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Nasce un nuovo centro per malati di Alzheimer Al via il censimento delle associazioni associazioni csv salento a pag. 6 a pag. 2 I volontari non ci stanno ad essere accusati dall’opi- nione pubblica: troppe volte hanno pagato di ta- sca loro e non è più tempo di stare semplicemente ad ascoltare. E’ necessario restituire alla politica il suo vero valore, quello di governare i processi per accre- scere i beni comuni e non per obbedire alle lobby o alle ideologie. Dossier a pp. 8-9 L e conseguenze del ridimen- sionamento progressivo dei fondi destinati al welfare in Ita- lia iniziano a diventare tangibili nella vita delle persone. Tagli pesanti soprattutto agli enti lo- cali (Comuni in primis) che an- dranno a colpire le persone più fragili ridimensionando l’acces- so ai servizi sociali. Da mesi si denuncia e si discute dei risvolti di quello che è stato definito l’anno zero del welfare: a farlo soprattutto il Terzo Set- tore che da più parti si è fatto sentire sollecitando anche una risposta degli stessi enti locali interessati. A lungo termine, in- fatti, sarà necessario razionaliz- zare e riqualificare la spesa, ma nell’immediato le conseguenze dei tagli saranno inevitabili. Per questo motivo, il Forum Terzo settore ha lanciato una “chiamata alle armi” alla citta- dinanza attiva tutta per denun- ciare questa difficile situazione e rilanciarla quale emergenza sociale nazionale per riattivare un’azione decisa da parte del Governo. Lo strumento utilizza- to per questa sollevazione vuole essere la costruzione collettiva di un dossier di casi emblema- tici degli effetti dei tagli a par- tire dai servizi ridotti o tagliati, per eventualmente poter anche raccoglie testimonianze (es. in- terviste, lettere, etc.) delle per- sone/famiglie colpite. Le associazioni e i cittadini tutti sono invitati a segnalare a [email protected] i casi e le situazioni più signi- ficativi. MA QUALE TERRORISMO? La tecnologia digitale per il volontariato e l’inclusione sociale P romuovere l’importanza della tecnologia per il non profit quale strumento utile a supporto delle associa- zioni. Con questo intento, il Centro Servizi Volontaria- to Salento e BITeB – Banco Informatico, Tecnologico e Biomedico hanno organizzato “La tecnologia digitale per il volontariato e l’inclusione sociale”, un momento di ap- profondimento e divulgazione sulle opportunità messe in campo dal BITeB per le associazioni non profit che si terrà mercoledì 21 marzo presso la sede centrale del CSV Salen- to in via Gentile 1 a Lecce a partire dalle 16,30. P er rimettere al centro dell’attenzione pubblica e politica la tutela dei Beni Comuni è nata dalla volontà di ammi- nistratori locali, associazioni, comitati e gruppi di cittadinanza attiva di ogni parte d’Italia la Rete dei Comuni per i Beni Comuni. Un movimento che parte dal basso e dal Sud di cui fanno parte, tra gli altri, Forum sull’acqua, No Tav, No Dal Molin, Chiaiano e anti-inceneritori, No Ponte, Teatro Valle, ma anche tante donne, lavoratori, giovani precari e im- migrati. Tra i promotori e garanti di que- sta nuova rete i sindaci di Napoli, Bari, Cagliari e il presidente della Regione Puglia. Bussola puntata sui Beni Comuni, cate- gorie a vocazione sociale, indispensabili e insostituibili, funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali delle persone. Per promuoverli e tutelarli, la Rete ha prodotto un apposito manifesto. La ne- cessità espressa è quella di realizzare una piattaforma politica condivisa su cui im- pegnarsi attraverso l’adozione di coeren- ti pratiche locali e l’apertura a vertenze nazionali, che lavori su obiettivi a pag. 11 U n passato di glorie ma an- che di scandali, di sperperi e nuovi tagli. E di quella che era la “benedetta Protezione Civile” è rimasto davvero ben poco. Quasi nulla, almeno nei vertici nazionali che, all’indomani del rimpallo di responsabilità sulla vicenda mal- tempo a Roma, denunciano lo sta- to di totale “calamità” in cui versa l’intero Dipartimento. a pag. 13 NASCE LA RETE DEI COMUNI PER I BENI COMUNI CHE FINE HA FATTO LA PROTEZIONE CIVILE? Marzo 2012 - Anno VII - n.56 I volontari dicono la loro sul movimento No TAV di Luigi RUSSO UN DOSSIER COLLETTIVO SUI TAGLI AL WELFARE

56 - VS Marzo 2012

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Volontariato Salento - mensile delle associazioni di volontariato della provincia di Lecce

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Nasce un nuovocentro per malatidi Alzheimer

Al via ilcensimentodelle associazioni

associazionicsv salento

a pag. 6a pag. 2

I volontari non ci stanno ad essere accusati dall’opi-nione pubblica: troppe volte hanno pagato di ta-

sca loro e non è più tempo di stare semplicemente ad ascoltare. E’ necessario restituire alla politica il suo

vero valore, quello di governare i processi per accre-scere i beni comuni e non per obbedire alle lobby o alle ideologie.

Dossier a pp. 8-9

Le conseguenze del ridimen-sionamento progressivo dei

fondi destinati al welfare in Ita-lia iniziano a diventare tangibili nella vita delle persone. Tagli pesanti soprattutto agli enti lo-cali (Comuni in primis) che an-dranno a colpire le persone più fragili ridimensionando l’acces-so ai servizi sociali. Da mesi si denuncia e si discute dei risvolti di quello che è stato definito l’anno zero del welfare: a farlo soprattutto il Terzo Set-tore che da più parti si è fatto sentire sollecitando anche una risposta degli stessi enti locali interessati. A lungo termine, in-fatti, sarà necessario razionaliz-zare e riqualificare la spesa, ma nell’immediato le conseguenze dei tagli saranno inevitabili. Per questo motivo, il Forum Terzo settore ha lanciato una “chiamata alle armi” alla citta-dinanza attiva tutta per denun-ciare questa difficile situazione e rilanciarla quale emergenza sociale nazionale per riattivare un’azione decisa da parte del Governo. Lo strumento utilizza-to per questa sollevazione vuole essere la costruzione collettiva di un dossier di casi emblema-tici degli effetti dei tagli a par-tire dai servizi ridotti o tagliati, per eventualmente poter anche raccoglie testimonianze (es. in-terviste, lettere, etc.) delle per-sone/famiglie colpite.Le associazioni e i ci t tadini tutt i sono invitati a segnalare a [email protected] i casi e le si tuazioni più signi-ficativi .

MA QUALE TERRORISMO?

La tecnologia digitale per il volontariato e l’inclusione socialePromuovere l’importanza della tecnologia per il non

profit quale strumento utile a supporto delle associa-zioni. Con questo intento, il Centro Servizi Volontaria-to Salento e BITeB – Banco Informatico, Tecnologico e Biomedico hanno organizzato “La tecnologia digitale per

il volontariato e l’inclusione sociale”, un momento di ap-profondimento e divulgazione sulle opportunità messe in campo dal BITeB per le associazioni non profit che si terrà mercoledì 21 marzo presso la sede centrale del CSV Salen-to in via Gentile 1 a Lecce a partire dalle 16,30.

Per rimettere al centro dell’attenzione pubblica e politica la tutela dei Beni

Comuni è nata dalla volontà di ammi-nistratori locali, associazioni, comitati e gruppi di cittadinanza attiva di ogni parte d’Italia la Rete dei Comuni per i Beni Comuni. Un movimento che parte dal basso e dal Sud di cui fanno parte, tra gli altri, Forum sull’acqua, No Tav, No Dal Molin, Chiaiano e anti-inceneritori, No Ponte, Teatro Valle, ma anche tante donne, lavoratori, giovani precari e im-migrati. Tra i promotori e garanti di que-sta nuova rete i sindaci di Napoli, Bari,

Cagliari e il presidente della Regione Puglia.Bussola puntata sui Beni Comuni, cate-gorie a vocazione sociale, indispensabili e insostituibili, funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali delle persone. Per promuoverli e tutelarli, la Rete ha prodotto un apposito manifesto. La ne-cessità espressa è quella di realizzare una piattaforma politica condivisa su cui im-pegnarsi attraverso l’adozione di coeren-ti pratiche locali e l’apertura a vertenze nazionali, che lavori su obiettivi a pag. 11

Un passato di glorie ma an-che di scandali, di sperperi

e nuovi tagli. E di quella che era la “benedetta Protezione Civile” è rimasto davvero ben poco. Quasi nulla, almeno nei vertici nazionali che, all’indomani del rimpallo di responsabilità sulla vicenda mal-tempo a Roma, denunciano lo sta-to di totale “calamità” in cui versa l’intero Dipartimento.

a pag. 13

NASCE LA RETE DEI COMUNIPER I BENI COMUNI

CHE FINE HA FATTO LA PROTEZIONE

CIVILE?

Marzo 2012 - Anno VII - n.56

I volontari dicono la loro sul movimento No TAV

di Luigi RUSSO

UN DOSSIER COLLETTIVO SUI

TAGLI AL WELFARE

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2CSVS INFORMA

90 i progetti delle Odv sostenuti dal CSV Salento e finalizzati alla promozione delle azioni volontarie

IDEE E SERVIZI TIPOGRAFICI: DUE BANDI PER IL VOLONTARIATO DEL TERRITORIO

Si è appena conclusa la presentazione delle proposte progettuali per il Bando di Idee e il Bando Servizi Tipografici. Sono state 90 le associazioni che

hanno beneficiato del sostegno del CSV Salento e che, attraverso i suddetti ban-di, hanno proposto idee, attività e progetti di promozione e divulgazione della cultura del dono da realizzare nella provincia di Lecce. Il CSV Salento, attraverso questi bandi rivolti alle Odv iscritte e non iscritte al registro regionale, sostiene e compartecipa alle iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della solidarietà. I bandi si inseriscono all’interno del percorso di promozione del volontariato, obiettivo prioritario del CSV Sa-lento, che intende valorizzare la cultura del dono, renderla protagonista e dif-fondere attraverso i progetti realizzati in molteplici aree di intervento i valori della solidarietà e della cittadinanza attiva. «Attraverso i bandi – afferma Luigi Russo, Presidente del CSV Salento – ci prefiggiamo l’obiettivo di valorizzare le idee progettuali delle associazioni del territorio impegnate in ambiti diversi; idee concrete, innovative e ben radicate nelle realtà locali della nostra provincia».Dall’analisi dei bisogni delle Odv, realizzata dall’ufficio Ricerca del CSVS, emerge il bisogno urgente delle organizzazioni di volontariato salentine di col-tivare e promuovere il senso e la cultura del volontariato, di “contaminare” il territorio. Al fine di sensibilizzare la cittadinanza, far conoscere il vero volto del

volontariato, far entrare nella quotidianità l’idea che dedicare parte del proprio tempo agli altri gratuitamente migliora la propria vita, è necessario promuovere le associazioni, sostenerle nella realizzazione delle proprie attività, aiutarle ad interfacciarsi con il territorio per poter trasmettere ai cittadini i valori e i conte-nuti delle azioni volontarie. In questo senso, il Bando di Idee e il Bando Servizi Tipografici sono degli strumenti utili per la realizzazione di attività che promuo-vano il volontariato sul territorio.Fino alla fine di agosto, le OdV ammesse per la prima tranche saranno impe-gnate in attività volte a sensibilizzare la cittadinanza, a far conoscere il vero volto del volontariato.Sotto l’aspetto dei contenuti, attraverso il Bando Servizi Tipografici le OdV ammesse realizzeranno dei prodotti tipografici (locandine, manifesti, brochu-re...) con l’obiettivo di comunicare, promuovere attività e iniziative e informa-re i cittadini; con il Bando di Idee saranno realizzati pubblicazioni, incontri, convegni, seminari, eventi comunicativi e manifestazioni nelle piazze o nei luoghi di ritrovo aperti alla cittadinanza, percorsi di sensibilizzazione e av-viamento al volontariato rivolti a bambini, adolescenti e giovani in contesti scolastici ed extrascolastici.

Valentina Valente

Nell’assemblea dei soci del 9 gennaio 2012 è stato eletto il nuovo consiglio direttivo del CSV Salento per il prossimo triennio. Confermati all’unanimità Luigi

Russo presidente, Daniele Ferrocino vice presidente, Luigi Conte tesoriere

Il CSV Salento rimette in moto, con vigore e nuo-ve energie, la sua attività di governo con il rin-

novo il 9 gennaio 2012 del suo Consiglio Direttivo. L’85% dei soci (1 solo contrario, 4 gli astenuti) ha votato a favore della lista “Solidarietà e partecipa-zione”, nella quale è confluita quasi tutta la pre-cedente dirigenza, con l’aggiunta di nuove figure di alto valore umano e morale. Peraltro, il Consi-glio Direttivo uscente ha goduto in questi tre anni passati della completa fiducia dei soci, viaggiando sempre con consensi altissimi, che hanno permesso l’approvazione dei piani di attività e i consuntivi quasi sempre all’unanimità: segno questo di una completa condivisione delle strategie, dei metodi, degli obiettivi messi in atto, e anche di un preciso riconoscimento dei soci nella loro dirigenza.Nella sua relazione di apertura dei lavori, il pre-sidente Luigi Russo ha ripercorso la storia recen-te del CSV Salento, mostrando come in questi tre anni sia avvenuta una vera e propria rivoluzione silenziosa del volontariato salentino, per merito sia dei dirigenti e del personale, ma anche dei tanti soci collaborativi e attivi, che hanno sempre e solo avuto uno spirito di vero amore del volontariato, andando decisamente oltre i personali interessi e lavorando per i Beni Comuni. Si è data stabilità e professionalità allo staff diri-genziale e dei collaboratori, si è lavorato per accre-scere le competenze amministrative e di mission da parte delle associazioni socie, si sono costruite reti settoriali e si sono consolidate le relazioni isti-tuzionali, si è diventati abili a conoscere il quadro sociale e culturale di riferimento del mondo asso-ciativo, si sono attivati, in collaborazione con il Forum Terzo Settore, precisi percorsi di sviluppo della soggettività pubblica del volontariato salen-tino che comunque mantiene la sua autonomia e

specificità e indipendenza, sia rispetto alle altre aree del Terzo Settore (cooperazione e aps) sia ri-spetto alla politica. «Con orgoglio posso dire che oggi il CSV Salento è uscito fuori dalla marginalità non solo geografica o settoriale del passato recen-te – ha detto Russo – ed è diventato un punto di riferimento nel panorama provinciale, regionale e perfino nazionale, del volontariato, della cultura, della politica, per la sua competenza e creatività».Al nuovo direttivo il compito di gestire una qua-lificazione sempre puntuale dell’azione del volon-tariato nella nostra provincia in una fase storica complessa, che vede aprirsi una stagione di incer-tezze economiche che colpiscono il sistema ban-cario, finanziatore del sistema nazionale dei CSV. «Sapremo affrontare con fiducia queste difficoltà, sapendo che a noi tocca fare bene il nostro lavoro di sostegno dell’azione dei volontari e delle loro associazioni, ma anche di mettere in moto azioni di innovazione nella direzione della crescita del-la soggettività pubblica del volontariato, che non è solo una riserva etica e di manodopera e a volte di esclusiva risposta ai bisogni, ma anche por-tatore di una visione democratica e giusta della vita pubblica».Confermate all’unanimità le cariche sociali: Luigi Russo Presidente, Daniele Ferrocino vicepresiden-te, Luigi Conte Tesoriere.Fanno parte del Consiglio Direttivo, oltre alla pre-sidenza, anche De Donno Luigi - US ACLI, De Razza Gregorio - FIDAS, Fedele Anna Maria - Volontariato Vincenziano, Foti Rocco - Associa-zione Nazionale Vigili del fuoco in congedo, An-gelillis Luigi- Componente nominato dal Comitato di gestione regionale (Co.Ge.), Schirinzi Luigi - Tonga Soa, Turco Cosimo Damiano - Associazione Volontari Ospedalieri.

