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SETE DI PAROLA dal 29 settembre al 5 ottobre 2013 XXVI Settimana del Tempo Ordinario Dall’intervista di Papa Francesco a “La Civiltà cattolica” Pongo al Papa un’ultima domanda sul suo modo di pregare preferito. «Prego l’Ufficio ogni mattina. Mi piace pregare con i Salmi. Poi, a seguire, celebro la Messa. Prego il Rosario. Ciò che davvero preferisco è l’Adorazione serale, anche quando mi distraggo e penso ad altro o addirittura mi addormento pregando. La sera quindi, tra le sette e le otto, sto davanti al Santissimo per un’ora in adorazione. Ma anche prego mentalmente quando aspetto dal dentista o in altri momenti della giornata». «E la preghiera è per me sempre una preghiera “memoriosa”, piena di memoria, di ricordi, anche memoria della mia storia o di quello che il Signore ha fatto nella sua Chiesa o in una parrocchia particolare. Per me è la memoria di cui sant’Ignazio parla nella Prima Settimana degli Esercizi nell’incontro misericordioso con Cristo Crocifisso. E mi chiedo: “Che cosa ho fatto per Cristo? Che cosa faccio per Cristo? Che cosa devo fare per Cristo?”. È la memoria di cui Ignazio parla quando chiede di richiamare alla memoria i benefici ricevuti. Ma soprattutto io so anche che il Signore ha memoria di me. Io posso dimenticarmi di Lui, ma io so che Lui mai, mai si dimentica di me. La memoria fonda radicalmente il cuore di un gesuita: è la memoria della grazia, la memoria di cui si parla nel Deuteronomio, la memoria delle opere di Dio che sono alla base dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. È questa memoria che mi fa

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SETE DI PAROLA

dal 29 settembre al 5 ottobre 2013

XXVI Settimana del Tempo Ordinario

Dall’intervista di Papa Francesco a “La Civiltà cattolica”

Pongo al Papa un’ultima domanda sul suo modo di pregare preferito. «Prego l’Ufficio ogni mattina. Mi piace pregare con i Salmi. Poi, a seguire, celebro la Messa. Prego il Rosario. Ciò che davvero preferisco è l’Adorazione serale, anche quando mi distraggo e penso ad altro o addirittura mi addormento pregando. La sera quindi, tra le sette e le otto, sto davanti al Santissimo per un’ora in adorazione. Ma anche prego mentalmente quando aspetto dal dentista o in altri momenti della giornata».

«E la preghiera è per me sempre una preghiera “memoriosa”, piena di memoria, di ricordi, anche memoria della mia storia o di quello che il Signore ha fatto nella sua Chiesa o in una parrocchia particolare. Per me è la memoria di cui sant’Ignazio parla nella Prima Settimana degli Esercizi nell’incontro misericordioso con Cristo Crocifisso. E mi chiedo: “Che cosa ho fatto per Cristo? Che cosa faccio per Cristo? Che cosa devo fare per Cristo?”. È la memoria di cui Ignazio parla quando chiede di richiamare alla memoria i benefici ricevuti. Ma soprattutto io so anche che il Signore ha memoria di me. Io posso dimenticarmi di Lui, ma io so che Lui mai, mai si dimentica di me. La memoria fonda radicalmente il cuore di un gesuita: è la memoria della grazia, la memoria di cui si parla nel Deuteronomio, la memoria delle opere di Dio che sono alla base dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. È questa memoria che mi fa figlio e che mi fa essere anche padre».____________________________________

VANGELO del GIORNO

COMMENTO

PREGHIERA

IMPEGNO

Domenica, 29 settembre 2013

Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele

Liturgia della Parola

Am 6,1a.4-7; Sal 145; 1Tm 6,11-16; Lc 16,19-31

La Parola del Signore

…è ascoltata

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:  «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.  Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.  Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.  E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

