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4 A PARTIRE DA ALCUNI STIMOLI, GLI ALUNNI DI TERZA HANNO INVENTATO UNA FIABA CON UN FINALE LIBERO. LE ILLUSTRAZIONI SONO DI SAMUELE. C’era una volta un orco alto tre metri, che aveva il corpo grosso, massiccio, imponente e ricoperto di pelo ruvido, splendido e di color rosso rubino; i suoi occhi aggressivi parevano infuocati. Viveva in una grotta dentro una folta foresta, l’antro era dietro ad una enorme cascata dalle acque limpi- de, rapide e pescose. L’orco, infatti, poteva facil- mente catturare i salmoni in caduta con i suoi artigli acuminati. Purtroppo soffriva d’insonnia a causa dello scro- sciare assordante della cascata, perciò decise di bloccarla con dei grossi massi. Durante la notte, ahimè, tutta la radura circostante si allagò. Al mattino tutti gli animali si radunarono davanti alla grotta di Rubinoso, l’orco rosso rubino. - Caro orco, hai combinato un brutto guaio: bloc- cando la cascata hai allagato tutto il bosco e le nostre tane!

A PARTIRE DA ALCUNI STIMOLI, GLI ALUNNI DI TERZA … febbraio... · A PARTIRE DA ALCUNI STIMOLI, GLI ALUNNI DI TERZA HANNO INVENTATO UNA FIABA CON UN FINALE LIBERO. LE ILLUSTRAZIONI

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A PARTIRE DA ALCUNI STIMOLI, GLI ALUNNI DI TERZA HANNO INVENTATO UNA FIABA CON UN

FINALE LIBERO. LE ILLUSTRAZIONI SONO DI SAMUELE.

C’era una volta un orco alto tre metri, che aveva il corpo grosso, massiccio, imponente e ricoperto di pelo ruvido, splendido e di color rosso rubino; i suoi occhi aggressivi parevano infuocati. Viveva in una grotta dentro una folta foresta, l’antro era dietro ad una enorme cascata dalle acque limpi-de, rapide e pescose. L’orco, infatti, poteva facil-mente catturare i salmoni in caduta con i suoi artigli acuminati.

Purtroppo soffriva d’insonnia a causa dello scro-sciare assordante della cascata, perciò decise di bloccarla con dei grossi massi. Durante la notte, ahimè, tutta la radura circostante si allagò. Al mattino tutti gli animali si radunarono davanti alla grotta di Rubinoso, l’orco rosso rubino. - Caro orco, hai combinato un brutto guaio: bloc-cando la cascata hai allagato tutto il bosco e le nostre tane!

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L’orco si svegliò di soprassalto e ruggì: - GRR! Voi essere animali ingrati, voi ave-re paura di acqua, ma acqua non fare male, acqua bella e pulita e voi potere nuotare o volare per salvare vostre vite selvatiche e libere! Gli animali rimasero inizialmente perplessi e dubbiosi. Poi Bruno, l’orso saggio che guidava la protesta, esclamò: - Rubinoso, hai ragione, possiamo arginare l’acqua con le dighe, i castori sono esperti costruttori! Allora gli animali della foresta si organizza-rono in due gruppi: uno, coordinato dai ca-stori, costruì dighe che permettevano di li-berare le tane dall’acqua, l’altro gruppo in-vece tolse i grandi massi che bloccavano la cascata. Codafolta, la volpe più astuta del bosco, gridò: - Ehi ragazzi, avete notato? L’allagamento ha fatto fuggire i cacciatori!

Nebbia, il gufo, saggiamente aggiunse: - Ora che abbiamo bloccato l’inondazione i malvagi cacciatori torneranno armati fino ai denti, saranno pronti a darci la caccia e nes-suno di noi avrà scampo! - Bisogna trovare una soluzione definitiva per liberarci per sempre dai cacciatori! Disse autorevolmente Bruno, l’orso. Rubinoso allora ebbe un’ottima idea: propo-se di costruire un’enorme statua con le sue sembianze; questa venne collocata nei pressi della grotta … Al mattino, quando entrarono nel bosco, i cacciatori si bloccarono davanti al finto or-co, nel frattempo gli animali, appostati sul ciglio più alto della grotta, lanciarono un’enorme rete che intrappolò i malvagi cac-ciatori.

