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DISPERSI ... 8 SETTEMBRE 1943 - ALBANIA e MONTENEGRO - Cirino Emilio (1895-1943) Nato a Montalto Uffugo (Cs) 1895 - morto in Albania 1943. Tenente Colonnello in servizio permanente effettivo Divisione “Perugia” 129° Reggimento Fanteria. Comandante 2° Battaglione Ciclisti già in servizio nelle Truppe Alpine quale Tenente effettivo 8° Alpini nel 1925. La realizzazione di questa sezione è stata possibile grazie alle informazioni forniteci da Giancarlo Aspromonte Partecipò, volontario, alla Prima Guerra Mondiale riportando una prima ferita a Monte Sei Busi nel giugno 1915 ed una seconda ad Oppachiasella nell’agosto 1916. Congedato nel maggio del 1920 col grado di Tenente di Complemento, fece parte, dalla costituzione al suo scioglimento, del Corpo della Regia Guardia di Pubblica Sicurezza. Nominato Tenente in servizio permanente effettivo fu destinato all’8° Reggimento Alpini. Prestò successivamente servizio nel 25°, 125° e 81° Reggimento Fanteria, ed infine, dal 1928, al Centro Chimico Militare. Trasferito a domanda nel Regio Corpo Truppe Coloniali della Somalia fu assegnato al II battaglione “Benadir” e dal 1935 al 2° Raggruppamento Arabo-Somalo. Dopo la Campagna Etiopica, promosso Capitano con avanzamento straordinario per meriti eccezionali e Maggiore nel gennaio 1940, prestò servizio presso lo Stato Maggiore a Roma fino al 1942. A quella data fu trasferito al 129° Fanteria “Perugia” allora dislocato in Albania. Fu fucilato in Albania nel settembre 1943. (Archivio Giuseppe Martelli) Medaglia d’Oro al V.M. “Comandante di battaglione di una divisione dislocata in terra straniera, all’atto dell’armistizio, fedele al suo giuramento, si adoperò in ogni modo per organizzare e attuare una tenace ed onorevole resistenza armata contro preponderanti forze tedesche. Inviato in pericolosa missione presso il Comando Supremo Italiano per ricevere ordini, pur essendogli stato offerto di rimanere in Patria,volle ritornare presso il suo reparto per dividerne la sorte dando mirabile esempio di coraggio, attaccamento al dovere e spirito di sacrificio. Catturato dopo strenua resistenza, affrontava con grande forza d’animo il plotone d’esecuzione immolando la vita dedicata al dovere. Magnifico esempio di elette virtù militari.” Albania, settembre 1943 (B.U. 1947 disp. 22) “Non posso, inoltre, non ricordare il Colonnello Emilio Cirino che, dopo aver guidato il rientro in Puglia di alcuni reparti, volle assolutamente tornare in Albania per non abbandonare i suoi commilitoni, ben sapendo -perché a conoscenza della strage di Cefalonia, avvenuta qualche giorno prima- quale sorte quasi sicuramente lo attendeva.” (Repubblica - Mario Pirani dal racconto di Mario Alpi) Medaglia di Bronzo al Valore Militare “Si recava volontariamente con la squadra tagliafili sotto i reticolati nemici ove rimaneva ferito.” Polazzo, 29/6/1915 (B.U. 1916 disp. 38) Croce di Guerra al Valore Militare “Quale comandante di sezione, durante un intenso bombardamento nemico con bombarde e proiettili di ogni calibro,calmo e sprezzante del pericolo, correva da un’arma all’altra incitando i propri dipendenti alla calma, con la voce e con l’esempio. Colpita una postazione in pieno da un colpo di bombarda che seppelliva armi e uomini, vi accorreva prontamente e, coadiuvato dal suo portaordini, li traeva in salvo. Essendosi resa inservibile l’arma e avvicinatasi alla nostra linea una pattuglia nemica, iniziava con il personale della mitragliatrice avariata un calmo e preciso lancio di bombe mettendo il nemico in fuga.” Quota 126, 9 ottobre 1917 Croce di Guerra al Valore