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“L’arte è per noi inseparabile dalla vita.... (F. Tommaso Marinetti) Negli anni Ottanta, su iniziativa dell’Amministrazione Comu- nale e grazie alla passione di un gruppo di volontari, ha preso forma in Biblioteca la Sezione di Storia Locale, una vasta e ricca raccolta di documenti e fotografie su Novate. Dall’insieme di queste testimonianze è nata la guida Passeg- giando per Novate, un vero e proprio itinerario alla scoperta di luoghi, beni artistici e tradizioni della nostra città. Un modo semplice per celebrare la nostra identità municipale e comunitaria, per capire i processi di trasformazione sociale, culturale ed economica che hanno attraversato la nostra storia e per ricordare gli uomini sulle cui gambe hanno camminato le idee e le cui azioni hanno abitato, rappresentato e proget- tato la nostra Novate. Un modo semplice per valorizzare il patrimonio culturale di uomini che hanno voluto e saputo legare, indissolubilmente, la propria arte alla vita di Novate e ai novatesi. Assessore Angela De Rosa 1

70858-Passeggiano per - Comune di Novate Milanese · • la professoressa Cristina Silvera, consulente per la programmazio- ... Simona Lamioni e Gemma Par-ravicini...e a tanti altri

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“L’arte è per noi inseparabile dalla vita....” (F. Tommaso Marinetti)

Negli anni Ottanta, su iniziativa dell’Amministrazione Comu-nale e grazie alla passione di un gruppo di volontari, ha preso forma in Biblioteca la Sezione di Storia Locale, una vasta e ricca raccolta di documenti e fotografie su Novate. Dall’insieme di queste testimonianze è nata la guida Passeg-giando per Novate, un vero e proprio itinerario alla scoperta di luoghi, beni artistici e tradizioni della nostra città.Un modo semplice per celebrare la nostra identità municipale e comunitaria, per capire i processi di trasformazione sociale, culturale ed economica che hanno attraversato la nostra storia e per ricordare gli uomini sulle cui gambe hanno camminato le idee e le cui azioni hanno abitato, rappresentato e proget-tato la nostra Novate.Un modo semplice per valorizzare il patrimonio culturale di uomini che hanno voluto e saputo legare, indissolubilmente, la propria arte alla vita di Novate e ai novatesi.

AssessoreAngela De Rosa

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■ Novate Milanese - veduta aerea. Rif. 7

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La realizzazione di questa piccola “guida” non sarebbe stata possibile senza l’aiuto di tante persone che, a vario titolo ed in tempi diversi, hanno contribuito a conservare e a valorizzare la storia della nostra comunità e del nostro territorio:

• il dottor Lorenzo Caratti di Val-frei, storico locale, autore di gran parte dei testi riportati in questo opuscolo e venuto a mancare di recente• il Gruppo di Storia Locale che ne-gli anni Ottanta iniziò la raccolta dei materiali del Fondo nel quale sono conservate quasi tutte le fonti citate nell’opera• i signori Aleardo Faroldi, Achille Giandrini e Luigi Perego “storici” cittadini novatesi, preziosi “ar-chivi viventi” della storia della nostra città• i signori Gattico, Gregolin, Loca-ti, Zucca, e tutte le persone che hanno offerto alla Biblioteca la possibilità di utilizzare i materiali su Novate in loro possesso; in particolare la signora Flaminia Orlandi D’Amico, per aver do-nato al Fondo di Storia Locale la raccolta di diapositive realizzate dal marito Franco - prematura-mente scomparso - dalla quale sono state tratte alcune illustra-zioni della guida• la professoressa Cristina Silvera, consulente per la programmazio-ne artistico culturale della Biblio-teca di Novate Milanese• gli artisti Maria Grazia Boldorini, Roberto Ghisellini, Gianfranco Lamon, Cesare Rovagnati • i parroci di Novate ed i loro collaboratori• il prevosto di Busto Arsizio, mon-

signor Claudio Livetti• l’Associazione Giovanni Testori• il Lions Club di Bollate• la famiglia Fumagalli• la famiglia Milanesi• la signora Miuccia Gigante della Sezione ANPI di Novate Mila-nese• il signor Roberto Missaglia della Sezione ACLI di Novate Mila-nese• il signor Ghirimoldi • tutti gli autori delle foto pub-blicate e delle fonti da cui sono tratti i testi degli articoli, in parti-colare Alessandra Lancini, Sergio Benintende e le scuole di Novate Milanese

•la Provincia di Milano.

Grazie a tutti i colleghi del Comu-ne di Novate che hanno aiutato e sostenuto questo progetto:- tutto il gruppo di lavoro della Biblioteca ed in particolare Flavia Negri e Mariangela Passerini- l’Ufficio Tecnico ed in particolare Raffaella Grimoldi, Elena Morgan-ti e Antonio Ponetti- Claudia Rossetti, Elena Strazzi, Simona Lamioni e Gemma Par-ravicini...e a tanti altri che, nel corso di questi mesi, ci hanno fornito in-formazioni utili per la realizzazio-ne di questa guida.

Un ringraziamento in anticipo a tutti quelli che, da oggi e per il futuro, vorranno aiutarci a com-pletare, precisare ed arricchire le informazioni che sono raccolte nella guida e farne, così, uno strumento vivo ed in continua crescita.

Ringraziamenti

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Avvertenze per il lettore

I testi in genere sono una sintesi di citazioni testualmente tratte dalle fonti depositate presso l’archivio di Storia Locale della Biblioteca di Novate. È stato volutamente mantenuto lo stile espressivo dei singoli contributi per trasmettere, anche stilisticamente, la grande ricchezza e varietà dei materiali utilizzati. Dato il taglio divulgativo dell’opera, non si è ritenuto opportuno appesantire le singole schede con le note nel testo. Le fonti sono riportate in un apposito elenco finale e citate con il numero di riferimento sotto ogni articolo; nello stesso modo vengono indicate le fonti delle illustrazioni. Date indicative sono state inserite nelle didascalie delle foto prive di riferimenti precisi. I monumenti presentati sono quelli che si incontrano nel percorso della passeggiata che vi proponiamo in questa occasione, consapevoli di non aver potuto esaurire, in queste pagine, la descrizione di tutte le “cose notevoli” di Novate. Le opere contrassegnate con il simbolo ▲ sono visitabili previo appuntamento da fissare rivolgendosi ai seguenti recapiti:Tel. 02/35473302E-mail: [email protected]

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Villa VeninoLargo Padre Ambrogio Fumagalli, 5Sito internet: www.comune.novate-milanese.mi.it

Biblioteca ComunaleTel. 02/354.73.247-306 Fax 02/39.10.17.45E-mail: [email protected]:Lunedì 9-12.30Da martedì a venerdì 9-13/14-19Sabato 9-12.30/14-18

Ufficio Cultura Tel. 02/354.73.272-309Fax 02/39.10.41.78E-mail : [email protected]: Lunedì 9-12.30Da martedì a giovedì 9-13/14-18Venerdì 9-12.30

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Indice

Cartina pagina 8

La Storia pagina 10

Passeggiando per Novate pagina 19

1. La Stazione pagina 19

2. Chiesa Sacra Famiglia pagina 20

3. Il “Grande Giocatore” pagina 24

4. Monumento ai Caduti pagina 26

5. Monumento del ciclo “I Racconti della Sera” pagina 27

6. Chiesa S. Carlo Borromeo pagina 28

6. Organo “Gaspare Chiesa” pagina 31

7. Parco Carlo Ghezzi pagina 32

7. Torre dell’acquedotto pagina 33

8. Stemma Visconteo pagina 34

9. Chiesa SS. Gervaso e Protaso e “Natività della Vergine” di Camillo Procaccini pagina 35

10. Lastra in pietra del XII secolo nel cortile dei “Tri Basei” pagina 40

11. Villa Venino pagina 41

12. Monumento ad Alcide De Gasperi pagina 47

13. Villa Testori pagina 47

14. Via Repubblica pagina 49

14. Monumento ad Aldo Moro e alla sua scorta pagina 54

15. Piazza Martiri della Libertà pagina 55

15. Monumento ai Martiri delle Foibe pagina 57

15. Cascina del Vicolo Chiuso pagina 57

16. Monumento a Sandro Pertini pagina 59

17. Il Gesiö pagina 59

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18. Parco Marco Brasca pagina 63

19. Il Municipio pagina 66

19. Il trittico “La Pace” pagina 69

19. “Ciclamini” pagina 72

INTORNO A NOVATE

20. Chiesa della Resurrezione Milano-Vialba pagina 72

Personaggi pagina 74

Giovanni Testori pagina 74

Padre Ambrogio Fumagalli pagina 76

Vincenzo Torriani pagina 78

Bernardino da Novate pagina 81

Bertola da Novate pagina 81

Simpliciano da Novate pagina 81

Fonti e Bibliografia pagina 82

Orari monumentiLe chiese sono visitabili durante gli orari di apertura, con l’esclusione dei momenti in cui vengono svolte le funzioni sacre.Il Cimitero Monumentale di Novate osserva i seguenti orari: lunedì chiuso. Dal martedì alla domenica dal 1° ottobre al 31 marzo 8,30-12,00/14,00-17,00 dal 1° aprile al 30 settembre 8,30-12,00/14,30-18,00Il Municipio è aperto dal lunedì al venerdì: 8,45-12,30 e nei giorni di martedì e giovedì anche dalle 16,00-18,00I cancelli del complesso “Le Filande” sono aperti con i seguenti orari: autunno-inverno ore 6.30-21 - primavera-estate ore 6-20Villa Venino è aperta negli orari indicati a pagina 5

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1819

1. La Stazione 2. Chiesa Sacra Famiglia 3. Il “Grande Giocatore” 4. Monumento ai Caduti 5. Monumento del ciclo “I Racconti della Sera” 6. Chiesa S. Carlo Borromeo 6. Organo “Gaspare Chiesa” 7. Parco Carlo Ghezzi 7. Torre dell’acquedotto 8. Stemma Visconteo 9. Chiesa SS. Gervaso e Protaso e “Natività della Vergine” di Camillo Procaccini 10. Lastra in pietra del XII secolo nel cortile dei “Tri Basei” 11. Villa Venino 12. Monumento ad Alcide De Gasperi 13. Villa Testori 14. Via Repubblica

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via Stelvio

via Baranzate

via Bollate

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14. Monumento ad Aldo Moro e alla sua scorta 15. Piazza Martiri della Libertà 15. Monumento ai Martiri delle Foibe 15. Cascina del Vicolo Chiuso 16. Monumento a Sandro Pertini 17. Il Gesiö 18. Parco Marco Brasca 19. Il Municipio 19. Il trittico “La Pace” 19. “Ciclamini” di Giovanni Testori

INTORNO A NOVATE 20. Chiesa della Resurrezione Milano-Vialba

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17via Garibaldi

via Repubblica

via Matteotti

piazza Chiesa

Il più antico documento che ricorda Novate è un atto no-tarile datato Trenno 17 marzo 877. All’epoca Novate rientra, dal punto di vista religioso, nel-la cosiddetta pieve di Bol-late, mentre politicamente fa parte del contado della Martesana.Nel 1385 la pieve di Bollate - e pertanto anche la terra di Novate - viene scorporata dal contado della Martesa-na e aggregata a quello di Milano.

Novate nel feudo di Desio Il 1476 costituisce un anno particolarmente importante per la storia della città. Infat-ti il duca di Milano stralcia la terra di Novate dal suo contado e la inserisce in un feudo da lui appositamente costituito - il feudo di Desio - investendone contestual-mente una sua cortigiana: Lucia Marliani.

La storia

Il nomeFino alla fine del XIX secolo, la nostra città si chiama semplicemente Novate; poi per non confonderla con altri due centri della Lombardia con lo stesso nome (Novate Brianza, frazione del comune di Merate in provincia di Lecco e Novate Mezzola, comune della provincia di Sondrio), la sua denominazione viene definitivamente modificata in quella di Novate Milanese, con R.D.13 novembre 1862 n. 982. Per quanto riguarda poi il significato del suo nome, ci sono diverse teorie. La più fondata sembra quella che lo fa derivare dal latino “novatum” che significa: “campo rimesso a coltura dopo un lungo periodo di riposo”; il che risulterebbe ulteriormente confermato anche dall’accertata antica origine agricola del nostro territorio.

■ Atto notarile (17 Marzo 877).Rif. 1

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Il 25 aprile 1574 viene com-pilato il primo “stato delle anime” della parrocchia di Novate, un vero e proprio censimento che contiene l’elenco di tutti i cittadini (792 anime), con relativa indicazione dell’età e della professione.Risale al 1618 il nome del primo sindaco di Novate di cui ci sia giunta notizia: Luigi Carcano.Nel 1630 la terribile pestilen-za di manzoniana memoria colpisce anche Novate.

Novate, con Roserio, a capo del suo feudo Il 19 aprile 1674 il marchese Giovanni Manriquez vende le terre di Novate e di Ro-serio, già parte del feudo desiano, alla Regia Camera Ducale che a sua volta le rivende, lo stesso giorno, a Carlo Pogliaghi; Novate diventa quindi il centro di un nuovo feudo.Nel 1683 il Luogo Pio Ele-mosiniero della Misericor-dia di Milano fa redigere il “Cabreo”, un documento che contiene la descrizione di tutte le terre di Novate di proprietà di questa antica Opera Pia milanese. Questo ci consente di individuare - anche se con una certa ap-prossimazione - l’ubicazio-ne di numerose ed antiche località terriere della città.Nel 1722 viene compilato il primo vero e proprio catasto.

Nell’estate del 1733 scoppia una breve ma violenta epide-mia di vaiolo. Due anni dopo, nel 1735, nelle terre vicino a Novate le truppe gallo-sarde e le truppe imperiali austria-

che si affrontano. Gli scontri provocano la morte di 52 militari sardi del reggimento di “Tarantasia”.Nel 1770 un dato demogra-fico di notevole interesse: la realizzazione del primo vero censimento della nostra città: 970 abitanti, dei quali 494 uomini e 476 donne. Nel 1786 un altro importante avveni-mento cittadino è l’inaugu-razione del nuovo cimitero; infatti, prima di questa data i defunti venivano seppelliti in chiesa o nel piccolo cimi-

■ Cabreo (1683). Rif. 1

tero che anticamente era situato accanto alla chiesa parrocchiale.

Novate sotto francesi, austriaci e piemontesi, fino all’unità d’Italia La lunga epoca feudale di Novate giunge intanto al suo epilogo. In forza di una legge del 30 dicembre 1800 il governo francese, instau-rato in Lombardia, abolisce definitivamente tutti i diritti feudali in questa regione. La storia di Novate viene ora ad identificarsi con quella della Lombardia: nel 1859, con la Seconda Guerra d’In-dipendenza, termina l’occu-pazione austriaca ristabilita durante la Restaurazione e la Lombardia viene annessa al Regno di Sardegna. Il 17 mar-zo 1861, Novate entra quindi a far parte del nuovo grande Stato unitario costituito dal Regno d’Italia.

Novate alla fine del 1800A questa data Novate si presenta ancora come un piccolo centro agricolo rac-colto attorno ad un nucleo di cascine. Gli abitanti della Novate preindustriale sono contadini.Poichè il territorio è ricco di gelsi, molti installano in casa le tavole a castelli per i bachi da seta, arrivando ad-dirittura a dormire all’aperto. La generale miseria stimola, alla fine del diciannovesimo

secolo, una vivace emigra-zione di novatesi verso le Americhe ed in particolare in Argentina. Non tutta la popolazione attiva che decide di restare a Novate riesce ad essere assorbita dall’agricoltura.

Molti figli di contadini comin-ciano quindi a recarsi in città in cerca di lavoro impiegan-dosi soprattutto nei cantieri edili. Si forma così una forte categoria di muratori nova-tesi che maturano il deside-rio di associarsi per risolvere

Due attività rurali diventano il simbolo tradizionale di Novate: la coltivazione degli asparagi - rivenduti poi a Milano - e l’alle-vamento delle oche, pregiate e utili, da cui si ricavano il grasso, la carne e il piumino usato per imbottire i materassi e i cuscini dei “signori”.

■ Via Cascina del Sole, la curt di “Lumbard” . Rif. 2

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i propri problemi. Il risultato di tali processi è la nascita di un forte movimento coo-perativo di ispirazione laica e socialista che costituirà un perno fondamentale in tutta l’evoluzione seguen-te di Novate fino ai nostri giorni.

La nascita del movimento cooperativo a NovateNel 1889 nasce la Cooperati-va di Consumo La Previden-te e nel 1901 la Cooperativa Edificatrice La Benefica.“... sin mis un pò de omen in cumitiva,e han furmàa la prima cuperativae propi in la butega del pun Tresa,andaven i donn in cuperativa a fa la spesa...”

[da “Storia di Nüaa Vècc” di Umberto Vaghi]

Saranno proprio i muratori a darsi da fare per dotare Novate delle strutture sociali di cui è carente: lavorando gratuitamente il sabato e la domenica costruiranno un asilo per i propri bambini. È il 1910.

La trasformazione industrialeCominciano intanto a sorge-re le prime industrie, seppure di piccole dimensioni. Nel 1905 inizia l’attività la fabbri-ca “storica” della città: la F.lli Testori che realizza prodotti tessili per uso industriale. Nel 1910 nasce la Manifattura Testori, che fabbrica stoffe per arredamento. Entrambe sono collocate nel centro del paese. Da ricordare an-che le Filature Metti e, lungo via Vialba, un saponificio di proprietà della Cooperativa

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■ Il primo negozio della Cooperativa La Previdente al Ponte Tresa. Rif. 3

Mutua Provinciale fra La-vandai (“el stabiliment del savuun”).Il processo di industrializza-zione ha come effetto un ge-nerale miglioramento delle condizioni di vita.

