Upload
lamtruc
View
217
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
A SCUOLA DI PREVENZIONE
TERREMOTI: COME AFFRONTARLI
EcoGeo S.r.l. - Parma
Aspetti organizzativi e norme comportamentali per una migliore gestione dell’emergenza sismica
nelle scuole
VERONA
2
3
Quest’opera, per volontà degli autori, è rilasciata sotto la disciplina della seguente
licenza:
Creative Commons Public License
Attribuzione – Non Commerciale – Condividi allo stesso modo 3.0
È consentito:
Condividere — riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in
pubblico, rappresentare, eseguire e recitare questo materiale con qualsiasi
mezzo e formato
Modificare — remixare, trasformare il materiale e basarti su di esso per le tue
opere
alle seguenti condizioni:
Attribuzione — Devi riconoscere una menzione di paternità adeguata,
fornire un link alla licenza e indicare se sono state effettuate delle
modifiche. Puoi fare ciò in qualsiasi maniera ragionevole possibile, ma
non con modalità tali da suggerire che il licenziante avalli te o il tuo
utilizzo del materiale.
Non Commerciale — Non puoi usare il materiale per scopi commerciali.
Stessa Licenza — Se remixi, trasformi il materiale o ti basi su di esso,
devi distribuire i tuoi contributi con la stessa licenza del materiale originario.
http://www.creativecommons.it/
Ogni volta che quest'opera venga usata o distribuita, deve essere fatto secondo i
termini di questa licenza, che andrà riportata con chiarezza.
4
5
Il presente documento raccoglie e sintetizza gli atti del convegno:
A scuola di prevenzione - Terremoti: come affrontarli
Svoltosi a Parma, in Prima Edizione il 25 Marzo 2015 organizzato da EcoGeo S.r.l.
Tenutosi in nuova edizione a VERONA il 03 Marzo 2016 e organizzato da:
Provincia di Verona, EcoGeo S.r.l., Ufficio Scolastico Provinciale di Verona,
SiRVESS Verona c/o ITES Einaudi
Atti a cura di:
Autori:
Dott. Luigi Felisa
Dott. Michele Taddei
Ing. Silvia Bottarelli
Ing. Fabio Tosti
In collaborazione con:
Provincia di Verona
Dott. Ugo Franceschetti
Redazione a cura di:
EcoGeo S.r.l.
EcoGeo S.r.l.
6
Sommario
Sommario Sommario ........................................................................................................................................................ 6
Premessa Generale ........................................................................................................................................ 8
Cos’è il terremoto? ..................................................................................................................................... 8
Come si misura un terremoto.................................................................................................................. 8
Il rischio sismico in Italia ......................................................................................................................... 9
La sismicità del territorio veronese ..................................................................................................... 11
L'attività di prevenzione ............................................................................................................................ 16
Ruoli e funzioni ............................................................................................................................................ 17
Flusso delle decisioni .................................................................................................................................. 20
Il piano di emergenza – ............................................................................................................................... 21
Procedure nei luoghi di lavoro ................................................................................................................. 21
Procedure di emergenza ............................................................................................................................ 22
Procedura generale in caso di terremoto ............................................................................................... 24
Suddivisione dei compiti ............................................................................................................................ 26
Procedura per la squadra di emergenza ............................................................................................. 26
Collaboratori scolastici ........................................................................................................................... 28
Docenti: ...................................................................................................................................................... 28
Alunni: ........................................................................................................................................................ 29
Scheda squadra delle emergenze ............................................................................................................. 31
Ordine di evacuazione ................................................................................................................................ 32
Ordine di rientro .......................................................................................................................................... 32
Gestione dell’emergenza in situazioni particolari ................................................................................ 33
Cosa fare se l’insegnante non è in classe ............................................................................................. 33
Cosa fare se si è fuori dalla propria classe .......................................................................................... 33
Cosa fare se si è sulle scale o in ascensore .......................................................................................... 34
Cosa fare durante il sonno dei bambini .............................................................................................. 34
Indicazioni per i genitori ............................................................................................................................ 36
L’edificio è sicuro? ....................................................................................................................................... 38
Come valutare le fessurazioni10 ................................................................................................................ 38
Cosa sono le fessurazioni (crepe)? ....................................................................................................... 39
Cosa sono gli elementi strutturali? ...................................................................................................... 39
7
Fessurazioni non pericolose: ................................................................................................................ 41
non comportano rischi per la fruibilità delle strutture ................................................................... 41
Fessurazioni pericolose :........................................................................................................................ 43
Necessitano di una verifica da parte di un tecnico abilitato ........................................................... 43
Come comportarsi nel dopo emergenza: ................................................................................................ 53
Letture consigliate ....................................................................................................................................... 54
Bibliografia ................................................................................................................................................... 55
8
Premessa Generale
Cos’è il terremoto?
l terremoto si manifesta come un rapido e violento scuotimento del
terreno e avviene in modo inaspettato, senza preavviso1. Può durare
pochi secondi, ma le sue conseguenze, in termini di vittime, danni
materiali e popolazione coinvolta, possono essere anche drammatiche.
Come si misura un terremoto
er quantificare la forza di un terremoto vengono utilizzate due unità di
misura: la magnitudo (che indica l’energia rilasciata dal terremoto ed è
espressa attraverso la Scala Richter) e l’intensità macrosismica (che misura
gli effetti provocati da un terremoto ed è espressa attraverso la Scala MCS
(Mercalli-Cancani-Sieberg)). Per calcolare la magnitudo è necessario un
sismometro, strumento che registra le oscillazioni del terremoto durante la
scossa sismica. L’intensità macrosismica viene invece assegnata dopo aver
osservato gli effetti della scossa sull’uomo, sulle costruzioni e
sull’ambiente.2
Magnitudo
scala
Mercalli scossa descrizione
Grado
scala
Richter
I strumentale non avvertito < 3.5
II leggerissima avvertito solo da poche persone in quiete, gli oggetti sospesi esilmente possono oscillare 3.5
III leggera avvertito notevolmente da persone al chiuso, specie ai piani alti degli edifici; automobili ferme possono
oscillare lievemente 4.2
IV mediocre avvertito da molti all'interno di un edificio in ore diurne, all'aperto da pochi; di notte alcuni vengono
destati; automobili ferme oscillano notevolmente 4.5
V forte avvertito praticamente da tutti, molti destati nel sonno; crepe nei rivestimenti, oggetti rovesciati; a volte
scuotimento di alberi e pali 4.8
VI molto forte avvertito da tutti, moltispaventati corrono all'aperto; spostamento di mobili pesanti, caduta di intonaco e
danni ai comignoli; danni lievi 5.4
VII fortissima tutti fuggono all'aperto; danni trascurabili a edifici di buona progettazione e costruzione, da lievi a
moderati per strutture ordinarie ben costruite; avvertito da persone alla guida di automobili 6.1
VIII rovinosa danni lievi a strutture antisismiche; crolli parziali in edifici ordinari; caduta di ciminiere, monumenti,
colonne; ribaltamento di mobili pesanti; variazioni dell'acqua dei pozzi 6.5
IX disastrosa danni a strutture antisismiche; perdita di verticalità a strutture portanti ben progettate; edifici spostati
rispetto alle fondazioni; fessurazione del suolo; rottura di cavi sotterranei 6.9
X disastrosissima distruzione della maggior parte delle strutture in muratura; notevole fessurazione del suolo; rotaie
piegate; frane notevoli in argini fluviali o ripidi pendii 7.3
XI catastrofica poche strutture in muratura rimangono in piedi; distruzione di ponti; ampie fessure nel terreno;
condutture sotterranee fuori uso; sprofondamenti e slittamenti del terreno in suoli molli 8.1
XII grande catastrofe danneggiamento totale; onde sulla superfice del suolo; distorsione delle linee di vista e di livello; oggetti
lanciati in aria > 8.1
Tab. 1. Confronto approssimativo tra le due scale, le quali utilizzano due modalità diverse e non
direttamente confrontabili.
I
P
9
Il rischio sismico in Italia
’Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo,
per la frequenza dei terremoti che hanno storicamente interessato il
suo territorio e per l’intensità che alcuni di essi hanno raggiunto1.
Negli ultimi 30 anni l’Italia è stata colpita da numerosi importanti
terremoti e circa una trentina di questi, ha avuto magnitudo pari
o superiore a 5.0. Questo intervallo di tempo rappresenta uno dei periodi
più lunghi della storia sismica del nostro paese senza un forte terremoto, in
quanto l’ultimo è stato quello avvenuto il 23 novembre 1980 in Irpinia e
Basilicata, di magnitudo 6.9.
I terremoti significativi, che hanno causato danni e in alcuni casi anche
vittime, sono quelli di Potenza e della Sicilia sud-orientale del 1990, i
terremoti dell’Umbria – Marche del 1997, il terremoto dell’Appennino
calabro-lucano del 1998, gli eventi di Palermo e del Molise del 2002, i
terremoti dell’Abruzzo del 2009 e gli eventi sismici dell’Emilia
Romagna del 2012.3
La sismicità della Penisola italiana è legata alla sua particolare posizione
geografica, che la colloca nella zona di convergenza tra la zolla africana e
quella eurasiatica e fa sì che sia sottoposta a forti spinte compressive,
responsabili dell’accavallamento dei blocchi di roccia.1
Di seguito si riporta la carta tematica “Trenta anni di terremoti in Italia”
realizzata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che
mostra la localizzazione di circa 20.000 terremoti con magnitudo uguale o
maggiore di 2.5, registrati dal 1 gennaio 1985 al 30 giugno 2014 dalla Rete
Sismica Nazionale dell’INGV.4
L
10
Figura 1. Carta tematica “Trent’anni di Terremoti in Italia” – INGV. I terremoti sono rappresentati con una
doppia classificazione: in tre classi di magnitudo con simboli diversi (2.5=<M<4.0; 4.0=<M<5.0; M>=5.0) ed in 4 classi
di profondità con colori diversi (0-18km; 19-35km; 36-100km; 101-650km)
11
La sismicità del territorio veronese
l territorio della provincia di Verona, data la sua conformazione
geografica caratterizzata da una zona montuosa a nord e da una
pianeggiante a sud, è situato in due zone sismognetiche distinte: questa
diversità è dovuta sia alla situazione geologica, con la contrapposizione tra
le strutture rocciose coesive della zona montuosa ed i terreni incoerenti
della pianura padana, sia a quella tettonica e strutturale.
