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www.risparmiolandia.it FIABAROMANZO DELL’AUTUNNO - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER La storia di Maestro Abbecedario 8 - Il Villaggio degli Spaventapasseri

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La storia di Maestro Abbecedario

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FIABAROMANZO DELL’AUTUNNO - FIABA DI MAURO NERI- ILLUSTRAZIONI DI FULBER

La storia di Maestro Abbecedario8 - Il Villaggio

degli Spaventapasseri

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Il Villaggio degli Spaventapasseri

Era diventato un uomo, quel che un tempo era stato un giovinastro catti-vo e combinaguai. Adesso Maldestro era un giovanotto che vestiva con eleganza e che si spostava guidando una automobile sportiva rosso fuoco.

Gli occhi, però, erano rimasti quelli di un tempo!

Occhi sottili e grigi, freddi e insen-sibili: occhi seri e feroci allo stesso tempo, occhi malandrini da delin-quente! Abbecedario li fissò per alcu-ni istanti e il cuore gli tremò in petto.

– Come stai, amico mio? Ti ricordi di me? – mormorò Maldestro fermo sulla porta.

– Certo che mi ricordo. Non riesco a dimenticare chi mi ha sfruttato per far soldi e poi mi ha venduto al mi-glior offerente come fossi un vecchio ombrello che non serve più!

Se il maestro di paglia si aspettava una sfuriata da parte di quel mariuolo ritornato dal passato, si stava sba-gliando. Gli occhi di Maldestro ri-masero crudeli e freddi, a differenza della voce che divenne insolitamente dolce e malinconica assieme… – Mi dispiace, Abbecedario: solo adesso capisco il grande dolore che hai pro-vato allora, solo oggi comprendo che far del male agli altri è il peggior sba-glio che si possa commettere, anche perché poi, col passar del tempo, è sempre più difficile farsi perdonare…

Lo spauracchio sbatté le palpebre sbalordito e di nascosto si pizzicò la paglia di un braccio per vedere se sta-

va sognando. – Scusa, Maldestro, ma c’è qualcosa che funziona storto. Tu vieni qui all’improvviso a bordo di un macchinone che sarà costato chissà quanti soldi, ti presenti vestito come un damerino e con uno sguardo da assassino, e pretendi che io stia qui ad ascoltarti mentre ti penti per gli errori di gioventù?

Maldestro sorrise e si guardò la giacca grigia, la cravatta rosso scuro e i pantaloni con la riga che sfiorava-no un paio di scarpe di pelle chiara. Era proprio un elegantone, niente da dire!

– Questo vestito non è mio – mor-morò il giovane quasi a scusarsi, – e anche l’auto qui fuori, è in prestito. Vedi, Abbecedario: io di lavoro recito negli spot pubblicitari… reclamizzo saponette e dentifrici, olio per motori e gomme da masticare… Questo è un abito da scena e devo restituire la macchina rossa prima di domattina, altrimenti mi licenziano!

– E allora perché sei venuto a tro-varmi? – chiese lo spaventapasseri.

– Perché forse tu mi puoi aiutare!– Io? E cosa posso fare per te?– Vedi, Abbecedario – cominciò a

raccontare il giovane dallo sguardo freddo e cattivo, – il fatto è che do-mani mattina, anche se riconsegno l’auto in tempo, sarò comunque licen-ziato in tronco!

– E perché? Ne hai combinate una delle tue solite?

– No! Sono anni ormai che rigo di-

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ritto, che ho lasciato perdere le catti-verie e i soprusi, che ho cambiato vita insomma… Non sono più il Maldestro di una volta, credimi, ma di quel che ero allora mi è rimasto appiccicato qualcosa che adesso mi sta mettendo nei guai!

– Vuoi essere un po’ più preciso? – domandò Abbecedario, invitando finalmente l’ospite ad entrare e fa-cendolo accomodare sulla poltrona dell’ingresso.

– Io, oggi, sono veramente un buon uomo, generoso, disponibile, sempre pronto ad aiutare chi ne ha bisogno… Quando però la gente mi guarda negli occhi e vede il riflesso della mia antica cattiveria, si spaventa e non ne vuol più sapere di starmi vicino! Per colpa del mio sguardo crudele ho già perso almeno trecento lavori e sto per lasciarne un altro domani: hanno tutti terrore dei miei occhi, si girano dall’altra inorriditi e io… io mi sento solo!

Abbecedario guardò con attenzio-ne Maldestro: vestito così pareva un figurino, ma cercò di immaginarselo con addosso abiti normali e vide un giovane come tutti gli altri, che però si trascinava dietro il peso di quel-lo sguardo gelido. – E in che modo posso aiutarti? Perché sei venuto a suonare alla mia porta?

