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Adolescenza, condotte autolesive Mauro Ferrara

Adolescenza, condotte autolesive - Il magazine del Dipartimento di … · un metodo efficace per la regolazione emotiva o può influenzare in modo desiderato l’ambiente circostante

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Adolescenza, condotte

autolesive

Mauro Ferrara

Condotte autolesive,

adolescenti: un

passato romantico?

“…le automutilazioni erano il modo con cui esprimevano la loro indipendenza, la loro

autonomia, la loro libertà personale. Un atto da padroni, insomma … una forma elegante

di controllo del loro ambiente sociale. Attraverso il loro atto, potevano provocare e

controllare l’intervento degli adulti”

Ross, McKay 1979

Condotte autolesive: un

presente globalizzato

Adolescenti ricoverati

2005

SWAP-200-A: profilo multidimensionale ricavato dalla combinazione di 7 fattori di personalità patologica (indice di funzionamento sano; stile autocritico/inibito; evitante; narcisistico; istrionico; disforico con disregolazione emotiva; antisociale/psicopatico)

50 adolescenti (tra 14 e 18 anni) con diagnosi DSM IV di Disturbo di Personalità

Dimensione “disregolazione emotiva” trasversale alle diverse diagnosi di Disturbo di Personalità

Qual è la frequenza dei comportamenti autolesivi negli adolescenti con diagnosi di Disturbo di Personalità?

Adolescenti ricoverati 2005

Variabili Autolesive - Cluster B DSM IV

0,0%

10,0%

20,0%

30,0%

40,0%

50,0%

60,0%

70,0%

80,0%

90,0%

100,0%

DSMan

t

DSMbo

rd

DSMistr

DSMna

rc

TS

dannos�

rischios�

Prevalenza della “dimensione”

autolesiva in

adolescenti

ricoverati con diagnosi di Disturbo di Personalità

(Ferrara, Cirigliano, Micocci,

Terrinoni, Williams, 2006)

Diagnosi e condotte autolesive

.

Condotte autolesive in

ospedale

Inpatients adulti: prevalenza di pazienti con

self-harm ricorrente compresa tra il 30-61% (Nixon MK, 2002)

“Trends in the Inpatient Mental Health

Treatment of Children and Adolescents in US

Community Hospitals Between 1990 and

2000” (Case et al, 2007): la prevalenza di

condotte autolesive nei minori ricoverati negli

USA è passata dal 3.2 al 4.7 nel decennio

1990-2000

Adolescenti in ospedale

Adolescenti help-seeker: il 60-80% presenta condotte

autolesive (Nock, Prinstein, 2004)

Adolescenti ricoverati: prevalenza di condotte autolesive del 30-40% (Darche,1990)

Il 47% degli inpatients adolescenti dichiarano di aver effettuato almeno un atto autolesivo (Klonsky, 2007)

Selezione per gravità: nei Reparti si concentrano gli

adolescenti con condotte più frequenti e/o più gravi

Tendenza al contagio tra pazienti

Incremento delle richieste di ricovero di adolescenti

con NSSI

Richieste per Disturbi dell’umore nello stesso periodo stabili

0

1

2

3

4

5

6

7

NSSI

AS

MDD

ANNO 2012

ANNO 2013-GIUGNO

Di cosa parliamo?

Distruzione o alterazione intenzionale di tessuti corporei. Include: tagliarsi, bruciarsi, colpirsi, mordersi…senza l’intento di morire

Solo dagli anni ‘80 il fenomeno viene studiato al di fuori delle popolazioni “istituzionalizzate”

Il problema a crescita più rapida

nella popolazione adolescente?

Fenomeno in espansione a partire dagli anni ‘60 nella

popolazione generale: 0.4% nel 1983, 0.7% nel 1988…1-4%

(USA), 4.6-6.6% (UK)

Grande fluttuazione di prevalenza nella popolazione

adolescente: tra il 12 e il 35% (differenze significative rispetto a definizione, metodi, strumenti)

Prevalenza femminile marcata, fino al 97% in alcuni studi: anche

questo è un dato molto discusso e in rapida cambiamento

Dopo i 25 anni la frequenza decresce in tutte le statistiche

Popolazione Adolescente

2000: 7-14% (Muhelenkamp & Gutierrez,)

2007: 13-23,2 (Muhelenkamp & Gutierrez,)

2013: 13-36% (Klonsky et al., 2014; Zetterqvist)

Età d’esordio: 12-14 aa. (Klonsky, 2007)

“A cry for help? Largest ever

study of self-harm”

Università di Oxford, Settembre 2006

Oltre 6000 teenagers, 15 -16 anni

11% delle ragazze, 3% dei ragazzi avevano sperimentato almeno un comportamento autolesivo nell’ultimo anno

Solo il 13% degli episodi avevano portato a una visita medica

Tre campioni non clinici da tre paesi: Italia, USA, Olanda

1862 adolescenti. Età media 15.7

Prevalenza molto simile nei tre campioni: 24% almeno 1 episodio

nell’ultimo anno

Fattori associati: depressività, vittimizzazione sociale e problemi

familiari simili nei 3 gruppi, ma nel campione USA l’associazione

con l’uso di sostanze è più alta

Un disturbo trans-nazionale, almeno nella nostra cultura, che si

associa, con sfumature diverse, con altre forme di

trasgressione/ricerca di omologazione. Le similitudini pesano

molto più delle differenze

Un fenomeno “age-limited”?

