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LA PRESENZA IN FILIGRANA DI ORIGINE NELL'ULTIMO AGOSTINO (426-430) 1. Lo status quaestionis. La presenza di Origene negli ultimi seritti di Agostino (an p ni 426-430) appartiene al periodo della storia dell'origenismo latino dopo ehe la foga antiorigenista di Girolamo si era spenta eon la sua morte (a. 420) e la erisi pelagiana aveva segnato il passo eon le deeisioni deI Coneilio di Cartagine deI 418 e la sue- eessiva lettera di eondanna, la Tractoria di papa Zosimo, del- l'anno seguente 1. Dopo il 420 si parIa, nelle fonti a disposizio- ne, piu ehe di «origenisti» (gruppo ehe si rieollegava agli errori di Origene 0 presunti tali e pereio « origenisti» suonava talvolta eome equivalente di «eretiei»), di «origeniani », ter- mine riferito a quanti si ispiravano ad Origene quale nlaestro di spiritualita (in pratiea si trattava di monaei di eultura orientale i quali in Oeeidente tralnite Evagrio Pontieo faeevano capo a Cassiano). I riferimenti origeniani di Agostinio rflettono in questo periodo tale nuova fase dell'origenismo latino, all'in- terno naturalmente dei nuovi apporti antropologiei ehe l'Ippo- nate stava elaborando dopo la erisi pelagiana e di proposizioni di nuove rielaborazioni ehe emergevano circa la eonlprensione deI rapporto tra il libero arbi trio e la grazia di Dio. Egli infatti, superato il problema pelagiano (un bene meritevole di vita eterna non e solo frutto deI libero arbitrio - la tesi peIa- giana - ma nasee dalla grazia sia nel desiderario ehe nel eompierlo), si oeeupo deI modo di eapire la eooperazione della grazia eon il libero arbitrio (De gratia et libero arbitrio; De 1 Sul Concilio di Cartagine deI 418 (Mansi 3, 810-850; in CCL 149, 69-73 ed. Ch. Munier), sull'Epistula Tractoria di Zosimo (PL 20, 693-695; in O. Wermelinger, Rom und Pelagius, Stuttgart 1975, appendix 2, 295- 299; cfr. anche Id., Das Pelagiusdossier in der Tractoria des Zosimus, in Freiburger Zeitschrift für Philosophie und Theologie 26 [1979] 336-368).

A Presença de Origenes Em Agost

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A presença de Orígenes nos últimos escritos de Santo Agostinho

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LA PRESENZA IN FILIGRANA DI ORIGINENELL'ULTIMO AGOSTINO (426-430)

1. Lo status quaestionis.

La presenza di Origene negli ultimi seritti di Agostino (anp

ni 426-430) appartiene al periodo della storia dell'origenismolatino dopo ehe la foga antiorigenista di Girolamo si era spentaeon la sua morte (a. 420) e la erisi pelagiana aveva segnato ilpasso eon le deeisioni deI Coneilio di Cartagine deI 418 e la sue­eessiva lettera di eondanna, la Tractoria di papa Zosimo, del­l'anno seguente 1. Dopo il 420 si parIa, nelle fonti a disposizio­ne, piu ehe di «origenisti» (gruppo ehe si rieollegava aglierrori di Origene 0 presunti tali e pereio « origenisti» suonavatalvolta eome equivalente di «eretiei»), di «origeniani », ter­mine riferito a quanti si ispiravano ad Origene quale nlaestrodi spiritualita (in pratiea si trattava di monaei di eulturaorientale i quali in Oeeidente tralnite Evagrio Pontieo faeevanocapo a Cassiano). I riferimenti origeniani di Agostinio rflettonoin questo periodo tale nuova fase dell'origenismo latino, all'in­terno naturalmente dei nuovi apporti antropologiei ehe l'Ippo­nate stava elaborando dopo la erisi pelagiana e di proposizionidi nuove rielaborazioni ehe emergevano circa la eonlprensionedeI rapporto tra il libero arbi trio e la grazia di Dio. Egli infatti,superato il problema pelagiano (un bene meritevole di vitaeterna non e solo frutto deI libero arbitrio - la tesi peIa­giana - ma nasee dalla grazia sia nel desiderario ehe neleompierlo), si oeeupo deI modo di eapire la eooperazione dellagrazia eon il libero arbitrio (De gratia et libero arbitrio; De

1 Sul Concilio di Cartagine deI 418 (Mansi 3, 810-850; in CCL 149,69-73 ed. Ch. Munier) , sull'Epistula Tractoria di Zosimo (PL 20, 693-695;in O. Wermelinger, Rom und Pelagius, Stuttgart 1975, appendix 2, 295­299; cfr. anche Id., Das Pelagiusdossier in der Tractoria des Zosimus, inFreiburger Zeitschrift für Philosophie und Theologie 26 [1979] 336-368).

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correptiolle et gratia), edella «voluntas salvifica universalis »,

cioe dell'agire divino relativan1ente al destino umano finale.Quest'ultima questione aveva avuto in Occidente, dall'ultiInodecennio deI secolo IV, l'inclicazione della tesi origeniana del­l'apocatastasi quale riabilitazione finale dell'intera umanitaconle di ogni essere spirituale, con1preso il diavolo 2. Tale opi­nione costitul forse, all'inizio della diffusione dell'origenismoin ()cciclente, una delle filigrane della letteratura sorta intornoal l)e induratione cordis pharaonis 3: una riabilitazione ristret­ta di salvati dipendente dall'insindacabile volere divino. Piutareli, vale a dire col sorgere manifesto della questione pela­giana verso l'anno 411/12, la teoria dell'apocatastasi se contra..stava con Ia tesi pelagiana della salvezza dovuta alle scelte deIlibero arbitrio, poteva pero coincidere in parte con la versionedella grazia data da Agostino contro i pelagiani. Inoltre sel'uomo, come pensava l'Ipponate, viene salvato solo clalla gra­zia cli Dio, rilevavano i 1110naci africani di Adrumeto nell'anno426, viene annullato 0 quantomeno vanificato nel libero arbitria;e, per meritarsi la vita eterna non servono piu a nulla glisforzi dei pastori e dei fedeli, concludevano i monaci proven­zali negli anni 427/428 4.

2 La tesi origeniana e contenuta nel Perl archon 3, 6; 1, 6, 3. L'ope­ra, tradotta in Iatino (De principiis) da Rufino nel 398, e da Girolamonel 399 ehe I'acconlpagno con I'ep. 84, ci e rimasta nella traduzione diRufiII0 ma rimaneggiata. Agostino nelle Retractationes (1, 7, 6) richia­lua il lettore a non leggere origenianamente una sua espressione deIDe rnoribus ecclesiae catholicae (2, 7, 9) (per il testo vedi nota 27).

