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14 giugno 2002

 

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Vittoria Aganoor

Lettere d’amicizia a Marina Sprea Baroni Semitecolo (1881-1909)

 

Introduzione, trascrizione e note a cura di Ornella Vitocco Pittarello[1]

INTRODUZIONE

 

Marina, più di una parente

 

La contessa Giuseppina Pacini, madre della poetessa Vittoria Aganoor, aveva conosciuto Marina SpreaBaroni Semitecolo da ragazza in collegio a Milano e tra le due donne era nata una profonda e sinceraamicizia che le tenne legate, anche dopo i rispettivi matrimoni, per tutta la vita. Ancora nel 1891Giuseppina ricorda il lontano passato con dolce malinconia scrivendo all’amica:Tu sai quante memoriedi dolori e di affetti cari di giovinezza mi legano a te che fosti quasi la mia famiglia in collegio, epoi sempre memore di quel passato che ebbe ineffabili conforti dalla simpatia intelligente escambievole di sentimenti di pensieri … di aspirazioni …[2]

Anche se non potevano vedersi di frequente a causa della lontananza e degli impegni e delleresponsabilità familiari, nondimeno la via epistolare le mantenne sempre in stretto contatto. Uncorpus di14 lettere di Giuseppina Pacini Aganoor a Marina Baroni, sicuramente giunto a noi decurtato daconsistenti perdite, dati gli accenni di Vittoria Aganoor a missive della madre inviate all’amica purtropponon conservatesi, testimonia i rapporti intercorsi tra le due aristocratiche signore.[3]

Non si sa se Giuseppina (nata a Milano nel 1819) e Marina (ancora vivente al 20 Gennaio 1913)fossero coetanee, forse però quest’ultima era un po’ più giovane.[4]La Pacini infatti in una sua letteradice di amare l’amicacome figliola[5] e quasi sempre si accomiata da lei con la formuladalla tua

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vecchia Giuseppina ; inoltre ella prova quasi piacere nell’indugiare sulla sua vecchiaia con frasi del tipovorrei finire qui in questa campagna senza troppe commozioni questi sgomoli di vita che mirestano ,[6]oppurevecchia e ammalata ho così minaccioso e incerto il domani[7] o ancoraper ivecchi l’avvenire non è promessa ma minaccia ,[8]etc. Tuttavia questi sfoghi potrebbero aver avutoorigine dal carattere triste e malinconico della donna, peggiorato col trascorrere del tempo e a causa ditutte le memorie della mia vita tenebrosa , come ella stessa confessa.[9]

Marina Baroni, prima dell’indipendenza del Veneto dall’Austria e della sua annessione al Regno d’Italia(1866), aveva vissuto in esilio a Firenze per circa un decennio; in seguito si era trasferita con la famiglia aBassano del Grappa (VI) nella grandiosa villa secentesca chiamata Ca’ Rezzonico.[10]Era sposata alconte Baroni Semitecolo[11], dal quale ebbe una figlia, Silvia, nominata più e più volte nell’epistolariodelle Aganoor; non è dato sapere invece se la coppia avesse avuto anche altri figli, né Giuseppina, néVittoria, né le sue sorelle fanno mai accenni in questo senso nelle loro lettere.

La contessa bassanese era una donna molto colta; come ricorda il De Gubernatis, aveva scrittoelegantie briosi dialoghi educativi .[12]Amava l’arte, la letteratura e la musica e la sua principesca dimora erafrequentata, come già quando risiedeva a Firenze, da esponenti di alto rango della cultura e della politica.Dinamica ed energica, sapeva essere particolarmente intraprendente quando si metteva in testa direalizzare qualcosa che le stava a cuore.

Scrive Bruno Brunelli Bonetti:Ma a Bassano non era quella del conte Pietro Suman la sola casadove accadesse di ascoltare della buona musica: si aveva spesso occasione di ascoltarne di ottimapure in casa Jonoch, e altrettanto accadeva presso la Signora Marina Baroni, che abitava fuori diPorta Padova, la maestosa Ca’ Rezzonico. Hans von Bulow, fresco delle sue disavventureconiugali, aveva allora fissato dimora in Italia: egli conosceva già la Signora Baroni, la quale,appassionata di musica, si era recata più volte a Vienna e a Monaco, e aveva assistito aesecuzioni di opere wagneriane. La bionda dama di Ca’ Rezzonico sperava ora di attirare ilmaestro tedesco a Bassano e di farlo conoscere ai “filarmonici” padovani. Il Bazzini ne scrivevainfatti al Suman:

“Non le ho detto i progetti della Sig.ra Baroni. Nientemeno che ha in testa di far venirenell’autunno Hans de Bulow a Bassano! E crede che ci verrò io pure, e spera far di quel bel sitoaddirittura un paese dell’avvenire! Se saranno rose… io però preferirei di riveder Bassano comepaese del passato.” (3 Giugno 1870).[13]

Rimasta vedova, probabilmente nei primi anni Ottanta,[14]la nobildonna si divideva tra viaggi,soprattutto a Bologna per andare a trovare la figlia Silvia sposata al conte Giuseppe Pasolini Zanelli, e lasua dimora di Bassano, continuando a corrispondere con l’amica Giuseppina in un intrecciarsi di scambid’intimità ed emozioni o semplicemente di banali ragguagli sulla vita quotidiana. Tuttavia, quandopotevano, le due donne s’incontravano rinnovando il rapporto cameratesco e complicedi quel caropassato che si rimpiange sempre con accorato rammarico ,[15]e del resto vedersi di persona eraimportante per entrambe.

Scrive infatti Giuseppina:… sarei tanto tanto contenta di rivederti, di passare una giornata con te,che l’avrei per tutto veramente affettuoso e generosissimo questa visita che mi lasci sperare! Avoce io pure avrò a raccontarti tante cose che difficilmente potrei affidare a una lettera! Dunqueconto vederti, carezzo questa cara speranza come una seducente promessa … verrai proprio? …

Quando penso al gran bene che ci siamo volute … e a tutte le vicende, le peripezie, leaccidentalità della nostra vita, sento che è bisogno il vederci almeno di tanto in tanto, e confortoquindi d’intrattenerci da cuore a cuore di ciò che c’interessa, e che è la vita dello spirito![16]

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Col tempo l’amica Marina divenne per gli Aganoor una di famiglia, quasi e per certi versi più di unaparente.Tu sempre affettuosa pensi a noi e ci auguri gioie; noi ti ricambiamo con tutta l’anima e tiriguardiamo come una parente prediletta , le scrive Vittoria Aganoor nel 1890 da Basalghelle,[17]eancora nel 1891, sempre da Basalghelle, le ribadisce:se tu sentissi come spesso parliamo di te e conche affetto! proprio sai noi ti calcoliamopiù che una vera parente, giacché vi hanno parenti coiquali non esiste nessun rapporto d’intimità e di tenerezza, mentre a te ci lega tanto cemento diricordi, di consuetudine, di fiducia, di gratitudine, senza parlare della stima e della simpatia einsomma del vivo affetto in una parola .[18] 

E questo affetto era reciproco, come di nuovo testimoniano le parole di Vittoria:buona e intelligentecreatura che hai tanto tesoro di bontà e t’interessi di chi ti è caro come fosse un parente tuo .[19]

Così, non solo Vittoria Aganoor, ma anche le altre quattro figlie di Giuseppina Pacini, Angelica, Maria,Elena e Virginia, si trovarono quasi inconsapevolmente legate a Marina Baroni da un affetto moltoprofondo, nato dalla precoce conoscenza e dall’abituale frequentazione avuta sin dall’infanzia; lapoetessa da Perugia nel 1905 glielo rammenta con parole intrise di un senso di predestinazione:tu che hoamata fino da bambina per istinto, per presentimento, e che sempre amai di più .[20] 

Per questa ragione tutte e cinque le sorelle Aganoor tennero con la contessa bassanese unacorrispondenza più o meno regolare per tutta la durata della loro vita; di questa corrispondenzarimangono, oltre all’epistolario di Vittoria e a quello, di cui sì è già detto, di Giuseppina Pacini, due letteredi Angelica, quattro di Virginia e due di Maria, mentre di Elena non ne rimane nessuna.[21]

 

 

Figliettaemammina   

 

I rapporti tra Vittoria Aganoor e Marina Baroni furono inevitabili, quasi predestinati vista lafrequentazione epistolare e interpersonale di quest’ultima come amica di famiglia e soprattutto comeintima e confidente della madre Giuseppina. Inizialmente però il loro legame dovette essere piuttostosuperficiale e segnato, almeno da parte di Vittoria, da un affetto e da un rispetto abbastanza formali;d’altra parte il divario generazionale che le divideva era cospicuo e influiva sul giudizio della giovane che il31 Dicembre 1878 scrive a Giacomo Zanella:Io detesto “La donna e la famiglia” e quel che èpeggio, giacché esclude ogni attenuante non saprei dire il perché: dico un perché plausibile chedei perché ce ne ho io, ma potrebbero anche sembrare privi di senso comune. Guardi se non èingiustizia questa: io quel periodico lo conosco puramente di nome e da parecchi anni non ne hointeso parlare né in bene né in male so solo che un tempo vi scrivea la Baroni e forse perquest’unica circostanza innocentissima e certo ingiustamente mi par debba avvolgersi d’un’ariadi saccenteria opprimente .[22]

Tuttavia tra la giovane poetessa e la più attempata nobildonna i rapporti coll’andare del tempo siapprofondirono sempre di più e talmente che, nello scambio epistolare e non solo in quello, la primadivenne lafiglietta e la seconda lamammina .[23]Scrive Vittoria nel 1888, chiarendo il legame che launisce all’amica:Sì sì io sono un poco anchetua davvero; non fosse che per il gran bene che tu vuoialla Mamma mia; aggiungi a questo ilgrandissimo bene che io voglio a te e quello che tu mi vuoi.Vedi bene che posso davvero dirmi un poco la tuafiglietta .[24]

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Se l’affetto fu dunque la fonte da cui scaturirono le lettere di Vittoria Aganoor a Marina Baroni, a questosentimento ben presto si accompagnarono la stima e la comprensione reciproca, unite ad una comunionedel sentire che non significarono mai però per nessuna delle due donne rinuncia alle proprie individualità eal proprio temperamento.[25]

Possono pertanto essere definitelettere d’amicizia , di vera e rara amicizia, quelle che uscirono dallapenna di Vittoria Aganoor. Scritte col cuore, senza paura di mettere a nudo la più intima disposizioned’animo e con la consapevolezza di essere di volta in volta compresa o redarguita, criticata o esortata,ma sempre con l’imparzialità e il disinteresse di chi vuole unicamente il bene dell’altra, esse rappresentanoun importante documento dei rapporti tra due aristocratiche signore sul finire dell’Ottocento e nei primianni del Novecento.

Proprio considerare queste lettere come documenti storici e tenere in conto il tanto tempo ormaitrascorso dalla loro stesura autorizza in qualche modo a superare la soglia del privato che certamente lapoetessa non avrebbe gradito venisse oltrepassata da estranei, le sue parole, indirizzate al senatoreFedele Lampertico, che intendeva pubblicare alcune lettere di famiglia inviate a Giacomo Zanella, parlanochiaramente anche ai posteri:Ma Ella sembra scordarsi egregio Senatore che quelle lettere erano disorelle, di figlie, di amiche intimissime a un fratello, a un padre a un amico strettissimo che ciaveva conosciute bambine e col quale parlavamo (e quindi scrivevamo) con lo stesso abbandono,con la stessa fiducia con cui si fa un dialogointimo , con un amicointimo . Molte segrete vicende difamiglia, molti pensieri e moti del cuore sono là dentro che non avremmo svelato anessun altroche aLui ; dico allo Zanella. Chi avrebbe pensato che un giorno altri avrebbe per ragioniaffattoestranee alla famiglia nostra interrogato, analizzato, notomizzato quei nostri pezzi d’anima, quellenostre espansioni aperte a chi per tempo per affetto, per consuetudini, per ricordi, per centolegami era in contatto continuo col nostro spirito, e capiva, intendeva, perdonava, giustificavaanche le nostre più “irragionevoli debolezze”?[26]

Nondimeno dal suo epistolario traspare un po’ di quella donna che ella è stata e non soltanto colei che fuin umile e pur orgogliosa dedizione, una poetessa e solo una poetessa , come la definì MatildeSerao.[27]Pertanto si è infranta laprivacy di questelettere d’amicizia per cercare di capire e diilluminare dall’interno, attraverso lo svelamento della sua umanità più nascosta, la sfuggente e ritrosafigura di letterata che Vittoria Aganoor fu, ma lo si è fatto in punta di piedi e con rispetto, come colui cheentra in una casa mentre gli abitanti sono momentaneamente fuori e un po’ di disordine gli facomprendere meglio le loro abitudini e la loro quotidianità e per questo li sente più vicini e simili a sestesso.

La voce di Vittoria Aganoor

 

Dispiace che il racconto di questa salda amicizia di una vita debba avere forzatamente una sola vocenarrante, quella di Vittoria Aganoor, mancando le lettere di Marina Baroni, essenziali per unaricostruzione maggiormente organica e completa del loro rapporto amichevole, tanto più perché purel’insieme della corrispondenza aganooriana presenta delle perdite.

Una lacuna piuttosto estesa sembra potersi individuare tra il 1° Giugno 1882 e il 10 Febbraio 1888,periodo completamente mancante di testimonianze epistolari, non pare infatti, almeno leggendo lacorrispondenza di Giuseppina Pacini Aganoor alla Baroni e quella dell’Aganoor stessa a GiacomoZanella di quegli anni, che vi fossero motivi seri per cui la poetessa dovesse smettere di scrivereall’amica. Altre perdite, forse dovute a smarrimenti magari della stessa destinataria o anche all’inefficienza

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delle poste, come talvolta lamenta la Aganoor medesima, sono ipotizzabili qui e là, ma sono di estensioneminore. L’epistolario Aganoor infatti sembrerebbe essere mutilo delle lettere comprese tra il 20Novembre 1896 e il 19 Aprile 1897, tra il 14 Dicembre 1897 e il 29 Settembre 1898, tra il 25Dicembre 1901 e il 13 Luglio 1902, tra il 19 Agosto 1905 e il 21 Novembre 1906 e tra il 21 Novembre1906 e l’8 Agosto 1907. Inoltre si può plausibilmente ipotizzare che la poetessa abbia scritto all’amicaanche dopo il 21 Dicembre 1909, data dell’ultima lettera conservata, ciononostante non ci sono elementiconcreti a sostegno di questa congettura.

Dunque il cuore pulsante di questocorpus epistolare, costituito da ben 147 lettere inedite, che vannodall’11 Novembre 1881 al 21 Dicembre 1909, non può che essere Vittoria Aganoor, fatto abbastanzaovvio dal momento che è lei a scrivere. Tuttavia questa circostanza così incontrovertibile non significa cheella si lasci andare e si abbandoni facilmente a dire di sé ogni cosa di fronte alla suamammina , la suainterlocutrice, quell’unica persona che pure la conosceva sin da bambina e che di lei sapeva più dichiunque altro, salvo forse alcuni intimi tra i quali il suo amatissimo maestro Giacomo Zanella.[28]Ognipiù intima confessione, qualsiasi vicenda o evento per lei coinvolgente, qualunque cosa l’annoi, lapreoccupi o la rallegri, insomma tutto ciò che la emoziona e la tocca più o meno profondamente, nellelettere è presente, ma è sempre tenuto sotto stretta sorveglianza, spesso detto per allusioni, con quelcodice di comunicazione tipico dellaconversazione parlata , come lo definisce la stessa Aganoor,[29]comprensibile ed esplicito per la destinataria e non del tutto agilmente accessibile per il lettore estraneo.

Ad ogni modo la lettura di questelettere d’amicizia a Marina Baroni, proprio per il loro carattere piùintimo e confidenziale, amichevole appunto, e talvolta quasi minimalista, rispetto a quelle della stessaAganoor ad altri destinatari, permette di farsi un’idea piuttosto chiara della vita casalinga e familiare dellapoetessa, anche se lei non perde mai il controllo sempre frenata com’è dalla sua naturale e irriducibileriservatezza.

In realtà sembrano pagine più da ascoltare che da leggere e questo non perché presentino un qualchevalore eufonico o artistico, anche se talune sono pagine piuttosto poetiche nel loro empito espressivo, maperché da esse scaturisce la voce della donna Aganoor nelle sue più diverse articolazioni e sfaccettatureumane, voce che supera la liricità, spesso dominata dalla ragione, dei suoi versi e tocca il cuoredell’ascoltatore diventando, pur a insaputa dell’autrice, quasi autobiografia.

Tale diviene per esempio quando, pur esprimendosi in forma impersonale per gran parte del discorso,salvo recuperare nello sfogo finale la prima persona, descrive lucidamente la sua condizione in seno allafamiglia:L’energia nostra si rompe mille volte alla debolezza altrui, alla caparbietà dellecircostanze, alla tirannia delle nostre speciali condizioni o di famiglia, o di abitudini, o dellediverse indoli che ci circondano e formano il piccolo mondo in cui ci moviamo, in cui viviamo piùo meno vegetalmente da mane a sera e da sera a mane. La nostrapertinacia nei propositi nonvale, se non è assistita, spronata, sostenuta gagliardamente da altre volontà, da altri propositi,dall’assiduo pensiero e cura del nostro avvenire di chi ci sta intorno, in quanto all’antiveggenzadell’avvenireamica mia, è d’essa appunto che talora ci prostra. Oh se tu potessi capire come inqualche momento io mi vedo dinanzi l’inevitabilesquallore dell’avvenire ,il deserto immenso chela nostra o l’altrui imprevidenza ci ha preparato pel futuro![30] O di nuovo quando, sempre conmolto autocontrollo e senza alzare la voce, solleva ancora appena appena un lembo del velo steso sullasua situazione personale, della quale per altro la Baroni doveva essere perfettamente a conoscenza:Miabuona amica, il mondo io credo sia infondo tutto così; degli sforzi verso il bene da un lato, deipoveri risultati, dei vani sacrifici, della inutile fatica.

Dall’altro, il desiderare solo e sempre ciò che ci è malsano, perché ci è conteso, e un chiamarciinfelici e tiranneggiati perché amati e curati e protetti contro il male. Il mondo è così; per cui io tiassicuro non desidero non oso desiderare nulla; temo che la sofferenza sia una condizione di vita

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… umana, dopo chi sa? dopo un po’ di gioia l’avremo certo, non è vero Mammina mia?[31]

E’ evidente che ella si sente intrappolata, e in qualche modo schiacciata, dalla sua numerosa famiglia, manello stesso tempo ha bisogno di questa protezione; da questo porto sicuro e accogliente, e al quale èlegatissima, non si sente o forse non ha la forza di staccarsi e quindi si dibatte in un conflitto interiore che,seppur velatamente, sente di poter confessare alla sua Marina.

Dai primi fogli conservati si ascolta la sua voce levarsi più cristallina. Sono le lettere di gioventù, le primetre dell’epistolario tutte spedite da Napoli l’11 Novembre 1881, il 23 Gennaio 1882 e il 1° Giugno1882, quando l’entusiasmo per il futuro ella non l’aveva ancora perduto sotto i colpi delle disillusioniamorose e della vita quotidiana. In seguito, a partire dalla prima lettera del 1888, una vena malinconica siimpadronisce via via di lei e gli accenni alla giovinezza che passa e al tempo che fluisce inesorabile sifanno più dichiarati nei momenti di maggiore sconforto, oppure striscianti si insinuano indiscreti tra le righedi discorsi apparentemente sereni, specie in quelle lettere scritte durante i mesi sul far della primavera. Sitratta spesso di sfoghi accorati, in cui la poetessa ancora combatte strenuamente per non lasciarsi andaree per conquistare la rassegnazione e la pace interiore necessarie per accettare il suo stato; proprio inquesti momenti sapere che Marina le è vicina col cuore e con la mente la conforta enormemente:Quantomi fa bene il pensiero che tu pensi spesso a me e mi compatisci e mi auguri qualche gioianell’avvenire! Io non spero più; scendo rapidamente una china che non ha ritorni, la giovanezzami sta ormai alle spalle e davanti a me non vedo che le amare scure ombre dei ricordi e deirimpianti .[32]Ma non sempre i pensieri dell’amica lontana sono sufficienti, e allora, nei momenti di piùnero scoramento, il presente diviene per lei l’unica consolazione:Alla mia età gli orizzonti si stringono;le rosee ubbie della giovanezza se ne sono ite, e nell’avvenire non vedo alcuna promessa per me;dunque vivo dell’ora presente, cercando contentarmi del bene che Dio mi dà nella salute dei miei.Ecco Mammina buona lo stato presente della mia anima .[33]

Poi, soprattutto all’indomani del matrimonio della sorella Virginia (26 Ottobre 1892), si comincia asentire una donna sempre più rinchiusa tra le pareti domestiche, spinta a questo pure, ma non solo,dall’invecchiare progressivo e dalla salute instabile dell’adorata madre, della quale era diventata l’unicosostegno, fino a fare di questo affetto sicuro quasi la sola ragione per esistere. La sua vita è ormaidiventata un quietotrantran , a cui ora si sottomette con docilità e che descrive all’amica con apparentequanto freddo distacco:Avrei voluto scriverti subito e a lungo, mati assicuro , che pur facendo unavita delle più ritirate (come si dice) (figurati da che sono a Venezia ho messo una sola volta il nasofuori di casa!) pure non trovo tempo di far nulla, dovendo scriverequotidianamente alle moltelontane sorelle e occuparmi della mia Mamma e farle un po’ di lettura e tante cosine; e poi vienequalcuno (vediamo pochissima gente non facendo io mai visite, ma gli amici intimi vengonospesso a tenerci compagnia, e la Rosanna Marcello trova un gran gusto a stare qualche ora danoi, parlando in milanese con la sua compaesana, del suo andamento di casa e d’altro) e insommala giornata va via che si voleva fare un mondo di cose e non s’è fatto niente .[34]

Amici e conoscenti, intellettuali e persone in vista frequentano talvolta la sua casa, ella si dedica ai suoistudi, scrive versi e li manda a riviste letterarie, acquista una qualche fama, corrisponde con le sorellelontane, con amici e letterati famosi del suo tempo, malgrado ciò il mondo reale è come se restasse fuoridal portone di casa Aganoor, e se vi entra rimane circoscritto dai limiti rappresentati dall’impattoprovocato nel mondo interno della casa, figura dell’animo della scrivente e filtro attraverso il quale ogniavvenimento deve inevitabilmente passare. Pochi infatti e marginali, in alcune sue lettere, sono le allusioniad avvenimenti d’attualità anche di notevole rilevanza storica che in quel periodo si succedevano in Italiae all’estero;[35]tanti e frequenti sono al contrario i fatti minimi accaduti ai vicini, agli amici e ai conoscentiche impressionano in positivo o in negativo la mente di Vittoria e quindi sono per lei degni di nota inquanto appartenenti a pieno titolo al suo mondo. Sono gli elementi essenziali di quellaconversazioneparlata per cui le sue lettere diventano una conversazione scritta, come se ella si trovasse comodamente

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seduta nel salotto di casa in presenza dell’amica Marina a discorrere con lei del più e del meno. Gliimmaginari dialoghi con l’amica assente-presente si sviluppano spesso in un botta e risposta spontaneo evivace, in cui Vittoria Aganoor cerca di prevedere le obiezioni, le confutazioni, i giudizi e perfino i pensieripiù riposti dell’interlocutrice lontana, talvolta ricreando per lei sulla carta anche il clima casalingo nel qualesta scrivendo la lettera:Oh povera la mia, la nostra Marinella! 22 giorni sofferente e noi non sapernenulla! Grazie a Dio tu ora sei entrata in prima convalescenza ma bada che mai più si devon faremisteri con le tue creaturette di Venezia che sai quanto bene ti vogliamo! La Beppa ti manda conun lungo bacio tenerissimo un mondo di raccomandazioni; dice che tu non faccia imprudenze, cheti abbi gran cura, che cerchi di mangiare cose nutrienti e ricostituenti; …(non mi lascia scrivere,gridandomi dalla camera vicina le cose che vuole che ti dica!…)

Sì Marina mia, usati ogni riguardo; in questa malvagia stagione i riguardi non sonomai troppi !Che cosa hai avuto? Febbre e raffreddore mi figuro; febbre reumatica, vero? e l’affettopredomina in te anche quando sei tormentata dal male, e i miei versi ti tornavano in mente, buonae adorabile creatura![36]

E’ abbastanza prevedibile che nella sorta di prigione in cui si era volontariamente rinchiusa, certo peramore e abnegazione verso la madre, ma anche per provvedersi di una difesa dal mondo esterno, lamorte improvvisa di quella nel 1899 avesse la forza di un fiume in piena, facendo saltare tutti gli equilibrifaticosamente costruiti e mettendola nuovamente di fronte alla vita sola e senza schermi protettivi. Cosìquesto dolore straziante, che sempre rimarrà indelebile nel suo animo anche se sopito e controllato dallaragione, la condurrà verso una luce inaspettata, la spingerà ad uscire dal suo guscio e ad accettare nel1901 la proposta di matrimonio del deputato perugino Guido Pompilj.

Ma per arrivare a questa luce Vittoria Aganoor dovette percorrere un buio tunnel costellato di sensi dicolpa e permeato da un’opprimente sensazione di vuoto e di perdita insuperabili, come testimoniano lemolte lettere del 1899 e del 1900 a Marina Baroni; inoltre dovette chiarire a se stessa cosa sarebbe statomeglio per lei.[37]Del travaglio interiore che sicuramente l’angustiò in questo momento di difficile sceltanon vi è traccia alcuna nell’epistolario a Marina Baroni e con tutta probabilità non solo non le scrissenulla, ma nemmeno ne fece parola di persona, come sembra di poter dedurre dalla lettera del 7 Ottobre1901 inviatale da Venezia, nella quale le comunica l’imminente matrimonio, notizia che per l’amicadovette essere come un fulmine a ciel sereno:

Marina cara,mammetta mia.  

Subito dopo le sorelle ecco io scrivoa te la grande novella che fra gl’indifferenti susciterà chiose ecanzonature per la mia età, poco indicata per le nozze. Mi sono fidanzata a Guido Pompilj, unalto cuore un alto ingegno, e mi sposerò alla fine del novembre prossimo. Ecco dettotutto.[38]

Anche dopo le nozze, celebrate a Napoli il 28 Novembre 1901, le lettere alla vecchia amica intima disempre continuano, perché l’affetto non muta e il legame non si spegne con il cambiamento di statoanagrafico, tuttavia sono meno frequenti, talvolta sono molto brevi, talaltra sono semplici cartoline obiglietti postali. Questa corrispondenza più tarda, dal 25 Dicembre 1901 al 21 Dicembre 1909, parla conuna voce di donna maggiormente protesa verso l’esterno, eppure sempre gelosa di sé e del proprioessere più intimo e per nulla cambiata dalla fama crescente di poetessa e dal nuovo ruolo di moglie di unuomo pubblico. In alcune di queste lettere, oltre ai ragguagli sulla salute, sui rapporti con le sorelle e ilmarito e sull’andamento della vita quotidiana in generale, si possono cogliere qua e là episodi di mestoripiegamento interiore. Vittoria ritorna con la memoria ai bei momenti trascorsi con l’amica e ai luoghivisitati insieme e le scrive:Se ricordo la nostra gita a San Zennone?! Io, (rammento bene) dissiallora: “Questo giorno mi sarà fisso nella memoria sempre; io vi correrò col pensiero come a unarara ora serena, nel seno della natura innocente, vicina a un’amica sicura e alta, e rivedrò come

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ora vedo, quella vallata, questi colli, quei monti, la piccola chiesa; tutto” ;[39]immagina la suaMarina a Ca’ Rezzonico, precisando con malinconia di vederlain quella camera piena di sole dovepassai ore carissime; di dove guardavo lungamente le statue laggiù del giardino e l’orizzontelontano, dove ancora qualche sogno vagava… ;[40]vagheggia il ritorno al passato, pregustando perun momento ad occhi apertiche sogno sarebbe davvero che le cinque sorelle un tempo bambinegioconde, si ritrovassero nel tuo splendido nido in questa luminosa primavera , ritornando tuttaviaquasi subito alla triste realtà del presente che la fa prorompere quasi in un grido soffocato:Ma anchequanta tristezza! Mentre l’età ha portato i suoi malanni, gli acciacchi, le melanconie! Resti nellarimembranza quel passato di letizia![41]

Infine, nell’ultima lettera conservata, datata 21 Dicembre 1909, la poetessa chiude il raccontodell’amicizia di una vita con l’augurio fervido alla sua Marinaperché questi giorni di memorie amaresiano consolati dallo spirito dei tuoi cari perduti, perché tu ne senta la voce affidatrice nell’animatua, perché tu ne veda la luce vivificante aprirti gli orizzonti benedetti dalle rivelazioniultramondane, e a ogni cosa togliendo ogni ombra di squallore nella promessa sicura d’una paceben altrimenti salda e dolce che la vita non offre.[42]

Vittoria, forse già malata,[43]sarebbe morta di lì a pochi mesi per i postumi di un intervento chirurgico;come risulta da una lettera della sorella Virginia, qualche tempo prima di morire, mentre era ancora inospedale, aveva chiesto e ottenuto dal marito che, dopo la guarigione, la conducesse a trascorrere alcunigiorni dalla sua cara amica Marina a Ca’ Rezzonico[44], ma il destino non le permise di realizzare questodesiderio.

 

Non solochiacchierette

 

L’epistolario di Vittoria Aganoor a Marina Baroni, lo si è già detto, è costituito dalettere d’amicizia ,vale a dire lettere in cui l’autrice parla all’amica come se ella fosse presente e insieme fossero sedute insalotto a chiacchierare del più e del meno in assoluta confidenza e intimità, eppure non si tratta di semplici chiacchierette[45]di donne. Certamente in un buon numero di esse la poetessa dà e chiede notizie sullasalute, informa sull’andamento familiare e sugli avvenimenti personali, confessa le sue gioie, i suoi dolori,le sue preoccupazioni, parla delle banali minuzie quotidiane. In molte altre però tocca tematiche di altraimportanza e di notevole interesse.

Vittoria torna di continuo sul tema della morte, trattandosi di uncorpus di lettere che copre l’arco di unavita, ciò è abbastanza ovvio, infatti sia lei sia l’amica in questo lungo periodo vengono inevitabilmentetoccate dalla perdita di amici e persone care. Il tema è molto sentito dalla poetessa, tanto che è presenteanche in larga parte della sua produzione poetica, ma nelle lettere alla Baroni è vissuto senza schermi equalche volta ella lascia sfogare il suo dolore con forza irrazionale. Quando nel 1888 muore il suomaestro Giacomo Zanella ella prorompe sconsolata:Tutto finito, tutto finito; ora non vi ha più nientedi lui, niente niente niente. Senti scusami questo sfogo, ma non posso, proprio non posso ordinarele idee, regolare il periodo. Non so ancora bene se sia vero, sono come sbalordita e non so ancorafarmi una precisa ragione di questa scomparsa d’un essere così singolare, così buono, così caro,cosìvivoin tutta la mia vita, in tutto il mio cuore, in tutto il mio passato, da bambina in poi, fino aieri, fino ad ora, fino a poco tempo fa.[46] E anni dopo, all’indomani della morte della madreGiuseppina, confessa, annientata dal dolore, di aver buttato giù quattro righe all’amicacome tuttaavvolta in una grande nebbia .[47]

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Nel bisogno di individuare per sé, ma anche per la contessa bassanese colpita troppo di frequente damorti dolorose di persone care, conforto e consolazione per poter continuare a vivere la Aganoor siinterroga e, nella logica e razionale necessità di cercare una spiegazione a ciò che accade all’umanità,trova la risposta nella fede in una vita futura. Il suo ragionamento è molto semplice: anche se di fronte allamorte si rimane annichiliti, c’è possibilità di uscita trovando in noi la forza di reagireperché non èpossibile, non è verosimile che tutto finisca qui […]un giorno qualche immensa dolcezza proveràla nostra anima se sarà qui stata forte e generosa;è certo .Che miserabili pene ci sembrerannoallora questi nostri formidabili schianti, e che vera pienezza di vita godranno allora i nostri spiriti!Questo presentimento (e in me ti assicuro è lucido e vivo) d’un futuro così diverso da questanostra stupida vita umana, non è già un segno, una prova, che quel futuro lo avremo?[48]

A questa fede in una vita futura si lega anche la sua certezza nel fatto chechi sparisce ci vede e civeglia; noi dobbiamo unicamente pensare ai nostri cari, e a fornire, impavidi e inalterati lagiornata nostra[49] pensando ancora una volta aundopo necessario, che giustifichi questo nostrodolorare così seguito e acuto e inutile (che a noi sembra inutile) e avvinghiamoci in questacertezza.[50]Pertanto, come suggerisce alla Baroni,stringiamoci più strettamente noi, i pochi rimasti, daquesto assiduo naufragio della vita, e procediamo, con gli occhi a quella luce che lasciaronopartendo i nostri cari; promessa e speranza d’undopo che non può mancare .[51]

Nel filo di questo ragionamento la vita e la morte risultano per Vittoria Aganoor strettamente intrecciatetra di loro, inestricabilmente unite dalla fede nel dopo che aspetta ognuno come ricompensa, nell’eternitàdello spirito dunque, e che cancella la netta separazione tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti,ipotizzando un rapporto continuo coi cari perduti, rapporto che si esplica nel vegliare amoroso di questiultimi su chi è rimasto. In una lettera a Domenico Gnoli ella confessa dispiaciutaio non so “descrivere”la mia fede, io non so altro che “sentirla” . In realtà prima di questa confessione ella, rispondendo alladomanda postale dallo Gnoli stesso: “Quale educazione religiosa avete avuto in famiglia?”, era statamolto chiara. Infatti, dopo aver spiegato che il padre Edoardo erastrettissimo osservante , mentre lamadre era credente mamai stretta osservante delle prescrizioni cattoliche nelle pratiche materiali ,la Aganoor continua:Io… credo “fermamente” che l’universo non sia il risultato d’una“combinazione chimica” …, e di più, sento che in me non è tutto senso, egoismo, istintointolleranza e superbia, questi inevitabili fermenti del nostro sangue, della nostra carne dei nostrinervi e delle nostre più note provincie cerebrali, ma che in misteriose pieghe del mio pensiero,appaiono come luci improvvise, illuminanti qualcosa d’indistinto e lontano ma non “miraggio” enon sogno, presentimenti o ricordi di anima, non so dire, che mi “forzano” a sollevarmi da quelfanghetto in cui solitamente guazza la nostra… diremo “SALMA”, e mi suscitano la forza dellarinuncia e del sagrificio, del freno a certi miei selvaggi impeti, dell’umiltà e del perdono. E“credo”, “credo”, “credo”. Io non sono “molto” osservante di pratiche religiose ma “credente”;a modo mio ma credente, e mi pare che chi si contenta di andare a messa tutte le domeniche econfessarsi una volta al mese e mangiare di magro il venerdì, sia meno credente di me .[52]

Si inserisce nell’otticad’undopo che non può mancare il valore dato dalla poetessa all’occupazione,all’attività, al lavoro. Anche su questo argomento vertono di frequente i colloqui a distanza con l’amicaMarina, colpita spesso da dolorosi accadimenti e tormentata da preveggenze tenebrose che ne prostranocontinuamente lo spirito.

Nella visione di Vittoria Aganoor l’occupazione e l’attività costante sono importantissime per superare imomenti bui dell’esistenza e le angherie del destino, quel destino crudele che quasi mai realizza i sogni ele aspettative presagite nell’esuberante giovinezza. Ella spiega:L’attività, qualunque essa sia, il lavoroci facciano scordare, o almeno non ci permettano, di troppo accarezzare, ravvivare con lafantasia, per la strana voluttà di angoscia che è talora in noi, i nostri ricordi .[53]

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Si tratta di una filosofia di famiglia; la madre Giuseppina Pacini Aganoor, col particolare buon senso chela distingueva, scrive infatti all’amica bassanese lapidariamente:l’occupazione è vita ,[54]una massimaassorbita nell’intimo e tenuta in gran conto dalla figlia Vittoria per la quale metterla in pratica ogni giorno èun’utilissima e insostituibile terapia:Eh già a voler vivere meno male è pur necessario diventare unpo’ filosofi che diamine! Così mia carissima, io, appena finito di scriverti, mi porrò aconfezionarecol pensiero unqualche cosa prosa o versi , che, se mi riesce bene, farò poi leggere anche a te.[…]Occuparmivoglio ; questo è l’importante, e venga poi fuori un fiore o un mostro poco importa selaconfezione di quel fiore o di quel mostro m’ha impedito di filar nebbia o tesser nuvole.[55]

Il suo dedicarsi assiduamente alla poesia rientra, almeno in parte, nella terapia dell’occupazione, ma se inapparenza la poetessa sembra sminuire i suoi versi come frutto di un’attività necessaria per superare leangosce e il grigiore della vita quotidiana, ciò non deve in alcun modo trarre in inganno. Fare poesia nonè un passatempo per Vittoria Aganoor, molte volte parla all’amica lontana della fatica dello scrivere,dello studio assiduo, dell’attenzione continua, dell’applicazione intensa a questa attività tutt’altro cheludica per lei.[56]Non si tratta certo di chiacchiere da salotto mondano, bensì di pagine in cui spicca benchiara la coscienza delle difficoltà oggettive di essere donna e di essere poeta, dualismo conflittuale chel’Aganoor vorrebbe superato e composto nell’essere considerata poeta in senso assoluto e senzaetichette. All’amica, che le aveva scritto il giudizio di due suoi ospiti su di lei come poetessa, risponde conparole indispettite spia della piena consapevolezza di sé e della serietà del suo lavoro poetico:In quantoall’avermi giudicata una “cara e amabile” poetessa permettimi ch’ionon ne vada orgogliosa.Sono due gentili aggiunti, buoni per una donnina mondana; ma confesso che chi studia, e suda (incerto modo) per far qualcosa che non sia assolutamente indegno dell’arte, non può certamenteapprezzare simili epiteti i quali evidentemente ne velano cortesemente altri due:insulsa ,scipita .

Io non dico di non meritarli, anzi li meriterò certo ma tu potevi risparmiarmi un po’ d’amaro,tacendo il responso dei due poeti commensali vostri.[57]

A questo suo sfogo orgoglioso si addice perfettamente la già citata definizione che di lei diede MatildeSerao:ella fu, in umile e pur orgogliosa dedizione, una poetessa e solo una poetessa .[58]Chiaramente le dà molto fastidio, e non riesce a nasconderlo, il fatto che la sua attività poetica vengaconsiderata un’occupazione secondaria, quasi unhobby da signorina di buona famiglia, mentre ellavorrebbe che il frutto del suo lavoro venisse giudicato per le qualità effettive, non con paternalismo econdiscendenza tipicamente maschili in quanto poesia composta da una rappresentante del gentil sesso.Come molte letterate del suo tempo, Vittoria Aganoor cercail progresso individuale e soggettivo, cioèl’accettazione da parte dell’opinione pubblica della normalità dello scrivere come professione e“status sociale” ,[59]per questo nella lettera da Venezia, 13 Giugno 1898 indirizzata a Domenico Gnoliella sbotta un po’ stizzita:Ah! noi povere donne come siamo giudicate piccine, meschine “miserine”da voialtri fortissimi eletti![60]

Non si può infine trascurare di segnalare una presenza, forse di poco spicco ad una prima lettura, cheaccompagna lo scrivere dell’Aganoor a Marina Baroni e fa da sfondo o addirittura diventa protagonistadell’amichevole conversare. Questa presenza è costituita dalla natura con le sue mutazioni stagionali econ le sue variazioni atmosferiche.

Dotata di una sensibilità metereopatica, facilmente individuabile da numerose sue affermazioni chespiegano come il suo umore fosse spesso influenzato dalle condizioni del tempo, la poetessa abbina alledescrizioni di avvenimenti o, più di frequente, di stati d’animo riferimenti ai fenomeni naturali, traendo daquesti anche spunti per trovare conforto e speranza, o semplicemente spiegazioni plausibili, in diverse suesituazioni emozionali.

Spesso bisogna sottolineare che, trattandosi dilettere d’amicizia e non di prosa letteraria, il discorso

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aganooriano si serve ditopoi piuttosto banali e scontati: l’autunno, per esempio, è stagione malinconica eper eccellenza legata alla commemorazione dei defunti o, ancora, un raggio di sole che sbuca luminosodalle nuvole suscita sensazioni e disposizioni d’animo positive, tuttavia è il valore di vissuto in primapersona di cui ella li pervade che li fa balzare agli occhi del lettore, pur rimanendo in queste circostanzeimmagini accessorie e comprimarie.

Invece in certi casi la natura nel proprio dispiegarsi davanti allo sguardo colmo di stupore della poetessa diventa protagonista e le ispira pagine di prosa poetica, magari partendo da un banale argomento, comequello dei caloriferi:E non stanno per isbocciare le viole, e su lontani smisurati terrazzi di aereemagioni mille valletti non istanno ora svolgendo e battendo e spazzolando gli sterminati tappetiche copriranno tra poco le nostre belle praterie? Quando la natura distende i suoi verdi velluti,noi li togliamo dai nostri salotti, vergognosi del confronto, e i caminetti cessano dal brontolare e icaloriferi dal rovinare i polmoni della gente. Evviva dunque la Primavera e persuadi Silvia chenon istarà molto a venire il buon tepore e l’azzurro, e dei caloriferi non saprà che fare. Propriomentre ti scrivo un bel raggio di sole mi ride sul foglio, in questa piccola zona d’oro quante visionidi campi, di monti, di strade bianche tra due siepi fiorite, di ripe erbose, di giovinezza, di Aprile![61]

Ma in alcuni momenti, soprattutto in certe lettere inviate dopo la morte della madre Giuseppina, lanatura, che per lei era sempre stata simbolo e buona compagna del suo sentire, diventa leopardianamentematrigna, come se l’Aganoor non la percepisse più vicina e partecipe, o, più probabilmente, come se ellastessa non si sentisse più partecipe del mondo, divisa e separata da tutto e da tutti pietrificata nellasolitudine di un’indicibile sofferenza. Ella allora affida alla conversazionein absentia con la suamamminalo sgomento e il mal celato senso di rabbia di fronte alla natura che, indifferente e impassibile, continua adessere florida e lussureggiante come prima:Il padrone della villa è, come già saprai, assente sicchépotemmo a tutto nostro agio girare per i viali deserti, e soffermarci a lungo dinanzi almeraviglioso panorama del golfo, delle ville sparse, della città più lontana e il Vesuvio infondo.Tutta quella bellezza ci parevainutile ormai , mentre i due giovani e brillanti occhi che locontemplavano estasiati, poco più di un anno fa credo, sono chiusi per sempre.

E a noi pure, cui la recente ferita è così bruciante, e a noi pure tutta quella pompa di colori e diluce faceva male. Come? due tombe si sono spalancate divorando la nostra gioia e il sole èsempre trionfalmente luminoso, e il cielo sempre beatamente turchino, e questo mare par rideredel suo lido magico, compiacersi delle sue isole fascinatrici e ancora i pendii sono tutti in fiore, eancora gli aranci mandano folate d’intenso odore e tutto è in festa ancora? ah che cosa è per ilvasto mondo lo sparire d’un umano? generazioni e generazioni sono scomparse, regni e regnicaduti, città e città inabissate … E per questo? E unacrisi ministeriale commove eperturba lementi; e, e i piccoli umani si riuniscono in una piccolaCamera per discutere sui destini … umani!Poveri ciechi che siamo![62]

Evidentemente in questa occasione si è venuta a creare una stonatura tra il suo spirito prostrato dallasofferenza e la rigogliosa natura dell’estate; il disgiungimento è quindi inevitabile, ma solo momentaneo,d’altra parte il mondo naturale coi suoi ciclici mutamenti, centrale anche nella produzione poeticaaganooriana, è per lei irrinunciabile, quasi fosse unalter ego .

Specialmente la stagione preferita da Vittoria Aganoor, qualche volta scritta anche con la maiuscola, laprimavera, simbolo della vita che si risveglia dal lungo sonno invernale, torna frequentemente nelle letterea Marina Baroni. Alla poetessa basta un timido raggio di sole o il dono di un piccolo fiore per richiamarlaalla memoria o presagirla foriera di rinascita e novità, di consolazione e di conforto, pur se effimeri epasseggeri nel doloroso destino di ogni vita umana.[63]

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Come scrisse Benedetto Croce parlando dell’opera poetica di Vittoria Aganoor:La vita è dolore; epiena di cose belle e dolci, che sono lenimenti, ma insieme incitamenti allo strazio: - questo ellasente e non teorizza. Il vero canto filosofico dell’Aganoor non sono gli inni alla gioia o allafratellanza, ma è l’ode alla “Primavera”, che ogni anno torna al mondo consolatrice emelanconica, perché consapevole della transitorietà perpetua della sua consolazione e delperpetuo ritorno dei mali .[64]

 

 

Le poesie conservate nelle lettere

 

Di grande rilievo nell’economia complessiva di questelettere d’amicizia a Marina Baroni sono icomponimenti poetici di Vittoria Aganoor, la quale, sin da giovanissima, si era dedicata alla poesia sottola guida magistrale del vicentino Giacomo Zanella.[65]

Ella, poiché stimava tantissimo lamammina Marina e teneva in gran conto le sue opinioni e i suoi giudizi,visti i trascorsi letterari, ma soprattutto in quanto aveva una confidenza filiale con lei, d’abitudine le inviavaversi semplicemente per farglieli leggere o molto spesso per sottoporli al suo vaglio critico e talvolta, secapitava, anche a quello del grande poeta Giosuè Carducci, amico piuttosto intimo del conte GiuseppePasolini Zanelli, marito della figlia della contessa bassanese.[66]

Per questo motivo in diverse lettere Vittoria Aganoor inserisce il testo manoscritto di alcune sue poesie. Icomponimenti conservati in questocorpus epistolare sono:

Pioggia d’autunno(lettera da Napoli, 23 Gennaio 1882,Epistolario in corso, XII. 3. 3048 );

Paesaggio romano(lettera da Napoli, 1° Giugno 1882,Epistolario in corso, XII. 3. 3049 , pubblicatain volume col titoloPaesaggio estivo ),

Desiderio inconsulto(fascicolo separato, s. l., ante 6 Settembre 1882,Epistolario in corso, XII. 3. 3 );

Fantasmi di grandi(lettera da Basalghelle, 10 Febbraio 1888,Epistolario in corso, XII. 3. 3050 );

Note(lettera da Basalghelle, 29 Aprile 1888,Epistolario in corso, XII. 3. 3051 , senza titolo nellalettera);

I cavalli di San Marco(due copie identiche una allegata alla lettera da Basalghelle, 30 Gennaio 1890 el’altra in fascicolo separato,Epistolario in corso, XII. 3. 3066 );

2 Novembre(lettera da Basalghelle, 16 Novembre 1890,Epistolario in corso, XII. 3. 3068 );

AgoniaeIn treno (lettera da Basalghelle, 22 Febbraio 1894,Epistolario in corso, XII. 3. 3083 );

Nova primavera, (lettera da Venezia, 28 Marzo 1894,Epistolario in corso, XII. 3. 3084 , senza titolonella lettera);

Sotto le stelle(lettera da Basalghelle, 25 Ottobre 1894,Epistolario in corso, XII. 3. 3085 );

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Mai(fascicolo separato, s. l., s. d., Epistolario in corso, XII. 3. 2);

Natale 1895(lettera da Venezia, 16 Dicembre 1895,Epistolario in corso, XII. 3. 3095 );

E’ nel mio sogno(lettera da Venezia, 21 Marzo 1896,Epistolario in corso, XII. 3. 3097 );

Natale(lettera da Perugia, 30 Dicembre 1903,Epistolario in corso, XII. 3. 3155 );

Passeggiata francescana(lettera da Perugia, 18 Agosto 1907,Epistolario in corso, XII. 3. 3169 );

Quale ballata mai(lettera in versi da Cava dei Tirreni, Casa Della Corte, s. d.,Epistolario in corso,XII. 3. 1 );

O abitanti dell’italo stivale(fascicolo separato, s.l., s. d.,Epistolario in corso, XII. 3. 3066 ).

Inoltre nella lettera da Venezia, 24 Aprile 1889 (Epistolario in corso, XII. 3. 3059) Vittoria Aganoorafferma di aver inviato alla Baroni le sue poesieAlba ePrima luce che non si sono conservate; così comenon si sono conservati il bozzetto in prosa intitolatoDal vero e la poesiaAbenezer , che la poetessa dicedi aver spedito nella lettera da Basalghelle, 28 Ottobre 1895 (Epistolario in corso, XII. 3. 3090), e unatraduzione dal russo di cui ella parla in quella da Venezia, 19 Aprile 1897 (Epistolario in corso, XII. 3.3103).[67]

La maggior parte dei testi poetici rinvenuti tra le lettere a Marina Baroni furono pubblicati con più omeno varianti dalla stessa Aganoor nei suoi volumiLeggenda eterna eNuove liriche[68] o nel volumepostumo VITTORIA AGANOOR,Poesie complete , a cura di LUIGI GRILLI, Firenze 1912 (2^edizione 1927).

Tre poesie, oltre alla lettera in versi indirizzata a Marina Baroni o forse alla figlia di lei, Silvia, invece nonsono mai state pubblicate dalla poetessa né dal Grilli:Note ,2 Novembre eO abitanti dell’italo stivale .In seguitoNote e2 Novembre furono presentate per la prima volta al pubblico nel 1923 da VenanzioTodesco nel suo contributoPer la cronologia di alcune liriche di Vittoria Aganoor ;[69]recentementePatrizia Zambon le ha ripresentate insieme aO abitanti dell’italo stivale , per la prima volta pubblicata,in ANTONIA ARSLAN-PATRIZIA ZAMBON,Inediti aganooriani .[70]

Oltre a mandare sue poesie, nelle lettere alla Baroni la poetessa, come parlando del più e del meno,discute alcune sue composizioni. Talvolta rileva lucidamente imperfezioni e manchevolezze di determinativersi, come nella lettera da Basalghelle, 29 Aprile 1888, riferendosi alla poesiaNote , quando scrive:Senti: in quanto ai versi, te li scrivo quì dietro, ma non ne sono molto contenta; non sono in unbuon periodo né percreazione né perripulimento .[71]

Qualche altra volta li difende cercando di chiarirli all’interlocutrice; così accade nella lettera da Venezia,2 Febbraio 1895:Ora mi proverò a difendere le strofe incriminate d’Inferma.

Parole come impresse

Sul foglio con un ferro

Rovente… Così a noi parve, e che ardesse

Il foglio etc. etc.

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E alzammo gli occhi a guardare se i nostri libri, le carte, i nostri famigliari oggetti, (che sono icompagni e gliamici nostri,) stessero fermi al loro posto,ignavamente , mentre la nostra ultimafede (cioè la fiducia, la speranza, la credenza e la sicurezza in un essere caro, in un carattere danoi stimato, in una promessa che ci riposava etc. etc. etc.) andava in precipizio.

Ecco Marina mia il pensiero che evidentemente ho male espresso giacché tu non l’hai afferratobene.[72]

In alcuni casi spiega l’humusfertile da cui certi testi poetici erano scaturiti; nella lettera da Venezia, 16Dicembre 1895, parlando della stesura della poesiaNatale 1895 e confessando il suo debito versol’amica, scrive:La tua lettera tutta vibrante di pietà e di apprensione per i nostri poveri fratellilontani mi hasuggestionata , come ora si dice, e nel pensiero del vicino Natale scrissi alcune strofeche ti mando e che sono più tue che mie. E’ davvero uncrepacuore questa tragedia africana… .[73] 

Inoltre le capita anche di dover riconoscere la sterilità di ispirazione da cui certe liriche d’occasioneavevano preso forma scritta senza soddisfarla; per esempio nella lettera da Basalghelle, 29 Settembre1898, accennando alla forzata composizione diPer nozze , sbotta indispettita:Quei banalissimi versi cheavrai veduti (non so proprioperché ) riportati dal “Fanfulla” del 21 Settembre e dal “DonChisciotte” del 22, voglio tu sappi ch’io li scrissi per forza e pregata e seccata da quel Boccafurniche presentò l’album della Brunamonti .[74]

Ancora seguendo la traccia epistolare, frammentaria per lo più in quanto gli argomenti si trovano dispersiora qui ora là senza una qualche organicità e continuità espositiva da parte dell’autrice, si possonoripercorrere le vicende di un certo numero di poesie nella pubblicazione in rivista e del volumeLeggendaeterna si è in grado di fissare alcuni momenti salienti.

Per di più, di contorno a questa sua attività letteraria, è possibile scorgere, seppur di sfuggita, qualcheaspetto del mondo intellettuale a lei contemporaneo e individuare qualche accenno, anche biografico, adalcuni personaggi illustri di quegli anni da Giosuè Carducci a Giacomo Zanella, da Enrico Nencioni adAntonio Fogazzaro, da Ada Negri ad Alinda Bonacci Brunamonti, da Cesare Pascarella a DomenicoGnoli, da Enrico Panzacchi ad Oscar Chilesotti, con taluni dei quali la poetessa intratteneva pure unacorrispondenza.

Soprattutto bisogna sottolineare che l’invio di poesie, il manoscritto delle quali purtroppo non sempre siè conservato e dell’esistenza del quale si sa in quanto la Aganoor nel testo della lettera afferma di averloallegato, è estremamente importante dal punto di vista critico poiché, come già acutamente spiegavaVenanzio Todesco,ci è guida preziosa per determinare la data di composizione di molte delleliriche che resero famoso il nome dell’Aganoor. Di alcune di esse, inoltre, troviamo qui unaredazione diversa da quella della stampa: il confronto quindi ci serve a stabilire la scrupolositàartistica dell’autrice e a seguirla nella sua opera di correzione e di ripulimento, che non è iltravaglio di una prima stesura, ma il trapasso da una redazione definitiva ad una ulteriormenteelaborata .[75]

Infine è interessante segnalare l’esistenza in questo epistolario di una breve prosa letteraria, che lapoetessa aveva scritto su una pergamena da lei confezionata per spedirla come regalo alla Baroni.L’Aganoor ricopia il testo da lei vergato sulla pergamena in fondo alla lettera da Venezia, 18 Maggio1892 che accompagna il dono, per facilitarne la lettura da parte della destinataria. Questa composizioneè stata di recente pubblicata per la prima volta da Patrizia Zambon a p. 32 del già citatoARSLAN-ZAMBON,Inediti aganooriani .

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Caratteristiche dellelettere d’amicizia

 

L’epistolario aganooriano a Marina Baroni è una raccolta di lettere che, seguendo la nota classificazioneciceroniana, possono essere definitefamiliares,[76]o più semplicemente, come si è ritenuto correttochiamarle sino ad ora,d’amicizia . Entrambe le definizioni tengono conto sia del contenuto, in praticavicende dell’anima di Vittoria Aganoor, sia delle caratteristiche delmodus scribendi , tutto teso pervolontà dell’autrice a realizzare su carta la spontaneità e la colloquialità tipiche dellaconversazioneparlata . 

Date queste premesse, nelcorpus epistolare a Marina Baroni, proprio perché si tratta dilettered’amicizia , la lingua, lo stile, il lessico non sono per nulla formali e ricercati, se non in parte nelle primemissive conservate dove la Aganoor utilizza ancora in segno di rispetto la terza persona per rivolgersi allacontessa amica di famiglia.

Ripetuto è l’uso di vezzeggiativi, diminutivi, superlativi assoluti affettuosi e colloquiali, nonché di certeparole e di certi modi di dire di origine dialettale in nome della loro maggiore efficacia espressiva, maanche molto più confidenziali tra due amiche.

L’intento perseguito è evidentissimo: l’autrice vuole comunicare, parlare alla destinataria come se ellafosse presente. Le frequenti ripetizioni in apertura di lettera, del tipoCara, cara la mia Marina ,sembrano quasi mimare la festosa accoglienza sull’uscio della visitatrice da parte dell’Aganoor felice divederla e di poter discorrere con lei.

La stesura dei testi sembra essere avvenuta in presa diretta, non pare infatti che la poetessa usasse faredelle minute per queste lettere e ciò risulta lampante ad un semplice sguardo d’insieme ai fogli colmi dicorrezioni e cancellature poste in corso di scrittura e non in fase di revisione.

La grafia talvolta è poco chiara, quando il pensiero detta più velocemente di quanto possa andare lamano; in altre occasioni poi caratteri enormi e molto distanziati denunciano la fretta o la concitazionementale del momento.[77]La punteggiatura qualche volta manca o è insufficiente e l’ortografia risultaspesso oscillante e in certi casi non corretta sotto l’urgere del concetto da esprimere.

Inoltre, laddove Vittoria Aganoor ha molto da dire all’amica niente la preoccupa, persino i limiti materialiimposti dal foglio di carta non la ostacolano: ella prende liberamente possesso di ogni piccolo spaziobianco offertole dalla pagina e, nel momento in cui questo viene a mancarle, per non perdere il filo deldiscorso, si spinge a scrivere anche trasversalmente sopra il testo già redatto in precedenza. Esemplare aquesto proposito è la lettera da Vena d’oro, 22 Luglio 1889 a Silvia, figlia dell’amica Marina, in cuil’autrice scrive in uno stato di concitazione che si riflette sulla stesura materiale del testo attraverso unagrafia poco chiara, che diventa quasi incomprensibile e indecifrabile allorché, presa dall’incalzare dellesue argomentazioni, la situa sopra le righe precedentemente vergate.[78]

Ma la Aganoor non sta scrivendo prosa letteraria, sta colloquiando con un’amica lontana ed è perciòvalida soprattutto qui, per queste lettere alla Baroni, la giustificazione che ella manda a Domenico Gnoli:Non sono più i tempi di certi rigori; almeno le lettere si scrivono come la penna getta nelmomento più o meno frettoloso dello scrivere e occorre, anche nei fratelli illustri un po’d’indulgenza o la cosa diventa impossibile, dico di corrispondere con i pezzi grossi della

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letteratura. Io poi ho poco tempo e corro sempre scrivendo come sospinta da quella tal buferainfernale, commetterò talora anche qualche sfarfallone ortografico e grammaticale […]

Ah talora un po’ d’anarchia fa tanto bene!

Nelle mie lettere ce n’è un po’ troppa e lei ha ragione; talora lascio un periodo senza coda, talorami riesce di fabbricarlo senza testa, ma tanto riesco ugualmente a farmi capire, e questo io credosia il punto importante, specialmente nelle lettere.[79]

Infinite poi sono le sottolineature, sovente ingradatio da una a tre, che ella usa come segno graficocaratterizzante per mettere in rilievo già al primo colpo d’occhio una parola o un concetto, ma non solo,le servono anche per esprimere graficamente e visivamente lo stato emotivo del suo animo tanto sensibile.Allo stesso modo ella adopera le numerose ripetizioni di parole identiche, spesso da un minimo di due adun massimo di quattro, al fine di reiterare o enfatizzare un’espressione o un concetto per lei importante.

Frequenti sono i puntini sospensivi, il più delle volte impiegati in nome di quella sua sorveglianza interiore,ma, è pensabile, del tutto intelligibili dalla destinataria nel loro significato più recondito, come se volessedire: “Marina non dico di più, tanto tu sai perfettamente ciò che intendo”.

Ella era ben conscia dei “difetti” delle sue lettere tant’è che, con spirito alquanto ironico, scrive aDomenico Gnoli:Questa che vede qui in alto è la chiesa della Salute, o cioè della Madonna dellaSalute e ad essa mi raccomando mattina e sera perché mi tenga nella sua protezione e mi diaforza bastevole a difendermi contro gli attacchi dei miei buoni amici alla mia calligrafia, alla miagrammatica, alle mie sottolineature e alla mia (ahimè) “indeterminatezza” .[80]

Sono tutti espedienti che non sembrano rispondere ad un intento letterario e artistico dell’autrice;sembrano al contrario servirle per rappresentare sul supporto scrittorio, attraverso una sorta di gestualitàgrafica, se così si può definire, laconversazione parlata tra due care amiche lontane, altrimenti fatta, sefossero state effettivamente l’una accanto all’altra, di discorsi e accompagnata da espressioni del volto eatteggiamenti del corpo, a volte più chiari ed eloquenti di qualsiasi parola effettivamente pronunciata. E’per questa ragione che sono stati tutti fedelmente mantenuti e riprodotti o sono stati segnalati, per nonprivare di spontaneità e di calore umano questelettere d’amicizia .

Descrizione delcorpus epistolare

 

L’insieme delle lettere di Vittoria Aganoor a Marina Baroni, a tutt’oggi ancora inedito, è costituito da147 lettere e 5 testi poetici in fascicolo separato, che coprono un arco di tempo che va dall’11Novembre 1881 al 21 Dicembre 1909.

Esse si trovano nella Biblioteca del Museo Civico di Bassano del Grappa (VI) da 12 Gennaio 1923grazie al legato della figlia di Marina Baroni, Silvia Baroni Pasolini, e sono segnateEpistolario in corso,XII. 3. 3047-3192 .

Due di queste lettere, una da Vena d’oro (BL) del 22 Luglio 1889 e segnataEpistolario in corso, XII.3. 3065 , l’altra senza data e senza luogo di provenienza e segnataEpistolario in corso, XII. 3. 3192 ,sono indirizzate alla figlia di Marina Baroni, Silvia Baroni Pasolini.

Una lettera da Basalghelle del 2 Ottobre 1888 fu scritta metà da Vittoria Aganoor e metà da sua madreGiuseppina Pacini Aganoor e porta la segnaturaEpistolario in corso, XII. 1. 3037 , perché è

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conservata, nella stessa biblioteca, nel plico della corrispondenza della seconda.

Un’altra lettera da Venezia del 13 Febbraio 1892 è inserita tra quelle della sorella Maria conservatepresso la stessa biblioteca ed è segnata pertantoEpistolario in corso, XII. 2. 3044 , ma è sicuramente diVittoria Aganoor sia per la grafia, sia, soprattutto, per la firma. Infine un’altra ancora, segnataEpistolarioin corso, XII. 3. 3175 , risulta mancante dal 2-470, come a suo tempo segnalò l’archivista dellaBiblioteca del Museo Civico di Bassano del Grappa.

Gli autografi delle lettere di Vittoria Aganoor a Marina Baroni sono per lo più in buono stato diconservazione; sono senza busta, ma quasi tutte portano data e luogo di provenienza di mano dellamittente; soltanto 18 mancano del luogo o della data o presentano una data incompleta.

Le lettere sono state disposte nell’ordine cronologico ricostruito mediante le datazioni originali appostedall’autrice e, quando queste erano assenti, ricavando le date dai riferimenti interni alle lettere stesse, tuttii riferimenti o le congetture che hanno portato alla datazione sono stati esplicitati in nota. Le datecongetturate sono state segnalate tra parentesi quadre.

Per semplicità di fruizione le lettere sono state numerate progressivamente con numeri romani, mentre afianco di questi è stata riportata in corsivo la relativa segnatura della Biblioteca per facilitarne ilritrovamento in quanto la trascrizione degli autografi non segue l’ordine dato dall’archivista.

Criteri di trascrizione

 

Durante la trascrizione delle lettere sono state conservate, come dall’originale, le oscillazioni grafiche,l’alternanza delle scempie e delle geminate, le particolarità di tipo ortografico e sintattico e l’uso dellapunteggiatura. Sono state mantenute inoltre le maiuscole, le sottolineature e i puntini sospensivi in quantorappresentano una caratteristica peculiare della prosa epistolare di Vittoria Aganoor.

Per quanto riguarda i titoli delle opere e delle riviste letterarie citate, quando sono stati segnalatidall’autrice con la sottolineatura sono stati resi in corsivo e la sottolineatura e stata mantenuta, quandol’autrice non li ha segnalati in nessun modo sono stati resi in corsivo.

Inoltre sono stati resi in corsivo i termini stranieri, latini e quelli dialettali.

Si avverte che, oltre a chiarire riferimenti e congetture per la datazione di alcune lettere e ad informare sueventuali interventi sul testo o difficoltà di lettura dello stesso, nelle note si è cercato:

di fornire, quando era rilevante, anche alcune caratteristiche fisiche della lettera, come illustrazioni, tipo dicarta, intestazioni, etc;

di identificare, non riuscendovi sempre, le varie persone nominate dall’autrice;

di chiarire alcuni particolari inerenti a fatti, persone e situazioni ai quali accenna la Aganoor;

di dare notizie sui testi poetici che la poetessa inviava alla Baroni o ai quali alludeva durante il suodiscorso.

Si è inoltre ritenuto utile riprodurre in coda a qualche lettera il testo di alcune poesie, seguendo la lezionedel volume VITTORIA AGANOOR,Poesie complete , a cura di LUIGI GRILLI, Firenze 1912,

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quando, pur non essendosi conservato il manoscritto, l’autrice afferma di averle inviate alla destinatariacon la lettera, per offrire al lettore una maggiore completezza. Anche di questi interventi integrativi si èdato notizia nelle note.

 

Le lettere dell’appendice

 

Anche tutte le lettere di Giuseppina Pacini Aganoor, di Virginia Aganoor Mirelli, di Angelica Aganoor edi Maria Aganoor indirizzate a Marina Baroni trascritte in appendice sono conservate dal 12 Gennaio1923 presso la Biblioteca del Museo Civico di Bassano del Grappa (VI) per legato della medesima figliadella contessa bassanese.

Ilcorpus epistolare di Giuseppina Pacini Aganoor a Marina Baroni è costituito da 14 missiveappartenenti al periodo dal 19 Giugno 1872 al 3 Agosto 1897. Di queste, 12 lettere portano la segnaturaEpistolario in corso, XII. 1. 3032-3043 , mentre una senza luogo di provenienza e datata 19 Giugno1872 e un’altra da Basalghelle datata 21 Novembre 1888 sono segnate rispettivamenteEpistolario incorso, XVIII. 3. 5473 e5474 . Una lettera da Basalghelle del 2 Ottobre 1888 fu scritta metà daGiuseppina Pacini Aganoor e metà dalla figlia Vittoria Aganoor e, pur essendo conservata nel plico dellacorrispondenza materna con segnaturaEpistolario in corso, XII. 1. 3037 , è stata trascritta nelcorpusdelle lettere della figlia anziché in appendice.

Gli autografi delle lettere di Giuseppina Pacini Aganoor a Marina Baroni sono in buono stato diconservazione e, pur mancando di busta, sono tutte datate, magari in modo incompleto, dalla manodell’autrice.

 

Le lettere di Virginia Aganoor Mirelli sono 4:

Oderzo, 26 Ottobre 1902 (Epistolario in corso, XIV. 16. 4228);

Napoli, 19 Maggio 1910 (Epistolario in corso, XIV. 16. 4229);

[Oderzo], 13 Ottobre 1811 (Epistolario in corso, XIV. 16. 4230);

Torre del Greco, s.d. (Epistolario in corso, XIV. 16. 4231).

Tutte sono in buono stato di conservazione.

 

Le lettere di Angelica Aganoor sono 2:

Firenze, 10 Marzo 1882 (Epistolario in corso, XVIII. 2. 5471);

[Basalghelle], 20 gennaio 1913 (Epistolario in corso, XVIII. 2. 5472).

Entrambe sono in buono stato di conservazione.

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Le missive di Maria Aganoor sono costituite da una cartolina postale, piuttosto malridotta, da Veneziadel 25 Dicembre 1892 con segnaturaEpistolario in corso, XII. 2. 3045 e una lettera acefala, quindimancante di luogo di provenienza, di data e di destinatario, segnataEpistolario in corso, XII. 2. 3046 .Tra questa corrispondenza è conservata una lettera, segnataEpistolario in corso ,XII. 2. 3044 , che èperò, come si è già detto, della sorella Vittoria.

Tutti gli autografi di Giuseppina Pacini Aganoor, di Virginia Aganoor Mirelli, di Angelica Aganoor e diMaria Aganoor sono stati ordinati e trascritti seguendo gli stessi criteri utilizzati per l’insieme delle letteredi Vittoria Aganoor.

Vittoria Aganoor: cenni biografici

 

La nobile e ricca famiglia degli Aganoor era originaria dell’Armenia e da qui, dopo alcuni trasferimenti inOriente, nel 1835 giunse in Europa dove si stabilì in successione prima a Parigi, poi a Venezia e infine aPadova.

Vittoria Aganoor nasceva proprio qui a Padova, ultima di cinque figlie, il 26 Maggio 1855 da Edoardo edalla milanese Giuseppina Pacini. Ella, con le sue sorelle Angelica, Maria, Elena e Virginia, passòl’infanzia e la prima giovinezza nella città di Sant’Antonio, dimorando nella casa dettadegli Armeni inPrato della Valle non molto distante dall’antica Basilica di Santa Giustina, dove si erano sposati i suoigenitori e dove era stata battezzata.

Andrea Maffei e Giacomo Zanella furono i suoi primi maestri.

Intorno alla metà degli anni Settanta del XIX secolo, Vittoria con tutta la sua famiglia si trasferìprecipitosamente a Napoli a causa del primo manifestarsi dei problemi psichici della sorella Maria.Soltanto negli anni Ottanta gli Aganoor poterono ritornare nel Veneto, fissando a loro dimore la villa dicampagna di Basalghelle, nei pressi di Mansuè, vicino ad Oderzo (TV), e la casa di Venezia al Ponte deiGreci n. 3405.