Dall’inizio del 1900 alla Grande GuerraGià nei primissimi anni del Novecento si manifesta a Novate uno spirito di so-lidarietà “municipale” tra muratori, contadini, operai e anche piccoli borghesi con l’obiettivo di conquistare la direzione della vita pubblica locale.Nel 1905 vince la lista popola-re e il 10 settembre dello stes-so anno viene eletto sindaco Marino Vaghi, socialista e presidente della Cooperativa La Benefica. Sono molti i caduti fra i no-vatesi nel corso della Gran-

de Guerra: tra essi Clemente Bonfanti, sindaco di Novate. Il risentimento popolare esplode il primo maggio 1917: contro i tentativi di im-pedire la celebrazione della Festa del Lavoro i novatesi scendono per le strade per protestare contro la guerra. I manifestanti vengono cari-cati ripetutamente da un re-parto di cavalleria dell’eserci-to. Le dimostrazioni durano alcuni giorni e si concludono con decine di arresti.Dopo la fine del primo con-flitto mondiale l’abitato di Novate comincia ad espan-dersi fuori del perimetro del vecchio centro. Si assiste con-temporaneamente all’am-pliamento delle industrie esistenti ed all’insediamento di nuove. Vanno ricordate la Fargas e la Cucirini. Nel 1927 viene aperta l’officina delle Ferrovie Nord.

■ L’asilo infantile (1953). Rif. 4

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Gli anni del Fascismo, la Seconda Guerra Mondiale e la ResistenzaA Novate la sezione del Fa-scio nasce dopo la marcia su Roma del ’22, data alla qua-le sopravvive ancora una giunta di sinistra. Il Circolo Sempre Avanti (costituito nel 1905) viene devastato nel corso del 1924 e riaperto due anni dopo come Circolo del Partito Fascista.L’avvento del Fascismo por-ta all’arresto di un gran nu-mero di cittadini novatesi. È nel 1944 che il movimento di Resistenza si sviluppa a Novate in modo orga-nizzato. I Fascisti emanano il decreto di condanna a morte per i renitenti alla leva che non si presentino entro l’8 marzo. È un proli-ferare di iniziative. Nascono i distaccamenti locali della 107ª, della 111ª, della 127ª brigata Garibaldi, della 62ª

brigata Matteotti e si get-tano le basi di quello che sarà il distaccamento della brigata SAP del Fronte della Gioventù. Molti partigiani perdono la vita. Il 25 aprile 1945 nel campo di concentramento di Mauthausen muore An-gelo Lodi, arrestato a Milano per avere svolto una intensa attività partigiana.Sotto la direzione del CLN, i gruppi partigiani arrivano intanto a controllare tutta Novate: quando, dopo al-cuni giorni, attorno al 30 aprile, giungono a Novate i primi nuclei di soldati allea-ti, trovano un paese perfet-tamente organizzato e che ha già saputo darsi nuove strutture democratiche.Si attende il ritorno a casa di prigionieri e internati: a Novate se ne aspettano 38. Fra caduti e dispersi, Novate ha perso 70 cittadini.

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■ Veduta della ditta Fargas - Via Vialba (1955). Rif. 4

La Ricostruzione - Gli anni Cinquanta e SessantaSindaco della Liberazione (così verrà chiamato per molti anni) dalla Giunta provvisoria del 26 aprile 1945 al 1964 è Carlo Ghezzi, direttore della Previdente. Anche a Novate questi sono gli anni della ricostruzione che, anche a seguito dell’aumento de-mografico e dell’emergere di nuove necessità, implica necessariamente l’adegua-mento di diverse infrastrut-ture (fognature, acquedotto, strade, scuole, etc.). L’impegno per la soluzione di questi problemi esaurisce, nel corso dei primi dieci anni dopo la fine della guerra, tut-te le risorse pubbliche.È questo il periodo in cui a

Novate si sviluppa la vivace presenza delle cooperative di ispirazione cattolica: nel 1946 nascono la Cooperativa del Lavoratore ACLI e il Circolo del Lavoratore ACLI; nel 1948 viene costituita la Cooperati-va Edilizia Casa Nostra e, suc-cessivamente, all’inizio degli anni Settanta, la Cooperativa Edilizia Novatese, anch’essa legata alle ACLI.Nel frattempo, dopo il pri-mo singolare fenomeno im-migratorio dei “cremaschi” negli anni Trenta, a Novate negli anni Cinquanta arri-vano cittadini provenienti da comuni della provincia di Milano e da varie regioni dell’Italia settentrionale e nel decennio successivo si regi-stra lo spostamento di gruppi

■ Panorama Via Garibaldi - Via Bertola (fine anni Settanta). Rif. 4

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17più consistenti di immigrati dall’Italia meridionale e da Milano città.Si sviluppa e si trasforma quindi il tessuto urbano; in particolare nel vecchio centro, caratterizzato dalle tipiche corti raccontate da Umberto Vaghi nel suo “Sto-ria de Nüaa Vècc”, vengono introdotti alcuni elementi di novità con la realizzazio-ne dei tratti porticati in Via Repubblica e dell’articolato complesso del Centro Civi-co, comprendente la galleria ribassata e la piazza soprae-levata.Negli anni Cinquanta si assi-ste ad un netto ridimensio-namento dell’attività agricola e di contro ad un considere-vole aumento delle industrie

manifatturiere (meccaniche, tessili, chimiche e derivate) che nel decennio 1951-61 crescono del 92,83%.Il primo Piano Regolatore di Novate, approvato dal Con-siglio Comunale il 14 marzo 1959, pur venendo attuato da subito, non otterrà mai l’autorizzazione del Mini-stero; la sua approvazione, prevista per il 1965, viene bloccata a causa della con-troversa introduzione delle “convenzioni” con i privati, oggi prassi consolidata.La Legge 167 sull’edilizia popolare del 18 aprile 1962 e le direttive del Piano In-tercomunale Milanese del 1967/68 (che vara tra l’altro il progetto del “Parco delle Groane”) precedono il Piano

Regolatore di Novate delibe-rato dal Consiglio Comunale nel 1969 e approvato dalla Regione Lombardia il 30 gen-naio 1973.

Lo sviluppo sociale ed economico alla fine del Ventesimo SecoloAll’inizio degli anni Settanta si procede alla costruzione di nuove sedi per asili nido e scuole materne, elementari e medie, oltre alla ristruttu-razione degli edifici già esi-stenti. Nel 1974 si ha l’attesa realizzazione del sottopasso alle Ferrovie Nord. Nasce il Centro Socio Sanitario.In questi anni si assiste, nelle attività economiche, ad un progressivo aumento del-la percentuale di addetti al settore terziario: servizi, credito, trasporti e teleco-municazioni.Nel 1982 viene approvato dalla Regione Lombardia il nuovo Piano Regolatore Generale già deliberato dal Consiglio Comunale il 16 novembre 1979; questo, modificato nel corso del tempo da diverse varianti (da quella generale del 1993 alle successive parziali re-lative a specifiche zone del territorio), ha guidato lo svi-luppo urbanistico della città che tra le opere pubbliche più rilevanti dell’ultimo pe-riodo ha visto la realizzazio-ne del centro polifunzionale Polì, la costruzione di nuovi

spazi pubblici in via Repub-blica 80 e la ristrutturazione di Villa Venino, quale centro culturale e nuova sede della Biblioteca. Novate CittàRiconoscendo i significativi processi di trasformazione e riqualificazione urbanistica, economica e viabilistica rea-lizzati nel corso dell’ultimo mezzo secolo, il Presidente della Repubblica, il 16 gen-naio 2004 ha conferito a No-vate Milanese, su istanza del-l’Amministrazione Comunale in carica, il titolo onorifico di Città.

(Fonti: 8; 10; 12; 15; 20; 23; 32; 38; 39; 48; 50;

52; 59; 60; 62; 63)18

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La Stazione Piazza Giovanni Testori

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Il primo treno a vapore passa da Novate il 22 marzo 1879, giorno in cui le Ferrovie Nord inaugurano la tratta ferrovia-ria Milano/Saronno.Da allora la stazione, meta

assidua di gran parte dei novatesi e crocevia di innu-merevoli storie, è stata teatro delle vicissitudini della città e dei suoi abitanti: tra essi Giovanni Testori.

■ Stazione Ferrovie Nord - ingresso. Rif. 5

■ Stazione di Novate Milanese (1939). Rif. 6

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Passeggiando per Novate

Risale al 1954 la donazione di un appezzamento di terre-no di oltre cinquemila metri quadri da parte della sig.ra Teresa Picozzi-Catilina per la costruzione di una chiesa sussidiaria per soddisfare le necessità degli abitanti del popoloso rione situato tra Novate e Baranzate.Il 4 luglio 1959 viene benedet-ta la nuova chiesa dedicata alla Sacra Famiglia realizzata dalla ditta Corsi di Novate su progetto dell’architetto don Enrico Villa.Due anni dopo, l’8 gennaio 1961, viene eretta canoni-

Infatti, dal suo quotidiano incontro con i pendolari delle “Nord”, lo scrittore ha tratto ispirazione per creare alcune tra le sue opere più famose.

“Abitando in un paese appena fuori Milano, uso servirmi, pei miei quotidiani spostamenti, delle Fer-rovie Nord; greve eppur cara di-mestichezza che dura dai lontani tempi della scuola e durerà, spero, fino alla conclusione stessa della vita. Chi li abbia frequentati sa che quei treni, grigi e malandati, risultano quasi sempre disagevo-li, tanto son colmi di viaggiatori: pendolari del lavoro, dell’impiego, dello studio, e, insomma, nei modi più diversi, della fatica...”

[da “Corriere della Sera”5 febbraio 1978]

A testimonianza del legame simbolico che univa il gran-de autore ed artista novatese a questi luoghi, nel 1998, ov-vero nel quinto anniversario della sua scomparsa, l’Am-ministrazione Comunale gli intitola la piazza antistante la ferrovia e colloca una lapide a sua memoria all’ingresso della nuova stazione.Il nuovo edificio, che ha so-stituito la “storica” stazione di Novate (chiusa nella notte tra il 31 marzo ed il primo aprile 1990 e nei giorni suc-cessivi demolita), accoglie così il tributo di Novate al suo più noto “pendolare”.

(Fonti: 11; 13; 23; 24; 47; 59)

Chiesa Sacra FamigliaVia Resistenza

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■ Chiesa Sacra Famiglia. Rif. 7

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camente la parrocchia della Sacra Famiglia ed l’1 ottobre il parroco, don Mansueto Messa, entra solennemente a servizio della comunità.Il 15 maggio 1966 viene inau-gurata la grotta della Madon-na di Lourdes nel piazzale antistante la chiesa, nel 1971 il nuovo Centro parrocchiale e nel 1982 i campi di basket e pallavolo costruiti con il con-tributo dell’intera comunità parrocchiale.

Guida alla ChiesaNella nicchia centrale, dietro al piccolo altare in marmo, è posto un affresco raffigurante la Famiglia di Nazareth con ai lati due angeli, dalle figu-re nitide e dolci. Al di sopra delle porte che accedono alla sacrestia spiccano altri due piccoli affreschi raffiguranti la Sacra Famiglia in diversi atteggiamenti.Arricchisce il patrimonio arti-stico della chiesa una serie di

otto tele raffiguranti i racconti dell’Antico e del Nuovo Testa-mento realizzate dal pittore novatese Cesare Rovagnati su commissione di don Am-brogio Giudici nel corso degli anni Novanta. La narrazione parte da “La Creazione del Mondo”, posto sulla parete sinistra della chie-sa vicino all’altare e sviluppa - nei primi quattro quadri - i principali temi dell’Antico Testamento con tratti che ricordano la pittura naïf e che, nell’intenzione dell’autore, in-tendono creare un’atmosfera quasi fiabesca nel rappresen-tare questi antichi testi.La seconda tela, “La Negati-vità”, illustra la cacciata dal Paradiso Terrestre, il Diluvio Universale e la Torre di Babele. La presenza di un arcobale-no rappresenta, tuttavia, la speranza e idealmente con-giunge il terzo quadro: “Dio chiama Abramo”. Questa tela raffigura la mani-

■ “La Creazione del Mondo”. Rif. 7

festazione di Dio ad Abramo, il sacrificio di Isacco e il sogno di Giacobbe. Tema del quar-to quadro è “Mosè”: la fuga dall’Egitto, la consegna delle Tavole della Legge e l’arrivo in Terra Promessa, dove non entrerà mai. Sulla parete laterale destra della chiesa, vicino alle porte d’ingresso, il primo quadro del ciclo relativo al Nuovo Testamento: “Il Battesimo di Gesù”. La colomba in volo congiun-ge la natività al battesimo di Cristo e si trasforma da uccel-

lo ad angelo quando sorvola l’immagine delle tentazioni. Il fiume Giordano diventa lago di Tiberiade quando il racconto prosegue e illustra la chiamata degli Apostoli.“Le Beatitudini” è il titolo del quadro successivo. Il Monte occupa la parte centrale del dipinto e due mani che si aprono dal cielo soprastante indicano a sinistra “il Semi-natore” ed il “Buon Sama-ritano” e a destra i miracoli di Gesù.Nella tela successiva è illu-strata “L’Ultima Cena” con la mensa rappresentata al centro del dipinto tra la raf-figurazione dell’entrata in Gerusalemme e l’immagine del bacio di Giuda con la cattura di Cristo.L’ultimo quadro, che chiude il cerchio del racconto è col-locato di nuovo vicino all’al-tare, rappresenta “La Morte e la Resurrezione di Cristo”, con la significativa immagine di un cielo oscuro e minaccioso

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Cesare Rovagnati Nato a Mariano Comense nel 1944, ha frequentato la Scuola serale degli Artefici di Brera ed è stato premiato dalla stessa con Medaglia d’argento.Espone dal 1966 e da allora ha riscosso consensi e riconosci-menti unanimi.Molte sue opere fanno parte di collezioni civiche e private in Italia e all’estero. Risiede e lavora a Novate Milanese.

■ “Il Battesimo di Gesù”. Rif. 7

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sulla scena che raffigura la Crocifissione che si lacera e si apre alla luce nell’illustrare, sulla sinistra, la Resurrezione.È opera dello stesso autore anche il quadro realizzato nel 1989 con colori a olio su legno posto sopra il batti-stero che illustra, con cinque tavole unite a comporre una croce, l’Ultima Cena e la Re-

surrezione.Secondo alcune testimo-nianze risale al 1960 l’artistica “Via Crucis” in terracotta col-locata sui muri laterali della chiesa mentre il crocifisso in legno posto vicino alla porta d’ingresso è stato realizzato dagli artigiani del Trentino Alto Adige.

(Fonti: 1; 6; 40; 51)

All’interno della chiesa, sopra il portale, è esposto il bozzetto che Padre Ambrogio Fumagalli ha preparato per la realizzazione del mosaico raffigurante il “Volto di Cristo” attualmente collocato sulla cappella del Cimitero Mo-numentale di Novate.

■ “Volto di Cristo” - bozzetto. Rif. 5

■ Mosaico - cappella del Cimitero Monumentale di Novate. Rif. 5

Il “Grande Giocatore”Via Vittorio Veneto, 18

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Il monumento in bronzo rea-lizzato nel 1980 fa parte del gruppo intitolato “I Gioca-tori di Bocce” all’interno del quale rappresenta il gesto tipico di chi guida i compagni nella “giocata” e testimonia significativamente l’opera di Gianfranco Lamon, uno dei maggiori scultori lombardi

del Novecento. È attualmen-te posto davanti al Municipio, di fronte alla sede della Banca Popolare di Milano che lo donò alla città. Il “Grande Giocatore” (1981), nelle paro-le dello stesso Lamon:

ha un gesto d’intesa imperio-sa, appare solitario, ma non lo

■ Il “Grande Giocatore”. Rif. 4

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è, interloquisce, manda un mes-saggio a qualcuno, racconta qualcosa. Si sente confuso nella sua parte di umile protagonista e cerca di affermare sé stesso, ma, visto da fuori, ironicamente, è un perdente, perché rimane pur sempre imprigionato nelle contraddizioni del vivere. Con il suo gesto duro, risoluto, occupa lo spazio con solida

presenza, ma la sottolineatura dei dettagli rivela, al di là del-l’elemento plastico, le trappole restrittive che non gli permetto-no di liberarsi dalla quotidiana fatica e dalla condanna a reci-tare l’eterno racconto della vita, delle sue frustrazioni e contrad-dizioni, delle sue dolcezze ed illusioni.

(Fonti: 14; 19)

Gianfranco LamonGianfranco Lamon è nato a Noale (VE) nel 1934 ma ha vissuto la sua infanzia ed ha iniziato la sua attività in Brianza.Ha frequentato la Scuola d’Arte del Castello Sforzesco di Milano e i corsi dell’Accademia di Brera.Dagli anni Sessanta ha comin-ciato a presentare le sue opere, prevalentemente in bronzo, in mostre personali e collettive; si-gnificativa, per il nostro territorio èquella realizzata nel 1981 pres-so la Sala Consiliare del Municipio ha riscosso notevole successo di pubblico e di critica.Dai primi anni Settanta ha aperto un nuovo discorso con la terra-cotta colorata ma è ritornato al bronzo nelle grandi sculture per spazi pubblici alla cui realizzazio-ne si è dedicato soprattutto dagli anni Novanta.Destinatario di diverse visite di Giovanni Testori nel suo studio, è segnalato da Mario De Micheli ne “La Scultura del Novecento” delle edizioni Utet (1981):

“Lamon ha scelto di operare nel mondo del quotidiano: un mondo che gli appartiene. Non c’è mito nei suoi personaggi, non c’è amplificazione romantica. I giocatori di bocce, il burattinaio, l’operaio, la ragazza che cammi-na: questi sono i suoi soggetti più

frequenti. [...]Compatta è la struttura delle sue immagini e solidamente sicura la loro enunciazione, che sceglie il gesto col massimo senso dell’evi-denza, sottolinea un dettaglio come elemento emergente di una definizione globale e interpreta una piega, un risvolto, la fibbia di un indumento quale motivo plasti-co e sociologico a un tempo”.