3 La lettura di Ex. 7, 13 «induratum... est cor Pharaonis» costituluno dei testi saggio delle diverse posizioni e fu forse, in ambito latino,una delle reazioni sintesi aHa posizione origeniana dell'apocatastasi,letta per 10 piu COlne reazione di Pelagio ad Agostino in merito alleQuaestiones 83 (la posizione di G. Martinetto, Les pre111ieres niactionsantiaugustiniennes de Pelage, Revue des Etudes augustiniennes [=REAugJ 17 [1971] 83-117). Lo scritto dal titolo De induratione cordisPharaonis (PLS I, 1506-1539, ed. G. Morin) di cui F. Nuvolone (Notulaenlanuscriptae, Freiburger Zeitschrift für Philosophie und Theologie 25[1978] 470-485) sta preparando una nuova edizione (Problemes d'unenouvelle edition du 'De induratione cordis Pharaonis' attribue a Pelage,REAug 26 [1980] 105-117), non ha ancora una sua precisa collocazionedi telnpo e di contesto. Lo pensiamo al di fuori dell'ambito agostinianoe non estraneo all'hunlus della controversia origenista romana dellafine deI secolo IV e primo decennio deI V.

4 Queste problematiche si hanno nell'epistolario tra Valentinoabbate di Adrumeto ed Agostino (epp. 214-216) e negli scritti agostiniani

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Non sfuggiva ad Agostino, dopo la soluzione ufficiale dellacrisi pelagiana (418/419) e in particolare dall'anno 426 in poi,la complessita di tali connessioni, da lui non confessate aper­tamente ma piuttosto evidenti in questo periodo, tra l'altro perla sua insistente rievocazione della teoria origeniana dell'apoca..tastasi. L'enucleazione della monocorde non accettazione disuddetta teoria da parte dell'Ipponate costituisce l'oggetto dellapresente ricerca. Dopo di aver accennato sinteticamente aHapresenza origeniana negli scritti di Agostino sino alla conclu­sione della polemica pelagiana, ci fermeremo ad analizzare iriferimenti origeniani presenti in lui dall'anno 426 in poi, iquali si assommano nella teoria dell'apocatastasi.

2. La presenza di Origene in Agostino pri1na deZ 426.

Al tempo di Agostino, Origene e presente nell'Occidentelatino tramite il siro Evagrio Pontico (346-399). Questi avevadivulgato Origene quale maestro di vita spirituale nei conventidella Palestina e Giovanni Cassiano 10 aveva esportato nelprimo ventennio deI secolo V nel monachesinlo gallo s. Le 1ra­duzioni dell'opera origeniana (dal 397 in poi) da parte di Ru­fino e di Girolamo e le discussioni ehe ne seguirono per lacontestazione di Girolanlo crearono in ambiente latino, sulnorne di Origene, delle forti contrapposizioni a livello dei mag~

giori esponenti deI1'epoca sia ecclesiastici ehe di famiglie poli~

ticamente influenti. Nell'anno 393 Girolamo firma ad un certoAtarbio una lista contro Origene 6. La questione « Origene »

ai monaci adrumetini De gratia et libero arbitrio: De correptione etgratia; e nelle Iettere di Ilario e di Prospero ad Agostino (epp. 225~226)

Ia cui risposta si concretizzo negli scritti De praedestinatione sancto~

rU111: De dono perseverantiae.5 Evagrio era conosciuto in Occidente attraverso Ia Storia Lau­

siaca di Palladio, Ia Storia ecclesiastica di Socrates IV, 23 (PG 67, 509~

521), il De viris inlustribus (c. 54) di GiroialTIo. Quest'ultin1o c'informapure su Rufino traduttore di Evagrio (ep. 133 a Ctesifonte). Cassianoera in Egitto negli anni 385-400, i medesimi della permanenza di Evagrioe, nel 405, e con Rufino a Gerusalemme nel circolo di Melania.

,6 GiroIan1o si era appellato ad Origene per difendere molte sueposizioni, anche contro Agostino (cfr. ep. 75, 3. 4 inster augustinianasdove cita il suo prologo In Pauli Ep. ad Gal.: PL 26, 308-309). Ma dopo

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divise l'Oeeidente in origenisti e antiorigenisti, divenendo ilprima appellativo faeilmente equivalente di «eretieo}}. In talsenso 10 riferisee Agostino a proposito dell'uso ehe ne avevafatto Pelagio nel sinodo di Diospoli deI 415 7.

La polemiea tra Girolamo e Rufino aveva eertamente ac­eentuato in Oeeidente, a danno di Origene, la sintesi diffama­toria dell'Alessandrino fatta da Epifanio (315-403) nel Panarion(e. 64) (verso l'anno 375) sulla base delle nove aeeuse contenutenell'Apologia pro Origene di Panfilo, poi passata nelle eolle­zioni eresiologiehe latine di Agostino e dell'autore di Praede­stinatus 42 e 43 (PL 53, 599-600).

L'Alessandrino d'altra parte veniva utilizzato da Alnbrogio(339-397) e, tramite lui, da Agostino (354-430) per la letturaallegoriea delle Seritture. L'interesse di Agostino per Origene,dal punto di vista eeelesiale, e legato alla sua nomina episeo­pale (396/397) quando ehiese a Girolamo di saperne di piilcirca le sue dottrine ehe eireolavano nel mondo latino. Nel 397gli chiedeva per la seeonda volta (la prima volta non avevarieevuto risposta): «Circa la tua risposta su Origene... inverita io desideravo e aneora desidero da te, saggio qual sei,di sapere in modo esplieito quali sono gli errori veri e propricon cui si e potuto provare irrefutabilmente eome un perso­naggio eosl grande e famoso si sia allontanato dalla rettafede» (ep. 40, 6, 9). Delle aeeuse ehe si muovevano all'Alessan­drinG v'erano in eireolazione i nove eapi di accusa dell'Apolo­gia pro Origene di Panfilo tradotta da Rufino (in PG 17, 578­579) ehe toeeavano quattro questioni: la eristologia subordina­zionista, l'allegorismo seritturistieo, l'apoeatastasi (7. «Sed etde resurreetione mortuorum et de impiorum poenis non levjimpugnat eum ealumnia, velut negantem peeeatoribus infe-

di averio ammirato (Adv. Ruf. 2, 22) pensa ehe l'Alessandrino fosse ca­duto in diverse eresie per voler conciliare platonismo e fede cristiana(ep. 84, 3 e 7). Nel De viris inl. 54 10 elogia come suo maestro, poi par­lera cleIl'origenismo come un'eresia pericolosa (epp. 61 e 63).

7 De gestis 3, 10: «quod autem addidit Pelagius: et si quis alitercredit, origenista est... non inconvenienter eum Pelagius origenistamvocat ». 11 termine si ha anche in Retr. 2, 44, 7. G1i «origeniani» inveceera un termine ehe riannodava i discepoli al loro maestro, sia Origenedi Alessandria sia un non ben nota Origene (Ep. 40, 6, 9 deI 397 doveAgostino chiede a Girolanlo gli «errata» di « Origene »; haer. 42,1 e 3; 43, 1).