La prima zona, corrispondente all'area montana e pedemontana, ha
comportamenti differenti a secondo se osserviamo la porzione orientale dei
Lessini veronesi o quella occidentale del Monte Baldo, ed è caratterizzata
da uno stile tettonico particolare, ovvero da un sistema di faglie sub
parallele, con andamento nord-sud, che ha permesso la formazione delle
grandi valli veronesi come la Val d'Adige, la Valpantena, la Valle d'Illasi o
la Val d'Alpone , tutte sostanzialmente prive di valli trasversali.
In quest'area sismogenetica è in atto un movimento con vergenza verso est
delle morfostrutture giudicariensi (terremoti di Salò, 1901 e 2004) che
comporta una forte compressione che dalla Lombardia si trasmette al
blocco dei Lessini occidentali. Tale spinta si traduce in movimenti di
sollevamento e di inclinazione dei blocchi tettonici quali ad esempio quelli
osservati nella zona delle Piccole Dolomiti. Le deformazioni attive in
questa porzione dei Lessini riflettono la resistenza che questo blocco offre
all’estrusione conseguente allo scontro con il sistema Schio-Vicenza.
La seconda zona sismogenetica è quella della pianura veronese dove la
gran quantità di sedimenti di origine fluviale e glaciale si raccorda con il
resto della Pianura Padana nascondendo, al di sotto della loro colte, il
basamento di contatto tra le Alpi Meridionali a nord e gli Appennini
Settentrionali a sud.
In quest'altra area è in atto un importante movimento di avvicinamento
degli Appennini alle Alpi che attraverso una spinta, con andamento
indicativo da sud verso nord, porta un sostanziale raccorciamento della
Pianura Padana.
I
12
Figura 2 faglie della Pianura Padana e faglie dell'area Sud Alpine orientali
Si intuisce quindi che sia nella zona montana/pedemontana che in quella di
pianura sono presenti strutture tettoniche attive in grado di generare
terremoti, che già in passato hanno interessato la provincia veronese, quali
ad esempio quello della prima meta del III secolo d.C. (i primi ad essere
stati riportati in fonti scritte) che ha danneggiato il Teatro Romano,
l’Arena e la cinta muraria della città, quello verificatosi alla fine del VIII
secolo.
13
Il maggior terremoto registrato nella Pianura Padana fu quello accaduto
proprio a Verona il 3 gennaio del 1117 quando una violenta scossa
sismica, di intensità stimata pari a circa 6,7 di magnitudo, fece aprire delle
voragini nel suolo e distrusse quasi tutta la città tardo medioevale
comprese quasi tutte le chiese ed i maggiori monasteri. In questa occasione
si ebbe il crollo dell’anello esterno dell’Arena da cui deriva l'odierno
aspetto ad “Ala”. Danni ingenti si registrarono pure a Cremona, Padova,
Vicenza, Nonantola, Modena, Parma e Piacenza facendo chiaramente
avvertire il sisma anche a Venezia, Milano, Como e Vercelli.
Negli ultimi due secoli gli eventi più significativi registrati nel territorio
veronese sono il terremoto del 7 giugno 1891, magnitudo stimata 5,8 ed
epicentro a Badia Calavena (Val d'Illasi) e quello del 19 febbraio 1932,
magnitudo stimata 5,1 ed epicentro a San Zeno di Montagna (Lago di
Garda/Monte Baldo).
Per arrivare ai giorni nostri con l'ultimo evento significativo registrato il 25
gennaio 2012, magnitudo 4,2 ed epicentro a Grezzana (Monti Lessini).
I differenti modelli geologici che caratterizzano le due zone
sismogenetiche influiscono notevolmente sugli effetti di amplificazione
sismica, pertanto terremoti di medesima intensità potranno avere
conseguenze diverse in funzione delle zone in cui si verificano. La
morfologia a valli/dorsali e
versanti inclinati della zona
montana, con substrato roccioso
affiorante, potrà dare “risposte
sismiche” profondamente diverse
rispetto a quelle risentite in
pianura dove il substrato
roccioso è nascosto da un
potente strato di terreni
sedimentari sciolti ed eterogenei.
14
La classificazione sismica
ino al 2003 il territorio nazionale era classificato in tre categorie
sismiche a diversa severità. Nel 2003 sono stati emanati i criteri di
nuova classificazione sismica del territorio nazionale, basati sugli studi e le
elaborazioni più recenti relative alla pericolosità sismica del territorio,
ossia sull’analisi della probabilità che il territorio venga interessato in un
certo intervallo di tempo (generalmente 50 anni) da un evento che superi
una determinata soglia di intensità o magnitudo.
A tal fine è stata pubblicata l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei
Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, sulla Gazzetta Ufficiale n. 105 dell’8
maggio 2003. Il provvedimento detta i principi generali sulla base dei quali
le Regioni, hanno compilato l’elenco dei comuni con la relativa
attribuzione ad una delle quattro zone, a pericolosità decrescente, nelle
quali è stato riclassificato il territorio nazionale.4
Zona 1 E’ la zona più pericolosa. Possono verificarsi fortissimi terremoti
Zona 2 In questa zona possono verificarsi forti terremoti
Zona 3 In questa zona possono verificarsi forti terremoti ma rari
Zona 4 E’ la zona meno pericolosa. I terremoti sono rari
Nel rispetto degli indirizzi e criteri stabiliti a livello nazionale, alcune
Regioni hanno classificato il territorio nelle quattro zone proposte, altre
Regioni hanno classificato diversamente il proprio territorio, ad esempio
adottando solo tre zone (zona 1, 2 e 3) e introducendo, in alcuni casi, delle
sottozone per meglio adattare le norme alle caratteristiche di sismicità.
Le attuali Norme Tecniche per le Costruzioni (Decreto Ministeriale del 14
gennaio 2008), hanno modificato il ruolo che la classificazione sismica
aveva ai fini progettuali: per ogni costruzione ci si deve riferire ad una
accelerazione di riferimento “propria” individuata sulla base delle
coordinate geografiche dell’area di progetto e in funzione della vita
nominale dell’opera. La classificazione sismica (zona sismica di
appartenenza del comune) rimane utile solo per la gestione della
pianificazione e per il controllo del territorio da parte degli enti preposti
(Regione, Genio civile, ecc.).
S
15
Zona 2 Nei comuni inseriti in questa zona in passato si sono registrati danni
rilevanti a causa di terremoti abbastanza forti
Zona 3 I comuni inseriti in questa zona hanno subito in passato pochi danni.
Possono verificarsi solo scuotimenti moderati.
Zona 4 È la meno pericolosa. Nei comuni inseriti in questa zono, le possibilità
di danni sismici sono basse
Figura 3. Classificazione sismica 2014
16
L'attività di prevenzione
oiché non è possibile prevedere il verificarsi dei
terremoti, l’unica strategia applicabile è quella di
limitare gli effetti del fenomeno sull’ambiente
antropizzato, attuando adeguate politiche di
prevenzione e riduzione del rischio sismico.1
In particolare:
Migliorando la conoscenza del fenomeno.
Attuando politiche di riduzione della vulnerabilità
dell’edilizia più antica, degli edifici “strategici”
(scuole, ospedali, strutture adibite alla gestione
dell’emergenza), attraverso un’ottimizzazione delle
risorse utilizzate per il recupero e la riqualificazione
del patrimonio edilizio.
Utilizzando al meglio gli strumenti ordinari di
pianificazione, per conseguire nel tempo un riassetto
del territorio che tenga conto del rischio sismico e per
migliorare l’operatività e lo standard di gestione
dell’emergenza a seguito di un terremoto.
Gestendo in maniera efficace gli interventi secondo
piani preventivi specifici, definendo ruoli e mansioni.
Intervenendo sulla popolazione con una costante e
incisiva azione di formazione, informazione e sensibilizzazione,
diffondendo in modo capillare le corrette procedure da adottare, iniziando
dalle scuole.
P
17
Ruoli e funzioni
urante una situazione di emergenza è fondamentale prendere
decisioni rapide al fine di poter intervenire tempestivamente e ridurre
al minimo le possibili conseguenze negative dell’evento, è pertanto
necessario conoscere i principali soggetti che possono intervenire durante
la gestione dell’evento:
Prefetto: Al prefetto, titolare dell’Utg (Uffici territoriali del governo),
sono attribuite tutte le funzioni esercitate dallo Stato a livello periferico.
Egli cura i rapporti con il sistema delle autonomie locali e, per tale attività,
è coadiuvato da una Conferenza permanente, che presiede, composta
anche dai dirigenti delle strutture periferiche regionali dello Stato. Gli Utg,
insieme alle Questure ed ai Comandi dei Vigili del Fuoco svolgono
funzioni di indirizzo, mediazione sociale, intervento, consulenza e
collaborazione verso gli enti locali, tutela dell'ordine pubblico e della
sicurezza, tempestività d'intervento nel soccorso e protezione civile5.