Maldestro strinse le mani quasi stesse pregando e… – Cerca di cre-dermi, io sono già buono, dentro. Sono pentito per il male che ti feci

da giovane, così come mi dispiace per il dolore che ho procurato a tanti amici e a tante persone che non ho mai conosciuto. Oggi sono un uomo rinato nell’animo, ma ti prego: devi assolutamente trovare il modo di cancellare dal mio volto questi occhi malvagi! Tremo di paura io stesso, quando mi guardo allo specchio, non ti dico altro!

A quel punto Abbecedario comin-ciò a camminare avanti e indietro per il salone del castello, pensando e ripensando ad una qualche soluzione. Poi all’improvviso si fermò, si girò a guardare Maldestro e… – Abbiamo un problema, qui a castel Forunculus. Un grave e inaspettato problema… I quasi millequattrocento spaventa-passeri che vivono con me vogliono tornare a lavorare!

Maldestro aggrottò la fronte: non riusciva a capire quel che il maestro voleva dire. Certo, sapeva bene, perché lo sapevano tutti, che a ca-stel Forunculus c’erano centinaia e centinaia di vecchi spauracchi che erano appartenuti alla collezione del cavalier Arcìdio Forunculus… ma che gli spaventapasseri morissero di noia, questa era una novità… – E io che posso fare?

– Ascolta, Maldestro: che lavoro fa, di solito, uno spaventapasseri?

– Be’, ha il compito di spaventare i passeri…

– E dove svolge questo suo lavoro?– Negli orti e nei campi seminati

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da poco.– Allora hai capito tutto: i miei

millequattrocento amici di paglia vogliono tornare ognuno in un campo oppure in un orto che ha bisogno di lui!

– E io?– Se tu sei veramente buono, gene-

roso e disponibile come dici di essere, prenderai la tua automobile rossa di fiamma, la caricherai con cento spa-ventapasseri alla volta e andrai in giro a cercare campi ed orti che han biso-gno di spauracchi!

Maldestro rimase in silenzio per alcuni istanti: cercò di immaginarsi sulle stradine di campagna a chieder a questo o a quel contadino... «Scusi, per caso lei ha bisogno di uno spa-ventapasseri? No, perché io qui nel baule ne avrei un centinaio… può sce-gliere quel che le piace di più! Quanto costa? Ma non costa nulla! È lei che fa un piacere a noi, non viceversa!» – Si può fare – disse il giovane alla fine di questo lungo pensiero, – ma pri-ma devo andare a casa a cambiarmi d’abito…

– No, Maldestro: vacci vestito elegante e vedrai che sarà meglio! – lo interruppe Abbecedario con un sorriso enigmatico.

E in effetti fu meglio!I contadini dei dintorni, quando

videro arrivare quel macchinone ele-gante da cui scendeva un tipo di città vestito a festa, si sentivano meglio

disposti e ascoltavano volentieri quel che aveva da proporre quel giovane elegante forestiero. E poi se tutti quei vecchi spauracchi erano di pro-prietà di un signore di città, dovevano essere spauracchi garantiti e soprat-tutto gran lavoratori!

L’unica difficoltà erano gli occhi di quello sconosciuto: lo sguardo grigio, freddo, gelido e cattivo, però, a mano a mano che procedeva la distribuzio-ne degli spaventapasseri, andò via via ammorbidendosi e addolcendosi, tanto che giunti alla quattrocentesi-ma consegna, i contadini cominciaro-no a diventare anche loro più gentili e meglio disposti… «Prende una limo-nata, signor Maldestro?» «Desidera un tè oppure preferisce un bicchiere di vinello dolce?» «Entri, entri a ripo-sarsi… dev’essere stanco morto, si vede dal suo sguardo!»

Quando anche Primoveroamore – l’ultimo spauracchio della colle-zione – trovò casa in un bell’orto di cavoli cappucci e di fagiolini verdi, era ormai la mezzanotte di quella giornata lunghissima di lavoro e di fatica. Maldestro fece ritorno a castel Forunculus e Abbecedario lo accolse con un abbaccio.

– Non so come ringraziarti, ra-gazzo mio… Sei stato bravo ad ac-contentare tutti i miei amici: adesso vivranno felici per ancora chissà quanti anni! Ma tu ti sei guardato allo specchio?

– No – rispose il giovane, che face-

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va fatica a tenere gli occhi aperti per il gran sonno. – Oggi ho solo guidato, caricato, scaricato, chiacchierato con i contadini, bevuto almeno trecento tazzine di tè e cinquecento bicchieri di limonata fresca… perché dovrei guardarmi allo specchio?

– Vieni qui e lo scoprirai da solo – mormorò Abbecedario, prendendo l’amico per la manica e trascinandolo davanti allo specchio dell’appendia-biti.

Maldestro alla fine si vide riflesso e fece la conoscenza con un Maldestro stanco morto, le spalle cadenti per la fatica, l’abito grigio elegante tutto sporco e spiegazzato. Ma quando si alzò a guardare il proprio sguardo, quel che vide lo lasciò senza fiato: ecco lì due occhi dolci e profondi, pie-ni di gioia e di tante cose buone fatte e da fare! Era uno sguardo maturo e serio, ma al tempo stesso sereno e grato… – Ma sono sempre io, quel-lo? – balbettò il giovane girandosi a guardare Abbecedario.