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renda esse supplicia»), 1a preesistenza delle anime (8. «Qui­dam vero disputationes eius ve1 opinionoes, quas de anlmaestatu ve1 dispensatione disseruit, cu1pant»).

Le accuse di Giro1amo ad Origene erano state da 1ui sinte­tizzate nell'ep. 84, 3 e 7 (la presistenza delle anime, 1a naturaspirituale dei corpi dopo 1a risurrezione, l'apocatastasi, 1a crea­zione ab aeterno della materia ecc.). 11 De principiis di Origeneera comunque diventato 1a fonte principale delle accuse, divul­gate secondo il ca1co originario operato dalla sintesi di Pan­fi10 8. Agostino si trascino dietro ta1i accuse come questioni .nse, piu che come pensiero origeniano, di cui doveva conosceremo1to poco 9. Nei suoi scritti tuttavia, accanto alle riservesulle nove accuse-questioni divenute di dominio pubblico, siri1eva nell'lpponate un'a1tra stima e rispetto dell'A1essandrinoche gli conservo sino alla fine della vita 10.

Ne1 periodo anteriore a1 426 Agostino si occupo di Origenesoprattutto in re1azione a1 prob1ema della risurrezione deicorpi (la sua qualita corpora1e 0 spirituale secondo 1a tesidi Origene) 11; dell'origine dell'anima in merito a1 peccato ori-

8 Sulla eomplessa vieenda della storia dell'origenismo (A. Guillau­nlont, Les «Kephalia Gnostica» d'Evagre le Pontique et l'histoire del'origenisme chez les Grecs et chez fes Syriens, Paris 1962; Augustinianum26/1-2 [1986] 1-303, due fascicoli dedicati al tema: L'origenisn1.o: apo­logie e polemiche intorno a Origene).

9 Sulla eonoseenza di Origene da parte di Agostino (B. Altaner,Augustinus und Origenes. Eine quellenkritische Untersuchung, in Histo­risches Jahrbuch 70 [1951] 15-41, poi in TU 83, Berlin 1967, 224-252); sulsuo giudizio di Origene, efr. A. Trape, Nota sul giudizio di s. Jlgostinosu Origene, in Augustinianum 26 [1986] 223-227).

10 Nel 397 Agostino 10 c:onsidera «ille vir tautus... la eui fatiea let­teraria ha eontribuito non poeo ad aeeendere e aiutare gli studi saeriin lingua latina» (ep. 40, 6, 9); nel 405 rieorda a Girolamo ehe se oraparlava male deU'Alessandrino, prima 10 aveva «meravigliosamentcIodato» (mirabiliter ante laudaveris: ep. 82, 3, 23); dopo il 414 nelDe civitate Dei (lI, 23) 10 stinla «uomo molto dotto e molto versatonelle saere Seritture» e, a proposito della grandezza dell'area di Noe,diec «quod Origenes non ineleganter adstruxit» (Civ. Dei 16, 27, 3, ci­tando di Origene l'Hom. Gen. 2; vedi anehe Agostino, In Heptateucum1, 4, CCL 33, 72); nel 428 10 diee uomo fere omnibus notus (Haer. 42).

11 In quest'ambito va visto anehe la sua eorrispondenza con Pao­lino di Nola (Paolino, ep. 45, 2; Agostino, ep. 95. 7 dei 408 «de reSUl"­reetione autem eorporum »; ep. 149, 2: «de eorporum resurectione re..seripseram, ubi de usu membrorum exorta erat quaesitio »; ep. 185, 5il trattato sulla risurrezione della earne ehe Agostino eredeva fosse diGirolamo). Le questioni eristologiehe relative al eorpo di Cristo, proprie

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ginale 12; della creazione ab aeterno edella non eternita dellepene, tesi anch'esse legate ad Origene 13. Agostino, in tale periodomentre tenta d'informarsi di piu circa il pensiero dell'Alessan~

drino, si limita a darne la valutazione ufficiale deI sensus eccle~

siae, ehe «detesta» (detestatur, detestabiliter, iure culpatur)alcune posizioni, ritennendole errori 14. ehe lui non vi insista- e il motivo reale era forse dovuto aHa scarsa conoscenzadell'Alessandrino - si evince anche dal fatto ehe non sipreoccupa di possibili appoggi origeniani alle tesi pelagiane,ehe pure e'erano 15. L'Ipponate percio si trova allineato eontroi eonluni errori « origeniani » allora in giro, senza ehe ne sotto~

linei qualeuno in particolare. Egli quindi si mantenne pressoe~

ehe estraneo alla violenta lite in ambito occidentale tra orige~

nisti e antiorigenisti.

deI docetismo e dello gnosticismo, si erano ormai trasforn1ate in que·stione antropologica sulla risurrezione dei corpi in generale (vedi inproposito un testo di Efrem, in CSCO 145, 23-24).

12 Ep. 169, 4, 13 (deI 415): «scripsi etiam librum ad sanctum pre..sbyterum I-lieronymum de anima et origine} consulens eum quomododefendi possit illa sententia... singulas animas novas nascentibus fieri,ut non labefactetur fundatissima Ecclesiae fides} quam inconcusse cre­dimus quod in Adam onlnes moriuntur... et Origenis quibusdam opinio·nibus quas non recepit Ecclesia... uno libro non grandi, quanta potuibrevitate et perspicuitate respondi ».

13 Ad Orosium contra Priscillianistas et Origenistas 82 (deI 415):«ad erroreln Origenis apud vos homines fuisse delapsos », opera ricor­data neU'ep. 169, 4, 13; ep.· 202 A «an omnino de nihilo. Nam illud Ori·genis et Priscilliani» e nelle Retr. 2, 44.

14 De gestis Pelagii 3, 10 (deI 417): «quod re vera in Origene dignis..sime detestatur Ecclesia... quod detestabiliter cunl Origene sentiatquisquis dixerit aliquando eorum finiri posse supplicium, quod Domi..nus dixit aeternum »; Ci'v. Dei 11, 23 (deI 416/417): «(sulle anime cadutenei corpi) Sed aninlas dicunt, non quidem partes Dei, sed factas a Deo,peccasse a Conditore recedendo; et diversis progressibus pro diversi·tate peccatorum, a caelis usque ad terras, diversa corpora quasi vinculalneruisse... Rinc Origenes iure culpatur. In libris enim quos appellatPeri Archon} id est, de principiis} hoc sensit, hoc scripsit ».

15 Pelagio utilizzava Origene nella traduzione di Rufino, come ri·sulta dal suo conlmento ai Romani (cd. A. Souter, Texts and Stlldies9/1, pp. 188-193).

