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ANNO XXXVIII . N. 273 . MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE 2008 EURO 1,20 ABBIAMO BISOGNO DI 2.000.000,00 DI EURO ENTRO IL 30 NOVEMBRE PER SOPRAVVIVERE ABBIAMO BISOGNO DI 4.000.000,00 DI EURO ENTRO IL 31 DICEMBRE PER VIVERE CON LE MONDE DIPLOMATIQUE + EURO 1,30 IN SICILIA CON L'ISOLA POSSIBILE + EURO 1 SPED. IN ABB. POST. - 45% ART.2 COMMA 20/ BL 662/96 - ROMA ISSN 0025-2158 UNIVERSITA’ | PAGINA 4 Venerdì tutti in piazza, Gelmini trema e chiede la revoca dello sciopero AMBIENTE l PAGINA 2 Malagrotta, stop al gassificatore A due giorni dall’inaugurazione il gip mette i sigilli agli impianti di incenerimento dei rifiuti nella discarica romana, la più grande d’Europa. Manca la certificazione antincendio ALL’INTERNO ALITALIA | PAGINE 6 E 7 Piloti e hostess non volano, il governo minaccia: useremo il codice penale L’OLD DEAL VATICANO Mariuccia Ciotta S e «i criteri economicisti e politi- ci cancellano l’etica, è in perico- lo l’intera umanità» il grido d’al- larme sale dalla stanze vaticane per bocca dell’Opus Dei, cardinal Julian Herranz, rimbalza nelle parole del se- gretario di stato della santa sede, Tar- cisio Bertone, fino al porporato Javier Lozano Barragan, presidente del pon- tificio consiglio per la salute. È scoppiato un altro conflitto? L’America di Barack Obama ha lancia- to un’offensiva globale? Ma il fervore degli uomini di Benedetto XVI, che ieri è salito di tono, ha per obiettivo il tem- po della pace, si scaglia contro due epi- sodi lontani geograficamente e uniti nello spazio senza confini della dignità umana. Il primo viene d’oltre oceano, dove il presidente eletto degli Stati uni- ti si appresta a chiudere l’era sanguina- ria di George W. Bush con una serie di modifiche urgenti agli «ordini esecuti- vi» della Casa bianca, restrittivi dei di- ritti civili, tra cui figurano Guantana- mo, l’Iraq, l’interruzione di gravidan- za, le cellule staminali. Di torture e di massacri neanche una parola, l’orrore della Chiesa romana si concentra sulla «vita fin dal suo concepimento» e con- tro la ricerca scientifica che dovrebbe salvare esseri umani reali, «No alle cel- lule staminali embrionali, non servo- no a nulla» ha dichiarato Barragan. Il secondo episodio, emotivamente rilevante, è il caso di Eluana Englaro, la «bella addormentata» che vorrebbe uscire dal suo sonno crudele e che è a un passo dalla libertà. Ieri il procuratore generale della Cassazione, Domenico Iannelli, ha definito «inammissibile» il ri- corso della procura di Milano contro il decreto della Corte d’appello che ha det- to sì alla fine del suo stato vegetativo ir- reversibile. Lasciatela andare in paradi- so, direbbe un buon pastore, mentre quello tedesco avverte, sempre attraver- so Barragan, «è una mostruosità disu- mana e un assassinio». L’alta corte è av- visata a poche ore dalla sentenza. Quale idea della vita ha questo pontifi- cato? Dalla cupola di San Pietro escono segnali di ostilità contro la nuova era americana che dovrebbe porre fine alla «guerra di civiltà», fiancheggiata da Rat- zinger in nome del no al relativismo. So- lo il cattolicesimo salverà l’uomo, né una religione, una politica o una filosofia di- verse. Marxisti e liberal scomunicati. Il Vaticano osa dichiarare: «Dopo la sensi- bilità di Bush... gli Usa adesso fanno pau- ra». E ancora: «Ci sono paletti anche per l’uomo più potente del mondo». Questo nuovo protagonismo del pa- pa dà la misura della sua perdita di po- sizioni in campo occidentale, finito l’asse con l’amico americano, finita la crociata contro il resto del mondo. E se oltre la metà dell’elettorato cattoli- co Usa ha votato per il «new deal» oba- miano, la solitudine vaticana si espan- de. Il cinismo della politica interna ed estera della Chiesa non si ferma di fronte ai fantasmi bambini, alle vitti- me delle guerre, alla distruzione del pianeta che hanno scandito gli otto an- ni passati, lo sguardo del papa è con- centrato sulla sua perdita di egemonia morale. Certo, non sarà rinsaldata dal- la negazione del progresso scientifico né dall’accusa di omicidio rivolta a un padre che lotta per amore di sua figlia. È sua la cultura della morte. SICUREZZA | PAGINA 8 Rimini, danno fuoco al clochard che dormiva su una panchina NUCLEARE l PAGINA 3 Atomica persa e scorie a zonzo Scoop della Bbc: nel ’68 gli Usa smarrirono in gran segreto in Groenlandia una «bomba» In Germania diventa massiccia la mobilitazione contro il trasporto di materiale radioattivo COMMENTO I veri selvaggi di Alitalia Gabriele Polo I l primo responsabile di ciò che sta accaden- do negli aeroporti italiani è Silvio Berlusco- ni, che prima ha affossato la vendita di Alita- lia a Air France (lui, molto più che i sindacati) e poi ha inventato la «cordata italiana» per dare un seguito a quanto promesso in campagna elet- torale. Poi c’è un altro «colpevole», Roberto Cola- ninno. Lui e i suoi compagni di ventura, un po’ spinti dal Cavaliere, un po’ bramosi di notorietà e facili guadagni, incuranti del disastro che stava- no mettendo in piedi. È con questo grumo un po’ cialtrone di politica e affari che se la devono prendere i passeggeri bivaccanti negli aeroporti, i cittadini che - comprensibilmente - s’infuriano per il diritto alla mobilità messo a rischio. CONTINUA |PAGINA 5 LAVORO | PAGINA 5 La Cgil boccia il governo Epifani: sciopero generale entro dicembre BENI COMUNI La sporca guerra dell’acqua nicaraguense È partita da Managua la «Carovana» di attivisti euro- pei che attraverserà il Cen- troamerica alla ricerca di un filo comune di resisten- za. Viaggio nelle comunità indigene che hanno visto la loro principale e più antica ricchezza trasformarsi in un pericolo letale, tra veleni industriali e nel disinteres- se delle autorità PAGINA 9 STATI UNITI Cosa si aspetta la sinistra da Obama Marilyn Katz, ex militante del movimento studentesco, nel 1968 contestava la con- vention democratica di Chi- cago e nel 2008 ha fatto campagna per Barack: «Cer- to non è un socialista, ma almeno con lui si è riaperto il dibattito» PAGINA 12 5.000,00 22.500,00 40.000,00 VAURO FOTO AP A due giorni dalla giornata di protesta nazionale degli atenei il ministro dell’istruzione incontra i sindacati. La Cgil conferma lo sciopero, Cisl e Uil ci pensano «Sospendere l’alimentazione e l’idratazione è una mostruosità e un assassinio». Sul caso di Eluana Englaro il Vaticano prova a condizionare i giudici della Cassazione da ieri in camera di consiglio per la sentenza. E sulle staminali attacca Barack Obama PAGINA 8 Castigo di dio

ABBIAMO BISOGNO Castigodidio - Sara Marinellilegge 07-08-1990 n.250 ABBONAMENTI POSTALI PER L’ITALIA annuoeuro 220 semestraleeuro 110 i versamenti c/c n.00708016 intestato a “il

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ANNO XXXVIII . N. 273 . MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE 2008 EURO 1,20

ABBIAMO BISOGNODI 2.000.000,00 DI EURO

ENTRO IL 30 NOVEMBREPER SOPRAVVIVERE

ABBIAMO BISOGNODI 4.000.000,00 DI EURO

ENTRO IL 31 DICEMBREPER VIVERE

CON LE MONDE DIPLOMATIQUE + EURO 1,30IN SICILIA CON L'ISOLA POSSIBILE + EURO 1

SPED. IN ABB. POST. - 45% ART.2 COMMA 20/BL 662/96 - ROMA ISSN 0025-2158

UNIVERSITA’ | PAGINA 4

Venerdì tutti in piazza,Gelmini trema e chiedela revoca dello sciopero

AMBIENTE l PAGINA 2

Malagrotta, stop al gassificatoreA due giorni dall’inaugurazione il gip mette i sigilli agli impianti di incenerimento dei rifiutinella discarica romana, la più grande d’Europa. Manca la certificazione antincendio

ALL’INTERNOALITALIA | PAGINE 6 E 7

Piloti e hostess non volano,il governominaccia:useremo il codice penale

L’OLD DEALVATICANO

Mariuccia Ciotta

Se «i criteri economicisti e politi-ci cancellano l’etica, è in perico-lo l’intera umanità» il grido d’al-

larme sale dalla stanze vaticane perbocca dell’Opus Dei, cardinal JulianHerranz, rimbalza nelle parole del se-gretario di stato della santa sede, Tar-cisio Bertone, fino al porporato JavierLozano Barragan, presidente del pon-tificio consiglio per la salute.

È scoppiato un altro conflitto?L’America di Barack Obama ha lancia-to un’offensiva globale? Ma il fervoredegli uomini di Benedetto XVI, che ieriè salito di tono, ha per obiettivo il tem-po della pace, si scaglia contro due epi-sodi lontani geograficamente e unitinello spazio senza confini della dignitàumana. Il primo viene d’oltre oceano,dove il presidente eletto degli Stati uni-ti si appresta a chiudere l’era sanguina-ria di George W. Bush con una serie dimodifiche urgenti agli «ordini esecuti-vi» della Casa bianca, restrittivi dei di-ritti civili, tra cui figurano Guantana-mo, l’Iraq, l’interruzione di gravidan-za, le cellule staminali. Di torture e dimassacri neanche una parola, l’orroredella Chiesa romana si concentra sulla«vita fin dal suo concepimento» e con-tro la ricerca scientifica che dovrebbesalvare esseri umani reali, «No alle cel-lule staminali embrionali, non servo-no a nulla» ha dichiarato Barragan.

Il secondo episodio, emotivamenterilevante, è il caso di Eluana Englaro, la«bella addormentata» che vorrebbeuscire dal suo sonno crudele e che è aun passo dalla libertà. Ieri il procuratoregenerale della Cassazione, DomenicoIannelli, ha definito «inammissibile» il ri-corso della procura di Milano contro ildecreto della Corte d’appello che ha det-to sì alla fine del suo stato vegetativo ir-reversibile. Lasciatela andare in paradi-so, direbbe un buon pastore, mentrequello tedesco avverte, sempre attraver-so Barragan, «è una mostruosità disu-mana e un assassinio». L’alta corte è av-visata a poche ore dalla sentenza.

Qualeidea della vita ha questo pontifi-cato? Dalla cupola di San Pietro esconosegnali di ostilità contro la nuova eraamericana che dovrebbe porre fine alla«guerra di civiltà», fiancheggiata da Rat-zinger in nome del no al relativismo. So-lo il cattolicesimo salverà l’uomo, né unareligione, una politica o una filosofia di-verse. Marxisti e liberal scomunicati. IlVaticano osa dichiarare: «Dopo la sensi-bilità di Bush... gli Usa adesso fanno pau-ra». E ancora: «Ci sono paletti anche perl’uomo più potente del mondo».

Questo nuovo protagonismo del pa-pa dà la misura della sua perdita di po-sizioni in campo occidentale, finitol’asse con l’amico americano, finita lacrociata contro il resto del mondo. Ese oltre la metà dell’elettorato cattoli-co Usa ha votato per il «new deal» oba-miano, la solitudine vaticana si espan-de. Il cinismo della politica interna edestera della Chiesa non si ferma difronte ai fantasmi bambini, alle vitti-me delle guerre, alla distruzione delpianeta che hanno scandito gli otto an-ni passati, lo sguardo del papa è con-centrato sulla sua perdita di egemoniamorale. Certo, non sarà rinsaldata dal-la negazione del progresso scientificoné dall’accusa di omicidio rivolta a unpadre che lotta per amore di sua figlia.È sua la cultura della morte.

SICUREZZA | PAGINA 8

Rimini, danno fuocoal clochard che dormivasu una panchina

NUCLEARE l PAGINA 3

Atomica persa e scorie a zonzoScoop della Bbc: nel ’68 gli Usa smarrirono in gran segreto in Groenlandia una «bomba»In Germania diventa massiccia la mobilitazione contro il trasporto di materiale radioattivo

COMMENTO

I veri selvaggidi Alitalia

Gabriele Polo

I l primo responsabile di ciò che sta accaden-do negli aeroporti italiani è Silvio Berlusco-ni, che prima ha affossato la vendita di Alita-

lia a Air France (lui, molto più che i sindacati) epoi ha inventato la «cordata italiana» per dareun seguito a quanto promesso in campagna elet-torale. Poi c’è un altro «colpevole», Roberto Cola-ninno. Lui e i suoi compagni di ventura, un po’spinti dal Cavaliere, un po’ bramosi di notorietàe facili guadagni, incuranti del disastro che stava-no mettendo in piedi. È con questo grumo unpo’ cialtrone di politica e affari che se la devonoprendere i passeggeri bivaccanti negli aeroporti,i cittadini che - comprensibilmente - s’infurianoper il diritto alla mobilità messo a rischio. CONTINUA |PAGINA 5

LAVORO | PAGINA 5

La Cgil boccia il governoEpifani: scioperogenerale entro dicembre

BENI COMUNI

La sporca guerradell’acquanicaraguenseÈ partita da Managua la«Carovana» di attivisti euro-pei che attraverserà il Cen-troamerica alla ricerca diun filo comune di resisten-za. Viaggio nelle comunitàindigene che hanno visto laloro principale e più anticaricchezza trasformarsi in unpericolo letale, tra veleniindustriali e nel disinteres-se delle autorità PAGINA 9

STATI UNITI

Cosa si aspettala sinistrada Obama

Marilyn Katz, ex militantedel movimento studentesco,nel 1968 contestava la con-vention democratica di Chi-cago e nel 2008 ha fattocampagna per Barack: «Cer-to non è un socialista, maalmeno con lui si è riapertoil dibattito» PAGINA 12

5.000,00

22.500,00

40.000,00

VAURO

FOTO AP

A due giorni dalla giornata di protesta nazionale degliatenei il ministro dell’istruzione incontra i sindacati.La Cgil conferma lo sciopero, Cisl e Uil ci pensano

«Sospenderel’alimentazionee l’idratazione è unamostruositàe un assassinio».Sul caso di EluanaEnglaro il Vaticanoprova a condizionarei giudici della Cassazioneda ieri in cameradi consiglioper la sentenza.E sulle staminali attaccaBarack Obama PAGINA 8

Castigo di dio

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pagina 2 il manifesto MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE 2008

CONTROPIANO

il manifestoDIRETTORI

mariuccia ciotta, gabriele polo

CAPOREDATTORImarco boccitto, giulia sbarigia

massimo giannetti

POLITICA andrea fabozziECONOMIA antonio sciottoSOCIETÀ angelo mastrandrea

MONDO marina fortiCULTURA benedetto vecchiVISIONI arianna di genova

Consiglio di amministrazionePRESIDENTEvalentino parlatoCONSIGLIERI

marco bascetta - emanuelebevilacqua - sergio cusani -

francesco mandarini -ivano motta - norma rangeri -

sergio serafini

DIR. TECNICOclaudio albertini

DIR. RESPONSABILEsandro medici

il manifesto coop editrice a r.l.REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE,00153 roma via A. Bargoni 8

fax 06 68719573,tel. 06 687191

E-MAIL [email protected] [email protected]

SITO WEB: www.ilmanifesto.itTELEFONO: 06 68719.1

TELEFONI INTERNISEGRETERIA 576, 579

LETTERE 578AMMINISTRAZIONE 690

ARCHIVIO 310 - POLITICA 530MONDO 520 - CULTURE 540

TALPALIBRI 545 - VISIONI 550SOCIETÀ 588 - ECONOMIA 587

SEDE MILANOvia pindemonte, 2 20129 milano

TELEFONO 02 77396.1AMMINISTRAZIONE 210

REDAZIONE 240FAX 02/7739.6261

SEDE FIRENZEvia maragliano, 31a

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certificato n. 5981del 04-12-2006

questo numeroè stato chiuso

in redazionealle 21.30

Andrea PalladinoROMA

Èstato un fulmine a cielo già pocosereno il sequestro degli impiantidi incenerimento di rifiuti di Ma-

lagrotta, alle porte di Roma, disposto ie-ri dal Gip Marina Finiti. A pochi giornidall’inaugurazione – prevista per doma-ni – i carabinieri del Noe hanno messo isigilli all’impianto ed hanno richiesto al-cuni documenti alla Regione Lazio, con-testando la mancata certificazione an-tincendio. Non un fatto da poco, vistoche l’impianto si trova a pochi metri daiserbatoi di Gpl e da una raffineria. Ilprovvedimento è arrivato dopo pochigiorni dalla condanna dei gestori delladiscarica di Malagrotta – gli stessi chehanno costruito l’impianto sequestrato– per smaltimento abusivo di rifiuti spe-ciali, emessa dal Tribunale di Roma il 3novembre scorso. L’inceneritore che do-vrà servire la capitale era stato dura-mente contestato dai comitati cittadinie dalle principali associazioni ambienta-liste, che non credono alle garanzie sul-l’affidabilità della tecnologia scelta.

La storia dell’impianto ruota attornoad un brevetto, che nasce in Svizzera al-la fine degli anni ’80, Thermoselect, ac-quistato negli anni scorsi dalla giappo-nese Jfe, partner tecnologico del grup-po Cerroni, gestore di Malagrotta. Latecnologia prevede la produzione di gasdai rifiuti solidi urbani, che viene poibruciato per ottenere energia, finanzia-ta con i contributi Cip6. Il nome Ther-moselect è però accuratamente evitatodai tecnici del gruppo Cerroni. Meglionon raccontare la storia poco gloriosadel brevetto svizzero, meglio dimentica-re l’inizio poco glorioso. Ma i cittadinidi Malagrotta, un po’ testardi, voglionoinvece capire. Thermoselect è un nomesvizzero per un impianto che viene spe-rimentato per la prima volta proprio inItalia, esattamente a Fondotoce, vicinoVerbania. Era il giugno 1992 quando,dopo una mobilitazione degli ambienta-listi, viene sequestrato l’impianto in Pie-monte: gli scarichi emettevano cianuroe c’era un rischio serio di esplosione. Lasperimentazione che doveva durare seimesi fu interrotta e dopo alcuni anni idirigenti della Thermoselect GunterKiss, Gugula Freytag e Franz Riegel furo-no condannati per aver scaricato abusi-vamente sostanze tossiche nei fiumiche defluivano nel lago Maggiore. Un al-tro troncone dell’inchiesta fu trasferitaal Tribunale di Roma. Nel 1999 l’impian-to chiuse definitivamente e oggi è unodei tanti mostri industriali abbandonatiche popola l’Italia.

Non andò meglio in Germania, doveun impianto simile, a Karlsruhe, fuspento nel 2004, dopo aver lasciato unbuco di circa 500 milioni di dollari. An-che lì i problemi di sicurezza preoccupa-rono le autorità, tanto che la stampa lo-

cale chiamò la tecnologia Thermode-fect. Potenza delle parole.

È il 2005 e il brevetto svizzero riappa-re in Giappone. «Siamo pienamentesoddisfatti delle prestazioni degli im-pianti», raccontò il vicepresidente dellaJfe Sumio Yamada annunciando di averacquistato il brevetto, sperimentato«con successo» in Italia. Ed è Franz Rie-gel – lo stesso condannato per l’avvele-namento dei fiumi in Piemonte – a spie-gare dal Giappone, dove nel frattemposi è trasferito, come il gassificatore Ther-moselect possa risolvere anche i proble-mi italiani. «L’Italia vive da tempo unasituazione di emergenza – disse nel2005 – e la nostra tecnologia funziona,lo ha dimostrato l’impianto di Fondoto-ce». L’alleanza tra il gruppo guidato daManlio Cerroni – vero dominus dei rifiu-ti nel Lazio – e la Thermoselect era allo-ra già in atto. Nel 2004 – durante un’au-dizione in commissione bicamerale ri-fiuti – Manlio Cerroni faceva riferimen-to all’impianto di Karlsruhe come mo-dello per Malagrotta. Impianto che do-po pochissimo veniva chiuso. Nello stes-so periodo Mauro Zagaroli, direttoretecnico della Co.La.Ri. di Cerroni, divul-gava in diversi seminari la tecnologiaThermoselect. Slides e presentazioni an-cora disponibili su Internet, anche se ilbrevetto svizzero non viene oggi mai ci-

tato nei documenti ufficiali.Dalla Regione spiegano che la tecno-

logia è ormai sicura, perché utilizza ilCdr che è un combustibile controllato,mentre a Fondotoce usavano il «tal qua-le». Chi produce il Cdr però è lo stessoCerroni, che gestisce la discarica e il gas-sificatore. E basta una variazione dellaqualità del Cdr per avere problemi distabilità nel processo, lo stesso «incon-veniente» avuto in Piemonte negli anni’90 e in Germania fino al 2004. I cittadi-ni e le associazioni hanno cercato inutil-mente in questi anni di capire megliocome funziona l’impianto sequestratoieri. «Quando abbiamo chiesto di averedettagli sulla tecnologia dell’incenerito-re di Malagrotta ci è stato opposto il se-greto industriale», racconta RanieroMaggini, presidente del Wwf Lazio, «ilpunto poi è capire quanto sia affidabileil Cdr prodotto come combustibile perl’impianto, pensando anche al fatto chei responsabili sono appena stati condan-nati per aver introdotto abusivamenterifiuti pericolosi nella discarica di Mala-

grotta». Rifiuti che sarebbero potuti fini-re nel Cdr destinato all’impianto, met-tendone a rischio la sicurezza. La Regio-ne fa però sapere che tutti i documentidisponibili li ha sempre forniti ai cittadi-ni ed alle associazioni e di aver sempremantenuto la massima trasparenza.

La sensazione è che il sequestro pos-sa essere solo il primo atto di una seriedi iniziative giudiziarie. Con una spadadi Damocle che pende sul Lazio, quelladell’emergenza e dei rifiuti nelle strade,che potrebbe essere usata per far digeri-re la tecnologia Thermoselect, tornatain Italia dopo un passaggio giapponese.E mentre a Malagrotta l’impianto scal-da i motori, Cerroni insieme ad Acea eAma sta riproponendo la stessa tecnolo-gia anche per l’impianto di Albano, asud di Roma. Anche qui con l’opposizio-ne dei cittadini e dei partiti della sini-stra, anche qui giurando che il gassifica-tore è sicuro e che Fondotoce e Karl-sruhe sono brutti ricordi del passato, an-che qui raccontando che l’alternativa èl’emergenza in pieno stile campano.

AM

BIE

NTE

tiratura prevista77.500

È partita dall’Indonesia alla vol-ta dell’Olanda una nave cister-na carica di olio di palma, il

primo a vantare il certificato di soste-nibilità ambientale e sociale rilascia-to dalla Rspo (la Tavola rotonda del-l’olio di palma sostenibile). Ma nonc’è nulla da festeggiare, avverte Gre-enpeace. Anzi, c’è da protestare. Unattivista dell’associazione l’ha fattoincatenandosi all’àncora della GranCouva, resistendo per ore al gettodegli idranti e ritardando la partenzadella nave. Secondo Greenpeace, ilcertificato di sostenibilità concessoalla United Plantations, che possiedemigliaia di ettari in Malesia e Indone-sia e fornisce olio di palma a Nestlée Unilever, è solo «una cortina fumo-gena» che copre i soliti misfatti: ap-propriazione indebita di aree foresta-li, degradazione di foreste pluviali etorbiere, conflitti con le popolazionilocali.Greenpeace per un verso accusa gliispettori della Rspo d’aver «chiuso gliocchi» di fronte alle innumerevoliirregolarità commesse dalla UnitedPlantations, per un altro lamenta chei criteri di certificazione adottati sonotroppo blandi e permissivi. Ad esem-pio, la United Plantations, ottenutala certificazione di sostenibilità per lesue piantagioni in Malesia, può conti-nuare a distruggere la foresta in Indo-nesia. Il sospetto che la certificazio-ne sia solo un’operazione di maquil-lage cresce quando si apprende chei cavalieri di questa «tavola rotonda»- creata nel 2002 - sono oltre due-cento aziende (in gran parte multina-zionali) che usano l’olio di palma perfare saponi, detersivi, cosmetici, cioc-colati (compresa la Nutella), biscotti,gelati, margarina, patatine, dadi, cibicongelati... Attorno alla «tavola roton-da», presieduta dalla Unilever, siedo-no Nestlé, Procter&Gamble, Kraft ela nostrana Ferrero.L’olio di palma copre il 21% del mer-cato mondiale dell’olio commestibi-le, è il più usato dopo quello di soia.Negli ultimi vent’anni la produzionedi olio di palma è triplicata. Per farposto ai palmeti nel Sud Est asiatico(Malesia, Indonesia, Borneo) sonostati tagliati e bruciati milioni di ettaridi foresta, liberando in atmosfera unenorme quantità di anidride carboni-ca, il principale gas serra. Si sonointaccate anche le torbiere, un ma-gazzino naturale sotterraneo di Co2.Ecco perchè l’Indonesia è il terzoproduttore mondiale, dopo Usa eCina, di anidride carbonica. Oltre aglieffetti sul clima, il prezzo pagato alboom dell’olio di palma è il drasticoimpoverimento della biodervisità:specie animali a rischio d’estinzione,abbandono imposto alle comunitàindigene delle colture tradizionali.Contro la deforestazione causata dal-l’industria dell’olio di palma Greenpe-ace ha condotto diverse campagneinternazionali e raccolto migliaia difirme. Ha lanciato la parola d’ordine«deforestazione zero»: basta tagliareforeste e distruggere le torbiere perfar posto ai palmeti. Persino l’Unile-ver, a parole, ha aderito alla morato-ria. Un impegno di facciata, vista laleggerezza con cui è stato rilasciato ilprimo certificato di sostenibilità al-l’olio di palma della United Planta-tions.La prossima settimana l’industriadell’olio di palma terrà a Bali il sestoincontro annuale della «tavola roton-da». E’ indispensabile che in quellasede vengano fissati criteri più rigidiper certificare la sostenibilità dell’oliodi palma, dice Chiara Campione,responsabile della campagna forestedi Greenpeace Italia. Altrimenti, leaziende continueranno a «imbroglia-re» il mercato e i consumatori.

TerraTerraManuela Cartosio

Olio di palma imbroglione

musica arte ozio

sabato a 2,50 eurocon il manifesto

Sequestrato ilgassificatore delladiscarica piùgrande d’Europa,alle porte dellacapitale. E ora sirischia una crisi«napoletana»

Malagrottaalla campana

"ECCOCI DI NUOVO, IL DISCO NUMERO SETTE ESCE DAL MIO COVO". Con queste parole inizia "Un'intesa perfetta", il ritorno di Assalti Frontali con il nuovo cd. Le rime di Militant A, l'ironia di Pol G e Glasnost, le basi di Bonnot, la postproduzione di Casasonica, ci regalano una nuova splendida pagina della migliore rap poetry urbana e militante che l'Italia conosca.

ASSALTI FRONTALIUN’INTESA PERFETTA

IN LIBRERIA E NEGOZI DI MUSICA - E 10,00

“Arovà” riassume le sensazioni, le emozioni e le esperienze di oltre un decennio di questa attivissima orchestra. I brani contenuti sono di ispirazione popolare, con uno sguardo attento al futuro, all’innovazione musicale, alla sperimentazione. Al disco partecipano anche molti ospiti. Spiccano Daniele Sepe, Peppe Barra, Riccardo Tesi, Mohsen Kasirossafar, Lino Cannavacciuolo, Piero Ricci, Massimo Carrano, Maria Rosaria Omaggio e il Quartetto Flegreo.

PICCOLA ORCHESTRA LA VIOLAAROVÁ

IN LIBRERIA E NEGOZI DI MUSICA - E 10,00

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MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE 2008 il manifesto pagina 3

CONTROPIANO

AMBIENTALISTI

Una coalizioneanti-nucleare

ATO

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LaBombadimenticataScoop della Bbc: nel 1968 gli americani, in gran segreto,smarrirono una atomica nei ghiacciai di Groenlandia

LA DISCARICA CONTESTATAMarrazzo: mettersi in regola. Prc: avevamo ragione noi

Guido AmbrosinoBERLINO

Icontainer pieni di scorie nucleari te-desche, che a intervalli di circa unanno vengono rispediti ben impac-

chettati dall’impianto francese di La Ha-gue al deposito di Gorleben, in BassaSassonia, non si lasciano fermare, tantopiù che stavolta c’era un esercito di18.000 poliziotti a fargli strada. Il traspor-to radiottivo si può però intralciare e ri-tardare, stendosi sui binari lungo il per-corso ferroviario fino a Dannenberg, osdraiandosi per strada nell’ultimo trattodi 20 chilometri affidato ai camion. Ci sipuò mettere di traverso con i trattori, co-me gli agricoltori della zona attorno aGorleben sanno fare magistralmente. Oincatenandosi a piramidi di cemento,così che alla polizia servono ore per stac-care i dimostranti. Gli avversari del nu-cleare, col suo corollario di inappetibi-le immondizia radioattiva, son riuscitia far ritardare di quasi un giorno l’arri-vo degli 11 container nel «depositoprovvisorio» di Gorleben, un capanno-ne recintato e fortificato, dove già sene trovano 80. L’arrivo dei barattolonid’acciaio rinforzato era previsto per lamattina di lunedì. Invece hanno varca-to la soglia del deposito solo dopo lamezzanotte, alle 0.19 di martedì.

Il ritardo è stato imposto dal grannumero di dimostranti. A protestarecontro il trasporto precedente, un an-no e mezzo fa, erano 5.000. Stavolta20.000, rimasti per un lungo fine setti-mana, pronti a dormire all’addiacciosulla paglia nonostante il freddo, con-fortati solo da scodelle di zuppa e taz-ze di caffè, messe a disposizione dauna schiera di "aiutanti".

«Una nuova generazione del movi-mento di protesta contro l’atomo», titolasoddisfatta laTageszeitung, giornaleauto-gestito nato trent’anni fa dai resti dell’op-posizione extraparlamentare e dalla pri-ma onda ecologista contro le centrali nu-cleari. Per numero i dimostranti hannoeguagliato i 20.000 della prima protesta aGorleben nel 1977, quando si seppe delladestinazione di Gorleben a deposito discorie nucleari. E tra loro tanti giovani co-me allora. Anche la stampa conservatriceconcorda sulla rinascita del movimento.

Il merito è della cancelliera AngelaMerkel, decisa a stracciare il piano di

dolce uscita dal nucleare concordatonel 2000 dal governo rosso-verde diSchröder, per cui i reattori tedeschi do-vranno spegnersi uno dopo l’altro en-tro il 2022, a seconda della loro data dicostruzione e quantità di energia giàprodotta. Anche i liberali la pensano al-lo stesso modo. E se dalle elezioni del2009 uscirà una maggioranza di cen-trodestra, che consentisse a Merkel disbarazzarsi della grande coalizionecon i socialdemocratici - è la Spd ora abloccare una svolta - nulla salverà laGermania da nuovi reattori.

Il merito va anche all’acqua, che si èinfiltrata nelle gallerie di Asse, una vec-chia miniera di salgemma dismessa vici-no a Wolfenbüttel, sempre in Bassa Sas-sonia, riempita tra il 1968 e il 1978 con124.000 barili di rifiuti a bassa radioattivi-tà, provenienti soprattutto da apparatimedici di radiologia, nonché con 1.300contenitori di scorie a media radioattivi-tà forniti da centrali nucleari e dall’indu-stria. Pare che ci sia anche del velenosis-simo plutonio, ma non è certo, perchémanca un inventario preciso. Certo èche l’estate scorsa si è appreso che in cer-te gallerie l’acqua è radioattiva, inquina-ta di Cesio 137, e si infiltra e si disperdenel sottosuolo. Il sale sciolto dall’acquaforma un miscuglio che corrode le pare-ti di metallo dei container, spesso bana-lissimi bidoni tinti di giallo, da cui oragocciola brodaglia arrugginita. Le infil-trazioni d’acqua minacciano anche la te-nuta delle gallerie. Scandalo nello scan-dalo: già nel ’67 ci si era accorti dell’ac-qua. Gli operai allora impiegati hannoraccontato di pozzanghere da guadarecon gli stivali. Ciò nonostante ci si sonomessi a arrugginire i bidoni radioattivi.

Ora si dà il caso che anche Gorle-ben, finora destinata a ospitare il futu-ro «deposito definitivo» per il nuclearetedesco, sorga sul salgemma. I contai-ner, ora parcheggiati in superficie perlasciarli raffreddare, dovrebbero poi fi-nire nel sottosuolo. Ma come esclude-re che l’acqua l’invada come a Asse?

Così si allontanata una soluzioneper le scorie. Il ministro dell’ambienteGabriel (Spd) vorrebbe ricominciare laricerca di un sito adatto, considerandoanche sedimenti di argilla o granito.Che però sono al sud, in regioni demo-cristiane che non ne vogliono sapere.Una bella grana per Merkel.

IL «SEGRETO»IN ITALIAE in Italia? Dopo annidi supersegreti segre-tati adesso il segretodi stato può durareal massimo 15 annirinnovabili con altri15. Trenta in tutto.La nuova legge suiservizi segreti appro-vata dal Parlamentoitaliano nell'estatedel 2007 ha introdot-to anche in Italia ilprincipio della tempo-raneità del segreto diStato, istituto adotta-to da tempo da diver-si paesi. A seguitodella legge 3 agosto2007 n. 124, le nuo-ve norme in materiaindividuazione diinformazioni, docu-menti, atti, attività eluoghi suscettibili diessere oggetto disegreto di Stato sonostate emanate nel-l'aprile 2008 (si vedahttp://www.altalex.com/index.php?id-not=41541). Vi silegge che «Una voltacessato il vincolo delsegreto di Stato innessun caso puòesservi esclusione deldiritto di accessomotivata con ragionidi segretezza». Ora lapratica dovrà dire seè veramente così.

Come prevedibile, il sequestro del gassificatore di Malagrotta ha provocato una bufera ierinella capitale. «C'è una sola cosa da fare: mettersi in regola secondo le leggi, se c'è damettersi in regola», dice il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. «Il gassificatore ènato male e prosegue peggio, con un'ordinanza nascosta per mesi ai cittadini e poi falsa-mente sospesa dalla Regione, aggiungendo un nuovo impatto ambientale a un luogo giàcompromesso senza che la discarica, le cave, la raffineria vedano alcuna riduzione del loropeso ambientale», è l’opinione di Legambiente Lazio. «Grande soddisfazione» del Prc, chemette in luce come «le inadempienze che più volte, per oltre due anni, abbiamo segnalatoinsieme al Wwf, alla Rete Regionale Rifiuti e alle diverse associazioni, hanno trovato pienaconferma nel provvedimento emesso dal gip». Per cui «sarebbe grave se dopo i provvedi-menti della magistratura si tentassero facili scorciatoie per consentire comunque l'attivazio-ne dell'impianto». Prevista per domani.