Ragazzi e ragazze che si

fanno male

Dopo i 20 anni la frequenza decresce in tutte le

statistiche

Un fenomeno nuovo, oppure l’attenzione si è

focalizzata ora su qualcosa che è sempre

esistito?

I modi con cui si esprime il malessere giovanile

dicono sempre molto sulle trasformazioni culturali

in atto: i Disturbi Alimentari e gli anni ‘60 e ‘70

Le “epidemie” in adolescenza sono

indicatori della plasticità delle interazioni

vulnerabilitàambientesviluppo

Dal conflitto tra generazioni al primato del corpo: la

mentalizzazione del corpo

Fragilità del senso di Sé e instabilità identitaria in uno

scenario che richiede continui adattamenti

Ansia sociale e ridotte competenze sociali in un mondo

che esige l’accettazione e l’adattamento al gruppo

come forma imprescindibile di “normalità”

L’adeguatezza dell’aspetto fisico e la padronanza

dell’interazione con i coetanei come “visti di ingresso” per

il gruppo

“Marchiare” il corpo

Tatuaggi, piercing, branding, cutting, impianti…

Lesioni deliberate in forma socialmente esibita e rivendicata

Lo scopo, almeno in parte, è estetico

In alcuni casi viene ricercata l’esperienza per se stessa

Riti di passaggio?

Lesioni corporali accompagnano i riti iniziatici in

molte società tradizionali

La “marchiatura” fisica sottopone il giovane

all’approvazione del gruppo

Il dolore è parte integrante del passaggio ed è

altrettanto necessario del segno

La pelle e il corpo: dove privato e pubblico si

ricongiungono

“Salvarsi la pelle” Le Breton

“Sacrificando una piccola parte di sé nel

dolore, nel sangue, l’individuo si sforza di

salvare l’essenziale; infliggendosi un

dolore controllato, lotta contro una

sofferenza infinitamente più intensa. Per

salvare la foresta, bisogna sacrificarne

una parte”

Una tecnica di sopravvivenza

Una liturgia intima

Il “contagio”

L’imitazione è un meccanismo comune e

funzionale in adolescenza: anche

l’imitazione di comportamenti “rischiosi”

L’imitazione/identificazione all’interno del

gruppo adolescente ha una funzione di

sostegno identitario

Il desiderio di “influenzare” gli altri, riceverne

attenzione e riconoscimento è una

motivazione frequentemente riportata dagli

autolesionisti

Il “contagio”

Autolesionismo e sottoculture giovanili

I modelli negativi

Cutters ecc. ecc.

Emo?

La rete

Sylvia Plath Cut

Che brivido/ Il pollice invece della cipolla/La cima via di netto/Eccetto che per un piccolo/Sportello/Di pelle, un cappelluccio/Smorto/Poi quel velluto rosso

Perché le donne?

Il modo di “farsi male” è diverso: la grande

maggioranza delle donne autolesioniste “si

taglia”

Esiste una sicura associazione tra condotte

autolesive e disturbi alimentari (anoressia,

bulimia)

L’associazione con una storia di abuso è

significativa, anche se controversa: non rende

ragione dell’”epidemia”

Idee “ingenue” sulle condotte

autolesive

Nel campo professionale: coincidenza con la sindrome borderline

Viene comunque colto il valore comunicativo del comportamento

“Richiesta d’aiuto”

Atteggiamento manipolatorio

Appartenenza a sottoculture giovanili, moda, imitazione

“Gli autolesionisti non provano dolore”

Il dolore

La metà dei giovani che praticano condotte

autolesive dicono di non provare alcun dolore;

un terzo circa afferma di provare un leggero

dolore

L’esempio del carcere

Uno stato di tranquillo malessere

“Non mi sento”

Molti adolescenti che si fanno male dicono di

“non sentirsi reali”, di sentirsi “vuoti o

evanescenti”, o di non sentirsi affatto

“Meglio il dolore del nulla”

Da stati emotivi intollerabili (vuoto,

vergogna..)alla depersonalizzazione al tentativo

di ritrovare una sensazione di esistenza

Un atto di padronanza su di

sé?