É stato appena avviato il secondo censimento delle Organizzazioni di volontariato che ope-

rano nella provincia di Lecce, indagine capillare finalizzata a conoscere in maniera dettagliata il fenomeno associazionistico del nostro territorio e a renderlo visibile. A tal fine è stata predisposta dall’Ufficio Ricerca del CSV Salento un’apposita scheda censuaria in cui inserire i dati anagrafici delle Odv, i settori di intervento, le attività e attra-verso la quale indagarne bisogni e difficoltà. L’attività impegnerà per circa sei mesi le responsa-bili delle sedi territoriali e alcuni rilevatori apposi-tamente formati che incontreranno le associazioni del territorio e raccoglieranno tutte le informazioni necessarie da inserire successivamente in un appo-sito database.«Abbiamo ritenuto indispensabile, dopo il censi-mento realizzato nel 2005 – afferma Luigi Russo, presidente del CSV Salento – aggiornare il databa-se in nostro possesso; negli ultimi anni la società salentina sta dimostrando una grande capacità e voglia di farsi sentire e di portare nelle sedi deci-sionali il proprio punto di vista in materia di po-litiche sociali, sanitarie, territoriali attraverso la creazione sempre più frequente di movimenti di cittadini organizzati e motivati che, come CSV, intendiamo raggiungere». Il censimento, dunque, permetterà al CSV Salento di conoscere in maniera più dettagliata la realtà del volontariato locale, di migliorare l’offerta dei propri servizi e di fornire alle istituzioni e alla società civile un ricco patri-monio informativo di dati aggiornati sul mondo del non profit. Le associazioni che intendono par-tecipare al censimento possono scaricare l’apposi-ta scheda dal sito www.csvsalento.it e inviarla per email all’indirizzo [email protected] o via fax al numero 0832/391232.

Valentina Valente

ELETTO IL CONSIGLIO DIRETTIVO DEL CSV SALENTO PER IL PROSSIMO TRIENNIO

AL VIA L’INDAGINE SUL VOLONTARIATO SALENTINO

Parte il censimento delle Odv del territorio curato dal CSV Salento

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3CSVS INFORMA

DAL MILLEPROROGHE NUOVE TARIFFE PER IL NON PROFIT

CAMBIA L’IMU PER IL NON PROFIT

PUBBLICATO IL SECONDO PRINCIPIO CONTABILE PER GLI ENTI NON PROFIT

ESTRATTI CONTO, AUMENTA L’ESENZIONE

SEMINARIO SULLA TENUTA DELLA CONTABILITÀ DA PARTE DELLE ODV

MODIFICHE EAS, ULTIMA CHIAMATA

Destinati 400milioni per il 5xmille del 2012

Possibile anche sanare gli adempimenti pagando 258 euro grazie al Decreto semplificazioni

È diventata ufficialmente la legge il 14/2012 il dl Milleproroghe, un

calderone di articoli di natura multifor-me contenente anche una serie di modi-fiche interessanti per il non profit. Novi-tà innanzitutto sul tanto discusso fronte delle tariffe postali agevolate. Dall’1 aprile 2010, infatti, le organizzazioni senza fini di lucro sono state costrette a pagare per le loro spedizioni la tariffa piena (0,2830 euro). Con le nuove in-dicazioni legislative – che sicuramente non rappresentano una soluzione defi-nitiva alla questione – le organizzazioni non profit possono iniziare a respira-re: le tariffe postali, infatti, passano a quelle Roc (Registro degli Operatori di Comunicazione). L’articolo 21, in-fatti, prevede che le Onlus, le ong, le organizzazioni di promozione sociale, di volontariato, le fondazioni e associa-zioni aventi scopi religiosi, gli Enti ec-clesiastici, le associazioni storiche per la difesa dell’ambiente e le associazioni dei profughi istriani, fiumani e dalma-ti se iscritti al Registro degli Operatori della Comunicazione (Roc) possano

accedere alle tariffe postali agevola-te riservate agli editori iscritti al Roc, cioè quelle individuate dal decreto del Ministero dello sviluppo economico del 21 ottobre 2010. In pratica, fino al 31 dicembre 2013, alle organizzazioni non profit verranno riconosciute le stesse tariffe postali applicate al mondo profit. Si tratta comunque di un passo in avanti rispetto alla situazione attuale e secon-do alcune stime si potrebbe risparmiare più della metà rispetto alla condizione attuale. Tra le novità assolute introdotte c’è l’inclusione tra le realtà non profit che possono accedere alle nuove tariffe delle associazioni d’arma e combatten-tistiche purché iscritte, ovviamente, al Roc. Nel Milleproroghe sono contenute anche significative novità anche per il 5 per mille. I fondi che non sono sta-ti impegnati nel 2011, infatti, saranno prorogati al 2012. La Legge di stabili-tà (Legge n. 183 del novembre 2011), inoltre, ha confermato il tetto delle ri-sorse destinate al 5 per mille nel 2012 che è pari a 400 milioni di euro (come da art. 11 della Legge di Stabilità).

C’è tempo fino al 31 marzo 2012 per apportare le integrazioni dovute al Modello Eas che le

associazioni soggette all’obbligo devono presen-tare. In caso di modifiche, infatti, lo stesso deve essere nuovamente presentato se nel 2011 siano variati i dati precedentemente comunicati come nel caso di variazione dei membri del Consiglio Direttivo o se l’ente si è avvalso di personale di-pendente mentre prima c’erano solo volontari. In tale evenienza devono essere inseriti tutti i dati ri-chiesti nel modello, anche quelli non variati.Dal Decreto semplificazioni, in arrivo anche altre novità in merito proprio all’Eas. L’art 2, c 1 del Dl 16/12, infatti, sancisce che se si è in ritardo con un adempimento che concede agevolazioni fiscali

e non è stato ancora contestato il mero inadempi-mento e se comunque si ha soggettivamente diritto – per le proprie caratteristiche – ad una agevola-zione, si può sanare l’inadempimento pagando 258 euro di sanzione e provvedendo ad adempiere. Questa norma torna estremamente utile per gli Enti di tipo associativo (articoli 148 del TUIR e 4 del d.P.R. n. 633 del 1972) nel caso in cui questi non presentino il modello Eas nei termini indicati dalla legge. Con il comma 1 della presente disposizione, in presenza di alcuni presupposti di natura sostan-ziale, si intende salvaguardare la scelta operata dal contribuente che presenta la comunicazione ovve-ro assolve l’adempimento richiesto tardivamente ma, comunque, entro il termine di presentazione

della prima dichiarazione utile e comunque prima che siano iniziate attività di accertamento di cui il contribuente stesso abbia avuto formale conoscen-za. In tali ipotesi, tuttavia, è necessario provvedere al contestuale pagamento della sanzione prevista dall’articolo 11, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471 nella misura minima prevista dalla disposizione (258 euro).La norma in esame, che in altre parole inten-de salvaguardare il contribuente in buona fede, è strutturata in modo tale da sanare quei soli comportamenti che non abbiano prodotto danni per l’erario, nemmeno in termini di pregiudizio all’attività di accertamento.

Dopo la fiducia posta al Senato, il Decreto liberalizzazioni trova la sua versio-ne finale in attesa che la Camera lo approvi definitivamente entro il 24 mar-

zo. L’articolo 19 bis pone l’accento sull’esenzione dell’imposta comunale sugli immobili degli enti non commerciali. In particolare, l’esenzione d’imposta viene mantenuta per quelli destinati esclusivamente allo svolgimento con modalità non commerciali di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, e alle attività di culto. Prevista invece la tassazione Imu relativa alle porzioni dei locali che ospitano attività commerciali. Se l’immo-bile viene utilizzato sia per attività commerciali sia per attività non commerciali, l’esenzione si applica solo alla frazione di unità nella quale si svolge l’attività di natura non commerciale; alla restante parte dell’immobile, se precisamente iden-tificabile attraverso opportune modifiche catastali, si applica l’Imu.

È stato pubblicato il secondo principio contabile per gli enti non profit, frutto di un tavolo tecnico tra dottori commercialisti, Agenzia per il Terzo Settore

e Oic che definisce le linee giuda per la contabilizzazione delle liberalità. La prima elaborazione di principi contabili dedicati risale a maggio 2011 e si pone l’obiettivo di definire tecniche di contabilizzazione condivise per agevolare la lettura dei bilanci e dei rendiconti degli enti non profit, rendendo comparabili le informazioni economico-finanziarie e accrescendo, così, l’accountability.Si tratta, in soldoni, delle donazioni e, nello specifico, degli atti che si defini-scono in base all’arricchimento del beneficiario con corrispondente riduzione di ricchezza da parte di chi compie l’atto e in base allo spirito di liberalità, cioè un atto di generosità senza forma di costrizione.

L’esenzione dall’imposta di bollo sugli estratti conto bancari e po-

stali per le onlus aumenta da 73,80 euro a 100 all’anno. L’esenzione, infatti, in vigore dal 1998 è stata au-mentata dalla manovra Salva-Italia in vigore dal primo gennaio e ne benefi-ciano le organizzazioni di volontaria-to iscritte nei registri regionali (legge 266/1991) e che non svolgono attività commerciali, le organizzazioni non governative riconosciute dal ministe-ro degli Esteri (legge 49/1987) e le cooperative sociali (legge 381/1991)

iscritte nella specifica sottosezione loro riservata dell’Albo nazionale delle società cooperative. L’agevola-zione è stata estesa anche alle federa-zioni e agli enti sportivi riconosciuti dal Coni, senza però essere applicabi-le alle società e associazioni sportive dilettantistiche (circolare delle Entra-te 21/2003). Anche le Onlus parziali (enti ecclesiastici e associazioni di promozione sociale) usufruiscono dell’esenzione, ma limitatamente all’esercizio delle attività solidaristi-che delle Onlus.

Lo scorso 28 febbraio, presso la sede del Csv Salento di Casarano

in via Padova 2, si è tenuto il seminario formativo dal titolo “La redazione del rendiconto gestionale da parte delle Or-ganizzazioni di Volontariato”, durante il quale è stato presentato il software ‘PiùPERMeno’ realizzato apposita-mente per i volontari della provincia di Lecce dallo staff del CSV Salento, al fine di sostenere gli stessi nella tenuta della contabilità e nella redazione del rendiconto gestionale di fine anno.Il docente, Luca Dell’Anna, ha eviden-

ziato con esempi pratici le numerose funzioni applicative e le varie opzioni di reportistica del software, tutte molto immediate e di facile utilizzo, anche per i non esperti. Gli oltre sessanta presenti hanno mostrato interesse e partecipazione per quello che rappre-senta l’adempimento amministrativo principale per le Odv, chiedendo altri appuntamenti sullo stesso argomento. Il prossimo incontro, analogo a quello di Casarano, si terrà a Lecce il 13 aprile prossimo alle ore 17, presso la sede di via Gentile 1.

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4CSVS INFORMA

PARTECIPAZIONE E RAPPRESENTANZA: LE SFIDE DEL TERZO SETTORE

Un processo di continua crescita, che veda im-pegnati insieme istituzioni e soggetti della so-

lidarietà organizzata. Può essere questa la frase che meglio spiega l’auspicio delle “Linee guida sulla definizione di criteri e modelli per la partecipazione del terzo settore alla determinazione delle politiche pubbliche a livello locale”, pubblicate dalla Agenzia per il Terzo settore. Un documento di assoluto rilie-vo, proprio perché ripercorre e consente di prosegui-re la storia della partecipazione e rappresentanza del terzo settore all’elaborazione delle scelte relative ai diritti civili e sociali delle persone. Una storia che ha assodato il ruolo del terzo settore come risorsa pre-ziosa per la collettività, sia dal punto di vista della capacità di offrire risposte concrete ai bisogni sia per la capacita’ di diffondere beni relazionali. Favorire la diffusione di comportamenti virtuosi che da tempo

esistono e sono già fatti propri da molte istituzioni è obiettivo primario delle Linee guida, che non si propongono come un atto contenente una disciplina dotata di forza vincolante, ma pretendono di offrirsi come strumento che vincola in base alla bontà delle proprie indicazioni. «L’auspicato recepimento delle Linee guida da parte delle amministrazioni interessate – sottolinea il do-cumento – potrà consentire di declinare al meglio il tema della responsabilità delle decisioni pubbliche che si vanno ad assumere, tema che spesso produce o atteggiamenti di estromissione dei soggetti del Ter-zo settore da parte dei soggetti pubblici, o pratiche di auto esclusione dai procedimenti partecipativi”. D’altronde è proprio qui che si gioca la grande sfida che da sempre coinvolge il volontariato, l’associazio-nismo, i soggetti della solidarietà organizzata: quel-

la di non fungere solo da tappabuchi per la gestione delle emergenze, a colmare le carenze di amministra-zioni inefficienti. Promuovere la cultura e la pratica della trasparenza ad ogni livello è invece nello speci-fico l’obiettivo primario a cui l’Agenzia per il Terzo settore ha dedicato le Linee guida per la raccolta dei fondi – tema delicato – con l’intento di innalzare il livello qualitativo degli standard operativi delle or-ganizzazioni, migliorare i rapporti di fiducia con i cittadini. Sempre in tema di raccolta fondi, l’Agenzia ha presentato anche Linee guida specifiche per le rac-colte nei casi di emergenza umanitaria, un’attenzione motivata dal fatto che proprio nelle emergenze “le organizzazioni hanno il dovere di innalzare ulterior-mente gli standard qualitativi e operativi e mantenere un rigore etico indiscutibile”.

Sara Mannocci

TEMPI DI CRISI? I VOLONTARI AUMENTANO

DISABILITÀ, VENT’ANNI DI BATTAGLIE, CONQUISTE E INEFFICIENZE

In tempi di crisi economica, univer-so del lavoro sempre più investito

dalla precarietà, carenza di punti di riferimento sicuri, i valori del dono e della gratuita’ non passano in secondo piano. Diventano piuttosto elemen-ti su cui reimpostare le proprie rela-zioni, se e’ vero che sono in crescita i cittadini che decidono di investire il proprio tempo e il proprio impegno in una associazione di volontariato. Il dato emerge dalla ricerca “Caratte-ri e tendenze delle organizzazioni di volontariato in Italia”, condotta dalla Fondazione Volontariato e Parteci-pazione (Fvp) e dal Centro naziona-le per il volontariato (Cnv) su circa

2mila associazioni. Il 57% del totale intervistato ha dichiarato di aver visto incrementare i propri volontari nel 2011, in modo più consistente nel set-tore internazionale e in quello dei beni culturali. E sostenere che il volonta-riato resiste alla crisi non sono solo parole: «anche in tempi di recessio-ne – sottolinea la ricerca – si registra una tenuta delle fonti economiche derivanti dalla base associativa, dal radicamento territoriale e dal con-senso sociale delle organizzazioni di volontariato». Sono i soci e i cittadi-ni dunque che, più di altri soggetti, rappresentano coloro che nel 2011 hanno reso possibile la costituzio-

ne del patrimonio e la realizzazione delle attività delle Odv. Un elemento, questo, che evidenzia la forza del mondo della solidarietà orga-nizzata, sia in riferimento ai volontari che lo vivono dall’interno, sia rispetto alla cittadinanza che ne usufruisce. A questo proposito non a caso anche il Rapporto Italia 2012, elaborato da Eu-rispes, sottolinea il forte consenso di cui continuano a godere le associazio-ni di volontariato, forte soprattutto se paragonato alla sfiducia nutrita invece nei confronti delle istituzioni. All’av-vio di questo 2012 dunque, sottolinea Eurispes, circa il 77% dei cittadini ha dichiarato di apprezzare il ruolo del-

le associazioni, una percentuale che ha registrato in questi anni solo lievi flessioni in avanti o indietro: si va dal 71,3% del 2009 all’82,1% del 2010 al 79,9% del 2011. Certamente non man-cano i punti critici, evidenzia l’indagi-ne Fvp-Cnv, rintracciabili soprattutto da una crisi generazionale e da una dispa-rità di genere, soprattutto ai vertici. Su cento soci attivi nelle odv del campione, infatti – sottolinea l’indagine – meno di 23 ha un’età inferiore ai 35 anni, e la presenza femminile è scarsa soprattutto ai livelli alti, se è vero che il presidente delle associazioni risulta maschio in due odv su tre, ovvero nel 66,3% dei casi.

