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BIMESTRALE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA numero ANNO X - GIUGNO 2006 3 ISSN 1590-7740 Spedizione in A.P. 70% aut.dc/er - bo - In caso di mancato recapito restituire all’ufficio P.T.CMP di Bologna per l’inoltro al mittente che si impegna a corrispondere la tariffa dovuta. 55 anni della Provincia Medaglia d’oro al merito civile Bologna si muove 10 strategie per la mobilità metropolitana Comportamenti Alcool e giovani Ambiente I custodi del territorio Dal Consiglio Dopo le elezioni Come eravamo 1946 gli italiani di nuovo al voto Diritto d’asilo Né rifugiato né immigrato

55 anni della Provincia Medaglia d’oro al merito civile ... · si di laurea sulla storia delle donne, dei movimenti, delle resistenze e dei model-li femminili in età contemporanea

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BIMESTRALE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA

numeroANNO X - GIUGNO 2006 3

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55 anni della Provincia Medaglia d’oro al meritocivile Bologna si muove 10 strategie per la mobilitàmetropolitana Comportamenti Alcool e giovaniAmbiente I custodi del territorio Dal ConsiglioDopo le elezioni Come eravamo 1946 gli italiani dinuovo al voto Diritto d’asilo Né rifugiato né immigrato

25 aprile 2006

dellaREPUBBLICA

dellaLIBERAZIONE

della PROVINCIA

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55° 60° 61°

LA PROVINCIA DI BOLOGNA

ÈMEDAGLIA

D’OROAL MERITO CIVILE

ROMAPalazzo del Quirinale, ore 11

BOLOGNAPalazzo Malvezzi, ore 12

55° PROVINCIA DI BOLOGNAUna grande festa dicompleannoNicodemo Mele

COME ERAVAMOLa Primavera didemocrazia a BolognaClaudio Santini

PROGETTARE INSIEMERiassetto urbano e nuovaarchitetturaMicol Argento

BOLOGNA SI MUOVENuovi spazi pernuove comuitàI pareri dell’urbanista JosepAcebillo e dell’economistaMarco Pontia cura di Chiara Verganoe Luca Baldazzi

Il modo peggioreper spostarsiIntervista all’antropologoFranco La CeclaChiara Vergano

Scacco in 10 mosse aiproblemi della mobilità

MESTIERILe strade del cantoniereMichela Turra

AMBIENTEI custodi del territorio a cura di Veronica Brizzi

AMBIENTE NEWSV. B.

RICERCAL’informatica indossabileStefano Gruppuso

DAL CONSIGLIO. IL TEMADopo le elezioni cosacambia e cosa noA cura di Mauro Sarti eMichela Trigari

VITA ISTITUZIONALEPassaggio del testimonein Giunta

COMPORTAMENTIAlcol: i giovani nel mirinoMarina Brancaccio

Piaceri e dispiaceri nelbicchiere: la parola allamedicinaIl parere del dottorFabio CaputoM. B.

Famiglie fuori dal tunnelM. B.

IL POSTO DELLE FRAGOLEQuando una margheritadiventa una rosaNicola Muschitiello

BOLOGNA IN LETTERELesa maestàStefano Tassinari

RADICINuovi liutai cresconoTiberio Artioli

PROGETTIA sostegno della culturaAngela Sannai

EVENTIAnnibale Carracci, il mitoElisabetta Landi

MOSTRE

SPETTACOLIEstate a PorrettaMarco Tamarri

L’ALTRA PARTE DEL MONDOUn viaggio di ordinariamigrazionePietro Gigli

DIRITTO D’ASILONé rifugiato né immigratoDamiano Montanari

MIGRAZIONITra integrazione einterazioneVincenza Perilli

CINEMA E SOCIETÀI film di cartaCostanzo Baffetti

CALEIDOSCOPIO

LA SPORTINA SPORTIVAAlla ricerca di un’eticaperdutaAntonio Farnè

LIBRILorenza MirettiFernando PelleranoRaffaella Pannuti

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Sommarioanno X - numero 3 - giugno 2006

BIMESTRALE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA

Direzione e redazione:Provincia di Bologna, Via Zamboni, 13 tel. 051/6598.340-355 fax 051/6598.226e.mail: [email protected]

Direttore: Roberto Olivieri

Caporedattore: Sonia Trincanato

Segreteria di redazione: Grazietta Demaria

Progetto grafico: Mediamorphosis

Impaginazione:Annalisa Degiovannini, Gabriella Napoli

Comitato editorialeMaurizio Cevenini presidenteGiuseppe Sabbioni vicepresidenteLuca Finotti, Massimo Gnudi, Sergio Guidotti, Plinio Lenzi, Sergio Spina, Giovanni Venturi,Alfredo Vigarani, Gabriele ZaniboniStefano Alvergna Assessore alla Comunicazione

Stampa: Tipografia Moderna - Bologna

Tiratura: 13.000 copieChiuso in redazione il 20-06-2006

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Iscrizione al Tribunale di Bologna n. 6695 del 23/7/97stampato su carta ecologica

dal consiglio

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Una grande festa di

“ Un’esperienza solida di governo integrato,una modalità metropolitana di elaborazione dipolitiche e azioni collaudate. Questo è il presente eil futuro della Provincia”. Così, rilanciando il “governo di area vasta” del territorio e in attesa della costituzione della “Cittàmetropolitana di Bologna”, Beatrice Draghetti,presidente della Provincia, ha chiuso il 27 maggioscorso la serie di iniziative con cui sono statifesteggiati i 55 anni di istituzione della Provincia di Bologna. Lo ha fatto nello stesso giorno in cuinel 1951 venne eletto il primo Consiglioprovinciale, nel corso di una seduta straordinariadell'attuale Consiglio, alla presenza della maggiorparte dei 60 sindaci della provincia. Apertodall’Inno di Mameli e da un documentario sullevicende più drammatiche che hanno segnato ilterritorio dal 1943 a oggi, l’incontro è statoarricchito dagli interventi di Maurizio Cevenini,attuale presidente del Consiglio provinciale, diIlario Brini, presidente dell’associazione ExConsiglieri provinciali, e di Alessandro Lolli, docentedi diritto amministrativo all’Alma Mater di Bologna.“Già oggi - ha sottolineato ancora la presidenteDraghetti - tocchiamo con mano come per ambitistrategici di programmazione (infrastrutture, urbanistica,sanità eccetera) e per poli di eccellenza (università,aeroporto e fiera) non possiamo prescindere dallacooperazione tra istituzioni e dalla consapevolezzache, ciascuno con le proprie specificità, ci troviamoad operare in un sistema che promuove e sostieneil ‘governo di area vasta’. Ormai è giunto ilmomento di definire le funzioni, i servizi e gliinterventi con cui arrivare a motivare la CittàMetropolitana. Dandole volto, specificando cosadeve fare in concreto sulla realtà bolognese. Con la legge regionale 6/2004 oggi è già possibilefare dei passi significativi, anche se saràimportante vedere come si muoverà il nuovoGoverno. Una cosa è certa: vogliamo essereprotagonisti del nostro cambiamento, con la stessa passione civile che caratterizza da sempre tutto il nostro territorio.„

di Nicodemo Mele

Sopra, il Presidente dellaRepubblica e la Presidente della

Provincia al momento dellaconsegna della Medaglia d’Oro al

merito civile il 25 aprile scorso.Accanto, la delegazione provinciale

al Quirinale (Foto F.N.)

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Medaglia d’oro al merito civileUna passione che ha avuto un alto riconoscimento,la Medaglia d’oro al merito civile, conferita il 25aprile scorso a Roma dal Presidente della Repub-blica Ciampi, e che, di fatto, è stato il primo dei nu-merosi appuntamenti che hanno costellato le cele-brazioni dell'anniversario della Provincia. “È unamedaglia che non appartiene solo al nostro ente -ha ricordato emozionata la presidente Draghettiche quel giorno guidava una folta delegazione dirappresentanti delle istituzioni, dell’associazioni-smo e del volontariato - ma a tutti i bolognesi. E nesiamo particolarmente orgogliosi perché vede rico-nosciute con un così alto onore le sofferenze e lefatiche che la comunità bolognese ha sofferto, e of-ferto, dal 1943 ad oggi. La motivazione ufficiale concui è stata conferita la Medaglia d’oro alla Provinciafotografa fedelmente il carattere della nostra popo-lazione: forte nel momento della prova, consape-vole dei propri doveri e della necessità di rispon-dere con fermezza e solidarietà alle prove decisive,nel rispetto dei valori civili e umani”.

La storia in manifestiI festeggiamenti ufficiali del 55° della Provincia sonostati aperti con l’inaugurazione il 12 maggio scorsolungo lo scalone d’onore di Palazzo Malvezzi dellamostra di manifesti “La Provincia manifesta”, alle-stita in collaborazione con l’Istituto Gramsci regio-nale. “Con questa mostra - ha affermato la presi-dente Draghetti - la Provincia ha cercato di mette-re in evidenza il lavoro prodotto nei suoi diversiambiti di competenza (le scuole, le strade, la tuteladella salute, il sistema delle autonomie locali, la for-mazione e il lavoro, le pari opportunità) nei suoi 55anni di storia. Quindi le trasformazioni e i momen-ti cruciali della nostra storia istituzionale e ammini-strativa, mirata al coordinamento e alla promozio-ne di azioni e progetti che coinvolgevano più realtàterritoriali”. Attraverso questi manifesti si può scorgere la plu-ralità dei compiti svolti, dalla creazione e cura diimportanti servizi, alla realizzazione di grandi pro-getti, a quelle celebrazioni capaci di rafforzare un’i-dentità fortemente condivisa. Digitalizzati, cataloga-

compleanno

A lato, un’ immaginedel percorso dellamostra e un momentodell’inaugurazione(Foto F.N.)

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ti e consultabili on line, i manifesti sono un archivioimportante di memoria storica costruito con l'aiu-to della Fondazione del Monte di Bologna e di Ra-venna.

Il Premio Diana SabbiNel pomeriggio dello stesso 12 maggiosi è svolta la prima edizione del PremioDiana Sabbi - la staffetta partigiana Me-daglia d’argento al valor militare, scom-parsa nel 2005 - rivolto alla migliore te-si di laurea sulla storia delle donne, deimovimenti, delle resistenze e dei model-li femminili in età contemporanea. Vinci-trici ex aequo sono state Maria Eleono-ra Landini (titolo della tesi: Donne, ses-

sualità, violenza. 1943-’45. Il caso delle resistenti italia-ne), Valentina Greco (La vita e l’opera di Lidia Bec-carla Rolfi (1925-1996)), entrambe laureate in Sto-ria contemporanea all’Ateneo bolognese, ed Eleo-nora Buzziolo, laureata in Scienze politiche a Trie-ste (Partigiane in Friuli: storia e memoria).

Nuovi cittadini di paceAll’appuntamento con i 55 anni della Provincia nonsono mancati i bambini e i ragazzi. Tra i tanti spaziloro riservati da segnalare il convegno “La Provin-cia per le bambine e i bambini”, in cui è stato fattoil punto sulla molteplicità dei servizi e attività perl’infanzia portata avanti dagli assessorati provincialiai Servizi sociali, Cultura e Pari opportunità, Istru-zione, Formazione e Lavoro. Il 16 maggio, poi, c’èstata una vera e propria invasione di bambini delleelementari Cesana e Chiostri a palazzo Malvezziche, dopo una visita alle sale Rossa, Rosa e Verde(recentemente restaurate), hanno rivolto domandeai componenti della Giunta provinciale. Altro momento importante dedicato all’infanziadalle celebrazioni del 55° è stato l’incontro tra ilConsiglio provinciale e i 14 Consigli comunali deiragazzi presenti su tutto il territorio provinciale,sotto il titolo “Nuovi cittadini di pace". Animato daFederico Taddia, giornalista di Pieve di Cento econduttore di programmi tv per i ragazzi, l’incon-tro faceva parte del progetto di valorizzazione deiConsigli comunali dei ragazzi come strumento dieducazione alla pace e formazione alla vita demo-cratica e partecipativa. I 130 ragazzi che hanno par-tecipato al meeting non hanno fatto mancare pro-poste ed esperienze territoriali sulla riqualificazio-ne del verde, il risparmio idrico e l’integrazione deiragazzi stranieri. ■

Nei festeggiamenti dei 55 anni della Provincia non è mancata la musica, propostail 15 maggio al Manzoni dall’Orchestra Mozart che, sotto la direzione di Gérard Korsten, ha eseguito un concerto di musiche giovanili di Mozart,Prokof’ev e Haydn.

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Le vincitrici del Premio Diana Sabbicon l’assessora alla Cultura e PariOpportunità Lembi, la presidente

Draghetti e William Michelini,presidente dell’Anpi provinciale di

Bologna. (Foto F.N.) In alto a destra, due momenti del

coinvolgimento di ragazzi eragazze delle scuole

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iamo tutti nati 60 anni fa”. Così, davanti aduna torta di compleanno, dicono adolescen-ti, adulti e vecchi in uno spot televisivo a cu-

ra della Fondazione Camera dei Deputati che cele-bra (anche con mostre, convegni e libri) il 1946,quando gli italiani, finita la guerra e caduta la ditta-tura fascista, aprirono gli occhi alla democrazia re-pubblicana con il voto. La data che tutti ricordanoè il 2 Giugno di quell’anno, giorno d’apertura delleurne per il referendum istituzionale e l’elezione deirappresentanti all’Assemblea costituente. Ma leconsultazioni nazionali furono precedute da bencinque tornate amministrative che in tutta Italia sitennero nelle domeniche dal 10 marzo al 7 aprile:a Bologna il 24 marzo.Le cronache di allora parlano di ansie per le ten-sioni politiche e per “la perdita all’abitudine”, manel capoluogo emiliano tutto si svolse pacificamen-te, tranne un’esplosione, con solo danni alle cose,sul davanzale di una finestra della Camera del La-voro in via Roma, oggi Marconi, gesto firmato dal-le squadre Mussolini. Più forte invece la “deflagrazione” delle scritte e deimanifesti politici sui muri di tutte le case. Il regimele aveva soffocate e la lotta partigiana le aveva scon-sigliate (se non sugli edifici del fascio) per non pro-vocare reazioni infastidite dei proprietari ed affit-tuari di case. Fu dunque quasi un atto liberatorioche, come scrive il Giornale dell’Emilia del 20 marzo,diede vita a “ una vera battaglia combattuta anchecon pennelli intrisi di colla …come se le ideologie,come le lamette da barba, avessero bisogno di re-clame per affermarsi”. Qualche insegna luminosa (lapiù evidente, la stella rossa del Pci in cima all’Asi-nelli), molti striscioni, soprattutto manifesti con te-matiche più nazionali che locali. Tre volti artefatti,ad esempio, per tirannide, capitalismo, monarchia elo slogan ”fascismo di ieri dietro maschere di oggi”;il cosacco col pugnale e la frusta: ”E’ lui che aspet-

tate?”; il corpo del partigiano morto: “Perché il suosacrificio non sia stato vano”.Il volto dolente di una donna in gramaglie per il fi-glio e: “Non avremmo avuto la guerra se tu, madre,avessi potuto votare”. Le donne vanno alle elezioniper la prima volta nella storia d’Italia. Nel 1925 era-no state ammesse alle consultazioni amministrativese decorate, madri di caduti, esercenti la patria po-testà, tassabili per 40 lire, ma, subito dopo, le ele-zioni per il sindaco erano state cancellate dalla no-mina prefettizia dei podestà. Una beffa riparata daun decreto luogotenenziale del 1945 (elettorato at-tivo) e dalle disposizioni del 10 marzo 1946 (elet-torato passivo). Su loro si punta la massima atten-zione, non solo per la parità di genere ottenuta, maperché sono maggioranza: a Bologna 121.729 fem-mine verso 101.057 maschi. La città ha visto partire gli alleati nell’agosto 1945ed è governata da una giunta Cln retta da Giusep-pe Dozza. Il prefetto è il generale Giovanni D’ An-toni succeduto a Gianguido Borghese. Il questore,Federico Rendina e l’arcivescovo-cardinale GiovanBattista Nasalli Rocca. L’epurazione, per provvedi-mento giudiziario, ha visto, in gennaio, la condannaa 6 anni e 8 mesi di Giorgio Pini, direttore dell’As-salto e del Carlino, sottosegretario agli Interni nellaRepubblica sociale. I morti civili nel conflitto sonostati 2.200 più altrettanti feriti e mutilati. Le casecrollate e gravemente danneggiate sono il 43 percento del patrimonio edilizio. Danni ingenti pure ai

La Primavera di democrazia a BolognaMarzo-giugno 1946: i cittadini tornano al voto dopo il fascismo. Le amministrativeprima e il referendum e la costituente poi.La campagna elettorale sui muri e sui giornali.La prima volta delle donne. I commenti ei fatti singolari di sessant’anni fa

come eravamo

di Claudio SantiniS

1946: propaganda elettorale dellaDemocrazia Cristiana nel centro diBologna

guerra pacifica che avrà inizio al suono delle sveglie(Rinascita del 23-24). I seggi sono 246, gli iscritti222.786. Le cronache del voto evidenziano la “cal-ma assoluta” e fanno risaltare i comportamenti del-le donne che hanno votato in tante: “fanciulle pro-caci e vecchiette claudicanti, ma tutte ugualmentedignitose” (Rinascita). I risultati sono: percentualealle urne 84,83 per cento; Pci 38,28 (24 seggi a Pa-lazzo d’Accursio); Dc 30,33 (19); Psi 26,30 (16); Pri2,87 (1); niente per il Pli e Pd’A. Le donne, dellequali tanto si è parlato, sono solo il 7 per cento deiconsiglieri in provincia (due a Bologna: Vittoria Ta-rozzi, Pci e Anna Serra, Dc). Gli eletti in tutto il Bo-lognese sono prevalentemente operai, braccianti,coltivatori diretti; nel capoluogo invece professio-nisti, impiegati, insegnanti. In larga prevalenza han-no partecipato alla Resistenza. “Suona il campano-ne/saluta la libertà” titola l’organo del Pci. Il direttore del Giornale dell’Emilia invece, dando per

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fabbricati colonici e al patrimonio zootecnico edagricolo. Forte la disoccupazione che lascia a casaanche circa quindicimila operai specializzati. La liraè in crisi di fiducia, i prezzi crescono e il calmierenon è in grado di controllarli. La preoccupazionepiù seria è per la criminalità che nel primo semestre1946 registra: 32 omicidi, 11 sequestri di personaper estorsione o rapina, 149 rapine segnalate, 127truffe, 3.546 furti. “E’ una conseguenza della parti-colare situazione determinata dalla guerra”, conl’aggravio delle vendette politiche e di classe sugliex fascisti, gli agrari, i sacerdoti. Il Giornale dell’Emi-lia, riferendosi a quando accade nel territorio fraCastelfranco, Manzolino e Piumazzo, conia l’e-spressione di “un triangolo tracciato col sangue”. In questo clima, la campagna elettorale è condottadai rappresentanti di sei liste: comunisti italiani, de-mocrazia cristiana, socialisti, repubblicani, azionistie liberali. Il primo esponente nazionale a parlare aibolognesi è il liberale Manlio Brosio, poi il demo-cristiano Giovanni Gronchi, infine il comunista To-gliatti dal balcone di Palazzo d’Accursio e l’azionistaPiero Calamandrei in Sala Bossi. Piazza Maggiore èla platea per Francesco Zanardi e Giuseppe Dozza.I quotidiani con cronaca locale sono allora cinque:Rinascita, organo regionale del Cln; Giornale dell’E-milia, al posto dell’epurato Resto del Carlino; Il Pro-gresso d’Italia, promosso e finanziato dalla Lega del-le cooperative rosse; L’Avvenire d’Italia, cattolico;Cronache sera, giornale del pomeriggio diretto daEnzo Biagi. Quelle pagine, lette oggi, ci permettonodi rivivere le questioni, il clima politico, l’umore diBologna nella primavera di sessant’anni fa. “Faccia-mo voti che tutti i locali di divertimento rimanganochiusi il 24 per non distrarre la cittadinanza dal do-vere del voto” auspica l’Avvenire del 13 marzo, men-tre “Calma e fredda determinazione di evitare qual-siasi torbido” sono invocate da Rinascita dopo l’at-tentato del 17. Il giornale cattolico fa polemica conl’Unità che (in pagina nazionale, non avendo ancorala cronaca di Bologna, come l’Avanti!) ha sostenutoche “un parroco ha negato un pacco di vestiario auna coppia non sposata in chiesa. E’ stato dimo-strato che non era vero e rifiuta di pubblicare lasmentita” (19 marzo). Il Giornale dell’Emilia cambiadirettore (da Gino Tibalducci a Tullio Giordana)con l’ingresso nella proprietà degli industriali ac-canto agli agrari. Mette in guardia dagli “abbacina-menti” di chi promette “benefici immediati” e chie-

de agli esponenti politici: “Che cosa farà la mia am-ministrazione se sarò eletto sindaco di Bologna”. La nuova collocazione più a destra del giornale lo-cale maggiormente diffuso fa nascere Il Progresso d’I-talia. Si dichiara “al di sopra dei partiti”, auspica ge-nericamente “l’unità delle classi non parassitarie”,ma sostanzialmente è fiancheggiatore del Pci. Cro-nache sera è decisamente meno schierato e dice divoler scrivere ”per i proletari” ma anche per i “ce-ti medi”. Durerà tre mesi. “Attenzione ai trucchi!Alcuni per compenso in denaro si fanno cedere icertificati elettorali” mette in guardia l’Avvenire del22 marzo, mentre gli elettori si mobilitano per “una

come eravamo

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scontata l’affermazione della sinistra, riflette sullaforte flessione dei partiti storici del centro-destradi fronte all’affermazione di massa della Dc. “Daimiti di ieri”, scrive, si è passati alle “ideologie di og-gi”. E più acutamente il fondista Mario Cagli: la vit-toria dei comunisti è “il logico coronamento di unalunga, imperdonabile serie di errori della borghe-sia” che anche ha lasciato spazio ad una Dc che purcon “germi di rinnovato e preoccupante conformi-smo” ha saputo proporsi come nuovo partito d’or-dine, “diga” per fermare la sinistra. In attesa dell’e-lezione del sindaco, Cronache consulta la cartoman-te Teresa Besana che profetizza il socialista Zanar-

Nella pagina precedente,un’immagine di Giuseppe

Dozza, primo sindaco diBologna dopo la guerra. Al

centro, manifesti per lacampagna elettorale del

1946. Qui sotto,l’insediamento del primo

Consiglio comunaleliberamente eletto dopo il

fascismo

di. Sarà invece Giuseppe Dozza, comunista, con 40voti del consiglio contro i 16 del democristiano An-gelo Senin (2 bianche, 2 assenti). “Zanardi (bra-v’uomo) sarà contento che un altro brav’uomo am-ministri il Comune” se la cava il giornale di Biagi. Il nuovo primo cittadino, eletto il 9 aprile, succedead Enio Gnudi votato nel 1920 prima della strage diPalazzo d’Accursio e ad Umberto Puppini nel 1923.Da allora ci sono stati 6 podestà (il primo LeandroArpinati, l’ultimo Mario Agnoli) e 5 commissari pre-fettizi. Figlio di un fornaio, è stato socialista poi co-munista; costretto ad espatriare in Francia e a Mo-sca, tornato a Bologna per partecipare alla Resi-stenza, ha già ricoperto la carica di sindaco per de-creto del Cln dal 21 aprile 1945.”La democrazia ètornata a Palazzo d’Accursio donde era stata defe-nestrata dalla tirannide fascista” commenta Rinasci-ta e “il discorso (d’insediamento ndr) del sindacoha suscitato approvazioni” annota pure l’Avvenire.