…è meditata

Sono ormai troppe domeniche che il ritornello è sempre lo stesso: attento a come gestisci quello che hai! E come se non bastasse anche questa domenica siamo costretti a prendere in seria considerazioni le conseguenze delle nostre scelte o di ciò che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto, a riprova che il male peggiore sta nel bene che non si è fatto. Non credo che l'uomo ricco del vangelo, anonimo forse perché ha il nome di ciascuno di noi, sia cattivo. Il suo vero problema sta nell'essere troppo preso dalla sua ricchezza, dal suo mondo per accorgersi che fuori dalla porta di casa sua c'è un povero, bisognoso anche delle sole briciole che cadono dalla sua tavola. Il povero, come del resto chiunque altro, non trova spazio nel mondo del ricco e, quest'ultimo, non se ne fa nessun problema, anzi Lazzaro non è un suo problema. Il ricco ha una malattia troppo comune tra noi cristiani: l'ipocrisia. All'apparenza, infatti, il ricco potrebbe dire: «Ma io non ho ammazzato nessuno, io non faccio del male a nessuno. Se Lazzaro muore di fame, non dipende da me! È colpa degli altri! Guardate come l'hanno ridotto! Io ho la coscienza a posto». Ma, guardando le cose da un altro punto di vista c'è da chiedersi: chi è più colpevole della condizione di Lazzaro? Gli altri, o il ricco, che non si è mai curato della sua povertà, giacché non è stato lui la causa della sua povertà? Dice il ricco: «Ma io di Lazzaro non mi sono mai occupato!». Appunto, se te ne occupassi, potresti donargli un po' di felicità! In realtà, lasciare morire l'altro, non prestargli l'aiuto e il soccorso di cui ha bisogno per sopravvivere e per diventare se stesso, costituisce un'omissione di soccorso. Ne segue che il ricco è responsabile della condizione di Lazzaro, come tanti altri. Lo ha ucciso, proprio perché non l'ha mai preso in considerazione per salvargli la vita...A dire il vero, il ricco è più colpevoli degli altri. Il ricco ha i mezzi per poter aiutare il povero Lazzaro e non lo fa. Come del resto capita a chiunque può fare, anche poco, e non lo fa.La frase comune: «Io non c'entro, non sono fatti miei», rispecchia lo stato d'animo che viene descritto magistralmente nella Bibbia in Genesi 4, 9, nella frase di Caino: "Sono forse il guardiano di mio fratello?". Questa espressione è la carta di identità del fratricida, è la matrice di ogni assassinio.. .Domandiamoci: a che cosa serve la mia vita, giorno per giorno? Quali interessi essa persegue, tutela, difende, giorno per giorno? In funzione di che cosa io investo, spendo il mio tempo?

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«Dov’è il tuo fratello?» Chi è il responsabile di questo sangue? Tutti e nessuno! Anche oggi questa domanda emerge con forza: Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio chiede a ciascuno di noi: «Dov’è il sangue del tuo fratello che grida fino a me?». Oggi nessuno nel mondo si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parlava Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo “poverino”, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci tranquillizziamo, ci sentiamo a posto. La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!

Papa Francesco a Lampedusa

…è pregata

Coraggio, fratello che soffri. C’è anche per te una deposizione dalla croce.C’è anche per te una pietà sovrumana. Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua...Coraggio. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce,la terra riacquisterà i suoi colori e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga. Don Tonino Bello

…mi impegna

Quanto ci dedichiamo alle persone che incrociamo ogni giorno? Quanto tempo regaliamo per ascoltare, accogliere, riconoscere situazioni di bisogno o di necessità che ci circondano? Quanto siamo pronti a rinunciare alla frenesia e alla fretta che ci risucchiano in vortici di superficialità, per regalare del tempo ad un amico? Quanta energia investiamo nel colmare gli abissi che l'indifferenza scava tra cuore e cuore? 

Lunedì, 30 settembre 2013

San Girolamo, sacerdote e dottore della Chiesa Stridone (confine tra Dalmazia e Pannonia), ca. 347 - Betlemme, 420

Fece studi e enciclopedici ma, portato all'ascetismo, si ritirò nel deserto presso Antiochia, vivendo in penitenza. Divenuto sacerdote a patto di conservare la propria indipendenza come monaco, iniziò un'intensa attività letteraria. A Roma collaborò con papa Damaso, e, alla sua morte, tornò a Gerusalemme dove partecipò a numerose controversie per la fede, fondando poco lontano dalla Chiesa della Natività, il monastero in cui morì. Di carattere focoso, soprattutto nei suoi scritti, non fu un mistico e provocò consensi o polemiche, fustigando vizi e ipocrisie. Scrittore infaticabile, grande erudito e ottimo traduttore, a lui si deve la Volgata in latino della Bibbia, a cui aggiunse dei commenti, ancora oggi importanti come quelli sui libri dei Profeti.

Liturgia della Parola Zc 8,1-8; Sal 101; Lc 9,46-50

La Parola del Signore

…è ascoltata

In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande». Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».

…è meditata

Il contesto è una scena vivace. I discepoli discutono tra loro, non certo con gioia e pace. La ragione è il loro eterno problema: Chi è il più grande, chi, tra loro, conta di più? Gesù questa volta non inventò una delle sue stupende parabole, ma fa un gesto di sorprendente bellezza. Prende un bambino, e se lo pone accanto. Poi in certo senso, si identifica con lui, perché dice che accoglierlo vuol dire accogliere la sua persona adorabile. Ecco, come fa spesso, capovolge completamente il criterio di grandezza dei mondani.Il più piccolo tra tutti voi - dice - questo è grande. Nella mia pausa giornaliera, oggi contemplo Te, Gesù! Lascio che il cuore sia abitato dallo stupore del bimbo vicino a te o addirittura sulle tue ginocchia.

