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Attrezzature 3

Illuminatori 3

Modificatori 7

Elementi passivi 11

Accessori 15

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Attrezzatura Illuminatori

Temperatura della luce: Per temperatura intendiamo la temperatura colorimetrica espressa in gradi Kelvin (K) Di seguito riportiamo le temperature colorimetriche di alcune sorgenti comuni:

Sorgente luminosa Temperatura di colore K

Candela 1500

Lampada incandescenza 40W 2750

Lampada incandescenza 60W 2800

Lampada incandescenza 100W 2850

Lampada al quarzo 3200-3400

Sole al mattino e al tramonto 5000-5500

Flash 5400-5600

Cielo completamente coperto 6000-6800

Cielo velato 6800-7000

Soggetto in ombra con cielo azzurro 10.000-12.000

E i colori corrispondenti alle temperature:

Da notare che per nostra sensazione di calore la luce più calda è in verità la più fredda nella scala sopra riportata e viceversa, e che la luce bianca perfetta ovvero con meno dominanti si posiziona attorno ai 5500 K.

Flash

I flash (detti anche strobe in inglese) funzionano tramite una scarica elettrica in un tubo riempito di gas (Xeno), la scarica è provocata dall’energia liberata da condensatori precedentemente caricati, il tempo di ricarica dei condensatori determina l’intervallo tra un lampo e la disponibilità del dispositivo per un successivo lampo. La durata del lampo è molto breve, pari ad un millesimo di secondo o inferiore. La potenza di un flash da studio è misurata in W/s (Joule). La temperatura del lampo è attorno ai 5500 gradi Kelvin quindi simile alla temperatura della luce solare a mezzogiorno. L’uso in studio di flash incorporati nella fotocamera o piccoli flash portatili, è sconsigliato per le seguenti ragioni:

• Bassa potenza.

• Lungo ciclo di ricarica.

• Mancanza della lampada pilota.

• Scarsa disponibilità di accessori. Se veramente siete interessati al ritratto in studio, prendete in considerazione l’acquisto di flash da studio. Attualmente sono disponibili vari flash monotorcia di costruzione cinese a basso costo, che pur avendo limitazioni sui tempi di ricarica e carico di lavoro e naturalmente sulla qualità, permettono di realizzare un kit a prezzi inferiori a un piccolo flash dedicato prodotto dalle marche di fotocamera.

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Generatori Nei generatori il circuito di alimentazione delle lampade è separato dalle lampade stesse, il sistema è composta da una apparecchiatura a forma di valigia (generatore) e una o più torce che contengono il tubo flash e la lampada pilota. In genere i generatori controllano contemporaneamente 2 o più torce. e normalmente hanno potenze di 1000 W/s o più. I vantaggi dei generatori sono:

• Potenza.

• Velocità di ricarica (in genere inferiore al secondo).

• Resistenza all’uso continuo.

• Basso peso delle torce.

• Centralizzazione dei comandi. Gli svantaggi sono:

• Scarso controllo delle singole torce nei sistemi cosiddetti simmetrici (solo ad intervalli problema superato nei modelli più recenti).

• I cavi di collegamento alle torce sono abbastanza rigidi e corti.

• Peso e costo elevati. I generatori sono particolarmente comodi negli studi dove le torce (o i bank) sono fissate ad un soffitto attrezzato e comunque sono ampiamente utilizzati negli studi professionali. Esistono anche generatori portatili adatti a sessioni in esterno. Sono alimentati tramite batterie ricaricabili. La potenza massima dei generatori portatili è attorno ai 1000 W/s e normalmente non dispongono di lampada pilota e hanno tempi di ricarica maggiori dei generatori alimentati dalla rete elettrica. Monotorce Nei flash monotorcia tutto il sistema è contenuto nella torcia. Le potenze vanno dai 100 ai 1000 W/s. I tempi di ricarica sono in genere pari o superiori al secondo. I vantaggi sono:

• Controllo completo delle torce (potenza, lampada pilota).

• Flessibilità di sistemazione (hanno solo bisogno del cavo di alimentazione ed eventualmente di quello di commando) la flessibilità è estrema se poi dispongono di telecomando per la regolazione.

• Costo contenuto. Gli svantaggi sono:

• Potenza limitata.

• Tempi di ricarica relativamente lunghi.

• Limitata predisposizione al lavoro intensivo (le migliori torce dispongono di sistemi di ventilazione).