Già però è nuova campagna elettorale per il refe-rendum istituzionale e l’assemblea costituente. Ilcardinale-arcivescovao fa una notificazione riporta-ta dal quotidiano cattolico del 18 maggio: “Dobbia-mo affidare il mandato di darci lo Statuto per l’Ita-lia a uomini che ci diano uno statuto cristiano”. IlGiornale dell’Emilia pubblica “io voto per la monar-chia” di Armando Zanetti e “io voto per la repub-blica” di Renato Schietti. Rinascita invece afferma:“Solo la repubblica è garanzia di libertà” e il Pro-gesso sottolinea il “fallimento completo del comiziomonarchico davanti a San Petronio”. I manifesti siaggiungono ai manifesti. I muri sono ricoperti dicarta. “Qualcuno - annota Cronache- stacca i foglistampati dagli altri per mettere i propri”. Un’altrabombetta, firmata squadre Mussolini, scoppia da-vanti ad una Casa del popolo di Porta Saragozza.Ancora comizi e l’annuncio che i risultati sarannoresi noti con un gran cartello sistemato sul balconedel palazzo comunale. Lo potrà vedere anche ilNettuno, tornato in maggio nella sua piazza dopol’allontanamento cautelare per la guerra. Le Due Torri invece “che videro impassibili le sto-rie dei nostri padri” resteranno impassibili “ a quel-la dei nostri figli” (Giornale dell’Emilia del 1° giugno).I sì per la repubblica sono il 67,72 per cento; quel-li per la monarchia il 32,28. Si può finalmente dire“c’era una volta un re, come nelle favole” (Rinasci-ta). “La storica decisione esaltata alla popolazionedal balcone di Palazzo d’Accursio” (Giornale dell’E-milia). Attesa ed eccitazione pure per gli eletti allaCostituente, espressi dal primo voto politico liberodopo la dittatura. Le ferite della guerra (anche fra-tricida) sono però aperte e la ricostruzione si mo-stra lenta e difficile. Il governo è ancora di unità na-zionale con De Gasperi presidente (succeduto aParri), Nenni vice e Togliatti alla Giustizia. Il climaperò è già da “guerra fredda”. La campagna bolo-gnese del pci è marcata dallo slogan “sbarriamo ilpasso ai ritorni reazionari” e quella del-la dc: noi siamo “la garanzia più sicura diconservare una repubblica libera”. I col-legi in Emilia Romagna sono due e quel-lo di Bologna comprende anche Raven-na, Forlì e Ferrara. Gli eletti alla Costi-tuente sono 9 pci, 7 psiup (già psi); 4 dc;2 pri. Fra gli altri Pacciardi, Gronchi eZaccagnini. Due sono ancora in vita: Ar-rigo Boldrini e Luigi Preti.. ■

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rogettare dovrebbe significare mettere inrelazione: luoghi, spazi e persone. Un pro-getto urbano connette luoghi differenti o

distanti tra loro, creando delle corrispondenze traelementi architettonicamente connotati in cui lacomunità sia in grado di riconoscere una propriaidentità urbana. Ciò secondo un approccio nuovo edifficile, con il quale devono misurarsi tutte le pub-bliche amministrazioni italiane nel momento in cuidevono operare con “politiche pubbliche”.Rientra in questo approccio nuovo il progetto si-gnificativo del comune di Castenaso, relativo alla ri-qualificazione urbana del proprio centro cittadino.Il Comune della provincia di Bologna ha coinvoltoassociazioni e cittadini, mediante forme di “concer-tazione”, “conferenze di servizi”, “piani di zona”,per realizzare il progetto della riqualificazione ur-

bana del proprio territorio. Questo processo dicoinvolgimento è riuscito a favorire la ricerca di so-luzioni condivise e accettate dalla cittadinanza, ri-solvendo anche i conflitti tra cittadini. Sono statenecessarie tecniche e competenze del tutto nuove.Per spiegare come è stato realizzato il progetto, bi-sogna partire dal fatto che il Comune di Castenasoaderì al concorso di progettazione partecipata ecomunicativa indetto nel 2000 dall’INU (IstitutoNazionale di Urbanistica). Per questo progetto iComuni aderenti hanno istituito nella loro struttu-ra laboratori rivolti alle proprie comunità per favo-rire lo sviluppo partecipato dei progetti urbani incantiere. Il progetto, che è il frutto della collabora-zione di più parti sociali e dei laboratori istituiti perfacilitare i tecnici e gli esperti, aveva il fine di rac-cordare le esigenze dei cittadini, orientando i crite-ri progettuali degli architetti verso le reali necessi-tà. I risultati e i materiali prodotti dai laboratori so-no stati distribuiti ai progettisti, ai quali è stato inol-tre richiesto di partecipare ad alcuni incontri con icittadini. Il livello di partecipazione della popolazio-ne è testimoniato dagli otto consigli comunali in cuisi è dibattuto il progetto, dai cinquecento abitanticoinvolti tra giugno 2000 e luglio 2003, dai cento-quarantotto bambini che hanno partecipato ai labo-ratori didattici e dai settanta artigiani e commer-cianti coinvolti. Per favorire la maggiore partecipa-zione possibile della cittadinanza è stato promossoun concorso per la scelta dello slogan più significa-tivo del progetto di riqualificazione urbana di Ca-stenaso, suddividendo i partecipanti in gruppi di la-voro. Ha vinto il gruppo che ha scelto il motto“non si può costruire un ponte da un solo lato”,una metafora in risposta alla domanda sul perchédella progettazione partecipata, che è il filo rosso diun felice connubio tra pubblica amministrazione,abitanti e tecnici. Per Castenaso, questa metaforarisulta essere pertinente, sia per l’effettiva presen-za di un ponte, come fulcro fisico e simbolico del

Riassetto urbano e

Gli interventi di riqualificazione delcentro di Castenaso, frutto di un

processo di progettazionepartecipata, hanno dato nuovo

slancio alle relazioni sociali e unanuova identità ai suoi abitanti

progettare INSIEME

di Micol Argento P

progettare INSIEME

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paese, sia quale elemento centrale oggetto dellostudio. Obiettivo prioritario dell’amministrazione èstato quello di “rafforzare l’idea di ‘centro’ di Ca-stenaso”, con un’opera di riqualificazione urbanache coinvolgesse anzitutto gli elementi fondativi delpaese: la piazza Zapelloni, il fiume, la strada, il pon-te. Intorno a questi luoghi sono stati individuati spa-zi, funzioni e servizi catalizzatori: il municipio, le at-trezzature per lo svago e il tempo libero, le attivitàcommerciali, riuscendo a mettere in relazione spa-zi pubblici differenti altrimenti isolati. Il criterio conil quale è stato elaborato questo progetto è stato alungo studiato dagli architetti e dagli urbanisti. Ilpercorso partecipato ha condotto tuttavia ad allar-gare i confini di interesse agli spazi che costeggianola sede municipale, al giardino della scuola e, su piùampia scala, all’attigua area agricola golenale e alparco fluviale del fiume Idice. Il progetto prelimina-re, che ha vinto il concorso, è stato anch’esso svi-luppato in modo partecipato, con il coinvolgimentodei cittadini, delle associazioni, dei settori produtti-vi e del mondo della scuola. Il progetto definitivo,infine, ha accolto e sviluppato le annotazioni e icommenti emersi in occasione delle varie presen-tazioni. La cittadinanza è stata sempre informatadello sviluppo del progetto: sono, infatti, state spe-dite alle famiglie cinquemila e settecento lettere in-formative e sono state organizzate quattro presen-tazioni pubbliche. Questo approccio ha consentito di giungere in dueanni a un progetto condiviso di riqualificazione del-l’intero centro cittadino: nel 2000, quando è statoindetto il concorso e sono stati attivati i laborato-ri, è stato iniziato il progetto definitivo e un annodopo è stato consegnato quello esecutivo, consen-tendo l’apertura del cantiere all’inizio del 2004 e ilcompletamento del primo lotto (il più rilevante) al-la fine del 2005. Su questa esperienza di programmazione partecipa-ta, sono stati anche organizzati convegni ed incon-

tri di studio. L’importanza dell’intervento di rias-setto urbanistico di Castenaso, che è uno dei primicasi in Italia di realizzazione di un progetto a con-certazione partecipata, è stata messa in evidenza innumerosi studi ed iniziative svoltesi a livello nazio-nale: il convegno dell’INU, tenutosi a Napoli il 22-23 novembre 2002, la Rassegna Nazionale di Urba-nistica (RUN) con un convegno e una mostra tenu-tasi all’Arsenale di Venezia nel novembre 2004, lamostra itinerante “Città accessibile” del CERPA(Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Ac-cessibilità) e il convegno con relativa mostra che siè tenuto a Trevi dal 15 al 18 settembre 2005, du-rante la biennale di “architettura contemporanea”denominata “attraversamento”. A suggello di questa positiva esperienza, risultanosignificative le parole del sindaco di Castenaso Ma-riagrazia Baruffaldi, secondo la quale la “progetta-zione partecipata è l’espressione di un progettoculturale più che di un progetto politico, in quantometodo di lavoro che può dar vita ad un nuovosenso civico”. ■

nuova architettura

Alcuni degli interventi diriqualificazione urbana del centro diCastenaso (Foto V. Cavazza)

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Constatazione, desiderio, speranza: comunque la sipensi il tema della mobilità è all’ordine del giorno.La Provincia lo ha posto all’attenzione durante unmese di eventi, dal 28 aprile al 28 maggio. “Bologna simuove” ha ospitato artisti, scrittori, professionisti,studiosi e amministratori di calibro internazionale perriflettere sulle nuove strategie per la mobilità e i trasporti nei territori metropolitani. Spettacoliteatrali, concerti, incontri letterari, una rassegna dicinema d’autore e forum di approfondimento sonostati gli strumenti attraverso i quali la Provincia diBologna ha richiamato l’attenzione sul tema. Sono intervenuti Giuseppe Campos Venuti, Yodan Rofè, Franco La Cecla, Marco Ponti, Pippo Ciorra, Franco Farinelli, Alfredo Peri, MaurizioZamboni, Mauro Moretti, Mauro Coletta, AlessandroDel Piano, Stefano Ciurnelli, Giacomo Venturi, JosepAcebillo, David Peace, Francesco Sutti, ArmandoCocuccioni, Elena Camerlingo, Gilles Novarina, John Fregonese, Liana Valicelli, Oliver Glaser,Gianfranco Franz. Un ringraziamento particolare vaanche agli artisti e al numeroso pubblico che haanimato la stazione ferroviaria di Borgo Panigale. Perla rassegna “Errare Humanum est”, curata da

Francesca Mazza, si sono esibiti: Andrea Centazzo,Moni Ovadia, Albert Florian Mihai, Marian Serban,Marco Baliani, Alessandro Benvenuti, VittorioFranceschi, Angela Malfitano, Gino Paccagnella, PaoloCaruso, Carlo Loiodice, Guido Sodo, Jimmi Villotti.Matteo Belli è invece salito sul treno Minuetto, nelpercorso Bologna-Marzabotto e ritorno. In occasione di “Bologna si muove”, l’assessoratoPianificazione Territoriale e Trasporti della Provincia diBologna ha anche organizzato presso la GalleriaAccursio di Bologna “Mobility_Città in movimento”,un’esposizione multimediale per confrontare lestrategie e i sistemi di mobilità di diverse città nelmondo. Un viaggio che è partito dall’Italia, si èallargato al continente europeo, è sbarcato in Americalatina e poi su fino agli States, per rivalutare il valoredei luoghi e degli spazi fisici del “movimento”.“Mobility_Città in movimento” ha messo in relazionele esperienze e i progetti più innovativi sulla mobilità ei trasporti realizzati a Bologna, Bogotà (Colombia),Charleroi (Belgio), Curitiba (Brasile), Firenze, Karlsruhee Saarbruecken (Germania), Milano, Napoli, Portland(Usa), Porto (Portogallo), Grenoble (Francia) Torino eZurigo (Svizzera).

BOLOGNA SI MUOVE

Elaborazione dell’allestimentodella mostra

“Bologna si muove”

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ccessibile, multiculturale e, soprattutto,con molto spazio pubblico. Così JosepAcebillo, figura di riferimento per gli ur-

banisti di tutto il mondo - ha ridisegnato completa-mente il tessuto di Barcellona trasformandola in unadelle città più belle e funzionali d’Europa -, immagi-na la città del terzo millennio. Acebillo è intervenu-to in occasione di “Bologna si muove” con una le-zione magistrale nell’Aula Magna di Santa Lucia, daltitolo “L’architettura del movimento”. Un’occasio-ne per raccontare la propria esperienza nella capi-tale catalana, dove ha lavorato per creare oltre uncentinaio di nuove piazze, aree verdi e centri spor-tivi, favorendo così l’incontro e la socializzazione.Ma anche per riflettere su Bologna. “Lo spazio pub-blico è fondamentale - sottolinea Acebillo -, e quin-di bisogna realizzare piazze, giardini, centri sportivi.Tutti luoghi dove la gente vive e s’incontra. Se nel-l’epoca industriale quest’aspetto era sottovalutato,perché le persone compivano percorsi obbligati (ecioè da casa alla fabbrica, dalla fabbrica a casa) a ora-ri fissi, oggi non è più così. È tutto più flessibile, ete-rogeneo, e gli spazi pubblici sono i luoghi dove lagente s’incontra e socializza”. Questo vale per tuttele città, Bologna inclusa: “In questa città - aggiungeAcebillo -, lo spazio pubblico esistente è sicuramen-te di grande qualità, perché nasce su un impiantomedioevale. Il problema è che è insufficiente, e co-me tale genera conflitto. Bisogna trovare una solu-zione. È difficile, certo - conclude -, ma ci vuole co-raggio e pensare magari a tanti spazi pubblici picco-li, ma in rete tra di loro”. Al forum di “Bologna simuove” su “Territori, città e mobilità” è intervenu-to tra gli altri il professor Marco Ponti, uno dei piùnoti economisti italiani dei trasporti, docente al Po-litecnico di Milano e già consulente della BancaMondiale. Una voce critica, la sua, sulla maxi-fusio-ne in atto tra Società Autostrade e la spagnolaAbertis, e anche su alcuni aspetti dell’Alta Velocitàferroviaria: “Un’opera strategica per i costruttori,

assai meno per i cittadini che viaggiano”. Per quan-to riguarda Bologna, che sta cercando di dotarsi disistemi rapidi di mobilità cittadina (tram, metrò,people mover) ma fatica come molte città a trova-re le risorse economiche, Ponti ha distinto tra duestrumenti di finanziamento per ammodernare i tra-sporti: “Ci sono ‘fondi dedicati’ (ex Legge 210), cheappartengono alla categoria della ‘finanza derivata’,cioè proveniente da livelli superiori dell’amministra-zione (Stato o Regioni). Ma la finanza derivata gene-ra meccanismi di scelta inefficienti: l’obiettivo divie-ne quello di massimizzare il flusso di soldi trasferiti,non di fare scelte sensate di mobilità”. “Molto di-versi - dice l’economista - sono i “prelievi di scopo”all’americana. Il meccanismo democratico locale de-cide di spendere dei soldi dei cittadini per una me-tropolitana, e la tassa, un’accisa sui consumi o sullerendite immobiliari,è votata e mantenutain evidenza (in Usasul prezzo di ogni ac-quisto). In questomodo si tenderà aminimizzare i costiper l’opera, e se nevaluteranno i benefi-ci attesi in relazionead altri usi delle ri-sorse (ad esempioparchi, scuole...). La trasparenza neguadagna e i politicilocali dovranno ri-spondere dei risulta-ti”. ■

Nuovi spazi per nuove comunità

I pareri dell’urbanista Josep Acebillo,padre della Barcellona rinnovata, e dell’economista Marco Ponti

BolognaSI MUOVE

a cura di Chiara Vergano Luca BaldazziA

La stazione Sud di Charleroi(Belgio)

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l tempo che uno passa a fare il pendolare nonè buttato. È tempo di attesa; tempo utile perleggere, lavorare, collegarsi a internet e - per-

ché no - farsi tagliare i capelli, se ci si trova a bor-do della metropolitana di Tokyo. Se i tragitti quotidiani sono perlopiù concepiti co-me seccatura, ciò dipende dalla mancanza di “offer-te interessanti” per lo spostamento, ed è su questoche occorre investire. Ne è convinto Franco LaCecla, antropologo, docente all’Università Iuav diVenezia, dopo aver insegnato a Berkeley e Parigi. Ogni giorno ci spostiamo: per lavoro, per in-contrare persone… Un movimento, però,spesso inteso come perdita di tempo, anzi-ché come occasione, come attraversamentodi dimensioni umane e sociali.

Il tempo che uno passa a fare il pendolare è tempodi attesa, e i tempi di attesa sono i pochi, nell’arcodella giornata, in cui la gente pensa. Personalmente, se non avessi fatto il pendolare nonavrei avuto occasione di leggermi tutta la letteratu-ra latino-americana. Penso al Giappone, dove ci sono grossi tempi di spo-stamento; a Tokyo si va sull’ordine dell’ora e mezza,ma sulla metropolitana è offerta tutta una pluralità diservizi: chi viaggia può collegarsi a internet, farsi ta-gliare i capelli. Il tempo che uno passa sui mezzi pubblici dunquenon è buttato, a patto naturalmente che non sianoluoghi d’inferno.Io scrivo solo in treno e in bus; se non facessi deglispostamenti, non riuscirei a lavorare.

Il modo peggiore perspostarsi

BolognaSI MUOVE

Intervista all’antropologo Franco La Cecla

Idi Chiara Vergano Fo

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Ma lo spostamento è da sempre associato aun senso di fatica, di fastidio? O, piuttosto, èun fenomeno recente, riconducibile princi-palmente al disordine del territorio?Il fastidio ha molto a che vedere con il fatto chenon c’è un’offerta interessante per lo spostamento.Viviamo in un mondo in cui gli spostamenti sononecessari, la gente non vuole più star ferma. Ma i treni dovrebbero essere fatti in modo tale percui un passeggero che ha fame non deve avere co-me unica opzione ciò che passa il vagone ristoran-te; così come non deve ascoltare per forza la voceche annuncia tutte le stazioni in cui ci si ferma. Chi viaggia su un treno dovrebbe poter trovarespazi in cui può stare, se lo desidera, per contoproprio. O conversare, senza essere disturbato,con un altro passeggero.Come immagina un’ipotetica città del futu-ro, a livello di mobilità?Immagino una città in cui la gente si accorge final-mente che le automobili sono l’ultimo modo perspostarsi, il peggiore. Se ci sono troppe auto, o an-che un po’, non si può andare in giro a piedi, o in

bicicletta. Immagino una città che capisce che esi-stono vari modi di spostarsi collettivamente, e cheinveste sul lusso degli spostamenti collettivi. Penso ad alcune ‘cose’ sopravvissute dell’ex Urss,alla metropolitana di Mosca, con i quadri e i lampa-dari in vetro di Murano: la gente non si sente pe-nalizzata, ma onorata ad usare un mezzo pubblicodi questo tipo. Da cui la metropolitana di Milano èdistante anni luce.Marc Augé, antropologo e studioso delle ci-viltà antiche, si è chiesto se la nostra societànon stia distruggendo il concetto di luogo, e

ha parlato di proliferazione di “non luoghi”...Personalmente, sono convinto che Marc Augé ab-bia torto. Le città sono diventate luoghi molto re-golati, pianificati, e quindi la gente riesce a esprime-re la propria creatività proprio nei ‘non luoghi’, equindi stazioni, aeroporti, hall, piazze abbandonate. Di fatto, è accaduto questo: i pochi luoghi che ci re-stano per esprimerci sono proprio quelli meno de-finiti, e quindi marginali. Sono a Barcellona da qualche tempo per un pro-getto e ho scoperto che alcuni dei luoghi più vivisono quelli dove gli immigrati equadoregni giocanoa pallavolo; giocano in posti che nessuno vuole. Le città ‘vive’ dell’India o dell’America Latina sonoquelle in cui in una piazza capitano una ventina dicose diverse e contraddittorie. Oggi si parla sempre più di partecipazione.Soprattutto legata ai fenomeni della mobili-tà e della viabilità, come l’alta velocità in Valdi Susa, l’autostrada tirrenica, il passantenord bolognese. Cosa ne pensa? A me personalmente, più della partecipazione, in-teressa che chi fa dei piani regolatori, dei progetti,

faccia prima una buona analisi. La Val di Susa è un esempio lampan-te di come ciò non sia avvenuto. Edire che non ci voleva molto a farequello che gli inglesi chiamano sur-vey, e quindi capire bene il conte-sto. Ecco, in Italia purtroppo non sifa analisi di contesto, è questa la tra-gedia. In tutto il paese, e anche aBologna, manca la capacità di fare,prima di un intervento, un’analisi, edi capire quindi come vive la gente,standoci in mezzo. ■

La Cecla ha pubblicato una serie di saggi an-tropologici e sociologici ritenuti fra i più inte-ressanti degli ultimi decenni; tra questi, “Jet-lag. Antropologia e altri disturbi da viaggio”(Bollati Boringhieri, 2002). Assieme a Giusep-pe Campos Venuti, Yodan Rofé, Marco Ponti,Pippo Ciorra e Franco Farinelli, La Cecla ha par-tecipato al primo dei forum promossi dallaProvincia all’interno della rassegna “Bolognasi muove” (28 aprile - 28 maggio 2006).

CHI È?

Accanto, un tram in servizio nellacittà di Karlsruhe. Sotto, un

particolare della stazione Paradisodella metropolitana di Torino

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solo un aspetto, deve accompagnarsi all’adeguamentodei sistemi di trasporto rapido di massa che interes-sano Bologna. In particolare, i binari a nord della nuo-va stazione centrale saranno dedicati ai treni a lungapercorrenza, facendo gravitare le linee del ServizioFerroviario Metropolitano sul fronte storico della sta-zione, in corrispondenza del quale si dovrà ottimizza-re l’iterscambio con la rete urbana e l’autostazione.Le stazioni di Prati di Caprara e San Vitale avranno lafunzione, oltre che di porte di accesso alla città ri-spettivamente da ovest e da est, di snodi di inter-scambio con il trasporto pubblico urbano. Strategia 4 Il trasporto pubblico in città Le 16 stazioni del Servizio Ferroviario Metropolitanopresenti nel comune di Bologna costituiscono, già og-gi, un capitale di straordinario valore per la città e pertutta la provincia. La Provincia di Bologna è favorevole alla realizzazionedi nuove stazioni in ambito urbano, integrate a strut-ture di interscambio con la rete dei trasporti pubblicilocali, in modo da moltiplicare le possibilità di mobili-tà all’interno della città. Sarà inoltre privilegiato il si-stema di metrotramvia attraverso l’ampliamento del-la rete e la realizzazione di una molteplicità di con-nessioni con il Servizio Ferroviario Metropolitanonon più limitate alla stazione centrale.Strategia 5 L’integrazione del trasporto pub-blico provincialeIl trasporto pubblico provinciale sarà garantito dall’in-tegrazione tra il Servizio Ferroviario Metropolitano esil sistema di trasporto collettivo, suburbano ed ex-traurbano, su gomma. I percorsi del trasporto ex-traurbano su gomma saranno riorganizzati su areeterritoriali vaste e complementari rispetto al ServizioFerroviario Metropolitano, in modo da garantire queicollegamenti trasversali che la rete ferroviaria non èin grado di soddisfare, ma che lo sviluppo del sistemainsediativo e produttivo richiede soprattutto nell’areadella Pianura. L’integrazione tariffaria tra Servizio Fer-roviario Metropolitano e i servizi su gomma è un ele-mento decisivo di questa strategia, capace di incideresignificativamente sull’appetibilità del servizio inter-modale.

Scacco in 10 mosse ai

BolognaSI MUOVE

Sono dieci le scelte strategicheindividuate dalla Provincia di Bologna

all’interno del Piano della Mobilitàprovinciale, elaborato dall’assessorato alla

Pianificazione Territoriale e ai Trasporti,per riorganizzare il sistema dei trasporti

pubblici e privati

Strategia 1 Bologna, nodo della rete europeadei trasportiLa crescita dei volumi di traffico e gli interventi di po-tenziamento infrastrutturale del nodo bolognese mul-timodale (uso combinato di diversi mezzi di traspor-to) pongono la Provincia di Bologna di fronte al com-pito di assicurare l’attivazione di tutte le possibili azio-ni. Il Piano della Mobilità Provinciale vuole essere lostrumento principale per ricondurre a una visioneunitaria e coordinata i diversi “patti” sottoscritti fra leistituzioni, in modo da dotare il bacino bolognese diun sistema integrato a servizio delle sue funzioni na-zionali e locali.Strategia 2 Un nuovo impulso per il ServizioFerroviario MetropolitanoLa riorganizzazione del trasporto pubblico locale pas-sa attraverso la piena attuazione del Servizio Ferro-viario Metropolitano. È questo, infatti, per la Provin-cia di Bologna l’elemento cardine rispetto a cui ride-finire i percorsi e gli orari del trasporto su gomma ex-traurbano, elaborare le politiche di integrazione tarif-faria ed organizzativa delle reti urbane ed extraurba-ne, determinare la localizzazione dei parcheggi scam-biatori e le strategie di interconnessione con i sistemidi trasporto rapido di massa. Strategia 3 Tre stazioni per la città di BolognaIl Piano per la Mobilità propone che la stazione cen-trale di Bologna venga affiancata, nel suo ruolo di por-ta e nodo di interscambio con i servizi di trasportopubblico urbano, dalle due stazioni di Prati di Capra-ra e San Vitale (l’attuale Rimesse). La riorganizzazionedella stazione centrale legata alla realizzazione dell’Al-ta Velocità, di cui il progetto di restyling costituisce

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la tariffazione della sosta nelle aree centrali alle tariffeintegrate di sosta + trasporto collettivo nei parcheg-gi di interscambio con la rete portante urbana, dal pe-daggio aggiuntivo per cofinanziare il potenziamentodella rete di trasporto pubblico al sistema tariffario in-tegrato su base provinciale. La Provincia di Bolognamira così a riequilibrare i termini della competizionetra trasporto privato e collettivo, lasciando all’utentelibertà di scelta in funzione delle proprie esigenze dimobilità.Strategia 9 Intermedia di pianura e viabilitàtrasversale: una rete integrataLa rete portante multimodale provinciale costituitadal sistema tangenziale-autostradale e dal ServizioFerroviario Metropolitano dovrà trovare il suo natu-rale completamento nell’adeguamento della viabilitàordinaria. Attraverso l’aggiornamento, anche connuovi tracciati, della viabilità ordinaria si mira a mi-gliorare l’accessibilità ai poli funzionali e produttivi e arafforzare i collegamenti trasversali del territorio pro-vinciale con la viabilità primaria e le stazioni del Servi-zio Ferroviario Metropolitano. Un esempio è l’Inter-media di Pianura, opera prevista dal Piano Territoria-le di Coordinamento Provinciale (PTCP).Strategia 10 La logisticaCosì come il road pricing applicato ai veicoli leggeriandrebbe a cofinanziare il Servizio Ferroviario Metro-politano, i proventi del pagamento del pedaggio daparte dei mezzi pesanti sul sistema tangenziale-auto-stradale potrebbero essere destinati a for-me di razionalizzazione del trasporto dellemerci e della loro distribuzione in ambitourbano. Il pedaggio incentiverebbe inoltrela migrazione verso forme di aggregazionedegli operatori in consorzi e la ricerca diuna maggiore efficienza del trasporto (mas-simizzazione dei carichi, minimizzazione deipercorsi). Interporto e CAAB dovrebberodi-venire i luoghi privilegiati per l’organizzazione dipiattaforme logistico-distributive e per la sperimenta-zione di logistica di filiera, soprattutto nello scenarioche vede completato il nuovo sistema autostradalecon il Passante Nord. ■

problemi della mobilitàStrategia 6 La comunità protagonista nellaprogrammazione dei servizi ferroviariPer il successo del Servizio Ferroviario Metropolita-no è determinante che alla comunità metropolitana diBologna siano attribuite competenze sulla program-mazione dei servizi ferroviari. Ferma restando la titolarità della Regione Emilia-Ro-magna, si auspica che presto sia conferita alla Provin-cia di Bologna un’effettiva co-titolarità nella program-mazione del trasporto ferroviario in ambito provin-ciale, così da poterne garantire l’integrazione con iservizi su gomma extraurbani nell’ottica di una ge-stione unitaria della rete. Strategia 7 La nuova Tangenziale e il Passan-te NordI due grandi progetti del Passante Nord e del ServizioFerroviario Metropolitano devono essere necessaria-mente legati: alla sostenibilità del primo deve corri-spondere una compensazione per la comunità bolo-gnese attraverso nuove risorse destinate al potenzia-mento infrastrutturale, tecnologico e gestionale deitrasporti pubblici locali su ferro.Il pedaggio aggiuntivo previsto ai caselli in accesso al-la tangenziale è l’elemento di maggior rilievo di que-sta concezione, perché assicurerà, in maniera siste-matica, le risorse necessarie per l’adeguamento e ilpotenziamento del sistema di trasporto pubblico bo-lognese.Strategia 8 Il road pricing per il trasporto pub-blicoLa leva tariffaria è uno degli strumenti che il Docu-mento di indirizzi strategici per il Piano della MobilitàProvinciale intende proporre per risolvere la situa-zione prossima al collasso in cui versa la rete strada-le bolognese e, allo stesso tempo, accelerare il pro-cesso di attuazione del Servizio Ferroviario Metropo-litano. La strategia prevede la riscossione di un pe-daggio per l’uso del sistema tangenziale-autostradaleche venga utilizzato per finanziare il potenziamentodel Servizio Ferroviario Metropolitano, in particolaresulle direttrici di provenienza degli utenti automobili-sti. Il Piano della Mobilità Provinciale prevede unastruttura coerente, equa e trasparente dei prezzi: dal-

n tempo, lo “stradino” curava la manu-tenzione della strada, era conosciuto erispettato in quanto garante della sicu-

rezza e della tranquilla circolazione. Oggi, il canto-niere - definizione del mestiere più tecnica, menoromantica - esercita le stesse mansioni, ma a caval-lo tra passato e modernità, sospeso nell’incertezzadi un futuro progressivamente in mutamento. I can-tonieri della Provincia di Bologna - riferisce l’inge-gner Davide Parmeggiani, dirigente della manuten-zione stradale - sono 167, di cui 157 impegnati sul-le strade, 6 in officina, 2 nella segnaletica e 2 in la-boratorio. Ne mancano 10: carenza di organico chenon si riesce a colmare, non venendo indetto il re-lativo concorso, tantomeno, di questi tempi, essen-do incentivata negli Enti la mobilità, i due soli cana-

li di accesso alla professionecon 1.384 chilometri di stra-de provinciali - escluse quellein capo ai Comuni con più di10.000 abitanti - di cui 304dell’Anas “ereditati” nel2001, i cantonieri hanno gior-nalmente il loro daffare. Dal-le 7 alle 13 e 30 operano, sa-bato incluso, divisi in 20 squa-dre di 6 - 8 persone, ciascunacapitanata da un sorvegliante(dotato di cellulare) che ha il

compito di percorrere i 70 chilometri di sua com-petenza per verificarne il buono stato e, qualoraeventi atmosferici o incidenti lo abbiano compro-messo, provvederne al risanamento. Il cantoniere,che percepisce uno stipendio di circa 1.000 euro almese, cura le banchine, chiude le buche, si occupadelle reti di scolo delle acque, stucca i muri in mon-tagna, sistema i cartelli e il guardrail, asfalta piccolitratti di strada, contribuisce in parte alle attività an-ti neve. Ai grandi lavori provvedono le ditte ester-ne, più produttive per mezzi, struttura ed orario dilavoro. “Nel tempo le tecnologie e i materiali si so-no evoluti tantissimo e miglioreranno ancora - diceParmeggiani - rendendo sempre più leggero il lavo-ro del cantoniere, che pure resta duro e per que-sto non è ambito dai giovani. Oggi in montagnaquesta figura è ancora benvoluta, la si vede comequalcuno che dà una mano; in pianura, al contrario,la si vive negativamente perché rallenta il traffico.Qui in Provincia abbiamo il problema di una gene-razione prossima alla pensione; 39 dei nostri can-tonieri sono nati tra il ’58 e il ’62: chi li sostituirà infuturo?”