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LA PRESENZA IN FIL1GRANA 01 OR1GENE

3. Origene negli scritti di Agostino degli anni 426-430.

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Dall'anno 426 in poi, e proprian1ente dal tempo deI De cor­reputione et gratia (anno 427), si ebbe nella riflessione teolo­gica di Agostino un fatto nuovo, che determino in lui ancheun'attenzione maggiore alle tesi origeniane dell'apocatastasi edell'elezione divina, le quali toccavano il modo stesso di capireil mistero dell'agire di Dio in relazione al libero arbitrio del­l'uomo e al suo destino. In tale periodo, non premendo piu alvescovo d'Ippona le tesi pelagiane ormai definitivamente risol­te dagli interventi ecclesiastici tra il 411-419, egli e preso dal­l'elaborazione teologico-pastorale di tre questioni che pOSSiaI!10datare in successione le quali, a Ioro volta, non potevano nontener conto dell'apocatastasi origeniana. Tali questioni furono:a) 11 dato attestato dalle sacre Scritture circa la grazia di Dio,la quale non puo ne annullare ne mortificare il libero arbitriodell'uomo (Ie questioni-insinuazioni dei n10naci africani diAdrumeto, ai quali Agostino indirizzo nell'anno 426 10 scrittoDe gratia et libero arbitrio); b) il modo di cooperazione dellagrazia con il libero arbitrio quale auxiliuln di quest'ultimo equindi non sostitutrice (De correptione et gratia, la secondaopera scritta da Agostino per i frati di Adrumeto nell'anno 427);c) il nesso che intercorre tra la salveza dell'uomo, la grazia diDio e l'agire divino, cioe la questione della volonta salvificauniversale, affrontata chiaramente per la prima volta dal ve­scovo d'Ippona nell'anno 427, n1entre scriveva il De correptioneet gratia 16.

Agostino infatti, n1.entre e intento a articolare la sua pro­posta teologico-antropologica circa i1 cooperare della grazia conil libero arbitrio 17, si convince di dover finalmente affrontarela correlazione della grazia con la salvezza umana nell'otticadella giustizia dell'agire divino (la linea seguita dai pelagiani)e non dalla considerazione dell'effetto della salvezza umana pos-sibile solo alla grazia divina (la linea di discussione tenuta daAgostino nel periodo pelagiano degli anni 412-419). Nell'ottica

16 Per le prin1e indicazioni in nlerito, mentre Agostino scrivevail De gratia et libero arbitrio, rimandiamo allo studio citato nella nota 19.

17 V. Grossi, L'al1tropologia cristiana negli scritti di Agostino (Degr. lib. arb.: De corrept. gr.), in Studi Storico-religiosi 4 (1980) 89-113.

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di tale impostazione l'Ipponate si era limitato, durante la pole­mica pelagiana, a ribadire i dati ehe Dio e sempre giusto el'uomo non pub scandagliare le sue vie. Una linea di discussioneehe si era tradotta nella continua accusa pelagiana circa lagrazia di Dio di «versione agostiniana »: essa doveva conside­rarsi non grazia ma una diseriminante ehe lnetteva sotto aceusail giusto agire divino, dipendendo la salvezza umana dalla gra­zia divina e non da un retto agire deI libero arbitrio 18.

Nei capitoli VIII-X deI De correptione et gratia delI 'anno427 si avverte ehe Agostino si era portata dietro la difficolta.Inizia infatti ad affrontare, anche se collateralmente 19, la que­stione deI giusto agire divino, lasciando emergere contempora­neanlente negli scritti degli anni 427-430 una insistente presenzadell'apocatastasi origeniana, a volte manfesta a volte in fili­grana. Egli se la pose nei seguenti termini: «Qui vero perse­veraturi non sunt ... non sunt a massa illa perditionis praescien­tia Dei et praedestinatione discreti (7, 14)... Cur eis Deus perse­verantiam non dederit?» (8, 17). In Agostino e in Origeneemerge la questione relativa al]'elezione divina. In loro due tut­tavia essa pub porsi non tanto a livello di rapporto di dipen­denze di pensiero quanta sul ruolo giocato in Oecidente altempo dell'Ipponate dalla nota tesi origeniana dell'apoeata­stasi 20. Essa infatti potcva trovare facilmente supporto ne~

18 Sc questa era l'obiezione possibile e di n1aggiore evidenza ehesi poteva muovere ad Agostino, in realta l'attrito tra i pelagiani e ilveseovo d'Ippona verteva sulla eomprensione stessa della grazia di Dio:per i pelagiani si trattava di un aiuto esterno per il libero arbitrio sulpiano eonoseitivo; mentre per Agostino di un insicme non faeilmentedefinibile sul piano dei linguaggio, da lui sintetizzato eon l'espressionepregnante di gratia Christi, da impostare tuttavia nel rispetto dellerealta Dio e I 'uomo.

19 Per un pili ampio sviluppo di questa analisi rimandialllo ainos tri eontributi: Le questioni collaterali deI De correptione et gratia,in Miscellanea T. Van Bavel, Augustiniana 39 (1989); 11 porsi della «volun­tas salvifica» negli ultimi scritti di Agostino (a. 420-427) I, CollectaneaAugustiniana 11. Augustinian Biblical Exegesis, Villanova University 1989,315-328. Gli seritti sueeessivi di Agostino (De praedestinatione sanctv­rum e De dono perseverantiae) , indirizzati ai monaei provenziali, daran­no 10 sviluppo artieolato della questione annuneiata nel De correptioneet gratia.

20 Per il pensiero origeniano sull'elezione divina relativo al eon~

testo della polemica gnostiea v. B. Aland, Envählungstheologie u.nd Men­schenklassenlehre. Die Theologie des Herakleon als Schüssel zum Ver­ständnis der christilichell Gnosis?, in Gnosis and Gl10sticism (ed. M.Krause), Leiden 1977.

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LA PRESENZA IN FILIGRANA 01 ORIGENE 431

testo della 1 Tim. 2, 4: «Deus vult omnes homines salvos fieriet ad agnitionem veritatis venire ». In realta tale testo costitui,nell'Occidente latino delI 'ultimo decennio deI secolo IV edellaprima meta deI V, la chiave interpretativa dell'agire divino inrelazione al libero arbitrio dell'uomo. Venne letto nell'otticadi un'ofterta divina a tutti gli uomini: «omnibus, si velint,prosit» come riassumeva Paolino di Nola nell'ep. 38, 7 21 , purconsiderando la salvezza un dono della grazia. I pelagiani in­vece accentuavano il ruolo della liberta nell'accogliere l'offertadivina sino ad escludere l'aiuto della grazia 22. Essi non si pone­vano domande, come Paolino di Nola, circa l'elezione divina 23,

collocando l'agire divino nell'ambito dellaprescienza divina deIlibero arbitrio dell'uomo 24. La tesi origeniana dell'apocatastasi

21 P. Fabre, Saint Paulin de Nole et l'amilie chretienne, Paris 1949,p. 91, nota 1. Vengono individuati aleuni passi dove e riportato il testodi 1 Tim,. 2, 4: ep. 18, 6 (a. 398), ep. 38, 7 (a. 395-404), ep. 24, 9 (a. 4(0),ep. 34, 5 (a. 400-402), ep. 49, 4 (a. 408-415) e ep. 50, 11 (s. t.).