Sa.Ma.

«A parte qualche piccola ruga, è ancora una gran bella donna»: con queste parole Salvatore Nocera,

vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Ita-liana per il Superamento dell’Handicap) ha definito la Legge 104/1992 a vent’anni dalla sua promulgazione in occasione del convegno “Legge 104/92: esperienze e problematiche a confronto” organizzato dal Centro Servizi Volontariato Salento in collaborazione con l’associazione “Any-wayAccessSalento” che si è tenuto il 10 febbraio a Lecce. Un’occasione per fare il punto sullo stato di salute della Legge quadro sulla disabilità grazie ai preziosi contributi del già citato Nocera, uno dei principali punti di riferimento nazionali sulle questioni relative all’integrazione scolastica, di Giusy Sansonetti, assistente sociale del dipartimento di Riabilitazione ASL Lecce e Maria Teresa Calignano, coordinatri-ce AIPD (Associazione Italiana Persone Down). Un convegno partecipato e animato da interventi e solle-citazioni. Ad aprire i lavori dopo i saluti istituzionali,

l’intervento del vicepresidente della Fish che ha sottoli-neato l’importanza di una legge che è diventata quello che è oggi grazie anche alle continue integrazioni degli ultimi vent’anni. Come tutte le leggi quadro, infatti, è un punto di riferimento che fissa le coordinate ma che va modellata e arricchita col tempo. Le conquiste

dell’inclusione scolastica, ad esempio, sono state ap-portate con la Legge 18/2009. Conquiste importanti, come il diritto ad avere un percorso di studi personaliz-zato basato sulle proprie effettive capacità definito un

piano di studi stilato da tutti gli insegnanti. «Il rischio – commenta Nocera – è che diventi una legge di routine, quando ha ancora numerose potenzialità inespresse». Su fronte diverso, l’intervento di Giusy Sansonetti che ha dato un quadro generale degli ambiti di intervento della Legge 104. Fondamentale il passaggio introdot-

to con la Legge 328/2000 del Sistema in-tegrato di intervento e servizi sociali che ha segnato il passaggio dalla concezione del disabile quale portatore di un bisogno specialistico a quella di persona nella sua totalità. E se l’inclusione scolastica pre-senta ancora numerose crepe, la situazione è ancora per quella lavorativa. A sottoline-arlo Maria Teresa Calignano: i numerosi articoli della 104 dedicati a questo riman-gono ancora troppo spesso inespressi. Su questo è intervenuto anche Diego Petrelli

in qualità di imprenditore disabile, sottolineando le in-numerevoli difficoltà che deve affrontare chi decide di mettersi in proprio.

Lara Esposito

Un momento di riflessione e approfondimento sulla Legge quadro sulla disabilità organizzato dal Centro Servizi Volontariato Salento in collaborazione con l’associazione AnywayAccessSalento

Nelle linee guida pubblicate dall’Agenzia per il Terzo settore l’auspicio di un coinvolgimento effettivo della solidarietà organizzata sul fronte delle decisioni pubbliche

Secondo una ricerca Fvp e Cnv crescono le persone che si impegnano nelle associazioni. E, sottolinea Eurispes,tengono il consenso e la fiducia espressi dai cittadini

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Luca Spagnolo

5SPECIALE SERVIZIO CIVILE

L’insediamento del nuovo Gover-no, ha anche determinato un cam-

bio al vertice dell’Ufficio nazionale. Leonzio Borea lascia infatti il posto a Federico Fauttilli, che al suo insedia-mento ha dichiarato: «Il mio primo

obiettivo è quello di mettere a punto, sotto la guida del ministro Riccardi, una serie di iniziative utili ad aprire una nuova fase per il Servizio civile nazionale attraverso un percorso di ri-pensamento dell’intero sistema».

Prende il via il 2 aprile 2012 il nuovo progetto di servizio civile del CSV Salento che impiegherà 12 volontari dislocati fra le sedi di Lecce, Scor-

rano e Tiggiano, in attività di promozione della cultura del volontariato e di incontro fra associazioni e cittadini che desiderano diventare volontari.Questi i 12 ragazzi selezionati: Carbone Francesca, Chiriacò Alice, Cola-ci Fabiola, Coppola Oriana, De Cagna Francesca, Orlando Errica, Paladini Anna Francesca, Perdicchia Emanula, Ragone Loreta, Riga Gessica Rita, Serafino Federica, Stefanizzi Annabella.

«Oggi, 6 marzo, ricorre l’undicesi-mo anniversario dell’approvazio-

ne della legge che ha introdotto nel nostro ordinamento il Servizio civi-le nazionale. È con grande orgoglio che ringrazio le migliaia di giovani che hanno messo a disposizione del-la collettività un anno della loro vita e tutti coloro che hanno contribuito, con il loro impegno, ad accrescere e diffondere i principi fondamentali del servizio civile». È così che il ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione, Andrea Riccardi, con delega al Servizio civile nazionale, si esprime in un messaggio invia-to ai giovani volontari in occasione dell’anniversario dell’istituzione del Servizio civile. Eppure, nonostante questo fondamen-tale riconoscimento, l’atmosfera che si respira nel mondo del Servizio civi-le è molto simile a quella di una veglia

al capezzale di un congiunto in fin di vita. Più che un compleanno, sembra d’essere ad un’orazione funebre. Solo pochi giorni prima, infatti, lo stesso ministro, aveva dichiarato con molta franchezza che: «in cassa sono rimasti solo i soldi per far partire i ragazzi nel 2012. Se la situazione rimane questa, nel 2013 non ci potranno essere più partenze».L’attuale situazione non è certo un ful-mine a ciel sereno. È dal 2007, infatti, che – nonostante l’impegno e gli al-larmi delle rappresentanze degli enti e dei volontari, e un paio di proposte di riforma – si assiste ad un lento declino dell’impegno economico a favore del fondo nazionale che si è ridotto prati-camente del 70% rispetto al picco del di 296milioni di euro 2006/07. Oggi, invece, non vi è neanche la certezza di riuscire a far partire tutti i volontari dell’ultimo bando.

L’ultimo bando, forse ultimo non sono in senso cronologico, è diventato, suo malgrado, un bando “storico” per diverse ragioni. Innanzitutto po-

trebbe essere l’atto finale dell’istituzione Servizio civile, se non come estremo epilogo, almeno per come l’abbiamo conosciuta finora. Ma sono anche altre le ragioni che lo rendono un bando sui generis. Ha disorientato non poco, per esempio, lo scaglionamento delle partenze dei volontari, spalmato fino a otto-bre 2012, con partenze mensili di gruppi di circa 2mila volontari. Una scelta che ha richiesto l’invenzione di un machiavellico sistema di prenotazioni, al fine di segmentare con trasparenza, i 18mila volontari. Un compito non facile per l’Ufficio Nazionale e gli enti, costretti a destreggiarsi fra ordini cronolo-gici di invio mail, compensazione di partecipazioni finanziarie regionali, com-posizione esatta dei contingenti, comunicazioni e nulla osta alla produzione di documenti sul filo del rasoio e senza tempistiche preventivabili. Ma anche i volontari selezionati hanno in questo contesto la loro buona parte di disagio. È facilmente ipotizzabile, infatti, che con la chiusura del bando di selezione al 21 ottobre 2011, la maggior parte dei colloqui selettivi si siano conclusi entro i primi mesi del 2012 generando uno scollamento di diversi mesi fra la data di pubblicazione delle graduatorie e la partenza effettiva (fra l’altro, sconosciuta agli enti, fino ad un mese prima), tale da incentivare la possibilità di rinunce da parte dei selezionati. Ipotesi non così remota, visto che lo stesso Ufficio Nazionale ha già predisposto le linee guida per eventuali mini bandi integrati-vi di selezione. Lo scaglionamento crea antipatici grattacapi anche agli orga-nismi di rappresentanza dei volontari. Ci si chiede infatti come sia possibile, eleggere i nuovi rappresentanti, se alla scadenza degli incarichi dei volontari attualmente in carica, sarà in servizio meno della metà del contingente totale. Ma non finisce qui. Un ulteriore difficoltà pende in capo agli enti di Servizio civile pugliesi. La Regione Puglia, infatti, aveva predisposto premialità di punteggio a quegli enti che avessero realizzato percorsi formativi congiun-ti, per i propri volontari. Le norme di realizzazione e rendicontazione della formazione infatti, nell’eventualità di partenze troppo distanziate, di progetti con percorsi formativi condivisi, costringerebbe, come minimo, a raddoppiare l’impegno delle risorse di docenza.

Le tribolazioni per i 18mila volontari in attesa di partenza non sono tutte deri-

vate, però, solo da una questione di finanze governative. Il 19 di gennaio 2012, infatti, il fiato di enti e ragazzi è stato tenuto so-speso dall’ordinanza n. 15243/11RG del 9/1/2012, del Tribunale di Milano – sez. lavoro. A seguito di un ricorso presentato da un giovane residente in Italia, ma con cittadinanza pakistana, il tribunale ha di-chiarato discriminatoria la limitazione prevista dall’art. 3 del Bando per la sele-zione pubblicato il 20/09/2011, nella parte in cui chiede il possesso della cittadinanza italiana quale requisito di ammissione allo svolgimento del Servizio civile nazionale e ha ordinato di sospendere le procedure di selezione e di modificare il bando nella parte in cui richiede il requisito della cit-tadinanza consentendo l’accesso anche agli stranieri soggiornanti regolarmente in Italia e di fissare un nuovo termine per la presentazione delle domande.

Una decisione paradossale, visto che nel frattempo era già partito il primo scaglio-ne di 2mila volontari. La situazione si è sbloccata il 26 gennaio, dopo che la corte d’Appello di Milano ha dichiarato incom-petente alla questione il Giudice del Lavo-ro, essendo il SCN un istituto con regole proprie non configurabile come rapporto lavorativo, con la ripresa degli avvii secon-do il precedente scaglionamento.Giorni di tensione quelli intercorsi fra la sospensione e la ripresa delle partenze, che hanno però evidenziato la grande maturità dei volontari coinvolti. Il fisiologico mal-contento di chi ha temuto di veder vanifi-cata la propria selezione e i propri progetti, si è orientata infatti, fin dall’inizio, verso una critica della attuale complessità all’ac-quisizione della cittadinanza, esprimendo di fatto solidarietà al giovane ricorrente e chiedendo più che altro, la scelta di altre vie, meno distruttive per affrontare la que-stione della cittadinanza.

UNA LENTA AGONIA

UN COMPLEANNO SENZA GIOIA

BANDO 2011: STORIA DI STRAORDINARIA

IMPROVVISAZIONE

FERMI TUTTI! ARRIVA LO “STRANIERO”

Viaggio attraverso la crisi che sta affrontando il Servizio civile nazionale, tra i continui tagli, gli annunci di fine imminente, l’inadeguatezza dei bandi e le ripercussioni sui volontari e sui progetti delle associazioni

I CAMBI AL VERTICE

RELAZIONI SOLIDALI, IL PROGETTO DEL CSV SALENTO

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6ASSOCIAZIONI

AL VIA I.S.H.A. PER UNA PASQUA DI SOLIDARIETÀ

PERCHÉ ABBANDONARLI?

NASCE UN NUOVO CENTRO DIURNO PER MALATI DI ALZHEIMER

Un progetto di Sistemi integrati per l’handicap da autismo proposto dall’associazione di volontariato CUAMJ

Si chiama Porte del Cuore, dalla collaborazione dell’associazione Alzheimer Lecce con la Comunità Emmanuel

Come ogni anno ritornano puntuali le uova di Pasqua dell’Associazione Genitori Onco-Ematologia Pediatrica “Per un sorriso in più” onlus, che

opera a supporto permanente e globale del Reparto di Oncoematologia Pedia-trica dell’Ospedale “V. Fazzi” di Lecce. La raccolta è stata realizzata nei giorni 12-13-14 marzo presso il “V. Fazzi” e 19-20-21 marzo al Polo Oncologico “Giovanni Paolo II” a Lecce. È l’occasione per regalare un dolce momento di solidarietà e contribuire a sostenere i progetti dell’associazione in favore dell’Oncoematologia Pediatrica del territorio. Quest’anno i fondi raccolti sa-ranno destinati all’acquisto di un sistema di infusione automatizzata protetta per l’utilizzo in risonanza magnetica. Verrebbe così schermato il sistema infu-sionale dal forte campo magnetico con la garanzia nel contempo della qualità delle immagini. L’acquisizione di tale sistema, da collocare all’interno del-la sala di risonanza, consentirebbe di somministrare la corretta infusione dei farmaci per la sedazione ai piccoli pazienti che necessitano di esecuzione di risonanza magnetica. La campagna “Pasqua di Solidarietà” proseguirà in vari centri del Salento e presso la sede sociale di Via Pozzuolo 45 a Lecce.

È partita il primo mar-zo 2012 la Campagna

straordinaria di sterilizza-zione di massa “Perché abbandonarli? Per dire basta a questa inciviltà”, promossa dall’associa-zione di volontariato “Zampa Libera” con sede a Tiggiano presso la biblioteca nel Palazzo Comunale. L’associazione è attiva dal 2005 su 11 Comuni del territorio salentino e si batte per il ri-

conoscimento e quindi la tutela dei diritti degli animali. La campagna continuerà fino alla fine del mese, il 30 marzo. Per maggiori informazioni sulle adesioni è possibi-le rivolgersi ai volontari dell’associazione stessa:

Vergine Raffaella (320 9617233), Val-lo Noemi (3484497027), Eva Baglivo (3470830671) e Lalla Petracca (338 43 50 370).

Prende il via il progetto I.S.H.A. - Sistemi integrati per l’handicap da

autismo proposto dall’associazione di volontariato CUAMJ, Centro Universo Autismo Meridionale Jonico, con sede legale in Matino (Lecce). Il progetto è interamente finanziato dalla Regione Puglia (P.O. FESR PUGLIA 2007-2013, all’interno del Bando 2008). Partner ATS dell’iniziativa il Centro Servizi Volontariato Salento, l’Opera sacra Famiglia di Pordenone e IRCSS, associazione Oasi Maria S. S. onlus di Troina (Enna) mentre i componenti del partenariato di progetto sono il Comu-ne di Taranto - Settore politiche socia-li, l’Asl Ta/1 Taranto, l’Ares Puglia, l’Istituto Professionale di Stato “FS Cabrini” di Taranto e il Centro Servizi Volontariato di Taranto. I.S.H.A. nasce per realizzare innanzi-tutto interventi rivolti ai soggetti affetti da handicap psichico con sindrome au-tistica e a tutti coloro che per legami fa-migliari, per compiti istituzionali o per scelta volontaria si occupano della loro cura, assistenza ed educazione. Primo passo da compiere al fine di raggiunge-re l’obiettivo, sarà quello di realizzare un sistema di interazione e di comuni-cazione tra i diversi soggetti, pubblici e privati, che per legame familiare, per

compito istituzionale o per scelta vo-lontaria sono coinvolti nel percorso di crescita di un soggetto affetto da disa-bilita psichica con sindrome Autistica eventualmente correlata a deficit intel-lettivo. Essa si configura come un’azio-ne di sistema in quanto non si limita alla implementazione di una singola iniziativa progettuale, ma si propone di definire un quadro all’interno del quale i diversi soggetti possano intervenire, in funzione delle proprie competen-ze, secondo procedure ben definite e reciprocamente riconosciute. In que-sto ambito, le buone prassi oggetto di sperimentazione in Italia e all’estero, verranno esaminate con l’obiettivo di valutarne l’applicabilità ovvero le mo-dalità di utilizzo all’interno del sistema in corso di definizione. Le tecnologie informatiche per la comunicazione, per la gestione e la trasmissione delle infor-mazioni assumeranno un ruolo rilevan-te come strumento di supporto alle pro-cedure. Un approccio, quindi, globale al trattamento che durerà 14 mesi. Le azioni programmate di formazione e i risultati del progetto saranno poi condi-visi all’interno del portale www.proget-toisha.it e presso il centro multimediale per la raccolta e diffusione dati inerente l’Autismo a Taranto.