Tre storie“Una volta il cantoniere era un po’ il poliziotto diquartiere, era ben visto dalla gente perché garanti-va sicurezza e ordine sulle strade, invece adessoche cambiamo posti e operiamo a gruppi, ci cono-scono e ci amano poco”, afferma Paolo Campagno-li, 48 anni, sorvegliante dell’area di Crevalcore. È di-ventato cantoniere nell’80, attratto dal vantaggiodel pomeriggio libero. Racconta di aver assistito,nel corso degli anni, a una crescita galoppante del-la maleducazione stradale: “Sarà anche perché iltraffico è quadruplicato - dice - , ma il comporta-mento degli automobilisti è progressivamente peg-giorato. Oggi si accetta malvolentieri di sacrificareil proprio tempo a cause di forza maggiore; sullastrada si va di fretta, tanti guidano parlando al cel-

Le strade delcantoniere

Garantiscono la loro manutenzione,le controllano e le sorvegliano.

Mansioni antiche e pur sempre nuoveper una squadra di 167 persone

mestieri

di Michela Turra U

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lulare, gli intolleranti sono la maggioranza e i male-ducati abbondano, senza alcun rispetto per noi e ilnostro lavoro.” Sembra che il cantoniere non sia un mestiere dadonna, tanto è vero che al primo concorso la man-darono via. Ma lei, testarda, ci riprovò e vinse. Oggi Paola Crisalidi, 49 anni, bolognese trapiantataa Vado per amore della natura, è fiera e soddisfat-ta della sua scelta professionale. Sarà che le piacestare tra i maschi (“coi colleghi litigo ma ho soloamici”) e che ama la vita all’aria aperta, ma Paolanon cambierebbe con un’altra la professione che hascelto: “Tante volte mi hanno chiesto se volevo es-sere trasferita in un ufficio in Provincia, visto cheho un diploma da segretaria d’azienda, ma ho sem-pre rifiutato - dice, convinta -. Non riuscirei a sta-re al chiuso dietro una scrivania, non fa per me”.Naturalmente le problematiche non mancano: “Lanevrosi collettiva si è accentuata negli anni e lo sivede in chi guida - lamenta - Quanto alla retribu-zione, ci hanno tolto le trasferte, così adesso mi ri-trovo a prendere meno di 4 anni fa”. Poi, tra gli in-certi del mestiere c’è anche il dolore di perdere unamico: “Nel ’99 - ricorda - abbiamo avuto un mor-to nella nostra squadra di Monzuno, Morris Uraga-ni, che a 40 anni è stato travolto mentre lavoravasulla fondovalle Savena. Era uno dei miei preferiti, èstato un colpo durissimo”.Per lui, il lavoro da cantoniere è anche un’opportu-

nità di crescita professionale: Mario Porcu, 32 anni,di Molinella, è uno dei più giovani cantonieri dellaprovincia di Bologna. Lavora nella squadra di Medicina ed è approdato aquesta professione nel 2001, in seguito a una do-manda di mobilità presentata al Comune di San Pie-tro in Casale, dove lavorava come autista magazzi-niere. “Del cambiamento sono contento - dice - . Certo,stare sul ciglio della strada è rischioso e all’inizio èstato traumatico, ma poi mi ci sono adattato. Puressendo quello del cantoniere un lavoro di tipopratico, ho potuto esprimermi anche ad altri livelli:quando le ditte esterne vengono ad effettuare i la-vori, mi chiedono assistenza e consulenza, questoin quanto sono geometra, ma soprattutto perchého saputo guadagnarmi la fiducia di chi lavora conme”.Mario ha sperimentato personalmente la pericolo-sità del lavoro, incappando in un infortunio che loha costretto a stare fermo due mesi: un incidentestradale subito mentre, coi colleghi di squadra, sitrovava sul mezzo di servizio alla volta della desti-nazione del giorno: “Un pazzo ci è venuto addos-so” racconta, concludendo che, oltre a stare oresotto il solleone e a respirare catrame, il cantonie-re “rischia sempre, tra veicoli che ti schivano all’ul-timo momento, specchietti che ti sfiorano e guida-tori scriteriati”. ■

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ambiente

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er alcuni si tratta di lavoro, peraltri di volontariato, anche soloper otto ore al mese.

Tra i custodi che lo fanno di mestiere cisono gli agenti della Polizia provincia-le. Il Corpo è stato istituito nell’aprile1994, come naturale evoluzione delle fi-gure che operavano come guardiacacciae guardapesca. Nell’ottobre 2002, il Cor-po è stato dotato di un nuovo regola-mento, in base alla legge regionale 3/1999che stabilisce che la Provincia “esercita lefunzioni di polizia locale nelle materieconnesse alle proprie competenze”, chelo pone alle dirette dipendenze della pre-sidente della Provincia.In particolare, il Corpo vigila sulle attivitàittico-venatorie, sulla tutela del territo-rio, dell’ambiente e delle risorse naturali-stiche, sulla protezione della flora e dellafauna, sulla tutela degli animali d’affezionee svolge i servizi di Polizia stradale nel-l’ambito del territorio di competenza.Svolge inoltre interventi di educazioneambientale nelle scuole. Con il suo ruolo,diventato un punto di riferimento, la Po-lizia provinciale garantisce il rispetto del-

le leggi e dei regolamenti attraverso laprevenzione e la repressione degli illecitiamministrativi e penali. Il Corpo è costituito da un comandante,un vice comandante, otto coordinatori dizona e da trenta agenti. La struttura è or-ganizzata in otto ambiti distrettuali inter-comunali, una sezione tecnico-progettua-le che si occupa delle specie selvatiche difauna e flora tutelate dalle convenzioniinternazionali, e un Nucleo di Polizia Am-bientale (NAP) che svolge attività di vigi-lanza, controllo, prevenzione e repres-sione degli illeciti ambientali, in particola-re sulle materie delegate alle Province, instretto coordinamento con i tecnici delsettore ambiente ed in collaborazionecon altri enti. “Nonostante la carenza di organico delCorpo – spiega il comandante MariaRosaria Sannino - il numero degli agen-ti è inferiore al minimo regionalie di 47,nei primi mesi dell’anno abbiamo effet-tuato importanti interventi di polizia giu-diziaria, tre dei quali in materia ambienta-le, denunciando all’autorità giudiziaria iresponsabili. Nell’ambito della vigilanza

per la tutela degli animali d’affezione, inmarzo abbiamo scoperto un allevamentoabusivo di cani e denunciato il responsa-bile per maltrattamento di animali. Un ri-sultato di cui sono molto fiera, frutto diuno spiccato senso di responsabilità e at-taccamento al lavoro degli operatori chehanno lavorato instancabilmente e conpassione anche per molte ore consecuti-vamente. Attualmente il Corpo è in fasedi riorganizzazione, mi auspico che i ri-sultati raggiunti siano ulteriormente po-tenziati con il nuovo progetto che si basasu un più stretto collegamento tra le sin-gole zone di vigilanza.”Le Guardie Ecologiche Volontariesono invece cittadini che svolgono attivi-tà di volontariato per diffondere la cono-scenza ed il rispetto dei valori ambientalie concorrono con le istituzioni pubblichealla tutela del patrimonio naturale e del-l’ambiente. In particolare, in base alla Legge Regiona-le 23/89, le GEV hanno, tra l’altro, pote-ri di "accertamento" in materia di salva-guardia della flora spontanea e rara, dellaraccolta dei prodotti del bosco e del sot-

Lavorano per la tuteladell’ambiente. È con loro chepotremmo avere a che fare

raccogliendo di nascostoun’orchidea in un bosco,

attraversando un parco cittadinoin motorino, o andando

illegalmente a caccia

I custodi del territorioP

a cura di Veronica Brizzi

ambiente

19

tobosco, sull’applicazione dei regolamen-ti dei parchi regionali e delle riserve na-turali, degli scarichi nelle fognature e neicorsi d'acqua; sullo smaltimento dei rifiu-ti. Promuovono inoltre attività di infor-mazione ambientale ed aiutano gli organicompetenti nella protezione civile.Si tratta quindi di veri e propri pubbliciufficiali che verificano che le leggi poste atutela dell'ambiente vengano rispettate,che possono redigere verbali di accertataviolazione e comminare una sanzione pe-cuniaria. Per ogni fatto di rilevanza pena-le hanno comunque l’obbligo di informa-re l'autorità giudiziaria.A differenza della Polizia provinciale edella Guardia Forestale, infatti, le GEVnon sono agenti di Polizia giudiziaria, male loro attività sono strettamente inter-connesse. Numeri alla mano, tenendopresente che gli agenti di Polizia provin-ciale e le Guardie forestali dislocate sulnostro territorio sono circa una trentina,si capisce come le attività di tutela del-l’ambiente dei tre Corpi non possano so-vrapporsi ma invece integrarsi e suppor-tarsi, pur nelle rispettive competenze.

Il Corpo delle GEV inoltre, partecipa di-rettamente in tutti i casi di "emergenze"e allertamento di Protezione Civile, edesegue nel periodo estivo attività di pre-venzione incendi e avvistamento/allarme.La nomina a GEV viene effettuata dallaProvincia dopo un apposito corso di for-mazione, organizzato sempre dall’Ente, eil superamento di un esame. Ogni guardiaper poter operare deve essere poi inpossesso del decreto di guardia giuratarilasciato dal Prefetto, e aderire ad unRaggruppamento provinciale. A tutt’oggile guardie in possesso del decreto sonocirca 280, mentre altre 120 persone figu-rano tra i nuovi iscritti, in attesa di fre-quentare il corso o superare l’esame, chesvolgono attività di volontariato e affian-camento in particolare in materia di edu-cazione ambientale e protezione civile. Il Corpo forestale è una forza di poliziadello Stato ad ordinamento civile, specia-lizzata nella tutela dell'ambiente, del pae-saggio e dell'ecosistema ed inserita nelcomparto statale della sicurezza. Oltre acompiti di polizia ambientale e forestale,svolge funzioni di polizia giudiziaria, ordi-

ne pubblico e pubblica sicurezza e pubbli-co soccorso. È una delle strutture opera-tive nazionali della Protezione Civile, ac-canto ai Vigili del Fuoco, alle Forze Ar-mate ed alle altre forze di polizia.. È inol-tre una delle strutture operative naziona-li preposte alla difesa del suolo. E' infinepreposto alla sorveglianza dei parchi na-zionali e delle riserve naturali dello Stato,al controllo sul commercio internaziona-le delle specie di fauna e di flora minac-ciate di estinzione (Convenzione di Was-hington - CITES) ed alla repressione del-le frodi in campo agro-alimentare e fore-stale, commesse in danno dell'Unione Eu-ropea. Svolge anche compiti di polizia ve-natoria ed attività di controllo sulla pescanelle acque interne. A livello provinciale ilCorpo, composto da circa una quaranti-na di persone, è organizzato in un Coor-dinamento provinciale che ha sede a Bo-logna e in 11 reparti sul territorio in cuioperano due/tre agenti. A queste struttu-re si affianca il NIPAF, Nucleo investigati-vo di polizia ambientale e forestale, che sioccupa in particolare di protezione am-bientale. L’attività del Corpo forestale è stretta-mente connessa con quella della Poliziaprovinciale in un’ottica di collaborazione,azioni congiunte e scambio di informazio-ni, in particolare per i servizi di caccia epesca. ■

Link utiliPolizia provincialewww.provincia.bologna.it/polizia/Guardie Ecologiche volontariewww.gev.bologna.it/homeCorpo forestale dello Statowww.corpoforestaledellostato.it

Nella pagina a fianco foto di gruppo per gli agentidella Polizia provinciale. Il Corpo, nella configurazioneattuale, è stato costituito nel 1994.Qui a fianco, il gruppo di guardiacaccia e guardiapescadella Provincia alla fine degli anni ’60 (Foto Archivio Provincia)

n e w s

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I vincitori dellaIV edizione di“Fai il tuo spot”Sono tre le classi vincitrici dellaIV edizione di “Fai il tuo spot”, ilconcorso rivolto alle scuole me-die superiori di Bologna e pro-vincia indetto dall’assessoratoprovinciale alla Viabilità e Mobili-tà per promuovere e sensibiliz-zare i più giovani sul tema dellasicurezza stradale. Il concorso, acui hanno partecipato 25 classidi 10 Istituti del territorio pro-vinciale, prevedeva l’ideazione daparte delle classi di uno spotpubblicitario; quelli vincitori so-no poi stati realizzati con il sup-porto di un gruppo di professio-nisti nel campo della comunica-zione visiva, guidati dalla registaEnza Negroni.I video vincitori di quest’annosono stati “Pronto? Sì, a vivere”della 2°G dell’Istituto d’istruzio-ne superiore Enrico Mattei diSan Lazzaro di Savena, “Se bevi,non scendere in pista” della 3°DS dell’Istituto d’istruzione su-periore ITC-Crescenzi-ITG-Pa-cinotti di Bologna; “Lascia un se-gno, ma non sulla strada” della2°AS del Liceo Scientifico Stata-le Leonardo da Vinci di Casalec-chio di Reno. Ad ogni Istitutovincitore è stato consegnato unpremio di 750 euro da investirein attrezzature scolastiche. ■

Se premil’ambientel’ambiente tipremiaÈ stato recentemente premiatocon il Panda d’Oro 2006 dalWWF il Progetto Azioni stra-tegiche per l’attuazionedella Rete Natura 2000 inProvincia di Bologna. Il Progetto comprende numero-se attività svolte dal 2002 al2005 dal servizio pianificazionepaesistica, quali censimenti dihabitat e specie per garantire laconoscenza dei siti e l’individua-zione della loro corretta gestio-ne, un corso di formazione ri-volto al personale degli enti lo-cali sulle nuove competenze inmateria di salvaguardia dellabiodiversità, l’attuazione del“Centro Anfibi” per la conser-vazione delle specie di anfibi ra-re e minacciate di estinzione,l’attività di monitoraggio scienti-fico per valutare l’efficacia degliinterventi di conservazione rea-lizzati.Anche il Progetto Tandem èstato selezionato dalla commis-sione Ue, insieme agli Statimembri, tra i ventiquattro pro-getti ambientali d'eccellenza inEuropa ("Best life environmentprojects 2004-2005"), comple-tati tra il 2004 e l’inizio del2005, che si sono distinti sia percapacità di produrre migliora-menti sull’ambiente, sia per lapossibilità di concreta realizza-zione a livello locale. Il Progetto ha permesso di defi-nire metodologie di lavoro chefacilitano l’applicazione e la dif-fusione di Emas tra gli Enti pub-blici che operano su area vasta,individuando e sviluppando le

sinergie esistenti con Agenda 21Locale (Tandem gestionale) etra Enti che operano su territo-ri sovrapposti, Province e Co-muni capoluogo (Tandem am-ministrativo). Il progetto è statogestito in partnership con leProvince di Ancona, Bari, Ferra-ra, Genova, Modena, Parma eVenezia ed i Comuni di Ferrarae Modena, con la Dcci-Universi-tà di Genova e due consulentiesterni.È giunto quest’anno alla quartaedizione il Premio Ambienteper la migliore tesi di laurea diinteresse ambientale e per lamigliore opera di ripristino emiglioramento ambientale. Il Premio, patrocinato anchedalla Provincia di Bologna, è sta-to istituito dal Centro Agricol-tura Ambiente di Crevalcore al-la memoria di Giorgio Micoli eMilena Bastia, due amministra-tori che hanno dedicato, conpassione e competenza, la lorovita professionale e politica allasalvaguardia dell’ambiente. I vincitori dell’edizione 2005 so-no, ex aequo per la migliore te-si di interesse ambientale, Clau-dia Colliva e Marco Spazzini eex aequo per la migliore operadi rinnovamento e/o ripristinoambientale Anna Bertocchi diCrevalcore e il Fondo S. M. As-sunta di San Pietro in Casale.Menzioni speciali sono andatead Anita Berti per la tesi, alConsorzio Partecipanti di SanGiovanni in Persiceto e all’A-zienda agricola “Le Terremare”di Anzola Emilia, mentre un ri-conoscimento di merito è anda-to al Comune di San Pietro inCasale per la migliore opera diripristino e miglioramento am-bientale. ■

Ambiente

di StefanoGruppuso

l futuro arriva sempre così pre-sto", diceva Einstein e affermavache ad esso non pensava quasi

mai, lasciando intendere che ciò cheavverrà è presente già oggi. Quantoavesse ragione possiamo riscontrarloguardando, ad esempio, il tumultuososviluppo che la tecnologia informaticae la telefonia mobile stanno avendonei nostri giorni. Computer fissi e portatili semprepiù sofisticati e cellulari multimediali con tantissimefunzioni solo qualche tempo fa erano, a malapena,ipotesi d'applicazioni.Anche l'informatica cosiddetta indossabile, ossia ilcomputer integrato nell'abbigliamento (wearablecomputing), da alcuni anni sta traslocando dal mon-do del possibile a quello concreto dei progetti in viadi sperimentazione e sempre più vicini alla com-mercializzazione.È su quest'ultimo settore che l'Unione Europea haconcentrato attenzione e consistenti fondi attivan-do il WearIT@Work. Con questo progetto inten-de promuovere lo sviluppo delle tecnologie con-nesse con l'informatica indossabile individuandoquattro settori d'applicazione: l'assistenza sanitariain ospedale, l'estinzione d'incendi, la produzione divetture e la manutenzione d'aerei. Il progetto coin-volge 35 partner provenienti da 14 diversi paesi eu-ropei, è coordinato dall'Università di Brema (Ger-mania) e vede, per l'Italia, la partecipazione dell'E-NEA di Bologna, di HP Italia e della Giunti Labs.Con un budget di 23,7 milioni di euro ed un finan-ziamento comunitario di 14,6 milioni di euro, risul-ta essere il maggior progetto al mondo sull'informa-tica indossabile.Prendiamo in considerazione l'assistenza sanitaria inospedale. Come ogni mattina il medico parte per ilsuo giro di visite ai pazienti. Ha nella fibbia della cin-tura un computer, porta un bracciale con un letto-re RFID (chip che emettono informazioni se attiva-ti) ed indossa anche un secondo bracciale con unaccelerometro che funge da "mouse". Arrivato alletto del malato, passa il bracciale con il lettore

RFID su un altro bracciale indossatodal paziente per la sua identificazioneautomatica. La cartella clinica delmalato appare su uno schermo mon-tato sulla sponda del letto. Il medicola naviga servendosi del "mouse"montato sul bracciale e può ordina-re esami comunicandoli all'infermie-ra che li inserisce utilizzando il pal-

mare che ha a disposizione. Inoltre il medico puòregistrare un commento vocale nella scheda del pa-ziente servendosi di un auricolare bluetooth, unatecnologia che utilizza specifiche onde radio. Tutti icollegamenti tra gli apparati del medico sono gesti-ti dal computer collocato nella cintura che comuni-ca con il server dove sono memorizzate le cartellecliniche dei pazienti. Non è fantamedicina. Si trattadi una situazione più vicina al reale di quello chesembra, già in sperimentazione. Vediamo il caso del-l'estinzione d’incendi. Ai pompieri viene fornito unvisore collegato al computer che hanno in cinturaed una serie di sensori per il controllo delle funzio-ni vitali, oltre ad un localizzatore di posizione ed unauricolare con microfono. In questo modo chi dal-l'esterno coordina l'azione dei vigili del fuoco puòconoscere, istante per istante, la loro posizione al-l'interno dell'edificio e comunicare con loro infor-mandoli, in caso di scarsa visibilità dovuta al fumo,della presenza di eventuali vicoli ciechi o rischi cau-sati da cedimenti della struttura. Infine, grazie aisensori, i parametri delle funzioni vitali dei pompie-ri sono tenuti costantemente sotto controllo perevitare situazioni di pericolo.É ben grande l’aiuto che il computer inndossato edi sensori ad esso collegati possono fornire anchenegli altri casi interessati dalla ricerca e dalla speri-mentazione attivati dal progetto europeo: i manu-tentori d’aerei e gli addetti alla produzione di auto.Questi alcuni esempi, ma i settori che possono trar-re vantaggi da questa tecnologia non si esauriscononei quattro indicati dall’Unione Europea: sono nu-merosi e molto varie le applicazioni. Pane per la fan-tasia dei ricercatori. ■

L’informatica indossabileDall’Unione Europea

il più grande progetto al mondo su questa

tecnologia. Coinvolto anche l'Enea di Bologna

ricerca

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I

Guardando il programma del governo Pro-di, emerge un fatto inconfutabile: il nuovogoverno di centrosinistra non ha presenta-to un proprio progetto politico concreto,ma una dichiarazione d’intenti che nasceesclusivamente dai ‘no’, dai ‘forse’ e dai ‘nì’a quello che il governo Berlusconi ha fatto.Nemmeno per i primi cento giorni di que-sto nuovo governo si sente dire che cosa ilcentrosinistra voglia fare veramente: si sen-te solo dire che la riforma Moratti deve es-sere rivista, che la legge Biagi va corretta,che la Bossi-Fini deve essere modificata.Smantellare quello che il governo Berlusco-ni ha costruito in cinque anni di mandato èla base su cui si costruisce il progetto poli-tico del governo Prodi. Questo mi sembra essere il primo datoconcreto: l’unico collante che tiene insiemeuna variegata serie di forze politiche diver-se e senza idee, con obiettivi e anime diffe-renti è l’anti-berlusconismo, l’opposizione alcentrodestra. ■

La prima necessità della proposta politica diProdi, della coalizione che lo ha sostenuto edel suo programma elettorale era battereBerlusconi. Bisogna rendersi conto che, sen-za un’opera di rimozione dei guasti che so-no stati provocati dal berlusconismo in temadi immigrazione, politica estera, diritti civili escuola, è impossibile pensare a un’azione ef-ficace di governo, se non barcamenandosi inciò che il centrodestra ci ha lasciato, com-preso il buco economico. Non si può pensa-re però che il governo che verrà passi il suotempo a demolire l’opera di Berlusconi, per-ché ci vorrebbe troppo tempo. Ma credoche, almeno sulle questioni fondamentali,questo sia necessario: ad esempio, sulla que-stione dei Pacs; sull’esigenza di cambiare lariforma Moratti e di rilanciare, in termini dirisorse e personale, la scuola; sui temi del la-voro, dell’economia e della finanza, perchélavoratori penalizzati non potranno mai sta-re all’interno della competizione internazio-nale. La stessa cosa si deve dire per le poli-tiche sull’immigrazione: i Cpt non possonoessere lo strumento attraverso cui conti-nuare a non sanare una situazione dramma-tica. Si tratta di indicare al paese, che l’ha ri-chiesto, una possibilità nuova. ■

Sergio Guidotti

Presidente GruppoAlleanza Nazionale

dopo le elezioni cosa cambia e cosa no

Sergio SpinaPresidente Gruppo Rifondazione Comunista

Le priorità e i dilemmi del nuovo governo Prodi, per i primi cento giornidel suo mandato, toccano più o meno tutti i temi della politica italiana: ilritiro delle truppe dall’Iraq, la riduzione del “cuneo fiscale”, la correzionedell’andamento dei conti pubblici, l’immigrazione (su cui il governo dicentrosinistra pensa di rivedere il ruolo dei Cpt), la revisione dellacosiddetta “legge Biagi” in tema di lavoro, le modifiche all’ordinamentogiudiziario, i Pacs, l’istruzione e la “riforma Moratti”.Quali ripercussioni queste scelte avranno sulla vita politica locale, esugli enti territoriali in particolare? Di questo parliamo con i consiglieri provinciali Sergio Guidotti (An), Sergio Spina (Rc), Plinio Lenzi (Idv), Luca Finotti (FI), Giovanni Venturi (PdCI), Gabriele Zaniboni (Margherita) e Massimo Gnudi (Ds).