22 Commentava Pelagio, Exposilio in 1 Tim. 2, 4 (ed. A. Souter,Texts and Studies IXj2, 1931, p. 480-481): «'Qui omnes homines vultsalvos fieri'. Rine probatur Deum nenlini ad eredendunl vim inferre neetollere arbitrii libertatem... 'Et ad agnitionem veritatis venire'. Si ipsitarnen voea(n)ti Deo eonsentire voluerint... 'Qui dedit semet ipsumredemptionenl pro nobis' (Mt. 21, 33, 37). Ille se pro omnibus dedit, siomnes redimi velint. (eontinua spiegando nella eategoria dell'exemplumla redenzione di Cristo) '(Cuius) testimonium temporibus suis (datumest)'. In testimonium generi humano sanetae vitae dedit exemplum ».NeUe interpolazioni dello Pseudo-Girolamo, In 1 Tim. 2 (ed. Souter,p. 67) il testo ha: «Vt et vos, sieut et ille, 'omnes homines salvos' esseeupiatis », dove il «eupiatis» ne eostituisee la ehiave di lettura.

23 Ep. 50, 11 (a. 415). Si rivolgeva ad Agostino a proposito diR0111. 11, 28 (<< seeundum evangelium quidenl (iudaei) inimiei proptervos; seeundunl eleetioneln autenl earissimi propter patres »): «Si ergoearissimi Deo, quomodo peribunt? Et si non eredunt quomodo nonperibunt? ».

24 Spiegava Pelagio ROln. 11, 28-36 (Expositio in ROlnanos, ed. Sou­ter, p. 92-93): «'Seeundunl eleetionenl autem earissimi propter patres'.Si autenl eredant, earissimi sunt ... 'Conelusit enim omnia deus in inere­dulitate(m) '. Non vi inelusit, sed ratione eonelusit quos invenit inineredulitate... Laudat sapientiam Dei qui tarn diu expeetavit seeundumpraeseientialn donee omnes miserieordia indigerent ». Il testo elassieodi Pelagio ehe interpreta «praedestinare» in senso di «praeseire» siha nel suo eonln1ento a Rom. 8, 29-30 (ed. Souter, p. 68-69): «'Et prae­destinavit eonformes ficri ünaginis (gloriae) filii sui'. Praedestinare idemest quod praeseire. Ergo quos praevidit eonformes futuros in vita,voluit ut fierent eonforn1es in gloria... Quos praeseivit eredituros, hosvoeavit. Voeatio autem volentes eolligit, non invitos; aut ecrte diseretionon in personis, scd in tcmpore est».

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432 v. GROSSI

si presentava come Ia riduzione a principio effettuale generaledeI testo di 1 Tim. 2, 4. Per i pelagiani invece l'offerta divina disalvezza, per essere giusta, si poteva concretizzare solo perl'accoglienza deI libero arbitrio dell'uomo. Agostino, primadelle questioni scoppiate nell'anno 426 nel monastero di Adru­meta circa la grazia c il libero arbitrio, si era limitato a riba­dire il principio ehe Dio non e ingiusto sia quando elegga siaquando condanni 25. Dall'anno 427 invece inizia ad affrontare laquestione dell'elezione divina, avendo presente sia la teoriaoriginaria dell'apocatastasi - da non accettare -, sia la diffi­colta pelagiana ehe Dio non pua essere ingiusto dando adalcuni la sua grazia e ad altri no. Ne vediamo gli sviluppi inmerito analizzando e contestuando i suoi riferimenti ad Ori­gene negli scritti degli anni 426-430.

Quattro sono le opere di Agostino nella quali Origene vieneespressamente chiamato in causa: De civitate Dei (21, 17); Re­tractationes (1, 7, 6; 2, 44); De haeresibus (42 e 43); Opus inlperfectum contra Iulianu111 (5, 47; 6, 10).

a) De civitate Dei 21, 17 (a. 426/427).

11 De civitate Dei e l'opera in cui Agostino - come lui stes­so confessa - piil accuratan1ente (diligenter) affronto il pro­blema origeniano, per cui ad essa rimandava come nel De hae­resibus (43) a proposito degli eterni ri torni. Essendo tale scrittocomposto tra il 413-426/27 esso ci offre in qualehe modo lacronologia dell'opinione deI vescovo d'Ippona circa Origene.Gli ultimi tre libri appartengono agli anni 426/427 26 •

~Nel libro XXI Agostino - dopo aver raccolto nel libro XXle basi scritturistiche sulla realta deI giudizio finale ehe divi-

25 Ep. 149, 2, 22 (la risposta all'ep. 50 di Paolino) dell'anno 415:«Cur autem ad eam (praedestinationem) alii pertineant, alii non perti­neant, occulta causa esse potest, iniusta esse non potest».

26 I/opera fu con1pletata prima delle Retractationes dove viene re­censita (Retr. 2, 43) e quindi nel 426/27. L'ep. 212/A a Firmo (CCL 47,III-IV) deI 426/29 delinea due possibili blocchi deI De civitate Dei (indue parti: libri I-X e XI-XXII; in cinque parti: I-V; VI-X; XI-XIV; XV­XVIII; XIX-XXII) e da indicazioni della possibile datazione degli ultirnjlibri, completati appunto prima delle Retractationes (cfr. C. Larrlbot,Lettre il1edite de s. Augustin relative alt 'De civitate Dei', in Revue Bene­dictinc 51 [1939] 109-121).

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LA PRESENZA IN FILIGRANA DI ORIGENE 433

dera i salvati dai condannati - esamina l'opinione di Origenecirca una possibile riabilitazione deI diavolo e degli empi con­dannati al supplizio eterno. Per tale teoria il vescovo d'IpPoana giudica il grande maestro alessandrino piu misericordiosodei «misericordiosi» e, l'opinione in se, assieme ad «alianonnulla », in particolare la tesi degli eterni ritorni, una posi­zione giustamente riprovata dalla Chiesa 27.

b) Le Retractationes (a. 427).

Nelle Retractationes Agostino ribadisce la tesi dell'eternitadelle pene, gia espressa nel De Civ. Dei (21, 17), preoccupandosidi mettere d'avviso il lettore di non leggere origenianamentuna sua affermazione deI De 1110ribus Ecclesiae catholicae (2,7, 9) dell'anno 388/389, ehe si poteva intendere come lln ritornodi tutte le creature spirituali lnanchevoli - e quindi anche deicondannati a1 fuoco eterno - alla 101'0 fonte che e Dio 28, perehein tal caso si sarebbe avvallata ]a tesi di Origene eirca l'apoca­tastasi. L'Ipponate annota poi, a proposito deI suo libro Ad Oro­siunz presbyteruln contra priscillianistas et origenistas (a. 415),ehe ivi aveva risposto brevemente e eon chiarezza « ad alcuneopinioni di Origene riprovate dalla fede cattolica» 29. Sottoli­neandone 1a « reprobatio» della fede cattolica egli n1.etteva inevidenza 1a sua distanza da tali tesi.