Gli alunni di classe 3^

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Gli alunni di classe 4^

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LUNEDÌ 16 GENNAIO 2017, NELL’AMBITO DEL PROGETTO “LA SCUOLA DEI SOGNI, IL GIORNALINO ONLINE”, NOI RAGAZZI DI CLASSE QUINTA ABBIAMO INTERVISTATO CARLO DI GENNARO, UN GIORNALISTA DI NOALE CHE SI È TRASFERITO A BERLINO E CHE LAVORA PER IL GIORNALE ONLI-NE VENEZIATODAY. IL COLLEGAMENTO DOVEVA AVVENIRE TRAMITE SKYPE MA, PER MANCANZA DI CONNESSIONE INTERNET, L’INTERVISTA SI È SVOLTA VIA TELEFONICA. ABBIAMO VISSUTO UN’ESPERIENZA INTERESSANTE, PIACEVOLE E DIVERTENTE, SOPRATTUTTO PERCHÉ ABBIAMO PO-TUTO PARLARE CON UN VERO GIORNALISTA E CONOSCERE ALCUNI DEGLI ASPETTI CHE CARATTE-RIZZANO IL SUO LAVORO.

Carlo: Pronto?

Elisa: Ciao Carlo.

Carlo: Elisa, ciao.

Elisa: Scusaci per questo inconveniente ma abbiamo la rete internet che non funziona. Quindi abbiamo dovuto trovare un piano B per risolvere la situazione.

Carlo: Ok, quindi facciamo questa intervista via te-lefonica.

Elisa: Esatto. Ci dispiace che non ci vedi perché ci eravamo preparati bene.

Carlo: Ma l’avevo fatto anche io, infatti. Mi ero pre-parato tutta la scenografia.

Elisa: Ci dispiace molto, ci manderai una foto.

Carlo: Va bene. Ma sono in vivavoce?

Elisa: Sì sì, sei in vivavoce.

Carlo: Ok, ciao a tutti.

Tutti gli alunni: Ciao.

Carlo: Ma quanti siete?

Tutti: Ventidue.

Elisa: Ma oggi diciannove, più due maestre. Allora, comincia Tommaso a farti la prima domanda.

Carlo: Ok.

Tommaso: In che cosa consiste il tuo lavoro?

Carlo: Il mio lavoro? Io sono un giornalista ma, tec-nicamente, più che fare il lavoro di inviato, mi occu-po di scrivere gli articoli. Quindi, fondamentalmente, mi metto al computer, acquisisco le informazioni di cui ho bisogno, nei vari modi che dopo vedremo, e poi le metto per iscritto, creando un articolo. Io creo un articolo dall’inizio alla fine, nel senso che scrivo titolo, sottotitolo, testo e tutto quello di cui c’è biso-gno. Comunque, io scrivo, redigo articoli.

Elisa: Benissimo, quindi, è chiaro a tutti in che cosa consiste il suo lavoro?

Tutti: Sì.

Elisa: Allora possiamo procedere con la prossima domanda. Cosa dite?

Martina: Perché hai scelto questo lavoro?

Carlo: Allora, ho scelto questo lavoro perché mi piace scrivere, ovviamente. Anche se si può dire che è il lavoro che ha scelto me, proprio perché un po’ è una dote innata. Andavo già bene nei temi alla scuo-la elementare e alle scuole medie ed era una cosa che mi frullava in testa già fin da piccolo.

Elisa: Che voti avevi nei temi?

Carlo: Ah, bellissimi voti, non me li ricordo. Ai tempi mi sa che c’erano gli ottimi e i distinti.

Elisa: E tra di voi c’è qualcuno che ha un 10 in ita-liano?

Quattro ragazzi alzano la mano.

Elisa: Quattro. Potrai avere quattro probabili colle-ghi tra qualche anno.

Carlo: Sì ma secondo me anche i sufficienti e i

Laura, classe 5^

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buoni hanno qualche speranza di recuperare. No, diciamo che questo è stato comunque un aiuto, quin-di sì, questa idea ce l’ho sempre avuta. Poi, questo lavoro in particolare l’ho trovato un po’ per caso e un po’ per fortuna, rispondendo ad un annuncio su Facebook. Ero incuriosito, c’era qualcuno che cerca-va un aiuto per un giornale online e ho provato a ri-spondere per vedere di che cosa si trattasse. In effetti poi è evoluto positivamente. All’inizio collaboravo per poche ore al giorno, poi è diventato un vero lavo-ro.

Elisa: Ok. A questo si collega la terza domanda, che ti fa Eva.

Eva C.: Quali studi hai fatto per diventare giornali-sta?