IL TEMA

a cura diMauro Sarti

e Michela Trigari

dal consiglio

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Il nuovo governo nasce su un programmamolto ampio, che è stato perfino deriso perla sua grandezza - 280 pagine - ma che tro-va proprio in quell’estensione il suo valorefondamentale. Questo è il terreno per iprossimi cinque anni. È chiaro che veniamo da una legislatura cheha fatto dei danni: ci troviamo in una condi-zione di deriva, di latitanza delle istituzionisu temi fondamentali per tutti i cittadini; l’e-conomia del Paese è stata abbandonata a sestessa con ripercussioni pesantissime sulmondo del lavoro e sullo stato sociale; so-no stati messi in crisi anche quei vantaggiche erano stati faticosamente guadagnaticon l’operato del primo governo Prodi, cheportò l’Italia in Europa. Ora dobbiamo puntare a rilanciare l’econo-mia, il Mezzogiorno, la scuola e la ricerca.Poi ci sono gli altri temi altrettanto impor-tanti: i diritti civili e la riforma costituziona-le del centrodestra, che vorrebbe impoveri-re la magistratura nella sua autonomia e in-dipendenza prefigurando, al contrario, unaPresidenza del Consiglio pigliatutto che nonrichieda la fiducia alle Camere dandole ad-dirittura la libertà di scioglierle. Questo go-verno dovrà impegnarsi a costruire sullemacerie. ■

Prima delle elezioni, il collante dell’Unioneera l’anti-berlusconismo. Nel momento incui non esiste più il rivale, vengono fuori lecontraddizioni della coalizione di centrosini-stra, quelle che viviamo regolarmente ancheall’interno di questo Ente. Quando abbiamoparlato di Israele e Palestina, la maggioranzain Consiglio provinciale si è immediatamen-te divisa: da una parte Ds, Margherita e Ita-lia dei valori, dall’altra Rifondazione e Co-munisti italiani. È chiaro che, nel momentoin cui si dovrà portare avanti una politicapropositiva, non c’è la possibilità che il go-verno Prodi ce la faccia. Mi auguro che l’op-posizione della Casa delle Libertà sia dura,ferma e totale, perché la maggioranza dicentrosinistra ha dimostrato di volere oc-cupare tutte le caselle esistenti. L’ha dimo-strato con la presidenza delle Camere, conla presidenza della Repubblica, con la Fede-razione del calcio, con la nomina di Borrel-li… Non hanno nessuna intenzione di fareun discorso bipartisan. È legittimo, perchéchi vince ha il diritto di fare questa scelta.Viene però ridicolo sentire da parte di alcu-ne forze che, fino a tre mesi fa, non eranoavvezze a nessun tipo di dialogo sostenereche, per il bene dell’Italia, si deve ragionarein maniera più aperta. È ridicolo perché è ladimostrazione, non tanto di voler condivi-dere le sorti dell’Italia, ma di una debolezzainterna che tenta di ampliare a possibili con-fronti per cercare supporto nel momento incui si andrà a parlare di Pacs, quando sicu-ramente il centrosinistra si spaccherà. ■

IL TEMAdal consiglio

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Luca FinottiPresidente GruppoForza Italia

Plinio Lenzi

Presidente Gruppo Italia dei Valori

Foto

Fn

Dopo cinque anni di governo fallimentare,oggi dobbiamo ripartire. E lo facciamo daquei punti condivisi, da quelle 280 pagine,che formano il programma dell’Unione. E lepriorità sono il rientro delle truppe dall’I-raq, non c’è nessuna divisione in questo, lalegge 30 sul lavoro, le gravi lacune e critici-tà della riforma Moratti, e anche questo èscritto nel programma. Non dobbiamo farealtro che partire da ciò che abbiamo siglatotutti quanti e cercare di mettere in campouna politica mirata alla ripresa dell’econo-mia e del settore produttivo del nostroPaese. Un’altra cosa importante è riprende-re il rapporto con le politiche locali inter-rotto dal governo di centrodestra: andareincontro alle esigenze di Province, Comunie Regioni non lasciandole abbandonate a sestesse. Abbiamo visto benissimo che l’ulti-ma finanziaria varata dal governo Berlusco-ni ha tagliato le gambe agli enti locali, met-tendoli in condizioni di non poter più por-tare avanti né le politiche sociali sul territo-rio né quelle mirate alla persona e al citta-dino. Il centrosinistra dovrà partire dal suoprogramma per ridare slancio all’Italia e farparte dell’Europa con una incisività maggio-re rispetto a quella che ha. ■

L’Unione deve portare avanti il progettocon il quale si è presentata agli elettori. Nonc’è un collante anti-berlusconiano: il collan-te sta nel programma, non perché è forma-to da 280 pagine, ma perché è frutto di unlungo lavoro di confronto, di mediazione trale culture che fanno parte del centrosini-stra. In questo programma c’è tutto: dal ri-sanamento del debito pubblico alla ripresadella coesione sociale, dalla concertazionecon le parti sociali alla solidarietà tra gene-razioni, fasce e categorie, fino all’equità fi-scale. Tutte cose che sono mancate. Le in-dicazioni sono chiare. Sui Cpt, ad esempio,noi siamo d’accordo con la lotta all’immi-grazione clandestina, ma abbiamo anche ri-scontrato l’inefficacia di questo strumento.Poi troveremo quale riconoscimento darealle unioni di fatto. Sul tema delle riforme,invece, ci sono quelle che bisogna eliminaree altre che vanno solo modificate. Circa lalegge Biagi, bisogna togliere quegli elementie quelle figure contrattuali che hanno por-tato alla precarizzazione del lavoro giovani-le. E così ancora per le opere pubbliche: sitratta di andare a vedere quante risorse ef-fettivamente ci sono e indicare una scala dipriorità. Tutte queste cose sono contenutenel programma, e a questo ci dobbiamo at-tenere. ■

IL TEMA dal consiglio

Giovanni Venturi

Presidente Gruppo

Comunisti Italiani

Gabriele ZaniboniPresidente Gruppo Margherita

MassimoGnudi

Presidente Gruppo

Democratici di Sinistra

Il progetto di governo per il Paese del go-verno Prodi, che al contrario non era maistato presentato in campagna elettorale dal-la Casa delle Libertà, l’Unione l’ha costruitoinsieme. Non a caso tutta la campagna elet-torale del centrodestra è stata improntata asmontare alcuni aspetti del nostro program-ma più che a presentarne uno proprio, a di-mostrazione ulteriore che non vi è stata unacapacità di presentarsi al Paese in terminipropositivi. Il progetto del centrosinistra in-vece tende ad affrontare alcuni temi fonda-mentali e innanzitutto a rimettere in motol’economia. Nel corso degli ultimi cinqueanni il Paese è rimasto fermo. Oggi invece bisogna sostenere le imprese, ilpotere d’acquisto dei lavoratori, ad esempioattraverso le scelte politiche legate al cuneo

fiscale e nell’ambito di una ridefinizione del-la tassazione in senso progressivo e a para-metri europei. Su questo il centrodestra ali-menta allarmismo, ma vorrei ricordare chequesto paese l’abbiamo già governato, di-mostrando di avere la capacità di risolvere iproblemi dell’Italia. Vanno poi affrontate lequestioni della precarietà dei giovani. Un al-tro tema molto importante è quello di ri-lanciare il ruolo internazionale del nostroPaese. Insieme all’azione di governo, sarà al-trettanto decisivo rafforzare il profilo politi-co della coalizione. E noi siamo impegnati afarlo costruendo un soggetto politico nuo-vo, che faccia riferimento all’Ulivo e al nuo-vo Partito Democratico, convinti che que-sta sia una risposta a una domanda elettora-le molto chiara. ■

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Il Paese con le ultime elezioni non haespresso un’opinione chiara e definita, l’Ita-lia che ne è emersa risulta spaccata a metà,questo è un dato oggettivo, inconfutabile ea mio avviso negativo. La compagine eletto-rale di centrosinistra è poi raccogliticcia,estemporanea e senza grandi catalizzatoricomuni, che trova, ancora una volta, solonell’avversario e nell’antagonista la giustifi-cazione del ruolo di protagonista. Questo èun gioco perverso che non credo paghi inpolitica, e lo dimostra lo scarso risultatoconseguito dall’Unione nonostante ci fosseun trend europeo che penalizzava i governiin carica, in funzione di logiche economicheinternazionali, imputando loro tutti i malieconomici. Nemmeno approfittando di que-sto trend Prodi è riuscito a vincere in mo-do convincente, proprio perché gli mancaun progetto politico alternativo a quello delcentrodestra. ■

Queste elezioni sono state un referendumcontro Berlusconi. Una tornata elettoraleche è fallita perché, se facciamo la sommadei voti al Senato e alla Camera, l’ex presi-dente del Consiglio ha preso più voti di Pro-di. E questo vuol dire che la maggioranzadegli italiani era comunque concorde conquello che aveva fatto il governo Berlusco-ni, nonostante sia stata fatta una campagnaelettorale completamente contro l’uomo. Elo dimostra il fatto che Forza Italia era ed èil primo partito in Italia, con un risultatopiuttosto notevole nei confronti del secon-do partito, i Ds. Quindi quella aggregazioneche era nata contro Berlusconi, parte nu-mericamente minoritaria. Poi le leggi eletto-rali sono state fatte come sono state fatte equindi governa il centrosinistra. ■

Finotti

Come ha detto il comico Paolo Rossi, ci tro-viamo di fronte a un’anomalia politica tuttaitaliana: se fosse ancora in vigore il sistemaelettorale voluto a suo tempo dal centrosini-stra, l’Unione avrebbe perso. Con il nuovosistema elettorale voluto fortemente da Ber-lusconi e dai suoi alleati, il centrosinistra in-vece ha vinto e il centrodestra ha perso. Oraperò è tempo di ripartire. ■

Venturi

Il Centrosinistra ha vinto le elezioni, seppurcon un risultato risicato. Ma in democraziaquello che conta è anche avere un solo votoin più. Nella sostanza c’è un risultato eletto-rale, un dato che ha parlato chiaro. ■

Zaniboni

Considero questa vittoria elettorale, anchese al di sotto delle aspettative, come un ri-sultato ottenuto nonostante una legge cheha fortemente penalizzato il centrosinistra.Ma ci sono stati altri segnali significativi: ilfatto che la Casa delle Libertà abbia tenutosoprattutto grazie a Udc e Alleanza nazio-nale (Forza Italia ha perso oltre due milionidi voti), è una sconfitta politica realizzatasi

Gnudi

IL TEMAdal consiglio

Guidotti

Il paese è diviso? Ma l’Italia politicamente èdivisa da molto tempo: una volta c’eranocondizioni interne ed internazionali diffe-renti, per cui la composizione delle forzeavveniva in un altro modo e con uno stileche io ripristinerei. Perché la dialettica Dc-Pci dell’epoca dellaprima Repubblica aveva comunque da inse-gnare una modalità di funzionamento deirapporti politici migliore. Detto questo, lapolitica e il mondo sono cambiati, e quindianche l’evidenza delle differenziazioni è sot-to gli occhi di tutti. ■

Spina

Nel panorama politico di oggi c’è una note-vole varietà di soggetti e numerosi sono an-che all’interno dell’Unione. Ma stiamo an-che assistendo a processi che tendono aduna maggiore semplificazione del quadropolitico, in direzione di nuove entità chesorgano da percorsi comuni fra più soggettinel centrosinistra. A questi processi guar-diamo con molta attenzione. ■

Lenzi

Quali le considerazioni sul voto dopo le elezioni politiche? Cosa ne pensano i pre-sidenti dei gruppi consiliari?

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stata una ricollocazione, all’interno del cen-trodestra, che produrrà effetti nuovi in ter-mini di dialettica politica. ■

anche in quella parte del paese più legataterritorialmente ad alcune roccaforti delcentrodestra come ad esempio il Nord. C’è

IL TEMA dal consiglio

In tema di politica locale, quali ripercussioni avranno le scelte del governo Pro-di sugli equilibri tra maggioranza e opposizione all’interno del Consiglio provin-ciale di Bologna e sul nuovo rapporto con gli Enti territoriali?

Credo che le politiche locali di Provincia eComune di Bologna, governate tradizional-mente dal centrosinistra e che sono la foto-copia della maggioranza non coesa e cultu-ralmente disaggregata che c’è a Roma, sianola dimostrazione pratica di questa divisione.Ad esempio, quando la Provincia vota sulleprivatizzazioni c’è una sinistra radicale chegiustamente rivendica il suo ruolo. E anchele difficoltà di rapporti tra l’Ulivo e la sini-stra più radicale in Comune, a fronte degliodg sulla legalità o sul campo da golf in col-lina, sono l’esemplificazione di quello chesuccederà a Palazzo Chigi. Credo che ogni tentativo, fatto anche inquesto tavolo, di certificare la cementifica-zione della maggioranza cozzi con la realtàdi tutti i giorni. Il centrosinistra non è d’ac-cordo nemmeno se la nuova legge elettora-le sia stata un fatto positivo o negativo: Ven-turi ha citato la battuta di Paolo Rossi percui ha goduto impropriamente della nuovalegge, mentre Gnudi ha detto di essere sta-to penalizzato dalla legge elettorale. Nonc’è intesa neppure su questo. ■

A Bologna, in linea con il trend italiano, Ri-fondazione comunista è cresciuta di duepunti percentuali. Quindi l’idea che ci ha ac-compagnati nei due anni e mezzo di gover-no locale ha in qualche modo dato ragionealle scelte del nostro partito di portare, al-l’interno delle amministrazioni, la capacitàdi dialogare, ascoltare e mantenere vivo ilrapporto con i cittadini che ci hanno dele-gato a rappresentarli. Dico questo perchéBologna, e in generale l’Emilia-Romagna, vi-ve una condizione migliore rispetto al Pae-se. Nel governo nazionale, così come nel-l’amministrazione locale, credo che il com-pito del centrosinistra – e questo è il ruoloche continua ad assumersi il Prc cercandoun rapporto con tutte le forze della coali-zione, in particolare con quelle della sinistraalternativa – sia quello di testimoniare chele scelte vanno fatte in rapporto alle do-mande, alle esigenze e ai bisogni che vengo-no dal Paese e dalla parte sociale che ci sia-mo candidati a rappresentare. Anche discu-tendo: perché la discussione all’interno diuna coalizione è il sale della democrazia. A

livello locale abbiamo inoltrecontinuato a lavorare e a farescelte impegnative, anche sulterreno del rapporto con i la-voratori all’interno dell’Ente,mentre il governo nazionalepenalizzava pesantemente a li-vello finanziario tutte le ammi-nistrazioni e, in particolare,quelle più efficienti tra cui an-che la Provincia di Bologna.Ora si potrà aprire un rappor-to diverso con un governo di-verso. ■

SpinaGuidotti

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Foto

G. A

voni

Un momento del forum deipresidenti dei Gruppi

Bologna e la sua Provincia sono un fatto piùche emblematico di tutte quelle contraddi-zioni che esistono dentro la coalizione dicentrosinistra. Ad esempio vediamo, all’in-terno della Giunta che sorregge il sindacoSergio Cofferati e all’interno di quella chesorregge la presidente Beatrice Draghetti, iproblemi che riguardano le occupazioni emi sembra ci sia una disparità totale tra leidee di Ds-Margherita e di Comunisti italia-ni e Rifondazione. Sul problema della legali-tà sono mesi che si sta cercando di fare undocumento comune senza che ci si riesca.In Provincia non siamo riusciti a votareneanche un documento che condanni glislogan ‘10, 100, 1000 Nassiriya’. Allora, pri-ma di ragionare sui Pacs, forse bisognerà ve-dere se questo governo sopravvivrà a sestesso. Come diceva prima il consigliereGnudi, hanno già governato per alcuni anni.In realtà non hanno fatto niente, perché leriforme delle pensioni, della scuola e del la-voro le ha fatte il governo Berlusconi. ■

quelle che sono necessarie, non alle catte-drali nel deserto. Anche la nostra provinciaha bisogno di grandi opere. Così come sul-la filiera scuola-formazione-lavoro-ricerca-industria-impresa, dove anche in provinciadi Bologna ci sono alcune criticità, siamoconvinti che questo governo saprà portarenuova linfa. ■

Venturi

Zaniboni

IL TEMAdal consiglio

Finotti

A livello locale la coesione della maggioran-za non è in discussione. In tutti i livelli delleamministrazioni, dall’assemblea legislativaregionale al più piccolo Comune, ci sonoaccordi programmatici. Questo è semprestato e continua a essere il terreno sul qua-le impostare azioni politiche comuni. Poi ledifferenti sensibilità che si possono manife-stare su alcuni argomenti non intaccano lasostanziale unità di fondo. Anche a Bolognasiamo tutti uniti sui programmi di mandato.Per gli Enti locali serve poi una svolta ri-spetto all’atteggiamento del governo prece-dente, dove venivano impostati vincoli allapotenzialità e alla capacità degli interventiamministrativi, non tanto sull’efficacia delbuon governo locale quanto su tetti assurdidi spesa assegnati indipendentemente dallostato di salute dei bilanci. Questo perchéoccorre ritornare a un concetto di federali-smo che sia più reale e più solidale. La de-volution, così come è disegnata nella rifor-ma costituzionale, è tutto l’opposto. Circale infrastrutture, bisogna dare impulso a

Lenzi

Per andare incontro agli Enti locali il nuovogoverno dovrà attuare per prima cosa unapolitica di ascolto, di collaborazione e dirapporto continuo con i territori. Non undialogo fra sordi, come succedeva prima,ma un rapporto stretto e costante su tuttele problematiche e le questioni che le Am-ministrazioni locali affrontano quotidiana-mente. Per quanto riguarda la politica delleinfrastrutture, anche nella nostra provincia,è fondamentale che il governo valuti e attuile scelte più giuste e necessarie. Infine devofare un riferimento ai lavoratori pubblici,perché anche nel nostro Ente i precari stan-no attraversando un momento molto deli-cato. Sono state compiute scelte non volu-te dall’Amministrazione: la Provincia si è at-tenuta a ciò che il governo precedente, tra-mite l’ultima legge finanziaria, aveva decisodi attuare. Dal governo Prodi ci aspettiamouna politica di controtendenza anche ri-spetto ai lavoratori, sia pubblici sia privati.Ci aspettiamo che scelte sciagurate, chehanno portato al licenziamento dei lavora-tori precari negli Enti pubblici, siano rivistepresto. ■

Il governo nazionale può influire nel rappor-to con gli Enti locali in tre punti. Il primo ènel ritorno al dialogo e al federalismo. Nelprogramma abbiamo indicato l’abolizione deitetti di spesa, quindi in sostanza dei vincolicentralistici che hanno caratterizzato i cin-que anni di precedente governo, per cui gliinvestimenti, lo sviluppo, la fiscalità potrannoessere decisi dai Comuni, più vicini ai citta-dini. Il secondo punto riguarda le infrastrut-ture. Ne abbiamo un bisogno enorme, come

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nodo di Bologna, non solo perché il nostroè un territorio dinamico che richiede svilup-po, ma anche perché è la spina dorsale delPaese. Si dovrà cercare assolutamente di accelera-re su alcune opere fondamentali: il passanteNord anzitutto, il completamento del Siste-ma ferroviario metropolitano, il programmaAnas e la mobilità cittadina. Il terzo punto ri-guarda la crisi produttiva del sistema indu-striale, in particolare la chiusura di aziende, i

processi di mobilità e i licenziamenti colletti-vi. Quello che noi auspichiamo, e siamo con-vinti che potrà influire positivamente, è undiverso approccio, soprattutto per quantoriguarda comparti omogenei. E mi riferisco aquello che è successo negli ultimi tempi aglizuccherifici, alla crisi delle cartiere della Val-le del Reno… Siccome non sono episodiisolati, bisogna riportare al centro del siste-ma produttivo il lavoro e aprire tavoli nazio-nali di confronto. ■

IL TEMA dal consiglio

Il rapporto con le Regioni, le Province e iComuni rappresenta un aspetto strategicodell’azione del governo Prodi, anche per ri-uscire a costruire, attraverso le politiche diconcertazione, un dialogo con quella partedel Paese che non ha votato per il centrosi-nistra. Un altro aspetto essenziale è l’atten-zione ai temi del territorio. Da questo punto di vista credo dovrebbeessere riconosciuto, da parte del governo,un ruolo al sistema delle autonomie localinella costruzione degli obiettivi e delle scel-te per il patto di stabilità, voltando pagina ri-spetto a un atteggiamento centralistico epenalizzante, quale quello che c’è stato nelcorso di questi anni, che ha drasticamenteridotto le possibilità d’azione e d’iniziativadegli Enti locali. Credo inoltre che un altro punto importan-

Gnudi te sia il riconoscimento della funzione che leautonomie locali svolgono circa le politichedel welfare, che ormai si connotano essen-zialmente come politiche legate alle sceltelocali. Sul tema delle infrastrutture, la pro-vincia di Bologna ha vissuto una situazionedi grande sofferenza nel rapporto con ilprecedente governo, anche se questa ammi-nistrazione è riuscita a definire una propo-sta organica sul nodo mobilità, anche attra-verso una efficace concertazione con il Co-mune capoluogo. Tra le proposte che abbiamo avanzato vo-glio sottolineare il Piano provinciale dellamobilità, il Sistema ferroviario metropolita-no, il passante Nord. L’altro elemento checi auguriamo trovi una risposta positiva nelrapporto con il governo Prodi è il tema del-le città metropolitane. ■

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Foto

Fn

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avvenuto ufficialmente lo scorso 20 giugnoil passaggio di consegne nella Giunta pro-vinciale, dopo le dimissioni di Andrea De

Maria, neoeletto segretario della federazione deiDs di Bologna. Il riassetto, deciso e comunicato alConsiglio, dalla presidente Beatrice Draghetti ha vi-sto la nomina dell’assessore alla Pianificazione Ter-ritoriale, ai Trasporti e alle Politiche abitative Gia-como Venturi a vicepresidente e il debutto nell’e-secutivo di palazzo Malvezzi di Aleardo Benuzzi, alquale è stata affidata la delega al Bilancio. Le nomi-ne, che sono esecutive dal 21 giugno, si sono resenecessarie in seguito alla decisione di De Maria dirinunciare ad entrambi gli incarichi amministrativiper seguire il suo nuovo impegno alla guida dellaQuercia bolognese.“Dopo due anni, che sono stati molto belli e ricchi,vi lascio in buone mani” ha detto De Maria, comu-nicando la sua decisione all’aula, che lo ha salutatocon un applauso ed espressioni di stima, e dicen-dosi certo del carattere “di altro profilo” delle scel-te di Draghetti in merito ai suoi successori. Ricor-dando la “grande sensibilità istituzionale” di De Ma-ria, la presidente ha espresso “convinta e forte gra-titudine” all’assessore dimissionario, ricordando ilsuo impegno profuso “senza risparmio, per dare ilprofilo di collegialità e laboriosità alla Giunta e perconsolidare il rapporto con il Consiglio e con tuttoil territorio”. Ora il suo primo collaboratore sarà Venturi (chemantiene le deleghe già assunte a inizio mandato)“il cui lavoro qualificato e puntuale fin qui svolto -ha voluto sottolineare Draghetti - è una garanziainequivocabile del fatto che saprà corrispondereanche a questi ulteriori impegni con generosità e ri-gore”. Dal canto suo Venturi, che avrà anche ilcompito di portare avanti il progetto Appennino, siè detto “inorgoglito e anche un po’ preoccupato”della nuova responsabilità, assicurando che prose-guirà l’opera di dialogo e di valorizzazione del ruo-

lo di coordinamento affidato allaProvincia avviato da De Maria”. “Unmetodo - ha chiarito Venturi - cheassume maggior valore oggi che ciapprestiamo alla verifica di metàmandato e dobbiamo fronteggiareuna situazione difficile sul piano del-le risorse, che richiede grande re-sponsabilità da parte di tutti nelladefinizione di priorità condivise perrispondere ai bisogni del territorio”. Un mandato a metà cammino che,ha concluso Draghetti “sarà arric-chito sicuramente anche dall’im-pronta personale di Benuzzi”. “L’incarico che mi è stato offerto èmolto importante e impegnativo eringrazio la Presidente per la propo-sta che mi ha fatto” ha commentatoil neoassessore al Bilancio, precisan-do che “la sfida più grande per tutti,in questo momento di sempre minori risorse, saràquella di concentrare gli investimenti e ottimizzarela spesa”. ■

Passaggio del testimone

in GiuntaÈ

vita istituzionale

Mentre Giacomo Venturi è noto datempo come amministratore pubbli-co, Aleardo Benuzzi è al suo primoincarico da assessore. Nato a Castellodi Serravalle, ha 51 anni e risiede aBologna. Da metà degli anni Settantaha ricoperto numerosi incarichi mana-geriali all’interno del Gruppo Unipolprima e di Unipol Banca dal 1998. Nel2002 viene nominato come rappre-sentante della Provincia di Bologna edei comuni del territorio nel GruppoHera nel quale diviene vicepresidentee assume la presidenza di Famula onLine, la società informatica della mul-tiutility, carica che ricopre tuttora. Dal 1999 al 2001 è stato membrodella segreteria provinciale dei Ds conla funzione di responsabile del setto-re Economia e Lavoro.