27 Civ. Dei 21, 17: «Nunc iam eum misericordibus nostris agen­dum esse video... qui vel omnibus iBis hominibus... vel quibusdam eorumnolunt credere poenam sempiternam futuram... Qua in re misericordi­ter profecto fuit Origenes, qui et ipsum diabolum atque angelos eius ...sociandos sanctis angelis credidit. Sed illuITl et propter hoc, et propteralia nonnulla... non immerito reprobavit Ecclesia ». I Inericordiosierano un gruppo ecclesiale il quale, appellandosi alla Inisericordia diDio, non riteneva fondata l'opinione di una pena eterna per l'uomo eomedi tutti gli esseri spirituali (V. Grossi, S. Agostino. La riconciliaziollecristiana, Roma 1983, pp. 35-36).

28 Retr. 1, 7, 6: «Illud quod dixi: «Dei bonitas omnia deficientiasie ordinat, ut ibi sint ubi congruentissime possint esse, donec ordi·natis motibus ad id recurrant unde defeeerunt» (De mor. ecel. eath.2, 7, 9), non sic accipiendum est, tanquam omnia «recurrant ad id undedefecerunt », sicut Origeni visum est... Non enim recurrunt ad Deuma quo defecerunt, qui sempiterno igne punientur ».

29 Retr. 2, 44: « de quibusdam Origenis sensibus quos catholicafides improbat» (si trattava delle tesi ritenute di Origene riguardo allanon creazione dal nuHa e aHa non eternita delle pene).

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434 V. GROSSI

c) De haeresibus (a. 428/29).

Nel De haeresibus Agostiino dediea ad Origene due interiparagrafi (il 42 e il 43) ehe riassumiamo in quattro punti:l'Origene diverso da quello eonosciuto (par. 42); Origene e gliorigeniani (par. 43); Ia risurrezione (par. 43, 9); valutazionedelle posizioni dell'Alessandrino (par. 43, 10): «sunt huiusOirgenis alia doglnata quae catholica ecclesia olnnino non reci­pit )} 30. L'insieme ribadisce la tesi della non possibile reden­zione finale deI diavolo e degli empi e la non accettazione dellateoria delle fasi alterne dell'eterno ritorno deI tutta.

11 De haeresibus, un manuale di verita cristiane alterate(eresie), scritto per aiutare Quodvultedus nel suo Iavoro di pa­store nel proteggere Ia fede cristiana dei fedeIi, ci da I'essen­ziale riguardante la purezza della fede. L'insistenza tuttaviasulla tesi origeniana delI'apocatastasi e evidente. Essa infattiannullava sia l'elezione di Dio sia il libero arbitrio dell'uomo:due realta invece da salvaguardare entrambi come verita fon-

30 De haer. 42: «Origeniani a quodam Origene dicti sunt, non iHoqui fere omnibus notus est, sed ab alio nescio quo, de quo vel sectato­ribus eius Epiphanius loquens, «origeniani», inquit, «cuiusdam Orige­nis, turpis autem sunt operationis, isti sunt nefanda facientes, sua cor­pora corruptioni tradentes », alios autem Origenianos continuo subiciens ».Haer. 43: «Origeniani, inquit, alii, qui et Adamantii tractatoris, qui etmortuorum resurrectionem repellunt, Christum autem creaturam etSpiritum sanctum introducentes, paradisum autem et caelos et aHaomnia allegorizantes». Haec quiden1 de Origene Epiphanius. Sed quieum defendunt unius eiusdemque substantiae esse dicunt docuissePatrern ct Filium et Spiritun1 sanctum, neque resurrectionem reppu­lisse nl0rtuorum; quan1vis et in istis eum convincere studeant qui eiusplura legerunt. Sed Stint huius Origenis alia dogmata quae Catholicaeccl:esia omnino non recipit. In quibus nee ipsum falso arguit, necpotest ab eius defensoribus falli, maxime de purgatione et liberatione,ac rursus post longum ten1pus ad eadem mala revolutione rationalisuniversae creaturae (vedi De principiis 3, 6; 1, 6, 3). Quis eninl catho­Heus christianus vel doetus vcl indoctus non vehementer exhorreat eamquam dicit purgationelTI malorum, id est, etiam eos qui hanc vitam inflagitiis et facinoribus et saerilegiis atque impietatibus quamlibet ma­ximis Jinierunt, ipsum etiam postremo diabolum atque angelos eius,quamvis post longissima tempora, purgatos atque liberatos regno Deilueique restitui, et rursus post longissima tempora omnes qui liberatisunt ad haec mala denuo relabi et reverti, et has viees alternantes beati­tudinelll ct miseriarum rationalis creaturae semper fuisse, semper fore?De qua vanissima impietate adversus philosophos a quibus ista didicitOrigenes in libris De civitate Dei diligentissiIne disputavi» (21, 17).

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LA PRESENZA IN FILIGRANA D1 ORIGENE 435

damentali della fede eristiana, eon1e Agostino stesso spiegavaoeI De praedestinatione sanctorun1. deI medesimo anno.

d) L'Opus hnperfectu111 contra luliarzul1'l (a. 429/430).

L'ultima opera di Agostino ehianla due volte in causaOrigene e sempre per il medesimo motivo: il suo errore sullanon eternita deI supplizio sia per il diavolo ehe per i dannati,benehe - egli osserva - quanti interpretano Origene diseu­tano se lui abbia alnmesso 0 nleno la possibilita per il diavolodi poter impetrare miserieordia, una posizione - sottolineal'Ipponate - rifiuta comunque daDa santa fede eattoheaRibatte poi a Giuliano e eonelude ehe lui, valendo aceettaretale opinione, piu ehe essere manieheo -0 eome sempre l'ae­eusava Giuliano - sarebbe un volergli imputare un errore diOrigene e quindi un origeniano 31.

COllclusione.