• Peso della torcia sul supporto. Le monotorce inoltre se non dispongono di telecomando sono scomode per l’uso su soffitti attrezzati.

Generatore con torce Monotorcia

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Sincronizzazione I flash da studio sono sincronizzabili in vari modi:

• Cavo di sincronizzazione – Il sistema classico, un cavo collega la presa PC della fotocamera (o ad un adattatore quando la presa non sia disponibile) all’apposito ingresso del monotorcia o generatore, gli svantaggi di questo sistema sono che il cavo o i cavi nel caso si usi un distributore (dispositivo che permette di controllare più flash da un’unica presa PC) intralciano il set e la fotocamera è asservita a un cavo.

• Fotocellula, ogni monotorcia o generatore dispone di una fotocellula d’innesco, tale fotocellula può essere innescata dal lampo del flash incorporato nella fotocamera (ovviamente questo ultimo deve essere schermato per non influire sulla scena) oppure dal lampo di un altro flash che contribuisce all’illuminazione. Un altro sistema classico è quello di comandare uno dei flash tramite il cavo di sincronizzazione e far scattare gli altri tramite le loro fotocellule sul lampo flash cablato.

• Telecomando radio – Composto di due parti, trasmettitore che si innesta nella slitta del contatto caldo della fotocamera o che si collega alla presa PC della stessa e di un ricevitore che si collega all’ingresso di sincronismo del flash. Questo sistema è il più flessibile in quanto permette diverse configurazioni: Un trasmettitore con più ricevitori, uno per ciascun flash. Un trasmettitore con un ricevitore su uno dei flash e gli altri comandati dalle fotocellule. Un trasmettitore con un ricevitore collegato ad un distributore. Un ulteriore vantaggio del sistema è che disponendo di più trasmettitori è possibile comandare i flash tramite l’esposimetro o alternare diverse fotocamera senza connettere e sconnettere continuamente cavi. I sistemi più sofisticati (e costosi) hanno inoltre la possibilità di comandare il singolo ricevitore permettendo quindi di includere ed escludere il singolo flash, cosa utile nelle misure. Infine il sistema radio libera la fotocamera da cavi.

Tempi Data la durata del lampo i tempi d’otturazione sono ininfluenti nel computo dell’esposizione che, infatti, è regolata solo tramite i diaframmi. Ovviamente più breve è il tempo d’otturazione più si riducono i rischi di registrare luci ambientali parassite o la luce emessa dalla lampada pilota che pur spegnendosi durante il lampo, possiede una certa inerzia e il rischio del cosiddetto micromosso derivante da vibrazioni ad alta frequenza indotte da parti in movimento della fotocamera (es. il ribaltamento dello specchio) . Le fotocamera hanno una posizione di tempo X (external flash sync)che corrisponde al minimo tempo otturazione ottenibile con l’otturatore tutto aperto. Questo tempo varia da circa 1/30 di secondo in vecchie macchine in medio formato, a 1/1000 in macchine in medio formato con otturatore centrale. Tutte le altre fotocamera dispongono di tempi X intermedi. Per l’uso con flash da studio le macchine devono essere settate sul tempo X e non su tempi più brevi pena l’impressione delle tendine dell’otturatore nel fotogramma. Possono essere usati tempi più lunghi del tempo X quando si voglia aggiungere luce ambiente alla luce del flash Incandescenza – Scarica – Luce fredda Nella fotografia in studio, oltre ai flash, sono sporadicamente utilizzate lampade a luce continua: Lampade ad incandescenza (Tungsteno) – queste lampade hanno una temperatura di luce attorno ai 2700 Kelvin, nel caso di uso di pellicola è necessario usare la pellicola di tipo T (Tungsteno o per interni) o adeguati filtri di conversione sull’obiettivo o sulla lampada, nel caso di digitale l’aggiustamento può essere fatto tramite il bilanciamento del bianco (WB). La potenza delle singole lampade varia tra i 250 e i 1000 watt. Questo tipo di lampade hanno più svantaggi che vantaggi:

• Calore – le lampade ad incandescenza emettono una grande quantità di calore che mette a dura prova il soggetto e gli accessori, se questi ultimi non sono appositamente studiati per sopportare la grande quantità di calore si possono rischiare incendi.