■ Gianfranco Lamon. Rif. 8

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Monumento ai CadutiVia Vittorio Veneto, 18

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Il Monumento ai Caduti, posto nel piccolo parco antistante il palazzo municipale, è stato realizzato da Padre Ambrogio Fumagalli ed è stato inaugura-to il 3 dicembre 1989. L’opera, in bronzo, mosaico e vetro è collocata su tre basamenti che poggiano all’interno di una vasca dal fondo in mosaico.Il monumento, alto cinque metri, è formato dalla statua bronzea di un uomo, acca-sciato su un parallelepipedo. Pur sorpreso dal sonno della morte, come indicano le tetre aste incrociate che svettano sul retro, egli vive nella pace della resurrezione significata dall’intensa, variegata lumi-nosità della vetrata. Il lavoro in bronzo, che rappresenta

■ Monumento ai Caduti. Rif. 7

la parte più consistente e si-gnificativa dell’opera, è stato realizzato dalla ditta Cubro di Novate - una delle fonde-rie artistiche più preparate e quotate d’Italia - mentre sia il mosaico che riveste la vasca, sia la bella vetrata/quadro posta al centro della fusione in bronzo, sono lavori eseguiti con grande maestria dalla Novamosaici di Bollate.

“Questo monumento vuole es-sere una testimonianza ed un dove-roso riconoscimento in ricordo dei nostri Caduti e riteniamo che, con la sua presenza, possa tenere deste le coscienze delle generazioni presenti e future affinché abbiano ad opera-re in modo da evitare il ripetersi di simili ed inutili tragedie”

[da una lettera del Consiglio Direttivo dell’Associazione

Nazionale delle Famiglie Caduti e Dispersi in guerra]

(Fonti : 7; 23)

■ Monumento ai Caduti. Rif. 7

Monumento del ciclo“I Racconti della Sera”Via Vittorio Veneto, 23

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Collocata nel giardino interno del complesso residenziale “Le Filande” , questa scultura - commissionata dal Presidente della cooperativa costruttrice Urbanistica Nuova e realizzata nel 2003 - fa parte del ciclo “I Racconti della Sera”, svilup-pato da Gianfranco Lamon negli ultimi anni e costituisce un’ulteriore testimonianza sul territorio dell’opera dello scultore. Ne “I Racconti della Sera” vivono personaggi vari: uomini, bambini, donne, che si riunivano la sera in gruppo dopo una faticosa giornata di lavoro - nei cortili d’estate, nel-le case o nelle stalle d’inverno - a raccontare vicende di vita vissuta arricchite sempre di spunti di straordinarietà o sto-rie di assoluta invenzione. Lo scopo era quello di traman-dare esperienze, di rivivere insieme momenti importanti

della vita della comunità, di co-municare sensazioni. Tutto ciò sarebbe rimasto nella vita dei giovani e dei bambini presenti. La scelta di porre una scultu-ra che appartiene al gruppo de “I Racconti della Sera” in questo nucleo abitativo, sorto nei luoghi dove anticamen-te si ergeva lo stabilimento della Cucirini - in origine una filanda - è così sintetizzata dall’artista:

“un modo per ricordare la fatica delle donne - che in maggioran-za vi lavoravano - e, soprattutto, l’abitudine di raccogliersi la sera in gruppo attorno ad una narratrice che favoleggiava, aiutandosi col gesto, storie di vita o fantastiche che rallegravano - e a volte spa-ventavano - grandi e piccini. Era una vita, erano abitudini, tutte diverse rispetto a quelle di oggi, connotate da maggiori sacrifici e spesso da miseria, perciò i momenti dello stare insieme erano conside-rati preziosi. Anche l’architettura qui ha rispettato il ricordo, perché sono convinto che una città debba cambiare ed evolversi, ma che sia bello e positivo che non cancelli del tutto il proprio passato e che qualche traccia, qualche testimo-nianza di esso debba rimanere ed entrare nel cuore di chi viene ad abitarvi - magari da lontano - e dei giovani che quel passato non hanno vissuto”.

(Fonti : 28; 59)

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■ Monumento del ciclo “I Racconti della Sera” - particolare. Rif. 5

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Chiesa S. Carlo BorromeoVia Stelvio, 41 - Via Gran Paradiso, 2

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Nasce nel quartiere nord di Novate ed è la chiesa “te-storiana” per eccellenza: fre-quentata ed amata dal noto

artista per il suo carattere periferico ma spontaneo, ospita un ciclo di opere sul-la vita di Cristo che Testori

■ Chiesa S. Carlo Borromeo. Rif. 7

■ “Salita al Calvario”. Rif. 9

stesso aveva fatto dipingere ad un artista giapponese di straordinario talento.La prima “cappellina” de-dicata a S. Carlo Borromeo viene aperta l’8 dicembre 1965 all’interno di un locale concesso in uso gratuito dalla Cooperativa Casa Nostra, nel complesso residenziale di Via Andrea Costa 34.Qui sono ospitate le cele-brazioni fino al Natale 1978, quando viene completata la costruzione di una nuo-va palazzina con abitazione del sacerdote e cappella ed oratorio provvisori in attesa della realizzazione, su terreno donato agli inizi degli anni Sessanta da Ernesta Venino, del nuovo centro religioso completo.Il 15 agosto 1982 viene costi-tuita la parrocchia di S. Carlo Borromeo e dieci anni dopo, all’inizio del 1992, vengono avviati i lavori per la costru-zione della nuova chiesa. Il

3 settembre 1994 viene ce-lebrata la prima messa nella nuova chiesa; il 4 novembre, festa di S. Carlo, ha luogo l’inaugurazione ufficiale ed il 28 settembre di due anni dopo, il cardinal Martini de-dica la nuova chiesa a Dio e a S. Carlo Borromeo.

Guida alla chiesaLa chiesa è stata progettata dall’architetto Angelo Ga-lesio, un personaggio che ha segnato nel profondo la fisionomia di Novate in qua-rant’anni di attività.Il modello ispiratore è quello della “capanna”, di forte ri-chiamo simbolico e storico.Nell’insieme la chiesa, co-struita in cemento armato ed in mattoni a vista sia interna-mente che esternamente, ha una superficie di 1058 metri quadrati - comprese la sagre-stia e la cappella laterale - e le campate hanno un’altezza variabile dai 7 metri della

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■ Chiesa S. Carlo Borromeo - vetrata centrale. Rif. 5

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prima ai 16 della cuspide sopra l’altare.I bassorilievi con la vita di S. Carlo Borromeo posti sulla parete d’ingresso della chiesa sono dello scultore Sergio Quagliotti. La scritta “Humili-tas”, scandita sugli stessi, era il motto del Santo.Sulle porte d’ingresso otto li-tografie con quattro soggetti indicano la Nuova Gerusa-lemme. La navata è unica, ad accrescere il senso del-l’accoglienza, dell’abbraccio. La bellissima vetrata che si apre nella parete di fondo della chiesa e che colpisce subito l’occhio di chi entra, è opera dell’artista trentino Glauco Baruzzi. Costruzione affascinante e complessa, è esposta ad oriente ed invita a rivolgere la preghiera a Cristo “Sole che sorge”. Il pittore ha reso l’effetto di una presenza che irrompe nella chiesa con il movimen-to vorticoso della luce e dei colori.Il grande crocifisso in noce è dello scultore Giuseppe Mariani di Lazzate e vuole rappresentare Cristo in croce e Cristo risorgente, secon-do la teologia antica della Croce.Altare, pulpito e battistero sono tre giganteschi blocchi di granito, scelti direttamente alla cava in Val d’Ossola a Ba-veno. Dello stesso materiale sono il tabernacolo, lo schie-nale della sedia presidenziale

e le tre acquasantiere.Il quadro di S. Carlo Borromeo sulla parete dietro l’altare è dell’artista Gabriella Biffi, mentre la statua in legno della “Madonna con il Bambi-no” nella cappellina a fianco dell’altare è stata realizzata dalla Scuola Beato Angelico di Milano.Grazie all’interessamento del vicario episcopale monsignor Monticelli e del prevosto di Busto Arsizio monsignor Claudio Livetti, una prege-vole Via Crucis realizzata con la tecnica dell’acquarello dal pittore Natale Dentani di Busto Arsizio arricchisce le pareti della chiesa. Le sei formelle in bronzo con la Croce e i nomi degli Apo-stoli sono opera di Sergio Battarola. Le prime quattro portano anche i simboli degli Evangelisti.Sulla finestra di destra della chiesa, il lato che dà sulla stra-da, sono raffigurati i simboli

■ “Crocifissione”. Rif. 9

della storia cristiana.Adornano la controfacciata e la cappella laterale le opere del grande pittore giappo-nese scoperto da Giovanni Testori: Kei Mitsuuchi. L’arti-sta novatese lo conobbe nel 1981 a Parigi, in occasione di una mostra. Restò folgorato dalla forza e dalla bellezza dei suoi quadri e gli propose di realizzare un ciclo di opere sulla vita di Cristo. Nacque così una grande mostra che si tenne alla chiesa di S. Carlo al Corso di Milano nel 1985.Testori aveva sempre desi-derato che alcuni quadri di Mitsuuchi finissero in una chiesa.

“Uno dei miei sogni è che sorga una chiesa da adornare con opere

d’arte moderna. Io non avrei alcuna difficoltà a donare tutte quelle che ho: ad esempio, un ciclo di crocifissioni di Kei Mitsuuchi, giapponese. Pensa all’effetto di una cappella o di un’intera navata tutta piena di queste crocifissioni, con questo Cristo giapponese.”

[dal sito dell’Associazione Giovanni Testori]

Il suo sogno si è avverato: dopo la morte di Testori, gra-zie alla generosità di Alain Toubas, sono state date in deposito alla nuova chiesa di S. Carlo Borromeo quattro tele del pittore giapponese appartenute allo scrittore (“Crocifissione”, “Salita al Cal-vario” , “Deposizione”, “Cristo deposto”).

(Fonti : 23; 41; 53)

È visibile dall’ingresso della chiesa l’imponente e prezioso organo collocato su un piano rialzato posto dietro l’alta-re. Il suo acquisto è stato un evento di grande importanza, così come l’accurato restauro che ha permesso a questo strumento (unico esemplare superstite in Italia) di tornare a suonare. La sua è stata una vita rocambolesca: viene costruito nel 1828 da Gaspare Chie-sa per la chiesa parrocchiale di S. Pietro in Castelveccana (VA). Sostituito da un altro

Organo “Gaspare Chiesa”Chiesa S. Carlo Borromeo

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■ L’organo “Gaspare Chiesa”. Rif. 5

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manufatto, viene poi smon-tato e collocato nelle cantine della canonica e lì rimane fino a quando viene notato da un nostro concittadino e - in seguito all’acquisto da parte dell’Amministrazione Comunale - viene portato a Novate. Su proposta di un comitato composto da alcuni musicisti

ed artisti novatesi e da per-sonalità dell’arte organaria, l’Amministrazione Comunale incarica la Bottega Organara Carlo Capra di Rosate di proce-dere al restauro a conclusione del quale l’organo è inserito in importanti appuntamenti e rassegne concertistiche della Provincia.

(Fonti : 3; 35; 62)

Parco Carlo GhezziVia Manzoni

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È stato intitolato a Carlo Ghezzi - con una cerimonia ufficiale svoltasi il primo mag-gio 1996 - il parco compreso tra via Manzoni, via De Amicis e via Cascina del Sole.All’interno dello stesso è col-locato il cippo commemorati-vo progettato dall’architetto Lorenzo Noè nel 1995.Nato a Novate il 5 settem-

bre 1911, Carlo Ghezzi - an-tifascista e partigiano - è il Sindaco della Liberazione, rimasto in carica dalla Giun-ta provvisoria del 26 aprile 1945 fino al 1964. Dirigente del movimento cooperativo, è stato protagonista - qua-le direttore - dello sviluppo della Cooperativa di Consu-mo La Previdente e, per un

■ Scorcio del parco. Rif. 7

breve periodo, presidente della Cooperativa Edilizia La Benefica. Il 23 dicembre 1975 gli vie-ne conferita presso la Sala Consiliare della Provincia, in occasione della “Giornata della Riconoscenza”, la me-daglia d’oro per importanti meriti in campo sociale. Viene a mancare, nella sua Novate, il 16 aprile 1986.

(Fonti : 23; 31; 38)

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Nell’attraversare il parco è possibile fermarsi ad osserva-re la struttura architettonica esterna della Torre dell’ac-quedotto. Risale al 30 ago-sto 1933 il progetto per la costruzione dell’acquedotto con serbatoio e Torre Littoria, ideato dall’ingegnere Emilio Noè e realizzato dall’Impresa Eugenio Carini su appalto del Consorzio per l’Acqua Potabi-le ai Comuni della Provincia di Milano, cui anche Novate aderisce. Fino a quegli anni, infatti, i cittadini attingono l’acqua per uso alimentare da pozzi situati nei cortili degli abitati che utilizzano la prima falda acquifera del sottosuolo, soggetta a gravi inquinamenti dovuti a infil-trazioni superficiali.Come località per la perfora-zione del pozzo, per l’instal-lazione dell’impianto di solle-

■ Carlo Ghezzi, a destra nella foto, con un amico. Rif. 4

Torre dell’acquedottoParco Carlo Ghezzi

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■ Torre dell’acquedotto. Rif. 7

vamento e per la costruzione del serbatoio, viene scelto il cortile retrostante alle scuole comunali di via Manzoni, più a monte dell’abitato e più

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Stemma VisconteoVia Madonnina, 13

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A testimonianza del domi-nio visconteo a Novate può osservarsi ancora oggi lo stemma riprodotto sul por-tale della cosiddetta “Casa Visconti”, in via Madonnina.“Inquartato: nel 1° e 4°: d’oro, all’aquila di nero coronata del campo; nel 2° e nel 3°: d’ar-gento al biscione visconteo”. Questo era infatti lo stemma che la famiglia dei Visconti, duchi di Milano, potè utiliz-zare dal 30 marzo 1397, data in cui venne autorizzata da Venceslao, ad “inquartare” la sua arma famigliare (il “bi-scione”) con quella dell’Im-pero (l’”aquila”).Si perde nei secoli, tra leg-genda e realtà, la diceria che,

■ Stemma Visconteo. Rif. 10

proprio a questa costruzione, arrivi uno dei tanti cunico-li segreti che “sbucavano”

lontano possibile dal torrente Garbogera, inquinato da sca-richi industriali.Invece di adottare il solito tipo di serbatoio sostenuto da pilastrate, si preferisce il tipo a Torre Littoria con la quale poter ricavare dalla stessa struttura vari locali da adibirsi ad usi diversi, come sale da riunione, magazzi-ni, ecc. All’inizio degli anni Cinquanta, a causa dell’in-cremento demografico e dell’aumentato fabbisogno dovuto alla diffusione dei moderni servizi igienici, i maggiori consumi giornalieri,

arrivati a valori molto elevati rispetto a quelli del passato, comportano la necessità di potenziare l’acquedotto con la costruzione di un nuovo pozzo, ubicato nello stesso cortile delle scuole, discosto una cinquantina di metri dal primo. Diversi interventi sulla rete idrica e le sue strutture si succedono nel corso del tempo, tra cui alcuni di manu-tenzione realizzati nel 1982 sulla Torre dell’acquedotto allo scopo di renderla agibile ed utilizzabile per attività sociali.

(Fonti : 62)

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fuori dalle mura di Milano partendo dal Castello di Por-ta Giovia (l’attuale Castello Sforzesco, allora residenza dei Visconti). Questa fitta rete di passaggi segreti, della quale ancor

oggi non si conosce una mappa precisa, serviva come “uscita di emergenza” per gli abitanti del Castello in caso di assedio o di attacco improvviso.