Militare “Comandante di una sezione mitragliatrici, si distingueva per calma e perizia nel comando del suo reparto e riusciva ad evitare la cattura di un’arma della propria sezione trasportandola a spalla in posizione più adatta.” Clausetto (Udine), 6 novembre 1917 Croce di Guerra al Valore Militare “Addetto al comando di un raggruppamento Arabo-Somalo,durante un aspro combattimento, diede esemplare prova di abnegazione, di perizia e di coraggio personale provvedendo tempestivamente sotto il fuoco nemico ai rifornimenti di munizioni ed idrici.” Bergot, 25 aprile 1936 “Ma fu soprattutto la speranza dell’imbarco ad animare le lunghe marce di migliaia di soldati, i quali, pur di raggiungere il mare, combatterono ma vennero, via via, disarmati e spogliati di tutto dai predoni del luogo, che manifestarono una ferocia inaudita. Il Tenente Colonnello Emilio Cirino, della divisione “Perugia”, comandante di un battaglione, raggiunse Bari, per far presente la tremenda situazione in cui versava la sua unità e, malgrado invitato a restare, tenne fede alla parola data e tornò in Albania, ove venne catturato e fucilato. Simili episodi di valore e di orgogliomilitare furono frequenti da parte di ufficiali anche di grado elevato.” (Ilio Muraca - Generale di Corpo d’Armata, Comandante Partigiano in Iugoslavia. Presidente della Commissione di Studio del M.D. sulla Resistenza dei Militari Italiani all’Estero) Da roma civica anpi (ass.naz. partigiani) Dispiace (agli albanesi) la perdita dell’indipendenza , ma non c’è forte opposizione all’Italia. La creazione della Grande Albania, o Albania etnica ( che comprende parte della Grecia, della Macedonia,del Kosovo, della Serbia e del Montenegro vedi immagine sotto a sinistra) piace. Gli albanesi manterranno duratura gratitudine agli italiani per averli messi in grado di prevalere sugli slavi, loro storici antagonisti. Nel 1941 gli italiani assisteranno passivamente alla pulizia etnica condotta dagli albanesi contro serbi e montenegrini in Kosovo, in restituzione di analoghi trattamenti subìti in passato, secondo le peggiori tradizioni balcaniche….. Il 4 luglio del 1943 dopo circa 10 mesi di sommosse armate (pesanti i combattimenti degli ultimi sei mesi) il comitato del consiglio di liberazione nazionale si posizionò nella città di Elbasan e formò qui l'organo ufficiale dell’UNCSH (esercito nazionale per la liberazione dell’Albania), composto da 12 membri. Il 10 dello stesso mese fu creato ufficialmente l'esercito per liberazione nazionale (UNCVP). 8 settembre 1943: Secondo l’accordo dell’armistizio la IX Armata italiana avrebbe dovuto cessare le azioni militari e consegnare le armi alla resistenza albanese, riconosciuta dagli Alleati. Il comandante in capo, Renzo Dalmazzo, non accettò e ordinò alle sue truppe di arrendersi soltanto ai tedeschi. 15.000 soldati, in maggioranza della divisione “Firenze”, non accettarono la resa, 1500 di questi si aggregarono all’UNCVP formando il battaglione “Antonio Gramsci”. Gli altri trovarono rifugio nelle campagne e nelle zone liberate dove ricevettero un’ospitalità molto calorosa da parte dei contadini albanesi nonostante gli ultimi sanguinosi rastrellamenti. Carta della Grande Albania comparsa nelle recenti vicende delle guerre balcaniche firmata da una lega civica albanese- americana. Comprende oltre la ben nota Ciamuria Greca (Janina) e il Kosovo, la Macedonia Occidentale e due distretti Serbi e Montenegrini (Podgorica inclusa) I tedeschi dopo il 25 luglio, avevano appoggiato il movimento separatista albanese del Kosovo, mentre gli alleati riconoscevano un governo libero albanese all’estero, e i