Sindaco: Ai sensi delle Legge n°56 del 2014 il sindaco è l’autorità
comunale di protezione civile. Al verificarsi dell'emergenza
nell'ambito del territorio comunale, il sindaco assume la direzione dei
servizi di emergenza che insistono sul territorio del comune, nonché il
coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni
colpite e provvede agli interventi necessari dandone immediata
comunicazione al prefetto e al presidente della giunta regionale.6
Presidente della Provincia: Ai sensi delle Legge n°56 del 2014 il
presidente della provincia rappresenta l'ente, convoca e presiede il
consiglio provinciale e l'assemblea dei sindaci, sovrintende al
funzionamento dei servizi e degli uffici e all'esecuzione degli atti;
esercita le altre funzioni attribuite dallo statuto.
Vigili del Fuoco: Il Corpo nazionale ha il compito di salvaguardare
l'incolumità delle persone e l'integrità dei beni. In caso di eventi di
Protezione Civile, il Corpo Nazionale opera quale componente
fondamentale del Servizio Nazionale della Protezione Civile e assicura,
D
18
nell'ambito delle proprie competenze tecniche, la direzione degli interventi
tecnici di primo soccorso nel rispetto dei livelli di coordinamento previsti
dalla vigente legislazione.7
Protezione Civile: La Protezione Civile è un servizio pubblico dedicato
alla salvaguardia dei cittadini, dei beni, delle infrastrutture e dell’ambiente
dai danni causati da eventi calamitosi come terremoti, frane, inondazioni,
incendi boschivi, incidenti industriali, emergenze meteo-climatiche. Il
sistema regionale della Protezione Civile in Veneto vede impegnati: la
Regione, gli Enti Locali, gli Uffici Territoriali di Governo-Prefetture, le
Forze dell’Ordine, il Soccorso Sanitario, il Volontariato di Protezione
Civile e numerosi altri enti ed associazioni, pubblici e privati.2
118 (pronto soccorso emergenza): in attesa che avvenga l’adeguamento
richiesto dalla Comunità Europea con l’attivazione del nuovo numero
unico per le emergenze (NUE), il 118 è un servizio pubblico e gratuito di
pronto intervento sanitario, attivo 24 ore su 24, coordinato da una centrale
operativa che gestisce tutte le chiamate per necessità urgenti e di
emergenza sanitaria.8
Forze dell’ordine: L'ordinamento italiano prevede 5 forze di polizia
nazionali a diretto controllo governativo: Polizia di Stato, Arma dei
Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e Corpo Forestale
dello Stato. Con Decreto Legislativo 92/2008 art. 7 bis "Misure urgenti in
materia di sicurezza pubblica" pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 122
del 26 maggio 2008 il Parlamento Italiano ha conferito all'Esercito Italiano
le qualifiche e funzioni di Pubblico ufficiale e di Pubblica Sicurezza. Tutti
i corpi sono dipendenti funzionalmente, per la prevenzione e l'ordine
pubblico, dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza.6
Ufficio Scolastico Regionale (ex Provveditorato agli Studi): E’ ente
periferico del Ministero dell’Istruzione. E’ un centro autonomo di
responsabilità amministrativa che si articola per funzioni (Direzione
Generale) e sul territorio (Uffici Scolastici Provinciali, che erogano i
servizi amministrativi).
Le funzioni dell’ufficio scolastico regionale sono elencate all’art. 7,
comma 3, del D.P.R. 206/2007. Esso ha ereditato le competenze in
19
precedenza attribuite al provveditorato agli studi ed in particolare: “integra
la sua azione con quella dei Comuni, delle Provincie e della Regione e
cura i rapporti con questi enti, per quanto di competenza statale …”.6
Costituisce centro di riferimento per la diffusione delle informazioni per la
scuola.
Dirigente Scolastico: assicura la gestione unitaria dell’istituzione
scolastica. Ai sensi del D.Lgs. 81/08 è il “Datore di Lavoro” ossia il
soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il
soggetto che, ha la responsabilità dell’organizzazione stessa o dell’unità
produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa e pertanto al
Dirigente Scolastico spettano tutti gli obblighi previsti dal TU della
sicurezza tra cui l’“Adottare le misure per il controllo delle situazioni di
pericolo”.
Responsabile di plesso: nel mondo della scuola coincide con la figura di
preposto così come definita dal D.Lgs. 81/08 e s.m.i. e tra i vari obblighi
ha quello di “richiedere l’osservanza delle misure per il controllo delle
situazioni di rischio in caso di emergenza e dare istruzioni affinché i
lavoratori, in caso di pericolo grave, immediato e inevitabile, abbandonino
il posto di lavoro o la zona pericolosa”, in sintesi la funzione del preposto
è quella di sovraintendere, vigilare e segnalare.
Coordinatore delle emergenze (Figura che
normalmente coincide con quella di preposto):
valuta lo stato di gravità della situazione contingente
e chiede l’eventuale attuazione delle procedure
necessarie per la gestione del tipo di emergenza in corso, se necessario dà
indicazione per effettuare l’evacuazione, inoltre provvede direttamente o
incaricando qualcuno all’attivazione dei soccorsi esterni e, se necessario,
chiede la messa in sicurezza degli impianti.
Squadra di emergenza: costituita dagli addetti al primo soccorso,
all’antincendio ed alla gestione delle emergenze della squadra collaborano
attuando quanto previsto nel piano di emergenza. Possono essere incaricati
di compiti specifici ed in ogni caso devono provvedere ad agevolare
l’evacuazione.
20
Flusso delle decisioni
n caso di emergenza è necessario prendere decisioni più o meno rapide,
in funzione della gravità della situazione; tali decisioni possono essere
prese in prima istanza da chi è presente sul luogo e pertanto può valutare in
maniera specifica la gravità dell’evento.
Di seguito si riporta il flusso delle decisioni in caso di emergenza per il
mondo della scuola:
I
• A seguito di una rapida verifica visiva, valuta lagravità della situazione e se necessario dà indicazioneper procedere all'eventuale evacuazionedell'edificio. Se le condizioni lo rendono possibile puòdare l'ordine per il rientro, in accordo con il DirigenteScolastico. In caso di situazioni dubbie è possibileattendere la verifica da parte dei tecnici mandati dalproprietario dell'immobile.
Coordinatore/ Squadra di emergenza
• Nell'impossibilità di trovarsi sempre sul luogodell'evento, prende atto delleindicazioni/considerazioni fornite dal coordinatoredelle emergenze (responsabile di plesso) e puòconfermare o meno l'eventuale ordine di evacuazioneo di rientro.
Dirigente Scolastico
• Il Sindaco provvede alla raccolta delle segnalazionida inviare alle istitutzioni preposte. A seguito delsopralluogo da parte dei tecnici competenti(Provincia e/o Comune) può essere disposta lachiusura della scuola o essere confermata lapossibilità di rientro nell'edificio, sarà quindi ilcoordinatore dell'emergenza che darà l'ordine dicessata emergenza.
Sindaco
• In caso di eventi di intensità significativa, mette inmoto la macchina dei soccorsi ed attraverso il CentroOperativo Regionale interagisce con tutte le forze delsistema affinchè gli aiuti arrivino nel più breve tempopossibile.
Protezione Civile
• Dà indicazione per l'eventuale chiusura cautelativa ditutte le scuole, l'ordine della Prefettura può arrviarein qualsiasi momento, è insindacabile, indiscutibile edeve essere attuato immediatamente.
Prefettura
FL
US
SO
DE
CIS
ION
AL
E D
EL
LE
EM
ER
GE
NZ
E
21
Il piano di emergenza – Procedure nei luoghi di lavoro
iguardo ai luoghi di lavoro non bisogna dimenticare che la prima
misura di sicurezza da adottare per affrontare qualsiasi situazione
pericolosa che si possa verificare, è la prevenzione, e nello specifico il
piano di emergenza (di seguito abbreviato con PE).
Il PE è un documento che raccoglie e illustra tutte le procedure che si
devono attuare secondo il tipo di pericolo, per ridurre al minimo i danni
alle persone o alle cose: deve essere preciso, flessibile, chiaro e conciso,
deve illustrare i comportamenti da assumere anche nel caso in cui
l'emergenza si discosti dalle situazioni più prevedibili e deve poter essere
facilmente revisionato ed aggiornato quando necessario. Gli elementi
maggiormente noti del PE sono la planimetria di emergenza ed i suoi
allegati operativi (procedure, organigramma, ecc..), i quali devono essere
esposti in luoghi ben visibili.
R
Figura 4. Esempio di planimetria di emergenza
22
Le procedure ed i percorsi verso i luoghi sicuri, vanno diffusi e
periodicamente verificati tramite l’effettuazione di prove di evacuazione.
Questo consente ad ogni operatore di conoscere esattamente gli incarichi e
le mansioni attribuite, sviluppando nel tempo un comportamento
consolidato nell’emergenza.
Risulta pertanto fondamentale prendere sempre visione delle planimetrie e
della cartellonistica di emergenza esposta.
Procedure di emergenza
n generale le procedure costituiscono parte integrante del Piano di
Emergenza, e hanno lo scopo di:
prevenire e limitare i pericoli a persone e cose;
organizzare contromisure tecniche per gestire l’emergenza di ogni tipo;
coordinare gli interventi, a tutti i livelli, del personale, definendo
esattamente i compiti di ognuno durante la fase di emergenza;
indicare come intervenire direttamente, ove necessario;
coordinare l’intervento interno con quello dei soccorsi esterni (VV.F. –
118, ecc…) e con quello di tecnici specializzati (Comune, Provincia,
ecc...).
