivo non posso rifiutare i doni offerti al re eucaristico, ma per me non desidero nulla. In ciò devo essere delicato e severo: non voglio che si dica che approfitto del mio vecchio stato per avere del denaro. La buona signorina de Revel ha prestato fede a molte cose false. Il signor de Geslins, con il quale avevo parlato a Lione, non ha mai ricevuto lettere, né commissioni, né notizie da me da quando egli si trova a Roma; la sua indiscrezione mi è dispiaciuta.

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D’altronde se avessi voluto agire in modo umano avrei trovato a Roma delle protezioni ben più potenti. No, ho voluto lasciar fare tutto a Dio. E qui mi sono messo nelle mani di estranei senza essere conosciuto né raccomandato. E tutto è andato oltre ogni mia previsione.

Oggi ho scritto a mia sorella, e senza dirle che sono uscito dalla congregazione, le ho annunciato l’opera del SS. Sacramento che ho appena fondato a Parigi. Dio infiammi del suo santo amore lei e le sue care sorelle. Suo dev.mo in Gesù e Maria Eymard.

P.S. Il p. Huguet mi è sembrato che si trovi bene a Parigi. Ha parlato della mia questione con la signora

Mantel, amica delle signorine Camus. Finalmente lei potrà respirare. Dio la benedirà. Lasci dire e vada avanti: dalla sua ha l’obbedienza, il p. Generale e Dio. Per sgravio di coscienza bisogna che le dica che ho celebrato la novena di messe ... (tre righe cancellate).

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CO 583 SIGNORA GOURD (V, 25, 19)

Parigi, 31 maggio 1856.

Signora e cara sorella in Nostro Signore, ho visto l’altro ieri il signor Lalour. Sono contento di avere fatto la conoscenza di questo sant’uomo; certamente, se la signorina Stéphanie avesse avuto la vocazione al matrimonio, le avrei consigliato di considerare attentamente questo partito: ma ella si è scelto uno sposo migliore e una sorte più bella. Il signor Lalour desidera molto accasarsi; se Dio l’ha condotto fin qui, gli farà conoscere anche la sua compagna. Questo bravo dottore fa la comunione tutti i giorni per prepararsi alla nuova vocazione.

I due ragazzi sono giunti a destinazione: la sera stessa del loro arrivo sono entrati a St-N. Li hanno poi visti e sono contenti. Io andrò a trovarli fra qualche giorno; in seguito ne informerò il Procuratore imperiale. Lasci che pensi a tutto io, la prego.

Ora bisogna che le parli del grande affare del SS. Sacramento. Ho cominciato il ritiro il 1° maggio, festa dell’Ascensione, e l’ho prolungato fino al giorno 13, per sottomettermi a ciò che l’obbedienza avrebbe disposto a favore o contro questo progetto eucaristico, che mi ossessiona da cinque anni. Mi sono messo in una completa indifferenza, deciso a rinunciarvi per sempre. Ma quale è stata la mia sorpresa quando, dodici giorni dopo, mi sento dire dagli uomini eminenti che avevo scelto per giudicare la mia posizione di religioso: «La volontà di Dio è chiara: deve consacrarsi interamente all’opera del SS. Sacramento». Non ho avuto più né parole né pensieri, se non per esclamare: Oh, quanto è buono Dio!

Il p. Favre ha accettato la decisione e mi ha ricolmato di segni di affetto e di attestazioni di amicizia. L’arcivescovo di Parigi ha accolto la congregazione nascente con bontà tutta paterna; domani 1° giugno prenderemo possesso del nostro nuovo cenacolo, ed eccomi religioso del SS. Sacramento, pur continuando ad essere marista nel cuore e nell’affetto. Ciò che ci angustia un poco è che il nostro cenacolo comincerà come Gesù a Betlemme e che noi non abbiamo nulla per accogliere il buon Maestro; si direbbe che egli prediliga la povertà e noi ne siamo felici e sovrabbondiamo di gioia, perché vogliamo seguire la sua vita e il suo ritiro a Nazaret; e un giorno, lo spero, la sua vita apostolica, la sua passione e, nell’eternità, la sua gloria. Non le dico questo, cara figlia, per sollecitare il suo aiuto materiale, - oh no! noi siamo al servizio di un re ricco, buono e onnipotente -, ma per chiederle di ringraziarlo insieme con noi per averci scelto. D’altronde lei ha già fin troppe spese, e noi abbiamo l’indispensabile, quindi non se ne dia pensiero.

Quando penso al giorno precedente la decisione della mia grande questione da parte del p. Generale, al fatto che lei si trovava con la sua mamma, alla mia ultima visita, alla mia ultima direzione, ne benedico Dio. Affido lei e sua figlia alla divina carità di Nostro Signore. Suo dev.mo Eymard. P.S. Il mio indirizzo per il momento è all’Hospice des prêtres de Marie Thérèse, rue d’Enfer, Parigi.

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583 CO 585

SIGNORA JORDAN (II-S, 220, 3)

Parigi, rue d’Enfer 114, 31 maggio 1856.

Signora e carissima sorella in Nostro Signore, con lei non posso passare sotto silenzio ciò che sta accadendo in questo bel mese di Maria e del SS. Sacramento. Perdoni questo riserbo, che lei comprende.

La questione dell’opera del SS. Sacramento è risolta; io sono libero di dedicarmici interamente. Il p. Favre è stato assai buono con me, e la sua pietà è stata molto compiacente verso questa bell’opera. L’arcivescovo di Parigi l’ha accolta con bontà paterna. Domani 1º giugno, prenderemo possesso del nostro nuovo cenacolo. Dovrei dire del nostro povero cenacolo di Betlemme poiché, ahimè, Gesù comincerà a starci poveramente. L’importante è che almeno il nostro amore lo ripaghi del resto e che noi gli siamo graditi. Peccato che lei non sia vicina, perché avrei fatto come Mosè che, nel deserto, chiese alle donne israelite i loro ornamenti per adornarne il tabernacolo. Non voglio chiedere nulla alle mie figlie di Lione, per delicatezza ma anche perché ci sono tante necessità in quella città. Siccome però ho una sola signora Jordan, le assicuro che nella sua qualità di compaesana, vorrei vedere qualcosa di suo sul nostro altare eucaristico. Non ho potuto scrivere anche a sua figlia, ma lo farò a giorni. Preghi per me. Lei me lo deve. La lascio a Nostro Signore e sono per l’eternità suo dev.mo nel Signore Eymard. P.S. Per il momento il mio indirizzo è questo: al reverendo ...

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CO 586 SIGNORINA DE REVEL (III-S, 27, 17) Sia lodato Gesù Cristo eucaristico. Parigi, 31 maggio 1856.

Signorina e cara sorella in Nostro Signore, ora bisogna affidare il passato alla misericordia divina. Sono convinto che il presente è conforme alla volontà di Dio e, circa l’avvenire, mi rimetto alla sua paterna Provvidenza.

Grazie per la sua bella lettera. Non avevo bisogno di sapere quanto il suo cuore sia sempre riconoscente. Quel povero cuore è stato la sua croce e il suo calvario, e sarà la sua morte, ma una morte nella vita di Nostro Signore. Mi dispiace di essere stato motivo di sofferenza, ma che fare? Gli amici sono le nostre croci. Le sue lettere le leggo io solo. Nessuno le apre all’infuori di me, e quindi se potrò ancora essere utile alla sua anima, questo sarà un ben dolce compenso. Domani ci insedieremo nel nostro nuovo cenacolo. Preghi perché diventiamo degli autentici discepoli dell’amore di Gesù, per essere un giorno suoi degni apostoli. Inutile dirle che con la Società di Maria mantengo i rapporti e i legami più affettuosi. Le scrivo del resto dalla casa dei padri dove sono rimasto fino ad oggi. Suvvia, cara figlia, la vita trascorre veloce. Ho rischiato di dirle addio dall’altro mondo. Quale felicità quando la corsa sarà terminata, ma tutta per la gloria di Gesù. Sempre suo aff.mo in Gesù Eymard, p.s.s.s.

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585 CO 587

PADRE LAGNIET (I-S, 50, 4)

Parigi, 1° giugno 1856.

Reverendissimo e caro padre, non posso lasciare la casa di Parigi senza ringraziarla per la fraterna accoglienza che ho ricevuto e per tutti i favori e le attenzioni che lei ha avuto per me. Ne conserverò un imperituro ricordo di gratitudine, e spero di continuare a dargliene le prove.

Tra poco prenderemo possesso del nostro nuovo cenacolo ed inizieremo un’opera che, per quanto bella e sublime in se stessa, non cessa di spaventare la natura in ragione dei sacrifici che ci attendono e delle virtù che devono adornare un religioso eucaristico.

Mi sento molto debole e molto indegno, e spero nelle sue buone preghiere, mio caro e reverendissimo padre, e nella protezione della Vergine e di san Giuseppe. Se noi seminiamo nelle lacrime, forse altri mieteranno nella gioia.

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CO 588 PADRE DENIS (I-S, 59, 1)

Parigi, 1° giugno 1856.

Carissimo confratello ed amico, ho appena ricevuto e letto attentamente la sua fraterna lettera. La ringrazio di cuore per i sentimenti così pieni di carità e di amicizia che l’hanno dettata. Una semplice spiegazione darà risposta a tutto.

Prima di avvalermi della dispensa dei voti, con il consenso pieno di bontà e di affetto del p. Generale, sono partito il 30 aprile da Lione per venire a Parigi a fare un ritiro serio e severo, e per sottoporre l’idea dell’opera eucaristica all’esame di un giudice saggio, esperto e libero da ogni pressione. Durante questo ritiro di dodici giorni, mi sono messo in una totale indifferenza verso il sì e verso il no. Ho detto con semplicità quanto giocava a mio sfavore. Il p. Generale è venuto a trovarmi durante il ritiro, come pure il buon p. Lagniet. Dichiaro di non essere stato succube di pressioni estranee. Fino all’ultimo giorno, di fronte al silenzio, alla prova, al sentirmi ripetere «la cosa è grave ed ho bisogno di pregare, di riflettere, di consultarmi», ed il p. Lagniet glielo potrà confermare, io mi aspettavo di dovere subito ripartire per Lione. L’intero sacrificio era cosa fatta. Quale non fu la mia sorpresa quando ricevetti questa risposta: «Noi crediamo che Dio vuole che lei si consacri all’opera del SS. Sacramento».

Lo creda, caro padre, avevo tanto sofferto, prevedevo tante di quelle croci, che sarei stato contento di poterle evitare. Il buon p. Generale mi ha scritto una lettera piena di bontà e di amicizia. Io resto marista di cuore e di devozione. Servirò la Società. C’è poi una cosa che non si scrive ma che mi ha sostenuto per il bene della Società. Il p. Lagniet, la sera della risposta definitiva, è venuto a prendermi dove ero in ritiro ed io sono restato con i padri. Dunque non c’è né scandalo né guerra ... ma un’amicizia veramente fraterna. Non ho consultato nessuna delle persone di cui lei mi parla. Ignoro chi vuole indicare con il nome P. C. - scrivendolo mi accorgo di essermi sbagliato. Capisco chi ... Ma egli è completamente estraneo alla mia attuale decisione.

Ecco, caro padre, come stanno le cose. Non sono io ad aver giudicato e deciso. Non agisco assecondando la mia attrattiva o i miei sentimenti, e se sapeste tutto, preghereste per il successo di quest’opera che può fare del bene a tutti. Non tema una divisione né un’azione ostile; non si vuole sottrarre dei membri alla Società, anzi si spera di procurargliene.

Ecco, caro padre, quanto posso dire, tanto più che dovrebbe avere ricevuto la circolare del p. Generale. Restiamo amici e fratelli. Ciò che le potranno dire in contrasto con quanto ho esposto è pura invenzione come le tante di La Seyne e di Tolone. Gloria a Dio che lo ha permesso. Andrò tra

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poco a prendere possesso della casa dell’adorazione. Preghi per me. La sua lettera mi ha fatto piacere. Siccome vi vedo il suo cuore e la sua amicizia, la amo ancor di più. Mi creda sempre in Nostro Signore, caro padre ed amico, suo in Cristo Eymard.

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CO 589 SIGNORA GALLE (II-S, 147, 5)

Parigi, 3 giugno 1856.

Signora e cara sorella in Maria, non posso dimenticare colei che è stata per me come una madre e vengo perciò per darle mie notizie. Ora mi trovo a Parigi. Il p. Generale mi ha dato la libertà di consacrarmi alla fondazione dell’opera del SS. Sacramento, il cui scopo è l’adorazione perpetua e tutto ciò che riguarda il ministero eucaristico, come le prime comunioni, i ritiri ... Abbiamo preso possesso del nuovo cenacolo il 1º giugno con una processione molto devota del SS. Sacramento. Ora siamo indaffarati a preparare prima di tutto il santuario a Nostro Signore, dove sarà adorato di giorno e di notte. E lì io non la dimenticherò mai, buona e cara figlia, come non dimenticherò il suo caro figlio e la sua famiglia. Tutto è stato mandato avanti da Dio; ogni giorno vedo le prove della sua Provvidenza paterna. Noi non possediamo nulla, eppure stiamo iniziando un’opera magnifica. Anche il Cenacolo cominciò a Betlemme. E poi quando si ha Gesù si ha tutto, dice l’Imitazione. L’essenziale è amarlo con tutto il cuore. Lei pregherà per noi, non è vero? ne abbiamo tanto bisogno, perché per fondare bisogna crocifiggersi e lasciarsi crocifiggere. I miei deferenti ossequi alla signora Elisa e alla sua buona mamma. Mi creda sempre, buona e cara figlia, suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, p. s.s.. P.S. Eccole il mio indirizzo: rue d’Enfer 114 - Parigi.

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CO 590 SIGNORINA GIGUET (II-S, 246, 1)

Parigi, rue d’Enfer 114, 3 giugno 1856.

Grazie, mia cara figlia, del suo breve scritto. Esso mi ha raggiunto a Parigi, dove mi sono stabilito per una nuova opera del SS. Sacramento. Volevo venire a trovarla prima di partire, ma mi è mancato il tempo. Sono molto contento di saperla tranquilla e ben curata in questa santa casa. È la divina Provvidenza che gliel’ha procurata, perciò non tralasci di ringraziarla. Io non posso dimenticare la buona e pia signora che Dio le ha dato per madre. Le dica di pregare per me nella sua carità. Quanto a lei, mia cara figlia, si abbandoni alla bontà di Dio e non si preoccupi del passato. Dio ci penserà; lei abbia fiducia, perché tutto andrà a posto. Fissi il suo sguardo sulla bontà di Dio piuttosto che sulle sue miserie spirituali. Dio la ama di un amore di padre e di madre, e la vuole in cielo. Preghi per me, buona figlia, perché risponda con generosità ai disegni di Dio e lavori soltanto per la sua gloria. Io prego e continuerò a pregare molto per lei, perché la sua anima mi sarà sempre cara in Nostro Signore. Mi creda sempre nella sua divina carità suo dev.mo Eymard. Sig.na Giguet - Pensionnaire Maison de N.D. de Compassion, rue de l’Antiquaille 6 - Lione.

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589 CO 591

MONSIGNOR WICART (I-S, 91, 1)

Parigi, 4 giugno 1856.

Eccellenza, da quando la divina Provvidenza le ha affidato un’altra diocesi, desideravo vivamente farmi

presente al ricordo così paterno di Sua Eccellenza verso cui continuerò a professare la più viva gratitudine, con la più profonda venerazione.

Quasi un anno fa, avevo avuto la gioia di informarla del progetto di costituire la Società del SS. Sacramento. Ella si compiacque di benedirne l’idea. Oggi la piccola Società del SS. Sacramento è stata fondata, dopo molte prove, a Parigi. Il mio Superiore generale, ritenendola volontà di Dio, mi ha accordato piena libertà per dedicarmici interamente. L’arcivescovo di Parigi ha accolto l’opera nascente. Monsignor di Tripoli ne è il protettore ed il superiore ecclesiastico. Abbiamo preso possesso del nostro nuovo cenacolo domenica 1º giugno. Si tratta dell’antica dimora di Châteaubriand, in rue d’Enfer 114, oggi proprietà dell’arcivescovado. Alcuni di noi vivono già in comunità. Siamo in attesa di cinque sacerdoti. Questa piccola Società si propone, come già ebbi l’onore di dirle: l’adorazione perpetua e riparatrice e, come attività apostolica, i ritiri ai sacerdoti, agli ecclesiastici, ai laici; l’opera della prima Comunione degli adulti, così numerosi purtroppo a Parigi; i ritiri di prima Comunione nelle parrocchie, i ritiri del clero e, infine, la predicazione delle Quarantore. I membri sono di tre categorie: i religiosi sacerdoti, i fratelli, e gli aggregati, vale a dire i veterani del sacerdozio. I religiosi fanno i tre voti.

Ecco che cosa ha fruttato la sua prima benedizione. Questa idea è nata nella sua diocesi. È il chicco di frumento ancora sottoterra. Abbiamo un immenso bisogno di preghiera. Sua Eccellenza, sempre così affabile con me, non me la rifiuterà. Si tratta infatti un po’ della sua opera, Eccellenza ... NOTA: Monsignor Casimir Wicart era stato vescovo di Fréjus ed era vescovo di Laval.

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CO 593 MONSIGNOR DE LA BOUILLERIE (I-S, 94, 1)

Parigi, 4 giugno 1856.

Eccomi di nuovo nel cenacolo. Il 1º giugno, con la processione del Corpus Domini, ne abbiamo preso possesso. Il giorno 2 vi abbiamo celebrato la santa messa. L’opera della sua devozione e del suo tenero amore inizia nella povertà, è vero, ma anche nella gioia e nella gratitudine dei nostri cuori. Con Nostro Signore, siamo ricchi.

Domenica sera si è parlato dell’opera dell’adorazione notturna a St-Roch. Monsignor di Tripoli ci ha fatto l’onore di invitarci e, proprio là, questo buono e santo vescovo, ha annunciato la fondazione della Società con tale affetto ed entusiasmo che ne siamo rimasti confusi. Ha chiuso l’allocuzione dicendo che essa diventerà un giorno un grande ordine nella chiesa, e che fin da ora, gli adoratori dovevano considerarci come fratelli, e anzi come padri, e che dovevamo essere il centro naturale dell’adorazione.

Su suo consiglio abbiamo fatto quattro visite: al Nunzio, che ci ha accolto molto bene; al reverendo Gaume, che è stato molto affabile, a Madre Marie-Thérèse e al signor de Rastignac, dal quale sono stato molto edificato, e che ci ha ricevuto con …

Ci stiamo ora preparando ai due grandi scopi della Società: alla vita contemplativa mediante l’adorazione, la solitudine, il silenzio, per formare a Gesù una Guardia d’Onore e per instaurare con

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lui una comunità di vita. E alla vita attiva dell’apostolato eucaristico, ai ritiri in casa, all’opera della prima Comunione degli adulti, alla predicazione delle Quarantore, a diffondere, in una parola, il fuoco eucaristico in tutti i cuori.

Peccato che non sia qui, Eccellenza, per guidarci personalmente al combattimento. Ma lei ci ama come figli suoi, e il suo amore ci accompagnerà, come pure la sua pietà e il suo zelo ardente per la gloria di Nostro Signore eucaristico. Attendiamo cinque sacerdoti. Ieri si sono presentati due ... NOTA: Monsignor de la Bouillerie era vescovo di Carcassonne.

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CO 594 MARGUERITE GUILLOT (II, 158, 143) Tutto per l’amore e la gloria del nostro dolce Signore nella SS. Eucaristia Parigi, rue d’Enfer 114, 20 giugno 1856.

Ho ricevuto, mia cara figlia, la sua lettera, il biglietto di 100 fr., le preghiere e l’immutato affetto che mi porta. Grazie di tutto. Si convinca che la sua anima e tutto ciò che le interessa mi è ora ancora più caro. Se Dio lo vorrà spero di vederla un giorno religiosa del SS. Sacramento. Forse è stato provvidenziale che la casa terziaria non sia stata ancora aperta. Le assicuro che per quanto mi riguarda ero fortemente interessato, più di quanto non lo dimostrassi o si potesse immaginare, e anche che desideravo iniziarla e avviarla, ma non era ancora venuto il tempo. E poi capivo che il p. Generale la desiderava, ma io intravedevo molte difficoltà. Infatti ve ne sono di molto grandi. Preghiamo, tutto è possibile a Dio, ma sappiamo anche attendere e soffrire.

Certo, i suoi voti sono dei veri e propri voti, non religiosi nel senso che sono stati emessi in un istituto stabilito e approvato, ma davanti a Dio sono voti religiosi e santi. Non avrebbe ricevuto tante grazie e aiuti se fossero stati soltanto dei pii sentimenti. Ne ringrazi Dio e li osservi; essi sono stati la sua salvaguardia.

La ringrazio di quello che ci ha spedito. Ciò mi ha vivamente e sensibilmente commosso e quasi rattristato, povere figlie! [due righe cancellate] Dio vi ricompensi mille volte tanto. Noi non siamo nell’indigenza, perché abbiamo tutto il necessario. Sono contento di dovere subire qualche privazione e di saper fare a meno di molte cose; basta tanto poco a colui per il quale Gesù è tutto! Non avrei conosciuto la povertà, o meglio, la bontà tutta materna di Dio senza la nostra nuova situazione. Abbiamo cominciato come si comincia in un deserto con un paio di lenzuola, una sedia, un cucchiaio non due: è meraviglioso. Abbiamo iniziato a rendere decorosa la nostra cappella, ad essa destiniamo tutto quello che abbiamo: il re eucaristico se lo merita! Quale altare! nient’altro che del legno bianco senza nulla per ricoprirlo. E che tabernacolo! Semplicemente quattro assi. Il mio cuore gioiva e piangeva alla vista di questa Betlemme; oggi abbiamo ricoperto l’altare con del tessuto di poco prezzo, e sta già meglio. Non avevamo che un amitto per tutt’e due e due purificatoi fino ad ora; ieri ce ne hanno regalato due insieme con qualche purificatoio. Tutto quello che abbiamo per il culto è in prestito, ma a poco a poco Nostro Signore ci manderà qualche cosa. Un amico ci farà dono di alcuni paramenti. E lei, cara figlia, ci manderà qualche tovaglia per l’altare. Ci confezioni se le è possibile anche degli amitti (un po’ più grandi di quelli di La Favorite) e dei purificatoi; quanto ai corporali due o tre ci bastano per il momento, perché ce ne hanno regalato due. Confezioni anche un camice, se ha tela sufficiente; ci sarebbe proprio utile, ma faccia come meglio può, mia cara figlia ...

Non può essere stata che ... o la signorina de Revel a parlarle della mia lettera. Io sono più che grato a Dio per il vostro desiderio di farci del bene, ma queste signore hanno tanti impegni e buone opere da sostenere che non mi sorprende il loro silenzio, anzi ne ringrazio Dio. Saranno degli estranei quelli che Dio metterà in movimento, e già l’ha fatto, o qualche autentica figlia come lei.

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Ah, se si sapesse a quale interesse si investe in quest’opera nuova e quale onore vi è nel contribuirvi! Ma come le ho detto, mi sono imposto la regola di non rivolgermi a Lione, come pure, ne sia certa, non farò mai il suo nome. Comprendo troppo la delicatezza della cosa.

Su, mia cara figlia, si faccia coraggio. Se ne stia tutta sola con Dio; le creature non hanno altro compito che quello di crocifiggerla. I due allievi si comportano bene: il maggiore apprende il mestiere di calzolaio; ci tenevo a questo perché gli altri mestieri avrebbero richiesto delle spese. Quanto è avanzato del denaro è stato versato in anticipo; i mensili sono stati pagati fino al 1º di agosto. I miei cordiali saluti a tutte le sue sorelle. Suo dev.mo nel Signore Eymard. Sig.na Guillot Marguerite - rue du Juge de Paix, Maison des Carmélites, Fourvière - Lione (Rhône).

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CO 595 SIGNORA THOLIN -BOST (IV, 141, 21) Tutto per Gesù Cristo Eucaristico. Parigi, rue d’Enfer 114, 21 giugno 1856.

Cara figlia e sorella in Nostro Signore, grazie della sua breve lettera: essa è stata per me di grande conforto. Lasciamo da parte ogni questione umana, ci bastano lo spirito di Gesù Cristo, il suo amore e la sua gloria. Egli mi dia le sue sofferenze, le sue umiliazioni e le sue aspirazioni; non desidero altro ai piedi del divin Maestro e Signore.

Che bello! da domenica abbiamo un tabernacolo e dentro il tabernacolo Gesù con le sue grazie, il suo amore e il suo paradiso: tutto! Perciò non mi preoccupo più del resto, neppure del mio corpo e delle mie miserie. La mia cella è situata vicino alla porta del santuario; ne sono il guardiano, direi quasi il padrone. Tra qualche settimana avremo una cappella più grande dove Gesù, il caro Gesù, sarà solennemente esposto e illuminerà tutto con la sua luce e la fecondità del suo amore. Quanto siamo felici! Quando mi volgo indietro a guardare il cammino di spine e di tribolazioni che abbiamo dovuto percorrere non ho che un rimpianto, quello di non avere sofferto abbastanza in silenzio; e chiedo al buon Maestro di accordarmi sufficiente amore per essere forte nella sofferenza e nella crocifissione. Lo chieda per me, mia cara figlia.

Non so perché, mi sento triste nei suoi riguardi. È ammalata? o sta sulla croce? o forse il cielo la fa sospirare nel deserto? Eppure anche lei ora ha un po’ di cielo, di cenacolo, di tabernacolo di Gesù. Resto incantato alla vista del magnifico leggio del caro signor Alphonse! mai me lo sarei immaginato così bello e così ricco; grazie! Mi mandi sue notizie quando le sarà possibile e mi creda sempre nell’amore di Nostro Signore suo dev.mo Eymard, p.s.s.s.

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CO 596 SIGNORA FRANCHET (II-S, 189, 28)

22 giugno 1856.

Signora, la sua cara lettera mi ha molto consolato: lei sta meglio e ha ritrovato un po’ di calma e di buona volontà. Ma io la capisco e sento il contraccolpo delle sue pene e delle sue prove. Lei si vede in mezzo ad un mare spaventoso, tutta sola ed abbandonata. E lei ha paura, e la sua navicella è agitata. Inoltre il demonio e la sua debolezza le dicono: - Non hai scampo, tutto è perduto! - Oh, no! Tutto non è perduto. Lei non perirà. Le violenze e le tempeste interiori non hanno ancora potuto distruggere il suo bisogno di Dio, anzi glielo rivelano, anche se la spaventano.

Lei ama Dio, questo è certo. Dio le vuole bene come a una figlia, e lei non può dubitarne. La lascia però un po’ a lungo nel deserto affinché possa espiare l’antico amore dell’Egitto, e bramare

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più spiritualmente la vera terra promessa. Ma io lo so, la sua grande pena è di non poter amare Dio come egli vuole e come lei cerca di fare. Questi rimproveri interiori la distruggono, il mondo la attira e la disgusta, tutto quello che sente, legge e medita non basta al suo cuore che soffre e agonizza. Ebbene, un breve ritiro rimetterà tutto in pace e in ordine.

Suvvia, signora, sarebbe troppo pericoloso arrestarsi su questa buona strada. Riprenda anzitutto il cuore a due mani, si ricordi umilmente di Nostro Signore, sopporti con pazienza i suoi apparenti rigori. Il sole di verità e di amore risplenderà per lei, e lei lo apprezzerà molto di più. La benedico in Nostro Signore. Eymard. Sig.ra Franchet, quai St-Vincent 74 - Lione.

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CO 597 ANTONIA BOST (IV, 182, 10) Lodato e amato sia Gesù nel SS. Sacramento. 23 giugno 1856.

Penserà, mia cara figlia, che l’ho dimenticata dal momento che sono rimasto muto per tanto tempo. Oh no, la sua anima mi è troppo cara in Nostro Signore perché non preghi per essa e non le auguri ogni bene dal cielo. Non mi è stato possibile scriverle perché ero spossato e un po’ malato.

La sua lettera mi ha fatto molto bene, perché mi avvedo che continua ad essere la figlia di Gesù e di Maria, una figlia che desidera tanto amarli e servirli sempre meglio. Oh sì, ami molto Nostro Signore e Dio. Per questo motivo lei è prediletta e tanto ricca di grazie; Dio è la vita e l’eternità. Serva sempre bene il buon Maestro, egli è tanto buono e tanto munifico! Gli offra volentieri la povertà della sua vita e la semplicità del suo cuore; egli se lo merita tutto il nostro amore. E poi questa triste e breve vita passa come una nuvola o come un lampo; fin dall’inizio bisogna darsi all’amore di Dio perché il cielo ne sia la bella e ricca ricompensa. Sapesse come ci si sente tristi al momento della morte quando non si porta a Nostro Signore che un brandello di cuore o una vita divisa. Ma lei vuole appartenere tutta a lui e di fatto gli appartiene, e per amore suo sopporta tutte le miserie del proprio cuore, le fatiche della vita di pietà e le sue tristezze. Tutto ciò è molto importante, perché è la via che porta alla liberazione dal mondo, al combattimento e al grido dell’anima che esclama: O mio Gesù, tu solo sei buono, tu solo sei il bene dell’anima mia e la vita della mia vita! Resti pure in questo squallido deserto ma vi cerchi Dio e la perfezione del suo amore, come la colomba che si librava sull’arca.

Anche se la sua cara sorella si trova su una strada diversa, la tratti come sempre e la ami ancor di più. Lasci che pensi e che parli come desidera, è pur sempre sua sorella. Lei prega per me, mia cara figlia; continui a farlo perché ne ho bisogno. Io l’offro ogni giorno al divino sposo dell’anima sua. La saluto nella sua divina carità. Eymard. Sig.na Antonia Bost - Tarare.

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CO 598 MARGUERITE GUILLOT (II, 161, 144) Tutto in unione eucaristica nell’amore di Gesù Cristo. Parigi, 24 giugno 1856.

Mia cara figlia, ho appena ricevuto la sua lettera con il biglietto di 100 fr. Quanto è buono Dio! grazie nella sua divina bontà [tre righe cancellate].

Queste sono le misure del nostro altare: lunghezza della mensa m. 2,63, altezza dai due lati cm.

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94, larghezza della mensa cm. 88, la tovaglia per la comunione m. 3,30. Il nostro altare è secondo le norme romane, la tovaglia deve scendere ai due lati per 94 cm; il pizzo deve essere poco largo, da 10 a 15 cm. Non acquisti nulla per ricoprire l’altare: lo faremo dipingere, e costerà poco. Forse è meglio attendere qualche giorno per mandarci quello che la sua carità ci ha procurato; ogni cosa ci sarà molto utile. Abbiamo ricevuto due o tre amitti e alcuni purificatoi. Faccia il favore di comperare dalla signorina Camus cinque o sei paia di suole di crine: costano da sei a sette soldi il paio; le paghi con il denaro che ha l’intenzione di mandarmi.

Scriverò alla signorina de Revel. La mia intenzione era di non toccare questa corda, ma ella mi ha chiesto qualche particolare. Ho ricevuto una lettera da ... Questa buona famiglia mi riempie di sorprese: mi offre per il nostro cenacolo 500 fr. Vede bene, mia cara figlia, che la divina Provvidenza non ci abbandona. Mi fa piacere di saperla serena e contenta. Si è trattato di una tempesta passeggera, e poi non bisogna sempre lasciarsi impressionare dagli uomini distratti o troppo occupati. Benedico il suo viaggio [due righe cancellate]. I miei cordiali saluti alle sue care sorelle: sono molto commosso da sentimenti tanto nobili, ma non ne avevo bisogno per confermarvi la devozione e l’affetto che vi porto in Nostro Signore, nel cui amore sono vostro dev.mo Eymard.

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CO 599 SIGNORA JORDAN (III-S, 76, 1) Tutto per l’amore e la gloria di Nostro Signore Gesù Cristo nella SS. Eucaristia. Parigi, rue d’Enfer 114, 26 giugno 1856.

Signora e carissima sorella in Maria, il suo buon ricordo mi ha molto commosso. L’unione in Dio non risente dei cambiamenti della forma, del tempo, delle cose della vita che passa. L’anima non ha altro stato, altra vita, che la volontà di Dio. Lei mi capisce: il nome non cambia niente.

Eccomi dunque dedicato e consacrato all’attuazione di una bella ed amabile idea, quella di dare a Gesù nella santa Eucaristia una guardia d’onore di fedeli adoratori affinché il re del cielo abbia, come i re della terra, una corte di cuori devoti. L’adorazione perpetua sarà fatta dai religiosi del SS. Sacramento unitamente agli associati che sono nel mondo, e che verranno a consacrare alcune ore del giorno o della notte all’esercizio dell’adorazione.

L’amore non si accontenta di questo; ha bisogno di zelo perché il fuoco si alza, si espande, e vuole tutto infiammare. I religiosi del SS. Sacramento si consacreranno al ministero eucaristico, alle Quarantore nelle parrocchie, ai ritiri di prima comunione, all’opera della prima comunione degli adulti, all’aggregazione per l’adorazione. Come vede, l’idea è unica, ma il campo è vasto ed è tutto eucaristico.

Come in tutte le cose di Dio, la piccola Società del SS. Sacramento inizia poveramente, umilmente, semplicemente: è il chicco di frumento che viene dapprima sepolto sottoterra, poi germina, cresce e fruttifica. L’essenziale per noi è avere la benedizione di Dio ed essere fedeli alla sua grazia; perciò abbiamo un gran bisogno di preghiera, che è la prima manifestazione della carità.

La ringrazio molto, buona figlia, del dono che fa al nuovo cenacolo. Il Signore glielo ricambi all’infinito, perché si tratta di un bel contributo per la nostra piccola cappella che inizia, e da cui Gesù irraggerà lontano. Quanto al bell’ornamento d’altare che lei desidera ricamare, siccome il nostro altare è all’uso romano, il pizzo non deve essere più largo di 10-15 cm. La mensa dell’altare è lunga m. 2,63 e larga 0,88. L’altezza dell’altare, ai lati da dove pende la tovaglia, è di m. 0,90. Peccato che lei non sia a Parigi! potrebbe venire a vedere e a pregare nel nostro cenacolo! Noi la collocheremo ai piedi di Nostro Signore, insieme con suo marito e i suoi figli. La Società del SS. Sacramento è fondata al di fuori della Società di Maria, perché le due opere non potevano stare insieme e, di conseguenza, i suoi membri non devono essere maristi. Giudichi lei se non è necessario che Dio scelga i primi che devono iniziare. Parecchi sacerdoti, e buoni sacerdoti, devono

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venire ad unirsi con noi. Quale nuova sofferenza per lei, cara figlia! quel posto di consigliera era certamente quanto ci

fosse di meglio, ma Dio non lo ha voluto per un bene maggiore. Bisogna adorare i suoi amabili disegni. Quando scriverà a sua figlia, mi faccia presente al suo ricordo. Io le scriverò nei prossimi giorni. Mi creda sempre in Nostro Signore, cara figlia, suo dev.mo Eymard, S.s.SS. Sig.ra Jordan - rue de Castries 10 o 11 - Lione (Rhône).

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CO 600 SIGNORINA ROSE NÈGRE (V, 248, 1) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 29 giugno 1856.

... Lei soffre: è la migliore di tutte le preghiere. Il male agli occhi non le impedirà di essere religiosa del SS. Sacramento, perché qui basta avere un cuore e una volontà tutti per Dio. Perciò non se ne affligga troppo, ma soprattutto lo consideri come una grazia di Dio. È tanto facile, a questo buon Maestro, guarirla quando lo giudicherà opportuno per la sua gloria! Non si lasci vincere dalla tristezza: quando si sta con lo sposo divino e lo si possiede, dobbiamo gioire. Il nostro piccolo cenacolo è in preparazione e attendiamo con gioia il felice giorno in cui Gesù salirà sul suo trono di gloria e di amore. In quel giorno metteremo ai piedi del trono divino i nomi e i cuori di tutti i suoi figli eucaristici e, stia certa, il suo non sarà dimenticato. Addio, mia buona figlia. Pazienza, confidenza e amore. Suo dev.mo nel Signore Eymard, p. du T.S.S.

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CO 601 ANONIMO [MARISTA ] (I-S, 61, 1) Tutto per l’amore di Gesù-Ostia. Parigi, rue d’Enfer 114, 30 giugno 1856

Carissimo e reverendo Padre, l’opera sta sottoterra ai piedi della croce, affinché il sangue divino del Salvatore la faccia germinare e crescere. Essa inizia dunque come iniziano le opere di Dio. Ma la dolce ed immensa consolazione di cui Dio mi ha favorito sta nell’avermi conservato l’amicizia del p. Generale e i rapporti fraterni con i buoni padri di Parigi e con l’ottimo e affabile p. Lagniet che, in questa circostanza, mi ha mostrato più che mai la bontà del suo cuore e la sincerità della sua amicizia. Vado spesso a visitare i padri, e mi sembra che di cambiato non c’è che il nome ... che resta profondamente scolpito nel mio cuore. Preghi per noi, buon e caro padre, affinché la nostra indegnità e le nostre miserie non paralizzino la grazia di Dio. Non si dimentichi di me accanto alla buona Madre. Eymard.

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CO 602 STÉPHANIE GOURD (V, 97, 16)

1° luglio 1856.

