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sommario Direzione, Redazione, AmministrazioneVia Caboto 35-10129 Torino 011 58151.11 r.a.Fax 011 505323e-mail: [email protected] internet: www.omceo.to.it

PresidenteAmedeo BiancoVice PresidenteGuido GIUSTETTO segretarioIvana GARIONETesoriereGuido REGIS

ConsiglieriDomenico BERTEROTiziana BORSATTIEmilio CHIODORiccardo DELLAVALLEEzio GHIGOAnna Rita LEONCAVALLOElsa MARGARIAAldo MOZZONERenato TURRARoberto VENESIARosella ZERBIPatrizia BIANCUCCI (Odontoiatra)Gianluigi D’AGOSTINO (Odontoiatra)Bartolomeo GRIFFA (Odontoiatra)

Commissione odontoiatriGianluigi D’AGOSTINO PresidentePatrizia BIANCUCCIClaudio BRUCCOBartolomeo GRIFFAPaolo ROSATO

revisori dei ContiRiccardo FALCETTA PresidenteCarlo FRANCOAngelica SALVADORIVincenzo MACRI’ Supplente

ToriNo mEDiCaDirettore Amedeo BiancoDirettore responsabileMario NejrottiCaporedattoreNicola Ferraro

Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 793 del 12-01-1953

PubblicitàsGi srl Via Pomaro 3-10136 Torino 011 359908 / 3290702Fax 011 3290679e-mail: [email protected] - www.sgi.to.it

Progetto e realizzazione GraficaSGI Srl

stampaLa Terra Promessa OnlusNOVARA

Redatto il 15/11/2012

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Anno XXIII - numero 11NoVEmbrE 2012

EDiTorialESalute, risorse e profitto M. Nejrotti

la TribUNaDiritto alla cura, diritto a curare N. FerraroCybermedicine, futuro della professione medica? N. FerraroIl progetto ECM della FNOMCEO FNOMCEOLe Commissioni dell’OrdineLa Commissione Malattie Rare:componenti e programma di lavoro D. RoccatelloViolenza sulle donne: sintomo di una società malata E. Guglielmotti...

DisCUTENDo Di oDoNTosTomaToloGiaUn aiuto qualificato per il sorriso M. Boccaletti

il DEDaloA proposito dell’articolo“Il governo degli ecografi” RTM

Chi fa CosaL’ASL TO 2 e il Comune di Torino contro l’abuso minorile Com. stampaConfrontarsi per vivere meglio S.BoninoLa salute come diritto fondamentale, una ricerca sui migranti a Torino A. Olmo ...Lettera aperta ai medici di medicina generale O. Bertetto

CUlTUraAssociazione Medici Scrittori Italiani (AMSI) P. ValpianiDagli all’untore. Il prepuzio M. Nejrotti“Essere ed apparire”. Volti e sculture dell’Africa tribale B. Albertino...

è TEmPo Di ViVErEIl Bisturi Rosso R. Lalario

la riCErCa iN ProViNCiaCosa leggono i ragazzi? P. Bini...Nuovo farmaco nella cura del mieloma multiplosperimentato all’ospedale Molinette di Torino N. FerraroUno studio pilota per valutare l’uso appropriato dei farmaci M. Giaccone ...

lE NosTrE raDiCiLa nascita della moderna radioterapiaoncologica in Piemonte G. L. Sannazzari

Dai CoNGrEssiDemenza senile: i problemi dei caregiverdi scena al San Luigi di Orbassano F. FantòStili di vita e qualità di vita: scienza e pratica L. Resegotti

iN librEria

ComUNiCaTi

CoNGrEssi

La presa di posizione della FNOMCeO in difesa del

Servizio Sanitario Nazionaleattraverso la tutela della

professionalità medica e sanitaria ha fatto rumore perché autorevole,

chiara, decisa e tempestiva.

La Rivista è inviata a tutti gli iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Torino e provincia e a tutti i Consiglieri degli Ordini d’Italia.

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iNNoVaTiVo Corso Di formazioNEDEll’orDiNE ECm/faD sUll’aUDiT CliNiCo

PRESENTA IL CORSO ECM/FAD

SICUREZZA DEI PAZIENTI E DEGLI OPERATORI Il corso intende rafforzare le conoscenze e le competenze dei professionisti per assicurare l’erogazione di cure efficaci e sicure. Un’importante opportunità di formazione sul governo clinico per la sicurezza dei pazienti e degli operatori.

Il corso gratuito eroga 15 crediti ECM

La versione “blended“ del corso è accreditata per medici chirurghi e odontoiatri ed è disponibile in formato cartaceo nel numero speciale

“QUADERNI ECM/FAD de LA PROFESSIONE N. 1/2012”

All’interno del numero troverà il questionario di valutazione da compilare in ogni sua parte (anagrafica e risposte a scelta multipla) che Le permetteranno, rispondendo almeno all’80% in modo corretto, di ottenere 15 crediti ECM.In tutti gli Ordini provinciali sono disponibili copie cartacee del corso FAD o potrà richiederle direttamente alla

Federazione Nazionale Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri al N. 06/6841121

La C.G. EDIZIONI MEDICO SCIENTIFICHE di Torino, partner FNOMCEO per queste iniziative, spedirà gratuitamente al Suo indirizzo copia del numero speciale.Il questionario, correttamente compilato dovrà essere inviato via fax al N. 011/0200106 entro e non oltre il 30/09/2012.Per verificare successivamente l’esito del corso telefonare al N. 06/6841121 (centralino automatico) oppure visualizzare il risultato sul portale www.fnomceo.it trascorsi almeno 15 giorni dall’invio del fax. In caso di esito positivo, dopo almeno 60 giorni, contattare l’Ordine Provinciale di appartenenza per il ritiro dell’Attestato crediti ECM.

Il servizio di HELP DESK, erogato da

C.G. Edizioni Medico Scientifiche srlVia Candido Viberti, 7 - 10141 Torino - Italia

è attivo dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.30 alle ore 13.00Telefono 011/0203250 - Fax 011/0200106 - e-mail: [email protected]

in collaborazione con il

Trimestrale della Federazione Nazionale

degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri

n. 1/speciale FAD aprile 2012

Anno XIII

MaNuale di FOrMaziONe

per il gOverNO CliNiCO:

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Corso di formazione accreditato con

15 crediti formativi

1 . MMXii

QuaderNi Fad/eCM de

la prOFessiONe

MediCiNa, sCieNza, eTiCa e sOCieTÀ

il termine per la trasmissione via fax del test di valutazione scade il 30 settembre 2012

Corso finanziato

dal Ministero della Salute

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aVViso imPorTaNTE

Come già ripetutamente comunicato su “Torino Medica”, il D.L. 185 del 29.11.2008, convertito nella legge del 28 gennaio 2009, finalizzato a favorire la diffusione delle tecnologie telematiche nelle comunicazioni, ha istituito l’obbligo, attualmente senza sanzioni per inadempienza, per i professionisti iscritti ad un albo, di attivare una ca-sella di Posta Elettronica Certificata (PEC).Si ricorda agli iscritti che continua ad essere in corso di validità il contratto, firmato dal Presidente, dott. Amedeo Bianco, con Postecom S.p.a., uno dei due gestori nazionali coi quali la FNOMCeO ha stipulato un’apposita con-venzione, che gratuitamente prevede per ogni medico l’attribuzione, previa attivazione, di un indirizzo di casella di Posta Elettronica Certificata per una durata biennale.Gli iscritti all’albo in data anteriore al 26.4.2010, che ancora non hanno provveduto ad attivare la propria casella PEC e che intendono avvalersi della convenzione siglata dall’Ordine, possono o recarsi presso gli uffici di Via S. Caboto 35 (orario di apertura: da lunedì a venerdì dalle ore 9.00 alle ore 13.15 e dalle ore 14.00 alle ore 17.45) muniti di documento d’identità per ritirare brevi manu il kit di attivazione o fare richiesta scritta da inviare via e-mail (indirizzo di posta elettronica: [email protected]) o da trasmettere via fax (ad uno dei seguenti numeri: 011-505323 / 011-7432113 / 011-7433783 / 011-7433780), allegando la fotocopia recto-verso del documento d’identità ed indicando l’indirizzo presso il quale si intende che venga recapitato il kit di attivazione.Gli iscritti all’albo in data posteriore al 26.4.2010, invece, a seguito di un cambiamento delle modalità di conces-sione del servizio erogato dall’ente gestore il servizio della Posta Elettronica Certificata, che attribuisce non più all’iscritto bensì all’Ordine l’onere della procedura di attivazione della casella PEC, dovranno mettersi in contatto con gli uffici dell’Ordine (ad uno dei seguenti numeri: 011-5815108 / 011-5815111, digitando 1 dopo il mes-saggio registrato) per fissare un appuntamento con il personale amministrativo che alla presenza dell’interessato provvederà direttamente all’attivazione della casella di Posta Elettronica Certificata.

Il Segretariodott.ssa Ivana Garione

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Editoriale

Quante volte durante la nostra carriera abbiamo semplificato in maniera informale procedure organizzative e burocrazia per favorire l’accesso alle cure dei nostri pazienti più svantaggiati. Tutti, almeno una volta nella nostra storia professionale, ci siamo impegna-ti in prima persona per aiutare chi non poteva. Non c’è nulla di eroico in tutto ciò: siamo semplicemente medici e non potremmo comportarci diversamente e continuare a definirci tali.

la ProfEssioNE Di mEDiCo iN TEmPo Di CrisiIl nostro codice deontologico ed etico ci guidano nelle azioni e nelle scelte, al di sopra qualche volta di regole sociali, che possono anche essere ingiuste e penalizzanti verso i più deboli.L’accesso alle cure in questi mesi di grave crisi economica sta diventando per molti più difficile. L’attuale diffusa tendenza alla riorganizzazione dei servizi e all’ottimizzazione delle risorse, camuffata da lotta agli sprechi e che invece molto sovente porta ad una diminuzione degli standard precedenti in qualità e quantità, rende di fatto sempre più profonde le diseguaglianze tra chi accede facilmente alle cure e chi lo fa con maggiore difficoltà. In Italia, già da tempo, i cittadini si sono autodisciplinati, limitando richieste incongrue, spesso dettate dalla paura del-le malattie o peggio da stimoli massmediatici o sanitari, che più o meno velatamente spingono al consumo sanitario per ottenere un aumento di profitti e fatturato.Le persone sempre più spesso si informano in rete o con l’aiuto del medico di fiducia.I campi in cui i cittadini italiani hanno incominciato a risparmiare, sono principalmente le cure dentarie, la prevenzio-ne, la diagnostica di maggior costo nella partecipazione alla spesa sanitaria, le visite specialistiche, i farmaci di marca, spesso instaurando una vera contrattazione con il medico che li propone.Il sistema sanitario pubblico fino ad ora resiste per il sempre maggior coinvolgimento e responsabilizzazione dei sa-nitari, specie della medicina delle cure primarie, storicamente sensibile, gioco forza, a pesare l’uso della tecnologia nella diagnostica e a badare al costo dei farmaci. Proprio per le terapie, l’attenzione al costo è divenuto un parametro da tenere sempre più presente per ottenere la compliance del paziente, obbligato a contrarre le spese ritenute superflue.La frase: “Che farmaci ha in casa?”, per adattare la scelta terapeutica del medico a prodotti già usufruiti in altre occasioni, è diventata di uso comune.La cultura della diminuzione dello spreco sta diventando dominante e parte integrante del patto terapeutico tra medico e paziente. Questo è un fatto positivo, come lo sarebbe, d’altro canto, la valutazione e un parere autorevole della comunità medico-scientifica sulla reale durata di efficacia dei farmaci, a prescindere dal periodo di scadenza indicato dalla casa produttrice sulla confezione.La crisi dell’offerta sanitaria causata dal rapido diminuire delle risorse pubbliche disponibili in Italia genera, quindi, disagi e diseguaglianze, ma tutti, medici, operatori della salute e cittadini, stanno cercando attivamente un equilibrio nella attuale situazione negativa, che salvaguardi l’accesso alle cure più importanti.Infatti, nonostante i primi segnali allarmanti, la nostra aspettativa di vita continua a crescere e non è messa in alcuna discussione l’accesso alle cure essenziali nel sistema sanitario pubblico.Anche la recentissima “marcia indietro” a singhiozzo governativa sul fondo per i malati di SLA, prima abolito, poi reintrodotto, anche se ancora senza copertura evidente, dimostra che il concetto di cure e assistenza essenziali è ancora per fortuna vasto e diffuso. Sicuramente la classe medica italiana non assisterebbe impassibile alla diminuzione della disponibilità di cure, proce-dure diagnostiche e assistenza essenziali per i cittadini del nostro Paese.Finché ci sarà questa forte vigilanza da parte del mondo sanitario e assistenziale, come si è visto nella grande manife-stazione dei trentamila a Roma il 27 ottobre scorso per “il diritto alla cura e il diritto a curare”, nessun politico o am-ministratore miope e insensibile e nessuna spinta verso forme di privatizzazione della sanità, basate esclusivamente sul profitto, potranno impunemente e nel silenzio perpetrare gravi ingiustizie sociali, che passino sulla salute e sulla vita delle persone più svantaggiate.

QUaNDo la saNiTà è UN DiriTTo NEGaToSe questo è ancora vero nel nostro Paese, la classe medica deve essere altrettanto sensibile al dramma dell’accesso alle cure essenziali per i malati di AIDS e cancro, minacciato e a volte negato nei Paesi in via di Sviluppo e fortemente

salUTE, risorsE E ProfiTTo

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Editoriale

evidenziato in questi mesi dalla guerra legale che si sta svolgendo in India tra multinazionali, come Bayer e Novartis, e lo Stato Indiano, di fronte alla loro Corte Suprema, in sostanza per tentare di limitare la libera diffusione dei cosiddetti “farmaci poveri”.Medici senza Frontiere da anni si batte per favorire la commercializzazione di farmaci generici a basso costo per poter curare nel mondo 8 milioni di siero positivi tra adulti e bambini nel Sud del mondo. Tali cure sono attualmente possibili per la presenza sul mercato di farmaci generici (costo annuale 120 $), che hanno soppiantato molecole originali a brevetto scaduto (costo annuale 10.000 $). Nei bilanci dei Paesi Poveri una tale differenza di costi equivale alla salvezza o alla morte della maggior parte dei cit-tadini malati di questa terribile malattia.Lo Stato Indiano con una legge degli anni ’70, già modificata in senso restrittivo per la necessità dell’India di entrare nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), impedisce ancora di brevettare farmaci con formulazioni molto simili, che non dimostrino maggiore efficacia dei precedenti a brevetto scaduto. Cioè permette di brevettare solo le vere innovazioni terapeutiche. Inoltre, lo Stato Indiano si è riservato la possibilità di assegnare ad altra industria pro-duttrice nazionale il brevetto di un farmaco originale di altra casa, per motivi di pubblica necessità, tra cui vi è anche il prezzo del farmaco originale ritenuto esorbitante.Novartis e Bayer, chi per un verso, chi per l’altro, stanno cercando da anni di bloccare il commercio dei farmaci poveri con motivazioni differenti, ma che rivelano il vero obiettivo: non diminuire sul pianeta il loro livello di profitto per un tempo indefinito.Contrastare questo atteggiamento può generare un dotto dibattito sulla inviolabilità della proprietà intellettuale di un prodotto, sulla necessità delle ingenti risorse necessarie alla ricerca, sul calo drammatico di investimenti privati nel campo farmaceutico, che porterebbero ad un regresso dello sviluppo delle cure, ma va fatalmente a scontrarsi contro il diritto fondamentale di ogni essere umano: disporre delle migliori cure conosciute per lottare contro la malattia e la morte.E questo è un diritto indiscutibile e innegabile ad ogni latitudine e per tutte le etnie.I medici, per essere tali, non possono non affermare per ogni situazione che in qualunque Paese del mondo “viene prima la vita e poi il profitto”.I medici italiani uniti nel loro complesso sono una forza di opinione e di peso politico considerevole e capace di in-fluenzare le decisioni di politici e di potentati economici, come in molte occasioni hanno dimostrato.Credo che sarebbe giusto che la nostra voce come medici di questo pianeta, si alzasse forte e chiara per difendere il diritto alla salute dei più deboli, a prescindere dalla Nazione in cui vivono e agli interessi commerciali ed economici coinvolti.

mario Nejrotti

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DiriTTo alla CUra, DiriTTo a CUrarE

La tribuna

Numeri da primato per la manifestazione nazionale dei professionisti della Sanità italiana che si sono ritrovati a Roma il 27 ottobre scorso per la difesa del Servizio Sanitario Nazionale. Le stime parlano di oltre 20 mila persone che, al di là del ven-taglio degli schieramenti sindacali, hanno manifestato la chiara e unitaria volontà di difendere il SSN dall’emorragia di risorse che sta mettendo in forse la sua stessa esistenza. Solo per rimanere al drenaggio delle risorse economiche, si stima che negli ultimi cinque anni al SSN, fiore all’occhiello dell’Italia nel mondo, siano stati tolti almeno 21 miliardi di € tra manovrone, manovre, manovrine e revisioni della spesa esercitate in inglese (spending review), in italiano e in tutti i dialetti parlati nello Stivale: almeno uno per ogni Regione. Ad aprire il corteo un solo striscione: “Diritto alla cura, diritto a curare” e tre parole d’ordine: “Indipendenza, Autonomia, Responsabilità”. Parole che la FNOMCeO, casa comune ideale di tutti i medici italiani, ha fatto proprie ed ha rivendicato a piena voce già molti giorni prima del 27 ottobre. Una partecipazione molto attiva, quindi, formalizzata con una lettera aperta del Comitato Centrale a tutti i medici italiani. Tale lettera denuncia come tutti i capisaldi deontologici dell’esercizio pro-

fessionale siano ormai stati messi “fortemente in discussione” dallo svuotamento di risorse a carico del SSN: “fino al punto di smantellare un sistema di tutela della salute equo, universalistico, solidale e di qualità”.Il documento del Comitato Centrale della FNOMCeO è scaricabile dalla Rete all’indirizzo(http://www.omceovv.it/news/?p=2236) o direttamente, attraverso uno smartphone, dal codice QR)

lE rEazioNi alla DisCEsa iN CamPo DElla fNomCEo “Se la Fnomceo, definita negli statuti un’i-stituzione parastatale, scende in piazza, vuol dire che la protesta dei medici non è riduci-bile alle pur legittime ragioni sindacali ma è la rappresentazione di un pericolo grave che la professione corre in quanto tale”. Così ha commentato, su “Quotidianosanità.it”, il sociologo Ivan Cavicchi, la notizia dell’a-desione della FNOMCeO alla manifestazione del 27 ottobre. Cavicchi ha definito quello della FNOMCeO “un gesto storico gravido di significati e di implicazioni, dettato da ine-dite circostanze storiche come sono quelle che spiegano la grave crisi nella quale ci tro-viamo”. Anche il sito del Sole 24 ore Sanità ha rilan-ciato l’allarme della Federazione. E l’ha fatto estrapolando gli stralci più drammatici della lettera aperta scritta ai medici dal Comitato Centrale, che ha pubblicato in Rete in versio-ne integrale. Quale futuro, dunque, per la professione medica? È ancora Amedeo Bianco a fare il punto, questa volta dalle pagine di “Sanis-simi”, il supplemento “salute” del Giorna-le. “Occorre delineare una prospettiva per la professione medica in grado di farle at-traversare la fase di emergenza economica, politica e sociale del nostro Paese” ha affer-mato Bianco nella lunga intervista che, par-tendo dal convegno di Padova sulla Cyber-medicine, ha preso in esame tutti gli “snodi

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La tribuna

cruciali” della Professione, dalla sicurezza delle cure alla responsabilità professionale. Quest’argomentata volontà di difesa del SSN che passa attraverso la tutela della professione medica ha trovato una sintesi perfetta nell’appello ai Parlamentari medici che il Presidente Amedeo Bianco ha rivolto il 23 ottobre scorso, nell’imminenza della manifestazione romana.

la lETTEra Di amEDEo biaNCoai ParlamENTari mEDiCi

“ai ParlamENTari mEDiCiLoro mail

Cara/o collega,nell’assoluto rispetto dei ruoli e delle funzioni che infor-mano il tuo mandato parlamentare, mi rivolgo a te, in qualità di medico iscritto al nostro Ordine professionale, per chiederti di partecipare alla manifestazione prevista a Roma il prossimo 27 ottobre.Sarei, infatti, lieto e onorato - e con me ritengo tutti i medici italiani che rappresento - di ospitare e qualificare la tua presenza dietro al nostro “striscione” fra i presi-denti e i consiglieri dei nostri Ordini, Enti ausiliari dello Stato, che in gran numero stanno aderendo all’iniziativa del Comitato Centrale della FNOMCeO.Saremo dunque presenti ad una Manifestazione che noi

interpretiamo “per” un sistema di tutela della sa-lute equo, universalistico, accessibile e di qualità, con tre parole d’ordine che non appartengono ad alcuna parte, perché riten-go le accomunino tutte, e cioè indipendenza, auto-nomia e responsabilità del medico, a garanzia delle libertà e dei diritti delle persone.Questi valori, ancorché or-gogliosa dichiarazione di una identità professiona-le antica ma del tutto at-tuale, li proponiamo oggi come una grande funzio-ne di servizio ai cittadini, alla nostra sanità e al no-stro Paese. Il nostro quoti-diano esercizio professio-nale ci porta, forse più di altri, vicino alle persone, alle loro famiglie, a tocca-re con mano il disagio che sta avvolgendo strati sem-pre più vasti della nostra comunità.