In tutti questi anni la Aganoor aveva continuato gli studi e affinato il suo talento poetico. In seguitocominciò a collaborare con alcune riviste italiane, pubblicando alcune sue liriche e facendosi cosìconoscere nell’ambiente letterario. Tuttavia ella conduceva una vita piuttosto ritirata e schiva, dedicandosialla cura dell’anziana madre e tenendosi in contatto col mondo soprattutto per mezzo di una fitta rete dicorrispondenza con amici e letterati, tra cui spiccavano Enrico Nencioni, Domenico Gnoli e Neera.

Dopo la morte della madre nel Marzo 1899, la Aganoor per esaudire un desiderio di lei decise di darealle stampe una raccolta di versi che uscì a Milano per i tipi dell’editore Treves nel 1900 col titoloLeggenda eterna . Il volume riscosse un notevole successo e nel 1903 ne fu approntata una secondaedizione a Torino. Nel frattempo, il 28 Ottobre 1901, la poetessa, non più giovanissima, si era sposatacol deputato perugino Guido Pompilj ed era andata a vivere a Perugia.

Nel 1908 diede alle stampe una seconda raccolta di versi dedicati al marito intitolataNuove liriche .

Morì nella notte tra il 7 e l’8 Maggio 1910 a causa delle complicazioni di un intervento chirurgico perl’asportazione di un tumore alle ovaie. Il marito, poche ore dopo la sua morte, si suicidò sul suo cadavere

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per l’incapacità di vivere senza di lei. La duplice morte suscitò dolore e turbamento in tutta Italia eall’estero.

Bibliografia essenziale

 

TESTI

 

AGANOOR V.,Leggenda eterna , Milano, Treves, 1900;

AGANOOR V.,Leggenda eterna , 2^ ed., Torino, Roux e Viarengo, 1903;

AGANOOR V.,Nuove liriche , Roma, Biblioteca dellaNuova Antologia , 1908;

AGANOOR V.,Poesie complete , a cura di L. GRILLI, Firenze 1912;

AGANOOR V.,Lettere a Vittorio Betteloni (1877, 1903, 1906) , in BETTELONI V.,Discorsocommemorativo. Carteggio e bibliografia , a cura di G. BIADEGO, Verona 1912, pp. 74 e 77-80;

AGANOOR V.,Lettera a Maria Villari Nono , in VILLARI L. A.,Storia di autografi , Sarno 1914,pp. 44-47;

AGANOOR V.,Poesie complete , a cura di L. GRILLI, Firenze 1927;

AGANOOR V.,Lettere a Domenico Gnoli , a cura di B. MARNITI, Caltanissetta-Roma 1967;

AGANOOR, V.,Lettere a Giacomo Zanella (1876-1888) , a cura di A. CHEMELLO, Mirano (VE)1996;

ARSLAN A.,Un’amicizia tra letterate: Vittoria Aganoor e Neera (con 23 lettere inedite) , inQuaderni Veneti , V (1988), pp. 35-74;

ARSLAN A.- ZAMBON P.,Inediti aganooriani , inQuaderni Veneti , V (1988), n. 7, pp. 7-32;

CALCATERRA C.,Un romanzo vissuto di Vittoria Aganoor , inLa lettura , 1° Febbraio 1924, pp.129-138;

CAVALLI G.,Spigolature dall’Epistolario Aganoor I-III , inPadova e la sua provincia , XII(1966), n. 2, pp. 3-6; n. 4, pp. 14-17; n. 5, pp. 14-19;

PIMPINELLI P.,Lettere d’amore a Vittoria Aganoor , inPerugia , novembre-dicembre 1956, pp.7-13;

PIMPINELLI P.,Lettere di Leopoldo Tiberi a Vittoria Aganoor , inBollettino della deputazione distoria patria per l’Umbria , LXX (1973), fasc. I, pp. 41-86;

PIMPINELLI P.,Lettere di Enrico Nencioni a Vittoria Aganoor , inBollettino della deputazione distoria patria per l’Umbria, LXX (1973), fasc. II, pp. 141-187;

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ZAVATTI S.,Lettere inedite di Vittoria Aganoor e delle sue sorelle , inPadova e la sua provincia ,XIX (1973), n. 2, pp. 10-13.

 

STUDI

 

ALINOVI A.,Vittoria Aganoor Pompilj , Milano 1921;

BALDACCI L.,Vittoria Aganoor , inPoeti minori dell’Ottocento , I, Milano-Napoli, 1958,pp.1173-1182;

BORGESE G. A.,In morte di Vittoria Aganoor , inLa vita e il libro , 2°, Bologna 1928, pp.172-175;

BOSCO U.,Vittoria Aganoor Pompilj , inEnciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti , I,Roma 1935 e ss., p. 833;

CAVALLI G.,Da “Barlumi” (reminiscenze): Vittoria Aganoor , inPadova e la sua provincia , XI(1965), nn. 11-12, pp. 3-8;

CAVALLI G.,L’aspetto umano di Vittoria Aganoor , inPadova e la sua provincia , XV (1969), nn.8-9, pp. 26-30;

COLUMMI CAMERINO M.,Vittoria Aganoor, il sogno, la ragione. Appunti su “Leggendaeterna” , inQuaderni Veneti , V (1988), n. 7, pp. 91-102;

COSTA ZALESSOW N.,Vittoria Aganoor , inScrittrici italiane dal XIII al XX secolo. Testi ecritica , Ravenna 1982, pp. 248-253;

CROCE B.,Vittoria Aganoor , inLetteratura della nuova Italia , II, Bari 1943, pp. 377-384;

DI GIOVANNA M.,La poesia Vittoria Aganoor , inAtti dell’Accademia di Scienze, Lettere ed Artidi Palermo , serie IV, XXXIII (1973-74), Parte II, fasc. I, pp. 19-73;

DRAGO A.,La poetessa e il deputato , inI furiosi amori dell’Ottocento , Milano 1946, pp.267-298;

FERRUGGIA G.,Leggenda eterna di Vittoria Aganoor , inRassegna Nazionale , 114 (1900);

FIOCCHI S.,La lirica di Vittoria Aganoor tra autobiografia e dannunzianesimo , inQuaderniVeneti , VI (1989), n. 10, pp. 169-179;

FIOCCHI S., Vittoria Aganoor, inLe stanze ritrovate: antologia di scrittrici venete dalQuattrocento al Novecento , a cura di A. ARSLAN, A. CHEMELLO e G. PIZZAMIGLIO, Mirano1991, pp. 243-251;

FRABOTTA B. M.,Alle soglie di una perduta femminilità: la Contessa Lara e Vittoria Aganoor ,

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Page 22: Aganoor Lettere Di Amicizia

inEmpoli , III (1983), pp. 59-71;

GUAZZARONI T.,Vittoria Aganoor Pompilj , inRivista di Roma , 14 (1910), nn.X-XI, pp.340-342;

La Favilla, XII (1910), luglio-agosto, (fasc. in memoria di V. Aganoor e G. Pompilj);

MANCINI F.,La poesia di Vittoria Aganoor , Firenze 1959;

MORETTA P.,Vittoria Aganoor Pompilj , Teramo 1921;

NADIN BASSANI L.,Su un autografo di Vittoria Aganoor , inQuaderni Veneti , X (1993), n. 18,pp. 187-196;

RUSSI A.,Vittoria Aganoor , inDizionario Biografico degli Italiani , II, Roma 1960 e ss., pp.360-362;

Roma letteraria, giugno 1910 (fasc. in memoria di V. Aganoor);

SERAO M.,Vittoria Aganoor , inRivista di Roma , 14 (1910), nn.X-XI, pp. 342-344;

TODESCO V.,Un’amicizia di Vittoria Aganoor , Foligno 1923;

TODESCO V.,Per la cronologia di alcune liriche di Vittoria Aganoor , Padova 1964.

VITTORIA AGANOOR

LETTERED’AMICIZIA A MARINA BARONI (1881-1909)

 

I.Epistolario in corso XII. 3. 3047[81]

Napoli[82], 11 Novembre 1881

 

Buona Contessa.

Che cara lettera di Mamma affettuosa e indulgente!

Quanto Le sono grata d’aver rubato un po’ di tempo ai suoi ospiti e alle sue occupazioni per donarlo ame e dirmi tante dolci cose tante amorevoli parole!

Peccato che il dover rinunciare a vederla questo inverno me ne abbia amareggiato il piacere! Le assicuroche solo la speranza di aver spesso Sue nuove, sebbene lontana, mitiga in parte il mio rincrescimento!Quanto sarei felice se quellacattiva della Silvia[83]volesse far belli i miei poveri versi colla sua musica! matemo di mostrarmi troppo esigente pregandola di questo; quella biondamadonna[84] ha sempre a suadisposizione tante paroline dorate per dire di no alla gente con tutto il garbo del mondo!

Basta oggi stesso le scrivo e vedremo se si commove!

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Page 23: Aganoor Lettere Di Amicizia

Il titolo di quella mia cosina che Le mandai è brutto davvero ed io La faccio arbitra di modificarlo omutarlo come meglio Le parrà. Sono così contenta che non Le siano dispiaciuti quei miei versi. QuandoElla sarà a Venezia e avrà finito di preparare i suoi quartieri d’inverno e La saprò riposata e tranquilla,gliene manderò altri; ora non voglio rubarle il suo tempo in questi ultimi giorni di villeggiatura che Ledaranno tanto da fare, un po’ per gli ospiti, un po’ per le disposizioni da prendersi per la partenza e permille altre cose. Intanto sappia che non è puntocompassione quella ch’io sento per Lei ma inveceammirazione, tenerezza, affetto vero e forte e una grande grande gratitudine pel bene ch’Ella a sua voltami vuole e mi dimostra e che mi fa tanto tanto felice. Dia per me La prego un bacio al caro Tiberio e unoal fiero e intelligente Pierino che spero si rammenti ancora di me; tutti i miei ricambiano con affetto i suoisaluti, io Le mando il meglio del mio cuore

 

                                                                                          affezionatissima

                                                                                                 sua Vittoria

 

II.Ep. in corso XII. 3. 3048

Napoli, 23 Gennaio 1882

 

Gentile Contessa.

Avrei risposto subito alla Sua carissima che mi scriveva da Venezia, ma qui in casa s’ebbe una specie dipiccolo ospedale. La Mamma prima fu non bene alcuni giorni; appena usciva di letto lei, l’Elena[85]s’ammalava con una gastrite complicata che la tenne a letto dieci buoni giorni; e finalmente venne la voltadella Maria, presa d’artrite con febbre forte tanto da sgomentarci seriamente. Ora che Le scrivo siamo,ringraziando Dio, tutti sani e a me non par vero. Sono lieta ch’Ella si trovi bene in Venezia e che la caraSilvia e anche i bambini godano salute, par che l’inverno sia mite da per tutto quest’anno, qui poi Leassicuro è una perfetta primavera. In questi giorni è qui con noi lo Zanella[86]venuto a Napoli pertrattenersi un mese; si gira per musei con lui, si fanno lunghe passeggiate e conversazioni dilettose senzaapparato ma cento volte più utili di cento lezioni regolari, io cerco profittare il più che posso della suabontà e della sua dottrina eimmagazzinare per quando non avrò più quella guida preziosa. Cercherò discrivere la poesietta ch’Ella mi chiede per la buona Silvia, ma temo che, come sempre, mi risponderà chenon ha il tempo di musicare i miei versi. Lei veramente me lo dice sempre in un modo molto amabile matanto me lo dice, ed io non vorrei parerle indiscreta insistendo.

La vecchia Plattis con Maria è a Roma in festa e dovrebbe a giorni venire a Napoli, non sapevo diquesta risurrezione economica dei Plattis e ne sono davvero lieta; povera Maria, ha proprio bisogno di unpo’ di pace![87]

Le scrivo dei martelliani che non parlano dimorte né d’amore[88]ed aspetto ch’Ella me ne dia il suoparere. Intanto permette che le mandi un lungo lungo bacio in pensiero?

 

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Page 24: Aganoor Lettere Di Amicizia

                                                                                                 Vittoria sua

 

Pioggia d’autunno[89]

Questa mane è piovuto; m’entra nell’ampia stanza

Dalle aperte finestre, quella cara fragranza

Di pioggia che ridesta cento sogni scordati.

Abbazie scure scure, monaci incappucciati,

Vecchie selve, dimora solitaria di maghi

Dalla bacchetta d’oro, grotte profonde e laghi

Tetri, dal fondo verde d’alighe lunghe e di folte

Torte chiome ribelli di naiadi, sepolte

Sotto quell’acque.

 

A quando a quando, il sol percote

La parete di centro e muta tinte e note

A quel mobile mondo di fantasmi. E’ fuggita

Ogni strana sembianza; ecco il sole, la vita,

La giovinezza, il vero! Che riti seduttori

Che inviti in quel raggio d’autunno!

 

 “Fuori”

(sembra dir) “l’aria è fresca, i prati sono ancora

Verdi, emadonna Cerere d’auree messi colora

I campi; oggi risplendo a festa, ma non giuro

D’esser l’ugual domani; lo sapete è sicuro

Solo l’istante, l’ora fugge e i maligni fati

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Page 25: Aganoor Lettere Di Amicizia

V’invidiano le gesta. Dunque fuori, sui prati

Alle colline, avanti, che l’inverno è alle porte

Ed avrò un bel risplendere se le foglie sian morte

E la neve distesa sulle zolle deserte

Di vita!”

 

Intanto splende, dalle finestre aperte

M’entra un’ondata bianca e m’invade la stanza

E spia per ogni dove come un bimbo in vacanza.

Fruga tra i libri, scherza sul minuto lavoro

Dei stipi, ad ogni oggetto dà una pagliuzza d’oro

E ride!

 

Io vorrei correre ai colli alti, al divino

Aer libero e fresco, ma… sopra il tavolino

Un nero volumone mi guarda, fa il cipiglio,

M’ammonisce, borbotta. Come è ingrato il consiglio

Che mi dà quel maestro, inflessibile e grave!

Il cielo è così bello, l’aria così soave!

Forse è l’ultimo giorno di festa…

 

Oh che mi serbi

Tu libro tenebroso? Forse dei veri acerbi

E null’altro…

 

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Page 26: Aganoor Lettere Di Amicizia

No, meglio l’istante spensierato,

Il sogno, anche se breve, il fantasma, evocato

Da un raggio bianco e un ramo di gocciole coperto.

…………………………………………………………

Corriamo ai prati, ai colli, all’aperto, all’aperto.

 

III. Ep. in corso XII. 3. 3049

Napoli, 1 Giugno 1882

 

Carissima Contessa.  

E’ davvero un’eternità che non Le scrivo, pure se sapesse quanto ho pensato a Lei e parlato di Lei! Inquesti due mesi gli ospiti e le visite si succedettero con cara continuità e fra le persone venute a veder noio meglio questa Napoli incantevole molti amici comuni come gli sposi Giuliani-Lugo[90], lo Stoppani[91], il Maffei[92], il Righi[93]e altri, ai quali può pensare se non trovai maniera di esprimere tutto il granbene che Le voglio. E a scriverle m’accinsi cento volte, ma poi pensavo: “E se l’annoiassi colle mietiritere, co’ miei versi? So che mi vuol bene ma pure quando l’animo è stretto da pensieri e ricordidolorosi, ogni altro racconto, ogni altra parola, molesta. Ora finalmente, la smania di sapere di Lei, dellasalute Sua, del Suo umore, della vita che fa, mi ha riposto un’altra volta la penna in mano, e non c’è caso,bisognerà che mi legga… e che mi risponda anche, epresto ; ha capitoMammina[94] ? Mi chiede setorneremo nel Veneto questo anno e sono costretta a risponderle: “no”. Un’infinità di circostanze ce nehanno tolta la possibilità e prima di tutte la malattia avuta dal Malcolm[95]che gli lasciò uno strascico dimolestie e di doglie per cui non poté occuparsi di far allestire per la nostra venuta quella tal villa sulTrevisano[96]dove si pensava passare i mesi dell’estate. Mi chiede anche con gentile affetto dei mieistudi, e con dolore debbo dirle che mi trovo in un periodo diperfetta inerzia ; leggo leggo, “mi baloccocoi libri”, come dice il De Amicis, ma in quanto a fare qualcosa che valga, niente niente e niente. Guardi,l’altrieri ho scritto unsonetto , e glielo copio qui, tanto perché veda che procuro di starein esercizio anchequando sono a corto diidee ; ma il fatto è che davvero da un certo tempo mi sento il cervellovuotinotanto e il cuore idem.  Ora basta parlarle di me; mi dica invece, La prego, della cara Silvia che mi hacompletamente scordata, de’ suoi bimbi, della sua musica; Ella cara buona Contessa continui a volermibene e mi risponda presto presto.

 

                                                                                                 Vittoria sua

 

La mamma Le manda saluti e baci.

 

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Page 27: Aganoor Lettere Di Amicizia

Paesaggio romano[97]

 

Maligne vampe per la pianura

Sterposa l’erbe arrossano; lontano

D’un acquedotto la ruina oscura

Par la grande ombra d’un curvo titano.

 

La cicala il sopor meridiano

Sola rompe in sua stridula misura;

Muggito non s’ascolta o canto umano

In quell’immenso tedio di natura.

 

Fugge il ramarro e va tra sasso e sasso

Mentre nell’alto il gracidar si spande

D’un corvo in vetta alla cadente mole;

 

Più lunge ecco venir con torvo passo

Un bufalo solingo e far più grande

Quel gran deserto cui sovrasta il sole.

 

IV.Ep. in corso, XII. 3. 3

[S.l., anteriore 6 Settembre 1882][98]

 

Desiderio inconsulto

 

E non saperlo dir ciò che nell’intimo

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Page 28: Aganoor Lettere Di Amicizia

Di quest’anima mia, s’agita e freme

Senza mai posa! e non poterlo esprimere

Questo ch’è vita ed è tormento insieme!

 

Non è amor, non è amore! Oh questo giovane

Cor, l’ha creduto, e vaneggiò di morte;

Ora ben sa, che dell’amor, quest’impeto

È più fiero, più nobile, più forte.

 

Spesso la sera quando cessa il fervido

Moto dell’opre, e di lontano un canto

Vaga per la campagna, e appar la lucciola,

L’ignota forza m’ha strappato il pianto

 

Dinanzi al mar che furioso ai turbini

Commetteva battaglia, e l’alte antenne

Giungea mugghiante, quell’arcano palpito

Ebbra, immota, per lunghe ore mi tenne.

 

E quando in cielo s’accendeva il fulmine

Fra le negre montagne, e lunge il tuono

Parlava con solenne ira alle nuvole,

Mi volle assorta ad ascoltare il suono,

 

E avrei voluto come il turbo, un libero

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Page 29: Aganoor Lettere Di Amicizia

Volo drizzar da quest’angusto sito,

Per un istante le grandi ali stendere

Sul picciol mondo, e stringer l’infinito;

 

Avrei voluto quale nibbio spingermi

Lassù lassù, tra quelle forze in guerra

Cercar, strappare il gran mistero, e chiuderlo

Nei forti artigli per addurlo in terra.

 

Non è amor, non è amore. Oh questo giovane

Cor l’ha creduto e vaneggiò di morte,

Ora ben sa che dell’amor, quest’impeto

È più fiero, più libero, più forte.[99]

 

Vittoria Aganoor

V.Ep. in corso, XII. 3. 3050

Basalghelle, 10 Febbraio 1888[100]

 

Cara cara cara,

sono confusa dalla tua[101]immensa generosità, sono poi tanto e tanto contenta di possedere questoprezioso autografo che non trovo le parole per esprimerti la mia gratitudine e la mia gioia. Ma tu devicompiere la gentile e splendida opera scrivendomi due righette firmate da te in cui dirai: “Ti do questaletteradel Canova[102] ch’io ebbi etc. etc.” e là dirai come la avesti. Tu intendi bene che tutto questoservirà ad autenticare con undocumento (diciamo così)umano , dico firmato col tuo nome, l’autografo deldivino Canova. In quanto a me puoi credere se non mi metterò subito subitisssimo all’opera per tentaredi far cosa non assolutamente indegna della tua Grande bontà. Intanto mia carissima ti mando due sonettiche qualcuno mi fa credere non siano il diavolo; desidero molto che tu me ne dica il parere tuo e dellaSilvia carissima. Non oso chiedere quello del conte Pasolini che so occupatissimo in istudi e affariimportanti. Ad ogni modo ti sarò gratissima se mai potrai farglieli leggere e dirmene la sua impressioneinsieme alla vostra alla quale tengotantissimo[103] . Scrivimi anche presto ti prego qualcosa dirassicurante sulla tua salute. Perché metterti in viaggio se non ti senti bene? perché non attendere? abbiticura, te ne prego proprio con fervore; pensa che se non badi alla tua salute non potrai poi seguire il

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Page 30: Aganoor Lettere Di Amicizia

viaggio e la tua Silvia soffrirà più di te vedendoti soffrire! Dunque sii buona, abbiti cura e continua a volerbene alla tua

 

                                                                                         tuissimaVittoria

 

La Mamma sta bene e ti manda tanti bacioni insieme ai saluti di tutti, affettuosissimi.

 

Fantasmi di grandi[104]

 

I

Non dai gelidi marmi in cimitero

Chiusi al lume dell’albe e dei tramonti,

Ma nell’aperta maestà dei monti

Ma dall’oceano all’urlo battagliero,

 

Ecco gli spettri, dalle ardite fronti

Cinte di sol, balenano al pensiero,

Ecco gli eroi, gli apostoli del vero

Gli assetati di liberi orizzonti.

 

O di nobili spiriti alto drappello

O legione di santi e cavalieri

Come a pensarvi l’anima s’accende,

Come il cor trema di superbo amore!

 

Passano: a Omero, Achille in armi, splende;

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Page 31: Aganoor Lettere Di Amicizia

All’Alighier sorride Rafaello;

Michelangiol sorride all’Alighieri

Heine saluta il corso imperatore.

 

II

Passano i grandi in una luce accolti,

Passa dei forti la vincente schiera,

E smisurata su quei mille volti

Spiegasial vento un’unica bandiera.

Turbina

 

La gran parola che beffar gli stolti

Sul labaro divin rifulge altera;

Santo Ideal! chi la tua voce ascolti

Più superba dolcezza indarno spera.

 

Passano i grandi, e l’un dell’altro accanto,

Chè del tempo nel mar, di mille fiumi

S’adegua il vario flutto e ilbollor misto.

 color

 

Così stretti ad un solo ordine santo

Passan flamini e re, gregarii e numi.

E sovra tutti sfolgorante, Cristo.

 

Vittoria Aganoor

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Page 32: Aganoor Lettere Di Amicizia

VI.Ep. in corso, XII. 3. 3051

Basalghelle, 29 Aprile 1888

 

Cara eccellente creatura!

La tua lettera alla Mamma[105](come del resto tutte le tue lettere) mi ha commossa. Come seiaffettuosa, come pensi sempre a ciò che potrebbe giovare o piacere a quelli che ami, quanto sei buona equante cose intendi e indovini, con l’acutezza non solo della tua intelligenza singolare, ma anche con ladivinazione del cuore! Ti voglio tanto bene, e te ne voglio (se è possibile) sempre di più. Senti: in quantoai versi, te li scrivo qui dietro, ma non ne sono molto contenta; non sono in un buon periodo né percreazione né perripulimento ; tu fanne quello che credi. Volevo rendere una impressione dell’effetto chefa in generale la musica; intitolaiNote[106] per ciò questi versi. Il metro non è cattivo e non difficile adesser musicato, ma non so se alla Silvia piaceranno. Scrivo anche a lei due righe e glieli mando in ognimodo; vedrà il buon volere se non altro. Va bene? Addio cara e grazie di tutto esopra tutto al bene checi vuoi.

Un bacione lungo e tenerissimo dalla tua

 

                                                                                                       Vittoria

[Note][107]

 

Nell’aria salgono

Voci e fantasmi

Di rimembranze

Come sul vespero

Ombre di nuvole

Dalle mutevoli

Strane sembianze.

 

Detti che giunsero

Vani all’orecchio

Già disattento

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Page 33: Aganoor Lettere Di Amicizia

Or dolci echeggiano

D’un tratto e l’anima

Ne intende l’intimo

Senso e l’accento.

 

Tornano ingenui

Sorrisi e teneri

Volti scordati.

Un’onda tremula

Sotto la candida

Luna, una libera

Festa di prati.

 

Torna d’un ultimo

Sguardo, d’un vivo

Sguardo d’addio

Tutta la perfida

Dolcezza; … o palpiti

O angoscie, o lagrime

Date all’obblio!

 

Di fuor sen volano

Le note, spandonsi

Nell’ombra folta

Narrando storie

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Page 34: Aganoor Lettere Di Amicizia

Dolci e terribili…

Muta ed immobile

La notte ascolta.

 

Vittoria Aganoor

VII.Ep. in corso, XII. 3. 3052

Basalghelle, 19 Maggio 1888

 

Marina mia…! Ora lo saprai anche tu[108], e puoi figurarti il nostro dolore; tu lo sai, lo Zanella fu pernoi più che amico e maestro carissimo, non so dire, ma mito al suo ricordo vanno le mie più fervide ecare e giovanili speranze, le mie gioie prime degli studi, l’orgoglio dei primi trionfi, così limitati e cosìimmensi per quell’età cara; tutta la bontà, il suo affetto, che mi circondava, che ci circondava d’unacustodia sicura, non so dire, qualcosa di alto e forte, qualche cosa di buono che mi affidava e miproteggeva, che mi dava un po’ di fede nel mio ingegno, molta fede nell’affetto suo.  Tutto finito, tuttofinito; ora non vi ha più niente di lui, niente niente niente.  Senti, scusami questo sfogo, ma non posso,proprio non posso ordinare le idee, regolare il periodo. Non so ancora bene se sia vero, sono comesbalordita e non so ancora farmi una precisa ragione di questa scomparsa d’un essere così singolare, cosìbuono, così caro, cosìvivo in tutta la mia vita, in tutto il mio cuore, in tutto il mio passato, da bambina inpoi, fino a ieri, fino ad ora, fino a poco tempo fa.

Scusami; io ti dovrei ringraziare tanto e tanto dei tuoi doni carissimi, ma tu intendi il mio smarrimento diquest’ora. Ti scriverò meglio ancora quando sarò più quieta intanto ti bacio e ti ringrazio e ti voglio benetanto bene; sempre più bene e ti prego a volermene a tua volta sempre.

Stringiamoci stringiamoci, per carità, soccorriamoci consoliamoci, finché dura questa notte di spasimoche è la vita, poi ci ritroveremo tuttial di là , tutti insieme e sereni e quieti per sempre.

 

                                                                                                TuaVittoria

 

Mi ripeto le tue parole: “Cantami l’amore e la vita.” Sì sì ecco la vita, ecco l’amore.

VIII.Ep. in corso, XII. 3. 3053

Basalghelle, 20 Giugno 1888

 

Cara amica buona! Quanto quanto ti sono grata dell’affetto, dell’interesse che mi dimostri e quanto beneti voglio! Tu sai dire quello che consola e rinfranca, sempre, ma mia buona e vera amica io temo molto

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Page 35: Aganoor Lettere Di Amicizia

che il bene che m’auguri io non potrò raggiungerlo mai.

Il dolore a lungo andare inasprisce, io mi sento divenire ogni dì più insofferente, più inquieta, piùscontenta, più inutile. Spero molto di trovare qualche svago a Venezia, cercherò di divertirmi, di trovaremolto piacere alla vita, di stordirmi e di esser gaia. Veramente ti confesso che in qualche momento iovedo un gran buio intorno a me, un gran squallore e mi abbandono a molto lugubri considerazionicercandovi un supremo conforto. Non è solo, ti confesso, la morte dello Zanella che m’abbia immersa inquesto stato d’animo, forse non lo ha che determinato o accresciuto.

Tutto è forse, e tutto sta, nel mio carattere, che per poco mi dà illusioni e speranze, anche perquell’infinito bisogno che ne avrei, e per poco anche ricade nella conoscenza dell’inutilità d’ogni sogno,nell’impossibilità di raggiungere un po’ di bene. Ma vedrai! a Venezia farò il possibile per svagarmi edivertirmi e chi sa che un po’ ubbriaca di leggierezze mondane io non torni poi in questa solitudineclaustrale, ormai acquetata e rassegnata per sempre.

Addio cara e buona creatura affettuosa; ti bacia con tenerezza viva e schietta

                                                                                               

                                                                                               la tuaVittoria

IX.Ep. in corso, XII. 3. 3184

La Punta [Longarone (Belluno)], 17 Agosto [1888] (Villa Malcolm)[109]

 

Cara cara! La tua lettera da Venezia fu mandata a Basalghelle e da Basalghelle a Longarone, qui, dovesiamo giunte ieri tornando da Paneveggio. SicuroMarinetta mia ! ci siamo già state a Paneveggio e congrande benessere della Mamma che da quell’aria ebbe grandissimo giovamento alla salute, il posto èmagnifico davvero, ma quell’alberguccio mi era (a confessarteloschiettamente ) supremamente antipatico;però ho visto con molto piacere giungere il giorno della partenza. La posta veniva lassù così in ritardo emi sentivo così divisa dal mondo! Ora siamo qui ove resteremo fino a lunedì per non passare subito dalfreddo ai bollori della pianura. Quanto quanto piacere mi ha fatto il trovar qui la tua cara letteraaffettuosa! quanto piacere Marinamia . Sì sì io sono un poco anchetua davvero; non fosse che per il granbene che tu vuoi alla Mamma mia; aggiungi a questoil grandissimo[110] bene che io voglio a te e quelloche tumi vuoi. Vedi bene che posso davvero dirmi un poco la tuafiglietta . La Mamma mi incarica dimandarti per lei tanti bacioni; dice che non t’ha scritto non sapendo bene dove dirigere le lettere e pocofidandosi della posta di Paneveggio; ma che ora ti scriverà subito. Sono tanto contenta che tu sia stata aBologna e abbi vistol’asinello del nostro comune amico e ti sia piaciuto. Appena a Basalghelle ti manderòuna copia del sonetto che tu non hai potuto leggere; qui non l’ho e non lo rammento bene.

Io spedisco questa lettera a Bassano come tu mi dici e spero te la mandino subito a Vitriolo. Questo, adogni modo, puoi credere, che non ho posto tempo in mezzo a risponderti; e che dell’indugio non honessuna colpa. Ti voglio tanto tanto bene, un bene forte e riconoscente davvero, e ti prego di continuarea volermene anche tu sempre. Saluta per me Silvia e porgile i saluti della Mamma e sorelle e ricordacitutte al conte Pasolini[111]se è con voi. A te la Mamma manda tante carezze e tutte tutte saluti eparolette tenerissime. Io ti butto le braccia al collo e ti do tanti tanti tanti baci.

 

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                                                                                            La tua Vittoria

 

X.Ep. in corso, XII. 1. 3037[112]

Basalghelle, 2 Ottobre 1888

 

Carissima Amica

In questi giorniho voluto scriverti cento volte, ma prima non ne ebbi il coraggio. La morte di quell’ottimoe dotto amico tuo deve certamente aver messo molta altra ombra nella tua vita, povera e cara creatura, eio non trovavo le parole che avrei voluto per consolarti e farti un po’ di bene. L’autunno è qui, e tantamelanconia cade su tutti in questa stagione, e qualcosa di così grave pesa sull’anima di tutti, che le paroleserene, i lieti conforti non si trovano più, almeno finché dal nero coperchio di nuvole non scappi fuoriqualche raggio di sole, qualche sorriso di cielo e di speranza.

Dove sei ora? Io ti mando questa mia lettera a Bassano, e spero che ad ogni modo te la faranno avere.Se può farti bene il pensiero che ti si vuole contenta, che per tesi ha dell’affezione fortissima e schietta ecaldissima, io vorrei ripetertelo cento volte e sai che non ti direi che pallidamente la verità.

Addio carissima e scrivimi e dimmi che ci vuoi bene e che sei forte. Tutti ti mandano saluti e baci, io tistringo forte e bacio tanto tanto.

 

                                                                                            La tuaVittoria

Marina mia…? ad ogni caro nostro che se ne va, pure coll’annichilore nel cuore e le lagrime calde negliocchi, contiamoci noi pochi superstiti che ci amiamo e restringendo le file cementiamo l’affetto che cilegava ai nostri poveri morti!… è la sola consolazione che ci resta! …Io non ti ho scritto prima per forzamaggiore, un reuma al collo e alla spalla non

mi concedeva movimenti della mano destra. Ora sto meglio … e accarezzo sempre il caro progetto difarti una visita… ma ho qui gente da due settimane; ho qui Pastorello che riparte a giorni, ho avuto deiNapoletani, ho avuto la Sig. Ballatore col marito colonnello del I° Bersaglieri, il Tenente colonnello Falta,la Flornel… Selmi lo si attende e in 2 settimane Malcolm fu qui fino a ieri e ritornerà sabato… Temettiche le ragazze avrebbero avuto obbligo vero di fare una urla a Mogliano per salutare la Marcello che èpartita ieri per il suo mese di servizio presso la Regina, e non fu loro possibile assentarsi pure per ore. Maspero però riescire nel mio intento di venire a Bassano, almeno verso la metà del mese ad ogni modo tene scriverò… Intanto Marina cerca d’essere serena… capisco bene e lo sento pur io l’intenso cruccioche mette nell’anima la perdita di un antico amico, a cui è legata tanta parte della vita nostra… Mapensiamo che noi pure seguiamo dapresso quei pellegrini nostri che hanno toccata la meta prima di noi…è dall’alto che dobbiamo, potendo, guardare il consiglio di chi finisce e di chi comincia… addio Marinamia, goditi il bene dell’essere colla tua figliuola coi nipoti nei mali rivivi… vedrai che potrai gustare unbene che t’invidio tanto! Saluta Silvia! A te un bacione caldo dell’affetto

                                                                                                                                Giuseppina tua

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Page 37: Aganoor Lettere Di Amicizia

XI.Ep. in corso, XII. 3. 3054

Basalghelle, 10 Ottobre 1888

 

Carissima creatura buona.

Ho letto alla Mamma la tua affettuosissima lettera ed essa e tutte noi ti ringraziamo caldamente per le tueofferte care e generosissime. Per ora non ci è possibile di moverci perché aspettiamo in settimanaqualcuno, ma credi che almeno una o due di noi verremo certo a Ca’ Rezzonico[113]un dì o l’altro e conquanta gioia puoi figurarti.

Anche il tempo ora è pessimo, la campagna si fa triste e se un po’ di sole non viene, guai all’umore! Orasiamo soli e naturalmente quando partono ospiti simpatici la casa sembra un po’ triste e un po’ sola, ma ilpensiero che potrò passare con te qualche giorno mi sorride assai e mi vi rifugio come in un bel sognosereno.

Quanto sarò felice anche di rivedere la cara Silvia, felice nella felicità dei suoi figliuoli, nella coscienza delproprio ingegno e della sua forza di volere!

Io mi sento riprendere dall’amore allo studio ma senza molta fede in me; però se posso ancora trovarmodo di ingolfarmi un po’ nei libri e nei quaderni, anche afondo perduto , ne ringrazierò Dio…

Torno appena da una passeggiata solitaria ma assai igienica; vedendo sprizzare fuor dalle nuvole un belraggio di sole smisi di scriverti e me ne andai a continuare la mia conversazione con te all’aria aperta.M’ero portato un libro ma lessi poco a dir vero e ora, riseduta innanzi alla scrivania, mi par davvero dicontinuare con te le chiacchierette fatte per via. L’ospite illustre di cui mi parli dev’essere quell’amicodelle Alexander[114], vero? poeta e critico se non m’inganno. E’ perché è infelice? contami un po’ la suastoria. Del resto,cara te ,genio o non genio , io credo davvero che una volta varcato il bel praticellofiorito e fragrante dell’infanzia spensierata, tutti ad ogni modo, precipitiamo in una bassa maremmetta dicure, di affanni, di ansie, di dubbi, quando non sia di dolori e d’angoscie. Che cosa vuoi farci?l’occupazione sai, è l’unico porto, è l’unica consolazione, ma non sempre l’occuparsi è possibile; quandosi può strappare il proprio pensiero dalla croce a cui talora s’avvinghia con voluttà di spasimo, eriportarlo sovra oggetti più riposanti, vuol dire che non vi è poi in quell’allacciamento molta tenacità, vuoldire che il nostro volere e la nostra ragione non sono ancora annichiliti dal dolore. E’ appunto questo chedobbiamo far sempre; non lasciarci mai annientare le forze più logiche del nostro io; il tempo ci aiuta inparte, ma il primo impulsodeve venire da noi. Va bene? Vedi che piccolasavietta son divenuta? Eh già avoler vivere meno male è pur necessario diventare un po’ filosofi che diamine! Così mia carissima, io,appena finito di scriverti, mi porrò aconfezionare col pensiero unqualche cosa prosa o versi , che, se miriesce bene, farò poi leggere anche a te. Solo non ho molta fede nella mia fantasia e non giungo che moltodifficilmente a far comparire qualche visione nella cameretta oscura del mio cervello, quando… la visionenon viene di per se. Occuparmivoglio ; questo è l’importante, e venga poi fuori un fiore o un mostro pocoimporta sela confezione di quel fiore o di quel mostro m’ha impedito di filar nebbia o tesser nuvole.Addio cara cara bacia ti prego per me la Silvia ricordami al Conte Pasolini e tu lasciati stringere forteforte e baciare dalla

 

                                                                                                  tua Vittoria

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Page 38: Aganoor Lettere Di Amicizia

XII.Ep. in corso, XII. 3. 3055

Basalghelle, 25 Dicembre 1888

 

Marina mia, mi piace di chiamarti così e son certa che a te non dispiace.

Quanto mi fa bene il pensiero che tu pensi spesso a me e mi compatisci e mi auguri qualche gioianell’avvenire! Io non spero più; scendo rapidamente una china che non ha ritorni, la giovanezza mi staormai alle spalle e davanti a me non vedo che le amare scure ombre dei ricordi e dei rimpianti.[115]Pazienza; io godo intanto di sapere che qualcuno è felice e godo tanto più pensando che forse io nonsono estranea a certe gioconde ore altrui.

Il mio grande desiderio è ora di trovare qualche svago nell’occupazione e intanto un’inerzia unasvogliatura d’ogni cosa mi ha presa che davvero non so vincere. Io spero che tu verrai a tenerci aVenezia un po’ di misericordiosa compagnia; se sapessi come sono efficaci le parole degli amici come te,i conforti dei cuori come il tuo!

Virginia va benino;[116]maguai , io penso, se non continuerà ad aversi immensi riguardi! Anche laMamma sta abbastanza bene e tutte le altre sorelle pure e il Papà ti mandano saluti e auguri di bene confervore ed affetto.

La Mamma ti manda un particolare bacione e io te ne do tanti tanti tanti.

 

                                                                                                  Vittoria tua

XIII.Ep. in corso, XII. 3. 3056

Venezia, 2 Febbraio 1889

 

Cara creatura buona. Perdonami se non ti parlai deicavalli[117] che tu vorresti veder galopparebaldamente alle felici terre dellagloria … ma ti assicuro non ho ancora la testa ai versi; mi provai, ma sì!Ben altri pensieri e ben altre cure mi galoppano in mente amica mia adorabile, e sai bene che la Musavuolesereno animo epacato . Ho riveduta la tua Loredana; fui da lei ed essa venne poi qui con la sorellasua; la cognata Marianna fa di tutte e due elogi veramente entusiastici; si vede e s’intuisce la bontà diquelle anime quasi subito[118].

L’Amleto[119]mi è piaciuto ma ti confesso che non ne sonoentusiasta ; mi pare pieno di musica giàsentita; e benerimacinata ma io sono dopo tutto una grande profana in questo genere e potrei ben diredegli enormi spropositi. Sono tanto contenta che tu abbi trovato i libretti d’opera che cercavi; come intutto riveli il culto delle memorie mia cara creatura, e come in tutto quello che operi è un pensiero alto eaffettuoso. Baciami ti prego la Silvia e ricordami al Conte Pasolini; tu abbiti tante tante tenere carezze cheti dicano tutto il gran bene che ti voglio e la viva, calda riconoscenza per l’interesse efficace e caro che midimostri, e che, ad ogni modo e per sé stesso, mi fa tanto tanto tanto bene.

Sii sempre serena e la coscienza della tua bontà ti compensi della pena che ti dai per il benessere altrui.

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Page 39: Aganoor Lettere Di Amicizia

Tutti ti mandano saluti affettuosissimi io ti bacio ancora e ancora.

 

                                                                                                  Vittoria tua

XIV.Ep. in corso, XII. 3. 3057

Venezia, 8 Febbraio 1889

 

Cara Amica buona. Tu sei una delle pochissime creature che sentono veramente e fortemente pena dellapena altrui e piacere dell’altrui bene; vorresti vedere tutti contenti o almeno sereni e quelli che tu ami piùche tutti; ma sulle qualità di quelli che tu ami ti fai spesso strane illusioni e non vedi il vero qual’è. I tuoiconsigli savissimi io cercherò di seguire, ma credimi amica buona “oriente non v’ha per la mia stella”.Basta; ad ogni modo non mi credere visionaria… né ostinata nei miei pensieri; ti proverò cheall’occasione saprò esseredocile , sopra tutto con te.

Le Paolucci furono da noi mercoledì ma non eravamo in casa e così subito io fui ieri da loro. Trovai laMarchesa gentilissima e puoi figurarti che il tema dei nostri discorsi fosti unicamente tu; la figliuola erafuori ma la madre mi assicurò che verranno prestissimo a vederci tutt’e due. Dalla tua Loredanaandremo, non dubitare e ti dirò la miaseconda impressione, benché la prima fu già buonissima. CaraMarina! Cara cara!  

tu dunque anche sogni di me? ed io che talora (guarda che ingratitudine e che brutti pensieri!) mi sentocosì sola nel mondo come se nessuno nessuno nessuno mi volesse più un’ombra di bene, come se fossidiventata indifferente anche ai miei e una grande nuvola d’obblio, un gran gelo mi serrasse d’ogni parte emi separasse per sempre da tutti! Brutti vaneggiamenti che passano, si sa. No, ti giuro, in me l’energia edil coraggio non mancano, ma talora mi pare anche inutile l’energia inutile il coraggio contro certe beffardemalignità del destino. Però tu hai ragione ad ogni modo; finché siamo vivi combattiamo; teniamo frontealla sorte, e Dio ci aiuti. Tutte in casa stanno discretamente bene e ti mandano saluti e bacioni, io ti dicotante tante cose col cuore e ti voglio molto bene; tu compatiscimi sempre e tienimi per la tua figlietta

 

                                                                                                       Vittoria

 

La morte di quello zio di Pasolini di cui mi parli, quale influenza vuoi che abbia “riguardo alla suocera”? etu per ora non andrai più a Faenza?

Vedi, voglio sapere tutto tutto di te,mammina mia.

XV.Ep. in corso, XII. 3. 3058

Venezia, 20 Febbraio 1889

 

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Page 40: Aganoor Lettere Di Amicizia

Cara Marina buona.

Il tuo dono regale, gentile quanto splendido, artistico quanto affettuoso, stupendamente ideato estupendamente eseguito, suscitò esclamazioni entusiastiche d’ammirazione e riconoscenza da tutti; puoifigurarti la festa di Virginia! Ne rimase da prima proprioconfusa e non esagero davvero, poi fu un innoalla tua bontà, al tuo affetto, al tuo gusto, alla singolare gentilezza della tua anima. Ora quel magnificooggetto desta il plauso d’ognuno e il tuo nome corre mille volte dalle nostre labbra agli orecchi altruiaccompagnato da molte care e schiette parole di affezione profonda. Come e quanto ti ringrazio anch’iod’aver dato a questa nostra

cara un piacere così delicato una compiacenza così intensa con questa nuova prova di premurosatenerezza! Grazie con tutta l’anima amica eccellente e amatissima!

Ora rispondo una per una alle tue domande.

Sì, la Sarah[120]mi è parsa un’artista veramente forte e vera; l’avevo già sentita a Napoli alcuni anni fa,ma mi parve anche migliorata ora. Tu hai ragione riguardo alla tendenza, che prevale oggi, nel sceglierespettacoli piuttosto tetri, ma mi pare abbi torto quando dici che “dovrebbero insegnarci a domare ildolore con lafiera energia dell’anima nostra, la pertinacia nei propositi e la seria antiveggenzadell’avvenire”. L’energia nostra si rompe mille volte alla debolezza altrui, alla caparbietà delle circostanze,alla tirannia delle nostre speciali condizioni o di famiglia, o di abitudini, o delle diverse indoli che cicircondano e formano il piccolo mondo in cui ci moviamo, in cui viviamo più o meno vegetalmente damane a sera e da sera a mane. La nostrapertinacia nei propositi non vale, se non è assistita, spronata,sostenuta gagliardamente da altre volontà, da altri propositi, dall’assiduo pensiero e cura del nostroavvenire di chi ci sta intorno; in quanto all’antiveggenza dell’avvenireamica mia, è d’essa appunto chetalora ci prostra[121]. Oh se tu potessi capire come in qualche momento io mi vedo dinanzi l’inevitabilesquallore dell’avvenire, ildeserto immenso che la nostra o l’altrui imprevidenza ci ha preparato pel futuro!Amica mia buona io non vorrei parlarti di cose tristi, ma non ho niente di gaio da raccontarti, e ricado neimiei lamenti infecondi.

Vediamo pochissimi amici; non abbiamo profittato né profitteremo di nessun invito a balli o serate inriguardo a Virginia che non potrebbe venire con me. Ecco Marina cara risposto a tutte le tue domande.Sivivacchia , senza scopo e senza gusto, tanto per andare innanzi, così alla meglio, visto che una voltavenuti al mondo pel piacere altrui, bisogna starci fino che piaccia a Dio di lasciarvici, si soffra o no, ci siannoi o no. Del resto grazie di tutto amica buona e credi all’affetto vero e intenso della

 

                                                                                                tua Vittoria

Mille saluti a Silvia ti prego e al Conte Pasolini.

XVI.Ep. in corso, XII. 3. 3059

Venezia, 24 Aprile 1889

 

Cara Marina mia.

Da ieri sto proprio meglio e il gran desiderio di scriverti mi fa ora star bene adirittura. Ho avuto febbre,

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Page 41: Aganoor Lettere Di Amicizia

reuma, male di capo fortissimo, cento diavoli e cento malanni che stanno tutti per andarsene, se Dio vuolee la primavera mi assiste. La Maria, che anch’essa fu tormentata da una leggiera artrite, ora migliora espero possa presto lasciare il letto anch’essa. La Mamma procede nella convalescenza e oggi ha unabella cera rosea che fa piacere. L’Angelica è partita con nostro gran dolore, ma aveva anch’essa bisognoassoluto d’un po’ di riposo e di svago e se restava si sarebbe ammalata anch’essa; così da un lato nesono contenta per lei. Mia buona e caraMammina speriamo dunque che il Maggio ci porti un po’ dipace, non oso dire di gioia; speriamo ci ridoni a tutte la salute e il sereno; ne abbiamo tanto e tantobisogno! Tu mia buona mammina quanto sei affettuosa e cara e tu sapessi che bene mi fa quel vedere cheti sono spesso nel pensiero e quasi mi vegli col tuo desiderio costante del mio bene! Ecco l’Albae laPrima Luce che mi chiedevi, forse te le mando troppo tardi, ma tu scusa la malatina se solo ora rispondea quella tua carissima lettera tutta piena d’una premura gentile come una fragranza di fiori primaverili.Grazie di tutto di tutto e sempre mia adorabile Mammina e credi che ti voglio un bene grande grandegrande e non chiedo che l’occasione di provarti quanto i tuoi consigli mi siano sacri. Bacioni e saluti datutti da me un abbraccio stretto stretto stretto pieno di gratitudine.

                                                                                                  Vittoria tua

 

Mille saluti fervidi alla Silvia cara e ricordi pieni d’amicizia al Conte Pasolini da parte di tutti.

 

[Alba[122]

 

Un giorno tu dagli odorati poggi

di Betania l’incredula fissavi

Gerusalemme, e tutto intorno il vasto

orizzonte splendea nei raggi obliqui

del tramonto; laggiù gli alti obelischi

dai lampi d’oro, i portici fuggenti

e i delubri di porfido, un superbo

stuolo parean di taciti giganti

che sfidassero il cielo. I tardi onori

resi coi marmi preziosi e l’oro

agli scherniti un dì bianchi profeti

sul tuo labbro di martire un sorriso

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Page 42: Aganoor Lettere Di Amicizia

suscitavano amaro, e il negro dramma

dell’insano giudizio, e l’onte, e l’aspra

via del Golgota infame, e il lungo strazio,

tutto al tuo core onniveggente apparve.

che sospiri d’amore a te veniano,

Tiberiade, dal divino petto

del Nazareno! Che saluti ardenti

all’azzurro tuo lago!…

 

Ecco, alle rive

s’accalcano le turbe; ecco, dall’onda

giunge agli umili, ai miseri, agli oppressi

la gran parola, e le convalli, e i monti

e tutta quanta Galilea ne suona.

un inno immenso si levò dai cori

senza speranza, una dolcezza nova

allora entrò le solitarie case

di chi spregiato e servo a ingiusti dommi

scordato avea di chiudere nel petto

un’anima, divin tempio di Dio;

allor l’abietta peccatrice, a cui

ogni varco negavan di salvezza

il fariseo, lo scriba e il sacerdote,

finalmente potè sorger dal fango

e riveder l’azzurro e aver speranza

di perdono; non più curve le teste

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Page 43: Aganoor Lettere Di Amicizia

all’insana superbia; un novo regno,

nova legge verrà che spinga i grandi

ai piccini allacciarsi, e il mondo, in vasto

tempio mutato di fratelli, un’alba

vedrà di feste immaginate in cielo.

e la legge del cor quella, il gran regno

quello sarà della giustizia…

 

Eccelsa,

divina visione! Oh, ma lontano

è Magdalo, Gesù; lunge i tranquilli

boschi di Galilea, gli ameni laghi

che aveano echi robusti ai forti accenti

del tuo labbro ispirato; innanzi hai l’onda

bruna d’Asfalte, desolata imago

d’un’anima perduta e senza senso

d’amore; innanzi hai la dorata tana

delle giudaiche belve, sitibonde

del sangue tuo… Pur così presso allora

l’alba credevi, o Cristo!

 

A noi che tanta

dal tuo fulgido giorno età divide,

che tu sognavi. Quanto sangue e quante

cladi in tuo nome! Che crudel vicenda

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Page 44: Aganoor Lettere Di Amicizia

di fugaci vittorie e di sconfitte

immensurate!

 

Or tu dagli alti cieli

(come dai colli un dì Gerusalemme)

guardi a questo ribelle ingrato mondo

che, vivo, poco ti comprese, e spento,

tosto risorto ti gridò, per farsi

teco avaro di pianto…

 

Un’altra schiera

de’ tuoi veri seguaci oggi combatte

con l’arme del pensiero; oh, ma la nebbia

è folta intorno ai cori; oh, ma crudeli

più d’allora, o Gesù, sono i tuoi figli,

né ancor si cessa d’inchiodar sul legno

infame del disprezzo i pochi e forti

soldati tuoi che van gridando al mondo:

- Guai a voi che ai fratelli impor sul dorso

non esitate enormi pesi, al pondo

de’ quali inorridite; a voi sventura

che negate le preci e il tetto umile

sottraete alle vedove! Insensati

e ciechi; guai a voi che alzate cippi

e monumenti ai grandi del pensiero,

e dite : “Oh noi macchiate non avremmo

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Page 45: Aganoor Lettere Di Amicizia

le nostre man nel loro sangue!” e intanto

sempre a chi s’alza con l’idea scagliate

il vituperio e l’ignominia. –

 

E’ presso

l’alba, sorgete! – van gridando ancora

gli apostoli   di luce, e ancora un premio

s’hanno di beffe, e ancor seguono e vanno

impavidi alla croce e soffron tutta

l’agonia del veder tanta crudele

umanità che non comprende; e vanno

gridando sempre e ancor: - Prossima è l’ora

dei conculcati e degli oppressi; ha grazia

chi prima si ravvede! –

 

E il mondo, cieco

Epicureo, sorride, e sovra i drappi

d’oro sdraiato, incredulo risponde,

sbadigliando:

- Quell’alba? Oh, è lungi ancora! –

 

Prima luce 

 

Nell’acqua scura, sono ancor riflessi

tenui di stelle; ancor l’ultime voci

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Page 46: Aganoor Lettere Di Amicizia

i bisbigli sommessi

pare udir della notte,

e intanto l’alba ha rotte

l’ombre, e diresti che sull’erbe passino

lievi brividi; i veli

tolgon leggieri a flessuosi steli

ancora umidi e chini

gli aliti mattutini.

 

dove sen va la tacita corrente

oltre quell’arco? E sulla via, qual meta

trae quella sparsa gente

dall’assonato andare?

il fiume corre al mare

alla battaglia degli irosi turbini,

alla superbia de’ scogli tenaci,

e di quei fiumi i poveri seguaci

non pur la lotta invita,

la lotta del lavoro e della vita?

 

Chi sulla tela quest’albor severo

fermò, questo del ver rapida scena

lucente di pensiero,

quante volte nell’ora

che precede l’aurora

là stette, innanzi al fiume, all’aer gelido!

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Page 47: Aganoor Lettere Di Amicizia

Tutto tacea nel gran desio del sole,

venne l’Arte e gli disse parole;

pungea la brezza, era lontano il maggio,

e l’Arte disse: scaldati al mio raggio.]

 

XVII.Ep. in corso, XII. 3. 3060

Venezia, 27 Aprile 1889

 

Grazie sempre adorabile Mammina della tua premura e della tua vera affezione. Non temere; aBasalghelle non andremo che fra otto o dieci giorni, giacché la Maria comincia solo ora a riaversi dallasua dolorosa artrite e io stessa non posso occuparmi delle mie cosucce da riporre che un po’ per giornonon essendo del tutto rimessa in salute. La Mamma continua bene e la campagna e la buona stagione faràil resto. Mia buona Mammina tu ci vedi andare mal volentieri in quel solitario angolo campestre e col tuodesiderio affettuoso vorresti invece tante tante cose improbabilissime. Leggendo per esempio quel che midici di quel tuo amico io sorrido[123]. Ma non pensi amica buona quali e quante debbono essere legiuste pretese d’un uomo come lui, ricco, intelligente, stimato, e con un carattere aureo quale tu lodescrivi? Non pensi poi quali invece e quante sono le deficenze della tuafiglietta , non più giovanissima,non mai stata bella, che ha per tutto bagaglio di qualità morali un po’ di rettitudine e un mediocreingegno? A questo tu non pensi, resa cieca dall’affetto e dal desiderio del mio bene, e i tuoi sogni veditutti realizzabili, e ti illudi che altri veda alla tua maniera, e s’innamori di chi tu ami, solo perché tu ti sentitrascinata ad essi per la sola forza della bontà tua, della tua anima bisognosa di far del bene e di giovarealtrui.

Io sorrido leggendo questa tua lettera ove traspare una speranza materna che m’intenerisce, e ti vogliosempre più bene, e pure dicendoti e sapendoti una incorreggibilefantastica[124] ti proclamo la piùadorabile creatura della terra.

Addio e saluti e ricordi da tutti dalla Mamma in particolare; un bacione lungo dalla tua figlietta

 

                                                                                                       Vittoria

 

P. S. Abbiamo ricevuto la partecipazione del matrimonio di Silvio ma della sposa non so nulla. Anch’iomi stupiivedendola figlia d’un ingegnere. Bravo Silvio che seppe mettere da parte lesuperstizioniaristocratiche.[125]

XVIII.Ep. in corso, XII. 3. 3061

Venezia, 2 Maggio 1889

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Page 48: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

“Legga l’acclusa e mi dica cosa gliene pare”.

Ho letto mia dolce, buona, cara, ma incorreggibilefantastica ; ho letto, e riletto, ammirando il fino senso,l’alto carattere dell’amico tuo e mi stupisco che tu non abbicapito niente[126] . Ma come? non ti pareabbastanza esplicito, abbastanza reciso? ma se te lo ricanta su tutti i toni, in tutti i ritmi, con una varietà dimetri e di movenze mirabile, e non si accontenta d’una frase, ma ne infila cento e una più dell’altra chiarae limpida, ed energica, e tutte dicono una cosa sola e la martellano perché non abbia a sfumare tra lerighe e la inchiodano sulla carta perché t’entri bene in mente e non ti esca più, e tu non capisci e t’ostini aseguire i tuoi sogni e non intendi ragione? Se vi ha qualcosa che “mi piace” in questo scritto? ma tutto mipiace, dalla prima all’ultima parola; vi è tutta la virile franchezza dell’uomo integro che pur stimando edamando altamente chi gli dà un consiglio che non gli torna, risponde schietto e deciso:non voglio[127] .Tutto tutto mi piace di questa lettera affettuosa e gagliarda, dove non è ombra di perplessità, dove sonodette con tanta delicata fierezza tante e tante cose tutte vere e profonde e con il confidente abbandono dichi dice tutto quanto il pensiero suo a un’amica che giudica come tu meriti d’essere giudicata; ma nonvela per niente i propri propositi fermamente radicati. E tu non hai inteso? ma non basterebbe (senzacitarne mille altre) quella frase: … “meglio vale il non tentare, e di quello che malgrado tutta la migliorevolontà di seguire i suoi buoni consigli io farò nel caso attuale”. E non ti basta? ma dimmi Mammina miaoriginale ; se io mi fossi “gettata innanzi al tuo sogno a testa bassa”, se t’avessi fatto tutte le dichiarazioniche tu mi chiedevi “sul mio onore” etc. etc. come mi sentirei ora umiliata da questa risposta dell’amicotuo!? pensa un po’! T’avessi per esempio detto: io son qua, pronta e beata, non chiedo di meglio, faconto del mio assenso fin d’ora… E poi mi fosse capitato tra capo e collo questa doccia gelata, questorosario dino che non finisce mai? Pensa un po’ Mammina mia e figurati che razza dicompiacimentosarebbe stato il mio. Basta; io vedo in tutto questo il tuo affetto che ti vela qualche volta la realtà dellavita, la verità delle cose, e ti voglio sempre più bene e se mi fossi oggi stata vicina, pur sgridandoti, purdicendotene magari di tutti i colori, ti avrei dati tanti di quei baci da soffocarti. Tu resterai sempre in certecose una bambina bizzarra, adorabile e sognatrice, assorta in un mondo di combinazioni buone e gentili ebenefiche, ma create dal pensiero, ma non realizzabili ma non probabili almeno. E chi ti conosce a fondoti vorrà sempre un gran bene, un bene speciale, un bene nuovo, come una gran tenerezza indefinibilecome quella che desterebbe una buona fata del bel tempo antico, con gli occhi ancora pieni di visioniromantiche, assorta in ricordi di mondi scomparsi, di gentili magie, di scene paradisiache. Addio caracara cara ti bacio cento volte.

 

                                                                                                  Vittoria tua

 

P.S. Ti rimando la lettera; queste due lettere viaggeranno insieme; è strano. Scritte da due esseri che nonsi videro mai, che non si vedranno probabilmente mai; viaggeranno insieme, ti giungeranno chiuse nellastessa busta; è strano non è vero? Addio ancora.

 

XIX.Ep. in corso, XII. 3. 3062

Basalghelle, 16 Maggio 1889

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Page 49: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

Mia buonaMammina originale .

Ah non ti basta ancora? Il tuo amico per evitare il pericolo di incontrarmi e avere lagioia difare la miaconoscenza , fugge in Australia, difilato; fugge, non per metafora ma per davvero,in capo al mondo ; enon ti basta ancora? Oh se la fede d’una vita migliore, d’una forza giusta e misericordiosa che ci vegliafosse in ciascuna povera anima vivente così forte, come la tua nel tuo sogno! Basta! ma non posso far ameno di sorridere quando leggo certi tuoi periodi strani. “Ti consiglio solo[128]di pensarvi qualche voltaseriamente”.

MaMammina mia tutta la mia buona volontà in questo caso non vale. Basterebbe per esempio un dolcesguardo d’una bella Australiana e il mioPrincipe nero che ne farebbe alloradei serii pensieri d’unasconosciuta? Egli, il mioprincipe nero , è (tu dici)per poco laggiù; per poco vorrà dire io penso in questocaso un paio d’anni; è vero? Nessuna paura che in questo frattempo qualche Europeo venga a rapirmi daquesto angolo solitario e verde dove me ne sto nascosta, tu dici; e va bene, ed è giusto; solo non haipensato che di qua a due anni io avrò i capelli un po’ meno neri; avrò qualche grinzetta sulle guance, unpo’ più di pallore su tutto il volto e insomma sarò molto menoaffascinante di adesso che pur faccioscappare il mioPrincipe nero solo a sentir snocciolare il rosario dellemie qualità morali . Cara la miaMammina vedi bene che molte cose ti sfuggono.

Ora ti dirò che la Mamma sta bene e il resto della famiglia anche non va male, meno la Maria chepoveretta appena dopo 4 giorni dal nostro arrivo, s’è messa a letto di nuovo con febbre e dolori artritici.Quei benedetti reumatismi quando prendono qualcuno non lo lasciano più. Basta speriamo nel buoncaldo clemente.

Non lessi il discorso del Carducci ma lo leggerò; mi pare sia pubblicato dall’Antologiae abbiamo questoperiodico.[129]I Cavalli di San Marcote li manderò presto, come sono, giacché proprio li vuoi; ma nonsono in vena di correzioni, così te li mando, ma non contenta delfatto mio . Li debbo copiare, così saràper un altro giorno. Lessi sui giornali delChilesotti[130] un costante e limpido ingegno quello, chedavvero onora la patria sua.

La Mamma ti manda tanti baci e saluti tenerissimi e così tutte le sorelle; io ti butto le braccia al collo, e tibacio, e ti ribacio con vivo e forte e sempre più forte affetto difiglietta .

XX.Ep. in corso, XII. 3. 3063[131]

Basalghelle, 6 Giugno 1889

 

Adorabile Mammina.

Ti scrivo in fretta perché sono su le mosse per Cavarzere; le insistenze delle buone Salvadego[132]hanno finalmente deciso Virginia e me ad andare a passarvi due o tre giorni; la cosa si è stabilita quasisubito, e ora che stavo appunto correggendo quei benedettiCavalli che non finiscono di finirmi[133]. Tuscusami sempre; appena tornata da Cavarzere, ti prometto che te li manderò. Ti inchiudo in questa, lalettera dell’amico tuo che “non vuol lasciarsi aiutare” com’egli stesso dichiara esplicitamente. Sei un beltomo tu!…

In quanto ai miei ritratti, tu non ne dovresti aver bisogno, tu che come le Mammine affettuose come tu

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Page 50: Aganoor Lettere Di Amicizia

sei, dovresti tenere sempre la mia imagine “scolpita in cuore”, ma insomma il tuo è sempre un desideriogentile e che vorrei appagare; sgraziatamente fruga e rifruga nei cassetti e nelle carte mie non trovainessuna fotografia migliore di quelle che ti diedi a Venezia. Non ho che quella copiata dal pastello delloXimenes[134], che poco mi somiglia a dir vero ma tanto te la mando come riproduzione d’un’operad’arte e nel tuo salotto farà il suo effetto. Aspetto il “lavoro del tuo giovane amico di vent’anni or sono”.

Saprai che la mia salute va a gonfie vele; a furia di ferro, di passeggiate, di china etc. etc. son ridivenutagrassa e rosea e di buon umore; va bene?[135]Addio cara, cento bacioni; e appena tornerò daCavarzere ti scriverò una lettera infinita. Ancora tanti baci dalla tuafiglietta Vittoria

XXI.Ep. in corso, XII. 3. 3064

Basalghelle, 16 Luglio 1889

 

CaraMammina buona.

Saprai che ero io un poco in collera con te giacché dopo la mia ultima lettera con la qualeaccompagnavo quel mio ritratto (che non so nemmeno se ti sia giunto o no) non vidi più ombra di tuoscritto, e mi chiedevo che mai tu potessi avere con la tuafiglietta per trascurarla così. Noi si fece lepellegrine in questo tempo; fummo dalle Salvadego a Cavarzere, poi dalla Marcello[136]a Mogliano; esempre contando di rimanere assenti da casa due o tre giorni, fummo invece trattenute assai piùlungamente dalla cortesia di quei buoni amici sicché ora solo posso dirmirimpatriata , ma per pocogiacché la nostra partenza per la Vena d’oro è fissata pel 20 del corrente mese e siamo già alle prese coni bauli. E’ dirti che non veniamo a Venezia, e questa volta non per pigrizia della Mamma; che miordinaronoperentoriamente la cura alle doccie per la mia anemia, di cui però sto assai meglio. La Maria èa Abano per i bagni caldi, ordinati anch’essi dal Vigna, per l’artrite che mia sorella ebbe a Venezia, cosìche tra poco non resterà a Basalghelle che il solo Papà; la nostra assenza non sarà però lunga e tra unaventina di giorni saremo di ritorno, ma intanto tu sarai già partita da Venezia e non potremo veder te né lacarissima Silvia. Che fatalità! quest’autunno però verremo certissimo a vederti; ormai ci siamoemancipatee se la Mamma non potrà per la sua pigrizietta verremo noi. Va bene? Anche a Cavarzere e a Moglianosi andò sole, la Virginia ed io, accompagnate da un cameriere, per le valigie e il resto; dunque noi che orasiamobrave brave e davvero che alla nostratenera età non è miracolo.[137]

E tu perché non potresti fare una corsa qui questo settembre? Basalghelle è verde e fiorita ora sai! e nontetra e scura, come in quel brutto, freddo, desolato giorno d’inverno in cui venisti a visitarla. Ora Dioringraziando, un po’ di sereno è tornato anche fra noi; la salute con esso; e troverai più buonumore e piùletizia di allora. Dunque diciamoci a rivederci presto; e tutti sani e allegri. La Mamma ti manda tanti baci evuole ti dica per lei un mondo di cose tenere. Sì ti perdono il tuo lungo silenzio e ti voglio sempre lostesso bene; Papà e sorelle vogliono esserti ricordati con vivo affetto io ti abbraccio stretta.

 

                                                                                            La tua Vittoria

 

Bacia tanto tanto Silvia per me e dille che ciascuno di noi manda a lei e all’egregio conte Pasoliniun’infinità di ricordiaffettuosissimi .

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XXII.Ep. in corso, XII. 3. 3065[138]

Vena d’oro, 22 Luglio 1889

 

Carissima Silvia,

appena la tua Mamma mi scrisse della vostra venuta a Venezia le risposi dicendole del nostro granderammarico di non potervi vedere e godere della vostra deliziosa compagnia dovendo arrecarci alla Venad’oro per la cura delle doccie o bagni che mi furono ordinati dal Vigna per l’estate quando fui malataquest’inverno.[139]

Non so come la tua cara Mamma non abbia ricevuta quella mia lettera, che scrissi a posta correntedirigendola a Bassano.[140]

Ora questa tua mi fa ancora più vivo il rammarico di non poter essere costì, dove avremmo passato conte e i tuoi ore così deliziose! Se almeno ci aveste fatto sapere un po’ prima il vostro proposito! Mainvece da un secolo la tua Mamma non mi scriveva né io sapevo ove fosse e quali fossero le sueintenzioni. Almeno avremmo potuto mettere a vostra disposizione la nostra casa che rimase vuota tanto etanto tempo e che ora solo abbiamo aperta per qualche giorno alla famiglia del nostrofamoso Sindaco diBasalghelle, che desiderava far fare i bagni ai suoi figliuoli e non trovava case che gli convenissero.Insomma io sono in collera con voi; e più con la tua Mamma che m’ha tenuto all’oscuro di tutte le suemosse, e così, ecco non potremo vederci. Mentre, chi sa, qui avrei potuto venire (sapendolo) o un po’prima, o un po’ dopo, insomma far in modo di potere restarmene con voi almeno qualche giorno. E cosìniente! Se tu sapessi Silvia quanto quanto me ne duole! Basta,non c’èche fa’ dicono i napoletani; e sfidoio! Io spero ormai solo e tutto nell’autunno; allora tu verrai certo a Bassano vero? e io certamente verrònon fosse che per un giorno a Ca’ Rezzonico. Tutti ti mandano saluti e baci e io non potendo venire e avederti in partenza ti mando la mia effige fatta e ridicola come Dio non vuole; è lavoroTrivigiano figurati!Addio ancora e ancora e baciami ti prego la mia Mammina buona che questa volta me l’ha fatta brutta etu voglimi sempre bene

                         

                                                                                                Tua Vittoria 

XXIII.Ep. in corso, XII. 3. 3189

Basalghelle, martedì [anteriore al 30 Gennaio 1890][141]

 

Cara mammina mia.

Grazie infinite della tua squisita bontà. Leggeremo con molta attenzione e interesse il libro del Branchi[142]e giacché vuoi ti dica la verità, ti confesso che non conosco la corrispondenza del Panizzi, e chevedrei molto volentieri l’ultima pubblicazione delle fiabe del Gozzi[143]. La Mamma ti manda tanti baci,vuol dica “tante tante tante” cose riconoscenti alla “sua Marina”, che si serba sempre quella singolare“adorabile creatura” che ha cominciato ad amare e ammirare tanti e tanti anni fa.

Il miglioramento procede lento, ma procede; solo la Primavera potrà compir l’opera nostra di cure e di

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Page 52: Aganoor Lettere Di Amicizia

previdenze giacché il freddo sai bene quale forte amico sia per certi mali e più per certi malati non piùgiovani. Cara amica buona! davvero la vita èfaticosa per tutti e intendo profondamente le tue ansie per ilpiccolo ospite caro che a quest’ora sarà con la sua Mamma. Giunti a piè della china ci prende unico unbisogno estremo di riposo, non si ha più la forza né il volere di reggere altri giovani passi, altre giovanimenti che come noi, un tempo, cominciano a movere tra le spine e a delirare tra le chimere. Pace pacepace; anch’io sento che non avrei più pazienza né forza bastante con i bimbi, a meno che non fosseromiei, cosa impossibile e inverosimile. Addio cara cara Mammina e voglia sempre bene alla

 

                                                                                                  tuaVittoria

 

La Mamma ti bacia ancora e ancora.