Al primo ingresso all’interno dell’Istituto è fondamentale che tutti, dal
personale scolastico, agli alunni, fino ai genitori, vengano informati sulle
procedure specifiche da adottare in caso di emergenza.
Il primo giorno di scuola deve essere il primo giorno di informazione e di
divulgazione delle procedure di emergenza!
Lo schema seguente rappresenta, in sintesi, il flusso delle azioni da
adottare, in un istituto scolastico, in caso di emergenza sismica.
I
23
24
Procedura generale in caso di terremoto
’evento terremoto è percepibile immediatamente da tutti. Anche se si
tratta generalmente di episodi di breve durata, tali eventi possono
creare situazioni di panico generalizzate. Non risultando possibile stabilire
con immediatezza la gravità dell’evento si prevedono le seguenti norme di
comportamento generali:
Prima
Organizzare gli ambienti di lavoro in modo da garantire spazi adeguati
per le vie di fuga.
Predisporre gli arredi in modo che siano stabili unitamente al loro
contenuto.
Evitare di depositare materiale sopra scaffali o arredi in posizione
elevata.
Organizzare le attività garantendo la miglior via di fuga alle persone
disabili, e durante fasi critiche quali mensa, sonno, ricreazione, ecc...
Collaudare i PE diffondendo in modo capillare le procedure e le
mansioni.
Durante
Alle prime scosse telluriche, anche di brevi intensità, restare calmi.
Sospendere le attività lavorative.
Mettersi al riparo al di sotto di banchi o tavoli, o strutture portanti,
avvicinarsi ai muri perimetrali allontanandosi da lampade a soffitto e
armadi, ed eventualmente proteggersi il capo con le mani.
Allontanarsi da strutture mobili, vetrate e scaffalature. Se si è all'aperto,
invece, allontanarsi da edifici e linee elettriche per evitare di essere
colpiti dalla caduta di materiali.
Se ci si trova nel vano scala mettersi con le spalle contro al muro
(possibilmente su un pianerottolo).
Se ci si trova all’interno dell’ascensore fermarsi il prima possibile ed
uscirne.
L
25
Attendere il termine della scossa ed eventuali comunicazioni della
squadra di emergenza.
Dopo
Addetti e coordinatore delle emergenze devono effettuare la verifica
dell’accessibilità dei percorsi di esodo e delle condizioni generali
dell’edificio valutando la necessità o l’opportunità di evacuare.
Solamente al segnale di evacuazione portarsi al di fuori dell’edificio e
raggiungere il punto di raccolta secondo le procedure prestabilite; nel
caso in cui non venga dato il segnale di evacuazione non procedere
all’abbandono dell’edificio (potrebbe non essere necessario o troppo
pericoloso). Solo in caso di pericolo grave ed immediato si potrà
procedere ad evacuare anche in assenza del
segnale stabilito.
È vietato l’uso dell’ascensore.
Al punto di ritrovo, fare immediatamente il
controllo delle presenze, tramite idoneo
foglio presenze. Le classi devono essere
compatte, ben distinguibili le une dalle altre e
silenziose al fine di velocizzare la verifica.
Comunicare immediatamente al coordinatore,
o agli addetti presenti, eventuali assenti o le criticità riscontrate. Se il
piano di emergenza prevede punti di raccolta differenti, dopo aver
effettuato il controllo delle presenze, spostarsi al punto di raccolta
principale, in caso alternativo prevedere un metodo/mezzo di
coordinamento con i presenti presso gli altri punti (es. megafoni,
ricetrasmittenti).
26
Suddivisione dei compiti
Procedura per la squadra di emergenza
Al termine delle scosse procedere ad una verifica dell’edificio e della
fruibilità dei percorsi di esodo.
Nel caso in cui dalla verifica emerga la presenza di crepe “significative”
che rendono preferibile evacuare l’edificio: il coordinatore
dell’emergenza procederà direttamente o darà indicazione affinché
venga emanato il convenzionale segnale di evacuazione, in tal caso si
procederà all’abbandono dei locali secondo la procedura stabilità. La
squadra di emergenza dovrà favorire l’evacuazione aprendo eventuali
porte presenti e verificare che all’interno dei locali non sia rimasto
nessuno.
Solamente per le aule che possiedono un’uscita diretta all’esterno, e per
le palestre, è possibile prevedere l’evacuazione al termine delle scosse,
senza attendere il segnale di allarme, ed effettuare successivamente la
verifica delle condizioni dell’edificio.
Nel caso in cui anche solamente una sola classe debba seguire un
percorso interno all’edificio è necessario che prima di dare il segnale
venga effettuata la verifica dei percorsi di esodo che devono essere
utilizzati.
Al punto di raccolta il coordinatore verificherà che tutti siano usciti. Nel
caso di situazioni in cui ci siano più punti di raccolta, una volta
effettuato l’appello portarsi tutti al punto di raccolta principale, in
alternativa sarà necessario prevedere un referente per ogni punto che
possa comunicare con gli altri.
Gli istituti che presentano punti di raccolta in cortili interni dovranno
individuare uno o più addetti (con relativi sostituti) che provvedano
all’apertura degli eventuali cancelli presenti.
Se necessario attivarsi per la chiamata dei soccorsi esterni.
Se, a seguito della precedente verifica, l’edificio non presenta particolari
criticità, e l’evacuazione è stata attivata in via precauzionale, la squadra
di emergenza, con a capo il coordinatore, può rientrare per una verifica
27
più dettagliata secondo lo schema proposto al paragrafo “Esempio di
valutazione del fabbricato a cura del coordinatore delle emergenze”. Se
la verifica dà esito positivo il coordinatore può dare indicazione per il
rientro e la ripresa delle attività.
Se la verifica mette in evidenza situazioni che si ritiene sia meglio
approfondire, attendere l’arrivo dei tecnici competenti (Comune,
Provincia, VVF o Protezione Civile), nel caso in cui questi dichiarino
che sia possibile rientrare il coordinatore può dare l’ordine di rientro e
informare il Dirigente Scolastico della situazione.
In attesa dell’eventuale verifica di controllo da parte dei tecnici esterni,
la squadra di emergenza dovrà accertarsi che nessuno entri all’interno
dell’edificio e attivarsi per la gestione dei genitori che, nel rispetto del
regolamento scolastico, potranno richiedere la consegna del figlio/a
secondo le normali modalità stabilite, senza interferire con la gestione
dell’emergenza.
Per una migliore gestione delle attività, soprattutto per plessi scolastici con
un numero elevato di presenze, si consiglia di rendere la squadra di
emergenza facilmente visibile ed identificabile (si consigliano pettorina,
cartellino o altro), dotare il coordinatore di un megafono affinché i
messaggi dati siano immediatamente udibili da tutti e nel caso di più punti
di raccolta disgiunti prevedere mezzi di comunicazione quali per esempio
ricetrasmittenti. Infine, ove necessario, dotare gli incaricati di palette
(rosso – verde) per la segnalazione al traffico della situazione in atto.
Si consiglia inoltre di individuare le varie figure
coinvolte nell’emergenza utilizzando la “scheda
della squadra delle emergenze” di seguito
riportata, e di individuare gli “addetti a funzioni
specifiche”, se possibile, tenendo in
considerazione la loro posizione all’interno
dell’edificio.
28
Collaboratori scolastici
l termine della scossa, si attivano per seguire la procedura
precedentemente riportata o comunque gli incarichi ricevuti. Se non
facenti parte della squadra di emergenza o se non destinatari di incarichi
specifici, seguono le indicazioni degli addetti.
Nel caso in cui sia necessario far evacuare l’edificio, si attivano per
favorire l’evacuazione aprendo eventuali porte, verificano che all’interno
dei locali e dei servizi igienici non sia rimasto nessuno, sollecitano
eventuali classi che non hanno udito il segnale di evacuazione o assolvono
incarichi specifici (es. disattivazione
impianto elettrico, prelievo della cassetta
di primo soccorso per portarla al punto di
raccolta ecc).
Docenti:
l momento della scossa esortare gli alunni/bambini a ripararsi sotto i
banchi, i tavoli o le strutture portanti, attendere il cessare delle scosse
mantenendo e diffondendo la calma. In attesa di un eventuale segnale di
evacuazione, ricordare alla classe come evacuare in maniera corretta.
Solo al segnale di evacuazione procedere ad una rapida, ma ordinata
evacuazione. Nel caso in cui non venga dato il segnale di evacuazione non
procedere in maniera autonoma all’abbandono dell’edificio, salvo
situazioni di pericolo grave ed immediato, e riprendere le attività in corso.
Nel dubbio verificare la situazione informandosi con gli addetti.
Si ricorda che, all’eventuale segnale di evacuazione:
L’insegnante deve prelevare il registro di classe o l’eventuale foglio
presenze.
L’evacuazione deve avvenire nella maniera più rapida possibile, senza
spingere, né correre né urlare; il docente si posizionerà in modo da poter
controllare nel modo migliore il gruppo.
A
A
29
L’evacuazione deve avvenire in maniera fluida cercando di non creare
intasamenti soprattutto ai piani ed in corrispondenza delle scale.
Fornire l’eventuale assistenza agli alunni che ne hanno necessità.
Al punto di raccolta effettuare tempestivamente l’appello, in modo
nominale, comunicando eventuali dispersi o feriti al coordinatore delle
emergenze o al referente/addetto presente.
Compilare quindi il modulo di evacuazione e farlo pervenire al
coordinatore.
In attesa delle comunicazioni date dal coordinatore delle emergenze
mantenere la classe compatta e lontana da eventuali elementi di pericolo
(cornicioni, alberi ecc).
Al punto di raccolta vige il divieto di fumare.