In questo difficilissimo contesto, che vede inde-

bolirsi certezze e smarrire speranze, essere curati secon-do i bisogni costituisce un limite etico, civile e sociale in-valicabile e che oggi, invece, è fortemente minacciato e, da qualche parte del nostro Paese, già travalicato.Siamo convinti che i conti, anche quelli più ardui, pos-sano tornare, senza eludere la centralità dei diritti della persona, solo reclutando lo scopo e dando dignità a quei valori professionali che oggi rilanciamo, ma occorre cam-biare paradigma, guardare cioè alla nostra professione come una delle soluzioni ai problemi e non come la cau-sa degli stessi.Il nostro Paese, proprio nei momenti più difficili, ha espresso risorse straordinarie di impegno civile e morale, riscoprendo valori che uniscono, che danno identità civile alla comunità.Noi saremo alla manifestazione perché crediamo che questi valori siano una risorsa, che vogliamo mettere in gioco per salvaguardare quel principio che la Costituzio-ne definisce fondamentale e, per questo, unico e indivisi-bile, posto a tutela del diritto dei cittadini ad essere curati e del diritto-dovere del medico di curare.Sono certo che farai il possibile per accogliere il presente invito e ti saluto con amicizia e affetto.

amedeo biancoPRESIDENTE FNOMCEO

Dal “CoDiCE Di DEoNToloGia mEDiCa 2006”Nel comunicato stampa inviato ai media per segnalare l’inoltro della lettera ai Parlamentari Medici sono stati aggiunti i due articoli del Codice Deontologico che se-guono.

art. 3 - Doveri del medico -Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisi-ca e psichica dell’Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza distinzioni di età, di sesso, di etnia, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia,in tempo di pace e in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera.La salute è intesa nell’accezione più ampia del termine, come condizione cioè di benessere fisico e psichico della persona.

art. 4 - libertà e indipendenza della professione –L’esercizio della medicina è fondato sulla libertà e sull’in-dipendenza della professione che costituiscono diritto inalienabile del medico.Il medico nell’esercizio della professione deve attenersi alle conoscenze scientifiche e ispirarsi ai valori etici della professione, assumendo come principio il rispetto della vita, della salute fisica e psichica, della libertà e della di-gnità della persona; non deve soggiacere a interessi, im-posizioni e suggestioni di qualsiasi natura.Il medico deve operare al fine di salvaguardare l’autono-mia professionale e segnalare all’Ordine ogni iniziativa tendente a imporgli comportamenti non conformi alla deontologia professionale.

Servizio a cura di Nicola ferraroContributi dell’Ufficio Stampa FNOMCeO

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La tribuna

Definire la cybermedicine è molto facile (perché tutti sanno o almeno intuiscono di cosa si tratti) ma anche estremamente difficile quando si passa a descriverne con precisione gli ambiti. Davvero calzante la definizione che offre Maurizio Benato, Presidente dell’Ordine dei Medici di Padova e Vicepresidente della FNOMCeO, che ha fortemente voluto un convegno sul tema, tenutosi nella sua città il 28 e 29 settembre scorso.“Le information and communication technologies – ha detto- sono entrate prepotentemente a far parte della nostra Professione e della nostra Sanità. La rete informatica oggi trascina, condiziona, integra, condivide l’infor-mazione, configurando una compenetrazione tra ambiti un tempo separati. I sistemi sanitari, i decisori politici, le tecnologie, la ricerca, la diagnosi, la cura, le questioni economiche si incontrano, si intrecciano, si coinvolgono a vicenda, dando origine a una nuova categoria concettuale della medicina: la cybermedicine, appunto. Una cate-goria concettuale che non solo definisce un nuovo modo di intendere la medicina e la sanità, ma a sua volta le modifica, in termini bioetici, filosofici, scientifici, applicativi.”Le parole di Benato non potevano non indurre la riflessione corale e aperta da cui è nato il convegno di Padova. Spigolando nella corposissima rassegna stampa dell’evento, abbiamo scelto un contributo di Doctor News che riporta un commento a caldo di Cosimo Nume, responsabile della comunicazione della FNOMCeO, e un articolo di Quotidianosanità.it che annuncia una prossima rivisitazione del Codice Deontologico dei medici italiani per introdurre le regole del rapporto tra professione medica e innovazioni tecnologiche futuribili o di frontiera .«Serve una riflessione profonda sulle nuove tecnologie che la scienza ci mette a disposizione» conferma Cosimo Nume, responsabile del comparto Comunicazione della Fnomceo «perché altrimenti i medici rischiano di oscillare tra i due opposti pericoli di un abuso o di un rifiuto pregiudiziale di tali novità». Come evitarlo? Per Benato, da sempre attento ai temi della filosofia medica, andrebbe «rivista la formazione dei giovani medici, in modo da aumentare il bagaglio culturale di stampo umanistico perché sia di stimolo a indagare sempre la persona nella sua dimensione individuale». Per Nume, invece, i medici trentenni che nelle nuove tec-nologie dell’information technology sono nati o si sono formati e quelli invece più anziani, che sono maturati nel “vecchio” modo di fare medicina, dovrebbero prendersi reciprocamente a prestito per trovare la via d’approccio più corretta.

Nicola ferraro

CYbErmEDiCiNE,fUTUro DElla ProfEssioNEmEDiCa?

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La tribuna

il ProGETTo ECm DElla fNomCEo

La FNOMCeO, in collaborazione con Ministero della Sa-lute ed IPASVI, è impegnata in un progetto di Formazione ed Aggiornamento per la Qualità Professionale con Corsi Fad - Blended accreditati ECM, completamente gratuiti.Ai corsi SiCURE e Root Cause Analysys (alla ricerca del-le cause profonde degli eventi avversi in sanità), ormai esauriti, si sono aggiunti l’Audit clinico con 12 crediti ECM, la Sicurezza dei pazienti e degli operatori con 15 crediti ECM e recentemente l’Appropriatezza delle cure (15 crediti) che ha preso l’avvio il 30 settembre 2012.L’intero progetto si concluderà il prossimo anno con l’ul-timo corso diviso in tre sezioni: “Valutazione delle per-formance”, “Formazione” e “Processi di innovazione”.

I corsi sono accessibili dal portale www.fnomceo.it che rimanda, dopo verifica degli aventi diritto a partecipare all’evento (confronto dei nominativi dei medici e odon-toiatri con l’anagrafica nazionale), al www.fadinmed.it.I corsi possono essere seguiti anche su manuale cartaceo con verifica dell’apprendimento per mezzo di FAX.Si può ritirare il volume presso gli Ordini Provinciali dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri o richiederlo telefo-nando e registrandosi al n°06 / 6841121. Ulteriore possibilità è data dall’acquisizione delle cono-scenze su supporto cartaceo in pdf scaricabile dal portale FNOMCeO (www.fnomceo.it) o dal portale del Ministero

della Salute, (www.salute.gov.it/qualita/qualita.html) con verifica dell’apprendimento da realizzare in eventi resi-denziali organizzati a cura degli Ordini Provinciali.

Il progetto nasce dalla volontà di fornire a tutti i professio-nisti della salute un progetto di alfabetizzazione in tema di “risk management” e “governo clinico” e di supporto per migliorare i programmi di gestione del rischio clinico e potenziare le capacità di analisi e reazione ad un even-to avverso, nonché diffondere la cultura dell’attenzione ai cosiddetti non technical skills altrettanto importanti in una moderna professione di qualità.

L’impegno della FNOMCeO trae origine dalla nostra mis-sion istituzionale e dalla consapevolezza del dovere etico e deontologico che gli Ordini hanno di dare un fattivo contributo alla diffusione di una cultura utile a garantire una sempre maggiore sicurezza ai cittadini ed un eserci-zio professionale sempre più sereno e competente.Questa attività ci ha portato ad essere il primo provider di formazione ECM in FAD con elevatissimi livelli di soddi-sfazione da parte dei partecipanti attestati da questionari anonimi.

Articolo redatto in FNOMCeO

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novembre 1215

la CommissioNE malaTTiE rarE:ComPoNENTi E ProGramma Di laVoro

La tribunaLe Commissioni dell’Ordine

Il 7 giugno 2012 si è riunita per la prima volta la Commissione Malattie Rare presso la sede dell’Ordine dei Medici di Torino. Coordinata da Palma Ciaramitaro (neurologa), la neo-Commissione ordinistica è composta da: Simone Baldovino (patologo clinico), Maria Grazia Bernengo (dermatologa), Tiziana Ber-tero (immunologa), Grazia Cavallo (neurologa), Dario Cocito (neurologo), Maurizio Damasio (medico di Medicina Generale-MMG), Ausilia Enea (pediatra), Enrico Fusaro (reumatologo), Maurizio Gionco (neurologo), Roberto Lala (pediatra), Federica Machetta (oculista), Emanuela Malorgio (pediatra di libera scelta-PLS), Marco Manganaro (nefrologo), Massimo Mao (MMG), Vittorio Modena (reumatologo), Ve-ronica Pagliardini (pediatra), Ilaria Paolasso (neurologa), Guido Regis (radiologo), Dario Roccatello (im-munologo), Ugo Saini (MMG), Francesca Santarelli (pediatra), Piero Stratta (nefrologo). Le Malattie Rare sono attualmente stimabili in circa 7000 diverse malattie, colpiscono in Italia circa un milione e mezzo di persone e necessitano di un particolare impe-gno assistenziale oltre che di specifiche conoscenze. Obiettivo primario della Commissione sarà promuovere la diffusione della cultura sulle malattie rare, rivolgendosi in primo luogo ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta.Saranno favorite pertanto iniziative quali pubblicazioni su “Torino Medica” e corsi e convegni dedicati in pri-mis ai MMG e ai pediatri di libera scelta. In questo numero di “Torino Medica” iniziamo gli approfondimenti in tema di malattie rare con un report della Rete In-terregionale Piemonte e Valle d’Aosta Ma-lattie Rare, a cura del suo coor-dinatore, Dario Roccatello.

La Commissione Malattie Rare

Definizione di malattia rara (Dm 279/2001)Condizione morbosa con pre-valenza < 5/10.000 cittadini europei caratterizzata da gravi-tà clinica, potenziale invalidità, onerosità della spesa sanitaria.

la rETE DEllE malaTTiE rarE DEl PiEmoNTE E DElla VallE D’aosTa

Nel Marzo del 2004 è stata costituita la Rete Regionale Piemontese per le Malattie Rare (MR) più di recente estesa alla Valle d’Aosta, che consiste di un Centro di Coordinamento Interregionale (CCI), che ha sede presso il Centro di Ri-cerche di Immunopatologia e Documentazione su Malattie Rare (CMID) dell’Ospedale Giovanni Bosco di Torino, e di

Il simbolo della giornata mondialeper le malattie rare

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novembre 12 16

La tribuna

un Tavolo Tecnico-Specialistico dove sono rappresentati i Referenti delle ASO piemontesi e dell’ASL di Aosta. Esperienza unica in Europa, il modello promuove l’ac-cesso del paziente alle strutture di eccellenza in fase diagnostica e il decentramento delle attività terapeuti-che e riabilitative presso le Aziende Sanitarie territoriali. Si avvale di percorsi diagnostici e terapeutici condivisi (PDTA) intesi a garantire un’uniforme gestione del pa-ziente nel territorio regionale. il rEGisTro iNTErrEGioNalE DEllE malaTTiE rarE DEl PiEmoNTE E DElla VallE D’aosTa

Registro informatizzato, accessibile tramite una rete virtuale che connette le pubbliche amministrazioni re-gionali, garantisce uno standard di sicurezza nel trat-tamento dei dati di livello assoluto. Vi possono acce-dere tutti gli specialisti ospedalieri del SSR (per i quali la segnalazione è obbligatoria). Il Registro richiede che siano indicati i criteri diagnostici utilizzati e sia stilato, nel caso di prescrizioni farmacologiche, un piano tera-peutico (PT).

aTTiViTà CoNsorTili E CENTri EsPErTi

Le attività consortili multidisciplinari sono gruppi di la-voro dedicati alla preparazione e la diffusione di PDTA per MR di interesse prioritario per il Sistema Sanitario Regionale (Tabella 1). Si definiscono Centri Esperti i Presidi ai quali afferisce la maggior parte dei pazienti, dotati di strutture adeguate alla presa in carico globale e che svolgono, di concerto con il CCI, attività di formazione degli operatori coin-volti. Attualmente la Regione Piemonte ha individuato due Centri Esperti per la Sclerosi Laterale Amiotrofica (presso l’Ospedale Molinette di Torino e presso l’Ospe-dale Maggiore della Carità di Novara) ed un Centro Esperto per la Siringomielia-Siringobulbia e Sindrome di Chiari presso l’Ospedale CTO di Torino. (Tabella 1).

aCCEsso al sisTEma Da ParTE DEl mmG E DEl PEDiaTra Di libEra sCElTa (Pls)

I MMG/PLS possono inviare il paziente ad una valuta-zione specialistica presso qualunque Presidio Ospeda-liero Regionale eventualmente selezionandolo in base alla casistica e alle offerte assistenziali riportate sul Sito Regionale delle MR (www.malattierarepiemonte.it). Il paziente potrà effettuare la visita specialistica in regi-me di esenzione se il MMG /PLS avrà indicato sull’impe-gnativa il codice di esenzione R99. Qualora la malattia sospettata sia di origine ereditaria, anche le indagini genetiche eseguite sui familiari sono gratuite.

ProCEDUrE Di EsENzioNE

Qualora lo specialista confermi la diagnosi di MR, se-gnala il caso nel Registro e consegna al paziente la pro-

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posta di esenzione da presentare all’Azienda Sanitaria di residenza.Nel caso la diagnosi sia stata formulata in un’altra Regione, l’ufficio esenzioni dell’ASL di residenza dovrà contattare il CCI per le procedure di validazione.

oPPorTUNiTà TEraPEUTiChE

La Rete garantisce l’accesso ai farmaci in fascia C, ai galenici salvavita, ai prodotti innovativi e ai farmaci impiegati per un’indicazione terapeutica diversa da quella autorizzata. La fornitura è subordinata alla stesura di un PT informatizzato redatto da uno specialista con lo stesso programma utilizzato per la richiesta di esenzione.

EVENTi formaTiVi

Il CCI organizza per l’Università di Torino un Master biennale di II livello sulle Malattie Rare per gli operatori sanitari e numerosi Meeting formativi, ad includere il Convegno di Immunopatologia e Malattie Orfane giunto alla sua 16° edizione (17-19 Gennaio 2013, Centro Congressi Torino Incontra).

Dario roccatelloDirettore Centro di Ricerche di Immunopatologia

e Documentazione su Malattie Rare (CMID), Ospedale G. Bosco e Università di Torino,

Coordinamento Interregionale delle Malattie Rare del Piemonte e della Valle d’Aosta

aTTiViTà CoNsorTili

NEUROPATIE PERIFERICHE IMMUNOMEDIATE

S. DI ARNOLD-CHIARI, SIRINGOMIELIA E SIRINGOBULBIA

NEUROFIBROMATOSI

SINDROME DA ANTICORPI ANTIFOSFOLIPIDI

IPERTENSIONE POLMONARE PRIMITIVA

CONNETTIVITE INDIFFERENZIATA

SCLERODERMIA

AMILOIDOSI

PUBERTà PRECOCE

PORFIRIE

OSTEODISTROFIE CONGENITE

MALATTIE LISOSOMIALI

S. DI PRADER-WILLI

SINDROMI SURRENO-GENITALI

SINDROMI POLIENDOCRINO AUTOIMMUNI

SINDROME DI KLINEFELTER

DISTURBI EREDITARI EMORRAGICI

TRANSIZIONE DALL’ETà EVOLUTIVA ALL’ETà ADULTA

CENTri EsPErTi

CENTRO ESPERTO PER LA SIRINGOMIELIA, SIRINGOBULBIA E LA SINDROME DI ARNOLD-CHIARI – PRESIDIO CTO, AO CITTà DELLA SALUTE E DELLA SCIENZA DI TORINO

CENTRI ESPERTI PER LA SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA – PRESIDIO MOLINETTE, AO CITTà DELLA SALUTE E DELLA SCIENZA DI TORINO; OSPEDALE MAGGIORE E DELLA CARITà DI NOVARA

Tabella 1: le attività consortili ed i Centri Esperti attualmente attivi in Piemonte e in Valle d’Aosta.

La tribuna

Per ulteriori informazioni:Centro di Coordinamento [email protected] 0112402052Tel 0112402127 lunedì-Venerdì ore 9.00 -17.00

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La tribuna

ViolENza sUllE DoNNE:siNTomo Di UNa soCiETà malaTaAlcune precisazioni per completare le notizie contenute in questo articolo.Il titolo del convegno “MAI PIÙ COMPLICI” fa riferimento (e vuole esserne la continuazione ideale) all’appello per la raccolta firme contro il femminicidio che l’Associazione Nazionale “SE NON ORA QUANDO?” aveva lanciato a livello nazionale nella primavera scorsa. Le firmatarie dell’articolo che segue fanno parte del Comitato torinese di“SE NON ORA QUANDO?”.

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Le Commissioni dell’Ordine

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La tribuna

Il 14 ottobre 2012 si è svolto a Torino alle OGR il conve-gno “Mai più complici” organizzato dal Comitato Tori-nese di “Se Non Ora Quando?” sul tema della violenza contro le donne e la violenza domestica.

“Se Non Ora Quando?” è un’associazione nazionale, aperta e plurale, costituita da più di 130 Comitati Ter-ritoriali e composta da donne diverse per età, professio-ne, provenienza, orientamento politico e religioso, che raccoglie appartenenti ad associazioni e gruppi femmi-nili: donne indipendenti, del mondo della politica, dei sindacati, dello spettacolo, del giornalismo, della scuola e di tutte le professioni. È un’associazione trasversale il cui scopo è contribuire a creare e rafforzare una rete or-ganizzata di donne, gruppi ed associazioni con il fine di promuovere la cultura di parità di genere dando voce politica ai problemi e alle richieste delle donne sia nella sfera lavorativa sia domestica e sostenendo studi e ricer-che sulle tematiche delle donne e del genere.

Il fine dell’iniziativa è sensibilizzare e portare all’attenzio-ne pubblica il grave fenomeno della violenza di genere in Italia nei suoi molteplici aspetti. L’espressione “violen-za contro le donne basata sul genere” designa qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale, o che colpisce le donne in modo sproporzionato.

QUalChE DaTo PEr CaPirE UN fENomENo PaToloGiCo

Il fenomeno della violenza è molto rilevante: secondo i dati ISTAT 2006 (da allora non sono più disponibili ri-levazioni), sono stimate in 6 milioni 743 mila le donne da 16 a 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita (il 31,9% della classe di età considerata). Cinque milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7%), 3 milioni e 961 mila violenze fisiche (8,8%). Circa un milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (4,8%). Dall’inizio dell’anno 2012 sono già state uccise oltre 100 donne in Italia, per la maggior parte in un con-testo domestico per mano del marito, partner, ex marito.Questa violenza, come recita il testo introduttivo della Convenzione di Istanbul, recentemente firmata dal Go-verno italiano, è una violenza di tipo strutturale, basata sul genere ed è una manifestazione di rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi. Queste morti non sono, come spesso vengono descritti nelle cronache dei mezzi di informazione, isolati incidenti che arrivano in maniera inaspettata e immediata, ma sono l’ultimo atto che pone fine ad una serie di violenze continuative nel tempo.Bisogna ricordare che si tratta di un fenomeno in gran parte sommerso, infatti si stima che ben il 96% delle violenze effettuate dal partner ed il 93% delle violenze non effettuate dal partner non vengono denunciate nelle varie forme di espressione (sessuale, fisica, economica, psicologica).

il CoNVEGNo “mai Più ComPliCi”

Il convegno del 14 ottobre è stato preceduto da una set-timana di reading in Piazza Castello a Torino e al conve-gno alle OGR è stato presentato uno spettacolo multi-mediale con un testo di Cristina Comencini “L’amavo più della mia vita”.L’obiettivo del convegno è stata la promozione di una legge nazionale per rendere più omogenee ed organiche le metodiche di prevenzione e di intervento e i percorsi di sostegno alle vittime già attivi in molte regioni. L’ado-zione di una legge nazionale è stata raccomandata nella relazione dell’inviata dell’ONU Rashida Monjoo a seguito della sua visita in Italia nel gennaio 2012: a conclusione della sua visita la relatrice ha sottolineato che, se in Italia sono stati fatti sforzi da parte del Governo per tutela-re le donne da situazioni di violenza, questi non hanno portato come risultato un miglioramento delle condizioni delle donne. Il femminicidio è un crimine di Stato per-ché tollerato dalle pubbliche istituzioni per incapacità di

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prevenire, tutelare e proteggere la vita delle donne che vivono situazioni di discriminazione e violenza.Il titolo che è stato dato al convegno “Mai più complici” vuol significare che combattere la violenza contro le don-ne vuol dire chiamare le cose con il loro nome e chiedere ai media che le raccontino non camuffando la realtà, non coprendo la responsabilità di chi uccide le donne perché incapace di accettare la loro indipendenza e autonomia. Si è voluto dare voce alle Associazioni, agli operatori, a tutti quelli grazie al cui lavoro appassionato e spesso vo-lontario, sino ad oggi si è posto un argine al fenomeno della violenza, non tacendo sul fatto che le Istituzioni spesso sono disattenteIl convegno, aperto dai saluti della Ministra Fornero, si è articolato in tre sessioni, una prima, intitolata “Il conte-sto” in cui era previsto un intervento sul legame tra dirit-to dell’individuo, organizzazione sociale e ruolo della fa-miglia (annullato per malattia della relatrice), un secondo sulla violenza vista sia dalla parte della donna che dalla parte dei maltrattanti, ed un terzo, di un’economista che ha parlato dei costi economici della violenza sulle donne. Nella seconda sessione sono state analizzate le norma-tive nazionali, regionali, internazionali ed esposte delle prassi innovative internazionali. Nella terza sessione sono state esposte delle esperienze sul tema. In questa sessio-ne ha presentato un’esperienza sulla formazione degli operatori sanitari il Dr. P. Schinco del Centro contro la Violenza Demetra delle Molinette di Torino, componente della Commissione Pari Opportunità dell’Ordine dei Me-dici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino.I lavori sono proseguiti con una discussione in picco-li gruppi organizzati su tavoli monotematici, con alcuni momenti toccanti in cui una donna ha raccontato del-la propria esperienza di donna maltrattata, accolta in maniera non proprio edificante in un DEA di un grande ospedale di Torino.

l’azioNE DEll’omCEo DElla ProViNCia Di ToriNo

Il convegno ha ricevuto il patrocinio dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino (OMCeO); Gabriella Tanturri della Commissione Pari Op-portunità dell’OMCeO ha portato i saluti del Presidente Amedeo Bianco, ed ha esposto l’impegno dell’Ordine su questo tema.Dal convegno è emersa la necessità di un approccio multidisciplinare al tema, integrando le competenze de-gli operatori sanitari, degli operatori della legge e delle Forze dell’Ordine; per quanto riguarda la componente medica si è evidenziata la necessità di un maggior impe-gno su questi temi soprattutto per quello che concerne la gestione dell’emergenza, sia sul piano dell’accoglienza della donna maltrattata, sia per quanto riguarda una cor-retta refertazione che consenta alla donna di far valere i suoi diritti in un contesto processuale. Per quanto riguarda la prevenzione è necessario invece avviare un percorso di formazione per medici di fami-glia, medici dei DEA, specialisti per riconoscere i segni delle situazioni a rischio per la donna. Tema delicato, in quanto spesso la donna maltrattata ha paura ad esporre la propria situazione di disagio, paura o di reale pericolo.Sarebbe auspicabile un coinvolgimento dell’Ordine dei Medici, sia a livello locale che nazionale, nel farsi promo-tore e nel sostenere fattivamente tutte le iniziative volte alla diffusione delle informazioni, alla prevenzione ed alla formazione del personale medico tenendo fede al com-pito che caratterizza la nostra professione: prendersi cura del paziente nella sua complessità, attraverso un approc-cio multidisciplinare e preparato ad accogliere le pazienti vittime di violenza.