partigiani, invece, un governo comunista, nell’Albania meridionale. Di qui un intreccio di interessi che fu difficile da comprendere e districare da parte italiana. In queste condizioni la notizia dell’armistizio giunse al Comando del generale Rosi solo alle ore 18.00 dello stesso 8 settembre. Essa venne subito smentita da Roma, ma poi confermata alle ore 20.00. Ndr: La divisione fra partigiani comunisti soggetti a Tito e Nazionalisti della Grande Albania in aperta contrapposizione ai Serbi, portò ad una dicotomia nelle operazioni e negli intenti della liberazione del paese (che si riverbera in parte ancor oggi secondo il detto il nemico del mio nemico è sempre mio amico). La caduta di Mussolini non fece che accelerare il processo di contrapposizione che restò inalterato fino al 1948 quando l’Albania entrava nella sfera di influenza sovietica (antitina), poi cinese. la IX armata a cui si aggiungevano le truppe di Montenegro e Bosnia era formata da 4 corpi d’armata e 12 divisioni, ma in Albania ce

8 Settembre 1943 - Un Esercito Di Dispersi Albania

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ALBANIA e MONTENEGRO

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DISPERSI ... 8 SETTEMBRE 1943- ALBANIA e MONTENEGRO -Cirino Emilio (1895-1943)Nato a Montalto Uffugo (Cs) 1895 - morto inAlbania 1943.Tenente Colonnello in servizio permanente effettivo DivisionePerugia 129 Reggimento Fanteria. Comandante 2Battaglione Ciclisti gi in servizio nelle Truppe Alpine qualeTenente effettivo 8 Alpini nel 1925.La realizzazione di questa sezione stata possibile grazie alle informazioniforniteci da Giancarlo AspromontePartecip, volontario, alla Prima Guerra Mondiale riportando una prima ferita a Monte Sei Busi nel giugno 1915 ed unaseconda ad Oppachiasella nellagosto 1916. Congedato nel maggio del 1920 col grado di Tenente di Complemento, fece parte,dalla costituzione al suo scioglimento, del Corpo della Regia Guardia di Pubblica Sicurezza. Nominato Tenente in serviziopermanente effettivo fu destinato all8 Reggimento Alpini. Prest successivamente servizio nel 25, 125 e 81 ReggimentoFanteria, ed infine, dal 1928, al Centro Chimico Militare. Trasferito a domanda nel Regio Corpo Truppe Coloniali dellaSomalia fu assegnato al II battaglione Benadir e dal 1935 al 2 Raggruppamento Arabo-Somalo. Dopo la CampagnaEtiopica, promosso Capitano con avanzamento straordinario per meriti eccezionali e Maggiore nel gennaio 1940, prestservizio presso lo Stato Maggiore a Roma fino al 1942. A quella datafu trasferito al 129 Fanteria Perugia allora dislocatoin Albania. Fu fucilato in Albania nel settembre 1943. (Archivio Giuseppe Martelli)Medaglia dOro al V.M.Comandante di battaglione di una divisione dislocata in terra straniera, allatto dellarmistizio, fedele al suo giuramento,si adoper in ogni modo per organizzare e attuare una tenace ed onorevole resistenza armata contro preponderanti forzetedesche. Inviato in pericolosa missione presso il Comando Supremo Italiano per ricevere ordini, pur essendogli statoofferto di rimanere in Patria,volle ritornare presso il suo reparto per dividerne la sorte dando mirabile esempio dicoraggio, attaccamento al dovere e spirito di sacrificio. Catturato dopo strenua resistenza, affrontava con grande forzadanimo il plotone desecuzione immolando la vita dedicata al dovere. Magnifico esempio di elette virt militari. Albania,settembre 1943 (B.U. 1947 disp. 22)Non posso, inoltre, non ricordare il Colonnello Emilio Cirino che, dopo aver guidato il rientro in Puglia di alcuni reparti,volle assolutamente tornare in Albania per non abbandonare i suoi commilitoni, ben