– Non c’è nulla come il far del bene, che ti fa star bene, caro mio! – disse il maestro di paglia con un bel sorriso. – Tu oggi hai fatto contenti quasi mil-lequattrocento spauracchi, e ognuno di loro ti ha ringraziato donandoti un po’ della sua gioia e della sua voglia di vivere. Ma se vorrai diventare un uomo completamente felice, dovrai fare un ultimo sforzo!

Maldestro aprì a fatica gli occhi assonnati e… – Ci sono ancora spau-

racchi da sistemare?Abbecedario non rispose, ma si

avvicinò alla porta che dava nel salo-ne accanto, la aprì e: – Venite, venite avanti, amici!

Uno dopo l’altro entrarono Bel-londina e Casoletta, Pagliafresca e Palostorto, Fra’ Vesuvio e Còntolo, Quantobasta e RossoVerdeGiallo, Dindondolo e Chiomadoro... c’erano proprio tutti: Tisana la Dolce, Pastic-cia, Paciocco ed il vecchio Empedocle, Lingualunga, Candeloro, Passion di Fiaba, Robecorte…

Erano i trenta spauracchi amici del cuore di Abbecedario. – Vedi, Mal-destro, ho tenuto questi per ultimi, perché per loro avrei un desiderio particolare da chiederti…

– Dimmi, e se posso mi farò in cin-que per aiutarvi!

– Noi trenta spauracchi – proseguì allora il maestro di paglia, – vorrem-mo rimanere tutti assieme, vorrem-mo restare uniti insomma, perché ormai siamo come una famiglia e sap-piamo tutti che l’unione fa la forza. Hai per caso una soluzione, per noi?

Maldestro ci pensò su un paio di minuti, poi il viso gli s’illuminò e… – Ma certo che ho la soluzione per voi! Andate a dormire, amici, e riposate tranquilli. Domattina all’alba vi sve-glio io e… e per voi ci sarà una grande sorpresa!

La sorpresa consisteva in un minu-scolo villaggio situato nel cuore più

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assolato e caldo della Valle di Rispar-miolandia. Era un villaggio abbando-nato dagli uomini, con tanto di chie-setta e di Farmacia, con una Famiglia Cooperativa che attendeva solo di essere riaperta, con una Cioccolate-ria e molti, moltissimi orti e orticelli, campi e campetti in cui vivere da re e da regine! C’era perfino una pic-cola Scuola e, quando Abbecedario la vide, gli si aprì il cuore al pensiero degli spaventapulcini che avrebbe potuto ospitare.

– Questo paesino solitario l’ho sco-perto ieri, quando giravo di qua e di là a piazzare gli altri spaventapasseri – disse Maldestro. – Mi sono infor-mato ed è disabitato da così tanto tempo che a nessun umano verrà mai in mente di venirci ad abitare. È tutto per voi, quindi, e sono felice di poter-velo regalare…

Avreste dovuto vedere gli sguar-di stralunati di Casoletta mentre entrava nella sua Cioccolateria; di Dindondolo che metteva piede nella chiesetta e provava a far suonare le campanelle; di Quantobasta nella sua Farmacia e di Caramella alla scoperta dei segreti della Famiglia Cooperati-va; di Còntolo, che già s’immaginava la sua bella Cassa Rurale aperta al pubblico spauracchio dei dintorni e di Tisana la Dolce che non la finiva mai di ammirare il suo bell’orto…

– Tu non puoi immaginare la gioia che ci hai dato, Maldestro! – disse commosso il vecchio Abbecedario.

– No no, me la immagino – rispose il giovane, – perché è la stessa gioia che provo io nel vedervi felici e nel sentirmi felice io per primo! Adesso però devo scappare, altrimenti mi licenziano sul serio!

Maldestro si avvicinò al maestro di paglia e lo guardò da vicino con un sorriso. – Sai che qualcuno mi pren-derebbe per matto, se mi vedesse qui ad abbracciare uno spauracchio?

– Siamo tutti matti, Maldestro – ri-spose il saggio maestro, – perfino chi non crede che gli spauracchi possono avere un animo e un cervello! Fatti vedere ancora da queste parti, buon Maldestro… E vedi di cambiar nome, mi raccomando!

– Lo farò solo quando voi ne dare-te uno al vostro nuovo villaggio!

– Se è per quello, l’abbiamo già dato. Questo è semplicemente “Il Villaggio degli Spaventapasseri”!

Maldestro rimase due istanti in silenzio e poi rispose con una gran risata: – E allora voi d’ora in poi mi dovrete chiamare… Beldestro, d’ac-cordo?

Erano tutti d’accordo e lo fecero capire con un coro di “Ciaooo! A pre-stooo! ARRIVEDERCIII!”

FINE

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