Le incisioni, le escoriazioni, i graffi, le

bruciature sono praticate sull’avambraccio e

sul polso sinistri: i luoghi del corpo più

facilmente accessibili e che per questo

simboleggiano il controllo esercitato su di sé

Si cerca di controllare il corpo e le emozioni,

piuttosto che le relazioni

“Farsi male” e stati emotivi

Tensione interna, sensazione di vuoto e solitudine, vergogna, sensazione di vicolo cieco, bisogno di punirsi, “sentire” qualcosa (anche il dolore), mostrare/dimostrare

Il problema è l’intensità degli stati emotivi e l’incapacità di esprimerli

L’altro problema è che farsi male funziona, almeno per un po’

“Farsi male” e regolazione

affettiva

Strategia per regolare stati emozionali di

eccessiva intensità

Soffrire nel corpo fa meno male che “soffrire nella

testa”

Farsi male “materializza” una sofferenza psichica,

illudendo di padroneggiarla

Un modello integrato: Nock 2010

Modalità di regolare lo stato emotivo e

le esperienze sociali in presenza di un

evento stressante

Una risposta aspecifica allo stress

(verosimilmente age-related) è

ipotizzabile

I fattori neurobiologici in gioco sono

poco conosciuti

L’Autoaggressività è agita perché è

un metodo efficace per la

regolazione emotiva o può

influenzare in modo desiderato

l’ambiente circostante

Incremento del rischio verso l’NSSI:

predisposizione genetica verso la

disregolazione affettiva/cognitiva

Fattori Specifici che portano un soggetto

a scegliere l’NSSI (modellazione sociale,

autopunizione, maltrattamenti durante

l’infanzia,

ambiente familiare ostile e ipercritico)

Fattori di vulnerabilità

Intrapersonali

Fattori di Rischio

Distali

Fattori di

vulnerabilità

Interpersonali

Reazione allo Stress: Evento scatenante: stato di

ipo/iper eccitazione, o uno

stato di ingestibilità delle

richieste sociali

NSSI Fattori

Motivazionali

Specifici •Social learning

Hypothesis

•Autopunishment

Hypothesis

•Social signaling

Hypothesis

•Pragmatic Hypotesis

•Pain Analgesia/opiate

Hypothesis

•Implicit Identification

Hypothesis

Regolazione delle esperienze affettive

Regolazione delle situazioni sociali

Modello Integrato di Nock

X

Regolazione affettiva,

mentalizzazione

Regolazione affettiva “Insieme di processi

attraverso cui gli individui influiscono su quali

emozioni avere, quando averle e come

esprimerle” (Gross, 1999)

“La regolazione affettiva caratterizza la capacità

adulta di essere consapevole dei propri stati

interni mentre li si sperimenta, di organizzarli e di

esprimerli a parole” (Fonagy)

Mentalizzazione?

Neurobiologia e condotte

autolesive

Il sistema degli oppioidi endogeni: dolore e

attaccamento

Neurotrasmissione e regolazione affettiva

Neuroimmagini e regolazione affettiva (nel

Disturbo Borderline)

Neurosviluppo in adolescenza

Oppioidi

endogeni

Oppioidi endogeni nei Disturbi

Mentali

Alterazioni del sistema oppioide sono

stati associati anche sperimentalmente

ai disturbi in cui il comportamento

autolesivo è un sintomo (Disturbo

Borderline di Personalità e Disturbi dello

Spettro Autistico)

Le caratteristiche di “addiction” delle

condotte autolesive sono evidenti

L’ipoalgesia o analgesia porta a

considerare il sistema oppioide

Carenza di oppioidi nella sindrome

borderline?

Un ruolo degli oppioidi endogeni è teorizzato da decenni, ma con scarse evidenze empiriche

Resistenza o indifferenza al dolore nel BPD

Tassi elevati di abuso di oppiacei in questi pazienti

Elevata frequenza di diagnosi borderline nei pazienti che richiedono trattamenti con buprenorfine

Pz. Borderline che assumono oppiacei dicono di sentirsi eutimici piuttosto che euforici

I pazienti cercano di curarsi tagliandosi?

Carenza di oppioidi e comportamento

sociale

Dagli studi su animali emerge che una ridotta funzione degli oppioidi ha a che fare con le carenze nei comportamenti relativi all’attaccamento

Le cure e il conforto offerti dalla madre al piccolo sono mediati anche dal sistema degli oppioidi

Nei modelli animali il sistema degli oppioidi partecipa alla regolazione delle reazioni emotive e alla risposta allo stress

Panksepp et al., Neuroscience Biobehavior Research 4:473-487, 1986 New & Stanley, Am J Psychiatry 167:883-885, 2010

Carenza di oppioidi e comportamento

sociale dei borderline

L’intimità con altre persone nel corso della vita sembra essere una sfida, un campo di battaglia e

una “strategia” autodistruttiva per i borderline più

che una fonte di soddisfazione

Questa carenza potrebbe essere collegata anche alla difficoltà di costruire un’alleanza terapeutica

New & Stanley, Am J Psychiatry 167:883-885, 2010

Carenza di oppioidi: autolesionismo e

comportamento sociale

Gli oppioidi partecipano non solo alla regolazione

della risposta al dolore

Gli oppioidi endogeni facilitano il funzionamento

sociale normale nelle persone sane

Carenze di oppioidi endogeni potrebbero essere

collegate alla quasi onnipresente disfunzione sociale

dei borderline (“fame” di relazioni, reazione eccessiva alla perdita)

Kennedy et al., Arch Gen Psychiatry 53:1199-1208, 2006

“Opioid-deficit model”

Neurotrasmissione centrale oppioide alterata, deficit di oppioidi circolanti?