Gli aspetti piu diseussi di Origene al tempo di Agostino,aparte quelli subordinazionisti, riguardavano la tesi della pree~

sistenza delle aninle, la visione spirit~lale della risurrezioncdei eorpi, l'apoeatastasi, l'allegorisn10 scritturistieo. I primi treaspetti coinvolgevano l'intero problema antropologico, tantovivo in Oecidente nella prima lueta deI seealo V, e pensato instretta eonnessione eon l'agire di Dio. 11 testo della 1 Tim. 2, 4:« Deus vult onlnes homines salvos fieri» gioeo un ruolo deter­minante nelle varie soluzioni ehe si proponevano. l\gostinoentro partieolarluente in dialettiea eon i pelagiani e alcuni

31 Opus inlp. c. Iul. 5, 47: «potest (diabolus) agerc poenitentiamct impetrare misericordiam... Quod quidem visum est quibusdam, Ori­gene ut perhibetur auctore: sed hoc, ut nosse te existin10, fides catho­Iica et sana non recepit: unde nonnulli Origenem quoque ipsum alienumfuisse ab hoc errore vel probant, vel volunt »; Opus imp. c. I ul. 6, 10(PL 45, 1517-1518): (All'ennesima accusa di GiuIiano) «Nunc igitur appro­betur quod diximus, nullo a Manicheis vestrum dogma differre» Agosti..110 ribatte ehe cio sarebbe ünputargli l'errore origeniano della possibileconversione deI diavolo: «Nisi forte dices, etiam diabolum voluntatea bono Iapsuln, si voluerit, in bonum quod deseruit reversurum; ctOrigenis nobis instaurabis erroren1 ».

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436 v. GROSSI

alnbienti monastici. I pclagiani avevano utilizzato il testo di1 Tin1. 2" 4 come un'offerta di Dio data a tutti, ma resa possi·bile dalle seeite deI libero arbitrio dell'uomo. Con tale letturaessi intendevano salvaguardare la giustizia nell'agire divinoeillibero arbitrio dell'uomo ma, per Agostino, vi rimanevaeselusa la grazia di Dio. L'insistere dell'Ipponate sulla graziaaveva portato aleuni ad imputargli prima la vanifieazione senon propria la negazione deI libero arbitrio (il monastero diAdrumeto in Afriea); poi a leggere la grazia «agostiniana}}eome comprensione di Dio ehe predestina gli uomini alla sal·vezza e alla dannazione (soprattutto gli ambienti monastieidella Ciallia) diseriminandoli senza aleuna eonsiderazione peri1 101'0 agire 32. Agostino non laseib senza risposta i suoi interlo­cutori. Primo, lesse il testo di 1 Titn. 2, 4 non a livello di prin­cipio generale, ma relativamente a coloro ehe effettivamentesi salvano; secondo, delilnitando in connessione eon l'interpre·tazione di 1 Tinl. 2, 4 l'estensione deI termine «predestinazio­ne)} solo a eoloro ehe si salvano; terzo, interpretando «pre­destinazione)} all'interno della eategoria di «perseveranza »; e,quarta infine, sottraendo dal tempo della storia « il dono dellaperseveranza». Questo infatti eoineide col raggiungimeniodella salvezza eterna 33. L'artieolata risposta di Agostino rima­se di fatto nei suoi seritti. All'esterno si vennero ereando,dalle sue opere, florilegi 34 in ehiave predestinazionista allasalvezza () aHa dannazione, presentati eome suo propria pen­siero 35.

~~el periodo dopo ranno 420 e in tale hU111US vanno coHo­eate anehe le opere di Cassiano, il De institutis coel1obioru111e le (':onlationes. Tali seritti - nei quali e assente il norne diEvagrio forse per la forte svalorizzazione ehe ne aveva fatto

32 Per un'analisi dcttagliata della questione V. Grossi, 11 terl1zine'praedestillatio' tra il 420-435: dalla linea agostiniana dei 'salvati' a quelladi 'salvati e dannali', in Augustinianum 25 [1985J 27-64).

33 I quattro punti eostituiseono l'artieolazione degli seritti De prae­destinatione sanetorum e De dono perseverantiae degli anni 428 in poL

34 J.T. Lienhard, The Earliest Florilegia oi Augustine, in Augusti­nian Studies 8 [1977] 21-31.

35 E' questo tra l'altro il senso dei Capitllla GallOrllln (PL 51, 155­174), Vil1centiarunz (P 51, 176-186) e degli Exeerpta Genuensium (PL 51,187-202), seritti ehe appartengono agli anni 431-434 (V. Grossi, art. eit.aHa nota 32 ---

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LA PRESENZA IN FILIGRANA DI ORIGENE 437

Girolamo (morto l'anno 420) - veieolarono in n10do eonsisten­te il pensiero origeniano nell'ambito di quel monaehesimooeeidentale ehe faeeva diffieoita a dialogare eon Agostino. Iriferimenti dell'Ipponate ad Origene dall'anno 426 in poi hannosiffatta eontestualizzazione. Egli, pratieamente, si traseinbdietro due punti ehe eonsiderava errori nella valutazione diuna sana fede eattoliea: la tesi origeniana dell'apoeatastasi equella stoiea relativa ai eicH degli eterni ritorni. Coloro eheseguivano tali posizioni vengono denominati «origeniani» n1adopo la erisi pelagiana, in Oeeidente, non eorrispondono piuaHa eontrapposizione tra origenisti e antiorigenisti dei telnpidi Rufino, Girolalno, Pelagio eee.36• Gli origeniani «origenisti»(quale equivalente di « eretiei ») degli anni 20-30 deI seeolo Vsono ormai i «predestinazionisti ». L'aeeusa di «predestina­zionismo », fatta ad Agostino a motivo della sua versione dellagrazia di Dio, a n10tivo dell'apoeatastasi rimbalza dall'Ippo­nate ai monaei ehe in Origene rieonoseono il loro maestro spi­rituale. L'apoeatastasi infatti eome pure la teoria degli eterniritorni non rispettavano ne la regola delle seelte deI liberoarbitrio ne la grazia di Dio e la sua giustizia; perehe 0 e Dioehe impone all'uomo la sua volonta al limite deI dispotismo,oppure e il destino deI fato eui non ci si pub assolutamentesottrarre. Agostino non fu lui a servirsi deI norne di ()rigeneper formalizzare 0 quantomeno ad insinuare quasi una eon­troaeeusa nei riguardi dei monaei della Gallia ehe erano dispiritualita origeniana. Egli infatti aveva chiara la eoseienzaehe il lninistero della parola (seritta 0 parlata) non pub pre­seindere dalla earita. ehe veieola sempre una possibilita diravvedimento 37. Tuttavia neU'insistenza di Agostino sull'apo­eatastasi ci si rende eonto ehe l'insinuazione era nell'aria in

36 Girolan10 ad ese111pio eollocava gli origenisti nel quadro dcllapolenliea pelagiana negli anni 414-416 (A. Guillaumont, Les 'KephaliaGl1ostica' d'Bvagre le Pontique, Paris 1962, pp. 66 ss.). ,

37 De praedestinatione sanctorunl 1, 2: «ipse (Deus) hoe quoquerevelabit; tamen etiam non impendanlus eis dileetionis affeetulTI mini­steriumque sermonis, sieut donat ille quen1 rogavimus, ut in his litterisca quae iBis essent apta et utilia dieeremus. Unde enin1 seimus neforte Deus noster id per hane nostram velit effieere servitutem, quaeis in Christi libera eharitate servimus?» (Per un'analisi piu ampia:V. Grossi, /1 pastore teologo. Realta e cOlnpiti nella valutazione diS. Agosti110, in Lateral1um NS 54 [1988] 253-265).