XXIV.Ep. in corso, XII. 3. 3066[144]

Basalghelle, 30 gennaio 1890

 

Mammina mia buona. Ti rimando i volumi del Merimée[145]che lessi con molto gusto, e il bellissimolibro del Branchi a cui devo ore deliziose;se non che volli trarre da questo interessante lavoro qualchenotizia, e nel ricopiare i passi e nelle ricerche per ritrovare quel tal punto che m’avea colpito a primalettura, lomalmenai un poco,così che te lo rimando (il volume) un po’ sdruscito e … insomma perdonami.Non so in qual miglior modo mostrarti la mia gratitudine per la tua gran bontà di avermi mandato contanta sollecitudine libri così cari, che inviandoti a mia volta (finalmente eh?) quei benedettiCavalli di SanMarco[146] che nonfiniscono di finirmi , come diceva il Giusti[147]; ma tanto abbili, e dimmenequalchecosa e sappi prima di tutto che non ne sono contenta che in parte, ma se aspetto dell’altro, tuavrai ragione di credere ch’io sia una fannullona e invece credimi Mammina mia, appena ho un po’ dipace, l’unico mio porto è quel po’ di studio, senza naturalmente altro scopo che di tenere lo spiritoaltinosu questofanghetto umano e basta; ma tu sai quanti dolori e inquietudini, e malanni mi han tolto sempre dicontinuare con un po' di quiete e occuparmi di qualchecosa; e quando si è nella burrasca ti assicuro che iversi fanno schifo. Dunque vedi bene Mammina mia, appena un po’ rimessa da quest’ultima scossa chefu la malattia della Mamma, torno ai miei fedeli quaderni e cerco un po’ di svago sano, nelle visioni delpassato. Oggi per esempio è giorno di festa per me, giacché vincendo la mia pigra ripugnanza delricopiare, sono giunta all’ultima parola di questi perfidiCavalli e te li posso mandare.

Spero che tu stia bene e che tutti i tuoi malannucci siano scomparsi. La Mamma continua propriobenino, e quando la vedrai credo che ne sarai proprio contenta. Scrivimi presto presto cara Mamminamia e grazie ancora e ancora dei libri. Il Gozzi lo tengo ancora un poco e poi te lo rimanderò non certonello stato miserando di questo volume del Branchi che par stato davvero in mano dei Cannibali tanto èsbranato ; dico naturalmente il libro. La mamma ti saluta tanto e tanto e ti bacia con tenerezza. Le sorellee il Papà ti mandano saluti e ricordi affettuosissimi; io ti butto le braccia al collo eresto lì per un tempoindeterminato .

 

                                                                                                  Vittoria tua

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Page 53: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

I cavalli di San Marco[148](*)[149]

 

Bianca, deserta stendesi

la gran piazza alsopor meridiano; [sapor]

va d’un cantor girovago

l’ultima nota a perdersi lontano,

 

Come i ricordi, o vecchio[ Di San Marco le cupole]                    

San Marco, delle tue cuspidi d’oro,[ meravigliose avvolge un nimbo d’oro,]

de’ tuoi santi, dei fulgidi[ma nelle nicchie fulgide]

santi che par sbadiglino tra loro.[par che i santi sbadiglino tra loro.]

 

Son tanti anni che dormono

i forti eroi distesi nella fossa,

tanti anni che sparirono

i cavalieri dalla toga rossa!

 

L’eco della Meloria[Di Barbarossa il fremito,]

che a San Marco portò rapido il vento,[che a San Marco portò d’Illiria il vento,]

son più di sette secoli

che dentro l’onda paludosa è spento,[150]

e i vecchi[e invan quei] santi attendono,

che un suono, cui li aveva il tempo avezzi

che un urlo di vittoria

di quel tedio infinito il cielo spezzi.

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Page 54: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

La gloria fu; ma un torpido

Sonno, o San Marco, il tuo popolo ha vinto;[sonno San Marco e il suo popolo]

ma sovra gli archi fremere                                                          

sentir devi i cavalli di Corinto,[s’odono ora i cavalli di Corinto;]

 

i cavalli che al fervido

sol della Grecia, nel clamor guerriero,

baldi passar vedeano

i rapsodi, cantando inni d’Omero,

 

passar d’Epiro i giovani

che Arato incontro all’oppressor traea,

passar rombando i plaustri

vittoriosi della Lega Achea…

 

O immane ala dei secoli,

rombar[pulsar] ti sento; e dagli umani inciampi

teco sciolto, lo spirito

migra del tempo per gli aperti campi.

 

Rammenti, [Te vedo] o Roma, o torbida

Roma quei giorni?[Roma, qual’eri.] Il perfido dimone

della follia destavasi

torvo allora negli occhi di Nerone,

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Page 55: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

e il forsennato Cesare,

s’udia ruggir: “Ciò che non piega, infrango!”

E la palmata clamide

ebbro vedeasi trascinar nel fango.

 

Invan, Claudio, di porpora

rivestì le corrose assi del soglio!

Le forti, romane aquile

Stridon feritea piè [appiè] del Campidoglio,

 

e in pugno alto la fiaccola

tra gli arsi templi e i portici crollanti,

te vedran cupo assorgere

i nepoti pigmei d’avi giganti. 

 

Io penso io penso … Or passano

bianchi veli e lucenti occhi d’almee;

sui vespri d’oro, assorgono

spettrali[nitidi] i minareti e le moschee.

 

Pur così allora, o vecchia

Tracia, il tuo ciel non ti vedea; la mano

ne’ templi tuoi sacrilega

posto ancor non aveva il musulmano,

 

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Page 56: Aganoor Lettere Di Amicizia

né sui delubri l’aurea

mezza luna in quei dì, ma grande e tristo

di libertà segnacolo

la terribil s’ergea croce di Cristo.

 

Io vedo io vedo… Incurvasi

il mar tra verdi rive; ecco il giocondo

sorriso aprir Bisanzio

a un esultante vincitor del mondo;

 

giovanilmentesorgere [destasi]

la ribelle d’un tempo or lieta e doma,

enel fiorente vincere [vince nel magnifico]

suo nuovo maggio la superba Roma.

 

E tu passi, o de’ secoli

ala immane, e paesi e imperii morti     

spazzi, a novelli popoli

preparando[maturando] nel volo ampio le sorti.

 

Ecco giungenti[Son giunte! Eccole] al Bosforo                

di nove glorie a conquistar[le gloriose! Di novello] l’alloro

sull’alte antenne svolgersi [cinte, alle antenne attorconsi]

le rosse insegne dai rabeschi d’oro.

 

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Page 57: Aganoor Lettere Di Amicizia

Le insegnesante aprentesi [che s’aprirono]

sulla terra e sul mar libero il varco,   

stemmate dell’aligero

leon, levate al grido di San Marco!

 

Quante vedeste, o bronzei

corsier dagli erti scali, ampie lanciare

gallute navi e rapide

galee pugnaci nell’Adriaco mare;

 

quanta echeggiò nel tempio

onda di preci, e al puro etere immenso

quanti volaron cantici

e nubi di fragrante arabo incenso;

 

quanti osanna scoppiarono

del Bucintoro al subito raggiare, 

e quante nozze strinsero

in cospetto del sol Venezia e il mare;

 

prima che voi, dal turbine

dei fati, come lieve in aere penna,

travolti foste ai margini

posati là della cruenta Senna?

 

O non silenzio e tedio [Anche laggiù, non tedio]

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Page 58: Aganoor Lettere Di Amicizia

v’attendeva laggiù non sonni ignavi; [v’attendea di silenzi e sonni ignavi;]

sovra possente incudine

là si battean dell’avvenir le chiavi;

 

là posto avea, con vindice

braccio, l’arguta libertà di Francia

il diritto dei popoli

e quel dei re dentr’unica bilancia,

 

e ancor bello e terribile

cingea[stringea] laggiù repubblicano saio

il Corso, e piovea folgori

sul Direttorio al sole di Brumaio…

 

Della vecchia basilica

quando tornaste alle colonne, e quando

de’ Dogi i figli alzarono

memori a voi le ciglia lagrimando,

tradito[ucciso] in Campoformio,        

tacea l’alto Senato, e uno straniero

vessillo ergeasi lugubre

in San Marco, dipinto a giallo e nero.

 

Ben le catene scotere

volle, ruggì, di sangue i ferri tinse

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Page 59: Aganoor Lettere Di Amicizia

superbamente indomito

il Leon,che [cui] più forte il giogo avvinse,

 

e un dì, co’ gagliardi omeri,

spezzato il marmo[levato il sasso] dell’avel, rizzossi

dinanzi albieco [torvo] austriaco              

lunga una schiera di fantasmi rossi,

 

lo stuolo dei Magnifici

cui cantò il mare i funerali elogi,

il grande, il forte, il libero,

il glorioso esercito dei dogi.

 

Di Marghera tuonarono

quel giorno a festa i fervidi cannoni,

rotti precipitarono

giù dall’aste con l’aquile i pennoni,

 

scoppiò dai petti un unico

plauso, brillò[evviva; sfavillò] l’ardito occhio dei forti;

vibrar nell’aria limpida

l’esultante s’intese inno dei morti.

 

Oadorat i [d’adorati] martiri                       

vana ma benedetta opera! O d’eroi [inutile, ma santa opra! O possente]

divino impeto. [d’eroi sospiro!] Italia

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Page 60: Aganoor Lettere Di Amicizia

d’orgoglio esulta ripensando a voi. [per voi più forte e più gentil si sente!]

 

Vano vano d’un popolo

alto valor! Voi li vedeste, o fieri

cavalli, i nostri giovani

far muraglia col petto agli stranieri,

 

voi lo vedeste il funebre

mattin, ch’estenuate larve, intorno

a un vessillo si strinsero,

voi lo vedeste il maledetto giorno,

 

il giorno che famelici

spettri, che agonizzanti anime, in nera

gramaglia, ricoprirono

un’altra volta la rossa bandiera,

 

che le scarne mordendosi

man, quegli eroi, dalla plebaglia folta

degli alemanni, videro

la repubblica uccisa un’altra volta.

 

O tuoni alti di giubilo,

o voci di campane, o nel fulgore

del meriggio svolgentesi

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Page 61: Aganoor Lettere Di Amicizia

alta nel vento insegna tricolore!

 

Per voi per voila torbida [l’Adriaca]

pupilla si fè un attimo lucente,[donna schiuse le ciglia semispente,]

per voi si colorarono

un istante le gote alla morente,

 

l’Adriaca donna l’ultimo [poi sul deserto e tacito]

suo riso ebbe per voi, qual per l’amante[suo verde flutto dall’algoso fondo]

desiato la vergine[ricadde inerme e lacera]

s’ei giunto alfin la trovi agonizzante. [quella che un giorno s’ebbe ai piedi il mondo]

 

“Troppo tardasti!”[“Tardi giungesti!”] in lagrime

sclamò il fratello baciando il fratello.

“Non siete vivi?” chiesero

severamente i morti di Torcello.

 

“Vivi ma stanchi e torpidi,

lo spirito infiacchito, il corpo affranto,

le vostre gagliarde anime

voi non ci deste, o chiusi in camposanto!”

 

“Per quasi un mezzo secolo

fissoil pensiero [lo sguardo] ad una meta eccelsa,

per quasi un mezzo secolo

abbiam vegliato con la man sull’elsa

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Page 62: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

ed or…, compiuto il libero

voto d’Italia e ricomposte l’ire,

or pace consentiteci,

siamo vecchi… lasciateci morire.”

 

Fremono i morti e fremono

i bei cavalli di Corinto, ardenti,

sempre a protervi scalpiti

pronti e al corso i muscoli possenti.

 

Fremono i morti eai fremiti [al fremito]

dei loro morti, indifferenti o schivi,

tenacemente dormono

l’orrido sogno dell’ignavia, i vivi.

 

Vittoria Aganoor

 

(*) Una delle molte leggende su questi cavalli dice che appartenevano all’arco di Nerone a Roma, maAndrea Mustoscidi, Dall’Acqua, Giusti e altri e altri s’ostinano a giudicarli opera greca di Chio o diCorinto, e può ben darsi che appunto di là li abbia tolti lo stesso Nerone. Di quel che avvenne poi vantutti d’accordo, il Cicognara, il Zanotto, il Selvatico, il Lazzari, il Fulin, il Molmenti ecc. ecc. ed è questo.Da Roma Costantino li portò a Bisanzio; i Veneziani nella conquista di Costantinopoli tolsero questicavalli all’Iprodromo e Marino Zeno (alcuno dice il Morosini) che ivi era allora primo podestà, li inviò a Venezia nel 1205. Collocati prima nell’Arsenale, poi sulla porta fronte della chiesa di S. Marco, nel 1797furono trasportati a Parigi ove stettero sull’arco del Carosello, finché Francesco I li restituì a Venezia nel1815.

XXV.Ep. in corso, XII. 3. 3067

Basalghelle, 4 Aprile 1890

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Page 63: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

CattivaMammina ! Quanto tempo che non mi scrivi più una righetta tenera di saluto! Forse dovevoscriverti io, ma vedendoti così avviata nella tua corrispondenza con la Mamma[151], mi parve quasiturbare i vostri dialoghetti epistolari sui tempi andati e i ricordi della giovanezza, mettendo la mia voce trala vostra. Ma finalmente la levo, e per rimproverarti di non scrivermi più. Qui dopo giorni più d’estate chedi primavera siamo caduti (da oggi soltanto però, e lo spero un breve capriccio dell’Aprile) in unamusoneria di nuvole e in una impertinenza di vento fuor di stagione. La Mamma, nonostante, sta propriobenino ed è già scesa parecchie volte in giardino, e uscita anche di casa, sotto il buon sole e la buona ariacalda dei giorni scorsi. Il buon tempo tornerà e torneremo a farla passeggiare e riprendere così forza ebuon umore. Che debbo dirti di me cara Mammina mia? sono felice del miglioramento della Mamma enon cerco e non spero altro. Alla mia età gli orizzonti si stringono; le rosee ubbie della giovanezza se nesono ite, e nell’avvenire non vedo alcuna promessa per me; dunque vivo dell’ora presente, cercandocontentarmi del bene che Dio mi dà nella salute dei miei. Ecco Mammina buona lo stato presente dellamia anima. Tu sempre affettuosa pensi a noi e ci auguri gioie; noi ti ricambiamo con tutta l’anima e tiriguardiamo come una parente prediletta. La Mamma ti dice tante tante cose tenerissime tutti ti salutiamocon molto affetto io ti bacio lungamente.

 

                                                                                                       Vittoria

XXVI.Ep. in corso, XII. 3. 3068

Basalghelle, 16 Novembre 1890

 

Mammina cara. Sono qui nella mia camera dove entra un clemente raggio di sole e ho riletto poco fa letue parole pietose e care, clemente raggio d’affetto. Buona e intelligente creatura che hai tanto tesoro dibontà e t’interessi di chi ti è caro come fosse un parente tuo, io ti voglio bene e mi piace di ripetertelosempre. Noi abbiamo, mia buona, una stagione mite ora, una vera piccola estate di S. Martino; sole,tepore, e niente vento. Così tutto va bene e la Mamma continua ad esser contenta d’essersi decisa arimanere. Noi pure non desideriamo che un po’ di salute e di pace. Non vi è niente in noi da lodare e daammirare Mammina, non facciamo che il nostro dovere e talora anche le nostre cure attente e tenacitrovano, in chi ne è fatto segno, intolleranze e ribellioni aspre e parole che feriscono profondamente, ilche vuol dire che in noi non è che buon volere, ma pur troppo non riusciamo ad essere infondo che difastidio e di peso.

Mia buona amica, il mondo io credo sia infondo tuttocosì ; degli sforzi verso il bene da un lato, deipoveri risultati, dei vani sacrifici, della inutile fatica.

Dall’altro, il desiderare solo e sempre ciò che ci è malsano, perché ci è conteso, e un chiamarci infelici etiranneggiati perché amati e curati e protetti contro il male. Il mondo è così; per cui io ti assicuro nondesidero, non oso desiderare nulla; temo che la sofferenza sia una condizione divita …umana , dopo chisa? dopo un po’ di gioia l’avremocerto , non è vero Mammina mia? Intanto qui abbiamo il buon sole, ilbuon tepore, che ci illude ancora, che ci fa credere in una dolce primavera, che ci fa scordare il freddo,triste, nebbioso inverno che ci era già alle spalle e fu respinto vittoriosamente da questo gagliardo autunnofulgente. Scrivimi Marina cara, dimmi di te, di Pierino, di quel che fa Silvia e i suoi. Scriviamoci un po’ piùspesso: tu mi fai aspettare mesi e mesi le tue lettere…

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Page 64: Aganoor Lettere Di Amicizia

La Mamma, il Papà, le sorelle ti salutano con vivo affetto io ti bacio e ti stringo forte.

 

                                                                                                  Vittoria tua

 

Ti mando dei versi che ho scritto il2 Novembre era una giornata buia.

 

2 Novembre[152]

 

Non pensate che immobili

Del buio nell’orrore

Giacciano prigionieri i nostri morti!

Liberi, allo splendore

Del sole, alle odorose

Feste dell’aria, ai spalancati cieli,

Esultano risorti

Vivo popol di steli

Viva tribù di rose.

 

Ben v’ha, chi dentro il tumulo

Non anco sceso, inerte

Lo spirto, per le vie del mondo avanza.

Ma selve o valli aperte,

Albe e fioriti clivi

O della notte lo stellato manto,

Non han per lui speranza…

O morti o morti, quanto

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Page 65: Aganoor Lettere Di Amicizia

Siete di lui più vivi!

XXVII.Ep. in corso, XII. 3. 3180

Basalghelle, 6 Febbraio [1891][153]

 

Cara Mammina. Fui a Venezia per un paio di giorni, accompagnando la Virginia che desiderava udire laCavalleria Rusticana[154] ; ma quella benedetta opera non si dava mai, ed io, cui premeva tornarpresto qui dalla Mamma, che mi figuro sempre mancante di qualche cura quando non ci son io, (guardache razza di superbia!) me ne tornai prima d’aver sentito nulla, lasciando Virginia in buone mani cherimase lì altri due giorni e si divertì abbastanza. Appena tornata scrissi alla cara Silvia come tu desideravi,e spero che ormai il suo Tiberio sia pienamente ristabilito. Ma ora dimmi di te. Ricordati che devi starbene e non lasciarti guadagnare da idee scure e pensare che oltre la Silvia hai qui tante figliette che tivogliono bene davvero, insieme alla loro Mamma che ti riguarda come una sorella carissima. Se tusentissi come spesso parliamo di te e con che affetto! proprio sai noi ti calcoliamopiù che una veraparente, giacché vi hanno parenti coi quali non esiste nessun rapporto d’intimità e di tenerezza, mentre ate ci lega tanto cemento di ricordi, di consuetudine, di fiducia, di gratitudine, senza parlare della stima edella simpatia e insomma del vivo affetto in una parola. Dunque ti raccomando, sta sana e di buon umore.La Mamma sta proprio benino e qui poi abbiamo una temperatura così mite adesso che le consente difare quasi quotidianamente la sua passeggiatina all’aria aperta. La neve è già quasi scomparsa anche suicampi ed io sto spiando ogni giorno il primo germogliare delle siepi e il primo apparire dell’erbetta nuova.Che triste cosa però questo ritorno della primavera sempre giovane, che ci trova più vecchi d’un anno,più rugosi, più grigi! Ma tanto è sempre una grande dolcezza non fosse che questo rinovellarsi disensazioni giovanili, alle prime folate fragranti che risuscitano i ricordi, e così vivamente del primoaffacciarsi alla vita del cuore dei primi palpiti di speranza, dei primi tumulti di trionfo; una “dolcezzaamara”, sì, ma sempre dolcezza.

Tutti ti salutano con vero affetto, la Mamma ti bacia e io con lei.

 

                                                                                                  Vittoria tua

XXVIII.Ep. in corso, XII. 3. 3072[155]

Basalghelle, 22 Maggio 1891

 

Marina cara. Perché non mi scrivi più? So che passasti a tua volta giorni tristi, ma non sento io stessache dal dolore risorgiamo più forti, più fidenti in qualche cosa di divino, chedeve compatirci,comprenderci e darci finalmente la pace? Martedì faremo una piccola funzione religiosa pel Papà; io tiprego di dire quel giorno per lui una speciale preghiera; i fiori che metteremo sulla sua tomba gliripeteranno così i pensieri e i saluti di quei buoni amici che lo hanno amato e lo amano, lo rammentanocon affetto e lo rammenteranno sempre. Addio Mammina cara; la Mamma ti dice tante cose dal cuore ioti bacio con tenerezza

 

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Page 66: Aganoor Lettere Di Amicizia

                                         Vittoria tua

XXIX.Ep. in corso, XII. 3. 3073[156]

Basalghelle, 13 Giugno 1891

 

Marina cara. Vieni quando ecome vuoi che per noi sarà sempre una vera e affettuosa festa; saremo felicidi conoscere l’amico tuo che abbiamo imparato a stimare altamentedi riflesso e di cui abbiamo letto eammirato i lavori egregi.[157]Basterà tu ci scriva (o ci telegrafi) il giorno e l’ora del tuo arrivo a Oderzoperché si possa venirti a pigliare. Non ho più tempo di aggiunger altro per farti giungere questa mia a “posta corrente” come tu desideri; addio dunque e a rivederci presto. Baci e saluti dalla Mamma e datutti, da me un abbraccio affettuoso

 

                                                                                                  tua Vittoria

 

XXX.Ep. in corso, XII. 3. 3074[158]

Basalghelle, 1° Luglio 1891

 

Marina cara cara.

Rivendico assolutamente la lettera “scritta per me da parecchi giorni” e che non so perché trattenesti.Che cosa dovevo scriverti io mia adorabile sognatrice? Che la tua venuta fu come una visione cara,appena intravista e sparita, che avrei dato non so che cosa per potertisvestire evestire come quella sera efarti tremar di paura che altri sentisse i nostri discorsi; che ti voglio un gran bene e te ne vorrò sempre; matutto questo tulo sai , e le nostre notizie le avevi avutedalla Mamma[159] ; sicché attesi a scriverti perpoterti dire qualcosa di preciso sulla nostra partenza. Si parla di moversi ai sei o sette di Luglio; ma laMamma aspetta prima un’ultima lettera del Maggiorani che le dia le ultime indicazioni. Domani credol’avremo.

Ad ogni modo, il giorno prima della partenza puoi star sicura che ti manderò un salutino e un avviso.

La Mamma sta benino nonostante questo caldo chefuroreggia ormai per benino; viaggeremo però, atappe e nelle ore vespertine, così non dovremo soffrire dell’afa diurna. Sono tanto contenta che da Silviati giungano buone notizie! quando le scrivi dille ti prego che si rammenti qualche volta di me. Vedrai chePierino passerà bene gli esami, ed in ogni modo pensa che hai fattotutto ciòche stava in te perchéciòfosse. Anche il tuo ospite traverso tutte le sue stramberie, non potrà a meno di esserti molto molto gratodi tutto quello che facesti per lui; non dovrà a te anche i suoi trionfi scolastici? senza di te avrebbe potutostudiare ed essere in caso di passar ora gli esami? Vedi dunque chedevi esser contenta di tead ognimodo . La Mamma ti dice tante cose affettuosissime io ti mando un bacionetenero eforte .

 

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Page 67: Aganoor Lettere Di Amicizia

                                                                                                  Vittoria tua

 

P.S. Il tuo egregio e simpatico amico Branchi, scrisse da Monza una cortesissima lettera alla Mamma, el’altrieri una alla Virginia annunciandole l’invio di certi fac-simili di antiche miniature ch’egli ebbe lagentilezza di scegliere e mandarci. So che Virginia rispose subito ringraziando e credo anzi che abbiaspedito a te la lettera non conoscendo il preciso indirizzo del Branchi. Addio di nuovo e ancora unbacione dalla Vittoria.

XXXI.Ep. in corso, XII. 3. 3190

Bagni di Nocera Umbra, [Estate 1891][160]

 

Mammina cara. Non ho ricevuto quel bigliettino dove mi davi il tuo indirizzoVeneziano , altrimenti t’avreiscritto subito direttamente, e credi che l’indugio non provenne che dal dover la mia lettera andarsene aBassano prima di giungere a te, ché io ti rispondo quasi sempre appena ricevo tue lettere. La Mammacontinua bene e per questo appunto prolungheremo di qualche giorno la nostra dimora qui. Ci spaventaanche il caldo che ci attende laggiù in pianura e che a vendicarsi d’averlo fuggito e d’essercene risi,infierirà tanto più terribilmente sulle nostre povere epidermidi refrigerate da queste brezze montaneimpregnate di timo e di menta selvaggia. La Mamma e le sorelle ti dicono un mondo di coseaffettuosissime e così alla Silvia cara; dà altuo Pierino e a Tiberio un bacione per me, stringi la mano aPasolini e tu lasciati fare il solletico comequella sera dalla tua scandalosa

 

                                                                                                       Vittoria

XXXII.Ep. in corso, XII. 3. 3069[161]

Venezia, 12 Novembre 1891

 

Marina mia. Grazie d’avermi scritto; e se puoi fallo ancora; vincere la stupefazione dolorosa in cui ciimmerge la sventura e parlare, scrivere, sfogare insomma almeno una parte di quell’enorme cumulo diangoscie che ci sta sull’anima è doveroso e salutare. Io che da tanto poco ho provato dolori simili, e latorturante vicenda di speranze e spasimi e ancora speranze e ancora spasimi mutati poi solo nell’ultimadisperazione, io posso intenderti meglio forse di altri e ti assicuro che mi figuro già con strana evidenza lostato dell’animo tuo e di Silvia e del Pasolini…[162]Coraggio coraggio creature desolate! Quell’angiolodella Loredana è con voi e ne godo profondamente sapendo di quanto conforto ti sarà la parola e lacompagnia d’una così gentile e affettuosa anima; ricordami a lei ti prego. Quando mi scrivi dammi anchel’indirizzo di Silvia; le scriverò; ma intanto ti raccomando tanto e tanto: coraggio! sia forte forte, siaserena; ti pare proprio che chi se ne va da questo paese di guai sia da compiangere? e non essendolonon è logico, buono, santo, far tacere il nostro dolore pel bene di chi ci è caro, di chi rimane, di chi habisogno di noi? Senti, non è possibile, non è verosimile che tutto finisca qui;credimi , un giorno (e dicogiorno per dire giacché allora non vi sarà tramonto) un giorno qualche immensa dolcezza proverà lanostra anima se sarà qui stata forte e generosa;è certo . Che miserabili pene ci sembreranno allora questi

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Page 68: Aganoor Lettere Di Amicizia

nostri formidabili schianti, e che vera pienezza di vita godranno allora i nostri spiriti! Questopresentimento (e in me ti assicuro è lucido e vivo) d’un futuro così diverso da questa nostra stupida vitaumana, non è già un segno, una prova, che quel futuro lo avremo? La Mamma ti bacia e Angelica eVirginia pure. Bacia Silvia per me; ricordami a Pasolini e lasciati abbracciare stretto stretto dalla

 

                                                                                                  tua Vittoria

 

Noi siamo a Venezia da lunedì:Ponte dei Greci.

La tua lettera scritta l’otto, mi è giunta qui ieri 11 e capisco che a quest’ora la Silvia non è più con te.

 

XXXIII.Ep. in corso, XII. 2. 3044[163]

Venezia, 13 Febbraio 1892

 

Marina cara.

Non tardo un momento a risponderti, come del resto ho fattosempre , ma tu mi scrivi sempre sullemosse per qualche nuova destinazione e quindi le mie lettere facilmente vanno smarrite. Di noi non ho adirti niente di nuovo. La Mamma sta benino e noi pure; l’Angelica è alla Cava dei Tirreni da circa unaventina di giorni e ci raccomandò, è vero, di andarla a visitare nella primavera e in ogni lettera ci rinnovaquesta raccomandazione ma la primavera è ancora lontana, e la salute e l’umore e le circostanze etc. etc.potranno sole deciderci a un così lungo viaggio. Fin qui niente di fissato. Io spero che un po’ di calmarassegnata si faccia luogo nell’anima della nostra Silvia; è inutile già finché ci resta una ragione di viverenon dobbiamo disperdere le nostre forze concedendo troppo al dolore, ai ricordi amari, ai rimpianti chelogorano. Avanti avanti! verrà sì il giorno della pace, l’ora del guadagnato riposo, verrà sì la fine! mafinché siamo sulla breccia coraggio, avanti! tanto bisogna pur vivere, bisogna pur scordare il nostroio  pernon rammentarci che di chi ha bisogno di noi, di chi sarebbe infelice della nostra mancanza. Siamo lietisinceramente che il conte Pasolini sia ormai in piena convalescenza e penso che questa gita a Parmagioverà a tutti voi. Salutami con grande affetto la Silvia, te ne prego tanto; e dille che, se non le rincresce,(perché so che in certe condizioni d’animotutto inasprisce) le scriverò.

La Mamma e la Virginia ti dicono mille cose affettuosissime io ti bacio con la solita tenerezza.

 

                                                                                                  Vittoria tua

XXXIV.Ep. in corso, XII. 3. 3182

Venezia, 6 Aprile [1892][164]

 

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Page 69: Aganoor Lettere Di Amicizia

Marina cara.

Come vedi piglio un foglio grande grande per scriverti giacché mi è tanto caro di parlare con te. LaMamma voleva scriverti lei, anche per ringraziarti della tua tanto cara lettera, ma è un po’ raffreddata unpo’ stanca per una gita al Lido fatta l’altrieri senza i necessari riguardi insofferente com’è d’ognisuggerimento un po’ insistente e d’ogni raccomandazione un po’ assidua. Basta, se la caverà con un po’d’infreddatura che passerà con due sudate e di questa stagione poi il sudare è facile.

Anche questo caldo venuto tutto d’un tratto, e quest’aria sempre compagna a un sole bruciante noncontribuiscono alla buona salute. Me lo figuro, mi par di vederlo il tuo Rezzonico, con dinanzi quellespianate verdi chiuse da una balaustra tutta bruna di ricordi, e più in là l’orizzonte vasto, l’aspetto dellaprimavera per tutto, e di sopra l’azzurro, e una festa di raggi sovra ogni cosa… Me lo figuro e mi figurola condizione del tuo spirito perché anche io ho molto sofferto con intorno molto sole e moltaprimavera…

Via via non commoviamoci; forti si ha ad essere finché siamo nella mischia; l’attività qualunque essa sia,il lavoro ci facciano scordare, o almeno ci permettano di troppo accarezzare, ravvivare con la fantasia,per la strana voluttà di angoscia che è talora in noi, i nostri ricordi. Sono tanto tanto contenta che quellostupendo acquarello sia giunto sano e salvo a Rezzonico; l’ho innanzi luminoso come quel giorno nellostudio del suo autore. La Mamma appena ricevette la tua lettera scrisse subito alla Elisa Marcello[165]ene ebbe già un’affettuosa risposta. Ho scritto l’altro giorno alla Agostinelli dando anche a lei le nostrebuone notizie anche a proposito degli affari e dell’Elena etc. etc. infatti se le cose seguitano così nonpossiamo proprio lagnarci con la Provvidenza che mai cessò di aiutarci in molte inquietudini e noie nostre.È il Papà caro che prega per noi.

Quanto resterai ancora a Rezzonico? fino a Sabato mi figuro poi andrai a pigliare Pierino e lo porterai aisuoi genitori. Dò tante e tante cose per te alla Silvia; ieri abbiamo visto la Loredana e puoi figurarti quantene abbiamo dette di te, esecrabile creatura, che noi tutti abborriamo ed io in modo speciale. BernardiFabbro Pastro[166]ti mandano mille devoti saluti; la Mamma ti dice tante cose grate e tenere e laVirginia pure; io ti bacio e ti sgrido come sempre [sempre] sempre tu non mi ascolti. Addio [cara][167]lavora e scorda e coraggio!

                                                                                                  Vittoria tua

XXXV.Ep. in corso, XII. 3. 3070[168]

Venezia, 29 Aprile 1892

 

Marina cara. La Mamma lesse con commozione la tua lettera; quanto sei buona, pietosa,alta , amica miaimpareggiabile! come deve esserti grata quella giovanetta Baguti dell’affetto che serbi per i suoi, delmemore sentimento fraterno che ti conduce spesso a Firenze e ti fa consolatrice e sorreggitrice di chi ènella pena! Puoi figurarti con quanto tenero interesse la Mamma rivedrà la figliuola d’una amica digiovanezza, d’una cara creatura che fu sempre buona e gentile con lei e che meritava ben altra sorte! Ioleggo fra le righe che il tuo viaggio a Parma e quindi a Piacenza non fu lieto… Coraggio sempre e nellatua coscienza piena di veraluce trova il conforto e il compenso alle tue tante fatiche e battaglie…

Posso dirti con vivo piacere che Domenica scorsa ebbero luogo i lotti degli immobili, l’Elenanon ebbe lacampagna a cui tutte siamo affezionate e in ispecial modo la Mamma; fu il nostro Papà che pregò per noi.

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Page 70: Aganoor Lettere Di Amicizia

L’Elena partirà presto (almeno così ci disse) per un viaggio con la sua vecchia cameriera, ma primaverrà a salutarci; disse anzi alla Mamma che le scriverebbe a quando a quando. Dunque tutto bene nelmigliore dei mondi. Qui il tempo è pessimo e quindi i malucci non sono ancora spariti; Virginia è ancoraun po’ raffreddata e la Mamma non s’è del tutto liberata della sua tosse; ma finirà anche questopiagnisteo del cielo e col sole e il caldo butteremo via tutte lebue .[169]Contiamo partire pel 15 diMaggio e andare a Basalghelle; prima già spero che ti vedremo qui con la tua interessante compagna e fache sia presto presto. La Mamma e Virginia ti dicono mille cose affettuose e la prima vuole tu dia per leiil benvenuto alla giovinetta che non conosce ma che sente già di amare. Io ti do un lungo lungo e tenerobacio

  

                                                                                                  Vittoria tua

XXXVI.Ep. in corso, XII. 3. 3071

Venezia, 18 Maggio 1892

 

Marina cara.

Eccoti lafalsa vecchia che m’hai chiesta, voglio dire la pergamena lavorata da me, e su cui scrissi leparole che mi venivano dal cuore convinto e commosso pensando a te. Te le scriverò più chiaramente quidietro perché tu non debba perder gli occhi arintracciarle tra i ghirigori dellafinta vecchiaia che il miopennello ha volutoimprimere su quella lista di carta pecora. Addio Marina cara ed abbi questo miolavoruccio come un ricordo del mio affetto e del miogrande desiderio che tu possa serbarti serenadavvero “ad ogni costo”[170]. La Mamma ti bacia e Virginia pure io ti do un buffetto su quelle tue manicare

 

                                                                                                  Vittoria tua

 

“La tua anima è tutta scura di tristezza o pellegrina del mondo, e ti volgi ad oriente e ad occasoper aver luce ed aiuto? Irrigidisciti invece nel tuo stesso volere; attingi invece nel tuo stessovolere l’aiuto!Comanda al tuo cuore di non sussultare; comanda al tuo pensiero di non torturarti;le delusioni non ti prostrino; l’ingratitudine non ti ferisca; l’indifferenza non ti umilii! Tuttociò èfango; miseria che passa; nebbia fuggevole; stupidi fatti umani; ma il nostro volere, energia vivadella nostra anima, veglisempre , perché il nostro pellegrinaggio si compia senza cadute ofralezze;sicuri del nostro alto benché ignoto destino”[171]

 

Vittoria Aganoor 

XXXVII.Ep. in corso, XII. 3. 3075

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Page 71: Aganoor Lettere Di Amicizia

Basalghelle, 23 Agosto 1892

 

Marinamia.

Grazie della tua lettera dove ho trovato finalmente un po’ di sereno. Almeno hai avuto qualche giornobuono con la tua Silvia e vedrai che la sorte ti darà un po’ di tregua. Perché mi chiedi (cattiva!) se sonoancora latua Vittoria? Son cose che si chiedono queste? Sapevo che Virginia ti dava nostre nuove[172]eme ne rimasi in silenzio, ma per questo? Sai bene ch’io sono sempre attorno alla Mamma mia, e ora piùche mai, ché il pensiero di vederallontanarsi una sua creatura la cruccia[173], e per di più, questi calorisoffocanti la disturbano. Tutto sommato non c’è male, ma chi dorme perfettamente bene con questibollori, e chi digerisce senza fatica in questa afa africana?

Prosa dirai; sì prosa, ma che preme ogni giorno e ogni momento e che non si puònon curare. Con tuttoquesto io pubblico dellapoesia ; questo tu pensi con un sorrisetto perfidamente adorabile.Versi , amicamia,versi , e scrittinon ora . Sarei felice se li avessi letti anche tu, riveduti e corretti come ora sono nellaAntologia[174] e me ne dicessi il tuo parere. Quella tua amica dev’essere davvero molto amabile se li hanotati e te ne scrisse; vorrei che tu la ringraziassi per me. Virginia ti manderàsubito quel che chiedi; comesei buona e cara e previdente Marina mia, creaturabuona eforte[175] la cui affezione mi rende fiera. LaMamma ti dice tante tante cose affettuose e ti manda un bacione insieme a Virginia, io ti butto le bracciaal collo come è il mio solito.

 

                                                                                                  Vittoria tua

 

L’Elena ci scrive spesso ed è tutta premurosa di aver notizie della Mamma. E’ affaccendatissima nellemigliorie della sua casina che comprò a Tarcento, e pare che proprio non abbia più grilli d’altro genereper la testa. Sia lode a Dio. Ciao ancora e un altro bacio.

XXXVIII.Ep. in corso, XII. 3. 3076

Basalghelle, 4 Ottobre 1892

 

Marina mia.

Io ti dico solo questo. Le nozze di Virginia si faranno il giorno 26 andante, e in formatutta intima ; so iltuo orrore per la gente e il chiasso e puoi credere che come terifuggiamo da simili cose.Sai anche che laMamma non sarebbe in condizioni da sopportare le molte seccature che vanno sempre unite agli inviti ealleetichette , dunque puoi essere sicura che saremoassolutamente in famiglia ; è per questo appunto chetudevi venire e se non lo facessi lo avremmo come una veraoffesa alla nostra vecchia e forte amicizia.Non ti dico altro. So che puoi non negarci la grazia che ti chiediamo; non si parla naturalmente ditoilettespuoi venire (anzidevi ) col tuo solito abito nero, intutta libertà . Dunque rammentati che non accetteremoscuse di nessun genere; la Mamma (benché lo scrivere l’affatichimolto ) mi dice che vuol scriverti anchelei per implorare questo favore, ma io sono certa che ti basterà questa mia letterafranca e che non vorraidare un dolore a questa tua antica e diletta amica. Non è vero? Godo della salute di Silvia salutala per me

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Page 72: Aganoor Lettere Di Amicizia

con vivo affetto insieme a tutti i suoi anche da parte della Mamma e Virginia. Vedi che ti scrivo in fretta emale perché la Mamma è soletta e corro a farle un po’ di lettura mentre Virginia suona a quattro mani colMirelli, che è fra le altre cose undistinto dilettante di musica.[176]Un bacione dalla

 

                                                                                                  tua Vittoria

 

Saluti e ancora bacioni dalla Virginia e in particolare dalla Mamma.

XXXIX.Ep. in corso, XII. 3. 3077

Basalghelle, 16 Ottobre 1892

 

Marinacara cara[177] .

La Mamma è tutta contenta nel pensiero di poterti vedere presto e ti dice mille cose di affetto e digratitudine. Puoi figurarti se non ci uniamo a lei (Angelica è già qui) e con che fervore di allegrezza!

Manda pure la cassa; noi ogni mattina abbiamo a Oderzo un mezzo di trasporto per la spesa e il resto.Virginia ti dice mille cose riconoscenti anche in anticipazione e ti prega con me la Mamma e Angelica diringraziaretanto tanto tanto la cara e buona Silvia per averti persuasa a venire. Dille mille cose amichevoliper noi e a Pasolini pure e tu adorabile Mammina mia prendi un lungo bacione dalla

 

                                                                                                  tua Vittoria

 

Telegrafa o scrivi l’ora del tuo arrivo il giorno 25.

Ciao ancora cara cara.

XL.Ep. in corso, XII. 3. 3078

Basalghelle, 10 Novembre 1892

 

Marina cara.

A quest’ora ti sarà giunta la lettera della Mamma[178]che la spedì a Rezzonico, e di qui forse il ritardo.Volle scriverti lei, e sei la sola per la quale non volle ch’io le facessi da segretaria; così io non ti scrissisicura che avevi nostre nuove da lei. Quanto mi duole che tu sia stata malata! ma per carità abbiti curaMarina cara e non lasciarti vincere dalle memorie tristi, dalle idee scure. Non lo vedi questo bel sole,questo sereno? la vita ha dunque ancora dell’azzurro, della luce per noi, e se non per noi per i nostri cari,

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Page 73: Aganoor Lettere Di Amicizia

che è lo stesso, e Pierino, vedrai, vi darà compiacenze e conforti nell’avvenire. Su! coraggio! guarda ilcielo che bontà infinita; che clemenza misericordiosa! Virginia ti scriverà certo appena abbia un po’ ditempo, quand’anche non avesse ricevuta la lettera di Silvia e i proverbi[179]; ma ci scrive di essereancora in un turbine di visite, di doni, di premure, di affettuosità senza fine e che non ha il tempo che discrivere le sue nuove concisamente a noi. Compatiscila per ora; il suo indirizzo è: PalazzoTorella , ViaCavallerizza a Chiaia,Napoli .

La Mamma sta proprio benino e questa stagione benedetta influisce grandemente all’umore e albenessere suo e d’ognuno; ti bacio con affetto intenso insieme ad Angelica. L’Elena è tornata alla suavilla ma quieta e affettuosa, scrive spesso e mi mandò anche ieri un manicaretto confezionatosquisitamente da lei. Dio ce la serbicosì ! Addio cara abbiti cura e continua a volerci bene che noi te nevogliamo davvero emolto . Un bacio ancora

 

                                                                                                  tua Vittoria

XLI.Ep. in corso, XII. 3. 3079[180]

Venezia, 25 Gennaio 1893

 

Marina cara.

Grazie della tua affettuosa premura. Puoi figurarti come questocumulo di sventure ci abbia attarpate, mail pensiero dei nostri cari ci mantiene forti e non ci lascieremo vincere dallo scoramento. Malcolm; poi lagiovane sposa Fieramosca Fabbro (dopo due o tre giorni di un male che ancora non si sache cosa fosse) poi Lao Avogadro, un ufficiale di fanteria, molto noto a noi che pare si suicidasse in seguito a unaperdita al gioco; e poi la Marcello[181]… Ti assicuro che se non fossero le reiterate raccomandazioniper telegramma e per lettera delle nostre lontane, di badare alla salute, e di serbarci calme etc. etc.sarebbe da abbandonarsi a una vigliacca prostrazione. Ma no sai! la tua Vittoria non lo farà; ci ho laMamma mia che per non turbarmi mi dà l’esempio della calma, dolorosa sì, ma calma; e tornerò prestoserena. Chi sparisce civede e ci veglia; noi dobbiamo unicamente pensare ai nostri cari, e a fornire,impavidi e inalterati la giornata nostra. Non è vero? Bacia la Silvia e prendi un bacione dalla Mamma eda me.

 

                                                                                                 Vittoria tua

XLII.Ep. in corso, XII. 3. 3080

Venezia, 21 Aprile 1893

 

Cattiva cattiva Mammina,

Perché dirmi tante ingiuste cose? perché sovrattutto scordare il mio nome e scrivere sulla busta della tualettera:Virginia invece diVittoria ? fortuna che me la portarono lo stesso, perché al Ponte dei Greci non ve

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Page 74: Aganoor Lettere Di Amicizia

ne sono diVirginie ora. No cattiva, anziperfida ; nessun “pensiero indefinibile” mi trasporta lontano dallamia Mammina adottiva, e mai anzi come ora non ho pensato a te. Quella sera che tu ripetesti allaMamma quei versi ch’ella stessa non rammentava più, benché li avesse pensati e scritti lei tanti tanti annifa, quella sera, tu devi averlo veduto, mi salirono agli occhi vere lagrime di tenerezza per te, mia buona,adorabile anima, per te che hai tanto, così intensamente, così caldamente amato la mia Mamma e continuiad amarla allo stesso modo. Lasciati dunque dire che tunon[182] sai “leggere fra le righe” o altrimenti viavresti veduto un accrescimento d’affetto e se è possibile, una nuova tenerezza. Abbiamo tanto pensato ate quando ci dissero della malattia di Giacinta; e sempre andavo ripetendo: “Oh, povera la mia Marinasempre qualche nuova inquietudine qualche nuovo dolore deve turbarla!” Non sapevo della Ridolfi.Coraggio mia buona e speriamo che anche quest’ultima abbia presto a riaversi come la Martini. Scrivimipresto una buona buona lettera, senza ombra di cattiverie e di dubbi sulvero, grande, fortissimo affettodella tua

 

                                                                                                       Vittoria

 

La Mamma ti dice tante cose tenere e ti bacia con grande affetto.

XLIII.Ep. in corso, XII. 3. 3081

Cava dei Tirreni, 21 Luglio 1893

 

Marina cara.

Tu mi hai scritto in un momento scuro scuro e davvero che certi ricordi, certe atroci ricorrenze rinnovanostrazii e schianti atrocissimi. Coraggio coraggio amica mia!La grande affaire , “il grande avvenimentodegli umani” (come diceva l’Aleardi[183]) non può essere questa pallida, triste, amara vita.Consideriamola un necessarioponte tra le nostre origini oscure e le misteriose rive che ci attendono, didove ci giungono barlumi e bagliori di promesse superbe, a cui ci sentiamo attratti da quel velato fascinoonnipossente che molti chiamanol’Ideale .

Quel che mi turba è il non saperti bene in salute. Che cosa ti senti? che hai? dimmi ti prego! Noi stiamobene; Virginia pure, ma…niente di nuovo . Maria è con noi; assai migliorata se non guarita; ora è aNapoli con Virginia e i Mirelli per certe operazioncelle di cui abbisognavano i suoi denti. Stiamoprovando se la vita di famiglia può giovarle e questo di tenerla con noi è più un esperimento che altro.Elena è stata alquanti giorni a Basalghelle avendo dovuto rinunciare alle sue donne per alquanti giorni lequali avendo malati dei parenti assai gravemente le chiesero un permesso. Ci scrive spessissimo e orachiede consiglio alla Mamma anche per le più minute cose. Guarda un po’ come si muta. Dice che stamettendo in ordine il suo villino di Tarcento sperando che al nostro ritorno nel Veneto la Mamma vogliaonorarla d’una sua visita e tante belle cose. La Mamma sta benone e ti manda affettuosi baci; cosìAngelica sempre bella, buona, e attiva; una padroncina di casadeliziosa . Grazie di aver scritto alla Berti esperiamo bene; scusa della noia che t’ha data.

Perché dici che la Mamma non ha sul suo libro d’oro il Branchi? Manda manda i suoi quattro fogli discritto che li leggerò con molto piacere, scrive ottimamente e racconta sempre cose interessantissime.Non ho veduto la circolare del De Gubernatis[184]. Che cos’è?

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Page 75: Aganoor Lettere Di Amicizia

Sta serena amica mia adorata; io sono contenta che ormai tu sia sciolta da ogni impegno d’affari e disorveglianza per Bessica; tu hai bisogno di pace e di piena libertà. La Mamma e Angelica ti diconoancora mille cose tenere io ti bacio lungamente

 

                                                                                            Vittoria tua                                   

 

XLIV.Ep. in corso, XII. 3. 3082

Venezia, 27 Gennaio 1894

 

Marina cara.

L’Angelica pare non venga più per ora; le ultime notizie di treni minacciati, di spranghe tolte alle vie, difucilate etc. etc. l’hanno un po’, e più d’un po’ spaventata, e ci scrisse che attende tempo migliore permoversi, anche come stagione[185]. Le scriverò però subito la tua intenzione gentile di salutarla al suopassaggio e per ora te ne ringrazio io. Come sei buona e affettuosa sempre! Fa leggere i miei versi a chivuoi; furon quasi improvvisati e a dire la verità somigliano un poco a un articolo di giornale,rimato ; macorrono via lesti almeno senza incespicare per via[186].

Il Carducci sai bene chenon mi ha sul suo buon libro e tanto meno quei “versacci” lì possono mettermi inbuona luce dinanzi a lui; ma ripeto fa pur leggere a chi credi quel che ti mando e ti ringrazio anzi dellareclame di cui si ha tutti, volere o no, un po’ di bisogno. Di Fambri[187]qui si dice che va lentamentemigliorando, anzi pareva che ogni gravità del male fosse vinta; io voglio sperare che la Rita t’abbia scrittogiorni fa, in un momento di sconforto, ma che ora ogni allarme sia finito. Noi mandiamoquotidianamente avedere del malato; anche ieri ci risposero:meglio . Dunque speriamo bene. Anche qui abbiamo da tre oquattro giorni nebbia e scirocco; freddo no, ma un’aria umida che infracida corpo e anima… Ma torneràil sole e il sereno clemente… e igienico.

Mi duole che Silvia non sia contenta della sua casa; ora forse dei caloriferi quasi quasi si potrebbe fare ameno visto che stanno per ispalancarsi le porte, rosee della primavera… Almeno io vado dicendo cosìalla Mamma, uggità dell’inverno e della nebbia. Ma infatti già non è qui il Febbraio con i bei giorni tepidie bianchi

“Così chiari che sembra vi si effonda

Quasi un latte divino…”?

Direbbe il D’Annunzio[188]. E non stanno per isbocciare le viole, e su lontani smisurati terrazzi di aereemagioni mille valletti non istanno ora svolgendo e battendo e spazzolando gli sterminati tappeti checopriranno tra poco le nostre belle praterie? Quando la natura distende i suoi verdi velluti, noi li togliamodai nostri salotti, vergognosi del confronto, e i caminetti cessano dal brontolare e i caloriferi dal rovinare ipolmoni della gente. Evviva dunque la Primavera e persuadi Silvia che non istarà molto a venire il buontepore e l’azzurro, e dei caloriferi allora non saprà che fare. Proprio mentre ti scrivo un bel raggio di solemi ride sul foglio, in questa piccola zona d’oro quante visioni di campi, di monti, di strade bianche tra due

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Page 76: Aganoor Lettere Di Amicizia

siepi fiorite, di ripe erbose, di giovinezza, di Aprile!

La Mamma ti bacia ed io ti stringo forte e ti bacio a mia volta con affetto vivo. Di’ per me tante cose aSilvia e al Conte e a Pierino. La Margo ti saluta.

 

                                                                                                  Vittoria tua

 

Puoi figurarti con quale piacere conosceremo l’amica tua e il marito suo!

XLV.Ep. in corso, XII. 3. 3083

Venezia, 22 Febbraio 1894

 

Marina cara.

Quanto ti sono grata delle tue care parole incoraggianti e quanto bene mi fanno! Volere o no si ha tantobisogno che qualcuno si interessi alle nostre piccole prove ai nostri studi e ci approvi o ci ammonisca conaffetto sincero.

Sono però contenta che il Carducci non sia a Bologna perchéquei versi non potevanocerto piacergli. Adire il vero son proprio, come t’ho detto, buttati giùsenza ombra d’arte , e se esprimono un pensierogiusto e un sentimento sano, laveste è nondimeno assai volgaretta. Tutto sommato mi sarebbe dispiaciutoche il Carducci vedesse quei versi e non mi dispiacerebbe invece che vedesse questi che ti metto qui.Intendi che non voglio già esprimereil desiderio ch’egli li veda, ma solo dire checaso mai egli li vedessenon ne sarei scontenta come degli altri. Non decifrai la parola sottolineata dalla signora Brentari. “Negreggiano” forse? ma non ha capito che quei versi“Ai falsi redentori”[189] sono appunto unaparodia , o una risposta sdegnosa a certi versi della Negri[190]appunto,scritti nello stesso metro e checominciano appunto così:

 

Sonocento , sonmille , sonmilioni[191]

Son orde sterminate.[192]

 

E va innanzi così dipingendo idiseredati e gli oppressi, chele si fanno intorno chiedendo giustizia.

Il pigliare perimitazione quel che non eraevidentemente cherifare il verso (come dicono i toscani) non èmoltoacuto . Non ti pare!

Saluti affettuosi dalla Mamma che sta proprio benino. Da me un bacione e cento cose care alla Silvia e aPierino da

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Page 77: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

                                                                                                  Vittoria tua

 

P.S. Dalle lontane buone nuove. La Maria meno male. Fambri è ora in piena convalescenza.

 

Agonia[193]

 

Qui nella stanza solitaria, ov’entra

Del bigio cielolagrimoso [tenebroso] il poco

Lume; è la vasta dell’estremo autunno

 

melanconia;

Qui tutte le serene ore, le buone

Ore, che poco, ahimè, curai nei freddi

Bagliori assorta di bugiardi sogni;

 

ore gioconde,

Fantasmi inafferrabili di morte

Ore; qui tutte s’adunaro a farmi

Più acerbo e scuro questo scuro giorno

 

fatto d’angoscia…

-Ricordi?- una mi chiede – io venni prima

Coi ramoscelli di speranza, iverdi [dolci]

Rami che pel tuo capo a me commise

 

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Page 78: Aganoor Lettere Di Amicizia

una pia sorte.

Ti trovai rincorrente i vani fochi

Delle lucciole vane e me degnando

D’un breve sguardo nel mister dell’ombre

 

sparir ti vidi.

-Ricordi?- un’altra dice –io per te scesi

Le contrade del sol recando i doni

Che la dea dai bendati occhi fidati

 

per te m’aveva;

La pellegrina che alle tue dimore

Veniva d’oriente, hai tu cortese

Accolta, o non piuttosto al triste occaso

 

l’occhio volgesti?-

-Di’, rammenti? rammenti?- in coro l’ombre

Ripetono. Tu allor nulla curasti

Di noi le luminose, e una malvagia

 

follia ti spinse

Delle chimere tra le nebbie e i veli

A te accennanti di lontano; (i canti

Di quelle maliarde erravan lenti

 

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Page 79: Aganoor Lettere Di Amicizia

fra le scogliere.)

Non dove al sol danzavano gioconde

Fanciulle, dietro abbandonando il capo

Nell’ebbrezza del riso,alto levando [ai polsi strette]

 

serti di rose; [dai forti amanti]

Ma sola andavi,o grande taciturna , [o grande e taciturna]

Sotto la Luna a cogliere nel vento

Di morte voci qualche eco perduta

 

fra lerovine ; [ruine]

E fuor dallecorrose [spezzate] urne, e dai verdi

Talami di selvagge erbe e di muschi,

Tisorgevano, sciame avido , [sorgeano, legione avida] intorno

 

le fantasie,

Le maghe che soltanto hanno soave

Il nome, ma per trista arte d’incanti

Fan torbidi gli umani occhi del vero

 

alla bellezza.

Ed or ci guardi lungamente, e intenso

Il desiderio nel tuo sguardo accende

Unpoco , [foco] onde traspar l’anima tua

 

per gli occhi orante;

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Page 80: Aganoor Lettere Di Amicizia

Per gli occhi stanchi ove da tempo il pianto

Più non arriva…E’ tardi è tardi! e invano

Supplichevole, a noi tendi le braccia,

 

noi siamo spettri,

Noi siamo larve; i teneri virgulti

Avvizzir; dalla sorte altro comando

Ormai, pur troppo, non abbiam che farti

 

più tristel’oggi . [l’ora]

O fantasmi pietà! sparite, e l’anima

Possa scordarvi. E’ vero, alle sottili

Malie create dal pensiero, l’impeto

 

del cor soggiacque,

L’ardor soggiacque della bella e forte

Mia giovanezza,ad [in] inseguir, con ansia

Mai paga, la fuggente ala dei canti,

 

l’ala dei sogni,

Ed ora stanca (oh come stanca!) io guardo

Di quei vaghi e malvagi elfi il migrante

Stuolo; laggiù nel gran deserto, l’ultimo

 

ecco è scomparso…

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Page 81: Aganoor Lettere Di Amicizia

Ma voi, voi pure, ombre crudeli, inganni

Non siete del pensiero? un sogno, un voto

Sogno voi pure? oh per pietà sparite

 

forse non mai

Dall’oriente a me veniste i rami

Verdi recando e i fior, forse non mai

Foste, voi pur, null’altro mai che larve

 

belle ed inique.

Via dunque, via, fantasmiscellerati ! [ombre, chimere,]

Via dunque velenose ecati, in nome

Di Dio, lasciate finalmente in pace

 

l’agonizzante!

In treno

 

Va nella notte l’anelante spettro

Tra le fragranze dei vigneti in fiore,

Va nella notte e da conquistatore

Schiavo il mio corpo si trascina dietro.

 

Solo il mio corpo, l’inerte persona;

Ma dal possente chel’incendio [scintille] esala

Ratto si sciolse con un colpo d’ala

Quel che laccio terren non imprigiona,

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Page 82: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

Ed a ritroso migra ad un alato

Fratel che incontro cupido gli viene;

Libere vie liberamente tiene

Sui vinti gioghi e il mar signoreggiato.

 

Sì, lo spettro che torbido viaggia

Lunge si porti il fremito degli ebbri

Sensi,la smania , [il tumulto] le maligne febbri,

Gl’impeti della mia fibra selvaggia,

 

E a te venga, e di raggi e fior si valga

A parlarti d’amor senza parola

Tutta l’anima mia, l’anima sola

E la tua cerchi, e la si stringa, e salga.

 

Vittoria Aganoor

 

XLVI.Ep. in corso, XII. 3. 3084

Venezia, 28 Marzo 1894

 

Marina cara. Chi sa mai se questa mia ti troverà ancora a Bologna? ad ogni modo la buona Silvia laspedirà al tuo nuovo indirizzo. Quante sventure mi narri cara amica! Davvero che ogni giorno non portiche una nuova disgrazia. Anche noi siamo addoloratissime per la grave malattia di Valsecchi[194]padre,malattia cardiaca che ora solo accenna a migliorare, ma lentissimamente. Anche il povero Bernardi nonha seguitato in bene; pare avesse un piccolo attacco ancora, non grave, ma che lo forza a rimettersi aletto. Insomma guai da ogni parte. E tu che ti facevi una festa di rivedere vecchi amici e fare un girettoesilarante in buona compagnia, eccoti trattenuta da mille vicende tristi! Povera amica mia! Noi non si stamale; la Mamma non può lagnarsi ed io sto meglio dalla mia anemia; se mi prende il cattivo umore, mi

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Page 83: Aganoor Lettere Di Amicizia

metto a tavolino e faccio versi, e talora anche e spessoversacci , ma tanto mi svago e non ci penso su!…Eccoti la mialirica primaverile ; un po’ melanconica come il colore del tempo ma piena di “rose” comevedrai. La Mamma ti dice tante cose affettuose io ti mando un bacione e se sei ancora a Bologna ti pregodi baciare per me la cara Silvia e Pierino e ricordarmi al conte Giuseppe. La tua

 

                                                                                                       Vittoria

 

[Nova primavera][195]

 

Nel gran sereno passano leggiere

Nuvole, lente nuvole pensose

Come assorte in lontani

Ricordi di lontane primavere….

Giù, sulla terra, sbocciano le rose,

Ma come stanche, pensano i sovrani

Fiori, d’un’altra, remota stagione;

 

I bianchi fior che il giovanetto Adone

Tinse di sangue e le fanciulle greche

Ridenti al sole givano cogliendo,

In Ciprigna a profonder le corone.

O bellissime vergini! le bieche

Parche, al mirarvi, trattenean l’orrendo

Ferro, pronto a recidere lo stame;

 

E d’Afrodite pel vasto reame

Correva un ineffabile clamore

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Page 84: Aganoor Lettere Di Amicizia

Fatto di risa, fatto di canzoni,

Voci improvvise d’improvvise brame,

Flutti di quell’oceano d’amore,

E tra i roseti andavano i garzoni

Voi rintracciando e il sol benedicea…

 

Fumavan l’are sacre a Citerea

E su quel mar di vergini e di rose

Fissava immota i grandi occhi pagani

Bianca tra i fior l’effigie della Dea…

Più non fumano adesso le corrose

Are, e polvere son le bianche mani

Ch’arder facean la vita ed il piacere…

 

Tornano chiare e tepide le sere,

Torna l’Aprile, tornano le rose

Ed a sognar ritornano gli umani…

Ma nel sereno passano leggiere

Nuvole, lente nuvole pensose

Come assorte in lontani

Ricordi di lontane primavere.

 

Vittoria Aganoor

XLVII.Ep. in corso, XII. 3. 3185

Cava dei Tirreni, 21 Agosto [1894][196]

 

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Page 85: Aganoor Lettere Di Amicizia

Marina cara.

Ho pensato inutile l’insistere con altre lettere a te o a G. tra tante raccomandazioni non si sarebbebadato alla mia e se dovrò conoscere la tua amabile amica preferisco non sia in questa occasione. Hofatto quel che potevo per l’Albanese e Dio provvederà per il resto. Ora tu sarai già tornata a Bassano esarà con te la cara Silvia e Pierino. Godi la pace di Ca’ Rezzonico senza tormentarti con pensieri bui, ecerca di serbarti sana e serena. Noi stiamo tutte bene e sebbene il caldo sia un po’ aumentato da tre oquattro giorni non possiamo proprio lagnarci e l’aria marina e montana non manca mai in questo frescoangolo di mondo. Dicolera si parla sì e no, e finché non ne sia sparita anche l’ultima ombra non cimoveremo di qua. Facciamo una vita tranquillissima e la Mamma si fa ogni giorno più bella e gagliarda,sicché non possiamo desiderare di più. Le Alexander[197]mi scrivono da Lugano ove mi dicono ditrovarsi benone per tutti i riguardi. La Francesca sta traducendo in inglese quei miei versiA mio Padreepuoi figurarti quanto questo mi faccia piacere. Addiocarissima . Tutte ti salutano con vivo affetto e inparticolare la Mamma. Io ti bacio con tenerezza

 

                                                                                                  Vittoria tua

 

Saluta e bacia per me la cara Silvia ti prego e Pierino. Ricordi a Pasolini se è con voi.

XLVIII.Ep. in corso, XII. 3. 3085

Basalghelle, 25 Ottobre 1894

 

Marina cara.

La Mamma ti scrisse[198]e da lei tu fosti informata di me, di noi tutti; ora però tocca a me farmi viva evenirti a parlare in persona … o quasi; con immenso piacere certo, giacché se non ti ho scritto, ho moltospesso pensato a te, e gioito con te della pace che finalmente ti consentiva la sorte. Dagli Agostinelli pareanche che una relativa serenità sia tornata; dopo quelle orrende angoscie anche ilmeglio può parer bene.Gli sposini nostri son qui, lieti e sani, ma pensano già a ripigliare il volo per le piùmiti aure partenopee;forse Virginia resterà ancora qualche settimana ma prima della fine di Novembre sarà certo a Napoliancora. Invece aspettiamo Angelica che verrà a consolarci dell’abbandonoMirelliano , forse ai primi diDicembre. Anch’essa sta bene e si diverte in placide gite ottobrali con vecchie e simpatiche amiche. Dallealtre pure ottime nuove. Io per farmi perdonare il lungosilenzio lirico , ti metto qui dei versi, e te ne mandoaltri sottofascia, benché rammento bene che molti altri che ti mandai mesi fa, non ebbero pur un cenno dicritica, sia pur feroce, dalla mia Marina. La Mamma sta benone e insieme a Virginia e Cesco ti mandasaluti affettuosissimi; io ti bacio con tenerezza e ti prego di scrivermi presto. Noi siamosulle mosse perVenezia ma ti dirò in altra mia con più precisione ogni cosa. Tua vecchia amichetta

 

                                                                                                       Vittoria

 

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Page 86: Aganoor Lettere Di Amicizia

Sotto le stelle[199]

 

Dormono i campi, non s’ode una voce.

Solo un passo, che male

Discerno, ove sia volto,

Un passo lieve, ritmico, veloce,

Io nel silenzio della notte ascolto.

 

Va, va, va, quel notturno pellegrino,

E benché mai non resti,

E benché sempre a un modo

Segua rapido e uguale il suo cammino

Io nella notte lontanar non l’odo.

 

Va, va, va, come mi passasse accosto

Sempre sempre e fuggisse

Sempre un persecutore,

Va, va, il fantasma nell’ombre nascosto

Che cammina col ritmo del mio cuore.

 

Io sento, io sento che una qualche stilla

Di vita, egli passando

Mi beve; ai miei pensieri

Ruba un sogno, al mio sguardo una scintilla,

Lorda di polve i miei capelli neri.

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Page 87: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

Io sento ch’egli porta a dei lontani

Cuori, l’oblio dei voti

Che travolse il destino;

L’oblio dei cari dì senza domani,

L’oblio a me che a ricordar m’ostino.

 

Vittoria Aganoor

XLIX.Ep. in corso, XII. 3. 3188

Venezia, 1° Dicembre [1894][200]

 

Marina cara amicaincomparabile !

Lessi alla Mamma la tua lettera e quella del povero “Nella”. Ne fu commossa ma dolcemente, perché ilveder ricordato, amato, da una anima come la tua, un essere caro, èassai consolante, e fa pensare a certemisteriose corrispondenze, messe in dubbio dai più, degli spiriti ormai liberi da ogni impaccio terreno connoi. Come devono esultare quelle essenze vaganti (se ancora qualcosa della loro indole umana serbano)vedendosi fatti segno a desideri alti, a rimpianti, a ricordi sempre vivi e fervidi di tenero affetto!Grazie[201] Marina mia, ora e sempre per il bene che hai voluto, e che vuoi alla mia Mamma cara e a tuttiquelli che le furon cari! Come son pochi i cuori che ti somigliano! Avrei voluto scriverti subito e a lungo,mati assicuro , che pur facendo una vita delle più ritirate (come si dice) (figurati che da che sono aVenezia ho messo una sola volta il naso fuori di casa!) pure non trovo tempo di far nulla, dovendoscriverequotidianamente alle molte lontane sorelle e occuparmi della mia Mamma e farle un po’ di letturae tante cosine; e poi viene qualcuno (vediamo pochissima gente non facendo io mai visite, ma gli amiciintimi vengono spesso a tenerci compagnia, e la Rosanna Marcello trova un gran gusto a stare qualcheora da noi, parlando in milanese con la sua compaesana, del suo andamento di casa e d’altro) e insommala giornata va via che si voleva fare un mondo di cose e non s’è fatto niente. Ma tu verrai vero? e faremole belle chiacchierette insieme e sarà un gusto! Vienipresto cara e donaci tutto il tempo che potrai! LaMamma ti bacia con tenerezza riconoscente, ed io con lei, stretta in un triplice amplesso.

 

                                                                                                Vittoria tua

L.Ep. in corso, XII. 3. 3086

Venezia, 24 Gennaio 1895

 

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Page 88: Aganoor Lettere Di Amicizia

Oh povera la mia, la nostraMarinella! 22 giorni sofferente e noi non saperne nulla! Grazie a Dio tu orasei entrata in prima convalescenza ma bada che mai più si devon fare misteri con le tue creaturette diVenezia che sai quanto bene ti vogliano! La Beppa ti manda con un lungo bacio tenerissimo un mondo diraccomandazioni; dice che tu non faccia imprudenze, che ti abbi gran cura, che cerchi di mangiare cosenutrienti e ricostituenti;… (non mi lascia scrivere, gridandomi dalla camera vicina le cose che vuole che tidica!…)

Sì Marina mia, usati ogni riguardo; in questa malvagia stagione i riguardi non sonomai troppi !Che cosapoi hai avuto? febbre e raffreddore mi figuro; febbre reumatica, vero? e l’affetto predomina in te anchequando sei tormentata dal male, e i miei versi ti tornavano in mente, buona e adorabile creatura! Guardache combinazione; nell’ultimo numero dellaRassegna Nazionale (che ti mando e che tu mi rimanderai acomodo) vi

ha una poesia intitolataInferma[202] in cui appunto accenno a quella specie di processione che talorapassa innanzi ai febbricitanti, di figure o di parole.

Parlo appunto delriapparire innanzi alla mente di certe parole; quelle che più ci colpirono lette o uditenella vita, e talora anche sognate da desti. Tu leggerai con la solita indulgenza e ti svagherai per cinqueminuti. Del resto allegri amica mia e fa presto a tornar nuovamente bella e forte come l’ultima volta, chése ti ritorniamo aghermire puoi star certa che non ti lascieremo così presto sgattaiolare come il 1°Gennaio d’infausta memoria. Baci teneri dalla tua Beppa, da Angelica che ti riscriverà anche lei e tantitanti dalla tua

 

                                                                                                       Vittoria

 

P.S. Altro che li ricevette iforti[203] la Beppa e dice che te ne scrisse subito tanto che tu poi riscrivesti[204]. Ad ogni modo te ne ringrazia ancora vivamente perché fecero furori e a noi andarono in tantosangue.