Enrica Guglielmotti Teresa sorrentino

Commissione Pari Opportunità

La tribunaLe Commissioni dell’Ordine

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UN aiUTo QUalifiCaTo PEr il sorriso

Discutendo di odontostomatologia

In quasi tutti i congressi odontoiatrici il rapporto medico/paziente viene con-tinuamente preso in esame, essendo giustamente rite-nuto della massima impor-tanza. Un saggio su come avviene la comunicazione tra l’ortodontista e il geni-tore, tra l’ortodontista e il bambino-paziente, viene fornito da Nicoletta Ciocca, odontoiatra di San Mau-ro Torinese e da Gianluigi Savio, già giornalista della Stampa, autori, per la San Paolo Editore, di un agile volume dal titolo: Ti aiuto a costruire il sorriso. sto-rie di denti e di bambini. Primo destinatario del vo-lume il binomio inscindibile

bambini/genitori, due soggetti da educare entrambi: i primi a cura soprattutto della madre, la figura didatticamente più vicina ed influente, i secondi da parte dello specialista, perché imparino a gestire al meglio situazioni solo apparentemente facili, dove false credenze ed opinioni sbagliate (ma diffuse) provocano guai che il dentista sarà chiamato a risolvere, solitamente in ritardo. Protagonista attiva del libro, una sperimentata e paziente orto-dontista, la dottoressa Elisabetta Roccia che, in modo arguto e scorrevole, illustra vari casi che le si presentano, alle prese con genitori che confondono denti da latte con definitivi, denti “drit-ti” con quelli “a posto”, che cedono facilmente ai capricci e alle paure dell’adorata prole. Al di là dei piacevoli aneddoti raccontati con una certa verve narrativa, nei case report della Rocca, gli in-terrogativi fondamentali che si ripropongono sono sempre due: che cosa va corretto (diagnosi) e in che modo si può conseguire il miglior risultato funzionale ed estetico (piano di trattamento). Il libro non è un ponderoso testo tecnico sull’ortodonzia, ma al di là delle corrette informazioni scientifiche elargite dalla specialista, un’opera che Maurizio Manuelli, presidente Sido, definisce nella sua prefazione, “di utilità sociale”. A renderla meritoria – osserva - sono la competenza professionale e il desiderio di comunicare che essa esprime. Un’utile lettura – aggiungiamo noi – che ogni genitore alle prese con una vicenda dinamica come l’“erompe-re” e la caduta dei denti (fisiologica nei denti da latte ma talvolta traumatica) nel proprio figlio, dovrebbe tenere presente per non cadere negli errori più comuni.

massimo boccaletti

ACCORDO TRA FONDAZIONE ANDI E PRAP

PER LA PROMOZIONE DELLA SALUTE ORALE

NELLE CARCERI

Siglato il 24 luglio un Protocollo d’intesa tra Fondazione Andi e il Provveditorato Regionale dell’Am-ministrazione Penitenziaria (Prap) per il Piemonte e la Valle d’Aosta, per la promozione della salute orale dei detenuti delle due regioni. L’accordo prevede la mobilitazione di una rete volontaria di dentisti dell’Andi (Associazione Nazionale Dentisti Italiani) per la formazione alla prevenzione e all’igiene orale presso le carceri. Firmatari dell’accordo affidato alla responsabilità di Bianca Carpinteri, sono Evangelista Giovanni Mancini, presidente della Fondazione Andi Onlus e Aldo Fabozzi, Provveditore regionale dell’Amministrazione pe-nitenziaria. “Un progetto importante che mi augu-ro possa espandersi su tutto il territo-rio nazionale” ha detto la Carpinteri che riveste il ruolo di Tesoriere della Fondazione e di consigliere della Se-zione Andi di Torino.

Le Commissioni dell’Ordine

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novembre 12 22

a ProPosiTo DEll’arTiColo“il GoVErNo DEGli ECoGrafi”

Il dedalo

Sul numero di Torino Medica di luglio-agosto 2012, nella rubrica “Dedalo” a pagina 12 abbiamo pubblica-to un articolo dal titolo “Il governo degli ecografi” a firma dei bioingegneri Paolo Ranieri e Francesca Vajo e dell’economista sanitario Emanuele Davide Ruffino. Il 21 agosto scorso il dottor Luigi Nerici ci ha inviato in redazione una mail con richiesta di chiarimenti sui dati citati nell’articolo.Abbiamo ovviamente girato la mail agli autori che il 15 ottobre scorso ci hanno risposto.Di seguito il testo della richiesta di chiarimenti sui dati e la risposta.

Nicola Ferraro

luglio/agosto 1213

luglio/agosto 12

il governo degli ecografi

Il dedaloIl dedalo

SiTUaZione di ParTenZa: anno 2000

In Italia, erano presenti 7.220 ecografi nelle sole Struttu-

re pubbliche. Contando anche il settore privato accredi-

tato, si raggiungeva un complessivo di 9.231 ecografi.

In Piemonte, nello stesso periodo, erano presenti 526

ecografi nelle sole Strutture pubbliche.

Con il settore privato accreditato, si calcola un totale di

616 apparecchi.Il novero piemontese di ecografi costituiva il 6,7% della

copertura italiana, a fronte di una corrispondente popo-

lazione regionale pari al 7,4% del valore nazionale e tale

proporzione si è sostanzialmente mantenuta negli anni

(Fonte: elaborazone su dati del Ministero della salute).

STRUTTURE PUBBLICHE

DENSITà DI ECOGRAFI per milione di abitanti

ANNOCAMPIONE

ITALIA PIEMONTE

2000 124 122

2001 135 135

2002 145 143

2003 150 151

2004 158 162

2005 168 166

2006 180 176

2007 192 187

2008 202 196

2009 211 206

2010 221 215

Come osservabile, il numero di ecografi nelle strutture

pubbliche del territorio cresce di anno in anno. Più pre-

cisamente, si registra un incremento (anni 2000 - 2010)

del 78,2% in Italia e del 76,2% in Piemonte.

Questo aumento delle attrezzature non è però conse-

guenza della crescita della domanda. Dai valori disponi-

bili, si riscontra un aumento (anni 2000 - 2010) del volu-

me delle prestazioni pari al 55,2% in Italia ed al 38,9%

in Piemonte. La significativa differenza tra il tasso di cre-

scita del numero delle attrezzature e quello del volume

di prestazioni costituisce un evento sentinella sul livello

di efficienza con cui vengono gestite queste risorse.

Un ecografo costa mediamente 60.000 €, cui occorre

assommare ancora una quota manutentiva pari circa al

9% annuo del costo storico.

STRUTTURE PUBBLICHE

ECOGRAFIE per milione di abitanti

ANNOCAMPIONE

ITALIA PIEMONTE

2000 259.621 201.898

2001 321.361 207.632

2002 299.920 223.009

2003 323.504 208.980

2004 327.153 224.139

2005 328.522 224.410

2006 356.744 246.922

2007 359.563 256.889

2008 374.001 264.739

2009 388.439 272.590

2010 402.876 280.440

Occorre sottolineare come, nel periodo considerato,

non si siano sviluppate tecniche per aiutare i decision

makers a definire i criteri ed i parametri da osservare

per effettuare investimenti appropriati. Le differenze del

numero di attrezzature tra aree geografiche, o del con-

sumo per coorti sovrapponibili di soggetti, evidenziano

la scarsa attenzione a governare il settore con parametri

trasparenti e predeterminati. Il discorso non si pone solo

dal punto di vista economico, ma soprattutto in termini

L’utilità delle ecografie è fondamentale in più settori diagnostici ed ampiamente dimostrata dalle ricerche

cliniche: forse proprio la loro grande versatilità ha portato ad una domanda di relative apparecchiature non

sempre razionale, come dimostra la seguente analisi.

Il costo d’acquisto medio relativamente basso ed il mancato bisogno di opere edili ed impiantistiche ad hoc

ha indotto, nel corso degli anni, una scarsa sorveglianza sulle politiche di investimento relative a tale stru-

mento diagnostico. Ne è conseguita una vera e propria diffusione a macchia di leopardo, che ha determina-

to una spesa complessiva da non sottovalutare e meritevole di azioni di programmazione e governo, pari a

quelle intraprese per altre tecnologie di diagnosi. In quest’ottica, diventa fondamentale definire una politi-

ca di controllo sull’appropriatezza d’acquisto e di impiego degli ecografi presenti sul territorio piemontese.

di appropriatezza delle prestazioni erogate ai pazienti, evitando che sia l’offerta a creare la domanda.

Qualora il numero di ecografi fosse aumentato coerentemente con la domanda, indicativamente nel 2010 si sarebbe-

ro dovuti avere (gli importi sono espressi non in termini assoluti, ma in rapporto al milione di abitanti, onde agevolare

i confronti):italia: valore ottimale 192 ecografi (anziché 221) � valore complessivo a rischio di inefficacia: (221 - 192) * 60.000

€ = 1.740.000 € cui occorre aggiungere ancora un costo manutentivo pari a € 313.200, per un totale complessivo

pari a circa 2.053.200 € per milione di abitanti.

Piemonte: 169 ecografi (anziché 215) � valore complessivo a rischio di inefficacia: (215 - 169) * 60.000 € =

2.760.000 € cui occorre aggiungere ancora un costo manutentivo pari a € 729.000, per un totale complessivo di circa

3.489.000 €, sempre per milione di abitanti.

Quindi, a fronte di una situazione stimata (cioè quella senza inefficienze), si rilevano le seguenti differenze:

SPESA DI POTENZIAMENTO SOSTENUTA DAL SETTORE NEL 2000 - 2010

STRUTTURE PUBBLICHE - PER MILIONE DI ABITANTI

TEORICO

AREAINVESTIMENTI

PER AUMENTAREIL PARCO ECOGRAFI

SPESA MANUTENTIVACOMPLESSIVA

TOTALE TEORICO

ITALIA € 4.080.000 € 9.871.200 € 13.951.200

PIEMONTE € 2.820.000 € 9.309.600 € 12.129.600

EFFETTIVO

AREAINVESTIMENTI

PER AUMENTARE IL PARCO ECOGRAFI

SPESA MANUTENTIVACOMPLESSIVA

TOTALE REALE

ITALIA € 5.820.000 € 10.184.400 € 16.004.400

PIEMONTE € 5.580.000 € 10.038.600 € 15.618.600

POTENZIALE INEFFICIENZA

ITALIA € 1.740.000 € 313.200 € 2.053.200

PIEMONTE € 2.760.000 € 729.000 € 3.489.000

coSTi e ricavi

Da notare che la conservazione di un ampio parco di ecografi genera un costo manutentivo decisamente superiore

alla spesa sostenuta per nuovi investimenti: cioè, spendiamo di più per mantenere il vecchio e l’obsoleto che non per

comperare il nuovo.

Occorre rimarcare che tali elaborazioni nascono solo dall’analisi dell’evoluzione della domanda di prestazioni ecogra-

fiche e non contemplano altre riflessioni (in particolare l’appropriatezza clinica e la necessità di assicurare omogenea

copertura territoriale).

Sotto un profilo strettamente economico si registra, quindi, un trend di crescita del capitale investito nettamente

superiore all’incremento degli introiti.

Per l’Italia, si stima un rimborso medio, considerata la variabilità inter regionale, di 55 € per esame ecografico. Per

il Piemonte, il valore corrispondente ammonterebbe mediamente a 65 € (dipende sempre dalla tipologia). Tale mag-

giore remunerazione è probabilmente da attribuire ad una maggiore difficoltà a raggiungere il break even point, cioè

quel valore della produzione che permette di ammortizzare l’investimento effettuato.

Al netto di tutte le altre voci di costo, si può operare un primo confronto tra l’incremento degli introiti, nel 2010

rispetto al 2009, ed i costi derivanti dall’inutile ulteriore potenziamento del parco ecografi nello stesso periodo (che

può essere letto come possibilità di assorbire la maggiore domanda di ecografie semplicemente mantenendo la stessa

produttività degli anni precedenti):

SINTESI 2009 - 2010 STRUTTURE PUBBLICHE E PER MILIONE DI ABITANTI

AREA INCREMENTO INTROITI INVESTIMENTO ECCENDENTE

ITALIA € 794.035 € 654.000

PIEMONTE € 510.250 € 588.600

12

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novembre 1223

DomaNDaGli autori segnalano una differenza tra il tasso di crescita del numero di ecografi e quello delle presta-zioni e da questo dato traggono delle conclusioni. Proprio negli anni presi in considerazione si è sviluppata l’ecografia “clinica” multiorgano e integrata fatta dal medico che si occupa del paziente, al letto del paziente, in risposta a un quesito clinico pre-ciso. Per tale ragione l’ecografo è diventato dotazione indispensabile in reparti in cui in precedenza non era presente (PS-DEA, rianimazione, MeCAU , medicina generale, 118…).Chiedo se nel conteggio delle prestazioni siano state contate (magari attraverso una stima) le pre-stazioni degli “ecografi clinici”(che, inoltre, pur non sostituendo l’ecografia “servizio” ne riducono la richiesta). Se così non fosse l’articolo (e il lavoro) sarebbero viziati da un errore probabilmente significativo.Personalmente eseguo circa 1.500 ecografie “cliniche”/anno (multiorgano) presso la MeCAU dell’ Ospedale Maria Vittoria.

Distinti saluti. Dottor Luigi Nerici

risPosTaGli appunti sollevati sono di sicuro interesse e devono portare a cercare di rilevare dati puntuali relativi alle cosiddette ecografie diagnostiche (il ritardo con cui si risponde è dovuto al tentativo di arricchire la ricerca e la disponibilità di dati): tuttavia queste appaiono ancora non sufficientemente rilevate.I dati riportati nell’articolo sono quindi quelli disponibili presso Ministero e Regioni e non vi sono altre fonti attendibili per eventuali ulteriori analisi.Se è quindi giusto e corretto rilevare la carenza relativa alla tracciabilità delle ecografie diagnostiche che forse il sistema, a fini epidemiologici e non burocratici, dovrebbe rilevare e mettere a disposizio-ne dei cultori della materia, accettando l’ipotesi che questa interessi trasversalmente tutte le regio-ni, resta invece valido il confronto che chiede di spiegare la diversa disponibilità/vetustà geografica delle apparecchiature.Sicuramente la materia merita ulteriori approfondimenti in un’ottica interdisciplinare che coinvolga medici, bioingegneri ed economisti per rendere più razionale il settore.

Emanuele Davide Ruffino

luglio/agosto 1213

luglio/agosto 12

il governo degli ecografi

Il dedaloIl dedalo

SiTUaZione di ParTenZa: anno 2000

In Italia, erano presenti 7.220 ecografi nelle sole Struttu-

re pubbliche. Contando anche il settore privato accredi-

tato, si raggiungeva un complessivo di 9.231 ecografi.

In Piemonte, nello stesso periodo, erano presenti 526

ecografi nelle sole Strutture pubbliche.

Con il settore privato accreditato, si calcola un totale di

616 apparecchi.Il novero piemontese di ecografi costituiva il 6,7% della

copertura italiana, a fronte di una corrispondente popo-

lazione regionale pari al 7,4% del valore nazionale e tale

proporzione si è sostanzialmente mantenuta negli anni

(Fonte: elaborazone su dati del Ministero della salute).

STRUTTURE PUBBLICHE

DENSITà DI ECOGRAFI per milione di abitanti

ANNOCAMPIONE

ITALIA PIEMONTE

2000 124 122

2001 135 135

2002 145 143

2003 150 151

2004 158 162

2005 168 166

2006 180 176

2007 192 187

2008 202 196

2009 211 206

2010 221 215

Come osservabile, il numero di ecografi nelle strutture

pubbliche del territorio cresce di anno in anno. Più pre-

cisamente, si registra un incremento (anni 2000 - 2010)

del 78,2% in Italia e del 76,2% in Piemonte.

Questo aumento delle attrezzature non è però conse-

guenza della crescita della domanda. Dai valori disponi-

bili, si riscontra un aumento (anni 2000 - 2010) del volu-

me delle prestazioni pari al 55,2% in Italia ed al 38,9%

in Piemonte. La significativa differenza tra il tasso di cre-

scita del numero delle attrezzature e quello del volume

di prestazioni costituisce un evento sentinella sul livello

di efficienza con cui vengono gestite queste risorse.

Un ecografo costa mediamente 60.000 €, cui occorre

assommare ancora una quota manutentiva pari circa al

9% annuo del costo storico.

STRUTTURE PUBBLICHE

ECOGRAFIE per milione di abitanti

ANNOCAMPIONE

ITALIA PIEMONTE

2000 259.621 201.898

2001 321.361 207.632

2002 299.920 223.009

2003 323.504 208.980

2004 327.153 224.139

2005 328.522 224.410

2006 356.744 246.922

2007 359.563 256.889

2008 374.001 264.739

2009 388.439 272.590

2010 402.876 280.440

Occorre sottolineare come, nel periodo considerato,

non si siano sviluppate tecniche per aiutare i decision

makers a definire i criteri ed i parametri da osservare

per effettuare investimenti appropriati. Le differenze del

numero di attrezzature tra aree geografiche, o del con-

sumo per coorti sovrapponibili di soggetti, evidenziano

la scarsa attenzione a governare il settore con parametri

trasparenti e predeterminati. Il discorso non si pone solo

dal punto di vista economico, ma soprattutto in termini

L’utilità delle ecografie è fondamentale in più settori diagnostici ed ampiamente dimostrata dalle ricerche

cliniche: forse proprio la loro grande versatilità ha portato ad una domanda di relative apparecchiature non

sempre razionale, come dimostra la seguente analisi.

Il costo d’acquisto medio relativamente basso ed il mancato bisogno di opere edili ed impiantistiche ad hoc

ha indotto, nel corso degli anni, una scarsa sorveglianza sulle politiche di investimento relative a tale stru-

mento diagnostico. Ne è conseguita una vera e propria diffusione a macchia di leopardo, che ha determina-

to una spesa complessiva da non sottovalutare e meritevole di azioni di programmazione e governo, pari a

quelle intraprese per altre tecnologie di diagnosi. In quest’ottica, diventa fondamentale definire una politi-

ca di controllo sull’appropriatezza d’acquisto e di impiego degli ecografi presenti sul territorio piemontese.

di appropriatezza delle prestazioni erogate ai pazienti, evitando che sia l’offerta a creare la domanda.

Qualora il numero di ecografi fosse aumentato coerentemente con la domanda, indicativamente nel 2010 si sarebbe-

ro dovuti avere (gli importi sono espressi non in termini assoluti, ma in rapporto al milione di abitanti, onde agevolare

i confronti):italia: valore ottimale 192 ecografi (anziché 221) � valore complessivo a rischio di inefficacia: (221 - 192) * 60.000

€ = 1.740.000 € cui occorre aggiungere ancora un costo manutentivo pari a € 313.200, per un totale complessivo

pari a circa 2.053.200 € per milione di abitanti.

Piemonte: 169 ecografi (anziché 215) � valore complessivo a rischio di inefficacia: (215 - 169) * 60.000 € =

2.760.000 € cui occorre aggiungere ancora un costo manutentivo pari a € 729.000, per un totale complessivo di circa

3.489.000 €, sempre per milione di abitanti.

Quindi, a fronte di una situazione stimata (cioè quella senza inefficienze), si rilevano le seguenti differenze:

SPESA DI POTENZIAMENTO SOSTENUTA DAL SETTORE NEL 2000 - 2010

STRUTTURE PUBBLICHE - PER MILIONE DI ABITANTI

TEORICO

AREAINVESTIMENTI

PER AUMENTAREIL PARCO ECOGRAFI

SPESA MANUTENTIVACOMPLESSIVA

TOTALE TEORICO

ITALIA € 4.080.000 € 9.871.200 € 13.951.200

PIEMONTE € 2.820.000 € 9.309.600 € 12.129.600

EFFETTIVO

AREAINVESTIMENTI

PER AUMENTARE IL PARCO ECOGRAFI

SPESA MANUTENTIVACOMPLESSIVA

TOTALE REALE

ITALIA € 5.820.000 € 10.184.400 € 16.004.400

PIEMONTE € 5.580.000 € 10.038.600 € 15.618.600

POTENZIALE INEFFICIENZA

ITALIA € 1.740.000 € 313.200 € 2.053.200

PIEMONTE € 2.760.000 € 729.000 € 3.489.000

coSTi e ricavi

Da notare che la conservazione di un ampio parco di ecografi genera un costo manutentivo decisamente superiore

alla spesa sostenuta per nuovi investimenti: cioè, spendiamo di più per mantenere il vecchio e l’obsoleto che non per

comperare il nuovo.

Occorre rimarcare che tali elaborazioni nascono solo dall’analisi dell’evoluzione della domanda di prestazioni ecogra-

fiche e non contemplano altre riflessioni (in particolare l’appropriatezza clinica e la necessità di assicurare omogenea

copertura territoriale).

Sotto un profilo strettamente economico si registra, quindi, un trend di crescita del capitale investito nettamente

superiore all’incremento degli introiti.

Per l’Italia, si stima un rimborso medio, considerata la variabilità inter regionale, di 55 € per esame ecografico. Per

il Piemonte, il valore corrispondente ammonterebbe mediamente a 65 € (dipende sempre dalla tipologia). Tale mag-

giore remunerazione è probabilmente da attribuire ad una maggiore difficoltà a raggiungere il break even point, cioè

quel valore della produzione che permette di ammortizzare l’investimento effettuato.