• Consumo – le lampade ad incandescenza consumano parecchia corrente mettendo a rischio di blackout il l’impianto elettrico se non dimensionato adeguatamente. Inoltre preparatevi a bollette dell’energia elettrica salate.

• Potenza – nonostante il consumo d’energia, la potenza luminosa emessa è assai bassa rispetto ad un flash (circa 1/64 in efficienza) ed i tempi di otturazione sono piuttosto lenti con tutti i rischi di mosso sia derivati da movimenti del soggetto quanto della macchina.

• A causa di problemi sul bilanciamento del bianco è molto difficile mescolarle con luci flash se non come complemento per dare una sensazione calda d’interni.

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I pochi vantaggi di questo tipo di lampade si possono riassumere in:

• What you see is what you get – ciò che vedi è quanto otterrai, l’illuminazione continua della scena permette di valutare le luci, le ombre e i riflessi, cosa solo in parte ottenibile tramite la lampada pilota dei flash.

• Costo – le lampade sono abbastanza economiche, si può iniziare con una piccola spesa.

• L’illuminazione continua di una certa intensità, provoca il restringimento delle pupille del soggetto rivelando l’iride, questo effetto se ben controllato, esalta il colore dell’iride, ovviamente se le pupille si restringono troppo appare l’effetto “occhi a spillo” che comunemente non è gradito, naturalmente chiudendo gli occhi per alcuni secondi è possibile ristabilire un equilibrio tra le dimensioni delle pupille e dell’iride. A volte, in studio, viene piazzata una lampada ad incandescenza dietro e leggermente a lato della fotocamera per restringere le pupille.

Lampade Alogene – Queste lampade hanno una temperatura di luce che và dai 2900 K ai 3000 K, sono un po’ più efficienti delle lampade a Tungsteno, ma ne condividono tutti i difetti e i pregi. Lampade a vapori di mercurio o sodio – Da utilizzarsi per l’illuminazione stradale. Lampade HMI – Queste lampade hanno una temperatura di colore attorno ai 5600 K quindi ottimale per la fotografia, hanno un’efficienza pari a 6 volte una lampada alogena e generano di conseguenza una quantità di calore accettabile anche dagli accessori, ma comunque possiedono una potenza luminosa insufficiente e sono molto costose. In studio possono avere un utilizzo nello still life o possono essere utili nella fotografia d’ambiente. Lampade a fluorescenza – queste lampade hanno temperature di colore variabili tra 3000 K e 10000 K, alta efficienza (seppure pari ad 1/12 di un flash in termini reali di potenza) scaldano molto meno delle lampade ad incandescenza, ma hanno i seguenti difetti:

• Spettro di colore discontinuo – Mentre i tubi allo xeno ( o argo) hanno uno spettro piatto dall’ultravioletto vicino all’infrarosso con alcuni picchi rilevanti nell’infrarosso comunque eliminabili tramite filtri, lo spettro delle lampade a fluorescenza presenta picchi accentuati (dominanti) che possono essere in parte compensate da filtri o bilanciamento del bianco, le cosiddette versioni daylight esibiscono tre picchi sul blu, giallo e rosso, la somma dei quali nell’occhio umano appare bianca, ma delle vallate tra i picchi d’intensità pari a un decimo che sfalsano la riproduzione dei colori.

• Dato il funzionamento di queste lampade normalmente non è possibile regolarne l’intensità luminosa se non con sistemi appositi (alta frequenza) che ne aumentano il costo.

• Le dimensioni e la bassa potenza di ciascuna lampada costringe a costruire dei bank con schiere di lampade che male si prestano all’applicazione di modificatori.

• Costo. Vantaggi: a parte il costo, gli stessi delle lampade ad incandescenza. Conclusioni In base a quanto riportato per il ritratto in studio è sicuramente consigliato l’uso di flash, le altre soluzioni sono utilizzabili per lo still life, anche se i sistemi a luce fluorescente ad alta frequenza possono essere usati per la ritrattistica anche se con parecchie limitazioni.