(Fonti : 10; 11)

Chiesa SS. Gervaso e Protaso e “Natività della Vergine” di Camillo ProcacciniPiazza della Chiesa, 12

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La più antica testimonianza dell’esistenza della chiesa di S. Protaso di Novate, è contenuta in un antico atto di compravendita di terreni che risale al 1042, ma pro-babilmente essa esisteva molto tempo prima.La struttura architettonica originaria aveva un aspet-to molto diverso da quello attuale: un documento cin-quecentesco contiene la riproduzione della pianta della chiesa e del territorio a questa limitrofo, così come si presentava nei primi anni del XVI secolo.La pianta era quadrata, di di-mensioni molto ridotte (nel 1574 gli abitanti di Novate erano esattamente 729) e la chiesa era orientata come quella attuale.Sul lato di fronte a quello dell’ingresso vi erano due cappelle semicircolari, l’una accanto all’altra, che occu-pavano l’intera parete (quel-

■ Chiesa SS. Gervaso e Protaso. Rif. 5

la di sinistra - rispetto a chi entrava in chiesa - contene-va l’altare maggiore, quella di destra era dedicata alla

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Vergine Maria); le entrate erano tre: una principale sul fondo della chiesa e due più piccole sul lato destro dalle quali entravano separata-mente uomini e donne.Il battistero - come oggi - occupava l’angolo sinistro della chiesa, il campanile - separato dalla struttura principale - era situato, inve-ce, a circa due metri a destra del lato sud, all’altezza delle due cappelle affiancate.Accanto all’edificio vi era il cimitero largo circa 7,5

metri.Al di là del cimitero, si erge-va, in quel tempo, l’antica chiesa di S. Dionigi, larga circa 7 metri.Il luogo più probabile in cui un tempo era situata questa prima antica struttura, può essere individuato sull’area dell’attuale oratorio di S. Giu-seppe.Per conoscere le successive e più importanti trasforma-zioni avvenute nel corso dei secoli, possiamo avvalerci delle descrizioni dell’edificio contenute nelle relazioni delle numerose visite pa-storali che, nel tempo, si sono susseguite nella par-rocchia.In breve sintesi, la chiesa parrocchiale - nella sua strut-tura - ha subito nei secoli tre radicali trasformazioni: la prima tra il 1585 ed il 1592 quando, dietro indicazione di S. Carlo Borromeo, sul terreno dell’antica chiesa di S. Dionigi venne realizzato l’ampliamento della chiesa principale.La seconda nel 1620 con una importante ristrutturazione ed estensione delle dimen-sioni della chiesa preesi-stente e la terza tra il 1931 ed il 1941 quando, a seguito del notevole aumento del-la popolazione novatese, il parroco di allora, don Arturo Galbiati, decise di affidare la progettazione di una nuova chiesa parrocchiale all’ar-

■ Pianta della primitiva chiesa parrocchiale (prima metà del 1500). Rif. 11

chitetto Ugo Zanchetta di Milano. Il 21 settembre 1941 l’arcivescovo di Milano, car-dinale Schuster, benediceva e consacrava solennemente la nuova chiesa.Ulteriori modifiche ebbero luogo nel 1950 con la rea-lizzazione di una rilevante elevazione del campanile della chiesa, nel 1953 con l’acquisizione di un nuovo concerto di cinque cam-pane ed infine nei primi anni Novanta, con la totale tinteggiatura interna e, in alcune parti, affrescatura dell’edificio.

Guida alla chiesaLa chiesa attuale ha la forma di una croce latina, a tre navate, realizzate da una serie di colonne binate in marmo di Giaveno; ha un vasto transetto terminante in due cappelle laterali; una vasta abside affiancata da due piccole cappelle late-rali, due ampi vani adibiti uno a sagrestia ed uno a penitenzieria; una vasta cripta sottostante la parte anteriore della chiesa ed un elevato campanile di circa 50 metri d’altezza.Nella parete di sinistra del-la chiesa una piccola porta, quasi nascosta, dà accesso all’antico oratorio di S. Giu-seppe. Eretto qualche anno prima del 1741 a spese del-l’abate Giuseppe Ranca-ti, canonico della basilica

dei SS. Apostoli di Milano, consiste in un locale di for-ma rettangolare - il cui lato maggiore aderisce al lato sinistro della chiesa - che è stato costruito proprio sull’area in cui un tempo sorgeva la primitiva chiesa di S. Protaso.Sul lato destro si trova un antico altare con un paliotto lavorato in scagliola conte-nente la raffigurazione di S. Giuseppe. Due lapidi sono visibili al-l’interno dell’oratorio: una dedicata a Carlo Villa, no-bile residente a Milano, due volte Podestà di Milano, proprietario di diverse terre a Novate, che aveva contri-buito nel 1830 a sostenere le spese di ampliamento della chiesa parrocchiale. L’altra datata 1895, dal cui

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SS. Gervaso e ProtasoMa chi erano Gervaso e Protaso? La storia della Chiesa ci dice che i due erano figli di un militare romano convertitosi al Cristia-nesimo. I due fratelli preferirono morire martirizzati per volere del Conte Astasio (condottiero nella campagna contro i Barbari) piuttosto che sconfessare Gesù adorando gli dèi come lui gli imponeva. S. Ambrogio scoprì i loro resti nel 386 d.C. e li santificò come i primi martiri milanesi. Da allora si festeggiano i due santi il 19 giugno, giorno della scoperta ed anche Festa Patronale di Novate.

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“Natività della Vergine” di Camillo ProcacciniLa tela rappresenta la Natività di Maria Vergine e risulta compo-sta da tre diversi piani. Il primo piano è quello costituito dalla Vergine, appena nata, in grembo ad una giovane nutrice [figura invece identificata - nella tradi-zione popolare - con quella di S. Anna, madre della Madonna], attorniata da altre cinque figure femminili e da due bambini. La bambina alla sinistra della gio-vane donna ha lo sguardo diret-tamente rivolto a chi osserva la tela, quasi invitasse lo spettatore a partecipare all’avvenimento; il secondo piano, in alto e sulla destra del quadro, rappresenta

S. Anna - madre della Vergine - a letto, attorniata da altre tre figure tra cui S. Gioacchino; il terzo piano, infine, nella parte alta e centrale del dipinto, è costituito da quattro angioletti che si affacciano ad osservare la scena, segno della partecipazio-ne divina all’evento.Per quanto riguarda l’autore di questo dipinto, non esisto-no dubbi in proposito. Infatti, un’iscrizione latina, posta sul bordo di un bacile colmo d’ac-qua, nella parte inferiore destra della tela, dice testualmente: CAMIL.PROCAC. P. 1618; ossia: Camillo Procaccini lo dipinse nel 1618 - probabilmente su com-missione della Confraternita di Novate intitolata proprio alla Natività della Vergine Maria.

■ “Natività della Vergine”. Rif. 4

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testo si desume che l’antico oratorio istituito dall’abate Rancati era andato in rovina e il parroco Francesco Bian-chi, con l’aiuto dei fedeli, lo aveva ricostruito un secolo e mezzo più tardi.Proseguendo lungo la na-vata si accede alla cappella laterale di sinistra, oggi de-dicata alla Madonna del SS. Rosario, dove trova posto lo splendido dipinto della “Natività della Vergine” di Camillo Procaccini.La cappella laterale sinistra del presbiterio è dedicata al Cocifisso, quella di destra ai SS. Gervaso e Protaso titolari della nostra chiesa parroc-chiale. In penitenzieria sono collo-cate alcune tele di prestigio tra le quali “S. Antonio Abate” opera del 1691 del pittore Carlo Brusca.La cappella laterale di destra della chiesa, dedicata al Sa-cro Cuore, ospita altre due importanti opere d’arte: la “Crocifissione” e la “Resurre-zione”, dipinte da Padre Am-brogio Fumagalli nel 1991; nel dipinto posto sul lato sinistro della cappella una figura della Vergine ai piedi della Croce, sul lato destro, invece, la maestosa imma-gine del Redentore risorto con le dormienti figure degli armigeri che custodiscono il sepolcro. Un’armonia di colori che dà risalto ai grandi temi della

Crocifissione e della Resur-rezione. Il pregevole altare di questa cappella era origi-nariamente posto all’interno dell’antica chiesa di S. Vito

Camillo ProcacciniDue parole su questo famoso artista del “tardo manierismo” italiano: Camillo Procaccini na-sce a Bologna tra il 1558 ed il 1561 da una famiglia di pittori affermati: il padre Ercole “il Vecchio”, i fratelli Giulio Cesa-re e Carlo Antonio, il nipote Ercole “Il Giovane” e la talvolta menzionata sorella Ippolita, una delle poche donne artiste citate dell’epoca.Camillo è il più “accademico” dei Procaccini, il suo stile è classico, perfezionista e la sua pittura ricca di minuziosi par-ticolari, come appare evidente nel grande quadro.Numerose e splendide le sue opere che possiamo ammirare a Bologna, Reggio Emilia, Pavia, Parma, Ravenna, Genova, Son-drio, Piacenza, Rho, Saronno e Milano; qui, in particolare, i nu-merosi affreschi della chiesa di S. Angelo, le quattro grandiose tele per gli organi del Duomo, la “Disputa tra i Santi Ambro-gio e Agostino” nella chiesa di S. Marco e molte altre; opera sua è anche la decorazione della Villa Visconti Borromeo di Lainate.

L’opera del Procaccini e il qua-dro esposto nella nostra chiesa sono più dettagliatamente de-scritti nel volume “Procaccini e la Natività della Vergine a Nova-te” di Alessandra Lancini, con-sultabile presso la Biblioteca Comunale, cui rimandiamo per ulteriori approfondimenti.

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al Pasquirolo di Milano. Ri-mosso il 5 gennaio 1938 ed opportunamente modifica-to su progetto dell’architetto Ugo Zanchetta per adattarsi alla nuova collocazione, vie-ne inaugurato nel successivo mese di agosto.Numerosi altri sono gli ele-menti storico-artistici che arricchiscono gli interni della chiesa parrocchiale tra cui la Via Crucis realizzata con dei bassorilievi in rame dal professor Nicola Sebastio di Milano intorno agli anni Ses-santa, un antico documento ■ “Crocifissione” (1991). Rif 4

■ “Resurrezione” (1991). Rif. 4

di papa Leone XIII risalente al 1894 custodito nella sa-crestia, una tela raffigurante Gesù crocifisso risalente alla fine del Seicento e molti altri ancora. Una loro completa e minu-ziosa descrizione è contenu-ta nella “Guida storica della Chiesa dei SS. Gervaso e Pro-taso di Novate Milanese” del noto storico locale dottor Lorenzo Caratti di Valfrei. A questo volume, da cui è stata tratta la quasi totalità dei testi di questo articolo, rimandiamo i visitatori inte-ressati a conoscere le singole opere nel dettaglio.

(Fonti : 7; 9; 11; 17; 29)

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Lastra in pietra nel cortile “Tri Basei”Via Matteotti, 10

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Reperto archeologico di no-tevole interesse storico è una lastra del selciato che ricopre parte del cortile interno della costruzione posta al numero 10 di Via Matteotti detto “Tri Basei” (tre scalini). Purtroppo l’usura del tempo non ha reso possibile una precisa inter-pretazione del testo che solo in parte è ancora visibile su questa lastra di pietra; tutta-

via, con una certa probabilità - sia per la forma dei caratteri incisi che per i pochi elementi che è stato possibile ricavare - questa lastra sembra possa ritenersi parte di un’antica la-pide sepolcrale, della fine del XII o dell’inizio del XIII secolo, che forse un tempo esisteva nella chiesa parrocchiale di Novate.

(Fonti : 10; 11)

■ Lastra in pietra in via Matteotti, 10. Rif. 4

Villa VeninoLargo Padre Ambrogio Fumagalli, 5

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Villa Venino e il suo parco costituiscono un complesso tra i più apprezzati di Nova-te, anche per la posizione “strategica”. La villa, di pro-babile origine seicentesca,

deve il suo nome alla fami-glia Venini - la cui denomi-nazione sarà modificata in Venino con una sentenza datata 1877 - che entra in possesso della residenza

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■ Villa Venino. Rif. 7

all’inizio dell’Ottocento suc-cedendo alla famiglia Villa, indicata come detentrice dello stabile nel primo vero e proprio catasto della no-stra città, il catasto del 1722. La struttura dell’immobile è composta dalla corte civile affiancata a quella rurale, secondo i canoni comuni a numerosi siti lombardi. Si rileva, quindi, come fin

dall’inizio l’immobile si inse-risca in un contesto econo-mico-produttivo agricolo. Infatti i Venino, una delle famiglie maggiorenti del paese, possiedono diversi terreni a Novate. La vocazio-ne agricola di tutto l’abitato (da notare allora una vasta coltivazione di asparagi e di gelsi, in “nuates” i “murun”), è infatti confermata anche

■ Casa Venino (1880). Rif. 4

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dalla presenza del cortile dei contadini (denominato Tribiö, luogo dove veniva effettuata la trebbiatura del granoturco e del frumen-to), i quali operano in sede fino a parecchi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Nell’ambiente della villa, inoltre, abitano e lavorano, negli anni Trenta e Quaranta, alcune famiglie novatesi per la conduzione e la manutenzione della casa e del giardino. La torre quadrata che sovrasta la villa, il portico a tre archi, la sala della colonna, sono elementi di spicco da un punto di vista architettoni-

co, così come la soffittatu-ra del salone a piano terra con cassettoni decorati e l’alberatura secolare del giardino. Diversi interven-ti si susseguono sulla villa nel corso dei secoli modi-ficandone notevolmente l’estensione. Gli eredi della famiglia hanno ceduto Villa Venino all’Amministrazione Comunale che ha operato un restauro conservativo sia della corte principale che del cortile attiguo. La parte destinata ad uso pubblico dal giugno 2006 ospita, in una struttura di prestigio la sede della Biblioteca Co-munale e il Centro Culturale

BibliotecaNata nel 1953, la Biblioteca di Novate è da più di 50 anni uno dei principali riferimenti culturali del territorio. Nel corso del tempo ha seguito le trasformazioni della società adeguando spazi e servizi: dalla storica sede nell’edificio comunale (l’ex Casa del Fascio, che ancora qualcuno ricorderà), gestita da Santilli, un bibliotecario fra i più capaci e disponibili, passa negli anni Settanta alla sede di via Venticinque Aprile, in un seminterrato capace di ospitare le nuove generazioni di lettori che vi passano numerose: sono gli anni dello sviluppo che segnano il passaggio ad una nuova fase. Centro di animazione e di stimolo, alla Biblioteca fanno riferimento le organizzazioni del territorio e i singoli cittadini. Di nuovo, agli inizi degli anni Ottanta, la Biblioteca torna nel nuovo Palazzo Comunale: gli spazi sono più adeguati ad una struttura complessa e articolata che continua a crescere ed a rispondere ai bisogni emergenti dei novatesi con nuovi strumenti: lo spazio prima infanzia, la videoteca, l’offerta multimediale e gli accessi a internet. Si rende quindi sempre più necessario un ampliamento degli spazi a disposizione della Biblioteca e dei suoi servizi che si concretizza il 10 giugno 2006 con il trasferimento in Villa Venino. Qui gli iscritti possono leggere o prendere in prestito libri, quotidiani e riviste. Sono disponibili anche cd musicali, dvd e vhs ed è possibile navigare in Internet. I ragazzi trovano uno spazio loro dedicato dove leggere e studiare e per i bambini più piccoli è a disposizione la sala “Prima Infanzia” che si affaccia sul parco, con cuscinoni colorati, libri morbidi e cartonati ed uno spazio fasciatoio, per rendere il più confortevole ed accogliente possibile il primo incontro con la lettura.

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novatese. Il corpo centrale della villa ospita la mostra permanente dei quadri di Padre Ambrogio Fumagalli ed il “Fondo” Giovanni Te-stori. Nella sala di Storia Locale

“Lorenzo Caratti di Valfrei” della Biblioteca, al primo piano della villa, sono con-sultabili i materiali docu-mentari e fotografici che raccontano i mutamenti storici, demografici e cultu-

■ Sala studio Padre Ambrogio Fumagalli. Rif. 5

Le opere di Padre Ambrogio Fumagalli esposte in Villa VeninoGrazie alla generosità delle famiglie Fumagalli, Longhi e Toniutti, possono essere ammirate presso le sale studio al primo piano della Villa alcune significative opere dell’artista:• “Creazione dell’Universo” (olio su tela del 1970) • “Autoritratto” (olio su tela degli anni Quaranta) • “Cavalli dell’Apocalisse” (olio su tela degli anni Sessanta) • “Città” (legno dipinto a rilievo anni Settanta) • “Pianura rossa” (olio su tela degli anni Settanta) • “Vexilla regis” (olio su tela degli anni Settanta) • “Meteora” (mosaico del 1973) • “Barche” (olio su tela degli anni Cinquanta) • bozzetto del trittico “La Pace” (1985) • bozzetto finale del trittico “La Pace” (1985) • “Forno crematorio Gusen” (olio su tela del 1975) • “Camera a gas Gusen” (olio su tela del 1978) • “Forno crematorio Gusen” (olio su tela del 1975) Queste ultime tre opere fanno parte del ciclo realizzato per commen-tare il “Diario di Gusen” di Aldo Carpi sugli orrori dei campi nazisti di sterminio.

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rali della nostra città e che costituiscono le fonti da cui abbiamo tratto i testi di questa piccola “Guida”.Nella zona dedicata alla Letteratura sono esposte tre acqueforti realizzate nel 1980 da Gianfranco Lamon: “Due donne a passeggio”, “I Girasoli” e “L’incontro”.

Lo spazio Prima Infanzia ospita una stampa de “Il Girotondo”, acquarello del 1988 donato dall’illustra-trice alla sua città. L’opera, dapprima riprodotta quale premio di partecipazione alla terza edizione del con-corso “Espressioni Artistiche Novatesi” (1992), è stata suc-

Maria Grazia BoldoriniMaria Grazia Boldorini è nata a Novate, dove vive e lavora, il 13 febbraio 1957. La sua inclinazione naturale al disegno si manifesta sin da bambi-na ed in seguito consegue la maturità artistica ed il diploma di grafica pubblicitaria, decisivo è l’incontro con Grazia Nidasio, illustratrice ed umorista del Corriere della Sera. Le sue prime illustrazioni vengono pubblicate nel 1978: sono copertine, fumetti e racconti su riviste tra cui il “Messaggero dei ragazzi” di Padova. I suoi primi libri, riuniti nella collana “Rose Selarose”, vengono pubblicati da Dami Editore. Per le Edizioni Messaggero di Padova illustra “La Bibbia per i ragazzi” giunta all’ottava ristampa. Collabora a lungo con la casa editrice Happy Books - per la quale ha illustrato anche alcuni libri destinati al mercato estero - e con la Audiovisivi San Paolo. Quasi tutta la sua produzione artistica è orientata per scelta all’editoria per bambini. Per la realizzazione della fortunata collana “Io e...” della Coccinella Editrice le viene assegnato il Premio Internazionale Ander-sen “La Baia delle favole” 1990 per il miglior libro da 0 a 6 anni.