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438 v. GROSSI

riferimento a quanti seguivano Origene eome loro maestru.Nell'anno 417 l'Ipponate aveva indieato eol termine «orige..nista» un gruppo dal sapore deI sospetto eretieale (Pelagioaveva stigmatizzato come «origenista» chi eredeva diversa­meute e Agostino rilevo ehe « non ineonvenienter eum origeni­tarn voeant »: De gestis Pelagii 3, 10). Nel De haereibus (42-43)deI 428/30 il veseovo d'Ippona parIa degli «origeniani}). Taletermine eonnotava due gruppi: uno origenianamente inesi­stente, promotore di un'etiea al limite deI nefando ehe nonaveva nulla a ehe fare eon l'Origene a tutti nota (haer. 42, 1);un seeondo gruppo dalle idee molto diseutibili, in partieolarecirca il ravvedimento e la liberazione di tutti gli esseri spiri­tuali compreso il diavolo, e il ritorno eielieo deI tutto e quindila non eternita della dannazione (haer. 43) 38.

11 gruppo «origeniano» eui allude Agostino nel De hae­resibus s'identifieava, non tanto per le idee quanta perehedieevano riferimento ad Origene, eon i monaei dei eentri mo­nastici della Gallia, ai quali l'Alessandrino era giunto tramiteEvagrio e Giovanni Cassiano. C'era in giro un eonsistente fHo­ne predesti nazionista extra-agostiniano 39 di eui tali n10na..steri rnanifestavano di avere un'ineonseia paura e, in tal senso,reagivano all'opera antipelagiana di Agostino. L'Ipponate eonloro non polemizzo piu di tanto, amo piuttosto spiegarsi. Tut­tavia insistendo, sempre ehe se ne presentava 0 meno l'oeea­sione, sull'apoeatastasi origeniana unitamente al eielo deglieterni ritorni, voleva eertamente far presente ehe, seguendoquell'indirizzo si annullava sia la grazia di Dio ehe il liberoarbitrio dell'uomo, non quindi la sua difesa della grazia diDio (Ie aeeuse ehe in sostanza si faeevano ad Agostino, forlna·lizzate espressamente da Giuliano d'Eelano eome maniehei­smo e fatalismo)40. E' evidente ehe il veseovo d'lppona piuehe eon Origene stava polemizzando eon eoloro ehe frainten­devano 1i suo pensiero, benehe si difendessero dieendo ehenon tutti erano d'aeeordo ehe nell'Alessandrino vi fosse 1.0

38Vedi il testo citato aHa nota 30.39 II De induratione cordis Pharaol1is ne costituiva l'opcra prin­

cipale.40 E' forse questo il motivo principale ehe Origene e chiamato in

causa due volte nell'Opus I mperfectum c. I ulianum.

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LA PRESENZA IN FILIGRANA 01 ORIGENE 439

tesi di un possibile ravvedimento deI diavolo e dei condannatial supplizio eterno 41. Da qualehe parte comunque si stava chia­mando in causa Origene, quale padre della teoria predestina­zionista e, conseguenten1ente, mettendo sott'accusa i nuovi« origeniani ». Una testin10nianza esplicita in tal senso ce laoffre l'anonimo autore dell'opera Praedesti',natus (PL 53, 579­692), da datarsi non oltre il 435 e quindi nell'immediato dopoAgostino. Egli c'informa ehe qualcuno si appellava ad Origenenon per la causa cattolica n1a contro di lui, dichiarandolopadre di una nuova eresia, «la predestinazione», da cuiandava difeso il popolo di Dio (53, 583D). Cosa ehe aHo stessomodo era stata gia fatta nei riguardi deI vescovo d'Ippona.Di Agostino e di Origene si davano pertanto delle versioni dot­trinali ehe, per l'anonimo autore andavano rigettate, salva­guardando la loro fama di maestri cattolici. Egli percib affer­Ina di voler con1battere i predestinazionisti per i quali « i pec­cati sono commessi per la predestinazione di Dio» e quantisostengono ehe la salvezza e solo merito dell'impegno perso­nale (53, 621AB). Contro costoro si fa premura di difendere inparticolare Agostino e Origene. L'Ipponate eil« vir orthodo­xus» ehe non pub essere padre della «90a eresia, quella pre­destinaziana» (PL 53, 627), e va a merito della sua ortodossial'utilizzazione nel suo eleneo De haeresibus difonti di catto·lici greci (53, 585 e 587B). L'anonimo autore voleva, con talesottolineatura, fare accettare Agostino in ambienti piu legatiagli orientali e porre Origene tra gli scrittori « cattolici »), greci.Contro una lettura predestinazionista dell'Alessandrino, questiviene invocato contro gli antichi predestinazionisti (i rnarcio­niti e gli Apelliti: 53, 593-594) i quali, in versione moderna,corrispondcvano ai nlatelnatici cioe ai manichei (53, 627-628C-D; 637 C-D) 42.

L'anonimo autorc, certan1ente vicino agli ambienti mona­stici della Gallia, se per Agostino si limita a dire ehe, riguardo

41 Agostino nell'Opus irnp. c. Iul. 5, 47 nota ehe aleuni «vel probant,vel volunt » ehe Origene sia stato immune da tale errore.

42 Praedestinatus 3 (PL 53, 627-628 C-D): «dantes manus mathema­tieis, dieunt humanum. genus ita divinis praedestinationibus subiaeere,ut mala omnia quae gerentur in saeeulo, Dei dieantur voluntate eom­nlitti ».

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alla predestinazione, se ne falsificavano gli scritti (53, 620;627B); per Origene interviene con piu preeisione e direttan1en­tee Gli «origeniani» veri non seguono il 111aestro adulteratoda altri (ehe non e mai esistito) ma «il nostro cattolico Ori­gene»: «Origenem legentes invenimus catholicum» (53, 599) 'd,

Queste accuse-controaecuse nei confronti di Agostino eOrigene quali autori c padri dell'eresia predestinazionista,testinl0niateci in Occidente dall'opera anonima Praedestinatusa cinque anni dalla lllorte di Agostino, costituiseono l'epilogodella filigrana della presenza origeniana negli scritti agosti­niani degli anni 426-430.

VITTORINO GROSSI, OSA

Institutulll Patristicum AugustinianumRoma

43 Rilllandianl0 al nostro contributo, A proposita della presenzadi Origene in «Praedestinatus}}. 11 cristianesi1no Iatino deI sec. V traOrigene e Agostino, in Augustinianum 26 (1986) 229-240. L'anonimo au­tore si occupa cinque volte di Origene (eresie 21; 22; 42; 43; 83).