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Che cosa possiamo imparare noi da San Girolamo? Mi sembra soprattutto questo: amare la Parola di Dio nella Sacra Scrittura. Dice San Girolamo: "Ignorare le Scritture è ignorare Cristo". Perciò è importante che ogni cristiano viva in contatto e in dialogo personale con la Parola di Dio, donataci nella Sacra Scrittura. Questo nostro dialogo con essa deve sempre avere due dimensioni: da una parte, dev'essere un dialogo realmente personale, perché Dio parla con ognuno di noi tramite la Sacra Scrittura e ha un messaggio ciascuno. Dobbiamo leggere la Sacra Scrittura non come parola del passato, ma come Parola di Dio che si rivolge anche a noi e cercare di capire che cosa il Signore voglia dire a noi. Ma per non cadere nell'individualismo dobbiamo tener presente che la Parola di Dio ci è data proprio per costruire comunione, per unirci nella verità nel nostro cammino verso Dio. Quindi essa, pur essendo sempre una Parola personale, è anche una Parola che costruisce comunità, che costruisce la Chiesa. Perciò dobbiamo leggerla in comunione con la Chiesa viva. Il luogo privilegiato della lettura e dell'ascolto della Parola di Dio è la liturgia, nella quale, celebrando la Parola e rendendo presente nel Sacramento il Corpo di Cristo, attualizziamo la Parola nella nostra vita e la rendiamo presente tra noi. 

Benedetto XVI

…è pregata

Spirito Santo, Fiamma d’amore, accendi in noi il cuore e la mente con le virtù di San Girolamo: l’amore allo studio delle Sacre Scritture, la fortezza nel sacrifico la perseveranza nella preghiera, la pazienza nelle prove, la sollecitudine nelle opere di carità.

…mi impegna

Oggi presterò attenzione e ringrazierò per tutti i gesti di bene compiuti dalle persone che vivono accanto a me, a lavoro, a scuola, in famiglia. Signore, liberami dagli atteggiamenti di grettezza, chiusura, paura e disistima del mio prossimo. Che io sia "ponte" e mai "spada" che taglia, ferisce e isola.

Martedì, 1 ottobre 2013

Santa Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa

Alençon (Francia), 2 gennaio 1873 - Lisieux, 30 settembre 1897

La Francia dell'Ottocento è il primo paese d'Europa nel quale cominciò a diffondersi la convinzione di poter fare a meno di Dio, di poter vivere come se egli non esistesse. Proprio nel paese d'Oltralpe, tuttavia, alcune figure di santi, come Teresa di Lisieux, ricordarono che il senso della vita è proprio quello di conoscere e amare Dio. Teresa nacque nel 1873 in un ambiente profondamente credente. Di recente anche i suoi genitori sono stati dichiarati beati. Ella ricevette, dunque, una educazione profondamente religiosa che presto la indusse a scegliere la vita religiosa presso il carmelo di Lisieux. Qui ella si affida progressivamente a Dio. 

Una ragazza morta a ventiquattro anni diventa dopo neppure cinquant'anni modello di tutta la Chiesa. Pio XI era molto devoto di santa Teresa di Gesù Bambino e la nominò patrona delle Missioni, lei, la cui breve vita si svolse tutta fra Alençon e Lisieux e che dopo i suoi quindici anni non usci più dal convento. 

Teresa aveva grandi ambizioni, grandi aspirazioni: voleva essere contemplativa e attiva, apostolo, dottore, missionario e martire, e scrive che una sola forma di martirio le sembrava poco e le desiderava tutte... il Signore le fece capire che c'è una sola strada per piacergli: farsi umili e piccoli, amarlo con la semplicità, la fiducia e l'abbandono di un bimbo verso il padre da cui si sa amato. "Non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre". Il bellissimo salmo 130 può essere applicato alla lettera alla vita di Teresa. Così questa giovanissima donna ravvivò nella Chiesa il più puro spirito evangelico ricordando una verità essenziale: prima di dare a Dio è necessario ricevere. Teresa ha capito che Dio è amore sempre pronto a dare e che tutto riceviamo da lui. Teresa fece di sé un'offerta eroica e visse nella malattia e nella prova di spirito con l'energia e la forza di un gigante: la forza di Dio si manifestava nella sua debolezza, che ella abbandonava fiduciosamente nelle mani divine. Riuscì così in modo meraviglioso a trasformare la croce in amore, una croce pesante, se ella stessa dirà alla fine della sua vita che non credeva fosse possibile soffrire tanto.  Impariamo questa grande lezione di fiducia, di piccolezza, di gioia e preghiamo Teresa che ci aiuti a camminare come lei nella povertà di spirito e nell'umiltà del cuore. Saremo come lei inondati da un fiume di pace. 

Liturgia della Parola Zc 8,20-23; Sal 86; Lc 9,51-56

La Parola del Signore

…è ascoltata

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.