Lampada HMI Sistema con lampade a fluorescenza

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Modificatori Ombrelli

Gli ombrelli sono forse il tipo di modificatore di luce più usato, esistono due tipi di ombrello: Ombrello passante (pass or shoot through in inglese) E’ realizzato in materiale translucido bianco. Questo tipo di ombrello viene interposto tra il flash e il soggetto da illuminare, l’ombrello diffonde la luce e la rende meno dura ammorbidendo le ombre. Viene utilizzato principalmente come luce di schiarita. L’ombrello dovrebbe essere messo a fuoco facendo coincidere il cerchio di luce generato dal flash con i bordi dell’ombrello stesso. Il difetto principale dell’ombrello traslucido è lo spot centrale proiettato dal flash non schermato. Ombrello riflettente (opaco): Questo tipo di ombrello è generalmente realizzato nella parte esterna con materiale nero opaco ed in quella interna in materiale riflettente che comunemente è di colore bianco o argento od oro. Questo tipo di ombrello viene utilizzato come una parabola riflettente ovvero il flash è puntato verso l’interno dell’ombrello che a sua volta viene puntato come parabola verso il soggetto da illuminare. In genere questo tipo di ombrello è utilizzato come luce principale o di riempimento. La luce generata dall’ombrello riflettente è più dura, in termini di ombre, di quella ottenuta da un ombrello passante. L’ombrello dovrebbe essere messo a fuoco facendo coincidere il cerchio di luce generato dal flash con i bordi dell’ombrello stesso.

Ombrello passante Ombrello riflettente

Bank (Softbox) I bank (softbox in inglese) sono dei modificatori a forma di tronco di piramide, generalmente la base della piramide è quadrata o rettangolare ma esistono anche con base ottagonale o a forma di tronco di cono. I bank possono essere predisposti per ospitare più di una torcia flash. La torcia flash illumina il bank attraverso l’apertura posta nella base minore. Le pareti del bank sono, all’esterno nero opaco, e all’interno riflettenti, la base maggiore è chiusa tramite un materiale translucido. Molti bank hanno un ulteriore schermo translucido posto di fronte alla lampada. I bank molto stretti e alti, in inglese sono chiamati strip light e sono utilizzati come luce d’effetto o per illuminare lo sfondo. I bank sono utilizzati come luce principale o di schiarita. La caratteristica dei bank è di generare una luce molto diffusa e avvolgente con ombre molto morbide.

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Sezione di un bank Bank

Bank ottagonale Strip Light

Parabole

Le parabole sono un accessorio in genere fornito con la torcia. Le parabole sono di varie misure (come misura si usa il diametro spesso espresso in pollici). Caratteristica delle parabole è fornire una luce direzionale e dura (con ombre ben marcate). Alle parabole è possibile applicare altri modificatori quali griglie, alette, porta gelatina, lenti e materiali diffusori. Normalmente le parabole sono utilizzate nelle luci d’effetto e di sfondo. Esistono delle parabole speciali di larghe dimensioni (in genere 22 pollici, circa 60 cm di diametro) più a forma di vassoio che di tazza, denominate Beauty Dish (letteralmente piatto della bellezza), questi modificatori hanno al centro uno schermo che proietta la luce della lampada contro le pareti interne normalmente bianche o argentate. Questo tipo di parabola genera una luce intermedia tra una parabola semplice e un bank e viene utilizzata nelle foto di moda e glamour dove il controllo dei riflessi speculari della pelle e i chiaroscuri vengono affidati al trucco invece che al controllo della luce. I Beauty Dish a volte sono corredati da una specie di calza (diffusion sock in inglese) posta frontalmente che ammorbidisce la luce.

Panelli

translucidi

Esterno

Interno

Flash

Lampada

Superficie

riflettente

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Parabola da 6 pollici Beauty Dish

Griglie (Honeycomb grid) Le griglie sono dei dispositivi che si pongono davanti alle parabole, o agli snoot per ridurre l’ampiezza del cono di luce senza renderla troppo dura come farebbe una lente. Le griglie hanno le maglie a forma di cella di alveare e sono descritte per l’angolo di diffusione del cono risultante, in genere da 5° a 80°

Griglia da 60° Griglia da 25°

Diametri di cono con griglie da 40°, 30°, 20° e 10°

300cm 270cm

240cm 210cm

180cm 150cm

120cm 90cm

60cm 30cm

120

90

60

30

0

30

60

90

120

105

75

45

15

15

45

75

105

40° 30° 10° 20° c

m

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Gelatine (Gel Filter)

Le gelatine sono dei filtri da applicare alle parabole tramite un portafiltri oppure in altra versione sono già incorniciate in una cornice con delle mollette che si fissano al bordo della parabola. In ogni caso tra il portafiltri o la cornicetta e il bordo della parabola è previsto uno spazio aperto per far uscire il calore dalla parabola. Il materiale con cui sono costruite le gelatine è in grado di sopportare determinate temperature. Non necessariamente le gelatine realizzate per lampade flash (e relativa lampada pilota) sono in grado di reggere il calore generato da lampade ad incandescenza. I tipi di gelatina (o così chiamata )utilizzati sono:

• Gelatine colorate – servono a colorare la luce, sono utilizzate per colorare lo sfondo, la scena o particolari.