Vengo, figlia mia, per rispondere brevemente alla sua lettera e per dirle innanzi tutto che la sua anima mi è ancora più cara da quando Maria, la nostra buona madre, mi ha consegnato a Gesù per

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servirlo nel sacramento del suo amore. Mi è impossibile esprimerle la pace e la gioia dell’anima nel vedermi chiamato al cenacolo divino. Per prepararlo nulla mi sembra spregevole o umiliante. Abbiamo fatto gli operai, i lucidatori di pavimenti, i portinai; credo che farei anche da cuoco; tutto è divino al servizio di Dio. Non so se vedrò la fioritura di questo piccolo grano di senape; ma poco importa, purché un giorno Gesù sia glorificato; che dico? purché io gli sia gradito con i miei desideri. Maria, la mia buona mamma, mi è doppiamente madre, perché devo a lei questa seconda vocazione. Oh, quando verrà il giorno in cui esporremo solennemente questo sole di grazia e d’amore e potremo vederlo irradiarsi su tutta Parigi e sul mondo! Preghi molto, cara figlia, perché diventiamo santi e uomini veramente eucaristici.

Quanto a lei, vada sempre a Dio nella semplicità, dimenticando, come fa il bambino, il passato e proponendosi sempre di fare meglio e di piacere a Dio. Non si tormenti eccessivamente per la sua tiepidezza e incapacità: beati i poveri di spirito. Il sonno la perseguita, è una tentazione terribile; ma si riservi in antecedenza il tempo necessario per il riposo. Organizzi la sua giornata, in modo da essere libera alla sera da tutti gli esercizi ordinari di pietà; non si può senza rischio alla sua età privarsi del sonno. Non si renda schiava delle cure per la nipotina; ciò sarebbe dannoso per l’anima e per il corpo. Bisogna far fronte un po’ a tutto. Sia la figlia della divina Provvidenza, è una prerogativa della sua buona mamma; bisogna condividerla ed esserne la discepola. Addio, figlia cara, tutto ciò che la turba lo disdegni; tutto ciò che la confonde lo tralasci; di tutto ciò che la porta a Dio, nella pace e nella santa libertà, ne goda come di una grande grazia. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.

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CO 592 SIGNORA SAUVESTRE DE LA BOURALIÈRE (II-S, 245, 2)

4 luglio 1856.

«Il Terz’Ordine del SS. Sacramento non può essere istituito che dopo avere fondata e consolidata la Congregazione dei Sacerdoti che inizia a Parigi. Non tralasci di innalzare i suoi voti per la loro riuscita, perché si tratta dell’opera capitale del nostro tempo». NOTA: Brutta copia in matita, in un taccuino.

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CO 603 SIGNORINA DE REVEL (III-S, 28, 18) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Parigi, rue d’Enfer 114, 4 luglio 1856.

Signorina e carissima sorella in Maria, ho molto ringraziato Dio che l’ha risparmiata, perché temevo molto per la sua casa di Brottaux. Lei ci aveva rinunciato, e tutto le resta con l’aggiunta del merito. La ricchezza di questo mondo è poggiata su una sottile assicella, e una goccia d’acqua, una scintilla, un niente ci riporta alla povertà della nostra origine. Ma i beni della grazia e della gloria sono eterni in Dio. Mi dicono un gran bene del p. Michon; egli è pio, sereno ed affabile. Mi avevano detto che sarebbe stato solo supplente, perché forse si è in cerca di un uomo più anziano. Ma il canale importa poco quando fornisce acqua pura.

La decisione è buona. La purezza d’intenzione è la pietra filosofale, il raccoglimento è lo stampo, e l’umiltà l’operaio. Lei ha fatto un’ottima scelta. Resta la fatica del lavoro, dell’annaffiare, del coltivare, e questo fino all’inverno della morte. Fa bene ad andare ogni mese, almeno quando fa bel tempo, dal p. Michon. È un buon esempio, un atto di virtù ed un prezioso legame per il suo

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santo incarico. Grazie, un bel grazie per il suo buono e costante ricordo davanti a Dio. Ai miei occhi è la più

bella dimostrazione del suo affetto spirituale. Il resto conta poco; tutto sta nel diventare santi, nel compiere la santa volontà, nel procurargli gloria. Oh! di quante grazie si ha bisogno quando si desidera fondare un’opera simile. Io ne sono atterrito; e mi conforto soltanto pensando che la gloria di Dio sarà assolutamente potente ed efficace sulla nostra debolezza e miseria.

Siamo in mezzo ad operai di ogni tipo: muratori, fabbri, carpentieri, copritetto, ecc. Si lavora all’ampliamento della cappella, e tutto sarà ultimato tra 15 giorni. Abitiamo la casa di Chateaubriand. Io occupo la sua camera, di fronte al maestoso cedro del Libano e al magnifico parco che ne fa la dimora più deliziosa e più tranquilla di Parigi. Dio ci vuole davvero bene. La nostra cappella provvisoria è l’antico laboratorio di quell’uomo importante. Gesù ha preso il suo posto, e lì le ispirazioni dell’amore prevalgono sul genio così bello del cristianesimo. Noi siamo solo in tre. Parecchie vocazioni sono in gestazione: attendiamo alcuni buoni e santi sacerdoti. Ma prima occorreva preparare il cenacolo; quando tutto sarà pronto, Gesù vi arriverà con i suoi apostoli. Come tiriamo avanti? Come gli uccelli dei campi, o meglio, noi diciamo al re ... i soldati prestano il loro servizio, ma il re deve fornire il nutrimento e l’alloggio. E fino ad ora, il nostro re ha davvero cura di noi. Decoreremo il suo santuario nel limite delle nostre possibilità. Cominciamo a fare come gli eremiti e i pastori, le arti e la magnificenza verranno in seguito. Si preannunzia una bella messe a Parigi, questa città in cui c’è tanta miseria spirituale, tanta ignoranza e tanta indifferenza. Oltre l’adorazione perpetua ci prefiggiamo tre opere di apostolato: le Quarantore nelle parrocchie, i ritiri e l’opera della prima Comunione degli adulti. Oh, quante persone a Parigi sono più pagane degli stessi pagani, senza prima comunione, senza matrimonio religioso, senza battesimo!

Che cosa curiosa mi racconta, cara figlia, di sua cognata e di sua nipote, ecc. Cosa risponderle? Che lei stava nel giusto? Certo. Quanto al resto, e cioè quanto a incontrarla e a visitarla, vedo che le prime difficoltà sono ormai superate. Resta l’impressione penosa di quel passato molto triste, di cui le è restata tutta la sofferenza ma anche tutto il merito ed una immensa consolazione. Personalmente propendo per la visita e per il legame da riannodare, e questo sia per i figli che per il principio del sacrificio. Mi resta solo lo spazio per benedirla, e per dirle con quanta affettuosa dedizione le sono unito ed affezionato. Eymard. Sig.na de Revel, rue Ste-Hélène - Lione (Rhône).

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CO 604 MARIANNE EYMARD (III, 112, 104) Tutto per Gesù. Parigi, rue d’Enfer 114, 5 luglio 1856.

Carissime sorelle, vengo per darvi mie notizie. Io sto bene, anzi meglio che a Lione. L’opera del SS. Sacramento è benedetta da Dio. Siamo stati in mezzo agli operai sino ad ora: stiamo costruendo la cappella per l’adorazione perpetua, che sarà terminata - spero - tra una quindicina di giorni. Non ho avuto il tempo di descrivervi i particolari di quest’opera tanto bella. È un istituto religioso con lo scopo dell’adorazione perpetua al SS. Sacramento esposto giorno e notte, sostenuta dai religiosi e da un gruppo di laici, che vivono nel mondo e che formano un’associazione. I padri del SS. Sacramento si dedicano al ministero eucaristico, vale a dire alla predicazione delle Quarantore a Parigi, ai ritiri, all’opera della prima comunione degli adulti, ecc. Dio si è degnato di servirsi di me per dirigere questa santa opera nonostante la mia miseria e la mia indegnità.

Prima d'essere fondata a Parigi l’opera ha incontrato difficoltà e prove. L’ex superiore generale p. Colin mi aveva incoraggiato a promuoverla. Ma quando diede le dimissioni, il nuovo superiore non volle farsene carico. Allora la questione fu sottoposta all’esame del Papa, che l’ha fortemente

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incoraggiata e ha esortato ad iniziarla. A Roma però mi dissero di non promuoverla all’interno della Società di Maria, per il timore che un’opera soffocasse l’altra o l’una potesse nuocere all’altra. Il consiglio di Lione era dello stesso parere. Allora con il consenso del p. Generale sono venuto a Parigi per fare un ritiro, affidandomi ad uomini di Dio per accertare se era la volontà di Dio che io lavorassi a quest’opera. Tre vescovi hanno preso in esame la questione, i due di Parigi e quello di Carcassonne. Al termine di dodici giorni di ritiro, di preghiera e di esame, mi diedero la risposta: essi ritenevano che Dio voleva che mi consacrassi all’opera del SS. Sacramento e che bisognava iniziarla a Parigi. L’arcivescovo ci ha accolto in una casa di proprietà della diocesi e favorisce l’opera eucaristica con tutte le forze. Eccomi dunque dedicato a tempo pieno alla fondazione di questa piccola Società del SS. Sacramento; ci siamo riuniti in diversi. Ma per lavorare in libertà fu necessario chiedere la dispensa dei miei voti nella Società di Maria, per emetterli nella Congregazione del SS. Sacramento e diventare religioso del SS. Sacramento; questo infatti è il bel nome che ci siamo dati. Sono felicissimo di una sorte così privilegiata e di una vocazione così santa.

Ora, care sorelle, bisogna che preghiate molto per noi, perché lavoriamo molto santamente all’opera di Dio. Da cinque anni Dio mi attirava verso questo progetto, ma una grazia così grande non si può acquistare che a gran prezzo. Non posso ancora dirvi quando potrò venire a La Mure, dobbiamo prima di tutto organizzare ogni cosa. Presentate al reverendo Cat i miei cordiali e deferenti ossequi; ditegli che il mio commissioniere a Roma è venuto meno e che sto per inviare una terza richiesta a suo nome tramite il Nunzio. Aff.mo in Nostro Signore, vostro fratello Eymard, p.s.s.s. Sig.na Eymard - rue du Breuil - La Mure d’Isère.

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CO 605 SIGNOR CREUSET (V, 338, 7) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Parigi, rue d’Enfer 114, 5 luglio 1856.

Carissimo amico, la sua bella lettera mi ha procurato un grandissimo piacere; è la prima che ricevo da parte di un figlio e fratello. Sono felice di vedere che l’opera eucaristica, alla quale Dio mi ha fatto la grazia di lavorare, riscuote tutte le sue simpatie religiose e che non ho perduto nulla del suo affetto. Mi è costato molto dire a Dio: «Taglia, brucia, tronca, purché io ti sia gradito e procuri la tua gloria». Se ho sacrificato il bel nome di marista, ne ho conservato tutta la stima e tutto l’affetto di un figlio per sempre devoto. Avendo Maria dato a Gesù un suo religioso ed essendo io questo religioso, ahimè! tanto povero e miserabile, ho la dolce fiducia che questa buona madre mi amerà sempre e mi guiderà sul nuovo cammino. Del resto, non c’è nulla di nuovo: si tratta del culto perpetuo della divina Eucaristia e del ministero eucaristico, esclusivamente consacrato a fare conoscere, amare, ricevere e glorificare Gesù nel suo sacramento d’amore. Io posso essere miserabile, povero, malaticcio e peccatore, ma Gesù resta ricco delle sue grazie, ed è il mio salvatore, il Dio dell’Eucaristia che dice a tutti: — Venite a me.

Sì, caro amico e fratello, con piacere la associo all’opera eucaristica, alle sue piccole sofferenze e ai suoi scarsi meriti, e le attribuisco il titolo di fratello eucaristico; in cambio lei ci darà le sue preghiere e le sue sofferenze. Spesso mi sono detto: magari tutti i figli del caro signor Creuset fossero adulti! egli verrebbe ad arruolarsi nella guardia d’onore. Abbia sempre come ricchezza la fiducia in Dio, come forza la croce, come rifugio la divina Eucaristia e Dio sarà tutto per lei. Egli benedica la sua famiglia e la ricolmi sempre più del suo santo amore. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, p.s.s.s. Sig. Creuset - rue St-Jean 12 - Lione.

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604 CO 606

SIGNORINA MONAVON (V, 306, 6) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Parigi, rue d’Enfer 114, 6 luglio 1856.

Signorina, è la seconda lettera che le scrivo. La prima è scivolata fuori dal pacco; questa, spero, avrà più fortuna. Non ho bisogno di annunciarle che mi trovo a Parigi per l’opera eucaristica; che la piccola Società del SS. Sacramento è stata posta sottoterra e che sta germogliando ai piedi della croce; i futuri adoratori vi si preparano nel silenzio e nel ritiro. Lo scopo di quest’opera è l’adorazione perpetua e riparatrice; i suoi mezzi di apostolato sono tutte le opere che si ricollegano alla divina Eucaristia: ritiri, predicazione delle Quarantore, opera della prima comunione degli adulti, ecc. La grande leva è la grazia di Dio e la nostra corrispondenza ad essa. Dobbiamo diventare dei santi e degli angeli adoratori!

Ecco in poche parole a che punto ci troviamo. Quando le parlavo di quest’opera, non pensavo che prendesse questa piega. Dio ha tirato le fila di tutto! Alcuni parlano di illusione, di amor proprio, del demonio. Quanto a me, considerando ciò che Dio ha operato e le difficoltà e le prove sostenute, dico: è l’opera di Dio. Le mie miserie, i miei peccati, la mia ignoranza appartengono a me; la grazia e la bontà di Dio appartengono a lui e da lui provengono.

Spero di vederla a Parigi, signorina, perché Lione è troppo grande per incontrarci; qui corro meno e sono più solo, e ne benedico Dio. Se lei sarà così gentile da scrivermi, mi dia notizie del buon signor Foloppe e della sua virtuosa madre; e poi, dopo di aver borbottato un po’, mi parli dei familiari e dei suoi problemi ... Mi creda, signorina, sempre suo dev.mo in Nostro Signore servitore Eymard, p.s.s.s.

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CO 607 MARGUERITE GUILLOT (II, 162, 145) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Parigi, 8 luglio 1856.

Mia buona figlia, come posso ringraziarla delle tante belle cose che ci ha mandato? Aprendo il pacco restammo come bambini a bocca aperta, che già fanno mille progetti. Ora siamo davvero ricchi. Quanto è buono Dio, e buono grazie a lei. Il suo amore la ricompensi! Ho sperimentato molto vivamente e lo sperimento tuttora cosa significa un’amicizia nei primi tempi e all’insorgere dei primi bisogni, e che cosa è invece un’amicizia che indugia, che prima vuol vedere e che vuole essere sollecitata. Nostro Signore saprà valutarne la differenza, come anch’io faccio. Non abbiamo sofferto della mancanza del necessario per vivere, ma dell’arredamento indispensabile. Che vuole? quando si arriva in una casa con le sole quattro mura e senza cucina né cuoco! Oggi ne possiamo anche ridere dal momento che abbiamo l’essenziale. Ogni giorno dei cuochi vengono ad offrire i loro servigi. Una volta avevamo due persone a pranzo, ma per quattro vi erano solo tre cucchiai; per fortuna me n’accorsi per tempo e dissi che non avrei preso il caffè. Non è carino?

Constati come è buono Dio! dovevamo andare a pranzare nei ristoranti or qui or là; ed io ho pregato Dio di mandarci qualcuno ed egli ci ha mandato un giovane. Succede sempre così: dopo una piccola croce segue una grazia. Ieri stavo uscendo per prendere in prestito due amitti e una signora proprio in quel momento bussa alla porta e ce ne porta tre con una tovaglia e un velo omerale.

Quante grazie della Provvidenza ci confortano e ci allietano! Non dia peso, mia cara figlia, a tutte queste piccole tempeste nei miei confronti. Ma io non farò mai il suo nome e non dirò una

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parola su quanto fa per Nostro Signore. Scuso ampiamente queste buone persone, a cui può sfuggire qualche parola di commiserazione nei miei confronti. È naturale agli occhi dell’amicizia; e poi di fronte alla Società è più che legittimo sacrificare una questione particolare. Non si parla che della mia decisione personale e non di quello che è avvenuto dopo il ritiro, ma tutto ciò non è che una piccola nuvola. Comunque la ringrazio di tutto quello che mi riferisce, cercherò di essere più prudente con le persone interessate, e per un motivo di carità. Siate indifferenti e come delle estranee nei miei confronti. Dio mi guardi di accogliere da noi qualche marista, sarebbe complicare ogni cosa; perciò la mia determinazione è molto netta su questo punto, a meno che il p. Favre non dia il suo consenso.

Ecco alcuni particolari sui nostri inizi. Lei conosce le prove di Tolone e quelle di Lione prima della mia partenza per Parigi. Fino a quel momento mi ero limitato a chiedere un’autorizzazione temporanea per uno o due anni per avviare l’opera, perché nessuno nei primi tempi se ne voleva occupare. Lione mi oppose un rifiuto e mi disse: o rinunciare o uscire. Il p. Favre ne soffriva perché voleva giungere a un accordo, ma il suo consiglio si era schierato contro di me e contro l’opera. Per non tirare in ballo il p. Favre feci ricorso a Roma e chiesi che la risposta fosse inviata a lui, non a me; volevo che egli avesse l’onore dell’affare. La prova fu l’obbligo del silenzio e io me andai a Chaintré per finire il manuale. Il p. Generale prima di partire per Roma mi disse per ben due volte: «Parlerò del suo affare al Papa io stesso e spero che si sottometterà al giudizio che il Papa ne darà». «Molto volentieri e senza esitazione, gli risposi; per me è una questione di coscienza: che la si risolva e tutto sia finito». A Roma il padre vede i miei amici che gli danno ragione, ma io non ero presente. Resta da due a tre ore nell’anticamera del Papa ben deciso a parlarne. Durante un’intera ora ne parla con monsignor Luquet, che la pensa alla stessa maniera della suora della Riparazione, ovviamente nel senso contrario al nostro. Quando poi il p. Favre si trova ai piedi del Papa dimentica il mio affare. Dio l’ha permesso, perché io avevo la ferma volontà di obbedire senza tentennamenti al solo cenno e al minimo desiderio.

La questione al suo ritorno era allo stesso punto. A Chaintré ho pregato, oso dire di non avere mai pregato né sofferto tanto per supplicare Dio di manifestarmi la sua volontà e quello che dovevo rispondere. Venuta l’ora sentii dentro di me un qualcosa di così forte e di così chiaro che chiesi, dopo tutte le suppliche e i semplici permessi, la dispensa dei voti. Quando videro che ero fermamente determinato, me l’hanno accordata.

Questa è stata la prima fase della mia decisione; eccone adesso la seconda. Prima di lasciare Lione, dopo di avere pregato mi parve prudente tentare un’ultima prova, fare cioè un ritiro a Parigi sotto la guida di uomini saggi e pii, per sottomettere al loro esame tutte le ragioni pro e contro, deciso ad abbandonarmi ciecamente alla loro decisione senza appelli. Parlo di questo progetto al p. Generale che l’approva con gioia e sospende l’esecuzione della mia dispensa fino a dopo il ritiro. Giunto a Parigi volevo alloggiare vicino alla cappella della Riparazione, ma dopo la prima messa mi si ingiunse di andarmene. Il vicario generale infatti, superiore dell’opera, non volle che vi fossi ospitato, o forse fu la Madre a non volerlo, non lo so. Non sapendo dove andare e volendo tuttavia fare un ritiro in libertà, mi fu fatto cenno di un comunità maschile che accoglieva ospiti in ritiro; e dopo molti andirivieni vi fui accolto il giorno dell’Ascensione. Mi fu assegnata una camera aperta a tutti i venti e senza riscaldamento, e poi un’altra molto umida: le lenzuola la sera erano come impregnate di rugiada. Il cibo era scarso, ma Dio mi sostenne.

Mi confidai dapprima con un vescovo pio e saggio, ma egli non volle prendere la cosa su di sé e mi indirizzò al vescovo ausiliare di Parigi, che non conoscevo. Mi imposi la regola di lasciar fare a Dio e non volli che si facesse neppure un solo passo. Dopo quattro giorni di ritiro e di manifestazione coscienziosa delle ragioni pro e contro, mi fu risposto: «Ritorni tra otto giorni, perché abbiamo bisogno di pregare, di riflettere e di consultarci». Durante questo intervallo, il p. Generale venne a trovarmi e gli raccontai ciò che avevo detto; egli ne rise e al pari di me si convinse che l’affare si sarebbe risolto a mio sfavore. Tuttavia aggiunse: «Ebbene, io voglio come lei la sola volontà di Dio; se giudicheranno che deve consacrarsi a quest’opera, noi ci sottoporremo; se invece la decisione sarà favorevole a noi ne saremo più contenti». In seguito mi venne a trovare il p. Lagniet e mi propose di lasciare quella misera casa, io lo ringraziai. Egli aggiunse che l’affare

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poteva combinarsi con un permesso temporaneo come già avevo richiesto ... Ma ormai era tardi perché l’affare era andato troppo avanti. «E poi è inutile - dissi -: se si è contrari all’opera riparto immediatamente per Lione». Le confesso che di fronte al nuovo calvario che mi vedevo davanti, il mio cuore e la natura avrebbero preferito tornare a Lione. Quanti assalti e quante tentazioni dovetti affrontare! Ho ricevuto lettere molto penose, e sono venuto a conoscenza di tutto quello che si pensava e soprattutto quello che si andava dicendo di me. Dio lo sa e Dio lo vuole per il bene, mi dicevo, che ne sia benedetto! Credo di avere risposto con calma e con carità; tutte queste dicerie provenivano da La Seyne e da Tolone.

A partire dal momento decisivo la mia anima ha sempre goduto di una grande pace, e quando una croce veniva a visitarmi ne ho certo sofferto, ma Dio mi ha fatto la grazia di baciarla con sottomissione e riconoscenza. Ammiri i disegni di Dio: durante il mio ritiro la comunità del Cuore di Maria che mi ospitava, si estingue e si scioglie e noi prendiamo il loro posto; il mio baule non è più uscito da qui. Tutte le persone necessarie all’opera si trovavano sul nostro cammino; quelle che dovevano rimanerci estranee ci ignoravano. Abbiamo avuto molti spiacevoli inconvenienti con coloro che erano rimasti della vecchia comunità. Noi non volevamo sapere di loro né dei loro mobili e abbiamo dovuto sopportarli per un mese. Volevamo essere liberi. Per fortuna anche la superiora della Riparazione ha assunto nei nostri confronti un atteggiamento neutrale. Restiamo liberi di farle del bene spontaneamente, ma ella non ci è stata di nessun aiuto. Dio così ha voluto, e poiché il p. Colin è d’accordo con lei per un’opera di soli uomini, la cosa ci avrebbe legati e messi a disagio. È una santa donna, ma bisogna sposarne le idee e io non volevo mettermi alle dipendenze di una donna.

Per il nuovo cenacolo abbiamo avuto finora degli operai in casa e l’arcivescovo di sua iniziativa ha pagato tutte le riparazioni, che sono state molto costose. L’arcivescovado ci è favorevole. Il contratto, è vero, non è stato ancora firmato per mancanza di tempo da parte del segretario, ma tutto ci è stato consentito. Ci hanno autorizzati a costruire anche una cappella a nostre spese, è ovvio, ma è pur sempre una prova di condiscendenza. Vogliono vendere la proprietà dove ci siamo insediati, ma è già da sette anni che è in vendita.

Forse abbiamo fatto un’imprudenza riguardo alla cappella, perché ci verrà a costare ben 3.000 fr., ma ci siamo detti: li diamo a Nostro Signore e lui ci lascerà qui finché lo vorrà. E l’arcivescovo ci ha detto: «Può darsi che ci restiate più a lungo del previsto; comunque vi riconosceremo il diritto di prelazione». Bella prelazione quando si ha il portafoglio vuoto! Ma no, noi abbiamo tutto in Nostro Signore.

Si va dicendo che il mio confratello è ricco. Ha 2.000 fr. di pensione l’anno, è tutto. Ma gli uccelli del cielo e i veri discepoli sono davvero ricchi. Abbiamo cominciato ad essere felici da diciassette giorni, dal momento in cui potemmo conservare il SS. Sacramento. Faremo l’esposizione soltanto quando la grande cappella sarà terminata; essa conterrà più di cento persone.

Non facciamo altro che quello che fecero Pietro e Giovanni quando prepararono il Cenacolo. Quando poi tutto sarà finito Gesù ci manderà i suoi discepoli. Abbiamo già sette letti pronti, che ci sono costati 100 fr. l’uno: veda un po’ come siamo ricchi! Avevamo tre tovaglioli e poi sei, ora lei ci ha arricchiti; ed è più che sufficiente per ora. Ho scritto due giorni fa a mia sorella la stessa cosa; anche lei è bene informata. Come la prenderà? come Dio vorrà! Lei comprende che, quando si è dato fuoco a tante micce, una in più non fa niente sul campo di battaglia.

La mia salute va come il tempo o meglio come vuole il buon Dio. Avrei avuto bisogno di fare una cura di acque, ma Dio vi supplirà. Non ci tengo alla vita se non nella misura che Dio vi tiene per me; purché faccia la sua volontà io sono felice. Addio, mia buona figlia, quante azioni di grazie dobbiamo elevare a questa infinita bontà! Suo dev.mo Eymard.

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606 CO 608

SIGNOR GAUDIOZ (III, 236, 3)

Parigi, rue d’Enfer 114, 8 luglio 1856.

Buon papà Gaudioz, quanto è buono nel continuare a pensare a me, nell’inviarmi tante belle cose e nel conservarmi la sua amicizia! Tutto ciò mi ha fatto un grandissimo piacere. Vedo che la sua amicizia non è fugace come il vento né fondata sull’interesse, ma su Dio; perciò grazie vivissime. Non posso ricompensarla se non con la preghiera per lei, per la sua cara famiglia e per il successo dei suoi affari, soprattutto perché Dio le conceda tutte le sue grazie per trarre vantaggio da tutte le occasioni di merito che le offre il suo penoso stato di salute. In cielo, buon papà, non ci separeremo più; questo mondo di esilio non è che un cammino di croci e di addii, ma per i figli di Dio è un passaggio che porta al centro eterno e divino. E lei, buona signora e cara sorella, non mi dimentichi nelle sue preghiere e nel suo ricordo davanti a Dio; io molto spesso vengo a visitarla alla Place Leviste e a benedirla. Sia sempre la buona mamma, la gentile signora e la pia figlia di Maria, e Dio sarà contento. Saluti, cari amici, credetemi sempre nel Signore vostro dev.mo Eymard, s.s.s.

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CO 609 SIGNOR CLAPPIER (V, 278, 2) Sia lodato Gesù Cristo. Parigi, rue d’Enfer 114, 8 luglio 1856.

Carissimo signor Presidente, lei è senza dubbio a conoscenza della mia decisione di consacrarmi all’opera del SS. Sacramento a Parigi. Da molto tempo Dio mi attira verso questo centro tanto bello e caro dell’Eucaristia. In un primo tempo non volevo che un permesso temporaneo, ma quando la cosa mi è parsa impossibile, ho chiesto la mia libertà e, prima di usarne, con il consenso del p. Generale ho fatto sotto la guida di uomini di Dio, saggi e severi, un ritiro di dodici giorni. Mi sono confidato completamente: ho detto i pro e i contro, e la mia assoluta indifferenza per il sì o per il no. Dio mi aveva fatto questa grazia; se mi avessero detto di ritornare a Lione, ci sarei tornato volentieri e con tutta semplicità, perfino con maggior gioia, perché di fronte al nuovo calvario che si ergeva davanti a me, la natura sentiva paura. Ma quale non fu la mia sorpresa quando i vescovi di Tripoli e di Carcassonne mi dissero: «Noi crediamo che Dio la destina a quest’opera, e che non c’è da indugiare». L’arcivescovo di Parigi ha approvato il progetto con insperata benevolenza e ci ha accolto lo stesso giorno in una casa di proprietà della diocesi, la Villa Chateaubriand.

È Dio che ha fatto tutto, perché qui non ero conosciuto e non avevo appoggi né raccomandazioni, e nessuno fra i miei amici ha mosso un dito per favorirmi. E allora comunicai al p. Favre la decisione. Infatti mi aveva detto a Parigi, quando venne a farmi visita durante il ritiro: «Ebbene, noi considereremo come volontà di Dio la decisione dei giudici». Il buon padre è stato di una bontà veramente eccessiva con me, dopo la decisione. Sono andato a passare qualche giorno nella casa dei padri maristi di Parigi. Vi vado abbastanza spesso; siamo in rapporti più che fraterni, e io resto marista nel cuore e nell’affetto. Quelli che non sono a conoscenza dei particolari si sono scandalizzati nei miei riguardi, soprattutto andavano dicendo che ero suggestionato dal reverendo Touche e dal reverendo de Cuers. Alla mia età non ci si lascia così facilmente dominare; e anche se lo fossi stato prima del mio ritiro, non lo ero nel corso di esso.

Mi perdoni questi particolari, buono e caro signor Presidente. Non è perché lei mi debba giustificare né che mi abbia a scusare che io glieli scrivo. È - come dire - quasi uno sfogo del mio cuore per la vecchia e cara amicizia che ci lega; la prego anzi di non farne cenno ai nostri padri. So

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che il p. Denis è rimasto alla prima fase del problema; egli continua a credere che sia una questione personale e decisa da me.

Questo è il nostro fine: l’adorazione perpetua, in collaborazione con l’Adorazione notturna di Parigi, che conta 220 membri. Noi ci prefiggiamo come opere di apostolato:

1º la direzione dell’associazione; 2º l’opera delle prime comunioni degli adulti - ahimè, è spaventoso vedere tanti adulti che non

hanno fatto la prima comunione -, i ritiri per uomini e sacerdoti, ecc.

P.S. Ho saputo in questi giorni la data decisiva del processo dei nostri amici Dando: sarà il 17. Dio venga

loro in aiuto. In quel giorno andrò a celebrare la messa per loro a Notre-Dame des Victoires. Se Aix non fosse così lontana, credo che la sua presenza, caro signore, sarebbe il conforto più grande e la metà del processo sarebbe vinta. Ma la cosa è fattibile?

Sig. Clappier, Presidente del Tribunale - Tolone.

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CO 610 SIGNORINA GIGUET (II-S, 247, 2) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Parigi, 20 luglio 1856.

Voglio rispondere subito, mia cara figlia, alla sua lettera. Sono addolorato nel saperla sempre sofferente, ma poiché Dio lo vuole, adori questa piccola o grande croce che il suo amore le offre, per renderla più grande nel suo amore e in cielo.

Veda in tutto la divina Provvidenza che la cura e la nutre con le mani della divina carità. Capisco bene che la natura soffre di essere a questo modo a disposizione della carità, ma la sua pietà e il suo amore verso Dio le renderanno questa apparente umiliazione, gloriosa ed amabile. Perciò, mia cara figlia, non più lacrime né malinconia. Dio la vuole così, e lei è gradita ai suoi occhi. Lasci il passato alla sua bontà e santifichi bene il presente. La vita passa alla svelta, e quando è trascorsa per Dio, il presente è ben dolce e bellissimo l’avvenire. Dunque, coraggio e fiducia.

Preghi sempre per me. Gliene sono molto riconoscente perché ne ho assai bisogno. Dio la benedica, la consoli e la fortifichi. Suo dev.mo nel Signore Eymard.

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CO 611 MARGUERITE GUILLOT (II, 167, 146) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 29 luglio 1856.

Grazie, mia cara figlia, delle due lettere. Sono sempre troppo brevi: lasci scorrere liberamente la penna in tutta semplicità. Voglio ora riprendere tutto da capo. 1. Quanto alle sue dimissioni, preferirei avvenissero nel modo solito, vale a dire che un’altra fosse

eletta al suo posto. Certamente può addurre motivi di salute per rifiutare questo pesante fardello,

Non abbiamo che un solo pensiero, un solo scopo, un solo centro: l’Eucaristia. E saremo al colmo della felicità se potremo diventare specialisti per ricondurre alla fede e all’amore dell’Eucaristia gli uomini indifferenti ed egoisti della nostra povera società. Lei pregherà per noi, caro signor Clappier. Noi lo facciamo continuamente per lei e per la sua diletta famiglia, soprattutto per la signora, che mi è tanto spiaciuto di non avere potuto accompagnare ad Ars. Mi creda sempre in Nostro Signore, carissimo signor Presidente, suo umilissimo e sempre devoto servitore Eymard, s.s.s.

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ma aspetti il momento dell’elezione. È meglio attendere la libertà da Dio invece di sollecitarla; per lo meno si guadagnerà una bella corona di spine e avrà una prova in più della miseria e della vanità degli uomini. Ritenga come base di partenza che, se la sua presenza come rettrice è causa di pena e di disagio per i superiori della Società, è meglio chiedere a Dio o di liberarla da questa carica o di mettere fine al disagio. Quanto alle pene che provengono dagli altri, non bisogna darci peso e non fare né un passo avanti né uno indietro. È una croce legata alla carica.

2. La ringrazio di quanto mi dice a proposito di questa combriccola e di ciò che ha progettato di inviarmi. Me ne ha scritto un mese fa la signorina Camus per il tramite della signora Bernard, ma io non le ho risposto. Lo farò in maniera appropriata e per dire loro di stare tranquille e di limitarsi a pregare per noi. Una signora, che io non ho visto, è stata qui e deve ritornare domani per informarsi da parte loro di ciò di cui abbiamo bisogno. La risposta sarà bell’e pronta.

3. La mia salute va abbastanza bene e i lavori della nostra cappella progrediscono. Il reverendo de Cuers è un compagno pio, fedele e profondamente affezionato all’opera: egli è un buon fratello per me. Abbiamo come cuoco un ragazzo volenteroso ma non molto dotato e disordinato, perciò non so se lo terremo. Ne è pronto un altro, a meno che il buon Dio non voglia continuare a metterci alla prova. Il nostro piccolo cenacolo è stato per una ventina di giorni tutto pieno di vita: eravamo in cinque sacerdoti, ora siamo ancora in tre. Il reverendo Audibert, vicario di Tolone, è venuto per studiare la sua vocazione; sembra ben disposto e ritornerà verso la fine di settembre o nel mese di ottobre, se Dio vuole. Non si abbatta, mia buona figlia, per tutti questi venti contrari e per tutte le critiche che circolano; se Dio è dalla nostra parte e se benedice l’opera del suo amore, il resto non è che una tempesta che purifica l’aria e una prova che disvela l’autentica amicizia. Dio ci vuole molto bene nel non darci se non delle croci lontane; qui infatti tutto è tranquillo. Il buon Maestro mi ha messo nel cuore il desiderio di vivere nascosto e di attendere con pazienza e con fiducia il tempo e i mezzi per farci conoscere, ciò che nel mondo si chiama successo. Chiedo soltanto una cosa alla Società di Maria, una carità genuina; per il resto non ci devo contare. Quanto alle opinioni favorevoli o contrarie degli altri padri, le affido al buon Dio, anche se la natura ne soffre: è il sangue del sacrificio.

4. Condivido pienamente il suo giudizio sul signor Lallour: è un uomo che voleva fare i suoi affari e che si serviva del talento e delle belle maniere per accattivarsi la fiducia e spuntarla nella sua causa. È uno del sud, su cui non si può fare affidamento. Quanto alla sua prescrizione, può non tenerne conto: in medicina si possono sempre dire cose nuove e sconcertanti alle persone semplici, ma Dio solo sa qual è la sua reale condizione. Lei sa che lui ha il potere di guarirla e di crocifiggerla. Mia buona figlia, perché spogliarsi di tutto per noi? la cosa mi rattrista ... Per favore, non fatemi

più questo quando ci invierete le mille cose sempre utili e molto preziose ... La signorina de Revel non mi ha scritto da molto tempo, le lascio supporre il resto. Ma solo la sua anima mi è cara. Alla sua età si ha paura e si fanno i propri calcoli: è la malattia del tempo. Inutile dirle di ricordarmi alle sue buone sorelle. Suo dev.mo in Gesù e Maria Eymard.

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CO 612 ELISABETH MAYET (II-S, 65, 11) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 4 agosto 1856.

Signorina e carissima sorella in Nostro Signore, la prontezza della mia risposta le dimostrerà il piacere che mi ha procurato la sua lettera. Un sentimento di famiglia non lo si dimentica, e la sua famiglia mi è sempre stata molto cara!

Mi creda, mi è costato molto e mi costa ancora l’avere fatto un così grande sacrificio. Se alla fine del ritiro tre uomini autorevoli per l’indole, la saggezza e la severità del loro esame non mi

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avessero assicurato della volontà di Dio, mai avrei fatto questo passo. Ah, mia buona figliola, il sacrificio è bello da lontano, ma quando viene il momento di affrontarlo, scompare ogni immaginazione, sfuma ogni attrattiva e cade ogni illusione. Comprendo che se mi fossi deciso soltanto sulla base della mia attrattiva e del mio sentimento devoto, non sarei esente da biasimo. Ma grazie a Dio, durante i dodici giorni di ritiro impegnativo mi sembra di essermi messo in una completa indifferenza. Una delle mie consolazioni è l’avere conservato l’amicizia del buon p. Favre e di continuare rapporti di amicizia con i padri maristi.