Uno dei principali scopi del personale docente potrebbe essere quello di
mettere gli alunni, nelle condizioni di gestire in maniera autonoma
l’eventuale situazione di emergenza, attraverso informazioni ed
esercitazioni.
Alunni:
Al momento della scossa proteggersi
sotto i banchi o le strutture portanti e
attendere il termine delle scosse, se
possibile allontanarsi da eventuali
finestre o armadi non fissati.
Attendere l’eventuale segnale di
evacuazione.
Al segnale di evacuazione procedere
all’abbandono dei locali secondo l’ordine prestabilito rispettando i ruoli
assegnati (apri-fila e chiudi-fila). Gli apri-fila incaricati devono: avviare
l’uscita aprendo le porte, seguire la via di fuga stabilita, o le indicazioni
degli addetti, guidando i compagni al punto di raccolta. I chiudi-fila
hanno il compito di verificare la completa assenza di compagni nella
classe, eventualmente chiudere la porta e garantire la compattezza del
gruppo. La classe è bene che sia in grado di evacuare in maniera
autonoma (anche senza l’insegnate se necessario).
30
Durante l’evacuazione procedere in maniera celere, ma senza correre ed
urlare, è possibile prelevare eventuali giacche o cappotti se questo non
comporta pericolo o intralcio all’evacuazione.
Una volta raggiunto il punto di raccolta non disperdersi e restare in
gruppo a disposizione del responsabile della classe in modo da facilitare
le operazioni di ricognizione.
Rimanere con la propria classe seguendo le disposizioni del coordinatore
delle emergenze.
31
Scheda squadra delle emergenze
ruoli, durante una situazione di emergenza, devono essere chiaramente
individuati e conosciuti da tutti, si consiglia pertanto di predisporre e
diffondere un organigramma delle emergenze simile a quello di seguito
riportato.
MANSIONE COGNOME E NOME
DIRIGENTE SCOLASTICO
COORDINATORE
DELL’EMERGENZA
(individuarne uno per ogni punto
di raccolta e il capo coord. )
Principale Sostituto
1. 3.
2. 4.
ADDETTI EMERGENZA
INCENDIO
1. 5.
2. 6.
3. 7.
4. 8.
ADDETTI AL PRIMO
SOCCORSO
1. 5.
2. 6.
3. 7.
4. 8.
ADDETTI A MANSIONI
SPECIFICHE COGNOME E NOME
Disattivazione valvola
intercettazione combustibile
Addetto Suo sostituto
1. 2.
Sezionamento impianto elettrico Addetto Suo sostituto
1. 2.
Accessibilità dei soccorsi Addetto Suo sostituto
1. 2.
Assistenza diversamente abili Addetto Suo sostituto
1. 2.
Prelievo della cassetta di primo
soccorso
Addetto Suo sostituto
1. 2.
Blocco del traffico stradale (se
necessario)
Addetto Suo sostituto
1. 2.
Coordinamento con altri punti di
raccolta o con altre utenze
presenti nell’edificio
Addetto Suo sostituto
1. 2.
Altre mansioni specifiche in
funzione della realtà
Addetto Suo sostituto
1. 2.
I
32
Ordine di evacuazione
’eventuale ordine di evacuazione deve essere impartito dal
coordinatore delle emergenze o suo sostituto (in caso di pericolo grave
ed immediato il segnale potrebbe essere dato anche da un addetto).
Il segnale deve essere facilmente riconoscibile e percepibile in ogni luogo:
sono da prediligere sistemi con sirene a frequenza variabile o messaggi
vocali preregistrati, in grado di funzionare anche in assenza
di corrente; in alternativa è possibile adottare suoni ritmici
della campanella delle lezioni, fischietti, o messaggi vocali
anche con megafono.
In ogni caso la scelta della tipologia di segnale da utilizzare
deve tenere in considerazione dell’udibilità del segnale
stesso al fine di garantirne il riconoscimento immediato da
parte di tutti i presenti all’interno dell’edificio.
Ordine di rientro
l punto di raccolta tutti i presenti dovranno seguire le indicazioni del
coordinatore delle emergenze che deciderà l’eventuale rientro sulla
base dell’esito:
della verifica effettuata dalla squadra di emergenza: se tale verifica
ha dato esito positivo potrà essere dato l’ordine di rientro, salvo
disposizioni differenti pervenute da Dirigente Scolastico, Comune,
Provincia o Prefettura.
della verifica da parte dei tecnici esterni (Comune, Provincia, Vigili
del Fuoco o Protezione Civile), se positiva può essere dato ordine di
rientro da parte del coordinatore delle emergenze. Pertanto salvo
disposizioni differenti pervenute da Dirigente Scolastico, Comune,
Provincia, Prefettura seguire le indicazioni del coordinatore delle
emergenze (la Prefettura generalmente dà solamente l’indicazione per
rimanere fuori, non quella di rientrare).
L
A
33
Gestione dell’emergenza in situazioni particolari
Cosa fare se l’insegnante non è in classe
e nel momento in cui viene percepita la scossa l’insegnate non è in
classe, gli alunni devono:
seguire comunque la procedura riparandosi sotto ai banchi;
Solo al segnale di evacuazione procedere in maniera autonoma ad
abbandonare l’edificio;
Un alunno (es. il rappresentante di classe o suo sostituto) deve prendere
con sé il registro di classe o un elenco presenze;
Raggiunto il punto di raccolta deve essere effettuato l’appello e
comunicato agli addetti/referenti o all’insegnate di un’altra classe la
propria situazione.
Cosa fare se si è fuori dalla propria classe
e al momento in cui viene percepita la scossa ci si trova fuori dalla
propria classe:
Proteggersi sotto banchi, tavoli, strutture portati, stipiti di porte o
contro le pareti lontano dalle finestre, proteggendosi eventualmente
anche il capo con le braccia ed attendere il termine delle scosse.
Al termine delle scosse se ci sono addetti all’emergenza presenti che
stanno verificando i percorsi chiedere loro indicazioni, in caso
alternativo attendere.
Se non viene dato il segnale di evacuazione tornare nella propria classe,
Se viene percepito il segnale di evacuazione non tornare nella propria
classe, almeno che questa non sia ubicata lungo il percorso di esodo,
ma:
o Procedere all’evacuazione seguendo il percorso più breve,
eventualmente insieme ad un’altra classe.
o Raggiunto il punto di raccolta ricongiungersi con la propria classe, se
facilmente raggiungibile, in alternativa comunicare la propria
presenza ad un addetto o all’insegnate della classe con cui si è usciti.
Tale procedura è da seguire anche durante l’intervallo
S
S
34
Cosa fare se si è sulle scale o in ascensore
Se ci si trova nel vano scale mettersi con le spalle contro al muro
(possibilmente su un pianerottolo), al termine delle scosse raggiungere
un punto sicuro.
Se ci si trova all’interno dell’ascensore fermarsi il
prima possibile ed uscirne; se non è possibile
segnalare la propria presenza premendo il pulsante di
allarme presente all’interno dell’ascensore.
È vietato l’uso dell’ascensore in caso di emergenza.
Cosa fare durante il sonno dei bambini
Attendere il termine delle scosse,
Se è necessario evacuare l’edificio, svegliare i bambini e condurli fuori
(anche in braccio se necessario), se possibile fare indossare loro scarpe
ed indumenti, se ciò non costituisce pericolo o intralcio.
Fare l’appello al punto di raccolta.
Si consiglia di tenere sempre un elenco aggiornato dei presenti presso i
dormitori, ubicato in una posizione facilmente reperibile in caso di
necessità (vicino all’uscita) e di abituare i bambini a mettersi velocemente
le scarpe anche in maniera autonoma al fine di velocizzare l’eventuale
evacuazione.
Si consiglia, inoltre, di dotarsi di un kit costituito da un telo in plastica da
posizionare sul terreno, per migliorare l’isolamento e da coperte per
proteggere i bambini dal freddo (preferibilmente in pile per la loro
leggerezza).
Infine, in particolare per gli asili nido, è possibile valutare l’opportunità di
attrezzare uno o più lettini con ruote idonee agli spostamenti.
Come gestire il panico
Sul piano psicologico l’emergenza può essere considerata un’intensa
esperienza esistenziale, che scaturisce dall’incontro tra la percezione di un
evento inatteso e drammatico e le persone che cercano di fronteggiarlo.9
35
In molte situazioni di emergenza (terremoto, incendio,
ecc.) che si verificano quando in determinati ambienti
si realizza un'alta concentrazione di persone (scuole,
cinema, supermercati, ecc.) le vittime ed i feriti che si
riscontrano possono essere spesso causati da precise
alterazioni nei comportamenti dovute al panico. Per
panico s'intende una particolare condizione dell'uomo
che fa perdere alcune capacità fondamentali per la sua sopravvivenza,
quali l'attenzione, la capacità del corpo di rispondere ai comandi del
cervello e la facoltà di ragionamento; ha, inoltre, alcune manifestazioni
spontanee che se non controllate costituiscono di per sé un elemento di
pericolo:
istinto di coinvolgere gli altri nell'ansia generale (invocazioni di aiuto,
grida, atti di disperazione, ecc.) ;
istinto alla fuga, in cui predomina l'autodifesa, con tentativo di
esclusione anche violenta degli altri con spinte, corse;
paralisi motoria e incapacità ad agire.
Risultato: tutti si accalcano istintivamente ed in modo disordinato alle
uscite di sicurezza e così facendo le bloccano, impedendo ad altre persone,
magari meno capaci fisicamente, di portarsi in salvo all'esterno.