…è meditata

Luca fa iniziare da questo brano la sezione centrale del suo Vangelo: il viaggio di Gesù con i discepoli verso Gerusalemme. Sino ad ora Gesù si è fermato in Galilea, ma sapeva che il Vangelo - anche a costo della morte - doveva essere predicato anche a Gerusalemme. I discepoli volevano fermarlo, ma Gesù "decisamente" - così nota l'evangelista - si incamminò verso la città santa. Non restò nei luoghi per lui abituali e sicuri. Non cadde nella tentazione della tranquillità del proprio orizzonte abituale. Il Vangelo, infatti, non sopporta limitazioni e provincialismi, anche se questo significa difficoltà e scontri. Fin dall'inizio Gesù trova ostilità e non accoglienza, ma non lo fermano e neppure gli fanno dubitare della centralità della benevolenza e dell'amore. L'obbedienza al Padre e l'urgenza del Vangelo hanno il primato assoluto nella sua vita. Per questo oppone l'amore alla freddezza di chi non vuole accoglierlo e rimprovera lo "zelo" violento dei discepoli che volevano distruggere il villaggio di samaritani. Appare chiaro che per Gesù non ci sono nemici e tanto meno persone da distruggere..

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Non perdere tempo in attesa di fare grandi cose per Dio. Non avrai la prontezza di dire si alle grandi cose se non ti eserciti a dire si nelle mille occasioni di obbedienza che ti capitano nella giornata.

Madre Teresa di Calcutta

…è pregata

Mio Dio! Trinità beata, desidero amarti e farti amare, lavorare per la glorificazione della santa Chiesa, salvando le anime che sono sulla terra e liberando quelle che sono nel purgatorio. Desidero compiere perfettamente la vostra volontà e arrivare al grado di gloria che m'avete preparato nel tuo regno. In una parola, desidero essere santa, ma sento la mia impotenza e ti domando, o mio Dio, di essere tu stesso la mia santità. Poiché mi avete amata fino a darmi il tuo unico Figlio perché fosse il mio salvatore e il mio sposo, i tesori dei suoi meriti appartengono a me ed io ve li offro con gioia, supplicandoti di non guardare a me se non attraverso il volto di Gesù e nel suo cuore bruciante d'amore. Affinché io possa vivere in un atto di perfetto amore, mi offro come vittima d'olocausto al tuo amore misericordioso, supplicandoti di consumarmi senza posa, lasciando traboccare nella mia anima i flutti d'infinita tenerezza che sono racchiusi in te, e così possa diventare martire del tuo amore, o mio Dio!...Che questo martirio, dopo avermi preparata a comparire davanti a Te, mi faccia infine morire e la mia anima si slanci senza alcuna sosta verso l'eterno abbraccio del tuo amore misericordioso...Voglio, o mio Diletto, ad ogni battito del cuore rinnovarti questa offerta un numero infinito di volte, fino a che, svanite le ombre, possa ridirti il mio amore in un faccia a faccia eterno! S. Teresa di Lisieux

…mi impegna

Compresi che la Chiesa ha un corpo composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile. Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall'amore. Capii che solo l'amore spinge all'azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l'amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l'amore é tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una parola, che l'amore é eterno. Allora con somma gioia ed estasi dell'animo gridai: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione é l'amore. Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio. Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l'amore ed in tal modo sarò tutto.

Mercoledì, 2 ottobre 2013

Santi Angeli Custodi

L’esistenza di un angelo per ogni uomo, che lo guida, lo protegge, dalla nascita fino alla morte, è citata nel Libro di Giobbe, ma anche dallo stesso Gesù, nel Vangelo di Matteo, quando indicante dei fanciulli dice: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”. La Sacra Scrittura parla di altri compiti esercitati dagli angeli, come quello di offrire a Dio le nostre preghiere e sacrifici, oltre quello di accompagnare l’uomo nella via del bene. Tutti noi siamo stati affidati da Dio ad un Angelo custode al quale, ogni giorno, dovremmo chiedere indicazioni, buonsenso, e forza spirituale. Ogni sera poi dovremmo ringraziarlo per tutte le volte in cui ci ha aiutato, anche quando noi non ne siamo stati consapevoli. L'Angelo Custode, se fedelmente invocato, ci circonderà del suo amore, della sua protezione e delle sue innumerevoli benedizioni. Gli Angeli Custodi apportano quiete, armonia e spiritualità ad ognuno di noi e ai nostri cari. Una breve preghiera al proprio Angelo custode, ripetuta giornalmente, ci proteggerà dalle avversità giornaliere, portando oltre al resto pace e serenità ai nostri animi

Liturgia della Parola Es 23,20-23; Sal 90; Mt 18,1-5.10

La Parola del Signore

…è ascoltata

In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».