Emanuele Giordana

«Il mistero della bomba nuclea-re americana scomparsa». Ti-tolo secco per lo scoop con

cui la Bbc ha allietato con un nuovoincubo atomico i suoi vasti lettori. Lanotizia rimbalza su giornali e siti In-ternet e si può riassumere in pocherighe. Corre l’anno 1968. Il mondo sioccupa d’altro e gli americani perdo-no, in gran segreto perché sono an-che in territorio danese dove le ope-razione nucleari sono vietate, una...bomba atomica.

Finisce sotto il ghiaccio del Norddella Groenlandia, a seguito di un in-cidente a un bombardiere B-52. Il fat-taccio accade a pochi chilometri dal-la base militare di Thule (e forse qual-che mattacchione ricorderà «Ho ve-duto», una canzone dei New Trolls,gruppo in voga degli anni Sessanta-Settanta, che parlava appuntodei...ghiacci di Thule). In realtà c’èben poco da ridere.

La Bbc, sulla base di documenti de-classificati grazie alla legge america-na sulla libertà di informazione, ilFreedom of Information Act (Foia),scopre infatti che il 21 gennaio del1968, un B-52 si è schiantato sulghiaccio a pochi chilometri dalla ba-se militare americana, sulla costanord-occidentale della Groenlandia(territorio danese), perdendo il suopericoloso carico di bombe. Thule èla base più settentrionale delle forzearmate americane ed era un centronevralgico del sistema di radar cheproteggevano il paese durante laGuerra fredda. Le squadre di recupe-ro si mettono al lavoro per cercare lebombe e bonificare il terreno (comeracconta anche un video desecretatoche mostra appunto l’operazione)ma ne trovano solo tre. Una non ven-ne mai recuperata, nonostante le ri-cerche anche sottomarine. Probabil-mente è rimasta imprigionata neighiacci settentrionali ad aspettareche venga restituita dall’effetto serra.

L’incidente è stato tenuto segretoper quarant’anni e per altro, riferiscela Bbc, gli americani ritengono che laradioattività si sia dissolta nella mas-sa d’acqua e che non ci sia dunquepiù pericolo. Ma la faccenda resta in-quietante: Per diversi motivi.

Il primo è strettamente connessoalla pericolosità di una bomba al-l’uranio e al rilascio dei suoi veleni.Difficile accettare a scatola chiusa lerassicurazioni di Washington. La se-conda riguarda invece l’effetto positi-vo del Freedom of Information Act,una legge ottima che consente (cosache in Italia avviene da pochissimimesi) di poter leggere i documentidesecretati. Ma se questa è una buo-na notizia che di preoccupazioninon ne desta, l’Amministrazione si ri-serva di far rimanere segreti alcunidocumenti ritenuti troppo sensibili.In buona sostanza, quando arrivia-mo alla verità, trenta o quarant’annidopo, la conosciamo solo a fino a uncerto punto.

La battaglia per la legge sulla liber-tà di informazione è però in conti-nua evoluzione e la legge americanaè un ottimo provvedimento pur contutti i distinguo: qualche caso?

Iniziamo dal nucleare. Grazie aiNational Security Archives (Nsa),

una istituto di ricerca indipendenteche studia i documenti desecretatiper merito del Foia, sappiamo adesempio quasi tutto su un documen-to che arrivò il 7 febbraio del 1969 sultavolo di Henry Kissinger. Era un me-morandum segreto sul possibile im-patto della capacità nucleare di Israe-le sulla politica degli Stati Uniti. Il pri-mo capoverso, intitolato «Il proble-ma», spiegava che le fonti di intelli-gence indicavano come Israele stes-se «sviluppando rapidamente la ca-pacità di produrre e schierare arminucleari»: missili terra-terra oppureordigni da sganciarsi dall’aria. «Aven-do coscienza delle implicazioni nega-tive» che comporterebbe rendere no-ta la cosa, proseguiva il documentoredatto da Henry Howen del diparti-mento di Stato, Israele stava lavoran-do al programma «clandestinamen-te» finché non fosse stato in grado didecidere il modo in cui dispiegare lasua forza nucleare. I documenti rive-larono dunque, e solo nel 2006, nonsolo che Israele lavorava clandestina-mente all’atomica, ma che gli ameri-cani se ne preoccupavano. E molto.Nondimeno le carte più «sensibili» (ifamosi file Nssm 40 custoditi inun’apposita valigetta) resteranno co-perti dal segreto di stato.

I Nsa hanno rivelato moltissimodei segreti della Casa bianca, della Di-fesa e del Dipartimento di stato conun’operazione di grande trasparen-za: dalla luce verde all’indonesianoSuharto per invadere Timor Est, aquella non meno verde al dittatore ci-leno Pinochet o ai militari argentini.

Proprio qualche giorno fa, il 5 no-vembre, il giudice Gladys Kessler deldistretto giudiziario della Columbia,ha riconosciuto ai Nsa lo status dimedia e dunque il diritto di fare unaserie di richieste che la Cia aveva ri-spedito al mittente giudicando im-proprio il soggetto che le richiesteaveva sottoposte. Ma il giudice hastabilito che se i Nsa sono un «newmedia», hanno anche il diritto di por-re i quesiti che più ritengono oppor-tuni, ossia richiedere i documentiche meglio possono far loro attende-re al lavoro di un media: informare ilpubblico. Ma la battaglia è dura.

Nel febbraio del 2006 diverse asso-ciazioni statunitensi (i Nsa ma ancheNational History Coalition, Public Ci-tizen Litigation Group, Society forthe Historians of American ForeignRelations) scrissero a a William Leo-nard, direttore dell’Information Secu-rity Oversight Office (Isoo) facendo-gli presente una «cultura della segre-tezza» dura a morire. Si trattava pro-prio di la secretazione di documentidesecretati da parte di diverse agen-zie di intelligence: circa 55mila pagi-ne che erano oramai da tempo dispo-nibili e che, tra l’altro sono state giàin parte rese note dalla stampa o da-gli storici. La giustificazione risede-rebbe nel fatto che taluni documentiche dovevano restare segreti sarebbe-ro stati desecratati per «errore», cioèinavvertitamente, da parte dei Natio-nal Archives and Records Administra-tion (Nara). Alcuni di questi docu-menti, secondo gli storici, sarebberototalmente inoffensivi (le mappe adesempio) mentre altri erano effettiva-mente «imbarazzanti».

Lettera22

Ambientalisti, politici e sin-dacalisti. Insieme. Per ferma-re i propositi nuclearisti diBerlusconi. «Il rilancio del-l’atomo è una scelta sciagu-rata per il paese. Non lasce-remo sole le località cherischiano di subire una deci-sione antidemocratica, cala-ta dall'alto e militarizzatanell'attuazione». Con questiintenti il comitato contrastail nucleare e propone unnuovo piano energetico. Ba-sato su risparmio e fontirinnovabili. Proposte concre-te usciranno da una confe-renza nazionale cui parteci-peranno esperti come Cini,Mattioli, Nebbia e Hack. Mai pilastri rimangono i territo-ri. «Dobbiamo partire dalbasso - afferma Ciro Pesaca-ne del Forum Ambientalista- dalle comunità ribelli». Poic’è la questione della contro-informazione per porre finealla «campagna mediaticaincessante» a favore dell’ato-mo. «Tutte bugie - dice Mat-tioli - Il nucleare non è népulito né sicuro e abbondan-te». A dargli manforte è per-sino l’Ocse che evidenzia, inuna ricerca, la limitatezzadell’uranio: dovrebbe termi-nare in 50 anni. Con esso,si spera, anche i proiettili(all’uranio impoverito) gene-rati dalle scorie radioattive.«Dal 1991 ad oggi - sottoli-nea Mauro Bulgarelli deiVerdi - c’è stato un provatolegame tra apparato civile emilitare». Al suo fianco tantiesponenti dell’ex Arcobalenoe il «democratico» VincenzoVita. «Voglio portare - spie-ga - il dibattito dentro ilPd». Un partito in cui la teo-ria del nucleare di quartagenerazione va per la mag-giore. E il rischio di un’oppo-sizione morbida in parlamen-to è forte. «Il nucleare diquarta generazione - tuonaVita - è una scemenza ideo-logica: i costi e i rischi sonoenormi rispetto ai benefici.Sono fiducioso di trovareconsenso sulle mie posizioniall’interno del partito». Ve-dremo.(giacomo russo spena)

NEL GIORNO DI USCITA ABBINATA OBBLIGATORIA CON IL MANIFESTO: 2,50 EURO. 1,30 EURO PIÙ IL PREZZO DEL GIORNALE NEGLI ALTRI GIORNI.

STORIASul declino degli imperi

Eric HobsbawmINDIA

Nascita di una grande potenzaSiddharth Varadarajan

SCANDALITornano le “fregate di Taiwan”

Roland-Pierre Paringaux

FINANZAIl mondo tremaMartine Bulard

PAKISTANUn presidente dimezzato

Jean-Luc RacineTEORIA ECONOMICA

Il valore del fuori mercatoJean-Marie Harribey

MARE APERTOTutti contro i pirati somali

Philippe LeymarieNUOVA CALEDONIA

Se la Francia non basta piùChristian Darceaux

DIPLOTECAPiù libri più liberi,

Haiti, parla Guy Victor

IN EDICOLADAL 14 NOVEMBRE

SCORIE · La protesta dei giovani a Gorleben

La Germania in piazzacontro il nucleare

SOPRA IL TRENO DI SCORIE IN GERMANIA/FOTO REUTERS. A FIANCO LA DISCARICA DI MALAGROTTA/FOTO EIDON

Page 4: ABBIAMO BISOGNO Castigodidio - Sara Marinellilegge 07-08-1990 n.250 ABBONAMENTI POSTALI PER L’ITALIA annuoeuro 220 semestraleeuro 110 i versamenti c/c n.00708016 intestato a “il

pagina 4 il manifesto MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE 2008

POLITICA E SOCIETÀ

Mariangela MaturiMILANO

Ieri mattina gli studenti delle universitàmilanesi si sono dati appuntamentodavanti alla stazione centrale. Avvolti

in una nebbiolina grigia, hanno chiesto lapossibilità di un confronto con Trenitaliaper stabilire i prezzi e gli orari dei treni cheli porteranno a Roma per il corteo naziona-le di venerdì. Ad aspettarli ci saranno i col-leghi di tutt’Italia, per protestare unitaria-mente contro l’affossamento dell’universi-tà pubblica.

Qualche delegato di Trenitalia è apparsodopo più di un’ora di presidio-assembleanell’atrio della stazione, mentre gli studen-ti proponevano i loro interventi e distribui-vano volantini ai passanti. Poi, il dietro-front: la delegazione ha temporeggiato, si èrifiutata di parlare al megafono davanti al-l’assemblea, ha fatto un paio di telefonatee se n’è andata. Trattativa saltata, gli stu-denti non sanno ancora come e quandopartirà il treno previsto per domani. La ri-sposta è arrivata in serata da Bologna: «Inoccasione della manifestazione nazionale

e dell'assemblea nazionale degli atenei inmobilitazione, previste a Roma dal 14 al 16novembre, Trenitalia applicherà le norma-li tariffe». Non solo, la società tiene a preci-sare che sono «prive di fondamento» le vo-ci su «ipotetici accordi per prezzi politici».

Mentre i delegati si allontanano all’oriz-zonte, si decide il da farsi: qualcuno propo-ne un presidio alle biglietterie. Un cordonedi celerini (ormai compagni di viaggio sem-pre presenti) fa cambiare idea al corteo im-provvisato. Che stabilisce di cambiare dire-zione e incamminarsi alla volta di stazioneGaribaldi (un quarto d’ora a piedi). Altrocordone, altro volantinaggio, altro silenzioda Trenitalia. Quindi, domani, non restache trovarsi dalle 15 in stazione Centrale,dove Moni Ovadia intratterrà gli studenticon un incontro all’aperto in attesa di pren-dere il treno al minor prezzo possibile. Eper agire su tutti i fronti, gli studenti si so-no inventati anche una petizione on-lineper chiedere treni speciali (http://www.peti-tiononline.com/Onda_Mi/petition.html).Immancabile il solito vicesindaco De Cora-to, adirato contro quelli che pretendono«di essere scarrozzati a sbafo».

Anche a Torino ieri gli studenti sono par-titi dalla sede delle facoltà umanistiche diPalazzo Nuovo e si sono diretti in corteo al-la stazione di Porta Nuova per ottenere unbiglietto a prezzo ridotto.

A Napoli, riunione in stazione centraleper trattare sui treni del mattino di vener-dì. «Trenitalia concederebbe lo sconto del30%, quello previsto dalla "tariffa comiti-va"» dicono gli studenti in assemblea du-rante la trattativa.

In serata, però, la glaciale Trenitalia avvi-sa: «In occasione della manifestazione, Tre-nitalia applicherà le normali tariffe, le vocisu ipotetici accordi per prezzi politici sonoprive di fondamento». Anzi, invitano gli stu-denti a contattare l’azienda per concorda-re la modalità di viaggio. Capire in quantidisturberanno la quiete di questo o quel-l’Intercity va bene, ma di prezzi agevolatinon se ne parla. Gli studenti di Bologna, do-po la solita trattativa, non si perdono d’ani-mo e si attrezzano con una sottoscrizioneonline per raggiungere la quota che Treni-talia ha richiesto per raggiungere Roma. Fi-renze sforna l’asso nella manica, e tra unalezione in piazza e l’altra c’è chi trova iltempo per organizzare un aperitivo di auto-finanziamento per soddisfare la fiscalissi-ma Trenitalia. Immancabile il nord-est, giàattrezzatissimo: il treno è alle 23.30 da Ve-nezia santa Lucia, costo 20 euro andata e ri-torno, con appello ai docenti perché so-stengano gli studenti con un contributoeconomico.

Si muovono alacremente anche le cittàpiù piccole: Pisa non vuole arrendersi al mi-sero sconto del 10% e lancia una campa-gna di raccolta fondi in tutta la città per per-mettere agli studenti di non pagare più di5-7 euro a testa. L’Aquila riesce ad aggirarel’ostacolo: l’Unione degli Universitari ha or-ganizzato i pullman per Roma raccoglien-do già centinaia di adesioni (si parte alle 7di venerdì mattina dalla Fontana Lumino-sa).

SU YOUTUBE · «Incitamento a commettere atti criminali». Già 16 mila contatti

Una campagna per denunciare Cossiga

SIENA · Guerra di cifre sui conti dell’ateneoÈ guerra di cifre sul deficit dell'Università di Siena. «La relazio-ne fatta dall'ateneo - ha detto il sindaco Cenni - è stata ampiae da essa appare un fabbisogno di 250 milioni di euro. Unacifra spaventosa che deriva da 190 milioni per debiti nei con-fronti di Indap, Irap e Inps, residui passivi di 20 milioni e unoscoperto di conto corrente di 44 milioni di euro. Il resto dellacifra è il fabbisogno di liquidità che ammonta a 60 milioni dieuro». Diversa l'interpretazione del rettore, Silvano Focardi, se-condo il quale «a oggi il debito è pari a 145 milioni euro. Perfine 2008 si prevedono maggiori uscite rispetto alle entrate perspese di gestione corrente con un incremento del debito stima-bile in circa 26 milioni. In base a tale previsione il debito afine anno ammonterà a circa 171 milioni di euro».

Un mio articolo, pubbli-cato il giorno primadell’aggressione neofa-scista a piazza Navona,ha suscitato reazioni diprotesta. Vorrei tornarcirapidamente sopra perdepurare il dissenso daifraintendimenti. «Né didestra, né di sinistra»non è una mia interpre-tazione, ma il modo incui una larga parte delmovimento degli studen-ti visibilmente si auto-percepisce. Quella stes-sa parte che porta avan-ti un discorso antigerar-chico, antiautoritario,autogestionario e con-tro la proprietà privatadel sapere, ovverossiastrutturalmente antifa-scista. Come, del resto,si dichiara. Non vedodunque alcuno sdogana-mento delle formazionineofasciste nelle filedel movimento. Questoper quanto riguarda il«né di destra». Ma ve-niamo al «né di sini-stra». Significa che icontenuti di democraziaradicale veicolati dalmovimento non assumo-no, e anzi rifiutano, for-me identitarie, simbolo-gie e modelli ideologicitramandati. Una nuovagenerazione sta svilup-pando un proprio lin-guaggio e un propriosenso comune nel vive-re e argomentare larottura con lo stato dicose esistenti. Non èpiantandogli sulla testaun colbacco bolscevicoche la si aiuterà ad an-dare avanti e radicaliz-zarsi. Se e quando sco-verà, nella storia deimovimenti rivoluzionari,risorse da spenderenella contemporaneità,non mancherà di farloin prima persona. Ilfatto che tutto questofermento non sia ricon-ducibile a un quadroideologico cristallizzatoè esattamente ciò chedestabilizza il discorsodel potere, che corrodeil suo patrimonio diconsenso e smascherale sue scelte politiche.L’antifascismo, soprat-tutto nelle scuole supe-riori, dove l’estremadestra ha lavorato ala-cremente per anni, siesercita molto più effi-cacemente attraversopratiche politiche e con-tenuti di pensiero capa-ci di spazzarne via dot-trina, pregiudizi, linguag-gi, stili di vita, che nonattraverso atteggiamen-ti celebrativi e schiera-menti di bandiera. Re-sta naturalmente il sa-crosanto diritto di reagi-re con forza a ogni ag-gressione e allontanarecon decisione i provoca-tori organizzati. Ma que-sto il movimento hadimostrato di saperlofare senza per questodover sventolare falci emartelli e ritratti di Sta-lin. (marco bascetta)

Eleonora MartiniROMA

Ci ha provato ma non ci èriuscita, almeno non deltutto. La ministra dell’Istru-

zione Mariastella Gelmini ci hamesso anche un po’ di buona vo-lontà, glielo riconoscono tutti. Haminacciato, perfino. Addirittura diinterrompere «il processo di dispo-nibilità dimostrato». Ma alla fine,dopo quattro ore di discussione aporte serrate con tutti i sindacatidel settore università e ricerca,non è riuscita ad ottenere quelloche voleva. Una parte delle rappre-sentanze ha abbandonato il tavo-lo e la riunione è proseguita, soloper alcuni, con i "tecnici" del mini-stero. Lo sciopero generale e la ma-nifestazione del 14 novembre so-no stati confermati dalla Flc-Cgil,mentre Cisl e Uil hanno preferitoprendere tempo e rifletterci anco-ra un po’. Come fecero già per lascuola, lasceranno porte aperte algoverno fino all’ultimo minuto:ne riparleranno perfino giovedìcol ministro Brunetta. Per la FlcCgil, invece, le proposte di Gelmi-ni «sono del tutto insufficienti – co-me spiega il segretario generaleMimmo Pantaleo – pur apprezzan-do alcune dichiarazioni di buonavolontà del ministro ad affrontarealcune criticità relative al proble-ma del precariato e dei contratti,complessivamente vengono ricon-fermati i tagli previsti dalla legge133 e l'impianto del decreto Bru-netta». «Per noi – ha aggiunto ilsuo collega Marco Broccati, anchelui presente all’incontro – la primarichiesta è quella di abrogare l'arti-colo 16 e l'articolo 66 della legge133. Altrimenti non c’è nulla sucui discutere».

Alla ministra che li aveva convo-cati addirittura cercando di separa-re le rappresentanze sindacali uni-versitarie da quelle dei ricercatori(ma poi si è arresa ad un unico in-contro), i sindacati hanno chiestodi controfirmare un documentoche impegni il governo soprattut-to a trovare risorse per i rinnovicontrattuali e per le assunzioni deiprecari, almeno quelle previstenelle finanziarie 2007 e 2008. Mamentre la Cgil puntava anche aduna revisione totale dell’impiantogenerale della legge 133, probabil-mente Cisl e Uil potranno accon-tentarsi di molto meno. Chiedonocomunque un «utilizzo pieno del-le risorse e l’allargamento delturn-over a tutto il personale», co-me spiega Alberto Civica, segreta-rio Uil. Ma Gelmini ha chiesto aipartecipanti «di rinviare lo sciope-ro di venerdì, programmato primache il governo approvasse le Lineeguida e il Decreto, e di continuareun proficuo lavoro di approfondi-mento dei problemi». Intanto oggiarriva nelle commissioni Istruzio-ne e Affari costituzionali del Sena-to il testo del Dl approvato dai mi-nistri il 6 novembre, e inizia così ilsuo iter parlamentare di conversio-ne in legge. Per bruciare i tempi eassopire la protesta, il governo cela sta mettendo proprio tutta.

Tomaso Clavarino

Luca Assirelli ha 31 anni, vive a MassaLombarda (Ravenna) e nella vita fal’impiegato. Una persona come tan-

te, appassionato di politica e con un fortesenso civico. Proprio questo senso civicol’ha spinto a recarsi presso il commissaria-to di Lugo e a sporgere denuncia nei con-fronti del senatore a vita Francesco Cossi-ga. «Il 23 ottobre è stata pubblicata un’in-tervista al senatore Cossiga su alcuni quoti-diani – spiega Luca – nella quale l’ex presi-dente della Repubblica invitava il governoa reprimere con la violenza il movimentostudentesco e a infiltrare al suo internoagenti provocatori. Una chiara violazione,

a mio parere di alcuni articoli del codice pe-nale». Luca si riferisce alla violazione degliarticoli 414–415 del codice penale che proi-biscono l’incitamento a commettere atticriminali e a disobbedire alle leggi.

Dopo l’intervista, Cossiga aveva ribaditoi concetti in aula al momento del voto suldecreto Gelmini e li aveva finanche peggio-rati con altre dichiarazioni di guerra al mo-vimento tre giorni fa. Parole che «fanno ve-nire i brividi. Chiunque le pronunciasse inpubblico verrebbe denunciato per istiga-zione alla violenza, non vedo perché il se-natore a vita Cossiga non possa esserlo».Per cercare di spiegare meglio la sua inizia-tiva Luca ha persino girato dei filmati, cari-cati su youtube, nei quali ne spiega le varie

tappe. Il suo intento è quello di coinvolge-re più gente possibile in questa iniziativa esembrerebbe che ci stia riuscendo visti iquasi 16 mila contatti su youtube e le nu-merose adesioni. Ha preparato un formatcon delle istruzioni per far sì che chiunquepossa andare a sporgere denuncia. Molti sisono impegnati a seguirlo in questo percor-so, l’Associazione giuristi democratici si èofferta di prestare consulenza legale. Sache molto probabilmente la sua denunciafinirà nel dimenticatoio, ma spera che pos-sa almeno «risvegliare le coscienze dei sem-plici cittadini, perché per quanto riguarda ipolitici ho perso le speranze. A parte l’euro-parlamentare di Rifondazione Giusto Cata-nia, nessuno qui in Italia si è mosso».

VERSO IL CORTEO · Una tariffa «comitiva» per andare a Roma. Ma Trenitalia dice no

Treno low cost per l’OndaSit-in di studenti alle stazioni diMilano, Torino e Napoli

È il giorno dello sciopero generaledell’università e della ricerca. ARoma si svolgerà un corteonazionale, in arrivo migliaia distudenti da tutta Italia.

W alter: Dialoghiamo un po’,Silvio?

Silvio: Ancora? Non abbia-mo nulla da dirci, lo sai.

Walter: Non è vero. Dialoghiamo, tiprego. L’ha detto anche Napolitanoche dobbiamo dialogare di più. Dai, tiprego. Solo un po’.

Silvio: Perché? Ti senti solo?Walter: No, no. È perché siamo in

una democrazia, Silvio.Silvio: E di cosa vorresti parlare?

Di politica e informazione? Di emer-genza democratica e altre cazzatedel genere?

Walter: No, no, non ti preoccupare.Non sarò facinoroso.

Silvio: Ancora di Obama? Di Kenne-dy? Di indiani e cow-boy?Dei tuoi so-gni americani?

Walter: No, no, Silvio, di scuola, solodi scuola, ricerca e università. Giuro.

Silvio:.....Walter: ....Silvio: Allora? Ti ascolto.Walter: Evitiamo le divisioni su temi

così delicati, Silvio. Poi gli studenti, idocenti, i genitori, anche le mamme....

Silvio: Sfaticati. Tutti sfaticati. Nonhanno nulla di meglio da fare che in-cazzarsi? Andassero a lavorare! Andas-sero a studiare!

Walter: Dai, Silvio, sospendi gli effet-ti del decreto Gelmini.

Silvio: Ci mancherebbe!Walter: Modifica con la legge Finan-

ziaria le scelte di bilancio fatte con lamanovra triennale.

Silvio: Bella questa! E poi? Magarivuoi che faccia cadere anche il mio go-verno? Ma dove sei con la testa, Wal-ter? In America? Qui siamo in Italia.

Walter: Ciò che ti chiedo è di eser-citare una virtù che dovrebbe esserepropria di ogni governo: quella del-l’ascolto e del confronto. Cerchia-mo, per la ricerca, una soluzionecondivisa. Stabiliamo un periododi tempo di due mesi o più, un peri-odo chiaro e ben definito, al termi-ne del quale….

Silvio: Al termine del quale?Walter: Al termine del quale potrai

far seguire, all’indispensabile momen-to del confronto democratico, quellodella decisione.

Silvio: La mia decisione?Walter: Certo, la tua.Silvio: Ma allora vedi che è solo una

perdita di tempo?Walter: Insomma, Silvio, se non dia-

loghiamo appena un po’ va a finireche qui non ci crede più nessuno chesiamo in una democrazia...

APPUNTI DI SCUOLA

Unpremiere la sua ombra

A SENZA TREGUA

Ecco cosavolevo dire...

UNIVERSITA’

14

Si avvicina lo sciopero di venerdì, Gelminiconvoca i sindacati per chiedere lorodi ripensarci. La Cgil conferma, Cisl e Uilindecise. Mentre gli universitarisi organizzano in tutta Italia e trattanoper poter viaggiare a prezzo ridotto.In migliaia in partenza per la capitale

Giuseppe Caliceti

SINDACATI

Il ministro ci provama per la Cgil«il 14 è sciopero»

STUDENTI IERI ALLA STAZIONE GARIBALDI DI MILANO/FOTO BIAGIANTI

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MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE 2008 il manifesto pagina 5

POLITICA E SOCIETÀ

CGIL · Lo stop sarà generale. E alle banche: «Sospendete i mutui ai licenziati»

Epifani scioglie la riserva:«Sciopero a dicembre»Antonio SciottoROMA

«Unificare le lotte»: la formu-letta magica che da giornimolti aspettavano, alla fi-

ne è stata pronunciata. Guglielmo Epi-fani ha proposto ieri al Direttivo (chevoterà oggi) di «effettuare uno sciope-ro generale entro dicembre». Le assem-blee tenute a Roma nelle ultime duesettimane - prima quella dei me-talmeccanici Fiom, poi i quadri e dele-gati Cgil, fino ai pensionati Spi - nonavevano fatto altro che pressare per lostop di tutte le categorie, e alla fine lasegreteria della Cgil ha «sciolto la riser-va», chiedendo ieri il mandato al Diret-tivo. Dopodomani, venerdì 14, scendo-no in piazza Università e ricerca, saba-to 15 è prevista la fermata di tutti i lavo-

ratori del commercio, indetta dalla Fil-cams contro l’accordo separato: en-trambi sono scioperi di 8 ore con cor-teo a Roma. Il 12 dicembre è stato in-detto lo sciopero dei meccanici, a cuisi sarebbe dovuto sommare quello delpubblico impiego: anche loro, con mo-dalità 8 ore più manifestazione nazio-nale a Roma. Ora però la decisioneconfederale potrebbe «superare» tutti isingoli stop, e assorbirli in uno solo.Ma ancora tutto è in movimento.

Innanzitutto, quel che certamentesi farà nelle forme finora pubblicate,sono gli stop di università e commer-cio: sono vicini, e le modalità dellosciopero generale Cgil si verranno a sa-pere solo lunedì prossimo, quando siterrà la segreteria della confederazio-ne. Il Direttivo iniziato ieri, sospeso inserata e che si chiuderà oggi con la vo-

tazione, ha solo il compito di daremandato a Epifani per indire lo sciope-ro generale: sarà la segreteria a stabili-re i modi dell’attuazione e la data.

La modalità non è cosa da poco: in-fatti lo sciopero potrebbe essere di 4come di 8 ore, con corteo nazionale aRoma come invece per territori. Le ca-tegorie più avanzate sull’indizione diproprie proteste - i meccanici e i pub-blici, che tra l’altro proprio al manife-sto avevano dichiarato di voler unifica-re le date - è verosimile che preferisca-no l’ipotesi più alta (8 ore, con manife-stazione a Roma). Dall’altro lato, pareinvece che Epifani e la sua segreteriavogliano «frenare», cominciando in di-cembre solo con uno stop articolatoper territori, o di 4 ore: in ogni caso,un’ipotesi minor rispetto allo «sciope-rone». Per quest’ultimo, si dovrebbe at-tendere fine gennaio o addirittura finefebbraio: i maligni dicono per «incoro-nare» l’uscita di Epifani dalla Cgil, ver-so un seggio europeo con il Pd (le ele-zioni si tengono in primavera).

Insomma: per ora tutto il calendariodi lotte resta confermato, e sarannopoi i meccanici a dover «rimodulare»eventualmente le modalità del propriosciopero, ma solo dopo la segreteriaCgil di lunedì. Se infatti Epifani fissas-se la data dello sciopero generale lostesso 12 dicembre, sarebbe «anoma-lo» che tenesse le conclusioni - come èprevisto per il momento - dal palco deimeccanici. Oltretutto, lo stesso corteonazionale a Roma della Fiom, rischie-rebbe di «oscurare» le manifestazioniterritoriali di tutte le categorie. A mag-gior ragione, poi, se sfilassero a Romacon i meccanici anche i dipendentipubblici. Allora pare più verosimileche Fp e Fiom, come tutti gli altri, in ca-so di «territorializzazione» della Cgil,«territorializzino» anche loro.

Al Direttivo, ieri Epifani ha spiegatoche «la piattaforma proposta dalla Cgilper affrontare la crisi economica siconferma la più giusta ad affrontare lasituazione, ma le scelte del governovanno in altre direzioni». Poi ha ag-giunto: «La decisione di molte banchedi adottare temporaneamente i tassiBce invece che quelli Euribor per i mu-tui, le valutazioni di Bankitalia sugli ef-fetti negativi della detassione degli stra-ordinari sull’occupazione, il dibattitosulla necessità di sospendere la Bossi-Fini, vanno appunto nel senso indica-to dalla Cgil nell’assemblea dei quadrie delegati». Epifani ha poi aggiunto unappello alle banche: «Mostrino sensibi-lità sociale sospendendo per un perio-do la richiesta di pagamento dei mutuiai lavoratori in cassa integrazione o aiprecari che hanno perso il lavoro».

RIFONDAZIONE · Oggi di nuovo senza Liberazione

Loro hanno fatto davveroqualcosa di selvaggio. Loro,che hanno millantato capaci-

tà industriali inesistenti e risorse fi-nanziarie solo di carta, che hanno im-brogliato sui progetti scaricando tut-ti i costi dell’operazione sul debitopubblico e sottoscritto accordi sinda-cali già penalizzanti, che ora non vo-gliono nemmeno rispettare. Che in-tendono usare le proteste da loroprovocate per introdurre il capolara-to anche in un settore d’elite e perquesta via ridurre i lavoratori a suddi-ti, fino a vietare il diritto di sciopero.Con i loro ultimatum, con l’accomo-dante appoggio di buona parte deimedia; infine, se servirà, con la poli-zia e la magistratura.

È una realtà «al rovescio» quella

che scandisce in queste ore il pro-gressivo black out del traffico aereo.Piloti e assistenti di volo stanno prati-cando uno «sciopero bianco» che ral-lenta tutte le procedure: per obietti-vo hanno il semplice rispetto del pri-mo accordo di palazzo Chigi. La Cainon vuole rispettarli, vuole peggiorar-li, vuole disporre liberamente di unaforza lavoro già dismessa dal falli-mento Alitalia. La grande stampa e letelevisioni ignorano questo passag-gio, parlano di «egoismi corporativi»,di «scioperi selvaggi» e inneggiano allicenziamento di massa. Cgil, Cisl eUil non sanno più che pesci prende-re, mentre dovrebbero imporre il ri-spetto dell’accordo originario, quellofirmato da tutti, piloti e hostess com-presi. Il governo fa finta che la Cainon sia tornata indietro rispetto aciò che aveva promesso e prepara larappresaglia, mettendo a frutto larabbia di qualche decina di lavorato-

ri che votano uno sciopero immedia-to ma del tutto virtuale.

Uscirne non sarà facile, per nessu-no. Quando, tra non molte ore, il tra-sporto aereo sarà al collasso, la Cai eil governo dovranno decidere: o ac-cettare le richieste di piloti, hostess epersonale di terra, rispettando i dirit-ti minimi del lavoro e mettendo inpratica l’accordo di settembre, oppu-re affidarsi alle forze dell’ordine. Conle conseguenze del caso. A meno cherinsaviscano, ammettano il fallimen-to e chiamino in soccorso Air Fran-ce: non sarebbe cosa indolore e lecondizioni dettate dai francesi (o dachi per loro) sarebbero comunquepeggiori di quelle proposte in prima-vera sotto il governo Prodi. Ma sareb-be comunque una soluzione ragione-vole. Anche se è difficile pensarlo,perché la ragione è qualcosa chenon sta nel bagaglio dei nostri capita-ni di ventura.

«Un taglio di oltre la metà del costo del personale», per di più «nella totale confusionee inattendibilità dei dati di bilancio». E’ quello che la redazione di Liberazione si è senti-ta comunicare ieri dalla società editrice (la cui composizione è la stessa anche dopo ilcambio di segreteria nel Prc), nonostante le rassicurazioni del segretario di Rifondazio-ne Paolo Ferrero e nonostante il ridimensionamento dell’allarme-tagli all’editoria. Sta-mattina la direzione del partito dovrebbe convalidare il piano di ristrutturazione. Perfermarlo, i giornalisti hanno proclamato sciopero e oggi volantineranno le proprie ragio-ni fuori dalla sede, a Roma in via del Policlinico. Per la terza volta, dunque, Liberazionenon è in edicola. «Vogliamo denunciare il tentativo inammissibile, tanto più a Liberazio-ne, di far ricadere sulle spalle dei lavoratori i costi delle difficoltà economiche e anchedegli errori gestionali», dicono. «Vogliamo inoltre rendere manifesto alla direzione Prc aquali pesanti conseguenze si andrebbe incontro con una frettolosa ed autoritaria appro-vazione di un piano "confindustriale" come quello presentato dalla società editrice».