Recenti evidenze che nella sindrome borderline ci sia una disfunzione centrale nel sistema (con una misurazione diretta di binding recettoriale durante uno stato emotivo negativo indotto) Prossin et al., Am J Psychiatry 167:925-933, 2010

Questa linea di ricerca mette il sistema oppioide al centro di un modello biologico del disturbo borderline: autodistruttività/disregolazione affettiva/alterazione pervasiva nel fuzionamento interpersonale e nelle relazioni di intimità

Nature Neuroscience - 10, 1103 - 1109 (2007)

“ The serotonin transporter in emotion regulation and

social cognition” Turhan Canli1, 2 & Klaus-Peter Lesch3

La neurotrasmissione serotoninergica è implicata in una serie di funzioni (regolazione emotiva, attività motoria, alimentazione, sonno…) ed è stata chiamata in causa in tutti i disturbi che comportano la disregolazione di queste funzioni

Il gene che codifica per il trasportatore della serotonina (5-HTT) contiene una porzione regolatrice dell’espressione genica

Questo gene potrebbe avere un ruolo chiave in un modello genexambiente che spieghi l’interazione tra vulnerabilità ed eventi di vita (anche traumatici) in tutti i disturbi che comportano un’alterazione del comportamento sociale

Serotonina, aggressività,

comportamento sociale

Rete frontolimbica, serotonina

“La rete frontolimbica sembra essere

centrale per la disfunzione emotiva dei

borderline” Schmahl and Bremner, J Psych Re 40:419-427, 2006

Le stesse aree cerebrali sono studiate dal

punto di vista della trasmissione

serotoninergica disfunzionale (associata

all’aggressività e all’impulsività dei

borderline)

Neuroimmagini e

regolazione

affettiva

impl1234

Amigdala/Giro del cingolo

CORTECCIA PREFRONTALE:

REGOLAZIONE DALL’ALTO IN BASSO

PROCESSI

RIFLESSIVI/AUTOMATICI:

REGOLAZIONE DAL BASSO IN ALTO

La rete frontolimbica

“La rete frontolimbica sembra essere centrale per la disfunzione emotiva dei borderline” Schmahl and Bremner, J Psych Re 40:419-427, 2006

Questa rete è composta da:

giro del cingolo, corteccia cingolata anteriore (ACC)

corteccia orbitofrontale (OFC)

corteccia dorsolaterale prefrontale (DLPC)

ippocampo

amigdala

impl1234st

Ippocampo

Talamo

Amigdala

Corteccia Mediale

Prefrontale

Ipotalamo

Corteccia Orbitale

Prefrontale

Accumbens Giro del cingolo

La rete frontolimbica nei borderline

Neuroimmagini strutturali: volume ridotto di

ippocampo, amigdala e giro del cingolo?

Molti limiti e molte controversie: campioni poco

numerosi, inclusione di pazienti in trattamento farmacologico, età, presenza di comorbidità –

soprattutto PTSD e depressione- metodologie

poco confrontabili, stimoli e tasks molto diversi da

uno studio e l’altro, stato emotivo

Failure of Frontolimbic Inhibitory

Function in the Context of

Negative Emotion in Borderline

Personality Disorder Am J Psychiatry 164:1832-1841,

December 2007

CONCLUSIONS: These findings

suggest specific frontolimbic

neural substrates associated with

core clinical features of emotional

and behavioral dyscontrol in

borderline personality disorder.

“Fronto-limbic inhibition model”

Il ridotto controllo inibitorio da parte della PFC mediale nel contesto di emozioni negative sarebbe un fattore chiave per spiegare la disregolazione affettiva nei borderline

Neuroimmagini funzionali, risultati molto controversi: attivazione anomala dell’amigdala, de-attivazione anomala del giro del cingolo in risposta a stimoli emotivi, attivazione anomala della corteccia visiva nei compiti di “processamento” degli stimoli visivi sgradevoli…

I pazienti bordeline non sembrano usare le regioni delegate al controllo cognitivo dgli stati emotivi allo stesso modo delle persone sane Koenigsberg et al., Biological Psychiatry 66:854-863, 2009

Neuroimmagini e

“pain sensitivity”

Kraus et al., 2010: se chiamati

a “immaginare” le proprie

reazioni a una situazione di

stimolo specifica (evento

stressante-descrizione di un

comportamento autolesivo) i

pazienti con condotte

autolesive mostrano un

pattern di attivazione molto

diverso dai controlli

Neuroimmagini

funzionali

Tutti gli studi recenti vanno nella direzione del’iper-reattività di strutture limbiche nei pazienti con condotte autolesive, in presenza o meno di Personalità Borderline