• Filtri di conversione temperatura di colore della luce – servono a convertire la temperatura della luce, ad esempio il Kodak Wratten 85B abbassa la temperatura di una lampada flash da 5500 Kelvin a 3200 Kelvin per poter utilizzare una pellicola tipo T (Tungsteno) . Questi tipi di gelatine sono in via di estinzione a causa del digitale.

• Filtri riduttori – Questi filtri denominati ND (Neutral Density) servono a ridurre l’intensità della luce emessa da flash scarsamente regolabili (es. generatori simmetrici) senza modificarne il colore.

• Mascherine (Gobo) – Sagome inserite per ottenere effetti coreografici (es. un cuore) o per delimitare i bordi di illuminazione della scena. La silhouette ottenuta può essere scura, quando la maschera è direttamente la sagoma che si vuole conseguire (tipo lanterna cinese) oppure chiara quando la sagoma è tolta da una lastra. Le mascherine coreografiche stanno sparendo a causa dei programmi di elaborazione delle immagini come Photoshop, mentre quelle di delimitazione possono ancora essere utili.

• Diffusori – Servono a diffondere ed ammorbidire la luce, sono realizzati in tessuto e danno un risultato simile anche se inferiore a quello ottenuto tramite un ombrello passante.

Filtri Kodak Wratten Mascherina Rosco

Mascherina (gobo) Rosco in vetro Gelatine colorate

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Alette taglialuce (Barndoor)

Le alette taglialuce vengono applicate alle parabole e in qualche caso ad altri modificatori come bank o altre. La funzione delle alette è di delimitare i bordi del fascio di luce per eliminare riflessi o illuminazione di aree indesiderate.

Parabola con alette Snoot Spot

Snoot Lo snoot (in inglese una parola informale per naso) è un cono che concentra la luce in uno spot con i bordi sfumati. Viene usato come luce d’accentuazione soprattutto per la capigliatura. Può essere munito di griglie per aumentare l’effetto e di gelatine colorate. Spot

Questo modificatore è dotato di una lente focalizzatrice per ottenere un cerchio di luce con i bordi netti. In genere l’aggiuntivo spot si applica ad una parabola e può portare gelatine e mascherine.

Elementi passivi Panelli riflettenti I panelli riflettenti sono il complemento degli illuminatori, servono, infatti, a indirizzare parte della luce generata da questi ultimi in una direzione diversa da quella originale. Classicamente la luce solare di una finestra orientata a nord (nel nostro emisfero) e un panello riflettente é tutto ciò che serve per illuminare il soggetto in un ritratto. I panelli riflettenti sono realizzati in varie maniere:

• Panelli ripiegabili: sono rotondi, ovali o ellissoidali. Una tela è tesa in una cornice, la cornice è sufficientemente elastica da poter essere piegata a caramella. Correntemente in commercio si trovano panelli cosiddetti 3 in 1 o 5 in 1, infatti, il panello originale è traslucido e può essere usato come diffusore, ma dispone di fodere che lo trasformano in un riflettore bianco o argento o oro oppure in un panello assorbente nero. I panelli ripiegabili possono essere sostenuti a mano oppure tramite appositi sostegni.

• Panelli rettangolari: possono essere realizzati come i panelli ripiegabili, però con una cornice rigida, oppure con panelli di materiale rigido quale polistirolo o foamcore ecc. Quelli di stoffa possono essere bianchi, argento, oro oppure assorbenti neri. Quelli rigidi sono generalmente bianchi, argento oppure neri per essere adoperati come panelli assorbenti. Un genere di grandi panelli rigidi denominati Bookends (fermalibri) viene realizzato unendo un lato di due panelli rettangolari in polistirolo o foamcore tramite nastro adesivo per ottenere una struttura a V.