Attribuire un significato a ciò che sta accadendo è un aspetto fondamentale
per attivare comportamenti adeguati. Non riuscire a dare senso alla realtà
porta facilmente ad una complessiva disorganizzazione del
comportamento.9
Un’accorta gestione preventiva delle emergenze costituisce l’elemento più
efficace per evitare che al verificarsi dell’evento la situazione possa
degenerare e dare luogo a reazioni di panico.
Uno degli scopi dei piani di emergenza e della sua gestione è quello di
rendere consapevoli gli operatori delle proprie capacità di aiuto nonché di
scongiurare l’evenienza del panico. Gli operatori che, a qualsiasi titolo,
hanno a che fare con gruppi di persone devono mostrare un adeguato
livello di sicurezza senza cedere al panico: ciò si può avere solo se nel
36
momento dell’emergenza ciascuno sa cosa fare.
Le prove di emergenza aiutano ad innescare automatismi corretti che in
situazioni di panico, naturalmente, ognuno di noi adotta istintivamente.
Il metodo migliore per innescare tali meccanismi è quello di provare più
volte ed in ogni luogo le procedure, i percorsi ed i comportamenti da
adottare in caso di emergenza.
Indicazioni per i genitori
ei comuni classificati come sismici, i nuovi edifici devono essere
costruiti in modo adeguato, rispettando cioè le norme antisismiche.
Tuttavia non è detto che gli edifici costruiti in assenza di normativa
antisismica debbano essere fortemente danneggiati, o crollare in caso di
terremoto. Strutture ben progettate, seppur non recenti, ma realizzate su
solide fondamenta e con materiali resistenti possono non subire danni.2
Non è detto quindi che una casa sia più sicura di una scuola!
In ogni caso, aver ben chiaro cosa fare durante un
terremoto può aiutare a tenere un comportamento
più idoneo. In qualunque ambiente ci si trovi (a
casa, a scuola, al supermercato ecc) è importante
educare tutta la famiglia sui comportamenti da
adottare in caso di terremoto nel seguente modo:
Parlarne: discutere con tutti i componenti
della famiglia, su cosa fare in caso di
terremoto a casa e fuori.
Analizzare la situazione immaginando che l’evento si verifichi nelle
varie ore della giornata.
Scegliere in ogni stanza i punti sicuri in cui rifugiarsi (architravi,
tavoli, letti o angoli delle pareti) ed individuare i punti pericolosi.
Se durante un evento sismico ci si trova in un luogo pubblico seguire ed
attenersi alle indicazioni degli addetti presenti. Per esempio in una scuola
N
37
le indicazioni date dal coordinatore delle emergenze (o suo incaricato)
devono essere seguite e rispettate da tutti (anche dai genitori) poiché in
linea con quanto previsto dal Piano di Emergenza. Si ricorda pertanto che:
Se è stata data indicazione per rientrare all’interno dell’edificio i
genitori non possono contestare tale decisione, ma, se lo
preferiscono, possono prelevare i figli secondo le modalità stabilite
dall’Istituto;
Se l’edificio è stato evacuato e non è stata ancora data l’indicazione
per il rientro nessuno può entrare, nemmeno per recuperare giacche,
zaini o oggetti personali.
In ogni caso il ritiro degli alunni minorenni deve
essere effettuato secondo il regolamento scolastico. In
generale, il genitore deve presentarsi presso il punto
di ritiro, attendere il proprio turno, e fornire il
nominativo dell’alunno che viene prelevato al fine di
registrare l’assenza per l’eventuale gestione di
successive situazioni di emergenza.
Informarsi se è stato redatto un piano di Protezione Civile comunale
per sapere a chi fare riferimento in caso di necessità e quali sono le
aree di rifugio individuate.
38
L’edificio è sicuro? Come valutare le fessurazioni10
erminata la scossa sismica, la prima preoccupazione, prima di
procedere all’evacuazione di un edificio, deve essere quella di
verificare l’effettiva fruibilità delle vie di esodo. Questo comporta la
necessità di valutare lo stato generale della struttura, all’interno della quale
ci si trova, ed in particolare dei percorsi di uscita, scale, passaggi, corridoi,
elementi non strutturali quali cornicioni, comignoli, ed eventuali impianti
pericolosi danneggiati. Un’ulteriore valutazione si rende necessaria per
decidere, dopo un’evacuazione, se è possibile rientrare nella struttura o se
è necessario attendere l’intervento di un tecnico abilitato che ne certifichi
la fruibilità.
Non essendo possibile esemplificare sinteticamente tutte le possibili
casistiche, di seguito vengono descritti alcuni esempi. In particolare ci si
soffermerà su quando una struttura sia da considerare:
sicuramente danneggiata e pericolosa
sicuramente non pericolosa,
tutti i rimanenti casi non trattati necessitano sempre di un approfondimento
tecnico.
T
Figura 5 Fessurazioni su tramezzo interno non
portante – Rischio basso Figura 6 Fessurazioni su nodo strutturale
portante – Rischio molto alto
39
Cosa sono le fessurazioni (crepe)?
Le fessurazioni sono la manifestazione di un problema o un difetto
dell’edificio e diviene importante, in modo tempestivo, capire se esse sono
interpretabili come un segnale di pericolo per gli utenti della costruzione o
se, pur essendo presenti lesioni, queste siano “gestibili” nell’ambito di
ordinari interventi di manutenzione della costruzione e non costituiscano,
pertanto, un particolare pericolo. È bene premettere che, anche se le
fessurazioni si manifestano su elementi strutturali, non sono sempre
sinonimo di pericolo.
Le fessure possono essere riassunte nelle seguenti famiglie principali:
strutturali da esercizio;
strutturali da crisi (formazione di cerniere plastiche, degrado
progressivo da strutture iperstatiche ad isostatiche);
da ritiro o da viscosità;
da movimento per dilatazioni non consentite causa assenza di giunti;
da assorbimento differenziato di umidità;
per cedimenti della fondazione;
per vibrazioni, terremoto;
per espansione di parti interne (corrosione di barre, tubi non ben isolati);
dovute a specifiche del luogo (condizioni climatiche, incendi, ecc…).
In edilizia si è solito impiegare molti materiali che resistono bene ad azioni
di compressione, ma poco ad azioni orizzontali (mattoni e calcestruzzo ne
sono un emblema) e quindi bastano bassi stati tensionali di trazione a
causare spaccature locali improvvise (generalmente di spessori limitati a
qualche decimo di millimetro), spesso non pericolose.
Cosa sono gli elementi strutturali?
Fondazioni: elementi strutturali dell'edificio che hanno la funzione di
ricevere i carichi provenienti dalla sovrastruttura (pilastri, travi, solai,
copertura, peso proprio e carichi accidentali) e trasmetterli in modo diffuso
al suolo.
40
Pilastri: sono i verticali portanti, che trasferiscono i carichi della
sovrastruttura alle strutture sottostanti preposte a riceverlo (fondazioni).
Travi: sono elementi strutturali con una dimensione predominante
(lunghezza), atta a trasferire i carichi fino ai vincoli (che corrispondono ai
pilastri).
Un sistema composto da travi, pilastri e fondazioni è detto "telaio". Tale
sistema rappresenta uno dei più importanti schemi strutturali utilizzati
nelle costruzioni.
Fino all'avvento della tecnologia del cemento armato ed in genere della
tipologia strutturale a telaio, tutte le murature si potevano considerare
portanti.
Muro portante: è un elemento strutturale portante, che si differenzia dal
tramezzo, elemento divisorio interno e non portante, e dalla tamponatura,
elemento che divide l'interno dall'esterno e che non porta peso.
Solaio: è una struttura bidimensionale piana che ha il compito di assolvere
alla sicurezza statica dell’edificio al fine di ripartire i carichi sulle travi
che, a loro volta, poggiando sui pilastri trasferiscono i carichi della
struttura a terra mediante le
fondazioni.
Copertura: o più comunemente
tetto, ha la funzione di definire la
parte superiore dell’edificio e di
preservare l’ambiente interno
dagli agenti atmosferici. Il manto
di copertura, che è lo strato
esterno delle coperture,
garantisce la tenuta dell’acqua,
mentre la struttura portante ha il
compito di sostenere il manto.
Figura 7: esempio di struttura prefabbricati
41
Fessurazioni non pericolose:
non comportano rischi per la fruibilità delle strutture
Prima di procedere all’evacuazione di un edificio o di procedere al rientro,
si deve effettuare una verifica complessiva di tutti i fenomeni fisici basilari
che possono interessare un edificio,
visionando tutte le parti strutturali prima e
non strutturali poi.
Nell’esame delle lesioni è necessario
distinguere le fessurazioni delle parti
strutturali con quelle del solo intonaco che
le riveste.
Nei muri vetusti le fessurazioni
dell’intonaco di solito possono avere
ampiezza più limitata che nella massa
muraria. In altri casi, soprattutto quando
l’intonaco raggiunge spessori notevoli, si
può verificare che mentre il muro risulta
integro, l’intonaco presenta un vario quadro
fessurativo. Per valutare la gravità di una
fessurazione è spesso necessario rimuovere
limitate regioni di intonaco, per
comprendere se siamo di fronte a
fessurazioni superficiali o profonde.
Nella famiglia di fessure non strutturali
si possono collocare le fessure murarie
che interessano solo l’intonaco. Ad
esempio in adiacenza ad elementi portanti
(pilastri) si forma, a volte, una lesione
verticale di spessore più o meno regolare;
in presenza di intonaco fortemente
aggrappante la stessa devia sul pilastro
per poi seguire una direzione retta in altra quota.