CHI SONO

Sotto, il nuovo assessore al BilancioAleardo Benuzzi. Accanto, il dimissionarioDe Maria con la presidente Draghetti esullo sfondo il neo vice Giacomo Venturi(Foto V. Cavazza)

comportamenti

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esiderio di trasgressione, me-ro piacere del rischio, mancan-za di interessi, scarsa autosti-

ma o dipendenza dal gruppo. Sono que-ste le principali ragioni che gli esperti at-tribuiscono al crescente consumo di al-col tra i giovanissimi. Un bicchiere in più,dunque, per assaporare il gusto del di-vieto, per sentirsi più grandi, ma ancheper occupare il tempo libero che non siè riusciti a organizzare seguendo unapassione o un progetto, oppure, sempli-cemente perché ‘è di moda’ e fa sentirepiù vicini agli altri. Basterebbe questoper capire che chi sta accanto a un ado-lescente può fare davvero molto permettere un ragazzo al riparo dall’abusodi una sostanza psicoattiva che dà eufo-ria, cancella la stanchezza e facilita i rap-porti sociali, ma allo stesso tempo, puòcreare danni neurali e fisici, oltre cheuna vera e propria dipendenza. Accanto ai numerosi appelli, lanciati allascuola e alla famiglia, affinché sia alzato illivello di dialogo e vicinanza rispetto agliadolescenti, negli ultimi tempi una nuovaserie di iniziative sono state messe incampo per catturare davvero l’attenzio-ne dei ragazzi su questo tema. Si tratta di

eventi e campagne informative, mirateprincipalmente alla prevenzione, cheparlano ai giovani usando il loro linguag-gio e che si svolgono nei luoghi che pre-feriscono frequentare e che, soprattut-to, li corresponsabilizzano nei confrontidei loro coetanei. Le iniziative delle istituzioniTra queste iniziative, la Provincia di Bo-logna, in collaborazione con il Comune e

l’Ausl, ha messo in campo, in occasionedel mese di aprile dedicato a livello in-ternazionale alla prevenzione dei rischidell’abuso dell’acol, due differenti pro-getti che affrontano il fenomeno in con-siderazione anche di temi ad esso spes-so collegati come l’incidentalità stradalee l’uso di stupefacenti. Nell’ambito diAlcol - I piaceri dell'uso e i dispia-ceri dell'abuso, è partito, il 22 aprilescorso, il Quality member tour che, fino asettembre, toccherà 50 locali notturni ditutta la provincia (comprese le discote-

che e i disco-pub più in voga), per coin-volgere i giovani in serate informative,nel corso delle quali vengono distribuitidepliant sull’alcolismo, la droga e la ses-sualità, etilo-test monouso, ma anche ac-qua e patatine in grado di ridurre il tas-so alcolico nel sangue. Ad accompagnareil tour, inoltre, proiezioni di video e dispot che invitano le comitive ad elegge-re ‘il guidatore designato’, un ragazzo

cioè che, all’interno del proprio gruppodi amici, sceglie di non bere, per potersisedere al volante in piena coscienza eportare a casa gli altri in tutta sicurezzae giovani volontari delle scuole superio-ri che, grazie alla collaborazione delloSpazio Giovani dell’Ausl, hanno potutoseguire brevi corsi di formazione, di fat-to, per imparare a sensibilizzare i lorocoetanei.Non solo. La Provincia si è spesa in pri-ma linea anche in un’iniziativa estrema-mente originale che sfrutta la capacità

Tra teatro e discoteche le ultimefrontiere della prevenzione

Alcol: i giovani

D

di Marina Brancaccio

comportamenti

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emozionale e comunicativa del teatrosociale. Disco palace e la crew deipini è il titolo dell’allestimento scenico,curato dal Gruppo Elettrogeno e dedicatoagli studenti delle scuole medie superio-ri (hanno partecipato 7 scuole per un to-tale di 15 classi), che si è tenuto il 4 e il5 maggio scorsi alla discoteca ‘Matis’ diCasteldebole. In scena, nell’arco di unagiornata ‘normale’, le vicende, gli amori,

i sogni, le illusioni, le fantasie e le delu-sioni di un gruppo di 5 amici che, tra bal-li e momenti di noia, mettono a nudo leloro debolezze e i loro stili di vita, di-mostrando come un rapporto difficilecon se stessi e con gli altri possa aprirela strada all’abuso dell’alcol. Accanto alla produzione scenica, ilGruppo Elettrogeno, ha condotto loscorso febbraio un ciclo di 4 incontri se-minariali e di approfondimento con glistudenti di una classe dell’ITC Mattei diSan Lazzaro al fine di coinvolgere, anco-

ra una volta, in prima persona i destina-tari del messaggio di prevenzione e pro-muovere una riflessione collettiva sui lo-ro ‘stili di vita’. Un lavoro da cui il Grup-po Elettrogeno ha attinto alcune idee perdefinire la sceneggiatura dello spettaco-lo. Al termine dello spettacolo, inoltre,si è tenuto un momento di dibattito, incui alcuni esperti hanno informato i ra-gazzi sui rischi dell’abuso di alcol e sui

servizi di riferimento per chi ha bisognodi aiuto. Il progetto si è ulteriormantesviluppato con l’invio alle scuole di unquestionario di valutazione dell’espe-rienza (presentato sottoforma di aero-planino di carta, sempre per stimolare igiovani ad un coinvolgimento creativo eleggero). I risultati del test dovrebbero confluirein un seminario conclusivo in program-ma per il prossimo aprile. Le Istituzioni,insomma, possono mobilitare risorse eenergie per affiancare attivamente il la-

voro dei servizi sanitari e svolgono unruolo centrale in materia di informazio-ne e prevenzione. Primo fra tutti, glistrumenti a disposizione della Provincia,spiega l’assessore alla Sanità GiulianoBarigazzi, è l’attività della ConferenzaSocio-Sanitaria Metropolitana. “In particolare con i Piani per la Salute,che propongono un approccio forte-mente orientato alla prevenzione, non-

ché attraverso le azioni di coordinamen-to dei Piani di Zona, - sostiene Barigaz-zi - possiamo favorire la messa in rete el’integrazione fra i servizi sociali e sanita-ri competenti, che è un po’ quello cheabbiamo fatto promuovendo il progetto‘Alcol i piaceri dell’uso e i dispiaceri del-l’abuso’”.“Realisticamente, - afferma Barigazzi -non possiamo pensare che azioni attiva-te nell’ambito dei servizi socio-sanitarioe della prevenzione possano essere riso-lutive nei confronti di una problematica

nel mirino

Gli attori del “Gruppo elettrogeno” che hanno portato in scena per gli studenti delle scuole medie superiori lo spettacolo “Disco Palace e la crew dei pini”

comportamenti

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che andrebbe affrontata a tutto tondo,anche ripensando al nostro modello disviluppo”. “Il nostro obiettivo - prose-gue, infatti, - è soprattutto quello di ren-dere i giovani maggiormente consapevo-li dei rischi connessi a certi stili di vita edall’abuso di sostanze e su questo penso

che la nostra azione possa essere abba-stanza efficace”. Rispetto agli adolescen-ti, che sono, fa notare l’assessore “fati-cosamente alla ricerca di una propriaidentità e della sua affermazione non èpensabile un approccio ‘proibizionista’”.“Occorre fare leva sul senso di respon-

sabilità su cui si fonda la cittadinanza at-tiva e partire dal loro punto di vista, perquesto abbiamo scelto il linguaggio tea-trale e per questo il nostro messaggio difondo è che si può bere e che si può far-lo senza incorrere nei ‘dispiaceri dell'a-buso’” conclude Barigazzi. ■

er capire quale sia il confine tra il‘piacere’ e il ‘dispiacere’ dell’al-cool, dal punto di vista sanitario,

abbiamo sentito il parere del dottor Fa-bio Caputo, che lavora da anni sull’alco-lismo, all’interno dell’equipe di medici deldipartimento di Medicina Interna dell’U-niversità di Bologna - Policlinico S. Orso-la - Malpighi, guidata dal professor MauroBernardi. “La differenza tra il bere sociale o mode-rato e il bere ‘a rischio’ sta nelle quantitàassunte, ma soprattutto nelle modalitàdel consumo” chiarisce, innanzitutto, Ca-puto. In condizioni standard, infatti, l’usodi alcool è considerato, secondo i para-metri dell’OMS non pericoloso, per gliuomini, se rimane pari o inferiore a 2-3unità al giorno, mentre per le donne lasoglia scende a 1-2 unità al giorno. Cor-rispondono ad una ‘unità’ una birra da330 ml, un bicchiere di vino, un bicchieri-no di superalcolico o un aperitivo da 80ml. Ma la questione non è semplicemen-te legata alla misura. “Anche il bere mo-derato – avverte, però, Caputo – se av-viene fuori dai pasti o prima di mettersialla guida, oppure prima di mettersi a la-vorare, specie se si deve manovrare mac-chine complesse, può comportare il ri-

schio di infortuni e inci-denti. Non a caso, inItalia, si è appurato chedal 30 al 50% degli inci-denti è correlato alconsumo di alcool eche gli infortuni sul la-voro si concentrano, inparticolare, nelle oresuccessive al pranzo”.Per quanto riguarda l’a-buso di alcool tra gliadolescenti, il dottorCaputo, riferisce che“tra i ragazzi di etàcompresa tra i 14 e i 18 anni, negli ultimi6 anni, si è assistito a un cambiamentosostanziale: i nostri adolescenti hanno unrapporto con il bere che è divenuto no-tevolmente simile a quello in uso nei Pae-si anglosassoni e negli Stati Uniti: si beveoccasionalmente fortissimi quantitativi”.“In sostanza, - fa sapere Caputo - questigiovanissimi bevono con il solo scopodello sballo”. Una pratica che è stata bat-tezzata ‘binge-drinking’, letteralmente‘bere per fare baldoria’. “In questa fase –ammette Caputo – è difficilissimo inter-venire, perché i ragazzi, in un’età delica-tissima che li predispone a difficoltà rela-

zionali in famiglia e fuori di essa, non svi-luppano una dipendenza, ma incorrono instati di ubriachezza acuta i cui sintomispariscono, generalmente nell’arco di 24ore”. Diversa, invece, la situazione di chi abusaabitualmente di questa sostanza psicotro-pica. “La dipendenza - specifica Caputo -si misura in base a due fattori: la tolle-ranza, ovvero il bisogno di aumentareprogressivamente le dosi per raggiungerel’effetto desiderato, e l’astinenza, cioèl’incorrere in disturbi che vanno dalla ce-falea ai disturbi tattili, fino alle allucina-zioni e al disorientamento spazio-tempo-

P

Piaceri e dispiaceri nel bicchierela parola alla medicina

gruppo stesso possa diventare fonte didipendenza, Giancarla, risponde che“questo è uno degli argomenti che trat-tiamo spesso durante le riunioni proprioper far si che ciò non accada”. M. B.

comportamenti

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rale, in caso di sospensione brusca delconsumo”. È qui che, dopo aver consul-tato un medico, è necessario intervenirefarmacologicamente. “In Italia – riferisceCaputo – si calcola che il 3-5% della po-polazione abbia un problema di questo ti-po che si individua come ‘malattia psicor-ganica multifattoriale’”. “Dalla nostra

Famiglie fuori dal tunnel

el nostro Paese, tra le realtàpiù efficienti e sviluppate cheoffrono ‘auto-aiuto’ troviamo

gli Alcolisti Anomini e gli Al-Anon, l’asso-ciazione che riunisce coloro che hannoun amico o un familiare malato. “A Bologna i gruppi di Al-Anon sono 6,cui si aggiunge un gruppo di Al-Ateen, lasezione dedicata ai figli degli alcolisti dai13 ai 19 anni, che si è costituito nel 2005”racconta Giancarla, membro che fre-quenta l’associazione da 6 anni e mogliedi un uomo che ha vissuto 10 anni di al-colismo attivo. Al-Anon, nato in Americanel 1951 su iniziativa della moglie del fon-datore degli A.A., in Emilia Romagna hafesteggiato 25 anni di attività, lo scorsoanno e si riunisce (circa 2.500 persone,compresi i membri di A.A.), annualmen-te, a Rimini per in convegno nazionale. “I gruppi Al-Anon - racconta Giancarla -sono gruppi di persone che si riunisconosenza operatori e senza specializzati in al-colismo. Si tratta di incontri organizzatiper dare ai familiari degli alcolisti l’oppor-tunità di parlare tra loro, fornendo auto-aiuto”. “Ci si frequenta tra persone chehanno lo stesso problema e questo è fon-damentale perché chi non vive l’angosciadi avere un alcolista tra le persone care

N difficilmente può capire cosa si prova”prosegue Giancarla. “Non si paga nessu-na quota, ogni gruppo è autonomo e stain piedi sulle offerte volontarie dei mem-bri, si possono frequentare gruppi diver-si e riunirsi una, due o più volte alla set-timana, - continua - quello che facciamo èseguire un percorso di recupero spiritua-le fondato su un programma di 12 passi enel rispetto di 12 ‘tradizioni’”. “Il princi-pio di base è quello di accettare l’impo-tenza di fronte all’alcolismo - specificaGiancarla - cerchiamo di guardarci den-tro e di metterci in discussione”. “Avereun alcolista in casa è una cosa che in-fluenza tutta la famiglia, ma i familiari pen-sano sempre di non aver bisogno di aiu-to, eppure non è cosi” aggiunge. “Entran-do nei Al-Anon io ho capito che dovevopensare a me stessa e non potevo cam-biare la vita di un’altra persona”. In questi gruppi, che fanno capo ad unasede centrale di Milano si tutela l’anomi-mato, non si parla mai dei familiari e de-gli amici ammalati, ma solo delle difficoltàdei membri che partecipano alla riunione.“Lo scopo non è solo aiutare se stessi -conclude Giancarla - dobbiamo accoglie-re anche i nuovi arrivati e offrire loro so-stegno e aiuto. Alla domanda, infine, se il

- Secondo un’indagine realizzata nelleAusl italiane, su un campione di cittadinitra i 18 e i 69 anni, è emerso che nel 2005,nel territorio di Bologna, il 69% degli in-tervistati consuma alcool (in regione sonoil 72,4%). I forti bevitori, cioè coloro cheassumono più di tre unità alcoliche al gior-no, sono il 22% del campione, i bevitorimoderati il 47% e gli astemi il 31%. - I consumatori più a rischio sono i giovanidi età compresa tra i 18 e 34 anni (pari al28,6%), con una forte preponderanza dimaschi (pari al 39% del totale). - Bevande preferite in regione il vino (peril 65% dei cittadini) e la birra (47,4%). Au-mentano però, praticamente dappertutto,i consumatori di aperitivo.- Tra la città e la provincia, nel 2005 il Sertdell'Ausl di Bologna ha seguito 1.040 alco-listi, di cui 207 sono nuovi utenti. L'etàmedia dei consumatori cronici è di 48,3anni. Di questi il 27,8% sono donne e il18,9% disoccupati. - L’alcolismo e i problemi ad esso connes-si sono stati riconosciuti dall'Organizzazio-ne mondiale della sanità (OMS) come pri-ma causa di morte fra i giovani europei frai 15 e i 29 anni.

ALCUNI DATI

esperienza – racconta Caputo – abbiamoosservato che i pazienti che giungono aiservizi con maggiore motivazione e chelo fanno per se stessi e non perché spin-ti da altri hanno maggiori possibilità di ri-uscita. Complessivamente, a 2 anni daltrattamento il 30% dei pazienti riesce auscire dalla dipendenza”. M. B.

* Per informazioni più approfondite sui gruppi

Al-Anon e Al-Atenn è possibile chiamare

il numero 02. 504779 oppure visitare

il sito www.al-anon.it

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una bella consuetudine quella di far be-nedire le rose il giorno di una santa tan-to amata nella bellissima chiesa di san

Giacomo Maggiore. Una curiosità: sua madre sichiamava Amata (un nome che conoscevo solo nel-la versione francese, Aimée) e suo figlio Gian Gia-como. Nativa di Roccaporena, fu sposata e madredi un bambino e una bambina prima di farsi mona-ca agostiniana nel monastero di Cascia. Mi sembraaltrettanto bello che il fiore evocato dal suo nomeintero, Margherita, sia sposato eternamente con unaltro fiore, la rosa. Credo che questo sia stato nonperché semplicemente la festa cade di maggio, maper il miracolo della rosa fiorita. Successe questo.

Sentendo prossima la morte, nel 1457, essa chieseuna rosa colta nell’orto vicino alla casupola doveaveva vissuto per tanti anni facendo la contadina,prima di abbandonare, ormai vedova e orba dei fi-gli, “la mundana e trista foce”, com’è scritto nell’e-pitaffio. Era inverno. Faceva molto freddo. Era gen-naio, esattamente. La donna a cui l’aveva chiestodapprima pensò che fosse matta, ma poi andò: tor-nò con una rosa e un fico dell’orto. San Francescod’Assisi, lui, in punto di morte, aveva fatto scriverea Donna Jacopa: “Ti prego anche di portarmi un po’di quei dolci che avevi l’abitudine di darmi quandoero ammalato a Roma.” La dolcezza delle cose del-la Terra prima di “gustare la morte”, come diceun’espressione biblica. La chiesa agostiniana di sanGiacomo Maggiore era stata cominciata più d’unsecolo prima della nascita di Margherita Mancinidetta Rita. Che nacque in un giorno di primavera, ein primavera morì, nella notte del giorno successi-vo a quello in cui viene festeggiata, il ventidue mag-gio. Mi piace sempre penetrare nella folla di donnein quel tratto di via Zamboni; o giungere all’entratadella chiesa facendo la brevissima via BenedettoXIV oppure camminando sotto il portico cinque-centesco che congiunge la chiesa con l’oratorio disanta Cecilia. È notte. È la notte che precede il giorno della san-ta. Dovrei aver finito. Ma cerco e apro un libro pic-colo piccolo, dove ho scritto un brano che ricordoa memoria, e lo copio qui, con gli occhi chiusi: “…Non ti ho vista, oggi che era santa Rita (la ‘santa de-gli impossibili’ !), in via Zamboni, prima della chiesadi san Giacomo Maggiore. C’erano rose di ogni co-lore, in attesa di essere benedette, issate come unvessillo nel pugno delle donne, per abitudine anno-sa o per devozione. Non ti ho vista. Ma se in quelmomento che passavo io ti avessi incrociata conuna rosa, avrei visto, nello splendore del giorno dicui hai fatto il tuo onomastico, una rosa in mano auna rosa…” ■

Nel giorno di Santa Rita lerose invadono via Zamboni

e vengono poi benedettenella chiesa di San GiacomoMaggiore, dedicata appunto

a Santa Rita (Foto F.N.)

È

Quando una margherita

diventa una rosadi Nicola Muschitiello

il posto delle FRAGOLE

di StefanoTassinari

avvero / in gennaio può essere aspro / anchel’incendio di una candela. / Eppure tu lo sai/ che solo un poco più in alto / nel mare sta

già nevicando. Sai / che fuori ti aspettano allegre / trenuvole di Magritte, / la Principessa Kodowskji / e un cap-pellaio matto.” Sono i versi finali della poesia che dàil titolo all’ultima raccolta di Massimo Scrignòli(“Lesa maestà”, Edizioni Marsilio, pagg. 111, euro11,50), una lirica con la quale l’autore rende omag-gio al grande Roberto Sanesi, scomparso il 2 gen-naio 2001. Per approfondire i temi del libro di Scri-gnòli abbiamo scelto di partire proprio da questapoesia, non solo perché conosciamo l’importanzadel legame culturale e affettivo che per anni ha uni-to i due, ma anche perché questo specifico testopuò essere ritenuto emblematico del modo inclusi-vo e intelligentemente “citazionistico” di fare poesiada parte dello stesso Scrignòli. “L’incendio di unacandela”, ad esempio, è un riferimento diretto aquell’ “Incendio di Milano” che dà il titolo a un librodi Sanesi pubblicato proprio dalle edizioni “Book”curate da Scrignòli, mentre quel “nel mare sta giànevicando” contiene un ricordo diretto (il giornodei funerali laici di Sanesi a Milano nevicava) e, vo-lendo, una citazione del Joyce di “Gente di Dublino”(e quindi una connessione ideale con quella lettera-tura irlandese tanto cara ad entrambi). La “maestà”che viene lesa, poi, non è solo quella di un maestrocome Sanesi, ma, probabilmente, è anche quella diGustav Mahler, compositore preferito di Scrignòligià inserito in un’altra poesia di questa raccolta, in-titolata “Maestà dei violini”. Nell’approccio espres-sivo di Scrignòli tutto torna, anche quando il suoproverbiale intimismo – che lo porta a privilegiaregli sguardi verso l’interno e a tralasciare quelli rivol-ti al sociale – rende meno facilmente decifrabili isuoi versi. Parlare di intimismo, però, non significain alcun modo connotare la sua poesia come qual-cosa di solipsistico, ma semplicemente sottolinear-ne un particolare percorso introspettivo, in gradodi rielaborare l’esterno (nella fattispecie, le tradizio-ni degli indiani d’America piuttosto che le somi-glianze montaliane di un avventore di una trattoria)attraverso un filtro speciale, ripulito ogni giorno

dalle scorie per mezzo di un soffio fatto di amori di-chiarati ed esperienze culturali nelle quali identifi-carsi. Il libro, suddiviso in quattro sezioni, com-prende anche testi già pubblicati, che rappresentanoaltrettanti passaggi creativi di un autore comunquericonoscibile nel tempo, proprio per quel suo “por-tarsi dietro” temi, personaggi ed immagini ricorren-ti, trasformati ormai in una sorta di bagaglio a mano(l’acqua, il buio, T. S. Eliot, Ezra Pound, Mahler, ilcolore bianco, i filosofi Husserl e Heidegger, l’ideadell’attesa). Da segnalare – ma ci sembra conse-quenziale – anche un certo spiritualismo di saporemitteleuropeo (rivolto più ad oriente che ad occi-dente, insomma), ben rintracciabile nel confrontocon la dimensione sacrale della vita e in alcuni testiincentrati sulle grandi domande esistenziali. Molto significativa, in tal senso, è la poesia “L’avvio”,che dà anche il segno della profondità ascrivibile al-l’intero lavoro di Massimo Scrignòli: “Se in originequesto universo era acqua / e soltanto il vuoto cresceva/ di quale amnesia sfuggita / a un fuoco primordiale /potrà mai essere il tuono / che ora ci siede accanto, / diquale lapsus / se non dell’erosione di un vento / di vociesposte a nord. / Nulla / è più pieno di un fiume nel ma-re, / niente contiene più trasparenze. / Eppure è nell’a-scolto inquieto / che si fermano voci di luci / che maihanno avuto avvio, né inizio. / Così come accade / che ilprofilo di un démone bianco / diventi pioggia sulla fine-stra / e come pioggia, scivolando piano, / si disperda incoro / raccontando storie di voci, giù / fino a toccare diuna rosa / quel suo disordinato dolore / che ancora ciassomiglia.”. ■

Lesa maestà

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D

Bologna in lettere

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l primo corso di liuteria è nato nel 1982 pervolere dei Comuni di Pieve di Cento e Cento.L’iniziativa si inseriva nella più ampia attività

della Scuola d’Artigianato artistico del Centopieve-se, inaugurata quattro anni prima con lo scopo disalvaguardare le antiche tradizioni del territorio. Gli esordi della liuteria centopievese risalgono in-fatti all’inizio del 1700, quando è attivo a Pieve Mi-chele Angelo Garani.Alla fine del 1800, Orsolo Gotti (1867-1922) eCarlo Carletti (1873-1941), quest’ultimo frequen-tatore dei laboratori dei liutai bolognesi RaffaeleFiorini e Augusto Pollastri, reinterpretano i modicostruttivi della liuteria bolognese e ferrarese, dan-do vita a una stagione prolifica che fino agli anni ’50ha visto attive numerose botteghe artigiane.Nel 1907, Luigi Mozzani (1869-1943) dall’originariaRovereto si trasferisce a Cento dove trova un ter-reno fertile allo sviluppo di un grande laboratoriodi liuteria e Gotti e Carletti, oltre a mantenere la-boratori propri, diventano suoi collaboratori.Negli anni ’20 e ’30 il panorama locale è quanto maivariegato: a Cento il laboratorio Mozzani ha pro-dotto molti validi allievi, fra cui Montanari, Colom-barini, Maccaferri - che, emigrato in Francia e poi aNew York, continuerà l’attività fino in età avanzata,sperimentando materiali innovativi come la plastica- e Claudio Gamberini. Contemporaneamente aPieve si affacciano nuovi liutai, come i figli e nipoti

di Carlo Carletti e i figli di Orsolo Gotti, destinatia rappresentare la liuteria anche a Bologna, Ferrarae Vienna. Per un lungo periodo rapporti commer-ciali e di collaborazione legano i liutai del centopie-vese alla città di Mosca e al centro di liuteria di Set-tin (New York). Con l’istituzione del corso di liu-teria le amministrazioni comunali intendono far co-noscere e valorizzare la tradizione. È importante ri-cordare che dal 2003 è attivo un corso indirizzatoad un ristretto numero di allievi con finalità prope-deutiche alla professione: alcuni allievi hanno pre-sentato gli strumenti da loro costruiti alla rassegnainternazionale di Cremona del 2005 e i liutai, per lopiù giovani, hanno trovato in Giappone estimatoriche hanno appezzato il prodotto del loro impegno.Gli iscritti al corso di liuteria sono stabilmente ol-tre 30, provenienti da tutta la regione: ciò confer-ma la capacità attrattiva e la riconosciuta qualitàdella scuola. I laboratori possono ospitare anche vi-site guidate allo scopo di conoscere le basi della liu-teria. Un’installazione multimediale e uno sguardoconcreto sui banchi dei laboratori descrivono ilpercorso della costruzione degli strumenti musica-li, che si conclude con la visita al Museo della musi-ca, nel foyer dell’ottocentesco teatro di Pieve diCento. Lo spazio espositivo, ricco di testimonianzedella vita e dell’attività delle botteghe artigiane e ar-ricchito dalla recente acquisizione di 33 strumentidi Luigi Mozzani, è il polo più significativo a livellonazionale per la completezza della documentazionesull’attività di questo importante liutaio.L’occasione dell’acquisizione degli strumenti diMozzani e la coincidente sesta edizione de “I luoghidella Liuteria” hanno reso possibile la pubblicazio-ne di un libro che ricostruisce la storia della liute-ria centopievese. Il testo è curato dallo storicoGiovanni Intelisano e dal maestro liutaio LorenzoFrignani. In libro può essere richiesto direttamenteal Comune di Pieve di Cento, Tel. 051.6862620 Fax051.974308 - [email protected].