Dati troppo sparsi e disomogenei

Neurosviluppo e

adolescenza

Adolescenza e cambiamento

Il tempo dei cambiamenti non lineari: nel corpo,

nel cervello, nel comportamento

Risk taking, novelty seeking, social priorities

Il tempo in cui vediamo un picco di esordio di:

schizofrenia, disturbi dell’umore, disturbi

alimentari, uso di sostanze

Circa il 70% delle morti adolescenti sono

conseguenza di comportamenti rischiosi

Neurosviluppo e adolescenza

Precoce attivazione di alcuni cambiamenti neurocomportamentali, lento sviluppo di aspetti neurocognitivi (che prosegue ben oltre il periodo puberale)

Potenziale dis-sincronia tra diverse componenti dello sviluppo cerebrale

Neuroimmagini e cervello

adolescente

F-MRI: strumento più diretto per indagare relazioni tra strutture e funzioni

Nell’insieme, gli studi di F-MRI mostrano che in adolescenza si attivano aree più diffuse rispetto all’adulto durante compiti che richiedono decision-making e controllo cognitivo

DTI: strumento ancora in gran parte potenziale per lo studio di tratti specifici di sostanza bianca

Neuroimmagini e cervello

adolescente

MRI: Il cervello raggiunge a 6 anni il 90% del

volume che ha nell’adulto

Studi longitudinali: i cambiamenti nella sostanza

grigia seguono un pattern “U-inverted”, con

una variabilità da regione a regione

Lo sviluppo dei nuclei della base ha un

andamento simile

La sostanza bianca si sviluppa con un

andamento lineare

Brain Development in Healthy

Children/Adolescents Longitudinal and Cross-Sectional Data

(243 Scans from 145 Subjects)

Frontal Gray Matter

200

220

240

4 6 8 10 12 14 16 18 20 22

Age in years

Vo

lum

e i

n

Teen brain

Modificazioni progressive nel volume della sostanza grigia

Neurosviluppo in adolescenza

Gli adolescenti, in rapporto sia ai bambini che agli adulti, mostrano: ridotto controllo cognitivo, propensione a scelte e azioni rischiose e maggiore sensibilità alle informazioni di tipo emotivo

La risposta a stimoli emotivi negli adolescenti è simile a quella dell’adulto in condizioni di “risposta passiva” (riconoscimento di espressioni facciali), ma il controllo sul comportamento è fortemente influenzato dall’affettività

When reading emotion, teens (left) rely more on the amygdala, while adults

(right) rely more on the frontal cortex.

Deborah Yurgelon-Todd, 2000

Emozioni

10 15 20 25 30

Enhanced activity in amygdala in

adolescents relative to children &

adults (when approaching negative information)

“Accumbens activity is correlated

with risky behavior”

Galvan et al 2006 Developmental Science

Nucleus

Accumbens

0

100

200

300

400

500

600

700

800

Children Adolescents Adults

No

. o

f V

oxels

Lateral Orbital Frontal Cortex

Volume of Activity

0

100

200

300

400

500

600

700

800

Children Adolescents Adults

No

. o

f

*

*

Accumbens e

PFC

Adolescents are

similar to adults

in volume of

accumbens

activity

BUT similar to

children in

prefrontal

activity.

“Decision making”

L’adolescenza è caratterizzata dalla

propensione a prendere decisioni “rischiose”

Il processo di “decision making” è scomponibile in diversi sotto-processi: queste diverse

componenti sono al centro degli studi sul

cervello adolescente negli ultimi anni

Il processo di “decision making” sembra essere

modulato da fattori “sociali” (la presenza e il

giudizio di altri adolescenti), più che in altre

epoche della vita

Decision

making

“Social brain”

“Social brain”: l’influenza

dei pari

Influenza sui comportamenti prosociali

Influenza sul risk-taking

“Social evaluation”

“Resistenza” all’influenza dei pari: correlata allo

sviluppo di aree cerebrali (PFC?)

Sensibilità al rifiuto sociale: coinvolgimento della

VLPFC? Differenze tra i generi?

“Dramatic developmental changes in

prefrontal and subcortical regions

during adolescence”

Subcortical limbic regions involved in motivational behavior

Focus has typically

been on prefrontal

cortex (PFC)

Sowell et al 1999

Nature Neuroscience

Neurosviluppo e adolescenza

Nel modello attuale il funzionamento bottom-up delle regioni sottocorticali e quello top-down delle regioni di controllo vanno considerati insieme

Traiettorie di sviluppo diverse: le regioni limbiche si sviluppano prima delle strutture di controllo corticali

Nei bambini i due sistemi sono immaturi, nell’adulto sono maturi allo stesso livello

In condizioni di salienza emozionale, nell’adolescente il sistema limbico prende il sopravvento

I cambiamenti non lineari in

adolescenza riflettono lo

sviluppo differenziale tra

strutture sottocorticali e strutture

prefrontali di controllo

Le differenze individuali nella

risposta a eventi positivi o

negativi mettono alcuni

adolescenti a rischio di sviluppi

psicopatologici o di

comportamenti disfunzionali

anche age-limited

Ma

tura

tio

n

Adolescence

accumbens/amygdala

prefrontal cortex

Definizioni e classificazioni

Karl Menninger nel 1938, primo tentativo di classificazione e una profezia: “…un giorno gli psichiatri differenzieranno l'automutilazione dalle forme di autodistruzione acute e totali”

Self-injury, self-harm, deliberate self-harm, intentional self-harm, self-mutilation, self-cutting, parasuicide, non-fatal suicidal behavior, self-inflicted violence…

Definizioni e classificazioni

Pattison e Kahan 1983: “deliberate self-harm

syndrome”, basata su tre aspetti (diretto/indiretto,

episodico/ripetitivo, rischio di letalità)

Favazza 1990:“Self injurious behavior”- SIB.