Quanto a lei, mia cara figlia, comprendo la sua perdita, perché il p. Colin è un santo consumato nella scienza dei santi e nella direzione spirituale delle anime. Raccolga i suoi pii ricordi e vada da uno che abbia meno impegni. Il p. Michon ha la grazia di stato, ed io so che sono stati molto contenti di lui. E poi vi è sempre un legame in più.

Mi ricordi al suo affabile fratello Tonny e alla sua signora, alla santa famiglia patriarcale di Pommiers e alla buona Marie, che Dio benedirà. Dio sia il suo tutto. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, sss

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CO 613 STÉPHANIE GOURD (V, 98, 17) Tutto per la gloria e l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 5 agosto 1856.

Dio sia sempre benedetto e glorificato, mia cara figlia, per la vittoria che le ha accordato nella sua divina misericordia. Questo è stato un bel giorno in cielo, un giorno gradito a Gesù, il suo divino sposo. Lei comincia a comporre la sua dote sul cuore di lui, e come le ebbi a dire, è dolce per l’anima potere dire a Gesù: Ti ho amato e ti amo più di ogni creatura e più di me stessa. La grazia che Nostro Signore le ha concesso mi ha riempito di gioia e di consolazione; la bontà divina perfezioni ora dentro di lei ciò che ha così bene iniziato. Disdegni ogni ripiegamento, rifugga da ogni esame, si proibisca persino nella preghiera la considerazione particolare di questa persona; la unisca con tutti gli altri e la dimentichi, se le è possibile. Se lei l’affiderà a Dio per pensare solo a Lui, Dio se ne ricorderà. Ciò che è fatto è fatto; lo lasci a Dio.

Ma, cara figliola, permetta che le dica in tutta semplicità: apprezzi le grazie e le virtù di Gesù negli uomini, senza tuttavia permettere al suo cuore troppo umano di contemplarle e ancor meno di affezionarvisi. Diffidi delle persone pie, che possono nascondere delle mire particolari e un interesse personale. La cortesia, le buone maniere, la stessa pietà possono essere mezzi per accattivarsi la stima, la fiducia, e per andare più lontano, come lei ha potuto constatare. Si imprima bene nella mente questa grande massima: una vergine cristiana non deve cercare di fare la felicità di una creatura estranea, ma deve lasciar soffrire senza commuoversi quei cuori terreni che vogliono dominarla e toglierle la corona.

Oh, mia buona figliola, quante persone ho visto che erano di cuore tenero, elevate di spirito, generose di volontà, ma che si sono rese schiave senza accorgersene, e, per il timore di recare dolore, si sono rese colpevoli dapprima in maniera passiva, poi liberamente e volontariamente. Quanto a lei, cara figlia, sia gelosa e fiera del suo cuore; perché è Dio che lo vuole e lo vuole tutto per sé.

Per quanto riguarda la salute, si conceda il sonno necessario. Durante la giornata tenga presenti tutti i suoi esercizi e doveri, perché alla sera, giunta l’ora di andare a dormire, ne sia libera. In via straordinaria può anche succedere che un giorno tralasci qualcosa, ma ordinariamente è meglio integrare ciò che non si è fatto. E se devo scegliere tra il sonno e la meditazione, che cosa devo fare? Se il corpo è stanco e l’anima accasciata, bisogna dare la precedenza al riposo; se si tratta solo di un lieve malessere che l’attività potrà facilmente dissipare, bisogna tentare l’azione. Sopporti se stessa misera, povera e sterile: è il suo stato. Ma appartenga e si offra senza tregua interamente a

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Dio: è la sua ricchezza. Faccia i pii esercizi per piacere a Dio, ed è tutto. Addio, cara figlia, preghi sempre per il piccolo grano di senape deposto nella terra, affinché con la benedizione divina germogli. Mi creda sempre suo aff.mo nel Signore Eymard, s.s.s.

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CO 614 SIGNORA GIRAUD -JORDAN (IV, 294, 3) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, rue d’Enfer 114, 6 agosto 1856.

Signora e carissima sorella in Nostro Signore, sono molto in ritardo per ringraziarla del dono che ha fatto a Nostro Signore portatomi dalla signorina Monavon, e poi della sua ultima lettera ormai invecchiata, perché risale al mese di febbraio. Speravo durante le vacanze di andare a La Mure e pensavo con piacere di farle una lunga visita e di avere l’opportunità di conoscere suo marito. Ma Dio non lo vuole. Anch’io devo fare come lei ha fatto all’inizio della sua nuova situazione: non è incombenza da poco mettere su una nuova casa. Eppure il piccolo cenacolo comincia a prendere forma. La cappella dell’esposizione è praticamente terminata. Presto, lo spero, ci libereremo degli operai e potremo consacrarci nella calma e nel raccoglimento all’adorazione e al servizio di Gesù eucaristico.

Ho visto con piacere nella sua ultima lettera che ha fatto una buona provvista di libri seri e religiosi. Una bella e santa biblioteca è alimento per la pietà e fonte di gioia per la vita interiore. Mentre è giovane legga, rifletta e si prepari all’educazione dei figli che Dio nella sua bontà le vorrà concedere. Per prevenire poi il disgusto, la noia e la tristezza spirituale, sia assidua ai piccoli esercizi di pietà. È stato osservato che quando si serve bene Dio, si è pure fedeli a tutti gli altri doveri, e che si ha il tempo per tutto quando Dio ha avuto il suo. Sia assidua anche alla breve meditazione, essa infatti è la bussola della vita e l’alimento della virtù. Quando non potrà farla al mattino, faccia in sua vece durante il giorno una breve lettura spirituale e la sua anima non ne soffrirà e lei non perderà di vista né Dio né l’anima né il proprio dovere. Sia sempre contenta di tutto e in tutto e lei farà contenti attorno a sé tutti. Favorisca presentare al signor Giraud i miei cordiali ossequi, e mi creda, signora e cara sorella, suo dev.mo servitore in Nostro Signore Eymard, p.s.s.s.

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CO 615 SIGNORA JORDAN (II-S, 221, 4) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 6 agosto 1856.

Signora e cara sorella in Nostro Signore, che cosa fa? dove sta? Sono due domande che mi pongo sovente, ma che rimangono senza risposta. La signorina Monavon non si è sentita di dare una risposta. Speravo di intrattenermi con la signorina un po’ a lungo, ma è stata talmente presa e assorbita a Parigi che non l’ho rivista. Lei forse mi rivolge le medesime domande; eccole ora la risposta.

Non mi muovo da Parigi, perché bisogna essere presenti con gli operai e ai primi lavori di fondazione, ma ciò non mi costa. Mi dico: Dio lo vuole. E allora le acqua termali, le visite degli amici, il soggiorno in campagna, tutto ciò lo trovo nella nostra casa con Nostro Signore. Ci stiamo avvicinando al momento in cui il piccolo cenacolo sarà pronto per ricevere il buon Maestro; bisognerà però attendere fino al mese di settembre prima che tutto sia finito. La cappella praticamente è terminata, ma manca la decorazione. Diremo al re celeste di riempirla con la bella

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nube del giorno dell’Ascensione, più bella di quella che riempì il tempio di Salomone. Oh, perché non può essere qui a Parigi, mia buona figlia, il giorno dell’inaugurazione? In quel

giorno certamente Nostro Signore abbonderà in doni e in benedizioni; metterò comunque il suo nome sotto il suo trono. Preghi assai per l’opera e per la mia miseria, perché non compromettiamo l’opera di Dio.

Una croce molto sensibile ci è appena arrivata: la commissione di Parigi, gli agenti, il segretario, il prefetto di polizia e in questi giorni il giudice istruttore, queste sono le visite che riceviamo. Eravamo derubati tutti i giorni dal nostro cuoco; e il poveretto procedeva con la mano pesante quando la giustizia di Dio l’ha consegnato alla giustizia degli uomini. Rubava servendosi di una chiave falsa; il disgraziato si trova ora in prigione e sarà probabilmente condannato ai lavori forzati e io dovrò comparire in assise. Giudichi lei quanto mi è penoso tutto questo! Dei furti ce ne ridiamo, dicendoci che il buon Dio ci trovava troppo ricchi. Finalmente tutto è finito e ci siamo liberati da un ladro e da un traditore. Saluti, buona e cara figlia. Mi creda sempre suo dev.mo in Nostro Signore e sono ai piedi di Gesù Eymard. P.S. I miei molto deferenti e cordiali ossequi al signor Presidente, che stimo e amo con tutto il cuore.

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CO 616 STÉPHANIE GOURD (V, 100, 18) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 8 agosto 1856.

Ha già avuto, mia cara figlia, la risposta alla sua prima lettera. Ho letto attentamente la seconda e ne sono stato soddisfatto; vedo che ha considerato bene i pro e i contro. Il presente, il passato e il futuro hanno avuto la loro considerazione. La mia conclusione è questa: conservi ciò che ha, perché è la parte migliore, la più santa, la più gradita a Gesù e la più gloriosa per il suo cuore. Non le avrei mai augurato una simile tentazione, ma dal momento che le è capitata, bisogna benedire Dio per la vittoria di Gesù su di una creatura. Senza voler sminuire o analizzare le virtù e le qualità della persona, io le dirò: non rimpianga nulla; non si riconosce un buon soldato se non sul campo di battaglia, un genio se non all’opera, una pietà autentica se non alla prova. Ordinariamente si rimprovera ad una giovane devota di lasciarsi troppo prendere dall’apparenza o dalle qualità esteriori. Non dico che non ve ne siano di reali nella persona; sì, ve ne sono e ne benedico Dio; ma, cara figliola, lei non ha visto il rovescio, il possibile, l’incerto, ecc. O meglio, pensi quanto Gesù desidera avere il suo cuore, quanto amore puro e disinteressato ha per la sua sola felicità. Consideri la sua grande povertà, il suo totale abbandono; infatti, chi l’ama, chi lo segue oggi tra la maggior parte di queste giovani ricche e altolocate? Ahimè, esse sono troppo ricche e troppo grandi per trovare in Gesù l’unico sposo e l’unica felicità.

Quanto è più fortunata lei, cara figlia; egli le ha fatto la grazia completa, e, oso dire, le ha dato e le ha destinato già fin da questa terra una candida corona di cui lei stessa non conosce il pregio. Povera figlia, lei forse pensa che sposandosi per far piacere a suo papà affretterà il giorno della sua conversione totale a Dio. Eh, che! il Salvatore suo sposo sarebbe meno in grado di riuscirci? Ora, se questa grazia deve essere la ricompensa di un sacrificio, certamente è Gesù che vi è obbligato. Non si inquieti per questo esame, per queste riflessioni, bisognava farle; riacquisti la calma e la pace e dimentichi, allontani questi pensieri. Dio, cara figliola, non agisce in questo modo quando vuole manifestare la sua volontà. Se il Signore la lascia fredda, arida, sterile e senza consolazioni, bisogna che dica a se stessa: io non le merito, ed è vero; queste consolazioni non mi farebbero bene, perché mi crederei più interiore e più virtuosa di quanto non lo sia. Il buon Maestro vuole provare la mia fede e la mia generosità e sapere se l’amo e lavoro per puro amore, senza interesse personale. Ma se lo amo fedelmente, quanto sarà contento il cuore divino di trovare un’anima che veglia con lui nel giardino degli ulivi, nel giardino dell’amore puro! Dio, cara figliola, la ricolmi di benedizioni e di

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grazie e le dia un amore più forte della vita e della morte. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, s.s.s.

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CO 619 MARGUERITE GUILLOT (II, 169, 147) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 12 agosto 1856.

1. Grazie, mia cara figlia, della sua lettera, del suo bel pacco e di tutto ciò che conteneva compresi le spille e il filo. Abbiamo riso facendo l’inventario di tutto, e dico di più, ci troviamo adesso molto ricchi grazie a lei. Capisco che in una casa che comincia con le sole mura tutto è utile. Tante grazie.

2. Ho appena scritto al p. Generale la mia disapprovazione per i pacchi delle terziarie di Lione; gli ho detto che l’ho saputo da una signora di Parigi. Ho scritto alla signorina ... per rifiutare decisamente ogni invio. Sarei certamente addolorato se la spedizione non cessasse. L’interesse o altri motivi potrebbero far sorgere delle nubi nella Società e turbare la buona armonia.

3. Ho chiesto al medico il suo parere su di lei; egli afferma che è una malattia cronica e che il solo rimedio è evitare di camminare, il che è facile a dirsi. Il suo stato è nelle mani di Dio e i medici non ne capiscono nulla.

Faccia valere questi motivi di salute e il bisogno di calma e di pace per rifiutare la sua rielezione, e ciò a partire dal tempo in cui è rettrice, perché si sappia che non ci tiene. Se per un caso straordinario fosse rieletta, allora sì, provochi una spiegazione franca e categorica, ma lei mi scriverà prima di allora. Le confiderò una grazia di Dio, ma alla condizione che lei non ne tenga conto, altrimenti non gliela confido. Tra poco dovrò comparire davanti al giudice istruttore; sono già stato dal commissario a deporre contro il nostro cuoco, che ci derubava fin dal momento della sua assunzione. Si serviva di un grimaldello, ma finalmente è stato colto in flagrante. Ora si trova in prigione e probabilmente finirà in galera. Ahimè, bisogna passarle un po’ tutte! Che prova! Ma stia tranquilla, il cibo resta assicurato; egli ha preso il denaro destinato a decorare la cappella, ma Dio provvederà, perché si tratta della sua opera.

La mia salute non è molto buona in questo momento, perché il caldo mi ha provato, ma tutto passerà. Ringrazi Dio per noi e per tutte le grazie che ci manda. Suo dev.mo nel Signore Eymard. P.S. Non ho potuto spedirle questa lettera ieri, e ora vi aggiungo due parole. Lei capisce che per l’autorità

vi è un linguaggio ufficiale e uno informale. Significa molto per me che il p. Generale continui a nutrire per me la carità e l’amicizia di sempre; il resto rientra un po’ nella miseria umana e ce ne mostra la debolezza e l’instabilità. Forse è una grande grazia: ci resta la libertà e la carità ci unisce, che cosa occorre di più?

Sig.na Guillot Marguerite - rue du Juge de Paix 17, Fourvière - Lione (Rhône).

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CO 620 MARIETTE GUILLOT (III, 191, 5) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 13 agosto 1856.

Carissima figlia in Nostro Signore, quanto mi ha fatto piacere che mi abbia scritto, ma soprattutto che mi abbia scritto con semplicità tutto quello che avviene nella sua anima! Lo faccia tutte le volte che ne sentirà il bisogno, mia buona figlia, e stia pur certa che mi farà una cosa molto

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gradita. Queste le risposte alle sue domande: 1. Lei ben persegue la sua salvezza e Dio l’ama, ma come Marta nel mezzo delle difficoltà, degli

affari, delle preoccupazioni e dei sacrifici di ogni genere: è la sua strada e sarà il suo premio. Un giorno ne benedirà eternamente Dio. Quanto a me le assicuro che la benedico perché mi avvedo che, fermo restando che la natura è fragile, essa non trova consolazione, compiacimento o gratificazione nei sacrifici che lei affronta; questa è un’ottima cosa. Dio vuole essere tutto per lei, il solo suo testimone e la sola sua ricompensa. Lo ringrazi.

2. Quanto alla meditazione continui a farla in questa maniera: ponga la carità prima della pietà, o meglio le faccia andare di pari passo. Lei è già avanzata negli anni per apprendere un nuovo metodo. Continui quello che ha sempre fatto: una graziosa composizione, come si dice, in cui c’è un po’ di tutto. È la meditazione dei poveri, dei malati e dei semplici, ma è molto gradita a Dio. Aggiunga quando le sarà possibile un pensiero del giorno o del mistero o del santo o di qualche stato particolare della sua anima. Dio non le richiede di più, mia buona figlia.

3. La confessione la faccia come al solito con il desiderio di mettersi decisamente nello stato di grazia e di fare meglio, abbandonando il resto alla misericordia divina. Alla fine dell’accusa si limiti a dire: mi accuso in particolare di tutte le colpe della mia vita passata, commesse contro la carità o la pazienza o l’umiltà in pensieri, parole ed opere. È più che sufficiente, non c’è bisogno di aggiungere altri particolari. Per variare basterà accusare una volta i peccati contro la carità, un’altra volta quelli contro la pazienza, ... Lasci da parte quelli contro la castità perché ciò complica e turba. Su, mia buona figlia, coraggio e fiducia; la vita eterna merita questo e ancora di più. Ma si offra

molto di frequente a Dio, si dia tutta quanta alla sua bontà e al suo amore e la sua grazia farà il resto. Saluti, mia cara figlia. Suo aff.mo in Gesù Eymard, s.s.s.

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CO 621 PADRE DE CUERS (I, 24, 20) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Tours, 26 agosto 1856.

Carissimo confratello, vengo a darle mie notizie. Eccomi a Tours. Ho visto l’ottima mamma Marceau e il sant’uomo Dupont, che mi ha molto edificato, e che soprattutto mi ha detto cose molto belle. È tutto preso dalla sua opera del Volto Santo. Ad essa pensa, di essa parla e vive: difficile fargli cambiare discorso. È molto naturale e giusto, bisogna essere uomo di una sola cosa. Egli prega per noi, ed è la cosa più importante.

Mi recherò a fare visita alla signora Sauvestre a Poitiers venerdì prossimo; le scriverò di là. Ho visto la famiglia di Leudeville e abbiamo parlato della nostra opera: essa ci farà il dono dell’ostensorio e del tronetto. È tutto, ma è già molto e dobbiamo ringraziarne Dio. Penso sarà bene che lei punti a far eseguire i lavori indispensabili nella cappella; sarò contento se al mio rientro, li troverò terminati, almeno parzialmente. Faccia come Dio le ispirerà e tutto sarà ben fatto. Non vedo l’ora di poterla raggiungere. Preghi per il buon esito del mio viaggio. Suo aff.mo in Nostro Signore, Eymard, p.s.s.s. PS. Se deve scrivermi a Poitiers, questo è il mio indirizzo: presso la signora Sauvestre de la Bouralière, rue

des Carmélites 13, (Vienne); e a Tours presso la signora Marceau, rue de l’Archevéché, (Indre-et-Loire).

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618 CO 622

SIGNORA THOLIN -BOST (IV, 142, 22) Tutto per la gloria e l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 5 settembre 1856.

Cara sorella in Nostro Signore, torno da un viaggio in Bretagna intrapreso per la gloria del nostro buono e dolce Salvatore, e al mio arrivo trovo la sua lettera di vecchia data. Forse arrivo tardi ma Dio così ha voluto. 1. Mi dispiace molto che il suo buon parroco ignori che a Parigi vi sono numerose opere delle

quali il parroco è il superiore e un laico il presidente - tra di essi vi è persino una donna -, e che ciò non crea nessuna difficoltà. L’adorazione notturna degli uomini è stata anzi organizzata qui dalla signorina de Mauroy. È una cosa molto spiacevole.

2. Che cosa fare? Offra le sue dimissioni al parroco pregandolo di informare lui stesso il cardinale della cosa e delle sue motivazioni. Gli dica che preferisce che la notizia sia data da lui piuttosto che da lei; e alleghi come motivo il timore di essere di ostacolo al bene. Con tutta semplicità e fino a che non sarà data una risposta positiva, continui a occupare il suo posto di presidente. Gloria a Dio! sì, venga il suo regno! questo è anche il mio pensiero, il mio desiderio, la mia

felicità, la mia vita e la mia morte. Ed è la preghiera che faccio continuamente: venga il suo regno di amore e si estenda su tutta la terra e la consumi con un fuoco celeste ed eterno. Spesso alla vista del bel trono eucaristico che gli abbiamo innalzato, dico al Signore: che io sia lo sgabello dei tuoi piedi, che soffra, che sia umiliato, che muoia, tutto sarà per me bello e conveniente purché tu regni!

Ci metta ben dentro il cuore di Gesù ai suoi piedi, perché la sua bontà ci benedica e ci infiammi; e mi scriva quando il suo dolce Signore gliene darà l’ispirazione. Suo dev.mo in Gesù Cristo Eymard, p.s.s.s. P.S. Il signor Adolphe sia fiducioso e segua come un bambino le vie di Dio: la preghiera di lei sarà la sua

spada vittoriosa.

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CO 623 MARGUERITE GUILLOT (II, 171, 148) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 9 settembre 1856.

Rispondo subito, mia cara figlia, alla sua lettera. Grazie della sua affettuosa sollecitudine e della sua filiale carità. Ho sofferto di un po’ di mal di denti, ma la salute non va male e al presente sto meglio. Ho visto il signor Lallour: deve scriverle per mandarle finalmente la sua ricetta. È felice e giubilante: ha appena accettato un posto come medico in una cittadina vicino a Orléans, a Puizeau; pare che gli abbiano offerto un bel emolumento. Mi congratulo di cuore ... della sua decisione; ma ci sono molte spine attorno a questa rosa e la più grossa è, credo, nella testa più che nel cuore. Che storia! tutto quel mettersi in mostra e tutto quel darsi da fare aveva come scopo ...; era troppo interessato. Penso che si è usata molta delicatezza dopo tutto quello che gli era stato detto di indiscreto e nei confronti di uno che non ha nient’altro che la sua scienza. Lasciamo stare.

Quanto a lei, cara figlia, le consiglio di dare le dimissioni nella forma conforme al regolamento, corredata di tutte le formalità richieste, motivandole con la regola, con lo stato della sua salute e col bisogno di pace. Proponga in sua sostituzione la signorina de Revel. Ella forse accetterà se sarà nominata, e potrà dire e fare molte cose che saranno rispettate. E poi vi si dedicherà completamente, perché è una donna molto determinata. Se poi dovessero insistere, è il cielo che lo vuole, abbassi la

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testa e accetti questa pesante croce, che forse finirà, come le nubi provvidenziali, col diffondere nella sua anima una dolce e benefica pioggia di grazie e di consolazioni.

Noi abbiamo sempre gli operai in casa, ma sabato della prossima settimana tutto sarà terminato, almeno spero. Il nostro ladro non è stato ancora giudicato; rinunciamo a fare una richiesta in foro civile per risarcimento, perché comporterebbe troppe spese e a noi preme di non dover più comparire in tribunale. Dio è nostro padre e non ci manca nulla, perché il necessario l’abbiamo; invece di far delle spese per i mobili e per l’arredamento, attenderemo. Sono contento che possa vedere il p. Champion; le farà del bene. È un padre tanto buono e un direttore molto saggio; è per me la notizia più bella. La posta parte. Saluti. Eymard.

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CO 624 MARGUERITE GUILLOT (II, 172, 149) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 20 settembre 1856.

Aspettavo la sua lettera, carissima figlia, e l’ho letta con premura; non vedevo l’ora di ricevere notizie da Lione. Mi è rincresciuto molto di non aver potuto vedere il caro p. Champion: mi sarebbe tanto piaciuto chiacchierare un po’ con questo amico del cuore, ma Dio non l’ha voluto. Sono felice di saperlo vicino a lei; ne approfitti e gli apra la sua anima: egli ha la grazia e la sensibilità per il suo progresso spirituale. Quanto è stato buono, questo caro padre, per aver voluto pensare alla nostra cappella! Questo ricordo (che deve restare segreto) mi è dolcissimo. Ha fatto bene ad anticipare i tempi e ancora meglio a ritornare semplice soldato dell’obbedienza, ma ciò gli sarà costato caro. Capisco che non si possono intrattenere delle corrispondenze tra di noi: è il primo sacrificio che ho intravisto e che ho dovuto affrontare, ma resta il rapporto spirituale nella preghiera e nella carità. Il buon p. Champion è davvero il religioso che amo maggiormente, ma a meno che si tratti di una vocazione straordinaria, non potrò mai desiderare che venga da noi. Qualche volta mi considero come un avventuriero che rischia il tutto per il tutto e che non vuole che uno solo dei suoi amici soffra con lui e per lui.

Siamo sempre in quattro, due sacerdoti e due domestici, di cui uno portinaio e uno cuoco. Ci sono tre o quattro sacerdoti che hanno risposto di sì alla chiamata eucaristica, ma temo che il demonio, la natura e gli amici interessati facciano loro subire la sorte dei primi invitati del vangelo alle nozze del figlio del re. Sarà come Dio vuole! Non tocca a noi suscitare le vocazioni, dobbiamo solo accoglierle dalla bontà divina: è il re che invita non il servo. Noi abbiamo la gioia di avere sempre con noi Gesù, che c’è di più bello? Se il buon Maestro vuole che restiamo soli per qualche mese, per un anno o per due anni, ne sia benedetto! sarà meglio per noi. Possiamo forse acquistare a un prezzo troppo alto la felicità di essere la sua famiglia eucaristica? Il mondo e gli amici che giudicano le cose soltanto dal successo, dal numero e dalla fortuna, rideranno di noi o ci considereranno come sterili e senza credito, ecc. Quale buon letame per il seme dell’albero!

Quanto alle donne siamo intransigenti, non vogliamo cioè associarci a nessuna comunità esistente, che ha già il suo spirito e le sue attività, ma formare delle autentiche adoratrici di Gesù Eucaristia sul modello di Maria nel Cenacolo, che vive e adora attorno al divin tabernacolo. Cominceremo col riunire attorno al nostro cenacolo alcune anime che Gesù si sceglierà per formarle senza rumore e senza scalpore alla vita eucaristica; e quando i soggetti saranno pronti, consulteremo Dio sul luogo dove vorrà questo nuovo cenacolo. Ma noi non pensiamo ora a questo, vogliamo che i primi sacrifici della nostra fondazione siano compiuti e che il grano di senape abbia messo un po’ di radici. In questo momento sarebbe troppo metterci alla mercé della carità di queste nuove suore. Quando si combatte le donne si lasciano all’accampamento.

Mi chiede informazioni sul p. Jacquet. Mi sento a disagio: non conosco la sua maniera di dirigere. Di solito egli dà l’impressione che mi segnala e di primo acchito dopo averlo ascoltato

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sembra che non sia molto interiore. Le assicuro però che non ne so nulla non avendo avuto con lui che dei rapporti superficiali. È stato sempre giudicato una persona molto prudente ed equilibrata. Il p. Martin sarebbe stato più interiore, ma Dio ha così disposto. È migliore comunque del p. Méchon perché ha più esperienza. Dio non voglia che il p. B. venga qui. Temo per questo povero padre; è stato tanto tartassato eppure fa tanto bene! La sua povera natura è ancora un po’ ferita, ma ha dei grandi meriti: proprio lui ha sostenuto la maggior parte dei contrasti e delle preoccupazioni a contatto con il lavoro tanto difficile dei muratori. Bisogna incoraggiarlo.

A proposito dei corporali, siccome per il momento ne abbiamo a sufficienza, metta da parte per noi la tela integra, perché ci potrà essere molto utile per qual cos’altro. Per favore, il 2 ottobre faccia celebrare una messa a Fourvière per un’ammalata che si è raccomandata a me; in seguito le manderò l’onorario.

Sono un po’ raffreddato, ma è l’effetto dell’autunno e dell’inverno che sono alle porte; ciò non mi impedisce di tirare avanti e di lavorare. Domenica prossima celebreremo la prima messa nella nostra grande cappella; l’esposizione è rimandata alla metà di ottobre a motivo delle vacanze; si unisca a noi in quella domenica.

Per il suo nuovo incarico lasci fare al buon Dio e dopo di aver detto tutto quello che ha deciso di dire, mantenga la sua anima nella pace. Il manuale del Terz’Ordine è in corso di stampa, mi hanno detto. Io non ci tengo a ciò che ho fatto, anzi è prudente che sia dimenticato. Ma il manuale, qualunque esso sia, sarà sempre utile; in seguito lo si potrà perfezionare. Sembra, cara figlia, che Dio le prepari qualche grande grazia dal momento che è tanto provata. In questi tempi di prova, di sofferenza, di tentazioni alla ribellione e di irritazione, affidi di buon grado la sua anima in custodia alla Vergine, la sua madre, e a Gesù, il suo buon salvatore. Lo faccia ripetendo con il profeta: «Signore, io sono oppresso; proteggimi» [Is 38,14]. Non parli di sé, per non avere consolazioni umane, e sia affabile esteriormente per mettere al muro i suoi nemici, e continui ad accostarsi alla comunione senza esaminarsi e senza tornare sopra di sé, perché il fuoco non lo si analizza ma lo si accende.

Tanti saluti nella carità divina alle sue care sorelle. Quale felicità se un giorno mi sarà concesso di vedervi tutt’e quattro riunite nel cenacolo. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard. P.S. Le signorine Lacour non sono molto giudiziose; condivido il suo parere, attenda; le cose stanno così!

Hanno 30.000 fr. di rendita e fanno i conti come dei negozianti!

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CO 625 SIGNORA JORDAN (IV, 235, 17) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, rue d’Enfer 114, 23 settembre 1856.

Signora e cara sorella in Nostro Signore, non so dove la mia lettera la raggiungerà; la spedisco affidandola alla divina Provvidenza. Avrei dovuto scriverle prima, ma ho fatto un viaggio; e poi abbiamo avuto tanti fastidi a causa del nostro ladro, e non è ancora finita: tra breve dovremo presentarci in tribunale. Dio ne sia benedetto!

Comprendo, cara figlia, le sue tristezze e le sue sofferenze. Lei è forte e coraggiosa con se stessa, ma le croci degli altri sono per lei cento volte più pesanti. È naturale, ma molto doloroso; avrei voluto esserle vicino per portarne la metà. Ahimè, certo, il mondo è ingiusto, lo è sempre stato, anche verso il suo creatore e salvatore; non è al buon servizio, alle qualità morali, alla dedizione cristiana che esso dà le sue preferenze. Quanto è bello in questi momenti di ingiustizia e di ingratitudine levare gli occhi al cielo e dire: «Padre mio, sia fatta la tua santa volontà. È per il nostro maggior bene che la cosa è andata a questo modo, per dimostrarci che tu solo sei buono». Ma certamente io vengo troppo tardi a ripeterle ciò che fa lei molto meglio. Non sempre scorgiamo la ragione divina delle cose; adoriamo quindi il mistero della divina Provvidenza e tutto ci sarà restituito ad usura. Quanto mi ha addolorato questa notizia! È da tanto tempo che il signor Jordan è

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succube dei suoi impegni! un po’ di riposo gli avrebbe fatto molto bene. Ancora una volta: «Padre, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra» [Mt 6,9.10].

Domenica prossima per la prima volta celebreremo la messa nella nuova cappella. Magari fosse qui per ricevere la prima benedizione! ma la estenderemo fino a lei e a tutti i suoi cari. La piccola opera procede lentamente e sta germogliando sottoterra. Noi attendiamo nella pace e nell’abbandono il momento di Dio, e intanto facciamo come Gesù nel deserto.

I miei fervidi e cordiali ossequi a tutta la sua famiglia; la sua cara figlia deve trovarsi molto felice in sua compagnia. Si rimetta un poco in forze, soprattutto si conceda il sonno necessario. Lei sa con quali sentimenti le sono unito in Nostro Signore e sono, cara signora e sorella, suo dev.mo Eymard, s.s.s. P.S. Non ho più avuto notizie della signorina Monavon. Che Domenicana! ha bisogno di riposo e ne

approfitta. Molto bene!

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CO 626 CURATO D’A RS (I-S, 151, 2) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, rue d’Enfer 114, 24 settembre 1856.

Venerato confratello in Nostro Signore, penso di rallegrare la sua pietà verso Gesù Cristo nella divina Eucaristia annunciandole l’attuazione del progetto di cui le ha parlato quest’anno il p. Hermann, e che lei ha benedetto e per il quale ha pregato. La Società del SS. Sacramento da quattro mesi è stata fondata a Parigi. Suo scopo è fare conoscere, amare e servire da tutti Gesù nel SS. Sacramento. Consiste nel formargli una corte di fedeli adoratori e una guardia d’onore sempre vigilante ai suoi piedi. Dio benedice questa piccola Società. Noi accogliamo sacerdoti e laici che desiderano essere religiosi del SS. Sacramento. È stata Maria a dare a Gesù uno dei suoi poveri figli.

Io sono, buon padre, colui che ha avuto l’onore e la gioia di ammetterla nel Terz’Ordine di Maria, due anni fa. La prego perciò, per onorare il buon Maestro, di continuare a pregare perché questo piccolo chicco di senape sia benedetto, e di fare pregare per noi. Il Santo Padre ci ha incoraggiati con molta bontà, e chiama la nostra opera l’opera di grazia del tempo presente.

L’ottimo signor ... Nella divina carità, mio caro padre, sono con rispetto suo aff.mo Eymard, pr. rel. del S.S. Sacramento. Rev. Vianney, curato d’Ars. (Ain).

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CO 627 SIGNOR NÈGRE (II-S, 104, 1) Tutto per Gesù Ostia. Parigi, 24 settembre 1856.

Buon papà Nègre e venerato amico, ... «eccolo ora in teologia e gli anni passano presto». Come sono contento di avere potuto darle una mano in questo affare di vocazione ecclesiastica! A lui ora non resta che occuparsi della teologia e degli ordini sacri. Vedrà più in là che cosa Dio gli ispirerà. I miei cordialissimi ... Suo aff.mo in Gesù Eymard, p. sss. Signor N. Nègre - à sa campagne.

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624 CO 628

SIGNORA FRANCHET (II-S, 187, 27) Tutto per Gesù Ostia. Parigi, rue d’Enfer 114, 24 settembre 1856.

Signora e cara sorella in Nostro Signore, se non ho risposto alla sua gradita lettera è perché avevo smarrito il suo indirizzo. Il signor Mulsant, dandomi sue notizie, me lo ha fornito. Ho saputo con molto piacere del brillante esame di suo figlio. Se l’era ben guadagnato e lei ne deve essere soddisfatta. Resta ora la scelta. Dio lo guiderà, questo caro figliolo, e le sue preghiere lo aiuteranno a scegliere bene. Io gli auguro una di quelle scelte del cielo che rendono felici e grandi nel bene. Se verrà a Parigi, spero che mi farà il dono di una sua visita.

È troppo tardi, cara sorella, per soffermarmi ad esaminare con lei questo stato di turbamento, di pena, di scoraggiamento, di disperazione. La signora de la Rochenigrie mi ha detto che lei ha fatto un ritiro a Fourvière; penso che vi abbia ritrovato la pace e la fiducia. La sua anima, certo, mi è e mi sarà sempre cara, povera figlia. Come potrebbe dubitarne, visto che il Signore ha voluto servirsi della mia miseria per farle del bene: si ama ciò che Dio ama. Non le ho comunicato la mia decisione prima di partire da Lione; non sapevo ancora quale fosse, perché andavo a fare un ritiro per questo preciso scopo. E se non l’ho fatto dopo, è perché desideravo essere dimenticato dalle mie conoscenze di Lione.

Per venire adesso al suo stato, ecco quello che penso. 1. Il suo stato di salute spirituale è buono, molto buono. Dio la ama e questo stato gli procura una

grande gloria. Inutile dirgliene le ragioni. Gesù sulla croce, quando si vide abbandonato anche dal Padre suo, era nel momento più perfetto e più grande del suo amore. E Gesù tentato dal demonio ci dà la più grande consolazione per quando ci troviamo nei nostri stati di tentazione.

2. Le prove straordinarie e le tentazioni orribili non sono dei peccati. Essi dimostrano solo l’impotenza e il furore del demonio contro di lei.

3. Queste prove le sono molto utili, perché la preparano a grazie ben più grandi. Ma in questi momenti rivolga sempre il suo cuore verso Dio e faccia gli sberleffi al demonio.

4. Quando Dio viene a consolarla e a elevarla fino alla grazia del suo amore, faccia rifornimento di forza nella piena unione alla sua divina volontà per il tempo del sacrificio, imitando Gesù che sul Tabor parlò del calvario.

5. Vada sempre avanti in mezzo a tutte queste tempeste, e questi venti violenti non faranno che gonfiare le vele della barca. Grazie, cara sorella, delle sue preziose preghiere per la nostra opera eucaristica e per la mia

fragilità. Non si abbandona Maria quando si va da Gesù. Anzi, è proprio questa divina regina del cenacolo che là ci conduce e ci indirizza. Noi l’onoriamo con questo bel titolo di Madonna del Cenacolo; siamo dei piccoli bambini in ginocchio vicino alla loro buona madre davanti al SS. Sacramento. La Società di Maria mi sarà sempre cara e nel cuore resto sempre un suo figlio. Lei dice bene: nessuno sa quel che mi è costato questo sacrificio. Ma quando si è convinti di essere chiamati da Dio, bisogna essere pronti a dare anche la propria vita, e non è ancora niente.

Saluti, cara sorella e figlia in Nostro Signore. Continui a farci la carità delle sue preghiere. Un soldato in trincea ha bisogno di aiuto. Suo dev.mo in Gesù Cristo Eymard.

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625 CO 629

CHIERICO NÈGRE (V, 246, 2) Tutto per Gesù Ostia. Parigi, 25 settembre 1856.

Carissimo amico, grazie della sua lettera e delle notizie che ci dà; le abbiamo lette con molto interesse. Sono contento che il suo cuore apprezzi la grazia tanto insigne di Dio su di lei destinandola a St-Sulpice, dove lo spirito e le virtù del reverendo Olier sono sempre vivi; se ne rimane contagiati per tutta la vita. Abbia molta cura della sua salute e recuperi interamente le forze per lo studio tanto affascinante della teologia. Siamo ormai prossimi al tempo della ripresa dell’anno scolastico. Così passa la vita: dopo il riposo viene il lavoro, dopo il combattimento la vittoria. I suoi cari e diletti parenti devono essere molto contenti di averla vicino a sé, particolarmente la buona mamma e la pia sorella.