■ Il “Girotondo” (1988). Rif. 4

Il Premio d’Arte Lidia Conca: il “Sagittario”Amante della cultura nelle sue molteplici espressioni, insegnan-te di italiano a bambini ed adulti stranieri, lettrice volontaria di audiolibri per non vedenti, per-sona solare ed energica, Lidia Conca continuerà a legare il suo nome all’arte ed a Novate grazie all’istituzione, in sua memoria, di un concorso pluriennale che ha lo scopo duplice di dare possibilità di espressione a giovani talenti ed al tempo stesso di regalare alla città di Novate opere artisticamente molto valide.

■ Il “Sagittario”. Rif. 5

cessivamente assunta come logo per il progetto “Novate in gioco” (1998). Nella corni-ce del giardino secolare della Villa si inserisce l’opera di una giovane artista contempora-nea grazie al Premio d’Arte Lidia Conca istituito dalla famiglia Milanesi in colla-borazione con il Comune di

Novate Milanese.Il patrimonio di opere d’arte che verranno esposte tem-poraneamente o definitiva-mente presso Villa Venino è poi destinato ad arricchirsi ulteriormente grazie alla di-sponibilità di diversi artisti.

(Fonti : 8; 22; 23; 34; 35; 44; 54; 58)

■ Lidia Conca. Rif. 19

Vincitrice della prima edizione del Premio (2007) è Federica Rapetti, giovane artista milanese, con l’opera “Sagittario”, collocata nel giardino della villa. Il tema del concorso: “Nel silenzio del tempo la bellezza genera amore”, è stato interpretato dall’autrice attraver-so il Sagittario - segno zodiacale di Lidia Conca e simbolo che la rappresenta - e “la freccia, segno dell’amore: rimembranza lontana di Cupido [...] la sua parabola è la vita che conclude il suo percorso nel tempo e nello spazio immer-gendosi nella natura [...] Ed è la freccia stessa, con la sua ombra, con la sua proiezione nel reale, a scandire le ore, divenendo, dopo essere stata scoccata, stilo di una meridiana [...]”

Monumentoad Alcide De GasperiVia Venticinque Aprile - Largo De Gasperi

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Nei pressi di via Ariosto si apre l’omonimo largo De Gasperi, al centro del qua-le ci si può soffermare di fronte al busto in marmo realizzato nel 1960 dallo scultore Ermenegildo Ricci Della Quercia che ricorda il grande Statista.

(Fonti : 31)■ Busto in marmo di Alcide De Gasperi. Rif. 7

Casa natale di Giovanni Te-stori in cui ha trascorso gran parte della sua vita. Qui han-no preso corpo alcune delle sue più importanti produzio-ni e qui amava rifugiarsi.

“...però, io ti assicuro che quello che mi ha sempre aiutato a vivere, e, di più, ad accettare la vita anche nella sua maledizione, è sempre stato il ritorno a casa...”.

[Giovanni Testori]

Villa TestoriVia Piave, 13

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■ Villa Testori. Rif. 7

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le iniziative commemorative del decennale della scom-parsa dello scrittore. La casa natale del noto artista ha in-fatti ospitato per un mese la significativa esposizione del grande ciclo dei “Pugilatori” - quadri in cui la pittura ha la forza di una scultura - dipinti da Testori nei primi anni Set-tanta ed esposti nel luminoso salone della casa. Sulle pareti dello scalone, che interrompe il corridoio, campeggiava-no dipinti con grandi mazzi di dalie; nel corridoio scuro

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La villa, chiusa dai primi anni Novanta, è stata eccezional-mente aperta nel 2003, nel periodo in cui si sono svolte

Ditta TestoriAl di là dei muri di Villa Testori, sorge la fabbrica di famiglia, la “Fratelli Testori” fondata il 28 ottobre 1905 dai fratelli Giacomo ed Edoardo, provenienti dal triangolo Lariano e più precisamente dal piccolo paese di Sormano. L’azienda diventa ben presto un solido punto di riferimento per la comunità novatese che conta molti dei suoi cittadini fra le mae-stranze più qualificate nei diversi reparti industriali. La presenza della ditta segna anche lo sviluppo edilizio di Novate, con la realizzazione delle abitazioni per i dipendenti in via Venticinque Aprile e in via Latini. Costruite a misura d’uomo e senza dimenticare l’importanza del verde, sono ormai tutte diventate di proprietà di chi le abita, a coronamento del progetto di chi ne aveva ideata la realizzazione.

■ La Fratelli Testori. Rif. 5

■ I quadri esposti nel salone della villa. Rif. 4

Via RepubblicaCamminando tra presente e passato...

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■ Via Repubblica (anni Cinquanta). Rif. 4

■ Via Repubblica (2007). Rif. 5

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che accede al salone, erano esposti i piccoli quadri con i ciclamini del 1971. Dopo una stanza di disegni, acquarelli e foto legati al tema dei “Pugili”, il percorso si concludeva con un approfondimento sulla storia della casa e della fami-

glia Testori ed una ricostruzio-ne delle splendide raccolte di dipinti ospitate dalla villa nel corso degli anni. Il catalogo della mostra “Testori a No-vate”, è stato pubblicato da Silvana Editoriale.

(Fonti : 4; 23)

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■ Via Repubblica 80 (anni Ottanta). Rif. 10

■ Via Repubblica - Piazza Martiri della Libertà (1939). Rif. 6

■ Via Repubblica-Ex Cinema Corso (anni Sessanta). Rif. 4

■ Via Repubblica 80 (2007). Rif. 5

■ Via Repubblica - Piazza Martiri della Libertà (2007). Rif. 5

■ Via Repubblica - Piazza Pertini (2007). Rif. 7

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■ Via Repubblica vista dall’attuale Piazza Pertini (1941). Rif. 6

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■ Via Repubblica vista dall’attuale Piazza Pertini (2007). Rif. 5

■ Piazza della Chiesa ex Piazza Costanzo Ciano (anni Trenta). Rif. 6

■ Piazza della Chiesa (2007). Rif. 5

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Monumento ad Aldo Moro e alla sua scortaVia Repubblica - Angolo via Piave

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Situato alla fine di via Re-pubblica, nello spazio verde all’incrocio con via Piave, il monumento, realizzato dallo scultore Antonio De Nova e dalla fonderia artistica Cubro di Novate, è formato da una lastra di marmo verticale sulla quale è collocata un’effigie di Moro; alla base della stele, cinque blocchi rettangolari rappresentano gli agenti della sua scorta - Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi, Giulio Rivera e Domeni-co Ricci - mentre sul retro della stessa è inciso un brano tratto dall’intervento addolorato che Paolo VI fece nel terribile giorno in cui fu ritrovato il corpo senza vita di Moro.

“... il nostro cuore sappia perdo-nare l’oltraggio... inflitto a questo uomo carissimo e a quelli che hanno subito la medesima sorte crudele; fa che noi tutti raccoglia-mo...l’eredità superstite della sua diritta conoscenza, del suo esem-pio umano e cordiale; della sua dedizione alla redenzione civile e spirituale della diletta nazione italiana.”

Paolo VI

Realizzato per iniziativa dei Popolari Novatesi che l’han-no poi donato all’Ammini-strazione Comunale ed alla cittadinanza, il monumento

■ Monumento ad Aldo Moro e alla sua scorta.Rif. 7

è stato inaugurato domenica 10 maggio 1998 in occasione del ventesimo anniversario dell’uccisione dello Statista e della sua scorta da parte delle Brigate Rosse.

(Fonti : 23; 31; 49; 55)

■ Aldo Moro (1916-1978). Rif. 20

Piazza Martiri della Libertà15

Nel corso del tempo, questa piazza si è in parte trasfor-mata, assumendo l’aspetto attuale. Nelle parole di un protagonista della vita po-litica e culturale di Novate, la storia della “Piazzetta” e le perplessità di chi stava vivendo la sua trasforma-zione:

“La piazzetta, per quanto io ricordi [...] si chiamava una volta Piazza della Concordia.Un nome che era tutto un con-tenuto pieno di significato: con-cordia fra tutti i novatesi un tempo divisi in due rioni.Vecchie storie novatesi traman-date da padre in figlio racconta-no dei barnesi (francesi) e degli spagnoli; i primi “padroni” della piazza della Chiesa - vie Roma - Madonnina - Matteotti, gli altri della piazza fino all’attuale linea ferroviaria.A testimonianza l’attuale via

Repubblica 110 anni fa si chia-mava via degli Spagnoli. [...]Tornando alla funzione tipi-ca della piazzetta, ricordo che nell’angolo a sinistra, un po’ nascosta, esisteva una botte-ga artigiana di fabbro, della famiglia Basilico. Vi si facevano lavori in ferro battuto, cancelli, parapetti, ma anche ferri per ca-valli e tanti di noi, allora ragazzi, si stava lì a guardare come si “mettevano le scarpe ai cavalli” e si lucidavano gli zoccoli.La Trattoria della Concordia, l’attuale Campana di Vetro, era un luogo di incontro quando c’era la fiera del bestiame, fiera che poi si trasferì in via Roma-Madonnina, e in quella osteria avvenivano i contratti di acqui-sto o di vendita del bestiame mediante una stretta di mano e una bevuta.Durante la Sagra novatese vi trovavano posto le giostre e qualche volta l’albero della cuc-cagna. In piazzetta si racconta-

■ Piazza Martiri della Libertà vista da via Bertola (2007). Rif. 5

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vano e si seguivano le vicende del vivere di quel tempo, era la zona di una parte dell’antifasci-smo novatese e qualche scontro vi fu tra i giovani che sfidavano i fascisti di allora portando la cra-vatta rossa nei giorni di festa. Vi erano lavoratrici, un centinaio, che lavoravano nei capannoni della proprietà Metti il crine animale e vegetale; nasceva con fatica il mondo del lavoro accanto a quello contadino. Si parlava di come allevare i bachi da seta, della mietitura e della spannocchiatura che coinvolgevano famiglie, pa-renti e amici. In primavera e in estate di domenica arrivava l’uomo con l’organino, l’asinello e la scimmietta. I giovani bal-lavano sul selciato e qualche volta si combinavano anche matrimoni.Una nota di colore dialettale esisteva anche allora: la donna del negozio di verdura più che di frutta la chiamavano “la moe-gia”, poi venne el Giulin Pipon. In questa piazzetta per tanti anni

trovò sede l’ufficio postale e mi sfugge il nome dell’impiegata di allora.La Trattoria, negli anni dopo l’8 settembre 1943, fu luogo di incontro di giovani, alcuni dei quali andarono in montagna nelle formazioni partigiane: Riccardo Tonolli, Mario Brasca, Mario Cabri, Franco Basilico, Francesco Villa e altri militarono al piano. I primi due caddero eroicamente combattendo con-tro fascisti e tedeschi.Nella villa Metti per parecchi anni alcune stanze furono usate come aule.Come sarà domani questa piaz-zetta luogo di tante storie?[...]”

Achille Giandrini[da Informazioni Municipali

Nov-Dic 1990]

A questa domanda possia-mo oggi rispondere soffer-mandoci a confrontarne l’aspetto attuale con quello descritto qui sopra.

(Fonti : 23)

■ Piazza Martiri della Libertà vista da via Bertola (anni Settanta). Rif. 4

Monumento ai Martiri delle FoibePiazza Martiri della Libertà

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■ Monumento ai Martiri delle Foibe. Rif. 5

Il monumento, inaugurato il 27 ottobre 2001, frutto di un progetto dell’Ufficio Tecnico comunale, è costituito da un masso di granito sul quale è apposta una scultura a foggia di libro che riporta la dedica dell’Amministrazione Comu-nale ai Martiri delle Foibe:

“Dentro alla notte più scura a coloro che perirono perché Italiani noi offriamo un tributo di stelle e memoria”.

L’opera è collocata presso Piazza Martiri della Libertà, all’interno del giardino che

è stato intitolato ai “Martiri delle Foibe” nell’aprile 2001 a seguito di un indirizzo del Consiglio Comunale del 1996 con cui si è ritenuto “doveroso e necessario ricor-dare adeguatamente anche nella nostra città le vittime di quella brutale violenza poli-tica e della barbara pulizia etnica perpetrata in danno della popolazione di Istria e Dalmazia, che costrinse all’esodo forzato moltissimi abitanti di quelle martoriate regioni”.

(Fonti : 32; 62)

Cascina del Vicolo ChiusoPiazza Martiri della Libertà

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Da Piazza Martiri della Li-bertà, attraverso il Vicolo Chiuso, è possibile vedere dall’esterno questa cascina storica che testimonia una

realtà oggi scomparsa:

“Agli inizi del nostro secolo ogni famiglia aveva una stalla, dove ci potevano essere i cavalli,

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le mucche e i buoi e si viveva in una cascina generalmente provvista di piano terra, dove c’era la cucina; primo piano, dove c’erano le ca-mere da letto e una soffitta, dove si tenevano bachi da seta[...].

Vicino alla cascina c’era un locale dove si tenevano gli attrezzi da lavoro. Nelle vicinanze del-l’abitazione c’era un campo, pro-babilmente affittato, che veniva coltivato e i cui prodotti venivano venduti in occasione di mercati nei paesi o utilizzati per le esigenze familiari.[...]”

[“Novate Ieri e Oggi” - Classi 2ª A e B - a.s. 90/91 Scuola Media

“Rodari”]

“Abbiamo incontrato delle signore che ci hanno raccontato come si viveva ai loro tempi: ci ■ Cascina del Vicolo Chiuso. Rif. 5

■ Cascina del Vicolo Chiuso. Rif. 13

hanno detto come a quel tem-po erano le stalle, [...] adesso utilizzate come dei garage, ci hanno anche detto che i servizi igienici erano fuori dalle case e anche come trascorrevano i loro giorni; [...] alla sera ballavano; le signore ci hanno raccontato che quando erano bambine la

sera i loro genitori tornavano a casa con le pannocchie di grano e le mogli si mettevano a spel-lare le pannocchie mentre loro giocavano.”

[“Noi esploratori di Novate” - Classe 5ª C - a.s. 04/05 Scuola

Elementare “Don Milani”](Fonti : 57; 60)

Monumento a Sandro PertiniPiazza Pertini

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Viene ad inserirsi nel per-corso pedonale di via Re-pubblica, all’altezza dell’ex Cinema Corso, la piazza intitolata a Sandro Pertini, medaglia d’oro della Resi-stenzae e presidente del-la Repubblica Italiana dal 1978 al 1985.Nell’aiuola al centro della piazza, inaugurata il 2 giu-gno 1996, è posto il busto in bronzo dello scultore Luigi Teruggi - donato ai cittadini dai laburisti / socialisti no-vatesi - che ne riproduce i caratteristici tratti decisi e ne

■ Monumento a Sandro Pertini (1896-1990). Rif. 7

Il GesiöOratorio dei SS. Nazaro e Celso - Via Roma

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■ Il Gesiö. Rif. 7

La chiesa di Novate che viene comunemente denominata come il Gesiö, situata nel-l’attuale via Roma - fino ad epoca relativamente recente chiamata via della Miseri-cordia - è un antico oratorio cinquecentesco dedicato ai

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ricorda la forte personalità ed il grande valore morale.

(Fonti : 21; 23; 31)

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SS. Nazaro e Celso.Il senatore ducale Bernardi-no Busti, facoltoso signore di Milano colpito dalla pe-

ste, nel suo testamento del 28 maggio 1529, dettato al notaio dal balcone della camera da letto, lascia tutti

“Madonna con il Bambino e i SS. Nazaro e Celso”La Madonna con il Bambino in braccio appare seduta dentro una nicchia sovrastata da una grande conchiglia, ai suoi piedi vi è un cherubino musicante.L’ambiente è completato in alto con un tendaggio scuro che si apre a sipario. Sotto il trono, in una posi-zione leggermente abbassata, tro-vano posto i due Santi raffigurati in piedi su un pavimento decorato con motivi geometrici.L’identificazione dei personaggi nei martiri Nazaro e Celso la si può dedurre dalla palma che i Santi hanno in mano, che secondo l’iconografia cristiana è il simbolo del martirio. Essi vestono un abito militare ed hanno in mano la spada e la pal-ma. La tenuta militare, costituita dalla caratteristica lorica (corazza dei le-gionari romani, in origine in cuoio grezzo, poi rinforzata da scaglie di rame) è un elemento che diviene caratteristico del Cinquecento ed è uno dei tanti particolari della pittura del secolo che trova corri-spondenza nello studio delle scul-ture antiche, alle quali si ispirarono spesso pittori e scultori.Lo schema compositivo dell’opera è un’ennesima ripetizione di una tipologia derivata dall’iconografia della sacra conversazione.La configurazione spaziale del-l’opera si presenta quindi molto semplice e ordinata nelle sue varie parti e la distribuzione delle forme e dei pesi (visivi) segue lo schema geometrico razionale e riferibile

al Rinascimento: misura, sobrietà, equilibrio. La forma piramidale ove si trova iscritta la figura della Vergine in trono è il fulcro compo-sitivo che si dilata nel contrapporsi speculare delle figure dei Santi “come archi tesi”.Un ultimo elemento da consi-derare è l’uso del chiaroscuro, in particolare i modulati passaggi di luce-ombra che avvolgono le forme delle figure.La paternità dell’opera, ignota fino al 1991, può essere sicuramente attribuita al Landriani a seguito della lettura in quella data, da parte di Marco Bascapè, di un libro mastro del Luogo Pio della Miseri-cordia, dal quale si desume che il dipinto fu eseguito dal pittore tra l’aprile e l’ottobre del 1603. Dalla stessa fonte desumiamo i nomi dell’intagliatore Cristoforo Dus e dell’indoratore Ruggero Monza, pagati nella stessa occasione in-sieme al Landriani.