Carlo: Io credo di aver fatto gli studi più appropriati, anche se un po’ per caso anche questo. Nel senso che ho fatto il liceo scientifico a Mirano e dopodiché mi sono iscritto all’università a Scienze della Comuni-cazione, che è la facoltà che si avvicina di più a quel-lo che serve per diventare giornalista, perché si stu-dia comunicazione, si studia giornalismo e tutta una serie di altre cose. Che io sappia, non c’è, o almeno non esisteva fino a poco tempo fa, un’università pub-blica in Italia che tratti esclusivamente di giornali-smo. Ci sono, credo, degli istituti privati, ma non li ho fatti. Io ho la Laurea triennale in Scienze della Comunicazione. So che ci sono anche vari Master e Lauree magistrali più specifici sul giornalismo, ma non sono cose che ho seguito direttamente.

Elisa: Ok, grazie. Andiamo avanti.

Sara: Ti piace questo lavoro?

Carlo: Un sacco! Diciamo che un po’ come tutti i lavori ha i suoi lati positivi e quelli negativi. Mi pia-ce perché è bello per me scrivere, perché è una delle cose che mi piacciono nella vita e quindi mi sento anche fortunato. Dall’altra parte, alle volte può esse-re difficile e complicato, perché ci vuole molta con-centrazione ed è faticoso.

Elisa: Infatti, Jin voleva proprio chiederti …

Jin: È un lavoro impegnativo?

Carlo: Sì, è un lavoro molto impegnativo, proprio perché richiede molta concentrazione e costanza. Un giornalista ha anche delle responsabilità, che magari

altre categorie non hanno, per-ché quando uno scrive sa che molte persone leggeranno quello che ha scritto. Quindi ci sono molte persone che si affidano a te come giornalista per reperire del-le informazioni che possono essere importan-ti. E quindi l’attenzione e la concentrazione servono sempre, perché puoi sempre fare degli errori che possono avere delle ripercussioni.

Elisa: Certo. E invece la prossima domanda che vo-levamo farti è un po’, diciamo, sul personale. Però devi sapere che quando ho detto alla classe quinta che tu vivi a Berlino, per loro è stata una cosa molto particolare.

Carlo: Loro si sono messi a ridere, vero?

Elisa: Più che altro sono stati molto stupiti del fatto che tu non sei qui con noi. Insomma, sei nato a Noa-le, hai frequentato queste zone e invece adesso sei a Berlino, molto distante rispetto a qua. E quindi Mi-chael voleva chiederti …

Michael: Perché sei a Berlino?

Carlo: E perché continuo a scrivere di cronaca loca-le veneziana?

Elisa: Esatto. E magari perché non scrivi per un giornale locale tedesco.

Carlo: Quando imparerò il tedesco magari ci pense-rò. Diciamo che questa è la cosa più particolare. Il fatto è che io ho svolto questo lavoro inizialmente a Noale, che ho lasciato circa un anno fa. In pratica, mi sono reso conto che per questo specifico lavoro c’era bisogno di muoversi, anche se per lo più dove-vo stare al computer o telefonare. Una volta che mi sono reso conto di questo, dopo alcuni mesi in cui ho lavorato così, ho pensato “perché non spostarmi ed

Virginia, classe 5^

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andare in un altro posto nel mondo?”. Berlino l’ho scelta per una serie di motivi. Avevo delle conoscen-ze qui e perché pensavo che fosse una città stimolan-te per me. Avendo abitato per tutta la vita a Noale, ho pensavo che sarebbe stata una bella esperienza, un bel salto andare in una grande città e fra le possi-bilità che avevo a disposizione, Berlino mi è sembra-ta una buona idea. Quindi non c’entra assolutamente nulla con il giornale.

Valentina: Come raccogli le informazioni?

Carlo: Con tutti i sistemi che non prevedono la pre-senza sul posto. Io faccio un largo utilizzo di internet, per tutto il tempo in cui lavoro, e il telefono. Questo vuol dire che mi scambio informazioni con i collaboratori, ovvero le persone con cui lavoro, che sono lì sul posto.

Elisa: Quindi tu hai dei colleghi qua in Veneto che ti inviano il materiale che poi tu trasformi in articolo.

Carlo: Esatto. Io ho un capo e un paio di colleghi che fanno questo lavoro insieme a me. Ricevo infor-mazioni o me le vado a cercare nel senso che contat-to telefonicamente le persone da cui voglio avere le informazioni.