…è meditata

Gesù crede negli angeli custodi, ne parla come se fossero una realtà ovvia, acquisita, evidente. Il nostro mondo supertecnologico, invece, storce il naso davanti a simili manifestazioni di fede: siamo figli dello scetticismo e mettiamo in discussione qualunque cosa non sia sperimentabile. Salvo poi leggere l'oroscopo quotidiano! La Bibbia, invece, parla di una realtà nascosta allo sguardo sensibile, una realtà fatta di presenze spirituali, di puri spiriti, gli angeli, che interagiscono con gli uomini, e questa è la buona notizia: ci sono degli angeli a cui siamo affidati, degli angeli che ci seguono in modo particolare. A patto di farli lavorare! Se non li preghiamo mai, se non ci accorgiamo neppure della loro presenza, è difficile che escano dalla loro connaturale riservatezza... Invocate il vostro angelo custode, iniziando la vostra giornata, chiedetegli consiglio, protezione, illuminazione. Invocate l'angelo della persona con cui dovete affrontare un discorso impegnativo, o l'angelo della persona che proprio non riuscite ad aiutare.

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Cercate di trovare che cosa c’è di bello in ogni persona. Io dovrei inchinarmi davanti a Gesù che sta nel cuore di quella persona.

Madre Teresa di Calcutta

…è pregata

Preghiera serale all'Angelo CustodeAngelo santo di Dio, che vegli sulla mia anima e sul mio corpo, perdonami tutto quello che ha potuto offenderti nel corso della mia vita e tutte le colpe di oggi.Proteggimi nella notte che si avvicina e guardami dalle insidie e dagli attacchi del nemico, perché io non offenda Dio con il peccato.Intercedi per me presso il Signore, affinché mi fortifichi nel suo timore e faccia di me un servo degno della Sua santità.

…mi impegna

Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, da’ ascolto alla sua voce e non ribellarti a lui.

Giovedì, 3 ottobre 2013

Liturgia della Parola Ne 8,1-4a.5-6.7b-12; Sal 18; Lc 10,1-12

La Parola del Signore

…è ascoltata

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.  Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.  In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.  Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».

…è meditata

Gesù ci invita a pregare perché il Padre mandi operai nella sua messe che Lui stesso definisce abbondante. La Chiesa e il mondo hanno bisogno di operai, di gente che fatica, suda, che a volte avverte tanta stanchezza, ma che non smette di lavorare sino a che non è completata l’opera di costruzione della Chiesa e del mondo. Nella preghiera, dobbiamo chiedere certamente tante vocazioni sacerdotali, ma dobbiamo anche pregare perché ciascuno comprenda e realizzi la sua personale vocazione che è sempre la santità personale e comunitaria. Gesù ce lo dice; «Andate!». Lo dice a me, lo dice a ciascuno di noi: andate in questo mondo controverso, dilaniato, disorientato, andate come agnelli in mezzo ai lupi, andate senza ripensamenti, senza paura, senza appesantirvi con borse e sacche; andate con la libertà che viene dalla vera povertà. Andate nelle vostre famiglie, nelle vostre scuole, nei vostri condomini, nei vostri posti di lavoro, nelle discoteche, nei pub, andate dove c’è anche un solo uomo che attende e cerca la Verità! Non importa se e quando ci sarà il raccolto, importa solo il desiderio di incontrare ogni uomo e annunziargli che Dio ci ama e che vuole vivere in noi!

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Com’è la luce che ci offre Gesù? Possiamo riconoscerla perché è una luce umile. Non è una luce che si impone, è umile. È una luce mite, con la forza della mitezza; è una luce che parla al cuore ed è anche una luce che offre la croce. Se noi, nella nostra luce interiore, siamo uomini miti sentiamo la voce di Gesù nel cuore e guardiamo senza paura alla croce nella luce di Gesù. Ma se, al contrario, ci lasciamo abbagliare da una luce che ci fa sentire sicuri, orgogliosi e ci porta a guardare gli altri dall’alto, a sdegnarli con superbia, certamente non ci troviamo in presenza della luce di Gesù. È invece luce del diavolo travestito da Gesù da angelo di luce. Dobbiamo distinguere sempre: dove è Gesù c’è sempre umiltà, mitezza, amore e croce. Mai troveremo infatti Gesù senza umiltà, senza mitezza, senza amore e senza la croce. Lui ha fatto per primo questa strada di luce. Dobbiamo andare dietro a lui senza paura», perché Gesù ha la forza e l’autorità per darci questa luce. Papa Francesco

…è pregata

Signore Gesù, donami un cuore grande per amare ogni fratello, donami parole capaci di annunziarti e infondimi il coraggio per testimoniarti. Aiutami a spogliarmi delle zavorre che mi legano e rallentano il mio cammino; e alla fine della vita accoglimi nella Tua Casa come l’operaio stanco meritevole della sua paga. Amen.

…mi impegna

Un pensatore di qualche secolo fa ha detto che "l'uomo è lupo per gli altri uomini". Un realismo amaro che però coglie nel segno se si tratta di un contesto sociale dove ciascuno bada ad arraffare per sé, a conseguire potere e ricchezza e comodità soltanto per sé. Al contrario, il cristiano è chiamato a essere agnello: uno che preferisce pagare di persona piuttosto che esigere grandi cose dall'altro. In situazioni precarie, preferisce subire ingiustizie piuttosto che praticarle..