Maurizio MatteuzziROMA

Nell’incontro con Lula daSilva, Silvio Berlusconinon si è esibito in qualcu-

na della sue attese - e temute - ber-lusconate, tipo l’abbronzatura diObama (anche se non ha voluto ri-nunciare a ridare dell’«imbecille»a chi aveva scambiato «una carine-ria» per un rilievo razzista). Manon riesce mai ad evitare il conflit-to d’interessi, anche negli aspettipiù futili. Così ieri, volendo fare«una sorpresa» al presidente delBrasile, gli ha fatto trovare all’en-trata di Villa Madama, teatro del-l’incontro, della colazione di lavo-ro e della conferenza stampa, lasfilza al completo dei giocatori bra-siliani del Milan: tutti in scuro dacerimonia, compunti, rassegnati.Ronaldinho, Kakà, Pato, Dida,Emerson e il vecchio Leonardo.«Mezza seleçao brasileira», hascherzato Lula. Sorpresa per sor-presa, Berlusconi avrebbe potutopresentare a Lula una selezionemista, con qualche brasiliano del-l’Inter, della Roma... No. Solo isuoi dipendenti della sua squadradi calcio e di governo, fatti sfilarecome fossero vacche da esibizio-ne davanti alla stamoa. Il padronesono me. Dopo la ministro Carfa-gna ad accoglierlo all’aeroporto diCiampino, il Milan. Grandissimo.

I due leader hanno parlato deirapporti fra Italia e Brasile (eccel-lenti, in crescita ma «ancora po-co»), della crisi finanziaria mondia-le e del vertice del G-20 di sabatoprossimo a Washington.

Berslusconi ha ripetuto il suoobiettivo (meritevole) di aprire ilG-8 al G-5 (Cina, India, Brasile,Messico, Sudafrica) più l’Egitto, inmodo da costituire un «G-13 oG-14» più consono alla situazionee alla crisi. Ha rivendicato per sé ilruolo (generoso) di ponte fra Usa-Nato e Russia e (patetico) dell’in-contro annunciato Obama-Me-dvedev. Per chiudere definendoLula un «simbolo» per la sua «at-tenzione e affetto» verso gli stratipiù poveri della società brasiliana,e un «recordman» con un indicedi gradimento dell’80% «mentreio sono fermo al 72%».

Lula a sua volta ha ribadito alcu-ni concetti chiari sul «suo» Brasile,sulla crisi finanziaria, sul vertice diWashington. Il Brasile questa vol-ta è forte abbastanza da non anda-re in bancarotta come capitò neglianni ’90 dopo le crisi messicana,asiatica e russa; non rinuncerà auna politica di sviluppo accelera-to; l’uscita dalla crisi dovrà ridareallo stato e alla politica il loro ruo-lo nell’economia dopo la folleubriacatura del «tutto-mercato», ilcapitalismo dovrà tornare a essereproduttivo e non solo finanziario-speculativo, le istituzioni interna-zionali - Fmi e Banca mondiale -hanno perso rappresentatività edovranno essere cambiate. Cosesemplici «non bisogna essere eco-nomisti per capirle, basta essereun tornitore meccanico comeme», aveva detto al mattino in unseminario con i tre sindacati con-federali. Semplici ma non sarà faci-le. E Obama - «straordinaria» lasua elezione, paragonabile solo aquella di Mandela in Sudafrica -avrà «l’opportunità si cambiare lastoria americana».

FINANZIARIA

Il piano anti-crisiancora non c’è.Tremonti: prestoaiuti alle imprese

EDITORIAINSUFFICIENTI LE FIRMEDEL REFERENDUM DI GRILLO«Insufficienti» le firme sul referendumsull'editoria promosso da Beppe Grillo.A farlo trapelare, per ora informalmen-te, è la Corte di cassazione che pro-prio ieri ha convocato l'ufficio centraleper sui problemi relativi agli ultimi refe-rendum. Grillo sarà convocato il prossi-mo 25 novembre per avere il diritto direplica. Il comico chiedeva l'abolizionedell'Ordine dei giornalisti, di quella deifinanziamenti pubblici all'editoria eprendeva di mira la legge Gasparrisulle frequenze tv. Per ricevere l'okdalla Cassazione avrebbe dovuto rac-cogliere 500mila firme a quesito.

DEMOCRATICIALLEANZE SOLO CON L’UDC?RUTELLI ATTENUA (POCO)E’ stato mal interpretato: FrancescoRutelli finge di attenuare la sua richie-sta di tagliare i ponti con la sinistra ecercare alleanze con l’Udc. La correttainterpretazione della formula «alleanzedi nuovo conio» sarebbe: «Il Pd farà lealleanze localmente con maggiore li-bertà; ma a livello nazionale l’alleanzanon va fatta a prescindere dal pro-gramma». Ma la spiegazione non reg-ge: anche l’Unione è stata un’alleanzasu un programma.

PRIMARIE GIOVANILA CANDIDATA RADICALE SIISCRIVE E SI AUTODENUNCIASi è iscritta al Pd e poi si è autodenun-ciata in quanto già iscritta ai RadicaliItaliani. Giulia Innocenzi, candidataalle primarie dei giovani democraticiora dovrebbe formalmente cadere sot-to la scure dello statuto Pd che le vie-ta la possibilità per lei di parteciparealla competizione del 21 novembre.Innocenzi prosegue la sua campagnaper la democraticità dei partiti e perl’applicazione dell’art. 49 della Costitu-zione. Ha annunciato di aver chiesto ilparere a una serie di costituzionalisti.

PALAZZOPISANU ALL’ANTIMAFIASD:«COMINCI DAL GOVERNO»Giuseppe Pisanu è il nuovo presidentedella commissione Antimafia. Il senato-re azzurro, ministro degli interni fino al2006, ha raccolto apprezzamenti bipar-tisan. Il Pd ha chiesto però che nellascelta dei vicepresidenti si lasci spazioall’opposizione. Claudio Fava di Sdinvece, ha consigliato a Pisanu di farpartire le indagini dal governo: «Chie-da al sottosegretario Cosentino, indica-to da cinque collaboratori di giustiziacome vicino al clan camorristico deiCasalesi, di dimettersi».

MILANOOIL FOR FOOD, TESTIMONE:«SOLDI PER FORMIGONI»Fabrizio Loioli, intermediario in campopetrolifero, ha ribadito al processo incorso a Milano per la vicenda Oil forFood, che gli imprenditori con cui erain affari gli dissero che dovevano rac-cogliere « 100 mila dollari da versarea un referente di Formigoni», in relazio-ne all'acquisto di due milioni di barilidi petrolio in Iraq, all’epoca dell’embar-go. Loioli aveva già raccontato l’episo-dio durante l’istruttoria. La Procuraperò non aveva preso alcun provvedi-mento nei confronti del presidentedella regione Lombardia, mai indagatoin questa vicenda. A processo è inve-ce Marco Mazzarino De Petro, in passa-to collaboratore di Formigoni.

IL SEGRETARIO DELLA CGIL GUGLIELMO EPIFANI /FOTO ALEANDRO BIAGIANTI

DALLA PRIMAGabriele Polo

Qualche correttivo, più for-male che sostanziale, maun piano anti crisi vero eproprio ancora non c’è. Idati (si pensi a quello diffu-so ieri dall’Istat sul crollodella produzione industriale)sono implacabili, e infatti ilministro dell’economia Giu-lio Tremonti ha annunciatoieri «un pacchetto di misurein arrivo a sostegno dell’eco-nomia reale, oltre agli inter-venti già contenuti in finan-ziaria». Riassumiamoli. Ilfondo per gli ammortizzatorisociali in deroga (soprattut-to di cassa integrazione stra-ordinaria si tratta) è statoaumentato da 450 a 600milioni di euro: un po’ pochi-no, se rapportato alla porta-ta della crisi in corso. Nulla,tra l’altro, per chi dai siste-mi di ’protezione sociale’ èescluso. Tremonti ha chiari-to che «c’è la massima at-tenzione al finanziamentodelle imprese» (su un prov-vedimento ad hoc il governosta lavorando), e ha fattoappena un accenno all’«inte-grazione, con altri fondi,degli strumenti di assistenzasociale, in un anno che nonsi intravede positivo». Tral’altro la Camera ieri ha ap-provato l’emendamento pro-posto dall’opposizione cheprevede la destinazione del-l’eventuale extragettito2009 alla riduzione del cari-co fiscale per i redditi dilavoratori e pensionati. Ap-provato, ma con le ’opportu-ne’ correzioni: i soldi in più(se ci saranno) dovrannoessere impiegati (ma non«esclusivamente» come chie-deva il centro sinistra) perla riduzione del fisco allefamiglie «con figli» e ai «per-cettori di reddito medio bas-so». Non aveva tutti i torti ilsottosegretario Vegas, duegiorni fa, a definire quest’ul-tima «una clausula di stile».Anche sull’erogazione «unila-terale» degli ’anticipi’ delcontratto degli statali è pas-sato l’emendamento Pd, eanche qui con la sua corre-zione: il ministro dovrà cioè«sentire» le organizzazionisindacali prima di procede-re, non essendo però in al-cun modo vincolato ad un’in-tesa con esse. Infine, le Au-tostrade, per le quali ogniaumento tariffario - ha dettoTremonti - non potrà piùessere svincolato (comeperaltro prevede il decretoapprovato l’estate scorsa)dagli investimenti effettuatisull’infrastruttura. Su unacosa comunque il ministrodell’economia è stato moltochiaro: i saldi della finanzia-ria non saranno ritoccati.Ciò che ossessiona Tremontiè il debito pubblico e il diffe-renziale (pari a 1,20 punti)che corre tra gli interessi suititoli italiani e quelli sui tito-li del debito tedesco. L’indi-catore denota il «rischiopaese» e i dati di Bankitaliadi ieri non sono rassicuranti:in agosto il debito è aumen-tato a 1667 miliardi, rispet-to ai 1654 di luglio. s. f.

BERLUSCONI

Prima Carfagna,poi usa il Milanper ricevere Lula

a cura della redazione politica

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pagina 6 il manifesto MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE 2008

POLITICA E SOCIETÀ

Sara Farolfi

«La nostra firma non chiude la questione». ParlaFranco Nasso, segretario generale Filt Cgil, cheil 31 ottobre ha firmato il contratto con Cai.

Guglielmo Epifani dice: «Letta si era ssunto il compitodi mediatore e lo deve fare sulle parti del contratto chenon corrispondono agli accordi firmati». C’è dunqueuna discrepanza tra gli accordi siglati a settembre a pa-lazzo Chigi e il contratto firmato il 31 ottobre con Cai enon sottoscritto da 5 sigle sindacali, le più rappresenta-tive tra piloti e assistenti di volo?C’è una corrispondenza sufficiente ma non esaustiva

tra gli accordi di palazzo Chigi e l’intesa del 31 ottobre.L’impostazione è coerente ma ci sono cose da verificare emettere a fuoco. D’altro canto quell’intesa stessa si reggesulla prima pagina dei contratti, ciò che poi è stato chia-

mato «il lodo Letta», in cui si dice esplicitamente che, incaso di difficoltà tra le parti, il garante è individuato nellapersona di Gianni Letta. Voglio dire che c’era la garanziadi una correzione in corso d’opera, perciò, insieme alle al-tre sigle confederali firmatarie, abbiamo chiesto a Cai l’av-vio di un tavolo di confronto e di verifica e una riunione èstata programmata per domani (oggi ndr).

A settembre la Cgil non ha firmato la prima versione de-gli accordi, dicendo che non poteva esprimersi per chidi fatto non rappresentava (piloti e assistenti di volo).Che cosa è cambiato da allora e perchè il 31 ottobreavete firmato nonostante i lavoratori non fossero d’ac-cordo?A settembre avevamo posto un problema di merito e

di metodo. Poi sono intervenute correzioni radicali tantoè vero che tutte le sigle sindacali hanno sottoscritto gli ac-cordi di palazzo Chigi. Quando abbiamo firmato il con-

tratto, il 31 ottobre scorso, non sapevamo che i piloti nonavrebbero accettato, e è chiaro che con quella sigla nonconsideriamo chiusa la questione. L’ultimo accordo sigla-to, ripeto, prevede delle verifiche: se tutti siamo d’accor-do sul fatto che valgono gli accordi presi a palazzo Chigi,allora credo che ci siano i margini per una ricomposizio-ne, e non credo di sbagliare se dico che questa è anche laposizione delle altre sigle firmatarie. Dopodichè è chiaroche se Cai non rispettasse l’intesa, chiederemo al gover-no di intervenire.

Il governo non sembra volersi fare desiderare. Pare anzialla ricerca dell’occasione buona - lo sciopero fasullo didue giorni fa, per esempio - per riformare la legge sul di-ritto di sciopero. E anche per quanto riguarda la trattati-va con Cai, e gli accordi siglati, non ti sembra si trattidi un tentativo di scrivere un nuovo modello di relazioniindustriali?

Sia il governo che Cai dovrebbero abbassare i toni. Daparte del governo, utilizzare la vicenda di ieri (due giornifa ndr) per modificare la legge sul diritto di sciopero èqualcosa di più di una strumentalizzazione: anche per-chè fino ad oggi nessuno ha violato le regole in Alitalia. Equanto a Cai, è evidente che non si è trattato di una nor-male trattativa. Abbiamo negoziato con un’azienda fallitae con una compagnia neonata - Cai - che ancora deve su-bentrare e che non ha nemmeno un capo del personale.Era però l’unico offerente e vorrei ricordare che sono giàstate aperte le procedure di mobilità per tutti i dipenden-ti di Alitalia.

Se alla fine i ’patti’ non fossero rispettati, la firma dellaCgil sarebbe messa in discussione?Non c’è un’alternativa credibile e non riesco a immagi-

nare altri scenari. Ne abbiamo viste troppe, sarebbe oradi finirla e di mettere le cose al loro posto.

Francesco PiccioniFIUMICINO

Lo sciopero non c’è, non c'è maistato. La mozione prodotta dal«comitato di sciopero», lunedì

pomeriggio, è servita soltanto al «circomediatico». Per montare un clima dilinciaggio contro chi lavora in Alitalia.Un clima che – fortunatamente – nonsi ritrova nella stragrande maggioran-za dei passeggeri, pur frustrati da lun-ghe attese e qualche volo cancellato.Del resto nessuno si è astenuto dal la-voro. E ben prima che il ministro deitrasporti precettasse tutti i dipendenti.Se vivessimo in un paese serio, qualcu-no condurrebbe uno studio decisivosu come si possano diffondere impu-nemente notizie destituite di ogni fon-damento. Attenderemo invano.

Il giorno dopo, tutto continua come

previsto. I lavoratori – tutti, dal perso-nale di terra agli assistenti di volo, ai pi-loti – sono presenti sul posto che spet-ta a ciascuno. E lavorano come previ-sto dalla manualistica operativa. Nes-suno può accusarli di nulla. Semplice-mente, non ci mettono quel «qualcosain più» per far funzionare l’insieme del-la compagnia. Quel qualcosa che pri-ma si sentivano in dovere di dare e cheora – di fronte all’ostilità del nuovo ac-quirente e soprattutto del governo –non è più nella loro disponibilità.

I ritardi si accavallano, com’è ovvioche sia quando una società è gestita –da un ventennio, ormai – da dirigentiinadatti al ruolo. O incompetenti. Al«varco equipaggi», teatro nei giorniscorsi di infuocate assemblee, solo pic-coli capannelli per scambiare le ultimeinformazioni, correggere le false vociingigantite dai media, ricucire le rela-zioni tra colleghi. Se ci fosse uno scio-pero qui sarebbero presenti in tanti.Ma non si vedono neppure i masaniel-lo improvvisati di qualche ora prima.

Le telecamere ripiegano sui passeg-geri in fila, i microfoni si accendono so-lo davanti a qualche immancabile esa-gitato. Mentre da Roma rimbalzano iproclami di guerra di una batteria diministri evidentemente in astinenzada «nemico interno». Anche il presi-dente del Senato, Renato Schifani,non evita di aggiungere la sua piccoladisinformazione: si è scusato di nonpoter essere a un convegno, a palazzoGiustiniani, a causa dello sciopero dipiloti e assistenti di volo. Che nonc’era.

Il più guerresco, per qualche ora, èstato il ministro dei trasporti, AlteroMatteoli, che si augurava «che la pre-cettazione serva, altrimenti ci sononorme anche di ordine penale». Vero,ma sarebbero valse se qualcuno non sifosse presentato sul posto di lavoro.Forse consapevole della poca utilitàdella sua precedente dichiarazione,provava a rinforzarla: «comincio a rice-vere telefonate di piloti che vogliono la-vorare, che aspettano Cai per avere unminimo di tranquillità». E’ tutto nor-male. Il ministro ha un figlio pilota, as-sunto nell’ultima tornata di chiamate

a tempo indeterminato.Altrettanto bellicoso il cosiddetto

«garante» degli scioperi nei servizi pub-blici, Antonio Martone, professore nel-l’ateneo confindustriale della Luiss.Sfoderando i suoi dati («3-400 personeche stanno astenendosi dal lavoro sen-za preavviso»: sono i titoli dei giornalidi ieri), ipotizzava un’«interruzione dipubblico servizio, quindi un illecito pe-nale». Si capiva subito che il suo pro-blema non era quel che avveniva negliaeroporti, ma la possibilità si sostene-re l’idea del ministro Maurizio Sacco-ni, ovvero un referendum consultivotra i lavoratori prima di indire uno scio-pero. Magari «in via sperimentale»(sempre prorogabile). Non potevamancare il ministro dell’interno, Ro-berto Maroni, che – forse a corto di in-formazioni dirette – si scagliava contropresunti «picchetti davanti all’aeropor-to, avvenuti ieri», garantendo che ciò«non dovrà più avvenire».

Il crescendo militaresco iniziava apreoccupare anche uno dei massimiresponsabili della situazione attuale,ovvero il segretario generale della Cisl,Raffaele Bonanni (come firmatario deicontratti Cai anche in assenza del con-senso dei diretti interessati): «a nessu-no venga in testa che iniziative sbaglia-te e isolatissime possano costituirel’occasione per regolamentare il dirit-to di sciopero». Chiudeva il cerchio deiripensamenti Guglielmo Epifani, segre-tario generale della Cgil, che ricordavale tre responsabilità: «di Cai e della suaincapacità di gestire un problema dipersonale; di una parte del governoche minaccia in continuazione invecedi ricercare coerenza di comportamen-ti; di un radicalismo estremo che nonfa gli interessi né della compagnia, nédei lavoratori». ne derivava un richia-mo al sottosegretario alla presidenzadel consiglio, Gianni Letta, affinchéeserciti «il compito di fare da mediato-re su quelle parti del contratto che noncorrispondono all’accordo firmato».Un’ammissione importante: tra l’ac-cordo firmato a settembre e i contrattiCai proposti in ottobre ci sono delle«non corrispondenze». E’ ora di met-terlo nero su bianco.

FRANCO NASSO (FILT CGIL) · Finora nessuno ha violato le regole in Alitalia, quello che fa il governo è peggio di una strumentalizzazione

«La nostra firma non chiude la questione e Cai deve rispettare gli accordi»

SACCONI ALL’ATTACCO«Una minoranza non può fermareil Paese: ci penserà una legge»

Il ministro del Welfare MaurizioSacconi ieri è tornato ad attac-care gli scioperanti: «Ora c'è unproblema di rispetto delle rego-le, delle leggi: non è possibileche minoranze paralizzino il no-stro sistema aeroportuale», hadetto ieri commentando gli ulti-mi avvenimenti di Alitalia. Secon-do Sacconi, «la precettazionedeve essere rispettata e le san-

zioni devono essere effettivamente applicate» e per questoè necessaria una legge che regolamenti gli scioperi. «Sonostati compiuti degli atti illegali, come realizzare un picchettodavanti all'accesso del personale di volo», ha poi aggiunto.Quindi, secondo il ministro, «è necessaria anche una legge,di cui abbiamo già discusso in Consiglio dei ministri, e sullaquale consulteremo le parti sociali, per poi davvero iniziarel'iter parlamentare«. «Abbiamo bisogno - ha concluso Sacco-ni - di realizzare un migliore equilibrio tra tutela del diritto disciopero e tutela dei diritti degli utenti dei servizi essenziali».Sull'iter per il salvataggio dell'ex compagnia di bandiera,comunque, secondo il ministro, «non si è tornati indietro».

Prosegue come previsto la mobilitazione: pieno rispettodelle norme operative. Governo e media contro i dipendenti,accusati di uno «sciopero selvaggio» mai neppure iniziato.Epifani (Cgil) richiama Gianni Letta perché eserciti il ruolo dimediatore sulle differenze tra l’accordo di ottobre e i contratti Cai

L’imprenditore è seduto insala d’attesa. Non è sconvol-to più di tanto per il ritardodel suo volo. E’ un uomonavigato e sa come vannocerte cose quando si voglio-no rovesciare in un sol colpotutte le regole consolidate.Anzi.«Tutto questo è una folliache ci potevamo pure rispar-miare».Come, scusi?«Stiamo pagando un prezzoa una scelta elettorale».Beh, questo lo sanno un po’tutti...«Sì, ma prima delle elezioni,nonostante quel che dicevaBerlusconi, non c’era nessu-na cordata di imprenditoriitaliani pronta ad entrare incampo. Poi dopo le elezioni,visto che le aveva vinte an-che grazie a questo, ha dovu-to trovare un grupo di parte-cipanti all’avventura».Non è stato difficile, dicelui...«E ci credo! Chi sono i mem-bri della cordata? Gente chegode di concessioni pubbli-che, immobiliaristi e costrut-tori edili che altrimenti nonavrebbero più vinto l’appaltonemmeno per un cavalca-via...».Beh, almeno un cavalieredei cieli ci sta...«Chi, Toto? Gli stanno facen-do un favore prendendosiAirOne. E poi, come li hafatti i soldi veri, Toto? Conl’autostrada Roma-L’aquila,i lavori pubblici, insomma lestesse cose degli altri dellacordata. E’ quello che ciguadagna di più, in definiti-va».Con queste premesse, la«nuova Alitalia» sembra de-stinata a schiantarsi al suo-lo peggio di quella vecchia.«Bah, se fanno entrare velo-cemente i francesi e li lascia-no gestire tutto, può ancherestar su. Certo, non è chesarà una compagnia dasbandierare con orgoglio ingiro per il mondo... Ma c’èquel problema di immagineper Berlusconi. Si ritrova adare ai francesi, per un toz-zo di pane, quel che gli hanegato sei mesi fa, quandoavrebbero pagato dieci voltetanto. Mi dia retta, è propriouna storia assurda».

ALITALIA IN LOTTA

INCONTRI CASUALI

Il punto di vistadell’imprenditoreTutti acaccia

delloscioperoNELL’IMMAGINEGRANDE, DUE TURISTIIN ATTESA AFIUMICINO /FOTO AP.NELLE FOTO PICCOLE,IN SENSO ORARIO,UNA HOSTESSALITALIA; EMMAMARCEGAGLIA;IL MINISTRO MAURIZIOSACCONI

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MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE 2008 il manifesto pagina 7

POLITICA E SOCIETÀ

METALMECCANICI · Riuscito in tutta Italia lo sciopero Fiom

Bloccata Fincantieri«Adesso l’integrativo»

Francesco Paternò

Roma Fiumicino-Milano Linate, andata e ri-torno, lunedì e ieri martedì. In tasca un bi-glietto Alitalia acquistato settimane prima,

che fa di chi scrive un perfetto cronista per caso.Lunedì mattina l’aeroporto di Fiumicino sem-

bra un concerto rock preso d’assalto. Di check innon se ne parla: uno o due impiegati per mille per-sone ovunque. Senza carta d’imbarco, scendiamoal gate 23. Un’unica hostess risponde paziente,niente insulti, un passeggero annuncia indignatoche cambierà compagnia, nessuno lo segue. Volicancellati per l’applicazione alla lettera del regola-mento da parte del personale Alitalia. «E’ sciope-ro!», macché, ci improvvisiamo sindacalisti e spie-ghiamo a un tipo che diamine, sarà capitato in uffi-

cio, «provi a rispettare tutte le procedure, il suo la-voro rallenta». «Vero. E’ uguale?». Uguale, più omeno. La hostess dispensa notizie (tipo: c’è un’as-semblea, «e che ne so quando finisce?»), mammamia quanto è difficile lavorare così. Stiamo permollare quando pronuncia la parola magica: im-barchiamo. «Mi mette su questo volo?». Ci rispon-de con uno sguardo all’ok Corral, si volta per digi-tare sul pc e, su un foglietto che abbiamo in ma-no, scrive a penna: 31J. «Va bene?». Voleremmocon lei in capo al mondo, ci tuffiamo senza cartad’imbarco sul bus, mentre tutto intorno è un insie-me di meno male, come se la terra avesse appenaevitato un impatto con un meteorite grande così.

Ieri mattina a Linate, siamo pronti a restituirequel che la cortesia di una hostess ci ha regalato ilgiorno precedente. Comodi in fila vip di Freccia

Alata e Ulisse, quando l’impiegata fa passare avan-ti quelli di un volo per Bruxelles. Un tipo elegantee rasato protesta: «E noi? Ma chiudetela questa Ali-talia, così vi levate dai maroni!». L’impiegata, cheè della Sea e non s’intende di Alitalia (e men chemai di «maroni»), non batte ciglio. Il tipo sparisceappena una signora di colore spedisce la sua Afri-ca sul volo Az, quattro valigioni formato mammu-th. Antisindacale ma non razzista, una buona noti-zia. Ritiriamo la carta d’imbarco, la polizia stazio-na perché c’è un esagitato, ma è altrettanto solo.Più rassegnazione che rabbia. Ecco Michela Bram-billa, sottosegretario al turismo. Grande aplomb, li-bera i suoi accompagnatori solo quando sente lasgasata del bus sulla pista. Ci vuole un altro mira-colo per partire, avviene. Che è quello che poi civorrebbe per salvare l’Alitalia e i suoi lavoratori.

Alessandra FavaGENOVA

I l blocco della Fiom alla Fin-cantieri è riuscito in tutta Ita-lia. La produzione è stata fer-

mata nei cantieri di Monfalcone,Marghera, Ancona, Palermo, Ca-stellamare di Stabia, Sestri Ponen-te, Riva Trigoso e Muggiano e nel-le sedi amministrative e di proget-tazione di Genova e Trieste. Allemobilitazioni hanno aderito lavo-ratori diretti, in appalto e subap-palto e iscritti agli altri sindacaticome la Fim-Cisl. Solo stamatti-na riprendono le attività dei 9 mi-la diretti e almeno 15 mila lavora-tori in appalto sparsi per l’Italia,in vista di un quarto incontro conl’azienda martedì prossimo sulcontratto integrativo scaduto amaggio.

«E’ stato un grande successodappertutto - commenta il coor-dinatore nazionale Fiom-Cgil del-la cantieristica navale, SandroBianchi - Per noi è uno scioperoche ha un significato importante.Primo perché Fincantieri negli ul-timi incontri ha presentato unavera e propria contro-piattafor-ma, che esprime la linea di Con-findustria: niente aumenti, nien-te cifra fissa, solo un salario varia-bile con una variabilità a rischio».Secondo punto, rimarca Bianchi,la partecipazione col blocco tota-le dei cantieri è una risposta fortea chi diceva che lo sciopero nonserviva a niente. E infatti ci sonostate adesioni fortissime ovun-que, anche tra iscritti alla Fim.

La giornata di mobilitazione èpartita alle 6 a Marghera e Mon-falcone, qui con nutrita presenzadi polizia nel primo cantiere, sen-za però che si sia verificato alcunincidente. Ad Ancona hanno fat-to uno sciopero a scacchiera, re-parto per reparto, per 30 minutibloccando per mezz’ora i settoristrategici. In Liguria si è scelta lamodalità dello sciopero a sin-ghiozzo, nelle prime tre ore di tur-no. A Sestri Ponente - che conta850 lavoratori diretti e 2 mila inappalto (con punte di 2500) - alle9 operai, impiegati e tecnici han-no bloccato i cosiddetti «scalan-droni», le rampe di accesso allanave, in questo caso una Costa

da consegnare nel 2009, un’Ocea-nia e anche a un troncone di unaterza nave. Tutto è partito daun’assemblea in mensa l’altro ie-ri nella quale i sindacalisti hannospiegato che si scioperava ancheper i lavoratori in appalto e subap-palto, sfruttati alla grande comehanno dimostrato diversi episodinegli ultimi anni: dalla rissa traun falegname e il titolare dellasua ditta che non lo pagava damesi, denunciato dalla Filcem, fi-no alla vicenda risolta solo neigiorni scorsi (grazie a prefetto eConfindustria) dei mancati paga-menti di una ditta che terminatoun subappalto nei cantieri liguridoveva ancora 70 mila euro a unasessantina di persone. A Riva Tri-goso, come al Muggiano a Spe-zia, i lavoratori ieri hanno stoppa-to le portinerie creando una codalunghissima di camion e c’è stataanche una scaramuccia intorno auna troupe tv che i lavoratori ac-coglievano e le guardie del cantie-re tentavano di allontanare.

La mobilitazione nazionale, co-me spiega anche Bruno Manga-naro della Fiom genovese, «è unmessaggio all’azienda con la qua-le abbiamo un incontro naziona-le martedì prossimo, il 18 novem-bre. Se Fincantieri si ripresentacon le stesse condizioni, faremoaltre proteste. Sinora hanno datosoldi agli azionisti, ora anche i la-voratori hanno diritto ad averequalcosa». Quel qualcosa per laFiom si traduce nelle richieste diuna piattaforma approvata a mag-gioranza assoluta in un referen-dum tra i lavoratori lo scorso lu-glio, che prevede un aumento di315 euro al mese per i dipendentidiretti e di una quota da suddivi-dere tra i lavoratori delle ditte inappalto non ancora quantificatama leggermente inferiore a quei315. «L’azienda ha commesse dinavi sino al 2010 e non conosceancora crisi - spiega Manganaro -Scarica le sue incapacità organiz-zative sui lavoratori puntando sul-la flessibilità e chiedendo di au-mentare la produzione del30-40% ». A rischio sono sempredi più gli interni, compresi gli in-gegneri. Persino la progettazionenegli ultimi due anni è stata ap-paltata a pezzi, all’esterno.

Fr. Pi.

Paolo Maras, assistente di volo ecoordinatore dell’Sdl, è statol’ultimo a prendere la parola –

nell’assemblea dell’altro ieri – per bloc-care la mozione che proclamava unosciopero che nessuno avrebbe fatto.

Cos’è successo lunedì?In una situazione determinata da

un governo che ha gestito – non da ar-bitro terzo – una partita difficilissima,con atteggiamento di assoluta chiusu-ra e disprezzo verso la gente che lavo-ra e perderà il posto, la tensione è allestelle. Le preoccupazioni sono sacro-sante. E’ molto facile, se non si ha ilpolso della situazione, e soprattutto senon si valutano stato d’animo e conse-guenze, che qualcuno decida di dichia-rare una cosa inopportuna quantoinefficace – anzi: dannosa – e che sem-bri in quel momento la cosa giusta. E’drammaticamente fisiologico, nelle si-tuazioni di tensione. Ma maggiore èl’esperienza, maggiori sono le colpe.

Sul piano pratico è cambiato poco,ma su quello mediatico...

Era molto tempo che qualcuno spe-rava di poter dare una notizia del gene-re: «pazzi scriteriati irresponsabili» e«grande spaccatura tra i lavoratori».Nella realtà, lo sciopero è stato dichia-rato in un minuto e un minuto dopo,anche per effetto della precettazione,è come se non ci fosse mai stato. Il dan-no c’è stato comunque: il disorienta-mento tra i lavoratori. Noi non abbia-mo mai abbandonato la presenza traloro. Stamattina (ieri, ndr), nel desertogenerale, siamo stati gli unici a esserelì. A parlare anche con gli arrabbiati,anche con chi ci ha poi detto candida-mente «mi sa che ieri abbiamo fattouna cazzata...»

A questo punto come andate avanti?Vale il «codice di comportamento»

deciso una settimana fa. Non abbiamo

nessuna intenzione di cedere su unconfronto che la Cai dichiara chiuso.Siamo convinti ci sia tutta l’energia ne-cessaria perché la situazione assumacontorni tali da far riconsiderare la po-sizione assunta. Sia da governo chedalla Cai.

L’obiettivo resta perciò la convoca-zione da parte di governo e Cai?

L’obiettivo vero di un governo, sevuole avere un compagnia che funzio-ni e rispondere in modo intelligente al-le richieste sociali di tutela e protezio-ne dei lavoratori, dovrebbe essere diverificare le condizioni applicative del-l’intesa e vedere come minimizzarel’impatto sociale della vendita.

E per quanto riguarda la Cai?Ha dimostrato – in quello che ha

proposto e nell’atteggiamento al tavo-lo – quel che pensa dei lavoratori e diun settore che non conosce affatto, co-me quello del trasporto aereo. Le di-chiarazioni di Sabelli (a.d. di Cai, ndr)che ripete di «ricercare il miglior mate-riale umano al minor costo» la dice lun-ga sulla visione approssimativa di que-sto settore. Se si vuole l’eccellenza,«chi più spende, meno spende». Chenon significa pretendere di essere ul-trapagati, ma valutare il giusto compe-tenze e capacità.

Epifani invita Gianni Letta a esercita-re il suo ruolo di «garante»...

Ricordo che Epifani, il giorno dopola firma apposta anche dalla Filt, lan-ciò un monito sia alla Cai che alle orga-nizzazioni sindacali: che non ci si pote-va sempre rivolgere a zio Letta» per ri-solvere tutti i problemi. Infatti, «zio Let-ta» non può essere il garante ultimodella verità degli accordi. Dovrebbe in-vece aiutare – come fa un governo «ter-zo», non parte in causa – a trovare del-le soluzioni capaci di rispondere allenecessità assolute che ci sono. E chenon sono solo «richieste sindacali».

Come proseguite la mobilitazione?Attraverso un rispetto scrupoloso

delle procedure, peraltro connaturatoa un lavoro particolarmente specializ-zato, a tutti i livelli: piloti, assistenti divolo, operai, ecc. Fin qui abbiamo sup-plito a tutta una serie di carenze. Quan-do ci sente dire «non ci servi più, vatte-ne», cambia qualcosa. Quel che faccia-mo ora è quel che bisogna fare. E congrande scrupolo e professionalità.

L’ effetto Cina è già finito: ilmaxi piano (600 miliardidi dollari) di sostegno

dell’economia varato dal gover-no di Pechino che lunedì avevasospinto i mercati, ieri è già sfu-mato e le borse hanno ricomin-ciato a perdere. A iniziare dallepiazze asiatiche: la borsa di To-kyo che lunedì era rimbalzata dioltre il 5%, ieri è tornata indietrodel 3%. Quello che domina l’an-damento estremamente volatiledei mercati è la paura della reces-sione. E gli effetti si vedono an-che sulle quotazioni del petrolioche hanno sfondato al ribasso lasoglia dei 60 dollari al barile per ilWti, mentre il Brent veniva scam-biato sotto i 55 dollari.