Distinto in 3 sottotipi: maggiore, stereotipato,

superficiale/moderato (compulsivo; impulsivo,

episodico o ripetitivo)

SIB - Self injurious behavior

SIB maggiore: automutilazioni importanti, associati a Disturbi Mentali gravi o con una connotazione religioso/rituale

SIB stereotipato: associato a RM, autismo, malattie genetiche (autostimolazione?)

SIB moderato o superficiale, episodico o ripetitivo. Il rapporto con le diagnosi psichiatriche è molto controverso: Dist. Borderline, PTSD, D.Dissociativo, D. del controllo degli impulsi, D. alimentari

SIB compulsivo

Frequentemente associato a condotte

ossessive

Comprende la tricotillomania, il procurarsi

escoriazioni in risposta alla percezione di

imperfezioni nella pelle, l’onicofagia

SIB impulsivo episodico

Occasionale

Manca l’ideazione intrusiva sul comportamento autolesivo

Non ci si identifica come “autolesionista” o con l’appartenenza a gruppi culturali particolari

Il comportamento episodico può diventare ripetitivo: si chiamano in causa le teorie - anche biologiche - sull’”addiction”

SIB impulsivo ripetitivo

Superficiale (tagli o scarificazioni sugli

avambracci)

Ruminazione sul comportamento autolesivo anche al di fuori del comportamento stesso

Autoidentificazione, appartenenza e ricerca di contatto con i “simili”

Risposta riflessa a ogni genere di stress, anche

positivo

C’è bisogno di una diagnosi

specifica?

Negli ultimi 20 anni, molti Autori hanno

segnalato l’opportunità di classificare il

comportamento autolesivo ripetititivo

come “Disturbo del controllo degli impulsi

NAS”

(Favazza and Rosenthal, 1993; Kahan and

Pattison, 1984; Miller, 1994)

“Sindrome da autolesionismo

ripetitivo”

Disturbo del controllo degli Impulsi NAS?

Pensieri ricorrenti di danneggiare il proprio corpo e incapacità di resistervi

Crescente senso di tensione immediatamente precedente l’impulso

Successiva sensazione di gratificazione e benessere

Non associata a intento suicidario

DSM 5 – Razionale per una nuova

diagnosi (Shaffer, Jacobson 2009)

Nel DSM IV TR i comportamenti autolesivi sono uno dei

criteri per la diagnosi di Disturbo Borderline

Le evidenze recenti dimostrano che questi

comportamenti non sono patognomonici della diagnosi

“Borderline”, né necessariamente espressione di uno

scopo suicidario

La proposta tiene conto delle controversie relative alla

diagnosi di Disturbo di personalità in adolescenza, della

frequenza con cui queste condotte si incontrano nella

clinica, della mancanza di una storia di tentato suicidio

Una nuova entità diagnostica dovrebbe promuovere lo

sviluppo di interventi specifici e di linee guida di

intervento

DSM 5 – NSSI Sezione III: Conditions for further study

5 o più episodi autolesivi superficiali nell’ultimo anno, per scopi non sociali/estetici

Assenza di intenzionalità suicidaria

Obiettivi e aspettative: sollievo rispetto allo stato di tensione interna (negative feeling), ricerca di uno stato emotivo opposto, tentativo di risolvere una difficoltà interpersonale

Il comportamento raggiunge il suo scopo. Ripetizione, dipendenza

DSM 5 – NSSI Sezione III: Conditions for further study

Associazione con: pensieri/sentimenti negativi,

tensione prima del comportamento, pensieri

ricorrenti sul comportamento

Non è un comportamento con scopi

sociali/estetici

Disagio e impairment significativi

Esclusione di altri Disturbi Mentali

Workshop 28.06.2013

A favore della diagnosi

Migliora la comunicazione e la ricerca

La mancanza di diagnosi può significare inaccessibilità delle risorse terapeutiche

La diagnosi favorisce la sperimentazione di modalità di trattamento specifiche

Un disturbo che vive (tra le altre cose) del silenzio tra generazioni e dell’eccesso di comunicazione (appartata, segreta) all’interno del gruppo adolescente

Contro la diagnosi

La diagnosi ha implicazioni prognostiche

ed etiche: lo stigma

E’ corretto (e utile) distinguere

l’autolesionismo con e senza

intenzionalità suicidaria?