Quanto a suo fratello, desidero molto vederlo continuare gli studi classici; se infatti li abbandona ora, ciò che ha già fatto non gli servirà a nulla. Se almeno avesse frequentato una classe superiore! E poi se è scoraggiato, triste, o se avesse perso un po’ della sua pietà, non sarebbe questo il momento di prendere una decisione diversa. So bene che ha molta attitudine per le arti, ecc. ma la sua formazione non è ancora completata. Ieri ho scritto la lettera per il reverendo Curato d’Ars; non ho potuto spedirgliela subito, perché sono stato un po’ sofferente per il raffreddore, ma ora sto meglio. Al suo ritorno passi per favore dal reverendo Brunello a Marsiglia, rue St. Savournin 25, a prelevare un pacco per il reverendo de Cuers e uno per me dalle signorine Bourges, insegnanti, che abitano là vicino. Le signorine Bourges di Tolone, che abitano di fronte alla cattedrale, le daranno il loro indirizzo. Abbia la bontà di chiederlo e di raccomandarmi al loro cordiale e pio ricordo. Se le signorine Bourges di Marsiglia avessero dimenticato il pacco, ci vada per favore di persona; penso che fra tutti e tre ce li potrete portare.

I miei saluti molto cordiali alla sua buona e dolce mamma: l’assicuri del mio costante ricordo davanti a Dio. Non dimentichi la signorina Rose; le dica quanto sono commosso e riconoscente per il suo ricordo davanti a Nostro Signore e che i nostri progetti si stanno precisando nel silenzio davanti a Dio. I miei vivissimi, cordiali saluti ai cari confratelli nostri amici, ai quali auguro buone vacanze e un felice ritorno. Addio, o meglio a presto, caro amico. Suo aff.mo in Nostro Signore Eymard, s.s.s.

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CO 630 MARGUERITE GUILLOT (II, 175, 150) Tutto per Gesù Ostia. Parigi, 3 ottobre 1856.

Signorina e cara sorella in Nostro Signore, mi hanno molto commosso il suo affettuoso ricordo e le preghiere che fa per l’opera eucaristica e per me. La preghiera è il solo aiuto che io chiedo alle mie ex figlie e sorelle in Maria, poiché in Nostro Signore non c’è più colore, né nome, né distinzione, ma solo il legame della divina carità. La chiesa è un’aiuola dove ogni fiore ha il suo posto, il suo profumo, la sua rugiada e la sua benedizione, e dove tutti ci stanno soltanto per la gloria di Nostro Signore. Ora non è un disonore essere passati per le mani di Maria per servire più direttamente Gesù, essere andati da Nazaret al Cenacolo, o meglio onorare Maria, madre e regina del cenacolo eucaristico. Nessuno sa quanto mi è costato fare questo passo e dire a Dio: Eccomi! ho lasciato la mia famiglia naturale e il mio paese, ebbene, lascerò anche la mia famiglia spirituale per venire a servirti nel tuo stato sacramentale di ostia e di vittima.

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Il Terz’Ordine è sempre per me un motivo di gioia e di felicità, ma siccome non posso fare più nulla per esso se non pregare e fare auspici, bisogna che io sia dimenticato e che il mio passaggio sia dimenticato, per vedere in colui che attualmente lo dirige la grazia di Dio. Benedico Dio per la scelta del p. Jacquet: hanno fatto un grande onore al Terz’Ordine dandogli uno dei primi membri della Società.

La nostra piccola opera incomincia a camminare in maniera modesta, povera e umile; ma essa progredisce. Dio solo visibilmente la protegge, e questo ci incoraggia e ci conforta. Se fossimo dei santi diremmo al buon Dio di crocifiggerci di più e di annientarci completamente, perché solo la sua gloria sia manifestata e solo alla sua grazia divina siano rese grazie. Preghi per favore perché Dio scelga personalmente i primi adoratori e i primi religiosi, affinché siano pieni del suo spirito e del suo amore. Io pregherò molto per le vostre elezioni nel Terz’Ordine; capisco che, data la sua malferma salute, ambisca a un po’ di riposo, ma bisogna lasciare agire la divina Provvidenza, che tutto opera per un bene maggiore. La prego di ricordarmi alla buona signorina de Revel, alle sue care sorelle, all’ottimo signor Gaudioz, e di credermi in Nostro Signore, signorina e cara sorella, suo servo umilissimo e devoto Eymard. P.S. Ho indulgenziato i suoi crocifissi.

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CO 631 MARGUERITE GUILLOT (II, 176, 151) Tutto per Gesù Ostia. Parigi, 3 novembre 1856.

Mi dispiace molto, cara figlia, di non avere potuto rispondere subito: dovevo predicare a Notre-Dame des Victoires il giorno dei Santi e ieri tutta la giornata è stata occupata dalle visite. Oggi comincio da lei.

Quanti guai le procura questo povero Terz’Ordine! Ne sono molto rattristato; quanto è ingrata, debole e incostante la povera umanità quando è sotto il peso di qualche difficoltà! A dire la verità non comprendo il p. Generale, eppure mi era stato detto che aveva molto a cuore il bene del Terz’Ordine. È nella natura delle cose che, di fronte a un interesse più alto e a un personaggio più importante, quello piccolo sia solitamente sacrificato o crocifisso. Approvo pienamente la decisione di lasciare la carica dignitosamente, serenamente e caritatevolmente. Bisogna agire in vista del bene, non delle persone.

Come? è stata sul punto di morire? Ma ci pensa? attenda che il seme eucaristico sia germogliato. O cielo! Sarei tentato di dire, perché il rispetto delle convenienze la rende tanto imprudente? Che vengano da lei quando ne hanno bisogno, soprattutto ora che non sta bene. Il p. Champion è stato buon profeta. Il disprezzo, che bella cosa! Era l’ambizione di san Giovanni della Croce. È la sua veste e la sua corona.

Forse saprà che il p. Huguet è ancora a Parigi. Sembra che abbia protestato o che sia in rapporti non buoni con Moulins, ed è rimasto qui. Il buon p. Champion Dio lo benedirà; forse sarà apprezzato quando lo vedranno all’opera e da vicino.

Celebrerò le cinque messe di famiglia e le altre tre. Non ho ricevuto il famoso pacco né desidero riceverlo; non mi hanno affatto informato, che seccature! Non credo ... malato al punto che si dice. Il malanno è di così vecchia data che penso è diventato un modo naturale di essere e di agire. Questo medico è imprudente e uno senz’altra esperienza che quella dei suoi marinai, e che sulla base di un sintomo si butta subito alla leggera a tranciare giudizi e a spaventare. Tutto è poco chiaro per me. Grazie comunque dei suoi buoni suggerimenti in proposito.

Noi siamo sempre soltanto in due; vi è sì qualche vocazione qua e là, e alcuni sacerdoti che aspirano a far parte del cenacolo, ma quanto è difficile abbandonare il mondo! Preghi perché almeno non vengano ad affliggerci delle cattive vocazioni. Giovedì dovremo andare in tribunale per

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il nostro ladro. Ah! Dio sia benedetto! Io sto bene, grazie. Che dirle su ciò di cui abbiamo bisogno? Non saprei. Abbiamo abbastanza

biancheria da tavola per il momento; qualche camicia di semplice cotone non la rifiuteremmo. Lei ha indovinato supponendo che al momento della partenza non ebbi la preoccupazione di chiedere un corredo di fazzoletti e di camicie; mi sono accorto che la metà di quelle che ho portato con me non sono buone se non a ricavarne delle bende da ospedale. Di coperte ne abbiamo a sufficienza; quando sentiamo freddo ci aggiungiamo il mantello. Quanto alle lenzuola ne abbiamo per il cambio e qualcuna in più, credo. Lo vede che siamo già ben forniti.

L’esposizione è stata ancora differita perché non sono ancora approntate le cose necessarie; gliene scriverò. Dio vi benedica tutte. Saluti, mia buona figlia; la posta parte. Suo dev.mo Eymard. P.S. Ecco due righe per ...

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CO 632 MARIANNE EYMARD (III, 114, 105) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 7 novembre 1856.

Carissime sorelle, avete ragione di muovermi qualche rimprovero per il troppo ritardo nel rispondervi; ma la vita di Parigi è cosi assorbente e poi siamo stati tanto occupati e abbiamo ricevuto tante visite che non mi restava che pochissimo tempo. Rimandando da un giorno all’altro la mia lettera ho fatto come i peccatori che dicono sempre: — A domani! Il vostro affetto saprà perdonarmi volentieri questa colpa. Sapevo che la signora di Poitiers vi aveva viste e vi aveva scritto; ho chiesto ad un’altra persona di passaggio di venire a trovarvi e perciò non ero molto in ansia. La mia salute è molto buona; da tanto tempo non mi sentivo così bene.

La nostra bella opera del SS. Sacramento progredisce; la cappella è molto bella e comincia ad essere ben ornata; comincia anche ad essere frequentata ... Non abbiamo ancora l’esposizione solenne del SS. Sacramento, perché le suppellettili necessarie non sono pronte; probabilmente bisognerà aspettare ancora un mese. Abbiamo ordinato un baldacchino da collocare sopra l’altare; esso è magnifico, adorno com’è di pietre e di brillanti, ... Forse mi chiederete dove troviamo il denaro; nella divina Provvidenza; sino ad ora tutto ci è giunto nel momento giusto. Gesù è il padre e il superiore della casa. Per noi abbiamo tutto il necessario e quindi non state in ansia. Sono sempre in buone relazioni e in amicizia con i padri maristi; io vado a trovarli ed essi vengono qui. Ma era necessario che l’opera fosse separata per potere essere salda e procedere nelle condizioni migliori.

Capite, mie buone sorelle, che non posso lasciare Parigi in questo momento; è un sacrificio che Dio chiede a tutti. Dite al signor Guétat di scrivermi verso il 25 novembre; il signor Leydeker dovrebbe arrivare intorno a quella data e io cercherò di indurlo a decidere il suo trasferimento. Sarebbe opportuno che il signor Bernard mi facesse pervenire una richiesta ..., accompagnata da due righe di presentazione e dal giudizio favorevole del parroco, e nella quale soprattutto sia specificato che il ragazzo gode di buona salute, che è sveglio, che è già un po’ istruito in francese, con accluso un attestato del suo insegnante. Bisognerà inoltre che il ragazzo mi mandi una letterina - e si affretti a farlo -; poi me ne occuperò io attivamente.

Pregate sempre molto per la nostra bella opera e abbiate una grande fiducia in Dio. Lasciate che la gente parli; Dio, la sua gloria, la sua santa volontà, in questo consiste tutta la vita del cristiano. Mandatemi l’indirizzo della signora Regnier di Lione; ho dimenticato il nome della via e il numero. L’amore di Gesù sia la vostra vita. Vostro aff.mo fratello Eymard, s.s.s.

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629 CO 633

SIGNORINA GIGUET (II-S, 247, 3) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 7 novembre 1856.

Signorina, ho saputo che è stata molto malata. Povera figlia! Nostro Signore la vuole accanto a sé sulla croce. La notizia mi ha rattristato, perché da molto tempo è su un calvario di dolori. Oh, Gesù le prepara una bella corona e lei benedirà queste sofferenze nella gloria del cielo. Raccolga con cura le briciole di questo bel sacrificio, sono delle pietre preziose.

Non guardi alle sue pene fuori di Gesù e del suo amore, perché la spaventerebbero; viste però in Gesù cambiano d’aspetto e di natura. Lasci il passato alla sua divina bontà e l’avvenire alla sua grazia. Sia sempre la figlia della sua misericordia e del suo amore. Spero che la mia lettera la trovi meglio e che la croce si sia addolcita. Pregherò sempre per lei, lei lo faccia per me. Sono in Nostro Signore, signorina, suo dev.mo Eymard, p.s.s.s.

630

CO 634 MADRE DE LAROCHENEGLY (III-S, 79, 2)

7 novembre 1856.

Buona madre, domani pomeriggio verso le 3, spero di giungere da lei. Almeno quattro volte sono uscito per incontrarla, e ne sono sempre stato impedito, ma domani comincerò da lei. Il suo ottimo portinaio mi ha fortemente sgridato ed è riuscito a farmi decidere. Sono in Nostro Signore, buona madre, suo dev.mo Eymard.

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CO 635 SIGNORINA ROSE NÈGRE (V, 249, 2) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 10 novembre 1856.

Ho tardato a rispondere alla sua ultima lettera, mia cara figlia, perché ero molto occupato. L’ho letta con animo riconoscente. Ringrazio Nostro Signore di averla scelta come sua ancella o meglio come sua sposa eucaristica. Quale onore, quale insigne grazia! Lei lo ha capito, perché è ben decisa a perseguire con ogni sorta di sacrifici una vocazione così sublime. Pensi, cara figlia, come l’ha amata nostro Signore! Egli non ha permesso che il suo cuore fosse diviso e la sua vita fosse legata a una creatura, così da essere libera e pronta al primo segnale della sua volontà. Raddoppi le preghiere e i desideri; il momento in cui il re celeste radunerà la sua corte eucaristica sembra vicino. Felici quelle che saranno le prime! Non si preoccupi della sua cattiva vista, basta un cuore per servire bene il Dio d’amore; e poi ai suoi piedi egli la guarirà, se ciò servirà a far risplendere la sua gloria e a rendere lei migliore. Addio, cara figliola, ancora un po’ di pazienza e di sofferenza. Suo dev.mo in Gesù Ostia Eymard, s.s.s.

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632 CO 636

SIGNORA THOLIN -BOST (IV, 143, 23) Tutto per l’amore e la gloria del nostro dolce Signore nella SS. Eucaristia. Parigi, 18 novembre 1856.

Signora e cara sorella in Nostro Signore, mi rincresce molto di aver dimenticato di risponderle; il demonio mi ha giuocato un brutto tiro ed io vi ho prestato il fianco.

Ecco la mia opinione sul primo punto: come comportarsi durante le riunioni ordinarie dell’adorazione alle quali è presente il parroco. Non muova un dito; è meglio praticare la carità, l’umiltà e la testimonianza eucaristica del silenzio. Nelle occasioni invece in cui il parroco la lascia sola, allora è Dio che le concede la parola e il cardinale diventa il suo superiore.

Il progetto di un ramo di giovani a partire dalla prima comunione fino ai 15-18 anni mi piace molto. Qui lei ha lo spazio per dispiegare la sua attività eucaristica per coltivare i giovani virgulti; qui avrà la possibilità di fare un bene maggiore che altrove. Oh! lo faccia e al più presto ma combini le cose in maniera tale da non perdere la sua libertà. La sua anima passerà in quella di questi poveri ragazzi ancora intatta e Dio le darà forze più che sufficienti. Organizzi e metta in esecuzione tramite le zelatrici che sceglierà accuratamente.

Il signor Adot è molto caro al buon Maestro; è il suo purgatorio o meglio la fornace che lo purifica e lo libera. Si scuota da dosso e disprezzi tutti questi orrori, e vada sempre avanti; spiritualmente sta bene, molto bene.

I suoi piccoli figli non comprendevano abbastanza la fortuna di stare con lei; è naturale a questa età trastullarsi. Ha fatto bene, cara sorella, a consacrarli a questi due grandi santi; essi furono i protettori anche della mia giovinezza.

Non soffriremo mai abbastanza per meritare di stare ai piedi di Gesù Ostia; abbiamo bisogno di vedere che tutto si allontana e tutto ci abbandona, sino a diventare oggetto di derisione e di disprezzo. È una buona salvaguardia per proteggere la vita del chicco di senape, questo grano di polvere insignificante che Gesù si degnerà di animare e di benedire. Addio, mia cara figlia, preghi e supplichi il buon Maestro di farci diventare conformi al suo cuore e alla sua gloria. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, s.s.s.

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CO 637 SIGNORA SPAZZIER (II-S, 231, 8) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 18 novembre 1856.

Signora e cara sorella in Nostro Signore, la sua lettera spiega il suo silenzio. Avevo ricevuto la lettera destinata a Marie-Thérèse, e lei ha risposto a Gréoulz, ma pare che la lettera sia tornata all’ufficio.

Grazie, buona figliola, del suo caro ricordo. Quanto spesso la mia anima è venuta a cercarla e l’ha vista sulla croce! Ahimè, il calvario si prolunga, ma il suo amore vi sappia trovare Gesù, restare amorosamente ai suoi piedi e baciare la sua mano che la mette in croce. Lei lo sa, nel sacrificio non bisogna che offrirsi e offrire con Gesù Ostia; la sofferenza è il fiore dell’amore divino. Si abbandoni dunque al buon Maestro, perché il cielo un giorno verrà, e forse non è neanche molto lontano. Lasci la meditazione di concetto ed esprima semplicemente le aspirazioni del suo cuore verso Gesù, e si abbandoni alla sua adorabile e sempre amabile volontà. Quanto alla formazione delle adoratrici, il momento non è ancora arrivato. Non è pronto nulla; e anche se lo fosse, sarà prudente che lei riposi,

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perché gli inizi sono duri per la natura; vi è un tempo di agonia. Le consiglio perciò, cara figlia, mentre attende, di accettare le occasioni che le si presentano. Mi scriva ogni tanto. Non ho ancora ricevuto nulla da Gap; voglio scrivere al signor Deplace per avere informazioni su quel deposito. Dio la sostenga e la sorregga, cara figlia, nella sua materna Provvidenza. Abbia la confidenza del santo Giobbe o meglio l’abbandono di Maria, madre di Gesù. La nostra piccola opera è sempre nella prova, così vuole la bontà divina. È una grande grazia. Suo dev.mo in Gesù Ostia Eymard, s.s.s.

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CO 638 MARGUERITE GUILLOT (II, 178, 152)

Parigi, 26 novembre 1856.

Signorina e cara sorella in Nostro Signore, credevo di essere ormai morto per Lione, ma la lettera che ho ricevuto, le notizie che contiene e gli auguri che mi fa per la gloria di Nostro Signore nell’Eucaristia, tutto mi ha vivamente commosso. Il mio desiderio è sempre lo stesso: essere dimenticato ed essere disprezzato - se lo si vuole - a Lione e a Tolone. Sul campo di battaglia l’amicizia mette a disagio, disturba e infastidisce ...; là occorrono solo coraggio e prudenza. Nel mio animo è avvenuto un cambiamento a questo proposito; consacrandomi all’opera eucaristica ho dovuto rinunciare a tutto e sacrificare tutto, mettere la mia fiducia in Dio soltanto, considerarlo l’unico mio tesoro, il solo protettore e l’unico mio bene. E mi pare di poter dire che lo è davvero per me in maniera soave e materna. Di una sola cosa mi rammarico: di non avere fatto abbastanza sacrifici e di non avere abbastanza sofferto per una causa tanto bella. La mia anima si rallegra di avere una parte così bella e così ricca; se le dicono che mi sono pentito della mia decisione o che sono triste e scoraggiato, non è vero. E tanto basti per quanto mi riguarda.

Ho benedetto il nuovo consiglio; lo ritengo molto affiatato, cioè composto di elementi capaci e aperti alla collaborazione. Le scelte fatte sono buone. Al posto del p. Generale avrei fatto altrettanto pur compiangendola, cara sorella, perché è un incarico oneroso e difficile, soprattutto a motivo della sua salute, che non è più una salute di ferro. Ma lei lo adempirà per Dio e per amore della Vergine, la nostra buona madre. Si convinca che nulla è più gradito a Dio di questo servizio e nulla è più adatto a farle desiderare e cercare Dio solo.

Sono stato sorpreso dalla nomina del p. Jacquet. Non me l’aspettavo perché immaginavo che dovesse rimanere a Agen per un periodo di tempo più lungo. Lo apprezzerà all’opera: è un uomo di riconciliazione e di pace che ha il dono della parola. Spero che avrà per il Terz’Ordine quell’affetto di padre che predispone ad amare con tutto il cuore i figli e le opere. Povero Terz’Ordine! ad esso sono sempre molto affezionato e non cesso di pregare per il suo successo. Sono felice di avere potuto, prima di venire a Parigi, lavorare al manuale; è il mio piccolo fiore, ma le assicuro che non ci tengo affatto a sapere che il mio piccolo lavoro è accetto; preferirei anzi che fosse rimaneggiato o rifuso e che non vi si parlasse più di me. Il mio tempo è terminato al di fuori dell’opera eucaristica.

La nostra piccola opera si muove sottoterra. Tutti i giorni abbiamo qualcosa di nuovo, qualche richiesta di informazione o qualche nuovo articolo di arredamento da procurare, o anche qualche piccola prova. Dico piccola perché siamo deboli e Dio ci risparmia. Ho qualche apprensione per le prime vocazioni che verranno; abbiamo già rifiutato quattro sacerdoti. Preghi molto per noi: questa prova sarebbe troppo pesante.

Ho saputo con piacere che avete venduto la vostra casa, pur deplorando che sia stata valutata così poco. Avete fatto bene a sbarazzarvi di questo immobile che andava sempre più deteriorandosi. Quando vede la signorina Revel le esprima le mie congratulazioni per la sua elezione; ne sono contento, perché ciò aggiunge alla sua vita una croce in più e una corona più preziosa di tutto il resto.

I miei deferenti e devoti ricordi per le sue care sorelle e la buona signorina Mollet, che vedo con

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gran piacere figurare nel consiglio. Sono in Nostro Signore, signorina e cara sorella nel Signore, suo dev.mo Eymard. P.S. Dimenticavo di dirle che la mia salute è buona, anche se è vero che non avendo molti fastidi essa è stazionaria.

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CO 639 MARGUERITE GUILLOT (II, 180, 153)

Parigi, 26 novembre 1856.

Ho letto con molto interesse la sua ultima lettera, cara figlia: quante cose, quale vita, che commedia questo mondo! E intanto l’opera di Dio si compie. Benediciamo il disprezzo e le umiliazioni che ce ne provengono, è il letame che fa crescere l’albero.

Conservi il piccolo pacco fino a che tutto sia pronto per farne uno solo; noi possiamo benissimo attendere. Ho riso di cuore leggendo della conversazione con la signorina de Revel. Questa povera signorina crede che guazziamo nell’abbondanza e che riceviamo del denaro dalle persone devote di Tolone, mentre là non si osa neppure pronunciare il mio nome. Ella mi dice che tra un anno o due avremo necessità maggiori. Che cosa direbbe se sapesse che tutti i nostri amici di Tolone ci hanno abbandonato! ... Mi consola la parola di Nostro Signore: «Nessuno può venire a me, se non lo attira [con la sua grazia] il Padre che mi ha mandato» [Gv 6,44]. È dunque un gran bene che certe persone si allontanino da noi e che non dobbiamo sentirci affatto in obbligo o in debito di riconoscenza nei loro confronti. Un letto, una tavola, due sedie, una vecchia poltrona sono dei mobili molto comuni. La prego, lasci pure che la signorina de Revel ci creda ricchi.

Che bella notizia la sua visita al cardinale! Ne benedico Dio. Il suo posto era là: era ben ovvio. Meschina è la gente che pensa che una cuffia non possa comparire a fianco di un cappello. Le consiglierei con insistenza il p. Dussurgey; sarebbe il più adatto di tutti: è un sant’uomo. Povero p. Huguet! farebbe meglio a tacere sul Terz’Ordine di Lione. Pare che la creda molto influente sul cuore del p. Generale, ma è scusabile; è un guascone e uno scrittore di libri: è una mania d’autore.

M.D.C. si trova a casa sua; è venuta in incognito tre settimane fa a fare un ritiro qui. Non so proprio come la signorina Daniel possa averlo saputo, ma ella è tanto fine e così provenzale che per saperlo forse se lo è inventato. Ignori tutto. La signorina Daniel non è affatto discreta: cede al primo che la sa circuire e nell’ora della prova racconta tutto ciò che le passa per la testa. Può contare invece sull’assoluta discrezione di M.D.C.: con lei può agire in piena libertà. Non ho ricevuto nulla dalla signora Galle. So che ha le sue difficoltà e i suoi guai; io la stimo questa buona signora, ma ella non è ancora alla fine delle sue croci. Il p. Champion deve essere superiore al posto di p. Vit: è nel suo diritto. Ne approfitti. Le scriverò la data della prima esposizione. Martedì della scorsa settimana abbiamo tenuto la riunione del consiglio dell’adorazione notturna; pare che tutto sia pronto. Suo dev.mo nel Signore Eymard.

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CO 640 SIGNORINA ROSE NÈGRE (V, 249, 3)

Parigi, 27 novembre 1856.

Vengo per dirle, mia cara figliola, che sono stato contento del suo ritiro, delle sue prove, dei suoi sacrifici e soprattutto dei suoi buoni frutti. Lei riceve questa grazia come la più grande che potesse desiderare. E ha perfettamente ragione, è proprio la parte migliore quella che le è toccata. Vivere con Gesù vale di più che lavorare per lui. Lei comprende che Gesù preferendola tra tante

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altre nonostante le sue infermità e la sua povertà spirituale, si è mostrato molto buono verso di lei; perciò la sua riconoscenza deve essere molto grande e i suoi sacrifici molto amabili. Si offra senza tregua al re divino per servirlo, allo sposo celeste per amarlo, a Gesù Ostia per formare una sola vittima con lui. Ma quando si attueranno i suoi desideri? Lo sa Gesù. Bisogna pregarlo, sollecitarlo e dirgli continuamente: “Venga il tuo regno”. Non si preoccupi, povera figliola, dei suoi occhi; chi dona la vista può restituirgliela; se ancora la vuole in questo stato, è perché gli è più gradita. Che il Dio della bontà la prenda per mano e la introduca nei suoi amabili tabernacoli. Suo dev.mo in Gesù Eymard. P.S. Consideri la signora Duhaut-Cilly come sua madre.

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CO 641 SIGNORA JORDAN (IV, 236, 18) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 28 novembre 1856.

Signora e carissima sorella in Nostro Signore, la vera amicizia non è legata né alla forma né alle circostanze della vita: essa è una e sempre la medesima in Dio e per Dio. Per questo non mi è mai passato per la mente il pensiero di collocare la sua amicizia tra quelle degli indifferenti.

Per le opere di Dio le prove e soprattutto le delusioni sono una grazia; la gloria di Dio entra allora in gioco e la povera umanità non si mostra che con la sua povertà, le sue miserie e il suo niente. Quanto è bello fondare su Dio e su nient’altro che su di lui. Noi non siamo stati degni di questo favore, perché vi sono state delle anime amiche e sante che ci hanno aiutato assecondando la divina Provvidenza, ma quelle che ci hanno messo alla prova sono state una grazia di luce, di santa libertà e di grande abbandono in Dio. San Paolo diceva ai primi cristiani perseguitati: «Non avete ancora combattuto fino al sangue» [cf Eb 12,4]. Quanto siamo lontani dagli apostoli e dalle grandi anime di Gesù! Tuttavia Nostro Signore ci concede una grande grazia, quella di amare la nostra solitudine e la nostra vita nascosta sottoterra come Gesù nel sepolcro e il grano di frumento. San Francesco di Sales disse a santa Giovanna di Chantal quando decise di fondare la congregazione della Visitazione: «Non vedo uno spiraglio per l’opera, ma sono sicuro che Dio ce lo aprirà». Io posso dire la stessa cosa: non so quando questo piccolo seme germoglierà e diventerà fecondo e quando le buone vocazioni verranno, ma sono convinto che un giorno Dio lo benedirà.

Preghi molto per noi, cara sorella, anche noi lo facciamo volentieri per lei, perché sia tutta intenta alla gloria di Dio e alla carità del prossimo. Sono molto contento di apprendere che suo marito sta meglio e che lei è fortemente determinata ad occuparsi un po’ di più di se stessa. Sì, si occupi del mondo sospinta dalla carità e dalla convenienza, ma riservi il resto alla vita della sua famiglia e alla sua vita interiore; cerchi di amare questa vita interiore e di trovarvi la sua felicità.

Pregheremo per la sua cara figlia perché Dio esaudisca i suoi giusti desideri e le conceda dei santi figlioli. I figli, frutto della preghiera, costituiscono generalmente il vanto e la felicità dei genitori.

Abbiamo già avuto qualche celebrazione molto promettente: due battesimi di adulti e alcune prime comunioni. Tutti i giorni si fa un passo avanti verso lo scopo; perciò ne ringrazi Dio. La mia salute resiste; da qualche tempo mi sono rimesso al passo della regola e mi sento bene. Saluti, cara sorella; Dio non ha voluto che m’intrattenessi più a lungo con la signorina Monavon, ma i pochi istanti che l’ho vista mi hanno fatto piacere. Suo dev.mo nel Signore Eymard, s.s.s. Sig.ra Jordan, rue de Castries 10 - Lione (Rhône).

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638 CO 642

MARGUERITE GUILLOT (II, 181, 154) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 13 dicembre 1856.

Le annuncio, cara figlia, che la domenica fra l’ottava del Natale avremo nella nostra cappella la riunione generale dell’adorazione notturna di Parigi, composta da oltre duecento membri. E quindi il 6 gennaio festa dei re magi sarà il primo giorno della manifestazione di Nostro Signore, avremo cioè per la prima volta l’esposizione solenne. Oh, quale giorno desiderato e benedetto da tempo! A me pare che in quel giorno Nostro Signore prenderà possesso della sua famiglia e della sua casa per sempre. Lei si unirà a noi, non è vero? e noi saremo uniti a lei.

Qui per il momento non c’è nulla di nuovo; sempre le solite cose e la stessa solitudine, un beato ritiro. Quanto ne avevo bisogno e quanto è stato buono Dio nell’avermelo concesso mio malgrado. Quante riflessioni salutari, quali nuove intuizioni, quante esperienze necessarie! Sicuramente ciò che nel mondo è considerato come abbandono o sterilità è divenuto per noi una grazia insigne.

Due buoni sacerdoti ci hanno scritto che sarebbero venuti alla fine del mese; verranno? quasi non oso sperarlo. Altri due devono venire a fare il ritiro verso la fine di gennaio. Se Dio vuole tutto si avvererà, anche se il demonio fa l’impossibile per impedirlo e per frapporre ogni sorta di ostacoli.

Ora ci occupiamo della luminaria dell’esposizione, che è molto costosa; qui infatti le candele costano 58 soldi circa la libbra. Vorrei sapere quanto il signor Coste - fabbricante di stearina e candele, “quai de l’Archevêché”, casa della signora Galle -, quanto, dicevo, fa pagare alla libbra le candele di pura cera e a quanto le vende alla Riparazione di Lione. Vi sono candele di diverse dimensioni, da quattro a cinque, sei e anche otto libbre. Voglia per favore informarsi e vedere se le è possibile sapere quanto spendono le suore della Riparazione per l’illuminazione quotidiana. Mi hanno pregato di fare celebrare una messa a Fourvière; abbia la bontà di computarla tra quelle in suo possesso. Quanto al pacco che ci sta preparando non si dia troppi fastidi ... (due righe cancellate), la prego. Cosa fa? come va la sua salute? Siamo ormai a Capodanno; non si affatichi eccessivamente per tutte le solite visite. Vi affido alla grazia di Nostro Signore, tutte nel suo cuore. Eymard.

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CO 643 SIGNORA THOLIN -BOST (IV, 145, 24) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Parigi, Natale, 25 dicembre 1856.

Cara sorella, dunque è ammalata e costretta a starsene a letto. E che! non penserà di andarsene in paradiso! È troppo presto, prima bisogna che accenda il fuoco divino attorno a sé e che diventi perdutamente appassionata al servizio del Dio dell’Eucaristia. Il buon Maestro si degni di guarirla! Mi mandi sue notizie ...

Eccone una che le toccherà il cuore nel profondo: il 6 gennaio solennità dell’Epifania faremo la nostra prima esposizione. Quale gioia e quale felicità! Finalmente il re divino salirà sul suo trono e noi daremo inizio alla sua corte, fungendo da guardie del corpo. - Lo ringrazi per noi, cara figlia, perché l’anima mia è triste per non poterlo fare in maniera più solenne. E poi il Calvario non trova in me una di queste vittime molto generose, eppure che c’è di più bello dell’immolarsi per Gesù? - Sì, ci vada a St-Chamond, lo faccia questo tentativo, ma là la pietà è un po’ scarsa e in un certo senso poco favorita. Bisogna cominciare dal p. Germain con le sue terziarie. Quanto a me io non conosco nessuno di nome, perciò mi è impossibile segnalarle delle adoratrici se non la superiora

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della congregazione delle dame che risiedono di fronte alla canonica di St-Pierre. Mi spiace molto che ad Amplepuis non abbia ancora il gruppo delle piccole adoratrici; si dia da fare per costituirlo. Mille benedizioni a tutti i suoi figli. Chieda al buon Gesù la nostra strenna; io le faccio dono della mia ogni giorno al santo altare. Suo dev.mo in Gesù Eymard, s.s.s.

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CO 644 SIGNORINA DE REVEL (III-S, 30, 19) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, Natale 25 dicembre 1856.

Signorina e cara sorella in Nostro Signore, ho ricevuto la sua ultima lettera come tutte le altre, ma con una pena in più perché la vedo sofferente e di una sofferenza ben fastidiosa. Mi sembra tuttavia che è facile sottrarsi a questo stato d’animo, e anche senza mezzi violenti. E poi se il buon Dio vuole quel piccolo sacrificio, ne sia benedetto e glorificato. Oh! cara sorella, noi ce ne andiamo verso l’eternità, e per andarvi in pace, lasciamo il mondo e serviamo soltanto Dio. Il mondo! Ahimè! Siamo proprio dei bambini quando ce ne occupiamo così tanto mentre esso, dice san Paolo, è solo un fantasma, o meglio, un impiccio e spesso anche un nemico. Cara sorella, quanto è buono Dio che l’ha liberata e l’ha conservata solo per sé.

Sono molto contento che lei si occupi dell’organizzazione dell’adorazione perpetua nella sua parrocchia, ed è soprattutto per questo che la benedico. Si tratta del servizio diretto del divin Maestro.

Se le capita ancora una simile conversazione sulla carità, la ascolti come ascolterebbe la conversazione di una malata in preda alla febbre: non se ne preoccupi tanto, e soprattutto non si turbi. In caso di agitazione bisogna passarvi sopra, perché è più semplice e più sicuro. Certo, la pace per tutti, la pace per quanto è possibile, ma il riposo in Dio solo. La signorina Guillot è sicuramente contenta di averla come vice. Quella buona signorina ha bisogno di assistenti perché è sempre malaticcia. Dio la vuole sulla croce.

Martedì ho iniziato la novena per il suo caro fratello, un caro figlio per il quale prego volentieri. Confido che Dio l’abbia accolto nella sua misericordia. Egli deve a lei la sua corona. L’eccedenza del denaro l’ho utilizzata per lo splendore della nostra esposizione; saperla rappresentata attorno al divin Maestro è per me un piacere. Il 6 gennaio, festa dell’Epifania, faremo la nostra prima Esposizione. Che bel giorno! quale felicità! Si unisca a noi. Forse che l’amore divino ha colori o diversi nomi? esso è solo fuoco. Pregherò molto per lei. Suo dev.mo nel Signore Eymard, s.s.s. P.S. Gradisca i miei primi auguri di Buon Anno. Auspico per lei un grande amore del Dio dell’Eucaristia: è il cielo cominciato.

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CO 645 MARGUERITE GUILLOT (II, 183, 155) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 1° gennaio 1857.

Carissima figlia e sorella in Nostro Signore, ai piedi del divin tabernacolo, durante la celebrazione della messa per lei, ho ricambiato i suoi auguri di Buon Anno così: che quest’anno lei diventi religiosa del SS. Sacramento nel cenacolo del suo amore. - Ho la dolce speranza che Gesù benedirà questo pensiero e questo desiderio della sua gloria, e che allora finiranno per lei tutte le piccole croci di cui è cosparso il suo cammino ... La sposa di un re non pensa che a piacere al suo

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sposo e lascia a lui la cura delle cose esteriori e del governo. Lei sarà sposa ai piedi del trono divino e lui sarà la sua provvidenza, il suo salvatore e il suo tutto. Nell’attesa di questo giorno benedetto ci si sta dando da fare per preparare e organizzare, e quando il cenacolo sarà pronto le sarà detto: si alzi, prenda la sua lampada accesa e venga alla presenza dello sposo celeste.

Per noi si avvicina il momento nel quale Gesù prenderà possesso ufficiale del suo cenacolo. Già da due giorni sono con noi due sacerdoti. Ora siamo in quattro preti e due o tre altri si preparano a venire prossimamente. Da più di dieci giorni facciamo l’adorazione di notte. Abbiamo cominciato, il mio confratello ed io, a scegliere un’ora per ciascuno durante la notte dicendoci: quelli che verranno dopo continueranno. Ecco che sono coperte già quattro ore.

Grazie, mia cara figlia, di ciò che ci ha inviato. Davvero una provvidenza! e - glielo confesso - tutto ci sarà molto utile. Se non avessi Nostro Signore per risarcire i miei debiti verso di lei ne sarei rattristato, ma lui è un buon garante. Una grande notizia: dal giorno dell’Immacolata ho smesso di prendere il tabacco e di portare lo zucchetto in chiesa, e mi trovo bene. Se avessi potuto prevedere questa vittoria l’avrei pregata di scegliere per i fazzoletti il colore bianco, ma fa lo stesso. Auguri di Buon Anno al caro e benamato papà Gaudioz, alla sua buona signora e alle due signorine. Mi creda sempre suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.