La caduta delle borse asiaticheha provocato scossoni anche sul-le piazza europee che hannochiuso tutte con perdite compre-se tra il 3 e il 5 per cento, brucian-do circa 300 miliardi di euro di ca-pitalizzazione. Profondo rossoanche per le borse statunitensiche operavano nonostante ierifosse il Veteran’s day, cioè l’anni-versario della fine della primaguerra mondiale. A spingere al ri-basso le quotazioni negli Statiuniti soprattutto i titoli automobi-listici e in particolare quelli dellaGeneral Motors che secondo ilquotidiano londinese FinancialTimes valgono praticamente ze-ro essendo il gigante dell’auto difatto fallito. A meno che non arri-veranno aiuti pubblici che Oba-ma ha chiesto a Bush, ma che ilpresidente ancora in carica nonsembra intenzionato a concede-re.

Tornando all’Europa, tra lepiazze con la peggiore perfor-mance, la borsa di Milano: il Mi-btel ha chiuso in discesa del5,13% e a spingere il ribasso han-no contribuito le quotazioni del-le banche. In particolare Unicre-dit e Banca Intesa che ieri ha pre-sentato la trimestrale (luglio/set-tembre) che si è chiusa con unutile netto di 673 milioni control’1,4 miliardi dello stesso periododel 2007, mentre i conti dei primi9 mesi dell’anno presentano unutile netto di 3,8 miliardi di eurodai 6,7 miliardi dello stesso perio-do dello scorso anno. In termininormalizzati, escludendo cioè daentrambi i periodo le componen-ti non ricorrenti e il risultato dinegoziazione, il profitto nettopresenta, tuttavia, un incremen-to del 13,9%. Ma quello che sem-bra aver sconvolto i mercati (e i ri-sparmiatori) non è stato tanto lacaduta (attesa) dell’utile, ma il fat-to che al termine del Cda è statocomunicato che il consiglio di ge-stione proporrà di non procede-re alla distribuzione di dividendicash per l’esercizio 2009. E que-sto «per rafforzare rapidamente icoefficienti patrimoniali dellabanca ed evitare che il gruppovenga percepito come non ade-guatamente patrimonializzato».Dopo la diffusione del comunica-to, i titoli di intesa sono precipita-ti perdendo oltre il 15%. (r. t.)

MERCATI

Borse a picco.Intesa non daràdividendo cash

Diciassette conti in diverse banche svizzere, intestati ai fratelli Antonio edEmma Marcegaglia, e al padre Steno, fondatore della dinastia dell’accia-io. Adesso sono «congelati» dal governo elvetico, che ha scritto alla pro-cura di Milano per chiedere cosa farne. Quattro di quei conti erano giàstati scandagliati per l’inchiesta Enipower, storia di tangenti per commes-se milionarie. A marzo 2008, Antonio Marcegaglia ha patteggiato unapena (sospesa) di 11 mesi per corruzione, e ha pagato oltre 6 milioni dieuro. Ora sui conti indaga l’Agenzia delle Entrate di Mantova, per verifica-re eventuali reati fiscali. La notizia è comparsa ieri sulla «Repubblica»:i conti sarebbero stati utilizzati per riversarvi i guadagni su acquisti di ac-ciaio, fatti attraverso società di trading e offshore. Il gruppo ha dichiara-to: «Tutta la nostra attività è in regola con le normative fiscali italiane».

IN VIAGGIO CON ALITALIA

Manoi li voliamobene lo stesso

PAOLO MARAS (SDL)

«Il governo siagarante, nonparte in causa»

STENO, ANTONIO E EMMA MARCEGAGLIAIn Svizzera 17 conti per i proventi sull’acquisto di acciaio. Indaga il fisco

SPAGNA

Nissan tagliaEsplodela protestadei lavoratoriEsplode la protestadei lavoratori spagnolicontro il piano di licen-ziamenti annunciatoda Nissan, la casa au-tomobilistica giappone-se, in Catalogna. Ilsettore dell’auto è incrisi nera in tutto ilmondo (solo in Europale vendite sono crolla-te del 4,4% nei priminove mesi dell’anno),così ieri anche il colos-so giapponese, sullascorta di quanto giàfatto da Ford eVolkswagen, ha annun-ciato in ottobre unacorposa sforbiciataall’organico degli im-pianti spagnoli perfare fronte al crollodella domanda. Ciòche forse la multinazio-nale non prevedeva èla risposta dei lavorato-ri spagnoli, che ierihanno preso a lanci diuova, pietre e oggettivari la sede commer-ciale Nissan di Barcel-lona, contro la decisio-one di tagliare 1680posti di lavoro. L’inter-vento della polizia nonha fatto che acuire latensione, e gli stessipoliziotti sono statifatti bersaglio di lancidi pietre e uova. Leproteste dei lavoratorinon hanno risparmiatoneppure il premier so-cialista Zapatero e ilpresidente del governocatalano, con la richie-sta di «un’opposizionefrontale a un piano diristrutturazione» che,dicono le organizzazio-ni sindacali, «è ingiusti-ficato».

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POLITICA E SOCIETÀ

Giorgio Salvetti

Aun passo dalla fine dell’accani-mento giuridico sul caso diEluana Englaro, la ragazza che

da 1992 viene nutrita con un sondino,la Chiesa ci mette ancora una volta lozampino. Ieri il procuratore generaledella Cassazione ha chiesto che ven-ga dichiarato inammissibile il ricorsodella Procura di Milano contro la sen-tenza che a luglio aveva giudicato le-gittimo sospendere l’alimentazioneforzata di Eluana. Apriti cielo. La san-ta sede è subito intervenuta a piedigiunti. Il cardinale Javier Lozano Bara-gan, presidente del consiglio per la sa-lute del Vaticano, ha detto che se la so-spensione dell’idratazione e dell’ali-mentazione fosse messa in pratica sitratterebbe di una «terribile morteper fame e per sete, una mostruositàdisumana, un assassinio». Mentre ilpapà di Eluana, per rispetto della cor-te che si è riunita in camera di consi-glio, ha preferito un dignitoso no com-ment, le gerarchie ecclesiastiche nonhanno saputo mantenere il voto del si-lenzio.

Secondo il procuratore alla Cassa-zione, Domenico Iannelli, il pm di Mi-lano non avrebbe dovuto portare lasentenza all’esame della corte di Ro-ma perché non riguarda una questio-ne di «interesse generale e pubblicoma si tratta di una tutela soggettiva eindividuale». Significa che il caso diEluana è stato indebitamente trasfor-mato in una questione di stato e sullapelle di quella ragazza e della sua fa-miglia si sta giocando un partita giuri-dica che prescinde dalla sua vicendapersonale. In subordine, il procurato-re ha chiesto che venga accolta solo laprima motivazione del ricorso che ri-chiedeva un ulteriore accertamentodello stato di Eluana per valutare le«effettive condizione di irreversibilitàdello stato vegetativo permanente».Una sorta di esame di stato medicopermanente.

«Non ho nulla da dichiarare, nellamaniera più assoluta». Beppino Engla-ro, lo stoico papà di Eluana, ancoraun volta non ha voluto commentarema ha voluto esserci, in prima fila, da-vanti alla corte di Cassazione. Rispet-toso, ancora una volta, delle istituzio-ni che hanno potere di vita e di mortesu sua figlia. Solo quando l’udienza èterminata si è ritirato per tornare aLecco dove attenderà la sentenza. Isuoi avvocati sono soddisfatti della ri-chiesta di inammissibilità avanzatadal procuratore. «Secondo noi - ha di-chiarato Franca Alessio, curatrice diEluana – la Procura di Milano non eralegittimata ad impugnare la sentenzadi luglio. A nostro giudizio quel decre-to della corte d’appello va applicatoaltrimenti non si metterà mai la paro-la fine». Secondo Alessio la procura diMilano «si è lasciata trascinare da me-dici e neurologi che la pensano in mo-

do diverso e ritengono che si possa so-stenere che ci sia ancora una possibili-tà di vita, mentre continuare così sa-rebbe impietoso».

L’avvocato Vittorio Angiolini, lega-le del signor Englaro, è fiducioso: «Bi-sogna lasciare alla Corte di Cassazio-ne la serenità per prendere questa de-cisione. La discussione è stata ampiae credo che la Corte abbia tutti i mate-riali per decidere». L’avvocato Angioli-ni aveva chiuso la sua arringa davantialla Corte con un appello: «E’ ora cheEluana venga lasciata morire comechiede suo padre da 16 anni. Lo sco-po della procura di Milano è quello diun accertamento che non abbia maifine. Una cosa contraria ad ogni prin-cipio epistemiologico che porterebbead un livello tale di trasformazioneper cui il medico diventerebbe coluiche si impadronisce della vita altrui».Angiolini ha anche citato il vangelo se-condo Giovanni dove dice che anchedi fronte alla resurrezione di Lazzaro,Gesù ringrazia Dio perché sa che ne-anche lui può disporre della vita al-trui e dare miracoli, ma si deve attene-re alla volontà divina.

Per il Vaticano, evidentemente,contano di più la volontà di papa Rat-zinger & Compagnia e il potere deisondini. Le dichiarazioni del cardina-

le Barragan hanno rotto quel silenzioche pure era stato invocato anche dalcardinale di Milano Dionigi Tettaman-zi. Solo in un secondo momento Bar-ragan ha tentato di camuffare il suointervento. «Non mi sono riferito allaCorte di Cassazione e al suo lavoroma ho solo voluto ripetere la dottrinadella Chiesa rispetto al vivere e al mo-rire. Parlavo in generale in osservanzadel quinto comandamento: non ucci-dere. Non mi riferivo a nessun casospecifico». Ma il tempismo delle sueparole non è opera della divina provvi-

denza.Il giudizio definitivo della Cassazio-

ne dovrebbe essere reso noto entropochi giorni. Anche se le camere riuni-te della Cassazione avrebbero a dispo-sione fino a 30 giorni di tempo perpronunciarsi, la sentenza «verrà pub-blicata nel più breve tempo possibiletenuto conto della particolarità del ca-so», ha reso noto il primo presidentedella Cassazione Vincenzo Carbone.E speriamo che poi Eluana possa esse-re finalmente lasciata in pace dalleleggi di dio e degli uomini.

Giusi MarcanteBOLOGNA

Chissà come sarebbe la città se una sera a una certaora i locali spegnessero le luci e abbassassero la ser-randa? Potrebbe accadere, a Bologna, dopo l’emissio-

ne dell’ordinanza del sindaco Sergio Cofferati (grazie ai pote-ri conferiti dal decreto Maroni) che chiude alle 22 cinqueosterie di via del Pratello, zona storica della vita notturna sot-to le due Torri. Quella della serrata è una delle proposte sulcampo da parte del movimento di solidarietà che si sta coa-gulando attorno ai gestori colpiti che, dopo lo shock iniziale,sono passati alla reazione. Perché in gioco non ci sono solo iposti di lavoro (e non è poco) e la sopravvivenza di alcune at-tività commerciali. C’è anche un’idea di città e di come si de-vono affrontare i conflitti tra diversi modi di vivere la notte.Gli osti hanno anche inviato un telegramma al leader del Pd

Walter Veltroni. Un gesto che coglie, sul filo dell’ironia, il ri-sultato politico dell’ordinanza che è stato quello di spaccarela giunta: la vicesindaco Adriana Scaramuzzino ha censura-to il comportamento di Cofferati, che ha agito in solitudine,ma in particolare ha ricordato i 280mila euro stanziati perun progetto di mediazione sociale nella strada. Una sorta dilaboratorio partecipato tra residenti e gestori dei locali cheha portato interessanti risultati: ad esempio l’uscita allo sco-perto di un gruppo di persone che vivono al Pratello sonocontrarie all’ordinanza coprifuoco e si sono costituite in co-mitato. Sono in programma numerose iniziative: la stesuradi un manifesto ’pro osti’ aperto alla firma di personaggi delmondo della cultura e dello spettacolo, una cena-assembleaall’aria aperta venerdì sera. Per dirla col volantino apparsoche si chiudeva con il testo della Canzone di notte n˚2 diFrancesco Guccini: «I moralisti han chiuso i bar e le moralihan chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori».

Luca Fazio

Anche se proprio ieri, tra lealtre vergogne contenutenel ddl sulla sicurezza, il Se-

nato discuteva dell'apposito regi-stro per le persone senza fissa di-mora, va detto a scanso di equivo-ci che non sta scritto da nessunaparte che la schedatura dei barbo-ni preveda la possibilità che venga-no bruciati mentre dormono suuna panchina. Eppure, è succes-so.

Il primo uomo a finire nell’ap-posito registro istituito dal mini-stro Maroni si chiama Andrea Se-veri, ha 46 anni, e tutta Italia ades-so sa che fino all’altra notte dormi-va in un giardinetto di Rimini: og-gi invece si trova nel centro ustio-nati dell’ospedale di Padova. Lohanno ricoverato d’urgenza dopoche alcuni sconosciuti gli avevanodato fuoco, non prima di averlo in-zuppato di benzina. Ha il corpo co-perto di ustioni di secondo e terzogrado, ma non sta morendo. Dueragazzini rumeni sostengono diaver assistito alla scena, e la poli-zia non dovrebbe faticare più ditanto per arrestare i colpevoli.

«Non siamo Milano, o Roma,vogliamo ancora scandalizzarciper un fatto come questo – sbottaCristian Gianfredda dell'associa-zione La Capanna di Betlemme aimicrofoni di Radio Popolare – que-sto è un evento che cambia le car-te in tavola in questa città di pro-vincia, è un brusco risveglio inuna realtà che non conosciamo».Di Andrea Severi dice che è un uo-mo mite, che era benvoluto nelquartiere, che era solitario ma so-cievole, e che su quella panchinaaveva trovato un suo equilibrio.

«Bisogna commentare con indi-gnazione», aggiunge il presidentedella Federazione organismi per-sone senza fissa dimora (Fiopsd).«La cultura dell’intolleranza sta di-lagando, negata da tutti ma prati-cata nella realtà: basti pensare alleultime proposte legislative sulla re-sidenza anagrafica». La realtà, o ilnuovo contesto in cui è maturatal’aggressione – un raccapricciantetentato omicidio – lo spiega Mani-la, una ragazza del LaboratorioPaz di Rimini che ieri sera ha con-vocato un presidio «contro i rigur-giti della violenza e dell'intolleran-za»; non si azzarda a fare ipotesi,

spiega solo come il paradigma si-curitario abbia già cominciato acambiare il volto di una città chesi racconta sempre accogliente eospitale: «Nell'ultimo anno a Rimi-ni ci sono state diverse aggressionicontro stranieri e ragazzi del cen-tri sociali, a colpi di molotov o conpiccoli attentati ai danni delle ma-cellerie islamiche. Basta guardarele scritte fasciste sui muri per capi-re che il clima è cambiato».

Il più sconvolto sembra essereproprio il sindaco di Rimini, Alber-to Ravaioli (centosinistra), lo stes-so che a suo tempo si è fatto cono-scere per le muscolari ordinanzecontro i venditori ambulanti, rin-corsi sulle spiagge come criminali:«Rimini oggi è un po’ più debole».Adesso è lui che «interroga» la poli-tica: «Il gravissimo, drammaticoepisodio accaduto l’altra notto invia Flaminia deve obbligatoria-mente far rialzare la guardia demo-cratica da parte della città e dellacomunità intera. L’assalto versouna persona debole non è una ra-gazzata o opera di balordi ma ilfrutto di azioni criminali permea-te da una mentalità profondamen-te violenta, discriminatoria, intol-lerante, sopraffattrice. E allora tut-to ciò interroga la politica, la socie-tà, la scuola, la famiglia, e soprat-tutto dimostra come nel paese lavera emergenza sia quella educati-va».

Dopo un fatto come questo, èdifficile andare al risparmio conl'indignazione. Attacca ma con pa-role misurate Anna Finocchiaro,presidente del gruppo del Pd al Se-nato (dove nel silenzio generaleproprio in questi giorni si stannodiscutendo nuove norme razzistein nome della «sicurezza»). «E’chiaro che in questi casi è difficilestabilire rapporti di causa-effetto,tuttavia il fatto accaduto è gravissi-mo e avviene in un clima di intolle-ranza esagerato in cui si produco-no anche gesti estremi». Comesempre a testa bassa, invece, gliesponenti dell’Italia dei Valori(Idv). Francesco «Pancho» Pardi:«Quando al governo ci sono indivi-dui che ironizzano sulle personedi colore, pontificano sulla sicurez-za dei bianchi ricchi autorizzandoronde notturne, classi-ponte e re-gistri pubblici per i senzatetto, ec-co quello che accade nel paese: ilrazzismo e l'intolleranza genera-no violenza inaudita». Il senatoreFelice Belisario ne approfitta addi-rittura per avanzare una proposta.«Ci auguriamo che la maggioran-za di governo voglia ridurre i tonidella sua intolleranza xenofoba,razzista e classista, compiendo ungesto concreto: ritirando, peresempio, l’incivile proposta di unregistro per le persone senza fissadimora, approvato dalla stessamaggioranza».

A poche decine di chilometri,però, è un altro comune a fare unpo’ di chiarezza sulle violenze distrada. Il comune di Parma ha de-ciso di punire con sanzioni disci-plinari e trasferimento ad altro in-carico i vigili accusati di aver aggre-dito e picchiato, a ottobre scorso,Emmanuel Bonsu Foster, giovanestudente ghanese. Dopo aver lettola relazione in aula, il sindaco diParma Pietro Vignali ha subitochiarito che «il fatto di cui stiamoparlando è un fatto episodico».Ma è pur sempre un inizio.

SCERIFFI · Cofferati nei guai, l’ordinanza chiudi-osteria spacca la giunta

Bologna si ribella contro il coprifuoco

EMBRIONI · Arriva il primo avvertimento a Obama

Il più grave episodio di stampo fascista in riviera - l’unico per cui sia statocondannato un segretario provinciale di Forza Nuova - è accaduto a Rimininon più tardi di un anno e mezzo fa. E’ il il 24 settembre 2007, quando un«commando» guidato dal leader locale di Fn, Cesare Bonetti, prova ad incen-diare il centrosociale Laboratorio Paz, tentando anche di sequestrare un uo-mo che viveva all’interno della struttura. I carabinieri li fermano appena intempo: stanno per spargere quindici litri di solvente infiammabile all’interno.Giusto qualche mese prima, tra febbraio e giugno 2007, i nove militanti neofa-scisti hanno dato fuoco ad una macelleria islamica e ad un altro negozio mu-sulmano. La sentenza sull’episodio è arrivata l’11 giugno scorso e, a sorpresa,il tribunale di Bologna ha deciso di non riconoscere l’aggravante eversiva, con-dannando tutti per tentato incendio e tentato sequestro di persona. (sa. m.)

Non lo cita mai ma si capisce bene con chi ce l’ha, il cardinal Javier Lozano Barra-gan, ministro della salute vaticano. «No alle ricerche e all’uso di cellule staminali diorigine prenatale, sì a quelle sulle cellule adulte e da cordone ombelicale». Il Vatica-no lancia il primo avvertimento all’indirizzo del presidente Barak Obama. Un vero ’alto-là’ lanciato a Città del Vaticano, rispondendo a una domanda del Washington Postcirca le «preoccupazioni» d’oltretevere per gli orientamenti del neopresidente Usa. Peril cardinale «le leggi sulle staminali si devono considerare secondo i progressi dellascienza attuale», e studi recenti darebbero «valenza positiva alle cellule adulte o pre-levate da cordone ombelicale». La prudenza che il cardinale ha mostrato nelle rispo-ste successive non attenua l’ avvertimento a Obama, che potrebbe finanziare la ricer-ca sulle staminali embrionali. Non è ancora chiaro del resto cosa voglia cambiare ilneopresidente, votato dal 54 per cento dei cattolici, ma il tema è tra quelli già segna-lati al presidente dalla conferenza episcopale americana, insieme all’aborto.

FASCISTI IN RIVIERAQuel precedente un anno fa. Targato Forza nuova

SICUREZZA · E a Parma puniti i vigili del pestaggio

Rimini, un senzatettobruciatomentre dorme

CASO ENGLARO · Santa Sede contro la Cassazione alla vigilia della decisione

Scomunica vaticana:«Èunassassinio»

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MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE 2008 il manifesto pagina 9

I L M A N I F E S T O I N T E R N A Z I O N A L E

LaguerraGuglielmo RagozzinoMATEARE (NICARAGUA)

Icittadini del Nicaragua sono convintiche il loro paese sia benedetto da dioquanto alla ricchezza e allo splendore

dell’acqua. Sono però disperati perchénon hanno saputo conservare per sé e per ifigli la loro ricchezza lasciando che qualcu-no la rubasse, per venderla, usarla, sporcar-la in vario modo. Così l’acqua, da fantasti-ca risorsa, si è trasformata nel suo opposto,un pericolo mortale.

Il viaggio della Carovana comincia in unmondo difficile. Le prime due tappe, sonoesperienze di passione e di miseria sofferteda popolazioni povere; due tappe successi-ve riguardano comunità che lottano con-tro le conseguenze: le malattie e le mortidovute all’acqua malsana, l’acqua nemica.Si comincia da Mateare, pochi chilometri asud della capitale.

Mateare è un grande comune di trenta oquarantamila abitanti, dispersi in otto odieci comunità minori. Per esempio una diqueste, Brasiles che ci accoglie, ha la fortu-na di essere sul bellissimo lago di Mana-gua. I brasilesi ne parlano però, con qual-che motivo, come del lago più inquinatodel mondo. C’è l’acqua nera che oggi am-morba i pozzi dai quali da tempo immemo-rabile la popolazione tira la sua acqua, perle necessità domestiche e per l’orto e i cam-pi; c’è l’acqua di scarico delle fabbricheche finisce nella falda, dove confluisconoanche i veleni dell’agricoltura industriale.Sulla strada si vede una fabbrica, modernadi aspetto, «Holcim tessile». Forse è quelladi cui parla un documento che la cooperati-va locale ci fa leggere. «All’altezza del chilo-metro 15 e 500 della ‘carretera nueva’ perLeon, presso l’entrata del cimitero vecchio,a 500 metri dalla carretera, è sorto uno sta-bilimento a capitali asiatici da parte di im-prese locali. E con questo tutte le acque ne-re della città di Sandino sono sfociate neiterreni comunitari». Il danno maggiore de-riva dal fatto che le acque nere non sonotrattate; ne consegue un odore fetido, cheimpedisce alla popolazione dei barriosSayda Gonzales e los Castros perfino dimangiare in pace.

La comunità ha fatto ricorso al ministe-ro della salute, familiarmente Minsa, e aquello delle risorse naturali e dell’ambien-te, Marena. Ma inutilmente: a Mateare «leistituzioni pubbliche non applicano le pro-prie stesse leggi in difesa del liquido vita-le». Così le acque di superficie e profondesi contaminano senza rimedio con tutti iveleni possibili e poi scendono al lago, sot-to forma di fango putrido. Le ultime imma-

gini sono una donna che cammina conuna gran cesta di bellissimi pesci invitanti,tratti dal lago e più in là, lungo uno scivoloche spezza la fitta vegetazione tra la stradae il lago, un potente fuoristrada che trainafino in acqua un motoscafo da diporto, pi-lotato da una giovane donna.

La bombaIl saper fare in tema di acqua spetta sem-

pre più spesso alle donne, anche da questeparti. Una donna di Abangasca, parlandodal palco, elencherà tutte le buone coseche le donne, le mujeres, sanno fare conl’acqua pulita. Nell’elenco al quarto o quin-to posto, dopo lavare i panni e i bambini etenere pulita la casa, c’è un «lavare gli uo-mini», los barones, che rinvia a saperi co-muni e antichi.

La ricerca che la Carovana compie perraggiungere la comunità indigena di Aban-gasca non è semplice, ma alla fine ha suc-cesso, anche con la mediazione di LuigiPartenza del Cospe, e si conclude quandoci viene incontro una donna gigantesca esorridente, alta almeno tre metri, accompa-gnata da un altro personaggio, piccolissi-mo, con imponente giacca da cerimoniache sfiora la terra e una testa di cartone

pressato larga almeno un metro. Li accom-pagna una musica di tamburi, pestati contutta la forza dei giovani dagli orchestralidodicenni. Anche la gigantessa e il testonesono, come qualcuno ha già intuìto, mossie interpretati da due ragazzetti che saltanoe ballano a tutta forza, ammirati da una ca-terva di bambini e bambine che sono sedu-ti, composti e pieni di dignità, sulle sediedei grandi e degli ospiti attesi. Siamo arriva-ti al Centro social Ma. Elena Reyes, un edifi-

cio senza pareti in un bosco assai ricco, co-struito con «l’appoggio solidale» di Cgil-Ci-sl-Uil di Brescia e del Mlal (Movimientoslaicos para America latina). Più in là uncampo di calcio dalle porte piccolissime ein discreta pendenza. Le discese vi riusci-ranno alla grande.

Ci spiegano che quella è la loro terra, dal-la notte dei tempi. In seguito l’hanno addi-rittura ricomprata dalla Corona di Spagna.La contaminazione delle acque per questacomunità passabilmente felice arriva dopoil 1998, l’anno dell’uragano Mitch che scon-volge alla fine di ottobre i paesi del Centroa-merica. Gli anni successivi, dal 2000 al2004, sono anni secchi, tanto che nel 2002con l’approvazione generale la società S.Antonio applica una bomba, in italianouna pompa, di grandi dimensioni per ave-re acqua nelle sue coltivazioni, soprattuttola canna. Ma a fianco della bomba grandedell’industria multinazionale c’è anche labomba piccola, dei poveri, di cui si parlanella scheda. Già nel 2004 cominciano iproblemi: La contaminazione dei campi incui gli indigeni coltivano fagioli e riso e frut-ta in modo naturale, diventa insopportabi-le: la coltivazione della canna per produrrezucchero, etanolo, metanolo, liquori (florde cana: vi dice niente?), cioè l’agricolturaindustriale del latifondo, funziona solo conuna quantità di prodotti chimici che inqui-nano acqua, terreni, aria, mare. Ettari ed et-tari di mangrovie non ci sono più. Il disa-stro è poi ancora più intenso quando si bru-cia quel che resta dopo il taglio della cannae il villaggio indigeno è investito dai fumi.Anche il lavoro promesso non vale. L’inseri-mento di una sola macchina tagliatrice harecentemente eliminato 400 lavoratori cheperò restano in loco e respirano gli stessi fu-mi di prima. Così parte la prima di molteiniziative legali contro la S.Antonio, conuna raccolta pubblica per le spese di 3.000dollari.

S. Antonio naturalmente fa parte delgruppo di Pellas, il grande proprietario lo-cale. Siccome il progenitore di casa Pellasarrivava da Genova, almeno nella leggen-da, proprio come Cristoforo Colombo, gliitaliani, i genovesi soprattutto sono visticon sospetto. Sospetto confermato dopoche il capo di casa Pellas è stato nominato,venti giorni fa, console onorario d’Italia aGranada, storica capitale del Nicaragua.

Una «Carovana dell’acqua» è partitadall’Italia per attraversare in due setti-mane (8-23 novembre) quattro paesi

centroamericani: Nicaragua, Honduras, Gua-temala, Salvador, alla ricerca di un filo di resi-stenza comune. La delegazione italiana, chefa riferimento al Comitato italiano ContrattoMondiale per l’Acqua, è composta da unadozzina di persone, che qui si sono unite aipartecipanti degli altri paesi.

Domenica tutti si sono incontrati nel cen-tro Giordano Bruno di Managua, per dare ilvia alla spedizione. Qui il movimento socialenicaraguense di un «otro mondo es posible»lancia il suo manifesto: Agua fuera del AdA,l’acqua va esclusa dall’Accordo di Associazio-ne tra l’America centrale e l’Unione europea.Qui temono che l’Europa accetti l’accordoper favorire le multinazionali, dell’acqua e lealtre. «Il governo nicaraguense pretende di la-varsi le mani della sua responsabilità di garan-te per l’accesso all’acqua e di trasferirla a com-pagnie straniere e così facendo viola il nostrodiritto alla vita».

I quattro paesi più popolosi dell’Americacentrale, Guatemala, Honduras, Nicaragua eSalvador, hanno insieme 40 milioni di abitan-ti su 370mila chilometri quadrati, più dell’Ita-lia. La Carovana li attraverserà per mostrarealle popolazioni locali che non sono sole difronte alla forza economica e armata dei pro-getti della Banca mondiale e delle multinazio-nali che vorrebbero trasformare profonda-mente l’ecosistema dell’Istmo, secondo soloall’Amazzonia per biodiversità. Il «Piano Pue-bla Panama» prevede una spesa di 4,4 miliar-di di dollari, di cui il 96,3% per la costruzionedi infrastrutture e solo il 3,7% per lo svilupposostenibile e la protezione del «corridoio bio-logico mesoamericano». Tra le infrastrutture,reti di autostrade, oleodotti e gasdotti, posti,aeroporti, dighe e rete di interconnessioneenergetica, oltre a zone franche in tutta l’area.

La Carovana ha il compito di portare un di-scorso di resistenza in giro per i quattro paesi.Ma anche un altro compito è affidato alla Ca-rovana, perfino più importante: dopo moltis-simi anni, guerre, rivoluzioni vinte e perse, èla prima volta che i paesi del Centroamericafanno qualcosa insieme. La Carovana entrerànella storia?G.Ra.

Nella comunità indigena c’è un inge-gnere belga ([email protected]) che sembra un compagno

d’avventure di Tintin. Elegantissimo, barbabianca, vestito immacolato e schizzato difango fino alla cintura.

Ci mostra la sua pompa che si presenta co-me un tubo verticale che esce da terra unmetro ed è piegato in alto. Costa trenta dolla-ri in tutto, si mette in funzione in due o tregiorni e funziona per anni e anni. Scende an-che cento metri per raccogliere acqua puli-ta, sotto la falda freatica inquinata. In realtà itubi sono due, di pvc, uno scorre dentro l’al-tro; ci sono inoltre due semplici valvole colle-gate ai tubi. All’apparenza c’è un tubo di seicentimetri di diametro, dentro il quale scor-

re un altro tubo di quattro centimetri. E l’ap-parenza questa volta non inganna. Il tuboche scorre nell’altro ha anche una manigliain cima ed è proprio dalla maniglia che, mi-racolo! scende l’acqua pulita. Funziona pres-sappoco così (ma niente è mai troppo sem-plice per noi) il tubo che scorre nell’altro hauna valvola che si apre, raccoglie l’acqua inprofondità e si richiude. Il movimento dellamaniglia pompa l’acqua nuova, in maggioreo minore forza e quantità.

L’aspetto più notevole è che non servonocavalli motore neppure per effettuare lo sca-vo. Occorre solo un po’ di fortuna per non in-contrare roccia. L’ingegnere ci ha detto chenormalmente bastano tre o quattro tentativiper passare. Per scendere, non c’è neppure

bisogno di una punta, si batte soltanto e laterra si apre, la futura pompa scende in pro-fondo e la terra si riassesta.

Quaranta pompe sono installate nella co-munità e moltissime altre in Nicaragua e nelresto del mondo. Il sistema è stato inventatoda un ingegnere tedesco Wolfgang Eloi Bu-chner (www.emasinternational.de) che ha ilsuo centro di lavoro e di ricerca in Bolivia. Ilrecapito del centro è www.geocities.com. Ilnostro ingegnere ammette che gli agenti at-mosferici possono deteriorare l’impianto eche per evitarlo gli agricoltori preferiscono ri-vestire l’impianto con plastiche, ricavate disolito da pezzi di bottiglie di cocacola in se-rie. Ci libereremo mai delle multinazionali?G. Ra.

DELL’ACQUA

MUNICIPALI · Contestazioni, accuse e violenze dopo il voto

NICARAGUA · Costa trenta dollari, e funziona per anni, la pompa più diffusa nei villaggi

La «bomba dei poveri», tecnologia leggera

Finale di elezioni burrascoso e violento in Nicaragua dopo il voto per le municipali di domenica. Si era det-to che era un test per il governo dell’oltremodo discusso presidente sandinista Daniel Ortega e in effetti loè stato. Almeno stando ai risultati ufficiali, secondo cui il Fronte sandinista (Fsln) ha vinto in un centinaiodi municipi sui 146 in palio, fra cui Managua, la capitale, dove è stato proclamato sindaco l’ex campionemondiale di boxe Alexis Arguello. Ma dove anche il suo principale oppositore, Eduardo Montealgre si pro-clama vincitore e grida ai «brogli sfacciati» dell’Fsln. Il Plc e Montealegre incitano i supporters a «difenderela vittoria nelle strade» e chiedono il riconteggio delle schede. Sostenuti dai vertici della chiesa cattolica,dall’ex presidente Arnoldo Aleman (agli arresti per corruzione) e dal dipartimento di stato Usa (elezioni nonlibere nè giuste). Domenica ci sono stati aspri scontri fra gruppi rivali a Managua. Si parla di 1 o 2 morti.L’Fsln e Ortega ribattono che «la schiacciante vittoria» si deve alla politica di redistribuzione del governo eche il Plc «non sa perdere». Gli osservatori internazionali parlano di elezioni tutto sommato free and fair.

CENTRO AMERICA

UnaCarovanaper il diritto all’acqua,bene comune

QUANDO L’OROAZZURRODIVENTAUNNEMICO

Viaggio nelle comunità contadineindigene che hanno visto lapropria ricchezza secolare,l’acqua, diventare nera evelenosa per l’azionedell’industria e delle coltureindustriali, senza che le autoritàfacessero qualcosa per salvarle

La Concepcion (Nicaragua): l’acqua potabile razionata / AP

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pagina 10 il manifesto MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE 2008

INTERNAZIONALE

Giuliana Sgrena

Le due suore italiane rapite nella not-te tra domenica e lunedì in un picco-lo villaggio keniano, el Wak, al confi-

ne, incontrollato, con la Somalia sarebberostate portate in territorio somalo dai lororapitori. Dalla Somalia, da Garbahaarey, acirca 180 chilometri dal confine, una zonasotto il controllo degli integralisti islamicisarebbero infatti arrivati i rapitori, una ban-da consistente di 40-50 uomini. Suor Cate-rina Giraudo e suor Maria Teresa Olivero,le due missionarie rapite, operavano in

Kenya da decenni, ma la loro opera non èstata sufficiente per metterle al riparo daibanditi. Del resto i rapimenti sono all’ordi-ne del giorno in Somalia: giornalisti, lavora-tori umanitari e altri operatori finiscononelle mani di bande che cercano di ottene-re in cambio della loro liberazione una lau-ta ricompensa. Speriamo almeno che siacosì anche in questo caso.