“Non-suicidal” potrebbe essere

interpretato come “non abbastanza

grave”

DSM 5 – Suicidal Behavior Disorder Sezione III: Conditions for further study

Un tentativo di suicidio negli ultimi 24

mesi

La diagnosi non è riferibile alla sola

ideazione o progettazione

L’atto non è stato compiuto nel corso di

uno stato di coscienza alterato

Non ha uno scopo religioso o politico

DSM5 – Suicidal vs.

Nonsuicidal?

Year

20TH CENTURY CHANGES IN YOUTH SUICIDE RATES U N I T E D S T A T E S , A G E S 15–24

Ra

te p

er

100,0

00

Anderson 2002, CDC Wonder 2003, USDHEW 1956, Vital Statistics U.S. 1954–1978

Condotte

autolesive

Suicidio

Condotte autolesive e suicidio

Gli studi degli anni ‘60 e ‘70 erano focalizzati sulla

ricerca di precursori del suicidio

Molti studi successivi hanno cercato di dimostrare

come gran parte delle condotte autolesive si

distingua dagli atti con un’intenzionalità suicidaria

Una storia di condotte autolesive è tuttavia presente

in più di 1/3 dei suicidi completati

Studi prospettici: negli adulti che sono stati

adolescenti autolesionisti il rischio di suicidio è circa 30

volte quello della popolazione (Cooper et al., 2005)

Una dicotomia fuorviante?

Self-harm vs. NSSI - 2014

NSSI secondo il DSM5: un costrutto che proviene soprattutto dagli USA

Il paradosso dell’esclusione delle condotte di avvelenamento o di abuso di farmaci: più del 60% degli adolescenti che “si tagliano” passano a un altro metodo in tempi brevi (follow up>12 mesi)

“Deliberate self-harm”, “Self-harm” nella letteratura nord-europea

Se il costrutto “NSSI” fosse solido, ci si dovrebbe aspettare una distribuzione bimodale dell’intenzionalità suicidaria tra tutti i pazienti che “si fanno male”

Ambiguità dell’intenzionalità suicidaria…

Distribuzione continua

dell’intenzionalità suicidaria

Follow-up 3-10 anni. >5000 sgg., 10-18 aa.

“..il self-cutting negli adolescenti che arrivano ai servizi è associato a esiti suicidari più degli avvelenamenti”

Condotte autolesive e suicidio

Nock et al., 2006: “ …il 70%

degli adolescenti con

condotte autolesive

riportano almeno un atto

con intenzionalità

suicidaria”

Alcuni adolescenti iniziano

a farsi male per allontanare

il pensiero del suicidio?

I Reparti per adolescenti sono confrontati sempre

più frequentemente con pazienti autolesionisti

Identificare i pazienti a rischio di suicidio è da

sempre un obiettivo per la psichiatria

dell’adolescenza, ma è obiettivo prioritario per i

Reparti e per i servizi che trattano pazienti “gravi”

Uno studio sugli inpatients:

premesse

Uno studio sugli inpatients:

premesse

Da questa popolazione - selezionata per

gravità - possiamo trarre informazioni

che integrino quelle che otteniamo dai

pz. meno gravi e dallo studio di

fenomeni diffusi?

Uno studio sugli inpatients:

obiettivi

prevalenza di NSSI negli adolescenti ammessi in Reparto

frequenza e modalità dell’autolesionismo

autolesività e genere

autolesività e fasce di età

autolesività e diagnosi in Asse II

eventuale presenza di eventi stressanti associati alle condotte autolesive

autolesività e sintomi depressivi

autolesività e atteggiamento verso la morte

Campione – 12 mesi

Pazienti con condotte autolesive

all’ammissione o che abbiano presentato

comportamenti autolesivi episodici o ripetitivi

nei 12 mesi precedenti il ricovero (K-SADS PL

screening)

Dal campione sono stati esclusi pazienti con

diagnosi di Ritardo Mentale/ Disturbi dello

Spettro Autistico/Disturbi dello Spettro

Schizofrenico/Patologie organiche

Strumenti

K-SADS PL: screening per le condotte autolesive e i tentativi di suicidio

Deliberate Self-Harm Inventory (DSHI)

Repetitive Self-Harm Questionnaire (RSQ)

Diagnosi di Personalità: SCID-II

Inventario degli eventi stressanti e traumatici della vita(adattamento italiano del Life Stressor Checklist-Revised)

Children’s Depression Inventory –CDI

Multi-Attitude Suicide Tendency Scale (MAST)

MAST- Multi-attitude suicide tendency scale

(Orbach, 1991)

La MAST è una “self-report scale” di 30 items che

esplora l’atteggiamento verso la vita e la morte in

adolescenza

Fattori:

1. Attrazione per la vita

2. Repulsione per la vita

3. Attrazione per la morte

4. Repulsione per la morte

Utilità clinica nella valutazione del rischio suicidario

confermata per 3 fattori su 4

Risultati

Condotte autolesive significative: 52 adolescenti (37 F, 15 M. Età: 12-19)