sapendo -perch a conoscenza dellastrage di Cefalonia, avvenuta qualche giorno prima- quale sorte quasi sicuramente lo attendeva. (Repubblica - MarioPirani dal racconto di Mario Alpi)Medaglia di Bronzo al Valore Militare Si recavavolontariamente con la squadra tagliafili sotto i reticolatinemici ove rimaneva ferito.Polazzo, 29/6/1915 (B.U. 1916disp. 38)Croce di Guerra al Valore MilitareQuale comandante di sezione, durante un intenso bombardamentonemico con bombarde e proiettili di ogni calibro,calmo e sprezzante delpericolo, correva da unarma allaltra incitando i propri dipendenti allacalma, con la voce e con lesempio. Colpita una postazione in pieno daun colpo di bombarda che seppelliva armi e uomini, vi accorrevaprontamente e, coadiuvato dal suo portaordini, li traeva in salvo.Essendosi resa inservibile larma e avvicinatasi alla nostra linea unapattuglia nemica, iniziava con il personale della mitragliatrice avariataun calmo e preciso lancio di bombe mettendo il nemico in fuga. Quota126, 9 ottobre 1917Croce di Guerra al Valore MilitareComandante di una sezione mitragliatrici, si distingueva per calma eperizianel comando del suo reparto e riusciva ad evitare la cattura diunarma della propria sezione trasportandola a spalla in posizione piadatta. Clausetto (Udine), 6 novembre 1917Croce di Guerra al Valore MilitareAddetto al comando di un raggruppamento Arabo-Somalo,durante unaspro combattimento, diede esemplare prova di abnegazione, di periziae di coraggio personale provvedendo tempestivamente sotto il fuoconemico ai rifornimenti di munizioni ed idrici. Bergot, 25 aprile 1936Ma fu soprattutto la speranza dellimbarco ad animare le lunghe marce di migliaia di soldati, i quali, pur di raggiungere ilmare, combatterono ma vennero, via via, disarmati e spogliati di tutto dai predoni del luogo, che manifestarono unaferocia inaudita. Il Tenente Colonnello Emilio Cirino, della divisione Perugia, comandante di un battaglione, raggiunseBari, per far presente la tremenda situazione in cui versava la sua unit e, malgrado invitato a restare, tenne fede allaparola data e torn in Albania, ove venne catturato e fucilato. Simili episodi di valore e di orgogliomilitare furonofrequenti da parte di ufficiali anche di grado elevato. (Ilio Muraca - Generale di Corpo dArmata, ComandantePartigiano in Iugoslavia. Presidente della Commissione di Studio del M.D. sulla Resistenza dei Militari Italiani allEstero)Da roma civica anpi (ass.naz. partigiani) Dispiace (agli albanesi) la perdita dellindipendenza , ma non c forte opposizione allItalia. La creazione della GrandeAlbania, o Albania etnica ( che comprende parte della Grecia, della Macedonia,del Kosovo, della Serbia e del Montenegrovedi immagine sotto a sinistra) piace. Gli albanesi manterranno duratura gratitudine agli italiani per averli messi in gradodi prevalere sugli slavi, loro storici antagonisti. Nel 1941 gli italiani assisteranno passivamente alla pulizia etnica condottadagli albanesi contro serbi e montenegrini in Kosovo, in restituzione di analoghi trattamenti subti in passato, secondo lepeggiori tradizioni balcaniche.. Il 4 luglio del 1943 dopo circa 10 mesi di sommosse armate (pesanti i combattimentidegli ultimi sei mesi) il comitato del consiglio di liberazione nazionale si posizion nella citt di Elbasan e form quil'organo ufficiale dellUNCSH (esercito nazionale per la liberazione dellAlbania), composto da 12 membri. Il 10 dellostesso mese fu creato ufficialmente l'esercito per liberazione nazionale (UNCVP).8 settembre 1943: Secondo laccordo dellarmistizio la IX Armata italiana avrebbe dovuto cessare le azioni militari econsegnare le armi alla resistenza albanese, riconosciuta dagli Alleati. Il comandante in capo, Renzo Dalmazzo, nonaccett e ordin alle sue truppe di arrendersi soltanto ai tedeschi. 