«Stiamo cercando le suore e i banditi dal-la notte scorsa, ma di loro nessuna trac-cia», ha riferito Hussein Sheikh Hassan,amministratore di el Wak, che ha chiesto lacolloborazione del governo di Nairobi per

coordinare le ricerche. Un’impresa ardua, irapitori erano entrati nel villaggio metten-dolo a ferro e fuoco e tirando sassi alla poli-zia, poi erano fuggiti. Nell’inferno somalosarà arduo trovarli. Le sue suore non sonogli unici ostaggi nelle mani di rapitori: lasettimana scorsa quattro operatori umani-tari europei e due piloti keniani sono statirapiti nel centro della Somalia e sarebberostati portati successivamente a Mogadi-scio. Altri finiscono peggio. Domenica è sta-to ucciso un somalo che dirigeva la sededell’americana Mercy corps charity a Jama-me, a nord di Chisimaio, sotto il controllodelle Corti islamiche. Gli islamisti sono ac-cusati dell’assassinio del vicesindaco di Bai-doa, la capitale provvisoria dove è ospitatala sede del parlamento federale ad interim.Ma cento deputati somali sono rimasti aNairobi, dove hanno partecipato a una con-ferenza regionale, perché nessuno ha paga-to loro il viaggio di ritorno in Somalia.

Chi sono gli autori di rapimenti e assassi-nii? C’è chi accusa gli islamisti e chi il Go-verno federale di transizione per screditaregli islamisti. Quel che è certo è che le ban-de armate, da sempre numerose in Soma-lia, si sono moltiplicate negli ultimi tempi.Il processo di pace finanziato dalla comuni-tà internazionale tra il 2002 e il 2004, avevaportato alla formazione del Governo fede-rale di transizione che non ha mai governa-to realmente il paese, nemmeno l’interven-to militare dell’Etiopia in suo appoggio èservito. A contendere il potere sono soprat-tutto i gruppi islamisti. Recentemente a Gi-buti si è tenuta una conferenza di pace allaquale hanno partecipato, oltre al governo,l’Unione delle corti islamiche e l’Allenazaper la ri-liberazione della Somalia, con ba-se a l’Asmara. L’accordo prevedeva un ces-sate il fuoco a partire dal 5 novembre e il ri-tiro delle truppe etiopi dal 21 novembre.Nonostante gli accordi tuttavia la sua appli-cazione è resa difficile dalle diffidenze e so-prattutto dalle distanze dagli accordi preseda alcuni gruppi come al Shabab che con-trolla Chisimaio. Inoltre la prospettiva delritiro degli etiopi - costretti a ritirarsi dallaSomalia anche dalle pressioni interne - hascatenato gli interessi tribali e clanici, checombattono gli uni contro gli altri per ga-rantirsi il controllo di un pezzo di Somalia.Venuto a cadere il collante anti-etiope si as-siste a una forte ideologizzazione dei varigruppi islamisti che fanno riferimento a treorientamenti: islamismo globale, islami-smo nazionalista e islamismo plurale. Tut-te queste tendenze trovano una loro rap-presentanza nel movimento delle corti isla-miche. L’obiettivo comune è la costituzio-ne di uno stato islamico basato sulla sha-ria. L’ala più estrema è rappresentata da alShabab, che si autodefinisce salafita-jihadi-sta e che a metà settembre aveva annuncia-to la costituzione dell’Emirato islamico del-la Somalia. Più che verso la costituzione dicantoni in Somalia ci si sta avviando versoi califfati. Un’altra sfida per Obama oltre aquelle irachena e afghana. In Somalia gliUsa non hanno più osato mettere piede do-po l’ingloriosa esperienza di Restore Hope.Ora anche questa patata bollente è finitanelle mani del generale Petraeus.

KENYA · Le suore rapite sarebbero state portate nel paese confinante

Gli ostaggi scomparsinell’inferno somalo

ZIMBABWE · L’Onu: costretti a tagliare gli aiutiLe Nazioni Unite potrebbero essere presto costrette a tagliare gli aiuti destinati ai 4milioni dicittadini dello Zimbabwe assistiti dal Programma alimentare mondiale (Wfp). L’agenzia del-l’Onu ieri ha fatto sapere di non aver ricevuto alcuna risposta al suo appello, lanciato il mesescorso, per ottenere 140milioni di dollari per fornire aiuti alimentari al paese africano. Secon-do il Wfp c’è addirittura il rischio che le derrate alimentari finiscano entro il gennaio prossi-mo. Le stime dell’agenzia indicano che circa metà (5milioni) della popolazione del paesepotrebbe avere necessità di aiuti alimentari prima dell’inizio del prossimo raccolto, previstoper la primavera. Nel paese si torna a sperare nella rapida formazione di un governo d’unitànazionale. Il presidente Mugabe ha invitato il capo del principale partito d’opposizione, Mor-gan Tsvangirai, del movimento per il cambiamento democratico (Mdc), a presentare la listadei ministri del suo partito. Mugabe ha detto di voler dare seguito alle decisioni maturate dalvertice straordinario dei paesi dell’Africa australe tenutosi nel fine settimana in Sudafrica:«Cercheremo di dare seguito alle decisioni prese durante il vertice il prima possibile».

Michele GiorgioGERUSALEMME

I l quarto anniversario dellascomparsa del presidente Yas-ser Arafat ha fornito all’Anp di

Abu Mazen e ad Hamas l’occasio-ne per ravvivare lo scontro tra idue principali partiti palestinesi. Ilmovimento islamico è arrivato alpunto di proibire le commemora-zioni a Gaza del raìs che pure ave-va riconosciuto come «padre» del-la nazione palestinese.

Il presidente dell’Anp da partesua ha «dimenticato» che nelle se-di dei suoi servizi di sicurezza inCisgiordania sono rinchiusi oltre400 prigionieri politici legati ad Ha-mas, descritti qualche giorno fa co-me «criminali comuni». La dispu-ta tra Fatah e Hamas spacca i pale-stinesi mentre il blocco israelianodi Gaza si fa più rigido. L’Unrwa -l’agenzia delle Nazioni Unite cheassiste i profughi palestinesi - ieriha definito l’assedio «vergognosoe inaccettabile» e ha avvertito chese non sarà rimosso, entro doma-ni le forniture di farina, carne, lat-te e olio per la popolazione più bi-sognosa saranno esaurite.

Da alcuni giorni alla stampa in-ternazionale, con motivazioni va-ghe, le autorità israeliane impedi-scono di entrare a Gaza e a nullasono servite le proteste dell’Asso-ciazione della stampa estera. Fortirestrizioni stanno incontrando an-che gli operatori umanitari di onged agenzie internazionali.

All’interno di Gaza però la poli-zia di Hamas ieri si preoccupavadi impedire ai militanti e simpatiz-zanti di Fatah di commemorareYasser Arafat che per 40 anni ave-va guidato il loro partito. Sono sta-ti effettuati fermi e perquisizioninelle località dove erano previstiraduni di Fatah e in non pochi ca-si sono stati strappati striscioni erimosse bandiere del partito riva-le. Nelle stesse ore migliaia di pale-stinesi partecipavano alle cerimo-nie organizzate da Fatah in Ci-sgiordania.

A Ramallah, dove Arafat è sepol-to, si è svolta la commemorazioneufficiale organizzata nel quartiergenerale dell’Anp dove Abu Ma-zen si è «solennemente impegna-to a proseguire lungo la via indica-ta dal raìs, fino alla costituzione diuno Stato palestinese indipenden-te con capitale Gerusalemme» eha persino rispolverato una notaespressione coniata da Arafat do-po gli accordi di Oslo, «la pace deicoraggiosi», per esortare Israele ariprendere le trattative.

Soprattutto ha rivolto un attac-co frontale ad Hamas sostenendoche «non consentirà che le sceltenazionali dei palestinesi siano det-tate da elementi esterni», gli isla-misti. «Abbiate pazienza – ha det-to rivolgendosi agli abitanti di Ga-za - non rinunceremo mai all’ama-ta Striscia di Gaza».

Nel piccolo lembo di terra pale-stinese però sono in tanti a pensa-re che l’Anp a Ramallah sia in par-te favorevole all’assedio, nella spe-ranza che porti al crollo di Hamas.

Salvo sorprese impensabili, il prossimo presiden-te della Russia resterà in carica due anni in più diquanto previsto dalla costituzione in vigore, ap-provata 15 anni fa. Il relativo progetto di legge,che eleva il termine del mandato presidenzialeda 4 a 6 anni, è stato presentato ieri alla Duma, lacamera bassa del parlamento, dal presidenteDmitrij Medvedev, con la precisazione che il nuo-vo termine non varrà per il suo mandato attual-mente in essere, ma solo per quello del presiden-te che verrà eletto nel 2012. Nello stesso progettodi legge è previsto anche il prolungamento di un

anno, da 4 a 5, del termine per il parlamento, cuiverranno anche dati maggiori poteri di controllo.

Nessun dubbio sul fatto che la Duma approve-rà senza esitazioni il progetto di Medvedev – ilpartito del presidente, Russia unita, ha la maggio-ranza assoluta dei deputati – in nome di una«maggior stabilità del sistema politico» (come sequesto finora avesse sofferto di continue graviturbolenze); moltissimi dubbi invece sul realeobiettivo di questa innovazione. Per la maggiorparte dei commentatori il tutto è finalizzato alprossimo rientro al Cremlino del suo ultimo occu-pante, Vladimir Putin (attualmente primo mini-stro) che sarebbe il vero ideatore della nuova leg-ge e si preparerebbe a prendere il posto di Medve-dev nel 2012 o addirittura prima: in questo caso

Medevedev onorerebbe un patto segreto con Pu-tin dimettendosi l’anno prossimo per lasciargli lapoltrona che era stato costretto a lasciare dopodue mandati. Ma sono ovviamente solo illazioni.

D’altra parte, non mancano le illazioni che vor-rebbero invece i due – Medvedev e Putin – impe-gnati in una lotta tanto sotterranea quanto ferocetra loro, a colpi di servizi segreti, dossier e altreamenità. In particolare alcuni fanno notare chegli ultimi sviluppi nel Caucaso settentrionale, inparticolare in Cecenia e nella vicina Inguscezia,con uccisioni di un leader militare ceceno e lasostituzione del presidente dell’Inguscezia, sareb-bero effetto di una lotta tra il Fsb (erede del Kgb)e il servizio segreto militare Gru, rispettivamenteper conto di Putin e di Medvedev.

CONGO RD

«Saccheggidei militari»

BIRMANIAAGLI OPPOSITORI CONDANNEPER 1.500 ANNIC’è anche il blogger 20enne Nay Pho-ne Latt tra i tanti dissidenti condannatiieri dal regime birmano, che ha emes-so sentenze per un totale di circa1.500 anni di carcere. Si tratta di 23dissidenti - tra cui diverse donne - arre-stati durante le manifestazioni antigo-vernative dello scorso anno e condan-nati a 65 anni di reclusione ciascuno.La sentenza - riferiscono le famigliedei condannati - è stata emessa nelcorso di un’udienza speciale a portechiuse nella prigione di Insein, allaperiferia nord di Rangoon. La gran par-te degli oppositori è membro di unvecchio gruppo di studenti, «Generazio-ne 88», che fu avanguardia delle solle-vazioni studentesche del 1988, quan-do i morti furono circa tremila.

IRAQPETROLIO, ACCORDOMILIARDARIO CON PECHINOIl governo di Baghdad ha firmato ieriun accordo con la compagnia petrolife-ra di stato cinese Cnpc. L’intesa per-metterà ai cinesi di sviluppare per 20anni (al prezzo di 3,5 miliardi di dolla-ri) l’oleodotto di Adhab, nella provinciameridionale di Wasit. Il contratto èstato firmato alla presenza del ministrodel petrolio iracheno Shaharistani edel presidente della Cnpc Jiemin.

TAIWANIN MANETTEL’EX PRESIDENTE CHENL’ex presidente taiwanese Chen Shui-bian è stato arrestato ieri per corruzio-ne. Chen ha occupato la carica politi-ca più alta a Taiwan fino al maggioscorso, quando è terminato il suo dop-pio mandato di otto anni. Già moltochiacchierato, è finito rapidamente nelmirino della magistratura, a suo dire acausa di pressioni da parte del partitoal potere, il Partito nazionalista.

PAKISTANI TALEBANI SEQUESTRANODUE HUMVEE AMERICANIC’erano anche due «Humvee», i blinda-ti che gli americani usano in Iraq eAfghanistan, nei 12 camion sequestra-ti da un gruppo di miliziani islamistimentre il convoglio passava il Kyberpass, diretto in Afghanistan attraversoil Pakistan. I camion - che trasportava-no anche ingenti rifornimenti alimenta-ri - sono stati trovati abbandonati, vuo-ti, in una vallata. Non si hanno notiziedelle 26 persone a seguito del convo-glio. A compiere il furto sarebbero sta-ti, secondo fonti locali, gli uomini gui-dati dal comandante talebano Baitul-lah Mehsud.

PALESTINA

Gaza, Hamasvieta il ricordodi Yasser Arafat

a cura della redazione esteri

RUSSIA/MEDVEDEV

La presidenza si allunga

«Alcuni militari delleFardc (le forze armatedel Congo) si lascianoandare da ieri sera asaccheggi ed estorsionicontro la popolazionecivile nella regione diKanyabayonga», 75chilometri a nord diGoma, capoluogo dellaregione del Nord Kivu,dove da settimane è incorso una guerra civile.Lo ha dichiarato ieri unportavoce del contingen-te Onu «Monuc», il co-lonnello Jean-Paul Die-trich. Dietrich ha anchereso noto che le violen-ze che oppongono iribelli tusti di LaurentNkunda all’esercito re-golare e le milizie filogo-vernative Mai Mai han-no raggiunto le città diKaina e di Kirumba, piùa nord.

MOGADISCIO, GUERRIGLIERI ISLAMISTI CON UN GRUPPO DI SOLDATI SOMALI ED ETIOPI CATTURATI/FOTO REUTERS

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MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE 2008 il manifesto pagina 11

INTERNAZIONALE

NUCLEARE IRANIANOElBaradei: ora Tehrancollaborerà con l’Aiea

Marco d’EramoINVIATO A CHICAGO

Una serie di giovani lavorano intenti/eal loro computer; in un clima di silen-ziosa efficienza. L’ufficio non è quello

che ti aspetteresti da una sessantottina, sem-bra piuttosto un’agenzia pubblicitaria. E inun certo senso lo è, perché la MK Communi-cations sta alla politica come le agenzie pub-blicitarie stanno alle merci: vende strategie,organizza campagne. Per clienti ha enti pub-blici, università, Ong, sindacati. MK sta perMarilyn Katz: «Se vai a Chicago, devi assoluta-mente incontrarla», mi aveva detto il saggistaMike Davis.

Nel mondo politico chicagoan Katz è figurafamiliare: è amica da una vita di DavidAxelrod, il più importante stratega della cam-pagna elettorale di Barack Obama, uomochiave nella prossima amministrazione. Mari-lyn Katz ha anche fatto parte del comitato fi-nanziario per la campagna di Obama e ha rac-colto fondi per più di 100.000 dollari. In estatelo ha difeso dalle accuse di moderatismo.

Quando le chiedo «Intanto, mi parli di sé»,piccolina, capelli corti, irrequieta, il sorrisoironico, mi delinea una storia familiare: «Io so-no della generazione del baby boom, sono na-ta nell’idea che gli Usa fossero una vera demo-crazia. Ma il movimento per i diritti civili ne-ro, cominciato nel 1955, e poi le immagini dal-l’estero ci mostrarono quanto quell’idea fossefalsa. Non eravamo contro l’idea di democra-zia americana, eravamo contro il tradimentodelle promesse. Negli anni ’60, allora studia-vo alla Northwestern University, capii che erameglio fare la storia piuttosto che studiarla.Mi dimisi dalla mia sorority (la «sorellanza» distudentesse), ruppi i miei impegni (matrimo-niali) e partecipai a tempo pieno al movimen-to studentesco, all’Sds – Students for a Demo-cratic Society – insieme a Carl Davidson (pri-ma vicepresidente e poi segretario dell’Sds),Tom Hayden, Rennie Davis, Michael Klon-sky… insomma noi, i sessantottini: con moltidi loro lavoro ancora adesso. Avevo relazionistrette con le Pantere nere, Bobby Rush eFred Hampton [quest’ultimo ucciso dalla poli-zia]. Ero il capo della sicurezza qui a Chicagoper le manifestazioni per la Convention de-mocratica nel 1968. Poi, nel 1969 ci fu la scis-sione e una parte del movimento entrò inclandestinità, con i Wetherman (gruppo checompì una serie di attentati, il cui nome, «me-tereologo» deriva dalla frase: «Non serve unmeteorologo per sapere in che direzione sof-fia il vento», ndr), con quel Bill Ayers il cui no-me è stato associato a Barack Obama, e cheavevo conosciuto diciassettenne. A quel pun-

to l’Sds si spaccò e io andai via dagli Stati uni-ti, in Ecuador. A quel periodo stavo con un ra-gazzo alto, biondo, con gli occhi azzurri e pen-savamo di fare gli eroi rivoluzionari della guer-riglia latinoamericana. In realtà avevamo piùbisogno noi di loro che loro di noi. Ma poi diquei compagni non ho saputo più nulla, devo-no essere morti tutti. I repubblicani possonodire quello che vogliono, ma all’epoca eserci-tarono una violenza incredibile, squadre del-la morte, non solo in America latina, ma an-che qui: Bob Kennedy, e solo in questa città28 pantere nere uccise. Io sono stata moltofortunata a essere sopravvissuta.

«Quando sono tornata qui alla fine degli an-ni ’70 dovevo trovare i mezzi per vivere, ho gi-rato film, ho fatto spot pubblicitari per McDo-nald, ho scritto libri. Nell’82 fui responsabiledei media e della stampa per la campagnaelettorale di Harold Washington (che divenneil primo sindaco nero di Chicago). Il nucleoduro di quella campagna era costituito dallesolidarietà create da ragazzini negli anni ’60.Washington cambiò il modo di fare politica, ilmodo in cui le decisioni sono prese in città.Prima di lui il processo era unidirezionale,scendeva solo dall’alto in basso. Dopo di lui ilprocesso è andato nei due sensi: i gruppi diquartiere sono stati coinvolti, hanno avuto vo-ce in capitolo. E quando il giovane Daley è di-ventato sindaco, non ha governato come ave-va fatto suo padre per tanti anni (con la cele-bre «Macchina politica di Chicago», ndr), maha continuato a finanziare i programmi avvia-ti da Washington. Per esempio quelli per con-sentire alloggi a buon mercato, dopo che l’am-ministrazione Reagan aveva tagliato i fondi fe-derali per l’edilizia popolare. Washington hafatto fuori la macchina politica, i cui uominipossono fare ancora una montagna di soldi,ma non hanno più nessuna influenza politi-ca. Almeno a livello di città: a livello di statodell’Illinois è un’altra storia, è un verminaiodifferente. Io nel frattempo avevo aperto que-sta agenzia di comunicazioni e continuavo afare politica. Abbiamo aiutato Bobby Rushnelle sue campagne da deputato.

«Nei primi anni ’90 avevo riposto speranzein Bill Clinton, ma poi ho incontrato GeorgeStephanopoulos (primo addetto stampa delpresidente Clinton) e ho capito che era soloun politicante. Più tardi, nel 2002 la situazio-ne era tremenda: il Patriot Act, un fascismo al-l’americana che procedeva strisciante, un cli-ma di sospetto e delazione. E a settembre ungiorno Carl Davidson mi telefona e mi dice“Ormai è sicuro che Bush farà la guerra inIraq. Noi che possiamo fare?” Ormai eranoquasi dieci anni che non organizzavamo piùmanifestazioni. La sinistra liberal era comple-tamente sbandata, la popolarità di Bush eraal massimo. Ma ci dicemmo che o allargava-mo lo spazio pubblico o non ci sarebbe statopiù nessuno spazio pubblico, perché questiqui volevano il controllo totale. Eravamo unaquindicina, mettemmo insieme un paio di mi-gliaia di dollari per il materiale e ci demmo ap-puntamento per il 6 ottobre. Facemmo telefo-nate e telefonate, soprattutto fu la prima ma-nifestazione diffusa da internet. Invitammotutta l’area progressista a parlare e interveni-re, anche se i nostri deputati più di sinistraerano in sessione a Washington. E per la pri-ma volta nel paese, 2.700 persone circa si riu-nirono per manifestare contro l’invasione del-l’Iraq, più di sei mesi prima che avvenisse.

«Fu in quell’occasione che Barack fece ilsuo famoso discorso contro la guerra in Iraq.A confronto, le prime manifestazioni controla guerra in Vietnam, nel 1966 e 1967, eranopiccolissime: 300-400 dimostranti. Un mesedopo eravamo in 20.000 a dimostrare. Maquesto era l’inizio. Conoscevo Obama da tan-to tempo, ma non avevamo mai parlato di po-litica estera e lì mi fece un’impressione pro-fonda. La folla radunata lì era composta da pa-cifisti incalliti, militanti veterani dei movimen-

ti per la, anticapitalisti, antiimperialisti. Malui non ha cercato arruffianarsi la folla, hamantenuto le sue posizioni, ha detto che luinon era contro la guerra in generale, ma que-sta era una guerra stupida, sbagliata. Cioè, luimanteneva e argomentava le sue posizioni ri-spetto a quelle della folla di fronte. Mi feceun’enorme impressione. E quando Barack de-cise di candidarsi al senato e io organizzai acasa mia la prima raccolta di fondi, dissi allagente che invitavo: “Basta che venite qui a in-contrarlo, non è necessario che diate denaroprima, basta che lo conosciate, ci parlate, epoi decidete”. Anche loro furono impressiona-ti dal suo carisma.

«A spingere Obama non fu l’apparato, mauna rete di relazioni, di movimenti di donne,ambientalisti, dei diritti civili. L’apparato ap-poggiava altri candidati democratici. Intornoa lui si costruì invece una coalizione di centro-sinistra. Io capisco benissimo il suo obiettivodi costruire il consenso più ampio. Io possoessere partigiana fino in fondo su temi comela guerra, il Patriot Act, la pena di morte, mase dobbiamo affrontare il trasporto pubblico,

il problema degli alloggi, la politica urbanisti-ca, allora cerco di avere un approccio biparti-san per migliorare la vita. Lo so che l’atteggia-mento bipartisan di Obama sta già creandodelusioni nella sinistra radicale. Ma Carl Davi-dson e io abbiamo fatto campagna per Oba-ma perché sappiamo che certo non è un so-cialista, è un capitalista progressista, ma co-munque non è la stessa cosa dcel capitalismoreazionario dei Bush e dei McCain. Non mifaccio illusioni, lo so che non è un marxista,ma io mi preoccupo se la terra sopravvive se imiei figli sopravviveranno.

«Mi fanno ridere quando dicono che Oba-ma è un socialista. Ma hanno mai incontratoun socialista? Hanno la minima idea di cosasia il socialismo? E comunque era vent’anniche non c’era un dibattito a sinistra, che nonsi discuteva più di modelli economici, la de-stra aveva preso il sopravvento, un’egemoniatotale. Ma ora il vento cambia con la recessio-ne. E anche con la vittoria di Obama. Il proble-ma è: “Cosa faremo?” Intanto dobbiamo sape-re chi siamo il “noi” di cui parliamo. La do-manda che tutti ci poniamo è: “E ora?”».

L’ industria automobilistica incrisi è diventata uno degli og-getti dello scontro politico tra

l’amministrazione Bush e la futura am-ministrazione Obama.

La crisi dell’auto è uno dei temi af-frontati dal presidente eletto durante ilsuo incontro con George W. Bush, lu-nedì alla casa bianca: Obama gli hachiesto esplicitamente di prevedereun pacchetto di aiuti immediatid’emergenza per il settore. A quantopare, Bush gli ha risposto che potreb-be prevedere qualche aiuto e anche unpiù ampio pacchetto di incentivi all’au-to se Obama e i democratici al Con-gresso faranno cadere l’opposizione al-l’accordo di libero scambio con la Co-lombia - questo almeno secondo le in-discrezioni che riportava ieri il NewYork Times, dato che il colloquio era aporte chiuse. Il capo del team di transi-zione di Obama, John Podesta, negache ci sia stata alcuna offerta di «scam-bio» tra il sostegno all’auto e l’accordocon la Colombia, e così ha fatto la por-tavoce di Bush, dana Perino.

Il punto però resta: Obama chiededi accelerare un pacchetto di 25 miliar-di in prestiti federali per il settore auto-mobilistico, previsti da una recente leg-ge (Obama promette anzi di raddop-piarlo a 50 miliardi). L’amministrazio-ne Bush è restìa ad attingere per l’autodal famoso pacchetto di 700 miliardidi dollari per salvare la finanza (e l’eco-nomia) in crisi, approvato dal Congres-so degli Stati uniti in ottobre. I segnalidi allarme del settore però sono chiari- a cominciare da General Motors: lu-nedì le sue azioni sono crollate al valo-re del 1946, cioè 3,36 dollari, un crollodel 23percento. Altri costruttori, daford a Chrysler, sono in pericolo: e sele tre «big» del settore doverreso crolla-re, almeno 3 milioni di posti di lavoroverrebbero meno. A questo si è mostra-to sensibile il presidente eletto, già incampagna elettorale.

«E ora?» La sinistrache guarda Obama«A spingerlo è stata la rete deimovimenti»

È mistero sui presunticontatti che collabora-tori del presidenteeletto degli Stati UnitiBarack Obama avreb-bero avuto nei mesiscorsi con gli islami-sti di Hamas, comeriferito dal giornale«al Hayat» da AhmadYusef, consigliere delpremier islamicoIsmail Haniyeh. Uncomunicato diffusoieri sera a Gaza dalmovimento islamicoha smentito qualsiasicontatto con l’entoura-ge di Obama. «Il go-verno (di Hamas) – silegge nella dichiara-zione - pur dichiaran-do di non essere con-trario a questo tipo dicontatti, sottolineache in passato non cene sono mai stati eche qualora dovesse-ro esserci il governonon avrebbe nessuntimore a dichiararlopubblicamente». Unasmentita che lasciaperplessi se si tieneconto che Yusef è con-siderato molto atten-dibile. Il braccio de-stro di Haniyeh haraccontato di contattiepistolari e un incon-tro segreto nella Stri-scia di Gaza con con-siglieri statunitensi diObama, che sarebbe-ro stati tenuti segretiproprio su richiestadegli americani. Die-tro la smentita di Ha-mas forse ci sononuove pressioni statu-nitensi.

PRESIDENTE ELETTO

È giallosui contattipre-votocon Hamas

STATI UNITI

Il capo dell’agenzia internazionale per l’energiaatomica (Aiea) Mohammed ElBaradei, si è dettoieri convinto che, dopo l’elezione a presidenteUsa di Barack Obama, il regime iraniano «saràmaggiormente disposto a dialogare con l’Agen-zia», proprio per effetto del dialogo che dovreb-be iniziare tra Tehran e Washington, secondoquanto auspicato in campagna elettorale dalpresidente eletto. E i diplomatici delle sei poten-ze impegnate nei negoziati sul nucleare iranianosi riuniranno domani a Parigi: lo ha confermatoil ministero degli Esteri. «Come avevano convenu-to a New York in occasione dell’Assemblea gene-rale delle Nazioni Unite - ha detto Frederic Desa-gneaux, uno dei portavoce del Quai d’Orsay - i5+1 proseguono la loro concertazione sul dos-sier nucleare iraniano».

INDUSTRIA E POTERE

Aiuti per l’auto,primo scontrotra Obama e BushMarilyn Katz era una militante del

movimento studentesco a Chicago nel 1968.Ora è nella cerchia di Obama: «Certo non èun socialista, nessuna illusione. Ma eranovent’anni che non c’era un dibattito asinistra, sui modelli economici. L’egemoniadi destra era totale. Ora il vento cambia»

MARILYN KATZ DURANTE LE PROTESTE ALLA CONVENTION DEMOCRATICA DI CHICAGO, 1968. A SINISTRA, BARACK OBAMA /AP

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pagina 12 il manifesto MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE 2008

LETTERE E COMMENTI

In questi giorni è di gran moda tributareonori al vecchio Marx. La crisi del capitali-smo incoraggia le palinodie. Ancora ieri

era un reperto fossile, oggi è la mascotte dibanchieri e economisti di radicata (e in realtàincrollabile) fede liberista. Lasciamo andareogni considerazione sulla scarsa decenza ditanti improvvisi ripensamenti. Proviamo piut-tosto a divertirci un po’ immaginando lo spas-so che procurerebbero a Marx tutti questi di-scorsi e quanto sta accadendo in queste tur-bolente settimane. A Marx e non soltanto alui. C’è un altro grande vecchio, di cui nessu-no parla, che si sta godendo una tardiva manon imprevista rivincita. Un vecchio moltocaro all’autore del Capitale. Insomma, que-sta crisi è un momento di riscatto anche perHegel, il grande maestro di Marx. Attenti aquei due.

La rappresentazione prevalen-te descrive un movimento che vadalla crisi finanziaria («originata -recita la vulgata - dalla caduta deimutui subprime») all’economia re-ale.

Le implicazioni di questa narra-zione ideologica sono principal-mente due. La prima è che l’«eco-nomia reale» (in sostanza, il capi-talismo) sarebbe di per sé sana; laseconda, che ne consegue, è chesi tratta in definitiva di un proble-ma di «assenza di regole e control-li» in grado di prevenire (e adegua-tamente reprimere) i comporta-menti «devianti» degli speculatoritroppo ingordi.

Tale descrizione omette il datoessenziale. Prima del movimentodescritto, ne opera uno opposto(dall’economia reale alla finanza)che si fa di tutto per occultare. Sicapisce perché.

In realtà è il modo in cui funzio-nano la produzione e la riprodu-zione (cioè il rapporto capitale-la-voro) a decidere il ruolo della fi-nanza e le forme concrete del suofunzionamento. Nella fattispecie,è l’ipersfruttamento del lavoro (a mezzo diprecarizzazioni, delocalizzazioni, bassi salarie tagli del welfare) a far sì che all’indebita-mento di massa sia affidato il ruolo di fonda-mentale volano della crescita. Non stupisceallora che su questo si cerchi di instaurare untabù. Non si può dire chiaramente - penal’esplicita delegittimazione del sistema - cheall’origine della crisi è la crescente povertà im-posta alle classi lavoratrici da trent’anni aquesta parte.

Ma che c’entra Marx con questo e cosac’entra soprattutto Hegel?

Proviamo a vederla così. Se è vero chel’economia reale è sia il luogo originario delprocesso di crisi, sia il terreno del suo com-piuto dispiegarsi, allora si può dire che la pro-

duzione si serve della finanza per sopravvive-re. Nel concreto, la speculazione finanziariafondata sull’indebitamento è il mezzo che ilcapitale usa per svilupparsi in costanza delvincolo-base del neoliberismo: la deflazionesalariale a tutela del saggio di profitto.

Ora, questo schema è identico a quello sucui riposa la critica marxiana della valorizza-zione capitalistica. In base a tale schema, co-m’è noto, la quantità di valore aumenta pas-sando attraverso la produzione di merce. Laquale - dal punto di vista del capitale - non èche lo strumento necessario per riprodursi esvilupparsi.

Non si tratta di un’analogia formale né, tan-to meno, accidentale. La finanza oggi svolge,

in rapporto alla produzione capitalistica, unafunzione identica a quella che, nel processodi riproduzione del capitale, è assolta dallamerce. La finanziarizzazione dell’economia,cuore del neoliberismo, affianca alla sequen-za D-M-D1 (beninteso, l’unica nel contestodella quale si realizza un effettivo aumento divalore) la sequenza produzione-speculazio-ne-produzione, funzionale a drenare cospi-cue masse di ricchezza dal lavoro al capitale:una sequenza nella quale si rispecchiano aun tempo il ruolo-chiave svolto dal denaro ela funzione decisiva assolta dalla povertà dellavoro.

A sua volta, questo schema è identico aquello che struttura l’analisi dialettica del rea-le nelle pagine di Hegel, in particolare nella

Scienza della logica. Non tanto per la suastruttura triadica (a-b-a1: tesi-antitesi-sinte-si), che ne costituisce la veste esteriore. Quan-to per il nòcciolo teoretico che contiene, cioèl’idea che il passaggio da un ente a un altro (ilnegarsi a vantaggio dell’«altro da sé») sia in re-altà (al di là di ciò che appare sul piano feno-menologico) un transito necessario al primoente per conservarsi. In questo senso il primoente è il protagonista dell’intero movimento,nella misura in cui trasforma se stesso e, tra-sformandosi, sopravvive.

Ce n’è già abbastanza, forse, per dire che lafilosofia ogni tanto si prende delle grandi sod-disfazioni. Sembra a prima vista un catalogodi criptiche astrazioni, si rivela invece una po-tente chiave per penetrare la realtà e decifrar-ne le dinamiche. L’astrazione coincide così

col massimo di semplicità e diconcretezza. Ma c’è dell’altro. An-zi, il bello viene proprio adesso.

La dialettica mostra che l’enteda cui il movimento prende avvio(la produzione capitalistica) è ilprotagonista della storia (della cri-si). Ma mostra anche che la tra-sformazione dell’ente (necessariaalla sua sopravvivenza) implicaquel passaggio (la finanziarizza-zione), quel suo negarsi nell’altro.Mostra cioè che non vi è persisten-za senza conflitto, senza duro con-trasto, senza negazione di sé. Solovenendo meno, passando attra-verso la propria morte, la cosa per-siste e si sviluppa.

Questo è il punto, evidentemen-te gravido di conseguenze. La pro-duzione capitalistica si rivolge al-la finanza speculativa per una suainderogabile esigenza (per realiz-zare la riproduzione allargata delcapitale). Alla base opera la neces-sità di impoverire il lavoro, penal’estinguersi dei margini di profit-to, cioè del capitale stesso. Dopo-diché la speculazione finanziariatorna sulla produzione in formadistruttiva. È indispensabile al ca-

pitale, ma è altresì incompatibile con la suasopravvivenza. In altre parole, la produzionecapitalistica si serve della speculazione perconservarsi ma, nel far ciò, è costretta anche- paradossalmente - a negare se stessa, a auto-distruggersi a mezzo dell’onda d’urto dellacrisi finanziaria, che agisce come formidabilemoltiplicatore economico degli effetti social-mente distruttivi dell’ipersfruttamento del la-voro vivo.

In cauda venenum. La filosofia è come unfascio di raggi X puntato sui processi reali esulle loro rappresentazioni ideologiche. Ladialettica è una potenza dinamitarda. Hegele Marx, quei due «cani morti» che già in pas-sato turbarono i sonni delle borghesie euro-pee, ancora se la ridono.