La storia della liuteria centopievese, oggiraccontata anche in un libro

radici

di Tiberio Artioli I

Nuovi liutai crescono

Sopra: il laboratorio di liuteriadi Carlo Carletti

progetti

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quasi cinquecento eventi culturalipromossi dalla Provincia di Bologna-tanti quanti sono quelli inseriti nel

calendario di “Invito in Provincia”- nonsono sufficienti. Non è il pubblico a pen-sarlo, ma la stessa Amministrazione pro-vinciale, che nei mesi scorsi ha licenziatoun piano triennale per il finanziamentodello spettacolo. Quasi una sfida, in unmomento di forte crisi del comparto cul-tura che è iniziata in sede di legge Finan-ziaria nazionale con i tagli al cosiddettoFus, il Fondo Unico per lo spettacolo.Una manovra che ha portato proteste nelmondo del teatro, della musica, del cine-ma. In tale contesto la Provincia ha inve-ce rilanciato con un piano triennale2006/2008 da più di mezzo milione di eu-ro. Si tratta infatti di un piano di 208 milaeuro all'anno per tre anni, per un am-montare complessivo di 624 mila euro. Diquesti 123 mila euro vanno per il soste-gno alla prosa e al teatro, 52 mila europer la musica, 33 mila euro per le attivitàinterdisciplinari, la danza, il cinema. Aquesti fondi, erogati direttamente dallaProvincia, si aggiungono poi i trasferimen-ti che arrivano dalla Regione, 489.450 eu-ro per il solo 2006. Una cifra che mette laProvincia di Bologna al primo posto tra glienti finanziati dalla Regione per la promo-zione dello spettacolo e dell’offerta cultu-rale. L’aiuto pubblico va sia per l’attivitàdi produzione e distribuzione del prodot-to culturale che per l’organizzazione dirassegne e festival. E l’assessorato allaCultura di Palazzo Malvezzi, nell’ambitodelle sue funzioni, ha fatto delle scelteprecise. Questo significa rafforzare realtàche negli anni hanno contribuito alla crea-

zione, lo sviluppo, la diffusione dello spet-tacolo nel territorio provinciale, dallamontagna fino alla pianura. La cultura - ne è assolutamente convintal’assessora Simona Lembi - rappresentaun elemento di ricchezza e sviluppo, e perquesta ragione la promozione delle pro-duzioni nate nel territorio, può essereutile non solo per farle “girare”in Provin-cia, ma anche per portarle fuori riuscen-

do, contemporaneamente a raggiungereun duplice obiettivo: far conoscere lacreatività bolognese e ammortizzare i co-sti di produzione. In perfetto accordo conquanto viene proposto anche dalla Regio-ne, la via percorsa dalla Provincia è di in-coraggiare e sostenere i linguaggi innova-tivi, la novità, la contemporaneità. Ma an-che ciò che i nuovi talenti possono con-cepire. Nello specifico, per quanto riguar-da il teatro, al quale sono assegnati 123mila euro, si pensa a valorizzarne la viva-cità che ha portato innovazione, ricambiogenerazionale e a favorire la grande cu-riosità che questa arte ha suscitato neglianni. La danza, che si è guadagnata contributiper 33 mila euro insieme alle attività in-terdisciplinari, uscirà dall’ombra, visto chela stessa Provincia la ritiene un’arte la cuiofferta è meno ricca sul territorio. L’ideaè di privilegiare i gruppi di giovani chepropongono iniziative innovative. Infine ilcinema per il quale si pensa di guardare inparticolare alle rassegne storiche e a quel-le di valenza internazionale. La scelta del-la Provincia, spiega l’assessora Lembi è diseparare, nella ripartizione dei fondi, ciòche viene finanziato nell'ambito di “Invitoin Provincia” dal resto. Tra le spese di in-vestimento, per esempio, si cercherà disostenere il lavoro svolto dal teatro diSan Lazzaro di Savena ma anche di dareuna mano a quello di Casalecchio e alleiniziative che propone Lizzano in Belvede-re, perché è il comune più lontano dal ca-poluogo. La Provincia ha anche allargato ipropri interventi decidendo di finanziaresei nuove produzioni, tra le quali Persefo-ne, Terza Decade e Danza Urbana. ■

A sostegno dellacultura

I

Si tratta di una programmazione curatadall'Assessorato alla Cultura della Provin-cia in collaborazione con Enti pubblici eprivati del territorio, dai Comuni ai Parchifino alle Comunità Montane e le Associa-zioni culturali che operano nel territorio.Da anni ormai la Provincia si impegna perdare un’offerta culturale completa e cheraggiunga ogni angolo del territorio. Per il 2006 si contano 72 tra eventi e ras-segne, per un totale di 450 - 500 serate inun anno. Parlare di numeri per quanto ri-guarda il pubblico è difficile, perché lamaggior parte degli spettacoli è a ingres-so gratuito. Per far conoscere alla cittadi-nanza l’offerta culturale di “Invito in Pro-vincia” ogni mese viene diffusa una newscartacea in tutti i Comuni. Chi ne fa richie-sta può ricevere la rivista a domicilio. Tutti gli eventi sono inseriti anche nel sitowww.invito.provincia.bo.it e diffusi trami-te una corposa mailing list.

INVITO IN PROVINCIA

di Angela Sannai

Ammontano a quasi 700mila euro le risorse che la Provincia destinerà per quest’anno allo

spettacolo e alla promozione dieventi. Un impegno per

aumentare la qualità della vita

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orna a Bologna Annibale Carracci (Bolo-gna,1560 -Roma,1609), protagonista di unautunno d’eccezione. Riprendono, nel se-

gno del pittore, le grandi esposizioni cittadine: discena, questa volta, una monografica importante: laprima, dedicata alla vita e alla carriera dell’artista,dopo la rassegna sui Carracci (1956), la retrospet-tiva sulla cultura artistica emiliana del cinque e delseicento (Nell’età del Correggio e dei Carracci, 1986)e la mostra di Ludovico (1993). Annibale fu un mito, nel seicento, onorato in vita dacommittenze prestigiose, celebrato in morte dauna sepoltura d’eccezione: al Pantheon, e accanto aRaffaello. “Raffaello” rinato, era chiamato ai suoitempi, quando nobili e prelati se ne contendevanol’operato. Committenti spietati, responsabili dellanevrosi che se lo portò via, non ancora cinquan-tenne, tormentato e con instabili umori. Oggi lochiameremmo stress; ma, forse, fu piuttosto delu-sione. Disappunto per un sistema aristocraticoschiacciante che non era all’altezza del mondo chesognava. Da artista consapevole qual era, coscientedei valori morali divulgati con il suo operato; mer-cificato avidamente, invece, e divorato da una ri-chiesta spesso indifferente a quell’anima che lui ge-nerosamente trasfondeva, per immagini nobilissi-me, nella tela e nell’affresco. Roma, Londra, Parigi, Madrid, Dresda, Vienna, SanPietroburgo. Fino a Washington, oltre l’oceano.Nei musei di tutto il mondo si ammirano i suoi ca-polavori. Opere celeberrime, che ora fanno ritor-no nella città delle due torri, dove visse i propriesordi di pittore. Ottanta i dipinti e altrettanti i di-segni, selezionati per cura di Daniele Benati e di Eu-genio Riccomini, affiancati da uno staff di studiosi edi esperti del settore. Due le sedi della mostra: ilMuseo Civico Archeologico, dal 22 settembre al21 gennaio 2007, e il Chiostro del Bramante, dal 23gennaio al 6 maggio 2007. Un’esposizione diffusa,che dipana il suo racconto attraverso i percorsi cit-

tadini. Nei palazzi Magnani e Sampieri, visitabili perl’occasione come pure la Galleria Farnese, aperta alpubblico di Roma; nelle chiese bolognesi, dove la-vorò con la sua équipe, da San Gregorio e Siro, a S.Domenico, a S. Martino e a S. Giacomo; in Catte-drale, e nell’oratorio dei Filippini, fino ad arrivarealla Pinacoteca, sede di un nuovo allestimentoespositivo intitolato Annibale, talento e impazienza,pensato espressamente per consentire al pubblicouna visibilità completa sulla produzione conservataa Bologna. Ma vediamo chi fu questo “sacro, profano, grave evero pittore universale”. Fratello di Agostino e cu-gino di Ludovico, Annibale più di ogni altro ebbeaccesso ad una fama straordinaria, anche in campointernazionale. “Non c’è dubbio che si tratti di lui,quando in un museo francese un vecchio cartellinoreca la dicitura Le Carrache”, scrive Eugenio Ric-comini. E in effetti, spettò ad Annibale la responsa-

Annibale Carracci,il mito

eventi

di Elisabetta Landi

“Allegoria fluviale” del 1600.L’opera è conservata alMuseo Nazionale diCapodimonte di Napoli

T

eventi

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bilità della “riforma” operata dai tre Carracci sullaciviltà figurativa europea. Il suo genio si manifestò,fin dagli inizi, con una curiosità intelligentissima esorprendente per il mondo della natura; un inte-resse che tralasciava ogni sofisticazione intellettua-le, tagliando fuori il declinante manierismo. Da su-bito, nella Crocifissione in S. Nicolò, del 1583, onello splendido Battesimo di Cristo in S. Gregorio

(1585), spicca la forte urgenza naturalistica. Lostesso farà a Roma, più tardi, Caravaggio. Che conAnnibale lavorò, fianco a fianco e addirittura in sub-ordine, nella cappella Centoni in S. Maria del Popo-lo. Annibale era approdato a Roma nel 1595, su in-vito del cardinal Odoardo Farnese. Gli aveva datolustro l’impresa degli affreschi nei palazzi Fava(1584), Magnani (1590) e Sampieri (1592). L’ultimacollaborazione con i due parenti, perché di lì a po-co la Fama conquistata a Bologna avrebbe dispiega-to le ali e suonato la sua tromba fino alla città deipapi; e ben presto si sarebbero schiuse al maestroformidabili occasioni. Nei palazzi Aldobrandini e Doria, dove inaugurò ilmoderno genere di paesaggio; nei quadri classicistiper le gallerie romane, di ispirazione antica ma diintenso “verismo”; e nelle pale d’altare. Operestraordinarie, eseguite con la ricetta collaudata del-la “ditta Carracci”. Il disegno raffaellesco, l’eleganza

del Correggio, “un po’ di grazia del Parmigianino” eil colore di Tiziano. È, quella di Annibale, un’indo-le sperimentale che sceglie, anche per rappresenta-zioni sacre, un atteggiamento di spiccato realismo.Perché Annibale fu tra i primi ad affondare lo sguar-do nella multiforme varietà del mondo naturale.Conosceva benissimo Tiziano e Veronese, Miche-langelo e Raffaello, l’Allegri; e se ne giovò. Si può di-

re, come osserva Ricco-mini, che il Carracci get-tò un ponte a due arcate:l’uno verso l’età d’orodel Buonarroti e dell’ur-binate; l’altro protesoverso il barocco di Ru-bens, di Lanfranco e delBaciccio. Lo vedremo, nei capola-vori presentati in mostrae corredati da un cospi-cuo numero di fogli, chetestimoniano la praticadiretta del disegno dalvero. Molte le sezioni,che ripercorrono la bio-grafia dell’artista: Una vi-ta negli autoritratti, conla famosa tela di Brera(Autoritratto con altrefigure); Il laboratorio del

“vivo”, testimoniato dalle opere di più intenso rea-lismo come il Mangiafagioli della GalleriaColonna e il Ragazzo che beve, di collezio-ne privata; L’Accademia degli Incamminati,sull’esordio bolognese, Un furioso amore,sull’incontro con Venezia, Alla ricerca dinuovi sbocchi professionali, Roma: il sognodell’antico, Al servizio del cardinale Odoar-do Farnese, Il nuovo Raffaello e la supre-mazia dell’invenzione sul periodo romanoe la maturità. Iniziative didattiche correde-ranno poi l’esposizione, integrata da unpercorso che racconta ai bambini dellascuola materna cosa succedeva nella botte-ga di Annibale. L’iniziativa ricostruiscepresso l’Archeologico l’atelier di un pittoree mette a disposizione dei piccoli utenti glistrumenti del mestiere. Il mestiere di Anni-bale Carracci. ■

Bologna, Museo CivicoArcheologico, 22 settembre 2006 – 7 gennaio 2007Roma, Chiostro del Bramante, 23 gennaio6 maggio 2007Enti Promotori: Comune di Bologna, Cultura e rapporti con l’Università, ConsorzioUniversità-Città di Bologna,Comune di Roma, con il patrocinio della Fondazione del Monte.

“Venere, Satiro e due amorini”del 1588. La tela è conservata allaGalleria degli Uffizi di Firenze.Sotto, particolare di un affresco diPalazzo Farnese di Roma(1588-1600)

mostremostre

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GIOVANNI ANSELMOGalleria d’Arte Moderna di Bologna, piazza dellaCostituzione 3, fino al 27 agosto 2006

Curata da Gianfranco Maraniello ed Andrea Villani, lamostra è dedicata a Giovanni Anselmo, pittore ap-partenente al gruppo che nel 1967 Germano Calantdefinì Arte Povera, e raccoglie diversi lavori degli an-ni Sessanta e Settanta collocate nella galleria bolo-gnese come fossero un’unica grande installazione. Create con materiali molto differenti fra loro, orga-nici ed inorganici, quali pietra, terra, metallo acquae cotone, queste opere testimoniano la ricercaespressiva dell’artista che dal semplice accostamen-to di materiali eterogenei ha sempre cercato ditrarre effetti dissonanti di tensione. Egli infatti ha af-

Sala Ivo Teglia, Monzuno, fino al 31 luglio2006

Omaggio al maestro Gagliardi. Dal chiarismo al-l’informale: Bertacchini, Gagliardi, Nanni, Paga-nelli è il titolo dell’evento espositivo organizza-to da EmilBanca e curato da Lorenza Miretti. La mostra vuole essere un omaggio a Giusep-pe Gagliardi e, allo stesso tempo, momento diriflessione su alcuni dei pittori più strettamen-te legati al territorio monzunese. Essa, infatti,si propone di indagare i punti di contatto e didivergenzatra due movimenti che hanno carat-terizzato la cultura pittorica del territorio emi-liano e che sono stati ampiamente interpretatidai quattro artisti esposti.

FIGURE DELLA PITTURA EMILIANA

fermato che i suoi lavori rappresentano la fisicizza-zione "della forza di un’azione, dell’energia di unasituazione o di un evento". Anche in questo casol’attenzione dell’artista è rivolta soprattutto a rap-presentare ed interpretare fisicamente con gli og-getti fenomeni alla base della vita dell’uomo e del-l’universo ma spesso dimenticati come la gravità oil trascorrere del tempo.Un’installazione di Anselmo sarà visibile dopo l’a-pertura al pubblico nella nuova sede, presso l’exForno del pane, della Galleria d’Arte moderna cheassumerà il nome di MAMbo, Museo d’Arte Mo-derna di Bologna. Infine, nei mesi successivi allaconclusione della mostra sarà pubblicato il catalogodell’esposizione con le immagini dell’allestimento,la documentazione dell’intervento di Anselmopresso il MAMbo, testi critici ed un’intervista all’ar-tista stesso.

Usi e paesi traimmaginazione e realtàL’Associazione Terra Verde, ha presentato in ante-prima lo scorso maggio le opere realizzate dai ra-gazzi dell’Istituto penale minorile del Pratello e delPolo artistico. L’evento è nato con l’intento di crea-re un ponte tra scuola e carcere e un ulteriore pas-saggio di apertura verso la città. Si tratta dunque didare visibilità al lavoro dei ragazzi carcerati al difuori dei luoghi in cui si è sviluppato, affinché pos-sano vedere riconosciuto ad apprezzato il lorogrande impegno ed ascoltato il loro messaggio. L’i-niziativa sarà ulteriormente sviluppata con una mo-stra più completa delle opere realizzate e un semi-nario per coinvolgere maggiormente i cittadini suitemi dell’educazione e dell’inserimento dei giovani.Info: Associazione Terra Verde - tel 051 9916427.www.associazioneterraverde.it

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nche per quest’anno il Co-mune di Porretta Terme hapredisposto un ricco pro-

gramma di eventi con una significativanovità: la fitta rete degli appuntamentisi inserisce in un quadro di iniziativevolte a de-stagionalizzare offerta cultu-rale e turistica con l’intento di rende-re vivo il territorio non solo in rela-zione ai periodi estivi. Partendo daquesta considerazione si sottolineache sarà possibile prenotare visite gui-date al sistema museale e archivistico(B.A.M. biblioteche archivi e museidell’alto Reno). Le visite guidate, tuttegratuite, prevedono itinerari storici e culturali de-dicati al Santuario di Madonna del Faggio e al mu-seo Laborantes di Castelluccio, escursioni in mon-tain bike e passeggiate naturalistiche che troveran-no nel nuovo rifugio escursionistico del Doccione(ex vivaio i Monti) il punto di partenza ideale perquesto tipo di attività. A luglio comincerà la tradizionale programmazionedel Porretta Soul Festival, che quest’anno si an-nuncia particolarmente ricca, realizzata in collabo-razione con Stax Museum of American Soul Music ofMemphis che prevede un concerto dell’Academy ofMemphis Students; sono inoltre in programma unconcerto della Sanpa Singers Gospel Choir e diHen Ricover Band.Il vero e proprio festival soul si terrà dal 20 al 23luglio; come ogni anno il festival diventa la vetrinamondiale delle formazioni soul più importanti, tracui ricordiamo Irma Thomas, Bobby Purify, CharlieWood, South Soul Rhythm Section, The BoogieBlues Band, Feat James Govan, Wayne Jackson OfThe Menphis Horns, Hovard Tate, The NevilleBrothers, Davell Crawford, Distretto 51.Nei mesi di luglio e agosto Porretta sarà la sede delprestigioso festival di musica classica Da Bach a

Bartok, sotto la direzione artistica del noto flauti-sta Giorgio Zagnoni; sono previsti concerti di in-terpreti di fama internazionale, oltre, naturalmenteil fantastico quartetto del Maestro Zagnoni conTatti al contrabbasso, Ascolese alla batteria, Ferra-ri al pianoforte.Un altro importante appuntamento è il festival ban-distico Scorribande, in scena dal 28 al 30 luglio,che prevede concerti di importanti complessi ban-distici come la Fanfara di Gemona, la banda munici-pale di Borgosatollo e la prestigiosa banda tedescaBlaskapelle Kirchanschoring. Domenica 30 lugliotutte le bande, con più di 450 bandisti, sfilerannosuonando per le vie di Porretta Terme.Il Comune di Porretta Terme nel corso del 2006 èstato protagonista e coordinatore di una produzio-ne particolarmente importante: la realizzazione diun disco, Crinali. Viaggio nella memoria musicale del-l’Appennino bolognese in cerca di mare dedicato alletradizioni musicali dell’Appennino bolognese. Lapresentazione del disco con il relativo tour, sottola direzione artistica di Riccardo Tesi, uno dei pro-tagonisti più interessanti della world music, e delnoto sassofonista Claudio Carboni, farà tappa aPorretta Terme giovedì 27 luglio. ■

Estate a Porretta

spettacoli

di Marco Tamarri*

Per informazioni eprenotazioni: B.A.M. 0534.24084 -335.7214996 - I.A.T.0534.22021

* responsabile settoreTurismo e CulturaComune di Porretta Terme

A

La ricca offerta culturale e turistica dellacittadina dell’Appennino

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ome ogni lunedì c’è una gran confusionealla stazione di Khartoum nord. Alle ottoe trenta parte il lungo convoglio diretto a

Wadi Halfa sul lago Nasser al confine con l’Egitto. Ilclima è rilassato; si tocca la spalla di chi parte in se-gno di saluto e si regala una sciarpa come augurio dibuon viaggio. Tra la folla è difficile distinguere chi sifermerà a Wadi Halfa e chi invece proseguirà per ilCairo nella speranza di poter raggiungere poi unpaese occidentale.Khartoum è stato ed è un vero e proprio croceviaper i molti fuggitivi dalle guerre e dalle miserie d’A-frica: prima scappavano dal Chad, Uganda, Etiopia,oggi soprattutto dal sud del Sudan e dall’Eritrea. Eri-trei ma anche etiopi entrano in Sudan da Gondarevitando la città di Kassala, che sarebbe la via più ac-cessibile, poiché il confine tra Sudan ed Eritrea è at-tualmente chiuso. Sono tutti tigrini - simili nella par-lata e nelle fattezze - vivono lungo la zona di un con-fine, quello tra Etiopia ed Eritrea, non ancora deli-neato anche se il “cessate il fuoco” tra i due paesi ri-sale al giugno del 2000. Tra di loro molte sono ledonne che con il denaro risparmiato dall’intera fami-glia, alle volte, riescono ad ottenere il visto e a vola-re direttamente ad Atene. Altri arrivano a Port Su-dan risalendo il Mar Rosso e poi proseguono versonord. Altri ancora decidono di raggiungere la Libiaper poi tentare la rischiosissima attraversata del Me-diterraneo verso l’Italia. I camion partono da Om-durman, la città di fronte a Khartoum alla confluen-za del Nilo Azzurro con il Nilo Bianco. Stipati all’in-verosimile sono guidati da autisti libici che ben co-noscono le piste del deserto. Il prezzo del passaggioè di 300 dollari a cui si aggiungono 100 dollari da pa-gare ai poliziotti all’entrata in Libia oltre a vari pe-daggi ad ogni posto di blocco. In più, secondo le re-centi disposizioni del governo libico ognuno deve es-sere in possesso di almeno 300 euro. La prima me-ta è l’oasi di Kufra che nel migliore dei casi si rag-giunge dopo 5 giorni in una sorta di inferno da cui

sono stati banditi dignità e diritti compreso quello al-la vita. Poi si prosegue per Bengasi e per Tripoli e dalì al porto di Zuwarah dove un imbarco per l’Italiacosta 1500 dollari e la sua attesa può durare mesi,anche anni, durante i quali bisogna lavorare dura-mente per raccimolare i soldi del passaggio.La maggior parte di coloro che prendono il treno al-la stazione di Khartoum, provengono invece dal suddel Paese. Fino ad un anno fa, quando arrivavano alCairo potevano - in quanto provenienti da una zonadi guerra e dopo aver fatto le debite domande all’A-genzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (Acnur) -sperare di essere avviati in un paese Terzo comel’Australia o gli Stati Uniti. Oggi, dopo l’accordo dipace tra Khartoum e l’SPLM (Sudan People Libera-tion Army) del gennaio 2005, per i migranti tutto èpiù incerto e più pericoloso. Viene a mancare la co-pertura di status di profugo e così rimangono espo-sti agli interventi spesso crudeli delle forze dell’ordi-ne egiziane come è successo lo scorso dicembrequando la polizia del Cairo assalì per farli sgombera-

Un viaggio di ordinaria migrazione

di Pietro Gigli C

l’altra parteDEL MONDO

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re migliaia di sudanesi accampati davanti alla sededell’Acnur. Sul terreno rimasero una ventina di mor-ti e tantissimi feriti. Ma le violenze anche le più effe-rate non possono fermare il flusso dei migranti e co-sì ogni lunedì il treno parte sempre più carico. Nelmio scompartimento il solo a non tentare l’immigra-zione è un sudanese del Nord che va a far visita aiparenti a Wadi Halfa e fa il poliziotto ad Abu Dhabi

negli Emirati Arabi; gli altri, un maestro di Port Su-dan, un commerciante del Darfour, un padre chespera di poter raggiungere la figlia che vive in Au-stralia proseguiranno finché potranno. Dopo ore diviaggio il treno “si ferma” contro un camion pianta-to in mezzo ai binari. Un’attesa di 4 ore e poi si ri-parte per Atbara dove si arriva alle dieci di sera. Quiil convoglio si ferma per altre 4 ore e tutti si metto-no a dormire sul marciapiede della stazione dove al-meno si può respirare un’aria un po’ meno torrida diquella dello scompartimento (circa 45 gradi). Unacuriosità: quando questa linea ferroviaria costruitadagli inglesi fu terminata il 31 dicembre 1899, il viag-gio almeno per la prima classe era molto più con-fortevole perché dotato di una specie di aria condi-zionata. Dopo 28 ore di viaggio si arriva ad Abu Hamad do-ve si lascia il Nilo per la traversata del deserto dellaNubia lunga quasi 400 km. La sola fermata è alla sta-zione numero 6 (in quel tragitto le stazioni sono nu-merate da 1 a 10) dove l’unico pozzo d’acqua del-

l’intera traversata viene letteralmente preso d’assal-to. Nella notte di mercoledì si arriva a Wadi Halfa inun caos totale, illuminato dai fari delle jeep che tra-sbordano i passeggeri fino al paese e in nuvole di sab-bia che si infila ovunque. Le ore successive trascor-rono a rincorrere i funzionari sparsi in improbabili enumerosi uffici al bordo del deserto la cui occupa-zione principale è quella di vessare i viaggiatori in

Alcune immagini chedocumentano il viaggiointrapreso dai sudanesi

diretti al Cairo. A sinistra, innavigazione sul lago Nasser

e alcune soste del trenolungo il Nilo. (Foto P. Gigli)

transito, che sono in attesa di prendere il battelloper Aswan. Quando finalmente si sale sulla nave latemperatura è di circa 50 gradi e bisogna fare atten-zione a non toccare i parapetti e tutte le strutture inferro che sono incandescenti. Si spera nella brezzadella navigazione sul lago Nasser per poter finalmen-te allungare le gambe e riposare un po’ non prima diaver lasciato lo spazio del ponte a disposizione deifedeli impazienti di iniziare la preghiera della sera.La navigazione dura 18 ore e serve per rimettersi unpo’ e fare nuove conoscenze. Ad Aswan le praticheper l’entrata in Egitto sono lunghe per i migranti, uo-mini, donne e bambini. Durano tante ore all’interno della nave che è comeun forno. Dopo quattro ore i miei compagni di viag-gio ancora non compaiono e si avvicina per me l’oradi prendere il primo treno per il Cairo. I migrantiproseguiranno con altri mezzi e altri tempi per ri-trovarsi a Sakanini, il quartiere del Cairo dove han-no la loro sede i padri comboniani, primo punto diriferimento per la gente che fugge dal Sudan. ■

l’altra parteDEL MONDO

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arole ferme, pronunciate con fierezza e conquella lucidità graffiante che la contraddistin-gue in ogni sua battaglia. Sì perchè lei Le-Qu-

yen Ngo-Dinh, responsabile asilo per la Caritas Italia-na, intervenuta all’incontro a Palazzo Malvezzi “Tana li-bera tutti” di fine maggio, organizzato dalla Caritas diBologna di battaglie ne ha sostenute molte, fin da quan-do è arrivata qui in Italia come rifugiata, lontano dal suoVietnam. Da allora Le-Quyen ha vinto molte delle sfi-de che ha dovuto affrontare e oggi si presenta in pri-ma linea per tutelare chi arriva nel nostro Paese chie-dendo asilo e rifugio. “Purtroppo – sono infatti le sue parole – in Italia man-ca una legge organica sul diritto d’asilo ed il fatto chesia l’unico Stato dell’Unione Europea ad avere questovuoto legislativo, deve farci riflettere. È vero, negli ulti-mi dodici anni, e più precisamente dal 1990 al 2002, cisono stati degli interventi, ma sono sempre stati limi-tati ad alcuni aspetti che interessano i richiedenti asiloed i rifugiati. Sono anni che si parla di questa legge chedeve uscire, ma prima il Governo di centro – sinistrae poi quello di centro – destra non hanno affrontato laquestione. Ora spero che il nuovo Governo possa mantenere lepromesse fatte”. Il problema è serio e strutturato, percui, chi cercherà di venirne a capo, dovrà necessaria-mente analizzare la situazione analiticamente. “Il primointervento - prosegue infatti Le-Quyen - deve riguar-

dare il momento in cui gli stranieri arrivano. Pensiamoad esempio ad uno sbarco di quattrocento persone aLampedusa: come prima cosa sarebbero necessari in-terpreti competenti in grado di comprendere e tra-durre le ragioni dei nuovi arrivati, quindi una siste-mazione logistica adeguata, in grado di garantire adogni persona un trattamento giusto e dignitoso. Incaso contrario il rischio è che tutti vengano rispe-diti indietro senza troppe formalità. Non dimenti-chiamo infatti che purtroppo i richiedenti asilo so-no costretti ad arrivare spesso in modo irregolaredato che i visti non vengono rilasciati con facilità,per cui la possibilità che queste persone venganoscambiate per clandestini e quindi respinte è tut-t’altro che remota”. Se il richiedente asilo o rifugio riuscisse comunquea superare questa prima “barriera”, le difficoltà sa-rebbero tuttavia ancora molte. “Il sistema italiano attuale presenta un altro grossoproblema. Al momento esistono infatti solo setteCommissioni territoriali in Italia, presenti a Milano,a Gorizia, a Roma, a Foggia, a Crotone, a Siracusae a Trapani. Il loro compito è quello di esaminarele domande dei richiedenti asilo o rifugio, che peròa volte superano le capacità di lavoro delle Com-missioni. A questo si aggiunga che nel periodo di at-tesa i richiedenti asilo dovrebbero essere ospitati inCentri di Identificazione, che dovrebbero sorgere