■ “Madonna con il Bambino e i SS. Nazaro e Celso”. Rif. 14

i suoi beni - fra i quali anche un fondo di 2.400 pertiche di terra che possiede a Novate - al Luogo Pio Elemosiniero della Misericordia di Milano (uno dei più antichi istituti di pubblica beneficenza della città).Nel testamento Bernardino Busti impone al Luogo Pio la ricostruzione in Novate della cappella dedicata a S. Celso, annettendovi una casa per il cappellano che avrebbe do-vuto celebrare ogni giorno in perpetuo una messa a suffra-gio dell’anima del testatore e dei suoi defunti.Non conosciamo con cer-tezza il motivo per cui Ber-nardino Busti abbia voluto dedicare proprio a S. Celso questo oratorio; tuttavia sembra dovuto al fatto che una trentina di anni prima della stesura delle sue ulti-me volontà il Busti - come testimoniato da una bolla di

Papa Alessandro VI, Borgia - avesse ricevuto in affitto diverse terre di Novate (di-venute successivamente sue proprietà), dal monastero di S. Celso di Milano.Nel corso del XVII secolo vengono realizzate le due tele originariamente poste al suo interno e restaurate tra il 1985 ed il 1988 ad opera del Lions Club. La pala d’altare raffigurante la “Madonna con il Bambino e i SS. Nazaro e Celso” commissionata dal Luogo Pio a Paolo Camillo Landriani detto il Duchino è del 1603. Il dipinto “S. An-tonio di Padova con Gesù Bambino e Angeli” viene realizzato intorno al 1660 da un pittore lombardo e originariamente ubicato in una sorta di nicchia nella parete di sinistra. Le opere non sono oggi visibili per-chè, vista anche la neces-sità di completare i lavori

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Paolo Camillo Landriani detto il “Duchino”Paolo Camillo Landriani, detto il “Duchino”, sembrerebbe essere nato in Valtellina intorno al 1562. Sarebbe stato allievo di Ottavio Semino insieme al quale fu affiliato all’Accademia della Val di Blenio presieduta dal Lomazzo. Realizzò alcune opere per la chiesa di S. Eustorgio e per la chiesa di S. Maria della Passione di Milano. Dal 1602 al 1604 fu pagato dalla Fabbrica del Duomo di Milano per sette quadroni con episodi della vita del beato Carlo, due dei quali realizzati in collabo-razione con il Morazzone. Successivamente orientò il suo interesse verso il linguaggio di Camillo Procaccini, come testimoniato dal ciclo della cappella Bollini in S. Gaudenzio a Novara. Nel 1610 eseguì sei quadroni per il ciclo dei Miracoli di S. Carlo per il Duomo di Milano (di cui uno è perduto). Lavorò alla Corte Ducale di Milano e per la Municipalità Milanese con una tela per la cappella del Tribunale di Provvisione (Milano, Civiche Raccolte). Morì a Milano nel 1618.

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■ Affresco sopra l’altare - particolare. Rif. 7

“S. Antonio di Padova con Gesù Bambino e Angeli”Il Santo regge tra le braccia Gesù Bambino (ricordo di una visione del Santo) che viene raffigurato in piedi, su un tavolo coperto da un drappo, mentre appoggia un piede su un libro aperto (Testi Sacri) attributo iconografico del Santo fin dai tempi più antichi. In primo piano vi sono tre cherubini di cui il primo a sinistra regge una frusta probabile allusione alla mortificazione corporale o al sacramento della Penitenza e gli altri due, sulla destra, sorreggono altri simboli: un cesto, dei gigli, delle rose. Nell’angolo in basso a destra si nota uno stemma attribuibile al probabile committente del-l’opera. L’ambiente è completato da al-cune colonne che si intravedono parzialmente a sinistra e da un pesante drappo color terra sulla destra. La sua collocazione storica va posta intorno al 1660 e ciò per il fatto che, mentre nella relazione

■ “Sant’Antonio di Padova con Gesù Bambino e Angeli”. Rif. 14

della visita pastorale del 2 dicem-bre 1632, condotta dal Prevosto di Bollate, nella descrizione dei quadri dell’oratorio non esiste alcun cenno su quest’opera, suc-cessivamente, nel verbale del 5 marzo 1697 relativo alla conse-gna dell’oratorio da parte del Consorzio della Misericordia al nuovo Cappellano già si accenna all’esistenza di questo dipinto.

di restauro del Gesiö, sono state spostate per essere conservate adeguatamente presso l’Azienda dei Servizi alla Persona “Golgi-Redael-li”, ex II.PP.A.B. Modifiche e abbellimenti sono attuati in seguito, probabilmente all’inizio del XVIII secolo, epoca a cui sembra risalire l’affresco raffigurante angeli musicanti situato sulla volta soprastante l’altare. Il 25 luglio 1853, l’Amministra-zione del Luogo Pio Elemo-siniero della Misericordia di Milano, trasporta i resti del Benefattore in questa chie-sa, facendoli murare nella controfacciata dell’oratorio e ponendovi una piccola lapide, a perenne ricordo di

questo avvenimento.Il Gesiö viene acquisito l’11 giugno 1992 dall’Am-ministrazione Comunale che lo acquista, insieme ad altre aree, dalle II.PP.A.B. ex E.C.A. (Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza ex Ente comunale di assi-stenza). Gli arredi sacri ed i dipinti contenuti nell’im-mobile rimangono invece di proprietà delle II.PP.A.B. Attualmente il Gesiö è al centro di un progetto di sal-vaguardia e ristrutturazione del complesso storico teso a restituirlo alla cittadinanza quale importante punto di aggregazione culturale.

(Fonti : 2; 10; 23; 30; 42; 43; 44; 45)

Parco Marco BrascaProspiciente il Municipio

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Con una cerimonia ufficiale, il primo maggio 1996 è stato intitolato a Marco Brasca, figura emblematica dell’an-tifascismo e della politica na-vatese, il parco prospiciente il Municipio.Trova giusta collocazione, al suo interno, il “Monumento ai Caduti Novatesi della Resi-stenza” dell’architetto Loren-zo Noè (1995), in memoria di Mario Brasca, Achille Con-coni, Angelo Scorti, Primo Angelo Targato e Riccardo Tonolli.Marco Brasca nasce a Novate il 16 ottobre 1908. Iscritto

■ Monumento ai Caduti Novatesi della Resistenza. Rif. 7

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Mario Brasca “Romeo”Nato il 17 febbraio 1925, cade a Miazzina il 24 agosto 1944 . Rif. 4

Achille ConconiNato il 29 dicembre 1923, cade a Varese Ligure il 20 gennaio 1945. Rif. 4

Angelo ScortiNato a Novate il 28 ottobre 1921, artiere, cade a Cefalonia nel 1943. Rif. 5

Primo Angelo Targato “Rapido”Nato il 1 luglio 1923, cade a Cividale del Friuli il 12 febbraio 1945. Rif. 4

Riccardo Tonolli “Lillo”Nato il 21 febbraio 1923, cade a Verbania il 4 agosto del 1944. Rif. 4

alla Gioventù Comunista nel 1924 appena diciannovenne viene rinchiuso, condannato dal Fascismo, nel peniten-ziario di Alghero. Durante la detenzione prosegue lo studio dell’economia, della storia, della filosofia e della

politica, come testimoniano i “quaderni del carcere di Alghero”. Tornato dal carce-re alla fine del 1931, viene successivamente mandato al domicilio coatto a Ferran-dina, in Basilicata, dal 1934 al 1936. Scontata la pena deve

I Novatesi caduti per la Libertà

■ Marco Brasca. Rif. 4

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emigrare in Francia, dove partecipa alla Resistenza a fianco dei partigiani transal-pini. Arrestato dalla Gestapo, subisce per alcuni mesi inau-dite torture. Successivamente, dal car-cere viene inviato al campo di concentramento di Mau-thausen, dove resta fino alla fine della guerra.Tornato a Novate, viene elet-to in Consiglio Comunale per diverse legislature. Cittadino benemerito della Provincia di Milano (1976), nel 1985 gli viene conferita dall’Am-ministrazione Comunale una medaglia d’oro, quale riconoscimento al suo im-pegno democratico di tutta una vita. Viene purtroppo a mancare a Cambiasca (VB) il 7 dicembre 1990.Con una cerimonia ufficia-le nella Sala Consiliare del Municipio di Novate il 15 febbraio 1992 gli viene de-

dicata la bandiera tricolore dei partigiani novatesi e la sede locale dell’Associa-zione Nazionale Partigiani d’Italia.In una lunga intervista rea-lizzata agli inizi degli anni Ottanta e custodita presso la Sezione di Storia Locale della Biblioteca di Novate Milane-se, Marco Brasca racconta la propria vita con gravità e di-gnità insieme, affiancando ai ricordi familiari il resoconto delle durissime sofferenze subite. La lettura di questa testimonianza, cui invitia-mo tutti, potrà trasmettere, anche a chi non lo abbia co-nosciuto personalmente, il grande valore morale di que-sto nostro concittadino.

“Il rispetto, la considerazione, la stima che egli godeva tra la gente, gli amici, i compagni, gli avversari politici era così grande che, fino all’ultimo, quando pren-

Mario Brasca “Romeo”Nato il 17 febbraio 1925, cade a Miazzina il 24 agosto 1944 . Rif. 4

Achille ConconiNato il 29 dicembre 1923, cade a Varese Ligure il 20 gennaio 1945. Rif. 4

Angelo ScortiNato a Novate il 28 ottobre 1921, artiere, cade a Cefalonia nel 1943. Rif. 5

Primo Angelo Targato “Rapido”Nato il 1 luglio 1923, cade a Cividale del Friuli il 12 febbraio 1945. Rif. 4

Riccardo Tonolli “Lillo”Nato il 21 febbraio 1923, cade a Verbania il 4 agosto del 1944. Rif. 4

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deva la parola, tutti prestavano attenzione alle parole che sape-vano esprimere con chiarezza e semplicità le sue posizioni”.

[Il sindaco di Novate Milanese

Mauro De Rosa Informazioni Municipali

Mar-Apr. 91]

“La sua modestia resta una lezione di etica di comporta-menti, un maestro di vita di cui avremmo ancora bisogno”.

[Achille Giandrini -Informazioni Municipali

Nov-Dic.91]

“Brasca e i suoi compagni sono stati catturati a cau-sa del tradimento di uno di loro, che era anche agente del nemico[...]Malgrado le torture subite, essi non parlarono e l’ap-parato per questo genere di azio-ni ha potuto essere rapidamente ricostituito. Brasca è un resistente autentico, arrestato, torturato e deportato come tale”.

[Jean Chaumeil - liquidatore nazionale dei Movimenti della

Resistenza e dei Franchi Tiratori e Partigiani Francesi - Informazioni

Municipali Mar-Apr. 91](Fonti : 21; 23; 31; 38; 56; 61)

Il MunicipioVia Vittorio Veneto, 18

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Centro decisionale dell’attività amministrativa, il nuovo Mu-nicipio ospita gran parte degli uffici pubblici ed anche alcune opere artistiche di valore.

Una cartolina del 1941 ritrae l’antica sede del Comune, all’epoca collocato in una villa ancora riconoscibile in via Diaz, mentre l’edificio co-

■ Municipio - sede attuale. Rif. 5

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munale odierno sorge in via Vittorio Veneto, nello stesso luogo dove si ergeva la sede precedente. La costruzione della struttura ha inizio nei primi mesi del 1976 ed il nuovo Municipio viene inaugurato nel 1978. Anche l’antico stemma che campeggiava sul vecchio edifi-cio è stato sostituito dal nuovo, la cui storia merita sicuramente un accenno.

■ Municipio - antica sede in via Diaz (1941). Rif. 6

■ Antico stemma comunale sul vec-chio Municipio (a sinistra, Rif. 4) e stemma attuale (a destra, Rif 5)

■ Municipio - sede precedente (fino alla fine degli anni Settanta). Rif. 4

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Lo stemmaIl Comune di Novate Milanese non ha uno stemma fino agli inizi degli anni Trenta. Il primo stemma, approvato nel 1933, viene proposto dal cavalier Francesco Forte dell’Archivio di Stato di Milano. Nel corso delle ricerche per la preparazione del libro “Storia di No-vate Milanese” del dottor Lorenzo Caratti di Valfrei, emerge però che l’emblema era stato frutto di un errore araldico: gli elementi a suo tempo rintracciati ed inseriti nello stemma non appartenevano alla famiglia Manriquez, già feudataria di Novate, bensì alla famiglia spagnola dei Mendozza, che non ebbe mai alcun rapporto con la storia di Novate.Sempre durante queste ricerche viene individuato lo stemma di un’antichissima famiglia denominata “Da Novate” dal quale si ritiene più fondato tragga origine l’emblema del nostro Comune.Nel 1984 Novate ha quindi il nuovo stemma che dal gennaio del 2004 si arricchisce degli ornamenti esterni della Città.

All’interno della Sala Consi-glio si può visitare, su appun-tamento, l’opera realizzata dallo scultore Cancellieri e donata all’Amministrazione Comunale dalla dottoressa Emma Cantoni, mentre è posto all’interno della Sala Giunta il quadro “Vecchia Novate in Tuta Blu” (▲) del pittore locale Roberto Ghi-sellini. Menzione speciale della Giuria nella Sezione

Pittura Adulti della secon-da edizione del concorso “Espressioni Artistiche No-vatesi” (1989), quest’opera testimonia un’epoca carat-terizzata dalla presenza di numerose grandi industrie a Novate, oggi quasi comple-tamente scomparse.Collocate sullo stesso piano anche alcune incisioni di Virginio Silva - riprodotte in numerose pubblicazioni

■ “Vecchia Novate in Tuta Blu”. Rif. 5

Roberto GhiselliniNato a Novate Milanese nel 1950, Roberto Ghisellini ha studiato a Milano, all’Istituto d’Arte Appli-cata del Castello Sforzesco. Ha esposto in diverse città, fra cui Treviso, Milano, Montepiano, Erba, Santhià e Cermenate in mostre personali e collettive, ottenendo premi e riconosci-menti di rilievo. Il quadro esposto in Municipio è emblematico della sua opera che trae ispirazione dalla realtà circostante e dagli eventi della quotidianità.

68 69- grazie alle quali si può ammirare una Novate antica che non esiste più. Il Municipio ospita altre due importanti opere d’arte il trittico “La Pace” (▲) di Pa-dre Ambrogio Fumagalli

posto nella Sala Consiliare al primo piano e il quadro “Ciclamini” (▲), di Giovanni Testori, collocato nell’omo-nima Sala Teatro al piano interrato.

(Fonti: 16; 18; 23; 59; 61)

Virginio SilvaNato a Novate il 30 gennaio 1911, ha realizzato numerose opere esposte non solo a Novate ma anche a Bognanco, a Milano ed in Liguria. Combattente in Russia, ha ap-puntato con la sua matita schizzi e ricordi degli avvenimenti allora vissuti, poi tradotti in quadri pieni di colore e di vita, di cui è ancora presente qualche esem-plare. È mancato a Novate, dove ha sem-pre abitato, il 13 dicembre 1987.La sua produzione più conosciuta è una pregevole serie di incisioni in cui ha riprodotto gli angoli più caratteristici del paese, in gran parte oggi scomparsi.

■ Ponte Tresa. Rif. 2

Grande dipinto di Padre Ambrogio Fumagalli realiz-zato su tre distinti pannelli delle dimensioni totali di m. 10 x 2,20 accostati tra di loro e collocati stabil-mente all’interno della Sala Consiliare al primo piano del Municipio di Novate Milanese.L’opera è commissionata

dall’Amministrazione Co-munale in occasione del quarantesimo anniversa-rio della Liberazione con l’intenzione, in un primo momento, di rappresentare il tema della Libertà. I boz-zetti presentati non trovano però il consenso unanime del Consiglio Comunale e lo stesso approfondimento

Il trittico “La Pace”Municipio

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critico sollecitato da Padre Fumagalli porta ad ulte-riori riflessioni; si opta così per la Pace, senza la quale, peraltro, non può esservi neppure libertà né possi-bilità di sviluppo.Al termine di due incontri pubblici e di un dibatti-to molto vivace, la lettura della poesia “Ho dipinto la pace” della dodicenne israe-liana Tali Sorex costituisce l’elemento sul quale Padre Ambrogio Fumagalli espri-merà la propria creatività per comunicare ai novatesi il senso di questa condizio-ne da sempre auspicata, ma purtroppo mai completa-mente raggiunta.Per riuscire a terminare il lavoro entro il 1985 l’autore si mette subito all’opera nel suo studio presso il mona-stero olivetano di Santa Francesca Romana, al Foro Romano, senza concedersi durante l’estate nemme-no un giorno di vacanza ed il dipinto è finalmente

inaugurato il 15 dicembre 1985 con la presentazione di Giovanni Testori.Nel primo quadro, a sini-stra, tra incastri geometri-ci, simbolo di un mondo lacerato da guerre, appare il volto sofferente di Cristo, morto ma risorto e dun-que preannuncio di pace. La sfera bianca è il nostro pianeta, devastato da una guerra nucleare.Nel secondo quadro, al cen-tro, grandi albatros, volan-do contro vento, planano verso la terra glaciale e arida che, riacquistando i suoi colori, torna a rinascere.Nel terzo quadro, sulla de-stra, l’umanità riconciliata è rappresentata da un festoso girotondo di bimbi “dona-telliani” di tutte le razze che danzano davanti ad un aggrovigliato paesag-gio metropolitano, fitto di ciminiere, grattacieli, torri e animato dalle strutture architettoniche della chiesa della Resurrezione di Mi-

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▲ Il trittico “La Pace”. Rif. 7

Ho dipinto la pace

Avevo una scatola di colori,brillanti, decisi e vivi.Avevo una scatola di colori,alcuni caldi,altri molto freddi.Non avevo il rossoper il sangue dei feriti,non avevo il neroper il pianto degli orfani,non avevo il biancoper il volto dei morti,non avevo il gialloper le sabbie ardenti.Ma avevo l’arancioper la gioia della vita,e il verdeper i germogli e i nidi,e il celesteper i chiari cieli splendenti,e il rosaper il sogno e il riposo.Mi sono sedutaE ho dipinto la pace.Tali Sorex

lano - Vialba (che accoglie uno dei cicli più vasti di vetrate di Padre Ambrogio Fumagalli).