L’Alzheimer, forma più comune di demenza senile, oggi colpisce circa il 5% delle persone con più di

60 anni e in Italia si stimano circa 500mila ammalati. È uno stato provocato da una alterazione delle funzio-ni cerebrali che implica serie difficoltà nel condurre le normali attività quotidiane.Per questo è nato il Centro diurno Porte del Cuore, situato presso “Le Sorgenti” della Comunità Emma-nuel che ospita, per ora, un decina di persone affette da Alzheimer in forma lieve e moderata. Il pro-getto è nato dal partenariato tra la Comunità Emmanuel e l’associa-zione Alzheimer Lecce, finanziato dalla Regione Puglia con fondi europei.«Il Centro è nato dalla consapevo-lezza di una necessità territoriale di accoglienza, sulla base delle richieste dei familiari che hanno un malato in casa, con un impe-gno di assistenza molto gravo-so» ci ha detto Roberto Nuzzo, dirigente del Centro. «Rientra nella programmazione regionale PO FESR 2007-2013 e abbiamo usato i fondi regionali per ri-strutturare la sede, rendendola idonea ai nostri ospiti. Ora l’obiettivo è accreditare il Centro secondo l’ art. 6 “Centro diurno integrato per il supporto cognitivo e comportamentale ai soggetti affetti da demenza” del Regolamento Regionale del 10 febbraio 2010, n.7 in

modo che possa continuare a funzionare e divenire punto di riferimento territoriale».Renata Franchini, presidentessa dell’Associazione Al-zheimer Lecce, ci ha accompagnati a visitare il Cen-tro: «vista la particolarità della malattia, riteniamo sia

fondamentale che gli utenti abbiano un rapporto pri-vilegiato con gli operatori, quasi di uno a due. Que-sto consente di differenziare anche le attività: ci sono quindi attività di gruppo, come la motricità, ma anche momenti dedicati al singolo per creare quella sensazio-ne di complicità di cui siamo fieri».«Abbiamo chiamato i nostri laboratori “Battiti”», ha spiegato Roberto Nuzzo «intendendoli come ambienti

distinti in cui avviene la relazione tra malato, operato-re e volontario. Sono differenziati sulle esigenze del singolo, sulle sue caratteristiche e sul suo vissuto. Si propone quindi al malato una dimensione progettuale che lo renda protagonista in prima persona della sua

vita al Centro».«Bisogna creare una cultura nuo-va nei confronti del malato: essere insieme a lui, condividere anche qualche momento di defaillan-ce, creando quasi complicità»: è questo uno dei metodi adottati da Renata Franchini: «anche i fami-gliari, altrettanto bisognosi di sup-porto, necessitano di spazi propri; all’inizio decidono di fermarsi, partecipare ai laboratori, poi cer-chiamo di spingerli verso attività diverse». Proprio per venire incontro alle esigenze di operatori e famigliari il Centro ha organizzato per il 21 di marzo un seminario di studio,

“La parola al centro della relazione con il malato di Alzheimer”: la mattinata sarà riservata ad operatori multidisciplinari, mentre il pomeriggio sarà dedicato a volontari e famigliari. «Crediamo infatti, ha concluso la Franchini, che solo con una giusta formazione dei famigliari si possa intervenire nel processo di tratta-mento e cura globale del malato».

Sara Beaujeste D’Arpe

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7ASSOCIAZIONI

SICUREZZA STRADALE, SEGNALARE SI PUÒ

ETILSTOP, UN PROGETTO PER

LE SCUOLE

I GIOVEDÌ DELLA PREVENZIONE

SI RINNOVA IL CONSIGLIOPROVINCIALE DELLA FRATRES

INSIEME DALL’ISOLAMENTO ALLA RINASCITA

A Otranto il XII convegno nazionale organizzato da Ama e Figli in Paradiso sui temi specifici del lutto

e della perdita di una persona cara

Rilanciata dall’associazione Alla Conquista della Vita per le Vittime della strada di Nardò, la possibilità di segnalare pericolose situazioni di degrado. Si riapre il dibattito anche sull’introduzione del reato di omicidio stradale

Servizi sanitari gratuiti a Taviano grazie alle associazioni A.TA.DO.VO.S. e Arcobaleno

Sensibilizzare i giovani alla prevenzione dall’abuso di

sostanze alcoliche

In Italia ogni anno quasi 5000 perso-ne perdono la vita in seguito a scon-

tri stradali. Si può stimare che almeno un terzo di questi sia riconducibile alla fattispecie dell’”omicidio stradale”. La sicurezza stradale è da tempo al centro dell’attenzione di numerose associazio-ni salentine e non solo. La loro azione si snoda su due versanti paralleli: da una parte la necessaria prevenzione di situazioni di degrado e pericolosità e quindi la promozione della sicurezza stradale, dall’altro l’inasprimento del-le pene per chi provoca un incidente stradale mortale. L’associazione “Alla Conquista del-la Vita”, per le Vittime della strada di Nardò in collaborazione con il Co-mitato per la Sicurezza Stradale “F. Paglierini” di Ferrara ha rilanciato un servizio di informazione per come ci si deve comportare nei casi di situazioni di degrado e mancanza di sicurezza stradale. I cittadini, infatti, posso utiliz-zare gli strumenti della denuncia e della

comunicazione per segnalare situazioni pericolose. Si può denunciare chi ha progettato male una strada, chi ha per-messo di installare strutture di protezio-ne e segnaletica stradale in violazione di legge e monitorando in maniera tem-pestiva il territorio che ci circonda e far si che gli enti preposti intervengano per rendere i luoghi segnalati sicuri e fun-zionali. L’invito è quello di segnalare i punti di pericolosità tramite raccoman-data al sindaco del Comune interessato, al Prefetto, al direttore della Divisione VIII, al ministero dei Trasporti e per conoscenza Al Comitato per la Sicurez-za Stradale “F. Paglierini” vic. V. Mon-ti, 2 – 44034 Copparo (Fe). Nel caso di autostrade la comunicazione deve essere inviata anche all’amministratore delegato di Autostrada per l’Italia Spa e per le strade fuori dai centri abitati al Direttore centrale Anas Spa. Da tempo, inoltre, numerose associa-zioni tra cui l’associazione “Gruppi Uniti Tutela e Giustizia per le Vittime

della Strada” di Lecce, hanno attivato una petizione popolare per introdurre questo reato nel Codice della strada. La proposta di legge è stata predisposta attraverso un lavoro comune fra l’asso-ciazione “Lorenzo Guarnieri”, associa-zione “Gabriele Borgogni” di Firenze e l’associazione “Amici e sostenitori della polizia stradale” (A.S.A.P.S.) e il Comune di Firenze. La proposta si inserisce in quei casi di lesioni gravi o morte provocate da un guidatore di un veicolo che si pone alla guida in condi-zioni di ebbrezza (tasso alcol superiore a 0,8 g/l) e/o sotto l’effetto della droga. Su questo è intervenuto il ministro dei Trasporti Corrado Passera in commis-sione Trasporti della Camera parlando del Ddl delega di riforma del Codice della strada, auspicando l’introduzio-ne di questo nuovo tipo di reato as-sociandolo ai casi in cui si commette omicidio alla guida con un tasso alco-lemico sopra l’1,5% o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.

Nell’ambito di una serie di iniziative di prevenzione della salute, l’Associazione Tavianese Donatori Volontari di

Sangue “Gianfranco Federico” e l’associazione di volontariato “Arcobaleno” di Taviano avvieranno dal 22 marzo il proget-to “Giovedì della prevenzione”, stipulando delle convenzioni grazie alle quali garantire servizi sanitari gratuiti ai soci presso la sede dei Donatori di Sangue. Ogni primo giovedì del mese sarà possibile eseguire visite gratuite dell’udito, il secondo quelle della vista, il terzo i test Moc della densità ossea e il

quarto visite gratuite al seno per la prevenzione di tumori in collaborazione con la Lega Contro i Tumori.Data la gratuità del servizio è necessario prenotare la propria visita gratuita per tempo. Per informazioni e prenotazioni biso-gna recarsi o telefonare presso la sede A.TA.DO.VO.S. dal lu-nedì al venerdì dalle ore 18.00 alle ore 20.00 oppure telefonare negli stessi orari al 0833.914478 oppure 348.8301628. Per rendere il servizio ancora più funzionale, è possibile prenotare online la propria visita grazie al sito www.donatoritaviano.org.

Lo scorso 9 marzo presso la sede provinciale della Fratres di Zolli-

no è stato ratificato il nuovo Consiglio direttivo della Fratres provinciale. Viene confer-mata al vertice dell’associazione, nell’ottica della continuità ope-rativa e politica, Donatella Pinca, mentre si rinnova completamente lo staff direttivo. Vice presidente è Maurizio Pezzu-to, amministratore Luciano De Pascali Metruccio, segretario Salvatore Catala-no. Tre i consiglieri eletti: Ennemesia Cazzetta, Daniele Rosato e Daniele Merico. Nominato, parallelamente, an-che il Collegio dei Revisori con Gio-vanni Toma (Presidente), Mario Rainò

(Vicepresidente) e Giuseppe Colizzi (Segretario).Proprio nei mesi scorsi l’associazione ha celebrato il suo trentesimo anno di

attività, presen-tando i dati del monitoraggio annuale (nel 2010 i donatori Fratres in pro-vincia di Lecce sono stati ben 11.048), con un’attenzione particolare ai donatori immi-

grati che nello scorso anno l’associa-zione provinciale ha registrato essere appena 14. Segnale di un settore nel quale investire, con la collaborazione di tutte le associazioni che, a vario ti-tolo, si occupano di persone immigrate sul territorio.

Si terrà a Otranto il XII convegno nazionale “Insieme dall’isolamento alla rinascita” il 23-24 e 25 marzo. L’evento è stato promosso dal Co-

ordinamento nazionale Gruppi di auto mutuo aiuto lutto e dall’associazione “Figli in Paradiso. Ali tra cielo e terra” di Otranto. Un ricchissimo weekend di interventi e testimonianze per favorire lo scambio di esperienze sui temi specifici del lutto e della perdita di una persona cara. Il convegno è stato or-ganizzato grazie al patrocinio della Città di Otranto, A.I.Pa.S., Ordine degli Psicologi della Regione Puglia e CSV Salento. Il Comitato di coordinamento nazionale rappresenta in Italia i gruppi Ama (auto-mutuo-aiuto) e promuove ogni anno un momento di riflessione su questo tema così delicato. Il con-vegno è anche un’occasione per promuove e diffondere i gruppi Ama quale risorsa attiva nella struttura sociale di un territorio ed è rivolto a tutti coloro che operano in campo sociale e sanitario (infermieri, psicologi, assistenti sociali) e alle persone colpite dalla perdita di un proprio caro. Un convegno particolarmente ricco di contributi, con oltre 40 presenze tra relatori e mo-deratori e numerose testimonianze di chi è riuscito a “rigenerare” il dolore in attività di aiuto verso gli altri. In particolare, il pomeriggio di sabato 24 marzo vedrà la formazione di diversi gruppi di lavoro per affrontare insieme temi specifici legati all’elaborazione del lutto.

Al via “Etilstop”, progetto realiz-zato dall’assessorato all’Igiene

del Comune di Lecce con la par-tecipazione dell’associazione di volontariato “Progetto Donna”. Il progetto ha come obiettivo la sensibilizzazione dei giovani alle problematiche legate all’abuso di sostanze alcoliche con l’intento di prevenire eventuali situazioni di di-sagio. L’intero percorso è stato cu-rato dalla dottoressa Rita Sarinelli, esperto socio-psicologo, coordinato dalla presidenza e dalla segreteria dell’associazione e realizzato grazie alla collaborazione del dottor Al-fredo Pagliaro in qualità di medico nutrizionista. “Etilstop” farà tappa in 7 Istituti scolastici leccesi con attività da gennaio ad aprile 2012, attraverso incontri informativi sotto forma di laboratori. Il programma si concluderà con la presentazione dei lavori sulla tematica “I giovani e l’alcol” prodotti dagli studenti coin-volti nel progetto in un momento di confronto tra giovani, scuola, fami-glia e tutto il territorio in data da de-finire nel mese di maggio 2012.

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8DOSSIER

Mario Virano, commissario governativo sull’alta velocità, il 4 marzo ha dichiarato in TV che

gli organizzatori del movimento NO TAV non sono vittime dei violenti, ma “usano” la violenza a loro piacimento per ottenere l’obiettivo di bloccare lo svi-luppo! Lo stesso la pensano altri guru della politica e della cultura italiane. Su “La repubblica” l’anziano Eugenio Scalfaro prende in giro i “giovani che non amano la velocità” e li invita paternalisticamente a ripensare la loro lotta, perché in questo modo si fan-no responsabili del mancato sviluppo del paese!!! Su “La Gazzetta del Mezzogiorno” l’anziano Giu-seppe Giacovazzo in prima pagina il 3 marzo parla spregiativamente del movimento, e lo definisce ad-dirittura “l’antipolitica della NO TAV ai confini del terrorismo”. Ma che cosa sta succedendo? Possibile che persone mature come Scalfaro, Giacovazzo, Vi-rano siano caduti nella facile trappola della “crimi-nalizzazione o banalizzazione” del movimento della NO TAV che contrasta come può un modello di svi-luppo che massacra i beni comuni?Ma certo, lo sappiamo tutti che dentro gli scontri del-la Val Di Susa dei primi di marzo, propinatici dalla TV fino alla nausea, ci sono anche dei balordi che bruciano e sfasciano, e che desiderano semplicemen-te generare confusione e alimentare il livello della tensione. Come sappiamo bene, però, che dietro gli appalti ci possono essere – e lo conferma abbondan-temente Roberto Saviano su “La Repubblica” del 6 marzo e tutta l’ “antimafia economica” - altri crimi-nali con il colletto bianco, che non guardano in fac-cia a nessuno e sanno come agire e come fare lobby, anche in parlamento. Come sappiamo bene – e ce lo conferma la Corte dei Conti – che i costi delle ope-

razioni “Alta Velocità” cadono sempre sulla fiscalità nazionale italiana, mica sui privati come si sbandiera in giro. Ovviamente, la polizia e i carabinieri fanno il loro dovere e vanno rispettati: ci mancherebbe altro! Ma non viene in mente ai “criminalizzatori o bana-lizzatori del movimento” che quelle frange violente sono più utili a chi vuole trasformare il cantiere della TAV in un porto franco nel quale valgono solo le ra-gioni delle imprese appaltatrici, delle imprese, aldilà delle ragioni e del merito e degli interessi nazionali e locali? Sono forse tutti imbecilli i 360 docenti univer-sitari di tutte le facoltà italiane che in un documento congiunto bocciano il progetto TEN-T n. 6 “sulla base di evidenze economiche, ambientali e sociali”?In questo movimento NO TAV, e in tutti gli altri si-mili, ci sono migliaia di cittadini e volontari, persone per bene, che stanno manifestando in ogni angolo dell’Italia, e anche in Puglia (sono gli stessi che si sono mobilitati per i referendum sull’acqua pubblica, contro le trivelle nell’Adriatico, contro gli scarichi dei depuratori in mare, contro la cementificazione selvaggia, contro il massacro degli alberi d’ulivo se-colari, contro la trasformazione delle campagne pu-gliesi in tappeti di fotovoltaico, ecc.) perché non vo-gliono un sistema di sviluppo calato dall’alto, deciso dagli imprenditori, dal partito del cemento. Non sono terroristi. Non vanno in giro con il mitra o le bombe a mano sotto il giubbotto, come facevano i terrori-sti (più o meno conniventi con i servizi segreti…) al tempo di Aldo Moro o della Strage di Bologna.Vorrei spiegare, invece, perché come volontario non ci sto alle generalizzazioni dei “criminalizzatori e ba-nalizzatori del movimento”. In Puglia, come in tutto il paese, negli ultimi anni è nato un movimento di cit-

tadini responsabili che, non trovando nei partiti di de-stra, di centro e di sinistra una sponda credibile, han-no deciso di procedere attraverso i comitati, a partire da centinaia di questioni locali soprattutto ambientali ed economiche , per tentare di limitare come possono l’impatto violento dello sviluppo che erode l’ambien-te e il territorio. Situazioni diverse, problemi diversi, motivazioni diverse, che però hanno un unico esito: la piazza e la protesta. Questo accade perché la politi-ca è sorda o “ignora” le ragioni dei cittadini-volonta-ri, perché è chiusa nei palazzi, perché è sensibile solo alle lobby, e agisce spesso con autentiche e vigorose “torsioni della legalità” che la giustizia amministra-tiva e quella penale molto a fatica rilevano, spesso solo quando la frittata è fatta, quando si è giunti al cosiddetto “punto di non ritorno”.Andiamo a vedere, per esempio, cosa è successo sulla questione della S.S. 275 (Maglie-Leuca), e cosa suc-cede in tante altre situazioni simili, dove “stranamen-te” prevale il punto di vista dei politici (corroborati dai tecnici e dalle imprese) e quasi mai quello delle associazioni e dei volontari e dei cittadini: anche se l’art. 118 della Costituzione parla del principio di Sus-sidiarietà, e riconosce ai cittadini e alle associazioni un ruolo decisivo e non marginale nella vita politica.Allora, e finisco, isoliamo i violenti e i corrotti e i corruttori, con lo stesso vigore. Solidarizziamo con le forze dell’Ordine. Ma non manchiamo di rispetto nei confronti dei cittadini volontari che pagano sem-pre e solo di tasca loro. E soprattutto restituiamo alla politica il suo vero valore, che è quello di governare i processi per accrescere i Beni Comuni, non per obbe-dire alle lobby o alle ideologie.