LI.Ep. in corso, XII. 3. 3087

Venezia, 2 Febbraio 1895

 

Cara cara la mia Marinella! Abbiti cura e guarisci presto presto; cioè rinforzatibene bene , che guarita losei già, e vedrai che passeremo insieme delle belle giornate e faremo le risate che già facemmo negli ultimigiorni del ’94 qui a Venezia. Ora mi proverò a difendere le strofe incriminate d’Inferma.

Parole come impresse

Sul foglio con un ferro

Rovente… Così a noi parve, e che ardesse

Il foglio etc. etc.

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Page 89: Aganoor Lettere Di Amicizia

E alzammo gli occhi a guardare se i nostri libri, le carte, i nostri famigliari oggetti, (che sono icompagni egliamici nostri,) stessero fermi al loro posto,ignavamente , mentre la nostra ultima fede (cioè la fiducia, lasperanza, la credenza e la sicurezza in un essere caro, in un carattere da noi stimato, in una promessa checi riposava etc. etc. etc.) andava in precipizio.

Ecco Marina mia il pensiero che evidentemente ho male espresso giacché tu non l’hai afferrato bene. Tirinnovo anche da parte della tua Beppa e di Angelica le fervide raccomandazioni per la tua salute; noncommettere imprudenze, non far troppe bravure, nutriti di cibi ricostituenti; non esporti al freddo;ubbidisci in tutto e per tutto al bravo Velo, un dottore che molte più importanti città v’invidiano, e staraibenone. Dissi all’Angelica quel che la riguarda; ti manda saluti e baci affettuosi. Saprai che la tua buonaamica Marianna Giarrè Billi, mi scrive talora per darmi nuove del Nencioni[205]malato. Ho notizie diretteda lui, ma egli detta solo poche righe; la Marianna invece essendo la moglie del medico curante può dirmipiù e meglio. Il Nencioni (non lo seppe) ma fu gravissimo; ora solo accenna a migliorare. Scrissi allaMarianna anche della tua malattia e della tua guarigione. Davvero che sei un bell’originale! Parli dipassare un mese a Firenze e a Pisa questa Primavera. E Venezia? Venezia dove vi sarà fra l’altrol’esposizione e dove c’èla tua Beppa e le tue creaturette, le sue figliuole?…

“Vergognosa!”[206]ti dirò anch’io come fai tu quando mi copri di vituperi d’ogni specie! A rivedercipresto Marinella cara e coi baci della Beppa e di Angelica prendine uno di lunghissimo e tenerissimo dallatua

 

                                                                                                                                                 Vittoria

LII.Ep. in corso, XII. 3. 3088

Venezia, 7 Maggio 1895

 

Marina cara. Grazie della tua cara lettera a cui, come vedi rispondoa volta di corriere . Quanto siamocontente di saperti riavuta di salute e rinfrancata anche nel morale! hai ben ragione di dire che la migliormedicina è un po’ di sereno e di affetto, senza le quali cose le farmacie non giovano a nulla. Grazieinfinitamente anche delle buone nuove che mi dai del Nencioni; speriamo nel caldo e nello stabilirsi dellastagione! Noi stiamo bene e la Mamma fu già a vedere l’Esposizione[207]con me senza risentirne troppoper stanchezza. Naturalmente che dopo tanti mesi di immobilità le gambe non potevano essereelastiche ,ma se comincerà a moversi di frequente ne avrà generale giovamento.

I Mirelli saran qui in fin di mese e l’Angelica ci promette di ritornare nel Veneto alla fine di Giugno o aiprimi di Luglio. Dalle altre buone nuove. E tu? e la Silvia cosìartista , non vi sentite attratte da questemeraviglie d’arte, da questamostra veramente e indiscutibilmente importantissima e interessante almassimo grado! Spero di sì e che vi vedremo presto, vero?… Ma quella (o megliocodesta …) benedettaBologna è la grande fascinatrice e insieme al mago Carducci non vi lascierà sciogliervi dalle sue malie.

A proposito di poeti, di versi, e di malie ecco che ti mando una poesiola della quale voglio il tuo schiettoe chiaro parere. Leggila con calma, e magariri leggila, poi dimmi se ti piace o no e perché. Il titoloprimoera “Mai”[208], per rendere più chiara “l’orrenda parola”, (la quale per altro potrebbe benissimo ancheessereinvano , onulla etc. etc.), ma per esprimere con più chiarezzal’idea fondamentale dellacomposizioncella la intitolaiIncontro al sogno . Scrivimi presto e se insieme al tuo mi manderai il pareredelMago , e che questo parere non siamortificante tanto meglio naturalmente!

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Page 90: Aganoor Lettere Di Amicizia

La tua Beppa ti dice mille e mille cose affettuose ed io ti bacio con tenerezza

 

                                                                                                  Vittoria tua

 

Alla Silvia un mondo di cose care da me e dalla Mamma, ricordaci al Conte e a Pierino.

P.S. Sulla busta vedrai un indirizzo molto complicato ed incerto, gli è che io ho il vostro ultimo indirizzoed è Palazzo Montanari. Ora tu metti sulla tua lettera di nuovo Bianconcini e non mi ci so più trovare…

LIII.Ep. in corso, XII. 3.2[209]

[S.l., s.d.]

 

Mai

 

Sotto la luna i mille cavalieri,

Come a squillo che chiami alla raccolta,

Vanno, volano, avanti a briglia sciolta,

Curvi sull’onda dei cavalli neri.

 

Ciechi, folli, non vedono sui vaghi

Poggi il grappolo offrirsi dalle viti,

Né i casolari lampeggiar gl’inviti

Di pace, in riva agli assopiti laghi.

 

No, no, no!Volo [Solo] luminoso, alato,

Bello d’una terribile bellezza

Con voce di comando e di carezza

Chiama il Sogno da tanti anni sognato.

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Page 91: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

Laggiù laggiù tenacemente chiama

E laggiù l’ordatenebrosa  [turbinosa] vola

Ignara, [credula] dove una crudel parola

Spegnerà il foco dell’accesa brama.

 

Sta l’orrenda parola nel profondo

Dell’abisso che attira avido e inghiotte

Chi le malie sfidando della notte

Corre ai miraggi che non son del mondo.

 

Ma che val? ma che importa? Il sogno mente,

Tutto è invano! Che importa?…tanto ! [Avanti] io sono

Con voi fratelli! E sprono e sprono e sprono

Il mio cavallo disperatamente.   

 

 Vittoria Aganoor[210]

LIV.Ep. in corso, XII. 3. 3089

Venezia, 4 Luglio 1895

 

Con “la Marina” eravamofuriose[211] ; ecco detta la parola giacché lo vuoi sapere. Mi ero fatta unafesta di rivederti quel giorno, e la mia Mamma pure buttando via la pigrizia, volle alzarsiprestissimo (perlei) e fartoilette in fretta per farti la sorpresa di farsi trovar pronta e godersi la tua compagnia quell’ultimamattina. Aspetta aspetta…! Niente! Sai? (mi disse la Mamma) la Marina avrà pensato bene di non partiroggi e verrà certo a desinare con noi per compensarci della delusione di questa mattina. E in questopensiero ci torna la speranza. Ma sì! aspetta aspetta… niente! Poi venne quella tua lettera scellerata, cheinvece che di scuse era tutta piena di rimproveri. Non ci volea altro per mettere il colmo al nostrorisentimento. Ma tu, cattiva e cara creatura, tutta piena di malie che legano a te stranamente, sai poi fartiperdonare ogni peccato, e attacchi per evitare le accuse, e ne sai dir tante e cosìbenino e di così carine,che voglia o non voglia bisogna finire col buttarti le braccia al collo e baciarti con maggior tenerezza di

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Page 92: Aganoor Lettere Di Amicizia

prima. Così faccio e non me ne pento. Anche qui fa caldo ma la casa è per fortuna molto ventilata e nonci si sta male. Saprai poi che i Mirelli sono, invece che qui, a Londra tutt’e due, e occupandosi purd’affari trovan modo di divertirsela un mondo coi parenti e i conoscenti di là e le loro lettere sono tantestrofe d’inno all’Inghilterra, alla gentilezza degli inglesi, alle bellezze di quella città (di Londra), allaseason, etc. etc. Noi resteremo qui aspettando il ritorno deiprofughi . La Mamma ti bacia con tenerezzaperdonando tutte le tue malefatte. Ieri non si sentì bene, se no ti avrebbe scritto lei stessa oggi, ma io lapregai di non affaticarsi in nessun modo finché non si rimetta perfettamente. Un abbraccio stretto dalla

 

                                                                                                  tua Vittoria

 

Tanti e affettuosissimi saluti a Silvia e Pierino.

Congratulazioni per il buon esito degli esami di Pierino.

LV.Ep. in corso, XII. 3. 3090

Basalghelle, 28 Ottobre 1895

 

Marina cara. Davvero che avreipiù “d’un mondo” di ragioni per giustificare il mio silenzio, e la prima èche fuiio a scriverti per ultima e che la visita delle sorelle fu piuttosto che una visita unaapparizione ,giacché sono già ripartite da un mese. Le mie “allegrie autunnali” poi si riassumono in questo, che unanostra vicina, la Parpinelli, (l’unicanostra vicina) colpita da gravissima nefrite, fu sempre, (da che siamoqui) tra la vita e la morte, ed ora pur troppo sembra si avvicini alla fine. Figurati che razza dibuon umorepoteva regnare in questo nostro eremo, già triste di per se, come tu sai. La “vecchia amica” poi, fu nonsolo ricordata molto dalla Vittoria e dalla Beppina, ma quest’ultima dedicò ad essa parecchie ore dellasua giornata, ricamando a sua intenzione un sacchetto per chiavi che le manderà quanto prima. Ti mandodei versi miei giacché ne vuoi, ma in quanto al volume… che fare? il Nencioni non è ancora forte, ed ionon oso fare da me dopo quel suo desiderio di parlarne al Treves etc. etc.[212]

I Valsecchi stan meno male; rassegnati alla loro sventura e consolati dallo scambievole affetto. Furono aVicenza coi parenti Quirini, ora sono ormai da qualche tempo a Venezia.

Ti mando anche un miobozzetto , un po’scettico , ma che spero non ti dispiacerà.[213]Dimmenequalcosa e così dell’Abenezerper il quale ricevetti dal Fogazzaro[214]una lettera addiritturaentusiastica ecosì dal Panzacchi[215]. Vedi che divengo una personad’importanza ! Cara la mia Marinella, abbiti curae guardati dai primi freddi, poi quest’inverno vientene a Venezia da noi e lasciati coccolare dalla tuaVittoria e dalla tua Beppina. Un bacione da me e da lei. Ti abbraccio stretta stretta

 

                                                                                                  Vittoria tua

 

[Abenezer[216]

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Page 93: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

Abenezer è un vecchio, un mesto e dolce

vecchio dagli occhi azzurri, due strani occhi

che forse han molto pianto (io dico: “forse”),

ma in un tempo lontano; ora son limpidi

come il ciel, dopo un lungo temporale.

Abenezer dinanzi alla sua nera

scrivania, tra i volumi neri, e tutto

coperto anch’egli d’una nera toga,

oggi non è tranquillo, oggi non trova

carta né penna docili, gli cade

di mano tutto, i suoi libri rifiutano

d’aprirsi obbedienti…

 

E’ forse l’aria

troppo viva, Abenezer?… Dalle aperte

finestre entra un odore, un fresco odore

di foglie nove e di cielo sereno…

Ecco, ha smesso Abenezer di cercare

tra’ i suoi volumi, e sulla sedia, inerte,

con gli occhi alla campagna ampia, rimane

perso in un sogno antico…

Eh via che l’ora

fugge! -

  E’ già in piedi, ad ogni libro toglie

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Page 94: Aganoor Lettere Di Amicizia

la polvere con cura e piega e ammonta

le carte sparse; ad ogni oggetto assegna

un posto novo e nella stanza, a mano

a mano, tutto par sorrida e brilli…

Abenezer, chi aspetti? In festa frusciano

le tende alle finestre, entra più forte

l’odor del novo verde e dei nascenti

fiori…. Il cielo ha il color di quel lontano

Aprile… ti ricordi?…Son passati

tanti anni!… Ora Abenezer si risiede;

nessun invero aspetta, e chi potrebbe

rammentarsi di lui? Nessuno aspetta

Abenezer, nessuno! Un core amico

non ebbe mai; tutti son morti i pochi

parenti; tutti! Ed Abenezer cerca

da tanti anni, nei libri, una parola

che gli riveli, perché nacque e visse

sempre infelice… Il bene? egli lo fece

quanto e come potea, sempre; non ebbe

mai conforto d’altrui. Ma spera, e crede,

crede all’anima sua possente e viva

oltre i secoli. Ancora un breve esilio

e ascenderà poi libera, all’ignota

meta per gradi…

 

Come in festa tutto

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Page 95: Aganoor Lettere Di Amicizia

brilla d’intorno! un’ospite, un’attesa

ospite certo dee venir…

 

Più intenso

nella tepida sera arriva il dolce

odor dell’erbe e dei nascenti fiori.

Abenezer, sta pronto! Eccola, viene,

viene!… Come gli palpita e sussulta

il vecchio cor! come si velan gli occhi

nell’attesa!…Ella viene! eccola! Alfine

qualcun lo cerca!… nella rosea sera

ella venne per lui, per lui traverso

le praterie di mammole coperte,

tutta impregnata di fragranze e il grembo

pieno di rose. Bianca nella bianca

veste; gli occhi sereni, il labbro schiuso

a una parola come un soffio lieve,

per man lo prende e gli bisbiglia: -Vieni!-]

 

LVI.Ep. in corso, XII. 3. 3091[217]

Basalghelle, 3 Novembre 1895

 

Marinella cara eperfida !

O io mi sono espressa assai male o tu hai letto quel mio povero bozzetto con molta poca attenzione.Altro che “acciuffato” te lo ha quell’altra! e non lo dico, e non lodichiaro ? la leggiera ironia con cuicondisco la cosa non è certo così profonda da velare il vero; e il vero è, evidentemente, che quelloiolesco[218]marito tornò e ritornò dall’altra […]ndo a transazione paradossale […..] propria

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Page 96: Aganoor Lettere Di Amicizia

coscienza; […]i lacara moglie come svago ideale e immacolato, agli eccessi e alle stanchezzedell’intemperanza sensuale.[219]In quanto al mioAbenezer son tanto contenta che ti sia piaciuto equell’accenno al giungereper gradi all’ignota meta è un’allusione a una delle varie credenze sull’evoluzionisuccessive delle anime una volta sciolte dal corpo etc.etc..

Non ho qui le novelle della Percoto[220], ma appena a Venezia me le procurerò certo. Finalmente timando per pacco postale la borsetta della Mamma; (cioè fatta da leiper te ) essa dice che tu […] puoiaccoglierla […] giacché il tuo affetto per la Beppa te la farà parer bella anche se così modesta. Io perempire la scatola vi ho messo dellefave che ti faran ridere; la borsetta la troverai infondo alla scatola. Iopoi ti perdono tutte le cattiverie che mi dici, oscellerata donna ! ma tanto già puoi ben dirne e farne, ti sideve voler bene per forza. Io non voglioniente affatto che tu mi rimandi il bozzetto e i versi; quando maipotranno servirti …. ad accendere il foco in queste rigide giornate di precoce [inv]erno. Copriti benebene, [ti rac]comando; flanella, flanella [flanel]la! hai capito? Dalle lontane ottime nuove. La poveraParpinelli se ne è ita e dopoventiquattr’ore la figlia Annita mi partecipava ufficialmente il suo fidanzamentocon un tal Carli,tutt’altro cheottimo partito. Ad ogni modo l’inopportunità di tanta fretta nelfar parte diquesto fatto cosìstonante con l’angoscia chedovrebbe suscitare una perdita simile in una figlia mi fecerestar di sasso. Che te ne pare? Dalla mia Mamma cara tanti baci “allasua Marina ” e da me un pizzicottosulle tue belle mani e un buffetto che non meriti altro oatroce creatura ! Cia[o!] ciao!

 

                                            Tua Vittoria

 

LVII.Ep. in corso, XII. 3. 3092

Venezia, 23 Novembre 1895

 

Marina cara. Un altro dei nostri più vecchi e cari amici che scompare! Povero Verga[221]! cosìinaspettatamente, in pochi giorni! Tu ti figuri il nostro dolore, tu che sai quale antica e salda amicizia cilegasse a lui. Ma così è il mondo e la vita. Ad ogni passo un amico, un compagno, un consigliere, unfratello, resta per via, e noi procediamo sempre più tristi e fiacchi e soli alla meta ultima. Ma coraggio eavanti! non è al dì là la vera alba e la vera pace? dunque avanti? Tu parli amica mia adorabile di “tramonticerebrali” e questa tua lettera è piena di luce e calore spirituale. Vi è un bellissimo tema di poesia (Il panedei morti) vi è un racconto tristissimo di disgrazia avvenuta, ma fattocome tu sola sai . Vi è un cennopolitico e un annunzio d’arte a proposito del Minghetti.[222]Che cosa vuoi di più? Ah se tu leggessi certelettere di giovanette elegantimoderne , esserini che s’affacciano alla vita cinted’aurora i capelli!…tu nonparleresti davvero ditramonti alludendo[223]a te.

Mentre ti scrivo fiacca che è un piacere. Siamo già in inverno? e tuquando verrai a vederci? Non ti geli incotesto tuo palazzone grandiosamente gelido, dove solo una folla di dame e cavalieri di paggi e prencipotrebbe svegliare le antiche eco gioconde d’un tempo e risuscitare la spensierata gaiezza d’un tempo?Ah il veder nevicare daCa’ Rezzonico dev’esser triste, ed io vedo da qua i tuoi lucenti occhi neri fissisulla muta campagna, mentre un popolo di ricordi ti assale, ti stringe, ti soffoca. Lascia il tuo regno mesto,la tua reggia solitaria e torna fra la gente viva, e sciogliti per un poco almeno dalle ombre innumerevoli etiranniche delle memorie!

La Mamma ti manda bacioni ed io con lei. Io poi per di più ti pizzico il mento e ti graffio le mani.

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Page 97: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

                                                                                                Tua Vittoria

 

LVIII.Ep. in corso, XII. 3. 3093

Venezia, 2 Dicembre 1895

 

Marina cara

Tu al poveropan nero che ti si manda, rispondi con della squisitafocaccia e ancora meglio con deifortideliziosi e dei fiori rarissimi in questa stagione. Che debbo dirti? Appena li tolsi fuori dal cestino, queisoavi esserini ci parlarono di te con la loro anima fragrante e la tua Beppa non rifiniva dal lodarne labellezza la freschezza l’inebbriante odore. Cara cara affettuosa amica! Ma io sono inquieta per la tuasalute. Nella tua cartolina mi dicevi che le stufe t’avean fatto male, senz’altro. Iovoglio sapereche sorta dimale ti fecero e come stai ora.

Se ti annoia lo scrivere mi basterà una cartolina, due righette brevi brevi. Bada che li aspettoa volta diposta! E grazie ancora e ancorasenza fine per questo tuo carissimo dono e abbiti dalla tua Beppa e dame tanti e tanti baci tenerissimi. Bada che aspettoansiosa tue nuove!

 

                                                                                                  Vittoria tua

 

LIX.Ep. in corso, XII. 3. 3094

Venezia, 5 Dicembre 1895

 

Marina cara.

Le nostre due lettere debbono essersi scontrate per via. Mentre io ti ringraziavo deideliziosi fiori, e tichiedevo nuove della tua salute, tu mi chiedevi di quelli e mi dicevi di questa. Quanto sono e siamocontente di saperti ora guarita dalla tosse e con buoni propositi pei primi di Gennaio. Vedremo poi semanterrai le promesse!Guai a te se vi manchi. Vuoi credere che anche oggi che ti scrivo le bellissimetuberose e le violette tue olezzano ancora nei loro vasetti sul tavolo vicino a cui lavora la mia Mamma edio le leggo? Così ci sentiamoin tre , con la nostra Marina fra noi, che ci carezza e quasi ci veglia con lafragranza dei suoi fiori. Cara! Abbiti cura per carità che con questo tempaccio è così facile prendersi unmalanno! Hai sentito del povero Valmarana[224]di Vicenza impazzito improvvisamente e furiosamente?

Tante congratulazioni al tuo Pierino per il suo ingresso all’Università. Ha un grande ingegno e moltogustoartistico ; farà strada nel mondo!

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Page 98: Aganoor Lettere Di Amicizia

L’Eleonora è dunque rifiorita? lo sai quell’epigramma del Montanari[225]?

Ho fondamento da sperar che Irene

Sarà bellina e fresca anche in vecchiaia,

Perocchè l’egoismo è una ghiacciaia

Che conserva le carni molto bene.

Bellino eh? La mia Mamma (che è poila tua Beppa ) ti manda saluti teneri e baci idem. Io ti abbracciostretta stretta e ti mordo un tantino la guancia destra…

E se non sei contenta … peggio per te.

 

                                                                                                  Vittoria tua

LX.Ep. in corso, XII. 3. 3095

Venezia, 16 Dicembre 1895

 

Marinacara ![226]

La tua lettera tutta vibrante di pietà e di apprensione per i nostri poveri fratelli lontani mi hasuggestionata, come ora si dice, e nel pensiero del vicino Natale scrissi alcune strofe che ti mando e che sono più tueche mie. E’ davvero uncrepacuore questa tragedia africana e forse il peggio non è ancora venuto. Bastasperiamo in Dio![227]

Noi stiamo bene grazie al Cielo ma il tempo è pessimo. Dalle lontane tutte ottime nuove e solo soffriamodegli altrui dolori. Quel povero Valmarana di Vicenza impazzito è p[u]re un grande schianto pe[l][228]Fogazzaro di cui è nipote. Spero che il Mocenigo[229]trionferà del tifo; è giovane e sarebbe davverotroppo acerbo ch’egli lasciasse desolata così presto quella povera sposina! Oggi han fatto i funerali dellanonna della Olga Montenegro la Kisenchuich; ed è morta oggi una delle infinite Albrizzi sposata inCicconi. Lutti per tutto. La Mamma ti manda baci tenerissimi ed io con lei raccomandandoti sempre diaverti cura in questa stagione malignissima.

 

                                                                                                Tua Vittoria

 

Natale…1895![230]

 

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Page 99: Aganoor Lettere Di Amicizia

E’ Natale!… o fratelli

Lontani, o creature

Chiuse dentro gli avelli;

O fantasmi scomparsi

Dell’oblio nelle immense sepolture

 

A voi tendo le braccia,

A voi volgo smarrita

La lagrimosa faccia,

A voi, che me vedeste

Il limitare ascender della vita.

 

Oh tornatemi intorno!

Oh ch’io da voi, siccome

In quel lontano giorno,

Dir oda: “E’ l’ora; vieni,

Vieni!” e chiamarmi oda da voi per nome!

 

La mia piccola mano

Teneramente presa,

Come in quel dì lontano

Io senta dalle vostre,

E sia notte, e laggiù brilli la chiesa.

 

Così per l’ampia strada,

Tra i notturni misteri, [piena d’ombre e misteri]

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Page 100: Aganoor Lettere Di Amicizia

Da voi protetta io vada

Nulla temendo, e siano

Tutti pieni di luce i miei pensieri.

 

Io non sappia che oscuro

D’imminenti procelle

Ci sta sopra il futuro,

Io sogni come allora,

In quella notte, un gran sogno di stelle!

 

Nulla io sappia del folle

Mondo; di forsennate

Stragi per poche zolle;

Di madri che ai figliuoli

Tendono invan le braccia disperate.

 

Nulla io sappia; e soltanto

Come allora, nel suono.

Anzi nell’ampio[o piuttosto nel] canto

Delle campane, io senta

Una grande promessa e un gran perdono.

 

LXI.Ep. in corso, XII. 3. 3096

Venezia, 12 Febbraio 1896

 

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Page 101: Aganoor Lettere Di Amicizia

Cara Marina buona!

Anche tra svaghi intellettuali e feste di natura e d’affetto, sai trovar modo e tempo per occuparti deglialtrui interessi. Io ti sonomolto[231] riconoscente di questa notizia sulle azioni Monte dei Paschi e neparlerò al Righi, giacché mi sembrerebbe un ottimo impiego di capitale. Ma cosa vai mai brontolandosulla tua “vecchiaia”? sei là fresca e bella come una sposa; giri in lungo e in largo per l’Italia, come unatrottola; oggi sulle rive del Piccolo Reno, domani su quelle dell’Arno, il dì dopo a pochi chilometri dalMediterraneo…. E non basta; fai nuovi progetti e tra pochi giorni chi sa mai da qualilatitudini mi scriveraiancora lagnandoti dei riguardi che t’imponel’età !! La Virginia sta benone e l’Angelica pure e la Mariaverrà definitivamente a casa questa primavera.[232]La stagione è anche quidivina e se il tempo seguitacosì d’inverno si potrà dire di non averne visto. Ma il Marzo potrebbe farne qualcuna delle sue e bisognanon illudersi troppo.

Quì niente di nuovo. La Dolfin si diverte abbastanza e da che è a Venezia mi pare imbellita. Davvero sai!Glielo dissi e asserì d’essersi ingrassata da che è qui. Mi è tanto simpatica povera ragazza!

Nencioni mi scrive d’una sua ricaduta inacerbita anche dalla paura presa per il terremoto dell’altra nottea Spoleto e Firenze. Dalla Billi[233]non ebbi lettere; è un secolo che non mi scrive. La tua Loredanainvece la vidi e sta benone. Mi chiese subito di te con vivo interesse e insieme ti si tagliarono un po’ ipanni addosso. Già tu hai molti nemici e desti generalmente unodio feroce . La tua Beppa ti manda baciteneri e saluti e ricordi e raccomandazioni di non farne troppe, di averti gran cura e di seguitare a darcitue nuove. Devo smettere perché mi chiamano e vogliospedire via questa epistola sconclusionata oggistesso. Ti porta se non altro un bacio e una folata di sincero affetto dalla

 

                                                                                                  tua Vittoria

 

LXII.Ep. in corso, XII. 3. 3097

Venezia, 21 Marzo 1896

 

Marina cara.

Farai bene a venire e presto giacché soloin persona potrai farti perdonare l’obblio dels. Giuseppe . Latua Beppa l’altrieri era circondata di fiori, di doni, di gente e assordata d’augurii, ma essa ogni tanto midiceva: “La Marina la s’ha minga ricordà de mi!”

Fino alla sera aspettò e sperò una tua letterina, un tuo biglietto, e il dì dopo fu lo stesso; ora questa tuacarta ti giustifica in parte, un po’ la stanchezza del viaggio, un po’ le noie dell’installamento, turbano econfondono i pensieri, ma … insomma ti aspettiamo. Non ricevetti ancora l’opuscolino del Rugarli[234]ma lo riceverò spero, e così spero ritroverai la sua lettera visto che, come dici, mi riguarda. Semprequalcosa di triste deve assalirti ogni tanto e toglierti la pace. Povero bimbo e […]iera[235]madre, ma lavitaè così . Anche l’Italia attraversa un momento assai torbido, e per volgersi che si faccia non si vedelume. I poeti, si rifugiano nel sogno, … ed io tanto per darmi l’aria dipoeta faccio lo stesso. Ilmio (sogno)te lo metto qui; ti darà, se non altro una illusione di tranquillità vasta. Un bacione dalla tua Beppaimbronciata[236] e un altro dalla tua

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Page 102: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

                                                                                        Vittoria(volta)[237]

 

E’ nel mio sogno[238]

 

E’ nel mio sogno un prato tutto verde;

solitario, tra due

spalle di monte, e l’erba trema al soffio

dell’ombra….

Di là, nel sole, cantano;

ma il canto va lontano e poi si perde.

Più solitario resta

e più silenzioso

nel mio sogno, quel prato tutto verde.

 

Vittoria Aganoor

LXIII.Ep. in corso, XII. 3. 3098

Venezia, 15 Aprile 1896

 

Marina cara.

Perché dici che la tua Beppa non ti perdonò? non ti scrissi subito il suo completo perdono? certo che lapace si sarebbe fatta meglio venendo tu qui come avevi promesso, ma bisogna rassegnarsi. Non vedendopiù tue nuove scrissi alla Agostinelli la quale subito mi informò di te, dicendomi che avevi passate le Festea Bassano e eri partita da pochi giorni. Io vidi qui Guido Fusinato[239]che mi chiese con molto interesseaffettuoso di te e del Pasolini. Io lessi conimmenso[240] interesse la storia diKuk il montanaro . Chemeraviglioso traduttore questo Rugarli! quanta vera poesia, chevastità epica in certi passi di questopoema sconosciuto! quanto dovrebbero tutti esser grati a chi lo tradusse, e in così squisito modo!

Grazieinfinite a te d’avermelo mandato, e a lui che ebbe il pensiero cortesissimo di mandarmelo. Quandolo vedi digli tutta la mia ammirazione e la mia gratitudine.

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Page 103: Aganoor Lettere Di Amicizia

In quanto all’avermi giudicata una “cara e amabile” poetessa permettimi ch’ionon ne vada orgogliosa.Sono due gentili aggiunti, buoni per una donnina mondana; ma confesso che chi studia, e suda (in certomodo) per far qualcosa che non sia assolutamente indegno dell’arte, non può certamenteapprezzare similiepiteti i quali evidentemente ne velano cortesemente altri due:insulsa ,scipita .

Io non dico di non meritarli, anzi li meriterò certo, ma tu potevi risparmiarmi un po’ d’amaro, tacendo ilresponso dei due poeti commensali vostri. Con tutto questo io non ti voglio meno bene Marinella cara,giacché so che non certo per mortificarmi tu mi riferisti quei duedisastrosi aggettivi, e quindi ti bacio conla solita tenerezza pregandoti di dire per me mille cose affettuose all’adorabile Silvia e altuo Pierinobuono e bravo e stringere la mano per me al conte Pasolini.

La Mamma ti manda un bacione lungo e conta su questa tua nuova promessa di venire a vederci ai primidi Maggio.

Un abbraccio ancora stretto stretto dalla tua povera bistrattata

 

                                                                                                       Vittoria

 

LXIV.Ep. in corso, XII. 3. 3099

Venezia, 4 Maggio 1896

 

Marina cara.

Scusami se non ti ho risposto subito, ma in questi giorni eran tante e tali le faccenduole che mi tiravanod’ogni parte, da farmi anche un po’ perder la testa e credere d’aver scritto mentre non l’avea fatto checol pensiero. Oggi solo che tornata un po’ in calma, (ebbi a preparare e dar l’ultima mano al quartierinodella nostra Mary, ora tornata a casa definitivamente e di ottimo umore)[241]oggi solo dunque che mi èdato risedermi con un po’ di quiete alla mia scrivania, vedo che fra le molteinrisposte è anche la tua caralettera del 27 u. s. aprile e rileggendola mi viene il dubbio che tu sia già partita da Bologna senzaavvisarmi come avevi promesso. Ma spero di no e spero anche che mi perdonerai l’involontario ritardo(ho tanto pensato a te in questi giorni) anche e appunto mentre stavo attendendo a ordinare il meno maleogni cosa, ammirando te che trovi tempo per tutto infondo e hai fatto di Ca’ Rezzonico un paradiso, così,senza parere, senza apparente movimento e fatica. Una gran adorabile creatura che sei! Ma viceversatiodio perché non vuoi venire a vederci, mentre vai poi da un capo all’altro del mondo con la disinvoltura esenza bisogno di cameriere né di niente.

Al tuo cortese amico conte Rugarli scrissi subito ringraziando molto e riscrissi anche ieri in seguito a unasua nuova promessa di altro dono. La Mamma ti manda baci teneri ma non so rinunciare alla speranza divederti presto qui. Tante cose per la cara Silvia e il conte e Pierino da parte di tutti noi. La Mary manda ate e a Silvia mille saluti affettuosi. Io ti“strucco”[242]  fortissimamente eti odio !

 

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Page 104: Aganoor Lettere Di Amicizia

                                                                                                Tua Vittoria

 

LXV.Ep. in corso, XII. 3. 3100[243]

Venezia, 22 Luglio 1896

 

Marina cara.

Ebbi tue notizie dalla Mary cui tu scrivesti e seppi anche dal Rugarli e degli esami felicemente passati daPierino e del tuo arrivo. Aspettavo poi di saperedove ti sarestiposata per scriverti. Noi stiamo benone eanche il caldo fin qui non haabusato della nostra tolleranza . Frequenti acquazzoni, ci hannoimparadisate enon v’è proprio da lagnarsi. Parlai con lo Schio[244]della Bastianello e lo feci “inquietare” (come diconoi napoletani) sospettando rapportisentimentali[245] fra lui e lei. Si rise molto. Mi disse d’averle letto ilSilenzio[246] ; il quale ti dirò che fu a quest’ora tradotto in armeno[247]e va ripubblicandosi su parecchiperiodici concappelli elogiosi . Già non s’è mai detto abbastanza cheil silenzio[248]è d’oro io aggiungeròche è anche dispensatore dicelebrità . Vorrei farti ridere perchésento da questa tua lettera che il tuoumorenon è quale io vorrei che fosse. Vedrai che il diavolo non è poi così brutto come si dipinge, e forsetu esageri con la fantasia certeombre che una folata di vento buono sperderà. Almeno io te l’augurocontutto il cuore . La Mary seguita serena e affettuosa e non v’è che da pregar Dio perché ce la serbisempre così. Ti manda saluti teneri e la tua Beppa pure con tanti baci fraterni. Strano fatto quello che miracconti del giovine Martinozzo figliuolo dell’Acquarone tuo amico! “Le son fila di Dio” direbbe se fossevivo iltuo Aleardi. Noi restiamo qui per ora e sarai certo informata appena si parlerà di andare verso ilverde e le modeste onde del nostro Rasego.[249]“Baderò di non sedurre” ma credi pure che allamia etànon si ha a fare una gran fatica perastenersene . Dalle lontane tutte ottime nuove. Saluti affettuosi alla caraSilvia e Pierino e al Conte a te un bacione tenero dalla tua

                                                                                                       Vittoria

 

LXVI.Ep. in corso, XII. 3. 3101

Basalghelle, 8 Settembre 1896

 

Marinaperfida e cara!

Tu mi canzoni… e non lo merito. Tu dici che il mio “regno è nelle sublimi sfere” e sai bene ch’io nonambisco a nessun genere didominio ma mi accontento dell’umile ufficio di suddito, dolce ufficio peròquando il nostro signore è l'affetto. Tu lo sai, io ti voglio molto bene, e certo se mi sarà possibile io verròcon Virginia o con la Maria a farti una visitina. Intanto permetti ch’io te la faccia in effige e visto che ilsolemi fece la corte assistito dal sapiente fotografo, ti sembreròcarina .

Sì, mia buona, adorabile amica, la morte del povero Nencioni[250]mi addolorò molto e tanto più che daun certo tempo egli pareva migliorare e mi scrisse sei giorni prima della catastrofe, dicendo sentirsiproprio benino. Infatti morì di febbre infettiva per una pustola maligna che gli venne sul labbro. Ma non

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Page 105: Aganoor Lettere Di Amicizia

parliamo di cose tristi. Tu fra poco sarai circondata dai tuoi cari e godrai di vederli sani e sereni. Anche tuvedrai che non sarai più molestata dalle tue gengive. Una volta che la postema è apparsa non c’è più datemere. Ma bada di non fartela bruciare o cauterizzare in nessun modo; quella sarà la tua valvola disicurezza. Sono orgogliosa della simpatia di cui m’onora la tua amica Farinola che m’auguro di conoscereun dì o l’altro. Ti prego di porgere alle carissime Alexander i nostri più amichevoli saluti. Presto scriveròalla impareggiabile Francesca con la quale sono in debito d’una lettera. Che ottime e sante creature!

La Mamma sta proprio benino e l’aria della campagna le giova. Maria invece ha qualche disturboviscerale di nessuna gravità ma che la molesta da qualche tempo. Ora il latte e l’aria buona spero larimetteranno in ordine. I Mirelli saran qui prima del 20. Dalle altre, ottime nuove.

Godo che il tuo amico Branchi venga a vederti perché so quanto ti è amico e come gli siete tuttiaffezionati. Ma la gran vita affannata che fa! e quando mai finirà di vivere nell’altro mondo? I Valsecchimadre e figlio sono in giro pel Tirolo e la sorella della Busetto è dallo zio a San Daniele. Vuoi credere?Un momento prima che mi giungesse questa tua lettera, stavamo parlando con la Mamma di te, ed io ledicevo: “Perché non potremmo andare insieme un dì o l’altro a Rezzonico?” “E’ troppo lontano per me”mi rispose lei; e intanto mi portarono la tua lettera.

La tua “Beppa” ti manda bacioni teneri e la Mary saluti affettuosissimi.

Io al solito ti salto al collo eti strucco .

 

                                                                                                Tua Vittoria

 

Bacia per me la Silvia cara e stringi la mano a Pierino e al Conte Giuseppe. Tante cose alle careAlexander.

LXVII.Ep. in corso, XII. 3. 3102

Venezia, 20 Novembre 1896

 

Marina cara.

Nella tua ultima lettera del Settembre mi accusavi di non volerti più il bene d’una volta. Ero molto tristeper la recente morte del Nencioni, ero molto nervosa, e quella tua accusa mi attristò forse più di quantoavrebbe dovuto, come una cattiveria e un’ingiustizia. Sapevo che Virginia ti scriveva e io mi chiusi in unsilenzio un po’ (e piùd’un po’ ) imbronciato, che il tempo perfido, il malessere della Mamma, e quindiquello della Mary non fecero che radicare più fortemente. Un triste autunno amica mia, anzi tristissimo efatto più desolato dall’aspetto delle campagne allagate, devastate, dalle misere vendemmie, dall’umoredei contadini e dal dirotto pianto del cielo.[251]Tu perdonami dunque, (non di non esser venuta, ché lasalute non ci permise proprio nemmeno dipensare di lasciare la Mamma per un solo giorno), ma di avertaciuto tanto tempo con te Marina cara, mentre tu avresti preferito lo sfogo del mio umor nero e dei mieisdegni;Perdonami sempre e tutto! Ora la Mamma sta meglio; è tornato un po’ di sole; anche la Mary s’èriavuta e aspettiamo l’Angelica in Dicembre. Ecco che un po’ di calma si fa intorno e anche dentro il miospirito. Ma non posso dirti Marina mia quale e quanta perdita fu per me la morte del Nencioni! Mi

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Page 106: Aganoor Lettere Di Amicizia

spronava, mi sgridava, mi consigliava, mi voleva bene; s’interessava alle mie prove, losentivo fratello emaestro, guida e rifugio. Io non so dirti, ma non so rassegnarmi alla sua sparizione[252].

Poveri Talin! quanto ci attristò il pensiero di quei poveri figliuoli e di tutti!…

E tu starai nel tuo palazzone tutto l’inverno? non verrai a Venezia almeno per qualche giorno? Spero cheil sole ormai riderà anche costà sui belli affreschi del tuo regale ingresso e sui mobili di noce scolpito. Untempo per ogni punto d’oro che il sole mettesse sovra un oggetto, germogliava un sogno o una speranzanella nostra matta mente dei sedic’anni. Ora!… se non si sogna e non si spera più non vuol dire che ilsole non sia più una grande e bella cosa e l’anima e il corpo se ne inebbriano sempre.

Baci dalla tua Beppa e da Maria e cento dalla tua

 

                                                                                                       Vittoria

 

LXVIII.Ep. in corso, XII. 3. 3103

Venezia, 19 Aprile 1897[253]

 

Ah cara Marina che bella bellaimprovvisata ci avresti fatta venendo a passare la Pasqua con noi! Tuparli di “pessima stagione” ma qui la stagione è deliziosa; azzurro, sole, tepore, quasi costanti. Bassano fail matto al vedere. Vuol dire che partita rimessa non è sempre partita perduta e potrai ben compensarci diquesta tuaintenzione naufragata . Tu mi dici di gran belle e care cose amica mia buona e carissima ma iosono presa da una grandissima inerzia e non avrei davvero voglia né forza di riunire in volume le mieliriche.

Alla povera Villamarina[254]hai sentito che è morta la madre? mi telegrafò poco prima della sventurascusandosi di non poter riscrivermi a lungo per la grave malattia della madre. Povera donna! a quell’etàavrà sentito anche più intensamente il dolore di quel distacco.

Qui niente di nuovo. Oggi avremo Righi che porta il violoncello (finalmente) e domani verrà la Canevaro[255]a cantare accompagnata da me e da lui. Faremo un po’ di musica unicamente per la Mamma; nonci sarànessuno fuori di noi. Una gran Mamma carezzata! non ti pare? Ora la tua Beppa sta propriobenino ed è docile e seguita il suo regime piuttosto duro ma salutare. Ti manda saluti affettuosissimi ebaci; così la Mary.

Non ti ho mandatoAbenezer perché lo conosci; invece avrai ricevuto una mia traduzione dal russo (dauna versione letterale in prosa) che nessuno

credette una traduzione e che pure è[256].

Tistruccoteneramente e ti voglio tanto bene

 

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Page 107: Aganoor Lettere Di Amicizia

                                                                                                Tua Vittoria

LXIX.Ep. in corso, XII. 3. 3104

Basalghelle, 6 Ottobre 1897

 

Marina cara e cattiva.

Ti mando un bacio benché nella tua ultima a Cesco[257]io abbia cercato invano un saluto per me…Virginia ti dirà che fui indisposta e che non sono ancora del tuttoin chiave ; i malatini non van trascurati osi avviliscono. Hai capito? Dì per me alla Silvia cara, tante cose affettuose e porgile le mie fervidecongratulazioni per avere contribuito, con la sua ospitalità al Carducci, e forse coll’incitamento, allacreazione della bellissimaOde alla Chiesa di Polenta[258] . Ricordami al conte Pasolini e a Pierino e tuscordati completamente della povera

 

                                                                                                       Vittoria

 

LXX.Ep. in corso, XII. 3. 3105

Basalghelle, 11 Ottobre 1897

 

Marina cara. Anche iForti Bassanesi possono assumere talora un significato così delicatamenteaffettuoso da commovere chi li riceve. Quel tuo ultimo pensiero per le tue amichette lontano ci haveramente intenerite e la Mary si unisce a me nel ringraziartene senza fine. Virginia e Cesco sono tornaticosì entusiasti della bontà tua e di tutti i tuoi che la Mamma vuole ti mandi in un lungo suo baciol’espressione della sua riconoscenza fervida, sapendo bene come tu le legga in cuore senza bisogno dilunghe discorse. Io mi sto curando con molto scrupolo, te lo assicuro, e prima di tutto appunto per amoredella mia Mamma che sarebbe così desolata di vedermi seriamente inferma. Non si tratta ora che di unpo’ di clorosi[259], e l’aria ossigenata e qualche altro rimedio mi rimetteranno meglio di prima. Ora ildottore mi raccomanda di starmene fuori il più che posso, a piedi o in carrozza, e così faccio; di nonscrivere molto, di non leggere molto, insommavegetare il più possibile. “Obbedisco”.

Addio cara cara Marina. Un'altra anima buona e alta ci ha abbandonate. So quanto affetto ti legava albuon Bernardi[260]e mi figuro il tuo dolore. Ebbene, stringiamoci più strettamente noi, i pochi rimasti, daquesto assiduo naufragio della vita, e procediamo, con gli occhi a quella luce che lasciarono partendo inostri cari; promessa e speranza d’undopo che non può mancare. Baci dalla tua Beppa tenerissimi, dallaMary e dalla tua

 

                                                                                                       Vittoria

 

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Page 108: Aganoor Lettere Di Amicizia

Alla cara Silvia mille cose affettuose e ricordi amichevoli al conte e Pierino e alle Alexander se sonoancora costà.

LXXI.Ep. in corso, XII. 3. 3106

Basalghelle, 22 Ottobre 1897

 

Marina cara.

Perché non vieni, e non vienisubito se davvero senti il buono e affettuoso bisogno d’esserci vicina? Puoicredere se ne saremmo beate! Ma tu tiri sempre fuori i tuoi affari le tue occupazioni domestiche e per dipiù trovi il pretesto che Basalghelle è melanconica e chi sa quanti altri sogni. Puoi pensare quanto vuotolascierà anche qui la partenza dei Mirelli. Della nostra Virginietta è inutile dire, ma tu hai ben ragione diosservare che Cesco ci guadagna un tanto ad essere conosciuto nell’intimità. Non voglio ora tesserne lelodi, giacché io ormai lo riguardo veramente come un fratello e la modestia di sorella non mi permette didirne troppo bene, ma non posso far a meno di darti piena ragione. Non ho punto parlato a Virginia dellaCroce Rossa, ma udendo che oggi ti avrei scritto mi disse: “Fa il piacere, dì alla cara Marina che tengadue numeri anche per noi; voglio avere la possibilità di vincere quel bel regalo della Regina”. La Mary èpure felicissima di essere della partita, e la tua Beppa pure vuol esserlo ed io che s’intende. Così eccoticinquanta lire e tu poi sceglierai per noi i numeri che vorrai. Noi intanto ci ciberemo di “speranza buona ”.E grazie d’aver pensato anche a noi.

Io sto meglio. Vado molto fuori di casa, a piedi e in carrozza perché il medico dice che ho gran bisognod’aria ossigenata. Mi fa anche prendere una quantità di medicine come t’ho detto e insomma speriamocosì di vincere quello ch’egli chiama la miadenutrizione nervosa . Noi abbiamo qualche visita di simpaticiamici, come i Revedin, i Brandolini[261](questi ultimi vennero anche l’altrieri col vecchio D’Adda[262]ainvitarci cortesemente a colazione da loro) ma di ospiti fin ora solo Righi, e Santini[263](che vennequando fui malata) e Valsecchi. Ora verrà Pastro e Salvadego ma siamo agli sgoccioli e ai primissimi diNovembre faremo vela per Venezia. Vediamo spesso i Morpurgo, i Fabbro; il Pera[264]e i soliti vicini.La sera vi è sempre la partita a tresette con Parpinelli, il Parroco e Don Lorenzo.

Addio cara o piuttosto a rivederci. Verrai? Baci dalla tua Beppa, dalla Maria, da Virginia. Omaggi ericordi riconoscenti da Cesco e da me un abbraccio strettissimo e tenerissimo

 

                                                                                                  Vittoria tua

LXXII.Ep. in corso, XII. 3. 3107

Venezia, 14 Dicembre 1897

 

Marina cara. Scrissi al Carducci esternandogli come meglio seppi la mia gratitudine devota. Gli mandaianche il mio ritratto, anzidue miei ritratti. Ma è naturale che non m’abbia risposto, perché fu anche troppadegnazione la sua mandandomi l’Ode.[265]Alla cara Silvia io sarò sempre gratissima.

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Page 109: Aganoor Lettere Di Amicizia

La salute migliora. Io esco di casa due volte al giorno e l’aria aperta e il moto mi giovano assai. LaMamma bene e così Maria. Dalle lontane ottime nuove.

Non pigliare più reumi e abbiti un po’ di cura in questa stagione piena ditrabocchetti . Io spero cheanche quest’anno farete una gita a Napoli facendo felici i Mirelli. Vorrei scriverti tante belle cose, masono stupida e per di più qui la cronaca è muta. Un po’ in anticipazione ma ti mando gli auguri buoni perle Feste e sai se ti desidero con tutto il cuore salute e pace, a te e a tutti i tuoi. Dalla tua Beppa baci tenerie così da Maria. Da me un abbraccio stretto stretto.

 

                                                                                                Tua Vittoria

 

LXXIII.Ep. in corso, XII. 3. 3108[266]

Basalghelle, 29 Settembre 1898[267]

 

Marina cara.

Sei tu la “cattiva” che non mi scrivi da secoli e ti lagni di me che pur ti diedi sempre mie nuove, anchebrevemente. AllaVena d’oro non avevo mai un momento per scrivere[268]; ora sono qua a dirti chestiamo tutte bene e solo un po’ uggite da questa piova che s’è messa giù tenace e melanconica néaccenna a voler smettere. I Mirelli non verranno da noi quest’autunno e questo anche contribuisce atenerci di cattivo umore; verranno invece quest’inverno; per di più, l’Angelica che ci fu cara e previdentecompagna in questa nostro viaggetto (si occupò essa sola della Mamma per darmi modo di far la cura esvagarmi per tutto il mese che fummo a Belluno e Vena d’oro) se ne torna a Cava, dove lasciò moltiaffarucci sospesi, e per poter poi tornare da noi verso il Febbraio. Tutto questo, come puoi figurarti, cirattrista. La tua Beppa sta proprio benino, ed ebbe gran vantaggio dall’aria dei monti; ti manda saluti deipiù teneri e baci fraterni e materni. Anche dall’Elena abbiamo buone nuove. Ci scrive a quando aquando. Ora è sua ospite la Lucrezia Salvadego Scudellari[269], che sgraziatamente cadde malata diartrite in sua casa. Alla Silvia dirai che proprio s’è scordata di me e me la bacerai ugualmente con vivoaffetto; ricordami ti prego e ricordaci al conte Pasolini e Pierino che m’auguro di saper presto riavutocompletamente dalle febbri avute. E il Beltrame[270]di che soffre? Lo lasciammo così bene alla Venad’oro! faceva lunghe passeggiate, ed esercizi ginnastici senza risentirsi per niente. Che cosa ha? diglichefumi meno[271] ; imponiglielo tu che egli ama con tanta devozione profonda. Mi parlava sempre di tecon un vero culto. Diglielo anche da parte mia che fumi meno, sarà una raccomandazione di più. Allecare Alexander dì tante cose per noi, e tu non dirmi più cattiverie; tu che sai quanto ti si vuol bene tutte ela tua “figlietta” in particolare. Non ti ricordi? Scrivimipresto[272] e dimmi che non sei più in collera conme e che mi vuoi sempre bene. Saluti e baci ancora dalla tua Beppa e sorelle mie e uno di lungo etenerissimo (bacio) dalla tua

 

                                                                                                       Vittoria

 

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Page 110: Aganoor Lettere Di Amicizia

Quei banalissimi versi che avrai veduti (non so proprioperché ) riportati dalFanfulla del 21 Sett. e dalDon Chisciotte del 22, voglio tu sappi ch’io li scrissi per forza, e pregata e seccata da quel Boccafurniche presentò l’album della Brunamonti[273].

LXXIV.Ep. in corso, XII. 3. 3109[274]

Basalghelle, 28 Ottobre 1898

 

Marinacattivissima . L’ultima mia lettera ti chiedeva una risposta e tu tardasti fino ad ora a riscrivermi elo fai dicendo delle coseingiuste e perfidissime[275] e attacchi per non essere attaccata. Sei unascellerata[276] proprio genuina. Ma io ti voglio e ti vorrò sempre bene ugualmente a tuo marcio dispetto. Proprioquesta mattina scrivendo all’Antonietta[277](che non mi famai aspettare le sue risposte, specialmentequando le fo delle domande) mi lagnavo di te e l’incaricavo di rimproverarti da parte mia appena tivedesse, pel tuo lungo silenzio. Io sono qui, distesa sulla poltrona, con una malaugurata distorsione alpiede sinistro guadagnatami cadendo di bicicletta. Figurati che irritazione per me il non potermi movere echi sa per quanti giorni, ma la colpa è mia e non posso nemmeno imprecare alla sorte. La sorte è il nostrocapriccio. I miei poveri piedi m’avevano servito per tanti anni così bene, così fedelmente; perché volliaffidarmi a due miserabili ruote d’acciaio, perfide e traditrici? Ben mi sta, ed ora… soffriamo in silenzio[278]. Godo vivamente che il tuo Pierino sia guarito. Ti sapevo inquieta per lui e mi faceva tanta pena.Spero che quest’inverno ci vedremo a Venezia e ci racconterai ogni cosa. Noi dovevamo partire ora matarderemo di qualche giorno per questa mia malaugurataavventura . Oggi il medico mi ha fatto una nuovafasciatura e mi ha dato buone speranze, tra una settimanasalperemo credo. Intanto il bel sole ride di fuoriem’irride . Un bel turchino si stende e si curva sulla campagna ancora tutta verde, e come una parvenzadi primavera è nell’aria; una primavera un po’ stanca, un po’ languida, ma così dolce e mite esentimentale! Mah! ed io qui a guardarla dalle finestre, …dolorando (direbbe Leopardi). Senti: sai tud’un ultimo amore dell’Aleardi per una signorina scrittrice, romana, e dimorante a Roma, che aveva pernomeAdele ? non ne so il cognome; so solo che viveva con uno zio pittore[279]. Ne sai qualche cosa?ma tu chi sa quando mi risponderai!

Dalla tua Beppa bacioni tenerissimi e da Maria pure.

Io ti butto le braccia al collo e ti stringo forte forte da farti gridare, perfida creatura adorata.

 

                                                                                                Tua Vittoria

 

LXXV.Ep. in corso, XII. 3. 3110[280]

Basalghelle, 3 Novembre 1898

 

Marina cara.

Sono già guarita e m’affretto… a dirtelo sicura di farti piacere. Tu finisci la tua letterina con una saporitaperfidia e io ti perdono e anzi ti do un bacione perché le perfidiesaporite mi piacciono; ma sappia la mia

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Page 111: Aganoor Lettere Di Amicizia

cara scellerata ch’io non “calpestai” mai nessun fiore, e nessun fiore del resto venne mai aporsi sotto imiei piedi. Saprai che il tuo Rugarli[281]mi mandò un suo lavoro e io gli scrissi subito unamabilissimobiglietto ringraziando. Sei contenta? Io credo che tu non leggainteramente le mie lettere giacché mi parevaproprio d’averti scritto che i Mirelli stanno bene ma questo autunno non vennero qui, contando invecevenire a Venezia nell’inverno per passare le feste e il capo d’anno con noi[282]. Anche ti ho chiesto sesapevi niente di una certa signorina di nomeAdele , (il cognome non lo so) di cui l’Aleardi fu innamoratonegli ultimi anni, e la quale si dava aria di letterata, con poca fortuna, e viveva a Roma con uno zio pittoredi poca fama. Ne sai niente? Avemmo due giorni (ieri e ierl’altro) ospite il conte Gnoli[283], che erastato a Bologna a parlare col Carducci per laRivista d’Italia e altre ragioni letterarie. Lo trovò sofferenteper non so che male a un dente, e un po’ giù di morale. Chi mai ti ha detto o fatto sognare ch’io abbia “inuggia” il grande maestro? non ti dissi invece la mia grande superbia quando ricevetti la suaOdealla chiesadi Polenta con cortesi parole? e come gli risposi subito ringraziandoumilmente ed entusiasticamente?[284]fu lui che mi fece cascar d’alto una sua breve risposta, fatta attendere per un paio di mesi e poi allamia pronta e riconoscentissima replica non si fece più vivo. I superuomini vanno adorati a distanza,troppo davvero (come dice Pascarella[285]) sono alti sopra di noi, e la nostra voce arriva loro appena,come eco affievolita di stonate zampogne.

Ma gli entusiasmi del Pascarella sarebbero proprio cosìferoci se il Carducci non avesse scritto quellaprefazione aVilla Gloria ?Vanitas … e quel che segue. Fanghetto umano, e … null’altro. Chi discute ilmerito di quel grandissimo? ma certi feticismi finiscono coll’impazientare. Ecco!

Cara Francesca! così modesta e cosìalta ! Mi rammento bene di Nordise mi fa piacere che si ricordi dinoi. Seguita pure a canzonarmi parlando delle tue lettere che non “meritano risposta” e delle mie “preziose”… Bada che sei tu che mi bistratti, e la “poetessa illustre”[286]… (povera ignota che tu per laprima calpesti) ti perdonamagnanimamente .

Baci dalla tua Beppa e dalla Mary e un abbraccioda strangolarti dalla tua maltrattata

 

                                                                                                       Vittoria

 

Noi saremo a Venezia mercoledì prossimo.

XXVI.Ep. in corso, XII. 3. 3111[287]

Venezia, 7 Dicembre 1898

 

Marina cara.

A quest’ora spero che la piccola indisposizione sia già scordata e ti porgo i miei rallegramenti schiettinon solo per la riconquistata salute del tuo Pierino ma anche per quel che mi dici rapporto al propositofatto dai Pasolini di lasciare Bologna. A dirti la verità io mi sorprendevo vivamente che persistessero atenervi radice, non curando il pericolo dei contatti etc. etc. Finalmentepare che l’abbian capita, ed èdavverosalutare per ogni riguardo. I Mirelli saran qui verso il 15 e certamente resteranno tra noi oltre ilcapo d’anno. Allora guai se non vieni a vederci e a vederli! L’Elena sappi che si è messain buona[288]con noi, e quando è a Venezia ci visitiamo ed essa mostra alla Mamma una tenerezza che non ti dico. E’

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Page 112: Aganoor Lettere Di Amicizia

grassa grassa, ma sta bene e beata del riavvicinamento alla famiglia. Ora è a Tarcento, ma lunedì sarà quidi ritorno (sai che ha una bella casa di sua proprietà qui in campo S. Stefano e messa assai bene) e subitoverrà a vederci. Ci scrive spesso e insomma tutto bene nel migliore dei mondi, … finchédura ; perché saiche d’un tratto essa dà un“repeton”[289] come dicono qui, e tutto l’edificio di relativo accordoprecipita come un castelletto di carte. Basta, speriamo che seguiti bene. La mia Mamma è, grazie a Dio,un fiore. Si lagna che le gambe non le fanno buon servizio; ma figurati che si alza alle 2 o alle tre, e poi simette a sedere in salotto e sta lì tutto il giorno o a leggere o a scrivere, o a ricevere e ti domando se puòpretendere che le gambe serbin il vigore che solo l’esercizio potrebbe imprimere! Ma insomma ti assicuroche fa la meraviglia di tutti la tua Beppa! Ella ti manda saluti affettuosissimi e baci teneri e così Maria chepur essa sta bene. Dalla tuafiglietta poi mille abbraccetti stretti stretti e la raccomandazione di averti curae di star serena. Ancora un bacione dalla tua

 

                                                                                                       Vittoria

 

LXXVII.Ep. in corso, XII. 3. 3112[290]

Venezia, 21 Gennaio 1899

 

Marina cara. E’ tarda sera e il mio pensiero corre a te col desiderio di darti qualche sollievo, di suscitartiidee meno tristi. So bene che è impossibile, ma il mio è un bisogno e lo seguo[291]. Oggi i Mirelli cilasciarono. Sperarono fino all’ultimo di ricevere una parola dai Pasolini, avendo pregato il conteGiuseppe di scriver loro se si fermavano a Cesena a Faenza o dove, essendo proposito di essi Mirelli diandar da loro almeno per poche ore prima di ripartire per Napoli, sentendo un vero bisogno di vederli, distare insieme sia pure pochi momenti, ma nessuna risposta venne. Sono ben compatibili poveretti, ma ioper questo non oso di scrivere alla Silvia temendo inasprire il suo dolore con le mie parole. Poveripoveri! Io mi vado chiedendo: “Ma non può esserci dunque qualche rifugio anche per l’angoscia piùacerba! ma non deve trovarsi qualche farmaco, qualche parola, qualche consiglio che medichi se nonguarisca la ferita rovente?! Io non trovo, io non trovo!Sì[292] , tu avevi ilpresentimento . Intutte le tuelettere v’è come un fantasma che ti minaccia e turba anche le tue feste di affetto, e mette dell’amaro nelletue parole. Io ho rilette molte tue lettere di quest’ultimo tempo; il presentimento d’una rovina indefinibilema orrenda vi traspariva, e in qualche momento s’affacciava evidente. Chi sa dire, chi sa spiegare certimisteri?, e che cosa sappiamo noi infondo; e certe sapienze, certe previsioni della nostra anima che citurbano quasi e anzi in contrasto con la nostra ragione, con tutto ciò che materialmente ci parla cipersuade e ci assicura del contrario, queste antiveggenze senza derivazione di fatti e di cause umane, nonci affermano Marina cara che tutto non è ciò che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano tocca, ma aldi fuori di questo vi è un vasto, profondo, infinito mondo inconoscibile, dove forse i nostri grandi doloridivengono meschini incidenti umani, e la nostra piccolaragione un’insignificante illusione nostra. PensiamoMarina a undopo necessario, che giustifichi questo nostro dolorare così seguito e acuto e inutile, (cheanoi sembra inutile) e avvinghiamoci a questa fede e acquietiamoci in questacertezza . La tua Beppa timanda tanti tanti baci e vorrebbe ti dicessero tutto il bene che ti vuole; così la Maria che ti scriverebbema da qualche giorno ha gli occhi che per lieve flussione[293]non le fan buon servizio. Da me cara unabbraccio stretto che ti dica tutto.

 

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                                                                                                  Vittoria tua

LXXVIII.Ep. in corso, XII. 3. 3113[294]

Venezia, 21 Febbraio 1899

 

Marina cara.

La buona Alice Spigardi mi scrisse che non saresti rimasta a Firenze oltre il 15 del corrente e non sapevadirmi ove poi saresti andata. Ora invece mi scrive che resterai costà fino alla metà di Marzo.

La Parolini Agostinelli mi scriveva che eri a Roma…

Insomma dimmi tu precisamente quel che conti fare, nell’ultima tua dicevi che la Silvia ti avrebberaggiunta a Firenze. E invece? Povera e cara Silvia! e poveri tutti voi! Silvia mi ha scritto, una cara eaffettuosa lettera alla quale non tornai a rispondere (le avevo già scritto).Che cosa dirle? Altre paroleoltre le già note, occorrerebbero a consolare certi irreparabili mali. Innanzi a una così completa rovinanon v’è che da piangere; non c’è altro. Ed ora viene la primavera… A che pro? perché (penserà la Silviae penserai tu e quel povero padre) perché ancora tanto sole e tante rondini e tante fragranze e tantoazzurro? perchéormai tutto questo? e a Venezia, Marina mia, non conti venire? E’ così silenziosa questacittà, così fatta per chi soffre! Sembra avere tutte le più complicate intuizioni del dolore! La Mamma latua Beppa ti manda un bacio dei più teneri. Lo scrivere la affatica assai, altrimenti ti avrebbe dettodirettamente quanto ha sofferto e soffre pensando a te, a Silvia, a voi tutti. Da Mary tenerezze fervide.Da me un abbraccio stretto stretto.

Tua “figlietta”

                                                    

                                                                                                       Vittoria

 

LXXIX.Ep. in corso, XII. 3. 3114[295]

Venezia, 14 Marzo 1899

 

Marina mia. Nella costernazione di questi giorni quell’annunzio ti fu mandato, da chi non sapeva dellafraterna affezione che ti legava alla nostra povera cara. Io non ebbila forza di scriverti, non ebbi testa aniente, ancora sono come tutta avvolta in una grande nebbia che non mi fa trovar le parole. Morìsenzasofferenze . Questo posso dirti, e questo vado ripetendo a trovare un filo di conforto, che non trovo. Fuun precipizio. Era a letto da due giorni per precauzione; di ottimo umore; aveva desinato da poco; ebbeuna vertigine dalla quale uscì con la parola inceppata,… ma ancora la speranza c’era, e dopo quarantottoore… tutto era finito; finì in un sopore quieto. Ecco; ormai la mia vita non ha più alcuno scopo. E’ dirtitutta la mia desolazione e la rovina immensa ditutto . Nel suo testamento la Mamma ricordòla sua Marina.

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Page 114: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

                                                                                                Tua Vittoria

 

Tutte le sorelle sono qui.

LXXX.Ep. in corso, XII. 3. 3115[296]

Napoli, 18 Maggio 1899 (Monte di Dio, 70)

 

Marina cara.

So che Virginia ti ha scritto dandoti nostre nuove[297], ma mi è caro farlo io ora, tanto più che ierifummo più anche del solito insieme a te col pensiero e col cuore. Andammo a vedere il giardinoMagnaguti a Posillipo e puoi figurarti se tu e i Pasolini non foste l’unico tema della nostra melanconicaconversazione. Il padrone della villa è, come già saprai, assente sicché potemmo a tutto nostro agiogirare per i viali deserti, e soffermarci a lungo dinanzi al meraviglioso panorama del golfo, delle villesparse, della città più lontana e il Vesuvio infondo. Tutta quella bellezza ci parevainutile ormai , mentre i due giovani e brillanti occhi che la contemplavano estasiati, poco più d’un anno fa credo, sono chiusi persempre[298].

E a noi pure, cui la recente ferita è così bruciante, a noi pure tutta quella pompa di colori e di luce facevamale. Come? due tombe si sono spalancate divorando la nostra gioia e il sole è sempre trionfalmenteluminoso, e il cielo sempre beatamente turchino, e questo mare par ridere del suo lido magico,compiacersi delle sue isole fascinatrici e ancora i pendii sono tutti in fiore, e ancora gli aranci mandanofolate d’intenso odore e tutto è in festa ancora? ah che cosa è per il vasto mondo lo sparire d’un umano?generazioni e generazioni sono scomparse, regni e regni caduti, città e città inabissate… E per questo? Eunacrisi ministeriale commove eperturba le menti; e, e i piccoli uomini si riuniscono in una piccolaCameraper discutere sui destini… umani[299]! Poveri ciechi che siamo!

Di noi tu sai già da Virginia. Stiamo bene di salute, grazie a Dio; l’umore… è quel che può essere.L’Elena è a Cava con Angelica ma tutt’e due saran qui tra un paio di giorni pel mio anniversario[300].Poi l’Elena ripartirà pel Veneto e l’Angelica tornerà a Cava aspettandoci. Non so quando potrò andarviperché Virginia mostra dolersi quando parlo di partire né io vorrei farlo tanto presto trovandomibenissimo qui. I Mirelli ci circondano di cure squisitamente affettuose né trascurano mezzo per svagarci inmodo alto e consentaneo alla nostra condizione. Qualche intimo amico, fra i piùintellettuali (passami laparola) è spesso nostro commensale, e la sera due o tre conoscenze (non più) vengono a tenercicompagnia. La principessa di Moliterno[301], che è anch’essa in lutto, è spesso a desinare qui ed èbeata di poter passare la sera udendo una conversazione interessante o ascoltando la lettura d’unacommedia. V’è qui il Traversi (Giannino)[302]e ci legge qualche sua scena, alcune delle quali veramentefelice. Il prof. Cimino, il marchese dal Pezzo, Verdinois, il Picche delFanfulla , il vecchio e caro conteGaetani sono i nostri fedeli[303]. Scrivimi presto di te, di Silvia. Saluti da tutti e dei più affettuosi da meun lungo bacio

 

                                                                                   Tua figliettaVittoria

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LXXXI.Ep. in corso, XII. 3. 3116[304]

Cava dei Tirreni, 9 Agosto 1899

 

Marina cara. Proprio ieri scrivendo all’Antonietta Agostinelli le dicevo d’aver scritto a te e alla Silvia, madi non averne ancora avuta risposta. Poco dopo mi giunse questa tua cara, ma piena d’ineffabile tristezza.

Come intendo quanto devi aver sofferto in quel tuo amaro pellegrinaggio in quei luoghi tanto cari alui !Certo qualche dolcezza sarà pur stata nella memoria tenera e devota che del vostro amato serbano tuttilaggiù, ma più cocente si fa il rimpianto dei nostri cari quando ne vediamo la luminosa traccia lasciatasidietro. Perché mai la Silvia non si fermò alcun poco ancora a Rezzonico? Anche Faenza deve esser purpiena di strazianti ricordi; dunque perché preferirla a Bassano dove sarebbe stata vicina a te, alla suaMamma? ah fu molto colpita dalla sorte, è vero, fu atroce il destino con lei, ma pure, poter ancora dir:Mamma! e sentirsi rispondere, dovrebbe essere pure un’immensa consolazione. Se tu sapessi Marinacara, quante volte, la sera, quando rientro nella mia camera, e so che tutti sono andati a dormire, provoun bisogno invincibile di chiamare la mia Mamma ad alta voce. “Mamma!” Mamma mia, che mi volevitanto bene, che io adoravo;Mamin[305] caro, perché mi hai abbandonata così?” Questo e altro dico epiango e piango e sento come qualcosa che mi solleva l’anima e mi par di sentirmi rispondere: “Ma no,sono sempre con te, non senti?” Non vi è minuto della giornata ch’io non ricordi o un suo atto, o una suaparola, o un suo scherzo, o un suo bacio. Tutto io le dicevo, ed essa mi chiedeva, s’interessava d’ognicosa che mi riguardava; le lettere che ricevevo, i miei studietti, i versi, le letture, ogni cosa. Oh davveroche solo le Mamme sanno come si vogliacompletamente bene[306]! La Silvia ha ancoratutto questo! Tudunque sei stata a Faenza. Almeno, essendo Pasolini assente, avrai potuto parlarle da cuore a cuore,dirle tutto quello che ti stava sull’anima, anche riguardo i tuoi sgomenti per l’avvenire etc. etc. Tu mi diciche il povero Piero era “presago della sua sorte”; dunque era malato anche prima di partire per Lizzano[307], esapeva di esser grave? come mai? e lo fecero viaggiare così malato? spiegami te ne prego!Anche della giovinetta “scelta dalla madre sua e poi negata” non sapevo nulla. Fu dunque il dolore moraleanche che lo prostrò?

Noi stiamo di salute bene. Virginia che era un poco fiacchetta ha dai bagni di mare grande vantaggio.Angelica attenta e affettuosa padroncina di casa fa tutto ciò che è in lei per renderci più piacevole questadimora. Mary bene. Virginia vuole ti dica che non aveva alcuna “speranza”, e che le basta di star bene insalute; in quanto al resto i figliuoli sappiamo quanto dolore posson dare… Io resterò qui ancora tutto ilmese poi andrò dall’Elena a Tarcento; le ho promesso di starmene un poco anche con lei, ma puoi starsicura che una volta nel Veneto verròcerto prima o dopo a vederti Marina cara, e a parlare con te deinostri cari perduti. Sì scrivo qualche poco; ti manderò presto qualche verso. Sì manderò presto anch’ioalla Ruspoli un ricordino. E’ un ventaglio di merletto Veneziano; spero piacerà. Saluti da tutti dei piùaffettuosi, e da me un bacio di figlietta.