Figura 8: esempio di fessurazione su cui è stato
necessario rompere l’intonaco per verificare se
vi era interessamento della struttura sottostante
Figura 9: tipica fessurazione dell’intonaco al
contatto fra pilastro e muratura
42
In questi casi, per eliminare eventuali dubbi è fondamentale rompere
l’intonaco sul pilastro per assicurarsi che la lesione non prosegua in
profondità anche sull’elemento portante in c.a.. In caso di esito negativo la
lesione muraria non desta preoccupazioni di tipo strutturale, in quanto
assimilabile a problemi di differente dilatazione tra i materiali a contatto.
La rottura viene evidentemente facilitata dalla presenza di un rivestimento
interno poco elastico.
Figura 10: A sinistra: fessurazione dovuta al contatto fra pilastro e tamponamento; a destra fessurazione
dovuta a successivo ampliamento in cui è stato realizzato un pilastro nuovo a fianco del vecchio (fessura
da giunto)
Figura 11: fessurazione al contatto trave-
pilastro (fessura da giunto)
Figura 12: fessurazione longitudinale su
vano scala
43
Fessurazioni pericolose :
Necessitano di una verifica da parte di un tecnico abilitato
Fino a questo momento ci siamo limitati ad osservare ed analizzare le
lesioni da considerarsi non pericolose o comunque dovute al differente
comportamento dei materiali impiegati nella costruzione alle
sollecitazioni.
Ne consegue che anche se sono presenti fessure una struttura può
mantenere inalterata la propria resistenza, pur rimandando la necessità di
programmare nel tempo interventi di ripristino.
In generale è possibile identificare delle lesioni “standard” correlate a
specifici fenomeni, fermo restando che la disomogeneità dei materiali e la
presenza di finestre, porte, tavolati interni, possono alterare con “varianti
sul tema” gli schemi teorici.
Nelle strutture in cemento armato, i pericoli principali sono legati a
fessurazioni in corrispondenza dei così detti “nodi” o punti di connessione
tra travi e pilastri. In questi casi le lesioni sono pericolose e necessitano di
interventi di consolidamento. Una delle cause più frequente di
danneggiamento negli edifici prefabbricati monopiano è la perdita di
appoggio degli elementi strutturali orizzontali (tegoli di copertura e travi)
Figura 13: Nodo danneggiato dal sisma: a sinistra lesione pseudo-orizzontale all’attacco pilastro-pannello; a
destra lesione diagonale nel pannello
44
dagli elementi di supporto (travi e pilastri, rispettivamente). Tale
fenomeno è dovuto nella maggior parte dei casi all’assenza di vincoli di
tipo meccanico; in altre parole, il collegamento faceva affidamento sul
solo attrito per la trasmissione delle forze orizzontali.
Altri elementi strutturale che se danneggiati costituiscono grave pericolo
sono i pilastri, in presenza di forti sollecitazioni, come quelle indotte da un
terremoto, può accadere che il pilastro perda la verticalità a causa di una
rotazione dell’intero elemento di fondazione. Ciò, tuttavia, non è sempre
facilmente accertabile, a meno di un’analisi accurata delle fondazioni.
Figura 14 Perdita di appoggio della trave in un edificio monopiano prefabbricato con trave principale trasversale di
non recente costruzione
45
Il sistema di chiusura degli edifici prefabbricati è costituito nella maggior
parte dei casi da pannelli prefabbricati. Sia i pannelli orizzontali che quelli
verticali se non correttamente ancorati ai pilastri o alle travi, in caso di
sisma possono costituire pericolo a causa
del loro possibile ribaltamento o collasso.
Oltre a edifici a telaio in c.a. frequenti
sono le costruzioni in muratura, le
strutture di tale famiglia di costruzioni
meritano in tal senso un’apposita
elencazione di “fessure tipologiche”.
Figura 16 Incipiente formazione di cerniera plastica alla base del pilastro con consistente fessurazione
Figura 15 Perdita di verticalità dei pilastri in un edificio monopiano prefabbricato per possibile, problema a
livello della fondazione.
46
Figura 17 Collasso pannelli orizzontali di tamponamento
Fra le lesioni più pericolose si hanno quelle causate da fenomeni di
ribaltamento di parti strutturali che non sono in grado di resistere alle
spinte orizzontali.
La presenza del vano scala riveste un
ruolo significativo nella risposta
sismica del generico edificio in
cemento armato. Le tipologie
strutturali del vano scala adottate
tradizionalmente in edilizia possono
infatti costituire elementi di
discontinuità rispetto alla tipica
maglia a travi e pilastri. In generale
gli elementi costituenti il vano scala
risultano caratterizzati da una elevata
vulnerabilità sismica, e le lesioni
rilevate sugli stessi devono essere
oggetto di puntuale valutazione caso
per caso.
Figura 18 Danneggiamento strutturale di scal
aesterna in muratura
47
Così come visto nelle strutture in c.a. anche nelle murature si possono
verificare fenomeni di ribaltamento dei tamponamenti non portanti, con
pericolosi effetti di crollo.
Fra le lesioni comunque pericolose non vanno sottovalutate anche quelle
alle strutture interne non portanti poiché il loro crollo può costituire
pericolo per gli occupanti.
Figura 20 Danni alle tamponature: a sinistra ribaltamento fuori dal piano; a destra crolli parziali della tamponatura
e distacchi della fodera esterna
Figura 19 danno da flessione verticale di parete
48
Un ultimo sguardo va rivolto alle tipiche fessure a croce sulle facciate
dell’immobile in muratura. Sui prospetti si notano come fessure passanti
che formano delle croci (più o meno simmetriche) inclinate di circa 30-
45°.
Ciò è dovuto ad un fenomeno che impone sulle strutture esistenti
traslazioni miste a rotazioni locali alternate nelle due direzione (da cui non
una ma due fessure simmetriche inclinate rispetto ad un asse centrale e con
un centro in comune).
Figura 22 schematizzazione delle principali fessurazioni su edifici in muratura.
Figura 21: esempio di fessurazione diagonale sui tramezzi interni di una scuola
49
Le lesioni a croce possono essere pericolose se tagliano tutti i setti continui
verticali, in quanto creano discontinuità degli elementi portanti principali
dello stabile, mentre in generale destano minori preoccupazioni se sono
sopra e sotto le finestre.
In conclusione di questa panoramica generale sulle fessurazioni, non è
raro, in casi reali, imbattersi in situazioni miste in cui diverse sollecitazioni
e problemi si manifestano contemporaneamente e quindi fondamentale, al
di là dell’imparare a riconoscere le famiglie di fessure più classiche,
l’acquisizione di un metodo di lavoro. Quindi dopo un evento sismico,
prima di evacuare i locali, occorre sempre verificare la fruibilità dei
percorsi di esodo e comunque in caso di danni strutturali eseguire
l’evacuazione con estrema cautela e se necessario a piccoli gruppi di
persone per non introdurre nuove sollecitazioni agli elementi danneggiati.
Terminate le scosse, dopo un’evacuazione, è possibile rientrare
nell’edificio se non vi sono evidenze di fessurazioni degli elementi
strutturali, cedimenti di parti non strutturali o distacco di materiale.
Figura 23 esempio di planimetria con individuazione delle strutture portanti, utile sia per i controlli da effettuare
dopo un evento sismico, sia per la definizione dei luoghi “sicuri” e dei parcorsi di esodo.
50
Esempio di valutazione del fabbricato a
cura del coordinatore delle emergenze11
a seguente check list vuole essere uno strumento operativo a servizio
degli istituti scolastici per la gestione della fase di valutazione del
danno subito da un fabbricato a seguito di un evento sismico, al fine di
consentire ai coordinatori e gli addetti dell’emergenza di poter effettuare le
proprie considerazioni in modo schematico e strutturato agevolando di
fatto la valutazione.
La suddetta valutazione, basata su una mera ispezione visiva, non
costituisce in alcun modo perizia tecnica specialistica volta
all’individuazione delle criticità strutturali dell’edificio a seguito del
sisma; tale perizia, da cui deriva il giudizio definitivo di agibilità
dell’immobile, è riservata a tecnici competenti incaricati dagli Uffici
Comunali e Provinciali.
Si ricorda infine che il giudizio finale sarà sempre espressione di una
valutazione effettuata in modo cautelativo.
L
51
VERIFICA DELLE CRITICITA’ ESTERNE
CRITICITA’ ESTERNE INDOTTE SULL’EDIFICIO
L’edificio risulta soggetto a criticità derivanti da fattori esterni quali:
Tegole/comignoli, … altri oggetti sulle coperture pericolanti;
Cornicioni/grondaie pericolanti;
Evidente minaccia di crollo da parte di altri edifici limitrofi o circostanti;
Alberi pericolanti;
Illuminazione pubblica pericolante
□
SI
□
NO
VERIFICA DELL’ESISTENZA DI DANNI ALLA STRUTTURA
Si riscontrano evidenti compromissioni strutturali con lesioni evidenti ad occhio
nudo (ovvero sono presenti evidenti lesioni nelle murature perimetrali, in
corrispondenza delle finestre e dei portoni, distacchi di materiale murario o scale
esterne)
□
SI
□
NO
VERIFICA DELL’ESISTENZA DI ULTERIORI SITUAZIONI DI PERICOLO
Sono situazioni esterne, non ricomprese nei casi sopra descritti ed al momento non
prevedibili che possono anch’esse, a seconda della gravità, indicare la sicura
fruibilità della scuola:
Rottura della rete fognaria in prossimità dell’edificio o dell’accesso a questo
Rottura della rete di distribuzione idrica cittadina
Rottura della rete di distribuzione cittadina del gas
□
SI
□
NO
Nel caso di risposta POSITIVA ad almeno
una delle domande occorre inibire l’accesso
alla struttura, procedendo con relativa
richiesta di valutazione statica/impiantistica al
Proprietario dell’Immobile o ai Vigili del
Fuoco. Gli alunni e il personale dovranno
essere mandati a casa secondo le procedure in
uso presso ogni istituto.