L’asilo e le sue diverse dimensionisecondo Le-Quyen Ngo-Dinh,

responsabile asilo per la Caritas italiana

diritto d’asilo

Pdi Damiano Montanari

Né rifugiato né

diritto d’asilo

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vicino alle sedi delle Commissioni. Il punto è che, almomento, sono stati costruiti Centri solo a Trapa-ni, a Foggia e a Crotone, mentre a Milano e a Ro-ma le persone vengono sistemate in un braccio delCPT. A Siracusa, poi, non è stato realizzato niente,mentre a Trapani un Centro c’è, ma è spesso chiu-so”. Alla luce di questo il pensiero che molti ri-chiedenti vengano diniegati per l’incapacità delloStato di fornire loro una sistemazione, quanto me-no sfiora la nostra mente. Che non può restare in-differente nemmeno di fronte ad un’altra spinosaquestione: “Oggi - afferma infatti Le-Quyen - il ri-chiedente diniegato ha solo quindici giorni per pre-sentare ricorso, un termine molto stretto, se pen-siamo che il più delle volte la persona in esame nonparla l’italiano. Se poi riuscisse comunque a presentare istanza intempo, ecco allora che verrebbe penalizzato dalfatto che il ricorso non ha effetto sospensivo perl’espulsione, per cui il richiedente si troverebbenella situazione paradossale di aspettare un giudi-zio, dopo essere stato rispedito nel suo Paese”. Dadove è fuggito, perché perseguitato. Un’assurdità.Una difficoltà tutt’altro che lieve da superare. Co-me quella relativa alle mancanze della reteS.P.R.A.R., il Sistema di Protezione per i richieden-ti asilo e per i rifugiati. “Al momento – conferma in-fatti Le-Quyen – lo S.P.R.A.R. dispone di 2450 po-

sti in totale, un terzo dei quali è collegato alla retedella Caritas. I richiedenti asilo che arrivano in Ita-lia sono però molti di più, per cui non tutti posso-no essere inseriti in questo programma, con la con-seguenza che molti di loro saranno diniegati rapi-damente, oppure sarà concesso loro lo “StatusUmanitario”, che ha valore annuale ed è rinnovabi-le, invece che lo “Status di Rifugiato”, che compor-ta un permesso di soggiorno permanente”. La si-tuazione è quindi molto pesante, perché, non-ostante sia stata recentemente apportata la novitàche permette ai richiedenti asilo di lavorare in Ita-lia, nel caso in cui non siano stati ascoltati entro seimesi dalla Commissione decidente, è comunque as-sente anche una “politica dell’integrazione” neiconfronti dei rifugiati. “Oggi - conferma infatti Le-Quyen - il rifugiato èequiparato all’immigrato e questo è un segno digrande ignoranza, perché l’immigrato entra ed escedal Paese quando vuole, mentre il rifugiato no. Ilbrutto è che, spesso, mi capita di imbattermi inpersone che non riconoscono la validità dei mieidocumenti anche all’estero, per cui alla frontieranon mi fanno passare, come mi è successo alla finedi maggio al confine con la Slovenia. Io purtroppoci ho fatto l’abitudine, ma per molti è un mezzotrauma”. Che una società civile non può più accet-tare. ■

TANA LIBERA TUTTI

immigratoSi è tenuto recentemente nella sede della Provincia un in-contro che ha fatto il punto sul progetto “Tana libera tut-ti”, Sportello asilo e rifugiati politici della Caritas diocesa-na di Bologna finanziato dalla Conferenza Episcopale Ita-liana. Si è riflettuto sugli aspetti di vita, di diritto dei rifu-giati e dei richiedenti asilo, sulle esperienze di ascolto esui percorsi di integrazione realizzati e in cantiere.

Info: Sportello d’ascolto richiedenti asilo e rifugiati politici, via Fossalta 4, 40125 Bologna, tel. 051.267972 – fax [email protected]

Foto

P. N

infa

UN BANDO PER FAVORIRE LA COMUNICAZIONE INTERCULTURALE

La Provincia di Bologna, nell’ambito del Piano territoriale provinciale per azioni di integrazione sociale a favore di cittadini stranieri, emana un bando per la promozione di iniziative interculturali sul territorio della provincia, per complessivi 30.000 Euro. Possono presentare domanda di partecipazioneentro il 31 luglio 2006, le Associazioni di promozione sociale (L. R. n. 34/2002), operantinel settore sociale, socio-assistenziale e culturale, che intendano realizzare iniziative volte a favorire la comunicazione interculturale,la reciproca conoscenza tra cittadini stranieri eitaliani, la valorizzazione delle culture “altre”.L’azione proposta deve venir realizzata o avere

migrazioni

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a Regione Emilia-Romagna in con-formità con quanto definito dallaLegge quadro 328/00 sulla riforma

dei servizi sociali e la relativa applicazioneregionale L.R. 2/03 individua nei Piani diZona lo strumento per la realizzazione delsistema integrato a rete dei servizi socialiterritoriali. I Piani di Zona sono di titolarità dei comu-ni ma costruiti di concerto con le Ausl, leIpab, gli organismi del terzo settore, le or-ganizzazioni sindacali, le scuole e tutti isoggetti interessati a partecipare alla defi-nizione di un modello di welfare di stampocomunitario, basato sul principio della sus-sidiarietà. L’area immigrazione è una delle aree nellequali si articolano i piani di zona, insiemead anziani, disabili, responsabilità familiari,infanzia e adolescenza, esclusione sociale.Il “Seminario di riflessione sugli interventiper l’integrazione dei cittadini immigratinella provincia di Bologna. I piani attuativiimmigrazione 2005” che si è tenuto l’11maggio nella cappella Farnese del Comunedi Bologna, è stata una prima occasione diconfronto pubblico sul lavoro svolto inquesti ultimi anni nel territorio di Bolognae provincia, che ha messo in luce anche la

necessità di un suo ripensamento, non so-lo per la crescita numerica dei cittadini mi-granti e la diminuzione esponenziale dellerisorse, ma anche per le sollecitazioni del-le stesse associazioni di migranti e dei loroportavoce in seno alle istituzioni, rappre-sentati in questo incontro da Roland Jacee Khaline Bouchaib, della Consulta Regio-nale per l’integrazione sociale dei cittadinistranieri, e da Fabian Nji Lang, del ForumMetropolitano delle associazioni dei citta-dini non comunitari di Bologna e provincia.Le relazioni sui Piani attuativi immigrazio-ne, tenute dai rappresentanti delle Zonedel territorio (Fausto Amelii per Bologna,Letizia Lambertini per Casalecchio di Re-no, Andrea Demaria per San Lazzaro, Giu-

L’impegno delle istituzioni a favore

dei cittadini immigrati

Tra integrazionee interazione

L

Foto

V. C

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di Vincenza Perilli

una ricaduta sul territorio provinciale di Bologna. “Con questo bando - dichiara l’assessore Barigazzi - vogliamo non solo sostenere le associazioni attive sulle tematiche dell’immigrazione, ma anche promuovere unacultura del confronto, della comunicazione,della conoscenza reciproca per supportare losviluppo di una società inclusiva e rispettosa di tutte le sue componenti.”Copia integrale del bando è disponibile sul sito della provincia di Bologna, alla pagina: http://www.provincia.bologna.it/immigrazione/inevidenza.html

Info:Provincia di Bologna - Servizi Sociali e Sanità: tel. 051 6598626 oppure 051 6598609; fax 051 6598620;e-mail: [email protected]

migrazioni

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seppe Muscas per Pianura Est, Massimilia-no Di Toro Mammarella per PianuraOvest, Monica Graziani per Porretta Ter-me e Maria Grazia Ciarlatani per Imola),hanno evidenziato come ogni singola area,in virtù della diversa presenza (numerica,di provenienza, ecc.) di migranti, o di ca-ratteristiche specifiche del territorio (sipensi ad esempio ai comuni di montagna ealla centralità del problema dei trasporti)comporti - come emerge dai tavoli tema-tici di ciascuna zona sociale sul tema “im-migrazione, asilo, lotta alla tratta” - dellepriorità specifiche sulle quali modulare gliinterventi. Nello stesso tempo però emerge la pre-senza di una pluralità costante di “bisogni-criticità” che indicano gli obiettivi priorita-ri da realizzare nel triennio 2005-2007: lepolitiche inerenti bisogni primari quali lacasa e l’istruzione; la necessità di potenzia-re politiche di accoglienza ed inserimentoscolastico per i minori e le loro famiglie,così come le ancora carenti strutture ditutela legale; l’esigenza di porre particola-re attenzione ai percorsi di effettivo inse-rimento sociale, scolastico e lavorativodelle cosiddette “seconde generazioni” edi specifiche componenti della popolazio-ne migrante, come i richiedenti asilo, i mi-nori non accompagnati e le donne; la ne-

cessità, infine, di consolidare le occasionidi apprendimento della lingua italiana peradulti e minori. Un quadro che testimoniacome il lavoro svolto in questi ultimi annicostituisca, piuttosto che un punto d’arri-vo, l’apertura di un percorso di crescente

promozione di occasioni di confronto tracittadini italiani e migranti e di strumentiper favorire la partecipazione di questi ul-timi alla vita pubblica locale, così come lacentralità data alla formazione degli opera-tori dei servizi e alle attività di mediazione

Dai dati messi a punto dall’Ufficio statisti-ca della Provincia di Bologna e resi noti dalDossier 4/2005 dell’Osservatorio delle im-migrazioni “Immigrati in provincia di Bolo-gna: i numeri e le tendenze”, emerge chenel territorio provinciale vivono oramai piùdi cinquantamila persone provenienti da146 paesi diversi. I gruppi nazionali mag-giormente rappresentati sono, nella pro-vincia, marocchini, albanesi e romeni e,nella città di Bologna, filippini, cinesi ebangladesi.Nel capoluogo si è assistito ne-gli ultimi anni ad un calo della concentra-zione relativa di cittadini migranti sul tota-le dei residenti, mentre nella provincia l’a-rea con maggiore incidenza di migranti ri-sulta essere quella montana. Dal punto divista anagrafico, si rileva l’alto numero diminori di cui è crescente il numero dei na-ti in Italia (il 14,5 in provincia e il 14,1 incittà). Quasi raggiunto, infine, l’equilibriodi genere in tutta la provincia, mentre aBologna-città la presenza femminile haampiamente superato quella maschile.

GLI IMMIGRATI DELLAPROVINCIA DI BOLOGNA

La presidente Beatrice Draghetti ha in-contrato recentemente a palazzo Mal-vezzi Aminattou Aidar, attivista per i di-ritti umani nel Sahara Occidentale.L’esponente saharawi ha portato la suatestimonianza e descritto la situazioneche si vive oggi in quei territori. La Aidar, in Europa per un tour che hatoccato Spagna, Belgio e Italia, è impe-gnata da molti anni nella difesa dei di-ritti umani nei territori del Sahara Occi-dentale, ed ha costituito comitati di tu-tela ed iniziative di informazione in col-laborazione con numerose organizzazio-ni in tutto il mondo. Nell’incontro la pre-sidente ha confermato la vicinanza el’attenzione della Provincia di Bolognaverso la popolazione saharawi, anchecon gesti di solidarietà concreta, ed haauspicato la creazione di un’ampia con-vergenza su questo tema da parte delleistituzioni locali.)

IN DIFESA DEI DIRITTIUMANI DEL SAHARA OCCIDENTALE

integrazione. La sfida di questi anni - hasottolineato Andrea Stuppini, responsabi-le del Servizio politiche per l’accoglienzadella Regione - è stata quella di trovareuna strada percorribile tra le oppostequanto impraticabili vie dei fautori di unasorta di “welfare parallelo” da una parte edi un “welfare uguale per tutti”, dall’altra.Vi è invece bisogno, nel contesto di un po-tenziamento dei servizi per tutti, di pro-muovere politiche specifiche che garanti-scano l’accesso e il godimento di questiservizi da parte della popolazione migran-te che, rispetto alla popolazione autocto-na, vive al riguardo maggiori difficoltà. L’at-tenzione che emerge nei Piani verso la

interculturale, testimoniano l’impegnoprofuso dagli enti locali bolognesi nella di-rezione su indicata. Essenziale sarà, per ilfuturo, la capacità di dare maggiore ascol-to alle sollecitazioni provenienti dalle stes-se associazioni di cittadini migranti. Come hanno con forza sottolineato i rap-presentanti di queste ultime, sarà necessa-rio promuovere una maggiore partecipa-zione dei migranti nelle decisioni politichee assegnare più finanziamenti alle loro as-sociazioni, affinché possano rivestire real-mente il ruolo importante che sono chia-mate a svolgere. Forse un primo passo perla conquista di quella “felicità” di cui haparlato Fabian Nji Lang. ■

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algrado la contrastata accoglienza rice-vuta l’anno precedente a Merano comeregista esordiente del cortometraggio

La città nemica, ambientato durante la guerra civilespagnola (vedi Portici 2005 n.6) Renzo Renzi decise dipartecipare egualmente ai Littoriali della cultura edell’arte in programma a Bologna nel 1940, destinatia diventare gli ultimi a causa degli eventi bellici. E sicimentò nella nuova gara con un soggetto ancoraispirato alla Spagna ma di taglio nettamente anticon-formista, Un uomo andava alla guerra. Infatti - comericorda egli stesso in “Rapporto di un ex balilla” -mentre “gli organi ufficiali esaltavano continuamentela purezza, l’eroismo, il disinteresse dei volontari fa-scisti nella guerra spagnola”, il protagonista della suastoria “si arruola volontariamente tra i franchisti nonper idealismo ma per disperazione”. Eppure, riuscìa classificarsi secondo dopo che La città nemica ave-va rischiato l’esclusione. La premessa dell’autore èche “ai Littoriali non si vada a caccia di argomentiche possano dare origine ad un film, ma piuttosto disoggetti che denotino una speciale attitudine o pre-parazione alla narrativa cinematografica”. Convintoche, “come al solito, i nostri soggetti rimarrannocarta scritta e non saranno sfruttati nella produzio-ne”, Renzi ritiene, perciò, che “non si debba giudica-re il soggetto come un buon tema per un possibilefilm, ma come opera compiuta nei limiti che le spet-tano”; e precisa che per “forma cinematografica diun soggetto” intende “la previsione sulla carta diquasi tutte quelle soluzioni ritmico-narrative che larealizzazione potrà poi ampliare”. È una scelta deci-samente innovativa, che se da un lato consente aRenzi di muovere, fra le righe, una critica di fondo al-l’impostazione dei Littoriali del cinema, dall’altro lospinge a sostenere che in Italia sono “più utili i nar-ratori che gli inventori di argomenti”, ma che, inogni caso, il problema consiste nella “ricerca di temio di ambienti attuali e nella loro rappresentazione”,tenuto conto che “le cronachistiche retoriche del

I film di carta

I soggetti cinematografici di Renzo Renzi, la sua partecipazione

agli ultimi Littoriali, la forza innovatrice di un linguaggio per il cinema

che troppo spesso rimase sulla carta

cinema e SOCIETÀ

di Costanzo Baffetti

M

cinema e SOCIETÀ

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periodo della Rivoluzione e dello Squadrismo sonoda noi ormai lontane, anche se non dimenticate”. Ètroppo attribuire a queste parole, comunque corag-giose, il significato, o quasi, di un’attesa del neoreali-smo? La risposta si trova, forse, proprio nelle imma-gini del primo film di Renzi, nelle quali c’è un’aura dinaturalezza e di spontaneità, tipica della futura, vita-le stagione del cinema italiano. Anche perché i pun-ti di contatto fra La città nemica e Un uomo andava al-la guerra sono molti, tanto che il secondo soggettoappare come uno sviluppo e un approfondimentodella prima storia che era appena abbozzata. Losfondo è sempre quello della guerra civile spagnola,ma – come avverte il copione – ogni accenno alle“due parti in conflitto deve rimanere assolutamenteindistinto”, per lasciare che i personaggi vivano il lo-ro “dramma individuale”. Esemplare la vicenda delprotagonista, Cid Ybarra, un giovane contadino chevive tranquillo con la madre e il fratello Pedro, in at-tesa di sposare Rita, la ragazza che ama. Quest’ulti-ma va in città a trovare un’amica, che sta per avereun bambino, mentre cominciano gli scontri tra fran-chisti e repubblicani. Preoccupato per Rita, Cid par-te a sua volta a cavallo per Quintanar e durante iltragitto si imbatte in scene di morte e devastazione.Nel frattempo, nella città sconvolta dalla violenza, laragazza viene aggredita e uccisa da un folle (quasiuna citazione del Mostro di Düsseldorf, il capolavorodi Fritz Lang). Cid vendica Rita ma entra in una crisiprofonda, crede che sia inutile continuare a viveresenza di lei: poi, in preda allo sconforto, si arruolavolontario nelle file franchiste: morirà prima di par-tire per la guerra, sotto le macerie di un muro crol-lato all’improvviso. Dallo studio delle carte conser-vate presso la Cineteca di Bologna, risulta che Renziteneva in modo particolare a questo suo lavoro. Loprova, indirettamente, una lettera inviata il 4 aprile1940 dal suo amico Corrado Terzi, nella veste di fi-duciario del Cineguf, a Eugenio F. Palmieri, critico ci-nematografico del Resto del Carlino, per segnalare chela commissione giudicatrice del concorso per unsoggetto cinematografico aveva unanimemente con-siderato Un uomo andava alla guerra “di una assolutasuperiorità su gli altri concorrenti”, in quanto “il rac-conto si sviluppa con decisa progressione drammati-ca e con linguaggio schiettamente visivo, qualità im-portanti che dimostrano una poetica fantasia ed unasicura padronanza dei mezzi espressivi del cinema”.La lettera si concludeva con la preghiera di darne no-

tizia nella rubrica “Ombre e luci dello schermo”,sottolineando come ciò potesse rivelarsi utile “alsoggetto di Renzo Renzi nella classifica degli immi-nenti Littoriali”. A cavallo tra il ’40 e il ’41, Renzi tenta di giocare al-tre carte. Così il giovane cineasta ricorda quei tenta-tivi: “Le classifiche ottenute, nonostante tutto, midavano l’illusione di una certa libertà. Continuai a fa-re dispetti anche nei film successivi. Preparai, assie-me all’amico Adriano Magli, un documentario soprauna grande officina, intitolato L’arsenale. Voleva esse-re – ambiziosissimo – l’esaltazione dell’uomo che ri-esce a dominare la natura, inserendosi nelle sue leg-gi. L’influenza dei film russi, di cui si leggeva sui libri,era evidente”. Ma la commissione - composta da Re-nato May, Francesco Pasinetti e Vittorio Gallo - giu-dicò l’argomento, “già molte volte trattato”, privo diqualsiasi interesse e rappresentato attraverso “luo-ghi comuni”. Il cortometraggio non potè quindi es-sere ultimato, anche se in gran parte già realizzato al-l’interno dell’Officina del gas di Bologna: del mate-riale girato, in 16 mm e bianco e nero, si sono con-servati spezzoni della durata complessiva di una de-cina di minuti. Il film a soggetto, La folla – sono sem-pre parole di Renzi – “voleva addirittura rovesciareil senso dell’omonima opera di King Vidor. Non èche l’individuo sia schiacciato dalla folla, la quale lodistrugge: anzi, il mio protagonista, un artista malatoe solitario, trovava il riscatto alla sua solitudine pro-prio in un grande fatto di folla, un’adunata, insommaun fenomeno collettivo”. Anche in questo caso il filmrimase sulla carta. La sceneggiatura, una trentina dipagine dattiloscritte, fu infatti bocciata con la se-guente motivazione: “Il film dimostra un incoscientedecadentismo. Il tentativo di ricerche intimiste rima-ne tale, affogato da luoghi comuni e da un materialeplastico arruffato, prolisso e raramente funzionale.La sceneggiatura con la sua minuziosità, peraltroscorretta, sembra desunta da un film già montato,sicchè erroneamente si indicano in sceneggiatura at-teggiamenti e gesti che soltanto il caso, più ancorache la regia, ha potuto provocare. Molto confusa èl’ambientazione spaziale”. Come si vede, la Commis-sione (di cui stavolta faceva parte Basilio Franchina,accanto a Pasinetti e Gallo) non apprezzò l’idea diuna “sceneggiatura di ferro”, che pure era teorizza-ta da maestri del cinema come Eisenstein, né la do-te originale della “scrittura cinematografica” rico-nosciuta a Renzi da un critico come Palmieri. ■

Nella pagina accanto,Alessandro Blasetti,

insegnante di regia delCentro sperimentale di

cinematografia di Roma apartire dagli anni ’30 (tratta

da Vivere il cinema –Sessant’anni del Centro

sperimentale dicinematografia, 1995).

Qui sopra Renzo Renzi nelsuo studio (Foto V. Cavazza)

caleidoscopio

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Il cinema èritrovatoIl “Cinema Ritrovato”, festival ci-nematografico promosso dallaMostra Internazionale del Cine-ma Libero in collaborazione conla Cineteca del Comune di Bolo-gna e aperto ad ogni amante delcinema di tutto il mondo, festeg-gia il ventennale nella prossimaedizione che si terrà da sabato 1luglio a sabato 8 luglio a Bologna.Il viaggio dedicato alla storia delcinema proposto quest’anno aglispettatori, caratterizzato daicontributi di artisti del calibro diSarah Bernhardt, Alberto Lattua-da e Vincente Minnelli, si svolgeall’interno di luoghi diversi: le sa-le del Cinema Lumière della Ci-neteca di Bologna, una destinataal muto e una al sonoro; l’ampioCinema Arlecchino in grado diriportare in vita la perduta bel-lezza delle proiezioni in grandeformato; il Teatro Comunale diBologna per una serata con or-chestra dal vivo.Per informazioni sul programma 2006:www.cinetecadibologna.it/ritrovato.htm

Col favoredel buioGiunge alla decima edizione larassegna Col favore del buio cherende accessibili al grande pub-blico ed alle scuole, da aprile adicembre, telescopi, radiotele-scopi e planetari nel territoriodella Provincia per poter scruta-re le meraviglie del cielo, graziealla collaborazione tra Osserva-torio astronomico di Bologna eassessorato provinciale alla Cul-tura.Per informazioni sul calendario 2006:www.bo.astro.it al link eventi per il Pubblico

Corti, chiese ecortiliÈ giunta alla ventesima edizionela rassegna “Corti Chiese e Cor-tili” promossa dai Comuni diBazzano, Casalecchio di Reno,Castello di Serravalle, Crespella-no, Monte San Pietro, Monteve-glio, Savigno e Zola Predosa, or-ganizzata dall’associazione musi-cale “L’Arte dei Suoni” sostenu-ta dall’assessorato provinciale al-la Cultura nell’ambito di “Invitoin Provincia”. L’iniziativa intendevalorizzare il ricco patrimonioartistico ed ambientale del no-stro territorio, offrendo al pub-blico serate caratterizzate dallaconiugazione tra l’ascolto di va-rie musicalità raffinate e la ubica-zione in contesti suggestivi, cari-chi di arte e storia.Per informazioni sul programma 2006:www.artedeisuoni.org

Terapia del doloreÈ la cultura del sollievo per com-battere con successo il dolore ela sofferenza che si celebra, pro-muovendone la sensibilizzazione,nella Giornata Nazionale del Sol-lievo patrocinata dal Ministerodella Sanità e dalla Conferenzadelle Regioni e delle ProvinceAutonome. Anche quest’annol’Azienda Ospedaliero-Universi-taria di Bologna Policlinico San-t’Orsola Malpighi ha aderito nel-la giornata di domenica 28 mag-gio 2006. In particolare, il comi-tato Ospedale senza Dolore del-l’Azienda è da tempo impegnatocon la collaborazione di tutte leprofessionalità del sistema sani-tario e del volontariato, in azionivolte alla terapia del dolore inogni fase del percorso assisten-ziale: attraverso l’informazione

ai pazienti, la formazione dei sa-nitari e la verifica dell’appropria-tezza delle cure.

Scrittura al femminileL’ottava edizione del Concorsonazionale di scrittura femminile,si è svolta sabato 20 maggio nel-la sala Zodiaco di palazzo Mal-vezzi con l’assegnazione del“Premio San Vitale” al miglior te-sto tra quelli pervenuti sul tema“Tradizioni e Traduzioni”. Vinci-trici sono risultate Anna Borghiper la sezione narrativa, RossanaRoberti per la sezione poesia eAlessandra Carlini per la sezioneteatro. Attribuiti anche due Pre-mi speciali, uno per la traduzionea Loredana Magazzeni e uno perla memoria a Cristina Malvi. La consegna del riconoscimentoa cura del Gruppo di Lettura SanVitale, è stata anticipata da unconvegno che ha trattato, oltreal tema del concorso, argomentidi poesia, di letteratura femmini-le, di editoria, di discriminazionee di convivenza.