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CO 646 MARGUERITE GUILLOT (II, 184, 156) Tutto per Gesù Ostia. Parigi, 19 gennaio 1857.

Carissima figlia in Nostro Signore, oggi vengo per intrattenermi un po’ più a lungo. È arrivato tutto, persino il burro, e tutto viene utilizzato. Che Dio ne sia benedetto! ma anche lei e tutti gli altri. L’8 dicembre ho chiesto alla Vergine di poter smettere l’uso del tabacco e dello zucchetto, e la buona madre me lo ha ottenuto. Finora sono contento e la privazione non mi costa. È un piccolo sacrificio, ma alla presenza di Nostro Signore sarà più conveniente.

Il denaro è stato sufficiente per la retta dei due ragazzi, avevamo infatti ancora il resto dell’altra volta. Una è di 25 fr. al mese e l’altra di 30; perciò fino a marzo i conti sono regolati. Quanto al suo denaro, lo ritiri; sarebbe forse meglio depositarlo a Parigi presso un istituto di credito, da cui potrebbe ricavare un profitto. So di persone che incassano dall’8 e al 10 % investendolo nel commercio, premunendosi con le debite garanzie.

Finalmente Chasselay è terminato, e il castello purtroppo tornerà alla cortesia e alle proteste; il mondo con le sue piccole passioni si insinua dappertutto. Quanto si è felici quando non si ha bisogno che di Dio solo ed egli basta!

Temo che le visite di Capodanno l’abbiano affaticata. Poteva almeno starsene tranquilla in casa adducendo come motivo il suo stato; tanto più che la sua carica la dispensa dal fare le visite alle terziarie: un ufficiale non le fa ai suoi soldati. Che ne è del famoso manuale del Terz’Ordine? tarda tanto ad essere pubblicato!

Parliamo ora un po’ delle nostre cose. Quale felicità per noi vedere il 6 gennaio scorso per la prima volta Gesù nostro re salire sul suo trono d’amore e manifestare la sua presenza con una grazia tanto insigne! Ero troppo felice per poter parlare e manifestare i miei sentimenti: ero come muto e stordito per la meraviglia. Se penso al cammino che Gesù ha seguito per arrivare sin qui e per farci superare tante difficoltà senza esitare! Oggi che osservo queste difficoltà da lontano, mi sento come un navigante che s’è imbattuto nelle più violente tempeste senza accorgersene. Ma Gesù era sulla barca e noi dormivamo ai suoi piedi. Oh sì! Dio la vuole quest’opera eucaristica! Tutti i giorni ne vediamo le prove. Che almeno ci sia dato di corrispondere fedelmente a una grazia tanto grande!

Ora sembra che sia tornata la calma presso i buoni padri maristi e questa non è più una croce per me. Ne avevo bisogno per approdare a una più grande fiducia in Dio. E poi la morte così tragica

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dell’arcivescovo ci conferma che Dio solo vuole essere il nostro protettore. Ora che il seme è sottoterra, non ci resta altro da fare che marcire per poter germogliare nella grazia di Dio. La mia salute tiene; faccio delle cose che non avrei mai fatto presso i padri maristi. La mia ora di adorazione notturna è comoda: va dalle 8 alle 9 della sera e dalle 5 alle 6 del mattino. Saluti, mia cara figlia, Gesù vi protegga tutte. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.

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CO 647 SIGNORA GOURD (V, 26, 20) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 19 gennaio 1857.

Signora e cara sorella in Nostro Signore, ero in ansia per tutti voi e mi limitavo a pregare. Grazie della vostra lettera e anche di ciò che la signorina Stéphanie ci ha mandato. Non potete immaginare quanto tutto ci è stato utile. Quando si può disporre del denaro, lo si usa per mille cose oltre che per le proprie necessità. E i risultati eccoli qui. Ma ora l’indispensabile l’abbiamo. Tante altre persone bisognose vi sono attorno a voi; pensate a loro. La retta è pagata. Spero che presto il maggiore dei ragazzi si guadagnerà la sua; devo andare a trattare l’affare tra qualche giorno.

Vengo ora alla sua lettera. Nulla di meglio che vedere coi propri occhi per disingannarsi e costatare la grande grazia ricevuta per non essere andati oltre. Quanto a me, la mia convinzione è ben ferma: non ne volevo assolutamente sapere, l’educazione di un uomo di mare, infatti, lascia molto a desiderare. Quanto alla sua vicinanza, Dio l’ha voluta, e va bene. Ma senza rompere con lui o senza mostrare eccessiva freddezza, approfitti di qualche occasione a favore dei malati; anzi, glieli raccomandi. Fin qui può spingersi, ma stia sempre all’erta, soprattutto quanto al matrimonio. Certo, è da augurarsi che riesca ad accasarsi; certamente ha delle qualità positive, ed è migliore di molti altri. Se le chiedono informazioni, potrà darne di favorevoli. Quanto alle questioni personali, non è obbligata a manifestarle: sono segreti di famiglia. Io lo ritengo un bravissimo medico, migliore di molti altri, perché fa della medicina mentre molti altri non fanno che prescrivere delle diete o ordinare dei “palliativi”.

Sono molto contento di sapere che il signor G. ama la vita ritirata: la vita di famiglia è di buon auspicio; è il primo passo serio verso il dovere e verso Dio. Si pigli a cuore questo cambiamento, esso vi condurrà alla chiesa.

Ed ora a lei. Non deve digiunare affatto, questa è la volontà di Dio. Vada a letto non più tardi delle dieci. A quel punto ometta ogni esercizio di pietà non ancora fatto e si accontenti della preghiera della sera; e poi vada a riposare in santa pace. Al più potrà recitare i cinque Pater e le cinque Ave della Via crucis.

Se riesce a leggere un po’ di più e trovare un libro che le faccia del bene senza affaticarle la mente, va bene. Scelga un’opera che nutra il cuore, che la porti all’amore di Gesù nascosto, crocifisso, eucaristico, e ogni volta che si trova in questi stati.

L’importante, cara figlia, è tenere il proprio cuore vicino a Gesù nel SS. Sacramento, e poi donarsi a tutti e occuparsi di tutto con pace e libertà, senza tensione mentale e senza scoraggiarsi. Si consideri la povera serva di Gesù, capace solo di fare le pulizie e di custodire la porta della sua casa.

Riguardo a questa persona quarantenne di Lione, si tenga libera. Ha già tanti altri obblighi; la divina Provvidenza ci penserà. Quanto al signor L. e ai suoi abbracci, non ne parli più. Forse è stata l’ultima volta e se ha un po’ di sensibilità, avrà capito la lezione. Se però tornasse alla carica, glielo dica chiaro e tondo o glielo scriva, facendogli notare come la prudenza e la riservatezza siano indispensabili per la sua posizione e per il paese.

Grazie, cara figlia, degli auguri e delle preghiere ai piedi del divin Tabernacolo. Mi è gradito ricambiarla. Quanto è bello abitare nella casa eucaristica! quanto è buono Gesù! ... Anche voi l’avete presso di voi tre volte alla settimana. La domenica, il martedì e il giovedì facciamo

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l’esposizione del SS. Sacramento: sono tre giorni di festa. Quando saremo più numerosi, la faremo sempre; e allora sarà il cielo continuato.

I miei cordiali e devoti ossequi alla sua ottima mamma. Lei sa con quali sentimenti, cara figlia, sono suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, s.s.s.

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CO 648 MARIANNE EYMARD (I-S, 229, 2) Tutto per Gesù Ostia. Parigi, 19 gennaio 1857.

Carissime sorelle, rispondo con molto ritardo; da più di un mese siamo stati talmente occupati che non ne ho avuto il tempo. Se poi sapeste che cosa è la vita a Parigi, e come i giorni passano presto! Il giorno dell’Epifania, abbiamo avuto la gioia di fare la prima Esposizione solenne del SS. Sacramento. L’ha inaugurata monsignor Hartmann, vescovo di Bombay, e vi partecipava una bella assemblea. La cappella era bellissima e adornata con gusto. Sull’altare si innalzava un magnifico baldacchino ornato di pietre preziose, con una bella corona dorata e con brillanti. Alcuni bei candelabri e degli angeli adoranti ornavano i gradini dell’altare. Tutto era nuovo, ed era nostro.

Ripensando agli inizi, quando tutto era da fare, noi piangevamo di gioia. Certamente è Dio che ha fatto e guidato tutto. Attorno all’altare eravamo in quattro sacerdoti, ma a noi si erano uniti i membri dell’Adorazione di Parigi. Bei giorni, che danno un’idea del cielo. Da allora facciamo l’esposizione la domenica, il martedì e il giovedì di ogni settimana. Questo finché non saremo abbastanza numerosi per farla tutti i giorni.

Potete vedere, carissime sorelle, che non vi ho affatto dimenticate, e che vi presento al Signore ogni giorno. Il giorno di Natale, come sono solito fare, ho celebrato la santa messa per voi. La salute è buona, e desidero che anche la vostra si mantenga bene. Avrete senz’altro saputo la triste notizia dell’assassinio dell’arcivescovo di Parigi. A noi ha procurato una grande sofferenza e un gran dispiacere, perché egli ha avuto per noi un grande interessamento. Parigi lo rimpiange: era tanto pio e caritatevole! Solo Dio, sorelle mie, resta con noi, ed è sempre il nostro Padre.

Mi ha rattristato la notizia della morte [di] ... della signora Arland. Le scriverò. Credetemi sempre in Nostro Signore, care sorelle, vostro fratello Eymard.

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CO 649 STÉPHANIE GOURD (V, 101, 19) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 25 gennaio 1857.

Se la mia penna fosse tanto veloce quanto il piacere che mi ha arrecato la sua lettera, cara figlia, le avrei scritto prima. Non riesco a spiegarmi come ho tardato tanto. Ero stato molto turbato dalla sua ultima lettera. Dio ne sia benedetto! sono felice di ricevere notizie tanto belle!

Faccia da angelo custode alla sua buona mamma, da suora di carità, da medico, insomma sia amica e figlia affettuosa. Le stia dietro e le presti costantemente le cure di cui ha bisogno. Ma è indispensabile che la cara mamma le obbedisca. Giunta l’ora di andare a letto, tolga la seduta; quando è il momento di prendere la medicina, interrompa affari e visite, se le è possibile: la mamma prima di tutto. Ma sia molto gentile, preveniente, amabile: è questo il fiore della carità e il balsamo della vera virtù.

Quanto a questa vicinanza, non importa; lei ora è guarita, e può vedere, analizzare, formarsi un’opinione. E sia riconoscente al buon Gesù per averla conservata al suo amabile servizio.

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Quando la carità la chiama in aiuto dei genitori, Gesù vuole che si trovi là, e là ci resti contenta. Siccome però il suo cuore e il pensiero dipendono da lei, li rivolga di tanto in tanto, anzi spesso al divin tabernacolo. Le distrazioni, la sterilità, ... le consideri come delle malattie naturali e si faccia coraggio per andare avanti. È il buon Dio che, con questi mezzi, la vuole obbligare a rivolgersi a lui attraverso il deserto e il sacrificio. È la strada giusta.

Quanto al canticchiare, sarebbe meglio evitarlo, a causa della gola; ma se la distende, diventa una ricreazione. Grazie degli auguri cristiani ed eucaristici. Sia sempre tutta di Dio. Dia il tutto per il tutto, sia in generale che nei particolari: questo è il mio augurio per lei, cara figlia. Suo dev.mo Eymard.

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CO 650 REVERENDO BARET (V, 232, 5) Tutto per Gesù Ostia. Parigi, rue d’Enfer 114, 25 gennaio 1857.

Carissimo e vecchio amico, non sai immaginare il piacere che mi ha recato la tua lettera, e quali ricordi deliziosi ha risvegliato!

Eccoci molto lontani l’uno dall’altro; non ci siamo più visti da molto tempo. Quante cose sono accadute da allora! Sto lavorando ad una fondazione. A dire il vero se non si sapesse che a Dio piace servirsi di ciò che è nulla per fare qualcosa e trarne la sua gloria, sarebbe una follia. La nostra piccola opera è avviata: abbiamo cominciato l’esposizione solenne il 6 gennaio, nel bel giorno dell’Epifania. Monsignor Hartmann, vescovo di Bombay, ha fatto l’inaugurazione. Noi eravamo in quattro sacerdoti adoratori della casa. Da allora facciamo l’esposizione tre volte per settimana: la domenica, il martedì e il giovedì. Mi è impossibile esprimere la felicità che provo nel poter finalmente, dopo tanti anni di un ministero vario ed intenso, riposarmi un po’ ai piedi del divin Maestro e passare in pace qualche ora in adorazione. Quando anche tu, caro amico, vorrai prenderti un po’ di riposo e pensare di più a te stesso, potrai venire da noi; ci sarà sempre una cella nel nostro cenacolo per te.

Per l’affare dell’erezione della succursale di Saint-Martin, sto cercando qualcuno che possa agevolarlo. Ma il ministro è nuovo e cambia tutto. Ti prometto di fare l’impossibile. Se ci fosse ancora il vecchio ministro, l’affare sarebbe bell’e risolto; io conoscevo una sua parente.

Se tuo nipote potesse fare pervenire al ministro una petizione attraverso qualche deputato o senatore, e quindi dare una spinta ... perché, in questa Parigi, se si aspetta il proprio turno, bisogna rassegnarsi ad una lunga attesa. Ah, caro amico, quanto migliori sono i nostri paesi per quanto concerne la religione! Questo nord è la desolazione del clero: il denaro, i piaceri, gli intrighi sono la vita dei più. Dove si andrà a finire? Il male aumenta e il bene diminuisce. Gli empi sono molto bene organizzati mentre i buoni si nascondono.

Prega per noi. Ti assicuro che non ti dimentico. Addio, caro amico. Tutto tuo in Gesù Cristo Eymard, s.s.s.

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CO 651 SUPERIORA BELLEVILLE (V, 288, 1) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, rue d’Enfer 114, 25 gennaio 1857.

Buona madre, è stato per me cosa sommamente gradita ricevere il suo biglietto, indulgenziare i suoi crocifissi e leggere le parole augurali a me rivolte. Grazie, buona madre, ma non ho fatto nulla

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per meritare tanta carità. Speravo di meritarlo più tardi, ma Dio non l’ha voluto. Eccomi a Parigi a dedicarmi interamente all’opera del SS. Sacramento, ad organizzare, a

pregare e a sospirare il regno eucaristico, tanto ricco, bello, potente, e tanto delizioso per l’anima che ne ha il segreto. Tutti i misteri di Gesù e di Maria hanno un particolare ordine religioso che li onora e li custodisce, e ne perpetua le virtù, lo spirito e la vita. E perché mai il più grande dei misteri non dovrebbe avere il suo? perché il re dei re non dovrebbe avere la sua guardia d’onore e la sua corte eucaristica? perché gli uomini non dovrebbero andare a riprendere il loro posto al cenacolo?

Dio ci ha molto aiutati: ha fatto tutto lui; e ciò che più sorprende, lo ha fatto con gli strumenti più deboli, più miserabili, più imperfetti ed indegni. È avvenuto il contrario degli altri istituti religiosi, che hanno visto alla loro testa uomini eminenti almeno per quanto riguarda la virtù. Qui Gesù è tutto, e l’uomo nulla. Se ci fosse un uomo famoso, non si andrebbe direttamente al Maestro. Abbiamo già la felicità di fare l’esposizione del SS. Sacramento la domenica, il martedì e il giovedì. Alcune persone pie frequentano la nostra cappella silenziosa; ci si trova bene. Siamo in tre sacerdoti; alcuni altri si preparano a raggiungerci, ma il demonio, che detesta l’Eucaristia, li ostacola. Preghi per noi, buona madre, e faccia pregare le sue figlie, che non posso dimenticare e che mi piace raccomandare a Nostro Signore, perché le amo come sorelle.

Ho pensato spesso che se avessi l’indirizzo del signor Gattier, sarei andato a trovarlo; che ne pensa la sua figlia? I miei rispettosi e devoti saluti a tutte le buone suore ..., che ci accoglieva con troppa benevolenza, e, se lo ritiene opportuno e conveniente, al vostro degno ed amabile cappellano. Mi creda sempre, buona madre, obbl.mo in Nostro Signore Eymard, s.s.s. P.S. Quando verrò a Lione, la mia prima visita sarà per lei e chiederò alla brava suor Gattier di prepararmi

la provvista dell’unguento contro i reumatismi.

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CO 652 SIGNORA GALLE (II-S, 148, 6) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, rue d’Enfer 114, 28 gennaio 1857.

Cara signora Galle, come è grande questa croce per una mamma e per una mamma così buona! Quel povero Paul, che doveva fare la sua felicità ed essere il suo sostegno, sta diventando il suo calvario. Ah, se sapesse che cosa è una mamma! Lo saprà troppo tardi quel povero ragazzo! È sempre stato amato, benvoluto, curato dal cuore di una mamma, ed ecco che non riesce ad immaginare qualcosa di diverso. Spesso anche la malattia fa nascere dei sentimenti migliori ed apre il cuore all’affetto. Che Dio gliene faccia grazia!

Cerchi di stare bene, cara signora, per questo povero figlio; che cosa diventerebbe senza di lei? Lei è la sua provvidenza e il suo angelo custode. Le sue elemosine e le sue preghiere non andranno perdute. Dio ha suoi i tempi. Continui a pregare; io lo faccio insieme con lei, davanti al SS. Sacramento. Noi abbiamo la gioia di esporlo la domenica, il martedì e il giovedì di ogni settimana.

La nostra piccola opera eucaristica getta le fondamenta pian piano e silenziosamente. Abbiamo bisogno di pregare, di prepararci, di crocifiggerci e di morire a noi stessi, affinché Dio si compiaccia di servirsi del nostro niente. Preghi sempre per noi, cara signora. Si prega per i soldati che vanno a combattere sul campo di battaglia, e noi ne abbiamo anche più bisogno.

Addio, buona signora e cara sorella. Che Gesù la consoli e la renda forte. Suo dev.mo in Gesù Cristo Eymard, sss.

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649 CO 653

MARIANNE EYMARD (III, 115, 106) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 30 gennaio 1857.

Carissime sorelle, sono molto addolorato nell’apprendere che sei stata malata e che ti sei ammalata a causa della notizia dell’orribile assassinio dell’arcivescovo di Parigi. Chissà quali pensieri all’idea che il delitto sia avvenuto qui da noi! Mia povera sorella, non tormentarti troppo a causa mia; e riguardati, perché possa avere la consolazione di venire a trovarti per parlarti di tutto ciò che il buon Dio intende fare con la mia povertà.

Siamo sommamente felici di avere l’esposizione del SS. Sacramento. Non preoccupatevi per la mia salute; vi assicuro che da molto tempo non mi sono sentito così bene e che non abbiamo particolari difficoltà né privazioni. La morte dell’arcivescovo ci ha tutti molto addolorati; era tanto buono con noi! Dio ha voluto questa prova, ma lui è il nostro primo padre. Dirò la messa per te il giorno della Purificazione, perché Notre-Dame de La Salette ti guarisca presto. Mandatemi vostre notizie. Quando vedrete la signora Second, che abita nella parte alta del Breuil, ditele che ho visto suo figlio Louis e la nuora, e che stanno bene. Suo figlio è affabile e molto saggio. Quanto alla pratica del signor Guétat me ne occupo molto volentieri, perché lo merita questo caro signore. Gesù ti guarisca e ti fortifichi. Vostro aff.mo in Gesù Cristo fratello Eymard, s.s.s.

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CO 654 SIGNORINA ROSE NÈGRE (V, 250, 4) Tutto per Gesù Ostia. Parigi, 30 gennaio 1857.

Benedico Dio, cara figliola, perché è ormai vicino il momento di donarsi completamente alla divina Eucaristia. Si metta nelle disposizioni della Vergine, quando si preparava ad accogliere e a servire il suo divin Figlio nel modo che egli aveva stabilito. Con quanta gioia la madre di Dio lo servì nella stalla, nell’esilio, nel nascondimento di Nazaret e fino sul Calvario! Gesù era per lei la sola ricchezza, la sola compagnia, la sola gioia, la vita. Quanto siamo fortunati! Gesù si degna di gradire i nostri servizi, ci sceglie per formare per lui una nuova famiglia di adoratori, una corte fedele e devota, che sarà al suo servizio fino alla fine del mondo. Dovessimo soffrire mille martiri, saremmo immensamente felici di potere dare gloria a Gesù mediante il regno della divina Eucaristia.

Coraggio dunque, cara figliola, non si inquieti per la sua miseria o per le difficoltà; Gesù si fa carico di tutto. Suo dev.mo in Gesù Ostia Eymard.

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CO 655 SIGNOR BAL (II-S, 105, 1) Tutto per Gesù Ostia. Parigi, rue d’Enfer 14, 1° febbraio 1857.

Caro signor Bal, nella sua bontà scusi il ritardo della mia lettera. Ho letto la sua con vivissima emozione. Sono molto addolorato nel saperla oppresso insieme con tutta la sua famiglia da pesanti

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croci. Oh, Dio mio, come mi piacerebbe poter alleggerirgliele e condividerle con lei! Penso spesso a lei. E se la divina Provvidenza mi facesse trovare un buon posto, quanto sarei

contento di farglielo sapere! Moltiplicherò le preghiere per lei, caro signore. Noi siamo, certo, molto contenti di avere una così angelica vocazione, di stare sempre con Nostro Signore. Da ben lungo tempo sospiravo una così grande sorte, e Dio si è degnato, nella sua infinita misericordia, di gettare il suo sguardo sulla mia miseria e sul mio niente ed ammettermi nel suo santo servizio. Resta ora il grande compito di essere fedele a queste grazie. Lei lo chiederà a Dio per me, ed io gliene sarò molto grato.

Noi siamo in sei, tre sacerdoti e tre fratelli. Tre volte la settimana, la domenica, il martedì e il giovedì, abbiamo la fortuna di fare l’esposizione, fino a che Dio non aumenterà il numero degli adoratori.

I miei rispettosi ossequi alla signora, alla sua cara sorella di Vienne e a tutte le sue amiche. Mi creda sempre in Nostro Signore, caro signor Bal, suo dev.mo Eymard.

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CO 656 SIGNOR DUPONT (III-S, 89, 3) Tutto per Gesù Ostia. Parigi, rue d’Enfer 114, 1º febbraio 1857.

Carissimo fratello e amico in Nostro Signore, lei ci ama in Gesù, e quindi la sua pietà e il suo affetto apprenderanno con gioia la nostra felicità. Nei giorni 6, 7 e 8 gennaio abbiamo tenuto nella nostra cappella un triduo eucaristico per l’inaugurazione dell’Esposizione solenne del SS. Sacramento. A fare la prima Esposizione e a impartire la benedizione è venuto monsignor Hartmann, vescovo di Bombay.

Un’assemblea devota ha condiviso la nostra gioia. Come esprimerle i sentimenti che riempivano il nostro cuore? la riconoscenza e la consapevolezza della nostra bassezza, la fiducia e l’abbandono, la croce e l’amore. Dopo solo otto mesi di preparazione e di attesa, siamo già entrati in possesso del nostro tesoro. Siamo appena nati, e Gesù ha già un trono in mezzo a noi. E non è tutto. Durante la settimana, la domenica, il martedì e il giovedì abbiamo la gioia di fare l’esposizione. Che bei giorni sono quelli! Il nostro piccolo numero è cresciuto un pochino: eravamo in quattro sacerdoti il 6, uno ora è partito per andare a regolare le sue cose. Tre fratelli hanno cominciato il postulato.

Il demonio è furioso, vorrebbe fiaccarci o distruggerci, ma noi poniamo la nostra fiducia nel buon Maestro. Se ci appoggiamo sul suo cuore, non abbiamo nulla da temere; se invece facessimo affidamento su di noi, allora sì che la vedremmo brutta! Ogni volontà umana deve essere annientata, tutto ciò che viene da noi deve perire. Quanto ci dispiace, caro papà Dupont, che lei sia così lontano! ci farebbe tanto del bene!

La prego di volere ringraziare ancora il divin Volto di Nostro Signore per la guarigione dalle mie palpitazioni tanto forti: dopo il mio viaggio a Tours non ho sentito più niente. Quanto è buono il Signore! La vorrei pregare di iniziare domani 2 febbraio, festa della Purificazione, una novena per la guarigione da un male agli occhi di cui soffre uno dei nostri sacerdoti. Ho dell’olio benedetto con me, a mezzogiorno mi unirò a lei nella preghiera.

I miei umili ossequi alla sua ottima mamma e al signor vicario suo amico. Mi creda sempre, caro fratello in Nostro Signore, suo dev.mo Eymard. P.S. Parigi è molto contenta di avere il vostro cardinale come arcivescovo; noi speriamo che prenderà a

cuore la nostra opera.

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653 CO 657

SIGNORA GIRAUD -JORDAN (IV, 295, 4) Tutto per Gesù Ostia. Parigi, 2 febbraio 1857.

Signora e cara figlia in Nostro Signore, faccio come ha fatto lei per rispondere alla sua lettera: questo mese è stato così pieno di avvenimenti e di affari che ho rinviato fino ad oggi la risposta per essere un po’ più libero. 1. La sua gradita lettera descrive la malattia e ne indica il rimedio. Lei ha ripreso il suo piccolo

regolamento. Questo è un punto capitale: regolare il proprio tempo, i doveri, la pietà e lo studio; l’ordine garantisce il successo. Vi rimanga fedele, e quando in un caso straordinario non lo potrà osservare, ci ritorni appena lo potrà. Quante signore per mancanza di ordine dissipano la loro pietà, l’istruzione, le loro giornate, la vita. Sono molto contento del suo proposito di darsi allo studio, di tenersi informata delle opere utili e che fanno epoca, di non trascurare il disegno e neppure la musica. Ciò farà onore al suo ottimo marito e diventerà per lei un piacevole passatempo. È una cattiva abitudine molto diffusa nelle giovani spose, quella di dimenticare tutto quello che hanno appreso e di non preoccuparsi che del giornale, della moda o dei romanzi.

2. Se vuole essere sempre felice e contenta, sia devota. La pietà è la soavità e la gioia dell’amore di Dio. Se rimane fedele adesso agli inizi del suo matrimonio, lo sarà per sempre. Auspico per lei una pietà che basti a se stessa e che non abbia bisogno di direttore ordinario oltre il confessore. Dico “ordinario” e non straordinario; quando ci si trova in una grande tristezza o perplessità o pena prolungata, allora si va alla ricerca di un mezzo straordinario. Faccia ogni giorno una breve meditazione e una lettura spirituale, e lei scoprirà nelle sue pratiche di pietà una sorgente inesauribile di acqua viva.

3. Viva modellandosi sulla sua degna mamma: la imiti e la consulti; essa sarà per lei la guida migliore.

4. Sia in costante azione di grazie verso Dio, se vuole godere sempre della pace e della gioia del suo santo servizio. Veda più i suoi benefici che le proprie pene, la sua forza che la propria debolezza, il suo amore che la propria tiepidezza. Allora si affezionerà con il cuore e con la vita a questa amabile e incessante bontà. Dio le darà dei figli, ma vuole che essi siano il frutto delle sue preghiere e della sua carità; qui sta la sorgente dei santi. Grazie, cara figlia, dei suoi auguri per noi. Dio glieli restituisca in benedizioni. Noi siamo

sempre molto contenti della fortuna di condividere la funzione dei santi in cielo. Gesù è il nostro tutto; magari fossimo anche noi tutti per lui! Dal 6 gennaio abbiamo l’esposizione solenne del SS. Sacramento tre volte la settimana: la domenica, il martedì e il giovedì. Che bei giorni per noi! le ore passano deliziosamente molto in fretta. Si unisca a noi in queste devote giornate. Voglio aggiungere sul libro delle intenzioni eucaristiche, affisso davanti al SS. Sacramento, il suo nome, il frutto del seno che desidera, il nome di suo marito e di tutta la sua famiglia.

Mi mandi di quando in quando sue notizie, esse saranno per me sempre molto gradite. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, s.s.s.

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654 CO 658

SIGNORA GOURD (V, 28, 21) Tutto per Gesù Ostia. 2 febbraio 1857.

Signora e carissima sorella in Nostro Signore, le sono grato dei particolari che mi dà sulla sua salute. Non insista nel concentrarsi con la mente, ma si accontenti del cuore; le buone domestiche non occorre che sappiano molto, ma devono essere umili e devote, semplici e affabili: questo buon Maestro vuole da lei il servizio del cuore e della volontà. Cerchi di trovare le occasioni di andare a visitare il re celeste, il Dio del suo cuore, che non è là che per lei. Si sottoponga alle cure ed accetti di buon grado tutto ciò che è utile alla salute: sarà una buona mortificazione.

Vengo alla lettera e alla proposta di questa giovane. 1. Ha fatto male a consultare quella sonnambula. Il sacerdote che non l’ha rimproverata

probabilmente ignora una decisione di Roma, pubblicata non molto tempo fa e che lo vieta, perché ritiene queste sonnambule succubi dell’azione diabolica.

2. Questa povera figliola ci ha creduto ciecamente. Se sapesse quante frodi e quante menzogne vi si celano! Quando vede i suoi fratelli nei pressi della Bastiglia, si inganna completamente; ci sono almeno due leghe di distanza. Il preannuncio della morte della madre è un trucco del demonio.

3. Che cosa consigliarle? La lasci libera, la esorti però ad esaminare attentamente il pro e il contro; quindi lasci agire la divina Provvidenza. Ma faccia bene la novena; io mi unirò a lei. Siccome il Procuratore di Mâcon è convinto che la famiglia è stata sistemata su mio suggerimento, dia a me tutta la colpa. Ma lo sappia la giovane, se vorrà ritornare da suo padre. Mi creda sempre, cara figlia, suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, s.s.s.

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CO 659 STÉPHANIE GOURD (V, 102, 20) Tutto per Gesù Ostia. 4 febbraio 1857.

Ho appena letto, cara figliola, la sua bellissima lettera. Quando mi scrive, lo faccia sempre a questo modo, senza costrizioni, lasciando scorrere semplicemente la penna. La leggo benissimo. E poi, la fatica maggiore la fa lei, perché questo le costa tanta attenzione, tanto tempo, tanta riflessione.

Credo di essermi spiegato male in merito a quanto il medico aveva detto. Temevo che il suo giudizio venisse esagerato. Infatti quello che era stato fatto notare, io lo avevo già intravisto da tempo. Quello che è positivo però è che lei abbia saputo tutto e capito tutto. Questo ha chiarito il suo stato, e come deve esercitare il suo amore filiale e la carità.

Mi fa piacere sapere che è gentile, amabile, gaia, gioiosa con i genitori; e, cosa strana, mi fa piacere anche quando lei si adopera per convincere il papà a sottoporsi alle ricette e alle medicine; il suo compito è quello di persuaderlo. La mamma ha bisogno solo di attenzioni, di tonici, di sonno, di riposo, di tranquillità. Certo, deve risparmiarle tutto ciò che può causarle della pena; ma bisogna agire con tatto per evitare che se ne accorga. Il buon Dio le darà sempre l’occasione di soffrire, ma bisogna risparmiarle tutto ciò che è possibile. In effetti è una grazia di Dio che il dottore vi abbia tutti spronati ad avere cura della cara mamma.

Sono però convinto che i vostri malanni vengono dai nervi, e unicamente da essi. Bisogna perciò, mia buona figliola, che si abitui e si premunisca contro di essi, che li tratti come dei bambini

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che hanno il pianto facile. Però bisogna che lei eviti due estremi, due rischi: di privarsi del sonno necessario - dorma dunque almeno fino a sei ore - e di privarsi del cibo. Niente digiuni.

Non è male che faccia qualche chiacchiera con la signorina B., ne ha un po’ bisogno; quando sarà più perfetta e più raccolta in Dio, Gesù le basterà. Non si inquieti troppo dei pensieri e dei ricordi sul signor L. È non ritornandoci sopra che se ne libererà. Come anche, cara figlia, notare i difetti e le imperfezioni è utile per modificare un giudizio, a patto di riconoscere anche le molte qualità e i lati positivi. L’atto d’amore di predilezione per Gesù diventa più ricco.

Ricordi che la virtù più urgente del momento è la sollecitudine della carità verso i genitori. Coraggio, mia buona figlia: lei incomincia a diventare virtuosa, perché vive di abnegazione. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.

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CO 660 SIGNORA JORDAN (IV, 237, 19) Tutto per Gesù Ostia. Parigi, 6 febbraio 1857.

Grazie, cara figlia e sorella in Nostro Signore, degli auguri di Buon Anno; ce li siamo scambiati prima di metterli per scritto. Sono contento di saperla felice, soprattutto devota e amante di Dio con tutto il suo essere; è la cosa più importante e la vera felicità. Si applichi più a Dio che al prossimo, più alla vita interiore che alla carità esterna. Gesù ha poche anime fedeli attorno a sé, perché si preferisce il suo servizio alla sua persona.

Noi procediamo sempre sotto le ali della divina Provvidenza e della bontà di Dio. Gesù ci fa percorrere un cammino di grazie e di prove, che non ci attendevamo, ma proprio questo ci infonde fiducia. Ci sembra di cominciare nello stile delle opere di Dio, che sono sempre messe alla prova.

Ma oggi la mia attenzione è rivolta innanzi tutto alla sua cara figlia; per favore, le faccia recapitare la lettera acclusa, perché io non ne conosco l’indirizzo. Le sono sempre molto unito nell’amore del nostro divin Maestro e Signore. Suo dev.mo Eymard. Sig.ra Jordan - rue de Castries 10, 2 p. - Lione (Rhône).

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CO 661 MARGUERITE GUILLOT (II, 185, 157)

Parigi, 15 febbraio 1857.

Cara figlia in Nostro Signore, approfitto dell’occasione per inviarle i crocifissi indulgenziati. Ho messo nel pacco gli stampati; vi troverà anche tre piccole ampolle dell’olio del Volto Santo e otto crocifissi provenienti da Gerusalemme, che sono stati a contatto dei luoghi santi: quattro per lei e quattro per la famiglia Gaudioz. Ho ricevuto tutto, oggetti e denaro. Lei non mi deve nessuna offerta per messe e nessun’altra cosa; sono io che sono in debito con lei. Stiamo diventando davvero troppo ricchi: ci ha mandato tanta roba! A presto. Non ho ancora scritto la regola; gliela invierò quando l’avrò terminata. Suo dev.mo Eymard.

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658 CO 662

SIGNORA THOLIN -BOST (IV, 145, 25) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Parigi, 17 febbraio 1857.

È di nuovo sul calvario, cara figlia, e su un calvario molto doloroso e triste. La sua cara mamma le è morta tra le braccia, questa dolce mamma oggetto di tutto il suo affetto, che ella si era guadagnata per molti titoli. Ella è morta da buona cristiana nella grazia e nell’amore del suo Dio, assistita dalle sue dilette figlie e da tutti i conforti della religione; è morta in pace nella gioia del Signore. Che grande conforto, che dolce speranza! Dopo il calvario vengono la risurrezione e l’ascensione di Gesù. La sua anima, povera figlia, ha seguito la buona mamma nelle vie dell’amore e lo ha fatto di proposito; vi siete date l’appuntamento in cielo. Questo bel giorno giungerà anche per lei, cara sorella, quando, la terra riprendendo la terra e la morte la sua parte, Gesù vi unirà eternamente alla sua gloria, alla sua vita, a se stesso. Bisogna però attendere ancora un poco, bisogna soffrire ancora, amare con l’olocausto di se stessi, e far conoscere, amare e servire Gesù con la follia della croce e dell’amore. Mi unisco alle sue preghiere per la sua ottima mamma, ma la scongiuro di avere cura della sua salute malferma o meglio della sua debolezza. Mi faccia pervenire sue notizie e mi creda in Nostro Signore suo dev.mo Eymard, s.s.s. P.S. Consegni per favore la lettera acclusa a sua sorella.

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CO 663 ANTONIA BOST (IV, 183, 11) Tutto per Gesù Ostia. Parigi, 17 febbraio 1857.

Signorina e cara sorella in Nostro Signore, ho saputo con molto dispiacere del suo grande e immenso sacrificio; l’ho compreso e valutato, conoscendo la sua sensibilità e la sua dedizione alla migliore tra le mamme. Che lacerazione crudele, che agonia, che vuoto intorno a lei! Quanto è brutto il peccato dal momento che genera la morte! quanto è affilato il suo pungiglione, che penetra fin dentro l’intimo dei nostri affetti! Dio solo è grande, pieno di amore, potente: egli è l’eterno. Perciò tutto ciò che è buono, santo, fedele tende verso di lui come verso il suo fine; egli miete la spiga ben matura, coglie il frutto puro per il cielo, mentre lascia gli altri a completare la loro maturazione, esposti alle bufere. La sua amata mamma è andata in cielo, cara figlia; era tanto buona! La sofferenza l’ha maturata per lassù. Ha molto penato questa buona mamma; ma deve essere molto contenta di avere amato Dio e di avere fatto tanto per il suo amore.