Al netto di tutte le altre voci di costo, si può operare un primo confronto tra l’incremento degli introiti, nel 2010

rispetto al 2009, ed i costi derivanti dall’inutile ulteriore potenziamento del parco ecografi nello stesso periodo (che

può essere letto come possibilità di assorbire la maggiore domanda di ecografie semplicemente mantenendo la stessa

produttività degli anni precedenti):

SINTESI 2009 - 2010 STRUTTURE PUBBLICHE E PER MILIONE DI ABITANTI

AREA INCREMENTO INTROITI INVESTIMENTO ECCENDENTE

ITALIA € 794.035 € 654.000

PIEMONTE € 510.250 € 588.600

12

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novembre 12 24

La ASL TO 2, in partner con il Comune di Torino ha vin-to il contributo di 119.583,36 euro (graduatoria pub-blicata sul sito del Dipartimento per le Pari Opportunità della presidenza del Consiglio dei Ministri) con il pro-getto “Dalla rilevazione al trattamento di minori vittime di abuso sessuale: Equipe multidisciplina-re e strategie d’intervento integrate tra il servizio sanitario aslTo2 - e il servizio socio assistenziale Circ. 6/7 - Comune di Torino”.È un intervento della durata di 18 mesi per potenziare il percorso integrato tra Servizi Sanitari e Socio – as-sistenziali: dalla segnalazione di una situazione di so-spetto abuso sessuale ai danni di minori sino alla presa in carico psicodiagnostica e psicoterapeutica; contem-pla inoltre il trattamento dei genitori per i quali si pre-veda un margine di recuperabilità delle funzioni geni-toriali, attraverso il lavoro dell’equipe multidisciplinare “Cappuccetto Rosso” che lavora dal 1993 all’ASL TO

2 con le circoscrizioni 6 e 7 del Comune di Torino.Il progetto premiato è focalizzato sulle Circoscrizioni 6 e 7 della Città che, in relazione agli indici di salute, risultano caratterizzate da aree più vulnerabili, dalla presenza di particolari condizioni di degrado rispet-to ad altri distretti-circoscrizioni di Torino, da elevata presenza di immigrazione (anche non regolare) e dalla presenza di numerose unità abitative di edilizia popo-lare pubblica. Nelle due Circoscrizioni considerate la popolazione è di 17.989 e 14.285 minori: in questo territorio le sta-tistiche giudiziarie penali registrano ogni anno pochi casi di reati di natura sessuale in danno a minori, ma la situazione si ribalta considerando i dati relativi agli interventi effettuati dalla Magistratura Minorile a pro-tezione di minori in condizioni di rischio familiare e in situazioni di pregiudizio psico-evolutivo.Dal 2007 al 2010 ben 446 richieste di valutazione psi-

l’asl To 2 E il ComUNE Di ToriNo CoN Tro l’abUso miNorilE

Chi fa cosa

Sono 105 i progetti pilota presentati a livello nazionale per il trattamento di

minori vittime di abuso e sfruttamento sessuale: di questi solo 27 hanno ricevuto

il contributo stanziato per quest’anno, con avviso pubblico, dal Dipartimento

per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

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novembre 1225

Chi fa cosa

codiagnostica istituzionale da parte dell’Autorità Giu-diziaria sono pervenute alla Neuropsichiatria Infantile dei Distretti-Circoscrizioni 6 e 7 ASL TO 2, diretta dalla Dott.ssa Lorenza Bondonio, e in questi nuclei familiari multiproblematici spesso si è evidenziato anche il so-spetto abuso sessuale.“L’equipe multidisciplinare sull’abuso sessuale e il mal-trattamento nasce come lavoro integrato e model-lo interdisciplinare nel 1993 e viene formalizzata nel 2001 in seguito delle indicazioni normative della Re-gione Piemonte – spiega Maria Rosa Giolito, Direttore Consultori familiari e Pediatria di comunità ASLTO 2 e Responsabile dell’Equipe multidisciplinare per l’abuso sessuale e il maltrattamento sui minori “Cappuccetto Rosso” – per riconoscere, accogliere e coordinare le attività insieme agli operatori coinvolti e per individua-re precocemente situazioni familiari pregiudizievoli per i bambini. Cappuccetto Rosso è formata da operatori

dei Servizi Sanitari ASLTO 2, Neuropsichiatria Infantile, Dipartimento Salute Mentale, SerT, Consultori Familiari e Pediatria di Comunità, e operatori dei Servizi Socio-Assistenziali del Comune di Torino diretti dalla Dotto-ressa Monica Lo Cascio”.“Mi congratulo con gli Operatori per questo ricono-scimento nazionale – sottolinea il Direttore Generale ASL TO 2, Maurizio Dall’Acqua – l’intervento sulle Cir-coscrizioni 6 e 7 di Torino interessa la popolazione dei circa 30.000 minori residenti, con la previsione di poter implementare la rilevazione e la conseguente presa in carico di circa il 10%. Nel periodo 2007/2011 Cappuc-cetto Rosso ha già offerto 880 consulenze di cui 201 di nuova segnalazione e, grazie all’attivazione del pro-getto, ci si propone di aumentare ulteriormente di un terzo tale attività”.

Dal comunicato stampa di Silvana Patrito, ASL TO 2

l’asl To 2 E il ComUNE Di ToriNo CoN Tro l’abUso miNorilE

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novembre 1227

CoNfroNTarsi PEr ViVErE mEGlio

UN’iNiziaTiVa PEr lE PErsoNE affETTE Da sClErosi mUlTiPla

Chi fa cosa

l’EsiGENza Di UN iNTErVENTo PsiColoGiCo

Ricevere la diagnosi di sclerosi multipla e vivere ogni giorno della propria vita con questa malattia è molto difficile per ogni persona malata. Come è noto, la sclerosi multipla è una malattia cronica degenerativa e invalidante del sistema nervoso centrale, per la quale non esiste oggi possibilità di guarigione. Essa colpisce in Italia circa 1.800 persone all’anno ed esordisce a ogni età della vita, ma è diagnosticata soprattutto nel giovane adulto, cioè in un momento in cui le persone sono maggiormente impegnate nella loro realizzazione personale e proiettate verso il futuro. La malat-tia cambia radicalmente le prospettive sul proprio domani, sia sul piano affettivo che lavorativo e sociale. Essa mette in crisi l’organizzazione psicologica dell’individuo, che si trova a dover affrontare una serie di mutamenti sostanziali nella sua esistenza.Nonostante ciò, sono pochi gli interventi psicologici attuati in modo sistematico e rivolti a tutti i pazienti che si trova-no a fronteggiare la diagnosi di sclerosi multipla e i successivi continui adattamenti. Gli interventi psicologici sono per-lopiù riservati a pazienti con particolari problematiche, su richiesta del medico o del paziente stesso. Questa carenza non è giustificata, perché tutti hanno bisogno di essere aiutati a far fronte nel miglior modo possibile alla malattia. C’è infatti il rischio che il paziente viva a lungo sentimenti di depressione e rabbia, ben al di là dei primi momenti dopo la diagnosi, con conseguen-ze negative non solo a livel-lo familiare, lavorativo e so-ciale, ma anche sulla stessa gestione della malattia, con abbandono delle terapie o ri-corso a trattamenti illusori o pericolosi. Partendo da queste constata-zioni, il CReSM (Centro di Ri-ferimento Regionale Sclerosi Multipla dell’Azienda Ospe-daliera Universitaria San Luigi Gonzaga: Direttore dott. An-tonio Bertolotto) ha avviato nel 2009 una collaborazione con il Dipartimento di Psico-logia dell’Università di Torino (responsabile per il progetto: dott. Emanuela Calandri) e la Fondazione Cosso di Pinerolo (TO), per arrivare a mettere a punto un efficace intervento psicologico di gruppo, da pro-porre in seguito a tutti i suoi pazienti che si trovano a do-ver fronteggiare la diagnosi di sclerosi multipla.

la fasE sPErimENTalE

Per il primo biennio ci si è proposti di realizzare un progetto sperimentale di intervento psicologico per la promozione del benessere, la riduzione della depressione e il miglioramento della qualità della vita in persone malate di sclerosi multipla. La realizzazione del progetto è stata possibile grazie alla Fondazione Cosso che ha messo a disposizione una borsa di studio (dott. Martina Borghi) e ha aperto per gli incontri con i pazienti alcuni locali della propria sede: il Castello di miradolo (S. Secondo di Pinerolo, To), splendido edificio con parco centenario (v. foto).

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novembre 12 28

Chi fa cosa

82 pazienti, con un indice di disabilità (EDSS) non supe-riore a 5.5, suddivisi casualmente tra partecipanti all’in-tervento e partecipanti al confronto, hanno preso parte all’iniziativa negli anni 2010 e 2011. Le persone che partecipavano all’intervento sono state suddivise in sei gruppi omogenei per età (20-35, 36-50, 51-65 anni), perché diverse sono le problematiche esi-stenziali che si devono affrontare nei diversi periodi della vita. Esse hanno partecipato a quattro incontri quindi-cinali nell’arco di due mesi, più un incontro di richiamo dopo circa sei mesi. Circa un anno dopo l’inizio degli incontri, cioè nella primavera del 2011, per ogni gruppo è stato realizzato un ulteriore incontro di focus group, allo scopo di valutare in profondità l’iniziativa realizzata con i partecipanti. Gli incontri di gruppo erano condotti dalla psicologa borsista, secondo una scaletta flessibile volta a stimolare l’attiva partecipazione di ognuno e fon-data su un preciso modello teorico. Venivano prese in considerazione le problematiche dell’identità e della sua riorganizzazione, la ricerca di nuovi obiettivi significativi e capaci di dare un senso di realizzazione, facilitare la promozione dell’autoefficacia in diversi settori, come la gestione delle emozioni, dei pensieri negativi, della comunicazione, dei sintomi, ecc. Venivano anche via via forniti materiali di approfondimento. Gli incontri di gruppo sono stati tutti audio registrati, per permettere un’approfondita analisi qualitativa.Le persone partecipanti al confronto hanno invece preso parte a tre incontri informativi (sulle cellule staminali, le terapie complementari e alternative, l’alimentazione), realizzati con calendario analogo sempre nel 2010.Tutti i partecipanti hanno compilato un questiona-rio, costruito con scale per valutare le diverse variabili coinvolte nell’intervento (come benessere, depressione, qualità della vita, autoefficacia…). Il questionario è stato somministrato quattro volte; per il gruppo di intervento: prima dell’inizio delle attività, alla fine, dopo l’ultimo in-contro di richiamo, in occasione del focus group; per il gruppo di confronto: all’inizio di ognuno dei tre incontri informativi e circa un anno dopo il primo incontro. La prima analisi dei risultati, per i quali è ancora in corso un’elaborazione più approfondita, ci consente di affer-mare che l’iniziativa ha avuto effetti positivi. Gli indica-tori che permettono quest’affermazione sono numerosi. Vi è anzi tutto l’altissima partecipazione alle riunioni dei gruppi d’intervento, con scarsissimo abbandono (12%). Inoltre vi è la valutazione positiva che tutti i partecipanti hanno fatto dell’esperienza, espressa sia nell’apposito questionario di gradimento che negli incontri di focus group, dove hanno giudicato positivamente i temi trat-tati, la conduzione, il materiale fornito, la possibilità del confronto in gruppo, la sede degli incontri. L’analisi qua-litativa delle registrazioni dei dialoghi ha evidenziato che

il gruppo è stato vissuto come situazione positiva che favorisce il cambiamento e la crescita. Anche i risultati al questionario confermano l’efficacia dell’intervento: paragonati a quelli del confronto, i punteggi dei parteci-panti all’intervento presentano nel tempo un andamen-to migliore, nelle risposte alle diverse scale che misura-vano le variabili su cui si agiva con l’intervento stesso. In particolare risulterebbe che la qualità della vita migliora significativamente in chi ha partecipato all’intervento.

l’iNiziaTiVa PEr i NEoDiaGNosTiCaTi

Sulla base di questi buoni risultati, si è deciso di ripro-porre questa iniziativa, con alcune modifiche (gli incon-tri sono diventati cinque, più uno di richiamo), a tutti i neo diagnosticati. Viene così offerta per la prima volta in modo sistematico e continuativo a tutte le persone che hanno ricevuto, al massimo da due anni, la diagnosi di sclerosi multipla presso il CReSM la possibilità di parte-cipare a un’attività di gruppo di intervento psicologico, che continuerà a essere sottoposta a valutazione. Poi-ché il momento che segue la diagnosi è particolarmente critico, abbiamo dedicato l’iniziativa alle persone che lo stanno vivendo, in modo da ridurre il più possibile la sofferenza psicologica e attivare fin dall’inizio costruttive modalità di adattamento ai problemi posti dalla malat-tia, come auspicato in letteratura. Nella primavera del 2012 sono stati realizzati i primi due gruppi di giovani e adulti, sempre omogenei per età, mentre altri gruppi stanno partendo in autunno e segui-ranno nell’anno 2013. La traccia di argomenti seguita nei gruppi è sostanzialmente la medesima, con qualche aggiustamento a seconda della fascia d’età. Gli incontri di gruppo hanno sempre luogo nei locali del Castello di Miradolo, messo a disposizione dalla Fondazione Cosso, che continua a rendere possibile l’iniziativa con il suo sostegno economico (borsiste: dott. Martina Borghi e Federica Graziano).Riteniamo molto importante essere riusciti ad offrire a tutti i neodiagnosticati la possibilità di affrontare le pro-blematiche psicologiche e di vita, legate al dover vivere con la sclerosi multipla, in una situazione distesa, speci-ficamente organizzata e che ha mostrato di essere utile. L’iniziativa rappresenta anche un buon esempio di colla-borazione tra enti pubblici e privati, in un momento in cui le risorse pubbliche sono scarse o addirittura assenti, ed è necessario uno sforzo per reperirle e agire in modo coordinato allo scopo di dare risposte valide ai bisogni dei pazienti.

Prof. silvia boninoResponsabile scientifico del Progetto

Dipartimento di Psicologia, Università di Torino

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novembre 12 30

la salUTE ComE DiriTTo foNDamENTalE, UNa riCErCa sUi miGraNTi a ToriNo

Chi fa cosa

Il 21 settembre scorso, nel corso di un convegno orga-nizzato presso l’Archivio di Stato di Torino, è stato pre-sentato il rapporto “La salute come diritto fondamenta-le, una ricerca sui migranti a Torino”, pubblicazione che racchiude i risultati del primo progetto di ricerca del La-boratorio dei Diritti Fondamentali (LDF). Il convegno ha visto intervenire diversi esperti, sia a livello internaziona-le sia locale, sui temi del diritto alla salute e migrazione, ambito all’interno del quale si è sviluppata l’indagine. Lo scopo ultimo della ricerca era di analizzare la condi-zione dei migranti nella Città di Torino dal punto di vista del diritto alla salute. In linea con lo spirito che muove il lavoro di LDF, la ricerca ha voluto non tanto concentrarsi sulle problematiche in analisi dal punto di vista teorico, ma piuttosto identificare – attraverso la ricerca sul cam-po – i problemi concreti che influiscono negativamente sulla realizzazione del diritto alla salute e concentrarsi, perciò, sul modo in cui questo viene fruito ‘sul terreno’ da una delle fasce socialmente deboli della popolazione, i migranti. Le questioni emerse sono state poi inquadra-te nella cornice normativa del diritto alla salute, secondo il senso e il contenuto che esso ha assunto nel diritto internazionale dei diritti umani. La scelta di concentrare l’attenzione sulla categoria dei migranti è diretta conseguenza dell’approccio sui diritti umani adottato. Considerare la salute come un dirit-to fondamentale presuppone, infatti, dedicare grande attenzione a quei gruppi della popolazione che vivono condizioni di vulnerabilità, di marginalizzazione o altre tipologie di svantaggio, gruppi tra i quali certamente vi sono anche i migranti.

la riCErCa

La ricerca ha potuto usufruire di dati sia qualitativi sia quantitativi ed è stata condotta da un gruppo di ricer-ca interdisciplinare. I dati qualitativi sono stati raccolti tramite interviste semi-strutturate con diversi attori ope-ranti a livello locale nel campo della migrazione e salute (medici, operatori dei servizi sociali, mediatori cultura-li, rappresentanti delle istituzioni comunali e regionali, ONG locali o nazionali, e via dicendo). I dati quantitativi, relativi alle principali problematiche di salute della po-polazione migrante, sono stati invece forniti dal Servizio Sovrazonale di Epidemiologia ASL TO3. Come accennato, il contenitore concettuale adottato dalla ricerca è il contenuto normativo del diritto alla salu-te così come definito dal diritto internazionale dei diritti umani. Conseguentemente, le problematiche emerse circa l’accesso e la fruizione dei servizi sanitari da parte

della popolazione migrante a Torino sono state inqua-drate seguendo gli elementi che compongono il diritto alla salute. In primo luogo, perciò, si sono letti i proble-mi in termini di disponibilità, accessibilità, accettabilità, qualità dei servizi sanitari e, in secondo luogo, si è ap-profondito il tema dei determinanti della salute ovvero dei fattori o condizioni che influenzano la salute al di là del servizio sanitario di per sé considerato.

DiPoNibiliTà E QUaliTà

Nel descrivere quanto emerso dalla ricerca, iniziamo con l’analizzare le prime due componenti del diritto alla sa-lute: disponibilità e qualità. La prima questione da ripor-tare in tal senso concerne la carenza di risorse. La mag-gior parte delle persone intervistate ha infatti indicato la scarsità delle risorse come un grosso impedimento all’ef-ficace funzionamento dei servizi sanitari, se non addirit-tura talvolta alla sopravvivenza degli stessi. È evidente come tale condizione metta a repentaglio seriamente la disponibilità del servizio sanitario nonché la qualità del servizio offerto. Le ragioni di tale situazione sono note. Il grave periodo di crisi economica che interessa il nostro paese ormai da tempo ha ridotto notevolmente le risor-se a disposizione dell’amministrazione pubblica. È evi-dente come tale situazione leda l’intero ambito dell’assi-stenza sociale e affligga indistintamente la popolazione intera. Infatti, l’arretramento dei servizi pubblici a causa del venir meno delle risorse affligge, sebbene a livelli diversi, tutti indistintamente. Al contempo, tuttavia, è altrettanto vero che una tale condizione tende ad avere effetti più gravi nei confronti dei segmenti più vulnerabili e marginalizzati della popolazione. Si sottolinea, tutta-via, come un’efficace azione di contrasto alla situazione descritta venga fornita dal privato sociale. Come noto, Torino è caratterizzata dalla presenza di un privato so-ciale particolarmente attivo sul territorio, il quale in varie occasioni offre un contributo determinante affinché nel complesso l’offerta di salute sia sufficiente, soprattutto per una fascia vulnerabile come i migranti.

aCCEssibiliTà

Quando si prende in esame la componente dell’accessi-bilità dei servizi sanitari, il primo problema che emerge rispetto a questa componente è il carattere poco user-friendly dei nostri servizi. Tale caratteristica, sebbene co-stituisca un impedimento per l’utenza in generale dei servizi sanitari, risulta particolarmente gravosa per i mi-granti. Questi, dato il cumulo di difficoltà che possono incontrare – per es. barriere linguistiche, non familiarità

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con il sistema, difficoltà di orientamento - sono certa-mente tra i gruppi che risultano maggiormente svan-taggiati dall’interazione con un sistema burocratizzato. Nella loro apparente banalità, problemi di tal genere costituiscono ostacoli non indifferenti per chi ha meno strumenti, tant’è che talvolta il cumulo di difficoltà è tale da rendere l’accesso sostanzialmente impossibile. Quan-to detto riguarda non solo l’uso vero e proprio dei ser-vizi, ma anche altri passaggi burocratici essenziali, quali l’iscrizione al SSN.Un ulteriore problema da riportare rispetto alla compo-nente dell’accessibilità riguarda le barriere linguistiche che, come è facile comprendere, costituiscono il primo e il più immediato degli ostacoli all’accesso. L’effettiva gravità di tale ostacolo dipende da molti fattori, alcuni anche strettamente personali. Si può tuttavia affermare che per alcuni gruppi di migranti, quali per esempio i ci-nesi, questo risulta particolarmente grave. Le misure in-traprese finora per porre rimedio appaiono in larga parte insufficienti. Nel corso della ricerca ci si è infatti resi con-to di quanto il livello di accessibilità linguistica dei servizi non sia uniforme. Molte strutture, infatti, risultano prive di cartellonistica e indicazioni in lingua, molti servizi non sono in grado di offrire materiale informativo in lingua o l’offerta è inferiore alla domanda. Tale situazione co-stituisce un grave impedimento alla realizzazione del diritto alla salute di quella parte della popolazione mi-grante che non ha un livello di conoscenza sufficiente della lingua italiana. Un ultimo problema rispetto alla componente dell’acces-sibilità dei servizi concerne l’informazione. Nonostante il ruolo centrale occupato dall’informazione nell’assicura-re globalmente il diritto alla salute ai migranti, si è ri-scontrata l’esistenza di un grave deficit informativo, che colpisce non solo la popolazione migrante, ma anche

gli operatori del settore sanitario.Questo deficit pare concentrarsi sulle se-guenti aree: 1) Infor-mazione sui diritti della popolazione migrante; 2) Informazione sui ser-vizi sanitari esistenti; 3) Informazione sul cor-retto utilizzo dei servizi sanitari; 4) Informazio-ne sulle malattie, sulla prevenzione, sulle cure e sugli stili di vita salu-tari (categoria che con-cerne principalmente i migranti).La diffusione di infor-mazioni corrette ed esaustive costituisce un requisito irrinunciabile nel processo di realizza-

zione del diritto alla salute. Risulta perciò evidente la ne-cessità che tutti i soggetti nella città di Torino, coinvolti nelle aree della salute e della migrazione, si impegnino per accrescere il livello di informazione tra la popolazio-ne migrante e, dove necessario, tra gli operatori del set-tore sanitario.

aCCETTabiliTà CUlTUralE

Per quanto riguarda l’ultima componente del diritto alla salute, l’accettabilità culturale, questo elemento chiama in causa le differenze culturali che inevitabilmente ten-dono a creare una distanza tra il migrante e l’operatore del servizio sanitario. Nel corso della ricerca è emersa l’esistenza di numerose differenze culturali, quali diverse concezioni di malattia, di salute, di cura, di corpo, diversi modi tramite i quali gli individui possono rapportarsi al sistema sanitario, differenze rispetto ai ruoli di genere e posizioni diverse rispetto a temi sensibili, quali la salute sessuale o l’IVG. I suddetti elementi sono da considerarsi concetti “cardine” attorno ai quali si sviluppa il rapporto tra il paziente migrante e il servizio sanitario. Il signifi-cato e la portata di tali elementi può, tuttavia, variare notevolmente da persona a persona in quanto influen-zati, per esempio, dal bagaglio culturale, dall’ambiente nel quale si è cresciuti, dalla religione e via dicendo. Tali differenze possono perciò creare una “distanza” che in-fluisce negativamente sulla possibilità di accedere e di fruire del sistema sanitario. Le norme internazionali ri-chiedono che il sistema sanitario sia adeguato dal punto di vista culturale. Ovviamente tale affermazione non può certamente essere interpretata come un’imposizione in capo agli stati di modellare il sistema sanitario secondo i contorni di tutte le possibili culture potenzialmente rap-presentate nel territorio dello stato. Ciò che invece può

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Chi fa cosa

essere legittimamente richiesto è che, in primo luogo, si prenda coscienza appieno della multiculturalità della nostra società e che si forniscano agli operatori gli strumenti migliori. Nel corso degli anni, gli sforzi impiegati verso un servi-zio adeguato culturalmente sono stati certamente notevoli, anche se difficilmente si possono ritenere sufficienti. Basti a vedere, a tal fine, i problemi che continuano a minare quello che, probabilmente, è lo strumento più importante a disposizione del sistema sanitario in tal senso: la mediazione culturale. La professione come noto vive una condizio-ne di debolezza causata, principalmente, da una mancanza di riconoscimento formale e da percorsi formativi non sempre adeguati. Tale situazione non solo influisce negativamente su chi esercita la professione, ma comporta anche conseguenze negative sulla realizzazione del diritto alla salute dei migranti.In conclusione, si può affermare che la realtà torinese esaminata è caratterizzata da luci e ombre. Da un lato la città sembra rispondere nel complesso piuttosto bene, sia nell’ambito pubblico che privato, alle domande di salute da parte della popolazione migrante. Dall’altro, tuttavia, è evidente come esistono aree che richiedono che richiedono interventi risoluti – pensiamo ai problemi legati al deficit informativo e alla scarsa accettabilità culturale dei servizi – tenendo in mente che la sfida dei prossimi anni sarà tentare di mantenere un livello di servizio sufficiente a fronte di risorse non sempre certe e sufficienti.

anthony olmoirene biglino

il lDf, laboraTorio DEi DiriTTifoNDamENTaliIl Laboratorio dei Diritti Fondamentali (LDF), crea-to nel 2010 su iniziativa di Vladimiro Zagrebelsky e istituito con il contributo della Compagnia di San Paolo, è un organismo di ricerca nel campo dei diritti fondamentali, che si propone di esami-nare i problemi presenti nella realtà italiana alla luce dell’elaborazione europea e internazionale nell’ambito dei diritti umani. LDF non analizza, dal punto di vista teorico, il contenuto dei diritti, ma mira – attraverso la ricerca sul campo – a iden-tificare problemi concreti che influiscono negati-vamente sulla realizzazione degli stessi, al fine di individuare buone pratiche e suggerire soluzioni mirate. Lo scopo dell’attività di LDF presuppone un approccio fortemente interdisciplinare nel la-voro di ricerca e la collaborazione degli operatori nei diversi settori in esame. LDF è un’unità di ricerca dell’Istituto subalpino per l’analisi e l’insegnamento del diritto delle at-tività transnazionali (ISAIDAT). LDF aderisce, inol-tre, al Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani ed è membro della European Hu-man Rights Research Network.