Luigi Russo

Le opere contestate in Italia nel corso del 2011 sono state 331.

Non c’è solo la Tav. Rigassificatori, discariche, inceneritori, impianti eo-lici, tangenziali, centrali a biomas-se e molto altro ancora. Rispetto al 2010 il numero di progetti di infra-strutture finito nel mirino delle pro-teste è aumentato del 3,4%.163 sono i casi emersi nel solo 2011, mentre i restanti 168 esistono dal 2004. In generale, il 51% delle con-

testazioni emerge a fronte di progetti non ancora autorizzati e spesso allo stato di mere ipotesi. Tutto questo si spera vada nella direzione della creazione di Smart city, città come snodi di sostenibilità e innovazione, fondati su una reale condivisione delle scelte con i cittadini. L’oppo-sizione come detto non risparmia nessun tipo di opera, ma a farla da padrona sono energia e rifiuti. Nel mirino sono finite pesantemen-

I VOLONTARI SUL MOVIMENTO NO TAV:“MA QUALE TERRORISMO?”

LE OPERE CONTESTATE IN ITALIA te pure le rinnovabili, 156 afferi-scono al comparto delle rinnovabili (47,1%), mentre nella classifica de-gli impianti più contestati il primo posto è occupato dalle centrali a biomassa (25,1%) e il secondo da-gli impianti eolici (12,4%). I lavori legati allo smaltimento dei rifiuti oggetto di contestazione sono inve-ce 31,4%, seguiti con un 4,8% dalle infrastrutture. Qualche dato anche sulla distribu-zione geografica delle proteste. Al Nordest, tradizionale epicentro delle

mobilitazioni, si va affiancando il nuovo ruolo svolto dal Centro Ita-lia che nel corso del 2011 ha visto fiorire ben 45 nuovi casi di conte-stazione. Un ruolo centrale stanno assumendo anche sindacati e asso-ciazioni di categoria. D’altra parte c’è una buona parte di Comuni ed enti locali che vedono, invece nella realizzazione di queste grandi opere, complice anche la crisi economica, un’opportunità di occu-pazione…il consumo del territorio per creare occupazione.

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9DOSSIER

Al Presidente del Consiglio dei MinistriOn. Prof. Mario Monti

Palazzo Chigi - ROMA

Gennaio 2012

Oggetto: Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferrovia-ria Torino – Lione, Progetto Prioritario TEN-T N° 6, sulla base di evidenze economiche, ambientali e sociali.

Onorevole Presidente,ci rivolgiamo a Lei e al Governo da Lei presieduto, nella convinzione di trovare un ascolto attento e privo di pregiudizi a quanto intendiamo esporLe sulla base della no-stra esperienza e competenza professionale ed accademica. Il problema della nuova linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità Torino-Lione rappresenta per noi, ricer-catori, docenti e professionisti, una questione di metodo e di merito sulla quale non è più possibile soprassedere, nell’interesse del Paese. Ciò è tanto più vero nella pre-sente difficile congiuntura economica che il suo Governo è chiamato ad affrontare.Sentiamo come nostro dovere riaffermare - e nel seguito di questa lettera, argo-mentare - che il progetto1 della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, inspiegabil-mente definito “strategico”, non si giustifica dal punto di vista della domanda di trasporto merci e passeggeri, non presenta prospettive di convenienza economica né per il territorio attraversato né per i territori limitrofi né per il Paese, non garan-tisce in alcun modo il ritorno alle casse pubbliche degli ingenti capitali investiti (anche per la mancanza di un qualsivoglia piano finanziario), è passibile di genera-re ingenti danni ambientali diretti e indiretti, e infine è tale da generare un notevole impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori, sia per il pesante stravolgimento della vita delle comunità locali e dei territori coinvolti.

Diminuita domanda di trasporto merci e passeggeriNel decennio tra il 2000 e il 2009, prima della crisi, il traffico complessivo di merci dei tunnel autostradali del Fréjus e del Monte Bianco è crollato del 31%. Nel 2009 ha raggiunto il valore di 18 milioni di tonnellate di merci trasportate, come 22 anni prima. Nello stesso periodo si è dimezzato anche il traffico merci sulla ferrovia del Fréjus, anziché raddoppiare come ipotizzato nel 2000 nella Dichiarazione di Modane sottoscritta dai Governi italiano e francese. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, tra l’altro, non sarebbe nemmeno ad Alta Velocità per passeggeri perché, essendo quasi interamente in galleria, la velocità massima di esercizio sarà di 220 km/h, con tratti a 160 e 120 km/h, come risulta dalla VIA presentata dalle Ferrovie Italiane. Per effetto del transito di treni passeggeri e merci, l’effettiva capacità della nuova linea ferroviaria Torino-Lione sarebbe praticamente identica a quella della linea storica, attualmente sottoutilizzata no-nostante il suo ammodernamento terminato un anno fa e per il quale sono stati investiti da Italia e Francia circa 400 milioni di euro.

Assenza di vantaggi economici per il PaesePer quanto attiene gli aspetti finanziari, ci sembra particolarmente importante sot-tolineare l’assenza di un effettivo ritorno del capitale investito. In particolare:

1. Non sono noti piani finanziari di sortaSono emerse recentemente ipotesi di una realizzazione del progetto per fasi, che richie-dono nuove analisi tecniche, economiche e progettuali. Inoltre l’assenza di un piano finanziario dell’opera, in un periodo di estrema scarsità di risorse pubbliche, rende an-cora più incerto il quadro decisionale in cui si colloca, con gravi rischi di “stop and go”.

2. Il ritorno finanziario appare trascurabile, anche con scenari molto ottimistici.Le analisi finanziarie preliminari sembrano coerenti con gli elevati costi e il mode-sto traffico, cioè il grado di copertura delle spese in conto capitale è probabilmente vicino a zero. Il risultato dell’analisi costi-benefici effettuata dai promotori, e mol-to contestata, colloca comunque l’opera tra i progetti marginali.

3. Ci sono opere con ritorni certamente più elevati: occorre valutare le prioritàRisolvere i fenomeni di congestione estrema del traffico nelle aree metropolitane così come riabilitare e conservare il sistema ferroviario “storico” sono alternative da affrontare con urgenza, ricche di potenzialità innovativa, economicamente, am-bientalmente e socialmente redditizie.

4. Il ruolo anticiclico di questo tipo di progetti sembra trascurabile.Le grandi opere civili presentano un’elevatissima intensità di capitale, e tempi di

APPELLO PER UN RIPENSAMENTO DEL PROGETTO TAV IN VAL DI SUSA realizzazione molto lunghi. Altre forme di spesa pubblica presenterebbero molti-plicatori molto più significativi.5. Ci sono legittimi dubbi funzionali, e quindi economici, sul concetto di corridoio.I corridoi europei sono tracciati semi-rettilinei, con forti significati simbolici, ma privi di supporti funzionali. Lungo tali corridoi vi possono essere tratte congestio-nate alternate a tratte con modesti traffici. Prevedere una continuità di investimenti per ragioni geometriche può dar luogo ad un uso molto inefficiente di risorse pub-bliche, oggi drammaticamente scarse.

Bilancio energetico-ambientale nettamente negativo.Esiste una vasta letteratura scientifica nazionale e internazionale, da cui si desume chiaramente che i costi energetici e il relativo contributo all’effetto serra da parte dell’alta velocità sono enormemente acuiti dal consumo per la costruzione e l’ope-ratività delle infrastrutture (binari, viadotti, gallerie) nonché dai più elevati consu-mi elettrici per l’operatività dei treni, non adeguatamente compensati da flussi di traffico sottratti ad altre modalità. Non è pertanto in alcun modo ipotizzabile un minor contributo all’effetto serra, neanche rispetto al traffico autostradale di merci e passeggeri. Le affermazioni in tal senso sono basate sui soli consumi operativi (trascurando le infrastrutture) e su assunzioni di traffico crescente (prive di fonda-mento, a parte alcune tratte e orari di particolare importanza).

Risorse sottratte al benessere del PaeseMolto spesso in passato è stato sostenuto che alcuni grandi progetti tecnologici erano altamente remunerativi e assolutamente sicuri; la realtà ha purtroppo di-mostrato il contrario. Gli investimenti per grandi opere non giustificate da una effettiva domanda, lungi dal creare occupazione e crescita, sottraggono capita-li e risorse all’innovazione tecnologica, alla competitività delle piccole e medie imprese che sostengono il tessuto economico nazionale, alla creazione di nuove opportunità lavorative e alla diminuzione del carico fiscale. La nuova linea ferro-viaria Torino-Lione, con un costo totale del tunnel transfrontaliero di base e tratte nazionali, previsto intorno ai 20 miliardi di euro (e una prevedibile lievitazione fino a 30 miliardi e forse anche di più, per l’inevitabile adeguamento dei prezzi già avvenuto negli altri tratti di Alta Velocità realizzati), penalizzerebbe l’economia italiana con un contributo al debito pubblico dello stesso ordine all’entità della stessa manovra economica che il Suo Governo ha messo in atto per fronteggiare la grave crisi economica e finanziaria che il Paese attraversa. è legittimo domandarsi come e a quali condizioni potranno essere reperite le ingenti risorse necessarie a questa faraonica opera, e quale sarà il ruolo del capitale pubblico. Alcune stime fanno pensare che grandi opere come TAV e ponte sullo stretto di Messina in realtà nascondano ingenti rischi per il rapporto debito/PIL del nostro Paese, costituendo sacche di debito nascosto, la cui copertura viene attribuita a capitale privato, di fatto garantito dall’intervento pubblico.

Sostenibilità e democraziaLa sostenibilità dell’economia e della vita sociale non si limita unicamente al patri-monio naturale che diamo in eredità alle generazioni future, ma coinvolge anche le conquiste economiche e le istituzioni sociali, l’espressione democratica della volon-tà dei cittadini e la risoluzione pacifica dei conflitti. In questo senso, l’applicazione di misure di sorveglianza di tipo militare dei cantieri della nuova linea ferroviaria Torino-Lione ci sembra un’anomalia che Le chiediamo vivamente di rimuovere al più presto, anche per dimostrare all’Unione Europea la capacità dell’Italia di instaurare un vero dialogo con i cittadini, basato su valutazioni trasparenti e documentabili, così come previsto dalla Convenzione di Århus2.Per queste ragioni, Le chiediamo rispettosamente di rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo le necessità dell’opera.Non ci sembra privo di fondamento affermare che l’attuale congiuntura economica e finanziaria giustifichi ampiamente un eventuale ripensamento e consentirebbe al Paese di uscire con dignità da un progetto inutile, costoso e non privo di importanti conseguenze ambientali, anche per evitare di iniziare a realizzare un’opera che potrebbe essere completata solo assorbendo ingenti risorse da altri settori prioritari per la vita del Paese.Con viva cordialità e rispettosa attesa,

Sergio Ulgiati, Università Parthenope, NapoliIvan Cicconi, Esperto di infrastrutture e appalti pubblici

Luca Mercalli, Società Meteorologica ItalianaMarco Ponti, Politecnico di Milano

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Mensile delle associazioni di volontariato della Provincia di LecceMarzo 2012 - Anno VII - n.56

Iscritto al n.916 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 24/01/2006

Direttore Responsabile: Luigi RussoRedazione: Serenella Pascali (coordinatrice), Luigi Conte, Sara Mannocci, Lara Esposito.

Grafica e impaginazione: Sergio De Cataldis

Sede: Centro Servizi Volontariato Salento - via Gentile, 1 - LecceTel. 0832.392640 - Fax 0832.391232 - Direttore: 335.6458557

www.csvsalento.it [email protected] Stampa: BLEVE PUBBLICITÀ - Tel e Fax 0833.532372

10ASSOCIAZIONI

Quando si entra nell’Associazione Marco 6.31 si respira subito aria di festa. Già all’esterno si

possono incontrare degli utenti che, con cortesia e di-sponibilità, fanno gli onori di casa. All’interno c’è una grande sala che, di sera, è occupata da una cinquantina di persone: sono i volontari e le persone disabili, utenti del Centro. Al grande tavolo sono seduti i ragazzi oc-cupati in varie attività, chiacchierando tra loro e con i volontari. Sul lato, c’è un altro tavolo occupato da si-gnore anziane che cuciono, fanno la maglia o l’uncinet-to, trascorrono il tempo in compagnia e aiutano gli altri. È infatti la vendita dei loro prodotti uno degli introiti principali del Centro, che insieme ai manufatti artigia-nali degli utenti stessi sono venduti durante le raccolte fondi. L’atmosfera è famigliare, informale e tutti appa-iono allegri e ben disposti a fare nuove amicizie.Un contributo importante e determinante quello del-le raccolte fondi che hanno permesso l’acquisto di un nuovo stabile a Surbo futura sede dell’associazio-ne Marco 6.31. Sarà grande duecento quaranta metri

quadrati con un grande giardino da utilizzare duran-te la bella stagione. Ma non è ancora attiva e bisogna eliminare alcune barriere architettoniche per ottenere l’agibilità e renderla funzionale alle esigenze dei soci. Per ora l’associazione è in un edificio concesso dal Co-mune in comodato d’uso. Il centro è attivo fino a sera tutti i giorni della settimana, escluso il sabato che si utilizza per eventi ed attività all’esterno, come andare la cinema. «La mattina ci sono pochi utenti e le attività sono un po’ differenti. Per esempio oggi hanno cantato e ballato» ci ha raccontato Cinzia Conte, presidentessa dell’associazione e famigliare di uno degli utenti. «Nel pomeriggio gli utenti aumentano: sono infatti dician-nove le persone, giovani e non più giovani, che fre-quentano stabilmente il Centro. Le attività predisposte sono molte, dalla realizzazione di oggetti o collane al collage con stoffe, dai laboratori di cucina o musica, al rinforzo di competenze apprese come scrivere, an-che al computer, leggere e disegnare. I nostri ragazzi, quando sono in associazione, scelgono autonomamen-

te cosa fare e gli operatori e i volontari li supporta-no. Crediamo che questa autonomia renda le attività proposte più interessanti e che serva a sviluppare la capacità di scelta, nell’ambito di un progetto indivi-dualizzato e studiato su ogni utente».Negli anni, le attività svolte dal Centro sono state mol-te e i ragazzi hanno prodotto un documentario su come vedono il loro ingresso nel mondo lavoro. Questo pro-dotto audiovisivo è stato poi distribuito come allegato ad un libro prodotto in collaborazione con il CSV Sa-lento. Molti sono anche i progetti sportivi studiati per i ragazzi, come la piscina e l’ippoterapia.«Il nostro prossimo obiettivo è avvicinarci alle fa-miglie di Surbo che hanno bisogno di aiuto», ci ha detto ancora la presidentessa. «Sono infatti ancora molti i disabili chiusi in casa che non conoscono l’opportunità che un centro può dare: stare insieme, socializzare, conoscere se stessi ed altri, sentirsi partecipi di un gruppo».