15.000 soldati, in maggioranza della divisione Firenze,non accettarono la resa, 1500 di questi si aggregarono allUNCVP formando il battaglione Antonio Gramsci. Gli altritrovarono rifugio nelle campagne e nelle zone liberate dove ricevettero unospitalit molto calorosa da parte dei contadinialbanesi nonostante gli ultimi sanguinosi rastrellamenti.Carta della Grande Albania comparsa nelle recenti vicende delle guerre balcaniche firmata da una lega civica albanese-americana. Comprende oltre la ben nota Ciamuria Greca (Janina) e il Kosovo, la Macedonia Occidentale e due distrettiSerbi e Montenegrini (Podgorica inclusa)I tedeschi dopo il 25 luglio, avevano appoggiato il movimento separatista albanese del Kosovo, mentre gli alleatiriconoscevano un governo libero albanese allestero, e i partigiani, invece, un governo comunista, nellAlbaniameridionale. Di qui un intreccio di interessi che fu difficile da comprendere e districare da parte italiana. In questecondizioni la notizia dellarmistizio giunse al Comando del generale Rosi solo alle ore 18.00 dello stesso 8 settembre. Essavenne subito smentita da Roma, ma poi confermata alle ore 20.00.Ndr: La divisione fra partigiani comunisti soggetti a Tito e Nazionalisti della Grande Albania in aperta contrapposizione aiSerbi, port ad una dicotomia nelle operazioni e negli intenti della liberazione del paese (che si riverbera in parte ancor oggisecondo il detto il nemico del mio nemico sempre mio amico). La caduta di Mussolini non fece che accelerare il processo dicontrapposizione che rest inalterato fino al 1948 quando lAlbania entrava nella sfera di influenza sovietica (antitina), poicinese.la IX armataa cui si aggiungevano le truppe di Montenegro e Bosnia era formata da 4 corpi darmata e 12 divisioni, ma in Albania ceElio Bettini, gi Medaglia dArgento al V.M nella grande guerra edal 1 gennaio 1943 comandante del 49 Rgt. Fanteria Parma",di stanza a Santi Quaranta in Albania, si trovava a decidere dasolo e per il meglio della sorte dei suoi uomini in quell 8settembre del 43. cos descrive il difficile momento unsottotenente testimone : Alle 5 del 12 settembre mi fece chiamare nellasua camera: era pallido e triste i tedeschi stanno per arrivare: cosa fare?Ma, aggiunse, Resistiamo a tutti e quando non ce la faremo pi ciimbarcheremo per Corf, e chi vuole le nostre armi verr a prendercele . Lascelta del Colonnello di non cedere le armi ai tedeschi, ma di unirsi a chi ancoracombatteva (la Divisione Acqui di stanza nellarcipelago delle isole Joniche diCefalonia, Corf, Zante, Itaca e S. Maura (Leucade)), risvegli in altri reparti ilsentimento di obbedienza alla legge dellonore. Un reparto motorizzato dellaDivisione da montagna Brennero, elementi della Guardia di Finanza e dellaCapitaneria di Porto, nonch un gruppo di artiglieri ed altri tre battaglioni, pertotale di 3500 uomini, si misero sotto il suo comando. Costituito cos unreggimento, il Colonnello Bettini il 12 notte partiva da Santi Quaranta ed il 13sbarcava a Corf ove partecipava alla cattura della guarnigione tedescadellIsola. Da http://www.memoria.provincia.arezzo.it/biografie/elio_bettini.aspA Bettini andr poi l'Oro vedi pagina Greciaa cui si aggiungevano le truppe di Montenegro e Bosnia era formata da 4 corpi darmata e 12 divisioni, ma in Albania cene erano solo 6.XXV cda-Div. Parma, Perugia, Brennero.IV cda Dures - "Arezzo, Firenzesett. Z montagnaDiv. PuglieVI cda a Ragusa (Croazia) Div. Messina, Marche