Venerdì, 4 ottobre 2013

San Francesco d’Assisi - Francesco nacque ad Assisi nel 1181, nel pieno del fermento dell'età comunale. Figlio di mercante, da giovane aspirava a entrare nella cerchia della piccola nobiltà cittadina. Di qui la partecipazione alla guerra contro Perugia e il tentativo di avviarsi verso la Puglia per partecipare alla crociata. Il suo viaggio, tuttavia, fu interrotto da una voce divina che lo invitò a ricostruire la Chiesa. E Francesco obbedì: abbandonati la famiglia e gli amici, condusse per alcuni anni una vita di penitenza e solitudine in totale povertà. Nel 1209, in seguito a nuova ispirazione, iniziò a predicare il Vangelo nelle città mentre si univano a lui i primi discepoli insieme ai quali si recò a Roma per avere dal Papa l'approvazione della sua scelta di vita. Dal 1210 al 1224 peregrinò per le strade e le piazze d'Italia e dovunque accorrevano a lui folle numerose e schiere di discepoli che egli chiamava frati, fratelli. Accolse poi la giovane Chiara che diede inizio al secondo ordine francescano, e fondò un terzo ordine per quanti desideravano vivere da penitenti, con regole adatte per i laici. Morì nella notte tra il 3 e il 4 ottobre del 1228. Francesco è una delle grandi figure dell'umanità che parla a ogni generazione. Il suo fascino deriva dal grande amore per Gesù di cui, per primo, ricevette le stimmate, segno dell'amore di Cristo per gli uomini e per l'intera creazione di Dio.

Liturgia della Parola Gal 6,14-18; Sal 15; Mt 11,25-30

La Parola del Signore

…è ascoltata

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

…è meditata

Auguri Italia! Oggi festeggiamo il nostro amico Francesco poverello, uno dei santi protettori della nostra terra sofferente e demotivata. Sia lui a ridare quell'entusiasmo di cui l'Italia ha urgente bisogno!

Quanto ci emoziona Francesco poverello! Quanto sentiamo emergere forte, in noi, il sogno di un'umanità redenta, di una vita possibile, di una santità fuori da ogni logica, eccessiva, giocosa, ridente, folle! Sì, è un folle di Dio frate Francesco, nell'Italia dei Comuni e delle lotte fratricide (già allora...), del genio italico del padre Pietro, della Chiesa onnipresente e statica, così simile alla nostra... è un folle che segue la sua chiamata, che osa, che smette le vesti del giovane rampante per vestire quelle urticanti del sacco. È un folle innamorato dello Sposo, che lo cerca, inquieto, che accetta di rivedere la sua regola considerata impraticabile da tutti, che cerca di convincere il Sultano a lasciar perdere la guerra, che insegna ai poveri di Greccio a fidarsi di quel bambino nato in una stalla, come loro. È folle il frate poverello che canta a squarciagola le lodi di Dio e delle sue creature, che sa convertire i lupi, quelli a quattro e a due gambe, che sa predicare ai pesci e agli uccelli. È folle di quella follia che manca al nostro cristianesimo severo e compassato, irrigidito e noioso. Anche noi, come i fratelli ortodossi, non possiamo che chiamarlo  il Somigliantissimo (a Cristo)

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Dio è vicino a ciò che è piccolo, ama ciò che è spezzato. Quando gli uomini dicono: “perduto”, egli dice: “trovato”: quando dicono: “condannato”, egli dice: “salvato”; quando dicono: “abbietto”, Dio esclama: “beato!”

Dietrich Bonhoeffer

…è pregata

Rapisca, ti prego, o Signore, l’ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia dell’amor tuo, come tu ti sei degnato morire per amore dell’amor mio. ( San Francesco d’Assisi)

…mi impegna

Mitezza, umiltà, bontà, tenerezza, mansuetudine, magnanimità sono tutte virtù che servono per seguire la strada indicata da Cristo. Riceverle è una grazia. Una grazia che viene dalla contemplazione di Gesù. Non a caso, ha ricordato ancora, i nostri padri e le nostre madri spirituali ci hanno insegnato quanto sia importante guardare alla passione del Signore. Solo contemplando l’umanità sofferente di Gesù possiamo diventare miti, umili, teneri così come lui. Non c’è altra strada. Certo, dovremo fare lo sforzo di cercare Gesù; di pensare alla sua passione, a quanto ha sofferto; di pensare al suo silenzio mite. Questo sarà il nostro sforzo; poi al resto ci pensa lui, e farà tutto quello che manca. Ma tu devi fare questo: nascondere la tua vita in Dio con Cristo.