Sara Beaujeste d’Arpe

Si chiama democrazia paritaria ed il principio alla base della proposta

di legge di riforma del sistema eletto-rale regionale. Presentata in occasione della giornata internazionale della don-na, la proposta di legge regionale di iniziativa popolare “Norme per l’equi-librio di genere nell’elezione del Con-siglio regionale e del Presidente della Regione” è promossa dall’Ufficio della Consigliera di Parità e dall’assessorato regionale al Welfare.La proposta di legge, unica in Italia,

prevede che in ogni lista per l’elezio-ne al Consiglio regionale nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore al 50%, pena la non ammissibilità della lista. Non solo. In tutti i programmi di comunicazione po-litica deve essere assicurata la presenza paritaria di candidate/i di entrambi i sessi, così come nei messaggi autoge-stiti, dove deve essere messa con pari evidenza la presenza di candidate/i di entrambi i sessi nella lista presenta-ta dal soggetto politico che realizza il

Dopo vent’anni di battaglie e contenziosi, a mantenere aperto il dibattito sull’op-portunità del progetto di ammodernamento della strada statale 275 nei suoi

ultimi 18 chilometri sono rimasti solo i volontari. Per dare voce alle motivazioni di una battaglia a tutela del paesaggio, del territorio e del ruolo della cittadinanza attiva, l’associazione “SOS Costa Salento” ha realizzato “Il caso S.S. 275. La ve-rità dei volontari”, un’inchiesta in via di pubblicazione che analizza il modello di sviluppo delineato dal progetto di allargamento della strada statale 275 nel tratto da Montesano Salentino a Santa Maria di Leuca. L’idea nasce nelle discussioni della Consulta Ambiente del CSV Salento, formata da 21 comitati locali e associazioni ambientaliste di volontariato che agiscono in tutta la provincia di Lecce.L’obiettivo è molto semplice: svelare la storia del progetto, le questioni aperte, i costi in termini amministrativi/finanziari, ambientali e storico-archeologici. In una sola parola “divulgare” le informazioni, in modo che un pubblico sempre più ampio conosca i fatti, nonostante le mistificazioni. Un lavoro che racconta una vicenda, un territorio e un progetto, da più parti definito sovradimensionato, ponendo l’at-tenzione soprattutto su due aspetti, quello turistico e quello economico rispetto a un progetto, quello dell’ammodernamento della Maglie-Leuca, che comporta un consumo di territorio di circa 900 mila m² che sarà di 4 corsie fino a San Dana (frazione di Gagliano del Capo) e di 2 fino a Leuca. L’inchiesta valorizza, docu-mentandolo, il punto di vista delle associazioni ambientaliste contrarie al progetto e che denunciano non solo numerose irregolarità nell’iter burocratico seguito per affidamento del progetto, ma soprattutto rivendicano un modello economico, turisti-

Prossima pubblicazione dall’associazione SOS Costa Salento un’inchiesta che svela la storia, i numeri e le ricadute ambientali, economiche e storico/archeologiche del più grande investimento degli ultimi 20 anni nel Salento

Buona prassi del nostro territorio, tra integrazione e socializzazione

Ecco la proposta di legge di iniziativa popolare per garantire parità di accesso alle cariche elettive, tramite il principio della

doppia preferenze e della inammissibilità delle liste che non prevedano una presenza paritaria dei due generi tra i candidati

NUOVA SEDE PER L’ASSOCIAZIONE MARCO 6.31

MAI PIÙ SENZA 50 E 50

IL CASO S.S. 275. LA VERITÀ DEI VOLONTARI

messaggio. Inoltre, si possono espri-mere uno o due voti di preferenza: se si esprimono due preferenze, queste non possono riferirsi a candidati/e del-lo stesso sesso. E se si esprimono due preferenze per candidate/i dello stesso sesso, la seconda preferenza è nulla. «Con questa legge stiamo cercando di destrutturare le categorie del pensiero maschile – ha detto la Consigliera re-gionale di parità Serenella Molendini – inaugurando una pratica politica nuo-va. C’è infatti tanto di più sotto il cielo, che le donne possono oggi permettersi di darsi un obiettivo paritario mettendo in atto la pratica della differenza».Per presentare la legge occorrono 15mila firme, «ma – è la certezza dell’assessore regionale al Welfare,

Elena Gentile – credo che dovremo raggiungere quota 50mila. Ce la fare-mo perché è un’occasione di discussio-ne con il territorio e con i cittadini».A Lecce si è fatta promotrice della rac-colta firme l’associazione Sui Generis che ha tra i fini statutari proprio quel-lo di promuovere cittadinanza attiva e di contribuire ad uno sviluppo socio economico più equo, inclusivo e soste-nibile, con particolare attenzione alla dimensione di genere. La raccolta firme – con le stesse mo-dalità dei referendum - terminerà il 2 settembre 2012, ma tutti i moduli con firme autenticate e certificate devono essere consegnati al comitato promoto-re entro il 31 luglio 2012.

Antonio Carbone

co e culturale che con la costruzione della cosiddetta autostrada del Basso Salento, andrebbe inesorabilmente distrutto. Un modello che valorizzi lo straordinario patri-monio archeologico e naturale di una delle zone più intoccate del Salento e potenzi il crescente settore turistico e agricolo. Un’apposita sezione raccoglie le numerose e ben documentate proposte alternative al progetto, smentendo il “luogo comune” che vede i volontari ambientalisti contrari a tutto ciò che si propone. L’inchiesta è corredata da un’appendice di interviste a testimoni privilegiati di questa vicenda, tra cui il regista e presidente della Cineteca di Bologna Giuseppe Bertolucci che da anni passa le sue vacanze a Diso.

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11BENI COMUNI

Dopo le aggressioni governative al voto del referendum di giugno 2011, il Forum sull’Acqua ha lanciato la Campagna di obbedienza civile il mio voto va rispettato. Alto il livello del confronto anche in Puglia

Associazioni, comitati, gruppi di cittadinanza attiva e amministratori locali insieme per lavorare per la loro tutela

Nonostante lo schiacciante risultato del re-ferendum sull’Acqua Bene Comune dello

scorso giugno, la volontà popolare di pubbliciz-zare la gestione dell’acqua è rimasta solo sulla carta. A ribadirlo sono gli attivisti del comitato pugliese Acqua Bene Comune, denunciando le norme inserite nel decreto liberalizzazioni che renderebbero più complicata la gestione pub-blica dell’acqua. Per difendere il valore della democrazia e della volontà popolare, ancor pri-ma che della difesa dei Beni Comuni, è stata lanciata la campagna di Obbedienza Civile “Il mio voto va rispettato”, promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua che invita a pagare le bollette applicando una riduzione pari alla componente della “remunerazione del ca-pitale investito”. In Puglia il Comitato “Acqua Bene Comune” chiederà ai cittadini di firmare una lettera di reclamo e di diffida indirizzata all’Acquedotto Pugliese. La lettera di reclamo riguarda le somme indebitamente riscosse dal 21/07/2011 (giorno di pubblicazione degli esiti referendari sulla Gazzetta Ufficiale) come re-munerazione del capitale investito, oggetto spe-cifico della richiesta di abrogazione di uno dei due quesiti referendari sull’acqua usciti vitto-riosi dalle urne. La diffida, invece, chiede l’eli-minazione dalla successiva bolletta della cifra corrispondente alla remunerazione del capitale, con riserva di agire in giudizio, in caso di inadempienza, al fine di richiedere la restituzione di quanto dovuto. I cittadi-ni potranno sottoscrivere la lettera di reclamo e diffida anche recandosi direttamente presso gli sportelli del Comitato pugliese e delle Associazioni dei Consumatori che sostengono l’iniziativa.In Puglia, inoltre, la sfida di tanti cittadini e cittadine e associazioni che si riconosco-no nel Comitato Pugliese “Acqua Bene Comune”- Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua si gioca anche a livello regionale. Con la Legge Regionale n. 11/2011 dal titolo Gestione del servizio idrico integrato - Costituzione dell’Azienda pubbli-

ca regionale “Acquedotto Pugliese (AQP)”, la Puglia ha tentato di dare applicazione ai prin-cipi referendari: un tentativo più volte definito formale e non sostanziale dai comitati stessi soprattutto per quanto riguarda il reale coinvol-gimento di cittadini, parti sociali e movimenti alla redazione della legge. Per quanto riguarda le tariffe, inoltre, da un ta-volo tecnico cui hanno partecipato la Regione, l’Autorità Idrica e l’Acquedotto è emersa la vo-lontà di ridimensionarle in base al reddito. La decurtazione sarà applicata dal 2013 al 2017 con un investimento regionale di 110milioni da Fondi Ue e di Coesione (ex Fas). Dal 2018 il taglio delle tariffe ai più deboli sarà interamen-te compensato dal maggior ricavo derivante dall’incremento delle bollette ai più abbienti. Sono stati previsti tre differenti tipi di esenzio-ne, prendendo a parametro il concetto della gra-tuità dell’acqua: 50 litri al giorno a persona. Le famiglie con un reddito Isee fino a 7.500 euro annui avranno diritto a due quote da 50 litri più un servizio per fogna e depurazione (legato alla quantità di acqua) pari a 36 metri cubi, quelle con almeno 4 figli e un reddito Isee inferiore ai 20mila euro annui a sei moduli da 50 litri ovve-ro 300 litri, più un servizio fogna e depurazione di 110 metri cubi e per le case con presenza di

non autosufficienti e un reddito Isee inferiore agli 11.600 euro, infine, avranno a di-sposizione 150 litri e 55 metri cubi di servizi. «La revisione delle tariffe – commenta Maria Grazia Simmini del Comitato provinciale “Acqua Bene Comune” – non cam-bia la realtà dei fatti e cioè che l’Acquedotto Pugliese rimane una società per azioni. Fino a quando non ci sarà la volontà politica di ripubblicizzarlo davvero eliminando la remunerazione del capitale nelle tariffe, così come proposto dal Comitato Puglie-se, tutte le disposizioni saranno solo fumo negli occhi. È una questione di diritto e non di carità – conclude – e questo è uno dei punti su cui ci battiamo da tempo».

Lara Esposito

Per rimettere al centro dell’atten-zione pubblica e politica la tutela

dei Beni Comuni è nata dalla volontà di amministratori locali, associazio-ni, comitati e gruppi di cittadinanza attiva di ogni parte d’Italia la Rete dei Comuni per i Beni Comuni. Un movimento che parte dal basso e dal Sud di cui fanno parte, tra gli altri, Forum sull’acqua, No Tav, No Dal Molin, Chiaiano e anti-inceneritori, No Ponte, Teatro Valle, ma anche tante donne, lavoratori, giovani pre-cari e immigrati. Tra i promotori e garanti di questa nuova rete i sindaci di Napoli, Bari, Cagliari e il presi-dente della Regione Puglia. Bussola puntata sui Beni Comuni, categorie a vocazione sociale, indispensabili e insostituibili, funzionali all’eser-cizio dei diritti fondamentali delle persone. Per promuoverli e tutelar-li, la Rete ha prodotto un apposito manifesto. La necessità espressa è

quella di realizzare una piattaforma politica condivisa su cui impegnar-si attraverso l’adozione di coerenti pratiche locali e l’apertura a verten-ze nazionali, che lavori su obiettivi specifici al fine di promuovere i Beni Comuni e la democrazia partecipati-va e per promuovere la stesura di una Carta Europea dei Beni Comuni. Tra gli obiettivi, primo fra tutti la piena attuazione della volontà referendaria espressa lo scorso 13 giugno attra-verso una mobilitazione immediata contro l’art. 26 del Decreto Monti bis che riproduce, inasprendola, la legi-slazione abrogata dal referendum. Il manifesto, su questo, ribadisce la necessità di passare a pratiche con-crete come la ripubblicizzazione per trasformare le Spa a capitale pubbli-co in Aziende Speciali Partecipate per i servizi pubblici e il sostegno alla campagna di obbedienza civile “Il mio voto va rispettato” promossa

dal Forum dei movimenti per l’acqua sull’eliminazione della “remunera-zione del capitale investito” dalla tariffa idrica. Oltre alla questione referendaria, il manifesto sposa an-che la necessità di opporsi alla morsa insostenibile del Patto di Stabilità interno sulla finanza locale che eli-mina gli spazi di autonomia e auto-governo dei Comuni stessi. Un’op-posizione possibile solo attraverso una campagna di rottura collettiva, condivisa e coordinata a partire dal-la discussione e dal voto dei bilanci di previsione per l’anno 2012. Una battaglia che si intreccia anche con quella contro il progetto di riforma costituzionale per l’inserimento del vincolo al pareggio di bilancio e con un processo costituente di un’Europa sociale, politica democratica e fede-rativa che superi l’attuale gestione dell’Unione europea e della Bce. La pratica di tutela dei Beni Comu-

ni ingloba anche il lavoro, l’utilizzo degli immobili pubblici per esigenze abitative, sociali e culturali, il soste-gno alla stampa indipendente quale strumento indispensabile di demo-crazia, il riconoscimento dei diritti delle persone immigrate attraverso la pratica della “cittadinanza muni-cipale”, l’estensione dei nuovi diritti di cittadinanza digitale, la cultura e la conversione ecologica dei si-stemi economici locali. Attenzione alta anche sulle questioni ambien-tali, quindi, con un invito a cessare la politica dell’incenerimento dei rifiuti per investire invece su cultura e prevenzione, riduzione e recupero, riuso e riciclaggio e azzeramento del consumo di territorio. Un manifesto coraggioso, quindi, che si propone sopra ogni altra cosa di sviluppare processi di democrazia partecipati-va, incentivando tutti gli strumenti di democrazia diretta.

SI SCRIVE ACQUA, SI LEGGE DEMOCRAZIA

NASCE LA RETE DEI COMUNI PER I BENI COMUNI

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12SALUTE

PRESENTATE LE NUOVE LINEE GUIDA SULL’AUTISMO

Lo scorso 26 gennaio a Roma sono state presentate le nuove Linee guida sull’autismo, messe a punto dall’Istituto superiore di Sanità. Si tratta di

uno strumento utile a far si che i risultati della ricerca scientifica possano essere trasferiti alla pratica clinica e, secondo il responsabile del progetto Alfonso Mele, rappresenta “un primo, indispensabile passo per garantire una risposta adeguata ai bisogni terapeutici delle persone autistiche”. Tuttavia, molte sono state le polemiche scatenate dalle linee guida, soprat-tutto riguardo alla bocciatura di tutti i modelli terapeutici per la cura della malattia ad eccezione dell’approccio cognitivo-comportamentale. Si tratta della cosiddetta ABA (Applied Behaviour Intervention - Analisi del Com-portamento Applicata), cioè di programmi comportamentali intensivi, basati sull’uso dei principi della scienza del comportamento per la modifica di comportamenti socialmente significativi. Essi consistono nell’applicazione intensiva dei principi comportamentali per l’insegnamento di abilità sociali (linguaggio, gioco, comunicazione, socializzazione, autonomia personale, ecc.) e la correzione di comportamenti problematici (aggressività, autole-sionismo, ossessioni, ecc.). Tutte le altre metodiche, da quelle che richiedono l’ausilio di strumenti co-municativi come i computer, alla comunicazione facilitata, le diete senza glutine, la musicoterapia, ma anche l’utilizzo di integratori alimentari, me-latonina, ossigeno iperbarico e i trattamenti farmacologici, vengono sconsi-gliate perchè non esistono prove scientifiche della loro utilità.