Elisa: Ok, grazie. Possiamo passare alla prossima domanda, cosa dici?

Carlo: Sì.

Valentina: Viaggi per il mondo?

Carlo: Viaggio un po’, ma viaggio quanto qualsiasi altra persona. E nemmeno i miei colleghi si muovo-no così tanto. Perché è una questione di numero di persone a disposizione. A differenza dei quotidiani quelli cartacei, quelli classici, non abbiamo gli invia-ti sul posto, mentre loro hanno molte persone che lavorano, e quindi hanno anche un inviato per ogni paese o per le diverse zone della provincia. Noi inve-ce siamo pochi, siamo tre o quattro a seconda della situazione e quindi non abbiamo il tempo materiale per muoverci. Però alcuni miei colleghi si spostano parecchio più che altro tra Venezia e Mestre e vanno nei posti dove succedono le cose più interessanti, per poi passare le informazioni ai collaboratori.

Elisa: Perfetto. Stefano, invece, vuole farti la prossi-ma domanda.

Stefano: Qual è la cosa più bella di questo lavoro?

Carlo: Più bella? Per me la cosa più bella di questo lavoro è proprio scrivere. E questo è un po’ slegato dal giornalismo perché mi piace mettere per iscritto le cose e raccontarle un po’ come se fossero delle storie. Quindi alle volte assomiglia proprio al mestie-re dello scrittore. Non vorrei esagerare, ma alle volte è come scrivere dei racconti brevi. Poi posso metter-ci del mio e questo mi diverte.

Elisa: A questo proposito, noi abbiamo letto l’articolo che, se non sbaglio hai scritto tu, sulla no-stra scuola l’anno scorso.

Carlo: Sì sì l’ho scritto io.

Elisa: Parlavi del mostra in villa Farsetti.

Carlo: Esatto, con la maestra Marilena.

Elisa: I ragazzi sono stati molto contenti di leggere le tue parole e soprattutto di vedere la loro scuola su un giornale. Ma andiamo avanti con l’intervista.

Carlo: Va bene.

Laura: Hai mai intervistato persone importanti?

Carlo: No, non ho mai intervistato persone impor-tanti. O almeno, purtroppo non è ancora successo. Più che altro mi occupo di cronaca locale veneziana e quindi ho sentito degli esponenti della politica o altri personaggi di questo livello. Può essere che in futuro passerò ad altro ed intervisterò personaggi importanti, ma per ora noi

Jacopo, classe 5^

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facciamo più un lavoro dal basso che è riferito più alle cose di tutti i giorni e che ha poco a che vedere con i personaggi famosi.

Elisa: Grazie. Invece Greta voleva chiederti …

Greta: Come nasce un articolo?

Carlo: Allora, un articolo, in generale, nasce dalla raccolta delle informazioni. Nel nostro caso, nasce dalle segnalazioni dal basso e questa è un po’ la dif-ferenza rispetto ad altri tipi di giornale. Quindi, se-gnalazioni, raccolta delle informazioni e verifica di queste informazioni mettendosi in contatto con fonti autorevoli, come le Forze dell’ordine o enti pubblici che possono confermare quello che è successo. Una volta che abbiamo la conferma e la certezza di quello che è avvenuto, allora si butta giù l’articolo.

Elisa: Molto bene, allora andiamo avanti.

Gioele: Quante ore lavori al giorno?

Carlo: Come un impiegato, otto ore al giorno. Ci sono altri giornalisti che lavorano in modo diverso, magari con un orario spezzettato a seconda di quello che succede e quando succede. Mentre io ho un ora-rio fisso che va dalle nove e mezza alle sei e mezza del pomeriggio, con un’ora di pausa. In realtà non è che puoi prevedere le notizie, che possono arrivare anche alle otto o alle nove della sera. E se è una cosa importante, qualcuno deve comunque occuparsene subito. Ma questo non spetta a me. Ci sono altre per-sone che sono disponibili a lavorare la sera.

Elisa: Molto bene. Abbiamo quasi finito, mancano solo due domande.

Carlo: Nessun problema. A vostra disposizione.

Aurora: Quali strumenti usi nel tuo lavoro?