XXVIII brigata costieraXV cda Montenegro Div. Emilia, Ferrara,Taurinense, VeneziaLa Ferrara decise di non opporsi ai tedeschi, mentre le altre scelsero di combattere i nazisti. La Emilia si sacrific nelladifesa di Cattaro, dove ebbe 597 caduti e 963 feriti prima di doversi arrendere, il 16 settembre. La Venezia, comandatadal generale Giovan Battista Oxilia, e i resti della Taurinense entrarono invece a far parte, gi dal 10 ottobre, del IIKorpus dell'Epli (l'Esercito popolare di liberazione iugoslavo) e per tre mesi parteciparono a diverse operazioni bellichesubendo gravi perdite. Il 2 dicembre 1943 venne quindi decisa la costituzione di una sola grande unit, la DivisioneItaliana Partigiana Garibaldi, divisa in tre brigate, che combatt sino al febbraio 1945. I rimpatriati furono 3800, tuttiarmati; erano partiti in 20mila. Di essi 3800 erano rientrati precedentemente per ferite o malattie; 4600 tornarono dallaprigionia; 7200 furono considerati dispersi; le perdite complessive furono di 10mila uomini. Tante le decorazioni militari:13 medaglie d'oro, 88 medaglie d'argento, 1351 medaglie di bronzo, 713 croci di guerra. Gli jugoslavi decorarono la I, la IIe la III brigata della Garibaldi con l'Ordine per i meriti verso il popolo, con la Stella d'oro e con l'Ordine dellafratellanza ed unit con Corona d'oro.In Bulgaria troviamo una compagnia del 3 Granatieri inviata a fineagosto per rappresentare il Re ai funerali di Boris III, marito della figliaGiovanna, morto in circostanze misteriose a fine Agosto. To stay withinregular army units which denied the armistice ,we have to mentionate the3rd grenadier regiment which was sent (a company) as representation ofthe king of Italy at the burial of king Boris in Bulgaria at the same period. This regiment joined the RSI . I Granatieri aderiranno alla Rsi entrandoa far parte della futura divisione San MarcoAi link sottostanti le vicende di alcune di queste divisioni che rimasero compatte per ben tre settimane oltre l'armistizio eche pagarono duramente questa loro resistenza. Infatti tutti gli Ufficiali della Perugiafurono fucilati, e gli uominiinternati in Polonia (ad esclusione di 170). Quanto ai Carabinieri di Tirana o affluiti da altre localit, una parte di essivenne riunita in una formazione di resistenza, che prese il nome di "Risorgimento". Il reparto si inser e combattvalorosamente in seno ad una formazione pi grande, denominata "Truppe italiane della montagna" (9 zone, della forzaciascuna di un battaglione in massima parte provenienti dalla div. Firenze), aggregata ai partigiani albanesi dellamontagna. Le "Truppe della montagna" come il battaglione Gramsci (altra formazione), resistettero sino alla fine dellaguerra.ALTRI MILITARI CHE NON ACCETTARONO LA RESAMolti altri furono comunque i militari, sia dell'esercito che delle CCNN che restarono a fianco dei tedeschi, in Albania,fino al dicembre 1944. Per gli altri che non si diedero alla macchia si apr la via dei lavori forzati o del campo diinternamento che era poi la stessa cosa.La 86a LEGIONE "INDOMITA"composta dal LXXXVI e dal VIC Battaglione. Dalla base di Scutari partecipa a varieoperazioni in Albania e Bosnia. Dall'Ottobre 44 si sposta in Croazia dove si scioglie con la fine del conflitto nel Maggio45.La 72a Legione "Farini" e il XCII (92) Btg. autonomo (l'8 Settembre il reparto era dislocato a Dibra, in territorioalbanese). La formazione si sposta in seguito a Burrelj e Passo Qafa-Stames fino al 28 settembre 43. Nel 1944 diventa "92btg. speciale di sicurezza italiano" ed opera in territorio Jugoslavo. Il 4.1.45 giunge a Trento. Si scioglie a Brescianell'Aprile 45).