Ora è rimasta sola, cara sorella, responsabile di tutta la casa e delle cure da prodigare al suo buon papà, continuando le virtù domestiche della sua ottima mamma. Non dubito che lo farà volentieri perché ama Dio e cammina nella direzione del cielo. Ah, povera figlia, alla luce del sole dell’eternità tutto assume un altro valore sulla terra. Camminiamo con decisione verso questa amabile e deliziosa patria e disdegniamo tutto ciò che cerca di trattenerci e di farci fermare lungo il cammino del cielo.

Mi raccomando molto alle sue preghiere; anch’io pregherò sempre per la sua famiglia e per lei. Mi voglia credere, cara sorella, sempre suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.

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660 CO 664

MARGUERITE GUILLOT (II, 187, 159) Tutto per Gesù Ostia. Parigi, 2 aprile 1857.

Mia cara figlia, quanto è triste essere costretto a scriverle per mezzo di altri! Non l’ho potuto fare da me, e lei ne è in parte la causa. Volevo, scrivendole, dare una lunga risposta alla signorina Mariette, ma il tempo che aspetto non è ancora giunto.

Ho detto alla signora Duh. C. di dirle tutto. Non c’è alcun segreto per lei, povera figlia, e se ho un desiderio, è di poter preparare presto per tutte voi una bella cella. Ma questo è il tempo della sofferenza e del calvario, e ciò mi fa sperare che il sacrificio sarà benedetto. Quanto è buono Dio che ci libera dalle creature, dagli appoggi umani, dai progetti e dall’avvenire! Quale grande grazia l’abbandonarci ad ogni istante a Dio, alla sua bontà e alla sua sapienza! È questa la situazione in cui ci troviamo, ma con il cuore gioioso e fiducioso nel beneplacito divino. Speravo di ricevere alcune righe dal p. Generale al suo ritorno da Roma, avendogli scritto il 1º gennaio quello che il cuore di un figlio sa dire, ma non ho ricevuto nulla. Dio sia benedetto! È un legame in meno che io desideravo conservare. Dio basta.

Questo benedetto manuale del Terz’Ordine non è ancora stato pubblicato! che almeno sia conforme allo spirito della Vergine SS. Lo spero, perché la cosa non deve essere un affare individuale. La mia salute non va male, nonostante l’astinenza dalle carni e il mezzo digiuno. Quanto è buono Dio! È davvero la sua grazia che fa tutto nella mia miseria. La signora Duh. Cil. le invierà le piccole norme quando le avrò terminate. Addio, mia buona figlia, desidero molto ricevere qualche riga da lei e dalle sue sorelle. Mi chiamano. Suo dev.mo Eymard. Sig.na Guillot Marguerite - rue du Juge de Paix 17, Fourvière - Lione (Rhône).

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CO 665 MARGUERITE GUILLOT (II, 186, 158) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, Venerdì santo, 10 aprile 1857.

Ero molto preoccupato per lei, cara figlia, e stavo per scriverle quando ho ricevuto la sua lettera. L’ho letta come un bambino, che dimentica tutto il resto quando ne riceve una dai suoi genitori. So che lunedì inaugurate una mostra sull’Oceania. La compiango per tutto questo trambusto, ma la lodo per essersene incaricata; almeno quando sarà giunta l’ora della libertà e degli addii non si potrà accusarla di noncuranza. È per Dio e per amore a Maria che lei lo fa. Così si prepara la sua dote eucaristica, ma non deve logorarsi. Inutile dirle che deve riguardarsi ora che si trova sulla croce: croce da parte di Gesù e croce da parte del mondo, e anche da parte della natura.

Vengo subito a noi. Ieri giovedì santo alle 2 Gesù ci ha fatto firmare il contratto di affitto di una casa e di un cenacolo. Sono due edifici, uno per le religiose e l’altro per i padri; la cappella sta nel mezzo. Vi sono due giardini e le case sono ben separate; è il meglio che si poteva desiderare. Si trova in un quartiere molto salubre e vicino al centro di Parigi. Questa è la prima notizia. La seconda è ancora più consolante: ieri alle 18,30 l’arcivescovo ha firmato l’autorizzazione a tenere l’esposizione perpetua; e infine alle 20,00 a La Visitation ho portato da solo le insigni reliquie della corona di spine intera, il sacro chiodo e il più bel pezzo della vera croce che io abbia mai visto, e le ho mostrate alla venerazione dei fedeli. Quale grazia! con quanti favori Dio ci ricolma! In mezzo a tutto ciò non facevo che pensare alla gratitudine e al futuro calvario, prezzo inevitabile e divino di tante grazie. L’anima era contenta, ma la povera natura ha paura della croce. Dovrà pure esservi

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distesa e crocifissa. È più che giusto. Collocheremo la nostra tenda eucaristica oltre La Senna, sulla riva destra, ad un’ora dal nostro

quartiere. Sono contento; da questa parte vi sono tutte comunità di uomini, dall’altra invece saremo soli in mezzo alla grande Babilonia, nel quartiere dei commerci, dei potenti ...

Gesù sia la vostra risurrezione e la vostra vita in questo bel giorno della Pasqua. Quando potremo fare la Pasqua insieme e con Gesù che ce la offre? Saluti. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard. P.S. Per i due mesi la retta dei ragazzi ammonta a 110 fr.; sarà per il 1º maggio. Ho incontrato qui la

signorina du Rousset; mi sono accorto che essa ritiene che fate poco per noi; il che mi fa piacere.

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CO 666 MARGUERITE GUILLOT (II, 188, 160) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 21 aprile 1857.

Eccola di nuovo ammalata, povera figlia: è la conseguenza delle sue veglie e delle sue fatiche. Che cosa è mai la vita! per fortuna che c’è il cielo e lassù ci attende il riposo in Dio. Ora lasci tutto; lei ha fatto la sua parte e dato il suo contributo di dedizione e di carità. C’è una triste verità da dire: l’interesse o l’amor proprio sono il punto di partenza della fiducia e della stima anche tra le persone devote. Ahimè! che triste spettacolo offre la natura umana!

Mantenga le sue dimissioni, era tempo. Fino ad ora non osavo dirglielo: nel momento del sacrificio bisognava esserci. Ma ora che si apre un cammino diverso da quello di prima, è meglio lasciarli camminare da soli. Temo che il p. J. faccia come sempre, che finisca cioè col rovinare tutto. La Vergine santa protegga la sua opera!

Grazie, cara figliola, del pacco; il buon Dio è davvero troppo buono per il suo tramite. Il giovedì santo ha avuto la sua parte di gioia, ma poi è venuto il calvario; la risurrezione del Signore ci porterà spero qualche grazia. Mi spiegherò in seguito, perché mi preme di spedirle subito la mia risposta. Mi mandi sue notizie; sono molto preoccupato sapendola ammalata. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard. P.S. Ringrazi a nome mio questa buona signora per la sua generosità; avrei avuto piacere di conoscere il

suo nome. Noi preghiamo molto per essa perché le siamo doppiamente obbligati. Scrivo tutte le sue intenzioni sul registro che teniamo a questo scopo davanti al SS. Sacramento.

Sig.na Guillot Marguerite - rue du Juge de Paix 17, Fourvière - Lione (Rhône).

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CO 667 MARGUERITE GUILLOT (II, 190, 161) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 1º maggio 1857.

Ho appena ricevuto, cara figlia, la sua lettera e il biglietto che conteneva. Sono rammaricato di saperla ammalata, anzi molto ammalata. Si conservi per la vita eucaristica! Sono del parere che debba presentare le dimissioni al p. Generale e che comunichi al p. Jacquet quello che ha fatto; così sarà bene informato. Se ha una stola bianca in più l’accetto volentieri, perché noi facciamo l’adorazione in cotta e stola bianca. Di biancheria ne abbiamo quanto basta, così pure di paramenti. Ne avrei preferito uno bianco, ma vedo che non ne ha a disposizione, e poi sarebbe troppo insistere.

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Ne abbiamo due ordinari. In seguito le racconterò delle seccature che ci ha procurato la casa che abbiamo scelto; preghi perché troviamo quella che Gesù vuole. Non ho che il tempo di dirmi in Gesù suo dev.mo Eymard.

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CO 668 SIGNORINA MATAGRIN (V, 266, 1) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Parigi, 5 maggio 1857.

Signorina e cara figlia in Nostro Signore, mi voglia perdonare in primo luogo un silenzio tanto prolungato, soprattutto dopo i preziosi doni che la sua pietà ci ha mandato. Le confesso candidamente: non avevo il coraggio di scriverle! Le croci si succedono e si moltiplicano sul nostro piccolo calvario, e mi trovo nel mezzo di mille difficoltà ed occupazioni, che mi lasciano appena il tempo di pregare e di gemere ai piedi di Nostro Signore.

Dedicandomi all’opera eucaristica, sapevo fin dal principio che sarei finito sul calvario; ma la bontà divina me lo mostrava con tante grazie e amore che io l’abbracciai con giubilo. Oggi sono felice di trovarmi sul calvario, ma come una povera vittima docile docile, e basta.

Lei forse mi chiederà: quali sono queste croci? Ci vengono croci dall’esterno: le persone ostili, le persone con idee false, le delusioni, i traslochi di residenza senza trovare nulla di conveniente; le piccole persecuzioni, le piccole calunnie, le punture di spillo, le false vocazioni ... Tutto ciò ci mette alla prova, ma non ci scoraggia. Sappiamo che il regno di Dio si stabilisce e si consolida tra le tribolazioni. La povera natura geme, ma la grazia la conforta; un giorno saremo felici di avere sofferto un poco. Preghi per noi, cara sorella in Nostro Signore, perché non abbiamo a levare una sola spina dalla corona del nostro buon Maestro.

5 giugno. Mi spiace molto, signorina, di non avere potuto terminare la lettera; sono nel dubbio se debba

mandargliela ... Ma dal momento che è stata iniziata per lei, essa le appartiene. La più grande delle nostre croci, quella della sede, ci è stata alleggerita. Il cardinale ci ha fatto

sapere che possiamo continuare a rimanerci; non ha per il momento l’intenzione di venire ad abitarci. E da questo lato siamo un po’ tranquilli.

Dio ha fatto fiorire le nostre piccole croci. Abbiamo accolto alcune vocazioni che paiono buone, siamo in quattro sacerdoti e due fratelli; abbiamo aumentato i giorni dell’adorazione diurna e notturna; facciamo l’esposizione quattro volte la settimana: la domenica, il martedì, il giovedì e il venerdì. Quanto santi e ferventi dovremmo essere in mezzo a tante grazie! Preghi per noi, buona signorina, mi farà la più grande carità.

La signorina Bost mi ha fatto sapere che lei vuole offrire a Nostro Signore un’altra tovaglia d’altare, o un camice, o qualche altra cosa a nostra scelta. Mio Dio, lei ha già dato tanto! E le assicuro che i suoi doni ci hanno fatto un grande piacere. Quando indossiamo i suoi camici, il suo gradito ricordo ci torna alla mente. Ora abbiamo camici e tovaglie d’altare a sufficienza. Ciò di cui sentiamo la mancanza è un paramento bianco. Ne abbiamo sì uno, ma poiché lo usiamo tutti i giorni di esposizione, le nostre feste non hanno nulla che le distingua. Desidererei perciò un paramento completamente bianco, ma di fattura semplice. Siccome non è urgente, noi attenderemo, perché penso che verrà a costare circa 80 fr., e sarebbe chiedere troppo.

Ho messo il suo nome e quello di suo padre sul quaderno delle intenzioni deposto ai piedi del SS. Sacramento. Nostro Signore la consoli e le accordi la grande grazia che chiede per il suo caro papà! Abbiamo incominciato a radunare una piccola associazione di adoratrici. Se lei fosse qui, ve la iscriverei volentieri. La lascio tra le mani della divina bontà e le resto unito in Nostro Signore. Eymard, s.s.s.

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665 CO 669

SIGNORA GOURD (V, 29, 22) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 19 maggio 1857.

Signora e sorella carissima in Nostro Signore, non vedevo l’ora di avere sue notizie. Mi rincresce molto di averle fatto attendere la mia risposta; ciò è dipeso da un accavallarsi di faccende. Ora sono un po’ più libero e mi affretto a scriverle.

Pur trovandomi a Parigi, mi consideri come vicinissimo e si rivolga liberamente a me. Mi scriva quando lo desidera e ne ha l’agio, lasciando scorrere spontaneamente la penna, senza però affaticarsi. Le risponderò volentieri, felice di potere essere utile alla sua anima. Ho saputo con grande sentimento di gratitudine, che la sua degnissima mamma ha ricevuto la cresima. Questo sacramento dei forti le ...

26 Maggio.

Mi dovrà scusare per avere interrotto questa lettera così a lungo. Eravamo in ritiro ...; comunque, cercherò di portarla a termine.

1. Approvo l’impulso del suo cuore di andare in soccorso degli sventurati. Si regoli su Dio più che sulla prudenza, e il buon Maestro porterà tutto a buon fine, come sa fare tanto bene con lei. La timidezza naturale in lei è una grazia: la protegge e la preserva.

2. Sì, stia calma riguardo al povero uomo ormai guarito; bisogna fare le opere evitando gli strascichi. Mi spiego: bisogna fare gli atti, senza conservare i rapporti.

3. Sì, cerchi di allontanare la giovane da quella parrocchia e da quella casa. Voglio credere che non c’è stato nulla, ma la prudenza suggerisce che bisogna avere compassione dei deboli ed evitare lo scandalo. Lei può dire chiaro e tondo il vero motivo per farla ammettere; ed è un motivo molto serio. Non si impegni però a pagare la retta.

4. La carità verso il signor G. abbia la precedenza sui casi ordinari che si possono rimandare; in caso di necessità bisogna accorrere in soccorso dei più bisognosi.

5. Sì, il buon Dio le renderà suo marito; tante preghiere non possono rimanere sterili. Mi piace molto l’idea di allestire per Nostro Signore una cappella più bella, perché benedica le vigne. Egli farà anche di più.

6. In questo momento, cara figlia, vada a Nostro Signore con la povertà spirituale e la carità verso il prossimo, quando l’occasione le è offerta da Dio. Lasci la sua mente e la sua memoria in riposo; punti sul cuore e sul desiderio di amare il buon Dio e di fare la sua volontà.

7. Non lasci la comunione col pretesto delle distrazioni e delle debolezze, ma la faccia proprio a causa di esse. Si accosti alla comunione con i sentimenti che mi ha manifestato. Quando si sentirà tanto povera da non avere nulla da offrire, offra la bontà di Gesù al suo amore.

8. La prego, figlia cara, non si inquieti per le distrazioni e le omissioni. Bisogna che ci faccia l’abitudine e che le consideri come una povertà che non offende Dio. Potrà sempre fare azioni di grazie, offrirsi e donarsi: è ciò che il buon Gesù le chiede.

Addio; in questi giorni ho l’intenzione di scrivere alla signorina Stéphanie e alla signorina Boisson. Mi affretto a far partire la lettera nel timore di arrivare ancora in ritardo; mi scriva più di frequente. Suo obb.mo in Nostro Signore Eymard. P.S. Tutto procede bene; il buon Dio ci benedice un po’ con la croce e molto con il suo amore di padre.

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666 CO 670

MARGUERITE GUILLOT (II, 190, 162)

Parigi, 25 maggio 1857.

Non ho potuto rispondere subito, cara figlia, e lei ne indovina il motivo. Questo ritiro ... mi è costato ... perché lei non è qui? ... Ci verrà, lo spero, anzi ne ho la dolce e ferma fiducia.

Tutto è consumato! bene! Ha bevuto il calice fino alla feccia; ha portato a termine la sua missione e dato prova fino all’eroismo della sua dedizione. Che la lascino senza onore, senza ringraziamenti, senza neppure i più comuni segni di gratitudine; benissimo! Dio e Dio solo è il testimone, il buon Maestro e il fine; e quando la natura vorrà ribellarsi o rivoltarsi con sdegno, non ci faccia caso, è una crisi di febbre passeggera. Nostro Signore sa bene di regnare in lei. Quanto misere sono le creature in se stesse, quanto gli stessi religiosi sono esposti a diventare esosi, avidi e ambiziosi per la comunità e l’istituzione! ... So bene che in essi vi può essere retta intenzione, ma per gli estranei è una tentazione. Oh, quanto è stato buono Dio nell’avermi mostrato la vanità della stima, dell’affetto e delle lodi, di cui ero indebitamente oggetto; ciò mi ha affrancato procurandomi una grande e serena libertà. Amo molto più intensamente, ma in modo più spirituale.

Sono contento che si rechi in campagna dalla signora Galle; ciò farà molto bene alla signora e lei vi troverà tranquillità. Quanto vorrei che le mie sorelle non fossero così lontane; da loro si troverebbe come a casa. Preghi per il nostro ritiro. I mensili dei ragazzi sono pagati fino al mese d’agosto; mi restano ancora 35 fr. Mi mandi sue notizie ogni tanto; prima di ricevere la sua lettera ero veramente in ansia. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.

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CO 671 SIGNORA DE GRANDVILLE (IV, 1, 1) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 7 giugno 1857.

Signora e cara figlia in Nostro Signore, Dio la conservi sempre nella santa pace della sua grazia e del suo amore. Sì, questo è il miglior segno della sua amicizia per noi e la prova della bontà dei mezzi spirituali del suo stato. Non si lasci perciò turbare da nulla al mondo, da nessuna tentazione naturale o diabolica, nemmeno dai suoi peccati. L’obbedienza deve essere la sua difesa, la sua vittoria e l’assoluzione delle sue mancanze quotidiane. Vada alla comunione, ci vada tutte le volte che le è possibile; essa è il suo rimedio, la sua forza, il suo centro e il suo vigore.

La benedico per avere incatenato l’amor proprio con le sue stesse catene. Ha fatto bene, molto bene ad essersi aperta con la sorella sul suo difetto di carattere; sarà più forte. Il suo buon cuore ha dovuto soffrire di questa consapevolezza di sé e delle conseguenze esterne; dico il suo cuore, perché esso non era certamente il più colpevole. Vada alla comunione senza confessarsi fin tanto che può, ma piuttosto che tralasciarla è meglio fare una semplice accusa alla prima occasione.

Durante il periodo di cura non faccia la meditazione e non si proponga alcunché di impegnativo. Segua il regime prescritto e subordini la stessa comunione alle esigenze della cura quando non può fare diversamente. È la saggezza che le suggerisce l’obbedienza. Per la presenza di Dio, l’azione di grazie, la santa libertà, l’amore filiale lei invece ha carta bianca. Io prego Nostro Signore di volerla guarire per potere lavorare meglio. Le sue notizie mi giungeranno sempre gradite. La affido, cara figlia, al nostro buon Signore e Maestro. Eymard, sup.

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668 CO 672

ANTONIA BOST (IV, 184, 12) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 7 giugno 1857.

Signorina e cara sorella in Nostro Signore, che cosa penserà del mio silenzio, soprattutto dopo avere atteso una risposta dalla quale mi ripromettevo una speranza per Nostro Signore? Ho vissuto un succedersi di giornate così piene e così faticose che non ho avuto il tempo né la forza di scrivere; a volte in mare si scatenano tempeste tali che non è possibile attendere ad altro che non sia la manovra della nave. Ma in questo momento è tornata un po’ di bonaccia. Ciò che ci ha preoccupato è stata la ricerca di una sede adatta nel momento in cui si sta demolendo Parigi e più di 30.000 famiglie sono alla ricerca di un alloggio. Alla fine il buon Dio ci ha lasciato dove siamo, almeno per ora.

Nonostante tutto la nostra piccola opera progredisce. Siamo in sei, quattro preti e due fratelli; anche una piccola associazione di adoratrici muove i primi passi; con la benedizione di Dio tutto crescerà per il suo santo servizio. Ora facciamo l’esposizione quattro giorni la settimana, in attesa di essere abbastanza numerosi per poterla fare senza interruzioni.

Questo per quanto ci riguarda. E lei, buona signorina, che cosa fa? Certamente il suo cuore continua a versare lacrime perché la piaga è tuttora aperta ..., come potrebbe essere diversamente, soprattutto isolata e tutta sola com’è? Peccato che sua sorella si trovi tanto lontana! potrebbe essere per lei una madre, una sorella e un’amica, tre grandi tesori per la vita.

Quanto è preziosa la fede, soprattutto nel momento del dolore! Essa ci insegna che quello della vita non è altro che un viaggio un po’ più lungo e che presto ci ritroveremo nel seno di Dio, nostro padre. Quanto è bello e attraente il cielo quando in Dio si ritrovano la propria mamma e le persone amiche, e si allaccia con esse un rapporto di cuore, di spirito, di speranza e di amore! Vada spesso a visitarla la sua buona mamma in Dio; e ne trarrà conforto, buona signorina. Il papa Giovanni XXII, predicando un giorno sul cielo eucaristico di Gesù, disse: le anime sante cominciano il loro paradiso attorno al SS. Sacramento della parrocchia dove sono decedute formando la corte di Gesù e vi restano fino a che vi resta lui. Questo pensiero mi ha spesso confortato; mi piace recarmi a pregare nella chiesa della parrocchia dove i miei genitori sono morti, mosso da questo pensiero tanto dolce e consolante. Negli annali benedettini si legge che una madre dopo avere perso il proprio figlio religioso, era inconsolabile. Dio per confortarla le promise che se fosse andata all’ufficio della notte nella chiesa del monastero avrebbe sentito suo figlio salmodiare. E la madre ebbe questa fortuna, e lo volle vedere ... e in effetti lo vide tutto contento; e la visione svanì ... Ciò le bastò, il sapere cioè che suo figlio era un adoratore perpetuo del SS. Sacramento. Vada perciò a pregare e a lodare Dio in compagnia della sua buona e dolce mamma. Se non la vede e non la sente, il cuore e la pietà avvertiranno la sua dolce presenza in Gesù.

Accludo alla presente lettera una missiva per la signorina Matagrin; prego di fargliela recapitare. Giovedì è la festa del suo patrono: pregheremo molto per lei, e lei, buona sorella, contraccambi in Nostro Signore. Suo dev.mo Eymard, s.s.s.

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669 CO 673

SIGNORA GALLE (II-S, 148, 7) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 9 giugno 1857.

Signora e carissima sorella in Nostro Signore, la signorina Guillot mi ha dato notizie sue e del suo povero Paul. Come sono triste ed afflitto! Gran Dio! che croce! Oh, povera mamma, quanto ha bisogno della grazia di Dio per sopportarla e santificarla!

Non si lasci andare allo scoraggiamento o ad una tristezza troppo grande, perché le disgrazie diventerebbero due. No, no, il buon Dio non la abbandonerà, tutto andrà per il meglio e il Signore le riconsegnerà il figlio giudizioso e ragionevole. Ma occorre che la sua fiducia sia tenace e che la preghiera sia più forte del dolore. Per la fiducia che ha sempre riposto in me, io la prego di essere una donna forte, e di rimettersi in piedi davanti a questa croce.

A partire da giovedì, Corpus Domini, la nostra comunità farà una novena perché egli metta giudizio e guarisca. A questo scopo, una messa sarà celebrata alle ore 7 di ogni giorno. Inutile dirle di unirsi a noi. Io lo credevo guarito, quel povero Paul, perché mi avevano detto che stava bene. Suvvia, il buon Dio è suo padre; metta dunque in lui la sua fiducia, buona mamma, e dica: quando avrò piena fiducia, mio figlio guarirà.

Sono molto contento che abbia preso con sé la signorina Guillot. Questa buona sorella la aiuterà a portare la croce e ad addolcirla. Essa è tanto buona, e le è tanto legata! Le presenti i miei cordiali saluti e le dica che ho ricevuto quanto mi aveva annunciato. Volevo scriverle una parola, ma il tempo stringe e io voglio far partire questa lettera.

Noi stiamo bene. La nostra piccola opera avanza. Siamo in sei, quattro sacerdoti e due fratelli. Adesso facciamo l’esposizione quattro giorni alla settimana. Vede, buona signora, quanto Dio ci vuole bene! Mi creda sempre in Nostro Signore suo dev.mo Eymard, s.

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CO 674 MARGUERITE GUILLOT (II, 191, 163) Tutto per Gesù Ostia. [Parigi], Corpus Domini, 11 giugno 1857.

Carissima figlia, come lasciar passare questa bella e amabile festa senza dirle che noi pensiamo a lei e che lei è con noi ai piedi del nostro re e signore? Quando verrà il momento in cui ci sarà anche lei? Credo che vi si troverebbe bene; sarebbe la pace dopo la guerra, il riposo di Maria e la preparazione al grande viaggio. Lei sicuramente non ci ha dimenticato.

È stata una bella festa per noi; avevamo come ospite il p. Hermann carmelitano, che ha predicato - come lui sa ben fare - sul SS. Sacramento. La nostra cappella faceva mostra di tutto quello che aveva di bello. Il suo paramento bianco è stato usato per la celebrazione di una buona metà delle messe, con la bellissima palla bianca che ho trovato di un gusto molto fine e che preferisco perfino a tutto ciò che è dorato. Grazie di tutto: delle stole, delle tovaglie, degli zucchetti e delle facciole, anche se non ne portiamo più; ho rinunziato anche allo zucchetto, e non sento il mal di denti per questo.

Quanto è buona questa signora! ... Se Nostro Signore non fosse il fine di tanta generosità me ne vergognerei. Quanto prego il buon Maestro di volervi ricompensare tutte! Ogni cosa infatti è stata donata a lui e consacrata al suo culto eucaristico.

Per i ragazzi ho a disposizione 55 fr. sufficienti a coprire due mesi, perciò può stare tranquilla fino a settembre. Lunedì ho visto a Parigi il p. Favre. Mi ha accolto bene e mi ha offerto del denaro

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in caso di bisogno, si è scusato per non avermi risposto e mi ha parlato del p. Huguet, di cui è scontento a motivo del libro su La Salette. Non abbiamo parlato del Terz’Ordine né delle dame di Tolone. La carità e le convenienze sono state salvaguardate: mi ha promesso che verrà a ricambiarmi la visita.

A proposito, lei mi aveva chiesto notizie su una terziaria che la signorina Belle ha condotto qui. Ho saputo che ha fatto un ritiro dalle dame di St-Régis, che la dirigeva il p. Huguet e che l’aveva poi indirizzata a una dama che vuole fondare un’opera. Sembra che l’opera non si sia poi realizzata e allora la povera giovane chiese alle suore di St-Régis di essere accolta fra di loro, ma ebbe in risposta un garbato rifiuto. Non so che cosa abbia fatto in seguito. Se si trovasse ancora là, la cosa migliore sarebbe che abbandonasse quelle persone, perché - si dice - che sono delle esaltate. Lascio alla signora Duh. C. di parlarle del nostro ritiro; spero che il buon Dio lo benedirà. Mi pare che si faccia sempre più luce sul nostro fine, i mezzi e lo spirito che ci deve tutti animare.

La mia salute ha tenuto bene anche con l’adorazione notturna. Guardi un po’ se la grazia non è più efficace di tutte le mille precauzioni.

Quanto a lei ho la ferma fiducia che un giorno verrà al cenacolo e sarà religiosa del SS. Sacramento insieme con le sue sorelle, se lo vorranno. – Lei mi dirà: “Ma sono ormai vecchia”. – Lei potrà sempre restare ai piedi del SS. Sacramento. – “Sono ammalata”. – È quel che ci vuole perché la carità fraterna ne tragga ragione e merito. – “Sarò di peso”. – No, una figlia non è mai di peso né di troppo nella casa di suo padre. Dico solo che bisogna attendere che ci siamo sistemati e organizzati, e accertare se l’autorità acconsentirà che la chiesa sia in comune fra i padri e le suore, anche se quest’ultime dovranno essere separate nel rispetto di tutte le norme, mentre l’esposizione sarà unica per tutti. È una questione importante. O si dovranno invece allestire due cappelle per l’adorazione? Lo chiediamo a Nostro Signore. Io sarei piuttosto propenso per la prima soluzione: sarebbe come al Cenacolo, dove gli apostoli, i discepoli, le sante donne e Maria pregavano insieme nella prima chiesa ai piedi del primo tabernacolo eucaristico. Quanto desidero conoscere la volontà di Dio e vedere la sua opera crescere sotto l’azione del suo amore così affettuoso! La sua malattia, figliola cara, passerà, come pure i suoi malanni. Dio le darà abbastanza salute per servirlo ancora nel suo regno eucaristico. Osservi scrupolosamente ciò che le hanno prescritto come dieta: è come se praticasse l’obbedienza religiosa e compisse l’azione migliore. La sua pietà conosce delle privazioni e la sua anima si inaridisce per mancanza del nutrimento divino, che ne è tutta la forza e la vita. Accetti, cara figlia, queste privazioni: perché è Dio che le vuole. Così le fa esercitare con se stessa la carità che dobbiamo a tutti gli ammalati.

Eccola finalmente libera; bene! La signorina de Revel accetterà, io penso. Dimentichi, mia buona figliola, tutte queste piccole miserie, e ammiri la bontà di Dio che le ha riservato una missione così bella per il Terz’Ordine, quella della sofferenza; altri ne raccoglieranno i frutti. Sono contento che la signorina de Revel abbia ritirato la sua lettera. Dio ci basta. Se la nostra opera fosse umana avrebbe bisogno delle creature; ma io ho la ferma convinzione che essa è di Dio e soltanto di Dio.

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CO 675 PRIORA BENEDETTINE DI ARRAS (III-S, 84, 1) Tutto per l’amore di Gesù-Ostia. Parigi, Corpus Domini 11 giugno 1857.

Reverendissima madre, sono molto in ritardo nel presentarle i miei vivi e umili ringraziamenti per il favore spirituale che ci ha accordato con la lettera di affiliazione datata 7 marzo del corrente anno. Con quanta gioia abbiamo ricevuto e benedetto la sua carità verso di noi così deboli e piccoli! Questo pensiero di unione ci fortifica, e ne abbiamo bisogno, poiché dopo la sua lettera abbiamo avuto prove ben grandi se si tiene conto della nostra debolezza. Tuttavia il Dio di ogni consolazione ci ha sostenuti e consolati.

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La nostra piccola opera avanza poveramente. Finché Dio non si compiacerà di aumentare il numero degli adoratori, facciamo l’esposizione quattro giorni per settimana. Siamo soltanto in sei, quattro sacerdoti e due fratelli. Abbiamo inserito il suo nome carissimo nei nostri registri eucaristici. Ogni giorno nel santo sacrificio e nelle nostre adorazioni, la offriamo a Gesù Ostia di lode e di amore, insieme con tutte le sue figlie.

Si compiaccia di continuare a contarci nel numero dei suoi affiliati più devoti, e a credermi in Nostro Signore, reverendissima madre, suo umilissimo e obbedientissimo servitore Eymard, sup. dei rel. Del ss. Sacr.

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CO 676 ELISABETH MAYET (II-S, 66, 12) Tutto per amore di Gesù Ostia. Parigi, 12 giugno 1857.

Signorina e cara sorella in Nostro Signore, ci vuole il suo buon cuore e quello della famiglia Mayet per conservarmi ancora fiducia dopo tanto proposte rimaste sterili. Grazie per il suo gradito ricordo e, soprattutto, per la sua carità.

Dal mese di gennaio, da quando cioè abbiamo la grazia dell’Esposizione, ho avuto tante difficoltà e tanto lavoro che sono stato costretto a diventare schiavo del dovere e a dedicarmi a tutto in casa: ricevere visite, ricambiarle, tenere conferenze, fare l’adorazione e recitare l’ufficio in coro ... E non so come la mia debole salute abbia potuto reggere. Sono stato obbligato non a dimenticare ma a sospendere ogni rapporto rinviando tutto e sempre all’indomani.

Quanto sono stato contento di vedere e di accompagnare il padre Mayet! Egli è sempre lo stesso e, per me, è sempre il vecchio fratello e il buon amico. Non ho alcun merito per quello di cui mi si vuole ringraziare. Per me è stato un grande piacere. Come è sempre buono e gentile questo vecchio amico!

Che gradita sorpresa è stata per me il vedere arrivare un giorno con il suo viso così nobile e schietto, il signor Tonny! Che ora deliziosa abbiamo trascorso insieme! Abbiamo parlato della cara Marie, ahimè, così degna di migliore sorte in questo mondo. Povera giovane mamma! già in lutto ... Ma la sua pietà, la sua virtù la rendono più grande della disgrazia. Dio, sì, Dio solo è l’amore eterno dell’anima. Ho molto pregato per essa, e amo pregare per l’anima del marito, che amavo senza averlo conosciuto, e che mi hanno descritto come un buon cristiano e un buon marito.

E lei, buona signorina, è destinata ad essere nella vita la sorella di tutte le necessità, di tutte le consolazioni, di tutte le lacrime. Continui ad esserlo, perché è la missione degli angeli. Non pensi all’Oceania. La sua salute non è abbastanza solida per questa missione lontana, almeno a me sembra. Confidi sempre in Dio per il suo avvenire, si abbandoni filialmente alla sua santa volontà del momento: queste due ali dell’amore ci sollevano molto in alto.

La nostra piccola opera progredisce a volte con la croce e a volte con la consolazione. È un andirivieni al quale occorre abituarsi. Ma quello che apprezzo è il tempo che ho per pregare, per adorare, per sacrificarmi al servizio eucaristico. Non so se noi vedremo il germinare di questo chicco, ma mi sembra di trovarmi là dove Dio mi vuole. Ho sacrificato molto, e non ho mai avuto un istante di rimpianto o di turbamento. Preghi, buona figlia, perché sia fedele alla grazia e perché, qualora non riuscissi a fare regnare l’amore di Gesù eucaristico, egli regni almeno nel mio cuore. Mi creda sempre suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, sss.

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673 CO 677

SIGNORA SPAZZIER (II-S, 232, 9)

Parigi, rue d’Enfer 114, 26 giugno 1857.

Signora e cara sorella in Nostro Signore, ho letto solo oggi la sua cara lettera che era rimasta in mezzo a tante altre, e grande è stato il mio dispiacere nell’accorgermi che ero troppo in ritardo per scriverle a Hyères. Nel dubbio che la mia lettera la trovi a Orléans, tento la sorte.

Ma certo che la vedrò volentieri, e a Parigi parleremo del suo stato e delle sue disposizioni, del presente e del futuro. Qui avrò probabilmente più tempo di parlare di quanto ne abbia per scrivere. Da tre mesi ormai ho tanti affari e tante prove che spesso mi succede di non trovare neanche il tempo di salire in camera.

No, no, io non ho niente contro di lei. Sarei ben ingrato. Verso di lei sento solo riconoscenza, e il desiderio di esserle utile. A Parigi sono lo stesso di La Seyne, con la differenza che qui ho tanti di quei problemi che la povera natura non sa dove rigirarsi e, nell’attesa di un momento libero per i propri cari, rischio di dimenticarli. È quello che è accaduto con lei. Che la mia lettera la trovi e la induca a venire qui. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.

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CO 678 ANTONIA BOST (IV, 185, 13) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 1° luglio 1857.

Signorina e cara figlia in Nostro Signore, la sua lettera mi ha molto addolorato, perché mi rivela che la sua sofferenza diventa sempre più grande e il suo avvenire le appare più oscuro e desolato. Vengo perciò a dirle in tutta semplicità il mio pensiero. Mi ricordo bene di averle detto che il suo cuore sarebbe stato crocifisso, ma senza alcuna allusione al suo avvenire e soprattutto ignorando la fine incombente di sua sorella. Ho detto quella frase perché, sapendo quanto il suo cuore è infiammato d’amore e quanto Gesù la predilige, ho sempre ritenuto che lo sposo divino avrebbe crocifisso in lei ogni affetto troppo vivo e naturale per regnare da solo su questo trono puro e generoso. E siccome so per esperienza che Dio tratta in questo modo le anime che le assomigliano, ho detto quella frase riferendomi a lei.

Oh, mia buona figlia, spero proprio che Nostro Signore non vorrà venire a prendersi ora la sua dolce sposa, la sua cara sorella. Io lo prego di lasciarcela ancora un po’, perché la sua missione non è finita. Lo so, ella non vede l’ora che giunga quel momento. Certo, a Dio sono graditi i sospiri della colomba del deserto, ma l’eternità è lunga, mentre il tempo è breve. Non si tormenti, buona figlia, dell’avvenire, ne allontani il pensiero; io credo che sia più remoto di quanto lei pensa.

Sì, vada spesso a visitare la sua cara mamma nei pressi del tabernacolo; là i vostri cuori si incontreranno e si parleranno pur senza vedersi, perché Gesù è il centro di ogni affetto e di tutti i cuori puri. La nostra piccola opera progredisce pur in mezzo alle croci. Scriva due parole a sua sorella perché si metta in preghiera. Vedo sopraggiungere una violenta tempesta, anzi essa si è già scatenata e fa male al cuore. È una bufera suscitata dal demonio, che tenta di seminare la discordia.

Saluti, figlia cara, le riservo sempre il posto migliore nel cuore di Gesù. Suo aff.mo in Nostro Signore Eymard.

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675 CO 679

ANTONIA BOST (IV, 186, 14)

[Parigi], 6 luglio 1857.

Cara figlia in Nostro Signore, la prego di volere consegnare alla signorina Matagrin questo breve scritto. Ho ricevuto un grazioso paramento bianco, che sarà di molto gradimento a Nostro Signore nei giorni di festa. Sia egli ringraziato, e anche a lei il mio grazie. Sono persuaso di averla convinta e che ora è tranquilla. Pensi solo alla bontà di Dio e alla sua amabilità infinita. E se le capita ancora di versare qualche lacrima per la sua buona mamma, s’addormenti sul cuore di Gesù come fa il bimbo su quello della sua mamma. Suo dev.mo Eymard.