• Cookie (o kukoloris greco per rompere la luce) Sono dei pannelli ricoperti da frammenti irregolari di specchio, oppure pannelli traslucidi perforati o deformati casualmente. I cookie riflettono o diffondono una luce a chiazze che viene, soprattutto, utilizzata per illuminare il fondale.

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Panello tondo ripiegabile 5 in 1 Panello ellissoidale ripiegabile 5 in 1

Panello rettangolare con supporto

Accessorio Manfrotto 143F che permette di realizzare un panello usando una lastra di polistirolo, l’accessorio si fissa ad un cavalletto o ad un treppiede da studio oppure ad un Magic Arm.

Bookend

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Cookie traslucido Bandiera

Pannelli assorbenti I pannelli assorbenti come già accennato nella sezione relativa ai pannelli riflettenti sono dei pannelli in materiale nero opaco, questi pannelli servono a ridurre riflessi e a scurire le ombre. Gobo

Per Gobo si intende qualsiasi dispositivo inserito tra la luce e la scena, gli americani dicono che gobo è l’abbreviazione di go-between (va in mezzo), ma quasi sicuramente il vocabolo viene dall’italiano Gobbo ovvero la cappottina curva che in teatro copre la buca del suggeritore, il quale nel corso del tempo è diventato il gobbo suggeritore ossia l’attrezzo che suggerisce i testi negli studi televisivi, Ai primordi del cinema sonoro il gobbo doveva stare tra la cinepresa e gli attori quindi in mezzo. I gobo fino ad ora illustrati sono le mascherine, i panelli traslucidi e i coockie, un altro tipo di gobo sono le bandiere.

• Bandiere (Flag o Cutter) sono dei panelli nero opaco in tela o altri materiali, posti tra la luce e la scena per tagliare riflessi o spot indesiderati.

Fondali I fondali (background) sono elementi fondamentali dello studio, i tipi di fondali più diffusi sono:

• Fondali in stoffa – questi fondali sono realizzati in tessuto, in particolare per il nero viene utilizzato il velluto opaco a ragione della sua capacità di assorbire la luce. I fondali in stoffa sono in tinta unita, ma sono abbastanza diffusi anche quelli maculati atti a non distrarre l’attenzione sul soggetto. I fondali in stoffa, in genere, hanno un’asola tubolare detta tunnel dove s’infila l’asta di sostegno (asta portafondale), questa asta può essere fissata a dei treppiedi o a pali autopole o a dei sostegni a parete. A volte questo tipo di fondale é dipinto a mano per essere unico.

• Fondali in stoffa autoportanti – questi tipi di fondale sono realizzati da una cornice ripieghevole oppure scomponibile, sulla quale viene tesa la stoffa del fondale. Pur essendo comodi questo tipo di fondale sono di dimensioni limitate e creano problemi nelle inquadrature più ampie non coprendo per intero la scena.

• Fondali in carta – sono molto utilizzati in studio, in pratica sono dei rotoli di carta che viene svolta a seconda della necessità e tagliata quando è consunta. I fondali in rotolo vengono sostenuti da apposite rastrelliere spesso motorizzate fissate alle pareti o al soffitto.

I fondali sono detti continui quando la parte di passaggio tra la sezione verticale (la parete) e quella orizzontale (il pavimento) non è ad angolo ma arcuata in maniera di ottenere un fondo senza soluzione di continuità detto limbo. I fondali chroma-key hanno dei colori che sono facilmente rimpiazzabili in fase di postprocesso digitale.

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Fondale ripieghevole maculato Fondale in carta o stoffa con portafondale

Rotoli di carta da fondale Rastrelliera di supporto fondali in rotolo

Fondale maculato dipinto A mano

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Accessori Esposimetri

Gli esposimetri sono strumenti per calcolare i parametri di esposizione a partire da una misurazione della luce. La misurazione della luce può essere eseguita valutando la luce incidente oppure quella riflessa.

Misurazione luce incidente Misurazione luce riflessa

Di base un esposimetro restituisce il valore d’apertura del diaframma per un determinato tempo d’otturazione o il tempo d’otturazione per un determinato diaframma in base alla sensibilità in ISO impostata e alla misura effettuata. La misura è eseguita dal sensore attraverso una cupolina con apertura di 180 gradi (semisferica) oppure tra i 30 e 40 gradi (piatta). Gli esposimetri sono in grado di misurare luci continue e spesso flash. Gli esposimetri detti spot misurano la luce riflessa con un angolo minimo di 1 grado e servono per misurazioni precise della scena.