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lETTEra aPErTa ai mEDiCi Di mEDiCiNa GENEralE

Cari colleghi,La Rete Oncologica Piemonte e Valle d’Aosta, nell’intento di offrire un mi-glioramento delle cure e dell’assistenza delle persone affette da patologie tumorali, ritiene prezioso e insostituibile il ruolo del medico di famiglia nella rete oncologica e negli interventi di counselling, e la sua partecipazione alla elaborazione di percorsi diagnostici terapeutici.

obiETTiVi

Gli obiettivi che la Rete Oncologica si è prefissa sono il superamento delle disomogeneità territoriali e raggiungi-mento di standard di trattamento sempre più elevati; la semplificazione delle fasi di accesso ai servizi da parte del paziente, lo sviluppo di percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali uniformi e coerenti, insieme al potenziamento di un’attività di ricerca sempre più all’avanguardia che trasferisca i risultati ottenuti in ambito clinico. Il paziente che accede alla Rete attraverso il CAS, il Centro Accoglienza e Servizi, oltre ad essere informato sui servizi erogati e modalità di accesso alle prenotazioni, è preso “totalmente in carico” dalla struttura che si occupa di gestire il suo percorso clinico, assistenziale e amministrativo e l’eventuale successiva attivazione del GIC (Gruppo Interdisciplinare Cure di riferimento per il trattamento).Va da sé che in questo scenario il MMG svolge un ruolo di primaria importanza per il suo assistito che, se tempestiva-mente segnalato per sospetto di patologia neoplastica, giunto al CAS per ulteriori accertamenti, può anche usufruire di un’esenzione ticket temporanea (048) allo scopo di facilitare il percorso diagnostico e che sarà convertita in defi-nitiva all’atto della diagnosi istologica. Il paziente, in un momento di così grande fragilità che coinvolge la persona e il suo sistema di vita da un punto di vista biologico, cognitivo, emotivo, relazionale, sociale e spirituale, è quindi sgravato dal peso di prenotazioni di qualunque tipo (in tempi ravvicinati, senza occuparsene direttamente usufruirà di ogni tipo di diagnostica occorrente) ed è supportato dal GIC. Il team è composto da medici e infermieri di diversa specializzazione che garantiscono un approccio multiprofessionale e multidisciplinare basato sulla comunicazione e la condivisione, operando con l’organizzazione dipartimentale, elaborando piani personalizzati e percorsi terapeutici omogenei, di maggiore tempestività e coordinamento degli interventi, con significativo vantaggio per il malato. Fre-quenti incontri tra i referenti dei diversi GIC per i diversi gruppi di patologia neoplastica, garantiscono un costante e costruttivo confronto tra specialisti. La collegialità, inoltre, offre al paziente un maggiore potere decisionale rispetto alle eventuali diverse scelte e opzioni terapeutiche.

il mEDiCo Di mEDiCiNa GENEralE

È quindi importante, cari colleghi, che in questo processo sia coinvolto il medico di Medicina Generale, depositario della fiducia del proprio assistito, che ricopre un ruolo di riferimento autorevole, che lo conosce da più tempo e sa quali sono le condizioni socio culturali economiche della sua famiglia. In quanto medico di famiglia, ha informazio-ni cliniche varie, raccolte nel tempo che condivise e valutate anche in base allo stato emotivo del paziente, possono indirizzare a scelte terapeutiche più o meno interventistiche. Inoltre egli ha una posizione privilegiata per sollecitare e sostenere la partecipazione alle campagne di screening, alle valutazioni genetiche, alla gestione delle terapie di supporto per i pazienti in chemio-ormono e/o radioterapia, al sostegno continuativo nel cambiamento degli stili di vita allo scopo di ridurre il rischio di insorgenza di sindrome metabolica; inoltre anche i rapidi cambiamenti avvenuti nelle terapie farmacologiche impongono una collaborazione e una formazione stretta e continuativa tra specialisti e MMG per una corretta informazione su rischi e benefici attesi sul singolo paziente.

ComE PErmETTErE al mmG Di sCENDErE iN CamPo oPEraTiVamENTE?

È in preparazione la Scheda Sintetica Oncologica (SSO), modalità informatizzata in grado di fornire i dati essenziali del percorso di un paziente all’interno della realtà della rete oncologica alla quale i medici di famiglia potranno accedere per una condivisione delle informazioni sul percorso di diagnosi e cura dell’assistito e il monitoraggio e programmazione di analisi epidemiologiche. L’interfaccia consentirà al MMG di implementare direttamente le in-formazioni sul paziente in modo da facilitare e partecipare attivamente alle scelte terapeutiche considerate più ade-guate, monitorando l’iter di cura sino alla presa in carico da parte della figura specialistica di riferimento: in seguito,

Chi fa cosa

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Chi fa cosa

in accordo col Gic, il Medico di famiglia potrà anche intervenire nella gestione del follow up soprattutto in patologie a basso rischio di ricaduta. E giunti alle ultime fasi di malattia, è proprio il medico di famiglia che può valutare l’attivazione dell’Assistenza Domi-ciliare Integrata (ADI), dell’Unità Cure Palliative (UOCP), di associazioni no profit per le cure palliative o dell’Hospice anche in base alle risorse della famiglia.

la visita al Cas può essere richiesta direttamente utilizzando la normale impegnativa riconosciuta da un apposito codice regionaleNotizie aggiornate e complete sui servizi offerti dalla Rete e sulle sue iniziative sono consultabili sul sitowww.reteoncologica.it E ora ...“sCriVi al DiParTimENTo”:Se avete domande da porre, criticità da segnalare, proposte da fare, argomenti da discutere,scrivete a [email protected]

oscar bertettoDirettore Dipartimento Funzionale

Interaziendale e InterregionaleRete Oncologica Piemonte e Valle d’Aosta

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Cultura

assoCiazioNE mEDiCi sCriTToriiTaliaNi (amsi)

L’AMSI nacque da un’idea del chirurgo Dogliotti di Torino e fu realizzata dallo stomatologo Nello Falomo, alla fine del 1951. Ne fecero parte una dozzina o poco più di grandi uomini, medici e scrittori eccelsi: Spallicci, Cherubini, Contini, Ferrari, Clades, Denti di Pirajno, Tumiati, Maccioni. Accanto a questi ben presto si schierarono: Levi, Tobino, Mesirca, Bonaviri, Winspeare, e ancora Ferrario, Bronda, Be-deschi. Nel 1952 uscì il primo numero de “La Serpe”, rivista ideata, creata, diretta da Corrado Tumiati, noto psichiatra e Premio Viareggio per la letteratura 1936 con il libro “I TETTI ROSSI”. Alla sua morte la rivista passò alla direzione di E.V. Ferrario, medico scrittore lombardo.Dopo Ferrario fu scelta Nora Rosanigo, affiancata da Fausto Federici e in seguito da Marco Marzollo e da Luigi Devoti.Negli ultimi anni dobbiamo ringraziare il lavoro instancabile dell’attuale presidente Nicola Avellino se la rivista con-tinua a vivere; è la nostra bandiera, come non ci stanchiamo mai di ripetere, sempre alta sul pennone del pensiero, che corre gagliardo tra le nostre fila.Ed ora, per i nuovi soci, una parola di ricordo sull’iter presidenziale: dal Senatore Aldo Spallicci, primo presidente, in-signe poeta romagnolo, al secondo presidente, Pietro Berri, musicologo molto noto di Savona, fondatore dell’UMEM (Unione Mondiale dei Medici Scrittori), a Nora Rosanigo, poetessa romana; da Marco Marzollo, musicologo, scrittore,giornalista, a Luigi Devoti, saggista e archeologo. Attuale presidente è Nicola Avelino, saggista di chiara fama, di Pompei. Continuiamo ad onorare la tradizione umanistica, da nord a sud.

5 oTTobrE 2012

Nella Sala Pininfarina del Centro Pannunzio di Torino l’A.M.S.I. ha organizzato un incontro dedicato alla prestigiosa figura di un medico- scrittore- alpino: Giulio Bedeschi. Nostro sodale, colonna portante per molti anni dell’AMSI. Abbiamo voluto così accogliere,conservare e consacrare la sua opera: espressione genuina e magistrale del pensiero dell’uomo. Il ricordo delle atroci sofferenze, l’amore per la patria, la nobile vocazione medica, attraverso la parola dei relatori Dott.Patrizia Valpiani e Dott.Gianfranco Brini, hanno commosso la platea. Così come la lettura di alcuni brani da parte dell’attrice Carlotta Torrero. Ha aperto e concluso l’incontro il senatore Prof. Dario Cravero.

Patrizia Valpiani

Per chi desiderasse ulteriori informazioni sull’associazione medici scrittori italiani:[email protected]; [email protected]

Un momento dell’incontro al Centro Pannunzio di Torino

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Cultura

Ho riportato nella sua interezza la notizia giunta il 10 settembre scorso alla nostra redazione da “Doc-tor33”, perché sia chiaro di che cosa stiamo parlando.Stimolo a questa riflessione e, spero, alla discussione, non è l’essere pro o contro una circoncisione tera-peutica e neppure si vuole entrare nell’universo delle circoncisioni rituali o dettate da motivi religiosi.Con la pubblicazione di queste linee guida l’Ameri-can academy of pediatrics (Aap) ha varcato un altro confine della scienza e della osservazione scientifica. In sostanza si dice che, se tutti i bambini che nasce-ranno in futuro, verranno circoncisi le infezioni delle vie urinarie e quelle da trasmissione sessuale in età più adulta subiranno un riduzione “significativa”.L’Evidence scientifica ha decretato così che una parte del corpo umano è di per sé dannosa e, quindi, va eliminata.Pur nella scarsa rilevanza della mutilazione (perché di questo si tratta) e nel probabile poco impegno di do-lore a cui vengono esposti i piccoli degli uomini, il si-gnificato di tale presa di posizione è molto rilevante.Si definisce una parte del corpo fattore di rischio, cosa che è del tutto improbabile, in quanto componente di un armonico strumento organico funzionale. Il corpo è quello che è: non è causa di malattie, ma vittima di esse.Si assume, inoltre, come atto preventivo utile e ine-vitabile la demolizione di una parte dell’organismo, se pur poco significativa, passando un confine inva-licabile.Infatti, se non viene rispettato, può portare a ritenere

utili e giuste, come in anni non troppo lontani oltre oceano, la prevenzione chirurgica di massa dei tumo-ri mammari o, nei nostri anni cinquanta e sessanta, la più che generosa asportazione di tonsille e adenoidi, a scopo preventivo-terapeutico, giustificato dalla loro presupposta inutilità.L’aspetto, però, che più colpisce il medico che cura quotidianamente le persone e insieme a loro cerca la migliore soluzione per sconfiggere e prevenire le ma-lattie, è l’abbandono aprioristico in questo caso di vie differenti, se pure più lente e incerte, ma che portano ad una evoluzione di massa, ad una vera cultura del-la salute, che riduce come è auspicabile, la necessità della medicina.L’abbandono, cioè, di quella componente educativa alla salute che è fondamentale negli atti medici.La Medicina, si erge come unica salvezza e dimostra tutta la sua presuntuosa sfiducia nell’uomo: il pazien-te non può essere educato a stili di vita più opportu-ni, quindi in questo caso e, nel futuro chissà in quali altri se questa tendenza dovesse prendere piede, si deve affidare esclusivamente alla scienza e alle sue evidenze.Non sfiora neppure le illuminate menti dei ricerca-tori della John Hopkins University di Baltimora, i cui risultati sono alla base della formulazione delle linee guida, che un possibile motivo per cui i soggetti con prepuzio abbiano maggiori infezioni urinarie e nel corso della loro vita siano più facili veicoli di malattie a trasmissione sessuale, non sia legato di per sé alla presenza o assenza di quel lembo di pelle, ma alla

Ogni neonato americano dovrebbe essere sottoposto a circoncisione. Lo indicano le nuove linee-guida dell’American academy of pediatrics (Aap) che, sulla questione, prende per la prima volta una posizione netta, mentre solo 10 anni fa aveva sostenuto che non vi fossero prove sufficienti in favore o contrarie alla procedura. Ora però, secondo i massimi esperti statunitensi, esistono le evidenze che la circoncisione riduce il rischio di infezioni a carico delle vie urinarie nei bambini piccoli fino al 90% e, lungo il resto della vita, protegge in modo notevole dalla trasmissione di microrganismi vettori di malattie sessuali, come il Papillomavirus, limi-tando i pericoli di contagio. Inoltre, gli studi riguardanti l’Aids hanno dimostrato che gli uomini eterosessuali circoncisi hanno una probabilità inferiore del 60% di subire l’infezione da Hiv. Da rimarcare come la presa di posizione ufficiale dei pediatri americani sia arrivata pochi giorni dopo la pubblicazione di un lavoro dei ricercatori della John Hopkins University di Baltimora nel quale era stata messa in relazione la riduzione delle circoncisioni infantili a un significativo aumento della spesa sanitaria, e a una crescita dei casi, per chi non aveva subito l’intervento, di infezioni trasmesse sessualmente. Non a caso i 14 membri della “Special task force” dell’Aap hanno osservato che, negli ultimi anni, il numero di maschi circoncisi è sceso al 56% dei neonati, e hanno auspicato che le nuove raccomandazioni - che saranno pubbli-cate su Pediatrics - invertano la tendenza.

(Da “Doctor33” del 10 settembre 2012).

DaGli all’UNTorE. il PrEPUzio

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Cultura

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maggiore facilità di accumulo di materiale organico e smegma nel solco balano prepuziale dei bimbi non cir-concisi, possibile pabulum per batteri e virus.Senza voler discutere sull’utilità della produzione natu-rale dello smegma da parte delle ghiandole del solco balano prepuziale, è certo che l’igiene è una compo-nente fondamentale nella prevenzione delle malattie.I genitori prima e i piccoli maschi poi dovrebbero es-sere educati a lavare e lavarsi con molta più cura e frequenza di quanto lo facciano attualmente per evi-tare infezioni e trasmissioni di patogeni, che stando ai pediatri statunitensi sono molto incrementate nei soggetti non circoncisi.Un ultimo duplice aspetto è importante da considera-re e nello stesso tempo inquietante per i sospetti che porta con sé. Questo consiglio scientifico, di comprovata efficacia, è destinato ad influenzare pesantemente professionisti e famiglie, ma trascura il consenso del singolo individuo,

che non può decidere consapevolmente se farsi muti-lare per sempre o no.Inoltre, la linea guida, provenendo da una cultura dove ogni atto medico è pagato dal cliente, risulta essere, del tutto fortuitamente certo, un vero affare per la classe medica che l’ha divulgata.Chissà che cosa penserebbe oggi il dr. Ignac Fuloc Semmelweis (1818 -1865), ungherese, che scoprì nel 1847 che erano i suoi assistenti con le mani sporche per le autopsie appena effettuate che trasmettevano la febbre puerperale alle giovani partorienti, ucciden-done un gran numero. Forse, se avesse letto le linee guida dell’Aap, non avrebbe insegnato loro pazientemente a lavarsi le mani con una soluzione di cloruro di calcio, ma gliele avrebbe semplicemente tagliate.

mario Nejrotti

ottobre 12

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Cultura

“EssErE ED aPParirE” VolTi E sCUlTUrE DEll’afriCa TribalE

Da venerdì 14 dicembre 2012, presso la Galleria Alle-gretti Contemporanea (vedi indicazioni al fondo) sono in mostra 65 tra maschere e sculture della collezione privata di Bruno Albertino ed Anna Alberghina, medici torinesi e grandi viaggiatori.Insieme alle maschere saranno esposte 35 fotografie geo-etnografiche di Anna Alberghina, frutto di vent’an-ni di fotoreportage nel Continente africano.In esposizione anche “Black magic rites”: dodici opere dell’artista Plinio Martelli, ispirate all’atmosfera esotica e sensuale evocata dalle sculture africane. “La nostra passione per l’arte tribale africana - afferma-no i due medici torinesi - nasce da lontano: vent’anni di viaggi attraverso il Continente, dalle polverose piste dell’Africa occidentale sino al cuore verde dell’Africa equatoriale.Nasce dall’interesse per i luoghi, i popoli, i riti. Presso molte culture africane, infatti, la comunicazione non verbale si esprime soprattutto attraverso il linguaggio dei segni, delle forme, dei colori. Grazie alle decorazio-

ni corporee, l’individuo cambia identità, si trasfigura, si sublima.Frutto di una stupefacente creatività, esse fanno par-te di un complesso sistema simbolico e diventano in-dispensabili sia per mantenere l’ordine sociale che per mediare le relazioni fra i vari membri del clan e gli esseri soprannaturali”.“Maschere, feticci, figure di maternità e di antenati - aggiungono i due medici innamorati dell’Africa - po-polano quel complesso mondo religioso. Sono oggetti carichi di potenza soprannaturale, mai realizzati con una semplice finalità estetica ma simulacri del divino in grado di proteggere chi li possiede da influssi maligni”.“Questo nostro lavoro – concludono i due collezionisti - vuole essere un omaggio all’Africa, alla sua gente, alle sue tradizioni, alla sua arte, sospesi fra vita e sogno.”

bruno albertinoanna alberghina

n QUaNDoDal 14 dicembre 2012 al 7 gennaio 2013

n DoVEGALLERIA ALLEGRETTI CONTEMPORANEAPalazzo BERTALAZONE di San FermoVia San Francesco d’Assisi 1410122 TORINOTel 011 5069646www.allegretticontemporanea.itinfo@allegretticontemporanea.it

n orariDal martedì al sabatoore 15.00-19.00

n iNaUGUrazioNEVenerdì 14 dicembre 2012ore 19.00

Sotto:giovane Peul Bororo

al Gerewol NigerNella locandina,

maschera Kuba RDC

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è tempo di vivereIl bisturi rosso

39 novembre 12

PER PROVARLO

RISTORANTE “PESCARINO”a Montemarcello (SP)

Via Borea 52AMEGLIA (SP)

TEL. 0187601388, 380.5552555chiuso lunedì e martedì

(salvo ad agosto)

www.pescarinoristorante.it

Provato: agosto 2012

Cari colleghi, il vostro “investigatore del gusto” ha scoperto, anche in vacanza, una vera chicca enogastronomica! E ve ne rende conto!Questo sublime tempio della papilla richiede un po’ di spazio esplicativo per cui sarà la sola recensione di questo mese.Cosa direste di un ristorante pieno di buongustai, dove durante i week-end biso-gna prenotare per mangiare, che è posto al limitare di un bosco lussureggiante, alla fine di una stradina in uno sperduto posto sulla collina spezzina, nel centro del parco di Montemarcello? Vi consiglio di prendervi un bel fine settimana, di fare base nell’annesso agrituri-smo gestito con soave e solerte efficienza dalla cognata dello chef e di godervi sia le passeggiate con vista mozzafiato sul golfo sottostante sia, dopo aver fortificato l’appetito con le camminate, questo ristorante di alta cucina.Per darvi l’idea, dato che l’indirizzo e quasi inutile, dovete uscire dall’autostrada A 12 (GE-LI) a SARZANA, poi proseguire un pezzo per LERICI e quindi seguire le indicazioni “SERRA e MONTEMARCELLO”. Passato l’abitato di Serra dopo pochi chilometri trovate sulla sinistra l’indicazione “Ristorante Pescarino” su un ampio spiazzo: il locale è al fondo della stradina che passa in mezzo alle case al fondo del parcheggio. (Potete anche lasciare la macchina nel piazzale e farla a piedi: non è distante.)L’arredamento è bellissimo, tipo baita, tutto in legno, molto caldo e accogliente, dotato anche di posti in veranda e in giardino.E veniamo al menù.Passando e ripassando ho assaggiato il tris di antipasti dello chef sia di terra che di mare (variano praticamente tutti i giorni e sono sublimi!). Cito a caso: mazzancolle tiepida su salsa di ceci, “parmigiana di branzino”, cus-cus di verdure, delicata crêpe di asparagi.Tra i primi, formidabili le tagliatelle con guanciale funghi e grana e, sul versante “mare”, le bavette con ar-selle, totanini e porri.Fra i secondi, spettacolare è la padel-lata di totani che vale il viaggio!Ho assaggiato anche l’ottimo filetto di branzino con patate e olive.Il mio dessert prediletto è la sfogliati-na di crema con fragole.La carta dei vini è di alto livello e io ho assaggiato anche un ottimo bianco al calice di produzione locale.È possibile anche optare per due menù degustazione: uno di “terra” e uno di “mare”.Costo 45-60 € .

roberto lalario

Ristorante “pescaRiNo”

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La ricerca in Provincia

Cosa lEGGoNo i raGazzi?

iNChiEsTa sUllE lETTUrE GioVaNili

PrEmEssaL’interesse alle letture dei ragaz-zi è maturato nell’ambito dei controlli medici degli allievi di I media promossi dal Comune di Torino e da alcuni Comuni limi-trofi, effettuati - ormai da alcuni decenni - presso l’Istituto di Me-dicina dello Sport. Tra le possibi-

li attività che - affiancando la visita clinica – contribuissero a comprendere meglio le loro capacità e le loro motivazioni, si è pensato ad un’indagine sulle scelte delle letture, come utile strumento di analisi, persuasi da una analogia fra let-tura e sport, connotati entrambi dal piacere soggettivo di una libera scelta.Ne è scaturita una iniziativa inedita, almeno per noi pedia-tri; in linea - sebbene con altri propositi - al ben conosciuto “Nati per leggere” della Associazione Culturale Pediatri. Mentre questa iniziativa intende promuovere precoce-mente le attività di ascolto e di lettura, l’inchiesta è invece attenta allo sviluppo della ‘lettura’ in età successiva, foca-lizzando poi l’attenzione sulle scelte eseguite (cioè sulle ‘letture’), senza entrare troppo nel merito della qualità dei testi e comunque senza suggerire in modo semplicistico un rapporto troppo vincolante tra letture e personalità del lettore: parafrasando un detto molto conosciuto,“dimmi ciò che leggi e ti dirò chi sei”. In sintesi, l’inchiesta parte dal presupposto che la lettura sia tuttora un’opportunità non vicariabile per lo sviluppo men-tale. Un’affermazione in grado di accomunare coloro che si occupano di età evolutiva per cercare di comprendere al meglio il valore delle letture infantili e, insieme, un invito a riflettere sull’efficacia delle politiche adottate a promuover-le: nella convinzione che ad ogni agenzia sia indispensabile inserire un meccanismo retroattivo di controllo atto a veri-ficare i risultati. Perciò è stata iniziata una ricerca che - seb-bene consenta un gran numero di intriganti osservazioni - non ha la presunzione di arrivare a conclusioni esaustive; ma si presta piuttosto ad essere percepita come un tenta-tivo di coinvolgere tutti gli interessati per mettere a punto un futuro piano di intervento, segnale di una virtuosa con-vergenza di competenze.

mEToDoloGia aDoTTaTa

Sotto il patrocinio della Direzione dell’Istituto di Medicina dello Sport, sono stati raccolti mille questionari distribuiti a 5 scuole medie della città, considerate rappresentative di realtà diverse per numerose variabili socio-economiche e culturali. È stato così raggiunto un campione significativo della popolazione studiata, che assomma a circa 7000 in-dividui /anno scolastico.