ECCO COME POTETE PARTECIPARE ALLA NOSTRA CAMPAGNA DI SOTTOSCRIZIONE:on line, versamenti con carta di credito sul sito www.ilmanifesto.it, ed è ilmetodo più veloce ed efficace. Telefonicamente, sempre con carta di credito,allo 06-68.719.888, o via fax allo 06-68.719.689. Potete telefonare anche per

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Al tempo delle novitàDice una poesia del mistico sufi Rumi: «L'amoreè sconsiderato, non così la ragione/La ragionecerca il proprio vantaggio/ L'amore è impetuo-so, brucia sé stesso, indomito/ Pure in mezzo aldolore/l'amore avanza come una macina/ durala sua superficie, procede diritto/ Morto all'egoi-smo/ rischia tutto senza chiedere niente (...)».Così era Carla, e erano moltissime le persone ele idee che amava. Ho lavorato per anni con lei,e mi ci sono anche divertita tanto. Voglio ricor-darne l'amore per sua figlia Gaia. Ti ricordi Gaia,di quando ti sono spuntate le tette? Avrai avutoundici anni, era un agosto senza un soldo e tiportavamo in autobus, la domenica, sulla spiag-gia nudista di Capocotta. Quell'estate tu peròvolevi un costume a tutti i costi, perché - dicevi- c'erano delle «novità». Ne trovammo uno che tiandava bene, del quale tu indossavi solo il pez-zo di sopra - il culo non presentava, secondo te,alcuna novità. La risata di tua madre, la suaindulgenza divertita, il suo amore «sconsiderato»vibrano ancora nell’aria, per noi e per te.Paola Tavella

Carla, amica e maestraIn ricordo di Carla, amica e maestra splendida eindimenticabile.Con un abbraccio forte per Gaia.Maurizio Caprara

Anche questa voltaCaro manifesto, ho voluto darti anch’io il miocontributo perché sono sicuro che ce la faremoanche questa volta. Saluti.Giacomo Franceschetti

Sollecitati dai nostri figliCon un po’ di ritardo inviamo il nostro contributoperché vogliamo che il nostro giornale continui auscire ancora per molti anni. Siamo vecchissimilettori, sostenitori da sempre, abbonati e soci.Ma questa volta il nostro piccolo gesto è diver-so, molto più importante, perché è stato solleci-tato dai nostri figli, dal più giovane in particolare(20 anni), che da circa 1 anno legge con assi-duità il manifesto e ha voluto contribuire con isoldi che ha guadagnato lavorando in estatecome operaio in una fabbrica metalmeccanica.A 40 anni è un giornale ancora giovane.Complimenti!Angela e Giampiero, Reggio Emilia

Per nostra madre AnnamariaAbbiamo sottoscritto 500 euro a nome nostro, esoprattutto di nostra madre Annamaria Bellaro-sa che è stata una vostra appassonata lettriceper tanti anni. Auguri con tutto il cuore.Carlo e Massimo Villarini

Un grande desiderioIl contributo che abbiamo inviato oggi è infinita-mente più piccolo del desiderio che abbiamo dicontinuare a trovare in edicola il giornale che dasempre, assieme a noi, sta dalla parte del torto.Patrizia, Vincenzo, Federico, Paola, Damiano,Riccardo, Fabio, Simona, Elena, Lucia, Sandra,Ralf, Daniele

Abbonamento familiareUn abbonamento sostenitore per i miei nipotiMichele e Francesca.Giorgio Lunghini

NecessitàCarissimi (in tutti i sensi), vi inviamo la magralimatura di uno stentato bilancio familiare, peròl’informazione non è un lusso e voi siete la no-stra finestra sul mondo. Con affetto.Giovanna e Mario Fiorentino

Doppio sforzoUna maniera pratica per partecipare all’entusia-smo dei giovani e dei lavoratori è quello di com-prare in edicola 10- 15 copie del manifesto evenderle alle manifestazioni e nei cortei. L’hofatto il 30 ottobre, sciopero della scuola, manife-stazione di Milano e il 7 novembre, scioperodella funzione pubblica, sempre a Milano. Lemie 15 copie le ho vendute in 10 minuti. Non civuole molto, se non un piccolissimo investimen-to, e è anche un’iniziativa apprezzata. Propongoanche che ciascuno di noi che ha già sottoscrit-to faccia uno sforzo ulteriore, e raddoppi, vistoche la sottoscrizione sta raggiungendo più o me-no la metà degli obiettivi. Auguri.Luciano Beolchi

VUOTI DI MEMORIA

I piedi non hanno nasodi Alberto Piccinini

PER MAGGIORI INFORMAZIONI CONSULTATE IL SITO WWW.ILMANIFESTO.IT

POSTA [email protected]

La sera del 12 giugno 1992 Miriam Makeba cantò a Torino, di fron-te a 30 mila persone. Due giorni prima era sbarcata all’aeroportodi Caselle. «Sull’aereo eravamo soltanto quattro persone di colore.- raccontò a Gabriele Ferraris de "La Stampa" - Alla dogana hannofermato proprio noi. Il funzionario ci chiede da dove veniamo. “DaBruxelles”, rispondo. “E prima di Bruxelles?” “Io vivo a Bruxelles”.Mostro il mio passaporto della Comunità europea, e così la miasegretaria e mia nipote. Ma il funzionario insiste: “Che cosa fatequi?” “Siamo in visita”. “E quando ripartite?” “Sabato”. Allora luici fa aprire le valigie e le perquisisce. E ferma anche l'altro nero,mentre i bianchi passano senza controlli. Ero così piena di rabbiaimpotente. Mia nipote mi sussurra: “Nonna, non arrabbiarti, quel-l’uomo è ignorante, forse ha un problema suo, forse è scontentodel suo lavoro, e allora non sei tu il problema, è lui”. E mi sonocalmata. Però non ho mai visto trattare in quel modo un europeoin Africa. Forse perché l’ospitalità è alla base della nostra cultura.Un proverbio africano dice “i piedi non hanno naso”. Significa chenon puoi fiutare, prevedere, dove ti porterà il destino, e domanipotresti essere tu l’ospite, e desiderare un trattamento umano».

Scusi,maquellononè il capitalismo?

Verrà proposta una nuova Commissio-ne parlamentare sulle stragi nazifasci-ste. Lo hanno chiesto all’unanimità

tutti i rappresentanti dei partiti d’opposizio-ne presenti sabato scorso al convegno indet-to dall’Anpi di Roma sul tema «a 65 anni didistanza dalle stragi nazifasciste». Dall’estre-ma sinistra del Prc e del Pdci, passando per iDs e i socialisti, sino all’Idv e all’Udc, è statacorale l’affermazione che non si può atten-dere ancora nel dare risposte essenziali allastoria e alla memoria che attendono da 65anni. Quante sono le vittime delle stragi? 10,20, 30 mila? E chi decise di «sotterrare» insie-me ai cadaveri dei massacrati, civili senz’ar-mi e militari che avevano alzato bandierabianca, anche i fascicoli, completi dei nomidegli assassini, che descrivevano quegli ecci-di? La vecchia commissione parlamentare,in piedi dal 2004 al 2006, ha abbondante-mente glissato, e questa è stata la reale vergo-gna, non tanto quella operata da un governodi centro destra nell’imporre ai magistratimilitari di occultare quelle carte. Chi prese eimpose quella decisione agì per ragion di Sta-to, discutibile fin che si vuole (la Germaniadoveva riarmarsi in funzione Nato), ma ani-mata da un criterio politico. L’altro aspettoche influì (non estradare i generali italianiche nei territori aggrediti per ordine diMussolini avevano gareggiato in ferociacon le Ss e di cui stanno emergendo le tre-mende responsabilità, come ha anticipatoil manifesto), è sicuramente da respingere.Ma questo avveniva 65 anni fa, appunto,sul delta di una guerra assurda che poi ci ri-portò alla rinascita grazie ai partigiani.Combattevano, soffrivano, morivano, conuna speranza vaga che poi si concretizzerànella Costituzione. Ma non aver cercatoquelle risposte, io dico non aver voluto, nonon aver potuto, ai giorni nostri diventauna vergogna al quadrato. Se non al cubo.

Prima Paolo Ferrero, segretario di Rifon-dazione si è trovato in pieno accordo con ilrelatore - chi scrive - e con le parole di Mas-simo Rendina ed Ernesto Nassi, presidentee segretario dell’Anpi. Così Roberto Moras-sut, parlamentare Ds, Stefano Pedica sena-tore Idv, Luciano Ciocchetti, deputato del-l’Udc, Gerardo Labbellarte del Psi e PaolaPellegrini del Pdci. Presenteranno, in tem-pi che ci si augura rapidi, le proposte peruna nuova commissione che dovrà essereaperta, secondo Morassut, anche a coloroche pur non essendo stati eletti alla Came-ra e al Senato, potranno dare un contributodi chiarezza e di conoscenza.

L’altro tema essenziale è stato quello chequalcuno ha definito la «rinascita dell’antifa-scismo». Oggi, si è detto, sopravvive a sprazzie solo per dare risposte, e neanche sempre,al fascismo che non ha mai abbassato la te-sta. Un triste fenomeno che sopravvive per-ché della maggioranza fan parte gli eredi diquell’esecrando passato e grazie ad un presi-dente del Consiglio che nei suoi vari mandatinon ha mai celebrato il 25 aprile. E su questiaspetti i politici di cui sopra si sono impegna-ti ad aprire confronti, a proporre mozioni, aconvocare dibattiti. Come quello essenzialesulla schiavitù dell’informazione nostrana. Ècoccodrillescamente di destra o di sinistra,come se proteggere la propria parte serva al-la democrazia. Se i giornalisti statunitensi fos-sero come quelli che allignano nel nostro pa-ese, Barack Obama non sarebbe stato eletto.

E si è accennato ad altri due temi. Beneche i ragazzi e i giovani vadano ad Au-schwitz per capire chi furono i nazisti. Maperché, sindaco Alemanno, non li porti an-che a Stazzema, a Fivizzano, a Marzabottoper mostrargli di cosa furono capaci i tuoiavi politici, cioè i fascisti?

L’altro tema: Cefalonia. È rimasto in vital’ultimo dei fucilatori degli uomini della di-visione Acqui. Ha 88 anni. La «giustizia» mi-litare italiana ancora non ha deciso se incri-minarlo o meno. Vogliono fargli avere lacartuccella di fine indagini sulla pietra tom-bale? Sessantacinque anni fa...

il manifest uno splendidoquarantenne

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STRAGI NAZISTE

L’Anpi: inchiestadel Parlamento

Franco Giustolisi Alberto Burgio e Vladimiro Giacché

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MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE 2008 il manifesto pagina 13

I L M A N I F E S T O C U L T U R A & V I S I O N I

africani

Sara Marinelli

Nei confronti degli scrittori occi-dentali che narrano storie am-bientate in Africa si tende a nu-

trire un certo sospetto: le loro opere ven-gono infatti valutate non tanto per le lo-ro qualità letterarie, quanto per l’abilitàcon cui l’autore ha saputo sfuggire alletrappole tese dagli stereotipi dell’esoti-smo e dell’imperativo antropologico del«farsi nativi». All’apparenza, le premes-se per legittimare tale sospetto ci sonotutte nel romanzo dello statunitense Pe-ter Orner The Second Coming of MavalaShikongo, appena uscito in italiano perminimum fax con il titolo Un solo tipodi vento (traduzione di Riccardo Duran-ti, pp. 430, euro 16).

La trama ruota infatti intorno a un gio-vane americano del Midwest, Larry Ka-planski, che si reca in Namibia subitodopo la conquista dell’indipendenzadel paese (1990) per insegnare inglesepresso la scuola cattolica di un villaggioisolato, e si innamora della misteriosa eaffascinante guerrigliera Mavala Shikon-go. Sin dall’inizio, però, lo stereotipo sisfalda nell’insolita struttura frammenta-

ria di questo ampio romanzo, oltre quat-trocento pagine, che riproduce il proces-so impalpabile e arbitrario della memo-ria, ricostruendo una visione volutamen-te parziale della Namibia, e affronta la vi-ta quotidiana nel villaggio desertico diGoas, all’indomani della guerra d’indi-pendenza dal colonialismo tedesco.Quello che emerge è un racconto liricoe corale sulla memoria, la nostalgia, lerelazioni umane e amorose, le donne inguerra con il mondo e con se stesse, e

sul senso della storia così come affioranei dettagli della vita quotidiana.

Abbiamo incontrato Orner (già notoai lettori italiani per la raccolta di raccon-ti Esther Stories, pubblicata, ancora daminimum fax, nel 2004), a San Franci-sco, dove risiede, in occasione dell’usci-ta del suo romanzo in Italia.

Un solo tipo di vento si basa sulla suaesperienza, nel 1991, di insegnantedi inglese per un anno e mezzo aGoas, un villaggio remoto della Nami-bia. Adottando un’ottica che è proba-bilmente assai lontana dalle sue inten-zioni, qualcuno potrebbe intravederenel viaggio del protagonista, Larry Ka-planski, lo spettro della missione edu-catrice dell’uomo bianco durante il co-lonialismo. Ha mai pensato a questapossibile lettura?

Ho cercato volutamente di evitare que-sta impostazione, anche perché tanti li-bri sull’Africa mi hanno deluso proprioperché implicitamente riproponevano

la visuale dell’uomo bianco. Molti com-piono l’errore di impartire lezioni di sto-ria. Personalmente sono ossessionatodal passato, e sono molto interessato al-la storia della Namibia, ma non volevotrasformare il romanzo in una lezione.La mia intenzione era soprattutto quel-la di raccontare un posto reale, personereali che ho incontrato e che hanno avu-to un profondo effetto su di me. Le sto-rie che ci raccontavamo ogni giorno, lanostra vita quotidiana a Goas, per meerano, e sono la storia. Se non ne avessiscritto, avrebbe significato privarmi diuna parte della mia storia solo perchéavevo paura della mia prospettiva occi-dentale. Ho cercato insomma di descri-vere onestamente la mia relazione conil paese, concentrandomi sulla varietàdei rapporti umani. Kaplanski, che èuna figura diversa da me, si ritrova inquesto luogo solitario, dove è accomu-nato agli altri dal fatto che tutti vengonoda fuori e si sentono esiliati, come suun’isola.

Cosa l’ha spinto a recarsi a Goas po-co più che ventenne?

All’epoca ero un ragazzo punk, un po’malconcio, entusiasmato dal fatto chela Namibia avesse appena conquistatol’indipendenza e volesse ricreare se stes-sa da zero. Il governo namibiano avevadichiarato l’inglese lingua ufficiale, e in-vitava insegnanti madrelingua ad anda-re. Era un’impresa pazzesca, perché seb-bene gli insegnanti locali parlassero in-glese, i bambini parlavano l’afrikaans etante altre lingue locali. Ancora più paz-zesco è stato insegnare la storia namibia-na: non avevamo neanche i libri perchéli stavano ancora scrivendo. Così chiede-vo ai miei amici di raccontarmi vicendeaccadute che io poi ripetevo agli alunniin classe, e quelle erano le lezioni di sto-ria che mi erano rese possibili.

È interessante osservare che Kaplan-ski non «diventa nativo», ma resta fon-damentalmente se stesso, pur sottra-endosi allo status di outsider. A tratti,gli altri insegnanti lo reputano un mat-to perché ha scelto di vivere con loro.

Il vecchio insegnante Obadiah a uncerto punto gli dice: «Tutti i nostribianchi, in un modo o nell’altro, sonoun po’ dementi. Sarebbe interessantevisitare l’America al solo scopo di stu-diare dei bianchi normali». Intendevaevidenziare la complessità delle rela-zioni fra bianchi e neri?

Chi può dirsi «normale» in un contestoin cui fino a due anni prima bianchi eneri si sparavano a vicenda? Nonostan-te la fine ufficiale dell’apartheid, quan-do si è afrikaaner in Namibia non si puòsfuggire al folle concetto di «razza», per-ché si vive in un ambiente in cui il siste-ma ufficiale è segregante e crea una ge-rarchia della popolazione in base al colo-re della pelle. La frase di Obadiah espri-me la sua profonda irritazione di fronteal persistere del sistema dell’apartheid –introdotto in Namibia nel 1977 – nellasocietà post-indipendenza.

La sua rappresentazione dell’Africa èal confine fra il tangibile e l’impalpabi-le soprattutto grazie a uno stile fram-mentario che riproduce il processodella memoria. Quale immagine del-l’Africa intendeva comunicare?

Non volevo descrivere l’Africa, ma unluogo specifico: volevo catturare lo spiri-to della Namibia, un paese che dal pun-to di vista di un outsider, non necessaria-mente un bianco, è di una singolare ori-ginalità. Per quel che mi riguarda, misento un outsider anche negli Stati Uni-ti. In Namibia anzi, mi sentivo menoestraneo di quanto non mi senta nel po-sto da cui provengo. Ho cominciato ascrivere della Namibia quando non es-sendo più lì ne provavo nostalgia, percui la struttura episodica del libro riflet-te la natura frammentaria dei miei ricor-di, e il senso della mia incapacità di cat-turare fino in fondo questo luogo.

Il suo libro è attraversato da un sensodi nostalgia, sebbene siano assentivenature sentimentali, di quell’espe-rienza e di quel luogo. Non solo Ka-planski, quasi tutti i personaggi sem-brano esserne riguardati.

Forse, più ancora di Kaplanski, la nostal-gia affiora nella figura di Obadiah, in cuimi identifico molto più che nel protago-nista. Come Obadiah, il quale prova no-stalgia persino della moglie che è accan-to a lui, sono ossessionato dalla memo-ria. Quando sono tornato in Namibiaper la prima volta, dopo una decina dianni, la scuola non c’era più, i miei ami-ci erano tutti sparpagliati, la fattoria diGoas era diventata una postazione perle battute di caccia dei turisti tedeschiche vanno nel paese per sparare ai cu-dù. Le aule in cui avevamo insegnatoerano utilizzate come deposito di selvag-gina per la caccia, e c’erano scheletri eteste dappertutto. Per me, che per tantotempo avevo provato una tale nostalgiadella Namibia da farla diventare un fan-tasma nella mia mente, è stato sconvol-gente. All’inizio mi sono chiesto se dove-vo inserire questi fatti nel libro, ma poiho deciso che avrei fatto sì che la scuoladi Goas continuasse a vivere; e anzi, seho cominciato a scriverne è perché eroturbato dalla sua fine.

Il titolo originale del romanzo porta ilnome di una donna, Mavala Shikongo,ma di lei non veniamo a sapere molto:resta, infatti, una figura misteriosa,una ex guerrigliera, che non vorrebbeavere nel suo destino il fatto di trovar-si a Goas come insegnante. Dopo al-cuni incontri d’amore con Kaplanski,sparisce affidando il suo bambino aun’altra donna, Antoniette. Ci raccon-ta come le è venuta l’idea di questopersonaggio?

Il personaggio di Mavala è modellato sudue donne guerrigliere che ho effettiva-mente conosciuto e intervistato, frustra-te, dopo aver combattuto, per il fatto diritrovarsi insegnanti in un villaggio isola-to. Per costruire il personaggio mi sonobasato anche su quella iconografia chein Namibia, durante la guerra, rappre-sentava le donne come guerrigliere perla libertà. Fotografie di donne namibia-ne che imbracciavano fucili circolavanoin Europa, specialmente in Scandina-via, a fini propagandistici. Diversi paesimandarono danaro per sostenere la cau-sa. C’era in particolare un poster a cuimi sono ispirato (lo avrei voluto comecopertina del libro) che ricordava la sta-tua di Anita Garibaldi a cavallo, col fuci-le in una mano e un bambino nell’altra.Ora, chi sa quale sia la verità che si na-sconde dietro l’immagine delle guerri-gliere namibiane? Nei poster propagan-distici imbracciano fucili, ma non eranosempre in combattimento. Quando Ka-planski chiede a Mavala di raccontargliuna storia di guerra, lei è reticente. Mipremeva mettere in luce il fatto che ledonne hanno sostenuto costantementeil paese. Con l’indipendenza ci si aspet-tava che questo sforzo sarebbe stato lo-ro riconosciuto, mentre invece sono sta-te emarginate, non hanno assunto al-cun ruolo di potere. Con l’eccezione diuna sola donna, Libertina Amathila, cheha assunto un ruolo di rilevo essendotuttora ministra della salute e degli affa-ri sociali. Ma ci sono tante altre donnein Namibia, che meriterebbero di esserenon soltanto conosciute ma persino ri-verite: penso fra l’altro alla giornalistaGwen Lister, per me una vera eroina,che ha lottato contro l’apartheid e an-che contro il governo attuale.

La figura di Mavala Shikongo incarnaanche un desiderio amoroso, che at-traversa tutto il romanzo. I suoi incon-tri con Kaplanski sembrano un mirag-gio, le loro conversazioni sono scarne,interrotte e infine la donna spariscesenza preavviso. Intendeva alludere al-l’impossibilità di una relazione affetti-va fra due figure tanto diverse?

In generale, sono convinto che nessunopossa sapere di cosa è capace il propriopartner finché l’altro non si mostra inazione. Così, Kaplanski non conosce ve-ramente Mavala, non capisce che è pas-sata dall’incredibile eccitazione di averecombattuto, e vinto, alla frustrazionedel suo lavoro di insegnante, non com-prende che il suo vero desiderio è andar-sene. Nella relazione fra un uomo e unadonna, quello che mi interessa di più èil modo in cui la politica dell’amore edel genere sessuale viene condizionatadal luogo e dalla sua cultura. Se gli uomi-ni se ne vanno, abbandonando le lorodonne o i loro figli, la cosa appare «nor-male», ma se una donna parte lascian-do il suo bambino, verrà mal giudicata ene porterà il peso per sempre.

Nel suo libro lei non indica dove andràMavala. A noi lettori, quale destinazio-ne suggerisce di immaginere che pren-derà il personaggio, tenendo conto an-che del contesto storico in cui l’ha in-serito?

Scegliendo di non precisare il luogo do-ve è diretta Mavala ho implicitamenteammesso che il suo personaggio è miste-rioso per me come per le altre figure delromanzo. Quello che posso dire è cheMavala si incammina verso sud, sull’au-tostrada B-1, la principale arteria checorre dalla frontiera namibiana fino giùal Sudafrica. Siamo nel 1991, NelsonMandela è stato rilasciato l’anno prima,e nonostante l’apartheid sia ancora in vi-gore in Sudafrica, si sente che si sta pre-parando un vero cambiamento, e forseanche maggiori opportunità per unadonna. Per gran parte della popolazionein Namibia, e in altri luoghi dell’Africameridionale, il Sudafrica è una specie diterra promessa. Alla fine del romanzo,veniamo a sapere dalla lettera che Ka-planski riceve da Obadiah dopo dieci an-ni, che Mavala non è più tornata a Goas,e forse ha appagato il suo desiderio di li-bertà perdendosi non nel deserto, ma inun mondo più vasto e cosmopolita.

L’AUTOREAttivista e viaggiatore, alla scopertadell’America underground

ORIZZONTI

Nel suo romanzo di esordio,Un solo tipo di vento,lo statunitense Peter Ornerdescrive, attingendoalla sua stessa esperienza,il soggiorno di un giovanee idealista insegnanteamericano in Africa.Un incontro con lo scrittore

Scene di nostalgia e disincantonella Namibia indipendente

DONNEGUERRIGLIERESFILANOA BAMAKO,IN MALI,NEL 1960.LA FOTO,DELL’AGENZIAAFRICANAAMAP/ANIA,È TRATTADAL VOLUME«AN ANTHOLOGYOF AFRICANPHOTOGRAPHY»(EDITIONSREVUE NOIRE).IN ALTO,PETER ORNER

Dopo avere esordito con una raccolta di racconti,«Esther Stories», segnalata dal «New York Times» comeuno dei «libri da ricordare» del 2001 e uscita per mini-mum fax nel 2004, Peter Orner ha pubblicato nel 2006il suo primo romanzo, «The Second Coming of MavalaShikongo» (ora uscito con il titolo «Un solo tipo di vento»ancora per minimum fax nella traduzione di RiccardoDuranti) che è stato finalista per il Los Angeles TimesBook Prize e ha vinto il Bard Fiction Prize. Originario diChicago, ma attualmente residente a San Francisco (do-po avere vissuto in Namibia, a Praga e a Roma), Ornerinsegna scrittura creativa alla San Francisco State Univer-sity. Attivista per i diritti umani, con un trascorso di avvo-cato, lo scrittore ha inoltre di recente curato, per la casaeditrice McSweeney’s, «Underground America: Narrativesof Undocumented Lives», una raccolta di testimonianzeorali di immigrati che lavorano negli Stati Uniti.

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pagina 14 il manifesto MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE 2008

Silvana SilvestriFIRENZE

Un festival trentenne, non è traguar-do semplice da raggiungere, so-prattutto se si tratta di «Cinema e

donne», con cui il Laboratorio Immaginedonna di Firenze ha lavorato in tutti questianni allargando a tal punto lo sguardo dacreare una rete di rapporti e scrivere unastoria di cinema parallela. Si è trattato infat-ti talvolta di mostrare paesi in cui anche so-lo il gesto di filmare è proibito, come nel-l'Algeria di alcuni anni fa ed ora ricomparecon uno dei lavori più coraggiosi di NadiaCherabi (L’altro lato dello specchio) sugliabusi familiari, tema tabù anche in occi-dente, che possiede soprattutto un puntodi vista su diverse tipologie di uomini e lo-ro comportamenti. O come nella Palestinacon i film da fare uscire in segreto lungo ipercorsi alternativi, o nell'Urss dei primianni ottanta quando alle registe era conces-so il visto di uscita, in fondo si trattava solodi donne, ma si trattava di nomi come KiraMuratova, o delle registe georgiane in unmemorabile incontro con un'intera cine-matografia. Quest'anno a dare il benvenu-to al festival c'è Anna Karina, e il festival lafesteggia con un premio Gilda alla carriera.Presenza talmente mitica del cinema (da

Vivre sa vie, La femme est une femme, Al-phaville in poi) da essere rimasta quasi im-prigionata nella sua immagine della nou-velle vague. Per lei il tempo sembra non es-sere passato, ha vissuto più di una vita, nel-la musica, nella scrittura oltre che nel cine-ma con i suoi ottanta film da interprete edè già al suo secondo film come regista chepresenta in anteprima a Firenze, Victoria,un misterioso personaggio che diventa pro-duttrice di un duo, «Les Lolitas», chitarristie cantanti in tournée in Canada, raccontovolutamente stonato, film onirico psicana-litico, con lontana eco di scelte di ripresa ela sua presenza di icona immutata a scandi-re un controcampo ideale. Ma com'eraquella stagione lontana? non possiamo fa-re a meno di chiedere: «È il racconto di unastagione che mi rappresenta totalmente, cidice. A diciassette anni ho incontrato Go-dard, ci siamo sposati, mi ha insegnato tut-to e in più mi ha offerto dei regali, dei beifilm da interpretare. Ho necessariamenteuna grande adorazione per quell'epoca,ma ho fatto anche altri film belli e menobelli. Quando si comincia molto giovani econ Godard si imparano tante cose. Hoavuto la fortuna di lavorare anche con Vi-sconti, Zurlini, ho fatto Pane e cioccolatacon Manfredi, ho lavorato con Mastroian-ni. Era un cinema molto diverso e comples-

so con Godard. All'inizio non c'era sceneg-giatura, ma al contrario di quello che lagente pensava era tutto molto scritto, ci ar-rivava la mattina cinque minuti prima di gi-rare, però avevamo il diritto di provare. Aquell'epoca non c'erano i punti prefissatida tenere presente, dovevamo ricordare imovimenti perché la camera potesse se-guirci. Oggi è più facile con la messa a fuo-co automatica, allora non c'era questa tec-nologia). Godard non diceva niente, solo imovimenti che dovevi fare, non come i re-gisti americani che ti spiegano anche la filo-sofia di un passo. È stato un vero regalo per-ché quei film sono conosciuti nel mondointero e quando incontro, come mi è appe-na successo in Corea, ragazzi dai diciasset-te ai venticinque anni di cui potrei esserenonna e che mi trattano da «copine», da co-etanea, mi accorgo che conoscono queifilm a memoria, non sono passati di modae questo mi commuove». Perché ha comin-ciato a fare la regista? «Il mio primo film èstato Vivre ensemble nel '73, è stato presen-tato a Cannes alla Semaine de la critique,era l'epoca in cui le attrici non facevanofilm, e poche erano le cineaste, c'era AgnèsVarda e poche altre. C'era razzismo riguar-do a questo, anzi non veniva visto bene fa-re l’attrice né tantomeno il passaggio allaregia. Dopo aver fatto quaranta film, quan-

FOTOGRAFIA · Una personale di Armin Linke

Interni dismessidi centrali nucleari

fest

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MOSTRE ARMIN LINKE, UN IMMAGINARIONUCLEA RE A CURA DI BARTOLOMEO

PIETROMARCHI, ROMA, CALCOGRAFIA NAZIONALE,FINO AL 16 NOVEMBRE

Elena Del Drago

Spazi sospesi tra passato e futuro, setdi un film di fantascienza d’antan,oppure concretizzazioni di un sogno

ad alto tasso di tecnologia: le fotografie diArmin Linke, che compongono il percorsoespositivo presso la Calcografia Nazionale,raccontano davvero Un immaginario nu-cleare che avevamo rimosso dalla nostramemoria collettiva e che viene riproposto,con tutta l’evidenza di uno stile documen-tario reinventato, ponendoci nuovi interro-gativi. Quelle che vedrete, non appenaavrete indossato gli appositi occhiali neces-sari per cogliere la tridimensionalità diqueste fotografie stereoscopiche, sono im-magini struggenti, che raccontano con i lo-ro pieni e i loro vuoti, con i colori fluore-scenti e le loro forme geometriche, quelrapporto conflittuale, di grande amore e al-trettanto odio, che abbiamo sviluppatocon la tecnologia, soprattutto con quellanucleare: Armin Linke, artista che lavora aMilano e utilizza con grande originalità lepossibilità della fotografia, ha scelto que-sta volta di ritrarre le centrali nucleari di-smesse, presenti sul nostro territorio.

Non sono molte, eppure la loro costru-zione è stata accompagnata da un entusia-smo popolare oggi difficilmente immagi-nabile: erano gli anni del boom economi-co, e i grandi gruppi industriali del paesedecisero di aprire le prime tre centrali: aquelle di Latina e Garigliano, entrambe del1963, fu fatta seguire immediatamentequella di Trino Vercellese. Quando sbarca-rono ad Anzio i macchinari necessari perla centrale laziale una folla accorse ad ap-plaudire. C’era un diffuso ottimismo nel-l’aria, l’uomo aveva appena conquistato indiretta televisiva la luna e ora si appresta-va, dominando l’atomo, a produrre un’im-mensa quantità di energia. Dunque, persi-no in campo artistico, il nucleare divennesinonimo di energia rigenerativa di un pa-norama percepito come stantio: non a ca-so, Enrico Baj, Joe Colombo e Sergio Dan-gelo si erano voluti chiamare «I Nucleari»quando si costituirono in un movimento,che al centro dei propri interessi aveva pro-prio il rapporto tra l’arte e la tecnologia.

Soltanto diverso tempo più tardi, nel1978, l’Enel costruì la quarta e ultima cen-trale, quella di Caorso, ma il clima entusia-stico era ormai svanito: si era appena supe-rata la più grave crisi energetica del decen-nio, con il petrolio che nel 1973 aveva rag-giunto prezzi record tanto da indurre tuttii governi a proclamare un periodo di auste-

rità. Bisognava risparmiare, i cittadini era-no invitati a non utilizzare le macchine ladomenica e persino, come ci ricorda Tom-maso Pincio nel suo scritto in catalogo(una bellissima pubblicazione delle casaeditrice inglese Pocko), a non addobbareeccessivamente l’albero di Natale. Tuttoquesto avrebbe contribuito a fare introiet-tare nell’inconscio collettivo un rapportomeno ingenuo e spontaneo con l’energia econ le diverse fonti capaci di produrla.Non si erano ancora verificati i grandi inci-denti che misero definitivamente in crisi ilsistema nucleare: prima quello al reattorestatunitense di Three Miles Island, poiquello di Chernobyl, che con le terribiliconseguenze provocate hanno chiusoun’epoca e ne hanno aperto un’altra in cuisi è acuita l’attenzione alle possibili derivedi ogni scoperta scientifica e di ogni suc-cessiva applicazione. In Italia poi, il refe-rendum popolare del 1987, condotto in unmomento di emozione e di paura, con laschiacciante vittoria del fronte che propo-neva l’abolizione del nucleare da fissaggio,ha portato alla dismissione di ogni centroesistente e anche di quelli in costruzione.

Le fotografie di Linke, realizzate conuna tecnica ormai desueta che racconta –a partire dagli occhiali con le lenti colorateche occorrono per poterne cogliere gli sfa-samenti visivi – il rapporto di felice ottimi-smo con la tecnologia, riescono a riassu-mere bene questi due momenti: «la fidu-cia nelle magnifiche sorti e progressive»che aspettavano l’umanità dotata di gran-de fede scientifica e, contemporaneamen-te, la perdita di consenso, nel nostro paesepiù spettacolare che altrove, dell’esperien-za nucleare e per certi versi, della speri-mentazione tout court.

Ci sono sale di controllo tappezzate di le-ve e schermi, come quelle dove, nei film, siassiste all’evento inaspettato; ci sono lun-ghe fila di container, macchinari per la fis-sione vera e propria, e poi scale, piattafor-me, tubi che corrono lungo le pareti e qual-che sparuta presenza umana, come un’ap-parizione proveniente da un’altra dimen-sione temporale. E dunque un lungo corri-doio intervallato da misteriose tracce di co-lore verticali, a dividere altrettante fila, inquella che forse è l’immagine più suggesti-va di questa selezione: claustrofobico esenza uscita, questo spazio evoca lo statodisperato della ricerca nel nostro paese. Ecamminando per le sale muniti di occhia-li, in fondo si finisce per sentire una certanostalgia per quell’epoca anteriore al pec-cato mortale, essendo noi abitanti di unmondo assai più consapevole, in cui stia-mo imparando a conoscere l’effetto imme-diato e macroscopico di ogni nostra picco-la azione quotidiana, cui non possiamosfuggire più.

Appuntamento ormai consolidato dell’inverno culturale romano, la Fiera del-la piccola e media editoria (www.piulibripiuliberi.it), la cui settima edizionesi terrà dal 5 all’8 dicembre al Palazzo dei congressi dell’Eur, punta quest’an-no sull’America Latina, cui sarà dedicata la vetrina d’onore. Diversi autori(dal messicano Jorge Volpi ai colombiani Hector Abad Fasciolince e DarioJaramillo, dal peruviano Santiago Roncagliolo al boliviano Pedro Shimosealla brasiliana Marcia Theophilo) proveranno a conferire alla Fiera – caratte-rizzata finora da una dimensione di mostra-mercato prenatalizia – un respirointernazionale. Del resto, la piccola e media editoria è in crescita: gli ultimidati dell’Associazione Italiana Editori, rivelano come nell’arco di un anno glieditori «non grandi» siano aumentati del 7,5% e il loro fatturato (pari a368,2 milioni di Euro) equivalga al 35 % del totale del settore librario.