“Con la Pace tutto si ricom-pone, si rinsalda, la vita diventa

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danza e armonia nell’essere, creatività e rigenerazione. Allora potremmo gustare la natura fresca e rosata dei nostri bambini e sederci con loro a dipingere la PACE con colori nuovi.”

[Padre Ambrogio Fumagalli]

Giudizi favorevoli sul trittico sono espressi da numerosi esperti; significativo quello del critico Giovanni Testori che partecipa con un pro-prio intervento all’inaugu-razione.

“Questo bellissimo dipinto, quasi un affresco, riprende la tradizione della grande pittura fondata sui simboli, sulle imma-gini emblematiche della civiltà e della religione, immagini che qui si uniscono con una tensione abbastanza unica, così come si uniscono e si risolvono le tensio-ni di tutto il cammino artistico di Ambrogio e di gran parte della pittura moderna”

[Giovanni Testori]

(Fonti : 7; 23; 27; 33; 54)

“Intorno a Novate”Chiesa della ResurrezioneMilano-Vialba Via Longarone, 5

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Merita sicuramente una visi-ta la chiesa della Resurrezio-ne, il cui profilo ci è familiare in quanto inserito nel pae-saggio metropolitano che fa da sfondo al girotondo di bambini nell’ultimo quadro del trittico “La Pace”, colloca-to nel Municipio novatese.È Padre Ambrogio Fumagalli,

infatti, autore del trittico, uno degli artisti maggior-mente coinvolti nella rea-lizzazione della chiesa: sue sono le vetrate intense e cariche di luce, protagoniste del progetto d’avanguardia che ha dato vita ad un “ca-polavoro di architettura e di colore” come fu definita la

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“Ciclamini”Municipio

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■ “Ciclamini”. Rif. 5

Il quadro (▲), collocato in sala teatro è stato acqui-stato dall’Amministrazione Comunale e presentato alla cittadinanza il 12 maggio 2000. Rappresenta un esem-pio della multiforme arte di Giovanni Testori. L’opera ritrae un mazzo di “pampurzini” (ciclamini), soggetto molto amato dal-l’autore.

Ecco le rosette, i cucù, i nontiscor-dardeme. Ecco i pampurzini che te piasèvano tanto e che andavi a cattare in su del Zan Primo...

[da l’Ambleto, 1972]

Lo stesso tema è infatti rap-presentato in una serie di otto piccoli quadri dipinti nel 1971, già esposti presso Villa Testori nel corso della mostra “Il ritorno a casa” del

2003. Queste tele segnaro-no il passaggio dell’artista dall’olio all’acrilico e, soprat-tutto, la fine di un periodo di depressione durato molti mesi.

(Fonti: 4; 5; 23; 46; 62)

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■ Chiesa della Resurrezione. Rif. 15

chiesa dal settimanale Epoca dopo la sua apertura al culto nel 1967. Ai confini di Nova-te Milanese, al vertice del grande viale che fa da spina dorsale del quartiere Quarto Oggiaro, la chiesa emerge come una presenza inso-lita. La sua forma richiama quella delle barche sul lago di Tiberiade. È composta da una parte bassa, quasi buia, a forma di auditorium a se-micerchio e da una parte alta, molto luminosa, sull’altare, a richiamare la Resurrezione; l’architetto Benvenuto Villa ha inteso rendere in questo modo l’idea centrale del pas-saggio dall’oscurità alla luce, dalla vita alla morte. Padre Ambrogio Fumagalli ha ri-preso e completato questa immagine con le sue splendi-de vetrate portate a termine tra il 1965 e il 1967. Sono stati realizzati dall’artista anche, il “Volto di Cristo” - simile a quello che appare nel primo quadro del trittico “La Pace” - per la sacrestia e, dipinta nel 1987, la tela “Cristo risorto appare alla Madonna”. Oltre alle opere di Padre Am-brogio Fumagalli, la chiesa ospita numerose altre inte-ressanti realizzazioni arti-stiche tra cui la “Madonna col Bambino” - pala d’altare tardocinquecentesca del pa-vese Tassinari - l’altare e il battistero dell’architetto Ma-riarosa Zibetti Ribaldone, il crocifisso in legno di Romano

Rui, la “Pietà” in marmo di Vi-cenza e la “Via Crucis” in cotto di Mario Rudelli, la ceramiche per il leggio ed il tabernacolo di Albino Reggiori.

(Fonti: 7; 25; 26)

■ “Cristo risorto appare alla Ma-donna”. Rif. 15

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Giovanni TestoriGiovanni Testori è stato uno dei protagonisti della cultura italiana, non solo lettera-ria, della seconda metà del Novecento, che ha saputo leggere la realtà non da in-tellettuale, ma da “uomo”. Infatti tutta la sua opera cer-ca di indagare e capire la vita, nei suoi drammi, nelle sue disperazioni, nelle sue necessità.Una sua affermazione può essere letta anche come un testamento morale. Infatti Testori scrive: “La vita è una: questa. E non mi sento di ridurla a un progressivo e pro-gressistico strangolamento di quell’inevitabile verità per cui fin qui ho accettato d’acco-gliere e percorrere niente più e niente meno che la vita”.Così la grandezza della figu-ra di questo lombardo che guarda a Manzoni, a Parini e a Gadda e ne reinventa sulla sua pelle la lezione lettera-ria e umana sta nel cercare continuamente la “voce” per dare espressione e verità a questa vita che pulsa nei suoi libri. Così Testori è narratore, è poeta, è scrittore di teatro, è critico d’arte, è pittore: con tutti gli strumenti di queste arti riconduce alla lezione umana che più gli sta a cuore.Vive da isolato; spesso le sue

■ Giovanni Testori. Rif. 16

posizioni radicali a livello ci-vile e religioso vanno contro-corrente: è come un “profeta” che grida, senza mai placare la sua necessità di verità, nel deserto metropolitano. Il suo è un inarrestabile “me-moriale” al servizio di chi non ha voce, dei dimenticati, degli “irreparabili” che di-ventano i suoi “personaggi”, coloro che rappresentano, totalmente e senza falsità, quella “vita” che ha sempre, non solo guardato, ma vo-luto interpretare in prima persona. La sua contempo-raneità sta nell’aver dato voce agli ultimi, nell’aver raccolto la loro testimonian-za come propria esperienza, spesso incomunicabile, ma resa come parola, borbottio, lingua della coscienza som-mersa nelle sue opere. Sta in quel “coro degli irrepa-rabili” che dal dio di Roserio in

I Personaggi

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Note biografiche• 12 maggio 1923 - Nasce a Novate Milanese. Il padre è di Sormano, la madre di Lasnigo; a Novate il padre dirige una filanda.• 1947 - Si laurea in Lettere all’Università Cattolica di Milano, con una tesi sull’estetica nell’arte moderna. La tesi gli viene contestata. Lui prima pensa di cambiare Università, poi accetta di purgare le pagine giudicate scandalose.• 1948 - Esordio ufficiale come scrittore teatrale: Franca Valeri interpreta la sua Caterina di Dio al Teatro della Basilica di Milano.• 1951 - Conosce Roberto Longhi, il massimo critico d’arte italiano. Diventerà il suo vero maestro. Nel 1952 Longhi pubblica sull’impor-tante rivista “Paragone” un saggio di Testori su Francesco del Cairo, pittore lombardo del Seicento. Il metodo critico appassionato di Testori fa subito discutere.• 1954 - Pubblica il racconto lungo Il dio di Roserio nei Gettoni di Einaudi, collana diretta da Elio Vittorini.• 1958 - Esce Il ponte della Ghisolfa, primo suo grande successo in letteratura. Da alcuni racconti Visconti, nel 1960, trae il soggetto di Rocco e i suoi fratelli.• 1960/61 - Il suo nuovo spettacolo, L’Arialda, messo in scena da Luchino Visconti, viene fermato dalla censura; verrà assolto tre anni dopo nel successivo processo per oltraggio al pudore. Sempre nel 1961 pubblica Il fabbricone, ultimo atto della serie dei Segreti di Milano.• 1972 - Pubblica L’Ambleto, primo testo della Trilogia degli Scarrozzanti che inaugura il suo sodalizio con uno dei più grandi attori italiani, Franco Parenti. Il 16 gennaio 1973 L’Ambleto viene presentato in un nuovo teatro milanese, il Salone Pier Lombardo, fondato da Testori, Parenti e dalla regista Andrée Ruth Shammah.• 1975 - Inizia la collaborazione al “Corriere della Sera”, come elzeviri-sta per la terza pagina e tre anni dopo, il direttore, Franco di Bella, lo chiama a intervenire sulla prima pagina. Successivamente gli viene affidata anche la responsabilità della pagina d’arte del quotidiano. Sempre nel 1978 nasce il settimanale “Il Sabato”, con il quale Testori inizia una collaborazione che si intensificherà negli anni successivi. Nel 1982 raccoglierà gli articoli comparsi sulle due testate con il titolo di La maestà della vita.• 1979 - La Compagnia del Teatro dell’Arca di Forlì porta in scena Interrogatorio a Maria. Lo spettacolo ha un grandissimo successo e raggiunge nella tournée il record di mezzo milione di spettatori.• 1980 - Cura una nuova collana per Rizzoli, “I Libri della Speranza”.• 1983 - Scrive Post-Hamlet, che viene portato in scena da Emanuele Banterle al Teatro di Porta Romana a Milano. Costituisce una nuova compagnia: il Teatro degli Incamminati con lo stesso Banterle.• 1985 - Pubblica Confiteor, che viene messo in scena l’anno successivo da Franco Branciaroli. La collaborazione con questo grande attore segna l’ultima stagione creativa di Testori.• 1990 - Primi segni della malattia e primo ricovero in ospedale.• 1993 - Giovanni Testori muore il 16 marzo. Esce in un volume la lunga intervista che nel corso degli ultimi mesi ha rilasciato a Luca Doninelli.

La passeggiata nei luoghi della Novate “testoriana” si snoda attraverso i seguenti punti d’interesse:

1. La Stazione.6. Chiesa S. Carlo Borromeo.13. Villa Testori.19. Municipio Sala Teatro Giovanni Testori: “Ciclamini”.

Il “PERCORSO TESTORI”poi ha costruito una sorta di famiglia in cui Testori si era riconosciuto totalmente. Questa è la sua “prova di verità”, quella che designa ancora oggi l’attualità della lezione testoriana. È una “prova” continuamen-te ricercata nella pittura che ha amato, nelle periferie milanesi che ha descritto, negli “irreparabili” che sono diventati la luce del suo tea-tro, nelle vicende che ha raccontato, per tanti anni, in prima pagina sul “Corriere della Sera”. Il senso, Testori stesso lo ri-trova leggendo l’opera di un grande pittore, Cézanne. Infatti per lui questa “prova di verità” è anche il solo luo-go deputato a sostenere la

grande partita della verità: che è, insomma, “il coagulo di tutti i sentimenti, di tutte le azioni e di tutte le meditazioni dell’uomo”.

[Tratto da: “Dedicato a Testori” di Fulvio Panzeri -

Novate Milanese, 1998]

(Fonti: 37; 53)

Padre Ambrogio Fumagalli (Cambiago 1915 - Bolsena 1998), trascorre la sua infanzia a Novate prima di intrapren-dere gli studi religiosi. Monaco benedettino olivetano, nelle diverse stagioni del suo per-corso artistico attraversa gran parte del ventesimo secolo in-terpretandone con originalità le molteplici e più significative espressioni formali.Autodidatta, ma dotato di notevole facilità di appren-dimento, negli anni trascorsi a Monte Oliveto Maggiore (Siena) di fronte agli affreschi

Padre Ambrogio Fumagalli

■ Padre Ambrogio Fumagalli. Rif. 17

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del Signorelli e del Sodoma ed ai tanti capolavori che arric-chiscono la celebre abbazia, si esercita ad assimilare ed a sperimentare i diversi lin-guaggi artistici affinando le proprie naturali capacità e, nello stesso tempo, completa gli studi teologici per rice-vere, nel 1940, l’ordinazione sacerdotale. Nel 1941, nello studio bolognese di Giorgio Morandi impara a cogliere l’essenzialità delle immagini e dei volumi per immergerli, con il colore-luce, in uno spa-zio interiorizzato.Nel 1947, mentre risiede nel monastero di S. Salvatore Monferrato (Alessandria) in-contra Carlo Carrà e perfe-ziona, con il suo magistero, equilibrio formale, geometria poetica e rigore compositivo. Nel 1953, si reca a Londra nel monastero olivetano “Christ

The King” studia Henry Moore e conosce Francis Bacon e Graham Sutherland dai quali trae spunti per numerosi e incisivi disegni: vive medita-zioni sul senso della doloro-sa e agonizzante solitudine umana. Si avvicina, poi, al cubismo statico iniziando a comporre i piani alla maniera di Picasso. Tornato in Italia per stabilirsi a Roma, nel monastero di S. Francesca Romana dove rimane fino al 1987, lenta-mente abbandona il linguag-gio cubista per rivisitare, con cromatiche partiture moran-diane, il lirismo della Scuola Romana e per passare, poi, all’astrattismo.Dagli inizi degli anni Sessanta, grazie all’incontro con l’archi-tetto Luigi Moretti, progetti-sta, tra l’altro, del complesso residenziale “Watergate” di

Note biografiche• 6 agosto 1915 - Nasce a Cambiago (Milano) da una famiglia contadina. Sul finire della Prima Guerra Mondiale si trasferisce a Novate Milanese, dove il padre trova occupazione come sacrestano.• 1929 - Entra in collegio presso i Padri Benedettini di Monte Oliveto Maggiore.• 1940 - Viene ordinato sacerdote. Studia disegno a Firenze.• 1945 - Seregno: prima mostra. Successivamente dal 1946 al 1971 tiene mostre in tutta Italia e all’estero: Bologna, Roma, Teramo, Milano, Cortina, Firenze, Positano, Bergamo, Londra e New York. Nel frattempo, oltre ai quadri di cavalletto, esegue mosaici e vetrate per chiese: chiesa della Resurrezione (Milano-Vialba), Cambiago (Milano), S. Antonino al Ticino (Varese), Castelverde (Roma), Siena, Pescara, Seregno (Milano), S. Giorgio su Legnano (Milano), Cerro Maggiore (Milano).• 1985 - Novate Milanese: trittico “La Pace” e “Monumento ai Caduti”.• 1991 - Novate Milanese: la “Crocifissione” e la “Resurrezione” nella chiesa SS. Gervaso e Protaso.• 1998 - Bolsena (Viterbo): muore l’8 maggio e riposa nel cimitero locale.

Washington e pioniere con la rivista Spazio di una rinnovata cultura figurativa, dipinge tele cosmologiche e informali con la stesura dei colori su piani bidimensionali. Tale fase evolutiva si concre-tizza nella mostra presso il Centro Culturale S. Fedele di Milano (1961) dove Padre Ambrogio Fumagalli offre le premesse per una pittura simbolico-cristiana. La spe-rimentazione del linguaggio astratto continua per alcuni anni con dipinti carichi di sim-bolico lirismo cristiano e con tematiche intrise di intensa emotività - come Pianure, Cit-tà, Rondini sulla città - e trova la propria definizione prima con le opere realizzate per commentare il Diario di Gusen di Aldo Carpi sugli orrori dei campi nazisti di sterminio e poi con i dipinti dedicati all’an-tica civiltà dei Camuni.Dal 1987 al 1998, anno della sua morte, vive a Bolsena (Vi-terbo), antica e piccola città sulle rive dell’omonimo lago che, con i suoi trasparenti colori e con le vaporose atmo-sfere, gli ispira tele dal tocco

La visita alla scoperta delle opere dell’artista si articola nel seguente itinerario:

2. Chiesa Sacra Famiglia: bozzetto del “Volto di Cristo” attualmente posto sulla cappella del Cimitero Monumentale di Novate.4. Area verde antistante il Municipio: “Monumento ai Caduti”9. Chiesa SS. Gervaso e Protaso: la “Crocifissione” e la “Resurrezione”.11. Villa Venino: esposizione permanente presso la sala studio Padre Ambrogio Fumagalli.19. Municipio - Sala Consiliare: trittico “La Pace”.20. Intorno a Novate Milano-Vialba: chiesa della Resurrezione: le vetrate.

Il “PERCORSO FUMAGALLI”

alquanto sognante e decisa-mente impressionistico.