Associazioni, istituti e singoli cittadini, nonchè vari esponenti politici, si sono uniti in una denuncia unanime delle criticità riguardanti le raccoman-dazioni formulate. Tantissime le adesioni alla petizione per far riaprire un tavolo di confronto, nella quale si chiede a gran voce di rivedere il documen-to perchè non è condivisibile l’adozione della tecnica neo-comportamentale come unico strumento valido nella cura dell’autismo. «È doveroso – si legge sulla petizione – riaprire il dibattito per includere i recenti risultati della ricerca nell’ambito della psicologia evolutiva che pongono l’affettività alla base dello sviluppo cognitivo». Antonio Gallese, vicepresidente dell’Unione nazionale pediatri, accusa di “semplicismo” le linee guida. «I modelli unici raramente sono validi nell’approccio di qualunque disagio» commenta Rolando Ciofi, segretario generale del Movimento psicologi indipendenti. Per Luca Poma, presidente dell’associazione “Giù le mani dai bambini”, «nessuna linea guida valida può considerare tale patologia solo con un tipo di metodo. Un’unica strate-gia terapeutica rappresenta un segno di grande debolezza». Un’altra criticità emerge dall’indagine Censis “La dimensione nascosta del-la disabilità”: delle 5,2 ore settimanali richieste in media dagli interventi cognitivo-comportamentali, ben 3,2 sono state pagate privatamente dalle famiglie, contro le 2,0 erogate dal soggetto pubblico. Questo è un dato mol-to significativo giacché fa emergere gli alti costi della terapia cognitivo-comportamentale che gravano soprattutto sulle famiglie.

UN VACCINO PER L’ALZHEIMER: LA SCOPERTA DI DUE ISTITUTI DI RICERCA NAPOLETANI

MALATTIE RARE, PARTE LA CONSULTAZIONE PUBBLICA

Sono 10 anni che in tutto il mon-do si sperimentano vaccini per

prevenire il morbo di Alzheimer, ma i gravi effetti collaterali hanno finora impedito ogni utilizzo sull’uomo. Il rimedio tanto atteso potrebbe arrivare da due istituti napoletani del Centro Nazionale delle Ricerche: l’Istituto di genetica e biofisica (Igb-Cnr) e l’Istituto di biochimica delle proteine (Ibp-Cnr). Il gruppo di lavoro, coordinato da An-tonella Prisco, ricercatrice dell’Igb-Cnr, insieme a Piergiuseppe De Berar-dinis, primo ricercatore dell’Ibp-Cnr, ha messo a punto un vaccino, battez-

zato (1-11)E2, capace di impedire la formazione nel cervello delle placche che caratterizzano l’Alzheimer. Lo studio, che ha già ottenuto il brevetto italiano e chiesto il brevetto interna-zionale, è stato pubblicato sulla rivista “Immunology and Cell Biology”.Il morbo di Alzheimer è innescato dalla proteina beta amiloide, causa delle placche senili che provocano danni alla memoria e alle capacità co-gnitive.Da due nuovi studi, condotti dai ricer-catori dell’università Columbia e Har-vard, pare che la malattia si diffonda come un’infezione, passando da una

cellula cerebrale all’altra. I nuovi stu-di lasciano supporre che sia possibile fermare l’aggravarsi del morbo di Al-zheimer evitando questa trasmissione da cellula a cellula, con un anticorpo che blocchi la proteina in questione. Il vaccino realizzato dai due istituti napoletani produce gli anticorpi con-tro il peptide beta amiloide. «Oltre a prevenire la formazione di questi aggregati o facilitarne la rimozione – spiega Antonella Prisco – il vacci-no polarizza la risposta immunitaria verso la produzione di una citochina anti-infiammatoria, l’interleuchina-4, confermando le proprietà immuno-

logiche che speravamo di ottenere». «La sperimentazione – continua la re-sponsabile del progetto – attualmente è nella fase pre-clinica che prevede la somministrazione del vaccino a topi normali (...). Il passo successivo sarà testare l’efficacia terapeutica e i possi-bili effetti collaterali in topi transgeni-ci che sviluppano una patologia simile all’Alzheimer».«Sono molto ottimista – ha commen-tato la ricercatrice – rispetto all’effi-cacia delle qualità immunologiche del vaccino (...). Ma la sua applicazione nell’uomo avrà tempi ancora impossi-bili da prevedere».

Piccoli/grandi esempi di sussidiarietà grazie al nuovo portale www.malatirari.it, il contenitore

che accoglie il percorso di progettazione parteci-pata promosso dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato. Una vera e propria consultazione pub-blica sul tema delle malattie rare con l’obiettivo di raccogliere da associazioni, pazienti, ricercato-ri e tutti coloro che vorranno contributi e spunti di riflessione sul tema. L’obiettivo è di realizzare insieme all’Associazione parlamentare per la tute-la e la promozione del diritto alla prevenzione e con la consulenza della società Cattaneo Zanetto & Co. un Libro Bianco sulle malattie rare che pos-sa rappresentare un utile contributo alla definizio-ne del Piano Nazionale che tutti i Paesi membri dell’Unione Europea sono chiamati a presentare entro il 2013. Il progetto ha preso il via lo scorso

autunno con una serie di interviste mirate grazie alle quali sono stati raccolti e razionalizzati punti di vista e opinioni di alcuni dei principali attori a livello nazionale e internazionale che si occupano di questo tema. L’apertura del nuovo portale rap-presenta la seconda fase di questo percorso, quella della consultazione pubblica per definire insieme la traccia da seguire per un più efficace governo delle malattie rare. Una definizione, però, che ren-de giustizia alla sostanza di queste patologie: se ne contano circa 8mila al mondo e ogni settimana se ne scoprono 5 nuove. Non sono rare, infatti, le persone che ogni giorno devono affrontare una vita scandita da malattie così difficili da identificare e in Italia, secondo le stime più diffuse, si tratta di circa 2milioni di persone, la gran parte bambini. La vera questione aperta rimane ancora quella della

diagnosi e della scelta del percorso di cura perché non è sempre facile trovare centri di riferimento specializzati. A livello nazionale esiste il Registro delle malattie rare istituito presso l’Istituto supe-riore di sanità che ha censito ufficialmente 485 pa-tologie. Le più frequenti sono quelle che agiscono sul sistema nervoso e sugli organi di senso, che rappresentano il 21,05% del totale. Al più si trat-ta di malattie per le quali sono previste esenzioni nel servizio sanitario nazionale. Il ministro della Salute Renato Banduzzi, inoltre, si è impegnato a inserirne altre 109 nella fase di aggiornamento dei Lea, i livelli essenziali di assistenza ma il numero indicato potrebbe essere ancora a ribasso in quan-to si riferisce a una stima del 2008 e in questi anni la situazione è mutata ulteriormente.

Si scatenano le polemiche sulla bocciatura di tutti i rimedi psicoterapici esclusa la terapia cognitivo comportamentale. Una petizione per riapire il Tavolo di confronto

Attraverso il sito malatirari.it associazioni, pazienti, ricercatori e tutti coloro che vorranno potranno contribuire alla realizzazione di un Libro Bianco sul tema

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13SPECIALE PROTEZIONE CIVILE

LA SALUTE DEL VOLONTARIO: UNA LEGGE A TUTELA DELLA SICUREZZA NELLA PROTEZIONE CIVILE

PROTEZIONE CIVILE, ECCO LA NUOVA SEDE

CHE FINE HA FATTO LA PROTEZIONE CIVILE?Un passato di glorie ma anche di

scandali, di sperperi e nuovi ta-gli. E di quella che era la “benedetta Protezione Civile” è rimasto davve-ro ben poco. Quasi nulla, almeno nei vertici nazionali che, all’indomani del rimpallo di responsabilità sulla vicen-da maltempo a Roma, denunciano lo stato di totale “calamità” in cui versa l’intero Dipartimento.Così, dall’essere esempio al mondo di efficienza e competenza, la Protezio-ne civile in Italia nella stagione di un anno appena, è diventata una struttura che fa fatica, e non risponde alle emer-genze in maniera tempestiva. Perché? Cosa è accaduto nell’arco di questo tempo? La denuncia che viene dal capo del Dipartimento della Protezio-ne Civile nazionale Gabrielli, è chiara: non ci sono soldi, i fondi, grazie alla “cura Tremonti”, sono stati ridotti del

10 per cento, quasi una legge della compensazione per gli sprechi della gestione Bertolaso, più di 10 miliardi in otto anni.Ma come la pensano i volontari della Protezione civile del Salento? Lo ab-biamo chiesto a Rocco Foti, presidente provinciale dell’associazione naziona-le Vigili del Fuoco in Congedo. «Sen-za dubbio a cascata si avverte lo stes-so disagio che si percepisce a livello centrale – dice Rocco Foti. Inevitabil-mente manca l’anello di congiunzione tra i vari enti preposti alla prevenzione e all’intervento nell’emergenza, cioè tra Dipartimento, Prefetture, Regioni, Province e Comuni e questo, ovvia-mente, ha una ricaduta anche local-mente. Lo spiego meglio. Oltre che a livello istituzionale il fermo c’è anche nei confronti di quel variegato mon-do della protezione civile che è fatto

esclusivamente di volontari. È eviden-te che in misura proporzionale, una riduzione delle risorse economiche, può significare a livello locale, la ri-duzione delle parti economiche nelle convenzioni tra Comuni e Protezioni civili territoriali. In alcuni casi, in quei comuni in cui non vi è stata un’ocula-ta spesa nel 2011, è già successo che le convenzioni con noi volontari non siano state rinnovate». Una situazione, insomma, che non fa ben sperare nean-che per i nostri territori che, assieme ai cittadini, saranno i primi ad accusare il colpo dei ritardi e dei singhiozzi di comunicazione tra i vari enti preposti alla tutela del territorio. Per esempio, lo scorso anno la Regio-ne Puglia aveva stretto una convenzio-ne con 63 associazioni di protezione civile della provincia di Lecce per la campagna A.I.B. (Analisi comparativa

del numero di segnalazioni antincen-dio) per il controllo del dissesto idro-geologico. La convenzione scadrà il prossimo 31 maggio ma, ad oggi non è dato sapere nulla sulla possibilità di un prosieguo. «Certo è che come vo-lontari – conclude Foti – di fronte ad un’emergenza, pur in assenza o penu-ria di risorse, non deve mai venir meno l’impegno sociale, lo slancio che ci ha permesso finora di contenere molti danni, di salvare vite umane, anche quando le risorse non lo avrebbero permesso». Insomma, ora come non mai, occorre un nuovo slancio all’im-pegno volontario, vigoroso, che non impallidisca di fronte alle ristrettezze economiche e che possa farsi garante della tutela del nostro territorio, il pa-trimonio più grande di cui il Salento e l’Italia intera dispongono.

Luigi Conte

Arrivano importanti novità per il settore del vo-lontariato italiano in particolare per le attività

riguardanti la Protezione civile. La Conferenza del-le Regioni e delle Province autonome ha approvato in data 11 gennaio il provvedimento attuativo delle disposizioni in materia di tutela della salute e sicu-rezza dei volontari di Protezione civile. Attraverso questo provvedimento vengono riconosciuti i diritti alla sicurezza ed alla formazione dei volontari della Protezione civile, della Croce Rossa Italiana, del Cor-po Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico e dei Vigili del Fuoco. Il provvedimento approvato dalla Conferenza è frutto di un percorso normativo avviato con il decreto legislativo 81/2008 in materia di tutela della salute nei luoghi di lavoro. In quell’atto, nella definizione di “lavoratore”, vengono inclusi anche i volontari impiegati nel settore della Protezione civile, aprendo la strada alla corretta tutela dei volontari i quali finora venivano considerati “come se fossero” dipendenti, o “quasi” impiegati con la conseguente difficoltà nel garantire loro la dovuta sicurezza.Lo stesso decreto legislativo ha inoltre delegato ad un accordo interministeriale la definizione delle attività a sostegno della sicurezza e la salute dei volontari del-la Protezione civile. La seconda tappa del percorso è rappresentata proprio dal decreto interministeriale di

attuazione del 13 aprile 2011 che sancisce l’obbligo di sottoporre il “lavoratore volontario” ad un percorso di formazione, informazione e addestramento rispet-to agli scenari di rischio di protezione civile ed ai compiti svolti. L’atto normativo interviene inoltre sul controllo sa-nitario generale, sulla sorveglianza sanitaria per quei volontari espo-sti agli agenti di rischio e sulla dotazione di di-spositivi di protezione individuale. Il decreto interministeriale, nella sostanza affida il compi-to di adempimento delle attività di formazione e ad-destramento alle associazioni di volontariato e di for-mazione in materia sanitaria alle istituzioni pubbliche che coordinano le iniziative della Protezione civile. Il provvedimento di aprile rinviava ad una successiva intesa tra il Dipartimento della Protezione civile e le Regioni e Province autonome, terzo ed ultimo pas-saggio normativo, la definizione delle modalità nello svolgimento delle attività di sorveglianza sanitaria.

Attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro, i soggetti coinvolti nell’intesa hanno definito gli in-dirizzi comuni di intervento sull’intero territorio na-

zionale in particolare nella definizione de-gli scenari di rischio della Protezione civi-le; dello svolgimento delle attività di for-mazione, informazio-ne ed addestramento dei volontari di prote-zione civile in materia di tutela della propria salute e sicurezza; l’individuazione degli accertamenti medici

basilari finalizzati all’attività di controllo sanitario dei volontari.Si giunge così all’approvazione di questi indirizzi co-muni da parte della Consulta dell’11 gennaio scorso. È stato un iter lungo ed articolato ma che ha portato al riconoscimento del volontario della Protezione civile quale figura fondamentale nelle attività di intervento e gestione delle emergenze nazionali e che lo equi-para nei diritti e nelle tutele a tutti gli altri lavoratori.

Al fine di ottimizzare le risorse e valorizzare al meglio la rete

delle forze presenti sul territorio, è stata inaugurata all’interno della Prefettura di Lecce la nuova sala della Protezione civile, un centro operativo per il Comitato interforze fortemente voluto dal prefetto Giu-liana Perrotta per pianificare insie-me gli interventi necessari in caso

di emergenza. L’obiettivo è quello di rendere più efficace le attività sul territorio e per questo all’inter-no della nuova sede lavoreranno insieme per le decisioni prettamen-te tecniche le interforze che forma-no il Cis e quindi Vigili del fuoco, Guardia di Finanza, Protezione Ci-vile, Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato, Polizia ed Esercito. Il

coordinamento, quindi, organizzerà gli interventi in una sala apposita dove saranno messi a disposizione dispacci, bollettini meteo, ma anche le indicazioni sulle emergenze e gli interventi da effettuare. In una sala separata, invece, lavoreranno sulla programmazione i rappresentanti degli enti e delle forze dell’ordine interessati alla tutela del territorio.

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14CARCERE

NELLE CARCERI SI FA SPAZIO, MA NEANCHE TROPPOIl Governa prova a svuotare le carceri italiane, ma i primi risultati sono minimi

L’amministrazione penitenziaria di Lecce dovrà risarcire quattro detenuti di Borgo San Nicola per sovraffollamento.

E dalla Corte Europea arriva un’altra sanzione nei confronti dell’assistenza medica delle carceri italiane

Una piccola boccata d’aria per le carceri e, soprattutto, per i detenuti ita-liani. Il Governo incassa la fiducia del parlamento sul decreto “Svuota

carceri” che prevede la possibilità di ricorrere agli arresti domiciliari ed abbandonare le sovraffollate celle italiane per i detenuti arrestati in flagran-za per reati minori e per coloro che hanno da scontare gli ultimi 18 mesi di pena residua.Nello specifico il testo innalza da dodici a diciotto mesi la parte di pena scontabile ai domiciliari, aumentando il numero di quanti già usufruivano della legge “sfolla carceri“ del 2010.Oltre a questo, il decreto prevede che nei casi di arresto in flagranza, il giu-

dizio direttissimo debba essere tenuto entro e non oltre le 48 ore dall’arresto e viene inoltre sancito il divieto di mandare in carcere le persone arrestate per reati non gravi prima della convalida dell’arresto e il giudizio direttis-simo. In questi casi l’arrestato dovrà essere, di norma, custodito nelle celle di sicurezza delle questure. Il provvedimento prevede inoltre la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari entro il 31 marzo del 2013. Secondo la redazione di “Ristretti Orizzonti” la legge “svuota carceri” finora ha rimesso in libertà 5.140 detenuti, mentre ad altri 6.245 sono stati concessi gli arresti domiciliari. Un risultato importante ma piuttosto irrisorio se si considera che il sovraffollamento delle carceri italiane riguarda 22mila persone.