 

                                                                                                Tua Vittoria

LXXXII.Ep. in corso, XII. 3. 3117[308]

Tarcento, 10 Ottobre 1899 (Friuli)[309]

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Page 116: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

Marina cara.

Ti so felice con la tua figliuola, o se non felice, riscaldata dalla sua presenza, dal suo affetto, unico rifugiotuo, unica tua consolazione, e ti auguro che ti resti ancora per alcuni giorni vicina. Silvia può avere altroscopo che di beneficare chi soffre e chi beneficherebbe con maggior fervore della sua Mamma? della suaMamma che ha tanto bisogno di conforto, di carezze, di cure? oh l’avessi ancora io la mia Mamma!quanto rimorso mi prende talora pensando alle poche ore che non fui con lei, alle pochissime volte chenon le risposi sorridendo, … alle ore mie tristi nelle quali non seppi nasconderle la mia pena! ah se tusapessi Marina cara, come mi sentomordere , propriomordere il cuore quando simili ricordi miattraversano! oh potere rivederla, carezzarla le cento volte per quell’unica carezza che forse non le feciallora , starmene con lei sempre sempre sempre, sorriderle sempre, scordare il mio io, tutto tutto per lei!!

Troppo tardi! e vorrei dire a tutte le figliuole del mondo: “La vostra Mamma, ricordatevene! nonl’ameretemai mai mai abbastanza. Ho qui Santimaria[310]e devo finire.

Saluti da Mary ed Elena un bacio a Silvia per ciascuna di noi a te un abbraccio stretto tua

 

                                                                                                       Vittoria

LXXXIII.Ep. in corso, XII. 3. 3118[311]

Tarcento, 28 Ottobre 1899

 

Marina cara.

Sì, ho ricevuto la tua cara cara lettera del 20, ma sempre qualcosa: gli ospiti a cui dovevo fare fedelecompagnia, o qualche escursione sui monti, venne a rubarmi il quarto d'oratutto per me che avrei volutoper scriverti tranquilla e a lungo. La tua lettera di iersera all’Elena ci toglie ogni speranza di vederti perora, né il tempo più invita a moversi, che già la nebbia scende a farci scordare le luminose clemenze deigiorni scorsi, e l’inverno giunge rapido tra questi monti così prossimi all’alpe. Questa primavera dunque?ma chi sa che prima tu non venga a Venezia? lasciacelo sperare. Povera Silvia! da quanto tu mi dici essaè sempre più desolata e la compagnia del “cavalleresco” tuo genero non può sollevarla. Io le scriveròancora; ma che cosa possono le parole a certi strazii d’ogni ora? Tu intanto soffri per te e per lei; solo leMamme hanno ilpotere di soffrire così. In Silviaunico scampo,unico rifugio, può essere il pensiero di te,della sua Mamma, di renderle meno dure le pene col calore del suo affetto, di renderla più resistente aldolore con la propriaforza di volere ; sopprimere, per quanto è possibile il proprio io e non pensare che ate; già è inutile,non c’è altro , e Dio ti serbi lunghi e lunghi anni al suo affetto, giacché tu sei la suaindispensabile condizione di vita . Questa è la verità, che forse la Silviaora non discerne intera, ma chepureè . Abbiti cura, riguardati dal freddo. Io conto andare il 2 Nov. a Basalghelle; voglio essere vicinaalla mia Mamma adorata anche con la persona; ne sarà contenta cara Mamma mia! La Mary parem’accompagnerà; poi andremo finalmente a Venezia; non ci dobbiamo lasciar cogliere dall’inverno qui.Angelica ci raggiungerà a Venezia il 5 o il 6 di Novembre. Addio cara e buona amica fedele della miaMamma e nostra. Baci da Mary ed Elena che ti scriverà presto e un abbraccio stretto stretto dalla tua

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                                                                                                       Vittoria

LXXXIV.Ep. in corso, XII. 3. 3119[312]

Venezia, 12 Novembre 1899

 

Marina cara.

Grazie della tua lettera che aspettavo, non avendo avuto più riscontro della mia ultima. Il 2 Nov. andai aBasalghelle, dalla mia Mamma; avevo un verobisogno di sentirmi, anche materialmente vicina al postodove è tanta parte di quello che essa fu. Quella visita mi fecebene . Nel piccolo cimitero era quel giornouna pace che non ti so dire. Molto sole, sole bianco, d’autunno, ma appunto quello che non stonava conla mia disposizione di spirito; molti fiori, e una quiete! Tutte le cose parevano dirmi: “Un po’ di pazienza!non occorre infondo che un po’ di pazienza e poi verrai anche tu, qui, vicina alla tua Mamma e al tuopapà caro, per sempre!!” Anche la Mamma mi disse parole di coraggio, e rammentai quelle che midiceva spesso da viva: “Ricordati ch’io sarò sempre con te, con voi,lo stesso! ” Quante volte me lodisse! e più quando qualche malessere le faceva pensare al giorno della separazione… Tornai,dopo quasisette mesi , a Venezia più forte. L’altrieri ci raggiunse la buona Angelica che resterà con noi fin dopocapo d’anno. Anche l’Elena è qui da 3 giorni ma parte domani avendo, ella dice, molto da fare incampagna. Sento che la Silvia ti si mostra più tenera e questo mi fa un vero piacere. Forse non farestimale ad andare un po’ a Cesena con lei appena ti sentissi più rinfrancata di salute. Noi cara e buonaamica nostra dopo il lungo vagabondare di più che mezzo anno, sentiamo la necessità d’un po’ di riposoe per ora non ti prometto una nostra visita a Rezzonico, ma forse tu potresti venire a Venezia e sai che viè sempre una cameretta per te, e le nostre braccia spalancate. Saluti e baci da tutte le sorelle (menoVirginia che te li mandò direttamente) e da me un abbracciostretto stretto stretto.

 

                                                                                                Tua Vittoria

LXXXV.Ep. in corso, XII. 3. 3120[313]

Venezia, 21 Novembre 1899

 

Marina cara.

Ne scrissi anche all’Isabella Bertoncelli, ma ora il Valsecchi mi dice che il Cav. Angelo Muzzarelli abitanon lontano da Ca' Rezzonico, e quindi tu forse lo conosci e potresti influire molto sulla sua decisione.Ora ti dico subito di che si tratta. Questo cav. Muzzarelli possiede sulla Riva degli Schiavoni, proprioaccosto alle Prigioni delPonte della Paglia , una casa che mi è simpaticissima, perché ben esposta al sole.Io vorrei comprarla, e quindi vorrei sapere se egli è disposto a venderla. So che da non molto gli è mortala moglie e questo potrebbe influire sulla cosa, potendo riuscirgli triste l’abitare una casa ormai desertaper lui. Insomma vedi di investigare, e potendo,indurlo a cedermi quello stabile. Siccome ne scrissi giàall’Isabella vedi di metterti d’accordo con lei; pare ch’Ella non conosca di persona il Muzzarelli, giacchéin una sua che ricevo ora mi dice: “Gliene farò parlare da amici, ma ora è a Brescia.”

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Page 118: Aganoor Lettere Di Amicizia

Di quel che farai per contentarmi ti ringrazio fin d’ora con un bacio.

Ed ora cara Marina ti dico di noi. Cesco Mirelli fu malato di febbre gagliarda (40 e linee) tanto da fartemere ai medici si trattasse di perniciosa. Ora grazie a Dio pare entrato in convalescenza. La Mary ebbemalato un dito, ma ora anch’esso migliora. L’Elena è tornata a Tarcento, avendo ella dice, tanti lavori aiquali sovraintendere. E qui abbiamo la nostra buona Angelica venuta a tenerci pietosa compagnia fino alCapo d’anno e qualche giorno in là. La salute è buona e questa è la nostra cronaca. Dimmi ora di teamica mia, Mammetta cara, e di Silvia edi tutto . Le sorelle ti mandano saluti teneri io ti abbracciostrettamente.

 

                                                                                              Tua Vittoria

LXXXVI.Ep. in corso, XII. 3. 3121[314]

Venezia, 27 Novembre 1899

 

Marina cara. La tua Silvia sarà già ripartita e tu sarai sola di nuovo nel gran palazzo papale. Ma la tuaattività ti gioverà certo a sfuggire talora alla morsa dei ricordi… Così anch’io, mi do da fare, mi agito,cammino, scrivo, e più che altro per combattere l’assalto delle memorie che nell’inazione si avventanodilaniatrici sul nostro povero cuore già tanto frugato dalla sventura. Per questo ora cerco una casa dacomprare e più che altro per poter farvi dentro qualcosa, ordinarla, migliorarla, e nel lavoro trovar requie.La buona Isabella ti avrà detto che il marito suo parlò col Muzzarelli il quale rispose nonsapersi ancora[315]decidere , il che infondo vorrebbe dire chenon èassolutamente contrario all’idea del vendere. Oraperché egli non creda che le offerte di compera gli vengano da diverse persone, digli pure (se lo vedi) chei Bertoncelli parlarono in mio nome, e che io sonola stessa che gli fa ora parlare da te. La situazione(come ne scrissi all’Isabella) è questa; ch’ioo debbo dare fra un mese la disdetta al mio presente padronedi casa,o resto legata a lui per un altr’anno. Ora naturalmente vorrei sapere con qualche sollecitudine se ilMuzzarelli vende o fitta; io entrerei anche nell’idea del fittare, benché desiderigrandemente avere unacasa mia, per potervi come ti dissi, lavorar dentro in accomodi, e darmi da fare, eoccuparmi , mentre inuna casa di affitto non c’è gusto a spender denaro: Tu capisci Mammetta mia! Tanto desidero dipossedere qui una mia casa, che non sarei lontana dal comprare questa stessa ove ora abito, qualora ilMuzzarelli persistesse a non voler vendere. Questa dove abito ha degli inconvenienti, ma una voltamiapotrei in gran parte rimediarvi. Ora tu sai come stanno le cose, per cui mi raccomando di farmi sapere neltempo più breve possibile (dentroun mese ) qualcosa dipreciso circa la decisione del Muzzarelli; diglipure francamente tutte le ragioni su esposte, ragioni che mi fanno desiderar una risposta non troppolontana. Dalla Maria e Angelica saluti teneri e un bacio dalla tua figlietta

 

                                                                                                       Vittoria

 

Ora Mirelli sta bene. Grazie cara!

L’Elena è a Tarcento e in grandi faccende per certi lavori sul Torre, un torrente che passa innanzi alla

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sua casa.

LXXXVII.Ep. in corso, XII. 3. 3122[316]

Venezia, 3 Dicembre 1899

 

Marina cara. Dunque rinunciamo anche alla casina sulla Riva. Tanto, a poco a poco, muore in me ancheildesiderio d’ogni cosa. A quando a quando cerco avvinghiarmi a un sogno, o a un’ombra di sogno, o aunachimera , per occuparmi, per darmi da fare, per stordirmi, ma al primo ostacolo ricasco nell’inerziadegli svogliati, degli sfiduciati, dei naufraghi della vita. Che cosa sono io se non una naufraga? Vecchiaormai, senza famiglia, senza scopo, senza aspirazioni. Vado innanzi così giorno per giorno, non avendopiù innanzi a me la magnifica illusione deldomani che da giovani ci tien desti la notte ed ha unaconsolazione per ogni nostro dolore. Ma basta di me. Rispondendo alla tua cara ultima ti dirò che lacasina sulla Riva non la vidiinternamente , ma chi la conosce mi dice che le stanze sono belle e spaziose emolte, anche dietro. Eppoi la mia idea sarebbe stata anche d’ingrandirla di lato appunto per darmi da fareper occuparmi. Ora non v’è più da pensarvi. Penseremo ad altro.

Quanto godo che la tua Silvia ti sia stata più tenera del solito e abbia trovato un certo lenimento nellabellezza dei luoghi, quasi rifatti nuovi al suo sguardo! Vedrai che tornerà presto. E tu intanto abbiti grancura, la stagione è perfida; luce e luce, ma folate gelide e brusche cadute di temperatura al vespero.Copriti bene bene ed evita di passare improvvisamente da un locale caldo all’aria esterna te loraccomando tanto Mammetta miatanto[317]cara ! L’Angelica e la Maria ti mandano salutiaffettuosissimi. Quando verrai? Ti preparo una camerettatutta al sole ; non elegante bada! macalda esana. Un abbraccio stretto dalla tua

 

                                                                                                       Vittoria

 

LXXXVIII.Ep. in corso, XII. 3. 3123[318]

Venezia, 20 Dicembre 1899

 

Marina cara.

Vidi ieri la buona Loredana e si parlò di te e di Silvia. Sento che forse non passerai le Feste con lei nonvolendo tu che venga nella bella ma un po’ fredda Bassano di questa stagione e tu non potendo mettertiin viaggio con questi rigori. Ma da Bassano a Venezia il tratto è breve. Perché non verresti a passare leFeste con noi, con le tue figliette? Dirti quanto cara ci sarebbe la tua presenza specialmente in questigiorni amaramente cari, che negli anni scorsi ci raccoglievano tutti intorno alla nostra Mamma adorata, èinutile, tu lo intendi bene! Chissà che tu possa? che festa sarebbe per noi, che festavera e intima di affettoe di evocazioni! Io spero; ma ad ogni modo e fin d’ora t’auguro salute e quella vigoria di anima che haimostrata finora. Senza questa, è inutile, non si va innanzi in questa ripidissima erta della vita, divoratrice dienergie d’ogni genere. E grazie cara Mammetta mia per le parole tue di eccitamento a non lasciarmivincere dalla sfiducia nell’esistenza;grazie , per trovare, tu, così torturata dal destino, parole consolatrici

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Page 120: Aganoor Lettere Di Amicizia

per gli altrui dolori.

La Mary è in un bonissimo periodo ringraziando Dio e spero che duri.[319]

Il Muzzarelli ha recisamente dichiarato che non vende né fitta la sua casa, e io ora, mi sono rassegnata arestar qui, almeno per un altr’anno. Non temere per Silvia; vedrai che si riavrà dalla naturale inerzia cheora la tiene come in un sogno; è tua figlia, e anch’essa ha energie mentali che la salveranno; ti vuol bene, eil pensiero di te le sarà un rifugio salutare e certo. Le bozze di stampa mi saran mandate dopo labaraonda del Natale. Penso che in Marzo o Aprile si pubblicherà il volumetto[320]. Ho mandato unalirica per Silvia all’editore Montanari di Faenza che pubblica un albo di prose e versiin memoria delpovero Pietro[321]. Certo ho scritto col cuore.

Arrivederci presto? Tanti baci dalla tua 

 

                                                                                                       Vittoria

 

Da Angelica e Mary saluti e baci

LXXXIX.Ep. in corso, XII. 3. 3125[322]

Venezia, 7 Gennaio 1900

 

Marina cara cara.

Un bacio lungo per la cara promessa di venire presto presto fra noi; e un bacio alla Silvia tua. Comesono contenta di saperla con te; come l’approvo di venire, di stare spesso con la sua Mamma; cara caraSilvia! Ebbi da Zanchetta una lettera squisitamente cortese, della quale ti prego di ringraziarlo bene bene;me la scrisse, diremo così, in risposta a una mia cartolina con la quale lo ringraziavo dei suoi bigliettid’augurio. Sì che la Elena ebbe iforti e penso te ne avrà già ringraziato direttamente; ne fu tanto lieta!Dunque dimmi il giorno e l’ora del tuo arrivo e vengo a pigliarti alla stazione e ti piglioin braccio e ti portocon me. Va bene? Il sole dovrà pur ricomparire anche lui se non ha messo le muffe e si vergogna a farsivedere così imbrattato. Tanti baci da Mary e dalla tua

 

                                                                                                       Vittoria

 

Silvia cara, ti bacio con tanta tenerezza!

XC.Ep. in corso, XII. 3. 3126[323]

Venezia, 23 Gennaio 1900

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Page 121: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

Marina mammetta cara!

Ti mando la lettera di Silvia; non c’è caso di rimoverla dai suoi progetti. E tu? hai viaggiato tranquilla? haipreso freddo? sei giunta bene? e la notte hai dormito? Vorrei saperetutto . Abbiti cura che poi dobbiamoritrovarci fra non molto sane e forti e andare incontro a quella formidabile necropoli di glorie e grandezzelontane, di regni e potenze scomparse che è Roma, vivaio di sogni inesauribile e di ammaestramentifilosofici. Scrivimi. Io lo farò spesso e ti dirò di noi e dei tuoi amici, e se in casa T. si va verso le nozze ono etc. etc.

Questa mattina mi giunse inaspettato e prezioso dono uno stupendo ritratto del Carducci con scritto disuo pugno:

“A Vittoria Aganoor          

Giosuè Carducci

risorto.”

Spedii subito un telegramma di ringraziamenti entusiastici e sono davvero felice di tanta bontà. Addio peroggi e cento baci dalla

 

                                                                                                  tua Vittoria

XCI.Ep. in corso, XII. 3. 3127[324]

Venezia, 3 Febbraio 1900

 

No Marinetta mia,

lo schema del prof. Spagnolo[325]non mi persuade per niente. Nessuno si è mai sognato di numerare glianni dallo zero. Si è invece detto sempre 1, 2, 3, etc. etc.dalla nascita di Cristo. Cioè 12 mesi, o 24, oquello che era. Nessuno può mai aver detto: è passato un annodalla nascita di Cristo se l’annonon eraveramente compiuto , e così d’un bimbo non si dice mai ha un anno, se l’anno non è compiuto. Vediquindi che tutti i computi del mondo non possono persuadermi, perché è il punto di partenza che èsbagliato; se non si vuol tener conto di quella preposizione articolata (dalla) allora è finita. E di questo,tiprego , non parliamo più o io m’invelenisco e non c’è proprio gusto perché tanto ioresto con la miaopinione , venisse anche il Padre Eterno a ragionare diversamente.

Parliamo invece di te, cara e buona ecoccolona di Mammetta! Abbiti cura, tanta tanta; qui l’influenzanon fa malanni, ma a Firenze e Roma è un orrore.[326]Non è proprio il caso di moversi per ora.

Spero che Silvia non sarà andata a Roma. Dimmene qualcosa e rimandami la sua lettera. Puoi tenerequanto vuoi il libro della Giacomelli[327]. L’Elena è rimasta qui; non so quando vada in campagna. Incomplesso sta bene, ma si muove poco, e dovrebbe invece far molto esercizio.

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Page 122: Aganoor Lettere Di Amicizia

Dimmi sempre della povera Remondini[328]. E tu Mammetta cara cara abbiti tanta e tanta cura e tanti etanti baci dalla tua

 

                                                                                                       Vittoria

 

Dalla Mary tenerezze e dall’Elena pure. Tutti gli amici comuni si ricordano devotamente e Valsecchi inparticolare.

XCII.Ep. in corso, XII. 3. 3128[329]

Venezia, 3 Marzo 1900

 

Marina cara.

Né i Mirelli, né l’Angelica vengono più per l’Aprile ma alla metà di Maggio. Impossibile quindi incontrarlia Roma se non rimandando il nostro viaggetto. Qui il freddo è tornato pure abbastanza rigido e nonconsiglia ai viaggi mentre l’influenza ha ripreso la sua vigoria e semina i malati in ogni casa. Non potrestitu stessa rimandare la tua gita? non ti sembra imprudente moversi ora che il tempo passa dal tepore alghiaccio così repentinamente? Qui melanconie per tutti. Il buon Pastro è malato e, non mi parelievemente; la Favaretti madre della c.ssa Viola è morta l’altro ieri. Gino Marcello[330]migliora assailentamente se pur migliora. Davvero non v’è sereno per nessuno. Noi andremo facilmente il 9 aBasalghelle a stare un poco con la nostra Mamma… speriamo che il tempo non ci sia nemico.[331]

Ed ora un bacione lungo e tenerissimo dalla tua

 

                                                                                                    Vittoria

XCIII.Ep. in corso, XII. 3. 3129[332]

Venezia, 26 Marzo 1900

 

Marina cara cara.

Hai fatto benissimo a non moverti; avrai veduto che tempo scellerato e come sarebbe stato seccante iltrovarsi in giro con quella pioggia e quella fanghiglia. Non ho vedute le Tiepolo dopo la loro sventura.Mandai loro un biglietto con le nostre condoglianze. Sì, il buon Pastro migliora e davveromiracolosamente; ormai (pare) che ogni pericolo sia scongiurato. L’Elena ora sta benone e partiràdomani o dopo per la campagna. Io vado correggendo le bozze delfamoso volume[333], ma me lemandano a spizzico. Quando Dio vorrà sarà finita anche quella noia. Se l’inerzia che mi tiene in questomomento potesse esser vinta dal mio volere io vorrei essere a Firenze il 21 Aprile per l’inaugurazione delmonumentino al povero Nencioni[334]; ma ora, sia la stagione, sia un malumore tenace, non so far

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Page 123: Aganoor Lettere Di Amicizia

progetti un po’ stabili e saldi. Tutto mi annoia. Io spero Mammetta cara che ormai anche costà l’influenzaabbia fatto fagotto e tu possa uscire un poco al buon sole alla buona aria tiepida. Tristissima stagione laprimavera per i dolorosi, ma pure consente almeno qualche passeggiata sotto l’azzurro, in compagnia deinostri cari ricordi tanto cari e tanto laceranti. Vero! Addio cara Marinetta mia. Abbiti cura, tanta cura evoglia sempre bene alla tua

 

                                                                                                       Vittoria

 

Da Maria saluti affettuosi.

XCIV.Ep. in corso, XII. 3. 3130[335]

Cava dei Tirreni, 19 Giugno 1900 (Prov.a di Salerno)

Villa Angelica

 

Marina mia caratanto ![336]

Le tue parole mi giunsero come carezze. Quanto bene mi vuoi, Mammetta mia, e come godi del po’ dibene che senti dire di me! Il Carducci mi scrisse parole assai cortesi e le debbo in gran parte a te, a voi,amiche sue, che gli parlaste di me sempre con tanto affetto!

Tu pensi,cara ! a mandar anche fuori d’Italia il mio volumetto e mi fai unaréclame di cui lo stesso Treves[337]dovrebbe esserti molto grato. Come? non ti parlai di Roma? Fui a colazione appunto dalla tuaGiacinta (che trovai un po’ malandata in salute e d’aspetto) e puoi pensare se non si parlò di te. Mi pareproprio d’avertene scritto. Il giorno che fummo a pranzo dai Ruspoli, la Laura non poté venire essendoappunto dai Venosa ove il Pascarella lesse non so quali suoi sonetti.Ora ti assicuro Marina chequel nomeposso dirlo e scriverlo con la massima calma, come quello d’una personaqualunque e mi pare un sognod’aver tanto sofferto per lui[338]. Noi resteremo qui ancora fino a sabato, dopo a Napoli. Là sentiremoche cosa il medico suggerisce a Virginia come stazione climatica per l’estate e poi torneremo nel Veneto.Io conterei passare tutto il Luglio a Venezia, poi andrei a Varallo per le doccie delle quali ho granbisogno. Prima o dopo ti vedrò di certo. Da Angelica, Maria, Virginia e Cesco saluti dei più affettuosi.Da me tanti tanti baci e dei più teneri.

 

                                                                                                  Vittoria tua

 

Ricordami a tutti i comuni amici.

 

XCV.Ep. in corso, XII. 3. 3124[339]

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Page 124: Aganoor Lettere Di Amicizia

Varallo Sesia, 9 [Agosto 1900][340]

 

Cara cara Marina mia.

Sì sì verremo, e facilmente il 16 sera; ma ti telegraferò con più precisione l’ora e il giorno. Verrà certoanche l’Elena e ti ringrazia fin d’ora della tua affettuosa ospitalità che accetterà di gran cuore insieme ame. La Maria è ancora a Napoli con i Mirelli, e precisamente a Posillipo ove si sottraggono al grandecalore di questi giorni.

Quando saremo a Tarcento nella villetta dell’Elena anche la Maria verrà con noi. Angelica è alla suaCava dove riordina la sua villa dopo l’invasione nostra, e ai primi del Novembre verrà a Venezia insiemea me e Maria.

Quanto ci sarà caro rivedere anche le buone Alexander! Puoi esser sicura che io resterò con te quantopiù mi sarà possibile, ma ti dirò tutte le ragioni che non mi consentono una lunga dimora a Rezzonico,dopo tanto vagabondare. Sono cinque mesi che giro Marina mia, ed ora una sete mi prende di stabilequiete, tra gli oggetti miei famigliari, i libri miei, le mie carte, le mie memorie amare e tenere a un tempo.Tu intendi, tu che hai le più fini intuizioni dell’anima. Arrivederci presto, sì, cara cara Marina mia, amicamia vera, amica della mia Mamma adorata, il cui caro viso mi è sempre innanzi, e mi guarda e mi sorride,e talora con una tenera pietà che mi fa piangere. Ti bacio e ti abbraccio stretta.

 

                                                                                                Tua Vittoria

 

Dall’Elena ancora ringraziamenti e saluti dei più affettuosi.

XCVI.Ep. in corso, XII. 3. 3131[341]

Tarcento, 21 Settembre 1900

 

Marina cara. Di quale lettera mi parli? L’ultima tua fuall’Elena e vi erano alcune parole per me che miferirono: “Scrivere a tesarebbe statotentare la sorte ” (tu dicevi) e “la mia lettera non avrebbe avutoriscontro come non l’ebbe la tua amica Giacomelli etc. etc.” Ebbene Marina cara, tu seimolto ingiusta .Fuiio l’ultima a scriverti, e non vi fumai[342]tua  lettera che non riscontrassi. Ora in questa tuaa me mi seipiùumana , ed eccoti subito a dirti che io contofermamente di venire da te nell’autunno ma non cosìsubito. L’Elena non ci lascia movere per ora, tanto più che io venni qui da pochissimi giorni e sarebbestrano che ripartissi subito. Io conterei venire da te verso il 18 o 19 d’ottobre. Ti va? No, non fui aVenezia a vedere la Regina che penso desideri d’esser lasciata in pace. Ti dissi del magnifico ritratto suoche mi mandò, con una dedica deliziosa scritta da lei stessa e con la data del29 Luglio? Sicuro! Propriopoche ore prima della sera fatale in cui veniva assassinato il Re Ella, la povera inconscia, scriveva sottoun suo ritratto parole gentili per me, e la Villamarina me lo mandava dopo alquanti giorni dicendomi chequella data mi avrebbe reso più prezioso il dono.[343]Mi duole molto della sventura dei Zanchetta.Povera gente! Le sorelle Maria ed Elena stanno benone e ti mandano saluti e baci dei più affettuosi.

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Page 125: Aganoor Lettere Di Amicizia

Anche dall’Angelica e dai Mirelli buone nuove. Salutami ti prego tutti i comuni amici che si rammentanodi me e porgi le mie condoglianze al Zanchetta, così buono e gentile. Ti mando un fascicoletto dove siparla diLeggenda Eterna ; è tolto dallaRassegna Nazionale dove scrisse del mio libro anche lo Zardo,ma questo articolo della Ferruggia[344], scrittrice assai nota e stimata, mi piacque fra gli altri per laschiettezza dell’entusiasmo che rivela e che mi ha, te lo confesso, commossa. Anche il Musatti scrissenell’Ateneo, e l’Ortolani nell’Iridee il D’Alessio nell’Adriatico(tutti in questi ultimi giorni), ma questo cheti mando mi pare il più originale articolo, benché molti abbiano trovato che quello del deputato Alessio(nell’Adriaticodel 7 corrente) sia fra i più importanti. Quello non l’ho, ma puoi trovarlo facilmente pensoa Bassano. Tanti baci dalla tua

                                                       Vittoria

XCVII.Ep. in corso, XII. 3. 3132[345]

Venezia[346], 16 Ottobre 1900

 

Marina cara.

S’è dovuto battagliare con l’Elena perché ci lasciasse venir via “nel più bel momento della stagione” (elladiceva) ma ora siamo qui e contiamo venire senza meno da te, da voi, tanto tanto care. Solo troviamo quiqualche affare da sbrigare dopo la lunga assenza e non ci sarà possibile muoverci prima del 19 o 20corrente invece del 18. Il ritardo come vedi non è che di due giorni e spero che la Silvia ci aspetterà;sarei tanto dolente di non poterla vedere! La Mary ti manda con me tanti baci e ne manda con me allaSilvia cara. Arrivederci presto carissime e intanto vogliateci bene.

 

                                                                                                Tua Vittoria

 

Telegraferò il giorno e l’ora dell’arrivo. Il giorno (ripeto) se non sarà il 19 sarà certamente il 20. Scusa lafretta Marina cara! Ma ho intorno tutto ancora in disordine e non so da qual parte volgermi percominciare a mettere un po’ in aspetto ogni cosa ancora in baule.

XCVIII.Ep. in corso, XII. 3. 3191[347]

Tarcento, Prov. di Udine [post 22 Ottobre 1900 e ante 28 Ottobre 1900][348]

 

Marina cara cara!

Abbiamo sempre parlato di te durante il viaggio, e delle tue cure materne, e del tuo affetto e del tuogrande dolore … Anche a Treviso, dove la Morosini volle trattenermi a colazione parlai di te, essendovenuto il discorso sulla Benzon ed essa (la Nina) sa di voi tutti e disse a Fiano: “Non sapete? è quellasignora di cui vi parlai tanto che perdé da poco l’unico nipote; tanto bravo e intelligente e buono.” Puoifigurarti se non mi chiese di te, della nostra permanenza a Rezzonico, ecome risposi. Così Marina cara tufosti con mesempre , anche avendoti lasciata a quella triste stazione. Ma tu verrai, vero? tu verrai in

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Page 126: Aganoor Lettere Di Amicizia

questa quiete e ti farà bene, tanto bene e parleremo dilui , e della tua Silvia e della parola calmante che civiene dalla solenne bellezza della Natura.

Tanti sparirono prima dei nostri cari, e noi pure spariremo, e questi monti e quest’azzurro, e questoverde e questa vastità di campagna permarrà. Noi avremo un domani certo avremo un domani, giacchéla comprensione nostra è sproporzionata alla nostra vita fugacissima, e tutto questo impeto di passioniche è in noi non può finire inutilmente sotto una spanna di terra. L’Elena ti bacia e ti scriverà presto io tiabbraccio stretta stretta e ti carezzo con affettointenso .

 

                                                                                                Tua Vittoria

 

Scrivimi. Dimmi se la Silvia viene presto e se Chiumini portò buone nuove.

 

XCIX.Ep. in corso, XII. 3. 3187[349]

Venezia, 28 Ottobre sera [1900][350]

 

Marina, mammetta mia!

Questa mia lettera non partirà certo questa sera, giacché sono le undici passate e fino a poco fa hodovuto raccontare alla Mary tutta la mia vita di questi giorni, e le tue cure squisite, la tua affettuositàveramente tenera, e le care gite e la gente veduta, e ogni cosa, con particolari infiniti. Questa mia letteradunque non partirà certamente questa sera; ma io non potrei andarmene a letto, benché un poco stanca,senza starmene un tantino con te, come le sere scorse, senza mandarti col pensiero quei bacetti che tidavo là, al sommo dello scalone, prima di entrare nella mia camera, là presso la balaustra che dà sulvasto androne pieno di penombre misteriose; dinanzi al fanale che guarda come un grande occhiofavoloso la fuga dei fantasmi e dei sogni che si rincorrono da tanta vicenda di anni per gli atrii e le sale diCa’ Rezzonico…

Cara cara Marinetta buona che mi avvolgesti in questi giorni come in un caldo manto di tenerezza, io nonti ho detto niente, tutto mi parevasemplice e naturale , come è semplice e naturale sentirsi amati dallapropria mamma…

Ecco. Per questo io non ti ho detto niente e non ti dico niente ora. Sappi solo (ma certo tu lo sai e losenti) che mi hai fattomolto bene . Così avessi potuto farne un poco a te! Scriverò subito alla Silvia. Ora vado a letto e sognerò te, e il prato innanzi al tuo palazzo, e quella statua infondo laggiù, pensosa e misteriosafra il verde. Ti abbraccio stretta stretta

 

                                                                                                TuaVittoria

C.Ep. in corso, XII. 3. 3133[351]

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Page 127: Aganoor Lettere Di Amicizia

Venezia, 30 Ottobre 1900

 

Marinetta miatanto cara!

La tua lettera, scritta prima di ricevere la mia, mi ha proprio intenerita. Come potevi credere che non tiavrei scritto subitissimo? E intanto mi scrivevi tu, tante paroline, dolci come carezze. Dall’Angelica nonebbi ancora lettere perché ero io in debito, ma scrissi subito e ti saprò dire, appena mi risponda, comesta di salute. Parlai alla Mary dell’Angiolina e benché l’età di lei le sembripoca per le nostre idee, puresentendo da me che si tratta d’una donnina savia e a tutta prova per fedeltà, acconsente a provarla. Tu ledirai cara Marina, che per ora noi le si darebbe 12 lire il mese; in proseguo e vista la sua capacità, e aseconda del suo servizio attento e preciso, potremo naturalmente aumentare. Essa dovrebbe stirare (robad’amido ve ne è mai, e solo qualchecolletto l’estate, o polsini), badare alla biancheria, fare le stanze e lasera,se occorre (quando v’è gente a pranzo, aiutare ad asciugare qualche piatto in cucina); le piccoleappendici, i piccoli dettagli del servizio le si diranno qui e li imparerà stando con noi e pigliando in praticale nostre abitudini. Quando verrebbe? Noi per ora abbiamo una donna che si manderebbe in campagna,venendo l’Angelina; dobbiamo quindi saperequando l’Angelina verrebbe, per non mandarla su due piedi.Che festa sarà se tu l’accompagni! Sia davvero la benvenuta se porta te; e starai qualche giorno con noi?Dimmidi sì e dimmi press’apoco quando sarà perché io possa preparare la donna che abbiamo adandarsene. Tu intendi. Dimmi se han preso l’uccello nel tubo della stufa e se stai bene e se mi vuoi benesempre e tanto. Baci da Mary e da me un lungo abbraccio stretto stretto

 

                                                                                                Tua Vittoria

CI.Ep. in corso, XII. 3. 3134

Venezia, 7 Dicembre 1900

 

Marina cara. Scusami ti prego se non risposi subito alla tua, ma nei giorni che fu qui il Santamaria[352]lamia corrispondenza rimase un po’ indietro ed ora mi piovono i rimproveri anche delle sorelle. Perciòvolevo riprendermi, e trascurai di rispondere alle lettere ultime. Non ti addolorare per non averabbracciato l’Elena, essa non giunse né quel giorno, né il dì dopo, e solo mercoledì. Le dissi di te e deisaluti affettuosi che lasciasti per lei e li ricambia con tenerezza. Quanto mi duole della povera MariaBianchi e di quelle povere creature che le stanno attorno palpitando ansiose di speranza e di terrore!povera mamma sua! L’Angelina non va male, io la riprendo con carità quando cade in qualche negligenzae cerco di abituarla al regime di casa. Già non si può dire alla prima se una donna può o no andare,bisogna vederla nelle diverse circostanze, e all’opera, varie volte; poi si giudica. Scrissi alla Silvia delnostroramingare dalla stazione a casa Tiepolo (così desolatamente miserabile!) e da casa Tiepolo allastazione, per farla sorridere. Le scrissi anche che saremmo tanto felici s’ella volesse venire a passarequalche tempo con noi. Ma chi sa se vorrà. Grazie della lettera della Browning. Tu spendi delle grossesomme per farmi laréclame e io te ne sono molto riconoscente, ma cosa vuoi? dubito un poco che quellapovera vecchia capisca e gusti la poesia italiana. Mi pare che quel giorno parlasse anche a stentol’italiano, figurati poi!… Basta speriamo che il volumetto lo legga il fratello, voglio dire il nipote.

E anche l’Alba Agostinelli peggiora? Ma vi è un’epidemia di tifo costà? mentre poi l’acqua è così

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Page 128: Aganoor Lettere Di Amicizia

buona? Forse qualche canale scoperto e inquinato da qualche lavanderia? una ragione ci deve puressere! I medici come la spiegano?

Abbiti cura Marinetta mia cara e non strapazzarti e copriti bene, e mangia un poco di più. Hai capito? Eadesso prendi un bel bacio dalla tua

 

                                                                                                       Vittoria

 

Dalla Maria tante cose d’affetto.

CII.Ep. in corso, XII. 3. 3135[353]

Venezia, 12 Dicembre 1900

 

Marina cara. Grazie mille per la tua lettera e per quella inclusa. Capisco che Nuova York non èWashington, ma insomma ci vuol altro, ed è sempre una grande raccomandazione quella al consolegenerale d’Italia. Poveri Agostinelli e poveri Bianchi! I primi già piombati nel dolore, gli altri sospesi traun’ultima speranza e la minaccia suprema. Ah che pena! E quando si pensa che la vita non è altro che unlungo e quasi seguito succedersi di queste angoscie e di questi schianti, e che se vi è una pietosa tregua ècosì breve che appena se ne avverte il riposo, vien davvero di chiedersi: “perché?”…

Ma bisogna guardare piùin là e sperare e credere in qualche cosa chegiustifichi in certo qual modoquesta nostra lunga, agonia.

Anche qui le giornate sono luminose ma fredde; mi scrive padre Giacomo Inyverdeus degli Armeni che illoro vescovo andato a Roma per affari fu preso da polmonite e versa in grave stato. La stagione èinsidiosa, giacché al sole fa caldo; poi si scantona in qualche calletta aduggiata, ed ecco che qualchemalanno sta in agguato per pigliar subito al varco. Per me non temere, che mi ho tutti i riguardi. Abbine tuinvece, che vi badi assai poco; copriti bene, ti raccomando, e il mattino non ti levare troppo per tempo.Hai capito? e prendi un lungo bacione dalla tua

 

                                                                                                       Vittoria

 

Dalla Maria e dall’Elena tante cosette d’affetto.

CIII.Ep. in corso, XII. 3. 3136[354]

Venezia, 23 Dicembre 1900

 

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Page 129: Aganoor Lettere Di Amicizia

Marina cara.

Vorrei scriverti un letterone, ma oggi le amiche intime vennero a vedermi per il mio onomastico e se neandarono solo poco fa che quasi è l’ora del pranzo, così non potrò che ringraziarti in fretta della tua caralettera e augurartiforza ecoraggio per passare il meno tristemente possibile questi giorni di strazio e dischianti per chi ha molti dolori da rammentare e molti posti vuoti intorno a sé. Sono tanto e tanto contentache la cara Silvia t’abbia fatto buona e affettuosa compagnia. Ti vuol bene e sente più [c]he[355]maiquanto tu le sei necessaria. Domenica, l’Elena fu a colazione con noi. Domani poi verrà a passare tutta lagiornata e la notte, e il dì dopo e la notte dopo, per non tornarsene a casa di sera dopo il desinare. Dallelontane buone nuove. Si parlò tanto di te anche oggi, e io penso a te tantointensamente Marina cara, inquesti giorni di memorie intime, di feste familiari e serene, di doni scambiati, di speranze infantili.

Coraggio! Io scrivo alla Ricci[356]ogni tanto; non “spesso”; essa è però una buona amica per me ecredo mi voglia bene veramente. Pastro partirà pel Cairo il 27 corrente, va a passarvi l’inverno.Cantalamessa[357]fu l’altrieri a desinare con noi e col Fogazzaro e Piucco e la Pascolato[358]; stabenone, e mi chiese di te, e m’incaricò di ossequi quando ti scrivessi. L’Angelina… fa quel che può.Bisognerà vedere se col tempo s’impratichisce specialmente nello stirare in cui è propriodeboletta . Ma èuna buona creatura e può darsi che migliori.

Ricambia al carissimo Prof. Spagnolo i cortesi saluti e tu insieme ai saluti affettuosi della Mary edell’Elena, prendi un abbraccio stretto stretto dalla tua

 

                                                                                                       Vittoria

CIV.Ep. in corso, XII. 3. 3137[359]

Venezia, 14 Gennaio 1901

 

Marinetta cara.

Il tuo duraturo silenzio mi diceva che lo scrivere ti era duro, e io lo capivo benissimo, specialmente in quei giorni di feste intime e care. Io ti avevo scritto e non vedevo risposta. Seppi invece che avevi scrittoall’Elena e che quindi non eri malata. Intanto mi giunse il volume pubblicato per il povero Pierino e pensaiche non mi scrivessi impressionata anche amaramente da quel riandare gli episodi delle amichevolitestimonianze d’affetto.[360]Il ritratto del tuo povero nipote riuscì assai male. Vero? perché noncopiarono fedelmente quella sua ultima fotografia, così bella? Tu hai fatto benissimo a startene tappataintanto in cotesta deliziosa camera dove io passai ore indimenticabili, guardando il giardino, il panoramalontano, le nuvole e i sogni del cielo e le visioni del passato che mi passavano innanzi.

Abbiti cura sempre; la temperatura è anche qui ancora polare. La “mia Musa” tace. Ti sono piaciuti iversi per la povera Silvia? certo furono scritti col cuore. Fogazzaro non pubblicò ancora il suo romanzoriunito; lo dà fuori a puntate sull’Antologiaogni 15 giorni, ma spero che lo pubblicherà presto ancheprima che ne esca la fine sul periodico di Roma, e allora sta sicura che te lo manderò subito.[361]Diquale “marito della mia amica” mi parli? della Ricci? Mi consta che ora sta benone ed essa mi scrivelettere cosìfelici da suscitarmi una vera invidia. Ma forse tu parli d’altri? sarà bene tu dica il nome peresser più chiara. Anche la Laura Ruspoli è una mia buona amica, ma non credo tu parli di suo marito.Anche Rosanna Marcello è una mia buona amica. Forse appunto tu parlavi di Gino Marcello? Certo non

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è ancoraguarito , ma va meglio molto. Ricambierò subito il cortese saluto dell’illustre prof. Martelli e tuconfessagli che mi mandasti in gran ritardo il suo biglietto. Io sto discretamente bene, e la Mary pure…La Canevaro parte posdomani per Roma dove resterà un mese: la duchessa è guarita e comincia arassegnarsi. Alla Silvia scriverò presto. Sono in debito con tutti anche gli amici più cari. Tanti baci dalla

 

                                                                                                  tua Vittoria

 

CV.Ep. in corso, XII. 3. 3138[362]

Napoli, 14 Maggio 1901

 

Marinacara cara ! Io sono qui dopo un delizioso giretto per la dolce Umbria[363], e ancora ho gli occhie l’anima pieni di quegli orizzonti meravigliosi, sui quali passano, divini fantasmi, le madonne e gli arcangelidel Perugino e del Signorelli.

Trovai Virginia bene, benché un po’ raffreddata, giacché va troppo in carrozza scoperta, mentre latemperatura è ancora assai bassa, e tira un’arietta niente piacevole. Ma ieri la feci stare a letto fin tardi (laVirginia, non l’arietta) e oggi sta meglio. Vidi l’Angelica e Maria che vennero qui da Cava per poche ore.Maria al solito, l’Angelica migliorata dai suoi disturbi artritici. Io resterò qua tutto il maggio e poi andròcoi Mirelli a Cava dei Tirreni da Angelica per passarvi il Giugno. Nel Luglio non so bene che farò, mavorrei tornare a Venezia. Dell’Angelina già ti dissi che non intendiamo affatto riprenderla. Lo dissi anchea lei, e lo capì anche da sé, perché non è soloincapace , ma amantissima del pettegolezzo, di riportarecose sentite dire dagli altri servitori, esagerando e anche inventando, suscitatrice di malumori, e di liti; equesto è il peggio. Desiderosa sempre di uscire, di divertirsi, senza alcuna serietà di propositi. Sarà beneche trovi un marito e si sposi; ma a fare la cameriera non riusciràmai .

Oggi o domani andrò con Virginia dal Ierace[364]e te ne scriverò subito la mia impressione. La villaMagnaguti la visitai l’altr’anno.[365]La Tittoni venne ieri, ma Virginia non riceveva perché a letto; ma lavedremo presto e non scorderò di presentarle i tuoi saluti. Mi chiamano a colazione e vi è Campolattarocommensale. Debbo correre. Scrivimi qui. Ti bacio con tanta tenerezza 

                                                                                                  Vittoria tua

 

Dai Mirelli saluti dei più affettuosi. Ancora un bacio.

CVI.Ep. in corso, XII. 3. 3139[366]

Castellamare di Stabia (Villa Moliterno), 15 Luglio 1901

 

Marina cara. Anch’io sono scusabile se non ti ho scritto prima. A Napoli ebbi Virginia malata (dolori allereni, perdite abbondanti e prolungate, etc etc.) quasi per un mese, ed avendole il medico prescritto

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assoluto riposo, io la facevo pazientare a letto con lunghe letture e chiacchierette etc etc. Il dottore leprescrisse poi i bagni di Castellamare e Virginia mi pregò di accompagnarla qui, né io ebbi cuore dirifiutarle quel che mi chiedeva, non vedendola ancora del tutto riavuta. Ora, grazie a Dio posso dirti cheVirginia sta proprio benino e va rifiorendo di giorno in giorno. Qui la temperatura è mitissima anzideliziosa. Abbiamo alle spalle il bosco di Quisisana, davanti il mare, e l’aria è sempre fresca e impregnatadi selva o di salsedine. Questa villa poi è un incanto, e la buona principessa che ci vuole ospiti sue fino aoggi (domani ella parte per Aix e la villa resta fittata ai Mirelli per tutta la stagione) ci colmò di tante e talibontà che a enumerarle ci vorrebbe un volume. Basterà dire che la sua ospitalità può quasi andar a paricon la tua, e come te ci fece trovare sulletoilettes e sulle scrivanie ogni utile cosa, perfino i bolli da letterecome fai tu. Mary è ad Abano con la cameriera Adele (sai quella che era dell’Elena e che se ne andò dalei per un nulla) una buona e brava ragazza che ci affida completamente. La Lisa Salvadego sposata alconte Cavalli ha una villa vicina ad Abano e vanno a trovarla spesso e Mary va da loro. Questa ci scrivecontenta della sua cura di fanghi. Io poi, a sua insaputa la feci raccomandare particolarmente al DeGiovanni[367]che è il direttore medico dello stabilimento, e va ogni tanto da Padova a sorvegliare. Infattiegli le fece un esame accuratissimo e le prescrisse la cura da seguirsi. Angelica mi aspetta a Cava colmuso , e vi andrò in Agosto, ma ora sono qui e faccio anch’io questi bagni ferrati che mi giovano moltoper l’anemia. L’Elena so che è a Tarcento e godo che abbia la compagnia delle buone americane cometu mi dici. Io vedi che per ora non posso tornare nel Veneto, e non potrò farlo penso, che in Settembre.Allora, se mi vorrai verrò a Rezzonico. Da Ierace andai 4 o 5 volte e sempre era fuori, così non vidiancora il busto del povero Piero, ma i Mirelli dicono che è somigliantissimo. Cesco ti bacia la mano.Virginia ti bacia. Io ti stringo stretta stretta stretta 

                                                                                                  Vittoria tua

 

CVII.Ep. in corso, XII. 3. 3183

Castellamare di Stabia (Villa Moliterno), 16 Agosto [1901][368]

 

Marinella mia caratanto .

Le gallette te le ho mandate io perché sono bonissime col latte, il caffè, etc e leggierissime. Sono tantocontenta che tu le abbia accolte bene e scusami cara se non ho risposto ancora alle domande tue suquella penna che con la mia terribileamnesia ho totalmente scordata. Per quanto io abbia pensato non sofarmi tornare in mente quale penna io abbia donato alla Ruspoli. Sai che pel suo matrimonio le regalai deimerletti. Non saprei proprio ricordarminulla della penna di cui mi parli. Alla Maria, ogni anno faccio unpiccolo dono pel suo onomastico, ma rammento più nemmeno cosa le regalai quest’ultima volta. DunqueSilvia fu a Napoli? Poveretta! non ebbe cuore di rivedere Virginia, e forse noi eravamo già qui, e tantomeno pensò a fare una corsa a Castellamare. Come l’avrei riveduta volentieri! e i Mirelli? pensa! Avraisentito della disgrazia toccata ai Della Seta Agostini. Il loro figlio maggiore, a 18 anni, morìin poche ore di appendicite. Che orrore! Io parto di qui lunedì prossimo,19 , per Cava dei Tirreni, giacché l’Angelicanon vuol più sentir parlare di dilazioni, e d’altra parte volendo io essere a Venezia per la metà diSettembre, debbo affrettarmi giacché altrimenti non resterei nemmeno un mese con lei. Certo verrò aRezzonico caro, bello, indimenticabile, dalla mia Marina, dallamia Mammetta adorata.

Virginia ora sta proprio bene e la lascio tranquilla affatto. Anche Angelica pare abbia avuto grangiovamento dai bagni di mare che fece a Vietri e anche la Mary pare stia meglio dai suoi dolori alle mani.

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Page 132: Aganoor Lettere Di Amicizia

L’Elena fu a Venezia ed ora tornò a Tarcento. Ma come mai vuoi che se la prenda con te se le buoneAlexander non si decidono ad andare da lei? Sarebbe bene ingiusta! Salutamele ti prego le care amiche ebaciale per me, e dì loro che non mi dimentichino. Qui facciamo una vita di igienica contemplazione,perché davanti alla villa, fino alle 4 p. m. abbiamo l’ombra, e così stiamo là, fra le palme e i cedri delLibano, guardando il mare col Vesuvio in fondo, e le nuvole e i sogni che recano sulle lor mobili groppe.Qualcuno vien sempre da Napoli a colazione o a pranzo da noi, e la vita si fa molto all’aperto, nel boscodi Quisisana (delizioso) che abbiamo alle spalle o come ti dissi nel parco della villa. Tornando alla penna,penso che da Zifferi l’argentiere sotto le procurative, o anche inmerceria dell’Orologio (anzi meglioquesto) da quel nuovo argentiere vicino al negozio di profumerie,a sinistra (andando dall’Orologio in su)troverai quante penne vuoi e a buon prezzo, e se non avessero l’astuccio te lo fan fare in poche ore e poitroverai là altri e molti graziosi oggettini,di ogni prezzo , e potrai scegliere. Da Cesco e Virginia ricorditanto affettuosi e baci da quest’ultima.

Io ti butto le braccia al collo e ti baciotanto .

 

                                                                                                  Vittoria tua

 

CVIII.Ep. in corso, XII. 3. 3140[369]

Cava dei Tirreni, 3 Settembre 1901

 

Marinella cara!

Sei tornata dalle tue peregrinazioni cara la miatrottola ? io tornerò a Venezia il 20, ma avrò da fare esolo in Ottobre verrò a vederti.

Tu abbiti cura e non andar troppo in giro. L’Angelica che ora sta bene ti dice tante cose affettuose;anche Virginia sta bene; andrò Domenica da lei. Mary è a Venezia e mi aspetta. Cari bacioni dalla tua

 

                                                                                                       Vittoria

CIX.Ep. in corso, XII. 3. 3141[370]

Venezia, 7 Ottobre 1901[371]

 

Marina cara,mammetta  mia.

Subito dopo le sorelle ecco io scrivoa te la grande novella che fra gl’indifferenti susciterà chiose ecanzonature per la mia età, poco indicata per le nozze. Mi sono fidanzata a Guido Pompilj[372], un altocuore un alto ingegno, e mi sposerò alla fine del novembre prossimo. Ecco dettotutto . Lo dirò fraqualche giorno aipiù vecchi amici di casa, e il più tardi possibile atutti gli altri , giacché mi figuro che

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Page 133: Aganoor Lettere Di Amicizia

giudicheranno con sogghigni ironici e poco benevolmente la mia decisione. Poco m’importa; ma ad ognimodo desidero che essi possanodivertirsi alle mie spalle il più tardi possibile, e però ti raccomando perora, per alcuni giorni ancora ilsegreto . Se la cara Silvia è con te ripetile queste mie parole, e che lescriverò subito, appena posso. Intanto sappia che io scrissi a Virginia dicendole le ragioni per cui non lavide a Napoli.

Marinamia io ti scrivo ingran fretta dovendo provvedere amille cose, formalità, noie, etc. etc. indivisibilida questo noioso periodo che precede il matrimonio. Intanto io ti pregodi mandarmi la tua fraterna ematerna benedizione e lascia che io ti abbraccistretta stretta . 

    

                                                                                                  Vittoria tua

 

Se le Alexander sono con te dì loro la cosa raccomandando il segreto. Scriverò presto a Francesca.  

CX.Ep. in corso, XII. 3. 3142[373]

Venezia, 24 Ottobre 1901

 

Caratanto ! Il Murri[374]definì il male di Mary:Polineurite , vale a dire infiammazione di nervi perprincipio artritico e disse che il malenon è grave , manon indifferente . Ordinò la cura deljoduro , in unpreparato nuovo: Iodipina Merk. La Mary fu contentissima del Murri e di tutto. Pel nostro stemma soled’oro in campo azzurro. Pel suo gli chiederò e così per quello di Perugia. Intanto ti mando un bacio deipiù teneri

 

                                                                                    tua figlietta Vittoria

 

Dalla Mary tante carezze.

CXI.Ep. in corso, XII. 3. 3186

Venezia, 28 Ottobre [1901][375]

 

Marina cara.

Eccoti gli stemmi che però ti pregherei di rimandarmial più presto . Il Grifo di Perugia lo avrai subito, maanche quello sarai così buona di farmelo riavere a volta di posta perché ti sarà facilissimo farlo ricopiare.

Scusa la fretta e con un bacione chiudo perché se tu dovessi il mioda fare ti fareipietà .

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Page 134: Aganoor Lettere Di Amicizia

Tua figlietta

                                                

                                                Vittoria

CXII.Ep. in corso, XII. 3. 3143[376]

Venezia, 9 Novembre [1901][377]     

 

Marina cara. Ionon so se ti ho ringraziato deiforti squisiti , assaporati con religione anche dal miofidanzato e pei quali la Mary m’incaricò di dirti tante cose grate. Tu ad ogni modo mi scuserai perché inquesti giorni ho la testa in giro. Finalmente la data del mio matrimonio s’è potuta fissare al 28[378]corrente e il 18 parto per Napoli. Ora sto benone Marina cara e sonotanto felice! Ti bacia con tenerezzala tua figlietta

 

                                                                                                       Vittoria

 

La Mary benino.

 

CXIII.Ep. in corso, XII. 3. 3144[379]

Venezia, 12 Novembre 1901

 

Marina tanto cara, mammetta mia buona. S. Zenone![380]caro ricordo d’un tramontoindimenticabile .Caratanto ! Chebuone ore ho passato con te! io spero che tu verrai a Perugia e ne passeremo insiemedelle altre. Vero? Ho l’acqua alla gola pel tempo che incalza e letante cose che ho ancora da disporre.Scusamiper carità se ti scrivo in cartolina. Ricevo rimproveri d’ogni parte per aver scordato dipartecipare a molti amici il mio fidanzamento. Non hanno proprio pietà. Ridi? Sìcara manda a Perugiagrifo e leone, quando vorrai, egrazie sempre e comunque del bene che mi vuoi.

 

                                                                                                Tua Vittoria

CXIV.Ep. in corso, XII. 3. 3145[381]

Perugia, 25 Dicembre 1901 (Natale)

 

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Page 135: Aganoor Lettere Di Amicizia

Marinacara ! Tu non mi scrivi da un secolo e io nella baraonda di quegli ultimi giorni a Napoli, e nellamia nuova vita qui, turbata dalla malattia di Guido che mi diede una pena immensa, so appena se ti horingraziata del tuo veramente magnifico e artistico dono, che desta l’ammirazione più viva in quanti lovedono. Ho come in ombra d’averti scritto poche righe, per dirti l’immediata impressione mia che fuintensa; ma ti promettevo una lunga lettera e quella non venne finché intanto Guido s’ammalò.[382]Egliandò un mattino per tempissimo a Monte del Lago, per affari del Consorzio, e tornò la sera tardi, con unfreddo acuto e un vento sferzante. Per dirti brevemente la cosa si ammalò dipleurodimia , che, come giàsenti dal nome, ha con lapleurite una grande affinità. Puoi figurarti la mia angoscia, data anche l’indole diGuido, poco credente nei medici e nelle medicine, sprezzante dei rimedi etc. etc. Basta. Un po’ la suacomplessione robusta, un po’ le pennellature di jodio e i cataplasmi e il chinino (ebbe anche parecchiefebbri abbastanza alte) ora va stando meglio, ma s’alza solo un poco d’ore nella giornata ed è ancoraparecchio debole.

Il tempo poi da una settimana e più è pessimo, e questo anche contribuisce a ritardare la guarigionecompleta. Ma era naturale che questa nube si alzasse sul mio cielo, altrimenti sarei statatroppo felice. Unacasa deliziosa, un marito intelligente, buono, innamorato, pieno di premure finissime, di attenzioni squisite;e tutto questo allamia età ! Proprio la sorte doveva malignare un poco[383]. Ma speriamo che se la siacavata con questa paura che m’ha messo, e felicemente sparita. Ora non occorrono che dei grandiriguardi, tanto più data questa perfida stagione. La Mary è al Vomero (Napoli) al Bertolinis Palace Hotel,che le fu indicato come ottima esposizione per passarvi l’inverno. Lì si trova benissimo, e me ne scrivelettere entusiastiche. Vede ogni giorno Virginia e anche di salute sta proprio benino. Virginia ottimamente,e Angelica bene. L’Elena è a Tarcento. Eccoti detto tutto di tutte noi. Di me ti dirò che passate le primeinquietudini forti per la salute di Guido, ripresi l’appetito, e quest’aria di Perugia ti assicuro che mi è moltoconfacente. Mangio e dormo come non ho mai fatto, e dicono che ingrasso. Sei contenta? Scrivimi di tee della tua vita, e se mi vuoi sempre bene. Io non posso volertene di più cara cara Marina mammetta mia,e la mia grande gratitudine te la dico con un baciointensamente tenero , perché con parole non saprei.Guido vuole ti presenti i suoi omaggi augurandosi di poterti conoscer presto di persona mentre gli ho giàtanto parlato e gli parlo tanto di te. E io ti butto le braccia al collo e tistrucco ! La tua figlietta

 

                                                                                                       Vittoria

CXV.Ep. in corso, XII. 3. 3146

Perugia, 13 Luglio 1902

 

Mammina mia cattiva, etanto cara.

Ma non sai che io mi andavo chiedendo: “Che cosa ha la Marina cara che non mi scrive più?”Puoicredermi[384] se ti dico che certo una mia lettera (l’ultima) deve essersi smarrita per via giacché io nonebbi da te alcuna risposta e rispondendo con una cartolina a un cortese saluto dello Zanchetta, lo pregaidi portarti i miei saluti e di chiederti perché non mi scrivevi più.

Il rimprovero che mi fai riguardo a Silvia è meritato…in parte , giacché quando ti scrissi che non avreipotuto fermarmi a Bologna nel ritorno, ti chiedevo anche dove era Silvia e non mi rispondesti niente.[385]Ora le scrivo subito, e sono certa che mi perdonerà, tanto più quando le avrò detto che tornata daVenezia trovai qui Guido (che m’avea preceduto) malato non lievemente di bronchite e avendo avutonell’inverno la pleurite, più debole, tanto da impensierirmi davvero. Sai che quando si hanno dei cari

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malati si perde la testa, e quindi allora non pensai di scrivere a Silvia. In seguito credei forse d’averlofatto e io stessa fui raffreddata e non bene, insomma chiedo indulgenza. Mada te ero io che aspettavouna parola, mammetta cattiva. Tra qualche giorno andremo a Montecatini per una diecina di giorni, poi dinuovo qua, giacché Guido deve trovarsi pel Consiglio Provinciale di cui è presidente. In seguito non sodove andremo, ma Perugia essendo più che altro una stazione estiva, non sarei punto dolente dirimanermene tranquilla anche qui. Vedremo. Ad ogni modo tu scrivimisubito[386] due righebuone emandami un bacetto in ricambio di quello tenerissimo che ti dà in ispirito la

 

                                                                                                  tua Vittoria

 

CXVI.Ep. in corso, XII. 3. 3147[387]

Perugia, 21 Settembre 1902

 

Mammetta cara! Dopo26 giorni difebbri infettive ecco finalmenteil meglio viene.Io respiro e te lo scrivosubito pensando al bene che mi vuoi e ci vuoi. Ti bacia con tenerezza la

 

                                                                                                  tuaVittoria

 

CXVII.Ep. in corso, XII. 3. 3148[388]

Perugia, 26 Settembre 1902

 

Cara Mammetta. Sì il mio povero malatino[389]mi ringrazia sempre con tanto e tanto affetto delle miecure, e dice che senza me non sa come potrebbe vivere, e aggiunge tante cose tenere che micommovono. La febbre ha ceduto. Ora bisogna vincere la debolezza grandissima, la gran depressione.Figurati che la notte la sua temperatura scende a35 e 5! Ma le forze torneranno se Dio vuole. La Mary èora a Tarcento con l’Elena. Io ti mando un abbraccio stretto

 

                                                                                            La tua Vittoria

 

CXVIII.Ep. in corso, XII. 3. 3149[390]

San Remo, 28 Febbraio 1903 (Savoy Hotel)

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Cara la mia Mammetta.

Vedi? Sono ancora a San Remo, e sola, perché Guido se ne andò verso la sua politica, e non torneràche martedì o mercoledì, dopo venti giorni di assenza. Sta ormai proprio bene, se non che quellabenedetta gamba gli dà sempre un po’ di dolore a quando a quando e un po’ si gonfia verso il piede etc.etc. ma succede sempre così. Dopo il tifo quegli strascichi sono inevitabili. Qui io ho vissuto propriodeliziosamente questi tre mesi. Un tepore divino, un tempo quasi sempre sereno, e tanta e tale cortesia daconfondermi. Figurati che Virginia sarebbe qui nel suo elemento, giacché gl’inviti a pranzi a colazioni aballi fioccano che è un piacere. Io ne accettai sempre uno su dieci, poco amante come tu sai della vitamondana, ma con tutto questo dovetti movermi ad ogni modo. Ti mando anzi una corrispondenzaanonima che, pregata, mandai alGiornale d’Italia . Quirti la voleva firmata, ma non ci sentii daquell’orecchia. Te la mando perché completerà questa mia lettera.[391]

Il mio volume è finalmente uscito[392], e figurati che delle buone inglesi e americane vedendolo nellevetrine dei librai se lo comprarono (pur non comprendendo che pochissimo l’italiano) solo per aver ilgusto di farvi scrivere su il mio nome. Cosa che feci ben volontieri. Così, essendo qui all’albergo, ormaiconosciuta, a molti venne la voglia di comprarsi il volume, tanto più sapendo che vi era il mio ritratto(molto mal riuscito del resto) e così ho fatto, senza volerlo, gli affari dell’editore.

D’Italiani qui, a questo stesso Hotel vi sono i Somaglia, i Dal Pozzo, i Lurani. Ora poi si ammalò dipolmonite il conte della Somaglia e fu telegrafato alla madre sua, alla madre di sua moglie, e così è untriodi suocere magnifico, perché anche la Lurani è la suocera di Dal Pozzo, fratello della Somaglia.

Tutti sono molto cortesi con me e, manco a dirlo, tutti si sono giàforniti del libro.

Spedisco questa mia alle Alexander perché non so il tuo indirizzo di Firenze. Ora penso che forse sei giàpartita, argento vivo che sei. Ad ogni modo sapranno dove mandartela. Ti dà tanti e tanti baci

 

                                                                                              la tuaVittoria

 

CXIX.Ep. in corso, XII. 3. 3150[393]

Perugia, 25 Aprile 1903

 

Tu, cara Marinetta mia, mi hai comunicatolimpidissimamente le tue luminose impressioni, e le visionimagnifiche che affascinarono i tuoi occhi e l’anima tua. Anche la Canevaro che fu in Sicilia ora, mi scrivecon entusiasmo di Taormina, della via da Palermo a Messina, e di tutta quella luce, quei fiori, quellabellezza di memorie e di natura che fanno di moltissime parti di quell’isola privilegiata, un paradiso.

Ma tu mi hai anche dipinto, dirò così, lalinea morale degli abitanti, e il loro modo d’essere, e le loromaniere urbane etc. etc. e mi hai fatto crescere la voglia di visitare quei paesi di sogno. Ma sì!

Ti ho spedito un giornale con una mia lirichetta che dipinge al vero questa svogliata e pallida Primavera

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umbra che par venuta per forza, e mi fa ripensare con desiderio a S. Remo, tutto caldo nel sole e tuttogiocondo di fiori.[394]Te la mandai nell’Unione Liberaleperché dopo averla pubblicata nelMarzocco vifeci alcune altre correzioni, e al giornale di qui che la chiedeva per ripubblicarla, la diedi riveduta eripulita. Mandai il giornale anche alla cara Silvia a Faenza. Ho fatto bene? A Bassano qualcuno ha comprato ilmio libro?SulloSport e Salon , un giornale di Vienna, pubblicarono un lungo articolo in mio elogio, eaccompagnato da un bel ritratto che si procurarono dal Contarini di Venezia, il quale non chiede dimeglio per farsi un po’ diréclame . Questo per compensarmi degli orrendi ritratti (?!) che pubblicaronodi me ilFracassa , ilSecolo XIX , ilFieramosca e uno peggio dell’altro; ma accompagnati da articolielogiosi sicché non posso proprio lagnarmi e, senza parlare dei giornali e periodici italiani, che tutti,lungamente o brevemente parlarono con molti elogi di questa seconda edizione[395], ti dirò che perfinoun giornale di Boston ilTranscript , ne parlò riportando una conferenza del conte di Campello sugliscrittori italiani, nella quale mi incensa molto cortesemente. Ti dico queste cose perché so che a te fapiacere tutto ciò che fa onore alla tua figlietta, e tu sai che non lo faccio certo per vanagloriuccia. Frapoco vedrai la miaVilla Medici[396] , una mia nuova lirica anche questa che spero ti piacerà. Vedimammetta mia che non istò in agio e non mi addormento su quella umile foglietta di alloro che ho colta.La mia Mamma di lassùso che mi guarda e mi sorride. Cara Mamma mia! e sorride anche a te che mivuoi tanto bene, e ti ringrazia dall’alto. Ti bacia con tenerezza

 

                                                                                            La tua Vittoria

 

CXX.Ep. in corso, XII. 3. 3151

Perugia, 8 Maggio 1903

 

Cara la Mametta Marinella!

Che tenerezza mi ha fatto la tua cartolina e come mi prova sempre di più l’interesse che prendi anche aipiccoli fatti che mi riguardano!

Se ricordo la nostra gita a San Zennone?! Io, (rammento bene) dissi allora: “Questo giorno mi sarà fissonella memoria sempre; io vi correrò col pensiero come a una rara ora serena, nel seno della naturainnocente, vicina a un’amica sicura e alta, e rivedrò come ora vedo, quella vallata, questi colli, quei monti,la piccola chiesa; tutto.

E quell’altra nostra gita alle fonti del…? (non so più il nome) ah chesorso di bellezza e di pace lassù, checandore di paesaggio e di sensazioni! Ti ricordi? ah che sete talora di scordare il fango del mondo, ilfango della vita, il fango degli uomini! Quando sui giornali io rivedo accennare all’affareMurri[397] , onarrare qualche altro fatto di simil genere, penso al caro Papà mio, che leggendo i fogli, sclamava spesso:“Meglio meglio non esser nati, e non sapere tante turpitudini!” Poi si riprendeva subito e come pentitoaggiungeva: “Mio buon Gesù sia fatta la vostra volontà.” Io lo dico anche in quei miei versiA mio padreche tu certo hai letto inLeggenda Eterna .[398]

Povero e caro papà mio!

Io non credo che verrò presto nel Veneto. Fui così lungamente assente da casa che sento ora il bisogno

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di starvi un poco tranquilla e di piè fermo; ma sempre relativamente e molti mesi non starò certo senzavedere le sorelle e la mia Mammetta cara, anch’io vorrei essere a Napoli, a Venezia, a Cava dei Tirrenitutto ad un tempo, e questo non è possibile. Quando sarà che io possa trovarmi con tutte le mie sorellead un tempo e con te mammetta mia? Forse mai più.Mai più ! che parole amare e tristi e cattive! edesprimono invece una cosa che più spesso succede nella vita. Certi fatti non si rinnovano che moltoraramente in condizioniidentiche , e si potrebbe quasi dire d’ogni vicenda:mai più ; intendendo: mai piùcosì ; in quelle stesse disposizioni, in quelli stessi luoghi, contutte quelle stesse persone, e insommacomeallora .

Io sarò contenta sapere che la tua Etrusca ti è tornata. Ne eri tanto contenta e ti faceva così buonacompagnia! E la cara Silvia è poi venuta?

Ti bacia con tenerezza la tua

 

                                                                                                       Vittoria

CXXI.Ep. in corso, XII. 3. 3152

Perugia, 24 Giugno 1903

 

Cara la mia Marinetta sempre più cara.

 

Sei tuttavia a Bessica? Io spero di no, perché io temo che l’opera tua pietosa fra quella gente, ti affatichitroppo e ti stremi. La conferenza o meglio il discorso di Guido non fu pubblicato, ed egli stesso ne hasolo qualche appunto. Cercherò di farglielo scrivere tutto in seguito; ora è a Roma.

Ebbi qua i Mirelli 8 giorni e puoi figurarti se ne fui beata. Ora sono a Basalghelle tutt’e due, perchéCesco poté finalmente ottenere il posto a Benevento (a due ore appena da Napoli) e partendo da Aquilase ne andò per una quindicina di giorni dalla Virginia.