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CO 680 SIGNORINA MATAGRIN (V, 268, 2) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 6 luglio 1857.

Signorina e cara figlia in Nostro Signore, quanto è stata generosa con Nostro Signore e con me! Ho pianto per la sorpresa e la gioia quando ho ricevuto il bel paramento bianco che ci ha spedito. È veramente troppo; lei è eccessivamente buona con me, che non le ho fatto che un po’ di bene. È vero che gliene ho augurato molto di più e che vorrei ricambiarla con il centuplo; ma posso solo pregare il buon Maestro, che noi serviamo, di benedirla e di renderle in grazie e in consolazioni tutto quello che fa per il suo amore. Ora sono come un servo povero e senza risorse accanto al padrone, ma mi sento il più felice degli uomini quando posso offrirgli qualcosa di bello per il suo culto.

Ho ricercato nel pacco un suo scritto, tenevo ad esso più che al dono. Non creda di importunarmi. Ora sono un po’ meno libero, ma più tranquillo; tranquillo finalmente, perché ho passato otto giorni di agonia mortale. Era una nuova prova, ma ora che la nube si è dissipata ed è tornata la calma ..., almeno finché piacerà a Dio di metterci ancora un po’ sulla croce.

Mi creda, cara figliola, sempre suo aff.mo in Nostro Signore Eymard. Sig.na Matagrin - Tarare.

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CO 681 MARGUERITE GUILLOT (II, 194, 164)

Parigi, 20 luglio 1857.

Oggi è il suo onomastico, cara figlia, e quindi le faccio gli auguri in Nostro Signore, anche se glieli ho già fatti all’altare, dove sono più vantaggiosi e più sicuri. La sua patrona è vergine e martire; pare che Dio riserbi anche per lei giorno dopo giorno questa duplice corona, perché finita una croce ne arriva subito un’altra, e tutte si accompagnano in lei con la gioia; si ha l’impressione o che lei le accolga bene o che esse si trovino bene presso di lei. Bisogna prendere una decisione e fare come fanno i poveri nella loro miseria. Deve offrire questo piacere a Nostro Signore e mettersi al servizio delle sue croci. Val di più soffrire che pregare, predicare, fare o esercitare la carità.

Eccola finalmente libera dalla sua carica. Ne sono molto contento: si prenderà un po’ di riposo e soffrirà tutta sola. Il p. Favre non si è fermato a Parigi nel suo viaggio di ritorno e mi ha fatto

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pervenire le sue scuse per non essere potuto venire a visitarmi. Egli è stato gentile, ma lei ben comprende che il cuore ne soffre e forse anche teme un poco. Per quanto mi riguarda, io amo sempre di più la Società di Maria e i suoi cari figli, anche se non vado spesso a trovarli, perché non ho tempo; e poi finiscono col diventare delle visite convenzionali, che si limitano alla carità.

Ho visto diverse volte ... Spero che la sua salute migliori; i medici non credono alla gravità del suo male… Ne devo vedere uno che mi dirà nei particolari tutto quel che ne pensa. Dio conservi la buona mamma alla sua figlia e la cara sorella alle sue amiche. Per quanto mi riguarda, io l’ho trovata bene.

Quanto ai 40 fr. tutto è stato regolato. Ho il suo denaro, e anche il resto di 55 fr. per la retta dei ragazzi alla prossima scadenza del mese di agosto; se ne avrò bisogno attingerò da là. Fino a settembre non ho bisogno di altro denaro per i ragazzi.

È una bella fortuna per i suoi due vecchi avere voi al mondo; altrimenti che ne sarebbe di loro? Dio le verrà in aiuto, la carità ha sempre la sua parte nei tesori del padre di famiglia. Disponga di me, sono felice quando posso esserle utile in qualche cosa. Ho scritto una breve lettera alla signorina de Revel; da molto tempo le dovevo una risposta. Ella mi ha parlato di lei e della sua malattia, delle dimissioni, della sua carica provvisoria, ma in termini molto cortesi e affabili. Vedo con grande piacere che è rimasta molto affezionata ai buoni padri maristi. Benedico di tutto cuore suor Marthe, la signorina Mariette e le sue sorelle. Suo dev.mo in Gesù Cristo Eymard.

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CO 682 MARGUERITE GUILLOT (II, 195, 165) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 26 luglio 1857.

Mia cara figlia, appena ho ricevuto la sua lettera mi sono recato all’ospedale della rue de Picpus e ho visto la superiora, la quale mi ha informato che vi sono accolti uomini e donne, ma che il loro numero in questo momento è molto ridotto: non vi sono che 24 anziani; ci si limita infatti a sostituire i deceduti. Vi si sta molto bene, la casa è assai bella e il giardino molto spazioso. Per esservi ammessi bisogna rivolgersi al signor Bauchet amministratore dei beni della famiglia d’Orléans, rue de Varennes 55. E in seguito bisogna ottenere l’assenso della regina Amélie. Non ho potuto trovare questo signore, ma mi è stato detto che sarebbe tornato lunedì o mercoledì. Avrei voluto avere l’indirizzo della signora in possesso degli incartamenti ... sarei andato a chiederglieli. Sto cercando di procurarmi qualche raccomandazione, con la quale forse si potrà ottenere il favore.

Ho visto anche la superiora dell’ospedale La Rochefoucauld. Esso sorge nelle nostre vicinanze, ma qui vi è una montagna di domande; alcuni sono in lista di attesa da quattro anni. Qui come altrove i raccomandati arrivano prima. La pensione annuale è di 250 fr. per gli autosufficienti e di 312,50 fr. per gli invalidi. Io conosco il sindaco, che è disposto a rilasciarmi una raccomandazione per l’amministratore, ma prima porteremo a termine i tentativi per l’ospedale della rue de Picpus, dove tutto è migliore.

Povera figlia, io l’ho fatta soffrire senza volerlo. Lei sa che sono uomo di un solo pensiero, capita di raro che ne abbia due. Non sono tornato a parlarle della casa eucaristica perché considero il progetto ormai deciso e stabilito per lei e per le sue sorelle. Quanto al tempo, non so; ma quando il buon Dio ci farà un cenno, la fonderemo. Nell’attesa, come prudenza vuole, sperimentiamo la Regola.

Di me non le parlo, neanche ci penso, ma lei indovina tutto. Chiedo al buon Dio che le conceda la guarigione; faccia altrettanto. Bisogna che un giorno venga ad aiutarmi a portare questa croce. Non ritengo che debba andare alla festa dalla signorina de Revel; è meglio che se ne stia tranquilla. Lo stesso vale per la cappella; potrebbe avere qualche sorpresa; è possibile che vi annuncino delle cose che le potrebbero causare pena e alle quali dovrebbe sottomettersi.

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Ignoro l’uscita del p. Huguet, perché non ho visto nessuno, ma non ne sarei meravigliato e a me ne è venuto il primo pensiero. Non ho ancora potuto vedere il medico ... Le scriverò il suo parere, io ... Sarebbe opportuno che le terziarie di Tolone e di La Seyne avessero riunioni distinte; in caso contrario, non dureranno a lungo; e che il Terz’Ordine di Tolone fosse diretto dal superiore della casa di quella città. La povera signorina Claudine si aspettava una lettera e io non le mando che la mia benedizione, ma ciò vale più di una lettera. Addio, coraggio! Le sue croci la prostrano, e io chiederò al Signore di addolcirle e di infonderle forza e amore. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.

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CO 683 MARGUERITE GUILLOT (II, 197, 166)

Parigi, 5 agosto 1857.

Insistono perché vada alla cura delle acque, ma io non so dove andare: a Saint-Pierre d’Allevard vicino a Grenoble? Vorrebbero che partissi alla fine della settimana, perché la stagione è ormai avanzata. Se dovessi andarci, quanto mi dispiacerebbe passare da Lione senza poterla vedere. In ogni caso, se mi sarà possibile fermarmi qualche ora e prendere una vettura per venire in incognito a salutarla sabato prossimo in mattinata, arriverò a Lione alle 8,45 o a Vaise alle 10,15, ci verrò, ma non ci conti. Farò comunque tutto il possibile per vederla al mio ritorno. Ciò che determina il mio andare alle cure termali è che i reumatismi sono saliti al petto e sono causa della tosse. Bene, siamo nelle mani di Dio. Se non dovessi partire questa settimana glielo scriverò. Povera Marguerite! eccola di nuovo sulla croce. Celebrerò presto le sue messe. Mi creda sempre, cara figliola, suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.

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CO 684 SIGNORA DE GRANDVILLE (IV, 2, 2) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 5 agosto 1857.

Signora e carissima figlia in Nostro Signore, non sapevo proprio cosa pensare del suo prolungato silenzio. La credevo malata e invece tutto va bene, ne sia ringraziato il Signore. Capisco che in occasione di un trasloco si è molto indaffarati.

Vedo con piacere che è stata fedele alla comunione. Essa è la sua tavola di salvezza: fino a che si ciberà di Nostro Signore il demonio non le farà alcun male, e lei sarà forte e ben protetta. La prego, non la tralasci per un sentimento di umiltà e ancor meno per il timore di aver peccato. Ricorda quanto le ho detto sull’argomento: peccato dubbio peccato nullo; anche se avesse commesso qualche colpa veniale, è sempre meglio andare a purificarla nel fuoco della divina Eucaristia.

Non legga Lord Byron e Locke: sono opere che non possono fare alcun bene all’anima, anzi. A Locke si rimprovera di non essere abbastanza cristiano nelle sue dimostrazioni e anche di sostenere degli errori.

Domani partirò per lo stabilimento termale di St-Pierre d’Allevard (Isère); se ha bisogno di me potrà scrivermi là. Spero di andare poi a La Salette; pregherò in modo speciale per lei e per la sua ottima sorella. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, sup. P.S. I verbali non sono ancora arrivati; a più tardi.

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681 CO 685

SIGNORINA DANION (IV, 83, 1) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, rue d’Enfer 114, 9 agosto 1857.

Carissima sorella in Nostro Signore, che bella sorpresa la sua lettera! Ho ringraziato il buon Dio per avergliela ispirata! ... Avevo chiesto sue notizie a suor ..., che è uscita – ne ho dimenticato il nome, quella che accompagnava la madre ... –, ed essa mi aveva detto che Dio la benedice. Ho parlato di lei anche con la signora d’Hareny, che è stata qui poco tempo fa. Ha avuto piacere di sapere sue notizie. Buona sorella, quante cose sono successe da Lione in qua! io qui a lavorare per l’opera eucaristica e lei al suo paese nativo, dove Dio la benedice.

Siamo in quattro preti e due fratelli; facciamo l’esposizione del SS. Sacramento quattro volte alla settimana - la domenica, il martedì, il giovedì e il venerdì -, e tre volte di notte. Che giorni deliziosi, che notti meravigliose! Dio solo lo sa. Abbiamo ottenuto l’autorizzazione per l’adorazione perpetua, ma per attuarla attendiamo che Gesù ci invii qualche buona vocazione. Emettiamo i tre voti religiosi. Ho pure in progetto di dare inizio a un ramo di adoratrici ...; già vi sono quattro ottime persone che si sono insediate vicino a noi e partecipano ai nostri esercizi; ma per organizzarle e consolidarle attendo il momento e il lume da Dio. Saranno dei materiali nelle sue mani.

Non c’incontriamo più con la madre Marie-Thérèse. S’è lasciata prendere da qualche sentimento di paura, non oserei dire di opposizione. Io prego per essa e per la sua bell’opera ed è tutto. Se Gesù è glorificato, amato e servito nel suo adorabile Sacramento, che mi importano i sentimenti umani? Comunque sono riconoscente a Dio perché siamo più liberi. Dio benedice anche lei, ma gliene parlerò in altra occasione.

Attendo la sua risposta a St-Pierre d’Allevard (Isère), dove vado per la cura termale; là avrò il tempo di leggerla e di scriverle. Parto domani e, al termine di tre settimane, di là andrò a La Salette e quindi ritornerò qui. Scusi la fretta. Preghi molto per chi le è strettamente unito in Nostro Signore. Eymard, sup. P.S. Lei mi dirà quanto mi ha fatto sperare e io le dirò ciò che desidera sapere.

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CO 686 MARGUERITE GUILLOT (II, 197, 167) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Allevard (Isère), Hôtel des Bains, 14 agosto 1857.

Cara figlia, sono passato da Lione martedì mattina alle 6. Ho celebrato la messa ad Aynay per lei. Non ho potuto che mandarle la mia benedizione da lontano rammaricandomi di non potere venire a vederla. Me ne mancava il tempo, perché avevo solo due ore a disposizione. Sono stato molto incerto se lasciare la messa e venire da lei, ma mi sarei dovuto fermare otto ore a Lione e io non desideravo essere visto da alcuno. È stato un grande sacrificio. Ora mi trovo ad Allevard a causa di un attacco di catarro; hanno insistito che ci venissi e io mi sono arreso per poter lavorare e soffrire più a lungo al servizio eucaristico di Gesù. Non so che benefici mi arrecheranno le acque; fino a questo momento non c’è male. Lei ben comprende quanto la mia anima soffra lontana dal tabernacolo dell’amore e nel sapere i miei confratelli soli. Pazienza! Abbiamo qui ... e lo trovo bene. Se fosse cristiano diventerebbe ottimo in pochissimo tempo, perché ha un’anima retta. Mi mandi, cara figliola, sue notizie e di tutte le sue sorelle. Non ho ancora fatto sapere nulla a mia sorella: non sa che sto tanto vicino. Andrò a trovarla per due giorni e di là andrò per un giorno a La

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Salette; ritornerò quindi al mio posto d’onore. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.

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CO 687 MARIANNE EYMARD (III, 116, 107) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Allevard (Isère), Hôtel des Bains, 14 agosto 1857.

Carissime sorelle, da tre giorni mi trovo vicino a voi; sono venuto alle cure termali di Allevard a motivo di una affezione catarrale. Due anni fa mi hanno giovato molto quelle di Mont-Dore; quest’anno ho pensato di cambiare per essere più vicino a voi e per poter venire a trovarvi. Se non avessi dovuto fare questa cura non sarei potuto venire, perché a Parigi sono molto occupato, e anche a motivo del buon esempio da dare agli altri religiosi. E così il buon Dio ha combinato le due cose. Ma non potrò venire che ai primi di settembre, perché la cura dura solitamente da tre a quattro settimane. Quanto al resto sto bene. Abbiate la bontà di presentare il mio cordiale saluto al parroco, che sarò felice di riabbracciare, e al signor Faure, se lo vedete prima di me; mi avrebbe fatto piacere conoscere il suo indirizzo. A presto, care sorelle. Vostro fratello Eymard, s.s.s.

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CO 688 SIGNORA GOURD (V, 30, 23) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Allevard (Isère), Hôtel des Bains, 14 agosto 1857.

Eccomi, cara figliola, ad Allevard. Pensavo di trovarla qui e me ne rallegravo nel Signore. Il buon Maestro non l’ha voluto, sia egli benedetto! Incontro tutti i giorni il signor Gourd: egli sta bene e sono convinto che le acque gli gioveranno. Io voglio molto bene a suo marito; desidero tanto che il buon Dio mi conceda di fare del bene alla sua anima; è un uomo sincero e onesto. Coraggio, Dio ci esaudirà; ma io la vorrei vedere gioire di questa grazia.

Ho visto privatamente il dottor Brémont. Egli mi ha detto che non si tratta di rammollimento cerebrale o dei suoi postumi; lei ha bisogno solo di prendere dei ricostituenti. Ciò che le accaduto non è che la conseguenza dell’esaurimento, della mancanza di sonno e delle eccessive preoccupazioni. Molto bene! Ora però, cara figliola, deve sottostare alle prescrizioni circa il sonno, il cibo e il riposo come rimedi indispensabili. Così lei praticherà le tre grandi virtù che il buon Dio le richiede ad ogni istante, e adempirà in modo abituale la santa volontà di Dio. Non le dico nulla di me, perché è solo da tre giorni che sono qui. Mi mandi sue notizie. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.

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CO 689 MARGUERITE GUILLOT (II, 198, 168) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Allevard (Isère), 22 agosto 1857.

Carissima figlia in Nostro Signore, la sua lettera mi ha gettato in una grande perplessità: è proprio sempre il buon Dio che richiede da lei questo sacrificio, soprattutto dopo tante agonie? Se può liberarsene, lo faccia. Quando si ha la grazia di Dio il successo è assicurato.

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La rinuncia della signorina de Revel è una buona lezione; essa è la prova che ci si appoggia su una canna spezzata quando si mira alle grandezze umane. Se non può evitare il pesante fardello, l’accetti per un periodo di tempo determinato, un anno ad esempio. Non lo dico perché si senta obbligata, no; anzi, al suo posto alla prima proposta ufficiale darei una risposta negativa e starei poi a vedere. Chi sa se la scelta della signorina Utinet o della signorina Camus non sarebbe indovinata? Si potrebbe almeno tentare. D’altra parte sarei contento di vederla ancora per un po’ di tempo rettrice per mettere in esecuzione le regole del nuovo manuale. Immagino che ci sarà bisogno di molte spiegazioni e di una grande esperienza, anche perché, una volta adottato il nuovo manuale, bisognerà attenervisi rigorosamente. La sua accettazione temporanea e a termine, povera figlia, non le sarà di impedimento per la grande idea eucaristica. La ricompenserò aspettandola. Sono impaziente di tornare a Parigi per trovare dove collocare i suoi vecchi. Mi scriva qui fino a lunedì della prossima settimana; le sue lettere costituiscono per me delle gradevoli e confortanti visite. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard. P.S. Le acque mi affaticano un poco, ma vanno bene.

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CO 690 SIGNORINA DANION (IV, 84, 2) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Allevard (Isère), 24 agosto 1857.

Carissima sorella in Nostro Signore, ho atteso tre giorni prima di rispondere alla sua ultima lettera e lei ne comprende la ragione: prima di comunicarle una decisione tanto importante bisognava consultare Dio e spogliarsi di sé.

Ecco la mia risposta: io sono dispostissimo a lavorare con lei per l’amore e per la gloria di Nostro Signore Gesù Cristo nel suo divin Sacramento. I suoi pensieri sono i miei pensieri, i suoi ideali sono i miei ideali. Ho fatto tanti sacrifici per il servizio e il regno della divina Eucaristia e con la sua grazia sono disposto a farne anche di maggiori. Per venire al progetto: un Terz’Ordine era pure la mia idea; anche i concetti portanti sono i medesimi. Sono stato molto sorpreso, leggendo il regolamento che ho scorso prima della lettera, di trovarvi quasi parola per parola il testo del mio abbozzo. Ne ho perciò ringraziato Dio; la nostra amicizia e i reciproci debiti di riconoscenza sembrano così orientarci ad unire i nostri sforzi e i nostri sacrifici per il servizio eucaristico di Gesù. Ne sia egli ringraziato.

Ecco qual è il mio progetto: organizzare oltre al ramo maschile anche quello delle donne adoratrici; dare vita cioè ad una congregazione di donne riunite e viventi in comunità, che prendano parte senza mostrarsi – in attesa della loro organizzazione definitiva – ai nostri pubblici esercizi e vivano secondo la medesima regola. E ciò nel suo pensiero si potrebbe configurare come un Terz’Ordine regolare del SS. Sacramento. In più vorrei dare vita ad un Terz’Ordine secolare adattato alle diverse vocazioni; ad esempio un Terz’Ordine per i preti diocesani, uno per gli uomini, uno per i giovani. Già molti sacerdoti me ne hanno fatto richiesta. Con il Terz’Ordine si potranno formare delle anime di élite per suscitare adoratori nel mondo.

Mi piace molto il suo progetto di Terz’Ordine. Mi permetta di fare solo qualche osservazione. All’art. I del tit. I, n° 1 io preferirei il testo del tit. II; art. I: «Il fine del Terz’Ordine è: 1° promuovere la santificazione dei membri per mezzo della devozione al SS. Sacramento; 2° dedicarsi interamente alla gloria di Gesù Cristo nell’adorabile Eucaristia». Farei seguire quindi il § 1° e il § 2° della spiegazione che mi ha dato.

Il fine che ci proponiamo nella nostra piccola Società è onorare Nostro Signore Gesù Cristo nel SS. Sacramento con i quattro fini del sacrificio: l’adorazione, il ringraziamento, la riparazione e la supplica o missione perpetua della preghiera. Noi prendiamo tutto il SS. Sacramento; perciò mi sono convinto che non potevo accettare soltanto l’idea della riparazione della rue des Ursulines e la

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vita esclusivamente contemplativa. Noi non vogliamo soltanto adorare, servire e amare Gesù Eucaristia, vogliamo soprattutto farlo conoscere, adorare, servire e amare da tutti. Le opere del § 4° sono uguali alle nostre; noi vi aggiungiamo i ritiri eucaristici.

All’art. III del tit. I è ovvio che bisogna cancellare il § 1° per le persone sposate. Art. IV del tit. II: la recita quotidiana del Miserere; non sarebbe preferibile prescrivere una pratica positiva, ad esempio il Tantum ergo e una ammenda onorevole al SS. Sacramento fatta secondo lo spirito dell’istituto?

Art. VIII: «Se l’adorazione diurna e notturna non è organizzata nella parrocchia esse faranno parte della fraternità del Terz’Ordine più vicina». Mi pare che al testo bisognerebbe aggiungere qualche articolo per l’organizzazione di una fraternità, vale a dire per una classe di terziari; ma la cosa sarà facile quando si avrà il materiale a disposizione. Invece della giaculatoria: «Lode e azione di grazie», noi abbiamo adottato la seguente: «Sia lodato e adorato in eterno il Santissimo Sacramento»; in primo luogo perché è la più diffusa a Parigi e poi perché è più lineare dell’altra. Non è indulgenziata, è vero, ma la si potrà cambiare.

Trattengo il suo abbozzo e le restituisco invece la bella e devota lettera del suo venerabile vescovo. Resterò qui ancora per 12 giorni circa; sarei contento di ricevere un altro scritto da lei. Da qui mi recherò a La Salette e quindi farò ritorno a Parigi. Preghi molto perché la Volontà di Dio si compia in noi. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, s.

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CO 691 SIGNORA JORDAN (IV, 238, 20) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Allevard (Isère), 24 agosto 1857.

Cara signora, ci troviamo proprio ai due estremi della Francia, lei a Thouville e io vicino alla Savoia. Sono qui da una decina di giorni a causa di una bronchite, così è stato diagnosticato. Non sento ancora l’effetto delle cure termali, ma si dice che il beneficio si avverte dopo la cura. Che vita quella dei bagni! si è fortunati quando vi si può incontrare qualche anima bella con la quale parlare di Dio; ed è ciò che è accaduto a me. Ma perché non è qui anche lei? sarei molto più contento, perché le nostre anime si sono incontrate in Dio. Resterò qui ancora una dozzina di giorni e poi andrò a salutare mia sorella e infine ritornerò al mio divino e sommamente amabile tabernacolo. Spero di incontrare a Grenoble il signor Giraud per salutarlo. Lei la saluterò da lontano, buona signora, perché penso di rientrare a Parigi verso il 10 settembre. I miei cordiali ossequi a sua figlia. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, s.s.s.

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CO 692 SIGNORA SPAZZIER (II-S, 233, 10) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Allevard, 24 agosto 1857.

Cara figlia in Nostro Signore, la sua lettera è venuta a farmi una breve visita, e ne sono

contento. Mi accorgo anzitutto che Nostro Signore le fa molte grazie, perché mai l’ho trovata così bene. Egli ne sia benedetto!

Ed ecco dunque una cosa ben precisa. Vada sempre a Dio con la sua anima di artista, è questa la parola appropriata, ed è una bella idea molto giusta, perché al buon Dio si va come egli ci ha fatto e secondo il proprio stato. Sì, sia l’artista del buon Dio, raccolga tutto e glielo offra. Mi piace ed approvo senza riserve il suo modo di pregare e d’altronde, anche se volesse fare diversamente, lei

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non ci riuscirebbe. A Dio occorre andare seguendo la strada che egli ci apre nel mondo. Quella della sua miseria e della sua gratitudine è molto bella e del tutto sicura. La percorra fino a quando al Signore piacerà cambiargliela. La vicinanza di Gesù eucaristico le fa del bene, e ne goda, ma l’aspirazione alla vita religiosa che in questo momento le è impossibile, può mutarsi in una realtà ben facile. L’essenziale è che quanto le dicevo sia regolato e che la comunità esista. Preghi dunque per affrettarne la grazia.

I bagni termali vanno bene e mi giovano. Vi resterò ancora una quindicina di giorni. Gesù sia il suo tutto. In Nostro Signore, suo dev.mo Eymard, sss.

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CO 693 PADRE DE CUERS (I, 25, 21) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Allevard, 29 agosto 1857.

Carissimo Padre, grazie della sua gentile lettera; cominciavo a sospirarla. Quanto ringrazio Dio di sapere che tutti siete fedeli al posto d’onore e vicini al nostro buon Maestro! Che vita quella che si è costretti a condurre allo stabilimento termale! bisogna proprio che il pensiero di potere essere più utile mi trattenga qui.

Sono contento di sapere che il buon p. Marie-Augustin è con lei, ma mi sorprende che mi parli già della sua partenza. Mi sembrava che si trovasse tanto bene ai piedi del trono eucaristico! Per quanto riguarda le offerte e l’altro denaro a lui destinato, io ho ricevuto soltanto i 400 fr. del signor de la Bouillerie; e poiché la Provvidenza ci ha inviato 500 fr. per il tramite della sua carità e il buon padre ci disse di servircene, nei suoi confronti sono debitore soltanto di molti cordiali ringraziamenti.

Parli con il buon padre della casa e del cortile; credo proprio che Dio ha disposto tutto per trattenerci là dove ci ha benedetti. Il padre deve essere affezionato a questa cappella, che conserva ricordi tanto commoventi; chissà che non diventi la sorgente di grazie molto più preziose.

Le cure termali mi spossano un poco, ma mi dicono che proprio questo è il loro effetto naturale. Mi sento stanco e dormo poco. Ma d’altra parte i polmoni vanno meglio: mi hanno auscultato e hanno trovato solo della stanchezza. Stia tranquillo: seguo la cura termale scrupolosamente, proprio come mi ha consigliato: non faccio altro che bagnarmi, mangiare e dormire. I miei cordiali saluti ai buoni padri e fratelli, e i miei ossequi alle Dame. Aff.mo in Nostro Signore Eymard, p.s.s.s.

PS. Ho con me un Ordo romano; grazie.

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CO 694 PADRE DE CUERS (I, 26, 22)

Grenoble, 2 settembre 1857.

Carissimo confratello, volevo scriverle da Allevard, avevo anzi cominciato la lettera, e non so come mai non l’ho poi terminata. La cura termale istupidisce: senza essere ammalato ne risentivo, non riuscivo a dormire e facevo poco movimento a causa della pesantezza delle gambe. Ma tutti qui mi dicono che è buon segno; in effetti mi pare che i polmoni respirino meglio. Ed eccomi ora a Grenoble; fra qualche ora partirò per La Mure d’Isère, perché sento il bisogno di un po’ di riposo, di dormire e di riacquistare la calma dei nervi. Si tratterà di sei o sette giorni; verso la fine della prossima settimana spero di poterla abbracciare e raccontarle le belle avventure del mio viaggio.

Quanto alla casa della rue Cérisaie, se l’arcivescovado acconsente a lasciarci dove siamo, mi

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spiacerebbe rinunciarvi. Un pensiero mi assilla, la decisione che abbiamo preso all’inizio di non oberarci di debiti, e là si può dire che di fatto non ne avremmo: 70.000 fr., di cui 35.000 da versare nel giro di cinque mesi, con la facoltà di dilazione per il resto. Nell’attesa continueremmo a stare nella casa in cui siamo ora; chissà se in avvenire non avremo bisogno di tutte e due. La prego di volere fissare un appuntamento con il notaio Meignin, rue St-Honoré 316 - mi pare -, per informarsi a che punto sono le cose. Se non c’è più da contarci, allora comperiamo questa piccola casa. Se lo crede opportuno, si rechi dal signor Legarde per sapere da lui se le condizioni da me proposte sono state accettate. Per ogni evenienza, le spedisco acclusa alla presente, una lettera per il signor Barreau; la legga, e se giudica che la cosa è possibile ed opportuna, la spedisca o meglio la porti di persona al signor Barreau. Forse il buon Dio vuole che cominciamo dal piccolo.

Le confesso che, quando penso a questi 300.000 fr. di debito, ne sono spaventato, perché non intravedo alcuna via ordinaria per venirne a capo. Che tormento! Ma Dio è nostro Padre e Gesù nostro re: egli non abbandonerà i suoi servitori. Mi scriva a La Mure d’Isère e voglia scusarmi di averla lasciata senza mie notizie. Vi abbraccio tutti “ in osculo sancto”. Suo aff.mo in Gesù Cristo Eymard, s.s.s.

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CO 695 SIGNOR BARRAU (I, 27, [27])

Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Grenoble, 2 settembre 1857.

Caro signor Barreau, sono vivamente commosso della sua benevolenza verso di noi e verso la nostra piccola Società. Credo sia la divina Provvidenza a porgerci questo aiuto e lei ne è la mano benefica. La prego perciò, caro signore, di volere incaricare il procuratore Chauveau dell’acquisto per conto nostro della proprietà di rue Cérisaie per la somma di 70.000 fr., a condizione che ci sia accordata una dilazione nel saldo per la somma di 35.000 fr. Ho pensato di rivolgermi direttamente a lei nella speranza che l’affare venga più rapidamente concluso. Per il timore di fare tardi ad imbucare, mi affretto ad esprimerle i miei vivi sentimenti di gratitudine e mi onoro di professarmi, caro signore, suo dev.mo e obbl.mo servitore sac. Eymard, sup. dei relig. del ss.s. Sig. Barreau - cloître des Bernardines, 14.

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CO 696 MARGUERITE GUILLOT (II, 199, 169)

La Mure, 15 settembre 1857.

Cara figlia, domani riparto da qui e sarò a Lione giovedì alle 18,00; la signorina du Rousset verrà a prendermi in vettura alla stazione di Perrache. Le dissi che voglio vedere lei per alcuni affari ... dal signor Gaudioz, dove potrò incontrarla al mio arrivo; e là ci accorderemo se sarà possibile incontrarci di nuovo il giorno dopo. Io sto bene. Le mie sorelle la ringraziano tanto. Non ho potuto risponderle perché sono stato preso da mille cose e da molte visite; mi voglia scusare. Ho pregato molto per voi tutte a La Salette e al Laus. Vostro dev.mo in Nostro Signore Eymard. Sig.na Guillot Marguerite - rue du Juge de Paix 17, Fourvière - Lione (Rhône).

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693 CO 697

PADRE CARRIÉ (I-S, 13, 1) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, rue d’Enfer 114, 23 settembre 1857.

Caro signore, ho letto con molto interesse la sua lettera del 17 corrente, in cui mi esprime il desiderio di condividere la nostra vita di adorazione divenendo membro della nostra piccola Società.

È con piacere, caro signore, che accetto di accoglierla nel numero dei nostri figli. Il parere e il consiglio del reverendo Brunello mi bastano per credere alla sua vocazione eucaristica. Soltanto, caro signore, lei sa che noi stiamo iniziando e che, venendo, dovrà attendersi di condividere le prove necessarie di una prima fondazione. Ma ne avrà anche la prima grazia. Cercheremo di farle iniziare ed accelerare lo studio del latino. Può venire subito, e sarà ricevuto come un fratello. Il padre de Cuers le dà già questo nome, abituale del resto tra voi due. Porti buona volontà: ecco il vero adoratore che Gesù cerca e chiama.

I più fervidi e cordiali ossequi al reverendo Brunello, che amiamo con tutto il cuore e che consideriamo come nostro. Le sono, caro signore, aff.mo servitore in Nostro Signore Eymard, sup.

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CO 698 SIGNORINA DANION (IV, 86, 3) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Parigi, 27 settembre 1857.

Carissima sorella, sono appena ritornato da La Salette, questo è il motivo del mio ritardo. Ho letto le sue lettere ed eccole la mia risposta. 1. Amo molto l’ordine dei carmelitani e tutto ciò che riguarda la Vergine, ma provo una grande

ripugnanza per qualsiasi genere di fusione almeno fino a che il buon Dio non ci indichi in questo la sua volontà. Mi sono state proposte molte aggregazioni, ma non ne ho voluto sapere in base a questo solo pensiero: la divina Eucaristia è abbastanza grande e potente per bastare a se stessa. Tutto deve partire da essa e tornare ad essa; il suo spirito deve essere unico e deve sprigionarsi da quel Cuore divino; la sua regola, le sue opere, i suoi mezzi, tutto sta nell’Ostia adorabile. Magari fossimo tanto santi e accesi di amore per saperla vedere e leggere in Gesù Cristo Eucaristia.

2. Mi occupo in tutti i momenti liberi della redazione dei regolamenti del Terz’Ordine; molti preti l’attendono e mi convinco sempre di più che rianimare, alimentare e perfezionare lo spirito e la devozione eucaristica nei preti è l’opera più importante ed eccellente fra tutte. Gesù può tutto; se si compiace di scegliere strumenti tanto poveri è perché vuole averne tutto il merito. Tornato qui ho trovato il demonio furioso contro la nostra piccola opera. Si muova Dio e

combatta per la sua gloria! Sì, mia cara sorella, bisogna fondare con la croce e servire Gesù Ostia col sacrificio. Prima della mia partenza tutto andava a meraviglia: si stava acquistando una casa, il denaro era stato trovato ..., alcuni soggetti stavano affezionandosi all’opera tanto bella, i miei confratelli erano in buona salute; ma tutto ora è cambiato, tutto è in difficoltà. Dio ne sia benedetto! Se fosse necessario discutere a faccia a faccia non sarebbe disposta a venire a passare qualche giorno a Parigi? Quanto è stato buono Dio per averci fatto lavorare insieme a Lione e per unirci forse per la sua gloria e il suo regno eucaristico! Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, s. Sig.na Virginie Danion - Mauron (Morbihan).

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REVERENDO BOUIX (I-S, 163, 1)

Parigi, rue d’Enfer 114, 29 settembre 1857.

Reverendo, mi permetta di unire i miei sinceri apprezzamenti a quelli che ha ricevuto sui suoi due volumi sul diritto dei Regolari. Non avrei mai creduto che questa scienza fosse tanto profonda e così bella. Grazie, signore. Ella ha reso un grande servigio alla vita religiosa. Quello che ha fatto vale una intera vita.

Ho cercato una questione che forse le sembrerà assurda, ma che oso sottoporle perché è stata posta a me. 1. Una congregazione di religiosi può svolgere i suoi uffici nella stessa chiesa, insieme con le

religiose della stessa vocazione? Se la congregazione della Riparazione di rue des Ursulines avesse un ramo di religiosi riparatori, le religiose potrebbero recitare l’ufficio divino insieme con loro nella loro chiesa pubblica e aperta a tutti, e partecipare alle loro adorazioni?

2. Potrebbero essi abitare vicino alla stessa chiesa, dopo avere provveduto a tutte le separazioni e precauzioni morali?

3. Le religiose potrebbero avere un coro separato nella stessa chiesa e farvi l’adorazione notturna? Le sarei molto grato se volesse benevolmente illuminarmi su questi diversi quesiti, e dirmi se ci

sono delle disposizioni. Lei sa che i Picpus vivono a fianco delle loro suore. Accetti fin d’ora la mia vivissima gratitudine, e mi creda in Nostro Signore il suo devotissimo servitore sacerdote Eymard.

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CO 700 MARGUERITE GUILLOT (II, 200, 170)

Parigi, 1° ottobre 1857.

Sia assolutamente serena, su tutto. Di me le scriverò un’altra volta; io sto bene. Faccia tuttavia per me una novena al sacro Cuore di Gesù con le sue sante rinunce; mi sono cadute addosso delle croci che, spero, torneranno a gloria di Dio oppure dimostreranno che Dio non vuole la nostra opera.

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CO 701 MARGUERITE GUILLOT (II, 200, 171) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 3 ottobre 1857.

Cara figliola, che bella lettera mi è pervenuta da lei questa mattina! Il mio cuore è ancora tutto commosso per lo stupore. In questi giorni andavo dicendo al buon Dio: Mio Dio, dammi come aiuto p. Champion ed ecco ora la sua lettera! ... Oh sì, lo accoglierò come un fratello e un tenero amico. Non ho dimenticato l’anno di prova che s’è preso. Prevedo certo molte difficoltà, ma se Dio vuole tutto passerà. La grazia è tanto efficace! Penso abbia ricevuto la mia lettera su ... essi stanno bene, non hanno difficoltà e si sono fatti dei buoni amici. Se Dio ci dona il p. Champion sono contento di tutte le prove: egli ne è il frutto benedetto. Ho solo il tempo di dirmi suo dev.mo in Gesù Cristo Eymard.

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698 CO 702

PADRE CARRIÉ (I-S, 13, 2) Tutto per la gloria e l’amore e di Gesù Ostia. Parigi, 5 ottobre 1857.