A spasso per le valliÈ con www.vallibolognesi.it che sipuò da ora viaggiare in rete sugliAppennini Bolognesi, abbraccian-do un paesaggio composito dovela bellezza selvaggia si armonizzacon le tracce di vita e storia, allascoperta delle molteplici opportu-nità di turismo a misura d’uomoche le Valli Bolognesi offrono ai vi-sitatori. Sulla homepage disponibi-li le sezioni dedicate ai temi di visi-ta per orientare il turista: ciclotu-rismo, equiturismo, trekking, eno-gastronomia e altro. B. F.

di AntonioFarnè

bastato che qualche giudice coraggioso sol-levasse il coperchio, per scoprire una real-tà divorata da una corruzione elevata a si-

stema. Il calcio italiano era tutto provvisorio, comeuna grande recita. Partite truccate, arbitri a libro paga, intimidazioni,un intreccio impressionante di società e di compli-cità. Insomma, un quadro davvero sconfortante. Etra i club più danneggiati, c'è senza dubbio il Bolo-gna. L'epilogo della stagione passata, quella 2004-2005, finita nel mirino degli inquirenti, è una feritaancora fresca per i tifosi rossoblù. Quella retrocessione in serie B, per certi versi ano-mala, è impossibile da dimenticare. Così come la battaglia per il ripescaggio condottadurante l'estate e persa dopo ben tre sentenze a fa-vore. Allora, alla testa della società rossoblù c'eraGiuseppe Gazzoni Frascara. La sua parabola nel cal-cio si è conclusa nel peggiore dei modi: dopo la re-trocessione ha venduto il Bologna ad Alfredo Caz-zola, rimettendoci un bel po’ di soldi, e poi è addi-rittura fallito. Ma ora l'ex patron passa al contrat-tacco. "Ho la certezza di essere stato truffato - af-ferma senza perifrasi Gazzoni - I magistrati mi han-no mostrato ben nove volumi dedicati alle intercet-tazioni telefoniche dei protagonisti di queste vicen-de. Credetemi, c'è da vergognarsi. C'era una piovra,un centro di potere che dominava e condizionava ilmondo del calcio”."L'anno scorso - riprende l'ex numero uno del Bo-logna - ci hanno fatto andare in B. Siamo retrocessia 43 punti, quando quest'anno la quota salvezza eraa 32. Poi le battaglie estive, condotte contro chi, ve-di Reggina e Messina, non aveva i bilanci in regola equindi non avrebbe potuto iscriversi al campionatodi A. Tutto inutile. Ma poi abbiamo scoperto per-ché: sia la Reggina che il Messina, infatti, erano nel-l'orbita di Moggi”. Gazzoni, come detto, non si è an-cora ripreso dal rovescio subito a causa del calcio.Ma ora chiede di essere risarcito. "Ho deciso di ri-valermi su chi ci ha sbattuto in B e su chi ha decisodi non restituirci il maltolto, vale a dire la serie A,solo perché certi club andavano tutelati. Porterò intribunale tutti coloro che ci hanno danneggiato".

E quando si parla di risarcimento è giusto anchequantificare i danni. "Sono in ballo - attacca ancoraGazzoni - almeno quaranta milioni di euro. I dirittitv, gli incassi mancati, la fuga dei giocatori che nonvolevano rimanere in B. E poi la cessione della so-cietà: in serie B valeva zero e io l'ho venduta a Caz-zola per un euro. In A il Bologna poteva tranquilla-mente valere trenta milioni di euro. Pertanto chiedo un risarcimento, non solo econo-mico ma anche morale, visto che mi hanno dato delfallito. La mia società è fallita soltanto perché ho ri-spettato le regole e ho pagato le tasse fino all'ulti-mo. Sì, chiedo quaranta milioni di danni. Ed è una ci-fra calcolata per difetto". A questo punto quali sono le prospettive per il no-stro calcio? "Innanzitutto chi ha sbagliato deve pa-gare - conclude l'ex presidente - Mi auguro che lagiustizia sia rapida. Il calcio deve ritrovare identitàed etica. Per quanto mi riguarda, io con questomondo ho chiuso. I miei debiti li pagherò. Gli insul-ti personali, invece, farò fatica a dimenticarli. Sonostato presidente del Bologna per dodici anni. L'ho portato dalla C alla A. Ho regalato a questa cit-tà campioni come Baggio e Signori e una semifinaledi Uefa. Credo di potere essere ricordato comeuna persona onesta, che purtroppo è incappata nel-la piovra e ne è stata sconfitta". ■

Alla ricerca di un’etica perdutaEx patron del Bologna al contrattacco

Giuseppe GazzoniFrascara(Foto G. Schicchi)

La sportina sportiva

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I Quaderni dei figli della ShoahS’intitola ‘Quaderni dell’Associa-zione Figli della Shoah’ la nuova einteressante collana editorialepubblicata dai tipi della Pendra-gon, attiva casa editrice bologne-se. Due i titoli usciti finora, “Noti-zie dalla Shoah” di Sara Fantini(350 pagg. 20 ) e “Stranieri in pa-tria” a cura di Antonia Grasselli(198 pagg. 18 ), che raccontano,

con ricchezzadi materiali edocumenti uffi-ciali, la storiadegli ebrei bo-lognesi non so-lo durante ilsecondo con-fitto mondiale,ma anche pri-ma, con l’intro-duzione delleleggi razziali da

parte del governo fascista, e tragi-camente pure dopo, una volta fini-ta la guerra ma non le odiose in-giustizie. Libri documento, ricchidi testimonianze e storie vissute,come “Stranieri in patria” redattoda 20 studenti del Liceo Fermi (al-lievi della professoressa Grasselli)dopo accurate ricerche negli ar-chivi delle istituzioni ebraiche, in-dagini, interviste ai sopravvissuti,visite nei luoghi storici come ilcampo di Fossoli o il ghetto diFerrara, analisi di testi universitaridi Sarfatti e De Felice, letture diromanzi e visione di film sul tema:l’elaborazione di tutto questo ma-teriale, divulgato in un appositoconvegno e ora raccolto in volu-me, racconta di sparizioni, depor-tazioni, confische, divieti di fre-quentare scuole pubbliche, perdi-ta di lavoro e affetti e di famiglie infuga, ora aiutate ora rinnegate.

E poi il ritorno in città, la fatica,spesso vana, di rientrare in pos-sesso dei propri beni, finiti nellecase dei gerarchi fascisti, di pre-fetti e questori, di ufficiali tede-schi. Umiliati anche alla fine del-l’incubo. Notizie che in pochi co-noscono.I numeri dicono che erano 845 gliebrei presenti in città al momen-to dell’occupazione tedesca e chedopo i rastrellamenti e le depor-tazioni più di 400 persero la vita(solo in 4 tornarono vivi dai lager:Giacobbe e Giuditta Bonacar, Ni-no Matathia, Giuseppe Mortasa).Sfregi ancor oggi taglienti, che‘Stranieri in patria’ visualizza perle strade e le case di Bologna esull’Appennino. “Notizie dalla Shoah” di Sara Fan-tini, venticinquenne bolognese,laureatasi un anno fa in Scienzedella Comunicazione, dopo un'a-dolescenza trascorsa a leggere li-bri sull'Olocausto, "ho comincia-to alle medie con "Se questo è unuomo" e non ho più smesso", ciracconta invece come i giornaliitaliani, resuscitati dopo la finedella guerra, raccontarono l’or-rore dell’Olocausto. La Fantini ha visionato le testateuscite nel 1945 e il risultato è chenel 1945 i giornali italiani parlaro-no poco, pochissimo della Shoa,creando quello che il sociologoZigmunt Bauman definisce uno'stato eteronomico'. Su quei fogli, incredibilmente, sitrovano poche pochissime noti-zie dello sterminio: qualche ac-cenno ai primi processi, qualchetestimonianza dei sopravvissuti.Dei lager non se ne occupavaquasi nessuno (un'analisi più ap-profondita è cominciata negli an-ni '60), lo stato italiano (è notoma è brutto ricordarlo…) non si

preoccupò di facilitare il ritornodei deportati, né di censirli (6746vittime italiane, 80 di Bologna).Rimuovere il passato, edulcoraregli errori, alimentare il mito del'buon italiano' e guardare al futu-ro ripartendo prima di tutto dallaResistenza, pare essere la lineaeditoriale dominante del momen-to. L'Italia, secondo l’analisi dellaFantini, preferì tacere l'evento delgenocidio, rendendosi così ir-re-sponsabile, "poiché chi è senzamemoria è senza identità e chi èsenza identità è irresponsabile".Due testi da tenere assolutamen-te in libreria. Fernando Pellerano

Pompeo Gandolfi e il suomondo dei burattinia cura di Tiberio ArtioliABC – Quaderni Minerbiesi II

Edito dall’Associazione culturaleABC, grazie anche al contributodel Comune di Minerbio, delCentro Sociale Primavera e delCredito Cooperativo di Bolo-gna, con il patrocinio dell’IBCdell’Emilia Romagna e del Cen-tro Etnografico del Comune diFerrara, il volume raccoglie nu-merosi scritti incentrati sulla fi-gura di Pompeo Gandolfi, bu-rattinaio scomparso nel 1971che per tanti anni ha portato ingiro a Bologna ed in provincia ilsuo Sganapino, protagonista distorie sempre nuove perché in-ventate sul momento, a “brac-cio”. I testi partono dalla biografia suGandolfi scritta da Luciano Ma-nini, che con lui ebbe occasio-ne di lavorare, offrendo al let-tore diversi punti di vista sulmondo dei burattini e del tea-tro in generale. ■

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Sciroccodi Girolamo De MicheleEinaudi Stile libero – noir

Noir che tende ad andare oltrei limiti, Scirocco è un romanzocostruito con uno stile cinema-tografico in cui dal presente diuna Bologna dei nostri giorni, illettore, attraverso l’uso ricor-rente ai flash back, è trasporta-to a ritroso nel tempo fino al1945. Ma il passato è inesorabil-mente legato al presente e le vi-cende sanguinose di oggi (comei crimini della Uno Bianca e gliattentati alle stazioni) si intrec-ciano con quelle dei criminali diguerra. Storie di uomini comuniin una Storia collettiva in cui lavita è da sempre legata allamorte. ■

Le campagne. Conflitti,strutture agrarie,associazionidi Mirco Dondi, Tito MenzaniEdizioni Aspasia

Il volume di Mirco Dondi e TitoMenzani rappresenta il secondorisultato editoriale (dopo Il ter-ritorio e la pianificazione di Mau-ro Maggiorani e Marzia Marchi)prodotto dalla ricerca Dallaguerra al “boom”. Territorio, eco-nomia, società e politica nei co-muni della pianura orientale bolo-gnese, promossa dall’Istitutoper la storia della Resistenza edella società contemporaneanella provincia di Bologna incollaborazione con otto comunidel territorio bolognese.Per la loro indagine, i due auto-ri hanno scelto di adottare unosguardo di lunga durata per stu-diare i complessi processi eco-

nomici, sociali e culturali checoinvolgono gli abitanti dellecomunità prese in considerazio-ne. Pertanto l’arco cronologicoscelto abbraccia tutto il perio-do che va dalla fine dell’Otto-cento agli anni Sessanta del No-vecento caratterizzato dalleaspre lotte bracciantili e mer-cantili a seguito della quali risul-tarono completamente modifi-cate le strutture agrarie e con-seguentemente la composizionesociale della popolazione rura-le. Nella prima parte del volu-me, Mirco Dondi si sofferma sulconflitto sociale dai primi feno-meni della sindacalizzazione allatrasformazione delle campagnein otto comuni con vicende co-sì strettamente intrecciate conquelle nazionali da poter essereconsiderate emblematiche. Nella seconda parte, Tito Men-zani affronta un aspetto inscin-dibilmente correlato al primoovvero il rapporto tra l’agricol-tura e la cooperazione che con-tribuì nel secondo dopoguerra,a ridisegnare i tratti economicidel territorio. ■

La parola ed il racconto.Scritti su LucianoBianciardia cura di Carlo VarottiBononia University Press

Il volume, curato da Carlo Va-rotti, trae origine da due incon-tri promossi dal Dipartimentodi Italianistica dell’Università diBologna e dedicati allo scritto-re grossetano Luciano Bianciar-di. Notevole l’attività intellet-tuale di Bianciardi: giornalistasu quotidiani quali l’"Unità" el’"Avanti!", e traduttore di più

di una sessantina di libri digrandi autori quali Saul Bellow,Jack Kerouac o Herry Miller,ma probabilmente egli ai più ènoto come l’autore di La vitaagra, da cui nel 1964 fu tratto ilfilm omonimo diretto da CarloLizzani ed interpreto da UgoTognazzi e Giovanna Ralli. Nel romanzo l’autore si con-fronta con il neocapitalismo, lamodernizzazione troppo velo-ce del paese, a se-guito del boomeconomico, e lanuova società dimassa, caratteriz-zata da sue proprieforme di consumi-smo ed ideologie,con una deforma-zione linguistica distampo gaddiano,fortemente grotte-sca in cui stili diffe-renti si contamina-no fra loro accendendo l’operadi toni ora ironici, ora sarcasti-ci, ora disperati. Quale considerazione persona-le notiamo che tra i dedicataridell’opera compare il nome diRiccardo Bonavita, un giovanee promettente studioso autoredi un contributo presentatooralmente a suo tempo, ma poinon sviluppato: a lui, amico ecollega, il nostro affettuoso ri-cordo. ■

I libri dela migrazione

Il concorso Eks&tra già da alcunianni ha aperto una porta sullarealtà culturale della migrazioneitaliana, un fenomeno che an-drebbe considerato non solo perle sue ripercussioni sul piano po-

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litico o economico ma anche suquello culturale. Infatti, anche inuna condizione di quasi totalemarginalità si realizzano ed emer-gono esperienze culturali dalleoriginali modalità espressive. Lotestimoniano gli annuali vincitoridel concorso che si dimostranocapaci di elaborare costruzionipoetiche e narrative di grande in-tensità espressiva e profonditàcomunicativa qualunque sia lospazio descritto, quello interiore,privato, oppure quello pubblico.Quest’anno la commissione hadeciso di premiare il poeta MihaiMircea Butcovan avendone ap-prezzato le capacità linguistiche estilistiche espresse con una bencontrollata vena ludico-parodicain "testi di densità epigrammaticache giocano con la tradizione let-teraria italiana da un’ottica stra-niata". E ricordiamo che l’anno scorso ilpremio era stato assegnato al ru-meno Viorel Boldis, per la rac-colta di poesia Da solo nella fossacomune (Gedit – Poeti e narrato-ri) che, come scrive Fulvio Pezza-rossa nell’introduzione: "accettacon la sua raccolta di versi, dallemisure ritmiche varie, eppur ri-conoscibili lungo linee di saldacontinuità, di giocare con lucidaconvinzione coi propri stessi sen-timenti, che non pretende diffor-mi o d’eccezione, ma calati acuta-

mente nell’esistere della amarabanalità quotidiana".

Lorenza Miretti

Andrea Trebbi. 1980-2005ArchitettureEditrice Compositori

La monografia racconta i primi25 anni di attività di AndreaTrebbi in una ‘autobiografia ar-chitettonica’ che seleziona unatrentina di progetti e di opere.Dopo la laurea in architetturanel 1979 a Firenze, negli anni Ot-tanta l’aggiudicazione di suoiprogetti di opere pubbliche coin-volge prevalentemente il temadegli autoparcheggi nelle città,mentre Bruno Zevi sulla storicarivista ‘Architettura. Cronache eStoria’ ne certifica costantemen-te la crescita.Matura esperienze in Giapponee negli Stati Uniti prima di inizia-re autonomamente lo svolgi-mento del mestiere. Fonda la so-stanza del suo percorso sull’e-spressione concorsuale e con-temporaneamente rivolge lapropria opera verso la destina-zione residenziale dell’architet-tura, alternandola non di radocon l’indagine verso altre carat-terizzazioni funzionali.L’autonomia di espressione e dicomportamento che caratterizza

il lavoro di Trebbi si avverte an-che nella costruzione del libro, eGiuliano Gresleri, introducendo-lo, afferma che “ogni progettoqui presentato è un espedienteper raccontare una storia, l’av-ventura che rende l’architettoprotagonista nell’impresa delfabbricare”. Progetti di architettura che rive-lano l’esigenza profonda di con-tribuire a bonificare la qualità delloro intorno territoriale, cherappresentano tappe di riflessio-ne su una tra le componenti piùimportanti del nostro vivere, checoinvolgono la sfera sia del ‘pri-vato’ che del ‘pubblico’ nei gran-di temi – la qualità dell’ambientee dell’architettura, l’insegnamen-to, la ricerca, la dissociazione ol’indipendenza da ogni schemaprecostituito - esortandola afornire risposte concrete.Precede la selezione di opere eprogetti una lunga conversazio-ne con il collega Vittorio Came-rini in cui Trebbi manifesta senzaindugi la condizione di generaledepressione dell’ambiente archi-tettonico italiano, esprime lapropria contrarietà nel riscon-trare la perdurante egemonia delvuoto culturale, annota comeanche gli architetti appaiano col-pevolmente disinteressati, sti-mola le espressioni di eccellenzaa provare di invertire il declinan-te orientamento.Infine, l’ampia selezione delleopere suggella la fecondità e laqualità del lavoro di Trebbi: lacostante prova di originalitàcompositiva che i progetti mani-festano lo inquadrano tra leespressioni più affidabili offertedallo scenario architettonico diquesti ultimi decenni.

Raffaella Pannuti

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Un granderisultato perD’Agostino25 aprile e 1 maggio sono duedate da ricordare per StefanoD’Agostino, il consigliere volan-te e Ironman del Comune di Ca-salecchio di Reno, che in questigiorni si è sgroppato prima lamaratona Vignola-Bologna chiu-dendo 13° assoluto e 2° di cate-goria in 3 h 10’ 22’’ e poi, doposei giorni, la massacrante gara ci-clistica 10 Colli bolognesi, 164km con un dislivello di quasi2500 m in 5 h 24’ 22’’, a 30 km/h.Ma alla pazzia di affrontare duegare così dure in un tempo cosìravvicinato, è giunta la vittoriaassoluta nella Combinata fra lasomma dei tempi delle stesse.Stefano D’Agostino, che gareggianel podismo con l’Acquadela Bo-logna e nel triathlon/duathloncon la Gabbi/Diolaiti ha ferma-mente cercato la vittoria e non-ostante i crampi e le forze chevenivano meno non ha mollato.Vittoria dedicata all’allenatoredell’Acquadela, Pierpaolo Cri-stofori, scomparso nel dicembrescorso.

Sportelli per il lavoroÈ stato inaugurato lo scorsomaggio lo Sportello comunaleper il lavoro di Borgo Panigale(nella sede del Centro polivalen-te “Gigina Querzè”, via CavalieriDucati 12/10); primo dei treprevisti dall’accordo attuativosottoscritto fra Provincia e Co-mune di Bologna. Contestualmente è stato attiva-to anche lo sportello di San Do-

nato (per ora in locali provviso-ri, in attesa della collocazionedefinitiva nella nuova sede delQuartiere). Entro il 2006 è pre-vista l’apertura anche dello spor-tello del Quartiere Navile.Queste iniziative si inseriscononella strategia di Provincia e Co-mune di Bologna di ampliamentodella rete di servizi pubblici perfavorire l’incontro tra domandae offerta di lavoro. I venti spor-telli presenti sul territorio ope-rano in rete con i sette Centriper l’impiego istituiti sul territo-rio provinciale. Nella fase di av-vio lo sportello di Borgo Panigalesarà aperto tre giorni a settima-na: tel. 051.406023 - 6412521;[email protected] comunale per il lavorodi San Donato, via San Donato68, tel. 051.6337514; [email protected].

Convenzione traProvincia e AcerIl Consiglio provinciale ha appro-vato con 20 voti favorevoli, 4astenuti e 4 contrari il rinnovodella convenzione tra la Provin-cia e l’Azienda casa Emilia-Roma-gna (Acer) che disciplina gliaspetti amministrativi, contabili etecnici della gestione del patri-monio immobiliare (compresi glialloggi Erp, Edilizia residenzialepubblica), sia a uso abitativo chenon. L’Acer perciò provvede, trale altre cose, alla gestione deicontratti, dei ricavi e dell’ammi-nistrazione degli assegnatari; allamanutenzione e all’inventario deipatrimoni. La nuova convenzio-ne scadrà alla fine del 2007.

Il cordoglio per la scomparsadi Nicolarakis Appresa la notizia della scomparsadi Elpidoforos Nicolarakis, avvenu-ta il 16 maggio scorso, la presiden-te Beatrice Draghetti ha inviato allavedova e al segretario provincialedel PdCI, un messaggio di vivo cor-doglio, mentre la figura del consi-gliere è stata ricordata nell’assem-blea di palazzo Malvezzi dal presi-dente del Consiglio Maurizio Ceve-nini. Nato a Lerapetra (Grecia) il 2ottobre 1942, terminato il Liceo,Nicolarakis si trasferisce a Bolognaper proseguire gli studi laureandosiin Ingegneria Civile. Il colpo di sta-to dei Colonnelli, in Grecia, lo tro-va a Bologna ed ancora studentepartecipa attivamente alla lottacontro il regime. Nel 1991 si iscri-ve al Partito della Rifondazione Co-munista ricoprendo ruoli di re-sponsabile d’organizzazione dellaFederazione di Bologna ed in segui-to di Presidenza del Comitato Fe-derale. Nell’ottobre del 1998 ade-risce al Partito dei Comunisti Italia-ni. Ha ricoperto la carica di Consi-gliere comunale nel Comune diMedicina dal 1995 al 1999 e di con-sigliere provinciale dal ’99 al 2004.Sposato con una cittadina italiana,viveva a Medicina dove esercitava lalibera professione.

Approvato ilbilancio delMinguzziÈ stato approvato dal Consi-glio provinciale il bilancio con-suntivo dell’Istituzione “GianFranco Minguzzi”, che ha chiu-so con un utile di 26.168,15euro. I contributi ordinari del-la Provincia sono stati di

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468.413,92, di cui 118.576,38quale trasferimento annualeper la gestione e 349.837,54per il personale. Il totale deicosti per i servizi è stato invecedi 211.638,52 euro.

Arte & portici2006Si è tenuto nell’ultimo weekenddi maggio “Arte & portici 2006”,evento artistico collettivo che haportato in esposizione opere diartisti che si dedicano alle arti vi-sive con amore e competenza,pur se poco conosciuti. Lungo i portici di Strada Maggio-re, via e piazza Santo Stefano e viaFarini sono state esposte circa1000 opere tra pittura, fotografia,ceramica, scultura, incisione epoesia. “Arte & portici” è ideatoe organizzato da “Il Laborato-rio”, Circolo di Arti visive.Info: www.arteportici.it

Le Felsinarie Il 13 e 14 maggio si sono tenute leFelsinarie 2006, tra rievocazionistoriche, gare sportive, cultura edenogastronomia.

Sono stati disputatiinoltre, all’Ippodro-mo dell’Arcoveggio, ilprimo Palio dei Co-muni della provinciadi Bologna, che ha vi-sto la vittoria di Oz-zano Emilia e il terzoPalio dei Quartieridella Città di Bolo-gna, in cui il successoè andato al QuartiereSan Vitale.

La Scienza inPiazza Si è conclusa a fine maggio la pri-ma parte della rassegna “LaScienza in Piazza 2006”, che ha vi-sto quasi 30mila presenze tra Ca-salecchio di Reno e Budrio. Sedi-ci giorni in cui nessuna disciplina èmancata all’appello per grandi epiccoli: fisica, chimica, astrono-mia, matematica, biologia, infor-matica, genetica, biotecnologie. “La Scienza in Piazza”, ora in pau-sa estiva, riprenderà in autunnocon una programmazione poten-ziata per le scuole e tanti appun-tamenti per i cittadini, a San Gio-vanni in Persiceto dal 24 settem-bre al 1° ottobre e a San Lazzarodal 19 novembre al 1°dicembre.

“Il divulgatore”È recentementeuscito il nuovo nu-mero de “Il divul-gatore”, periodicoedito dalla Provin-cia di Bologna ededicato alle tema-tiche del mondoagricolo. Nel nu-mero di maggio 2006 l’approfon-dimento si concentra sull’analisidelle colture di ciliegio e albicoc-co (dopo il precedente dedicatoal pesco), che caratterizzano ilterritorio bolognese in specifi-che aree particolarmente vocatee di grande interesse anche sot-to il profilo ambientale e paesag-gistico. Nuove varietà, orienta-menti della ricerca, situazionedel mercato, analisi delle culti-var: queste le materie di indaginenelle pagine della rivista.Per informazioni e abbonamenti:www.divulgatore.bo.it

Per conservarei documentiLa Provincia di Bologna ha rinno-vato la convenzione con l’Istitutoper la Storia della Resistenza e del-la società contemporanea nellaprovincia di Bologna “Luciano Ber-gonzini” (ISREBO), che quest’annofesteggia i 40 anni dalla fondazionee ha di recente inaugurato la nuo-va sede. Attraverso la convenzionela Provincia di impegna a sostenerele attività dell’Istituto nella conser-vazione documentaria, nella realiz-zazione di programmi di studio, ri-cerca e divulgazione della storia edella cultura della provincia.

Vacanze coifiocchi Anche nell’estate 2006, tantieroi dei fumetti, da Snoopy aDiabolik, saranno ambasciatoridella sicurezza stradale. Accantoa loro, persone in carne e ossacome Piero Angela, MargheritaHack, Gianni Morandi, Licia Co-lò, Damiano Tommasi e le mati-te di Altan, Bucchi, Giannelli,Vauro. La campagna “Vacanzecoi fiocchi” è organizzata da isti-tuzioni locali, associazioni, assi-curazioni e oltre 200 radio tra-smetteranno gli spot interpretatidai testimonial della campagna. Adesivi e libretti con vignette etesti, distribuiti in particolare inoccasione dell’esodo estivo di fi-ne luglio, che pongono al centrodell’attenzione il problema delladistrazione alla guida, dei rischi edei pericoli. La campagna è promossa dalCentro Antartide di Bologna incollaborazione con la FondazioneAnia per la sicurezza stradale.Per informazioni: [email protected]

numero 3.2006