La Mary è a Salsomaggiore di dove partirà il 27. L’Elena a Venezia; l’Angelica alla sua Cava deiTirreni. Dalla Silvia non ho notizie dirette da molto tempo. Le mandai la miaPrimavera ma non ne ebbinemmeno un cenno di ricevuta. Non oso mandarle la miaVilla Medici temendo che mi accusi dipersecuzione. E’ in collera con me? So che ebbe il Carducci lungamente ospite; come staveramente quelnostrogrande poeta, e genuinamente grande, non come certi spacciatori di paroledifficili , e di bestemmiepreziose .

Le Alexander stanno bene? anche di esse non ho da tempo nuove. Tu abbiti cura Marina mia, e nonesigere troppo dalle tue energie; pensa che non bisogna abusare del proprio tesoro. Io sarei cosìinfelice ,proprioinfelice se ti sapessi malata, e tu non devi dare questo dispiacere grande alla tuafiglietta . Comedici bene della mia adorata mamma! come l’hai amata e compresa e apprezzata al suo giusto valore. Ellaaveva tutte le intuizioni, e tutte ledivinazioni direi. Una forza di comprensività, (anche in filosofia epsicologia) straordinaria avrebbe, davvero, potuto fare moltissimo, se le avessero dato tempo e pace.[399]Questa l’ebbe forse soltanto negli ultimi anni di sua vita. Che gioia era per me quando la sentivodirmi: “Questi sono i migliori giorni.” Una lettura alta e limpida come la divertiva! lavorava, ricamava, e io

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le leggevo, ed era beata. O leggeva da se, e me ne diceva le sue impressioni e i suoi giudizi…

Tempo lontano e caro! Scrivimi che stai bene Marinetta mia e prendi tanti e tanti baci dalla

 

                                                                                    tua figlietta Vittoria

 

CXXII.Ep. in corso, XII. 3. 3153[400]

Monte del Lago (Passignano sul Trasimeno), 1° Novembre 1903 (sera)

 

Amica-mammetta cara. Sei tu che mi rimproveri di scriverti poco! Basta! vengano pure anche irimproveri purché mi venga qualcosa da te. Una triste campana suona oggi e pare ci attiri più vivamentealla memoria dei nostri perduti. Sempre sempre, ogni giorno ogni ora ci sono in cuore ma quando tutte lefoglie cadono e i soli crisantemi ornano gli orti, e il vento freddo comincia, e pare che tutta tutta la naturadica: “è finita”;essi ci parlano con più tenerezza e, direi, con piùdesiderio . Pare dicano: “a che l’indugio?non lo sapete che l’inverno sta per venire, e che noi aspettiamo?” E il sole sembra così lonta[no][401]inquesti giorni! e le memorie del passato ci avvinghiano strette, e tutto ciò che nel presente ci è caro e lieto,impallidisce, e si affonda, dinanzi alla resurrezione più viva dell’usato, di care, adorate immagini di tenereparole chequei labbri non ci ripeteranno mai più.

Io ho innanzi allo spirito il piccolo quieto cimitero di Basalghelle, e poco fa, intrecciando pochi fiori per imorti di qui, io pensavo che avrei potuto posarli su quella pietra lontana, su quella porta di mistero, doveè tanta parte di chi ho amato, carezzato, curato, coll’adorazione più profonda.[402]

Ma essi anche di lontano misentono, mi vegliano, mi parlano; ioli so vicini a me sempre e mi vadoripetendo le parole cheella mi diceva tanto spesso: “Ricordati che quando io non sarò più,anche allora ,io ti sarò sempre accanto.”[403]

Ioti scrissi Marinella cara di aver rimesso la gita a Cava dei Tirreni, e posso dartene la miaparolad’onore ; se le lettere se le mangia la posta di Bassano o di Perugia io non ci ho colpa. Stiamo appuntoper lasciare il Lago, che, veramente fino a ieri fu luminoso e giocondo come di maggio. Oggisolo quasi acommemorare il triste giorno di domani, il cielo s’è messo al buio e tira vento, e le foglie cadono cadonotutte, sotto la pioggerella che mette i brividi a guardarla. Tu avessi veduti i tramonti dei giorni scorsi! verimanti d’ostro e di foco gettati sulle onde e infondo al cielo, dietro ai monti,neri a quel violento sfondo difiamme. Ma ora si fa fagotto e si torna in città. Guido ti porge i suoi omaggi e io ti mando tanti tanti baciteneri. Io mi sento vicina a te, nella sala scura, dove mi figuro vederti pensarea loro che hai tanto amato eche ami tantoVittoria tua, la tua figlietta

 

CXXIII.Ep. in corso, XII. 3. 3154[404]

Perugia, 4 Dicembre 1903

 

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Cara la mia Marinetta.

Mi domandi nell’ultima tua se ci rivedremo nell’anno venturo. Ma sfido io! o vieni tu o vengo io, ma puoistar sicura che non lascierò passare ancora molti mesi senza riabbracciare la mia Marina! quanto seimeravigliosa nella volontà e nella energia! Ti hoveduta sorvegliare e dirigere quei tanti operai, dalla tuafinestra, e mi son detta che vi ha più giovanezza in te che in molti giovani. Il lavoro e l’occupazione sono ibenedetti amici e consolatori e fai bene a stringerti ad essi. Io questo gennaio andrò un po’ a Roma equindi dalla Virginia e dalla Angelica che reclamano dadue anni una mia visita. Guido è lì a Roma ora matornerà presto.

E’ sicuro dove sei? come stai? Ti bacia con viva tenerezza la tua figlietta

 

                                                                                                      Vittoria

CXXIV.Ep. in corso, XII. 3. 3155

Perugia, 30 Dicembre 1903

 

Cara Mammettafurbetta anzi che no.

Tu hai adottato un buon sistema: quandosenti di meritarti un rimprovero, attacchi tu per prima, e si restalì attoniti e non si sache pesci si pigliare . Ma come? sei tu che mi accusi di “peccaminoso silenzio”,quando fuiio ,io ,io , (e non dica mica di no la mia diplomatichetta di mammina! veh!) l’ultima a scriverti?Certo t’avrei scritto ugualmente oggi, perché ti giungesse domani il mio bacio e l’augurio di gioia no, madella rassegnazione, e della benefica attività, che aiuta i più feriti dalla sorte, a vivere.

Dio ti concede la gagliardia fisica e morale, e te la conceda per lunghi anni ancora; il lavoro, e tanto piùse diretto al bene altrui, come il tuo, dà veregioie , e perfino i ricordi più amari vi trovano mitigamento econsolazione.

Io sto bene, e non mi moverò che alla fine del mese per Napoli e Cava, avendo persuaso Guido cheRoma, in carnevale, sarebbe per me troppo faticosa. Vi andremo così al ritorno dalle provinciemeridionali. Le sorelle, grazie a Dio, stan tutte bene, e non so capire come nessuna ti abbia scritto,benché in questi giorni di baraonda postale, ferroviaria, telegrafica etc. etc. tutto sia perdonabile. I nostripiù cari amicisanno che il desiderio del loro bene è in noicostante e non si afferma solo e appunto a fine ea principio d’anno. Bisogna invece ringraziare i conoscenti dei calendari che inviano, dei dispacci, deidoni cortesi, dei dolci etc. etc. ed è un affar serio a non voler commettere scortesie con indugi troppolunghi.

Mirelli non è più ad Aquila dal passato estate; è a Benevento; ma già è scontento anche di quellaresidenza e Guido è daccapo in moto per farlo andare a Napoli addirittura. Ringrazia ti prego la contessaRemondini del suo ricordo gentile e ricambia cordialmente i suoi saluti di cui le sono gratissima. PoveroZanardelli[405]! davvero quello che dici è ben giusto, epoco prima ch’io ricevessi la tua lettera Guido midiceva press’appoco lestesse parole tue. E ti porge i suoi omaggi devoti.

Ti bacia teneramente la tua

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Page 142: Aganoor Lettere Di Amicizia

                               

                                                                                          figliettaVittoria

 

Natale[406]

 

Sognavo di plaghe serene

ed ecco dal sonno mi storna

di cento campane il clamore.

E’ dunque Natale? maviene

ancora? ma sempre ritorna

la Festa che lacera il cuore?

 

Sì, lacera ilcuor ma lo sana. [cuore ma sana]

Ne strappa il veleno dagli anni,

l’ardor del pensiero ribelle,

e puro, ad un’ora lontana

lo revoca ignaro d’affanni

incontro alle vergini stelle.

 

Vittoria Aganoor Pompilj

 

Queste due strofette furono pubblicate in unnumero di Natale di Milano ma non avendone copia te le hotrascritte qui, pensando ti siano più care scritte di mio pugno.

P. S. Alla Spigardi ho fatto conoscere una signora di Firenze (Orvieto) che le dà lavoro e le usa moltecortesie. Anch’io diedi lavoro alla Alice e gliene feci dare da Virginia.

CXXV.Ep. in corso, XII. 3. 3156[407]

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Page 143: Aganoor Lettere Di Amicizia

Venezia, 4 Febbraio 1904

 

Cara. Son qua e conto venire a farti una visita e a chiederti da colazione. Domani vado a Padova.Dovresti scrivermi o telegrafarmi se mi vuoi Domani o Lunedì. Martedì io riparto per Perugia, ma nonsenza averti ved[uta] [...]nido. Che festa rivederti! Ti bacia teneramente la tua

 

                                                                                                       Vittoria

 

Saluti da Maria. Omaggi da Guido.

CXXVI.Ep. in corso, XII. 3. 3157[408]

Perugia, 28 Febbraio 1904

 

Caratanto ! Il 4 o il 5 io sarò a Venezia e tu fammi sapere alPonte dei Greci se sei a Bassano o dove. Otu vieni a Venezia, o io verrò a Bassano tra una corsa e l’altra, ma ti vedrò certo. Va bene così? Omaggida Guido e bacioni teneri dalla tua

 

                                                                                                       Vittoria

 

Guido vide non molto fa a Roma la Martini e stava bene.

CXXVII.Ep. in corso, XII. 3. 3158[409]

Venezia, 5 Marzo 1904 (ore 9.15)

 

Studiato orario impossibile piacere venir io ricevo ora tua lettera respinta Perugia accetto generosaofferta venire tu – Partiamo mercoledì baci teneri- Vittoria

 

CXXVIII.Ep. in corso, XII. 3. 3181[410]

Venezia, 5 marzo sera [1904][411]

 

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Page 144: Aganoor Lettere Di Amicizia

Cara Marinetta mia. Tu hai veduto il mio primo espontaneo impulso che era di venire a vedertiio ! Ma gliorari studiati poi, ci dimostraronoimpossibile una gita a Bassano dalla mattina alla sera, e avendo il tempocontato e avendo preso impegni di far colazione e pranzo da amici in questi giorni, sarebbe impossibilestar fuori 48 ore consecutive. Aggiungi che stasera, appena giunta da Padova, la Mary mi dice chel’Elena è venuta da campagna per vedermi, e non potrei piantarla domani. Aggiungi che tanto piùsapendoti non malata ma indisposta, non verrei certo a Rezzonico con Guido per turbarti in certo modo,non potendo tu a meno di dolerti del non poter essere alzata al mio arrivo etc. etc. Ma credi Mammettamia, che mentre ora ci ènecessario tornare a Perugia martedì o mercoledìal più tardi , contiamoaltrettanto sicuramente tornare qui tra non molto e allora prenderò le mie misure meglio e ti vedrò ad ognimodo. Anche la Mary si lagna perché le facciamo poca compagnia … insomma non essere in collera conmese non posso venire. La tua lettera diretta qui, fu rimandata da Venezia a Perugia e la ebbi stamaneprima di partire. Ti telegrafai dalla stazione. Ti bacia teneramente la tua

 

                                                                                                       Vittoria

 

Omaggi da Guido. Saluti da Mary.

 

CXXIX.Ep. in corso, XII. 3. 3159[412]

Perugia, 24 Marzo 1904

 

Cattiva Marinetta. So che stai bene ma intanto non mi scrivi, né puoi essere in collera con me, che tiprovai quanto era in me viva la voglia di vederti avendoti subito scritto che sarei venuta io. Se non vennitu sai che non fu colpa mia, e che il tuo piccolo malessere anche me ne distolse, sicura che venendomentre eri indisposta ti avremmo recato non lieve disturbo. Ma io torno presto nel Veneto e non con lafretta con cui venni ora, dovendo trovarmi per forza qui quel dato giorno per affari e promesse fatte a unasocietà di cui m’han fatto mio malgrado presidente. Tu ad ogni modo scrivimi e non trattar male la tuapovera figlietta

 

                                                                                                       Vittoria

 

Omaggi devoti da Guido.

CXXX.Ep. in corso, XII. 3. 3160

Perugia, 27 Dicembre 1904

 

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Page 145: Aganoor Lettere Di Amicizia

Marina mia.

La tua povera “figlietta”, ti domanda in nome dellatua Beppa[413] di rivolgerle una parola d’affetto. Io timando con tutto il cuore l’augurio fervido di bene, il bene possibile in questa vita. Ti avrei scritto perNatale ma lo passai al letto di Guido malato di bronchite. Tristi Feste le mie pensando ai tempi lontani, eal ceppo e all’infanzia e ai genitori adorati, e ai loro amici più cari; e tu sai se eri tra i primissimi! Sii buonaMarina, non mi contristare più a lungo col tuo silenzio; è la tua Beppa che te ne prega per me e che tidice: “Se credi che la Vittoria abbia mancato non venendo a vederti per eccesso di riguardo, sapendotiindisposta, perdonale, non ha peccato per mancanza d’affetto,credimi Marina ; sai che non ti ho maimentito!”

Non la senti la voce della tua Beppa? e nemmeno a lei vorrai credere? Io ti bacio con tanta tenerezza easpetto una tua parola. Sii buona!

 

                                                                               La tua figliettaVittoria

CXXXI.Ep. in corso, XII. 3. 3161

Perugia, 3 Gennaio 1905

 

Mammettacattiva e sempre più cara!

Che amaraingiusta lettera mi hai scritta! No Marina cara, t’inganni proprioatrocemente . Guidoti vuolbene schiettamente appunto perchésa che io ti amo profondamente e fervidamente e di te gli raccontaitutta la tenerezza per la mia Mamma cara e la bontà e l’affetto fedele e ricambiato fino all’ultimo. Nondire cose tristi, cose chefan tanto male ! Tu “non mi ami più”? No, io non lo posso credere e non locredo, e sonosicura invece che la tua figlietta ti è ancora nel cuore sempre. “Smarrita la fede”? d’essere “al di fuori della mia vita”,tu[414] che sei per me come un’emanazione di bellezza morale e di forzaintellettuale e lo fostisempre ?tu che sei per me come qualcosa della mia Mamma, a cui io sonosemprevicina col pensiero; della mia Mamma che mi pare ti abbia lasciato partendo il compito di volermi beneper lei? tu che ho amata fin da bambina per istinto, perpresentimento , e che sempre amai di più, e che ilnon poter venire a vedere quel giorno mi torturò allora e poi come proprio qualcosa diroditore ?Credimi[415] ; sarebbe troppo lungo dirti tutte le infinite ragioni, di riguardo, di difficoltà, di mancanza assoluta dipossibilità, stretta com’ero dagliaffari che mi avevano chiamata a Venezia, e da quelli che mi aspettavanoqui, queldato giorno ;credimi e dammi un lungo lungo bacio che mi compensi di tutti quelli che non m’haimandati in questo tempo dicrudele silenzio verso la tua figlietta che ti adora. A Guido non dissi nemmenoi tuoi ingiusti sospetti; soncerta che se ne sarebbe rattristato ed offeso come di una veraingiuria .

Cento baci dalla tua

 

                                                                                                       Vittoria

 

Scrivimi presto te ne pregotanto !

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Page 146: Aganoor Lettere Di Amicizia

Scusa la carta indecente non vidi che era rotta in fondo.

 

CXXXII.Ep. in corso, XII. 3. 3162[416]

Perugia, 14 Febbraio 1905

 

Cara cara cara![417]

Sì sì, “la sferza, ilKnut ,”[418]tutto quel che vorrai, ma ch’io sia ancora la tua “figlietta” la tua Vittoria, la“Titì” della tua Beppa amata, lapiccola amica che ti vuol tanto e tanto bene! Io sono tornata da Napoliove fui per Virginietta che stava non bene, per anemia, ma che ora pare ormai avviata alla salute piena,purché non si rimetta alla vita troppo faticosa per lei, dei viaggi, della società, del ricevere e far visite etc.etc.

Tornai stanca, e per ora quindi non potrei muovermi, ma in Marzo Guido vorrebbe che andassi a Roma,e allora chi sa tu sarai tornata di Sicilia e farai tappa a Roma con Silvia e il senatore. Che gusto se venisteallora a Roma! Credi forse che non sia anche in me la smania di rivederti? Vedrai come ti divorerò dibaci, per tutto il silenzio interminabile con cui m’hai punita! Guido è a Roma e mi disse che l’altra seraandò appunto dalla Martini che trovò bene.

Dio ti benedica sempre per questa tua lettera cara; seguita a star bene, a volermi bene e a presto presto,sento che ci rivedremo.

 

                                                        La tua Vittoria che ti abbraccia stretta

CXXXIII.Ep. in corso, XII. 3. 3163

Perugia, 25 Marzo 1905

 

Marinetta sempre più cara. Guido andò a Roma per il 20, avendo anche da lavorare per il Consigliosuperiore del Lavoro, di cui è membro. Vedi che era al suo posto; ma io non avevo da intervenire né aquelle sedute, né a quelle tempestose della Camera, e non sentendomi ancora per niente “fiera” comedicono i popolani toscani, restai a curare la mia convalescenza che ora grazie a Dio è finita. Dunque haiveduto il buon Pio X[419]ed hai subito pensato alla cara nostra Virginietta. Quanto e come teneramentesei buona ematerna ! Da Faenza ebbi l’altra tua, e mentre sono perfettamente d’accordo con te (e lodissi) che si tratta in Virginia semplicemente d’unafase che tutte più o meno attraversano, non ho poicapito alcune tue frasi sibilline, che, per quanto mi sia scervellata, non arrivo a indovinare ache e achivogliano alludere. “Ed è appunto che sia mancata per inesperienza e per troppe affrettate premure lanecessaria pace e il dovuto silenzio ch’ella è turbata e sofferente.” Questo tu dici.Ma che cosa vuoi dire?Francamente non so. Né so che cosa abbia potuto “toglier la pace” a Virginia; e di che “silenziomancato” tu voglia parlare. Tu Marinetta cara puoi parlarmiapertamente , come a una figliuola. Che cosati parve di capire che turbasse la Virginietta? Una cosa posso dirti. Quando,chiamata erichiamata (resti

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fra noi) da Cesco, (mentre gli avevo risposto, sapendo non trattarsi di cosa allarmante, che il movermi daPerugia allora mi era “disastroso” per un cumulo di ragioni) chiamata dunque e richiamata,telegraficamente[420]anche , andai. Virginia allora era malata; non mangiava, non dormiva etc. etc….Dopo 18 giorni di cureassidue , e diriposo , (letto, e non veder gente e parlare e leggere di cose serene, equalche puntura di metarsile) dopo 18 giorni dico, Virginia eraun’altra . Mangiava, dormiva, avea ripresoil suo equilibrio. Allora me ne andai,raccoman[dan]do[421] di non ricominciare troppo presto ilmovimento, le scale, il veder gente, parlare, ascoltare, affaticarsi etc. etc. So che le scale, e quelle di casaMirelli che, come sai, sono faticosissime, furon fatte subito, per passeggiate, visite etc. Si ricominciòsubito ad occuparsi dei conti di casa, della casa nuova che stanno allestendo etc. etc., a smettere lepunture che avean fattomiracoli etc. etc. Io seguitai a scrivere lettere teneramente consigliatrici; capii cheseccavano, smisi. Atutti quelli che mi chiesero di Virginia dissi essersi trattato di passeggiera anemia,subito vinta. Ecco tutto. Ora spiegami tu di che si lagna Virginia o che cosa è sorto dopo la mia partenza.

Tu hai perfettamente ragione quando dici che la vorresti a Rezzonico o in Sicilia o altrove. Ed io pure; inqualunque posto che non fosselà , dove le preoccupazioni per l’allestimento della nuova casa tengonoCesco in continuo moto, faccenda, orgasmo tanto da agitare anche i più tranquilli esseri. Figurarsi unacreatura un po’ debole per la frequente perdita etc. etc. e che naturalmente non può a meno diinteressarsi e preoccuparsi a sua volta di ciò che occupa Cesco, e lo mette in balia di 20 persone chevengono nella giornata a chiedergli ordini e dargli notizie, come l’ingegnere; il tappezziere; il muratore; ilsuo uomo d’affari; etc. etc. etc. etc. etc. Non so poi che cosa infondo debba dimenticarsi Virginia. Chinon si ammala? per questo? ed esserdimenticata ; perché? La sua malattietta fu saputa sì e no. E poi?Spiegami un poco ti prego e prendi tanti baci dalla tua figlietta

 

                                                                                                       Vittoria

CXXXIV.Ep. in corso, XII. 3. 3164[422]

Perugia, 10 Luglio 1905

 

Marina cara. La tua lettera non dice nulla che io non sapessi; ma mi nasconde ancora il tuoapprezzamento, circa il male e la cura usata con Virginia.Sembrerebbe tu volessi dire che, perché furonochiamati i medici e le sorelle la Virginia si ammalò; ma questo è talmenteinverosimile , anziassurdo , che ionon posso credere di aver interpretato bene le tue parole.Prima di quellatal notte cui tu accenni, (e che fututt’altro[423] che diabbattimento )molto[424]prima , Virginia non istava bene moralmente, ed eraperfettamentecome tu la vedestipoi ; l’unica differenza stava in una (o più) diversapreoccupazione daquella che a te espose (“la famosa notte”) come ora ne ha altre, e sono tutte forme diverse e morbose diuno stesso male. E infatto è chiaro, che una persona sana non si affanna perché fu una notte malata; e noncrede che la gente nonl’ami e non la stimi più per questa ragione; né larispettino più etc. etc. Tu beneintendi che tutte queste sono forme morbose, dovute all’esaurimento nervoso; e ora sono mutate, emuteranno forse ancora.

La verità è, e non mai abbastanza ripetuta, che, il suo male, derivando appunto da abbondantiemorraggie etc. e da una vita di strapazzo e di fatica (basterà ti dica che il suo dottore Lauro mi disseallora: “Era un anno che io raccomandavo alla duchessa una vita più quieta e di riposo; ebbene, sa lei chefece per seguire le mie prescrizioni? pigliò su e andò in Olanda, e tornò naturalmente molto più snervatadi prima!”)

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Il suo male dunque bisognava d’una cura ricostituente, e infatto,in venti giorni diriposo completo , dibuon cibo, di svagosereno , (letture, discorsi esilaranti, raccontini giocondi etc.) e punture di ferro, noiavevamo ottenuto umore normale, e qualche volta veramentelieto ; (tanto che alla vigilia della miapartenza rise di cuore con noi a proposito d’una monaca che non sapea parlare il tedesco e masticaval’italiano come una turca) ritorna ai pensieri consueti, e all’appetito, e il poter riguardare al male avutocon quieto giudizio e il riconoscere di aver una tendenza ad esagerarsi ogni cosa, e che non vi era infondoche da ringraziare Dio per la protezione che evidentemente concedeva a tutti noi, etc. etc. Guidoconversò con lei per oreserenamente , ed essa ripeteva: “Vedi? ora io mi sento proprio rasserenata!Come fa bene il discorrere con chi oltre alla grande intelligenza, ha il perfetto equilibrio e la bontà etc.etc.!”

Ebbene; quando io partii, mi disse: “Sta pur tranquilla Vittorietta mia che ora sto proprio bene, e Dio tibenedica pel bene che m’hai fatto.”

L’Angelica restò un po’ ancora e la lasciò in piena convalescenza.

Ma Cesco rimasto solo, e stanco al vedere, della vita tranquilla e di non veder gente etc., buttò all’ariatutto il nostro regime. Mentre a Virginia era giovato il riposo, il letto, il cibo; (da cui erano esclusi tutti glieccitanti) e niente più convivenza intima col marito etc. etc.; egli la fece uscire; fare lunghe passeggiate;visite; bere caffè e thè, veder gente, far gite etc. etc. e mentre io lasupplicavo di smettere, prevedendo laricaduta, questa naturalmente avvenne, ed ora le cose non vanno meglioper nulla . Eccola verità . Egliseguita a chiederci consiglio e a far a suo modo; ed ora, l’Angelica, (che poveretta dopo una gravissimamalattia, resipola faviale con minaccia di meningite) venne a Venezia a sostituirmi presso l’Elena, dove iorimasi due mesi, dopo i quali mi sentii stremata tanto da bisognare d’un sorsodi quiete in casa mia,l’Angelica andrà a Cava dove è ora, nella sua villa, la Virginia; ma con Cesco sarà difficile possa farnulla; e non potrà sgraziatamente che soffrire, come facciamo tutte da un certo tempo, senza trovarrimedio e logorando a nostra volta la salute nostra. Io a furia di inquietudini e dipalpiti mi sono “aggiustataper le feste” (direbbe il caroMamin ) e un medico che miascultò a Venezia mi dichiarò senza molticomplimenti, che houna lesione all’aorta[425] ; poco male, perché tanto se non è oggi è domani per tutti;ma questo ti dica che le sofferenze non mi sono mancate, specialmente in questo ultimo periodo.

Tu poi finisci la tua lettera con una frase delle più sibilline “essendo io di parere diverso dal vostro”; maquale parere? che la Virginia sia malata? o sul metodo di cura? quello non è un parere, èun fatto ; ilriposo l’avea risollevata fino alla guarigione; il movimento, e il così dettosvago , la prostrò da capo e fupeggio di prima. E che vuoi dire quando dici che “amando la povera Virginia” non vuoi “impigliarti in unaffare dolorosissimo”? Altra sciarada! Forse che noinon l’amiamo, e non più di te? eche cosa ,secondote , bisognerebbe fare? Da che è sola con Mirelli, migliora forse?? Ti bacio sicura che non vi è intenzionemeno che affettuosa nella tua lettera.

 

                                                                                                  Vittoria tua

 

CXXXV.Ep. in corso, XII. 3. 3165

Perugia, 15 Luglio 1905

 

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Page 149: Aganoor Lettere Di Amicizia

Marina mia. E’ propriocosì ; quella famosa notte non segnò che una nuovaforma , più grave, del male,che datava già daparecchio . Nessuna “forte impressione” ne fu la causa; ma un lento cresceredell’esaurimento, perché cresceva l’anemia, e quindi una tendenza a esagerarsi ogni cosa. Prima fu ilpentimento d’aver comprato una nova casa; e il dolore di lasciar la vecchia, che prese proporzioniinverosimili. Poi l’idea di aver colpe immaginarie. Poi di pericoli altrettanto immaginari che correva Cescoandando o venendo da Benevento dove allora era.Etc. etc. etc. E il non voler mangiare e il non volersicurare.

Cesco ricorse a noi, eper combinazione io arrivai la mattina dopo a quella famosa notte, ma sarei andataugualmente perché da giorni pregata di andare.Seppi solo giunta a Napoli della notte etc. etc. A vocepotrei dirti più e meglio; ma già tu capisci. Ora la Virginia è nella villa di Angelica, e Cesco, non si saperché, non trova che là stia bene e parla di portarla in postopiù isolato . Dice che a questo lo consiglianoi medici, ma io non lo credo. Ora già l’Angelica va a vedere da sé e ne saprò qualcosa di più chiaro. Ionon mi sento la forza di muovermi ora, bisognando invece di grande riposo dopo tanti affanni e fatichefisiche e morali. Bada di non accennare a nessuno di ciò che disse il medico del mio cuore; guai segiungesse all’orecchio della Mary! Se ne affannerebbe tanto da non averne più pace; e può ben darsi chepoi non sia vero. Che cosa sanno i medici?

E tu Marina mia vedo che ancora mi vuoi bene e pensi alla salute della tua povera “figlietta”, sì cara, miavrò cura, non fosse che per non dar dolore a chi mi vuol bene. Ah se davvero fosse un male (quello diVirginia) di quelli che possono guarirsi col mutamento d’aria, Rezzonico sarebbe ben indicato, tanto piùcon l’aggiunta dell’affetto tuo intelligente. Ma vedi Marinetta cara, in quel genere di mali vi è granderesponsabilitàper la sorveglianza e il resto. Talora in quello stato nervoso, possono volersifar del male ; equesto è il gravepericolo ! M’intendi? Basta. Dio ci aiuti e ci protegga. Ti bacio con tenerezza anche perla tua offerta così veramentematerna ! tua figlietta

 

                                                                                                       Vittoria

CXXXVI.Ep. in corso, XII. 3. 3166

Perugia, 19 Agosto 1905

 

Marina mia. Anche a me Cesco scrive che il miglioramento s’accentua, e ieri io (dietro suoconsentimento ) scrissi una lunga lettera alla Virginietta, non dando punto importanza al suo male edicendo aver sentito che migliora sempre… e che tra poco ci rivedremo. etc. etc. Dio ci aiuti e i carinostri. Puoi figurarti che aNapoli dove Virginia era così nota e voluta bene, non era possibile rimanesseignorata la sua malattia, tanto più che invece di tenerla in casa e un po’ appartata dalla gente, Cesco lefaceva far visite, la faceva visitare dagli altri, e le lasciava dire…tutto quello che il suo stato morboso lesuggeriva . Puoi figurarti se occorreva di più perché si diffondesse per ogni dove che Virginia eramalata… di nervi. Questo oltre al resto rimproverai a Cesco; mentre il non veder gente, il farla stare inriposo etc avrebbe anche giovato alla cura; e vedi che ora se migliora, è appunto perché i mediciprescrissero l’assoluto isolamento dallasocietà , e l’aria aperta, il verde, ilriposo etc. etc. Speriamo benedunque i nostri cari ci proteggano. Aspetto l’Elena posdomani. Baci teneri dalla tua

 

                                                                                                       Vittoria

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Page 150: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

Omaggi devoti da Guido.

CXXXVII.Ep. in corso, XII. 3. 3167

Perugia, 21 Novembre 1906[426]

 

Marina cara. Quanto ti sono grata di questa tua letteraaffettuosa ! Se non scrivo spesso, tusai bene però,come ionon possa volertiuna millesima parte di bene di meno d’un tempo , e passami la frasesgangherata, perché già tu intendi ugualmente. Da che Guido è alla Consulta io debbo attendere a unainfinità di cose alle quali egli prima attendeva, e se tu fossi qua, vedresti che in qualche giorno ho appenatempo direspirare . Pensa che in questo momento siamo senza fattore, e io sono spesso al telefono a darordini e far domandecampestri ,rurali ,agrarie e quel che vuoi mentre di campagne non me ne sono maiintesa. Non ti parlo poi del subisso diraccomandazioni che mi capitano quotidianamente tra capo e collo,e che anche quelle mi rubano un tempo indiavolato. Ma intanto, con chi posso, parlo sempre di te (percompensarmi della languida corrispondenza) e ier sera in teatro, parlai di tetutta la sera col prefetto Re ela sua moglie che mi vollero con loro, mentre io a teatro ci vado tanto poco e tanto poco volontieri. Adogni modo, appena seppi che il Re fu a Bassano alcun tempo, come sotto prefetto, o Consiglieredelegato, chiesi subito se ti avessero conosciuto, e udito che sì, lascia fare a me a parlare di te e dellaSilvia e del gran bene che ci voleste sempre e del gran bene che vi voglio e di te, di te, di te, che hail’energia d’una vera eroina, e di Silvia e di tutto.

Io li conosco poco questi Re perché sono appena venuti, si può dire, sostituendo il prefetto Dallari cheda qui passò a Bologna, ma mi paiono buona gente. Come erano giudicati a Bassano?

La Silvia potrà ben dire d’avere e prolungato e confortato la vita del povero nostro poeta! Ma certo cheormai, quando lascia la dimora el’ambiente dei Pasolini, per tornare tra le gretterie di tutte le maniere,intellettuali e materiali, di casa sua, deve sentirsi morire.[427]

Anch’io “adoro”[428]Rezzonico, e spesso, molto più spesso che tu non immagini, mi tornano innanzi lesue statue tra il verde; il giardino sotto la Luna rischiarante il palazzo Magnifico, con le scalinate regali, e ileoni, e la “Barchessa” e i cancelli, dando all’edificio un’apparenza di sogno, di dimora incantata, nel gransilenzio che la circonda. E intanto, pur nella pace, mi par di udire tante voci di passato alzarsi dai bossi,dagli alberi, dalla immobilità delle torri; e ti rivedo, forte e sola diritta e valente, dominare la tua reggia,con l’intelligente attività, con la altezza della ribellione alFato , che ti voleva attarpare, e di cui fosti piùforte.

Ti posso dare una buona nuova. L’Angelica, andata a trovare la Virginia, la trovòassai assai migliorata,così mi scrive, e “(aggiunge) tale da farmi proprio sperare in una prossima completa guarigione”; cosìfosse! Lo spero con tutta l’anima! e allora Marina cara quando staràproprio bene, andremo a trovarlainsieme. Io ho scritto parecchie volte a Guido per Tattara, benché Guido facciate lo assicuro, quanto è inlui per accontentarlo ma, ti avrà detto, che ora deve chiarirsi prima un’inchiesta etc. Tu hai veduta l’Esposizione; io non mi sono mossa dall’Umbria per tutta l’estate, né avrei potuto movermi. Scrivimi. Tibacia con tenerezza

 

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                                                                                              la tuaVittoria

CXXXVIII.Ep. in corso, XII. 3. 3168

Perugia, 8 Agosto 1907[429]

 

Marinetta mia. Perché mi dici coseamare ! Io una “mondana”? ma puoi così calunniare la tua “figlietta”che ti vuol tanto bene, che tu conoscitanto e di cui sai l’orroreper ogni genere dimondanità ? A Roma,perforza dovetti andare un po’ in giro; né, data la posizione di Guido avrei potuto esimermi sempre daaccompagnarlo ai balli, ai pranzi, alle ambasciate, a Corte etc. ma fu cosa di soli due mesi, a capo deiquali mi sentii così stanca che fatta una corsa a Napoli per rivedere Virginia che trovai quasi guarita; eAngelica a Cava, me ne tornai alla mia Perugia, dove l’apertura dell’Esposizione e la visita della ReginaMadre[430], e la venuta di amici e conoscenti per la Mostra, non mi consentirono, è vero quel riposoche vi avrei desiderato e sperato, ma, ad ogni modo una vita ben più consentanea alle mie tendenze egusti. Ora poi, sbollita la curiosità, diminuiti i visitatori, godo di ben altra tranquillità[431]. Avrei potutoandare in Olanda con Guido[432], o raggiungerlo poi, e non lo feciappunto nella previsione della vitaufficiale che mi avrebbe aspettato anche là, di pranzi e gite e feste, per memassacranti . La RobillauFrancesetti, che, pur raggiunse il marito il 15 Luglio, mi scrisse invitandomi ad andare con lei, ma non milasciai smovere, e affretto invece col desiderio il ritorno di Guido che mi scrive anch’esso moltodesideroso del ritorno, mentre lo scirocco olandese dopo una stagione invernale lo attarpa.

Ecco lamondana , Marina cattiva! Dimmi invece di te. Non istai bene? e la Silvia non è con te? Perchédici quest’anno ancora più triste e buio dei passati? Scrivimi Marinetta, Mammettacara .

Io ti stringo al cuore e ti bacio con infinita tenerezza.

 

                                                                                                TuaVittoria

CXXXIX.Ep. in corso, XII. 3. 3169

Perugia, 18 Agosto 1907

 

Marinetta cara.

Mi figuro che sarai ancora con la tua Silvia alla quale ti prego dare per me un bacio proprio di cuore. Daquanto non mi scrive!

Sono tanto lieta che tutto sia accomodato. Benché il pensiero dell’avvenire non possa sgomentare, pureintendo benissimo che anche una raffica passeggiera può scompigliare e turbare parecchio. Da un lato, ipensieri materiali, e la tirannia degli affari, possono talora servire a strappare il pensiero da tenaci estrazianti ricordi; ma insomma giunti a una certa ora della vita, occorre intorno a sé avere almeno un po’dicalma , se non di pace. E spero che presto, niente più ti darà preoccupazioni del genere cui accennavi.E per mettere una nota fresca elirica (dirò così) in questa mia lettera, ti scriverò qui dietro alcuni versi,accompagnati da un bacio tenerissimo della tua

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                                                                                          figliettaVittoria

 

Passeggiata francescana[433]

 

Santo Francesco, un triste parmi udire

fischiar di serpi sotto gli arboscelli.

Io non odo che il placido stormire

della pineta, e l’inno degli uccelli.

 

Santo Francesco, vien per la silvestre

via, dallo stagno, un alito che pute.

Io sento odor di timo e di ginestre;

io bevo aria di gioia e di salute.

 

Santo Francesco, qui si affonda, e ormai

vien la sera, e siam lungi da le celle.

Leva gli occhi dal fango, uomo, e vedrai

fiorire nei celesti orti, le stelle.

 

V. A. P.

CXL.Ep. in corso, XII. 3. 3170[434]

Perugia, 6 Dicembre 1907

 

Marina cara. Guido non poté rimanere con me che pochi giorni giacché dopo così lunga assenza ilMinistro lo reclamava ad alte grida. Fa ogni tanto qualche corsa per un paio di giorni, ma niente di più. Ciscriviamo però ogni giorno e viviamo spiritualmente insieme. Io, (appunto nel periodo dell’Esposizione)

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Page 153: Aganoor Lettere Di Amicizia

mi affaticai un poco, ed ora sto facendo una cura di riposo e quasi direi diozio , avendomi detto il medicoche è il migliore dei rimedi per l’esaurimento nervoso, sia pur lieve. Sto poi (a te mammetta cara possoben dire ogni cosa!) sto poi attraversando quel famosoperiodo critico che sai, e questo anche mi da unpo’ di malessere, il quale sparirà col finire del suddetto periodo, il quale mi dice il medico, non ha untermine fisso, tutt’altro, e talora,dopo l’arresto , può durare parecchi mesi, prima che l’organismo sisistemi e ritrovi il suo equilibrio da capo.[435]Virginia sta sempre meglio, e forse appunto perché queltale periodo è terminato per lei. Eccoti detto ogni cosa Marinetta mia. Aspetto con molto interesse lelettere del Carducci alla Silvia. Fece egregiamente a pubblicarle per chiudere la bocca agli stolti ecalunniatori[436]. Tanti baci dalla

                                                                                    tua figliettaVittoria

Dimmi di te che spero benissimo.

CXLI.Ep. in corso, XII. 3. 3171[437]

Perugia, 19 Dicembre 1907

 

Cara cara Mammetta mia. Fa presto presto a guarire e non dire cose tristi e assurde. Tu sei, per fibra egagliardia, più giovane di molte giovani edevi serbarti all’affetto nostro per molti e molti anni ancora. CaraMarinetta! Ti vedo in quella camera piena di sole dove passai ore carissime; di dove guardavolungamente le statue laggiù del giardino e l’orizzonte lontano, dove ancora qualche sogno vagava… Oranon penso che ad avermi cura e la poesia tace, aspettando. Guido verrà posdomani e resterà con mealcuni giorni per le Feste e Capo d’anno. Mi scrive ogni giorno ed è tanto buono e affettuoso con me,tanto più ora! Ti mando tanti teneri baci e ti prego di baciare la cara Silvia per me appena giunge. Fapresto a guarire la tua figlietta

 

                                                                                                       Vittoria

CXLII.Ep. in corso, XII. 3. 3172[438]

Perugia, 17 Marzo 1908

 

Marinetta cara Mammettaadorata ! Ho voluto saperti tornata al tuo nido per scriverti ed ecco la tualetterina me ne dà avviso.Cattiva ![439]che parli di “scrupolo per l’incomodo dato”!! mentre io non trovoparole che valgano ad esprimerebene la miagioia , nel rivederti sempre la stessa sana, forte, adorabileMammetta, dagli occhi ancora pieni di comando, di tenerezza; e la miagratitudine immensa per esservenuta, incontrando fatica e disagi, a vedere la tua figlietta, la figlia della tua Beppa cara, e di averleconsacrato una giornata di dolcezzavera . Tu, nonostante la scorza un po’ brusca e rude del mio Guido,lo hai inteso e lo conosci bene e sai che è un vero galantuomo e un ottimo cuore; quindi puoi figurarti senon divide ossia se non sente anch’egli, per le persone che io amo profondamente come te, stima eaffetto grandi. Futanto felice anche lui di vederti con me, e solo dolente che una combinazioneimpreveduta ci abbia tolto di non poterti dar completa ospitalità e degna della nostra reginetta di Ca’Rezzonico.

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Page 154: Aganoor Lettere Di Amicizia

Abbracci stretti e lunghi e tenerissimi dallatua

 

                                                                                                       Vittoria

 

CXLIII.Ep. in corso, XII. 3. 3173[440]

Perugia, 12 Maggio 1908

 

Cara cara Marinetta mia! Che sogno sarebbe davvero che le cinque sorelle un tempo bambinegioconde, si ritrovassero nel tuo splendido nido in questa luminosa primavera! Ma anche quanta tristezza!mentre l’età ha portato i suoi malanni, gli acciacchi, le melanconie! Resti nella rimembranza quel passatodi letizia! Io non sto peggio,ma non bene ancora . Spero nell’estate. Ti mando tanti teneri baci

 

                                                                                                  Vittoria tua

CXLIV.Ep. in corso, XII. 3. 3174

Perugia, 18 Agosto 1908

 

Mammina cara. Ho qui davanti la bellissima e carissima Ca’ Rezzonico e mi par di vederti passeggiare làinnanzi ai dueleoni ben noti, e ai fiori del giardino, respirando la buona aria di coteste colline benedette.

Porgi ti prego per me un vivo ringraziamento alla Marchesa Farinola per aver scritto anche il suo nomesu questa cara cartolina, come cortese saluto che ricambio di tutto cuore. Anche a Tattara ricambio ilricordo e porgigli i miei buoni auguri che presto possa raggiungere una destinazione a lui simpatica.

A Scabia poi dì molte cose amichevoli per me e digli che lo rammento bambino, e che mi sarebbe moltocaro sapere di tutti i suoi che rammento bene.

Dimmi ora delle Alexander. So dalla Mary che fu costà, della caduta della cara Francesca e dellacontusione al femore. Spero sia in via di guarigione e porgile ti prego i miei affettuosi auguri e saluti conun bacio. Così alla cara signora Lucia che sento ancora piena di vigore.

Cara cara Marinetta mia. Saprai che esco appena da una nuovabattosta . Una tonsillite folliculare confebbre alta che mi costrinse a letto alcuni giorni. Ora mi sono liberata, ringraziando Dio, ma certo nongiovò a rinfrancarmi. Coraggio e avanti. Abbiti cura tu e sta sempre bene per tutti quelli che ti amanocome la tua figlietta

 

                                                                                                       Vittoria

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Page 155: Aganoor Lettere Di Amicizia

CXLV.Ep. in corso, XII. 3. 3176[441]

Perugia, 28 Ottobre 1908

 

Marinetta cara. Non so che cosa abbia scritto ilGiornale d’Italia che in questi giorni non ho letto,avendo qui ospiti la Mamma e la sorellastra di Guido[442], a cui, naturalmente, tengo un po’ dicompagnia, ma ciò che posso dirticon tutta sicurezza (in via riservatissima[443]) è che Guido fecequantoera in lui per attenuare la punizione inflitta all’amico comune. Quell’unico votocontrario a quellapunizione ,fu ilsuo , e fu lui, che presso il Ministro, esponendogli le ragioni per cui giudicavatroppo severo il giudizio,ottenne che la sospensione d’un mese dal grado e dallo stipendio, si riducesse alla sola sospensione diquest’ultimo, il che diviene, come tu intendi, cosa di nessuna o almeno di poca importanza. E tutto ciòche anche per l’innanzi sarà possibile fare per il T. Guido lo farà, per quanto gli è consentito e sperandoche dal suo lato il T. si studi di non dare più alcuna ragione di scontento ai superiori. Ecco Marinetta carala verità delle cose , e auguriamoci che per l’avvenire nessuna nube venga a oscurare la carrieradell’amico tuo. Raccomandagli anche tu, ogni maggiore esattezza in tutti i suoi atti etc.

Io sto benino proprio e queste giornate di grazia che prolungano deliziosamente l’estate, (purtroppo congran danno delle campagne, ma con grandissimo vantaggio del nostro fisico così bisognoso di luce e ditepore) contribuiscono al mio benessere, così difficile a serbare durante la nebbia e i rigori dell’inverno.Omaggi da Guido che è qui al solito ingolfato nel lavoro e da me un lungo bacio.

 

                                                                               La tua figliettaVittoria

 

CXLVI.Ep. in corso, XII. 3. 3177

Perugia, 12 Gennaio 1909

 

Mammetta cara. Perché non mi puoi scrivere una lettera. Così cominciavi una tua cartolina del 22, eappunto allora avevo Guido a letto con l’influenza, e con l’influenza passò a letto le Feste, e si portò poialtri giorni la tosse forte, alzato. A te poi è inutile dica il frastornamento dei giorni di fine d’anno e delprincipio del nuovo. E poi… il terremoto![444]Non lasciano respirare con domande di denaro, conFiere, con concerti, con lotterie, con la Croce Rossa (di cui sgraziatamente presiedo la LegazioneDame)etc.! E poi sulla scrivania monti di lettere, e invio di libri, di oggetti, di doni, pei quali non ho ancoraringraziato i donatori; e poi ancora gli operai per la casa, che mettono la luce elettrica; l’acqua, e fanno gliaccomodi necessari etc. etc.

Ecco Marinetta cara perché non ti scrivevo “una lettera” né mi sentivo di mandarti sempre una semplicecartolina. Oggi mi sono alzata per tempo, e mentre ancora tutti dormono in casa, io sono qui nel mio studiolo, calduccio ancora dal foco di iersera, a scriverti, un po’ men frettolosamente dal solito.

Cara cara Marinetta mia, quanto bene ti voglio! e chegioia sarà per me ritrovarti e aspettarti a Roma! Ioconto esservi il 1° di Febbraio, o almeno ai primissimi di Febbraio, Vi sarai tu allora? Fa, te ne prego, di

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non venirmi né prima né dopo; ossia piuttostodopo , perché io a Roma resterò,almeno un paio di mesi,sicché se vienidopo mi ci trovi di certo. Appunto conto farvi vitatranquilla per quanto me lo consentirannole esigenze dei miei doveri; ma certo andrò il meno possibile nelmondo , e faremo, se Dio vuole, qualchebuona trottata insieme, non è vero Marinetta mia? e parleremo della nostraCara scomparsa, ma semprevicina alla nostra memoria e al nostro cuore. In un certoAlmanacco con infondo pagine bianche perannotazioni, Ella scriveva sempre le cose più notevoli della giornata, quasi tutti i giorni. L’ultimacosa chenotò con parole di dolore fu, ricordo bene, la morte del povero Pierino.[445]Da quel giorno non scrissepiù nulla, e pure, benché già non stesse piùbene , passarono due mesi prima della sua dipartita. Misteri.Ti bacio e abbraccio stretta con tanta tenerezza e sarò tanto felice di rivederti a Roma! La tua figlietta

 

                                                                                                       Vittoria

 

P. S. Anche a me parve veramente che Guido facesseassai bene col T. mitigando con la sua parola igiudizi troppo severi, e facendogli poi assegnare una onorevole destinazione.

 

CXLVII.Ep. in corso, XII. 3. 3178[446]

Perugia, 21 Luglio 1909

 

Marina cara.

Il saluto che ti mandò Guido fu proprio spontaneamente da lui mandato a te. Io non sapevo nemmenoche Roberti fosse deputato e il figlio di Tiberio R.

Guido ti vuolbene davvero , non fosse pel bene che tu vuoi alla sua “Nina” com’egli mi chiama e comemi chiami spesso anche tu, cara, cara, Mammetta mia.

Chi sa davvero che questo settembre non si possa finalmente realizzare la nostra sognata visita a Ca’Rezzonico! Ma figurati che Guido, pur avendo sommo bisogno di passare almeno una ventina di giorni aSalsomaggiore per inalazioni (va soggetto l’inverno a frequenti abbassamenti di voce e raucedini etc.)avrà solo al 20 Settembre possibilità di moversi, perché il Ministro se ne va ora e non tornerà a Romache il 18 Settembre. Ora tu intendi quanto ci sarà difficile, dopo la cura, trovar un po’ di tempo e perandare a Venezia, dove la Mary ci reclama per qualche giorno almeno, e per venire da te. Certo (e puoiessernecerta ) che tutto ciò che è possibile lo farò per riuscire nell’intento. Ne sareifelicissima , e tu puoibene immaginarlo.

Ho scritto a Guido per Eleonora Negri, e certo faràquanto può , ma sgraziatamente credo non dipendaaffatto da lui. Vedrai che, ad ogni modo, li passerà gli esami questa volta, mentre, da quanto mi dici, nondeve essere dipeso che da una momentanea depressione per stanchezza quella sua risposta.

Quello che non giungo a capire è come Silvia non possa starsene un po’ a Rezzonico. Gli affari si fanno,penso, da vicino e da lontano ad un modo. Ma forse io ho torto.

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Ti mando un subisso di baci tenerissimi.

 

                                                                                            La tuaVittoria

 

CXLVIII.Ep. in corso, XII. 3. 3179[447]

Perugia, 21 Dicembre 1909[448]

 

Marina Mammetta mia.

A teprima , mando l’augurio mio fervido perché questi giorni di memorie amare siano consolati dallospirito dei tuoi cari perduti, perché tu ne senta la voce affidatrice nell’anima tua, perché tu ne veda la lucevivificante aprirti gli orizzonti benedetti dalle rivelazioni ultramondane, e a ogni cosa togliendo ogni ombradi squallore nella promessa sicura d’una pace ben altrimenti salda e dolce che la vita non offre. Cara caraMarinetta mia dammi tue nuove e dimmi anche di Silvia. Ha raggiunto un po’ di quiete? è con te? comeha raccolto la sua vita? Ho qui Guido finalmente alleggerito (dopo tre anni e mezzo!) dal peso delsottosegretariato, e mi pare uno scolaro in vacanza tanto ha riacquistato il suo umore sereno e la sualibertà di spirito. Da fare ne ha sempre, e appena si riapra la Camera tornerà al suo dovere, ma intantogode un po’ la sua casa e i suoi comodi e pur lavorando a cento cose si sente più sciolto e padrone di sé.

Salute e sereno mia Mammetta cara e scrivimi e prendi tanti baci teneri dalla tua figlietta

 

                                                                                                       Vittoria

 

Se Silvia è da te baciala per me molto affettuosamente.  

CXLIX.Ep. in corso, XII. 3.3192[449]

[S.l., s.d.]

 

Dica contessa Silvia, oh non Le pare

Che sia lungo il silenzio ed il rigore?

E non le dice il core

Che non è questo il modo di trattare.

 

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D’un rigo, oh La mi creda, aveva diritto

Io che de’ miei trionfi Le ho mandato

Il raccontostampato ![450]

E son due buoni mesi che Le ho scritto.

 

La supplicai di scrivermi, e Lei zitta,

Di mandarmi quel tal ritratto e nulla

Che cosa mai Le frulla

In quellabionda testolina ?…

 

E giacché non trovo la rima smetto i versi e torno allapiù trattabile prosa. Ma davvero Silvia che t’ho maifatto perché tu debba trattarmi a questo modo? Perché non hai più risposto alle mie lettere e perchéinfine non mi dai più segno di vita? Se vuoi ch’io tiperdoni scrivimi presto emandami la fotografia o per lomeno dimmi perché non me la vuoimandare.

Io timando un bacio e voglio mi fai sentire se me lo rendi

 

                                                                                                  Vittoria tua

 

P. S.

Fa il piaceremandami ilnome del pezzo che ci hai sonato sui motivi dellaBiondina in gondoleta mi pare,colnumero preciso dell’opera; te ne sarò gratissima.

 

CL.Ep. in corso, XII. 3. 1[451]

Cava dei Tirreni (Casa della Corte), [s.d.]

 

Quale ballata mai, quale canzone

Verrò a cantare sotto il tuo balcone?

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Ti commovono ilai , le serventesi

O gli stornelli dei nostri paesi?

Che debbo far perché il tuocrudo core

Risponda … alle mie lettere? v’è un fiore

Che a chi lo fiuta dà l’obblio; l’avresti

Per sventura fiutato?

E in un simile caso sciagurato

Chi sarà che ti desti?

Forse cotestovago menestrello

Dal lungo naso e dal lungo cappello

Dal giubbettino,

Dal chitarrino,

Dai gran stivali,

Dai grossi occhiali,

Tutto vezzoso

E desioso

Sol di cantare

Canzoni care

Strofe cocenti

Tutte lagrime, fremiti e lamenti?

Non credo, e in vece sua mi raccomando

Algenio mio, che per l’immenso mondo

Da genio vagabondo

Viaggia poetando.

Spero ch’ei ti commova

Se mai ti trova

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Page 160: Aganoor Lettere Di Amicizia

O per lo meno

Ch’egli ti seguiti

E ti perseguiti

Finchè seccata

E nauseata da un sìsublime

Flagel di rime tu gli risponda, com’è tuo dovere

Almeno con un calcio … a tuo piacere!

E qui si segna di sì atroce istoria

L’eroina infelice; aliasVittoria .

 

CLI.Epistolario in corso, XII. 3.3066[452]

[S.l., s.d.]

………………………………………………………………………[453]

 

O abitanti dell’italo stivale,

Nella grande allegrezza che ci desta

Questo gran carnovale

Di gente onesta,

 

Provvediamo a due grandi sventurati

Ch’ebbero un giorno trionfi sovrani

Ed ora son trattati

Peggio dei cani.

 

Io li ho veduti trascinarsi a stento

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Page 161: Aganoor Lettere Di Amicizia

E farsi largo tra un popol d’uscieri

Fin dentro il Parlamento

E i ministeri.

 

Ma furono presi a scappellotti, e spinti

Fuori dai nostripadri arditi e forti,

Tanto che più che vinti

Son mezzi morti.

 

Non ne udite il garrire lamentoso?

Oggi dunque che l’ira nostra è sazia

Diamo loro il pietoso

Colpo di grazia.

 

E scriviamo senz’ombra di livore

Sovra la loro pietra funerale:

- “Qui giacciono: l’Onore

E l’Ideale.”

 

V. A.

APPENDICE

 

LETTERE DI GIUSEPPINA PACINI AGANOOR

 

I.Epistolario in corso, XVIII. 3. 5473

[S.l.][454], 19 Giugno 1872

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Page 162: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

Marina mia,

Felice[455]potrà accompagnarti ad Hischl[456], abbenchè si trovi convalescente da un riscaldo avutocon febbri, per cui è dimagrato, e tuttavia un po’ debole. Puoi credere se la possibilità di questo tuoviaggio mi sia di consolazione, poiché mi dice che Paolo non è peggiorato e sperate rimetterlo in salute.

Scrivimi adunque quando ti sia necessario Felice e rispondi all’affettuoso bacio di

 

                                                                                   Giuseppina Aganoor

II.Ep. in corso, XII. 1. 3032

Napoli, 24 Marzo 1880

 

Marina mia!

Ove sei? … non dovrei crederti ancora a Firenze perché so volevate essere ad ogni costo in Bassano ilprimo d’aprile, avevate prima di soffermarvi per salute a Bologna, rincasati non potete essere ancora etardandomi di darti un bacione e una buona stretta di mano, indirizzo la mia lettera a Firenze che ad ognimodo ti verrà inviata ove sei, spero.

Grazie adunque dall’anima per esserti ricordata del mio povero onomastico, grazie doppiamente per ladesiderata e lusinghiera notizia che hai notata alle mie figliole che l’Abate Stoppani[457]le onorasse colGenio dei suoi pregevoli lavori, e di parole d’inizio care e amorevoli … In mezzo a tante squisite cortesieio non posso che parlarti della nostra affettuosa gratitudine dalla quale sono spinta a scriverti colla febbreindosso che mi sono presa con costipazione forte, aggiunta, che da un [po’][458] mi tiene a letto!

Né è a ripetere che Arcoleo Tulinani e i pochi amici nostri che ebbero il bene di vederti, ti ricordano convivo desiderio e sentitissima stima, e vogliono esserti rammentati.

La famosa commediola, evoudville di beneficienza avrà luogo finalmente il prossimo martedì 30 aprileventuro della Società dell’unione, come sai dalla sola frase così bene redatta da un balordo facentefunzione di segretario in assenza del superiore … appena avrà avuto effetto, la rappresentaziones’intende non la famosa anche te ne scriverò.

Se il Mascini ci sarà davvero cortese d’una sua visita, ne sarà pure lusingata la brava DuchessaMoraschieri che ha vivissimo desiderio di conoscerlo, così come la Duchessa di Bovino, entrambeFilangeri come sai. E ora prendo un decotto e mi caccio sotto le coperte per vedere di smaltire il miogrosso raffreddore di petto. Se sentissi che tosse mi affanna Marina mia! …

Speriamo passi, intanto salutami Alessandro tuo e voglimi bene sempre

 

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Page 163: Aganoor Lettere Di Amicizia

                                                                                            Giuseppina tua

 

Le ragazze hanno scritto a Silvia e Vittoria ed Elena le due sole che avessero disponibile una lorofotografia l’hanno spedita allo Stoppani in segno di gratitudine.

III.Ep. in corso, XII. 1. 3034

Basalghelle, [fine] 1884[459]

 

Marina mia! come vedi siamo ancora qui a goderci le brezzoline gelate, che i monti Carnioli ci prodiganogenerosamente! ma d’intorno gli abeti e i pini ci sorridono col loro verde, le giornate bellissime e il solecaldo ci incoraggiano a lunghe trottate e passeggiate igieniche. In casa i caminetti funzionano bene, eamici buoni e generosi non ci lasciano soli sicché … a Napoli non andremo che nella prima quindicina diGennaio … e io mi vi dispongo assai a malincuore, perché vorrei finire qui in questa campagna senzatroppe commozioni questi sgomoli di vita che mi restano! ma …

Anche a me, sai, sembra strano l’essere nel Veneto da tanti mesi senza avere potuto ancora darti unbacio! … ma a Padova non si andò che nel Luglio e per pochi giorni, nell’Agosto e Settembre ebbi adaccompagnare in Cadore Edoardo poi due delle figliole, e si stette nella villa Malcolm alcune settimane,facendo gite pei monti e valli a Val di Zoldo-Comelico-Belluno etc. etc. etc. Poi i Salvadego essendostati da noi una ventina di giorni insistettero perché si facesse loro una visita a Cavarzere e così sia … ilfatto è che chi è a capo di numerosa famiglia come è la mia, è schiavo, dipende d’ognuno de’ suoi, ècostretto a sagrificare ogni pur giusto e santo desiderio ecco.

Dunque Marina mia, appena sarà fissato il giorno della partenza per Padova te ne darò avviso. Nonposso dirti verrò io a Bassano perché a Padova ci fermeremo pochissimi giorni, i soli necessari agliapparecchi del viaggio per Napoli.

Ma sarei tanto tanto tanto contenta di rivederti, di passare una giornata con te, che l’avrei per tuttoveramente affettuoso e generosissimo questa visita che mi lasci sperare! A voce io pure avrò araccontarti tante cose che difficilmente potrei affidare a una lettera! Dunque conto vederti, carezzo questacara speranza come una seducente promessa… verrai proprio? …

Quando penso al gran bene che ci siamo volute … e a tutte le vicende, le peripezie, le accidentalità dellanostra vita, sento che è bisogno il vederci almeno di tanto in tanto, e conforto quindi d’intrattenerci dacuore a cuore di ciò che c’interessa, e che è la vita dello spirito! …

E ti bacio ora porgendoti i saluti affettuosi di Edoardo e figlioli mentre vorrai mandarli a Silvia tua                                                      Giuseppina

IV.Ep. in corso, XII. 1. 3035

Oderzo, ov. Basalghelle (Villa Aganoor), 23 Maggio 1885

 

Non ti sei fatta più viva con me, malgrado le mie lettere da Napoli!

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Page 164: Aganoor Lettere Di Amicizia

Ora siamo qui da due settimane , e ti prego dammi tue nuove e quelle dei tuoi cari!! … Noisgraziatamente abbiamo trovato qui di che farci disamare questo angolo tranquillo, che ci procurò tanteore belle nell’anno passato …

Certi lavori consorziali nel Rasego, fiumicello che attraversa il nostro piccolo parco, vi hanno portato ladevastazione più vandalica! un pittoresco e poetico laghetto tutto a verdi velature di salici, e unacascatella tanto tanto carina sono scomparsi, vecchi abeti, lauri secolari che ombreggiavano un ponticelloe un chiuso di predilezione, sradicati! … e in quella vece emergono dappertutto dei monti di terriccio e dighiaie ingratissime: … stiamo accomodando s’intende, ma per quanto si faccia! … le ragazze ne pianserodi dolore e di dispetto! … in altra stagione si potrà in parte rimediare, ma ora le piante giovani chevennero sostituite qui e là, sono la speranza dell’avvenire, ma per i vecchi l’avvenire non è promessa maminaccia.

A proposito! morto Mamiani![460]morto Vittor Ugo[461]… a un giorno di distanza? … Maffei,[462]poveretto ha ora 86 anni! rimane ora il solo d’ottantina della letteratura che cammina col secolo einvecchia con lui! ... l’ultima volta che lo vidi, mi disse: “Finchè vive Mamiani ho ancora con chiricordare un’ora del passato vissuta con un vivente tuttora con me! … tutti gli amici e conoscenti,tutti i miei coetanei mi hanno preceduto …” pover uomo, mi scrivono da Milano sia molto giù ora! …Ma io ti parlo di me e degli altri, senza sapere in quali disposizioni d’animo ti trovi questa mia. Dammiadunque tue nuove se non ti è discara una mia lunga chiacchierata! Mercoledì vado a Venezia e vi resteròfino a Sabato, quindi a Padova … Un bacione dalla tua vecchia Giuseppina e affettuosi saluti dalle suefigliole!

V.Ep. in corso, XII. 1. 3033

Napoli, 17 Marzo 1888

 

Marina cara!

Come potevo scriverti a Roma, quando la tua lettera non mi diceva quanto vi saresti rimasta, né portavapure alcuna traccia d’indirizzo?… e sì che avevo grande desiderio di dirti tante e tante cose molto sentite,e aggiungervi saluti ad espressioni d’affetto delle figliole e di stima amichevole di tutti che ti hannoconosciuta … ma … e ancora avevo ad annunciarti il rinvenimento del tuo orecchino, che ci è statoportato da un ignoto galantuomo, e che io ho già consegnato a Cattina Palma da tre giorni in Napoli,povera buona figliuola che sospira al suo ritorno in Bassano tardivo. [Dei][463]tuoi figlioli non parlo,sono proprio gioielli, la Silvia bella buona brillante intelligente e tanto amabile tanto cara! … Pasolini unvero gentiluomo estimatissimo temperato in tutto e simpatico assai assai! … se la vita ti ha date graviamarezze, ti ha serbate pure le grandi consolazioni … e pensa che sei almeno sollevata dalle tormentoseincertezze sull’avvenire dei tuoi! … così la fortuna, cosa sono le vane e vaporose compiacenze di qualchebuon ora paragonate alla serena pace che lungo il tuo viaggio può darti la tua casa, aspettando la stagioneche schiuderà a te la tua giovane famiglia cara.

Tutti ti ricordano e ti stringono la mano, ed io ti bacio e ribacio                               

 

                                                                                                  Giuseppina

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VI.Ep. in corso, XII. 1. 3036

Basalghelle, 11 Ottobre 1888

 

Aspettavo a scriverti per poterti dire finalmente potrò levar l’ancora il tale e tal giorno e essere aBassano colla tal corsa ma sì inutile il procrastinare … gente che viene, gente che va e alcuni, come lapenna del Pastro, scrivono:Siamo in giro, ci fermeremo ore, di qui, di là per qualche visita arrivo,ma aspettatevi il mio arrivo da un dì all’altro e in queste condizioni come possiamo muoverci?Sebbene bruci di voglia di vederti colla tua Silvia e i suoi figlioli cari? … e t’assicuro che di svago hannoproprio bisogno queste figliole e forse Virginia più ancora che Vittoria, l’Elena forse verrebbe con noitrattandosi di rivedere te e Silvia che siete tra le pochissime persone che stanno sul suo buon libro; ma èanche tutt’occupata di una villetta con pochi campi che a sua preghiera le abbiamo acquistato qui presso,e di cui agognava da tempo l’esclusiva proprietà, i campi non sono molti, ma la casetta e alcune capanneche vi sono annesse verranno dal suo gusto artistico trasformate inchalett , in camere da studio, etc. etc.,chi frenerà poi quella capricciosa fantasia, che temo sarà abisso in cui piomberanno non solo le suegrosse economie, ma basta non scrutiamo l’avvenire. Credo non averti detto ancora il piacere che mi hadato la riappacificazione tua cogli Agostinelli siete così sicuri, c’è del buono anche in quella Famiglia, acui ti lega la triste memoria della povera Lisa e poi, se analizzi bene, tutti, ma tutti hanno un lato che sa diguasto e di poco simpatico, e molto angoloso, il buono sta nel sapere chiudere l’occhio sul brutto, eingrandisce possibilmente con logica lente, perdona la figura bislacca, il bello e il buono che pur si trovacercando nel più degli umani e così sia. Ti dirò poi che l’Antonietta pure mi partecipava con moltocompiacimento il novello riaccordo tra le due famiglie e come ti dissi già, da un pezzo la mi scriveva di tecon molta amicizia etc. etc.

Vittoria mi dice d’averti scritto ieri[464] … oggi si è rimessa a’ suoi studi che trascurava da un pezzo,l’occupazione è vita; presto avrò con me e per tre o quattro mesi l’Angelica; mi sorride il pensiero delsuo arrivo e della sua permanenza ma mi rattristo già all’idea della sua ripartenza, ha una casa a sé, deisentieri a sé, la casa di mamma non è più la sua … e la mamma ha così poco da vivere ancora! … comecorre il tempo vertiginosamente, mio Dio e come tutto si muta, si vaporizza, si obblia! … sono triste tristeMarina mia, però la tua lettera serena di madre contenta mi ha fatto del bene, e mi pare vederti nel tuosalotto coi nipotini, colla Silvia … beata te! Per l’avvenire della tua figliola non c’è buio pauroso … o malasciamo i piagnistei e abbiti i saluti affettuosi di Edoardo e figliole col bacio fervido di

 

                                                                                            Giuseppina tua

VII.Ep. in corso, XVIII. 3. 5474

Basalghelle, 21 Novembre 1888

 

Marina mia! …

Del tuo cuore non ho dubitato mai, e ti sono tanto tanto grata dell’interesse che prendi alle nostre pene,però la nostra malatina va riprendendo forze e salute, e pare che la causa paurosa di questo suo male nonfosse affatto di quella gravezza che si temette da principio; ora i medici ci rassicurano completamente,tutti gli organi studiati esaminati rispondono perfettamente alle esigenze di una costituzione sana, sicché

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Page 166: Aganoor Lettere Di Amicizia

non occorre più a rimetterla in buon assetto che cure attente e pazienti, ma noi tutti da quel triste fatto deilunghi deliqui che l'incolsero a Treviso siamo ancora vibranti e sofferenti, quasi ammalate piùdell’ammalata stessa, e la nostra medicina sarà riposo e quiete, medicine che ci verranno pure da questepovere solitudini che ti sono tanto antipatiche. Tu però, lasciatelo dire, sei molto ingiusta verso di me,avezza come tu sei all’indipendenza di chi vive spesso sola o con ristretta famiglia, non sai farti idea giustadei legami, delle strettoie […][465]chi è condannato a pesare molti interessi a combattere molte volontà,a vincere numerosi ostacoli prima di poter realizzare un progetto caro, soddisfare un desiderio per quantovivo sia. Ho avuto numerosi ospiti tutto l’autunno dal 22 Agosto, nostro ritorno dal Tirolo e dal Cadore,fino al 3 Novembre, giorno in cui partimmo in comitiva da Basalghelle per Treviso coi più ridenti progetti,e dove c’incolse la malattia di Virginia; a Treviso eravamo coi Ballata Zotto Zannini Pastro - I contiSalvadego, padre fratello e signorine ospiti a Paese del Barone Onesti, ci attendevano per ritornareassieme a Basalghelle - Sartori da Milano, Bossi pittore, insomma tutta una legione di amici graditissimi, acui dovetti telegrafare che non avrei più potuto riceverli!! … e ti prego sii buona con me poveretta, e nonpensare alle cattiverie accarezzate crudelmente come quella di non volermi scrivere che in casieccezionali.

Dirai poi all’Antonietta da che sento con piacere che la vedi spesso come ieri abbiamo ricevuto la visitadel suo Alberto, venne da San Polo ove ospita dai Papadopoli, e vi ritornò per l’ora di pranzo.

Lasciandoci Pastro, di nuovo desiderato, insigne medico indulgentissimo da Virginia che volle alzarsi eottenere altre promissioni non facilmente concesse dagli altri…

E per noi tutte dirai molte cose del cuore alla Silvia tua, di cui anche Alberto Agostinelli magnificò lacoltura e l’ingegno eccezionale, così come la modestia il carattere e l’erudizione di Pasolini, e che tupossa essere felice sempre Marina mia, nella bontà e solidi meriti de’ tuoi figlioli e nipoti!! in questo sia tubeatissima sola e vera.