Le risposte alle molte voci della scheda sono state compi-late dagli allievi in modo anonimo e spontaneo – cioè non guidato dall’intervento diretto degli insegnanti, che si sono limitati ad illustrare il modulo – nella speranza di cogliere la genuinità delle loro scelte, anche a prezzo di qualche imprecisione. La nostra fatica solitaria è stata infatti soprattutto quella di tabulare i dati raccolti per mettere in evidenza alcune inter-relazioni da noi considerate significative e permettere così tutta una serie di considerazioni che cercheremo di espor-re con brevità. Il lettore, che voglia approfondire il discorso, troverà nel sito indicato tutto il materiale necessario ad un esame dettagliato. E noi siamo i primi ad auspicare un con-fronto interattivo, lieti di rendere pubblici dei risultati che possono essere utili a chi si interessa alle questioni solleva-te. È possibile consultare per esempio il sito promosso dalla Fondazione Colonnetti per la letteratura dell’infanzia (http://www.colonnetti.it/) e quello dell’Istituto di Medicina dello Sport di Torino (http://www.imsto.it/)

PrEsENTazioNE DEl moDUlo

Il modulo di indagine sulle letture adottato riporta una lun-ga serie di domande per definire - in primo luogo - l’età, il sesso, il grado di genitura degli intervistati; le lingue par-late in famiglia, un dato che permette di evidenziare con qualche approssimazione, la provenienza del gruppo fami-gliare; il grado di istruzione di entrambi i genitori; le abi-tudini alla lettura degli stessi (quotidiani, settimanali, libri). Per quanto riguarda i ragazzi, si sono indagati gli impegni extrascolastici (tempo dedicato allo studio, allo sport, alla TV o al PC, alla lettura), per poi elencare il numero di libri letti nell’ultimo anno, ed in quale lingua sono stati letti, per chiedere alla fine come viene considerato il leggere (obbli-go o piacere?). Nella seconda parte del questionario si affrontano la clas-sificazione per genere dei libri scelti, le fonti dei consigli ricevuti; il luogo di acquisto o di prestito. La terza parte contiene l’invito ad esprimere titoli, perso-naggi ed autori preferiti. Come si è premesso il modulo può essere scaricato dai siti citati della fondazione Colonnetti o dell’istituto di medicina dello sporti di Torino, in modo da permettere altri approcci analitici.alle 5 scuole medie esaminate è stata assegnata una sigla distintiva. Diremo tuttavia che la scuola a è sita in un quartie-re della periferia ovest; la scuola b, in una zona residenziale ormai stabilizzata; la scuola C alla periferia Nord è una tipica scuola di frontiera; la scuola D in posizione subcentrale trae i suoi allievi da un quartiere agiato; mentre alla scuola E, in centro, hanno accesso allievi di varia estrazione, ma fonda-mentalmente socialmente tutelati.

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ElaborazioNE DEi DaTi

La mole dei dati raccolti (923 schede valide, 402 autori citati, 554 titoli elencati, 1613 preferenze dichiarate, circa 35000 voci) si presta ad una elaborazione complessa. Ri-teniamo opportuno compiere una selezione per mettere in evidenza le correlazioni più significative. Per semplifi-care, consideriamo discretamente omogenea la fascia di età analizzata, da cui risulta una media di 11,3 lievemen-te superiore nei maschi (11,35 maschi / 11,22 femmine) per un tasso più alto di ripetenti: anche se la variabile più importante è rappresentata dall’inserimento di extra o neo-comunitari in I media. Le famiglie sembrano discreta-mente uniformi se viene considerata la loro composizione numerica; infatti le fratrie oscillano intorno a valori medio-bassi (2,22). Non siamo invece in grado di fornire un dato preciso sulla plurietnicità di certe classi, considerevole nelle ‘scuole di frontiera’, e desumibile solo in modo molto im-preciso dall’indicazione delle lingue straniere, non apprese a scuola, parlate in famiglia. Le voci più interessanti, in una ricerca finalizzata ad esa-minare le letture giovanili, sono illustrate dalle correlazioni che elencheremo di seguito. Tutte in grado di connettersi con le differenze rilevate nel numero dei libri letti all’anno (7,15) e delle ore settimanali dedicate alla lettura (media generale: h 2,51). Di tutto questo esporremo solo i prin-cipali aspetti emersi, rimandando per quanto riguarda i

dati statistici ed i dettagli alla redazione del sito già citato. Le variabili che intervengono sono attribuite alla famiglia, ai ragazzi, alla scuola, alle modalità di acquisizione dei li-bri.Esiste comunque una costante differenza di genere, sia per quanto riguarda una generica, maggior dedizione alla lettura delle femmine (maschi 2,26 h/settimana; femmine 2,68 e 5,76 contro 8,58 per i libri letti in 12 mesi); sia, come vedremo, nella diversificazione delle scelte di testi, a conferma di una loro più precoce autonomia. Per quanto riguarda i genitori, si percepisce una sensibile ed attesa correlazione sia fra il loro grado di istruzione sia con le abitudini famigliari alla lettura, in evidente legame col numero dei libri letti dai figli e con le ore dedicate a leggere. Ragazzi con genitori di istruzione medio-alta (lau-rea o diploma): numero libri letti/12 mesi = 8,22; con ge-nitori di istruzione inferiore, numero di libri letti/12 mesi = 5,30. I figli di genitori che dichiarano di leggere libri (61% del totale) leggono 8,34 libri/anno, più alla media già in-dicata di 7,15.Se esaminiamo quanto dichiarato dai ragazzi sulle ore di lettura (si tratta - occorre ricordarlo - di ore dedicate a letture extrascolastiche) il divario - fra chi usufruisce del-la televisione in modo corretto, intorno alle 2 ore/die (a quest’età è ancora molto limitato l’uso dei media tele-matici), e la minoranza (29,56%) che ne è assorbita - è

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significativo, ma non enorme: 2,69 contro le 2,34 h/die dei teledipendenti; con notevoli variazioni, che paiono ben correlate col titolo di studio dei genitori. Più difficile stabilire i rapporti fra chi pratica lo sport e la lettura: sembra che - se escludiamo le fasce estreme - la cor-relazione possa essere positiva: 3,14 h/settimana per chi pratica lo sport oltre le tre h/settimana, contro 2,0 di chi lo pratica meno di 3 h/settimana (contro le 2,51 ore di media). A proposito dei generi di lettura menzionati, i lettori dei libri d’avventura sono l’85,27% (ricordiamo che era possibile indicare più di una preferenza). Questa è però una voce molto generica nella quale sono stati compre-si anche i libri classificabili con maggior esattezza tra i Fantasy, per definire - con una parola ormai diffusa - i racconti imperniati sul magico. Con qualche confusio-ne con la fantascienza (con un numero di lettori pari al 51,25%), fiabe e fantasia (il 46,59%). Comunque, non solo un dato da meritare un commento quando esamineremo i libri indicati nelle preferenze, ma da correggere come tutti quelli che riguardano i generi in merito ai titoli dei libri elencati come prediletti, assai più indicatori delle tendenze dei ragazzi d’oggi. Mentre il 23,62% dei ragazzi dichiarano di leggere narrazioni romanzate (comprendendo anche i romanzi autobiografici, psicologici o drammatici), il 42,58 legge gialli/noir/thriller, appare ben più ridotto l’orientamento verso testi poetici/mitici (indicati dal 16,79% degli allie-vi) e comunque inferiori anche i lettori di divulgazioni scientifiche (22,21%). I libri storici – sia pure roman-zati, raccolgono poi un numero simile di preferenze (25,35%): ma, come vedremo, simili dichiarazioni si sgonfiano se paragonate ai titoli segnalati. Le diffe-renze più significative - almeno a questa età - sono le predilezione dei maschi per i testi di divulgazione scientifica o storica, mentre le femmine iniziano timi-damente ad esplorare il mondo dei sentimenti: come appare dalla scelta di storie romantiche (divario talvolta superiore di 6:1). Abbiamo trovato interessante valutare il ruolo degli insegnanti nella promozione della lettura, usufruendo dei dati in nostro possesso basati su alcune semplici e limitate dichiarazioni. Sappiamo infatti che esistono molteplici iniziative, specie nelle scuole periferiche, che si sentono delegate a vicariare il compito delle famiglie e le carenze ambientali. Ma è proprio questo ad impe-dire raffronti precisi, nella presunzione che i consigli de-gli insegnanti siano più numerosi quando le condizioni famigliari sono meno favorevoli alla lettura. Si tratta certo di una situazione di grande e variabile dinamicità, dato che i suggerimenti degli insegnanti si inseriscono fra il passa parola dei ragazzi (molto efficace, e tale da omogeneizzare le scelte fra i compagni, come risulta spesso dalle schede raccolte), i condizionamenti pa-rentali e le pressioni più o meno avvertite dei Media: in primo luogo la TV, Internet, mentre la Radio non è quasi mai citata.

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Ascoltano consigli degli insegnanti in media 34,9 allievi. Anche in questo le femmine sembrano più ricettive dei maschi (36,62 le femmine / 33,40 i maschi), ma è diffi-cile trovare sempre un nesso od una spiegazione per un criterio che potrebbe essere fuorviante in numerosi casi. Ad esempio, se cerchiamo una correlazione fra consigli dell’insegnante e numero di libri letti, troviamo molte oscillazioni, che ci obbligano a ricordare come le preoc-cupazioni degli insegnanti rispecchiano con ogni proba-bilità una funzione suppletiva in condizioni di carenza: ed in effetti ci sono differenze nel peso di questa relazione in merito ai contesti esaminati. Ma come vengono acquisiti i libri? Con nostra sorpre-sa, i libri continuano ad essere acquistati in libreria. Nel 76,27% dei casi i ragazzi la indicano come il luogo pri-vilegiato d’acquisto, molto lontano dal 24,27 % dell’e-dicola o dal 23,73% dei supermercati; Internet invece è ancora del tutto marginale (4,12%): una tendenza molto netta che accomuna ragazzi di tutti i quartieri. Una noti-zia confermata in altro modo dai colloqui, in cui i ragazzi manifestano il piacere del possesso e la gioia di una scel-ta individuale, sfogliando e leggendo le presentazioni di copertina: un atteggiamento che accomuna i ragazzi e gli adulti, desiderosi di un primo contatto che una cello-fanatura impedisce. Abbastanza frequentemente i libri vengono presi a presti-to: essenzialmente dai coetanei (48,10%); anche se la Bi-blioteca scolastica riveste un ruolo importante (40,85%); più discosto il ricorso alle Biblioteche comunali (24,16%): ma importanti differenze fra scuola e scuola. Un dato che ci spinge a verificare l’attitudine alla lettura fra gli allievi delle varie scuole, come premesso da ritene-re fedelmente rappresentative di realtà molto distinte fra di loro, essendo collocate in quartieri molto diversi per caratteristiche socio-economico e culturali. Netta è l’im-pressione che gli insegnanti si impegnino a rispondere alle esigenze inevase, tipiche dei casi o delle situazioni più svantaggiate, incoraggiando in tutti i modi gli alunni. È però doveroso ribadire che, anche in questo caso, la metodologia adottata non permette di isolare le variabili esaminate per verificare l’efficacia delle singole politiche di promozione alla lettura dei vari Istituti. Alcune delle differenze possono essere facilmente attribuite a variabi-li sociali, che assumono in alcuni quartieri connotazioni importanti.

Piero biniGiovanni Giaretto

Segue sul portalewww.torinomedica.com, digitando nel campo ricerca la parola chiave: letture gio-vanili.Inoltre pubblichiamo il co-dice qr dello spazio web di riferimento.

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NUoVo farmaCo NElla CUra DEl miEloma mUlTiPlo sPErimENTaTo

all’osPEDalE moliNETTE Di ToriNo

Il 10 maggio scorso è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine un articolo scientifico che dimostra un netto miglioramento della sopravvivenza dei pazienti affetti da mieloma multiplo utilizzando un nuovo farma-co “intelligente”: la Lenalidomide. La pubblicazione è nata da una ricerca multicentrica mondiale, coordinata dal professor Antonio Palumbo (responsabile della Mye-loma Unit del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’Ospedale Molinette di Torino, diretto dal professor Mario Boccadoro).

A questa ricerca hanno partecipato 50 centri ematologi-ci italiani e svariati altri centri di eccellenza ematologica europei e statunitensi. Il mieloma multiplo è un tumore tipico dell’età avanzata, che colpisce in Italia 15.000 persone. Negli ultimi anni la ricerca ha compiuto numerosi passi avanti, grazie all’in-troduzione di nuovi farmaci “intelligenti”, in grado di contrastare i meccanismi della crescita tumorale. Questi farmaci rivoluzionari hanno portato ad un considerevole aumento della sopravvivenza dei pazienti affetti da tale patologia.

la lENaliDomiDE

L’articolo del New England Journal of Medicine riferisce il favorevole effetto terapeutico di un nuovo farmaco: la Lenalidomide. Questo farmaco si è dimostrato in grado di limitare gli effetti collaterali delle terapie e di avvici-nare la tollerabilità di una terapia anti-cancro a quel-la delle comuni terapie orali per malattie croniche, ad esempio l’ipertensione. La molecola introdotta a Torino nella terapia del mieloma multiplo è un farmaco che si somministra per via orale, non causa perdita di capelli

e necessita di controlli ambulatoriali ridotti: settimanali o mensili. La qualità di vita dei pazienti è quindi signifi-cativamente migliorata. L’efficacia di questi trattamenti risulta superiore a quella delle terapie fino ad oggi in uso e cambia radicalmente il modo di trattare questa malattia. La Lenalidomide deriva dalla Talidomide, un farmaco prescritto negli anni cinquanta dell’altro Secolo come anti-nausea soprattutto alle donne in gravidanza. Venne ritirato dal commercio nel 1961 in seguito alla scoperta della sua teratogenicità: le donne che avevano assunto la talidomide partorivano infatti figli con gravi alterazio-ni degli arti: amelìa (assenza completa degli arti) o vari gradi di focomelìa. La Lenalidomide svolge invece una funzione immunomodulante: blocca lo sviluppo delle cellule tumorali, inibisce l’angiogenesi e induce il siste-ma immunitario ad attaccare le cellule tumorali.

la riCErCa iN ambiTo osPEDaliEro-UNiVErsiTario

Per l’introduzione della Lenalidomide nella terapia del mieloma multiplo ha avuto particolare importanza la collaborazione tra numerosi centri ematologici italiani (oltre 50) e numerose istituzioni medico-scientifiche eu-ropee e statunitensi. È significativo come in Italia, nonostante i ridotti finan-ziamenti e le difficoltà burocratiche rispetto ad altri Paesi europei, i centri di eccellenza della ricerca medica siano sempre più in grado di effettuare scoperte che spesso cambiano il decorso ed il trattamento di specifiche pato-logie. Uno dei motivi di questa bella realtà è la presenza di strutture altamente specializzate, disponibili nei gran-di centri ospedaliero-universitari; questa dislocazione consente di concentrare risorse e conoscenze indispen-sabili per fare nascere le idee innovative che portano al raggiungimento di prestigiosi risultati. La stretta e con-tinua collaborazione all’interno di queste strutture è il fattore determinante per il successo di tali ricerche, spes-so di tipo traslazionale. Questi risultati sono raggiunti grazie all’istituzione di strutture specialistiche in grado di affrontare patologie complesse, ma soprattutto dedi-cate all’organizzazione di specifici percorsi diagnostico-terapeutici per specifiche patologie.

Nicola ferraro (Dal comunicato stampa di Pierpaolo Berra)

novembre 12

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UNo sTUDio PiloTa PEr ValUTarE l’Uso aPProPriaTo DEi farmaCi

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La Farmacia di Comunità in Europa negli ultimi anni ha sviluppato l’offerta di Servizi in maniera non uniforme tra Stato e Stato e solo in alcuni casi questa è stata riconosciuta dai Governi locali.Nel 2005 prende il via in Inghilterra il Progetto MUR (Medicine Use Review) che è il primo ad essere stato riconosciuto e rimborsato dal Servizio Sanitario Nazio-nale anglosassone (NHS).

L’obiettivo principale di tale iniziativa è l’uso appro-priato dei medicinali da parte dei pazienti e prevede l’intervento di farmacisti che, adeguatamente formati, vengono inseriti in un gruppo di lavoro ben definito e con linee guida condivise.

il mUr sbarCa NElla ProViNCia Di ToriNo

Lo Studio Pilota della provincia di Torino si inserisce in un progetto nazionale che al momento attuale include altre tre province, sotto l’egida della Federazione na-zionale degli Ordini dei Farmacisti Italiani.L’obiettivo principale è di validare un metodo di lavoro già in essere nella Farmacia di Comunità in Inghilterra.I farmacisti coinvolti nello studio dovranno individuare i clienti/pazienti e, previa compilazione di un modulo

In questi mesi i cittadini della provincia di Torino che si recano in farmacia per ritirare una medicina per l’asma possono essere coinvolti dal farmacista in un’intervista sui farmaci che assumono, sulla conoscenza che ne hanno e sulle modalità del loro uso. Potrà dunque capitare che qualche paziente chieda al suo medico il perché dell’iniziativa ed un giudizio sull’opportunità di aderirvi. Si tratta di un’iniziativa molto interessante attivata dall’Ordine dei Farmacisti nell’ambito di una ricerca volta a testare l’utilità di un servizio innovativo svolto dal farmacista per aiutare i pazienti a trarre il maggior beneficio dal farmaco che devono assumere.Il progetto di ricerca, di cui pubblichiamo il razionale, prende spunto da un’analoga iniziativa condotta da alcuni anni nel Regno Unito. Dato il carattere sperimentale del Progetto, l’Ordine dei Farmacisti ha istituito un comitato scientifico di cui fa parte il Vice Presidente dell’Ordine dei Medici di Torino, dott. Guido Giustetto. Su www.torinome-dica.com è possibile consultare anche gli allegati a questo articolo: la descrizione del Progetto e il Documen-to informativo per i pazienti/clienti. Per accedere al materiale digitare nell’apposito spazio di ricerca (in alto a destra) la parola chiave “MUR”.

NicFer

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La ricerca in Provincia

di consenso informato, attraverso un’intervista scrit-ta evidenziare eventuali problemi legati alla terapia in corso. Oltre ad assistere il paziente nel corretto acces-so alla terapia, i farmacisti coinvolti dovranno eviden-ziare criticità, ostacoli o altri aspetti di interesse relativi al Progetto in sé e quindi alla sua applicabilità sul ter-ritorio nazionale.La patologia scelta per il Progetto Pilota è l’asma. Il coordinatore del Progetto è l’Università del Kent, il cui interlocutore è il dott. A. Manfrin.

il ProGETTo

Il Progetto Pilota prevede l’arruolamento di 20 farma-cie per provincia aderente; le farmacie veranno codifi-cate al fine di mantenerne l’anonimato: tale procedura è necessaria al fine di validare statisticamente l’elabo-razione finale dei risultati ottenuti dalle quattro pro-vince aderenti al Progetto su territorio nazionale.I farmacisti coinvolti, previo training in aula e via Web, attraverso l’uso di slide, dovranno compilare delle interviste strutturate coinvolgendo i clienti/pazienti asmatici interessati al Progetto.Ogni farmacista/farmacia aderente al Progetto dovreb-be poter acquisire, dalle ricette che arrivano in farma-cia o eventualmente grazie alla collaborazione con i MMG, da uno a cinque soggetti a settimana per una sperimentazione di quattro mesi circa. Il tempo richiesto per la compilazione delle schede pa-ziente ed il consenso informato dovrebbero richiedere circa 20 minuti l’una.L’Ordine dei Farmacisti di Torino ha istituito un comita-to scientifico, al fine di discutere e condividere insieme all’Università del Kent le modalità di realizzazione del Progetto ed i risultati ottenuti, in cui saranno presenti: due farmacisti per l’Ordine, un farmacista ospedaliero, un farmacista del servizio farmaceutico, un professore universitario, un medico di medicina generale segnala-to dall’Ordine dei Medici, uno pneumologo.

risUlTaTi aTTEsi

L’obiettivo principale del MUR è quello di aumentare l’aderenza alla terapia evidenziando eventuali ADR (re-azioni avverse da farmaci); l’applicazione in Inghilterra ha prodotto un’ottimizzazione della terapia, in accor-do con i MMG, ed una diminuzione dei costi a carico del NHS e del cittadino. Lo studio è avviato proprio per valutare se gli stessi risultati si possono ripetere anche in Italia.L’aderenza alla terapia continua ad essere un fattore cruciale: ad oggi circa il 50% dei pazienti non rispetta il regime posologico prescritto. L’insorgenza di ADR, a seconda delle categorie terapeutiche, comporta a tutt’oggi un 2-5% di ricoveri ospedalieri, in cui circa la metà dei pazienti non è in grado di ascrivere i sintomi all’assunzione dei medicinali.Un appropriato e costante intervento del farmacista

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dovrebbe comportare effetti positivi per la salute del cliente/paziente e per il contenimento della spesa pub-blica.

lE sCaDENzE DEll’iNiziaTiVa

Le farmacie ed i farmacisti sono stati arruolati ai pri-mi di settembre; tra il 12 ed il 17 settembre hanno compilato dei questionari via Web inerenti alla tipo-logia di farmacia ed all’asma, sono stati codificati ed hanno fatto in aula il training con lo pneumologo ed il dott. Manfrin. Ai primi di ottobre è cominciata la sperimentazione con l’arruolamento dei clienti/pazien-ti che acconsentiranno a farsi intervistare. Le schede MUR verranno compilate online su un database gestito dall’Università del Kent. Ai primi di marzo 2013, dovrebbe essere possibile ana-lizzare e discutere i dati raccolti.