[dalla sezione su Padre Ambrogio Fumagalli del

sito del Comune di Novate Milanese]

(Fonti: 23; 54)

Vincenzo TorrianiNasce a Novate Milanese il 17 settembre 1918 nella casa di famiglia sita in via Repubblica 68, nel cortile “dell’ouliè” chiamato così perché il nonno e poi il padre di Vincenzo Torriani, possie-

dedono un piccolo frantoio dove si esegue la macinazio-ne delle olive producendone un ottimo olio che poi com-mercializzano alla clientela. Vincenzo Torriani ha il dono dell’invenzione e dell’orga-

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nizzazione, tanto è vero che giovanissimo organizza un torneo di calcio tra gli stu-denti dell’Istituto S. Carlo di Milano che lui frequenta. Durante la guerra, rifugiatosi in Svizzera, organizzò un torneo di calcio tra i nostri connazionali profughi in ter-ra elvetica. Nel 1945, dopo la notte oscura della guerra,

Note biografiche• 17 settembre 1918 - Nasce a Novate Milanese.• A quattordici anni organizza un torneo di calcio fra gli studenti dell’Istituto S. Carlo di Milano da lui frequentato.• 1943 - È costretto a fuggire in Svizzera.• 1943/45 - Allestisce nei campi di raccolta sparsi in tutto il territorio svizzero (ne visita centinaia) una notevole rete di assistenza. No-nostante i gravi rischi, fa entrare e uscire dalla Svizzera e circolare in territorio elvetico moltissime persone. Opera anche in collega-mento con don Gnocchi e con personaggi legati al CLN Alta Italia e ai Servizi anglo-americani.• Al rientro in Italia fonda l’U.S. Novatese e organizza la corsa ciclistica per dilettanti denominata “Prima Coppa di Novate”. Si adopera poi per la costituzione di diverse importanti realtà associative novatesi tra cui il Club Alpino e il Corpo Musicale Santa Cecilia.• 1946 Comincia a collaborare con Armando Cougnet all’organizza-zione del Giro d’Italia, della Milano-Sanremo, del Giro di Lombardia e delle altre competizioni organizzate dalla Gazzetta dello Sport.• 1949 Viene nominato direttore unico del Giro d’Italia. Gli succederà Carmine Castellano nel 1993. Sono guidate da lui le edizioni degli epici duelli tra Coppi e Bartali e tra Moser e Saronni.• 25 maggio 1973 - In occasione del transito a Novate della tappa del Giro d’Italia Milano-Bergamo, i concittadini gli consegnano una medaglia d’oro a riconoscimento dei suoi meriti sportivi. Ulteriori importanti riconoscimenti nazionali ed internazionali gli vengono attribuiti per la sua incisiva attività e personalità; tra gli altri la me-daglia d’oro della benemerenza della Città di Milano, la nomina a Gran Ufficiale per aver portato in tempi difficili il Giro in Slovenia ed il titolo di Gran Croce al merito della Repubblica, consegnatogli da Sandro Pertini. Il 22 dicembre 1986, gli viene conferita anche la medaglia d’oro per aver contribuito a tenere alto, con il lavoro, il nome della Provincia di Milano.• 1996 - Viene a mancare nel pomeriggio del 24 aprile. La sua salma è ora a Novate, accanto a quella della moglie Elena, nella tomba di famiglia.

■ Vincenzo Torriani. Rif. 18

In sua memoria• 19 ottobre 1996 - Inaugurato il monumento a lui dedicato nella piazza del santuario intitolato alla Madonna del Ghisallo. Sul bronzo del monumento è incisa una dedica dettata da Sergio Zavoli, il noto giornalista Rai, suo fraterno amico.

• 24 aprile 1997 - Gli viene dedicata la piazza posta nel punto di arrivo del celebre “Muro di Sormano”, la famosa salita “scoperta” nel 1960 e che per anni, per suo volere, caratterizzò il Giro di Lombardia. La piazza ospita un cippo posto dalle associazioni sormanesi: sul “masso”, scelto dagli Alpini, sono posti una targa ed un bassorilievo in bronzo di Torriani realizzati dalla ditta Ottolina e dalla Fonderia Cubro di Novate.

• A lui sono intitolati il nuovo campo sportivo di Novate Milanese e la via adiacente.

• Dal 1995 è stata assegnata a Novate la partenza della Milano-Torino. Grazie all’interessamento di un Comitato Cittadino con l’adesione dell’Amministrazione Comunale, la collaborazione della Parrocchia, dei gruppi sportivi Osal e Osmi, della direzione del Cinema Nuovo e degli Amici del Circolino è stato infatti raggiunto un accordo con la Gazzetta dello Sport. Viene così rievocata ogni anno la partenza dell’edizione del 1989, la prima da Novate Milanese, voluta dallo stesso Vincenzo Torriani.

Vincenzo Torriani rientra in Italia. Fonda l’U.S. Novatese e or-ganizza la corsa ciclistica per dilettanti denominata “Prima Coppa di Novate” che vede vittorioso Valeriano Zanazzi, il quale in seguito, con il fratello Renzo, passa professionista nella gloriosa squadra “Legnano”, capita-nata da Gino Bartali.Poi, nel 1946, la grande svol-ta Vincenzo Torriani viene chiamato a collaborare con Armando Cougnet all’orga-nizzazione del Giro d’Italia e, in seguito, nominato Di-rettore Organizzativo della Gazzetta e quindi “Patron del Giro” fino al 1992.

Vincenzo Torriani è un uomo di grandi ideali, un organiz-zatore capace e innovativo, con grande serenità di spiri-to e con grande e forte cari-ca umana, certamente uno sportivo autentico e sensibi-le alle opere di bene.

[Pietro Castelli e Aleardo Faroldi - Informazioni

Municipali - Maggio/Giugno 1996]

(Fonti: 23; 36; 38)

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Apprezzato scultore - secondo la tesi più accreditata - si presu-me sia nato intorno al 1510. A lui sono attribuite le statue della “Fama” e della “Vittoria” che ornano il mausoleo di Gian Galeazzo Visconti (ca.1560) presso la Certosa di Pavia. Sono ritenute di sua produ-zione anche la statua comme-morativa del nobile genovese

Cattaneo Pinelli (1555) collo-cata nell’atrio di Palazzo Tursi (sede del Comune di Genova) e le sculture della tomba del nobiluomo Ceva Doria (1574) posta nella chiesa di S. Maria della Cella (Genova-Sampier-darena). A lui è intitolata una via della nostra città.

(Fonti: 10; 11; 23)

Bernardino da Novate

Fra i più abili ingegneri idraulici del Quattrocento, ha realiz-zato importantissime opere fluviali nel Nord-Italia.Il duca di Milano Filippo Maria Visconti lo incarica di presie-dere la commissione tecnica per la realizzazione di una fitta rete di canali navigabili che colleghino tra loro il Po, il Ticino e l’Adda.Con la morte di Filippo Maria (1447), tramontata la signoria viscontea, la sua bravura viene riconosciuta anche dalla neo-nata Repubblica Ambrosiana che lo nomina “Architetto di fiducia del Governo dello Sta-to di Milano”. Caduta anche la Repubblica

Ambrosiana, nel 1450 sale al trono del ducato milanese Francesco I degli Sforza: colpi-to dalle geniali innovazioni del giovane ingegnere, il nuovo duca lo incarica di procedere alla messa a punto del proget-to riguardante i Navigli. Portano la firma di Bertola da Novate i Navigli di Parma, Mantova, Bereguardo e Bina-sco, Martesana e Cremona.L’ultima fatica del nostro in-gegnere, del quale oggi ci rimangono le opere e la via cittadina a lui intitolata, è la progettazione della rete idri-ca per il Castello Sforzesco (1474).

(Fonti: 11)

Bertola da Novate

Simpliciano da NovateReverendo e cantore della Cappella del Duomo di Milano - nella quale possono cantare solo le voci migliori del suo tempo - nel 1471, quando è già

prevosto della chiesa di Santa Tecla, Galeazzo Maria Sforza lo vuole a corte come cantore del Coro della Cappella Ducale.

(Fonti: 10; 11)

Fonti e bibliografia

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I testi delle singole voci sono stati tratti dalle seguenti fonti costituite da testi, opuscoli, periodici, documenti e testimonianze

1 A Don Mansueto Messa primo Parroco. Novate Milanese: Parrocchia Sacra Famiglia [1961] 2 ABBAZIA SANT’AGOSTINO RAMSGATE, Grande dizionario illustrato dei Santi. Casale Monferrato: Piemme, 1991 3 Antichi organi in concerto nei Comuni della Provincia di Milano. Milano, 2003 4 ASSOCIAZIONE GIOVANNI TESTORI, Testori a Novate. Cinisello Balsamo: Silvana Editoriale, 2003 5 C. BONIARDI, Testori: la mostra ‘Il ritorno a casa’ prelude all’istituzione dell’ente culturale. “Settegiorni “, 16 maggio 2003, 51 6 M. BRAMBILLA, Storia della parrocchia Sacra Famiglia. Novate Milanese [1961] 7 G. BRIZZI (a cura di), Bozzetti per vetrate e mosaici di don Ambrogio Fuma-galli monaco benedettino di Monte Oliveto. Seregno: Abbazia S. Benedetto, 1992 8 L. CARATTI DI VALFREI, Appunti di ‘Storia di Novate Milanese’ (877-1877). Novate Milanese: a cura dell’Amministrazione Comunale, 1991 9 L. CARATTI DI VALFREI, Guida storica della Chiesa dei SS. Gervaso e Protaso di Novate Milanese. Novate Milanese, 2001 10 L. CARATTI DI VALFREI, Storia di Novate Milanese: mille anni di storia ricostruita sui documenti (877 - 1877). Novate Milanese: a cura dell’Ammini-strazione Comunale, 1982 11 L. CARATTI DI VALFREI, T. D’AGOSTINO, S. ROVELLI, C’era una volta a Novate: la storia a fumetti della nostra città. Novate Milanese: a cura dell’Amministra-zione Comunale, 2003 12 Centenario di fondazione della cooperativa “La Previdente” 1889-1989. “Informazioni Municipali. Periodico del Comune di Novate Milanese”, anno XV n°5, novembre-dicembre 1989 13 G. CORNOLÒ, Cento anni di storia delle Ferrovie Nord Milano. Trento: Globo edizioni, 1979 14 M. DE MICHELI, La scultura del Novecento in: Storia dell’ arte in Italia. Torino: UTET, 1981, vol. [19]15 C. DEL BALZO, (a cura di), Comune di Novate Milanese: cenni storici - attività produttive. Novate Milanese: a cura dell’Amministrazione Comunale, 1972 16 Espressioni Artistiche Novatesi. II ed. Novate Milanese, 198917 D. C. FAROLDI, In chiesa due nuovi dipinti. “Luce”, 27 ottobre 1991, 18 18 Ghisellini. Ferrara ‘97 . Dipinti. Ferrara: Galleria d’arte moderna “alba”, 1997. 19 Gianfranco Lamon. I racconti della sera. Sculture e disegni. Locarno: Galleria d’arte Il Cavalletto, 1998. 20 M. C. GIGANTE, S. GIUNTINI, Note sul movimento democratico, l’antifascismo e la Resistenza a Novate Milanese. Novate Milanese, s.d.21 M. C. GIGANTE, S. GIUNTINI, Piazze e strade: luoghi di vita, luoghi di memoria: Antifascismo e Resistenza nella toponomastica novatese. Novate Milanese: ANPI Sezione “Marco Brasca”, 199622 Il Girotondo, Novate Milanese [1997]23 Informazioni Municipali: periodico del Comune di Novate Milanese 1-, Novate Milanese, s.n., 1974 – [raccolta]

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24 L’omaggio di Novate per il grande Testori .”Settegiorni”, 6 novembre 1998, 33 25 La chiesa caleidoscopio. “Epoca”, 2 aprile 1967, 72-7526 La chiesa della Resurrezione. Milano, 199227 La Pace in Aula Consiliare. Novate Milanese, 198528 G. LAMON, Discorso tenuto in occasione dell’inaugurazione del Monumento del ciclo “I Racconti della Sera” presso Le Filande. Novate Milanese [2003]29 A. LANCINI, Procaccini e la Natività della Vergine a Novate: radiografia di un’Opera. Novate Milanese, 200430 LIONS CLUB BOLLATE, Il restauro dei dipinti del Gesiö: storia e arte. Novate Milanese, 1988 31 M. LOZZA, Comunicazione alla Prof.sa Aurora Scotti della Biblioteca di Progettazione dell’Architettura di Milano in occasione dell’indagine per il censimento e la catalogazione dei monumenti celebrativi presenti sul territorio della Provincia di Milano. Novate Milanese, 20 gennaio 1999 32 Monumento ai Martiri delle Foibe. “Settegiorni”, 26 ottobre 2001, 44 33 Nel municipio di Novate Milanese un trittico di padre Fumagalli sulla pace. “Jesus”, 14 febbraio 1986, 14 34 Nel silenzio del tempo la bellezza genera amore: catalogo della prima edizione del Premio d’Arte Lidia Conca. Novate Milanese, 2007 35 Novate la nostra città. Novate Milanese: a cura dell’Amministrazione Co-munale, 1994 36 Novate Milanese ricorda: Vincenzo Torriani. Novate Milanese, [ 1996 ] 37 F. PANZERI (a cura di), Dedicato a Testori: catalogo bibliografico. Novate Milanese [1998] 38 L. PEREGO, Uomini e istituzioni a Novate Milanese: dizionario dei Consigli Comunali e dintorni 1861-2005. Garbagnate Milanese: Anthelios Edizioni, 2004 39 Programma dei comunisti novatesi per le elezioni del 1975. Novate Milanese [1975] 40 C. ROVAGNATI, Venticinquesimo della Parrocchia Sacra Famiglia 1961-1986. Novate Milanese, 198641 San Carlo: una Chiesa per Novate: La storia, l’edificio, gli artisti. Novate Milanese, 199642 C. SILVERA, Appunti su Paolo Camillo Landriani detto il Duchino. Milano, 200743 F. SOMAINI, Bernardino Busti, in: M.G. BASCAPE’, P. M. GALIMBERTI, S. REBORA (a cura di), Il tesoro dei poveri: il patrimonio artistico delle Istituzioni pubbliche di assitenza e beneficienza (ex ECA) di Milano. Cinisello Balsamo: Silvana Editoriale, 2001 44 A. SPIRITI, Insieme Groane: itinerari d’arte a nord di Milano. Bergamo: Velar, 2008 45 F. TERRACCIA, S. REBORA, S.A. COLOMBO, L’oratorio dei Santi Nazaro e Celso a Novate, in: M.G. BASCAPE’, P. M. GALIMBERTI, S. REBORA (a cura di), Il tesoro dei poveri: il patrimonio artistico delle Istituzioni pubbliche di assitenza e beneficienza (ex ECA) di Milano. Cinisello Balsamo: Silvana Editoriale, 2001 46 G. TESTORI, L’Ambleto in: Opere 1965-1977. Milano: Bompiani, 1997 47 G. TESTORI, La maestà della vita e altri scritti. Milano: BUR, 1998 48 Un mattone lungo un secolo: 100 anni di vita della Cooperativa La Benefica. Novate Milanese: Editrice Cooperativa La Benefica, [ 2001] 49 Un monumento per ricordare Aldo Moro e la sua scorta. “Luce”, 16 maggio 1998 50 U. VAGHI, Storia de Nüaa Vècc. II ed. Novate Milanese, 2005 51 Venticinque anni di apostolato: 1961-1981. Novate Milanese: Parrocchia Sacra Famiglia [1981] 52 80° della Scuola Materna Giovanni XXIII. “Informazioni Municipali. Periodico del Comune di Novate Milanese”, anno XVI n°2, marzo-aprile 1990

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Siti 53 ASSOCIAZIONE GIOVANNI TESTORI ONLUS, <http://www.associazionete-stori.it>, agg. 16/02/2007 54 COMUNE DI NOVATE MILANESE, Padre Ambrogio Fumagalli. <http://www.comune.novate-milanese.mi.it/padrefumagalli/paf_home.asp>, agg. 19/03/2007 55 R.A.I., Quelli di Via Fani. <http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=307>, agg. 29/10/2007

Tesi e ricerche 56 M. BRASCA, Intervista in: M. GENNARO, P. CAPPÈ (a cura di), Biografie di gente comune. Corso di Storia orale e memorie - Progetto Centocinquanta Ore, a.s. 1982/83 57 M. FABBRI E CLASSE 5^ C, Noi, esploratori di Novate. Scuola Primaria “Don Milani” di Novate Milanese, a.s. 2004/05 58 E. L. GAINI, E. GREGOLIN, Ricerca storica e rilievo della villa Fassi Venino di Novate Milanese. Corso di Restauro Architettonico - Facoltà di Architettura, Politecnico di Milano, a.a. 1994/95 59 M. PICCARDI, Novate Milanese da borgo rurale a territorio metropolitano. Sviluppo urbano ed economico di un comune dell’hinterland di Milano. Tesi di laurea in Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Milano, a.a. 1981/8260 L. POGGI, L. VACCARO E CLASSI 2^A E 2^B, Novate ieri e oggi. Laboratorio: Ricerca-Ambiente, Scuola Secondaria “Gianni Rodari”, a.s. 1990/91

Altre fonti61 Anagrafe Comunale62 Archivio Comunale63 Ufficio Tecnico Comunale

Le immagini sono tratte dalle seguenti fontiRif. 1 “Storia di Novate Milanese 877 - 1877” Rif. 2 “Disegno di Virginio Silva” [verificare con Luciana se questa dicitura può andare]Rif. 3 “Disegno di Paolo Fabbro” [verificare con Luciana se questa dicitura può andare]Rif. 4 “Archivio Storia Locale”Rif. 5 “Foto di Marco Vimercati”Rif. 6 “Archivio Locati”Rif. 7 “Foto di Valerio Ferrari”Rif. 8 “Archivio Privato Lamon”Rif. 9 “San Carlo: una Chiesa per Novate - La storia, l’edificio, gli artisti”Rif. 10 “Donazione d’Amico”Rif. 11 “Guida storica della Chiesa dei SS. Gervaso e Protaso”Rif. 12 “Nel silenzio del tempo la bellezza genera amore”Rif. 13 Archivio Bruno GatticoRif. 14 “Il restauro dei dipinti del Gesiö: storia e arte”Rif. 15 “La chiesa della Resurrezione”Rif. 16 sito Associazione TestoriRif. 17 sito Comune di Novate MilaneseRif. 18 “Novate la nostra città”Rif. 19 Famiglia MilanesiRif. 20 Internet http://www.valtaro.it/moro2003