RASSEGNEAutori latinoamericani in scena alla Fiera della piccola editoria dell’Eur

L’ATTRICEANNA KARINAIN UN RITRATTOGIOVANILE

AnnaKarina,il cinemaèdonna

«Cinema e donne» di Firenze dalla personalità decisa,festeggia i suoi trent’anni con l’edizione intitolata«Il ramo d’oro» da cui raccogliere frutti del passatoe del futuro. Incontriamo Anna Karina, icona immutabiledi una stagione di cui parla come di un regalo preziosoricevuto da Godard quando era una diciassettennedanese. Per fare poi ancora tanti film e tanta musica

ARMIN LINKE, «SENZA TITOLO», 2007

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MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE 2008 il manifesto pagina 15

CULTURA&VISIONI

do si è avuta l'esperienza di Godard,Cukor, Visconti, Fassbinder si vive questocon il proprio corpo, ce l'abbiamo dentro enon è strano che si passi alla regia. L’allena-mento è naturale. Sarebbe bello se tutti i re-gisti facessero al contrario anche solo unapiccola parte da attore perché si rendereb-bero conto come è difficile fare questo me-stiere». Per quanto riguarda la carriera mu-sicale da noi piuttosto sconosciuta dice:«Ho fatto una commedia musicale con Ser-ge Gainsbourg e sei anni e mezzo di concer-ti e in uno di questi, a Bilbao, ho incontratola produttrice canadese Hejer Charf che miha invitata a tenere concerti in Québec eda lì è nata l'idea di fare un piccolo film am-bientato in Canada. Il film del '73 l’avevoprodotto da sola, ma avevo anche capito dinon essere una donna d'affari. Il film avreb-be dovuto interpretarlo Philippe Katrinecon cui tenevo i concerti, ma lui è diventa-to una star e non è stata più la storia di duefrancesi persi in Canada. La musica delfilm resta quella di Katrine, della canzone«Les Lolitas» ho scritto io le parole e non èstata la prima volta». Le ha scritte ancheper il corto musicale Le train de ma vie delmarito Dennis Berry (regista e attore per Ri-vette, Techiné, Dassin) «un piccolo film gi-rato in modo gaio, dice, in cui una donnavede un bambino dall'altra parte dei binariin una specie di adozione ideale». Come inVictoria, dove ritrovava il figlio perduto.

ROMA

Gitai, La Banda, Mograbi, Sivan...Ec-cellente lo stato del cinema israelia-no, oggi, ora in rassegna in Italia.

«Ebraismo e Israele nel cinema» è il titolodel catalogo. Non si tratta di propagandaministeriale, dunque. Quanto ebraismo,anche ultraortodosso, infatti, non è sioni-sta? Così i 30 film che vedremo alla casa delcinema di Roma nel corso del 6˚ Pkf, «Piti-gliano Kolno’a Festival» (e poi a Trieste, Mi-lano, Alessandria, Casale Monferrato...),dal 15 al 19 novembre, sono stati scelti dacritici prestigiosi (Dan Muggia e Ariela Piat-telli), su iniziativa del centro Ebraico Italia-no «Il Pitigliani» (da oltre un secolo aiuta ibambini ebrei orfani o bisognosi). Nel cor-so della conferenza stampa di ieri, nella re-staurata magnifica sede in piazza Pia de To-lomei, il Pitigliani ha ribadito l’indipenden-za della rassegna che pur si giova dell’ap-poggio logistico e finanziario di Israele (piùsostanziosi i fondi di regione Lazio e pro-vincia di Roma). L’obiettivo è raccontarecon immagini non a una dimensione unasocietà e un cinema vitale (negli ultimi 2anni 50 film prodotti, e oltre 200 partecipa-zioni a festival internazionali, con Beau-fort, che vederemo, e Valzer con Bashir diAri Folman, su tutti) e affrontare critica-mente una serie di nodi storici-politici e dimiti (Kibbutz, Esercito, Sionismo...) fonda-tivi dello stato, nel 60˚ anniversario dellanascita. Ospite d’onore lo scrittore DavidGrossman che presenta il 19, alle 20 (serataa inviti, tel. 06 5897756), Qualcuno con cuicorrere di Oded Davidoff, tratto dal suo ro-manzo. Ospite anche la sosia di Julia Rober-ts, l’attrice Hagar Ben Asher. 4 le sezioni.«Sguardo sul nuovo cinema israeliano», coifilm e i doc del momento, come La Bandadi Kolirin, Beaufort di Cedar, Meduse di Ke-ret e Geffen (già distribuito da Moretti),Children of the sun di Tal, Champagne spydi Schirman, To see if I’m smiling di Yarom,Desert brides di Ushpiz. La seconda, sulleScuole di cinema da Israele, è dedicata alSapir college, dove ha studiato un terzoospite, il regista Ronen Amar. È presso Sde-rot, cittadina massacrata dai razzi Qassamda Gaza, proprio come i teatri e centri cul-turali palestinesi di Gaza colpiti da imman-cabili razzi israeliani, frequentati immanca-bilmente da «leader di Hamas». La terza è«Israele nel cinema - tra mito e demistifica-zione» che presenterà in copia restauratadal Csc il rarissimo Il grido della terra diDuilio Coletti (’49), che anticipa Exodus diPreminger (’60), e i polemici Avanti popolodi Bukai e Paratroopers di Ne’eman. Laquarta è «Album di famiglia»: tre donne, Re-becca Samonà, Hava Volterra e Ayelet Bar-gur e il proprio passato familiare. r.s.

Antonello CatacchioMILANO

Fernando Ezequiel Solanas, detto Pi-no («neppure mia madre sa perché,è un nome che mi hanno dato da

bambino»), è qualcosa di più di un registacinematografico. Settanta anni, argentino,era approdato in Italia, a Pesaro, con il suoprimo film nel 1968, La hora de los hornos,«era un film di denuncia – racconta – an-che se oggi di fronte a tutto quello che èsuccesso sembra una favola». Quaranta an-ni dopo è ancora in Italia per presentare ilsuo nuovo lavoro, Proxima Estación, invita-to dal primo Festival dei diritti umani di Na-poli e di passaggio a Milano presso l’Istitu-to Europeo di Design. Si tratta di un docu-mentario, il quarto di cinque che racconta-no l’Argentina devastata dal neoliberismoe dalla corruzione di Menem. In particola-re si affronta la dissoluzione del patrimo-nio ferroviario, una truffa colossale passataprima attraverso la privatizzazione, poi al-lo smantellamento della maggior parte del-le tratte, con smembramento di macchina-ri e altro, tutto letteralmente rubato daaziende voraci quanto i rapinatori.

Parlare con Pino è come essere investitida un fiume in piena; è stato anche deputa-to, ha fondato un movimento politico chenella capitale ha avuto l’8,5% e intende pre-sentarsi alle prossime elezioni nella capita-le. Subito entra in argomento definendo«un’aberrazione privilegiare il trasporto sugomma, perché maggiormente inquinan-te, meno economico, inoltre la ferrovia, ol-tre a permettere di socializzare e di tenereuniti i cittadini, può funzionare in qualsiasicondizione meteorologica. Invece si conti-nua con la guerra dell’automotore, che so-lo in Argentina provoca 8000 morti l’anno,con costi sociali e economici spaventosi».Eppure attraverso i vari governi che si sonosucceduti sino alla perversione di Menemquesto è successo in Argentina, ma non èche in Italia (fatto salvo lo smantellamentointeressato) la situazione sia poi molto di-versa. Il problema secondo Pino è che «do-po venti, trenta anni di neoliberismo gli sta-ti non sono più in grado di controllare al-cunché», infatti nel filmato chi dovrebbe in-dagare, incriminare, inchiodare alle re-sponsabilità gli autori dello scempio cadeletteralmente dalle nuvole oppure è presoda un senso di impotenza.

Ma soprattutto è indignato con «l’ideache il privato sia migliore dello stato. È unafavola, hanno rubato tutto nel modo piùselvaggio», così come selvaggi sono statiBush e Cheney con la loro politica. Non ètenero neppure con il governo Kirchner,pur senza avere preconcetti «quando fan-no qualcosa che va nella giusta direzione

siamo pronti all’applauso, non siamo pro-fessionisti dell’opposizione». Eppure, difronte a tutto questo, Solanas è entusiastaperché «l’America Latina vive un momen-to straordinario e unita ha un futuro straor-dinario perché per la prima volta nel conti-nente sono in maggioranza i governi dicentro sinistra e di sinistra. Anche se voi inEuropa vi fermate a una frase di Chavez,che D’Alema definisce demagogo. La veri-tà è triste, mi trovo di fronte a un’Italia ras-segnata, alla cultura della sconfitta. Se ilmodello della sinistra italiana è questo iodico no, alla luce del fatto che abbiamo stu-diato Gramsci, facendone un culto».

Tornando al cinema l’entusiasmo è lostesso, sta per completare il quinto docu-mentario e lui, che ha firmato anche titolistraordinari come Tangos, El exilio de Gar-del, Sur, El viaje, La nube, ha ancora vogliadi realizzare lavori non documentari. «Hotre o quattro progetti, ma non ho moltotempo per organizzare la produzione e tro-vare i finanziamenti. Uno si intitola Loshombres que estan solos y esperan, una fra-se di Ortiz Scalabrini, una sorta di CarlitoMarx argentino degli anni ’30 e ‘40 e si ispi-ra al suo magnifico lavoro, poi sto pensan-do a una saga sulla mia generazione chedovrebbe partire dalla resistenza degli an-ni ’60 per arrivare alle democrazie corrot-te».

Chissà, del resto è un ottimo momentoper il cinema argentino e per l’America La-tina, e chiacchierando con Pino verrebbevoglia di tornare a fare gli emigranti perchélui dice che «L’Europa è morta». Che abbiaragione.

INCONTRI · Solanas in Italia presenta «Proxima Estación»

Quell’Argentina devastatadal neoliberismo corrotto

La città di Saragozza ha messo al bandocon un’ordinanza i «bomberos toreros», os-sia i nani che, indossando il tradizionalecostume dei toreri, fanno uno spettacolocomico nell'arena prima dell'inizio dellecorride. La proposta, avanzata dalla forma-zione Chunta Aragonese, è stata approvatadal comune all'unanimità, per «evitare di-scriminazioni e disuguaglianze» e favorirepolitiche di inserimento lavorativo dei nani.A questo fine, il municipio proporrà spetta-coli circensi, ai quali potranno partecipare icomici rimasti senza lavoro. La decisionedella municipalità di Saragozza sarà proba-bilmente estesa a tutta la Spagna. Ma il«matador» Juan Torres ha avviato una mobi-litazione con una raccolta di firme popola-re, per difendere assieme ai suoi compagnigli spettacoli nell'arena. «Il divieto - ha spie-gato Torres ai media - nasce da motivazionipoliticamente corrette, che non tengonoconto dell’opinione dei diretti interessati. Lamia vita è sempre stata nelle corride, voglio-no togliermi il lavoro del quale vivo. La gen-te nell'arena non ride del 'nanerottolo’, madi quello che egli fa».

CINEMAADDIO MICHAEL HIGGINSL'attore Michael Higgins, personaggio cele-bre sul palco di Broadway e interprete dinumerosi telefilm e film, è morto in un ospe-dale di New York all'età di 88 anni. Higginsdebuttò in teatro nel 1946 recitando neldramma «Antigone», proseguendo poi con«Romeo e Giulietta» e specializzandosi inruoli drammatici. Nel 1955 debuttò in tele-visione e per oltre mezzo secolo è stato unvolto famigliare del piccolo schermo: è ap-parso, tra l'altro, nelle serie «Il virginiano»,«Sentieri», «Un giustiziere a New York», «Topsecrets» e «Law and Order - I due volti dellagiustizia». Michael Higgins ha recitato an-che al cinema facendo il suo debutto sulgrande schermo nel 1975 con «La fabbricadelle mogli» di Bryan Forbes. Tra gli altrifilm, «Il re degli zingari» di Frank Pierson,«Una commedia sexy in una notte di mezzaestate» di Woody Allen, «Rusty il selvaggio»di Francis Ford Coppola e «La morte ti fabella» di Robert Zemeckis.

TEATROREGIO CONTRO TAGLIIl Teatro Regio di Torino alza il sipario con-tro la crisi e giovedì per l'intera giornatasarà aperto ai cittadini, cui in serata offriràgratuitamente un concerto. L'iniziativa èstata promossa per protestare contro i taglial Fus, il fondo unico dello spettacolo e iprogetti di trasformazione delle Fondazioni.«Il Teatro Regio avrà 24 milioni di euro inmeno nel triennio 2009-2011», ha spiega-to Piero Gabriele dell'Slc-Cgil. I tagli delgoverno cancelleranno almeno la metà dei10mila occupati a Torino e provincia nelsettore culturale.

ARTEJEFFREY INABA IN OSPEDALELa seconda edizione del progetto di artepubblica Enel contemporanea, a cura diFrancesco Bonami, si conclude con un inter-vento permanente dell’artista americanoJeffrey Inaba al policlinico Umberto I. Ina-ba, fondatore dello studio di architettura econsulenza culturale omonimo, basato aLos Angeles, che si occupa anche di urbandesign, interviene in un contesto insolitoper l’arte contemporanea quale un ospeda-le, realizzando una sala d’attesa eco-soste-nibile («The Waiting Room»), accessibile atutti, anche al personale medico e parame-dico, alimentata da pannelli fotovoltaici.

Nei rutilanti settanta la pantera Jones originaria di SpanishTown, in Giamaica, ballava sui tavoli nello studio 54 e intona-va una versione in 4/4 de La vie en rose. Cantava, con quelfare un po’ sguaiato dal piglio declamatorio, lontano dal me-lodioso e perfetto vibrato della regina della disco, DonnaSummer. Grace Jones, l’altra diva della disco dei 70 poi tran-sitata con successo negli ottanta come icona e pioniere delpop dub d’avanguardia, è tornata con un nuovo disco a quin-dici dal precedente Bulletproof heart, uscito senza troppoclamore nel 1993. Hurricane, Uragano, è il titolo quanto maiesplificativo di questa nuova raccolta che raccoglie nove pez-zi inediti, incisa per la Wall of Sound, che punta decisamen-

te molto sul suo ritorno. E a ragione, perché il disco funzio-na e si muove agile fra testi molto personali e suoni ora vici-ni al soul (l’iniziale This is) arrivando ai ritmi a lei congenialidel dub, che la videro protagonista con album come WarmLeatherette (nel brano Well, well, well) insieme alla coppiaSly Dunbar e Robbie Shakespeare, cioè la sezione ritmicapiù importante della Giamaica, che l’affiancano anche inquesto nuovo progetto che vede la collaborazione di BrianEno e di Tricky, anche vocalist nel brano che dà il titolo all’al-bum, scritto a quattro mani con Grace. «Il segreto della miamusica - ha spiegato la cantante che ha appena compiutosessant’anni - è che non cerco mai di rincorrere le mode, nésonorità che possano funzionare per forza. Non cerco una«formula industriale», ma collaboro sempre con chi è sinto-nizzato sulla mia idea di fare musica. Mi faccio trasportaredalla mia voce e mi comporto di conseguenza». S.Cr.

FERNANDO SOLANAS

CINEMA

David GrossmanaRoma con i nuovifilm di Israele

Campagna di sottoscrizione straordinaria

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Fateciuscire

MERCOLEDÌ 12 NOVEMBREFIRENZE, ore 21 - CENTRO IDEAZIONE DONNA"IL GIARDINO DEI CILIEGI", via dell'Agnolo 5La libertà di informazione: ne parliamo con Riccardo Chiari; coordina Mara Baronti. Performance e letture su tema a cura di Saverio Tommasi

GIOVEDÌ 13 NOVEMBREPONTE SAN GIOVANNI (PG) - HOTEL DECÒ- ore 17. 30 Incontro con Francesco Mandarini e Gabriele Polo. Intervengono Mauro Tippolotti, presidente Consiglio Regionale Umbria, Manlio Mariotti, segretario regionale Cgil, Ulderico Sbarra, segretario regionale Cisl, Roberto Ciccone, presidente Consiglio Comunale Perugia

- ore 20. 30 Cena di sottoscrizionePrenotazioni e informazioni 340 6688975

VENERDÌ 14 NOVEMBREGENOVA, ore 17 - CIRCOLO AUTORITÀ PORTUALEe SOCIETÀ DEL POTRO DI GENOVA, via Albertazzi 3/r(zona San Benigno)

iniziativa a sostegno de il manifesto “Facciamolo Uscire!!! Salvare il manifestoper rilanciare la sinistra"introduce Elio Bonfanti (Forum Sinistra Europea);ne parliamo con Alessandra Fava (collaboratrice del manifesto), Luca Borzani (Fondazione Cultura), Andrea Ranieri (assessore alla cultura del Comune di Genova), Walter Fabiocchi (Camera del Lavoro); conclude Gabriele Polo (il manifesto)

SABATO 15 NOVEMBREANCONA - CIRCOLO EQUO & BIO, via Vallemiano 39Serata di sottoscrizione per il manifesto “Ricordando De Andrè"- ore 20 aperitivo/cena- ore 21.15 recital di canzoni di Fabrizio De AndréSottoscrizione 15 euroPrenotazione obbligatoria 333 7169273,347 6614594, 071 2812243

PADOVA, ore 20COOP. CORALLI, via Morandini 26

Serata di sottoscrizione per il manifesto “Facciamo una festa per divertircie sostenere il manifesto”con il tenore Miguel Orlandez e il gruppo TeatriòPrenotazioni 335 7291791, 333 2423880

CAGLIARI, ore 17SALONE DELLA SOCIETÀ UMANITARIA, viale Trieste 126L'Associazione Luigi Pintor organizza "Liberi di informare" serata per il manifesto: discussione con Tommaso Di Francesco e letture dei suoi "epigrammi" sulla redazione del manifesto; letture da il manifesto e testimonianze degli attori e attrici sardi a cura di RoverrunTeatro. Raccolta fondi.

FIRENZE, ore 20.30CIRCOLO ARCI P. BONCINELLI, via di Ripoli 209Cena di sottoscrizione alla stampa comunista “Il pesce rosso”

POZZALE (EMPOLI), ore 20CASA DEL POPOLO DEL POZZALECena di solidarietà con il manifesto e musica di Scorribanda

a cura di Alberto Caerio

SPAGNA

Al bando i «nani» toreri.Ma i matador si rivoltano

DISCHI

«Hurricane», l’uragano Grace Jones

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pagina 16 il manifesto MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE 2008

SPORT

Sei anni di carcere per Luciano Moggi, cinque per il figlio Alessandro. Sono lecondanne che il pubblico ministero Luca Palamara ha chiesto ieri a conclusionedella requisitoria nel processo contro gli esponenti della Gea World, la societàdei figli di papà che curava le procure di calciatori e allenatori, pilotando affari epartite. Moggi senior e junior sono accusati di associazione a delinquere finalizza-ta all’illecita concorrenza con violenza e minaccia, reato per il quale il pm ha chie-sto la condanna a 3 anni e sei mesi per Franco Zavaglia e 2 anni e 4 mesi perFrancesco Ceravolo. Più leggere le pene chieste per Davide Lippi (un anno e 4mesi) e Pasquale Gallo (8 mesi), accusati solo di illecitta concorrenza. La Gea -ha spiegato l’accusa - mirava al controllo del mondo del calcio attraverso un mec-canismo di intimidazione e avvertimenti in stile mafioso. Luciano Moggi era l’ispi-ratore occulto, il figlio Alessandro e Zavaglia i principali beneficiari.

PROCESSO GEAChiesti 6 anni per Luciano Moggi e 5 per il figlio

Dicono i mettimale e i poetiche non c’è futuro, siamoincastrati in un meccani-

smo sgangherato che va a finirenel baratro dell’annichilimento edella pazzia. Abbiamo le teste vin-te talmente dai jingle e dalla de-re-sponsabilizzazione generale chenemmanco ci accorgiamo di nonavere scampo. Chi invece, come iltifoso viola incallito con cui parloda una vita, segue attentamente ilcalcio come osservatorio privile-giato sul mondo (e pure il migliormodo al mondo per parlare d’al-tro) sostiene il contrario, vale a di-re l'incremento esponenziale digeni col crescere della civiltà, finoad arrivare all'estrema densità ge-niale degli ultimi anni.

Ma da che l’ha capito? Dagli al-lenatori calcistici, dice lui... Se ba-stava una mano sola a contare i ge-ni del primo millennio, in seguitoessi sono andati addensandosi eaccalcandosi verso la fine del se-condo, ma è solo in questo scor-cio di terzo che gli ingegni superio-ri, che fin lì erano arrivati al massi-mo a centrocampo, sono uscitidal rettangolo di gioco e hanno de-ciso di sedersi in panchina, dicelui. Li vedi, seri, compresi nel com-pito, senza pause, mai soddisfatti,scartabellare nervosi fogli di sche-mi... Facendo caso alla mutazionegenetica intervenuta nella specieallenatore-calcistico-di-qualsiasi-serie si può capire che siamo unaciviltà intellettivamente in pienorigoglio, secondo lui. Dall’Eccel-lenza alla serie A basta poggiarsi auna rete di campo per ammirarepersonalità abnormi, eccessive esciabordanti, vedere all’operamenti spumeggianti al servizio dipersonalità affascinanti, curiose eimpertinenti. Oppure basta segui-re le interviste alla tv per seguiredecine di grandi individualità chesi danno sulla voce, tutti ferma-mente convinti di essere qualcosadi speciale. Non che non ci fosse-ro prima, dice lui, certo però loSpecial One interista li ha convintiche oggi non se ne può fare a me-no, che ormai fa parte del baga-glio tecnico... Dato per scontatoche il concetto di normalità nel cal-cio non ha mai avuto fortuna e giu-stamente, bisogna però notareche una volta, coi campi avvoltinelle nebbie della magia e della su-perstizione c’era Herrera, la soavi-

tà lunare di Liedholm, ma purechi buttava il sale dietro la panchi-na, Mazzone lo stoico fino al since-ro taoismo di Zeman... Erano per-sonalità forti ma non abbastanzache cercavano nella superstizioneo nella filosofia le risorse per anda-re avanti. Pensa all’acqua santadel Trap, o all’abbandono di Sac-chi di responsabilità evidentemen-te insostenibili, dice lui. Qualchegiorno fa, ha detto, gli è capitatodi leggere un’intervista a Gigi Mai-fredi, ex-allenatore da anni fuoridal giro e che cerca di rientrare, ealla domanda se s’era tenuto ag-giornato rispondeva in un modoche si capiva che s’era tenuto ag-giornato soprattutto «psicologica-mente». Insomma, prima era unobizzarro come ce ne sono tanti neibar, proclamava il calcio-champa-gne come tanti altri negli uffici diogni paesello italiano, invece oras’era aggiornato, aveva rinforzatol’autostima e l’idea di unicità perrientrare nel giro.

Oggi ci sono quasi solo geni, di-ceva il viola incallito, e i geni si sahanno comportamenti sopra le ri-ghe e una generale noncuranzaper le esigenze altrui, i normali in-somma, però vengono sopportatie anzi incoraggiati per il dono checi fanno, le straordinarie qualitàdell’ingegno vincitore. Fosseronormali i geni sarebbero parec-chio antipatici e se a uno, un nongenio di sicuro, gli succede di scor-darsi il gran bene che ci fanno re-stano antipatici uguale... A me,mentre parlava il tifoso viola incal-lito c’era qualcosa che non mi qua-drava. E il bacio alla medagliettadello Special One di qualche setti-mana fa allora? ho obiettato... Maquello è un vezzo geniale, ha rispo-sto lui... Alla fine però ho dovutoammettere che stavolta ha ragio-ne, la quantità di geni è spavento-samente aumentata, ce n’è un’in-flazione. Se va avanti così, pensa-vo, siccome in Italia ci sono cin-quanta milioni di responsabili tec-nici, finirà che ci ritroviamo concinquanta milioni di special-onesnei bar e uffici pubblici, sia dietrolo sportello che in fila, siamo desti-nati a un futuro di poche diecinedi non-geni rimasti inspiegabil-mente indietro nell’evoluzione,che se la vedranno proprio brutta,pensavo, stritolati dal rispetto edall’educazione.

Simone Pieranni

Ogni volta che Genova apparenelle cronache, lo fa suo mal-grado. Come se bisbigliare al

di là dei carruggi, fosse una sorta di le-sa maestà al passato della città. Meglioil tiepido rimbombo del dialetto imba-stardito dai tanti migranti, a cullare ipropri sogni. E Diego Milito, delanteroargentino, attuale capocannoniere delcampionato con 9 gol, ha la faccia cru-da da marinaio consumato: freddo edeterminato, malinconico e maturatodall'esperienza di tanti tanghi.

E come i genovesi non ama raccon-tarsi. Del resto, dici Genova e dici Ar-gentina: la Boca, i xeneixes, volti, sto-rie, magie. Milito, El Principe, è uno de-gli argentini che si appresta a diventa-re storia del club rossoblù. E i suoi con-nazionali con un passato genoano, ra-ramente sono passati inosservati. Nel1949 il Genoa ingaggia dal Boca Ju-niors, Mario Emilio Heriberto Boyè. InArgentina ancora oggi è consideratouna delle più grandi ali destre della sto-ria: lo chiamavano El Atomico. La cur-va del Boca gli aveva dedicato una can-zone ad hoc: «yo te daré, te daré niñahermosa, te daré una cosa, una cosaque empieza con B...Boye». Mica ma-

le. Boyè arrivò a Genova, giocò unamanciata di partite, fece quattro golcontro la Triestina, sbagliò un rigorenel derby e poi tornò in Argentina. Pa-re non apprezzasse i ritiri: la moglie pa-reva gustarseli molto di più. All'Atomi-co la situazione sembrò irreparabile:valigia, aereo e via a Baires lontano dairitiri all'italiana. Boyè rimane un mitolontano e un po' sfortunato: un gran-de calciatore che non ebbe l'occasionedi trascinare i rossoblù a grandi vette.Passato remoto.

Situazione diversa oggi, con Militoad affondare difese e mantenere altal'aura di un Ferraris inviolabile. E' arri-vato a Genova, è tornato anzi, dopouna stagione e mezza di gol e classe,dopo un distacco di tre anni soffertoda tutti. Era andato via perché in C,non avrebbe avuto senso la sua presen-za. Era andato via da Genova per anda-re a Saragozza, per giocare con il fratel-lo Gabriel (ora al Barcellona) e speri-mentarsi nella Liga. Sembrava un ad-dio, perché di favole a Genova da unpo' non se ne vivono. Poi, quest'estate,a campionato già iniziato è tornato.Senza starla troppo a menare con leconsuete frasi fatte. «Sono contento»,ha detto in conferenza stampa. E direche avrebbe potuto ricamare sulla sua

insistenza a tornare a Genova, anzichéandare a prendere le sterline del Tot-tenham. Ha scelto Genova, chiamia-molo pure debito, roba da adulti.

Quando il Genoa anziché portarloin serie A (dove avrebbe dovuto farecoppia con un certo Lavezzi), lo lasciòal Saragozza nella tribolata estate dellaretrocessione in C, nessuno ci avrebbecreduto. La Nord, stropicciandosi gliocchi, lo ha accolto ancora, conoscen-done la finezza tecnica e la modestiaumana. E il numero di gol in rossoblùin campionato: 42 in 69 partite. E oratutti si accorgono di Milito, attaccante,non un prodotto di marketing. E' uncalciatore. Parla poco, si fa i fatti suoi ealla domenica la mette dentro in ognimodo: nell'ultimo turno di campiona-to ha fatto gol col destro, di testa, conil sinistro in acrobazia e ha fornito aSculli una palla che conteneva un mes-saggio: devi solo spingerla in rete. Re-pertorio da bomber, senza troppi fron-zoli e isterismi. Non si trova il suo sorri-so patinato sulle riviste, né si atteggia amaître à penser de noialtri (la casa, lachiesa, la famiglia, Cristo). Il suo colpomigliore è la finta più classica, la primache viene insegnata alle scuole calcio,o forse la più naturale: fingere di anda-re sull'esterno o calciare e rientrare

con l'interno, a nascondere pallone epensieri. Milito non ha un colpo daplaystation, non è un giocatore da You-tube, da rabone, sombrero, trivele e be-linate simili, direbbero i genovesi. E al-lora quando la stampa nazionale si ac-corge del campione Milito, ai genovesifa piacere, ma un po' infastidisce, co-me se qualcuno osasse turbare un idil-lio riservato.

Lo chiamano El Principe perché co-me un altro Principe, l'uruguagio EnzoFrancescoli, ha l'eleganza del cigno su-damericano: flemmatico e letale. Nonsolo: i due si assomigliano proprio.Ora a Genova si parla addirittura diMaradona: il neo ct argentino non haconvocato il Principe, preferendogli ilgenero Aguero e il napoletano Denis.E giù a brontolare, ben sapendo cheforse è meglio così. Lui ha pensato lastessa cosa: «mi spiace ma almeno po-trò dedicarmi al Genoa». E lo staff ros-soblù lo sta spremendo come un limo-ne. L'ultima convocazione in naziona-le lo aveva riportato in Italia a pocheore dal match con l'Inter a San Siro.Ha dormito qualche ora, è andato daGasperini, mister genoano, e gli ha det-to: io gioco. E ha corso come un matto,mentre gli interisti cercavano di scardi-nare l'ordine genoano retto da quellolà davanti, serpente a sonagli nelle pra-terie meneghine.

Nel suo primo anno al Saragozza,quando incontrò il Real Madrid, gli fe-ce 4 gol per un 6-1 finale che puzza distoria. Il primo di destro, dopo un con-trollo al volo nell'area piccola. Il secon-do, finta a rientrare e colpo d'esterno asuperare Casilla. Il terzo e il quarto ditesta. Tutto questo non è abbastanzaper il calcio moderno, alla ricerca dibrand, marche, stereotipi, ma è suffi-ciente per fare sognare una città. Equel che conta è che è tutto vero.

ALLENATORI

Lamutazione geneticadei geni della panchina

Paolo Morelli

Il principe di Bairesche fa sognare GenovaDiegoMilito, storia di un bomber freddo emalinconico

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MEDIA

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15:05 PASO ADELANTE ITALIA 115:15 THE COLLECTOR FANTASY

CHANNEL15:15 DAWSON’S CREEK FOX15:30 LAW & ORDER JIMMY15:35 LA SIGNORA IN GIALLO FOX

CRIME15:55 WILDFIRE ITALIA 116:00 IN TREATMENT: SOPHIE

CULT16:05 DARK KNIGHT FANTASY

CHANNEL16:05 MC GYVER LA716:10 ‘TIL DEATH FOX16:20 THE DISTRICT JIMMY16:20 AFTERWORLD AXN16:30 MC GYVER AXN16:30 L’ISPETTORE BARNABY FOX

CRIME16:40 STREGHE FOX17:00 BEASTMASTER FANTASY

CHANNEL17:10 LAW & ORDER JIMMY17:15 UNA MAMMA PER AMICA

FOX LIFE17:20 THE DISTRICT RAIDUE17:30 QUANTUM LEAP AXN17:35 DAWSON’S CREEK FOX17:50 VAMPIRE HIGH FANTASY

CHANNEL18:00 I ROBINSON JIMMY18:15 LAW AND ORDER SVU FOX

CRIME18:20 FARSCAPE FANTASY

CHANNEL18:20 SQUADRA MED - IL

CORAGGIO DELLE DONNE AXN

18:30 I ROBINSON JIMMY18:55 LA VITA SECONDO JIM FOX19:00 ENTOURAGE JIMMY19:00 STARGATE SG-1 LA719:05 TUTTO IN FAMIGLIA ITALIA 119:10 BONES FOX LIFE19:10 LAW & ORDER FOX CRIME19:15 THE COLLECTOR FANTASY

CHANNEL19:25 DR. HOUSE - MEDICAL

DIVISION FOX19:30 I SOPRANO CULT19:35 ENTOURAGE JIMMY19:35 SQUADRA SPECIALE COBRA

11 RAIDUE20:05 SEVEN DAYS AXN20:05 TUTTO IN FAMIGLIA FOX LIFE20:05 C.S.I. FOX CRIME20:10 CHARLIE JADE FANTASY

CHANNEL20:20 WALKER TEXAS RANGER

RETEQUATTRO20:30 IN TREATMENT: SOPHIE

CULT20:35 WILL & GRACE FOX LIFE21:00 REGENESIS JIMMY21:00 THE SHIELD AXN21:00 IN TREATMENT: SOPHIE

CULT21:00 BEAUTIFUL PEOPLE FOX

LIFE21:00 LAW AND ORDER CRIMINAL

INTENT FOX CRIME21:05 VENERDÌ 13 FANTASY

CHANNEL21:10 UN CASO PER DUE RAITRE21:15 THE KILL POINT FOX21:50 REGENESIS JIMMY21:55 RESCUE ME AXN21:55 BEAUTIFUL PEOPLE FOX

LIFE21:55 LAW AND ORDER CRIMINAL

INTENT FOX CRIME22:05 THE KILL POINT FOX22:10 UN CASO PER DUE RAITRE22:50 RESCUE ME AXN22:50 C.S.I. NY FOX CRIME23:25 DR. HOUSE - MEDICAL

DIVISION FOX23:40 BONES FOX LIFE23:45 LAW & ORDER FOX CRIME00:20 SUPERNATURAL FOX00:30 TWO TWISTED LA700:35 MISSING FOX LIFE00:40 C.S.I. FOX CRIME01:00 G-SPOT JIMMY01:10 THE X-FILES FOX

Rai1 Rai2 Rai3 Rete4 Canale5 Italia1 La706:20 L’ISOLA DEI FAMOSI

Reality show Conduce Filippo Magnini

07:00 CARTOON FLAKES Ragazzi contenitore

09:55 METEO 2 10:00 TG2PUNTO.IT Notiziario 11:30 INSIEME SUL DUE

Attualità Conduce Milo Infante

13:00 TG2 GIORNO Notiziario 13:30 TG2 COSTUME E

SOCIETÀ Rubrica 13:55 MEDICINA 33 Rubrica 14:00 SCALO 76 CARGO Varietà

Conduce Paola Maugeri14:45 ITALIA ALLO SPECCHIO

Attualità Conduce Francesca Senette

16:15 RICOMINCIO DA QUI Attualità Conduce Alda D’Eusanio

17:20 THE DISTRICT Telefi lm 18:00 METEO 2 18:05 TG2 FLASH L.I.S. 18:10 RAI TG SPORT 18:30 TG2 Notiziario 18:50 L’ISOLA DEI FAMOSI

Reality show Conduce Filippo Magnini

19:35 SQUADRA SPECIALE COBRA 11 Telefi lm

20:30 TG2 - 20.30 Notiziario

20:55 COPPA ITALIA: TIM CUP 2008/2009 NAPOLI - SALERNITANA Evento sportivo

23:05 TG2 Notiziario 23:15 TG2 PUNTO DI VISTA

Rubrica 23:20 RAI EDUCATIONAL LA

STORIA SIAMO NOI Rubrica Conduce Giovanni Minoli

00:20 MAGAZINE SUL 2 - ROTOCALCO Attualità

00:50 L’ISOLA DEI FAMOSI Reality show Conduce Filippo Magnini

01:15 TG PARLAMENTO Attualità 01:25 RAISPORT REPARTO

CORSE Rubrica sportiva 01:55 ALMANACCO Varietà

Conduce Alessandra Canale con la partecipazione di Mauro Perfetti. Regia di Stefano Lonardo

02:00 METEO 2 Previsioni del tempo

02:05 APPUNTAMENTO AL CINEMA Rubrica

06:30 MEDIASHOPPING 07:05 VITA DA STREGA Telefi lm 07:30 CHARLIE’S ANGELS

Telefi lm08:30 HUNTER Telefi lm 09:30 FEBBRE D’AMORE Soap

opera 10:30 BIANCA Soap opera11:30 TG4 Notiziario 11:38 VIE D’ITALIA NOTIZIE SUL

TRAFFICO Notiziario 11:40 MY LIFE Soap opera 12:40 UN DETECTIVE IN

CORSIA Telefi lm 13:30 TG4 Notiziario 13:54 METEO 14:00 SESSIONE

POMERIDIANA: IL TRIBUNALE DI FORUM Attualità Conduce Rita dalla Chiesa

15:00 HAMBURG DISTRETTO 21 Telefi lm Con Thomas Scharff, Sanna Englund, Frank Vockroth, Peer Jaumlger, Rhea Harder

15:55 SENTIERI Soap opera16:10 AMICHE MIE Fiction18:40 TEMPESTA D’AMORE

Soap opera18:55 TG4 Notiziario 19:19 METEO19:35 TEMPESTA D’AMORE

Soap opera 20:20 WALKER TEXAS RANGER

Telefi lm Con Chuck Norris, Clarence Gilyard, Sheree J. Wilson

21:10 INFELICI E CONTENTI FILM Con Renato Pozzetto, Ezio Greggio, Marina Suma, Livia Venturini, Roberto Bisacco, Carlo Colombo, Francesca Rinaldi, Angelo Bernabucci, Giorgio Palombi, Dino Emanuelli

22:40 TGCOM - METEO Notiziario

23:20 I BELLISSIMI DI RETE 4 23:25 CULO E CAMICIA FILM

Con Enrico Montesano, Renato Pozzetto, Daniela Poggi, Gianni Agus, Gino Pernice, Umberto Zuanelli, Maria Rosaria Omaggio, Leopoldo Mastelloni

00:25 TGCOM - METEO Notiziario

02:00 TG4 RASSEGNA STAMPA Notiziario

06:00 TG5 - PRIMA PAGINA Notiziario

07:55 TRAFFICO Notiziario 07:57 METEO 5 07:58 BORSA E MONETE

Notiziario 08:00 TG5 MATTINA Notiziario 08:40 MATTINO CINQUE Attualità

Conduce Barbara D’Urso10:00 TG5 - ORE 10 Notiziario 11:00 FORUM Real Tv Conduce

Rita Dalla Chiesa 13:00 TG5 Notiziario 13:39 METEO 513:40 BEAUTIFUL Soap opera

Con Katherine Kelly Lang, Ronn Moss, Susan Flannery, John McCook

14:10 CENTOVETRINE Soap opera Con Luca Biagini, Alessandro Mario, Pietro Genuardi, Segio Troiano, Anna Safroncick, Danilo Brugia.