Dott. mario GiacconePresidente Ordine dei Farmacisti

della provincia di Torino

Prof.ssa Paola brusaFacoltà di Farmacia

dell’Università degli Studi di Torino

biblioGrafia

http://www.psnc.org.uk/pages/mur.html Capo Progetto presso l’università del Kent: Prof.

Janet Krska, http://www.msp.ac.uk/about/staff/janet-krska.html

http://nacds.lib.uthsc.edu/article/a-community-pharmacy-asthma-mur-project-in-hampshi/

La ricerca in Provincia

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48novembre 12

la NasCiTa DElla moDErNa raDioTEraPia oNColoGiCa iN PiEmoNTE

Le nostre radici

Poco dopo la scoperta dei Raggi X e delle radiazioni emesse dal Radium - rispettivamente ad opera di Ro-entgen nel 1895 e di Madame Curie nel 1896- furono posti in evidenza i loro effetti biologici. Nell’anno 1896 Stevens osservò un eritema cutaneo e Daniel la caduta dei capelli per azione dei Raggi X. Nel 1898 Pierre Curie provocò intenzionalmente sulla cute del suo braccio un eritema mediante Radium ed intuì la possibilità di appli-care tali radiazioni in campo terapeutico in rapporto alla loro capacità di ledere i tessuti. In particolare, tale forma di energia poteva essere una nuova terapia ablativa dei tumori al fianco della chirurgia.La più antica struttura di radioterapia vide la luce nel 1899 sotto la direzione di Tor Stenbeck a Stoccolma: il primo trattamento roentgenterapico coronato da suc-cesso venne condotto su di un esteso epitelioma del naso. Le sedute furono 99 eseguite nell’arco di alcuni mesi! Come è ovvio, in un primo momento furono trattate le neoplasie la cui obbiettività si palesava alla vista come i carcinomi della cute e le malattie linfoproliferative coinvolgenti i linfonodi superficiali. Con lo sviluppo di attrezzature che consentivano di utilizzare radiazioni a maggior energia e quindi penetranti in profondità, l’in-teresse si rivolse anche ai tumori profondi. A questo punto emerse la necessità di conoscere forma, sede e volume della neoplasia e i rapporti di quest’ul-tima con le strutture sane adiacenti da escludersi il più possibile dalla irradiazione. Per procedere fu subito evi-dente che le prime immagini radiologiche, alle quali si affiancò la stratigrafia planare introdotta dal Vallebona nel 1930, potevano essere l’unica fonte da cui ricava-re i dati necessari alla “costruzione” del piano di cura radioterapico. Tuttavia le procedure allora disponibili consentivano di realizzare la radioterapia in modo molto approssimativo in quanto non erano in grado di fondarsi su immagini radiologiche del corpo su piani trasversali. Queste ultime - e mi riferisco in particolare al torace - sono le uniche in cui compaiono contemporaneamente le strutture sane - per il loro sviluppo verticale - nei loro rapporti con la neoplasia, della quale ne evidenziano la sede, la forma e le dimensioni.

l’isTiTUTo Di raDioloGia DEll’UNiVErsiTà Di ToriNo: ECCEllENza Di ValorE iNTErNazioNalE

Negli anni Cinquanta dell’altro secolo ebbe diffusione il metodo proposto da Holfelder che consentiva di otte-nere sezioni traverse del corpo da sezioni di cadavere, raccolte in appositi atlanti, riportandole, con varie tec-

niche, alle dimensioni del paziente. Questa procedura permetteva di costruire piani radioterapici meno ap-prossimativi di quelli che si basavano soltanto sulle im-magini radiologiche. Comunque il metodo era ancora molto grossolano sia in quanto l’anatomia topografica del vivente non è sovrapponibile a quella del cadavere, sia, soprattutto, perché esistono differenze individuali talora molto evidenti.Correva l’anno 1956 quando due giovanissimi medici ebbero l’incarico dal professor Enrico Benassi, suben-trato l’anno precedente al professor Mario Ponzio nel-la direzione dell’Istituto di Radiologia dell’Università di Torino presso le Molinette, di dedicarsi alla sezione di “Radioterapia e Medicina Nucleare”. La struttura era dotata di 60 letti, di un notevole quan-titativo di Radium e di un moderno apparecchio da 400 kV per irradiazione dei tumori profondi. I due giovani neolaureati erano il dottor Alessandro Torretta (futuro primario di Radioterapia nell’Ospedale di Trieste) ed il sottoscritto (futuro professore di Radiologia nell’Univer-sità degli Studi di Torino).Non posso non ricordare che già nel 1950 Torino dispo-neva di un Betatrone installato nel reparto di Radiologia della Clinica Medica diretta dal professor Giulio Cesare Dogliotti. Tale attrezzatura, la cui responsabilità fu affi-data al professor Bartolomeo Bellion, fu resa disponibile dalla collaborazione del Centro di Ricerca Fiat con l’Isti-tuto di Fisica dell’Università di Torino. Fu la prima mac-china in Italia per la terapia esterna ad alta energia. Nello stesso anno fu installata una bomba di Radium presso la clinica Fornaca, sotto la responsabilità del radiologo dot-tor Forzano e con l’alta consulenza del professor Maisen dell’Università Cattolica di Lovanio. Le due attrezzature per varie difficoltà tecniche furono impiegate per un pe-riodo relativamente breve per essere poi sostitute dalle cosiddette “Bombe di Cobalto” come dirò più avanti.

UNa sTraNa sTrUTTUra mETalliCa…

Con grande passione ci stavamo dedicando alla pianifi-cazione del trattamento radioterapico con i mezzi allora disponibili e dei quali ho sopra accennato. Vedemmo, del tutto occasionalmente, in un angolo di una stanza del Reparto di Radiodiagnostica, al secondo piano del padiglione della Molinette verso Via Genova, dove è collocato tuttora, una strana struttura metallica tutta coperta di polvere per il lungo tempo di “inattività”. La nostra curiosità ci spinse ad indagare sulla storia e so-prattutto sul “significato” di quello strano reperto. La componente che più si notava era una seggiola con un grande schienale, evidentemente destinata ad ac-

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Le nostre radici

cogliere un paziente. Si doveva pertanto trattare di un apparecchio radiologico, considerata anche la sua collo-cazione ambientale. Dopo alcune giorni di consultazio-ne della scarsa bibliografia esistente, un lampo illuminò le nostre menti: ci trovavamo di fronte allo stratigrafo assiale traverso ideato negli anni quaranta da Alessan-dro Vellebona, professore di Radiologia nell’Università di Genova, verosimilmente acquistato dal professor Mario Ponzio durante la direzione dell’Istituto di Radiologia e mai utilizzato. Il nostro entusiasmo andò alle stelle al pensiero di poter ricavare sezioni radiografiche traverse del paziente da sottoporre a radioterapia senza ricorre al metodo grossolano delle sezione di cadavere raccolte in atlante.

Dopo aver praticato un’accurata pulizia del “reperto”, incominciammo ad organizzarci per la “messa in ope-ra”. I primi tentativi furono disarmanti; seguivamo con trepidazione le fasi di sviluppo della pellicola in camera oscura che davano costantemente esito negativo: nes-suna immagine compariva! Ma non ci demmo per vinti e iniziammo una serie di controlli molto accurati su tutte la parti componenti la diabolica macchina costruita da una ditta denominata “Zuder”, come indicava una targhetta in ottone fissata alla base. Ipotizzammo che l’ostaco-lo principale al buon funzionamento fosse la mancata coincidenza del raggio centrale del fascio radiante con il raggio luminoso del centratore. Dopo accuratissimi ten-tativi – ovviamente sempre al di fuori dell’orario di lavoro

1959 1993

Fig. 1: Stratigramma assiale trasverso di neoplasia ilare e parailare sinistra.Fig. 2: In alto, piano di cura radioterapico. In basso il calcolatore Olivetti, tra i primi costruiti al mondo dall’azienda di Ivrea, utilizzato per mettere a punto il piano. Fig.3: Prima Bomba di Cobalto installata presso la Clinica Pinna Pintor a Torino nel 1956.Fig.4: Da sinistra, il dottor Cesare Sinistrero, responsabile radiologo della Clinica, un rappresentante della Sanità Militare, la vedova del professor Mario Ponzio e i professori Enrico Benassi e Achille Mario Dogliotti.Fig.5: Il Professor Enrico Benassi. Il primo novembre 1955 il prof. Benassi succede al prof. M. Ponzio Direttore dell’Istituto di Radiologia dell’Università di Torino a partire dal 1935

fig. 1

fig. 3

fig. 5

fig. 4

fig. 2

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Le nostre radici

e senza sosta, soprattutto il sabato e la domenica- riu-scimmo a risolvere il problema.Lo sviluppo in camera oscura del primo stratigramma praticato dopo la messa a punto fu da noi seguito istan-te per istante: l’apparire di una parte dell’immagine nel-le prime fasi dello sviluppo fu accolto con molta trepi-dazione che si trasformò in una grande gioia quando, alla fine, apparve con nitidezza la sezione traversa del torace (fig.1). Senza rendercene conto avevamo posto le basi per dare una svolta alla qualità della radioterapia oncologica praticata alle Molinette, e non solo, almeno per quanto riguardava la irradiazione dei tumori endo-toracici. I pazienti ci venivano inviati in grande nume-ro dalla Patologia Chirurgica diretta dal professor Luigi Biancalana che stava sviluppando una grande scuola di Chirurgia Toracica. Inconsapevolmente avevamo antici-pato i tempi seguendo metodiche di pianificazione della radioterapia del tutto analoghe a quelle attuali che si sono sviluppate in seguito all’introduzione della TAC, re-alizzata da Godfrey Housfield nel 1972 ma divenuta di uso corrente soltanto nei primi anni ottanta. L’apparecchiatura era costituita da una seggiola che ruotava di 360 gradi consensualmente alla rotazione del piatto orizzontale su cui era posta la cassetta radiografi-ca. Durante la rotazione, tutte le strutture toraciche po-ste sul piano di sezione si proiettavano costantemente sullo stesso punto della pellicola dando un’immagine ni-tida; mentre quelle sovrastanti e sottostanti a tale piano si proiettavano in punti diversi così da non comparire in quanto fortemente sfumate e, pertanto, non percettibili. Per conoscere sul torace del paziente l’altezza corrispon-dente allo stratigramma ci avvalevamo di un repere di piombo a forma di N posto sulla superficie anteriore del torace. Le tre branche della N si palesavano sulla sezione trasversa sotto forma di tre circoletti pieni radio-opachi: la misura della distanza di quello centrale dai due laterali ci consentiva di risalire all’altezza dello strato sul torace del paziente con la massima precisione.Gli stratigrammi cosi ottenuti venivano riportati, me-diante pantografo, alle dimensioni del paziente su un foglio di carta millimetrata su cui veniva eseguita la pia-nificazione del trattamento sovrapponendovi i fasci di radiazioni, sotto forma di “isodosi”. In un primo periodo manualmente e, successivamente, mediante calcolatore veniva elaborato il piano di cura (fig.2). In Europa l’interesse alla metodica avvenne nella se-conda metà degli anni cinquanta, sorprendentemente in pochissimi centri tumori: a Parigi, a Montpellier e a Torino presso il nostro Istituto di Radiologia.

ENriCo bENassi: GraNDE Uomo, GraNDE mEDiCo, VEro maEsTro

La necessità di disporre di una pianificazione del trat-tamento radioterapico sempre più precisa fu sentita con l’introduzione delle nuove unità per radioterapia esterna: le cosiddette “Bombe di Cobalto” che, in vir-tù dell’elevata energia dei fotoni emessi dall’isotopo nel decadimento radioattivo, consentivano di portare alte dose in profondità. La prima “Bomba di Cobalto” fu in-stallata in Italia a Borgo Val Sugana nel 1953 (soltanto due anni dopo l’inizio della produzione in Canada!) per volere, ricordo molto bene, di Alcide De Gasperi. La re-sponsabilità della gestione fu affidata al Piemonte nella persona di Enrico Benassi. Nella nostra regione le prima “Bomba di Cobalto” fu installata nel 1956 presso la Cli-nica Pinna Pintor (fig. 3 e 4); successivamente, nel 1958, ne furono dotate la struttura di radioterapia del nostro Istituto e quella dell’Ospedale Maggiore di Novara diret-ta dal professor Massimo Lupo.Fu in quella seconda metà degli anni cinquanta che si formò il primo nucleo della Scuola di Radioterapia On-cologica Piemontese sotto la guida dell’indimenticabile Maestro Enrico Benassi (fig. 5).Egli stimolò la formazione di un gruppo di allievi a cui ho avuto il privilegio di appartenere. L’amore per il nostro lavoro derivava dai suoi insegnamenti verbali e, soprat-tutto, non verbali, con l’esempio. Egli fece maturare in noi il concetto o, meglio, il sentimento che il progresso tecnologico avrebbe portato ad un miglioramento del risultato nella terapia oncologica: condizione per conse-guire il fine ultimo del medico che è quello di curare la mente e l’anima del paziente fino a restituirgli, nei casi più fortunati, l’equilibrio fisico-psichico esistente prima della malattia. Capii soltanto dopo la sua morte, leggendo il suo testa-mento, qualì fossero le radici profonde da cui nascevano i suoi insegnamenti: “Lascio tutti miei averi per la istitu-zione di una Fondazione presso l’Università degli Studi di Torino che ha per scopo la miglior cura ed assistenza dei malati di tumore con particolare riguardo al ricovero e al sollievo e cure anche domiciliari, ancorché si tratti di pazienti cronici e non più passibili di efficaci terapie. La fondazione, avrà altresì, come scopo collaterale, quello di contribuire alla ricerca e agli studi cancerologici. La Fondazione svolgerà la propria attività nell’ambito della Regione Piemonte”.La prima TAC dedicata esclusivamente alla Radioterapia in Italia fu installata nel 1986 nel nostro Istituto grazie ai fondi elargiti nella totalità dalla Fondazione.

Gian luca sannazzariProfessore Emerito di Radiologia

nell’Università degli Studi di Torino

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novembre 1251

Dai congressi

DEmENza sENilE: i ProblEmi DEi CarEGiVEr Di sCENaal saN lUiGi Di orbassaNo

L’invecchiamento della popolazione negli ultimi decenni ha determinato un aumento delle malattie croniche ed in particolare delle demenze di cui la malattia di Alzhei-mer rappresenta la forma più frequente (circa il 60% di tutte le demenze).In Italia le demenze colpiscono circa un milione di sog-getti con un’incidenza di circa 150-200 mila nuovi casi all’anno; si stima che tra 20-30 anni il numero dei pa-zienti con demenza possa raddoppiare. Il deterioramento cognitivo aumenta con l’aumentare dell’età determinando una progressiva perdita dell’au-tonomia e la necessità di attivare un supporto familiare e sociale adeguato. In particolare viene richiesto al fami-liare (caregiver) un continuo impegno fisico ed emotivo e lo svolgimento di mansioni a volte difficili e comples-se che determinano un cambiamento importante nelle abitudini di vita. Come dimostrato anche in letteratura, l’assistenza al paziente demente determina nel caregi-ver l’insorgenza di malattie, quali depressione, ansia, aumento di malattie somatiche legati ad un carico assi-stenziale non sempre sostenibile. Da anni presso la nostra Azienda Ospedaliera è attivo un centro specialistico di riferimento Regionale, la Unità Valutativa Alzheimer (UVA), che comprende un servizio ambulatoriale dedicato alla diagnosi e cura dei pazienti affetti da demenza.Il nostro Centro ha sempre prestato particolare atten-zione ai familiari che assicurano assistenza ai pazienti affetti da demenza, in quanto essi si trovano spesso ad affrontare le numerose difficoltà assistenziali finendo per diventare essi stessi “vittime” della malattia.Anche quest’anno, dopo il successo dell’evento che si è tenuto l’anno scorso, nel mese di ottobre si è volu-to organizzare un incontro, presso l’Azienda San Luigi Gonzaga, dedicato ai familiari e alle persone coinvolte nell’assistenza e cura dei pazienti dementi per offrire un momento di dialogo e confronto sulle numerose proble-matiche affettivo-assistenziali-gestionali.Esperti (clinici, operatori socio-assistenziali), politici, uo-mini delle istituzioni, operatori del volontariato e familia-ri hanno portato e condiviso la loro esperienza ed il loro vissuto professionale e umano.

Al convegno, tenutosi il 23 ottobre nella Sala Convegni dell’ospedale San Luigi, ha partecipato l’Arcivescovo di Torino S.E.R. Monsignor Cesare Nosiglia che con la sua presenza ha voluto testimoniare l’affetto e il sostegno spirituale della comunità ecclesiale della Diocesi di Tori-no ai molti familiari provati dal peso di anni di sacrificio e di abnegazione.

L’incontro è stato organizzato dall’Unità di Valutazione Alzheimer della AOU San Luigi Gonzaga ed è stato aper-to alla partecipazione di familiari di pazienti dementi, operatori sanitari e sociali e alla popolazione.

fausto fantò Responsabile UVA

AOU San Luigi Gonzaga Orbassano

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novembre 12 52

sTili Di ViTa E QUaliTà Di ViTasCiENza E PraTiCa

Dai congressi

Questo titolo ha dato vita ad un evento culturale atipico, giocato tra scienza, arte e gusto. Così definirei l’iniziativa promossa dall’Accademia di Medicina di Torino in accor-do con la Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero di Alba l’8 e il 9 giugno scorso.Atipica per l’orario pomeridiano, atipica per essere sta-ta articolata su due giornate. Atipica per una profonda componente umana e per i sentimenti e i ricordi che questa seduta dell’Accademia mi ha suscitato.Moderata dal Prof. Gianfranco Pagano, la seduta scien-tifica dell’8 Giugno, nella classica sede dell’Accademia in Via Po a Torino, è stata caratterizzata dal rigore delle presentazioni a partire da quella prevalentemente biolo-gica del prof. Giuseppe Poli; una vera presentazione dei protagonisti del processo infiammatorio: cellule, mole-cole, mediatori chimici, che lastricano la strada che porta da errati stili di vita, abitudini alimentari e scarsa attività fisica, alla comparsa dell’obesità, della ridotta tolleranza ai glucidi e alla vera e propria patologia definita sindro-me metabolica.La seduta è proseguita con l’accurata analisi dello stress fatta dal prof. Alberto Angeli, in cui fattori biologici, psi-chici, culturali convergono nel determinare l’insorgere dell’evento patologico. Ma a riprova dell’atmosfera un po’ diversa della seduta, a fianco delle diapositive sem-pre più affollate di dati, difficilmente leggibili, occasione per evidenziare la profonda competenza dell’autore più che per aiutare la comprensione dell’uditore, che è oggi la norma di ogni presentazione scientifica, sono compar-se immagini di quadri di Edward Hopper che meglio di cento tabelle e parole fanno comprendere la patogeni-cità dello stress.

L’intervento della prof.ssa Graziella Bruno ha definito la sindrome metabolica come il superamento dell’attenzio-ne rivolta all’evento “diabete” per ampliare lo sguardo agli eventi cardiocircolatori ed esso correlati che sono il frutto avvelenato di stili di vita sempre più diffusi. Il prof. Paolo Cavallo Perin ha invece analizzato le possibilità di far tesoro di quanto illustrato nelle precedenti relazioni per progettare una prevenzione efficace del danno. Tut-te queste relazioni hanno segnato il superamento della visione puramente scientifica di una malattia a favore di una visione “umanistica” del benessere della persona al quale gli stili di vita possono contribuire significativa-mente, purché non si perda di vista la qualità della vita.Anche se è già avvenuto in altre occasioni, non è tuttavia abituale per insuperabili ragioni di spazio, che le sedute scientifiche dell’Accademia di Medicina di Torino trovino sempre eco su Torino Medica: l’organo di stampa uffi-ciale dell’Ordine distribuito a tutti i medici che operano fattivamente nella nostra Provincia. Credo per la sedu-ta dell’8 e 9 giugno si sia voluta fare un’eccezione: per qualcosa che eccezionale è stato davvero. Eccezionalità persino legata all’atmosfera particolare dell’incontro che ha suscitato in me emozioni e ricordi legati alla parte-cipazione della Fondazione albese all’iniziativa culturale promossa dall’Accademia. Emozioni e ricordi che credo meritino di essere condivisi perché in sintonia con la mo-tivazione dell’evento: la promozione della salute.

UN’iNDUsTria alimENTarE GENEra bENEssErE NEl TErriTorio DoVE oPEra

Tutti noi sappiamo bene come l’intuizione imprenditoriale di Michele Ferrero abbia pro-dotto risultati che hanno fatto progredire la salute di un intero territorio del cuneese, per non dire di tutto il Piemonte; basti ricordare la valorizzazione della produzione locale di noc-ciole in un momento in cui l’Italia era uscita sconfitta e disastrata dal Secondo Conflitto Mondiale. La famosa crema di cioccolato spal-mabile da lui creata avrebbe potuto rimanere per sempre un surrogato di guerra, qualcosa da dimenticare presto in attesa di tempi mi-gliori; è divenuta invece un prodotto di suc-cesso internazionale che ha segnato una vera trasformazione degli stili di vita e della qualità di vita di milioni di persone ed è stato un fat-tore di promozione di benessere, di salute non solo per la famiglia Ferrero ma per gli abitanti di una intera regione.