Ti bacia la vecchia tua

      

                                                                                                  Giuseppina

VIII.Ep. in corso, XII. 1. 3038[466]

Basalghelle, 23 Dicembre 1888

 

Marina mia. tu devi credermi ingrata, immemore!! non ti ho scritto quando tu scrivevi colmavi diamabilità le mie figliole; non ti ho scritto quando eri per staccarti dolorosamente dalla tua Silvia!!

Ma sapessi Marina mia: quanto buio ho nell’anima io sempre forte e superiore a tante difficoltà piombatenella vita, non mi riconosco più!

Sento che lascerò presto queste figliole senza avvenire, senza un raggio lieto nel loro orizzonte, e me neaccoro, e divento paurosa pusillanime.

La mia salute non è buona affatto, lo stomaco ha ripreso l’antica inerzia, e mi sforzo di nasconderequesto malessere alle figliole, sforzo che mi accascia sempre più.

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Page 167: Aganoor Lettere Di Amicizia

Col giorno 9 di Gennaio, se nulla insorge, si andrà a Venezia, Angelica è con noi e questo mi conforta.Virginia sta proprio benino, Vittoria è sempre trista, ma buona affettuosissima e ti è assai riconoscentedell’affetto che le porti, e che ricambia con intensità, io pure te ne sono tanto tanto grata! e dimmi aVenezia ci vedremo? io potrò escire ben poco nell’anno, si starà molto in casa, e a proposito metto lanota comica in tutto questoDe profundis , eccola colla certezza che non mi rivedrai cogli abiti dallelunghe code che ti facevano ridere un po’ crudelmente … perché è non espresso ma sottinteso che nonmi si farà escire di sera … assieme.

Come ardentemente ti vedrei contenta, Marina mia, è inutile te lo dica.

Ti voglio tanto bene lo sai! e in te posso sempre parlare a cuore aperto e riepilogare tutte le memoriedella mia vita tenebrosa.

Tutti qui ti porgono voci affettuose e calde di bene! io, come ti bacio?

 

                                                                                  Giuseppina tua […][467]

IX.Ep. in corso, XII. 1. 3039

Venezia, 2 Maggio 1889

 

Cara Marina mia!

Ti saluto e bacio prima di lasciare Venezia che quest’anno mi lascia la più brutta e malaugurataimpressione per i tanti giorni bui e monchi che vi ho subiti! già oramai per me non vi è più angolo dellaterra che possa darmi una gioia e una speranza, se ne togli la vista e l’affetto dei pochi amici cari che mirimangono!

Ma non parliamo di queste sempiterne miserie, flagello dell’umanità di tutti i tempi che furono sono esaranno. Della mia salute è meglio tacere: ho un orecchio otturato, la testa con cento locomotive, e dolorie per essere più che modeste! coll’appendice di palpitazioni e mancanze di respiro di cui non parlo qui incasa per non dare pene maggiori etc. etc. Sabato adunque andremo in campagna, non ne vedo l’ora;quella povera squallida solitaria ci ha pur data qualche ora di riposo sereno! Ma questa trista Venezia coisuoi rii puzzolenti, i neri palazzi e le case che ti parlano di distruzione e d’obblio irrevocabile, questosciame di castelli vuoti, il ronzio di gondolieri, e pescatori, e barcaioli che non cantano più il Tasso el’Ariosto e nemmeno le canzonette veneziane, ma sudano scontenti per la pagnotta e il litro quotidiano, eimprecano contro i patrizi altra volta loro feticci, e contro i borghesi che erano avezzi a obbedire erispettare! …

In piazza, in società l’aborrita lingua Tedesca di vent’anni a dietro è la lingua indispensabile e non si haveneto che si rispetti che non debba parlarla almeno pappagallescamente! ...

In campagna si ha silenzio e pure i grilli, le cicale, gli usignoli continuano i loro canti striduli o melodiosicome ai tempi della nostra giovinezza! Non hanno cambiato loro sotto l’influenza potente del vertiginosoprogresso! stazionari! non mi tormentano colla loro inquietudine feconda di tempeste e bizzarrie, né collospettacolo di miserie a cui non posso rimediare! amen, che chiacchierata! … checapa d’oro avresti fatto,come dicono i Napoletani.

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Page 168: Aganoor Lettere Di Amicizia

E ora devo attendere alla nomenclatura dei bauli e casse! … se vedessi cha ammassi di roba! … peggiodi una emigrazione di massa! … Volevo dare un saluto all’Antonietta e glielo darò dopo tante sue letteregentili e buone. Salutamela tu, te ne prego, e dille le scriverò una lunga lettera da campagna.

A te tanti tanti baci dalla tua brontolona                                  Giuseppina

 

che ti vuole sempre un gran bene.

X.Ep. in corso, XII. 1. 3040

Basalghelle, 19 Gen. 1891

 

Marina mia! E’ un secolo che non mi fu dato scriverti direttamente; volevo farlo tante e tante volte, ma lemie trepidanti infermiere me ne distolsero sempre offrendomisi a segretarie nella tema che la più breve emite occupazione possa nuocere alla vecchia valetudinaria; sebbene, malgrado l’atroce stagione, la miasalute vada piuttosto migliorando che peggiorando. Oggi adunque con una giornata tutta sole e teporePrimaverili, mi è concessa la benedizione di dirti di mio pugno che ti voglio un bene grande, che ti sonoteneramente grata di tutte le amabilità di cui colmi le mie figliole, facendole liete delle più gradite proved’affetto! l’affetto vivo solido sincero, che è la sola vera consolazione della vita! qui nel nostro squallidoromitaggio non vivono che del reciproco affetto di famiglia rinfocolato da quello degli amici buoni ememori di noi tra i quali tu sei prima. Vuoi un quadretto della nostra vita intima? letture in comunelavorando, Virginia minia, Vittoria dipinge o disegna, poche ore consacrate alle care corrispondenze,altre di letture o studi individuali nella propria camera. Io sto quasi in permanenza qui su, nel salotto ovequalche ospite come il Pufassi o il Conte Galli che da Palermo venne a stare un mese con noi, o ilcolonnello conte Zatta in guarnigione a Belluno che ci dona i suoi permessi e le sue licenze sempre breviper i nostri desideri, e il pittore Sartori innamorato dei vecchi pagliai ancora esistenti nel Trevigiano eFriuli mentre non se ne trovano più nel resto dell’alta Italia, e qui vi studia gli effetti d’aria etc. el’avvocato Marzolo di Padova, che amministra i redditi delle nostre case, appunto in Padova, e chequando lo può, sebbene di rado assai, viene a portarci le novelle Patavine, e il Dottor Pastro che passacon noi qualche settimana; e pochi altri ci fanno sentire di non essere del tutto staccati dal restodell’umanità ed amici buoni che come te, sebbene meno stretti di te Marina mia (che amo come figliola)come il Verga, il Rossi da Milano, il Verdinois da Napoli, il Maggiorani da Roma ci mandano libri eespressioni di buona amicizia che aiutano queste figliole a far scorrere non del tutto ingratamente le lunghegiornate invernali; ora mentre ti scrivo Vittoria è a passeggio col Pastro, l’Elena coll’Ingegnere Banfi,Virginia al piano.

Dalla Cava notizie buone, e il proposito di ritornare a Basalghelle colle prime dolcezze dell’Aprile! … lasera alle 10, qui domina la quiete e il silenzio più solenne non interrotto che dall’abbaiare dei nostri grossimastini vigili custodi delle nostre notti.

Ma come spesso nelle lunghe ore di veglia penso a te Marina mia, e ti riveggo in palazzi di montagna erifaccio con te i cari dialoghi d’un tempo tanto lontani che mi sono sempre tanto vivi nella memoria delcuore e ti bacio e ti sono vicina con un bacio dalla vecchia Giuseppina che ti vuole tanto bene.

 

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Page 169: Aganoor Lettere Di Amicizia

XI.Ep. in corso, XII. 1. 3041[468]

Basalghelle, 22 Giugno 1891

 

Che schianto Marina mia nel vederti partire! vecchia e ammalata ho così minaccioso e incerto il domani,che allo staccarmi da una persona cara, sento rotto ancora uno di quei fragili anelli che mi tengonotuttavia alla vita vissuta! e tu sai quante memorie di dolori e di affetti cari di giovinezza mi legano a te chefosti quasi la mia famiglia in collegio, e poi sempre memore di quel passato che ebbe ineffabili confortidalla simpatia intelligente e scambievole di sentimenti di pensieri … di aspirazioni …

Credo non averti detto intera, baciandoti, la grata impressione e la cara memoria che serberò eserberemo tutti sempre dalla conoscenza del bravo e simpaticissimo tuo amico Branchi, poche personenella mia lunga vita mi lasciarono scolpita nell'animo l'assieme, direi perfetto, di questo gentiluomoequilibrato, distinto, superiore, così naturale nei modi modesto con alti pensieri, larga erudizione, e cuoreeccezionale: … grazie Marina mia d’avercelo fatto conoscere ed apprezzare … e grazie con un baciocaldo, lungo come quello che vorrei darti così di sovente e chissà quando e se mai lo potrò di persona.Oggi sto discretamente, e per questo mi è permesso scrivere questo rigo.

L’Elena è partita questa mattina per Padova, è andata a fare da matrina di battesimo al neonato dellaElisa Salvadego in Cavalli, la quale partorì Sabato a notte. Angelica, Virginia e Vittoria sono qui con mee ti salutano dal cuore e baciano.

Io di nuovo ti tengo stretta al petto la

 

                                                                                            Giuseppina tua

 

P. S. Ti prego salutami l’Antonietta Agostinelli, l’Isabella e la Silvia.

XII.Ep. in corso, XII. 1. 3042

Basalghelle, 6 Novembre 1892

 

Marina mia! Eccoti il rigo che tanto amorevolmente mi hai chiesto e che t’invio di gran cuore e congrande compiacimento. Già immagini che Vittoria mia buona voleva farmi da segretaria al solito, ma le hofatto rimettere a più tardi il piacere d’intrattenersi colla sua mammina d’adozione affettuosa, e come vedi,sono io che direttamente ti porgo le lietissime nuove degli sposi felicissimi, accolti festosamente all’arrivoda amici e parenti, coperti di fiori, di doni, di festeggiamenti senza fine; Virginia trovò l’appartamentodestinatole così elegante e completato così deliziosamente in previdenza di ogni elegante uscita, che dicesembrarleessere un sogno di fate sua precisa espressione … non aggiunge altro, che vi si sottintende ilmio intenso desiderio che tanto completo benessere, la cui più solida base ha a mia piena tranquillità ilcarattere buono e solido e l’affettuosità di Mirelli, abbia la maggior possibile durabilità!

Già poi urgiamo di godere del contento dei nostri cari fino a che è loro concesso, poi adoperiamoci a

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Page 170: Aganoor Lettere Di Amicizia

tutta lena per lenire i dolori le contrarietà e combattere per quanto si può contro le asperità della vita?

Senza egoismo, con forte volontà guardiamo tutto dall’alto, ora che per lunga esperienza ci è dato difarlo … e molte cose che ci danno pene acute e preoccupazioni moleste, si andranno rimpicciolendo inforza dell’attesa cui le vediamo … la vita: catene di meschinità dolorose dei schianti egoistici … dimorbose vanità … che col tempo si risolvono nell’annientamento, voglio dire nella trasformazione, … enel vuoto. Tutto che fu cessa d’essere! … Ma io ti rattristo con questo mioradolage filosofico daottagenaria! … perdonami … e lascia ti baci per me, Vittoria e Angelica. Anche Virginia ci minaccia peresserti ricordata con affetto riconoscente e ti scriverà prestissimo. Ti stringe col cuore la tua

 

                                                                                                  Giuseppina

XIII.Ep. in corso, XII. 1. 3043

Venezia, 3 Agosto 1897

 

Marina mia!

Questa volta sei stata brava scrivendoci subito, e buona colla tua vecchia Giuseppina rendendole contodel modo con cui impiegasti le ore che già ti dividevano da noi facendo parte di quel caro passato che sirimpiange sempre con accorato rammarico. Ma la tua lettera era proprio una delle tue migliori, perchécalma e serena come io vorrei sempre il tuo spirito, talvolta triste e inquieto quando lo lasci in baliadell’immaginazione che ti spinge a pensare ipotesi magari sul destino de’ tuoi cari, o ti esalta conentusiasmi esagerati! … eri proprio buona dolce e brava figliola, come ti vorrei sempre, Marina mia cara!e contenta assai assai della tua affettuosità fedele mi sono posta subito allo scrittoio per godermi unquarto d’ora beato conversando con te! ma che? … il pormi a scriverti fu il segnale, o meglio l’attrazionemolesta di un mondo di visite, prima la Morosini, poi il Dottore Samaritani, quindi il deputato Santini consorella e figlietto! e poi e poi: sinché venne suonata la campana del desinare; ieri poi ho detto con Vittoriaoggi spero mi si permetterà di scrivere a Marina, ne ho tanto desiderio! e ripresi il foglietto vergine delgiorno innanzi!!! lo crederesti? Subito mi si annunciarono i Conti Zoppola, poi Zoppola di Dresnè e […][469]che sposò la bellissima Rumena, quindi; la Frigerio, poi Checco Salvadego, e finalmente Marina chimi scese dalle nuvole? … la Teresita Fusinato sposata a Bianco Birotto, o della Ronca, ora di Verona; eancora il Tenente Notarbartolo di marina, fidanzato alla Centamini? … ne vuoi di più? … oggi per averepace ho fatto escire ad una passeggiata igienica la Vittoria in compagnia di una signorina amica nostra,Virginia è escita in gondola per visite ed io ho fatto dire alla porta, che le sig.ne sono escite ed io stodormendo! Ed eccomi qui che da veratesta sventata (come mi sta bene questo attributo in età sì fresca)… ho riempiuto quattro facciate di corbellerie senza interesse, senza senso, ho sciupato il poco tempo dicui mi si concede l’uso, senza dirti la mia compiacenza per le lodevoli fortunate gesta delnostro bravoPierino, senza parlarti a lungo, come mi ero proposta di te, de’ tuoi, e di noi, e senza dirti tutto il bene chevi unisce alle mie figliole, ti vuole la tua decrepita

                                                                                                  Giuseppina

 

Noi non andremo a Basalghelle che al chiudersi del mese.

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Page 171: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

LETTERE DI VIRGINIA AGANOOR MIRELLI

 

I.Ep. in corso, XIV. 16. 4228

Oderzo, 26 Ottobre 1902 (Villa Virginia)

Cara Marina mia,

sono 10 anni che qui in questa nostra verde e tranquilla villetta, si celebrarono le mie nozze, e tu pure eritra noi amica nostra buona e cara![470]E come sarei stata felice averti pure vicina ora! Festeggiamo, maabbastanza lietamente questo decimo anniversario, con alcuni amici buoni e con Teodora MarcelloSalvadori, venuta per combinazione da Trento, proprio in questi giorni, e che se ti rammenti fu una dellemie duebrides maids[471] . L’altra era la mia Vittoria, che purtroppo, come tu mi scrivi non è in unmomento troppo sereno. La nuova ricaduta di Pompilj ci preoccupa grandemente e il pensiero di lei, cioffusca la nostra serenità[472]. Non ti ho scritto come ti avevo promesso, una lunga lettera dopo la miacartolina perché non puoi credere quante piccole faccenduole inezie se vuoi, ma che spesso s’impongonocome affari gravi m’abbiano rubato il tempo che avrei tanto voluto dedicare ai miei più cari amici lontani.

Elena che è qui, a cui lessi le tue righette affettuose, si ripromette di scriverti presto un letterone, che tiassicuri che ti vuol sempre un gran bene. E’ anche lei inquieta per le nuove cause da Perugia. Vittoria ciscrisse ancora stamani, ed è appunto della sua, come della nostra opinione, di mutar aria, appena ilGuido sia al caso di mettersi in via; e si rivolgeranno certo verso qualche luogo ove la temperatura sia piùmite che a Perugia. Noi partiremo per Napoli il 3 di Nov. e faremo tutta una corsa senza fermarci per viaessendo già stati assenti da Napoli quanto più si poteva; si apria fino all’ultimo termine. Cesco ti ringraziadi tutte le cose affettuose e lusinghiere che dici di lui: ad Hamburgo, punto del famoso congresso,s’ebbero festeggiamenti; onori; inviti a gite, pranzi, teatri, etc. etc. quanto al congresso, fu serio, ma …non so se abbia raggiunto lo scopo pel cui fu fatto.

Quando i Pasolini verranno costà, dì loro tante e tante cose amichevoli per noi. Cesco ti bacia le mani,come Elena ed io ti abbracciammo teneramente

                                                                                                 Virginia tua

II.Ep. in corso, XIV. 16. 4219[473]

Napoli, 19 Maggio 1910 (Palazzo Mirelli Aganoor)

 

Marina, amica mia, amica nostra cara.

Cesco t’avrà detto, come anche in mezzo al mio grande dolore, abbia pensato allo schianto della tuaanima, quando ti fosse giunta la ferale novella, e avrei voluto che te ne prevenissero prudentemente, checercassero di ammorbidirti il colpo; ma, tu lo sai se fu possibile. Oh se tu l’avessi vista come era bella eserena anche dopo morta la nostra Vittoria![474]E sai? in questi due ultimi mesi della sua vita, in quelleprime settimane, anzi nei primi giorni dopo la prima operazione, che i chirurghiinfami pretendevanoriuscitissima, una delle sue più ardenti aspirazioni era quella di venire a trovarti a Rezzonico; e una mattina

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Page 172: Aganoor Lettere Di Amicizia

in cui parlavamo di te, delle cure che tu avevi avuto per me, appunto nel tuo bel nido d’ora, del bene chemi avevi fatto, e dal quale deriva in gran parte la mia salvazione, ella si faceva promettere dal marito didonarle alcuni giorni del suo tempo operoso, per venirli a passare con te, al caldo del tuo affetto    santo.E si rise allora per quelle sue pretese di promesse formali, e se ne parlò a lungo, in conversare giocondo.Dopo alcuni giorni tornammo a Napoli, sicuri della sua guarigione sollecita, che si mutò in cosìraccapricciante catastrofe.

Delle sue ultime volontà, avrai letto sui giornali, che si dilettano di entrare nelle cose più intime dellefamiglie. Ella lascia erede di tutto il marito, e siccome questi a sua volta lascia erede del proprio la sorellauterina, ogni cosa andrà a lei. Vedi quali sono i decreti del dispensatore d’ogni bene! La tua poveraBeppa ha tanto penato e studiato perché non andasse sperduta la fortuna della nostra casa e quindi dellesue creature ed ora … E ciò che mi duole l’anima non è il vedere andare ad estranei il denaro, ma iricordi sacri di famiglia, le antiche gemme di famiglia, i doni delle sorelle e dei parenti, mentre nonsappiamo ancora se vi sieno clausole nel testamento di quella nostra perduta. Marina mia, Elena ci scrived’aver avuto una tua buona e affettuosa letterina cui rispose subito, sebbene non stesse bene; so cheMary ti scrisse ieri qui dalla mia scrivania che guarda la terrazza, e di dove si vede l’alto Eucaliptus cheVittoria chiamava il suo amico.

Marina nostra ricordami alla tua Silvia, dille tante cose affettuose per me, e tu abbiti l’amicizia in noiabbracci

 

                                                                                                      Virginia

III.Ep. in corso, XIV. 16. 4230

[Oderzo], 13 Ottobre 1911 (Villa Virginia)[475]

 

Cara cara la mia Marina.

 

Lo supposi subito che tu avresti creduto, vedendo il cumulo di lettere che Galli per eccesso di zelopensò di respingerci costà, che noi avessimo avuta l’intenzione di restare a Rezzonico più lungamente!Ma non capisci creatura mia cara, che fu un sacrificio vero e grande per tutti tre il lasciare te e le delizie dicui ci circondasti nei giorni che fummo costà? Ma avevamo purtroppo un impegno precedente permartedì, quello di portare un saluto ed un addio ad una amica che partiva e che non istava punto bene, ela Elena dal canto suo ci attendeva essendosi affrettata a venire a Basalghelle per noi.

Se tu volessi capire come lasciammo il nostro cuore presso a te, non ci rimprovereresti cosìingiustamente, mentre è una vera crudeltà lo stuzzicare laferita del prossimo. Se sapessi che strappo fuper noi l’abbandonare cotesto luogo di godimenti, di sereno, di eletto. Ti volevo scrivere subito ieri perdirti: cattiva, cattiva, ma ebbi l’emicrania e con ciò una colazione dall’Elena e un mondo di gente almiothe del Giovedì.

Ora abbiamo giovedì incantevoli, come deve essere bello Rezzonico!

Prenditi un bacione che non meriteresti ma che non posso a meno di darti coll’anima. Ossequi da Cesco

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Page 173: Aganoor Lettere Di Amicizia

e Celestino e bacioni ancora da

 

                                                                                                   Virginietta

IV.Ep. in corso, XIV. 16. 4231

Torre del Greco (Golfe de Naples), [s. d.][476]

(Grand Hotel Santa Teresa-Station Climaterique-Maison de premier ordre-Ouverte toute l’année)

 

Amica mia. Quand’ebbi la cara tua cartolina, ti telegrafai subito per informarti del nostro novellosoggiorno, ma nello stesso tempo, credendoti già in via per Napoli, ti scrivevo una lunga lettera colà,incaricando i nostri domestici di consegnartela. In quella ti davo tutte le norme perché tu potessi recartiqui colla nostra carrozza che parte da casa tutti i giorni per questa volta, e che sarebbe venuta a prendertiall’Albergo all’ora che tu avessi desiderato, etc. etc.

Ma siccome fino ieri non sapemmo più nulla di te ti scrivo a Roma, per dirti come sia grande il desideriodi vederti; Cesco comincia a migliorare, e se la miglioria continua, forse martedì o mercoledì sispererebbe poter essere di ritorno a Napoli. Intanto, se Cesco si rimetterà in chiave, si conterebberecarci a Roma per qualche giorno, essendoci ciò necessario per affari anzise Cesco non potesse dovreirecarmivi io; e tu e Silvia potreste essermi provviste compagne nelle mie peregrinazioni. Dimmi dunquebene i tuoi progetti, se puoi o no trattenerti a Roma ancora qualche giorno, o quando precisamente saraia Napoli, perché voglio vederti ad ogni costo, abbracciarti, e starmene un poco con te. Dimmi dunquetutto. Cesco ti ossequia, rammentaci a Pasolini ed abbiti un nuvolo di baci per te e Silvia da

 

                                                                                                 Virginia tua

 

LETTERE DI ANGELICA AGANOOR

 

I.Ep. in corso, XVIII. 2. 5471

Firenze, 1° Marzo 1882

 

Mia amatissima Marina

Dimani ricorre a te e a noi, che tanto ti amiamo, un giorno di gravi rimembranze, ed io non possomancare in questa circostanza di porgere a te quei conforti di parola, che l’amicizia ispira a tutte le animegentili.

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Page 174: Aganoor Lettere Di Amicizia

Se da una parte i ricordi di ciò che perdesti ti serran l’animo, dall’altra parte ti confortino i perenni sensid’amicizia e d’amore, che tutti noi affezionatissimi a te ti serbiamo finché ci basti la vita.

La condizione nostra è comune a tutte le altre cose mortali, perciò nulla rileva il compiangere estinti chemai ritorneranno al giorno, ma sibbene è debito nostro conservar di essi la più tenera, pia e religiosamemoria. Quindi è che io con queste poche parole, mia amatissima Marina, vengo a fare con te quelmigliore ufficio che l’amicizia mi detta, e che sento dal profondo dell’animo ispirarmi in tuo sollievo.

Mi conforta in tutto questo il pensare che hai a fianco la tua amata Silvia con i suoi figli, la quale e ora esempre sarà largo fonte di consolazioni all’anima tua bisognosa di non comuni conforti.

Baciami Silvia, i bambini e stringi la mano per Felice al suo marito, e tu, cara, abbiti un affettuosoabbraccio dalla tua amica

 

                                                                                                     Angelica

II.Ep. in corso, XVIII. 2. 5472

[s.l.], 20 Gennaio 1913[477]

 

Cara Marina.

Prima di partire per Cava, ti mando un mio bacio colla preghiera di aver cura alla salute e non lasciartiabbattere da idee nere.

Tu mi domandi del Mirelli, e io sono della tua opinione riguardo alla pazienza avuta colla povera Virginiaquand’era malata e alla buona compagnia ch’egli le fece sempre.

Il mondo maligno lo accusa ora di molte cose, ma io non mi sono mai accorta di nulla e non lo credocapace di quel che dicono. Con noi poi egli si è condotto male assai, specie con me a cui mostrò sempregrande amicizia e che appena morta la povera Virginia venne da me per avere un po’ di consolazione erimase due giorni sì, l’altro no finché non fece la risoluzione di partire per Venezia e Basalghelle,lasciandomi credere a passare con noi le feste di Natale. Questo suo viaggio non mi andava a genio eglielo dissi, ma egli era fermo e partì. Il risultato fu – grandi scenate colla Mary, la quale accasciata daldolore per la perdita di Virginia credeva di trovare le istesse disposizioni anche in lui, mentre, invece diparlare della grave perdita, toccò subito il tasto interessi, tasto che si evitava sempre con lei trattandosidelle sue cose, e ciò la fece uscire di carreggiata e da allora non si rimise più. Sarebbe lungo raccontaretutto. Il testamento della Virginia lo lasciava erede universale con tre legati a noi sorelle – all’Elena la villadi Basalghelle (ché le terre erano già state vendute a quest’ultima) con una somma relativa agli oneri, allaMary e a me 65 mila lire ch’erano del mutuo Selmi (somma che si era costituita in dote) e che sono stateinvestite altrimenti. Con me il Mirelli non fece mai allusione a non riconoscere il legato, anzi parlandomiamichevolmente mi faceva osservare che i capitali della Virginia erano quasi tutti immobilizzati e che avreidovuto aver pazienza e prendermi un’iscrizione sul palazzo. Risposi naturalmente che gli avrei lasciatotutto il tempo necessario e che anzi non parlasse per ora di interessi. Così si tirò avanti fino al giugno e ditanto in tanto veniva a pranzo da me ed eravamo eccellenti amici. Quando un bel dì mi capita come ilsolito e desidera parlare col mio avvocato. Vi andammo insieme e là scoppia la bomba. Dopoun quadrodi miseria , egli dichiara di non riconoscere il legato, ma che farebbe qualche sacrificio per contentare i

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Page 175: Aganoor Lettere Di Amicizia

desideri della Virginia. Io non potendone più per il modo poco corretto di trattare simili affari dinanzi adun estraneo senza prima avermene fatto cenno presi la parola così: “Prima che il mio avvocato parli iosento il bisogno assoluto di dirti che io elemosine non ne voglio, se ho diritto di avere il legato, dalmomento che hai messo la cosa sopra un terreno benevolo lo esigo senza un centesimo di meno se nonho diritto non voglio niente proprio.” Il mio avvocato e molti altri dicono che abbiamo ragione e latransazione offerta da Mirelli era così poco dignitosa da non poterla accettare. Io gli ho offerto di tenersiil capitale al 4 per cento niente mi si rispose quindi per forza la causa colla Mary poi profittando del suostato aveva altre idee. Questa è tutta la verità.

Ciao e voglimi bene

 

                                                                                                     Angelica

LETTERE DI MARIA AGANOOR

 

I.Epistolario in corso, XII. 2. 3045[478]

Venezia, [25 Dicembre 1892][479]

 

Mia Carissima

Possa il nuovo anno portarti consolazioni [e spe]ranze, possa compensarti in sorrisi e confo[rti.] [Tu]ttele pene e le lagrime di cui ti fa così […] […]nti largo in anni tardi[480].Tua aff.ma

 

                                                                                            Mary Aganoor

 

Per scriverti queste poche parole ho dovuto mettere a più riprese la mano nell’acqua caldissima.

 

II.Ep. in corso, XII. 2.3046[481]

[S.l., s.d.]

 

[…]

…………………………………………………………………………[482]

La Mamma quando passò dal collegio in casa Aganoor, credo mancasse di quella pratica necessaria di

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Page 176: Aganoor Lettere Di Amicizia

tutto quell’assieme più adatto per convivere in un ambiente smisuratamente diverso di quello in cui avevavissuto; libera pensatrice, di carattere fiero schietto ed altrattanto assoluto, che sorge in un esseresuperiore per idee e principii, dotata di fervida immaginazione, di quell’immaginazione che si fa alle voltepiù viva in quell’età in cui mancando di esperienza e di guida ci sentiamo più facilmente inclinate ameditare sull’ordine degli eventi, meditazione che spesso lasciandoci il cuore invaso dallo sconforto ciconduce pure il pensiero a vagare in uno spazio d’illusioni, di speranze che non possiamo definire ma cheintanto ci fanno vivere anche per poco in un mondo migliore. Credo che in queste disposizioni di spirito laMamma abbia messo piede in quella dimora.

 

                                                                                                           Mary  

 

TAVOLA RIASSUNTIVA

 

LETTERE DI VITTORIA AGANOOR

 

1881

 

I- Napoli, 11 NovembreEpistolario in corso, XII. 3. 3047

 

1882

 

II- Napoli, 23 GennaioEpistolario in corso, XII. 3. 3048

III- Napoli, 1° GiugnoEpistolario in corso, XII. 3. 3049

IV- [S. l., anteriore 6 Settembre]Epistolario in corso, XII. 3. 3

     

1888

 

V- Basalghelle, 10 FebbraioEpistolario in corso, XII. 3. 3050

VI- Basalghelle, 29 AprileEpistolario in corso, XII. 3. 3051

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Page 177: Aganoor Lettere Di Amicizia

VII- Basalghelle, 19 MaggioEpistolario in corso, XII. 3. 3052

VIII- Basalghelle, 20 GiugnoEpistolario in corso, XII. 3. 3053

IX- La Punta, 17 AgostoEpistolario in corso, XII. 3. 3184

X- Basalghelle, 2 OttobreEpistolario in corso, XII. 1. 3037

XI- Basalghelle, 10 OttobreEpistolario in corso, XII. 3. 3054

XII- Basalghelle, 25 DicembreEpistolario in corso, XII. 3. 3055

 

1889

 

XIII- Venezia, 2 FebbraioEpistolario in corso, XII. 3. 3056

XIV- Venezia, 8 FebbraioEpistolario in corso, XII. 3. 3057

XV- Venezia, 20 FebbraioEpistolario in corso, XII. 3. 3058

XVI- Venezia, 24 AprileEpistolario in corso, XII. 3. 3059

XVII- Venezia, 27 AprileEpistolario in corso, XII. 3. 3060

XVIII- Venezia, 2 MaggioEpistolario in corso, XII. 3. 3061

XIX- Basalghelle, 16 MaggioEpistolario in corso, XII. 3. 3062

XX- Basalghelle, 6 GiugnoEpistolario in corso, XII. 3. 3063

XXI- Basalghelle, 16 LuglioEpistolario in corso, XII. 3. 3064

XXII- Vena d’Oro, 22 LuglioEpistolario in corso, XII. 3. 3065

 

1890

 

XXIII- Basalghelle, martedì [anteriore 30 Gennaio]Epistolario in corso, XII. 3. 3189

XXIV- Basalghelle, 30 GennaioEpistolario in corso, XII. 3. 3066

XXV- Basalghelle, 4 AprileEpistolario in corso, XII. 3. 3067

XXVI- Basalghelle, 16 NovembreEpistolario in corso, XII. 3. 3068

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Page 178: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

1891

 

XXVII- Basalghelle, 6 FebbraioEpistolario in corso, XII. 3. 3180

XXVIII- Basalghelle, 22 MaggioEpistolario in corso, XII. 3. 3072

XXIX- Basalghelle, 13 GiugnoEpistolario in corso, XII. 3. 3073

XXX- Basalghelle, 1° LuglioEpistolario in corso, XII. 3. 3074

XXXI- Bagni di Nocera Umbra, [Estate]Epistolario in corso, XII. 3. 3190

XXXII- Venezia, 12 NovembreEpistolario in corso, XII. 3. 3069

 

1892

 

XXXIII- Venezia, 13 FebbraioEpistolario in corso, XII. 2. 3044

XXXIV- Venezia, 6 AprileEpistolario in corso, XII. 3. 3182

XXXV- Venezia, 29 AprileEpistolario in corso, XII. 3. 3070

XXXVI- Venezia, 18 MaggioEpistolario in corso, XII. 3. 3071

XXXVII- Basalghelle, 23 AgostoEpistolario in corso, XII. 3. 3075

XXXVIII- Basalghelle, 4 OttobreEpistolario in corso, XII. 3. 3076

XXXIX- Basalghelle, 16 OttobreEpistolario in corso, XII. 3. 3077

XL- Basalghelle, 10 Novembre Epistolario in corso, XII. 3. 3078

 

1893

 

XLI- Venezia, 23 GennaioEpistolario in corso, XII. 3. 3079

XLII- Venezia, 21 AprileEpistolario in corso, XII. 3. 3080

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Page 179: Aganoor Lettere Di Amicizia

XLIII- Cava dei Tirreni, 21 LuglioEpistolario in corso, XII. 3. 3081

 

1894

 

XLIV- Venezia, 27 GennaioEpistolario in corso, XII. 3. 3082

XLV- Venezia, 22 FebbraioEpistolario in corso, XII. 3. 3083

XLVI- Venezia, 28 MarzoEpistolario in corso, XII. 3. 3084

XLVII- Cava dei Tirreni, 21 AgostoEpistolario in corso, XII. 3. 3185

XLVIII- Basalghelle, 25 OttobreEpistolario in corso, XII. 3. 3085

XLIX- Venezia, 1° DicembreEpistolario in corso, XII. 3. 3188

 

1895

 

L- Venezia, 24 GennaioEpistolario in corso, XII. 3. 3086

LI- Venezia, 2 FebbraioEpistolario in corso, XII. 3. 3087

LII- Venezia, 7 MaggioEpistolario in corso, XII. 3. 3088

LIII- [S. l., s. d.]Epistolario in corso, XII. 3. 2

LIV- Venezia, 7 LuglioEpistolario in corso, XII. 3.3089

LV- Basalghelle, 28 OttobreEpistolario in corso, XII. 3. 3090

LVI- Basalghelle, 3 NovembreEpistolario in corso, XII. 3. 3091

LVII- Venezia, 23 NovembreEpistolario in corso, XII. 3. 3092

LVIII- Venezia, 2 DicembreEpistolario in corso, XII. 3. 3093

LIX- Venezia, 5 DicembreEpistolario in corso, XII. 3. 3094

LX- Venezia, 16 DicembreEpistolarioin corso, XII. 3. 3095

 

1896

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Page 180: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

LXI- Venezia, 12 FebbraioEpistolario in corso, XII. 3. 3096

LXII- Venezia, 21 MarzoEpistolario in corso, XII. 3. 3097

LXIII- Venezia, 15 AprileEpistolario in corso, XII. 3. 3098

LXIV- Venezia, 4 MaggioEpistolario in corso, XII. 3. 3099

LXV- Venezia, 22 LuglioEpistolario in corso, XII. 3. 3100

LXVI- Basalghelle, 8 SettembreEpistolario in corso, XII. 3. 3101

LXVII- Venezia, 20 NovembreEpistolario in corso, XII. 3. 3102

 

1897

 

LXVIII- Venezia, 19 AprileEpistolario in corso, XII. 3. 3103

LXIX- Basalghelle, 6 OttobreEpistolario in corso, XII. 3. 3104

LXX- Basalghelle, 11 OttobreEpistolario in corso, XII.3. 3105

LXXI- Basalghelle, 22 OttobreEpistolario in corso,XII. 3. 3106

LXXII- Venezia, 14 DicembreEpistolario in corso, XII. 3. 3107

 

1898

 

LXXIII- Basalghelle, 29 SettembreEpistolario in corso, XII. 3. 3108

LXXIV- Basalghelle, 28 OttobreEpistolario in corso, XII. 3. 3109

LXXV- Basalghelle, 3 NovembreEpistolario in corso, XII. 3. 3110

LXXVI- Venezia, 7 DicembreEpistolario in corso, XII. 3. 3111

 

1899

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Page 181: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

LXXVII- Venezia, 21 GennaioEpistolario in corso, XII. 3. 3112

LXXVIII- Venezia, 21 FebbraioEpistolario in corso, XII. 3. 3113

LXXIX- Venezia, 14 MarzoEpistolario in corso, XII. 3. 3114

LXXX- Napoli, 18 MaggioEpistolario in corso, XII. 3. 3115

LXXXI- Cava dei Tirreni, 9 AgostoEpistolario in corso, XII. 3. 3116

LXXXII- Tarcento, 10 OttobreEpistolario in corso, XII. 3. 3117

LXXXIII- Tarcento, 28 OttobreEpistolario in corso, XII. 3. 3118

LXXXIV- Venezia, 12 NovembreEpistolario in corso, XII. 3. 3119

LXXXV- Venezia, 21 NovembreEpistolario in corso, XII. 3. 3120

LXXXVI- Venezia, 27 NovembreEpistolario in corso, XII. 3. 3121

LXXXVII- Venezia, 3 DicembreEpistolario in corso, XII. 3. 3122

LXXXVIII- Venezia, 20 DicembreEpistolario in corso, XII. 3. 3123

 

1900

 

LXXXIX- Venezia, 7 GennaioEpistolario in corso, XII. 3. 3125

XC- Venezia, 23 GennaioEpistolario in corso, XII. 3. 3126

XCI-Venezia, 3 FebbraioEpistolario in corso, XII. 3. 3127

XCII- Venezia, 3 MarzoEpistolario in corso, XII. 3. 3128

XCIII- Venezia, 26 MarzoEpistolario in corso, XII. 3. 3129

XCIV- Cava dei Tirreni, 19 GiugnoEpistolario in corso, XII. 3. 3130

XCV- Varallo Sesia, 9 [Agosto]Epistolario in corso, XII. 3. 3124

XCVI- Tarcento, 21 SettembreEpistolario in corso, XII. 3. 3131

XCVII- Venezia, 16 OttobreEpistolario in corso, XII. 3. 3132

XCVIII-Tarcento,[post 22 Ottobre/ante 28 Ottobre]Epistolario in corso, XII. 3. 3191

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Page 182: Aganoor Lettere Di Amicizia

XCIX- Venezia, 28 Ottobre sera Epistolario in corso, XII. 3. 3187

C- Venezia, 30 OttobreEpistolario in corso, XII. 3. 3133

CI- Venezia, 7 DicembreEpistolario in corso, XII. 3. 3134

CII- Venezia, 12 DicembreEpistolario in corso, XII. 3. 3135

CIII- Venezia, 23 DicembreEpistolario in corso, XII. 3. 3136

 

1901

 

CIV- Venezia, 14 GennaioEpistolario in corso, XII. 3. 3137

CV- Napoli, 14 MaggioEpistolario in corso, XII. 3. 3138

CVI- Castellamare di Stabia, 15 LuglioEpistolario in corso, XII. 3. 3139

CVII- Castellamare di Stabia, 16 AgostoEpistolario in corso, XII. 3. 3183

CVIII- Cava dei Tirreni, 3 SettembreEpistolario in corso, XII. 3. 3140

CIX- Venezia, 7 OttobreEpistolario in corso, XII. 3. 3141

CX- Venezia, 24 OttobreEpistolario in corso, XII. 3. 3142

CXI- Venezia, 28 OttobreEpistolario in corso, XII. 3. 3186

CXII- Venezia, 9 NovembreEpistolario in corso, XII. 3. 3143

CXIII- Venezia, 12 NovembreEpistolario in corso, XII. 3. 3144

CXIV- Perugia, 25 DicembreEpistolario in corso, XII. 3. 3145

 

1902

 

CXV- Perugia, 13 LuglioEpistolario in corso, XII. 3. 3146

CXVI- Perugia, 21 SettembreEpistolario in corso, XII. 3. 3147

CXVII- Perugia, 26 SettembreEpistolario in corso, XII. 3. 3148

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Page 183: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

1903

 

CXVIII- San Remo, 28 FebbraioEpistolario in corso, XII. 3. 3149

CXIX- Perugia, 25 AprileEpistolario in corso, XII. 3. 3150

CXX- Perugia, 8 MaggioEpistolario in corso, XII. 3. 3151

CXXI- Perugia, 24 GiugnoEpistolario in corso, XII. 3. 3152

CXXII- Monte del Lago, 1° NovembreEpistolario in corso, XII. 3. 3153

CXXIII- Perugia, 4 DicembreEpistolario in corso, XII. 3. 3154

CXXIV- Perugia, 30 DicembreEpistolario in corso, XII. 3. 3155

 

1904

 

CXXV- Venezia, 4 FebbraioEpistolario in corso, XII. 3. 3156

CXXVI- Perugia, 28 FebbraioEpistolario in corso, XII. 3. 3157

CXXVII- Venezia, 5 MarzoEpistolario in corso, XII. 3. 3158

CXXVIII- Venezia, 5 Marzo seraEpistolario in corso, XII. 3. 3181

CXXIX- Perugia, 24 MarzoEpistolario in corso, XII. 3. 3159

CXXX- Perugia, 27 DicembreEpistolario in corso, XII. 3. 3160

1905

 

CXXXI- Perugia, 3 GennaioEpistolario in corso, XII. 3. 3161

CXXXII- Perugia, 14 FebbraioEpistolario in corso, XII. 3. 3162

CXXXIII- Perugia, 25 MarzoEpistolario in corso, XII. 3. 3163

CXXXIV- Perugia, 10 LuglioEpistolario in corso, XII. 3. 3164

CXXXV- Perugia, 15 LuglioEpistolario in corso, XII. 3. 3165

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Page 184: Aganoor Lettere Di Amicizia

CXXXVI- Perugia, 19 AgostoEpistolario in corso, XII. 3. 3166

 

1906

 

CXXXVII- Perugia, 21 NovembreEpistolario in corso, XII. 3. 3167

 

1907

 

CXXXVIII- Perugia, 8 AgostoEpistolario in corso, XII. 3. 3168

CXXXIX- Perugia, 18 AgostoEpistolario in corso, XII. 3. 3169

CXL- Perugia, 6 DicembreEpistolario in corso, XII. 3. 3170

CXLI- Perugia, 19 DicembreEpistolario in corso, XII. 3. 3171

 

1908

 

CXLII- Perugia, 17 MarzoEpistolario in corso, XII. 3. 3172

CXLIII- Perugia, 12 MaggioEpistolario in corso, XII. 3. 3173

CXLIV- Perugia, 18 AgostoEpistolario in corso, XII. 3. 3174

CXLV- Perugia, 28 OttobreEpistolario in corso, XII. 3. 3176

 

1909

 

CXLVI- Perugia, 12 GennaioEpistolario in corso, XII. 3. 3177

CXLVII- Perugia, 21 LuglioEpistolario in corso, XII. 3. 3178

CXLVIII- Perugia, 21 NovembreEpistolario in corso, XII. 3. 3179

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Page 185: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

SENZA DATA

 

CXLIX- [S. l., s. d.] Epistolario in corso, XII. 3. 3192

CL- Cava dei Tirreni (Casa della Corte), [s. d.]Epistolario in corso, XII. 3. 1

CLI- [S. l., s. d.]Epistolario in corso, XII. 3. 3066

 

LETTERE DI GIUSEPPINA PACINI AGANOOR

 

1872

 

I- [S. l], 19 GiugnoEpistolario in corso, XVIII. 3. 5473

 

1880

 

II- Napoli, 24 MarzoEpistolario in corso, XII. 1. 3032

1884

 

III- Basalghelle, [fine]Epistolario in corso, XII. 1. 3034

 

1885

 

IV- Oderzo, ov. Basalghelle, 23 MaggioEpistolario in corso, XII. 1. 3035

 

1888

 

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Page 186: Aganoor Lettere Di Amicizia

V- Napoli, 17 MarzoEpistolario in corso, XII. 1. 3033

VI- Basalghelle, 11 OttobreEpistolario in corso, XII. 1. 3036

VII.- Basalghelle, 21 NovembreEpistolario in corso, XVIII. 3. 5474

VIII- Basalghelle, 23 DicembreEpistolario in corso, XII. 1. 3038

 

1889

 

IX- Venezia, 2 MaggioEpistolario in corso, XII. 1. 3039

 

1891

 

X- Basalghelle, 19 Gen.Epistolario in corso, XII. 1. 3040

XI- Basalghelle, 22 GiugnoEpistolario in corso, XII. 1. 3041

 

1892

 

XII- Basalghelle, 6 NovembreEpistolario in corso, XII. 1. 3042

 

1897

 

XIII- Venezia, 3 AgostoEpistolario in corso, XII. 1. 3043

 

LETTERE DI VIRGINIA AGANOOR MIRELLI

 

1902

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Page 187: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

I- Oderzo, 26 OttobreEpistolario in corso, XIV. 16. 4228

 

1910

 

II- Napoli, 19 MaggioEpistolario in corso, XIV. 16. 4219

 

1911

 

III- [Oderzo], 13 OttobreEpistolario in corso, XIV. 16. 4230

 

 

 

SENZA DATA

 

IV- Torre del GrecoEpistolario in corso, XIV. 16. 4231

 

LETTERE DI ANGELICA AGANOOR

 

1882

 

I- Firenze, 1° MarzoEpistolario in corso, XVIII. 2. 5471

 

1913

 

II- [S.l.], 20 GennaioEpistolario in corso, XVIII. 2. 5472

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Page 188: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

LETTERE DI MARIA AGANOOR

 

1892

 

I- Venezia, [25 Dicembre]Epistolario in corso, XII. 2. 3045

 

SENZA DATA

 

II- [S. l.]Epistolario in corso, XII. 2. 3046

[1]Nata a Padova nel 1960, coniugata, un figlio. Laureata in Lettere presso l’Università di Padova nel1989 (tesi:Comento di Cristoforo Landino fiorentino sopra La Comedia di Dante Alighierifiorentino. Paradiso: Prologo e canti I-VII. Introduzione, trascrizione e note ). Laureata in MaterieLetterarie presso la stessa Università nel 1999 (tesi:Gli ospedali a Rovigo durante l’episcopato diGiulio Canani (1554-1581) ). Ricercatricefree-lance per passione. Risiede a Padova.

La biblioteca di Bassano del Grappa, che conserva gli autografi delle lettere inedite di Vittoria Aganooralla Baroni, ha dato alla curatrice l’autorizzazione scritta all’eventuale pubblicazione dell’intero epistolario.

[2] Lettera da Basalghelle, 22 Giugno 1891 (Epistolario in corso, XII. 1. 3041).

[3] Il plico della corrispondenza di Giuseppina Pacini Aganoor a Marina Baroni è conservato, dal 12Gennaio 1923 per volontà della figlia della contessa bassanese, Silvia Baroni Pasolini, presso laBiblioteca del Museo Civico di Bassano del Grappa (VI), come risulta dal Registro degli ingressi dellabiblioteca stessa, con segnatureEpistolario in corso, XII. 1. 3032-3043 eEpistolario in corso, XVIII.3. 5473-5474 ed è stato interamente trascritto in appendice.

Per gli accenni di Vittoria Aganoor a missive della madre a Marina Baroni non conservatesi si vedano leseguenti lettere: Basalghelle, 4 Aprile 1890 (Epistolario in corso, XII. 3. 3067), Basalghelle, 25 Ottobre1894 (Epistolario in corso, XII. 3. 3085) e Venezia, 24 Gennaio 1895 (Epistolario in corso, XII. 3.3086).

[4] Giuseppina Pacini Aganoor viene detta di anni 80 nella partecipazione mandata a Domenico Gnolidalla figlia Vittoria in occasione della sua scomparsa. Marina Baroni è ancora in vita al 20 Gennaio 1913,come risulta da una lettera inviatale da Angelica Aganoor, sorella maggiore di Vittoria, e leggibile inappendice (Epistolario in corso, XVIII. 2. 5472).

[5] Lettera da Basalghelle, 19 Gennaio 1891 (Epistolario in corso, XII. 1. 3040).

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Page 189: Aganoor Lettere Di Amicizia

[6] Lettera da Basalghelle, [fine] 1884 (Epistolario in corso, XII. 1. 3034).

[7] Lettera da Basalghelle, 22 Giugno 1891 (Epistolario in corso, XII. 1. 3041).

[8] Lettera da Oderzo, ov. Basalghelle (Villa Aganoor), 23 Maggio 1885 (Epistolario in corso, XII. 1.3035).

[9] Lettera da Basalghelle, 23 Dicembre 1888 (Epistolario in corso, XII. 1. 3038).

[10] Queste notizie sono state tratte da VENANZIO TODESCO,Un’amicizia di Vittoria Aganoor ,Foligno 1923, p. 1. La villa di Ca’ Rezzonico, ora Rezzonico Borella, che si trova nelle immediatevicinanze di Bassano del Grappa (VI), fu edificata nel XVII secolo ed è costituita da un grande corpocentrale con torri angolari. Interessante ilSalone d’onore , che fu decorato da Antonio Canova e daDomenico Pellegrini

[11]Il suo nome di battesimo potrebbe essere stato Paolo, se è a lui che allude Giuseppina PaciniAganoor nella sua lettera del 19 Giugno 1872:Puoi credere se la possibilità di questo tuo viaggio misia di consolazione, poiché mi dice che Paolo non è peggiorato e sperate rimetterlo in salute . (Epistolario in corso, XVIII. 3. 5473). O, forse più probabilmente, potrebbe essere stato Alessandro, seGiuseppina inviando i suoi saluti adAlessandro tuo intendesse rivolgerli al marito di Marina Baroni (Epistolario in corso, XII. 1. 3032). Purtroppo però non è stato possibile appurare quale dei due nomifosse quello corretto, sempre ammesso ovviamente che le allusioni dell’Aganoor fossero rivolteeffettivamente al marito dell’amica.    

[12] ANGELO DE GUBERNATIS,Piccolo dizionario biografico degli italiani , Roma 1895.

[13] BRUNO BRUNELLI BONETTI,Musica dell’800: un cenacolo di “filarmonici” , estratto dalleMemorie della R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Padova , Scienze morali, Nuova serie vol.LIX, Padova 1943, pp. 1-25; p. 9.

Effettivamente von Bulow e Bazzini suonarono in casa di Marina Baroni nel settembre del 1871, comeracconta il Brunelli Bonetti a p. 12. 

Inoltre sempre dalla lettura di questo contributo del Brunelli Bonetti (p. 15) risulta anche che i“filarmonici” si esibirono a Padovae in Prato, oltre alle serate in casa Suman, si aggiunsero ipomeriggi in casa della contessa Aganoor e delle sue intelligentissime figliole, ritornate adomicilio in una sosta di quei lunghi viaggi per cui il Bazzini le aveva giudicate d’“humeurvoyageuse”. (31 marzo 1871).

[14] Angelica Aganoor il 1° Marzo 1882, forse riferendosi alla perdita del consorte da parte dell’amica, le scrive da Firenze:

Mia amatissima Marina

                                     dimani ricorre a te e a noi, che tanto ti amiamo, un giorno di gravirimembranze, ed io non posso mancare in questa circostanza di porgere a te quei conforti diparola, che l’amicizia ispira a tutte le anime gentili.

                                     Se da una parte i ricordi di ciò che perdesti ti serran l’animo, dall’altraparte ti confortino i perenni sensi d’amicizia e d’amore, che tutti noi affezionatissimi ti serbiamo

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Page 190: Aganoor Lettere Di Amicizia

finchè ci basti la vita.

 (Epistolario in corso, XVIII. 2. 5471)

[15] Lettera da Venezia, 3 Agosto 1897 (Epistolario in corso, XII. 1. 3043).

[16] Lettera da Basalghelle, [fine]1884 (Epistolario in corso, XII. 1. 3034).

[17] Lettera da Basalghelle, 4 Aprile 1890 (Epistolario in corso, XII. 3. 3067).

[18] Lettera da Basalghelle, 6 Febbraio 1891 (Epistolario in corso, XII. 3. 3180).

[19] Lettera da Basalghelle, 16 Novembre 1890 (Epistolario in corso, XII. 3. 3068).

[20] Lettera da Perugia, 3 Gennaio 1905 (Epistolario in corso, XII. 3. 3161).

[21] Le lettere di Virginia Aganoor Mirelli (Epistolario in corso, XIV. 16. 4228-4231), di AngelicaAganoor (Epistolario in corso, XVIII. 2. 5471-5472) e di Maria Aganoor (Epistolario in corso, XII.2. 3045-3046), conservate presso la Biblioteca del Museo Civico di Bassano del Grappa (VI) dal 12Gennaio 1923 per volontà della figlia di Marina Baroni, Silvia Baroni Pasolini, sono state trascritte inappendice.

[22]VITTORIA AGANOOR,Lettere a Giacomo Zanella (1876-1888) , a cura di ADRIANACHEMELLO, Mirano (VE) 1996, p. 66.

[23] Vittoria Aganoor usa per la prima volta in questo suo epistolario l’appellativo affettuosomamminanella lettera da Napoli, 1° Giugno 1882 (Epistolario in corso, XII. 3. 3049), appellativo che diventeràcol tempo, invariatio conmammetta , d’uso consueto.

[24] Lettera da La Punta [Longarone (Belluno)], 17 Agosto [1888] (Villa Malcom) (Epistolario incorso, XII. 3. 3184).

[25] Il contrasto tra le forti personalità delle due amiche si può intravedere nelle lettere da Venezia, 27Aprile 1889 e 2 Maggio 1889 e in quella da Basalghelle, 16 Maggio 1889(Epistolario in corso, XII. 3.3060-3061), dove Vittoria cerca di districarsi con ironia dall’affettuosa quanto insistente intromissione diMarina, la quale vorrebbe farla fidanzare ad un suo conoscente peraltro poco incline a sottostare allavolontà della bassanese.

[26] Brano tratto da una lettera di Vittoria Aganoor al senatore Fedele Lampertico da Basalghelle, 26Settembre 1892, leggibile in AGANOOR,Lettere a Giacomo Zanella , pp. 198-199.

[27] MATILDE SERAO,Vittoria Aganoor , inRivista di Roma , 14 (1910), nn.X-XI, pp. 342-344;p. 343.

[28] Giacomo Zanella, poeta e maestro dell’Aganoor, era per lei anche un carissimo amico, anzi quasiun padre come testimonia esaurientemente la già citata raccolta di lettere a lui indirizzate curata da A.Chemello. Quest’ultima nella suaIntroduzione , descrivendo il rapporto intercorrente tra la poetessa e ilsuo maestro, definisce lo Zanella come ilperfetto sostituto di una figura paterna opaca e assente , sianella vita come nella corrispondenza col vicentino (ADRIANA CHEMELLO,Introduzione , inAGANOOR,Lettere a Giacomo Zanella , p. XIX). Anche nell’epistolario aganooriano a MarinaBaroni il padre viene nominato solo di sfuggita e soprattutto nei saluti finali; soltanto in una delle lettere più

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Page 191: Aganoor Lettere Di Amicizia

tarde parla di lui in misura più ampia:Quando sui giornali io rivedo accennare all’affareMurri , onarrare qualche altro fatto di simil genere, penso al caro Papà mio, che leggendo i fogli,sclamava spesso: “Meglio non esser nati, e non sapere tante turpitudini!” Poi si riprendeva subitoe come pentito aggiungeva: “Mio buon Gesù sia fatta la vostra volontà.” Io lo dico anche in queimiei versiA mio padre che tu certo hai letto in “Leggenda eterna ”. (Lettera da Perugia, 8 Maggio1903Epistolario in corso, XII. 3. 3151 ) 

[29]In una lettera inviata a Domenico Gnoli Vittoria Aganoor spiega: […]le dirò che in certi casi lelettere (quasi sempre già) quando non sonocomposizioni letterarie , tengono il posto dellaconversazione parlata, e che solitamente quando si parla e si chiede qualcosa l’interlocutore siaffretta a rispondere . (VITTORIA AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , a cura di BIAGIAMARNITI, Caltanissetta 1967, p. 20).

[30] Lettera da Venezia, 20 Febbraio 1889 (Epistolario in corso, XII. 3. 3058).

[31] Lettera da Basalghelle, 16 Novembre 1890 (Epistolario in corso, XII. 3. 3068).

[32] Lettera da Basalghelle, 25 Dicembre 1888 (Epistolario in corso, XII. 3. 3055).

[33] Lettera da Basalghelle, 4 Aprile 1890 (Epistolario in corso, XII. 3. 3067).

[34] Lettera da Venezia, 1° Dicembre [1894] (Epistolario in corso, XII. 3. 3188).

[35]Vittoria Aganoor accenna nel suo epistolario a Marina Baroni ai seguenti eventi: lo scoppio deiFasci siciliani (lettera da Venezia, 27 Gennaio 1894); la campagna militare dell’Italia in Africa (lettere daVenezia, 16 Dicembre 1895 e 21 Marzo 1896); le alluvioni e i danni in tutta Italia (lettera da Venezia, 20Novembre 1896); la crisi parlamentare italiana dopo i fatti di Milano (lettera da Napoli, 18 Maggio1899); l’epidemia di influenza in Italia, Francia e altri paesi (lettera da Venezia, 3 Febbraio 1900);l’assassinio del re Umberto I° da parte di Gaetano Bresci (lettera da Tarcento, 21 Settembre 1900); ildelitto Murri (lettera da Perugia, 8 Maggio 1903); la morte di Giuseppe Zanardelli (lettera da Perugia, 30Dicembre 1903); la Conferenza per la pace dell’Aja (lettere del 1906 e del 1907); il terremoto diMessina (lettera da Perugia, 12 Gennaio 1909). Bisogna chiarire tuttavia che, anche quando la poetessafa riferimento a fatti ed eventi esterni, lo fa sempre nella misura in cui essi si riflettono su di lei o sull’andamento della vita familiare. Esemplare a questo proposito è l’accenno all’assassinio del reUmberto I°:No, non fui a Venezia a vedere la Regina che penso desideri d’esser lasciata in pace. Tidissi del magnifico ritratto suo che mi mandò, con una dedica deliziosa scritta da lei stessa e conla data del29 Luglio? Sicuro! Proprio poche ore prima della sera fatale in cui veniva assassinato ilRe Ella, la povera inconscia, scriveva sotto un suo ritratto parole gentili per me, e la Villamariname lo mandava dopo alquanti giorni dicendomi che quella data mi avrebbe reso più prezioso ildono . (Lettera da Tarcento, 21 Settembre 1900Epistolario in corso, XII. 3. 3131 ).

[36] Lettera da Venezia, 24 Gennaio 1895 (Epistolario in corso, XII. 3. 3086).

[37] La Aganoor dimostra di essere ormai giunta ad un momento critico della sua esistenza quandoscrive all’amica:Tanto, a poco a poco, muore in me anche ildesiderio d’ogni cosa. A quando aquando cerco avvinghiarmi a un sogno, o a un’ombra di sogno, o a unachimera , per occuparmi,per darmi da fare, per stordirmi, ma al primo ostacolo ricasco nell’inerzia degli svogliati, deglisfiduciati, dei naufraghi della vita. Che cosa sono io se non una naufraga? Vecchia ormai, senzafamiglia, senza scopo, senza aspirazioni. Vado innanzi così giorno per giorno, non avendo piùinnanzi a me la magnifica illusione deldomani che da giovani ci tien desti la notte ed ha unaconsolazione per ogni nostro dolore . (Lettera da Venezia, 3 Dicembre 1899,Epistolario in corso,

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XII. 3. 3122 )

[38]- Lettera da Venezia, 7 Ottobre 1901 (Epistolario in corso, XII. 3. 3141). Anche all’amicascrittrice Neera (pseudonimo di Anna Radius) ella scrisse qualche giorno dopo, il 14 Ottobre, pocheparole per metterla al corrente dell’avvenimento:Anna cara – Io non voglio credermi scordata da te.Io non scordai i tuoi consigli e le tue esortazioni fraterne.

Sono fidanzata a Guido Pompilj e mi sposerò agli ultimi di Novembre o ai primi del Dicembre.Mandami una parola affettuosa e te ne sarà sempre grata l’amica tua Vittoria Aganoor.(ANTONIA ARSLAN,Un’amicizia tra letterate: Vittoria Aganoor e Neera (con 23 lettere inedite)inQuaderni Veneti , V (1988), pp. 35-74; p. 60).

[39] Lettera da Perugia, 8 Maggio 1903 (Epistolario in corso, XII. 3. 3151).

[40] Lettera da Perugia, 19 Dicembre 1907 (Epistolario in corso, XII. 3. 3171).

[41] Lettera da Perugia, 12 Maggio 1908 (Epistolario in corso, XII. 3. 3173).

[42] Lettera da Perugia, 21 Dicembre 1909 (Epistolario in corso, XII. 3. 3179).

[43]A settembre 1909 probabilmente Vittoria Aganoor era già ammalata, ma forse non conoscevaancora la reale natura del suo male; lo si deduce in modo indiretto dal ricordo di Teresita Guazzaroni, chescrive:L’ultima volta che la vidi, il settembre scorso, molto impallidita e assottigliata ma tuttaviapiena di spirito, ella mi condusse […] (TERESITA GUAZZARONI,Vittoria Aganoor Pompilj , inRivista di Roma , 14 (1910), nn.X-XI, pp. 340-342; p. 341). Inoltre la testimonianza di AntonioCervesato sostiene che nel Gennaio 1910 le sue condizioni di salute erano tutt’altro che buone:Quandol’irresistibile cortesia delle Signore del Comitato Bonomelli mi chiamò a parlare a Perugia loscorso gennaio, Essa, già torturata dal male fierissimo e costretta al riposo della campagna, miricordò alla Segreteria del Comitato, con parole in cui era tutta la bontà di un’antica amicizia e diun’armonica comunione di idee. (ANTONIO CERVESATO,Vittoria Aganoor Pompilj , inLaFavilla , XII (1910), luglio-agosto, p. 351).

[44] Lettera da Napoli, 19 Maggio 1910 (Epistolario in corso, XIV. 16. 4229).

[45] Si tratta di termine aganooriano. Nella lettera da Basalghelle, 10 Ottobre 1888 ella scrive:Tornoappena da una passeggiata solitaria ma assai igienica; vedendo sprizzar fuori dalle nuvole un belraggio di sole smisi di scriverti e me ne andai a continuare la mia conversazione con te all’ariaaperta. M’ero portata un libro ma lessi poco a dir vero e ora, riseduta innanzi alla scrivania, mipar davvero di continuare con te le chiacchierette fatte per via. (Epistolario in corso, XII. 3. 3054).

[46] Lettera da Basalghelle, 19 Ottobre 1888 (Epistolario in corso, XII. 3. 3052).

[47] Lettera da Venezia, 14 Marzo 1899 (Epistolario in corso, XII. 3. 3114).

[48] Lettera da Venezia, 12 Novembre 1891 (Epistolario in corso,XII. 3. 3069 ).

[49] Lettera da Venezia, 25 Gennaio 1893 (Epistolario in corso, XII. 3. 3079).

[50] Lettera da Venezia, 21 Gennaio 1899 (Epistolario in corso, XII. 3. 3112).

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[51] Lettera da Basalghelle, 11 Ottobre 1897 (Epistolario in corso, XII. 3. 3105).

[52] AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , pp. 56-57.

[53] Lettera da Venezia, 6 Aprile [1892] (Epistolario in corso, XII. 3. 3182).

[54] Lettera da Basalghelle, 11 Ottobre 1888 (Epistolario in corso, XII. 1. 3036).

[55] Lettera da Basalghelle, 10 Ottobre 1888 (Epistolario in corso, XII. 3. 3052).

[56]Esemplare fu la travagliata composizione e rifinitura della poesiaI cavalli di San Marco . LaAganoor la dà per finita, ma in attesa di revisione in una lettera a Giacomo Zanella da Basalghelle, 15Marzo 1888 (AGANOOR,Lettere a Giacomo Zanella , p. 181). Nel febbraio 1889 scrive alla Baronidi non esserne ancora soddisfatta (Lettera da Venezia, 2 Febbraio 1889) e il 6 Giugno dello stesso annole dice che la stava correggendo (Lettera da Basalghelle, 6 Giugno 1889). Finalmente con la lettera daBasalghelle, 30 Gennaio 1890, la invia all’amica anche se non nella versione definitiva che avrà nelvolumeLeggenda eterna del 1900.

[57]Lettera da Venezia, 15 Aprile 1896 (Epistolario in corso, XII. 3. 3098).

[58] SERAO,Vittoria Aganoor , p. 343, dove si legge nella sua interezza il giudizio, assai interessanteperché dato da una letterata donna a lei contemporanea, riguardante la poesia aganooriana:Leggetequelle pagine [diLeggenda eterna e delleNuove liriche ]: in ognuna di esse, in una bellezza pura,quasi austera di forma, in una perfezione quasi marmorea di linee, è un sentimento alto, forte,energico che parla, una bontà grave. Non una delle piccole sentimentalità donnesche che, subito,abbassano e rendono mediocre il tono di una poesia femminile: non una di quelle morbosesensibilità che rivelano la debolezza muliebre, nella poesia e nella prosa: non uno di quei capricciche dicono al lettore la soverchia e la fastidiosa mobilità dello spirito muliebre: non una di questetare, non una di queste macchie che deturpano la poesia di una donna: non una.Ella era, VittoriaAganoor, una vera poetessa, nella più completa espressione di forza e venustà: ella era una verapoetessa, per un vigore raro, che mai non diminuì, per un lirismo che conservò tutti i maggioricaratteri di luce e di fiamma, per un impeto che ella seppe frenare, comporre e chiudere in unlimite arcano, per una nobiltà di sentimento che si mantenne, sempre, nei cieli del pensiero edell’amore, per un senso della vita in cui anche la tristezza non fu mai miseria morale e in cui ildolore conservò la sua dote più preziosa: la dignità. Ella era una vera poetessa, in cui rifulgeva ilrispetto del suo genio e il rispetto della sua poesia; ella scrisse quel che sentiva, in lealtà spiritualeassoluta: ella scrisse quanto doveva e non più di quanto doveva: ella obbedì solo al suo buondemone; ella fu, in umile e pur orgogliosa dedizione, una poetessa e solo una poetessa.

[59]ANTONIA ARSLAN,Dame, galline e regine. La scrittura femminile fra ‘800 e ‘900 , a cura diMARINA PASQUI, Milano 1998, p. 45.

[60] AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , p. 13.

[61] Lettera da Venezia, 27 Gennaio 1894 (Epistolario in corso, XII. 3. 3082).

[62] Lettera da Napoli, 18 Maggio 1899 (Monte di Dio) (Epistolario in corso, XII. 3. 3115).

[63] La poetessa stessa rivela le sensazioni e i sentimenti provocati in lei dal ritorno della primavera:Laneve è già quasi scomparsa anche sui campi ed io sto spiando ogni giorno il primo germogliaredelle siepi e il primo apparire dell’erbetta nuova. Che triste cosa però questo ritorno della

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primavera sempre giovane, che ci trova più vecchi d’un anno, più rugosi, più grigi! Ma tanto èsempre una grande dolcezza non fosse che questo rinovellarsi di sensazioni giovanili, alle primefolate fragranti che risuscitano i ricordi, e così vivamente del primo affacciarsi alla vita del cuoredei primi palpiti di speranza, dei primi tumulti di trionfo; una “dolcezza amara”, sì, ma sempredolcezza. (Lettera da Basalghelle, 6 Febbraio [1891]Epistolario in corso, XII. 3. 3180 ).

[64]BENEDETTO CROCE,Vittoria Aganoor , in Laletteratura della nuova Italia, II, Bari 1943,pp. 377-384; pp. 383-384.

[65]Giacomo Zanella (1820-1888), famoso poeta vicentino, fu uno dei primi maestri dell’Aganoor,come risulta da una sua lettera al senatore Fedele Lampertico da Basalghelle, 14 Settembre 1892(AGANOOR,Lettere a Giacomo Zanella , p. 196). 

[66] Tutto ciò risulta chiaramente dalla lettera da Venezia, 22 Febbraio 1894:Quanto ti sono gratadelle tue care parole incoraggianti e quanto bene mi fanno! Volere o no si ha tanto bisogno chequalcuno si interessi alle nostre piccole prove ai nostri studi e ci approvi o ci ammonisca conaffetto sincero.

Sono però contenta che il Carducci non sia a Bologna perchéquei versi non potevanocertopiacergli. A dire il vero son proprio, come t’ho detto, buttati giùsenza ombra d’arte , e seesprimono un pensiero giusto e un sentimento sano, laveste è nondimeno assai volgaretta. Tuttosommato mi sarebbe dispiaciuto che il Carducci vedesse quei versi e non mi dispiacerebbe inveceche vedesse questi che ti metto qui. Intendi che non voglio già esprimereil desiderio ch’egli li veda,ma solo dire checaso mai egli li vedesse non ne sarei scontenta come degli altri. (Epistolario incorso, XII. 3. 3083).

[67]Nell’epistolario Aganoor a Marina Baroni è conservata anche un’altra lettera, senza luogo diprovenienza e senza data, indirizzata alla figlia di lei, Silvia Baroni Pasolini, scritta per metà in versi e permetà in prosa (Epistolario in corso, XII. 3. 3192).

[68]VITTORIA AGANOOR,Leggenda eterna , Milano, Treves, 1900 (2^ edizione Torino, Roux eViarengo, 1903); VITTORIA AGANOOR,Nuove liriche , Firenze, La Nuova Antologia, 1908.

[69] VENANZIO TODESCO,Per la cronologia di alcune liriche di Vittoria Aganoor , Padova1964, p. 6 e p. 10.