Caro signore, non vengo a consolarla in mezzo alle sue pene, ma a dirle: coraggio! La sua vocazione viene confermata, dal momento che Dio la mette alla prova. Si ricordi che per seguire Gesù occorre che la natura si ribelli e si disperi. Se lei cercasse il successo e la gloria di questo mondo, se dovesse contrarre il più nobile e ricco matrimonio, nessuno la giudicherebbe irragionevole se, per un così bell’avvenire, lei lasciasse il paese e la famiglia. È la legge del mondo. Ora, caro signore, consideri la bontà e la grandezza del re che desidera servire, il favore che egli le fa, la bella parte che le riserva, e dirà: È troppo l’onore e troppa la felicità per me. I suoi genitori non la perderanno. Lei potrà vederli, perché noi non siamo dei claustrali. E poi lei usufruirà di un periodo di prova durante il quale potrà sperimentare la nostra vita eucaristica. Si persuada, caro signore, che i suoi genitori non ci perderanno nulla. Gesù darà loro il centuplo.

Venendo, se le è possibile, porti con sé i suoi oggetti personali: biancheria, vestiti, alcuni tovaglioli e qualche lenzuolo. Il resto lo forniremo noi. Porti anche i suoi libri ma, soprattutto, venga con gioia e fiducia nella santa casa del Signore, e sperimenterà quanto sia dolce servirlo. Venga il più presto possibile; sarà accolto come un fratello amatissimo. Mi scriva il giorno del suo arrivo. Affettuosi saluti al reverendo Brunello. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, sup.

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CO 703 MARGUERITE GUILLOT (II, 200, 172) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 6 ottobre 1857.

Mi chiede, cara figlia, qualche particolare delle nostre prove. Presto fatto: il demonio ha fatto girare la testa a due dei nostri padri durante la mia assenza. Hanno parlato male dell’opera all’esterno, hanno brigato presso il loro vescovo per andarsene e non hanno risparmiato la Società. Al mio ritorno un fratello che avevano portato con sé è partito. Due trattative in corso per procurarci una casa sono fallite durante la mia assenza. Uno dei nostri preti ha scritto al cardinale di Parigi chiedendo un posto, cosa che mi ha causato un grande dolore. Solo il p. de Cuers è rimasto fedele e affezionato; egli è un santo. Tutti i giorni vengo a conoscere cose incredibili. Ma in mezzo a tutto ciò il mio cuore non perde la fiducia. Il p. Hermann è stato qui durante la mia assenza; gli hanno fatto girare la testa e ci scrive delle cose assurde. Dio solo, mia cara figlia, è la vera pietra fondamentale e perenne. Spero che la mano di Dio ci sosterrà; noi preghiamo molto. La mia anima resta calma; mi sembra che Dio voglia fare qualcosa. Se il p. Champion verrà sarò ben ricompensato di tutto. Non si rattristi per noi, dopo la tempesta verrà il sereno; e poi finché vedo Gesù sul suo trono il resto conta poco. Eccola dunque una seconda volta sul calvario; ebbene! è Dio che lo ha voluto. Sia generosa ma libera con il p. Jacquet; penso che con la regola scritta le difficoltà saranno minori. Attendo notizie della grande questione del p. Champion. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.

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700 CO 704

SIGNORA DE GRANDVILLE (IV, 3, 3) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Parigi, 6 ottobre 1857.

Signora e cara figlia in Nostro Signore, ho ricevuto ad Allevard la sua lettera e avevo l’intenzione di risponderle dalla montagna benedetta di Notre-Dame de La Salette. Avevo anzi già cominciato, ma mi fu impossibile terminarla perché sono stato assediato dai pellegrini e dai buoni confratelli. Al mio ritorno qui non lo potei parimenti fare perché mi attendevano delle croci. Esse non sono ancora fiorite, ma le accolgo come provenienti dal cuore di Nostro Signore; sono delusioni e abbandoni dell’opera eucaristica da parte di due sacerdoti sui quali pensavo di contare. Essi sono ancora qui ma la decisione è presa. Dio sia benedetto e glorificato. L’opera comunque prosegue e l’esposizione non ne ha sofferto; fino a che Gesù sarà sul suo trono di grazia e di amore spero e ho fiducia. Le prove sono leggere quando si ha Gesù.

Finalmente le spedisco i miei verbali, ma solo per un mese. Essi non mi appartengono e neanche volevano darmeli. Non sanno che vanno così lontano, me li avrebbero rifiutati; ma io non posso negarle nulla, cara figlia. Sono contento della sua adorazione; sì sì, diffonda dappertutto il fuoco eucaristico e Dio infiammerà la sua anima.

La prego, non tralasci la comunione; tutta la sua forza sta lì. Non entro nei particolari della sua prima lettera perché arriverei troppo in ritardo; mi scriverà di nuovo sul suo stato attuale. I miei religiosi ossequi alla signorina sua sorella. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, sup.

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CO 705 SIGNOR DUPONT [frammento] (II-S, 107, 2)

7 ottobre 1857.

[Facendo seguito al certificato della sua guarigione, attribuita alle preghiere fatte in onore del Volto Santo di Nostro Signore, l’Eymard scrive:]

«Che la grazia di Dio e il suo santo amore facciano palpitare il mio cuore e lo consumino per la sua gloria: ecco quello che desidero!».

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CO 707 MARGUERITE GUILLOT (II, 201, 173) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Parigi, 9 ottobre 1857.

Ho appena ricevuto, cara figlia, la lettera del p. Champion con la quale mi chiede di essere ammesso; gli ho risposto che lo accolgo volentieri nell’una e nell’altra ipotesi, non vedendo perché dovrei essere più severo con lui che con un sacerdote diocesano, se ottiene la dispensa dai voti. Dica al buon padre di chiedere al p. Favre un’attestazione, perché possa ottenere le facoltà, che gli serviranno anche come Celebret; il suo buon nome lo richiede. Quale grazia per noi! ne sono ancora frastornato. Viva la croce se Dio l’addolcisce in questo modo! Che venga al più presto, perché deve soffrire troppo ... (12 righe cancellate). Preghi molto per lui: il buon Dio lo sostenga e ce lo doni, o

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meglio lo doni al suo divin figlio. Io sto bene. Ho ricevuto una lettera dalla signora G.; andrò a vedere il piccolo, ma se è deciso di andarsene bisognerà lasciarlo andare e Dio rimedierà a tutto; mi scriva appena ne saprà qualcosa. Suo dev.mo Eymard. P.S. Sarebbe un bel terzetto, se un giorno venisse anche il p. Br.

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CO 706 PADRE CHAMPION (I-S, 12, 1) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Parigi, 9 ottobre 1857.

Carissimo p. Champion, rispondo alla sua lettera del 2 corrente. Essa mi ha molto commosso perché, da quando sono a Parigi, non avevo più sue notizie. Dalla sua lettera vedo che desidera abbandonare il ministero apostolico per venire a condividere la nostra vita eucaristica. Io desidero di gran cuore che Dio la chiami a questa bella vita e che venga a condividere le nostre pene e le nostre gioie. Lei mi chiede: 1º se la riceverò con l’autorizzazione del p. Favre. Certo, caro padre, e molto volentieri, perché tra i sacerdoti che mi attorniano non trovo ancora dei veri religiosi. (Il seguito manca)

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CO 708 MARGUERITE GUILLOT (II, 202, 174) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Parigi, 18 ottobre 1857.

Non è vero, cara figlia, che Nostro Signore è buono, anzi molto buono? Ero ben lungi dall’aspettarmi tutto questo, ma il buon Maestro mi ci preparava interiormente. Quante cose sono accadute! Dio ne sia benedetto! Tutto sarà grazia.

Ringrazio molto Nostro Signore di avermi mandato il buon p. Champion. La camera di chi è partito non era ancora completamente allestita quando arrivò il buon padre. Questo arrivo e la partenza del giorno prima mi hanno impressionato così vivamente, che li ho scontati con una forte emicrania di tre giorni. Ma che cosa non si soffrirebbe per stabilire il regno eucaristico di Gesù!

Sono stato dai padri maristi di Parigi, sperando di trovarvi il p. Favre; ma non ho visto che il p. Terraillon provinciale, che era informato di tutto e al quale avevano già scritto che il p. Champion usciva in contrasto con i superiori. Non si fa cenno della sua richiesta di un anno fa e dei servizi resi. Così pagano gli uomini, ma la prova non farà che fortificare il padre nella sua nuova grazia. Egli ci edifica e ci rallegra molto. L’altro sacerdote se ne andrà tra qualche giorno, perché la sorella è divenuta ebete e come rimbambita da tre giorni. Che situazione! sembra sia stato il dispiacere di vederlo partire che le ha fatto perdere l’uso della ragione.

Su, cara figlia, se condivide troppo vivamente le nostre pene bisogna che ne condivida anche le grazie; gioisca nella grazia di Nostro Signore, che certamente trionferà sul demonio. Non ci serve il piviale ... la ringrazi a nome nostro, ma noi usiamo solo quello di colore bianco. Addio. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.

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705 CO 709

SIGNORA DE GRANDVILLE (IV, 4, 4) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Parigi, 18 ottobre 1857.

Signora, mi spiace di averle fissato soltanto un mese per ricopiare i manoscritti. Per paura che la fretta la possa affaticare, le concedo due mesi e anche di più, se è necessario perché non si ammali.

La ringrazio molto delle belle cose che mi ha inviato; le ho lette e gustate assai. Che strana combinazione! avevo appena riletto le pagine che mi ha inviato sulla riparazione quando una signora sua amica mi fa chiamare in parlatorio. Dalla conversazione vengo a scoprire l’autrice o la confidente di quelle belle pagine, e non mi potei trattenere dal dirle che conoscevo l’opera e che mi avevano scritto su questo argomento. Accennai a Nantes e il nome di lei fu subito pronunziato dalla signora.

Dunque questo inverno non ci vedremo. Così va la vita, ci si incontra e si passa, ma Gesù rimane: egli è il centro divino di tutti i cuori che lo amano e che si sono votati alla sua gloria.

Sono felicissimo nel saperla interamente occupata nell’opera dell’adorazione. Continui ad occuparsene: l’Eucaristia esaspera l’inferno e le passioni umane, ma trionfa sempre, purché vi sia una mano a reggere questa torcia di amore e ad appiccare il fuoco divino sul suo passaggio. Continui a sostentarsi con il pane dei forti, lei è troppo debole per vivere delle sue riserve e della propria pietà. Preghi il buon Maestro di renderla quale egli la vuole, ma non si spaventi di essere ciò che è. Non ricordo se le ho già parlato di un libro delizioso: «L’amante, amante de Dieu»; bisogna diffonderlo, è un’opera eccellente. Mi creda sempre in Gesù Ostia suo dev.mo Eymard, sup.

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CO 710 CARDINAL MORLOT (I-S, 86, 1)

Parigi, 28 ottobre 1857.

Eminenza, ho dimenticato di aggiungere ai documenti che ho avuto l’onore di presentarle quello che è di

maggiore consolazione per noi. Nel mese di novembre del 1856 avevo ricevuto da monsignor di Tripoli un documento che ci autorizzava a fare tre giorni di Esposizione alla settimana, seguita dalla Benedizione del SS. Sacramento. Questo documento, tanto prezioso per noi, si è smarrito tra le carte del reverendo Surat, a cui lo avevo affidato nel dicembre scorso. Essendo il nostro numero nel frattempo aumentato, monsignor di Tripoli - che ci era stato dato come superiore da Sua Eccellenza l’Arcivescovo - successivamente ci fece avere quello che trasmetto a Sua Eminenza, affinché Ella giudichi tutto quello che ci riguarda con conoscenza di causa.

Sono contento di essere con la più profonda venerazione e un totale abbandono di Sua Eminenza l’umile figlio in Nostro Signore Eymard, sup.

Parigi, 28 ottobre 1857. NOTA: Testo desunto da una copia dell’originale che si trova all’arcivescovado di Parigi.

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707 CO 711

MARGUERITE GUILLOT (II, 203, 175) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 29 ottobre 1857.

Carissima figlia, non riesco ad esprimerle i diversi sentimenti che si sono succeduti nel mio cuore leggendo la sua lettera. Lei vuole agire come il buon Dio che dona sempre senza mai esaurirsi. Ma è possibile che lei abbia sempre di che donare? Come potrò sdebitarmi? Quasi sono tentato di arrabbiarmi un poco. L’inverno è alle porte, deve fare le sue provviste, è malaticcia e ci dona tutto quello che ha. Mi verrebbe la voglia di piangere di rammarico, a me che sarei tanto felice di farle condividere non le mie piccole croci, ma la nostra borsa e il nostro pane. È troppo, ho il cuore gonfio ... (5 righe cancellate)…

Il buon p. Champion sta bene, molto bene; egli è felice e contento. Ora si sente nel suo elemento. Nostro Signore se lo riservava da tempo; è un grande piacere per me avere un aiuto tanto valido e un tenero fratello! La gioia è entrata in casa con il caro padre; niente gli costa, è tanto affezionato!

Abbiamo molto sofferto per le quattro partenze, ma il buon Dio ci consola: ieri è giunto da Marsiglia un bravo fratello, che sarà sacrestano; era un impiego ancora scoperto. Oggi sono un po’ più libero di ieri; scriverò alle persone con le quali sono in ritardo. Il cardinale mi ha chiesto le costituzioni e ho dovuto lavorarci molto. Ho apprezzato il ricordino del venerabile curato d’Ars, che ho molto gradito. Certo, ci piacerebbe molto venire a insediarci a Lione, perché lì è rimasto il nostro cuore; ma lei sa, cara figlia, che Mosè e Aronne non spostavano l’arca se non quando la colonna del deserto si alzava e cominciava a muoversi davanti ad essi. Il nostro re è Gesù; noi andremo dove lui andrà e ci fermeremo là dove lui si fermerà.

Io non sto male, anzi sto abbastanza bene. Preghi sempre per noi, faccia ... il demonio si agita più che mai. Sembra che ci abbiano fatto un buon servizio presso il cardinale; il buon arcivescovo si era convinto che ci fossimo stabiliti a Parigi senza l’autorizzazione e l’approvazione di monsignor Sibour. Gli ho portato tutti i documenti in nostro possesso. Succederà quel che Dio vorrà, e ciò che Dio vuole è sempre il meglio. Alla prima occasione le spedirò per sua sorella Mariette un ottimo unguento, che la guarirà. I miei cordiali saluti alle sue sorelle. Suo dev.mo Eymard. P.S Ho scritto due parole alla signora Delpuche. Ho riaperto la lettera per dirle che ho appena visto ...;

egli si è sistemato ...; ed è contento e felice ... Se il baule non è stato ancora spedito, desidererei che ci inviasse un paramento viola semplice, con i galloni di seta, da 50 fr. circa. Si accerti che il velo del calice sia largo e di forma quadrata, senza fodera e tutto in seta. Se ... ci vuol regalare un calice, gradirei che fosse fatto nello stile medioevale, cioè basso e largo.

Sig.na Guillot Marguerite - rue du Juge de Paix 17, Fourvière - Lione.

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CO 712 ANTONIA BOST (IV, 187, 15) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 29 ottobre 1857.

Cara signorina, grazie, tante grazie per avermi mandato le notizie sue e quelle della signorina Matagrin; la prego di far recapitare a quest’ultima la lettera acclusa.

Lei continua a soffrire, mia povera figlia. Capisco, un cuore che ama e che ha sempre amato non può che soffrire per consolarsi; ma perché tante lacrime per una santa mamma? Certo, io le

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benedico queste lacrime, perché sono molto pure, ma esse le fanno male, abbreviano i suoi giorni e le chiudono il cuore. Non pianga più perché la sua buona mamma è in cielo; ella è beata in Dio, e l’aspetta, la vede, l’ama e la benedice. Non si piangono gli eletti o al più si piangono solo per un poco, come ha fatto Gesù con l’amico Lazzaro, e Maria con Gesù.

Oh, cara figlia, deve convincersi che Dio solo è la vita, la sorgente dell’amore come anche della sua felicità. Ami molto il buon Dio, che tiene pronto anche per lei un bel trono e una preziosa corona verginale, e che l’ama infinitamente ed eternamente.

Prego molto per lei e per tutti i suoi cari, faccia altrettanto per me: sa con quanta dedizione la seguo, cara figlia. Strettamente unito in Nostro Signore Eymard, s.s.

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CO 713 SIGNORINA MATAGRIN (V, 268, 3) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 29 ottobre 1857.

Vengo a sapere che sta vivendo un momento molto triste, perché il suo buono e caro papà è molto malato. Vi ho raccomandato tutt’e due a Nostro Signore, perché comprendo quanto questa croce sia pesante e penosa. Sia forte, cara figlia, sia grande sulla croce con Nostro Signore. È il momento di baciare la sua mano adorabile nei suoi disegni, nel tempo della prova come nel tempo della consolazione.

Che fortuna per suo padre poterla avere al fianco e ricevere da lei l’assistenza spirituale e corporale! Oh, lei sarà benedetta e doppiamente premiata per avere salvato e curato suo padre. Pensi alla sua anima, al suo paradiso. Certamente lei lo ha fatto; ma se Dio vuole per sé questa bell’anima, la impreziosisca e la ami per la gloria di Dio. Oggi inizieremo una novena per la sua guarigione, se è per il bene dell’anima; e per lei, cara figliola, perché Dio la sostenga e la consoli in questi giorni di sofferenza e di dolore. Perché non le sono vicino! l’aiuterei a portare la croce. Ma ad ogni modo pregheremo molto.

Per finire, la ringrazio ancora di tutto ciò che ha fatto per Nostro Signore; è un ricordo sempre vivo in me. Sono in Nostro Signore aff.mo Eymard. Sig. Fanny Matagrin - Tarare.

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CO 714 MARGUERITE GUILLOT (II, 205, 176) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 1º novembre 1857.

Ho ricevuto, cara figlia, tutto quello che la sua carità ci ha inviato; le marmellate sono arrivate in buono stato e sono eccellenti. Il buon p. de Cuers, incaricato della chiesa, è giubilante di avere ricevuto qualcosa per la sua sacrestia, diventata un po’ spoglia a causa di quello che è stato rimosso. Il paramento è molto bello, grazie ... (6 righe cancellate)… Il p. Champion ha gradito il crocifisso e il suo gentile pensiero. Egli è di cuore molto semplice; gli scriva due parole ogni tanto. Accetti la carica di rettrice in questo momento di confusione, ma per reggere il timone della nave e non per stare sempre alla guida. Ringrazi per me il buon papà Gaudioz; gli scriverò prossimamente. Sì, celebreremo subito delle messe per i suoi morti; essi sono pure i nostri e devono avere la precedenza. Il p. Champion da ieri ha ottenuto tutte le facoltà dall’arcivescovado; ora è perfettamente in regola. Non ho che il tempo di benedirla. Suo dev.mo in Gesù Cristo Eymard.

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711 CO 715

SIGNORA GOURD (V, 31, 24) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 7 novembre 1857.

Finalmente, cara figlia in Nostro Signore, posso dedicarle un po’ del mio tempo. Mi sono trovato nello stato di chi è esposto senza riparo alla grandine, che si rassegna a riceverla e che non ha il tempo o meglio il coraggio per altro.

Ora queste piccole tempeste si sono in parte calmate; due sacerdoti, la sorella di uno di questi signori, e un fratello se ne sono andati. Il pensiero che mi amareggiava era la possibilità di dover sospendere l’esposizione per mancanza di soggetti. Ma Nostro Signore si è mosso a pietà. Poco dopo la partenza del primo sacerdote, è arrivato il p. Champion e, dopo alcuni giorni, un fratello; e siamo di nuovo in sei come prima. Vede quanto è buono Dio! Sì, l’opera eucaristica viene da lui; siamo testimoni di tanti miracoli della Provvidenza che saremmo ingrati e ciechi a non vederli e a non essere riconoscenti alla divina bontà.

Dio le renda ciò che gli ha prestato nella nostra povera persona. Lei si espone ad eccessive privazioni per Gesù; non sia troppo generosa verso di noi. Ho visto il maggiore dei figli D.: è un bravo giovane e mi sembra molto sveglio. Gli ho proposto di collocarlo da un mastro calzolaio in città, buon cristiano, dove potrebbe perfezionare il suo mestiere. Ha accettato molto volentieri. Aspetto da un momento all’altro la risposta; anche questa, cara figliola, sarà una nuova grazia della divina Provvidenza. Non gli ho consegnato la sua lettera, perché ho pensato che non fosse necessario.

Quanto alla giovane che le ha chiesto una camera in affitto per andare a giornata, ha fatto bene a tentare di dissuaderla. È meglio che torni in famiglia, per non gravarsi la coscienza delle cadute molto probabili in quel genere di vita.

Mi pare di avere sentito parlare di questa signorina Besson, ma preferirei vederla là che altrove. Ordinariamente queste case godono di buona fama, se no non riscuoterebbero fiducia. Ma se le chiede di tornare da suo padre, la lasci andare; Dio aggiusterà ogni cosa per il meglio. Se avesse la vocazione religiosa, si potrebbe collocarla in una buona comunità. Insista perché faccia la prova in questo istituto; se è istruita, potrebbe essere una buona ragione per farla accogliere da una comunità.

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CO 716 SIGNORA DE GRANDVILLE (IV, 5, 5) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 8 novembre 1857.

Signora e cara figlia in Nostro Signore, ho letto con grande piacere le lettere che mi ha scritto; grazie. Il buon Dio mi dimostra un grande amore col farmi incontrare anime tanto belle! Non faccia una copia per me dei verbali; siccome essi appartengono a una signora di Parigi, se ne avrò bisogno potrò rivolgermi a lei. Sono rammaricato per il tempo che lei impiega a copiare questi piccoli frammenti di pietà. Abbia cura della sua salute. Il servizio eucaristico di Nostro Signore prosegue bene pur in mezzo a tutte le povertà spirituali dei suoi servitori. Le prove vanno e vengono come il flusso e il riflusso del mare, ma Gesù ci ama e ci sostiene. Suo dev.mo nella sua divina carità Eymard, sup.

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713 CO 717

MARGUERITE GUILLOT (II, 205, 177) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 10 novembre 1857.

Insieme con lei dico: Dio sia benedetto! Lei ha avuto il merito dell’accettazione; lasci fare e si metta da parte, ma senza avere l’aria di tenere il broncio. Parli solo bene della nuova rettrice, e non dia credito a nessuna malignità contro le nuove consigliere. Dica a tutte che è la grazia dell’obbedienza che fa le superiore e che conferisce loro la saggezza e l’autorità. ...

Per ..., domani noi inizieremo una novena in onore del sacro Cuore di Gesù per le anime del purgatorio. Sì, il buon Dio farà del marito un buon cristiano. Quanto a riallacciare i rapporti con lui, è una cosa che richiede riflessione. A rigor di coscienza ella non vi è obbligata, potrebbe esservi solo un motivo di carità. Ma sarebbe opportuno procurarsi con cautela informazioni sui suoi affari temporali ed esigere il rinvio ... ovviamente. Dobbiamo pregare molto; mi scriva ciò che verrà a sapere. La posta parte. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.

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CO 718 MARGUERITE GUILLOT (II, 206, 178) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 12 novembre 1857.

Vengo per dirle in fretta, cara figlia, che il calice di 28 cm è troppo alto e troppo ingombrante. Ne ho visti dal signor Favier di Parigi, zio dei signori Favier di Lione; misurano circa 20-22 pollici. Dica al signor Favier che si tratta del modello di Troyes, che ha la base piatta. Il signor Favier ce lo offriva dorato per 225 fr.; ma bisogna ricordare che la manodopera a Parigi costa di più che a Lione.

Ho dimenticato di dirle che ho cominciato la novena per la sua mamma martedì scorso, e la continuo ... Bisogna essere puri per entrare in cielo ..., ma la sua mamma era tanto buona, tanto pia e tanto saggia! ... il cielo è senza nubi; esso è lo splendore di Dio e non vi possono esserci delle macchie ...

Non abbiamo ancora avuto risposta per la scelta della sede. Sembra che per il momento il buon Dio ci voglia senza luoghi, senza affitti e senza possibilità per l’avvenire: ne sia egli benedetto! Il caro p. Champion desidera ardentemente una casa, una sede definitiva e un focolare in mezzo alla gente. Il suo desiderio è certamente legittimo, ma il buon Dio non ha ancora detto: io voglio abitare qui, questa è la mia casa. La sua arca santa sta sotto una tenda, ma Gesù non la cambierebbe che per andare in una bella chiesa e noi in una casa nostra.

E i miei conti? lei dimentica sempre i suoi affari. Accoglieremo con gioia il p. B., ma bisogna attendere ancora un po’. Se il buon Dio lo vuole con noi gli offrirà senz’altro l’occasione opportuna. Per parte mia non ho bisogno di garanzie: io lo conosco e ciò è sufficiente; ma all’arcivescovado esigeranno un’autorizzazione o un Celebret dell’ordinario di Lione; il p. Champion gli potrà dare informazioni in merito. Questo caro padre fa bene; è come ci fosse stato da sempre: la sua attrattiva ha trovato il suo centro.

Ho visto ...; ella ha scritto una lettera molto energica a ..., dicendole chiaramente che la rinvierà a suo padre se non approfitta delle cure delle suore; e se non cambia è la sola cosa da fare. Siamo in attesa dell’effetto della lettera. Fino ad ora ho potuto vedere di rado le buone dame; credo che non abbiano molto tempo libero, ma neppure io a volte ne ho. La smetta di piangere: cadrà malata e ne sarei desolato. Sia più forte e più fiduciosa in Dio. E lasci fare a lui; egli regolerà tutto per il meglio. Sempre suo aff.mo in Nostro Signore Eymard.

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P.S. Non pensi di annoiarci con le sue lettere: lei sa con quale interesse le leggiamo. Sig.na Guillot Marguerite - rue du Juge de Paix 17, Fourvière - Lione.

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CO 719 MARGUERITE GUILLOT (II, 207, 179) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. 26 novembre 1857.

Carissima figlia in Nostro Signore, le sue lettere sono per noi una bella e piacevole occasione di svago e non le troviamo mai troppo lunghe ...

Quanto alla buona signora ..., più ci penso e più sono riluttante ad insistere che ritorni con suo marito; il problema è serio. Non bastano le promesse, le probabilità o qualche atto religioso, bisogna che sia un ritorno sincero e duraturo; occorrono non passi indiretti, ma incontri personali. Quello che la signora deve rispondere è tutto chiaro: che non rifiuta di tornare da suo marito se egli è diventato un cristiano e un marito migliore, ma che ha bisogno di costatarlo con i fatti e con un comportamento duraturo. Se è diventato più generoso, se è disposto a preoccuparsi di più che sua moglie abbia tutto il necessario, se mostra interessamento verso di lei, sarebbero tutti indizi di sentimenti migliori. La signora non deve perdonare il passato con facilità e senza garanzie, perché allora non avrebbe più dalla sua la giustizia e la legge. Le porga i miei cordiali ossequi e la mia viva gratitudine.

Ora vengo a lei, cara figlia. 1. Non abbia fretta per l’opera della signorina Duchère, perché la legherebbe molto. Io qui

raccoglierò informazioni su di lei. 2. Attendiamo la risposta dell’opera dei Tabernacoli; se sarà sfavorevole all’unione, tenteremo con

quella della Propagazione della fede. 3. Non mi preoccupa la malferma salute della signorina R., perché l’ho sempre conosciuta così

gracile. 4. Martedì e mercoledì ... ho cominciato la sua novena ... Giovedì alle 8 il p. Champion ha

celebrato la messa per ... 5. Non si turbi per il Terz’Ordine, né per tutto quello che è accaduto o per quello che accadrà.

Bisogna che si aspetti le piccole umiliazioni del cambiamento, i pettegolezzi e soprattutto le pene interiori. Tutto ciò è l’inizio della libertà: coraggio e fiducia. Perciò in questi momenti di sofferenza tenga a freno le reazioni della natura. Se ne stia muta di fronte alle contrarietà e totalmente abbandonata alla grandine e ai tuoni che a Dio piacerà suscitare e rovesciare su di lei. Sì, mia buona figlia, il suo posto è pronto e sarà sempre pronto per lei. Non si inquieti: nel

giorno e nell’ora fissati ci verrà serena e gioiosa. ... domando ... a me la saggezza e la prudenza, a tutti il santo amore. Ho scritto al p. B.; non so quel che accadrà. Ho appena ricevuto la domanda di un sacerdote, che mi sembra molto pio. Ci scriva. Gesù la consoli e la benedica. Suo dev.mo Eymard.

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CO 720 REVERENDI LEMAN (I-S, 162, 1)

Parigi, rue d’Enfer 114, 1º dicembre 1857.

Carissimi amici, sembra che il p. Hermann non verrà a predicare l’Avvento a Ste-Clotilde; “L’Univers” annuncia che lo predicherà il signor parroco.

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Sono venuto due volte a ringraziarvi per i vostri bei mobili, ma non ho avuto abbastanza fortuna perché non vi ho trovato. Nel frattempo vogliate gradire l’espressione della mia viva riconoscenza. Gesù, Ostia d’amore, vi ricompenserà in grazie. Nell’ufficio dell’economo ho trovato un biglietto di banca di 100 fr. e, prima di consegnarglielo, volevo chiedere se per caso non appartenesse a voi. Saluti ai nostri amici. Vostro in Gesù Cristo Eymard.

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CO 721 MARGUERITE GUILLOT (II, 209, 180) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 3 dicembre 1857.

Dio sia benedetto, cara figlia, ora è libera; resti pienamente padrona di sé e fuori da tutto. Era ora che lasciasse quella confusione di pettegolezzi e di miserie. Continui a serbare il suo segreto e la sua pena solo per Dio e per noi. Dica bene e nient’altro che bene dei membri del consiglio e della rettrice. È inutile ora dare suggerimenti su come comportarsi, soprattutto alla presenza dei padri; sia molto riservata e se ne tenga fuori; lei conosce ciò che dice l’Imitazione: «Quelli che oggi vi sono favorevoli, domani vi saranno ostili». Viva Dio solo!

La sua lettera va bene, la spedisca tale e quale e sia inflessibile. Se tuttavia le chiederanno qualche informazione, la dia in tutta semplicità e schiettezza.

Domani ... e dopodomani celebrerò la messa, che lei mi richiede. Le buone ... stanno bene. Vengono qui quando è loro possibile; parliamo spesso di lei. La sua vocazione si purifica ed è messa alla prova; ma sembra che sarà una cosa molto veloce. Vi vorrei tutte qui. Il buon Dio combinerà tutto. Io prego molto per ..., perché è consolante per noi vederla tanto affezionata alla nostra opera eucaristica. Suo dev.mo in Gesù Cristo Eymard. Sig.na Guillot Marguerite - rue du Juge de Paix 17, Fourvière - Lione.

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CO 722 SIGNORA THOLIN -BOST (IV, 146, 26) Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia. Parigi, 19 dicembre 1857.

Carissima sorella in Nostro Signore, ho avuto la cattiva idea di rimandare la risposta alla sua lettera a un momento più tranquillo, e solo oggi lo trovo; ne approfitto immediatamente. Quanto è buono Dio nel suscitare nel suo caro papà propositi tanto generosi e, ciò che più conta, nel fargli affrontare sacrifici tanto grandi! È la prova più convincente della grazia di Dio. Leggendo della sua intenzione di ritirarsi alla Certosa mi è rincresciuto che la nostra comunità non sia ancora ben formata per dirle: «Ma suo papà deve venire presso il SS. Sacramento; saremmo felici di poterlo accogliere alle stesse condizioni». Ma poiché bisogna rispettare i disegni di Dio sulle anime, lasci crescere e maturare il pensiero della Certosa in questa bell’anima. Dio farà il resto, lei lo assecondi. Del resto la vita alla Certosa è più agevole in età matura che in gioventù. Quanto alla sua cara sorella, perché versare continuamente lacrime e farsi così del male? La sgridi ben bene. Riguardo alla vocazione religiosa, le sarà conveniente, perché lì il suo cuore si affezionerà unicamente e profondamente a Dio, ma bisogna fare i conti con le attrattive personali e la salute. La vita delle suore della carità non è una vita contemplativa ma attiva; il loro scopo è la mansione di Marta.

Lei va a St-Chamond; benissimo! Vi farà del bene e potrà innaffiare i candidi piccoli fiori dell’Eucaristia. Abbracci i suoi figlioli per me; li benedico. Preghi per noi perché da tre giorni ci

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troviamo in difficoltà: ci è stata notificata la vendita della casa ed entro tre mesi dobbiamo lasciarla libera e abbandonare questi luoghi a noi tanto cari. Porteremo però Gesù con noi. Suo dev.mo in Gesù Ostia Eymard, s.s.s. P.S. Non sia tanto restia nello scrivere.

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CO 723 SIGNORA DE GRANDVILLE (IV, 5, 6) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, 20 dicembre 1857.

Buona e cara figlia in Nostro Signore, se sapesse tutti gli affari di cui mi sono dovuto occupare, mi scuserebbe un poco; sotto la furia di questa pioggia battente avevo appena il tempo di tirare il fiato. La casa è stata venduta e noi ce ne dobbiamo andare entro il mese di marzo. Ma il nostro buon Maestro sa bene dov’è il suo cenacolo; egli ce lo indicherà, spero. Preghi un po’ con noi.

Ho ricevuto tutto, ma la devo sgridare per essere stata così generosa e prodiga; grazie comunque, Dio glielo contraccambi coi suoi doni. La persona è venuta. Passo ora alla sua prima lettera. 1º Meditazione. – Ne faccia tutte le mattine un po’ dopo la sveglia per non perderne l’abitudine.

Regoli l’andata a letto la sera per avere il tempo necessario di riposo e si alzi un po’ prima degli altri, se necessario. Quando l’anima è ben nutrita anche il corpo sta meglio. Ma quando ha un’emicrania in corso non faccia la meditazione, ma si accontenti della messa e della comunione. Sia questa una norma generale per tutti i casi di malattia o emicrania.

2º Confessione. – Va bene confessarsi tutte le settimane: in questo vedo che ha fatto qualche progresso. Se poi ha qualche dubbio sui peccati anche mortali e non le è possibile confessarsi entro gli otto giorni, lei può, anzi deve fare la comunione durante i quindici giorni, compreso l’ultimo. Vada alla confessione, figlia mia, per ricevere la grazia dell’assoluzione; il resto lo consideri un sovrappiù. Non tenga conto dei dubbi o delle inquietudini circa la confessione e la contrizione; lasci tutto alla misericordia divina.

3º Sono contento di vedere che non tralascia la comunione – essa è la sua forza e il suo vigore – ci vada come una povera malata o un’inferma, o come la figlia o la sposa di Nostro Signore, ma non la tralasci mai.

4º Antipatia. – Ormai è quasi debellata, ma la tenga sempre d’occhio perché è come la febbre quartana. In preda all’emozione si sforzi di tacere e quando agisce segua la volontà di Dio.

5º Simpatia. – No no, non si rimproveri fino a tal punto i vecchi sentimenti di gratitudine o di affetto. Stia tranquilla: il tempo, il vuoto delle creature e l’amore più grande di Dio rimetteranno tutto in ordine. Quando vi avrà troppo pensato e sofferto dica con un santo: «Dio mio, non mi attaccherò d’ora innanzi che a te». E ciò sarà la sua assoluzione.

6º Prima pena di coscienza: questo ridestarsi delle vecchie debolezze non annulla la decisione presa. Segua la medesima norma e non ci dia peso, per quanto forte sia il turbamento: – il sentimento non è consenso –. Su questa materia si accusi in generale, non scenda ai particolari.

7º Vada alla comunione nonostante la coscienza dubbiosa e il timore di avere commesso peccati mortali – peccati dubbi peccati nulli per lei. Anche se avesse da rimproverarsi qualcosa, non è certo peccato mortale. Si nutra della fiducia nell’amore santo di Gesù; ripeta spesso: «Dio mio, la tua misericordia vale

di più della vita più eroica e devota». Questo sia il suo biglietto d’ingresso alle nozze dell’agnello. La benedico, figlia mia; Dio l’ama, lo ami molto anche lei. Suo dev.mo in Gesù Cristo Eymard, s.s.s.

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720 CO 725

MARGUERITE GUILLOT (II, 210, 181) Tutto per l’amore di Gesù Ostia. Parigi, Natale, 25 dicembre 1857.

Cara figlia, noi ci troviamo sempre sulla croce: il demonio fa l’impossibile per impedirci di acquistare la casa che abbiamo in vista, ma Gesù è re e non può avere la peggio.

Il bel giorno di Natale è un giorno di dolore per me. Ieri sera ero all’adorazione dalle 11 alle 12 e mi sentivo forte; oggi sono tentato di cedere al pianto, perché mi darebbe un po’ di sollievo. Ieri, andando all’arcivescovado per trattare della casa, sono scoppiato in lacrime, un fatto che non mi capitava da molto tempo. Ma tutto ciò è un bene.

Sì, molto volentieri accolgo la signora Richard come postulante della società del SS. Sacramento e l’associo alle nostre buone opere e alla Società. Quando sarà giunta l’ora di entrare nella comunità delle adoratrici e come la ... ancella di Gesù, allora accoglierò lei e la signora Richard. Per il momento ella le deve essere molto obbediente ed esercitarsi a fare per amore di Gesù, di Maria e di Giuseppe tutto quello che più costa alla natura e che nel servizio di Gesù è più crocifiggente.

Grazie di tutto, sì, mille grazie, cara figlia. Noi le ricambieremo tutto qui, perché è per sé che lei lavora. Desidero accogliere tutte le sue sorelle, se Dio le chiamerà: voi siete la mia famiglia. Addio. Non ho che il tempo di benedirvi. Eymard.