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novembre 1253

Dai congressi

Forse i nutrizionisti avranno qualcosa da ridire sulla pas-sione dei giovani e meno giovani per quel prodotto, ma nessuno potrà negare il piacere che una tale piccola cosa ha donato a molti e il benessere che ha creato nella po-polazione dell’albese e non solo di quella. Da anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci ricorda che le azioni per la promozione della salute solo per un 10% sono legate ad attività mediche, per il 20% sono legate a fattori sociali e in percentuale molto più alta sono legate ai comportamenti individuali e della società in cui viviamo. Quello che ha fatto Michele Ferrero ha radicalmente cambiato la salute di migliaia di persone garantendo loro un buon reddito, ma ha anche portato il sorriso sulle labbra di molti bambini di tutte le età, fino a 100 e più anni, perché una piccola golosità produce molta più salute attraverso il piacere di quanto possa to-glierne attraverso il colesterolo.

bENEssErE: UNa CoNDizioNE Dai millE VolTi E risVolTi

Per chi, come me da anni, partecipa a tutte le azio-ni dell’OMS per promuovere la salute (e in particolare all’azione della “Rete degli Ospedali che Promuovono la Salute” che quest’anno ha radunato a Taiwan oltre un migliaio di persone da tutto il mondo e moltissime dall’Europa), è importante cogliere il significato delle piccole cose che rendono bella la vita. A questo punto vorrei condividere un ricordo legato a quella piccola, ma preziosa fonte di piacere venduta in barattoli come cre-ma di cioccolato spalmabile. Eravamo nel 1975 o ’76 e io ero Primario di Medicina a Savigliano. Molti che venivano da altre città e non aveva-

no ancora trasferito la famiglia e anche molti imprendi-tori e professionisti locali, avevano l’abitudine di pranzare o cenare in un ottimo ristorante locale dove c’era per loro “il tavolo fisso”. Fra gli habitué vi era il proprietario della concessionaria FIAT che era fratello della signora Maria Franca Ferrero, moglie di Michele. Un giorno lei mi portò a vedere i suoi figli per uno dei piccoli disturbi dei bambini. Al momento di essere pagato ricordando l’ami-cizia con suo fratello naturalmente rifiutai. Maria Franca insisteva dicendo “Ma come potrò sdebitarmi?”; al chè il figliolo sbottò: “Anche lui ha dei bambini, mandagli un cassetta di…” e citò il loro più noto prodotto. Da allora, a Natale a casa nostra non è mai mancata la cassetta Fer-rero che ha fatto la felicità dei miei nipoti dopo quella dei miei figli e ha dato a tutti noi quel benessere che solo l’a-micizia, non disgiunta dal piacere che i piccoli vizi danno, è in grado di creare. Ecco perché ricordo con particolare gioia l’evento iniziato all’Accademia a Torino e prosegui-to il giorno dopo ad Alba, con una particolare attenzione agli aspetti pratici e a una popolazione di anziani che sono il cuore del cuore della Fondazione Ferrero. Quando, con la Carta di Gothemburg, l’OMS ha lancia-to la valutazione dell’impatto sulla salute delle azioni e dei progetti, richiedendo democrazia, equità, sostenibi-lità e bilancio costo/benefici con uso etico delle prove, non credo pensasse alla Ditta e alla Fondazione Ferrero. Credo tuttavia che in pochi casi come questo, il dettato dell’OMS abbia trovato così piena realizzazione e l’even-to promosso dall’Accademia di Medicina e dalla Fonda-zione Ferrero ne sono stati una prova.

luigi resegotti

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In libreria

Il diabetologo Alberto Bruno e il giornalista della Stampa Mar-co Accossato affrontano una delle patologie in forte espansione a causa della sovrabbondante disponibilità del cibo e della vita sempre più comoda che per farci riscoprire l’uso delle gambe e del corpo si è inventata pale-stre, centri fitness, palestre con machine sofisticate che “costringono” a muoversi. In altre parole si va in palestra ma parcheggiando l’auto magari in doppia fila e invariabilmente davanti all’ingresso dell’edificio dove si va a sudare. Il diabete si combatte però a tavola, iniziando dal supermercato che è il suo naturale prolungamento ipercolorato, iperinvitante, iperten-tatore. Non esiste esercizio fisico, per le nostre povere vite da sedentari, che compensi i reiterati strappi alla regola consumati a casa, al ristorante, al bar. Tutti sembrano sapere tutto, a giudicare dalla maggiornaza delle interviste televisive catturate per strada, eppure… Tutti sbagliamo quando ci aggiriamo col carrello tra gli scaffali del Paese di Bengodi, regno dell’ec-

cesso ipercalorico, del superfluo, dell’inutile tentatore che diventa negli anni patologia cronica.È un vero manuale questo libro pratico, sintetico ed esauriente che affronta l’argomento alimentazione partendo da quello che la gente sicuramente conosce. Non fa prediche ma si comporta da amico che suggerisce con discrezione, però in modo preciso e autorevole. Senza terrorizzare, colpevolizzare, infierire, il lettore viene accompagnato in un viaggio possible che conduce verso il benessere vero: quello che aggiunge vita agli anni e non farmaci, esami, fre-quentazioni mediche sempre più frequenti. Un impegno culturale e sociale importante. L’American Diabetes Association nel suo ultimo congresso a Filadelfia ha sostenuto che soltanto la prevenzione potrebbe impedire la catastrofe planetaria chiamata diabete. Nel 2030 questa patologia, nei Paesi industrializzati, raggiungerà la quarta posizione nella classifica mondiale delle cause di morte, prima delle malattie cardiovascolari, di quelle cerebrovascolari e del tumore al polmone: oggi occupa l’undicesima. E queste stime potrebbero risultare addirittura sottovalutate se un rilievo epidemiologico registrato nel Paesi in via di sviluppo sarà confermato: nei Paesi dove le disponibilità alimentari si incrementano spesso in brevissimo tempo si passa in tempi brevissimi dalla fame endemica al diabete, all’ipertensione, alle malattie cardiovascolari. Bisogna fare in fretta. Gli italiani, ad esempio, si stanno ammalando più velocemente e più di quanto fosse stato previsto: dal 2000 i diabetici fra i 20 e i 75 anni di età sono già aumentati di un milione.

Nicola ferraro

L’autore, da molto tempo un’autorevole firma di questa rivista, è un economista sanitario con esperienza di incarichi tecnici in ambi-to pubblico, che ha avuto trascorsi accademici ed ha al suo attivo la pubblicazione di molti libri che spaziano in ambiti diversi: dalla materia in cui è laureato, alla storia meno conosciuta del Piemonte, all’umorismo…Il libro che presentiamo è stato pubblicato nel momento più oppor-

albErTo brUNomarCo aCCossaTo

il diabete si combatte al supermercatoEdizioni Vallardi

Pagine 176 € 12,00

EmaNUElE DaViDE rUffiNosaNiTà al biVio.

ragionamenti tra globalizzazione e localismo in uno scenario di crisi globalizzata

Edizioni Gruppo 24 Ore, I libri de Il Sole 24 ORE SanitàPagine 335 € 39,00

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In libreria

aNDrEa GiUliaNoDal pensiero di lombroso all’impronta digitale

Edizioni Libreria Cortina, TorinoPagine 71 € 10,00

L’autore di questo piccolo ma importante libro è Ispettore Su-periore della Polizia di Stato ed è responsabile del Settore Dattiloscopia presso il “Gabinetto Interregionale di Polizia Scientifica per il Piemonte e la Valle d’Aosta”. Un tecnico, quindi, che racconta senza nessuna con-cessione all’enfasi la storia affascinante della nascita della dattiloscopia e dell’ingresso della scienza nelle indagini svolte dalla polizia. Una storia tutta italiana, e piemontese in particolare, che inizia con Cesare Lombro-so, prosegue con Salvatore Ottolenghi, col Commisario Giovanni Gasti e giunge fino ai nostri giorni: nella valutazione delle impronte digitali, la tecnica e la capacità di analisi italiana vengono tuttora ritenute le migliori al mondo.Una vicenda italiana, si diceva, con robuste radici piemontesi, la nascita della polizia scientifica e della dattiloscopia. La storia inizia con Cesare Lombroso, star dell’Università di Torino, che invita nel 1885 il giovanis-

simo medico astigiano Salvatore Ottolenghi, appena laureato nel 1884 a 23 anni, a dedicarsi all’Antropologia ed alla Psichiatria e lo nomina subito suo assistente presso l’ateneo torinese. La sua vicenda accademico-scientifica si articola, all’inizio, tra le aule della Facoltà di Medicina torinese e le stanze del Ministero dell’Interno che lo vedranno dar vita alla Scuola Superiore di Polizia di cui diventa primo direttore. A livello mondiale il medico astigiano viene con-siderato il padre della criminologia scientifica e primo vero iniziatore dell’introduzione delle tecniche di investigazione scientifica in ambito poliziesco.Giovanni Gasti nasce a Castellazzo Bormida nel 1869, vicino ad Alessandria e, dopo la laurea in Giurisprudenza, entra in Polizia e nel 1906 diventa Commissario. Dal versante culturale giuridico approda nella polizia scientifica appena fondata da Ottolenghi dedicandosi allo studio di un metodo di classificazione delle impronte digitali che porta il suo nome. Egli lo mette a punto adattando alle nuove esigenze della polizia scientifica il sistema di classificazione di Galton. Nel libro tutte queste notizie sono come raccontate dall’interno dei luoghi dove le conoscenze specifiche di polizia scientifica, messe a punto con un grande contributo del Piemonte, sono ancor oggi usate e conservate. Non a caso sulla prima di copertina domina il logo del Palazzo degli Istituti Anatomici dove ha sede il Museo di Antropolo-gia criminale “Cesare Lombroso” e sulla quarta vengono riportati indirizzo, telefoni e orario di apertura dello stesso Museo. Il sottile fascino di quest’opera, al di là dei contenuti importanti e molto ben presentati dall’autore, è forse proprio questo.

Nicola ferraro

tuno e la sua perfetta aderenza tematica ai difficili tempi che stiamo vivendo è esplicitata con felice sintesi già nel titolo. Una sanità al bivio strattonata tra impulsi localisti-ci ed esigenze non rinviabili di globalizzazione “in uno scenario di crisi finanziaria” che purtroppo è anche eco-nomica, culturale, esistenziale.Il libro ha il fiato e il prestigio del trattato, pur avendo la forma del manuale “che non respinge” e il fascino (chis-sà quanto volontario) dell’instant book, del libro edito sulla scorta di un’urgenza mediatica nata in cronaca.Non c’è aspetto della Sanità che rimanga estraneo a questo libro. Economia, diritto, sociologia, politica, cul-tura… tutto trova il suo giusto spazio nelle pagine ed è uno spazio attribuito in maniera armonica e articolata. Una sorta di grande affresco del diritto alla tutela della salute che offre risposte e non ha paura di fare anche le domande principali alle quali la società dovrà dare obbli-

gatoriamente risposte condivise, se non si vorrà arrivare a praticare una “macelleria sociale” dai risvolti sicura-mente tragici ma anche enigmaticamente imprevedibili.Come fare a conciliare limitatezza delle risorse con il di-ritto alla tutela della salute? Sono giuste e praticabili le deroghe all’approccio universalistico in Sanità? Come di-stinguere tra nuove (e costose) reali possibilità operative che scienza e tecnologia mettono a disposizione della Sanità e istigazione al consumismo? Come tutelare la professionalità dei medici e del personale sanitario senza varcare le Colonne d’Ercole della medicina difensivistica?Le domande potrebbero continuare ancora per molto ed è invece molto più utile consigliare senza indecisioni la lettura di questo libro, divulgativo in maniera sapiente e intelligente.

N.ferraro

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Comunicati

SUL WEB LE OFFERTE E LE RICHIESTE DI LAVORO!

Le rubriche dei medici disponibili alle sostituzioni in Medicina Generale e delle offerte/richieste di lavoro o di col-laborazione professionale, che trovavate prima dei programmi dei convegni, sono scaricabili ora dal sito Internet dell’Ordine all’indirizzo www.omceo.to.it > Area Servizi > Occasioni di lavoro.Gli spazi Internet dell’Ordine hanno conosciuto nell’ultimo anno un vero boom di accessi; questo dato lusinghiero ci permette realmente di diversificare sempre meglio questo mezzo di comunicazione dalla rivista Torino Medica rendendolo, ad esempio uno strumento più agevole, tempestivo ed efficace nella comunicazione dell’attualità e nella pubblicazione delle rubriche di servizio. Nell’imminente futuro ci saranno sicuramente altre novità che comunicheremo tempestivamente.

La Redazione di Torino Medica (RTM)

COMUNICAZIONE DI CAMBIO INDIRIZZOAVVISO

SI CHIARISCE AGLI ISCRITTI CHE LA PROCEDURA CORRETTA PER LA SEGNALAZIONE ALL’ORDINE DI UN CAMBIO DI RESIDENZA O DI INDIRIZZO PREVEDE OBBLIGATORIAMENTE LA COMPILAZIONE DELL’APPOSITO MODULO SCARICA-BILE ALL’INDIRIZZO: www.omeco.to.it à Area Servizi à Segreteria à Modulistica à Modulo variazione indirizzo

QUESTO MODULO DEVE ESSERE INVIATO VIA MAIL ALL’INDIRIZZO [email protected]

O INVIATO TRAMITE FAX AL NUMERO 011505323

INOLTRE SI PREGANO GLI ISCRITTI DI SEGNALARE ALLA SEGRETERIA AMMINISTRATIVA EVENTUALI DISGUIDI DI SPE-DIZIONE DELLA RIVISTA “TORINO MEDICA”

La Redazione di Torino Medica (RTM)

LA FEDER.S.P.EV PER GLI ISCRITTI ALL’OMCeO DI TORINO

La “Federazione Sanitari Pensionati e Vedove” si occupa della risoluzione dei problemi economico-sociali dei medici, farmacisti, veterinari che godono di una pensione e dei loro famigliari.Per maggiori informazioni o per accedere ai servizi dell’Ente, si può telefonare alla signora Teresa Gariglio, 333/8440475, Presidente provinciale dell’Ente, o al dott. Giorgio Cappitelli, 348/6703250, Presidente regionale.

La Redazione di Torino Medica (RTM)

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Torino, 13 dicembre 2012, ore 17.00 -19.30

Via Peyron 58

il PaziENTE DiffiCilE NElla mEDiCiNa Di basE E sPECialisTiCa: UTilizzo Di

UNa ComUNiCazioNE EffiCaCE

CoNfErENza GraTUiTa

La conferenza vuole affrontare la difficoltà relazionale con alcune tipologie di utenti (infantile con scarsa com-pliance, dominante con tendenza al controllo delle cure, ipocondriaco con spostamento dei problemi sul corpo)

per suggerire modalità comunicative efficaci

Conduttori: dott. M. Fantini, dott. F. Vercellino, dott. G. Visentin

organizza la scuola di Psicoterapia dell’iTaT, fondata nel 1977, riconosciuta dal ministero (D.m.

29/9/94) nel 1994.

La Scuola nel 2013 inizierà il 17° corso di Specializzazio-ne in Psicoterapia. Il corso quadriennale rilascia il diploma di psicoterapeuta secondo l’articolo 3 della legge 56/89. È a tutti gli effetti un diploma di specializzazione post universitario, valido anche per l’ammissione ai concorsi per i posti organici presso il servizio sanitario nazionale (L. 31/2008).

Per informazioni ed iscrizioni:[email protected] owww.itat-formazione.it

Torino, febbraio 2013 - gennaio 2014

Dipartimento di Neuroscienze via Cherasco 15

masTEr iN CEfalEEfisiopatologia, diagnosi, terapia

master universitario di ii livelloPrima edizione 2012/2013

obiETTiVi formaTiVi: Le cefalee rappresentano un’importante problematica clinica con cui i medici, compresi numerosi specialisti alla cui osservazione possono giungere pazienti affetti da questa patologia, sono costretti a confrontarsi molto

Congressi

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Congressi

frequentemente e d’altro canto si tratta di un argomento affrontato solo marginalmente durante il corso di Laurea. L’emicrania, che rappresenta una delle principali forme di cefalea primaria, colpisce infatti il 12-14% della popolazio-ne adulta. E’ pertanto molto importante che il medico riesca ad inquadrare correttamente questa patologia, evitando di far fare accertamenti inutili, che rappresentano solo un co-sto e una perdita di tempo e di provocare inutili allarmismi nel paziente.Il Master ha lo scopo di fornire ai medici e agli odontoiatri che lo frequentano un aggiornamento su: classificazione, quadri clinici, recenti acquisizioni fisiopatologiche e terapia delle ce-falee primarie e secondarie e delle nevralgie craniche.

ComPETENzE aCQUisiTE:Al termine del Master lo studente sarà in grado di:eseguire un’anamnesi completa orientata verso il problema della cefalea, eseguire un esame obiettivo internistico e neu-rologico completo con le specificità previste per le cefalee, somministrare ed interpretare tests psicometrici per la va-lutazione dei diversi aspetti di personalità e della qualità di vita, somministrare ed interpretare tests specifici per la valu-tazione della gravità della cefalea, istruire il paziente all’uso del diario per la cefalea, somministrare ed interpretare tests farmacologici di induzione ed estinzione della cefalea, for-mulare una diagnosi corretta:- distinguere tra cefalea primaria e secondaria- identificare il tipo di cefalea primaria o secondaria, impo-stare la terapia sintomatica (terapia dell’attacco), impostare la terapia di profilassi (terapia di base della malattia), valuta-re l’andamento della terapia sintomatica e di profilassi, co-noscere le terapia di profilassi non farmacologiche utilizzate per le cefalee.

DEsTiNaTari E sElEzioNE:Prerequisito di ingresso al Master è l’essere in possesso di uno dei seguenti titoli di studio:lauree del vecchio ordinamento: medicina e Chirurgia, odontoiatria e Protesi Dentaria.lauree di ii livello: medicina e Chirurgia, odontoiatria e Protesi Dentaria.Per altre condizioni di ammissioni, consultare il sito web del Master. La selezione sarà realizzata da apposita Commissione di

selezione, la cui composizione sarà pubblicata sul sito non appena definita, che avrà la responsabilità di esaminare le domande pervenute. Eventuali altre prove (es. test scritto, colloquio orale, etc.) e loro modalità di svolgimento saranno comunicate ai pre- iscritti non appena definite.Al Master sarà ammesso un numero massimo di 25 iscritti. Il Master potrà essere attivato se sarà raggiunto il numero minimo di 10 iscritti. Il Comitato Scientifico, con decisione motivata, può in deroga attivare il Master con un numero di iscritti inferiore, fatta salva la congruenza finanziaria.Per l’elenco completo dei titoli di accesso, per le modalità di selezione e per l’esenzione dall’obbligo dell’ECM consultare il sito web del Master.

sTrUTTUra DiDaTTiCa E ProGrammaIl Master è annuale, corrisponde a 60 crediti formativi uni-versitari (CFU) e ha una durata complessiva di 1.500 ore, così articolate:• Didattica frontale n. 175 ore, didattica alternativa n.

175 ore, studio individuale n.525 ore,corrispondenti ad un totale di 35 CFU

• Tirocinio formativo n. 550 ore, pari a 22 CFU• Prova finale n. 75 ore, pari a 3 CFULe lezioni saranno articolate nelle seguenti macroaree:• MODULO I - Il dolore e le cefalee in generale• Modulo II – Cefalee primarie• Modulo III – Cefalee secondarie• Modulo IV – Nevralgie cranichePer verificare l’apprendimento, durante il percorso didattico saranno proposte delle verifiche in itinere con valutazione espressa in trentesimi, mentre, a conclusione dell’intero per-corso, è prevista una verifica finale, valutata in centodeci-mi, consistente nella discussione della tesi di Master, legata all’esperienza del tirocinio formativo.

PErioDo E sEDELe lezioni, con frequenza obbligatoria, inizieranno il 25 feb-braio 2013 e si terranno nelle seguenti settimane: Lunedì 25 febbraio 2013 – venerdì 1° marzo 2013Lunedì 15 aprile 2013 – venerdì 19 aprile 2013Lunedì 20 maggio 2013 – venerdì 24 maggio 2013Lunedì 23 settembre 2013 – venerdì 27 settembre 2013Lunedì 25 novembre 2013 – venerdì 29 novembre 2013con il seguente orario:

Page 55: 8 10 - TorinoMedica.com Torino Medica al mondo/Torino Medica... · Claudio BRUCCO Bartolomeo GRIFFA ... dott.ssa Ivana Garione. ... che passino sulla salute e sulla vita delle persone

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il Lunedì ore 13.00 - 18.00dal Martedì al venerdì ore 09.00 - 13.00 e 14.00 -18.00

sCaDENza isCrizioNi: Scadenza iscrizioni: 27 gennaio 2013 (ore 24 ora italiana) Per iscriversi al Master è necessario compilare in tutte le sue parti il form on line, attivo fino alla data di scadenza per le iscrizioni.

CosTi:La quota d’iscrizione è di 3.000.00 Euro escluse le tasse uni-versitarie. L’importo delle tasse universitarie verrà comuni-cato a seguito della pubblicazione da parte dell’Università degli Studi di Torino del Regolamento Tasse e Contributi a.a. 2012-13. il Corep concede agevolazioni per il paga-mento della quota di iscrizione (rateizzazioni, prestito ad honorem, finanziamenti). Per ulteriori informazioni http://www.formazione.corep.it/serv_agev/index.html

TiToli rilasCiaTi Coloro che frequenteranno il percorso di formazione in aula (obbligatoriamente almeno i 2/3) e il tirocinio formativo, su-perando tutte le verifiche previste e raggiungendo i crediti prestabiliti, otterranno il titolo di Master Universitario di II livello dell’Università di Torino in “CEFALEE – FISIOPATOLO-GIA, DIAGNOSI E TERAPIA”.

DirEzioNE E orGaNizzazioNEProponente del Master: Lorenzo PINESSI,Università Torino,

Professore ordinario

iNfoisCrizioNi:segreteria CorEP

C.so Trento, 13 - 10129 – TorinoTel. 011.197.424.01- Fax 011.197.424.19

(apertura al pubblico: lunedì-venerdì, 8.30- 16.30)

E-mail [email protected] Web www.formazione.corep.it/cefalee

segreteria scientifica dott.ssa Lidia Savi

Via Cherasco, 15 – 10126 TorinoTel +39 011 6336236

E-Mail: [email protected]

Il Master, proposto dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Torino, è stato approvato dal

Senato Accademico dell’Ateneo.

E’ in fase di ultimazione il procedimento di attivazione del Master.

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