Papa Francesco

Sabato, 5 ottobre 2013

Liturgia della Parola

Bar 4,5-12.27-29; Sal 68; Lc 10,17-24

La Parola del Signore

…è ascoltata

In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

…è meditata

I discepoli hanno potuto sperimentare la forza irresistibile del Vangelo e dell'amore che Gesù aveva loro donato. Alla sera, dopo un giorno di missione, quando si raccolgono attorno a lui, sono pieni di gioia nel raccontargli i prodigi che hanno potuto operare. E Gesù gioisce con loro: "Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore". È la gioia che nasce ogni volta che il male indietreggia, sconfitto dal Vangelo dell'amore. Gesù conferma ai discepoli il potere che ha loro conferito e assieme ricorda la sua protezione. Ma fa comprendere che il segreto della vita consiste nell'avere i propri nomi scritti nei cieli, ossia presso il cuore stesso di Dio. La comunione con Gesù, con il Padre e con lo Spirito Santo è la vita del discepolo. E la sua forza. Gesù, ancora commosso per quanto quel giorno è accaduto, alza gli occhi al cielo e ringrazia il Padre perché ha scelto di confidare il segreto d'amore a quei piccoli discepoli che si sono affidati a lui. In questa familiarità, dolce e forte, è racchiusa la nostra felicità e la nostra beatitudine di discepoli.

Il Vangelo, oggi, ci insegna a gioire del fatto di essere nel cuore di Dio, del fatto di poter annunciare e vivere la Parola, del fatto che il Padre, almeno lui!, ha una logica diversa da quella selettiva di questo durissimo mondo che abbiamo costruito...

…è pregata

Signore, tutto ciò che hai fatto ricadere su di noi l’hai fatto con retto giudizio; abbiamo peccato contro di te, non abbiamo dato ascolto ai tuoi precetti: ma ora glorifica il tuo nome e opera con noi secondo la grandezza della tua misericordia.

…mi impegna

Oggi, dedicherò un po’ del mio tempo all’ascolto della Parola, possibilmente partecipando alla S. Messa.

PAPA FRANCESCO - UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 11 settembre 2013

La Chiesa Madre dei cristiani

Cari fratelli e sorelle, riprendiamo oggi le catechesi sulla Chiesa in questo "Anno della fede". Tra le immagini che il Concilio Vaticano II ha scelto per farci capire meglio la natura della Chiesa, c’è quella della "madre": la Chiesa è nostra madre nella fede, nella vita soprannaturale. E’ una delle immagini più usate dai Padri della Chiesa nei primi secoli e penso possa essere utile anche per noi. Per me è una delle immagini più belle della Chiesa: la Chiesa madre! In che senso e in che modo la Chiesa è madre? Partiamo dalla realtà umana della maternità: che cosa fa una mamma?

1. Anzitutto una mamma genera alla vita, porta nel suo grembo per nove mesi il proprio figlio e poi lo apre alla vita, generandolo. Così è la Chiesa: ci genera nella fede, per opera dello Spirito Santo che la rende feconda, come la Vergine Maria. La Chiesa e la Vergine Maria sono mamme, ambedue; quello che si dice della Chiesa si può dire anche della Madonna e quello che si dice della Madonna si può dire anche della Chiesa! Certo la fede è un atto personale: «io credo», io personalmente rispondo a Dio che si fa conoscere e vuole entrare in amicizia con me (cfr Enc. Lumen fidei, n. 39). Ma la fede io la ricevo da altri, in una famiglia, in una comunità che mi insegna a dire «io credo», «noi crediamo». Un cristiano non è un’isola! Noi non diventiamo cristiani in laboratorio, noi non diventiamo cristiani da soli e con le nostre forze, ma la fede è un regalo, è un dono di Dio che ci viene dato nella Chiesa e attraverso la Chiesa. E la Chiesa ci dona la vita di fede nel Battesimo: quello è il momento in cui ci fa nascere come figli di Dio, il momento in cui ci dona la vita di Dio, ci genera come madre. Se andate al Battistero di San Giovanni in Laterano, presso la cattedrale del Papa, all’interno c’è un’iscrizione latina che dice più o meno così: "Qui nasce un popolo di stirpe divina, generato dallo Spirito Santo che feconda queste acque; la Madre Chiesa partorisce i suoi figli in queste onde". Questo ci fa capire una cosa importante: il nostro far parte della Chiesa non è un fatto esteriore e formale, non è compilare una carta che ci danno, ma è un atto interiore e vitale; non si appartiene alla Chiesa come si appartiene ad una società, ad un partito o ad una qualsiasi altra organizzazione. Il legame è vitale, come quello che si ha con la propria mamma, perché, come afferma sant’Agostino, "la Chiesa è realmente madre dei cristiani". Chiediamoci: come vedo io la Chiesa? Se sono riconoscente anche ai miei genitori perché mi hanno dato la vita, sono riconoscente alla Chiesa perché mi ha generato nella fede attraverso il Battesimo? Quanti cristiani ricordano la data del proprio Battesimo? Io vorrei fare questa domanda qui a voi, ma ognuno risponda nel suo cuore: quanti di voi ricordano la data del proprio Battesimo? Alcuni alzano le mani, ma quanti non ricordano! Ma la data del Battesimo è la data della nostra nascita alla Chiesa, la data nella quale la nostra mamma Chiesa ci ha partorito! E adesso vi lascio un compito da fare a casa. Quando oggi tornate a casa, andate a cercare bene qual è la data del vostro Battesimo, e questo per festeggiarla, per ringraziare il Signore di questo dono. Lo farete? Amiamo la Chiesa come si ama la propria mamma, sapendo anche comprendere i suoi difetti? Tutte le mamme hanno difetti, tutti abbiamo difetti, ma quando si parla dei difetti della mamma noi li copriamo, li amiamo così. E la Chiesa ha pure i suoi difetti: la amiamo così come la mamma, la aiutiamo ad essere più bella, più autentica, più secondo il Signore? Vi lascio queste domande, ma non dimenticate i compiti: cercare la data del vostro Battesimo per averla nel cuore e festeggiarla.