CONDANNATI SENZA DIGNITÀ E DIRITTI

LIBERI TUTTI DAGLI OPG

Quale futuro dopo la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari?

UN PATTO DI SOLIDARIETÀ TRA CSV E UEPE REGIONALI

L’amministrazione penitenziaria di Lecce è stata di nuovo condanna-

ta a risarcire i suoi detenuti. Dopo la sentenza di settembre scorso che diede ragione a un detenuto che, nel carce-re di Lecce, scontava la pena per fur-to aggravato, questa volta è toccato a quattro detenuti del carcere di Borgo San Nicola che hanno ottenuto un ri-sarcimento per danni per la lesione del-la dignità e dei diritti. La motivazione è inequivocabile: il sovraffollamento della casa circondariale comporta una violazione dell’articolo 27 della Costi-tuzione, nella parte in cui recita che «le pene non possono consistere in tratta-menti contrari al senso di umanità e de-vono tendere alla rieducazione del con-dannato». Il Tribunale di sorveglianza di Lecce, quindi, ha accolto parzial-mente il ricorso dei detenuti rappresen-tati dall’avvocato Alessandro Stomeo e condanna lo Stato a pagare indennizzi che oscillano tra mille e 4mila euro. La forbice varia in funzione del tempo trascorso in condizioni inadeguate e in proporzione alle condizioni di disagio: ristrettezze di spazi, mancanza di atti-

vità sportive, risocializzanti, ricreative, di studio e lavoro.Nel carcere leccese la situazione ha ormai da tempo superato il limite tol-lerabile, con celle di dieci metri qua-drati pensate per una persona e abitate da 4, contenenti un letto a castello a tre piani in cui l’ultima branda è a 50 cen-timetri dal soffitto. Il sovraffollamento è di circa il 120% con 1.377 detenu-ti a fronte della capienza di 660. Uno stato di cose esplosivo recentemente denunciato anche dalle detenute e mes-so nero su bianco in una lettera da una di loro, Lucia Bartolomeo che oltre all’insopportabile sovraffollamento ha posto l’attenzione sul freddo siberiano, le perdite d’acqua, le condizioni igie-niche, la mancanza di carta igienica, di disinfettante. A raccontare ancora me-glio l’insostenibile sofferenza di queste persone, il dato relativo all’uso di an-siolitici e depressivi, che tocca ormai il 90% dei detenuti. Ma le condanne non finiscono qui. La Corte europea dei diritti dell’uomo con la sentenza del 7 febbraio 2012, infatti, ha sanzionato l’Italia in merito

alla gestione dell’assistenza medica all’interno delle carceri. Gli Stati, in-fatti, devono assicurare ai detenuti un trattamento che garantisca il pieno ri-spetto della dignità umana e nel caso di individui malati o affetti da disabi-lità motorie, devono mettere in campo trattamenti idonei a evitare che la sa-lute peggiori. Se lo Stato non assicura cure mediche appropriate incorre in una violazione della Convenzione dei diritti dell’uomo ed è responsabile di trattamenti disumani e degradanti. La sentenza arriva in seguito al ricorso di un detenuto nell’istituto penitenziario di Parma colpito da diverse patologie, che gli impedivano movimenti autono-mi. Malgrado i ripetuti allarmi lanciati dai medici, secondo i quali l’assenza di terapie riabilitative avrebbe causato un peggioramento della salute del detenu-to, nulla era stato fatto. Da qui la san-zione che obbliga le autorità nazionali a risarcire la vittima con un indennizzo di 10mila euro.

Lara Esposito

Favorisce la partecipazione attiva delle comunità al proces-so di recupero e di reinserimento delle persone detenute ed

ex detenute, incrementando da un lato l’efficacia dell’azione istituzionale degli Uffici esecuzione penale esterna territoriali, dall’altro sperimentando nuove opportunità di messa in rete delle molteplici risorse di cui dispongono le associazioni di volontariato.Sono questi gli obiettivi principali di una largo coordinamento regionale stretto attorno ad un tavolo interistituzionale costitu-ito da Uepe, Prap (Provveditorato regionale amministrazione penitenziaria), Conferenza regionale volontariato Giustizia e CSV net Puglia, per supportare la realizzazione di programmi locali di intervento tesi a favorire il reintegro di persone con problemi di detenzione. Il programma, condiviso nelle sue parti generali in un incontro tenutosi presso il Prap di Bari lo scorso 24 febbraio, troverà poi attuazione in interventi programmati

su base territoriale da ciascun Uepe di concerto con i Centri di servizio al volontariato provinciali. «L’obiettivo – spiega Luigi Russo, presidente di CSV net Puglia e tra i primi sottoscrittori dell’iniziativa – è quello di calibrare le azioni, ponderandole ai bisogni di ciascun territorio, in modo da non disperdere le energie e realizzare in tempi brevi un piano di interventi real-mente rispondenti alle necessità sociali di inclusione di ciascu-na comunità. Alle associazioni di volontariato che aderiranno all’iniziativa, il compito di individuare attività e progetti per l’inserimento delle persone provenienti dal circuito penale». Prossimi passi sono la sottoscrizione del Protocollo operativo comune individuato e condiviso con il livello locale, l’attiva-zione di un percorso formativo individuato e condiviso con il livello locale, l’individuazione di criteri e modalità del monito-raggio locale e regionale.

Antonio Carbone

Il Governo ha approvato la chiusura degli ospedali psichiatrici giudizia-ri (Opg) a decorrere dal 31 marzo 2013 con un provvedimento con-tenuto nel Decreto legge “Svuota carceri”. Con la chiusura degli Opg, saranno le regioni e gli istituti sani-tari locali a prendersi cura dei dete-nuti con problemi di salute mentale sebbene ancora non siano state defi-nite le modalità. Un dettaglio non di poco conto, quello delle soluzioni, perché senza una giusta politica di cura e sostegno di tali detenuti il ri-schio forte è che si possano ricreare strutture e dinamiche figlie di un passato brutto e vergognoso, quel-lo dei manicomi. Questo è quanto sostiene il comitato “Stop Opg” che se da un lato si dice soddisfatto per la decisione del Governo, dall’altro esprime la preoccupazione «che le strutture residenziali previste pos-sano riprodurre situazioni simili ai vecchi ospedali psichiatrici. Mentre i manicomi sono stati aboliti pro-prio in quanto destinati a riprodurre – per la loro natura – disagio, sof-ferenza e devianza». La condizione nella quale versano i detenuti negli Opg è agghiacciante, come se non bastasse il degrado dal punto di vi-sta sanitario, i detenuti molto spesso vengono trattenuti all’interno delle strutture per un periodo superiore a quello previsto dalla loro condanna, privandoli di fatto di ogni minimo diritto umano.

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15IMMIGRAZIONE

IMMIGRAZIONE: UNA GUIDA PRATICA PER UNA CORRETTA COMUNICAZIONE

GITANISTAN, LO STATO IMMAGINARIO DELLE FAMIGLIE ROM SALENTINE

RESPINGIMENTI, LA CORTE EUROPEA CONDANNA L’ITALIA

Una buona idea per insegnare a “comunicare” l’immigrazione in modo corretto e senza alimen-

tare stereotipi. Sì, perchè il mondo dell’informazione italiano non sa parlare di immigrazione senza riferirsi a fatti di cronaca nera, oppure utilizzando termini di-scriminatori o, ancora, generando inutili quanto dan-nosi allarmismi. Come spiega il sottosegretario alle Politiche sociali Maria Cecilia Guerra, «nel 53% dei casi gli stranieri sono citati in riferimento ai casi di cronaca nera e giudiziaria e la comunità di appartenen-za è sovente usata come minaccia. Spesso il problema non è solo di scelta ma di mancanza di conoscenza». Per ovviare a ciò, è stata creata una vera e propria gui-

da con tanto di glossario e buone pratiche di comu-nicazione: “Comunicare l’immigrazione: guida pra-tica per gli operatori dell’informazione”. Il manuale, proposto dal ministero del Lavoro e realizzato dalla Cooperativa Lai-momo e dal Centro Studi e Ricerche Idos, è rivolto agli operatori della comunicazione e verrà distribuito alle redazioni stampa, radio, tv e web nazionali e locali. Il libro, diviso in sei capitoli, descrive lo scenario migratorio in Italia, fornisce un quadro legislativo, fa una sintesi comparata dei vari aspetti dell’immigrazio-ne nei ventisette Paesi membri dell’Unione Europea, analizza la rappresentazione fatta dal mondo dell’in-

formazione e le distorsioni dei media. Chiudono la guida, una rassegna delle storie positive di immigrati che arricchiscono l’Italia ed il Glossario. Si tratta di un’iniziativa importante e necessaria so-prattutto alla luce della denuncia dell’Unar, Uffi-cio nazionale anti discriminazioni razziali, riguardo all’aumento esponenziale negli ultimi tre anni del nu-mero di siti, blog e post oscurati e rimossi dalla Polizia Postale e delle segnalazioni di reato all’autorità giudi-ziaria per incitamento all’odio razziale. Nel 2011, a fronte di 1000 istruttorie, ben il 22,4% ha riguardato il settore dei media e di queste l’84% è stato relativo a fenomeni di xenofobia o razzismo su internet.

ECCO IL PIANO ACCOGLIENZA MIGRANTI

Ricostruzione delle famiglie ROM del Salento in un documentario Di portata storica la sentenza con cui Strasburgo ha condannato il nostro Paese

per la violazione della Convenzione sui diritti umani nei respingimenti verso la Libia

Con il Decreto n. 119, la Puglia ha adottato un Piano di accoglienza per i mi-granti nord africani che definisce l’insieme delle attività da programmare per

garantire il miglior livello di accoglienza dei migranti sul territorio della Regione Puglia, nell’ambito dell’emergenza Nord Africa ex OPCM 3933/11.Il piano si basa sull’esperienza maturata da aprile a ottobre 2010 e prova a fornire indirizzi operativi tenendo conto dei numerosi contributi pervenuti da parte dei vari soggetti istituzionali competenti in materia, nell’ambito della Cabina di Regia inse-diata dalla Regione Puglia. In particolare il piano intende operare un rafforzamento delle buone prassi registrate, una puntuale definizione delle modalità di scelta delle strutture da utilizzare per l’accoglienza nonché delle modalità di erogazione dei vari

servizi e criteri per distribuzione dei migranti sull’intero territorio regionale. Con il piano, si prova a tracciare un quadro di iniziative per affrontare in maniera efficace la fase futura dell’emergenza migranti caratterizzata dalla necessità di rafforzamen-to della integrazione dei migranti sul territorio regionale, oltre che dall’esigenza di integrare, sul piano meramente operativo, le azioni tra i diversi soggetti impegnati in Puglia nelle varie emergenze legate al flusso di migranti anche diverse dalla spe-cifica emergenza Nord Africa. Il Piano prevede anche le modalità di primissima accoglienza dei migranti, mirando alla qualificazione delle stesse e all’efficacia dell’operato delle strutture tecnico operative impegnate.

Antonio Carbone

Sono in corso le riprese del documentario “Gitanistan – Lo stato immaginario delle

famiglie Rom-Salentine”, per la regia di Pier-luigi De Donno e Claudio “Cavallo” Giannotti, prodotto da Maxman Coop, con la casa di Pro-duzione cinema-tografica FREIM e il Contributo dell’Apulia Film Commission. Ab-biamo fatto una chiacchierata con i protagonisti del set.Il documentario parla di Rom in modo diverso. Non sono storie di sgombri, di furti e fittizi rapi-menti, che un certo tipo di stampa e di politica utilizzano per fare dei rom il capro espiatorio di tutti i mali. Nel documentario si parla di un po-polo invisibile, come recita la sinossi del film, ma invisibile soprattutto a causa dei nostri pre-giudizi che imprigionano la libertà di pensiero.Ci spiega Cavallo, leader dei Mascarimirì e rom salentino: «Il lavoro è iniziato due anni e mezzo fa quando l’antropologo Antonio De Marco mi disse: “e nu facimu na cosa per la famiglia toa?”. Volevo dare ai miei famigliari un po’ di dignità. Il documentario ricostruirà in particolare le ge-nealogie delle famiglie rom più importanti del Salento, Rinaldi, Barletta, Bevilacqua e Dolce, fermandosi sulla storia della famiglia Rinaldi e del suo patriarca Giuseppe Zeppu Rinaldi, det-

to Lu Zingaru, che segnò l’inizio del processo d’integrazione dell’intera comunità. È una co-munità che si autodefinisce invisibile perché ormai da generazioni è totalmente integrata sul territorio pur mantenendo alcune usanze tipica-

mente rom, come l’arte del ferro, l’allevamento, il macello e la ven-dita di cavalli, le abilità artistiche e musicali».Interviene Gigi De Donno: «tra le collaborazio-ni, vorrei parlare della Freim, casa di produzione fondata nel 2007 da me e Vincenzo

D’Arpe. È un contenitore di talenti che produ-ce lavori di ottimo livello, soprattutto al nord. Inoltre colonna sonora del documentario sarà l’album dei Mascarimirì prodotta dall’etichet-ta musicale di Claudio Cavallo. È un album registrato come fosse un carrozzone rom in viaggio per l’Europa».Molti i talenti salentini del set: altre a Claudio Cavallo e a Pierluigi de Donno, impegnati alla regia, Vincenzo D’arpe produzione e aiuto re-gia, Alessandro Marti direttore della fotografia, Pierandrea Spedicati fonico di presa diretta. Sono tutti giovani salentini che, non avendo possibilità in Puglia, hanno portato il loro talen-to tra Bologna e Milano.

Sara Beaujeste D’Arpe

“Ciascun individuo ha diritto a non essere sottoposto a pra-tiche disumane”. Quella che può sembrare oggi l’afferma-

zione di un diritto acquisito è stata ricordata e ribadita con for-za dalla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, che ha condannato all’unanimità l’Italia per aver violato il diritto dei migranti a non essere sottoposti a tortura o trattamenti inuma-ni e degradanti. Al centro la questione dei respingimenti verso la Libia, in particolare il caso delle circa duecento persone di nazionalità somala ed eritrea intercettate nel 2009 dalle autori-tà nazionali, trasbordate su imbarcazioni italiane e riaccompa-gnati in Libia contro la loro volontà. La gravità della vicenda - per cui dunque è stata imputata all’Italia la violazione della Convenzione sui diritti umani – sta nel fatto che i migranti sia-no stati respinti senza essere prima identificati, né ascoltati, né preventivamente informati circa la loro effettiva destinazione. I respingimenti – ha sottolineato il nostro Paese nelle proprie tesi difensive – sono stati in realtà frutto degli accordi bilate-rali e del trattato di amicizia italo-libico siglati da Berlusconi e Gheddafi. Ma la Corte, rigettando tutte le tesi italiane, ha dato ragione ai respinti stabilendo che l’Italia ha di fatto violato il divieto alle espulsioni collettive e il diritto per le vittime di fare ricorso presso i tribunali nazionali. L’Italia dovrà quindi versare un risarcimento di 15mila euro più le spese a 22 delle 24 vittime, considerando due ricorsi non giudicati ammissibi-li. Al di là della effettiva condanna al risarcimento, la sentenza riveste un’importanza cruciale, con importanti implicazioni non solo in ambito nazionale: «Ora il Governo Monti dovrà prendere atto del provvedimento e rinegoziare il trattato con la Libia – ha sottolineato Anton Giulio Lana, uno dei due av-vocati che ha presentato il ricorso contro lo Stato italiano -. Ma anche a livello internazionale si dovrà tener conto dell’im-possibilità di procedere ancora con respingimenti collettivi».

Sara Mannocci

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