Il 46,1% dei pazienti avevano commesso almeno un tentativo di suicidio nei 12 mesi precedenti il ricovero

I life-events negativi non sembrano influire sull’espressività e sulla frequenza degli atti autolesivi

Modalità e frequenze autolesive non sono influenzate dal genere

Risultati

I soggetti maggiormente a rischio per gravità degli atti (sia per tipologia che per numerosità delle ferite) si collocano nella fascia più giovane del campione (13-15 anni)

Sintomi depressivi sono presenti nel 53,8% nel campione con SIB

2 adolescenti su 3 soddisfano la diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità

1 su 3 soddisfa anche i criteri per il Disturbo Oppositivo-Provocatorio/Disturbo della Condotta

La diagnosi di Disturbo Dirompente non influenza modalità e frequenza degli atti autolesivi

Condotte autolesive: caratteristiche

Frequenza

70% dei soggetti: Condotte autolesive ripetitive

30% dei soggetti: Condotte episodiche

Modalità Autolesive

Tagli (88.8%)

Graffi (57.7%)

Interferenza processi di cicatrizzazione(50.0%)

Oggetti appuntiti (42.3%)

Scarificazioni(44,8%)

Condotte autolesive e

atteggiamento verso la morte

0

0,5

1

1,5

2

2,5

3

3,5

4

1 2 3 4

0

0,5

1

1,5

2

2,5

3

3,5

4

1 2 3 4

SIB e TS

SIB senza TS

ATTEGGIAMENTO VERSO LA MORTE: GLI ADOLESCENTI

RICOVERATI

Condotte autolesive e

atteggiamento verso la morte

Un basso punteggio nella dimensione “Attrazione alla

Vita” correla significativamente con la presenza di

modalità multiple e con la frequenza degli atti

Non c’è differenza significativa rispetto

all’atteggiamento verso la morte tra chi ha già

compiuto un TS e gli altri

I punteggi del CDI correlano con la frequenza di condotte autolesive e presenza di modalità multiple

Più che “flirtare con la morte” questi ragazzi sembrano

“non agganciarsi” alla vita, transitando da stati di

malessere solitario ad agiti anche molto pericolosi

Una “nicchia”

psicopatologica

particolare?

Disregolazione

comportamentale –

sentimenti depressivi

sottosoglia – condotte

autolesive – ridotta

attrazione per la vita -

anedonia

NSSI in Inpatients

Disregolazione comportamentale

Sentimenti depressivi sottosoglia

NSSI ripetitivo multiplo

Ridotta attrazione per la vita

Anedonia

AS

MDD

NSSI

Nssi

Severo

Appunti

In una parte degli adolescenti che arrivano ai

servizi i comportamenti autolesivi precedono i

tentativi di suicidio: strutturazione progressiva

dell’intenzionalità suicidaria?

Negli adolescenti “gravi”, comportamenti

autolesivi e intenzionalità suicidaria si sommano e si sovrappongono: l’atteggiamento verso la morte è lo stesso, che si abbia già varcato

oppure no la soglia del tentativo di suicidio

Ideata da M. Linehan come trattamento

ambulatoriale per pazienti di sesso femminile

con condotte parasuicidarie

Supportata da numerosi dati empirici, oggi viene

utilizzata in setting diversi , in pazienti con

Disturbo di Personalità Borderline e

comorbilità in Asse I e II

E’ inclusa nelle Linee Guida dell’American

Psychiatric Association (2001)

e nelle Linee Guida NICE (2009) tra le terapie

“Evidence Based” per il trattamento del BPD

Terapia Dialettico -comportamentale (DBT)

La DBT si è dimostrata efficace in:

• Riduzione degli Agiti autolesivi

• Riduzione dei drop-out

•.Riduzione del ricorso all’ospedalizzazione

•Incremento delle abilità psicosociali

• Riduzione del burn-out degli operatori

Terapia manualizzata

Fondata su Strategie di Cambiamento

Accettazione

Validazione

Tecniche di Mindfullness

FORTE COMPONENTE PSICOEDUCATIVA

Mentalization-Based Treatment for Self-Harm in

Adolescents: a randomized controlled trial

(Roussouw and Fonagy, Dic. 2012)

Ricerca su Adolescenti NSSI (AS/NO AS)

2 Campioni di soggetti 12-17aa

TAU: “Treatment as Usual” (intervento individuale, terapia di supporto,

terapia cognitivo-comportamentale, terapia familiare, controlli psichiatrici)

MBT-A: “Trattamento basato sulla Mentalizzazione”, derivato

dall’elaborazione della tecnica di Bateman e Fonagy (2004)

Efficacia: Riduzione a breve, medio e lungo termine del NSSI significativamente maggiore rispetto al TAU

Lady Lazarus

L’ho rifatto/un anno ogni dieci/ ci

riesco/..morire è un’arte/ come ogni

altra cosa/io lo faccio in modo

eccezionale…ammetterete che ho la

vocazione