14:45 UOMINI E DONNE Talk show Conduce Maria De Filippi

16:15 AMICI Reality show 16:55 POMERIGGIO CINQUE

Attualità Conduce Barbara D’Urso

17:55 TG5 MINUTI Notiziario 18:50 CHI VUOL ESSERE

MILIONARIO Gioco Conduce Gerry Scotti

20:00 TG5 Notiziario 20:30 METEO 5 20:31 STRISCIA LA NOTIZIA - LA

VOCE DELLA SUPPLENZA Attualità Conduce Ezio Greggio e Enzo Iacchetti

21:10 AMICHE MIE Fiction Con Margherita Buy, Elena Sofi a Ricci, Luisa Ranieri, Cecilia Dazzi, Guido Caprino, Elena Russo, Gaia Bermani Amaral, Barbara Bouchet, Franco Neri, Franco Castellano, Massimo Poggio, Stefano Pesce, Michele La Ginestra, Pino Quartullo, Lorenzo Lavia, Marco Cortesi

23:30 MATRIX Attualità Conduce Enrico Mentana.

01:30 TG5 - NOTTE Notiziario 01:59 METEO 5 02:00 STRISCIA LA NOTIZIA - LA

VOCE DELLA SUPPLENZA Attualità Conduce Ezio Greggio e Enzo Iacchetti

06:20 PRIMA O POI DIVORZIO! Telefi lm

06:30 MEDIASHOPPING 06:35 CARTONI ANIMATI 09:05 STARSKY & HUTCH

Telefi lm 10:05 MEDIASHOPPING 10:10 SUPERCAR Telefi lm 11:10 SUPERCAR Telefi lm12:15 SECONDO VOI Attualità 12:25 STUDIO APERTO Notiziario 12:58 METEO 13:00 STUDIO SPORT Notiziario

sportivo 13:40 WHAT’S MY DESTINY

DRAGON BALL Cartoni animati

14:05 ONE PIECE - TUTTI ALL’ARREMBAGGIO Cartoni animati

14:30 I SIMPSON Cartoni animati

15:05 PASO ADELANTE Telefi lm 15:55 WILDFIRE Telefi lm16:50 CARTONI ANIMATI 18:30 STUDIO APERTO Notiziario 18:58 METEO19:00 TRE MINUTI CON

MEDIASHOPPING 19:05 TUTTO IN FAMIGLIA

Telefi lm 19:35 LA TALPA Reality show 20:15 LA TALPA - LIVE Reality

show 20:30 LA RUOTA DELLA

FORTUNA Gioco Conduce Enrico Papi con Victoria Silvstedt

21:10 THE DEPARTED - IL BENE E IL MALE FILM Con Leonardo DiCaprio, Matt Damon, Jack Nicholson, Mark Wahlberg, Martin Sheen, Ray Winstone, Vera Farmiga, Alec Baldwin, Anthony Anderson

22:07 TGCOM - METEO Notiziario

00:10 QUELLO CHE LE DONNE NON DICONO Talk show Conduce Enrico Ruggeri. Regia di Claudio Asquini

01:25 STUDIO SPORT Notiziario sportivo

01:50 TRE MINUTI CON MEDIASHOPPING

01:55 STUDIO APERTO - LA GIORNATA Notiziario

02:10 TALENT 1 - PLAYER Show 02:35 SHOPPING BY NIGHT

06:20 OROSCOPO Rubrica 06:30 TRAFFICO Notiziario 06:40 INFORMAZIONE Notiziario 07:00 OMNIBUS Attualità

Conduce Antonello Piroso, Gaia Tortora, Andrea Molino

09:15 OMNIBUS LIFE Attualità Conduce Tiziana Panella, Enrico Vaime

10:10 PUNTO TG Notiziario 10:15 2’ UN LIBRO Culturale

Conduce Alain Elkann 10:25 IL TOCCO DI UN ANGELO

Telefi lm Con Roma Downey, Della Reese, John Dye.

11:30 MATLOCK Telefi lm Con Andy Griffi th, Nancy Stafford

12:30 TG LA7 Notiziario 12:55 SPORT 7 Notiziario

sportivo 13:00 CUORE E BATTICUORE

Telefi lm Con Robert Wagner, Stefanie Powers, Lionel Stander.

14:00 LA SFINGE FILM Con Lesley-Anne Down, Frank Langella, Maurice Ronet, John Gielgud, Vic Tablian, Martin Benson, John Rhys-Davies, Nadim Sawalha, Tutte Lemkow

16:05 MC GYVER Telefi lm Con Richard Dean Anderson

17:05 ATLANTIDE - STORIE DI UOMINI E DI MONDI Documentario Conduce Francesca Mazzalai

19:00 STARGATE SG-1 Telefi lm Con Amanda Tapping, Christopher Judge, Michael Shanks, Richard Dean Anderson, Don S. Davis.

20:00 TG LA7 Notiziario 20:30 OTTO E MEZZO Attualità

Conduce Lilli Gruber e Federico Guiglia

21:10 EXIT - USCITA DI SICUREZZA Attualità Conduce Ilaria D’Amico

23:30 MALPELO Attualità Conduce Alessandro Sortino

00:30 TWO TWISTED Telefi lm Con Bryan Brown

01:00 TG LA7 Notiziario 01:25 OTTO E MEZZO Attualità

Conduce Lilli Gruber e Federico Guiglia

02:05 STAR TREK DEEP SPACE NINE Telefi lm Con Avery Brooks, Rene Auberjonois, Cirroc Lofton

06:00 EURONEWS Notiziario 06:05 ANIMA GOOD NEWS

Attualità 06:10 INCANTESIMO 9 Soap

opera 06:30 TG1 Notiziario 06:40 VIAGGIARE INFORMATI

Rubrica 06:45 UNOMATTINA Attualità

Conduce Michele Cucuzza, Eleonora Daniele

10:00 VERDETTO FINALE Attualità Conduce Veronica Maya

10:50 APPUNTAMENTO AL CINEMA Rubrica

11:00 OCCHIO ALLA SPESA Attualità Conduce Alessandro Di Pietro

11:25 CHE TEMPO FA 11:30 TG1 Notiziario 12:00 LA PROVA DEL CUOCO

Attualità Conduce Antonella Clerici

13:30 TG1 Notiziario 14:00 TG1 ECONOMIA Notiziario 14:10 FESTA ITALIANA Attualità

Conduce Caterina Balivo 16:15 LA VITA IN DIRETTA

Attualità Conduce Lamberto Sposini

16:50 TG PARLAMENTO Attualità 17:00 TG1 Notiziario 17:10 CHE TEMPO FA 18:50 L’EREDITÀ Gioco Conduce

Carlo Conti20:00 TG1 Notiziario 20:30 AFFARI TUOI Gioco

Conduce Max Giusti

21:10 CARRAMBA! CHE FORTUNA Varietà Conduce Raffaella Carrà. Un programma di Gianni Boncompagni, Raffaella Carrà, Sergio Iapino, Walter Santillo. Regia di Sergio Iapino

23:15 TG1 Notiziario 23:20 PORTA A PORTA Attualità

Conduce Bruno Vespa. Regia di Marco Aleotti

00:55 TG1 NOTTE Notiziario 01:10 TG1 TURBO Rubrica

Conduce Pierangelo Piegari 01:25 CHE TEMPO FA 01:30 APPUNTAMENTO AL

CINEMA Rubrica 01:35 SOTTOVOCE Rubrica

Conduce Gigi Marzullo. Regia di Sabrina Salvatorelli

06:45 ITALIA, ISTRUZIONI PER L’USO Attualità

07:30 TGR BUONGIORNO REGIONE Attualità

08:00 RAI NEWS 24 MORNING NEWS Attualità

08:01 IL CAFFÉ DI CORRADINO MINEO Attualità

08:15 LA STORIA SIAMO NOI Rubrica Conduce Giovanni Minoli

08:20 I RAGAZZI DI VILLA EMMA FILM

09:15 VERBA VOLANT Rubrica 09:20 COMINCIAMO BENE

- PRIMA Attualità Conduce Pino Strabioli

10:05 COMINCIAMO BENE Attualità Conduce Fabrizio Frizzi ed Elsa Di Gati

13:05 TERRA NOSTRA Telenovela 14:00 TG REGIONE Notiziario 14:15 TG REGIONE METEO 14:20 TG3 Notiziario 14:50 TGR LEONARDO Rubrica 14:55 COPPA ITALIA: TIM CUP

2008/2009 UDINESE - REGGINA Evento sportivo

15:45 TG3 FLASH L.I.S. 15:50 TG3 GT RAGAZZI 16:50 LUPO ALBERTO Cartoni

animati 17:00 COSE DELL’ALTRO GEO

Documentario Conduce Sveva Sagramola

17:50 GEO & GEO Documentario Conduce Sveva Sagramola

19:00 TG3 Notiziario 19:30 TG REGIONE Notiziario 20:00 BLOB Varietà contenitore 20:10 AGRODOLCE Soap opera 20:35 UN POSTO AL SOLE Soap

opera21:05 TG3 Notiziario

21:10 UN CASO PER DUE Telefi lm Con Klaus Theo Gortner, Paul Frielinghaus, Gunther Strack

23:15 PARLA CON ME Varietà Conduce Serena Dandini, Dario Vergassola, Banda Osiris,Ascanio Celestini

00:00 TG3 LINEA NOTTE Attualità 00:10 TG REGIONE Notiziario 00:55 METEO 3 01:00 APPUNTAMENTO AL

CINEMA Rubrica 01:10 LA STORIA SIAMO NOI

Rubrica Conduce Giovanni Minoli

telefi lm

GIUSY FERRERI · Dopo «X Factor» esce il suo primo cd di inediti

«Ma io non vivo di solo reality»

SCRIVIMI FERMO POSTAdi Ernst Lubitsch, Usa 1940 (97’)ORE 21.00 - SKYCINEMACLASSICS

9James Stewart e MargaretSullavan sono due commessiin un negozio di Budapest

che non si trovano neanche tropposimpatici, ma senza saperlo si manda-no lettere d'amore attraverso una cor-rispondenza fermo posta. Deliziosofilm natalizio, con regali, nevicate,lieto fine, intrighi e bontà, per rinfre-scare l'atmosfera. Serata classica sulcanale «cult» di Sky.

LETALE

INSOSTENIBILE

RIVOLTANTE

SOPORIFERO

CLASSICO

BELLO

COSÌ COSÌ

CULT

MAGICO

ITALIA 1LOREDANA BERTÈ SI RACCONTA DA RUGGERITutto quello che avreste voluto sapere sulla vita di alcunegrandi donne del mondo dello spettacolo, della cultura edello sport, viene svelato nel nuovo programma condotto daEnrico Ruggeri «Quello che le donne non dicono», in ondada oggi (0.10), per otto mercoledì, in seconda serata suItalia1. Nella puntata d'esordio l'ospite-protagonista è Lore-dana Bertè. Racconterà la sua vita, il rapporto con Borg e illegame con la sorella scomparsa, Mia Martini.

I VESPRI

City in fear, la filiera di Foxcrimedi Norma Rangeri

Stefano CrippaROMA

Forse non ascolterà i consigli diEstelle, la pop star inglese diAmerican boy che definisce i

successi da reality come «troppo faci-li e veloci», ma di certo Giusy Ferreri,la stella che pur non vincendo la pri-ma edizione della versione italianadi X Factor è diventata la regina del-l’estate con il tormentone Non ti scor-dar mai di me, qualche dubbio sul-l’opportunità o meno di iscriversi alreality di Raidue l’ha avuto in parten-za. «Non ne ero molto convinta, mifaceva paura espormi in televisionein quel modo, anche se in realtà nelreality qualche momento di privacyl’avevamo rispetto alle altre produ-zioni. Poi mi son detta: se non funzio-na, nulla mi impedisce di portare ingiro il mio repertorio di canzoni. Sì si-curamente si rischia di perdere credi-bilità, ma a me è andata molto be-ne».

E così la ragazzotta nata a Paler-mo, ma residente a Milano è passatada cassiera della Gs «ma ho preferitomantenere l’aspettativa, in questoambiente non si sa mai...», a grandepromessa della canzone italiana. Tri-plo disco di platino, un duetto nell’al-bum tributo della Vanoni e ora il suoprimo cd di inediti Gaetana che esceil 14 novembre per la Sony-Bmg. Aprodurlo Tiziano Ferro in tandemcon Michele Canova, che sigla anchesei pezzi del disco insieme a RobertoCasalino, l’autore di Novembre, ilnuovo singolo al centro delle polemi-che per un presunto plagio di Backto Black di Amy Winehouse alla qua-le è stata spesso paragonata: «È facile

nel mondo della musica leggera tro-vare affinità fra le canzoni, è che ipezzi pop si muovono su un giro ar-monico. Nel caso di Novembre è ve-ro, il giro armonico è lo stesso diBack to Black, ma la tonalità è diffe-rente. Per parlare di plagio, poi, è fon-damentale che otto battute sianouguali melodicamente e non armoni-camente». Nel disco due brani origi-nali dell’idolo di Giusy, Linda Perry,La scala e Cuore assente: «Per me èuna gioia confrontarmi con lei, il suotipo di scrittura dà molto spazio allavoce» e uno di Sergio Cammariereche ha rivestito di sonorità jazz un te-sto di Ferro Il sapore di un altro no:«L’ho conosciuto nel corso di un con-certo a Crotone. È una persona squi-sita».

C’è chi, come la Vanoni, dice che ilrischio per lei è quello di bruciarsi infretta... «Ha ragione, il rischio c’è.Quello che posso fare è impegnarmiseriamente e realizzare quello che ne-gli anni precedenti non sono riuscitaa concretizzare. Forse il fatto di averraggiunto il successo a ventinove an-ni, mi permette di affrontare questomestiere con molta cautela. Perchéqui non ci si muove a piccoli passi ele situazioni si evolvono in continua-zione». Per questo dubita di parteci-pare a Sanremo «Vengo da X Factor erischio non solo la sovraesposizione,ma di arrivarci con poche energie».Preferisce allora muoversi con showcase dal vivo: «Per il tour ci sarà tem-po, non vorrei incappare nell’erroredi fare una programmazione troppoazzardata e capire che il pubblicoche viene ad ascoltare i concerti dalvivo è ben diverso da quello che siprospettava all’inizio».

Tra una pubblicità di Csi-Miami e una di Law&Order, serie-cult dellafiction specializzata nelle detective story di ultima generazione, ades-so c’è la cronaca, la realtà dei fatti, la sostanza materiale da cui que-sti telefilm traggono ispirazione. Si tratta di City in fear, dieci docu-mentari su storie criminali made in Usa: dal massacro alla scuolaColumbine all’assassinio di Gianni Versace, dall’assedio di Wacoallo strangolatore delle colline di Los Angeles, con cui è iniziata larassegna (lunedì, FoxCrime).«In genere non prendono i corpi in braccio, li scaricano», dice il de-tective, uno di quelli che tra il 1977 1 il 1979 si occupò delle undiciragazze uccise sulle colline della città degli angeli. Donne violentate,seviziate e gettate nei boschi. Nessun particolare viene risparmiato(il coroner: «sono arrivati al punto da iniettare nel corpo della vittimaliquido detergente», «l’hanno legata con il filo elettrico e ogni tantoinfilavano la spina»), come del resto succede nelle fiction, special-mente quelle con il microscopio sempre in primo piano per evidenzia-re il dettaglio decisivo all’individuazione del colpevole.Gli strangolatori delle colline erano due cugini italiani, uno faceva iltappezziere di automobili, l’altro lo psicologo da cui si recavanospontaneamente le vittime per confessare i loro problemi. Uno è mor-to in carcere, l’altro sta scontando due ergastoli. Particolare che irri-ta uno degli investigatori: «Gli ficcherei una pallottola in testa pernon far convivere i familiari con la sua presenza».Il documentario ci porta dentro l’atmosfera di allora, racconta di unapopolazione femminile terrorizzata dalle prime ombre della sera, delpanico che si diffonde nel giorno del Ringraziamento, quando vienetrovata la settima vittima. Le donne uccise non mostrano segni dilotta, né di difesa, seguono il killer con fiducia, dunque può esserechiunque, un vicino, un amico. Anziane signore ricordano i corsi diautodifesa, il ferro da calza sotto il braccio, lo spry al pepe o le chia-vi usate come tirapugni. "City in fear" allarga lo sfondo, incastral’azione dell’assassino con la reazione sociale.Il pubblico a cui si rivolge è il telespettatore di FoxCrime, un appas-sionato del genere che guarda il documentario con l’occhio del-l’esperto, di chi vuole scoprire la filiera del crimine, le relazioni tracronaca e fiction. Parlano i detective, gli psicologi, gli abitanti deisobborghi losangelini, che allora indagavano e che oggi raccontano.Li vediamo invecchiati e, nei filmati di repertorio, quando erano gio-vani e stavano inseguendo la verità. Proprio come succede con iflash-back di Colde-Case, che di questa sovrapposizione continua di"ieri" e "oggi"ha fatto il suo marchio, con le vittime e i carnefici checi appaiono al momento del delitto e, molti anni dopo, quando ilcaso viene riaperto.

[email protected]

CULO E CAMICIAdi P. Festa Campanile, Italia 1981(131’)ORE 23.25 - RETE 4

5Un film a episodi costruito sudue interpreti campioni di in-cassi dell'epoca come Enrico

Montesano e Renato Pozzetto. Il primo,nell'episodio «Il televeggente», lavora inuna televisione privata e sogna di fare iltelecronista nonostante sia balbuzien-te. L'altro, è in coppia felice e collauda-ta con Leopoldo Mastelloni ma incontrala fotografa Maria Rosaria Omaggio.

la radio

LE STORIEDOCUMENTIORE 12.45 - RAITREProsegue l’appuntamento quotidianodi approfondimento - venti minuti, maintensi, dove Corrado Augias raccontastorie di attualità, ma non sempre,italiane. Oggi Augias intervista il gior-nalista Antonello Caporale che raccon-ta, con dovizia di particolari, il suoviaggio nell'Italia dei «mediocri»: chi,senza talento, riesce ugualmente ademergere.

LA STORIA SIAMO NOIDOCUMENTIORE 23.20 - RAIDUEUn ritratto speciale di Maurizio Co-stanzo, che il 28 agosto ha compiuto70 anni. Il programma curato da RaiEducational «La Storia siamo noi», glidedica una puntata intitolata «Sor 50Potere» di Luca Martera. Intervengonotra gli altri Massimo D'Alema e SilvioBerlusconi, oltre a Gad Lerner, BrunoVespa, Giulio Andreotti, Enrico Menta-na, Gianni Boncompagni.

ESTERNO DELLA SCUOLA DI COLUMBINE

IN ALTO LOREDANABERTÈ; SOPRA

GIUSY FERRERI /FOTODI ALESSANDRO

GERINI

THE DEPARTEDdi Martin Scorsese, Usa 2006 (149’)ORE 21.10 - ITALIA 1

7L'obiettivo del dipartimento dipolizia dello stato del Massa-chusetts è arrestare il poten-

te boss mafioso Frank Costello. Larecluta Billy Costigan dovrà quindi«infiltrarsi» nella gang e cercare diconquistarsi la fiducia del «capo». ConJack Nicholson, Matt Damon e Leonar-do Di Caprio. Il fiml si è aggiudicato 4oscar: miglior film, regia, montaggio esceneggiatura non originale. Prima tv.

SFINGEdi Franklin J. Schaffner, Usa 1981(125’)ORE 14.00 - LA 7

6Il film è tratto da un romanzodi Robin Cook, adattato sugrande schermo da John

Byrum. I guai per un'archeologa ameri-cana arrivano quando viene ritrovatauna statua di un faraone segnata dauna maledizione. Da questo momentoin poi, una serie di violenze e omicidia ripetizione. Con Leslie Anne Down eFrank Langella.

film

programmi

VERY VICTORIAVARIETA’ORE 22.35 - MTVAlla vigilia di «Serata d'onore», cinqueserate a tema dedicate a moda, cine-ma, teatro, opera lirica e grandi even-ti che andranno in onda da sabato suRaiuno, Pippo Baudo si concede undebutto: per la prima volta sarà ospi-te di Mtv Italia nel programma diVictoria Cabello. Parlerà di se e deipersonaggi lanciati, da Lorella Cucca-rini ad Heather Parisi.

NAPOLI SALERNITANACALCIOORE 20.55 - RAIDUEIn gran spolvero la squadra allenatada Eddj Reia, stabilmente nella partedel massimo campionato e impegna-ta oggi al San Paolo nella gara «sec-ca» che garantirà il passaggio ai quar-ti di finale della Coppia Italia. Affronte-rà la Salernitana, formazione si derieB, per un incontro sulla carta nonparticolarmente ostico.

RADIO1La settimana di «Villa-ge» (13.34) la trasmis-sione musicale condot-ta da Silvia Boschero èdedicata a MarianneFaithfull, musicista, attri-ce, musa ispiratrice delrock inglese anni Ses-santa. In anteprima suVillage il suo nuovo al-bum «Easy Come EasyGo - 18 songs for musiclovers», in uscita il 14novembre con la produ-zione di Hal Wilner (cheper lei già aveva lavora-to su «Strange Weather»e «Blazing away»).«Easy come easy go» èuna collezione di cover.

RADIO2Fabio e Fiamma vuoldire da sempre «la po-sta del cuore di Ra-dio2», un'etichetta cherimanda alle vecchierubriche di una voltanelle quali eleganti si-gnore di una certa etàdispensavano severiconsigli a giovinetteinesperte alle prese conproblemi più grandi diloro.Va in onda dal lune-dì al venerdì alle 11.30.

RADIO2Il Genio, band autricedel singolo «Pop Por-no», sarà ospite dellanuova puntata de «GliSpostati», il programmacondotto da Max &Roby in onda alle13.40. Il Genio è forma-to da Gianluca De Ru-bertis, voce chitarra etastiere, e da Alessan-dra Contini, voce e bas-so. Con i conduttori, ilduo racconterà l'inaspet-tato successo che stan-no ottenendo.

RADIO POPÈ uno degli appunta-menti quotidiani di Po-polare Network. Dalle9.00 alle 10.00, dallunedì al venerdì, affron-terà i temi di attualitàcon la consueta atten-zione per la politica ita-liana, i quadranti inter-nazionali più caldi, icambiamenti nella so-cietà, i dibattiti culturali.La redazione sceglieràdi giorno in giorno i te-mi da approfondire, gliospiti da intervistare, lepersonalità da metterea confronto, i luoghidove effettuare i reporta-ge.

RADIO CAPITAL«I capitalisti» è la tra-smissione che ilnetwork propone dallunedì al venerdì dalle9.00 alle 12.00. Musi-ca, notizie e informazio-ni nel morning show diRadio Capital, in compa-gnia di Massimo Cottoe Flavia Cercato.

Page 18: ABBIAMO BISOGNO Castigodidio - Sara Marinellilegge 07-08-1990 n.250 ABBONAMENTI POSTALI PER L’ITALIA annuoeuro 220 semestraleeuro 110 i versamenti c/c n.00708016 intestato a “il

pagina 18 il manifesto MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE 2008

L'ULTIMA

InfinitoMichele FumagalloSAN MARCO IN LAMIS (Foggia)

C’è nella provincia italiana un patri-monio immenso di materialeconservato dall’amore di perso-

ne speciali, tesori che possono essere digrande aiuto a invertire una tendenza di-struttiva e vacua, e diventare punto di riferi-mento per uno sviluppo culturale nuovo.Uno di questi è il «Centro di Documenta-zione Leonardo Sciascia – Archivio del No-vecento Letterario» di San Marco in Lamis,cittadina del Gargano.

E proprio mentre torna il dibattito su Le-onardo Sciascia, sui suoi scritti di lucidaprovocazione, sulla sua arte letteraria cheha spaziato dal pamphlet alle cronachette,dall’inchiesta al romanzo, è forse utile met-tere il naso in questo centro, a pochi mesidal ventesimo anniversario della morte(1989) che già si annuncia ricco di avveni-menti. Una delle iniziative più utili saràproprio la pubblicazione di un corposo vo-lume archivistico che cataloga tutti gli infi-niti scritti di Sciascia ovunque pubblicati.Ne è autore Antonio Motta, critico lettera-rio e cultore dello scrittore siciliano, che hamesso in piedi in più di un trentennio diraccolta, una immensa mole di materialesull’autore di Todo modo che non possiedenessuno e che commosse lo stesso interes-sato quando andò a fargli visita nella citta-

dina del Gargano. Un materiale sconosciu-to ai più, che spazia dai numerosi articolialle numerosissime introduzioni per libri elibricini d’arte, e così via.

Una mole di materiale che è parte delgrande archivio del Novecento letterarioitaliano che Motta ha messo in piedi. Cosìnelle stanze del suo archivio si possono rin-tracciare opere mai viste, a partire dai nu-merosissimi testi inediti, che va pubblican-do in parte sulla sua rivista Il Giannone, davolumi introvabili, da edizioni di valore ine-stimabile. E poi tantissime opere della suaPuglia e del suo Gargano, con la perla diFrancesco Paolo Borazio, poeta cavapietreche appassionò Pasolini.

C’è una circolarità nelle opere di questo«Centro Leonardo Sciascia-Archivio del No-vecento»: tutto torna da dove ha inizio.Cioè dalla raccolta degli autori del Nove-cento letterario per arrivare a LeonardoSciuascia e di nuovo per proseguire al di là

dell’autore siciliano. Questo è anche unodei pochi posti dove è conservata perl’80/90% la memoria di uno scrittore. Ci so-no molti modi per raccogliere materiale:c’è il collezionismo un po’ stupido dell’in-tellettuale piccolo borghese che accumulalibri ma che resta prigioniero del cliché pro-vinciale. Poi c’è un collezionismo che, purpartendo dalla periferia del mondo, nonne accetta i limiti ma li supera.

I materiali di questo Centro di San Mar-co in Lamis sono sempre offerti in pubbli-cazioni e riviste dove si cerca il meglio del-l’incontro con la cultura. Dunque il Nove-cento letterario italiano e Leonardo Scia-scia in esso: sono le due grandi passioni diAntonio Motta, 61 anni, un passato di colla-borazioni letterarie al manifesto, oggi criti-co per svariate riviste, editore, ma soprat-tutto grande collezionista di inediti. Mi ac-coglie nel suo rifugio e la prima cosa chegli chiedo è il suo rapporto col territorio:

«Cosa vuoi sapere - comincia - , se sonogarganico? Sì, certo, lo sono. Però del-l’aspro Gargano, di quella cultura rocciosadel mandorlo e dell’ulivo, che mi fa sentirela difficoltà di questa terra. C’è invece unGargano illustrato, provinciale, che non ri-conosco». Poi prosegue: «Non so trovare,tra i fatti della mia infanzia, un legame coni libri, la letteratura, Sciascia, con la mia fu-tura esperienza di editore, se non quellostranissimo corso di detective a dispensedell’Accademia di Torino, che frequentaiper corrispondenza. Volevo diventare unPoirot, un Maigret. In questa oscurità, inun Gargano-isola, mi innamorai della lette-ratura». E nacque così, negli anni, il Centroche Motta mi fa visitare con un pizzico diamarezza per la solitudine in cui il suo lavo-ro si svolge. «La mancanza di vita civile, lasolitudine immensa che Anna Maria Orte-se registrava cinquant’anni fa nel suo re-portage-racconto tra Rodi Garganico e Pe-schici, io continuo ad avvertirla, a sentirlanelle ossa e nel paesaggio».

Motta mi racconta con entusiasmo lasua avventura: «Leonardo aveva da pococreato per l’editore Sellerio la collana Lamemoria e stregato da questo mi imbarcainel progetto di dare vita ad un centro chedocumentasse la memoria dei poeti, deinarratori, dei romanzieri del Novecento.Mi stimolava creare un centro degli scritto-

ri sotto il segno della costellazione di Scia-scia». Tutto iniziò da una vecchia conqui-sta operaia, quella delle 150 ore, e dalla pri-ma conferenza per gli operai in bibliotecacomunale il 28 aprile del 1976. Fu proprioun dibattito su Leonardo Sciascia. E da lìpartì l’avventura. Nacque una cospicua bi-blioteca, una sorta di gigantesco albero-li-bro dalle vaste radici e dai cento occhi diArgo, dove si conservano le prime edizioni,le edizioni fuori commercio, i libri d’arte, lecartelle, le fotografie, le riviste, la bibliogra-fia della critica con diecimila voci, le stam-pe, le lettere, i disegni, le incisioni. «Perché- continua Motta - anche questo mi inse-gnò Sciascia, l’amore per le stampe e il mi-sterioso mondo dell’acquafortista».

Oggi il Centro ha, oltre a migliaia di ma-teriali vari, una biblioteca novecentesca de-gli scrittori di oltre dodicimila volumi e unarchivio di cinquemila lettere autografe.Pubblica la collana Fogli del Centro Leonar-do Sciascia: racconti, poesie, testi rari, in ti-ratura limitata, adornati da incisioni, lito-grafie, xilografie, di grandi artisti contem-poranei (Bruno Caruso, Domenico Canta-tore, Federica Galli, Piero Guccione, EmilioGreco, Ugo Nespolo, Giuseppe Zigaina).Sono usciti testi di Gesualdo Bufalino, Giu-seppe Antonio Borgese, Giuseppe Cassieri,Pietro Citati, Lalla Romano, Mario RigoniStern, Roberto Roversi, Leonardo Sciascia.

Inoltre il centro pubblica la rivista di lettera-tura e cultura Il Giannone, aperta agli stu-diosi e agli intellettuali italiani ed europei.Ma la cosa più straordinaria sono i piccolis-simi libri e le centinaia e centinaia di catalo-ghi prefati da Sciascia, tutte le opere e car-telle d’arte legate a pittori e incisori, tempe-re, acqueforti, stampe che hanno a che fa-re con lo Sciascia straordinario collezioni-sta. «Quando uscirà questa bibliografia - di-ce Motta - si capirà molto di più di Scia-scia, davvero un intellettuale europeo, nonsolo scrittore di mafia. Amava tirar fuori lecronache da tutto. Era, per esempio, un in-namorato dei paesi e saranno una scoper-ta i suoi reportage dai paesi siciliani, anco-ra in gran parte inediti».

Concludo questo mio incontro con unadoppia domanda: esiste ancora un sud let-terario nel mondo globalizzato? E quale in-tellettuale può essere utile nei territori?«Dopo la Ortese e Sciascia - conclude Mot-ta - , così diversi ma uniti dallo stesso biso-gno di attenzione per il mondo degli umili,dei diseredati, degli inquisiti, c’è un vuotoincolmabile. Perché entrambi hanno prati-cato una letteratura intesa come reato,cioè rivolta contro l’appiattimento e lamenzogna. C’è bisogno tuttavia di un intel-lettuale che faccia crescere le persone e laloro autonomia. Capire il territorio, relazio-narlo con la letteratura, ma in senso oppo-sto a come fanno in molti. Cioè in sensoorizzontale, andare verso gli umili, cercar-ne gli humus profondi e gli scambi vitali».Il futuro di questo Centro è dunque qui. Inquesta cittadina del Gargano c’è ancoramolto lavoro da fare per capire che è daigioielli del territorio che si riparte sempre.

storie

SCIASCIALIBRI RARI E REPORTAGEMAI VISTI. NEL GARGANO

DISEGNOSATIRICO DIBRUNO CARUSOCON IL TENOREINFANTINO,MINO MACCARIE, DIETRO,LEONARDOSCIASCIA/ARCHIVIO DELNOVECENTOLETTERARIODI SAN MARCOIN LAMIS