Esposimetro Esposimetro spot

Cartoncini di riferimento e filtri per il bilanciamento del bianco. Sono dei cartoncini stampati che servono per la calibrazione dell’esposizione, dei colori o per il bilanciamento del bianco. Il più diffuso è il cartoncino grigio al 18%. Esistono dei filtri da anteporre all’obiettivo in fase di bilanciamento del bianco o creazione di fotogrammi di riferimento per la calibrazione dello stesso.

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Cartoncini grigi WhiBal Lastolite Ezybal grigi e bianco-grigio-nero

Gretag McBeth Colorchecker Expodisk Filtro per bilanciamento del bianco

Treppiedi Le caratteristiche principali di un buon treppiede da studio sono:

• Deve essere sufficientemente alto.

• Deve essere robusto. L’altro elemento che sostiene la camera assieme al cavalletto è la testa, le teste più usate sono di due tipi:

• Testa a tre movimenti – permette di posizionare finemente la camera in qualsiasi direzione, ma è abbastanza lenta nelle regolazioni.

• Testa a sfera – permette di posizionare rapidamente la camera, ma è meno pratica nei piccoli aggiustamenti.

Una caratteristica pregevole della testa è che disponga di un sistema di aggancio rapido della fotocamera, questo permette di sostituire o sganciare la camera dalla testa senza dovere, ogni volta, svitare la vite di montaggio.

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Cavalletto Manfrotto 055xprob Testa a tre movimenti Manfrotto 804RC2 Testa sferica Manfrotto 322RC2

Piastre a sgancio rapido Dolly: aggiunge le ruote al cavalletto

Sgabelli e tavoli di posa Il soggetto fotografato nei tagli mezza figura o più stretti assume la migliore postura da seduto. A questo scopo si usano degli sgabelli e dei tavoli di appoggio da posa.

Sgabello da posa Tavolo da posa

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ABC dell’attrezzatura di studio - © 2008 buonaluce.com

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Stativi (Stand) Gli stativi servono per reggere sia i sistemi d’illuminazione che i vari tipi di panelli e gobo. I più utilizzati sono gli stativi telescopici, le quali caratteristiche peculiari sono l’altezza minima/massima e il peso massimo sopportabile. Gli stativi, in genere, terminano nella testa con un cilindro da morsetto che a sua volta termina con un codolo da 5/8 di pollice (5/8” stud).

Stativo Manfrotto Ministativo Manfrotto per illuminazione fondale Giraffa Avenger Un particolare tipo di stativo è la giraffa (boom stand) composta di uno stativo e di un braccio orizzontale completo di contrappeso, la giraffa è utilizzata per supportare luci ed accessori senza entrare nella scena o ostacolare la fotocamera. Un tipo di stativo utilizzato per supportare i fondali è l’autopole, un palo telescopico estendibile dotato di due basi agli estremi, tale supporto viene esteso fra il pavimento e il soffitto.

Adattatore snodabile Manfrotto 026 Braccetto snodabile Manfrotto e accessori Portapanelli Photoflex

Gli stativi possono essere completati con adattatori universali per innestare luci ed accessori con attacchi diversi. Altri accessori per gli stativi sono i braccetti snodabili per gobo (magic arm) e i portapanelli (disc holder). Altri accessori

Altri accessori utilizzati in studio sono le scale (studio ladder/stool) e le macchine del vento (wind machine), le scale o sgabelli sono utili per permettere al fotografo di guardare nel mirino della fotocamera, quando questa è posta ad un’altezza superiore alla statura dell’operatore, inoltre sono utili per effettuare regolazioni ed aggiustamenti di luci e accessori posti molto in alto. Le macchine del vento servono per ottenere l’effetto di capelli mossi che spesso si vede nelle foto di moda, e a differenza dei normali ventilatori sono ventole intubate per dirigere e delimitare meglio il flusso d’aria ed inoltre dispongono di un supporto regolabile in altezza e della regolazione continua della velocità.

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Scala da studio Macchina del vento Sistemi a soffitto (Ceiling rail system)

Gli studi medio-grandi per il supporto delle luci utilizzano dei sistemi fissati al soffitto, tali sistemi sono basati su rotaie e pantografi per poter posizionare le luci. Molti sistemi sono motorizzati e dotati di comandi a distanza.

Sistema a soffitto CPM Delta 1