2. Una mamma non si limita a dare la vita, ma con grande cura aiuta i suoi figli a crescere, dà loro il latte, li nutre, insegna il cammino della vita, li accompagna sempre con le sue attenzioni, con il suo affetto, con il suo amore, anche quando sono grandi. E in questo sa anche correggere, perdonare, comprendere, sa essere vicina nella malattia, nella sofferenza. In una parola, una buona mamma aiuta i figli a uscire da se stessi, a non rimanere comodamente sotto le ali materne, come una covata di pulcini sta sotto le ali della chioccia. La Chiesa come buona madre fa la stessa cosa: accompagna la nostra crescita trasmettendo la Parola di Dio, che è una luce che ci indica il cammino della vita cristiana; amministrando i Sacramenti. Ci nutre con l’Eucaristia, ci porta il perdono di Dio attraverso il Sacramento della Penitenza, ci sostiene nel momento della malattia con l’Unzione degli infermi. La Chiesa ci accompagna in tutta la nostra vita di fede, in tutta la nostra vita cristiana. Possiamo farci allora delle altre domande: che rapporto ho io con la Chiesa? La sento come madre che mi aiuta a crescere da cristiano? Partecipo alla vita della Chiesa, mi sento parte di essa? Il mio rapporto è un rapporto formale o è vitale?

3. Un terzo breve pensiero. Nei primi secoli della Chiesa, era ben chiara una realtà: la Chiesa, mentre è madre dei cristiani, mentre "fa" i cristiani, è anche "fatta" da essi. La Chiesa non è qualcosa di diverso da noi stessi, ma va vista come la totalità dei credenti, come il «noi» dei cristiani: io, tu, tutti noi siamo parte della Chiesa. San Girolamo scriveva: «La Chiesa di Cristo altra cosa non è se non le anime di coloro che credono in Cristo». Allora la maternità della Chiesa la viviamo tutti, pastori e fedeli. A volte sento: "Io credo in Dio ma non nella Chiesa…Ho sentito che la Chiesa dice…i preti dicono...". Ma una cosa sono i preti, ma la Chiesa non è formata solo dai preti, la Chiesa siamo tutti! E se tu dici che credi in Dio e non credi nella Chiesa, stai dicendo che non credi in te stesso; e questo è una contraddizione. La Chiesa siamo tutti: dal bambino recentemente battezzato fino ai Vescovi, al Papa; tutti siamo Chiesa e tutti siamo uguali agli occhi di Dio! Tutti siamo chiamati a collaborare alla nascita alla fede di nuovi cristiani, tutti siamo chiamati ad essere educatori nella fede, ad annunciare il Vangelo. Ciascuno di noi si chieda: che cosa faccio io perché altri possano condividere la fede cristiana? Sono fecondo nella mia fede o sono chiuso? Quando ripeto che amo una Chiesa non chiusa nel suo recinto, ma capace di uscire, di muoversi, anche con qualche rischio, per portare Cristo a tutti, penso a tutti, a me, a te, a ogni cristiano. Tutti partecipiamo della maternità della Chiesa, affinché la luce di Cristo raggiunga gli estremi confini della terra. Evviva la santa madre Chiesa!

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Spirito Santo, che fai della Chiesa un solo Corpo, restituisci noi battezzati a un'autentica esperienza di comunione; rendici segno vivo della presenza del Risorto nel mondo, comunità di santi che vive nel servizio della carità. 

Spirito Santo, che abiliti alla missione, donaci di riconoscere che, anche nel nostro tempo, tante persone sono in ricerca della verità sulla loro esistenza e sul mondo. Rendici collaboratori della loro gioia con l'annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, chicco del frumento di Dio, che rende buono il terreno della vita e assicura l'abbondanza del raccolto. Amen.