Carlo: Computer e internet. Uso molto anche i so-cial network, Facebook e Twitter, che di sicuro voi conoscete tutti. Possono sembrare un po’ frivoli, ma in realtà sono gli strumenti attraverso cui viene diffu-sa la maggior parte delle informazioni adesso. Non sto parlando delle informazioni che tutti possono scrivere, perché come si sa girano tante cose fasulle. Ma adesso pian piano tutti gli enti pubblici, tutti gli enti ufficiali cominciano a dotarsi di canali social per comunicare. Ad esempio, la Polizia non ce l’ha, ma il Comune di Venezia, l’Università, tutti questi enti hanno il proprio canale che rappresenta il modo più

veloce e immediato per diffondere ufficialmente le loro notizie. E poi il telefono.

Elisa: Certo. Quindi se non ci fossero le nuove tec-nologie …

Carlo: Questo mestiere non esisterebbe.

Elisa: Certo. Adesso noi avremmo l’ultima doman-da. Come ti ho anticipato, la nostra scuola ogni mese pubblica un giornalino, e possiamo dire che uno de-gli scopi di questa telefonata è quello di poter trarre da un giornalista professionista quale sei tu dei con-sigli utili, che noi possiamo mettere in pratica nella nostra realtà.

Carlo: Sì, perché quindi il vostro giornalino si occu-pa delle cose che succedono a scuola.

Elisa: Esattamente. Ogni mese scegliamo un tema e le varie classi producono dei materiali che possono essere dei racconti, delle poesie, delle interviste ine-renti. Quindi, per quanto possa c’entrare con un gior-nale vero e proprio o con la tua esperienza, noi a-vremmo pensato di chiederti …

Eva B.: Che consigli ci dai per migliorare il nostro giornalino?

Carlo: Allora, proprio perché nei contenuti non si assomigliano così tanto, ho pensato che la cosa più importante per quanto mi riguarda sta più nel

Jin Yao, classe 5^

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linguaggio che nei contenuti. Intendo dire che un consiglio che do ogni giorno anche a me stesso è di cerca-re di essere originale nel linguaggio, di non lasciarsi influenzare dalle forme fatte, di non fermarsi a quello che è già stato scritto. Adesso non posso mandarvelo via Skype, però in qualche modo te lo mando: è un articolo simpatico del Post, in cui c’è un elenco di quelle che loro definiscono espressioni che costituiscono la lingua di plastica, cioè un linguaggio sempre uguale a se stesso, che è molto utilizzato nel giornalismo al giorno d’oggi, perché è la cosa più comoda. Si scrivono sempre queste formule che attirano l’attenzione ma che impigriscono sia lo scrittore sia il lettore. Ti mando il link perché secondo me è utile per tutti.

Elisa: Certo, grazie mille.

Carlo: E poi è divertente perché prende un po’ in giro questo modo di fare dei giornali, però è un buon spunto anche per voi che vi cimentate nella scrittura, per quando scrivete i temi. Pensate di più con la vostra testa piuttosto che usare sempre le solite formule, già sentite e risentite.

Elisa: Ti ringrazio. Noi con le domande avremmo finito. Ti ringraziamo molto per la tua disponibilità e per la tua pazienza. Ci scusiamo nuovamente per l’inconveniente causato dalle nostre tecnologie, ma ti mande-remo una foto.

Carlo: Volentieri. Così so chi ha parlato.

Elisa: Noi ti salutiamo.

Tutti: Ciao e grazie.

Carlo: Grazie a voi. E buon lavoro.

Gli alunni di classe 5^

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La fonte è il mondo, la realtà che ci circonda, la vita quotidiana nel suo incessante corso di avve-nimenti. E il giornalismo è proprio questo: indi-viduare, negli accadimenti, l’evento meritevole di diventare notizia. S. Lepri, in Manuale del Giovane Giornalista, Mondadori

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Su QUI e QUA

l’accento non va!

Su LÌ e LÀ

invece ci sta!

SU non vuole l’accento,

mentre LASSÙ di averlo è contento.

Queste parole sono avverbi, posson modificare persino i verbi.

Di avverbi ce ne son tanti, se vuoi, te li dico tutti quanti!

Ce ne sono di luogo, di modo,

di tempo … Ce ne sono di quantità,

di affermazione, di dubbio

e di negazione … Gli avverbi davvero son tanti!

Non te li dico tutti quanti! Non te li dico perché son troppi,

son troppi davvero! Stanno tutti dentro al mondo intero.

Francesco, classe 4^

Giornale della scuola di Stigliano Responsabile di redazione: cl.4^, cl.5^ insegnante Marilena Nassuato, tutor della tirocinante Elisa Veronese; Hanno collaborato: cl.1^, cl.3^; Numero chiuso: 24 febbraio 2017 Per comunicare con la redazione scrivere a: [email protected]