In caso di risposte NEGATIVE a tutte le
domande sarà necessario procedere con
la VALUTAZIONE
DELLE CRITICITÀ INTERNE.
52
VERIFICA DELLE CRITICITA’ INTERNE
Il coordinatore delle emergenze, in caso di risposte tutte NEGATIVE al questionario delle verifiche
esterne procederà con la verifica delle criticità interne.
CRITICITA’ INTERNE INDOTTE SULL’EDIFICIO
L’edificio risulta soggetto a criticità derivanti da fattori interni quali:
Situazioni gravose di consistente distacco di intonaci
Situazioni di distacco di eventuali controsoffitti (appesi e non), di apparecchi
illuminanti o di altri elementi impiantistici;
Lesioni a stati di instabilità dei parapetti o ringhiere posti a protezione di
scale o piani
□
SI
□
NO
VERIFICA DELL’ESISTENZA DI DANNI INTERNI ALLA STRUTTURA
Situazioni di stati fessurativi nelle pareti, chiaramente derivanti dall’azione
sismica avvenuta;
Stati fessurativi nei solai (pavimenti – soffitti – corpi scala) chiaramente
derivanti dall’azione sismica avvenuta
□
SI
□
NO
VERIFICA DELL’ESISTENZA DI ULTERIORI SITUAZIONI DI PERICOLO
Eventuali situazioni di pericolo derivanti da arredi a muro e relativi impianti
tecnologici la cui stabilità e funzionalità è stata pericolosamente inficiata
dall’azione del sisma
□
SI
□
NO
Nel caso di risposta POSITIVA ad almeno
una delle domande occorre inibire l’accesso
alla struttura, procedendo con relativa
richiesta di valutazione statica/impiantistica al
Proprietario dell’Immobile o ai Vigili del
Fuoco. Gli alunni e il personale dovranno
essere mandati a casa secondo le procedure in
uso presso ogni istituto.
In caso di risposte NEGATIVE a tutte le
domande (valutate le criticità interne ed
esterne) la struttura è da ritenersi nelle
medesime condizioni precedenti al sisma.
Pertanto il coordinatore delle emergenze
potrà dare indicazione al personale
scolastico ed agli alunni per il RIENTRO
NELLA STRUTTURA.
53
Come comportarsi nel dopo emergenza:
La legge 56/2014 prevede che ogni Comune rediga un Piano di Emergenza
Comunale nel quale vengano indicati i sistemi e le procedure d’allarme e
di emergenza, definendo ruoli, compiti e responsabilità di tutti coloro,
soggetti pubblici e privati, che concorrono all’organizzazione locale della
Protezione Civile. Per l’attuazione del Piano Comunale di Protezione
Civile il Sindaco si avvale della struttura del Centro Operativo Comunale
(C.O.C). La struttura è costituita con provvedimento formale nel quale
sono indicati la sede, gli strumenti e i mezzi messi a disposizione dal
Comune, le procedure di utilizzazione dei volontari, nonché le modalità di
finanziamento dell’attività e di potenziamento della dotazione di
attrezzature e mezzi. A corredo del Piano di emergenza vengono
individuate le aree e i fabbricati idonei ad ospitare strutture di emergenza
per la popolazione, strutture di soccorso e strutture di servizio.
In ordine alle scuole, viene elaborato un elenco di tutte le scuole che
ricadono sotto la competenza del Comune. Ciascuna di esse è
identificabile in corrispondenti planimetrie in scala adeguata, con annessi
elenchi e recapiti telefonici. L’Amministrazione può fruire per ciascuna
scuola ricadente sul territorio comunale di una scheda identificativa, dagli
Asili Nido fino alle Scuole Secondarie di I grado. A tale scheda, riportante
le informazioni di carattere generale relative al plesso, è annesso uno
stralcio planimetrico a mezzo del quale è possibile inquadrare la struttura
esaminata e la relativa viabilità
fruibile. Infatti, su ciascuno di tali
elaborati-stralcio viene riportato il più
conveniente percorso di evacuazione
esterno al fabbricato, da percorrere a
piedi da parte degli utenti, studiato per
il raggiungimento di uno spazio
esterno aperto, identificabile come
Area di Attesa.
54
Letture consigliate
i seguito si riportano alcuni strumenti e percorsi di apprendimento per
la scuola, prodotti da “EDURISK” che valorizzano la consapevolezza
del rischio e la capacità di mettere in atto comportamenti adeguati alle
circostanze12 e che possono essere utili per sensibilizzare gli alunni sugli
aspetti legati alla prevenzione.
Età 4-7 anni Età 8-10 anni
Età 11-13 anni Dai 14 anni
D
1. Bolle bolle il minestrone, in tivù c'è un bel cartone. Tutto è calmo stamattina in salotto ed in
cucina Marco adesso sta per bere un frullato nel bicchiere, mentre Anna lì vicino sta leggendo
un giornalino sul divano gatto Spillo dorme, russa e sta tranquillo.
2. Ma ad un tratto c'è la scossa, forte forte, grossa grossa... in cucina e in salotto già succede
un quarantotto balla la televisione, sul fornello il minestrone il bicchiere di frullato sul pigiama
si è versato ed un libro, mamma mia, cade dalla libreria.
3. Ma ogni bimbo bravo e saggio non si perde di coraggio e sa fare, calmo e lesto, ogni cosa
bene e presto sotto al tavolo in cucina si rifugia la bambina e con mossa furba e accorta Marco
va sotto la porta sul divano a Spillo gatto cade in testa un bel ritratto...
(tratto da “Se arriva il terremoto” – Edurisk)
55
Bibliografia
[1] Indicazioni tratte dal sito internet www.protezionecivile.it
[2] Liberamente tratto da “Cosa fare in caso di terremoto”- Realizzato dalla
Protezione Civile della Regione Emilia Romagna
[3] Indicazioni tratte da http://ingvterremoti.wordpress.com/2014/09/11trente-anni-
di-terremoti-in-italia/
[4] Indicazioni tratte dal sito http://www.ingv.it
[5] Indicazioni tratte dal sito internet www.interno.gov.it
[6] Definizioni tratte da Wikipedia, l’enciclopedia libera e collaborativa
[7] Indicazioni tratte dal sito internet www.vigilifuoco.it
[8] Indicazioni tratte dal sito www.118er.it
[9] Tratto da “Il fattore umano nelle emergenze” – Dott. Piergiorgio Frasca,
Dott.ssa Cristina Frasca
[10] Informazioni e immagini liberamente tratte da:
- Schede illustrative dei principali meccanismi di collasso locali negli edifici esistenti in
muratura e dei relativi modelli cinematici di analisi – Allegato alle Linee Guida per la
Riparazione e il Rafforzamento di elementi strutturali, Tamponature e Partizioni - a cura di: L.
Milano, A. Mannella, C. Morisi, A. Martinelli – Protezione Civile.
- Fessure Murarie che fare? Articolo di Giacomo Cusmano edito sulla rivista Specializzata 131
genn./febb. 2004 – università della BEMA ed.
- Linee guida per riparazione e rafforzamento di elementi strutturali, tamponature e partizioni;
dipartimento di Protezione Civile e ReLUIS, da Doppiavoce Edizioni
- Linee di indirizzo per interventi locali e globali su edifici industriali monopiano non
progettati con criteri antisismici; Protezione Civile e Gruppo di Lavoro Agibilità Sismica dei
Capannoni Industriali; Bozza giugno 2012
- Rilevamento della vulnerabilità sismica degli edifici in muratura; Direzione generale delle
Politiche Territoriali e Ambientali della Regione Toscana, Servizio Sismico Regionale;
versione 2003
- Il ruolo delle scale sulla capacità sismica degli edifici in c.a.. Edoardo Cosenza, Cristiano
Mariniello, Gerardo Mario Verderame, Alessandra Zambrano. Dipartimento di Ingegneria
56
Strutturale – Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Dipartimento di Ingegneria civile
- Seconda Università di Napoli
[11] Informazioni liberamente tratte da le “Linee guida condivise per la gestione
dell’”emergenza sismica” negli istituti scolastici insediati nel Comune di Piacenza -
realizzato da Provincia di Piacenza, Comune di Piacenza, e Ufficio XIV Ambito
territoriale per la Provincia di Piacenza”
[12] Tratto dal sito http://www.edurisck.it/it/scuola
[13] Tratto dall’articolo di Paola Vannoli, Pierfrancesco Burrato e Gianluca
Valensise – INGV-Roma1.
Il lavoro citato è pubblicato su Pure and Applied Geophysics: Paola Vannoli,
Pierfrancesco Burrato, Gianluca Valensise, The seismotectonic of the Po Plain
(northern Italy): tectonic diversity in a blind faulting domain, 2014.
57
58
Ai sensi dell’art. 36 TitoloI, Sez. IV del D.Lgs. 9 aprile 2008 n.81 e s.m.i.
il presente documento - atti del convegno:
A scuola di prevenzione - Terremoti: come affrontarli
svoltosi a Verona il 03 Marzo 2016, organizzato da Provincia di
Veronam EcoGeo S.r.l., Ufficio Scolastico Provinciale di Verona,
SiRVESS Verona
in data:___________
viene consegnato al Sig.____________________________
quale informazione di base in materia di comportamenti da tenere,
obblighi e responsabilità, in caso di emergenza per un evento sismico
Firma per ricevuta
59
Finito di stampare
nel mese di Marzo 2016
www.ecogeo.it