[70] ANTONIA ARSLAN-PATRIZIA ZAMBON,Inediti aganooriani , inQuaderni veneti , V(1988), n. 7, pp.. 7-32; pp. 30-32.

[71] Lettera da Basalghelle, 29 Aprile 1888 (Epistolario in corso, XII. 3. 3051).

[72] Lettera da Venezia, 2 Febbraio 1895 (Epistolario in corso, XII. 3. 3087).

[73] Lettera da Venezia, 16 Dicembre 1895 (Epistolario in corso, XII. 3. 3095).

[74] Lettera da Basalghelle, 29 Settembre 1898 (Epistolario in corso, XII. 3. 3108).

[75] TODESCO,Per la cronologia di alcune liriche di Vittoria Aganoor , p. 3.

[76] MARCO TULLIO CICERONE,Epistolae ad Familiares , II, 4.1:Reliqua sunt epistolarumgenera duo, quae me magnopere delectant, unum familiare et iocosum, alterum severum et grave

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Page 195: Aganoor Lettere Di Amicizia

.

[77] Esemplare la lettera da Basalghelle, 16 Ottobre 1892 (Epistolario in corso, XII. 3. 3077).

[78] Lettera da Vena d’oro, 22 Luglio 1889 (Epistolario in corso, XII. 3. 3065).

[79] AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , pp. 15-16.

[80] AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , p. 19.

[81] Lettera scritta su carta decorata sull’angolo sinistro da un motivo d’intrecci vegetali dorati con restimalridotti di piccoli fiori secchi incollati, mancante, come tutte le altre, di busta. Si è ritenuto opportunotrascrivere a fianco di ogni lettera la relativa segnatura per facilitarne il ritrovamento, in quanto lanumerazione non è sempre continua.

[82] Gli Aganoor si erano trasferiti a Napoli da Padova intorno alla metà degli anni Settanta, quando lafiglia Maria aveva dato i primi segni di disturbi mentali in occasione del suo fidanzamento.

[83] Silvia era la figlia della contessa Marina Sprea Baroni Semitecolo; era sposata al conte GiuseppePasolini Zanelli di Faenza e aveva due figli, Tiberio e Pierino. Silvia Baroni Pasolini era musicista e avevamusicato diversi componimenti di poeti del suo tempo, tra i quali figura anche Giosuè Carducci. Tra lesue opere:Che bella luna!: barcarola , parole di S. Busmanti, musica di S. Baroni Pasolini, Milano1888;Disperata , parole di G. Carducci, musica di S. Baroni Pasolini, Milano 1889;Melodie per cantoe pianoforte , musiche di S. Baroni Pasolini, Milano 1889;Passa la nave da Arrigo Heine’sverschiedene , parole di G. Carducci, musica di S. Baroni Pasolini, Milano 1889;Sogni e canti , paroledi E. Panzacchi, musica di S. Baroni Pasolini, Milano 1889;Vignetta , parole di G. Carducci, musica diS. Baroni Pasolini, Milano 1889. Vittoria Aganoor corrispondeva anche con lei, come risulta dalle letterea Marina Baroni e da due missive indirizzate a Silvia conservate insieme a quelle ricevute dalla madre diquesta. In talune lettere a Marina Baroni, ma soprattutto in quella da Basalghelle del 29 Aprile 1888,trascritta più avanti, la Aganoor afferma di avere mandato alla Pasolini dei versi affinchè questa limusicasse. Vittoria Aganoor aveva già scritto versi per musica musicati dal bresciano Antonio Bazzini,come si legge in una lettera dello stesso del 1° Novembre 1872 a Pietro Suman trascritta da BrunoBrunelli Bonetti:Fatto Romanza per Album “Trovatore”, parole Vittoria Aganoor , (BRUNOBRUNELLI BONETTI,Musica dell’800: un cenacolo di “filarmonici” , estratto dalleMemorie dellaR. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Padova , Scienze morali, Nuova serie vol. LIX, Padova1943, pp. 1-25; p. 16)

[84] La sottolineatura è doppia nel manoscritto.

[85] Le sorelle Aganoor erano cinque: Angelica, nata nel 1849, Maria, nata nel 1850, Elena, nata nel1852, Virginia, nata nel 1854 e Vittoria, nata nel 1855.

[86] Giacomo Zanella (1820-1888), poeta vicentino, fu uno dei primi maestri di Vittoria Aganoor. Ellastessa, in una lettera da Basalghelle del 14 settembre 1892 indirizzata a Fedele Lampertico, chiariscecome iniziarono i rapporti con lo scrittore vicentino:Lo Zanella era amico di nostri comuni amici; laMamma desiderò ci divenisse maestro, e fu nel 69 che stringemmo più strette relazioni di studio ed’amicizia , (VITTORIA AGANOOR,Lettere a Giacomo Zanella (1876-1888) , a cura diADRIANA CHEMELLO,Mirano 1996, p. 196). I rapporti si interruppero quando per la morte dellamadre, 29 luglio 1872, il poeta si chiuse in se stesso prostrato dalla grave perdita e ripresero soltantoquattro anni più tardi, ma meno assidui e per lo più epistolari in quanto gli Aganoor si erano nel frattempotrasferiti a Napoli.

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[87] Non si tratta di quella Maria Majocchi Plattis (1864-1930), scrittrice di romanzi e novelle sotto lopseudonimo prima di Margheritina di Cento, e di Jolanda poi, la quale fu legata da amicizia a VittoriaAganoor e che, come la stessa Plattis afferma, non conobbe mai di persona, (JOLANDA,Una lettera diVittoria Aganoor , inLa Favilla , XII (1910), luglio-agosto, pp. 350-351). Si tratta invece di unacomponente della famiglia Plattis, probabilmente una delle figlie dellavecchia Plattis di nome anch’essaMaria alla quale la poetessa era particolarmente legata da amicizia, infatti nel marzo 1882 scriverà con unpizzico di malcelato disappunto allo Zanella:… in quanto a me dovevo naturalmente far tacere ildesiderio di “rivedere” qua Maria in così triste emergenza [la morte del marito della sorella diquesta, Angelina], (AGANOOR,Lettere a Giacomo Zanella , p. 104).

[88] Il verso martelliano, chiamato anche alessandrino, è detto così perché fu ampiamente usato da PierIacopo Martelli nella composizione delle sue tragedie nel XVIII secolo; questo verso è costituito da duesettenari piani e per questo lo si definisce anche come settenario doppio o accoppiato. All’epoca dellaAganoor questo tipo di verso veniva un po’ abusato e con esso, come osserva Venanzio Todesco,perl’influenza della tradizione romantica tuttora viva e per l’efficacia di qualche esempio famoso sinarravano lagrimevoli storie, sempre ripetentesi, d’amore seguito spesso da morte tragica .(VENANZIO TODESCO,Per la cronologia di alcune liriche di Vittoria Aganoor , Padova 1964, p.4).

[89] Questa poesia probabilmente fu scritta nell’autunno del 1880. L’ipotesi sembra suffragata da unalettera inviata dalla Aganoor da Napoli ad Antelmo Severini il 6 Dicembre 1880, nella quale scriveva:Inquei due lunghi mesi [dal settembre 1880 per due mesi ella era stata a Cava dei Tirreni]non credo averscritto più di dieci lettere e in quanto a versi soli questi pochi martelliani che le mando tirati giù infretta, non so più come, tra una cavalcata e un desinare d’amici dopo un’ora di pioggia. (SILVIOZAVATTI,Lettere inedite di Vittoria Aganoor e delle sue sorelle , inPadova e la sua provincia ,XIX (1973), fasc. 2, pp 10-13; fasc. 3, pp. 26-35; fasc. 5, pp. 10-15; fasc. 3, p. 27).

Non è possibile nemmeno immaginare quale parere e quali suggerimenti Marina Baroni abbia dato allapoetessa riguardo a questa sua composizione, si può solamente constatare che l’edizione a stampapresenta notevoli varianti rispetto a quella del manoscritto allegato alla lettera e per questo se ne trascriveil testo da VITTORIA AGANOOR,Poesie complete , a cura di LUIGI GRILLI, Firenze 1912, pp.59-60:

Pioggia d’autunno

Questa mane è piovuto, e alla mia stanza sale

dalle aperte finestre quell’odore autunnale

dei boschi, che risuscita forme e sogni scordati:

abbadie scure e mute; monaci incappucciati;

vecchie selve, dimora favolosa di maghi

dalla bacchetta d’oro; grotte profonde, e laghi

tetri, dal fondo verde d’alighe lunghe e folte,

forse chiome ribelli di naiadi, sepolte

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Page 197: Aganoor Lettere Di Amicizia

sotto quell’acque…

                              A quando a quando il sol percote

la parete di contro, e muta tinte e note

a quel mobile mondo di fantasmi… E’ fuggita

ogni strana sembianza; ecco il sole, la vita,

la giovinezza, il vero! Che risi seduttori

che inviti, in quel suo bianco raggio d’autunno!

                                                              “Fuori!”

-         sembra dir _ “l’aria fresca, i prati sono ancora

verdi, e Cerere amica d’auree messi colora

i campi; oggi risplendo a festa, ma non giuro

d’esser l’ugual, domani; lo sapete, è sicuro

solo l’istante, l’ora fugge e i maligni fati

v’invidiano le feste; dunque fuori! sui prati,

alle colline! Avanti! che l’inverno è alle porte

ed avrò un bel risplendere se le foglie sien morte

e la neve distesa sulle zolle deserte

di vita!”

                E intanto fulgida dalle finestre aperte

entra un’ondata bianca e m’invade la stanza

e spia per ogni dove come un bimbo in vacanza;

fruga tra i libri, scherza sul minuto lavoro

degli stipi; a ogni ninnolo dà una pagliuzza d’oro

e ride…

            Io vorrei correre ai colli alti, al divino

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Page 198: Aganoor Lettere Di Amicizia

aer libero e fresco, ma … sovra il tavolino

un nero volumone mi guarda, fa il cipiglio,

m’ammonisce, borbotta. Come è ingrato il consiglio

che mi dà quel maestro inflessibile e grave!

Il cielo è così bello! l’aria così soave!

Forse … è l’ultimo giorno di festa.

                                                      O che mi serbi

tu, libro tenebroso? Forse dei veri acerbi

e null’altro…

                     No! Meglio l’istante spensierato,

il sogno, anche se breve, il fantasma, evocato

da un raggio biamco e un ramo di gocciole coperto…

Corriamo ai prati, ai colli, all’aperto, all’aperto! 

[90] Sono Giovanni Giuliani, nipote di Giambattista Giuliani (1818-1884) letterato e dantista di Canelli,che scrisseLe delizie del parlar toscano , e Antonietta Lugo, discendente della nobile famiglia diBassano. Si veda GIOVANNI GIULIANI,A’ miei cari nipoti Giovanni Giuliani e Antonietta Lugonel giorno delle loro nozze. Lettera , Firenze 1882.

[91]L’abate Antonio Stoppani (1824-1891) fu scrittore e scienziato, sua l’opera di divulgazionescientificaIl bel Paese (1875).

[92] Il poeta e traduttore dal tedesco e dall’inglese Andrea Maffei (1798-1885) fu il primo maestro di Vittoria Aganoor, come chiarì nelGiornale d’Italia all’indomani della morte della poetessa, il 9 maggio1910, Eugenio Checchi, (VITTORIA AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , a cura di BIAGIAMARNITI, Caltanissetta-Roma 1967, pp. 271-272).

[93] Augusto Righi (1831-1902), avvocato e deputato del Regno d’Italia, divenne senatore nel 1890;probabilmente era l’avvocato di famiglia e sarà l’esecutore testamentario di Giuseppina Pacini, madre diVittoria Aganoor, come risulta da una lettera di quest’ultima a Domenico Gnoli del 31 Marzo 1899,(AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , p. 147).

[94] E’ la prima volta che la Aganoor usa, per rivolgersi alla Baroni, l’appellattivo affettuosoMammina ,che diventerà invece col passare del tempo, invariatio conMammetta , una consuetudine.

[95] Si tratta probabilmente di Alessandro Malcolm, figlio di quel John Malcolm alla memoria del qualeGiacomo Zanella dedicò nel 1877 un suo sonetto, e che, come suppone Adriana Chemello,potrebbeessere l’amministratore dei beni degli Aganoor , (AGANOOR,Lettere a Giacomo Zanella , p. 45,n. 65). Il Malcom tra l’altro, per incarico della famiglia Aganoor, si era occupato nel 1877 del difficile

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affare inerente la rottura del fidanzamento della giovane Vittoria con Pasquale Grimani, (AGANOOR,Lettere a Giacomo Zanella , pp. 50 e 54).

[96] Si tratta forse della villa di Basalghelle, frazione di Mansuè, nei pressi di Oderzo (TV). Il ritornodella famiglia Aganoor nel Veneto era in realtà ancora lontano. Soltanto nel maggio 1883 la sorellaVirginia annuncerà, in una sua lettera all’amica Elisa Salvadego di Padova, che finalmente stavanoallestendo la villa di Basalghelle, dove l’intera famiglia sperava di potersi trasferire nel 1884, (GIULIACAVALLI,Spigolature dall’Epistolario Aganoor I-III , inPadova e la sua provincia , XII (1966), n.2, pp. 3-6; n. 4, pp. 14-17; n. 5, pp. 14-19; n. 2, p. 6).

[97] Questo sonetto sarà dato alle stampe con un altro titolo,Paesaggio estivo , e con alcune variantitendenti a dare alla composizione una maggiore rifinitura poetica, (AGANOOR,Poesie , p. 55). Levarianti sono:abbrustiano al posto diarrossano al verso 2,vasta al posto digrande al verso 4 ecrocidaral posto digracidar al verso 10. Nel manoscritto al verso 8 l’autrice scrisseimmensio anzichéimmensoprobabilmente tratta in inganno dalla parola seguente,tedio .

[98] Questa poesia è conservata in un fascicolo a parte (biglietto); non si sa se sia stata spedita allaBaroni allegata ad una lettera o separatamente. Il termineante quem si ricava da una lettera di VittoriaAganoor da Cava dei Tirreni del 6 Settembre 1882 a Giacomo Zanella nella quale ella scrive:Guardiqui, io Le mando una versione greca di quei miei versi ch’Ella sa “Non è amor”. Mi dica com’è .(AGANOOR,Lettere a Giacomo Zanella , p. 113). 

[99] Nella raccolta in volume dei versi della Aganoor il componimento avrà per titolo solo un puntointerrogativo e presenterà numerose varianti rispetto alla versione del manoscritto, come per esempiol’inversione d’ordine della sesta e della settima quartina e l’omissione dell’ottava strofa. La poetessa inviòla stessa poesia, senza data, senza titolo, con diverse varianti nel testo, ma con lo stesso numero di stroferispetto a quello spedito alla Baroni, anche allo Zanella; si veda a questo proposito AGANOOR,Letterea Giacomo Zanella , pp. 111-112.

Questo è il testo della poesia come si legge nel volume AGANOOR,Poesie , pp. 138-139:

?

E non saperlo dir ciò che nell’intimo

di quest’anima mia s’agita e freme

senza mai posa! e non poterti esprimere,

febbre, mia gioia e mio tormento insieme!

 

Non è amor, non è amore! Un tempo, il giovane

cor l’ha creduto e sciolse inni alla Morte;

ora ben sa che dell’amor, quest’impeto

è più fiero, più nobile, più forte.

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Page 200: Aganoor Lettere Di Amicizia

 

Spesso nell’ora che s’accheta il fervido

moto dell’opre e di lontano un canto

vaga per la campagna al mite vespero,

l’ignota forza m’ha strappato il pianto;

 

dinanzi al mar che furioso ai turbini

commetteva battaglia e l’alte antenne

giungea mugghiante, quell’arcano palpito

ebbra, immota, per lunghe ore mi tenne;

 

e quando in cielo s’accendeva il fulmine

tra le negre montagne, e lunge il tuono

ruggir parea strane minacce agli uomini,

mi volle assorta ad ascoltarne il suono;

 

e avrei voluto come il nibbio spingermi

lassù lassù, tra quelle forze in guerra,

cercar, strappare il gran mistero e chiuderlo

nei forti artigli a trarlo sulla terra;

 

avrei voluto, come il nembo, un libero

volo discior da quest’angusto sito,

per un istante le vaste ali stendere

sul picciol mondo e stringer l’infinito.

[100] Non vi sono lettere conservate di Vittoria Aganoor a Marina Baroni appartenenti al periodo

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Page 201: Aganoor Lettere Di Amicizia

compreso tra il 1° Giugno 1882 e il 10 Febbraio 1888. Poiché non sembrano esserci stati motivi, almenoleggendo la corrispondenza della madre della poetessa alla Baroni e della stessa Aganoor a GiacomoZanella di questi anni, che giustifichino un’interruzione nella corrispondenza, è plausibile localizzare quiuna estesa mutilazione di questocorpus epistolare.

[101] E’ la prima lettera conservatasi in cui Vittoria Aganoor si rivolge col tu alla Baroni. Con ogniprobabilità i rapporti tra le due donne, negli anni mancanti di testimonianze, si erano fatti più intimi econfidenziali, come appare evidente anche dal tono dell’intera lettera.

[102] Antonio Canova (1757-1820), nato a Possagno (TV), fu scultore neoclassico di famainternazionale ed esercitò una grande influenza sulla scultura europea per la maestria compositiva e lasensualità raffinata delle sue opere. 

[103] La sottolineatura nel manoscritto è doppia.

[104] Le strofe della poesia sono state scritte dall’autrice perpendicolarmente rispetto alla direzione discrittura delle righe della lettera e sono state disposte su due colonne parallele per sfruttare l’intero spaziodisponibile della facciata. I due sonetti della composizione furono stampati con poche varianti rispetto almanoscritto, che sono state segnalate a fianco del testo trascritto dal manoscritto stesso dopo aversottolineato la porzione interessata, (AGANOOR,Poesie , pp. 140-141). Vittoria Aganoor aveva inviatonel 1887 allo Zanella la prima stesura dei componimenti accompagnata dal seguente invito:Dove trovaqualchemagagna suggerisca la correzione, La prego ; il poeta vicentino non si fece pregare e daquanto risulta da altre lettere dello stesso periodo suggerirà i cambiamenti che porteranno alla stesuradefinitiva del testo. Per un interessante confronto ecco il testo primitivo dei due sonetti inviato alloZanella:

Fantasmi di grandi

I                                                                                II

Sugli abissi, dal giogo aspro dei monti,                  Passano i Grandi in una luce accolti,

Nel solenne dei boschi ampio mistero,                    Passa dei forti la fraterna schiera,

Tra le stelle clementi o in riva al fiero                   E dritta in asta su quei mille volti

Oceano, nel baglior d’ignei tramonti,                   Sventola immensa un’unica bandiera.

 

Passan gli spettri dalle ardite fronti                     Una parola che beffar gli stolti

Giganti innanzi al raggio del pensiero,                 Sul labaro divin sfolgora altera;

Santi, eroi, bardi, apostoli del vero                       Santo ideal, chi la tua voce ascolti,

Assetati di liberi orizzonti.                                     Giammai dolcezza più superba spera!

 

O d’ombre anguste fulgido drapello                      Vanno quei grandi l’un dell’altro accanto,

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Page 202: Aganoor Lettere Di Amicizia

Come a pensarvi l’anima s’accende                       Che del tempo nel mar, di mille fiumi

Come il cor trema di superbo amore!                     S’adegua il vari flutto e il bollor misto

 

Passano; a Omero, Achille in armi splende,          Così stretti a uno stesso ordine santo

A l’Alighier sorride Rafaello                                   Passan flamini e re gregarii e numi

Heine saluta il corso imperatore.                            E sovra tutti sfolgorante Cristo.

(AGANOOR,Lettere a Giacomo Zanella , pp. 175-180)

 

 

[105] Marina Baroni era amica di antica data della madre di Vittoria Aganoor e fra le due donne, excompagne di collegio a Milano, intercorreva una corrispondenza abbastanza frequente. Le lettere diGiuseppina Pacini Aganoor (1819-1899) alla Baroni sono conservate a Bassano del Grappa presso laBiblioteca del Museo Civico con segnaturaEpistolario in corso, XII. 1. 3032-3041 (sono 12 e vannodal 24 marzo 1880 al 3 agosto 1897) eEpistolario in corso, XVIII. 3. 5473-5474 (sono 2 una del 19giugno 1872, l’altra del 21 novembre 1888); tutte sono state trascritte in appendice perché aiutano acomprendere meglio quelle della figlia.

[106] Il titolo è sottolineato due volte nel manoscritto.

[107] Il titolo della poesia non è stato scritto qui dall’autrice, ma soltanto nel testo della lettera. Questiversi furono pubblicati per la prima volta da Venanzio Todesco, che vide in essi la prima versione diquelli pubblicati in seguito dalla Aganoor col titoloNotturno , (TODESCO,Per la cronologia , pp. 6-7);in realtà, come ben chiarisce Patrizia Zambon, sele ultime due strofe di “Note” sono state riprese,con alcune modifiche, nella poesia “Notturno” di “Leggenda eterna” essaè però nel resto tantodiversa da richiedere che di testi se ne contino due. Il secondo comunque esclude definitivamentedalle raccolte aganooriane il primo, del quale la scrittrice si era fin dall’inizio detta scontenta,(ANTONIA ARSLAN-PATRIZIA ZAMBON,Inediti aganooriani , inQuaderni Veneti , V(1988), n.7, pp. 7-32; pp. 27-28). Per un confronto tra i due componimenti ecco il testo diNotturno , tratto daAGANOOR,Poesie , pp. 65-66:

Notturno

Ecco la cerula notte, la placida

Notte d’estate!

Miti bisbigli, lucenti palpiti

Di stelle, tepide fragranze, entrate!

 

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Page 203: Aganoor Lettere Di Amicizia

Tutte ad accogliervi mi protendo avida

Sul davanzale;

Dolce sommergersi dentro la libera

Marea degli esseri che scende e sale!

 

Pensose ascoltano l’ombre del memore

Parco; le stanze

Di sotto echeggiano aperte; cantano

Sul vecchio cembalo vecchie romanze.

 

Ed ecco, svegliano le note un popolo

D’ombre; la mente

Le vede in rapida fuga rincorrersi;

Il cor la mistica voce ne sente.

 

Parole tornano che un dì si accolsero

Con disattento

Orecchio, e parvero scure; ora l’intimo

Foco sprigionarsi dal freddo accento.

 

Tornano supplici sorrisi pallidi

Volti scordati.

Un’onda tremula nel plenilunio

Bianco, tra il placido sonno dei prati.

 

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Page 204: Aganoor Lettere Di Amicizia

Torna d’un ultimo sguardo, d’un avido

Sguardo d’addio,

Tutta la perfida dolcezza (o palpiti,

O angosce, o lagrime date all’oblio!)

 

Nell’aria salgono le note a perdersi

Nell’ombra folta,

Narrando storie dolci e terribili.

Muta ed immobile la Notte ascolta.

[108] Giacomo Zanella, l’antico maestro della scrittrice, era deceduto il giorno prima.

[109]Lettera con data incompleta e, come tutte le altre, senza busta, ma alcuni dati interni sembranoconvergere con quelli forniti da quella scritta da Giuseppina Pacini, madre di Vittoria, alla stessa Baroni indata 21 Novembre 1888 (Ep. in corso, XVIII. 3. 5474). In particolare la Pacini scrive:Ho avutonumerosi ospiti tutto l’autunno dal 22 Agosto, nostro ritorno dal Tirolo e dal Cadore, fino al 3Novembre, giorno in cui partimmo in comitiva da Basalghelle per Treviso . Prima di tutto nei duescritti c’è una corrispondenza di luoghi: Paneveggio, di cui parla la Aganoor, è un altopiano nella valle delTravignolo situato tra San Martino di Castrozza e Predazzo, nell’attuale provincia di Trento, ma che nel1888, appartenendo all’Impero austro-ungarico, faceva parte della contea del Tirolo, come dice la Pacini(Tirolo, inEnciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti , XXXIII, Roma 1935, pp. 920-922),mentre Longarone, in provincia di Belluno, si trovava e si trova tuttora nel Cadore. Inoltre sembra esservianche una corrispondenza di date: la poetessa scrive il 17 Agosto affermando che sarebbero ripartite davilla Malcolm il lunedì seguente, poiché, dati i mezzi di trasporto e le condizioni delle vie di comunicazionedel tempo, si può pensare che ci volessero almeno due giorni per ritornare a Basalghelle e poiché il lunedìseguente era il 20 Agosto 1888 il giorno di arrivo a Basalghelle verrebbe a coincidere con quello indicatodalla Pacini, cioè il 22 Agosto.

[110]- La sottolineatura è doppia nel manoscritto.

[111]- Il conte Giuseppe Pasolini Zanelli, magistrato e uomo politico faentino, era il marito di Silvia, figliadi Marina Baroni.

[112] Questa lettera fu inviata insieme a quella della madre, trascritta di seguito, ed è conservata nelplico della corrispondenza di quest’ultima di cui porta la segnatura.

[113] La villa di Ca’ Rezzonico, ora Rezzonico Borella, a Bassano del Grappa (VI) era la dimoraabituale di Marina Baroni. Il palazzo principesco, attribuito a Baldassarre Longhena e situato alle portedella cittadina veneta, fu edificato nel XVII secolo ed è costituito da un corpo centrale e da torri angolari;ilSalone d’onore fu decorato da Antonio Canova e Domenico Pellegrini. In questo luogo VittoriaAganoor venne ospitata molte volte dall’amica.

[114] Lucia e Francesca Alexander erano delle amiche americane, madre pittrice e figlia scrittrice, e

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Page 205: Aganoor Lettere Di Amicizia

vengono nominate più di una volta dalla Aganoor nelle sue lettere. Figura particolarmente interessante èFrancesca Alexander, la figlia, che come afferma la poetessa stessa in una lettera allo Gnoli eraunascrittrice finissima che il Ruskin lodò assai e ai lavori della quale fece quasi sempre la prefazione ,(AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , p. 14).L’ospite illustre a cui fa riferimento potrebbe essereproprio John Ruskin (1819-1900), critico d’arte e sociologo inglese, che fu a lungo in Italia per i suoistudi. Riguardo agli scritti di Francesca Alexander si possono vedere in edizioni moderne: FRANCESCAALEXANDER,Storia del popolo , Antignano 1976 e FRANCESCA ALEXANDER,Canti lungo isentieri di Toscana. Storia del popolo vol. 2 , Firenze 1980, una rielaborazione dagli originaliRoadsidesongs of Tuscany, Christs folk on the Appenine di Francesca Alexander coi commenti di John Ruskin.

[115] Questo motivo della giovinezza, sprecata e ormai sfuggitale dalle mani senza che lei avesse potutofar niente, ritorna molto spesso nelle lettere all’amica più anziana.

[116] Della salute della sorella Virginia parla ampiamente anche la madre della scrittrice nelle sue letterealla Baroni rispettivamente del 21 novembre e del 23 dicembre 1888 (Epistolario in corso, XVIII. 3.5474; Epistolario in corso, XII. 1. 3038), entrambe leggibili in appendice.

[117] La Aganoor allude alla sua poesia intitolataI cavalli di San Marco , alla quale stava lavorando datempo e che finalmente le manderà con la lettera del 30 Gennaio 1890. Nella lettera da Basalghelle, 15Marzo 1888 a Giacomo Zanella gli aveva scritto:… ora da un po’ di giorni faccio vacanza anch’io;ho finito quel lavorino su San Marco (che mi guarderò bene dal mandarle per ora) e benchè nonfinisce di finirmi, mi vi affaticai su tanto che adesso sento un vero bisogno dilasciar là per qualchegiorno… , (AGANOOR,Lettere a Giacomo Zanella , p. 181).

[118] Non è stato possibile identificare chi fossero costoro.

[119] Si tratta dell’opera in cinque atti composta dal musicista francese Ambroise Thomas(1811-1896). Probabilmente la poetessa aveva già assistito, e non molto tempo prima, alla messa inscena dell’Amleto, che era in procinto di venire riproposto al teatro la Fenice di Venezia. Dallarecensione della prima dello spettacolo data dal quotidiano padovanoIl Veneto del 13 febbraio 1889risultano chiaramente queste circostanze:Iersera [12 febbraio 1889]la Fenice aveva l’aspetto solennequale poche volte ebbe a vedere il glorioso teatro. Sebbene Venezia ricordasse da non lontanadata le profonde melodie dell’ “Amleto”, pure dal pubblico intelligente traspariva l’impazienteraccoglimento di chi è chiamato a giudicare per la prima volta il lavoro di un grande e vecchiomaestro. E il venerando maestro nelle otto volte in cui dovette presentarsi alla ribalta, mostròuna commozione ch’era pari alla affettuosa gratitudine dei grandi interpreti della Fenice. Lasignora Calvè, Litwinne e il signor Kaschmann hanno trascinato all’entusiasmo un pubblico chenon sapeva se più applaudire alla potenza delle voci o alla squisitezza del canto. E dico subito dinon aver mai udito una cantante che come la Calvè sia degna del nome di vera artista! Che“Ofelia”! L’ingenuità, la passione, lo strazio dell’abbandono, i deliri della follia, tutto, tutto haespresso quella voce vellutata robustissima. Basta la scena della pazzia del 4° atto perché untrillo, o uno spasimo della Calvè faccia scattare in piedi il pubblico, come è sorto quello diVenezia tributando all’artista quel caldo omaggio che nell’entusiasmo non soffre confini. Di questiapplausi non può essere gelosa la Sig.a Litwinne, che, come vuol sostenere un critico di qui, è lavoce più potente che sia stata udita alla Fenice. Ella non canta che da 2 anni, ma possiede ilmetodo e l’arte scenica di una vecchia cantante. L’impressione che prima si riceve dal suo canto èlo sbalordimento. Di Kaschmann sarebbe quasi inutile parlare ai padovani che di lui serbanoricordi indimenticabili. Il registro di questo baritono è uno dei più estesi: di questa dote egli traepartito per dare al suo forte canto ogni tinta e chiaroscuro che meglio renda il pensiero musicale.Forse più di ogni altro cantante merita di essere chiamato il Rossi del teatro lirico, specie perl’azione drammatica che egli sostiene nell’ “Amleto”. La musica di quest’opera rispecchia spesso

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felicemente la profondità del pensiero filosofico della tragedia Shakespeariana. Ci pare non siafelice il genere di musica delle danze del quarto atto, e che non corrispondano all’ordituradell’opera. Ma dinanzi all’esecuzione, diciamo pure, fenomenale della Fenice il pubblico nonardisce giudizi profani e non conosce che l’applauso caldo e unanime agli artisti; la più alta stimae venerazione all’ottuagenario maestro. 

  

[120] Si sta parlando con tutta probabilità della famosissima attrice francese Sarah Bernhardt(1843-1923), il cui vero nome era Henriette Rosine Bernard. L’artista nel 1889 era impegnata in unatournee , che la stava portando ad esibirsi in tutti i maggiori teatri italiani e dove andava ottenendo grandiconsensi di pubblico e di critica. Il 25 gennaio 1889 il quotidiano di PadovaIl Veneto annunciava:SarahBernhardt, che ora ottiene tanto plauso a Roma, passerà al teatro Rossini di Venezia per darvi duerappresentazioni e il 9 febbraio scriveva:A Venezia iersera la Sarah Bernhardt ebbe un verosuccesso nella “Fedora” : a questo spettacolo forse dovette assistere anche Vittoria Aganoor.

[121] Nel manoscritto si trova scrittoprosta , probabilmente un semplice errore di scrittura dellapoetessa.

[122]Delle poesieAlba ePrima luce , che l’autrice dice di aver inviato alla Baroni, non ci è giunto ilmanoscritto; di entrambe si è ritenuto opportuno tuttavia riprodurre il testo per dare una maggiorecompletezza alla lettera.Alba venne pubblicata nel volumeLeggenda eterna dalla Aganoor, mentrePrima luce venne accolta soltanto in quello curato dal Grilli dopo la morte della poetessa, (AGANOOR,Poesie , pp. 125-128 e pp. 358-359). 

 

 

[123]E’ la prima di una serie di lettere piuttosto ironiche, in cui la poetessa cerca di districarsidall’affettuosa intromissione dell’amica che la vorrebbe far fidanzare ad un suo conoscente, per altroanche lui poco propenso ad accondiscendere ai desideri della contessa bassanese.

[124] La sottolineatura è doppia nel manoscritto.

[125] Queste righe sono state scritte dall’autrice sopra il testo della prima facciata della lettera; non dirado infatti Vittoria Aganoor quando finiva lo spazio a sua disposizione continuava ugualmente a scrivereseguendo il suo pensiero utilizzando spazi bianchi o, come in questo caso, ponendosi di traverso sopra iltesto precedente.

[126] La sottolineatura è tripla nel manoscritto.

[127] La sottolineatura è tripla nel manoscritto.

[128] La parolasolo nel manoscritto è sottolineata due volte rispetto al resto della frase.

[129] Forse Vittoria Aganoor si riferisce al discorso pronunciato da Giosué Carducci alla Palombella inpresenza della regina Margherita, intitolatoLa poesia e l’Italia nella quarta Crociata e pubblicato nellaNuova Antologia del 16 Febbraio 1889. Il Carducci era in relazione di stretta amicizia con il conteGiuseppe Pasolini Zanelli, marito della figlia di Marina Baroni, Silvia, e con quest’ultima il famoso poetaintrattenne una cordiale corrispondenza. Spesso dunque il suo nome ricorre nelle lettere della Aganoor

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all’amica di Bassano e talvolta, con timore frammisto a desiderio, la poetessa fa capire che le avrebbefatto piacereo addirittura chiede apertamente che i suoi versi gli vengano mostrati. A questo proposito siveda più avanti la lettera da Venezia, 22 Febbraio 1894 (Epistolario in corso, XII. 3. 3083).

[130] Oscar Chilesotti (1848-1916), di Bassano del Grappa (VI), laureatosi in Giurisprudenza nel 1871presso l’Università di Padova, abbandonò gli studi giuridici per dedicarsi completamente a quelli musicalia lui più congeniali e di cui divenne ben presto esponente di spicco. Si può infatti affermare chel’operadel Chilesotti rappresenta non solo una delle più importanti espressioni della giovane musicologiaitaliana del suo tempo, ma anche un punto di riferimento indispensabile per lo sviluppo delleulteriori ricerche , (F. FANO,Oscar Chilesotti , inDizionario Biografico degli Italiani , 24, Roma1960 e ss., pp. 765-768; p. 767). Interessanti le sue opere, tra cui: OSCAR CHILESOTTI,Sullalettera-critica di Benedetto Marcello , Bassano del Grappa 1885; OSCAR CHILESOTTI,Da uncodice Lauten-Buch del cinquecento , Lipsia 1890; assai importante inoltre per la storia della musica lacollezioneBiblioteca di rarità musicali da lui curata per la casa editrice musicale Ricordi di Milano,dove si occupò di diversi compositori come Benedetto Marcello (1686-1731), Giovanni Picchi(1600-1625), Orazio Vecchi (1550-1605), Girolamo Frescobaldi (1583-1643), e altri.

Vittoria Aganoor qui allude probabilmente alla conferenza sulla musica dei secoli XV e XVI, tenuta allapresenza della regina Margherita dal Chilesotti nella sala Palestrina a Roma l’8 Maggio 1889. In quellaoccasione vennero mostrati diversi strumenti musicali tra cui due liuti della regina, la quale chiese alCarducci di comporre una poesia sul liuto, come egli stesso ricorda in una sua lettera, (GIOSUE’CARDUCCI,Lettere , I-XXI, Bologna 1938-1960, XVII, 97). La poesia del poeta toscano vennepubblicata da Zanichelli il 31 Ottobre 1889 in edizione di lusso col titoloIl liuto e la lira. A MargheritaRegina d’Italia e in seguito accolta nelleOdi barbare .

[131] Lettera su carta illustrata da due figurine femminili in rilievo.

[132] La famiglia degli Aganoor e quella dei Salvadego erano legate da un’amicizia di vecchia data nataquando quest’ultima, trasferitasi da Brescia a Padova,prese per alcuni anni in affitto unappartamento nella vasta casa degli Aganoor, già eredità Moorat, in Prato della Valle e ivi rimasefinchè non furono terminate le ristrutturazioni della casa di Cavarzere (VE), (GIULIA CAVALLI,Da“Barlumi” (reminiscenze):Vittoria Aganoor , inPadova e la sua provincia , XI (1965), nn. 11-12,pp. 3-8; p. 5). Gli Aganoor a Padova vivevano nella casa chiamataCasa degli Armeni , proprietà dellafamiglia paterna dall’inizio dell’Ottocento (Moorat era il cognome della madre di Edoardo Aganoor,padre della poetessa). In precedenza l’edificio, situato sul lato destro del Prato della Valle guardandodalla Basilica di Santa Giustina, fu adibito prima a piccolo ospedale (XV sec) poi a scuderia, da cuianche il nome diStallone e infine dal 1778 al 1791 a teatro chiamato anche, dato il precedete uso,TeatroVacca . 

[133]- La composizione, ma soprattutto la revisione e la limatura di questa poesia rappresentarono perVittoria Aganoor un vero tormento poetico. La locuzionenon finiscono di finirmi ritorna leggermentevariata anche nella lettera da Basalghelle, martedì [anteriore al 30 gennaio 1890], sempre riferita aIcavalli di San Marco , e in una lettera a Domenico Gnoli in cui scrive:anche a me quel “dici” nonfiniva di finire ,(AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , p. 36); inoltre l’aveva già usata in una letteraa Giacomo Zanella del 15 Marzo 1888, anche qui alludendo aI cavalli di San Marco , (AGANOOR,Lettere a Giacomo Zanella , p. 181).

[134]- Probabilmente si riferisce al ritratto fattole nel 1887 dal pittore palermitano Ettore Ximenes(1855-1926), mentre era ospite degli Aganoor con la famiglia, (CAVALLI,Spigolature , III, p. 14),come ella stessa spiegò allo Zanella, che l’aveva accusata di lasciaruscire alla pubblica luce le suefattezze fisiche:Ettore Ximenes mi fece il ritratto inmia casa e il ritratto inmia casa è rimasto; le

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fotografie del ritratto sono dateda me ,soltanto agli amici più intimi , (AGANOOR,Lettere aGiacomo Zanella , p. 174).

[135]- Come risulta da diverse lettere Vittoria Aganoor soffriva di anemia.

[136] Rosanna Marcello, moglie di Gino Marcello, uno dei sette figli di Andriana Zon Marcello(1840-1893). Per alcune lettere indirizzate dalla Aganoor a quet’ultima, A. SERENA,Andriana ZonMarcello, Giacomo Zanella, Fedele Lampertico. Notizie e saggi di un carteggio , Venezia 1930. 

[137]Vittoria Aganoor era nata nel 1855 e aveva quindi trentaquattro anni, mentre la sorella Virginia,essendo nata nel 1854, ne aveva uno di più.

[138] Questa lettera fu inviata da Vittoria Aganoor a Silvia Baroni Pasolini, la figlia dell’amica Marina,ed è conservata nel plico della corrispondenza ricevuta da quest’ultima. Si tratta di un messaggioepistolare piuttosto concitato sia nel contenuto sia nella grafia tanto che l’autrice, per seguire il fluire delsuo pensiero incalzante, giunse a scrivere, per mancanza di spazio, sopra il testo precedente rendendonecosì particolarmente complicata la decifrazione. 

[139] Le docce o bagni, probabilmente di acque ricche di ferro, erano una delle cure più in voga nei casidi anemia, malattia di cui la Aganoor soffriva. In generale già dall’antichità si era fatta strada laconvinzioneche le acque potessero giovare anche per le sostanze minerali in esse disperse (sale,zolfo, catrame, sostanze alcaline) e cioè che esercitassero un’azione di tipo farmacologico,convinzione che è durata, senza dimostrare basi scientifiche fino ai nostri giorni , (Terme, inDizionario di storia della salute , a cura di G. COSMACINI, G. GAUDENZI, R. SATOLLI, Torino1996, p. 598).

[140] Probabilmente Vittoria Aganoor allude alla lettera precedente inviata da Basalghelle in data 16Luglio 1889, che forse perché indirizzata a Bassano non era ancora stata letta dalla Baroni.

[141] Lettera dalla datazione assai incompleta: gli accenni al libro del Branchi e alleFiabe del Gozzi, chediverranno più espliciti in quella che segue, ne giustificano l’inserimento qui.  

[142] Da quanto si legge nella lettera seguente, cioè dall’allusione della Aganoor ai “cannibali”, si puòforse dedurre che il libro mandatole dalla Baroni fosse: GIOVANNI BRANCHI,Tre mesi alle isole deicannibali , Firenze 1878. Il Cav. Giovanni Branchi era un amico della Baroni e fu console italiano inAfrica.

[143] Carlo Gozzi (1720-1806), scrittore veneziano, fu spesso in polemica con Carlo Goldoni in difesadella Commedia dell’Arte, la sua fama è legata proprio alleFiabe .

[144] Nella parte superiore della prima facciata della lettera è stata scritta, da mano diversa da quelladell’autrice, la seguente annotazione:Mitridate re di Bitinia li regalò a Nerone Lisimaco scultura . Lastessa annotazione, scritta dalla stessa mano, si trova anche nel fascicolo a parte dove c’è la secondacopia della poesiaI cavalli di San Marco .

[145] Prosper Merimée (1803-1870), scrittore francese famoso soprattutto per i suoi racconti, uno deiqualiCarmen (1845) ispirò l’omonimo melodramma di Bizet. Non si riesce a capire a quali volumi inparticolare facesse riferimento la Aganoor.

[146] La Aganoor pubblicherà questa sua poesia parecchio tempo dopo averla mandata alla sua amica,nellaNuova Antologia del 1° agosto 1892, e modificata non poco.

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[147] Giuseppe Giusti (1809-1850) scrittore e poeta satirico il cui orizzonte è costituitoda malumoriquotidiani e “paesani”, coltivati in uno spazio ridottissimo e tradotti in fastidio accidioso verso igrandi modelli, i grandi ideali, le grandi utopie e tutto ciò che viene da lontano , (GIULIOFERRONI,Storia della letteratura italiana , I-IV, Milano 1991; III, p. 260).

[148] Nel plico contrassegnatoEpistolario in corso, XII. 3 esistono due copie di questa poesia, unaallegata a questa lettera, l’altra in un fascicolo a parte, entrambe però hanno la stessa segnatura (=Epistolario in corso, XII. 3. 3066). Le copie sono uguali, ma presentano numerose varianti rispetto allaversione pubblicata in volume. Nella copia trascritta nel fascicolo a parte alcune di queste varianti sonostate segnalate da altra mano. Il testo trascritto riproduce quello manoscritto; le sottolineature allo stessosono state poste per specificare la porzione interessata dai cambiamenti, mentre di fianco sono stateevidenziate le lezioni e i mutamenti introdotti nell’edizione a stampa. Per quest’ultima si veda AGANOOR,Poesie , pp. 116-124.

[149]- Questo segno di richiamo si trova nel manoscritto della Aganoor e rimanda alla nota da lei stessascritta riguardante la storia dei cavalli di San Marco, nota esplicativa che è stata fedelmente trascritta incoda alla poesia.

[150]- A questo punto nell’edizione a stampa è stata inserita la seguente quartina:

Non più giocondi ondeggiano,

d’un tratto sciolti a sgominar la notte,

sull’alta torre i vigili

bronzi, saluto alle tornanti flotte;

[151] Non restano lettere relative all’anno 1890 nel plico della corrispondenza di Giuseppina PaciniAganoor a Marina Baroni.

[152] Questa poesia, non accolta nei suoi volumi dalla Aganoor, venne pubblicata per la prima volta dalTodesco, (TODESCO,Per la cronologia , p. 10). Recentemente è stata ripubblicata da PatriziaZambon in ARSLAN-ZAMBON,Inediti aganooriani , p. 31.

[153] L’anno di questa lettera dalla datazione incompleta si desume con un certo margine di sicurezza dall’accenno della Aganoor alla messa in scena a Venezia dellaCavalleria rusticana di Pietro Mascagni.Dai quotidiani dell’epoca si ricava infatti che l’opera lirica aveva aperto le sue rappresentazioni sabato 24Gennaio 1891 al teatro della Fenice con l’allestimento scenico curato dall’impresa Cicogna,garanzia diun buon spettacolo, e che ancora il 29 Gennaio continuavano a gonfie vele le sue repliche con laFrandin e l’Oxilia, famosi cantanti dell’epoca, (Il Veneto, 26 Gennaio e 30 Gennaio 1891). Inoltre ildesiderio della sorella della poetessa, Virginia, di sentire quest’opera lirica si può spiegare col fatto che sitrattava di una novità (la prima si era avuta a Roma soltanto nel maggio dell’anno precedente) e chefinalmente giungeva a Venezia preceduta dalla fama dei successi registrati in altri teatri italiani ed esteri.Qualcuno, probabilmente un archivista, ha scritto a matita:1898? .

[154] La prima dellaCavalleria Rusticana , melodramma in un atto di Pietro Mascagni, su libretto di G.Targioni Tozzetti e G. Menasci desunto dall’omonima novella di Giovanni Verga, si tenne a Roma il 7maggio 1890. L’opera, in seguito al grande successo ottenuto, fu portata in giro per i maggiori teatrid’Italia, tra i quali figurò come si è detto anche la Fenice di Venezia.

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Page 210: Aganoor Lettere Di Amicizia

[155] Biglietto listato a lutto per la recente scomparsa del padre della poetessa Edoardo Aganoor(1822-1891).

[156] Biglietto listato a lutto.

[157] L’amico della Baroni a cui allude Vittoria Aganoor è Giovanni Branchi, come risulta dalla letteradella madre della poetessa da Basalghelle del 22 Giugno 1891 (Epistolario in corso, XII. 1. 3041)trascritta in appendice.

[158] Lettera su carta listata a lutto.

[159] Si veda in appendice la lettera di Giuseppina Pacini Aganoor da Basalghelle del 22 Giugno 1891 (Epistolario in corso, XII. 1. 3041).

[160] Biglietto listato a lutto, mancante di busta e di data. La collocazione qui è giustificata in primoluogo dal fatto che la carta è listata a lutto, probabilmente ancora per la recente morte del padre dellapoetessa; in secondo luogo da alcuni elementi interni alla lettera stessa come l’accenno al caldo torrido eil riferimento alla sua condottascandalosa ,dei quali aveva già detto nella lettera del 1° luglio 1891.Inoltre si trovano qui i saluti a Tiberio, uno dei due figli di Silvia Pasolini e nipote della Baroni, che daquesto momento in poi non verrà più nominato, mentre nella lettera seguente del 12 novembre 1891,anche se non viene detto esplicitamente, si capisce che qualcosa di tremendo era accaduto alla contessabassanese, probabilmente proprio la morte di Tiberio che in altre lettere precedenti risultava averproblemi di salute.

[161] Lettera su carta listata a lutto.

[162] Con tutta probabilità Vittoria Aganoor sta parlando della recente scomparsa del nipote di MarinaBaroni, Tiberio, il figlio maggiore di Silvia Baroni Pasolini, che da questa lettera in poi non verrà mai piùnominato dalla poetessa.

[163] Questa lettera, scritta su carta listata a lutto, è conservata nel plico della sorella Maria Aganoor,ma in realtà è di Vittoria, come risulta chiaramente dalla grafia e soprattutto dalla firma.

[164] Lettera dalla datazione incompleta e mancante di busta, come tutte le altre, ma la carta a righesimile a quella usata in quella del 18 maggio 1892 fa propendere per la sua collocazione in questo luogo. Inoltre da elementi interni sembra essere stata scritta quasi ad un anno dalla morte del padre allorchè sistavano risolvendo i problemi d’eredità con la sorella Elena, soluzione a cui la poetessa accennerà nellalettera seguente del 29 aprile 1892. Il fatto che la lettera non sia stata scritta su carta listata a lutto, cometutte le altre di questo periodo, non depone nettamente contro queste giustificazioni, ma semmai si puòspiegare con la necessità, espressa dalla stessa Aganoor, di prendereun foglio grande grande , anchese non ne aveva a disposizione di listati a lutto, per avere più spazio per scrivere all’amica. Qualcuno,probabilmente un archivista, ha segnato a matita sulla prima facciata della lettera la seguente annotazione:1898? anche prima perché parla di Pierino vivo .

[165] Una delle nuore di Andriana Zon Marcello, a questo proposito si veda la nota relativa alla letteradi Vittoria Aganoor da Basalghelle del 16 Luglio 1889.

[166] Sono amici di famiglia i cui nomi ricorrono spesso nelle lettere della Aganoor e anche in quelledella madre di lei. Jacopo Bernardi (1813-1897), nato a Follina in provincia di Treviso, era professore distoria e filosofia a Venezia. Amico stretto anche della Baroni, come risulta dalla lettera inviatale da

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Page 211: Aganoor Lettere Di Amicizia

Basalghelle l’11 Ottobre 1897 dalla Aganoor, quest’ultima lo ricorderà con affetto in una sua missiva del1° Luglio 1898 a Domenico Gnoli:Il povero abate Bernardi era nostro intimo, ma negli ultimi tempinon usciva più di casa, andavo a trovarlo io. Grandissima coltura e memoria stragrande, ma unapassione infelice per la lirica… ,(AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , pp. 21-22). Luigi Pastro(1822-1915), laureatosi in medicina a Padova, esercitò la professione di medico e nel 1910 venne elettosenatore del Regno d’Italia. Fu antiaustriaco e partecipò alla lotta contro lo straniero dominatore,dimostrando grande fermezza per cui venne soprannominato dai propri compagnieroe del silenzio ; nel1907 pubblicò un volume di memorie intitolatoRicordi di prigione (1851-53) . Non si è riusciti adidentificare Fabbro.

[167] Le piccole lacerazioni della carta non hanno impedito le piuttosto semplici integrazioniad sensumdel testo.

[168] Lettera su carta listata a lutto.

[169] Buaè un termine infantile molto usato nel Veneto e significa male.

[170] La sottolineatura è doppia nel manoscritto.

[171] Questo testo è stato pubblicato per la prima volta da Patrizia Zambon in ARSLAN-ZAMBON,Inediti aganooriani , p. 32.

[172]Nel plico della corrispondenza di Virginia Aganoor con Marina Baroni, conservato presso laBiblioteca del Museo Civico di Bassano del Grappa con segnaturaEpistolario in corso, XIV. 6 einteramente trascritto in appendice, non si sono trovate lettere anteriori al 1902.

[173]La sorella della Aganoor, Virginia, era prossima alle nozze (26 ottobre 1892) col duca diSantomenna Francesco Mirelli, affettuosamente detto Cesco dall’intera famiglia.

[174] Probabilmente la Aganoor si riferisce alla pubblicazione deI cavalli di San Marco , avvenuta il 1°Agosto 1892 sullaNuova Antologia .

[175] I due aggettivi sono sottolineati tre volte nel manoscritto

[176] In questa lettera tutta piena di sottolineature,tutta intima ,rifuggiamo ,assolutamente infamiglia ,devi escuse sono sottolineati tre volte nel manoscritto.

[177] I due aggettivi ripetuti sono sottolineati tre volte nel manoscritto.

[178]Allude alla lettera di Giuseppina Pacini Aganoor da Basalghelle datata 6 Novembre 1892 (Epistolario in corso, XII. 1. 3042), per la quale si veda in appendice.

[179] Non è chiaro a qualiproverbi la Aganoor si riferisca. Interessante notare a questo proposito leparole che Enrico Nencioni le aveva scritto in una sua lettera del 7 Novembre 1892:La sua lettera e ibei Proverbi che rileggo e rimedito, mi han fatto bene , (PAOLA PIMPINELLI,Lettere di EnricoNencioni a Vittoria Aganoor , inBollettino della deputazione di storia patria per l’Umbria , LXX(1973), fasc.II, pp. 141-187; p. 157).

[180] Biglietto.

[181]  Si tratta della morte di alcune persone alle quali gli Aganoor erano legati da vincoli di amicizia, in

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particolare di Alessandro Malcolm e di Andriana Zon Marcello, per i quali si rimanda alle note relativerispettivamente alla lettera da Napoli del 1° Giugno 1882 e a quella da Basalghelle del 16 Luglio 1889.

[182] La sottolineatura è tripla nel manoscritto.

[183] Aleardo Aleardi (1812-1878), poeta e patriota veronese, dopo il 1864 fu professore di estetica aFirenze e senatore del Regno d’Italia dal 1873.

[184] Angelo De Gubernatis (1840-1913), letterato piemontese ed esperto orientalista, fu professore diLetteratura italiana presso l’Università di Roma dal 1890; nella città eterna fondò laSocietà italiana perlo studio delle tradizioni popolari (1893).

[185] La paura della sorella della Aganoor era stata probabilmente causata dallo scoppio delle agitazionipromosse dalle organizzazioni proletarie siciliane, i cosiddettiFasci siciliani . Le agitazioni furonorepresse con durezza dal governo presieduto dal Crispi nel marzo 1894, dopo che si erano registratidisordini anche a Napoli, a Bari e in altre località della Puglia, e più a nord in alcune città della Toscana,tra cui Livorno.

[186]  Si tratta probabilmente della poesiaAi falsi redentori ,citata dalla Aganoor nella lettera seguente.

[187]Paulo Fambri (1827-1897), figura assai rappresentativa del secondo Ottocento, si occupòparticolarmente di teatro, ma anche di letteratura, arte, politica e cose militari.

[188] La Aganoor ha citato i versi 21-22 del componimento di Gabriele D’Annunzio intitolatoIl buonmessaggio , facente parte della raccoltaPoema paradisiaco del 1893, (GABRIELE D’ANNUNZIO,Poema paradisiaco , inTutte le poesie , I, Roma 1995, pp. 324-325). Gabriele D’Annunzio(1863-1938) fu scrittore che coltivò ogni genere letterario, dalla lirica alla drammatica, dalla novella alromanzo; come contemporaneo della Aganoor ella lo cita spesso nelle sue lettere, ma più in quelle direttea Domenico Gnoli, che in queste alla Baroni di tono senza dubbio più familiare e meno letterariamente“impegnato”.

[189] Si tratta con tutta probabilità della poesia pubblicata col titoloAi falsi socialisti nelFanfulla delladomenica del 15 maggio 1898 e che comparirà col titolo invece diA certi agitatori e con la solavariante dicammuffati al posto dimascherati al verso 4nellePoesie complete curate dal Grilli,(AGANOOR,Poesie , pp. 394-5). Il componimento è, come suggerisce la stessa Aganoor e come rilevapoi più esplicitamente il Todesco,una specie di parodia dei versi della Negri di “Fatalità” ,(TODESCO,Per la cronologia , p. 10). Ecco il testo come venne pubblicato dalFanfulla tratto daAGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , pp. 297-8:

Ai falsi socialisti

Ecco i “cento”, ecco i “mille”, ecco i “milioni”

istigati da voi,

da voi declamatori ed istrioni

mascherati da eroi.

 

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Page 213: Aganoor Lettere Di Amicizia

Ecco l’orde che in contro al novo Sole

sorgono deliranti,

ripetendo le vostre ebbre parole,

cantando i vostri canti;

 

e in attesa delle “Agapi future”

ecco fraterna gente

 irromper con in man fiaccola e scure

come iroso torrente…

 

Chi dagli stenti rotto e dai digiuni

a voi soccorso chiede

e in voi confida – in voi, falsi tribuni,

militi senza fede;

 

in voi che solo nell’accender l’ire

esperti siete – invano

aspetta che le vie dell’avvenire

s’apran per vostra mano.

 

Leva gli occhi! Non vedi là il nemico

che ghigna? lo straniero

che attende l’ora? O roman sangue antico

popolo onesto e fiero,

 

rinnega chi con perfida parola

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Page 214: Aganoor Lettere Di Amicizia

il ferro in man ti pone

contro il fratello: l’arma, la tua sola

arma sia la ragione;

 

e vincerai! Con te saranno i veri

apostoli del bene,

i probi, i giusti, i forti cavalieri

dalle fronti serene.

 

La terra non faran di sangue rossa,

né l’onta e la paura

seco trascineranno alla riscossa

dentro le patrie mura,

 

ma con sicuro passo, a schiere, a frotte

n’andran pel mondo intero,

alta levando nell’immensa notte

la luce del pensiero.

[190] Ada Negri (1870-1945), poetessa, fu maestra elementare dal 1888 e poi, dal 1893, professorenella scuola magistrale di Milano; ella trasse la sua prima ispirazione dalla vita degli umili e mai nelle sueopere si allontanò dall’ideale di giustizia e di bontà. Le sue prime affermazioni poetiche furonoFatalità ,che nel 1892 le diede immediata popolarità e rinomanza, eTempeste (1895), a cui seguirono numerosealtre opere anche in prosa.

[191] I tre numeri sono sottolineati due volte nel manoscritto.

[192] Sono i versi iniziali della liricaI vinti di Ada Negri facente parte della raccoltaFatalità del 1892.

[193] Le due poesieAgonia eIn treno furono pubblicate, con varianti, anche in volume, (AGANOOR,Poesie , pp. 148-151 e p. 30). Le varianti, dopo aver sottolineato la porzione di testo interessata, sonostate segnalate a fianco.

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Page 215: Aganoor Lettere Di Amicizia

[194] La Aganoor dice che eraun avvocato … il più orrendo e il più antico amico di famiglia ,(AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli, p. 76).

[195]  Questalirica primaverile verrà pubblicata in volume col titoloNova primavera , (AGANOOR,Poesie , pp. 61-62 ).

[196] La lettera dalla datazione incompleta si colloca, con sufficiente sicurezza, in questo luogo in quantola Alexander diede alle stampe la traduzione della poesiaA mio padre di Vittoria Aganoor nel 1894, (V.AGANOOR,To my father , lines translated by FRANCESCA ALEXANDER, Venice 1894). Latraduzione dell’amica fece veramente grande piacere alla poetessa tanto che il 13 Giugno 1898 in unalettera a Domenico Gnoli ella scriverà, riferendosi a Francesca Alexander:in riga di vanteria Le diròche tradusse quei miei versi “A mio padre” , (AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , p. 14).

[197] Per le Alexander si veda la nota relativa alla lettera da Basalghelle, 10 Ottobre 1888.

[198] Nel plico della corrispondenza di Giuseppina Pacini Aganoor non rimangono lettere del 1894.

[199]La poesia venne accolta in volume dalla Aganoor soltanto con qualche variazione nellapunteggiatura, (AGANOOR,Poesie , pp. 31-32).

[200] Lettera dalla datazione incompleta; è sembrato giusto inserirla qui sia perchè la Aganoor accennaal suo ritorno a Venezia, già anticipato nella lettera precedente, sia per il fatto che nelle lettere del 25Gennaio 1895 e del 2 Febbraio dello stesso anno ella parla di una visita della Baroni, visita che qui ellaauspica con grande desiderio.

[201] La sottolineatura è tripla nel manoscritto.

[202] Per dare una maggiore completezza alla lettera si trascrive il testo di questa poesia .

Inferma

Eccola finalmente

la sera! Io dal mio letto

guardo con le pupille sonnolente

un fil di luna, che traverso i vetri

viene della malata solitaria

la buia stanza a popolar di spetri.

 

Viene, va, la veloce

schiera dell’ombre, e tutte

hanno forme diverse, hanno una voce

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Page 216: Aganoor Lettere Di Amicizia

diversa, e sveglia nel passar ciascuna

ombra un pensiero, un sogno, una memoria,

poi sfuma cheta al lume della Luna.

 

Parlano, o nelle mani

bianche stringono bianche

carte. Io leggo i caratteri lontani

senza schiuder le ciglia. È l’infinita

schiera delle parole udite o lette

palpitando, nel sogno o nella vita.

 

Parole come impresse

sul foglio con un ferro

rovente; così a noi parve, e che ardesse

quel foglio; e alzammo gli occhi e in ogni parte

li volgemmo a veder se ancora i nostri

compagni: i libri, i mobili, le carte,

 

dinanzi, intorno, accosto

 a noi, fossero sempre

impassibili, là, ciascuno al posto

di prima, folla indifferente e ignava,

mentre la nostra ultima fede in una

oscura immensità precipitava.

 

Parole dall’accento

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Page 217: Aganoor Lettere Di Amicizia

portentoso; parole

che come una gagliarda ala di vento

strapparon via le nebbie ad una nera

giornata di dicembre e ai campi, e ai prati

false improvviso il sol di primavera.

 

Parole di preghiera,

di tenerezza, un giorno

non curate, e la cui voce sincera,

da un vecchio foglio emersa, ora soltanto

ci asseta d’un amor senza ritorno

e ci gonfia i pentiti occhi di pianto!

 

Parole di comando,

di tuono, che i dispersi

soldati, vinti dal terrore, quando

la speranza è perduta, e dallo spalto

nemico infuria il foco; arresta nella

fuga, e rimena docili all’assalto.

 

Parole dell’accusa;

sottili, avvelenate

come pugnali, che il pensier ricusa

d’intendere, che il core sbigottito

non frena, e fra due strette anime innalzano,

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Page 218: Aganoor Lettere Di Amicizia

rapidamente, un muro di granito.

 

Parole dei morenti;

rotti, misteriosi

da bianche labbra balbettati accenti,

dove già parla come il sogno immenso

d’un’altra vita, e noi lascian pensosi,

finchè viviam, del lor occulto senso!

 

Tutte, tutte io le sento

venir, fuggir veloci,

leggiere, e nel mio capo, sonnolento

di febbre, sveglia nel passar, ciascuna

ombra, un pensiero, un sogno, una memoria;

poi sfuma cheta al lume della Luna.

(AGANOOR,Poesie , pp. 110-112)

[203] Iforti bassanesi sono dei dolci secchi molto speziati a forma di piccola ciambella, che possonoessere mangiati da soli o usati per insaporire minestre di legumi o piatti di cacciagione.

[204] Nel plico della corrispondenza di Giuseppina Pacini Aganoor non sono conservate lettere del1895. 

[205] Enrico Nencioni (1837-1896), toscano, fu poeta e critico soprattutto di letteratura straniera e inquesta sua veste fece conoscere in Italia diversi autori. Scrisse numerose opere tra le quali:Poesie(1880),Saggi critici di letteratura inglese (1897, con prefazione di G. Carducci), ecc. Importante fu ilsuo rapporto con Vittoria Aganoor, del quale in una sua lettura al Collegio Romano pubblicata nelGiornale d’Italia del 2 marzo 1906 ella dirà:Morto lo Zanella … ebbi a secondo maestro e guidapreziosa, Enrico Nencioni; quel mago della parola e del sentimento, prodigioso rivelatored’immensità, che ebbe tutte le comprensioni, le intuizioni, le divinazioni del bello . Tra i due inoltreintercorse una fitta corrispondenza; alcune lettere che vanno dal 1892 al 1894 indirizzate dal Nencionialla Aganoor sono state presentate al pubblico da Paola Pimpinelli nel suo già citato articoloLettere diEnrico Nencioni a Vittoria Aganoor .

[206] La sottolineatura è tripla nel manoscritto.

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Page 219: Aganoor Lettere Di Amicizia

[207]Vittoria Aganoor si riferisce all’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, che venne inauguratail 30 Aprile 1895 alla presenza dei sovrani d’Italia dal ministro Baccelli, come testimoniano le cronachedei giornali dell’epoca.

[208] La sottolineatura è doppia nel manoscritto.

[209] Questa poesia è conservata in fascicolo separato (cartoncino) e porta il titolo diMai , non quellopiù chiaro, secondo la Aganoor, diIncontro al sogno e sembra essere stata scritta da mano diversa daquella dell’autrice. E’ sembrato opportuno inserirla qui in quanto la poetessa afferma di averla inviata inallegato alla lettera precedente, ma la discussione di alcune lezioni, poi accolte in volume e già presenti inquesto manoscritto, che si trovano in una lettera dell’autrice a Domenico Gnoli del 22 Luglio 1898,farebbe pensare ad una versione più tarda della poesia rispetto a quella spedita a suo tempo alla Baroni,(AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , pp. 33-34). La poesia venne pubblicata dalla Aganoor coltitolo diMai! , come prefazione aLeggenda eterna e presenta alcune varianti che sono state segnalate afianco della porzione di testo interessata, (AGANOOR,Poesie , pp. 5-6).

[210] Il cognome della poetessa è scrittoAganor , anzichéAganoor nel manoscritto.

[211] La sottolineatura è tripla nel manoscritto.

[212]  Effettivamente nelle sue lettere alla Aganoor il Nencioni aveva accennato diverse volte allaopportunità di raccogliere in volume i versi della poetessa. Il 7 novembre 1892 le aveva scritto:Ne haaltre? Mandi, mandi, io le serbo tutte – e poi farò una scelta di tre o quattro per la “NuovaAntologia”. E poi penseremo al volume (Io farò la recensione) e di nuovo venti giorni dopo, il 27novembre, era ritornato sull’argomento:Aspetto l’edizioncina dei “Cavalli”. Ma poi faremo il volume– e io le farò una stroncatura feroce in qualche giornale – per vendicarmi del “Canto dell’odio”(tanto caro e adorabile!) Mi mandi “presto” altri versi per la collezione . E ancora nell’apriledell’anno seguente, le aveva addirittura detto che avrebbe annunciato il suo volume al pubblico:Lavoroad un articolo su recenti volumi di versi [ENRICO NENCIONI,Poeti e poetesse. Nuovi volumi diversi italiani , inNuova Antologia , XXVIII, fasc. XI, 1° giugno 1893, pp. 381-412].Spero sia intempo per il fascicolo del 1° maggio – Se no, certo per quello del 15. Parlerò delle nuove poesiedel D’Annunzio del Graf del Mazzoni della Negri del Mastri di lei… sì anche di lei, i “Cavalli”, “Amio Padre”, accennerò al prossimo volume di suoi versi . Tuttavia anche questa volta dalle intenzioninon si passò ai fatti, il volume non si fece e il Nencioni nuovamente ritornò sull’argomento il 15 aprile1894:Le tue ultime poesie sono veramente bellissime. A Basalghelle le porterò meco “tutte” - efaremo il volume. Bisogna pubblicarlo verso Natale: e farlo pubblicare in uno dei volumetti“Treves” – come il Marradi, il Libro “Paradisiaco” del D’Annunzio ecc. , (PIMPINELLI,Letteredi Enrico Nencioni a Vittoria Aganoor , pp. 158, 166, 174 e 187)

[213] Probabilmente allude, come già aveva immaginato il Todesco, al bozzettointitolato “Dal vero”,pubblicato dal Grilli in appendice alle “Poesie complete”, a p. 433 , (TODESCO,Per lacronologia , p. 11).

[214] Antonio Fogazzaro (1842-1911), scrittore vicentino, anch’egli allievo di Giacomo Zanella, comeVittoria Aganoor, ottenne grande fama grazie ai suoi romanzi, in particolarePiccolo mondo antico(1895). Il Fogazzaro frequentava casa Aganoor sia come amico di famiglia, che come valente letterato eper questo il suo nome ritorna varie volte nelle lettere della poetessa. Il legame di stima e di amicizia chelegava lo scrittore alla Aganoor appare chiaro dal ricordo da lui scritto per il quotidiano venezianoIlGazzettino quando lei morì:Vittoria Aganoor veneziana di nascita, ma figlia di nobile armeno, eracon la sorella Elena una delle allieve predilette di Giacomo Zanella. Ammirabile per ingegno ebontà la poetessa ieri scomparsa, che fu senza dubbio la più eletta di quante abbia avuto l’Italia

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Page 220: Aganoor Lettere Di Amicizia

moderna, sacrificò la sua giovinezza all’affetto per la madre sua che fu per molti anniabbisognevole di cure.

D’altissima idealità ella scelse e donò il suo cuore all’uomo che credette degno di lei e che diimmenso amore la ricambiava.

La sua nobiltà di sentire era grandissima; il suo cuore era eccezionalmente aperto ad ogni cosabella e nobile e la sua scomparsa è perdita grandissima per la patria letteraria e per gli amici suoi.

Finalmente ella era bella e la sua giovinezza di spirito e di corpo appariva a quantil’avvicinavano perenne.

Quando abbandonata la casa paterna si portò a Perugia col marito, si dedicò tutta alla nuovafamiglia, alla sua nuova casa ed a quanti l’avvicinavano essa non sembrava la donna superioreper cultura ed ingegno, ma ci teneva apparire la buona massaia e conduceva una vita semplice etranquilla.

Nella sua casa, frequentata dai più eletti ingegni d’Italia, spesso ho avuto occasione diintrattenermi con lei in cordiali conversari, ma da un pezzo non la vedevo più. Sapevo che avevasubito una dolorosa operazione e che solo pochi intimi potevano visitarla.

La notizia della sua scomparsa oggi mi colpisce e mi addolora vivamente.

(Il Gazzettino, 9 Maggio 1910)

[215] Enrico Panzacchi (1840-1904), poeta e scrittore di prosa e di teatro, fu anche critico letterario eartistico nonchè un famoso oratore.

[216] La poesiaAbenezer non è conservata tra le lettere dell’Aganoor a Marina Baroni, ma se ne ètrascritto ugualmente il testo, traendolo da AGANOOR,Poesie , pp. 170-172, per dare una maggiorecompletezza alla lettera.

[217] La carta da lettera presenta una lacerazione relativamente estesa in basso, proprio al centro dellapiegatura che delimita le facciate, pertanto in alcuni punti è stato impossibile leggere il testo, in altri invecele integrazioni sono state abbastanza intuitive.

[218] E’ un termine raro, deriva dal nome di S. Ignazio di Loyola, fondatore dell’ordine dei Gesuiti esignifica improntato a ipocrisia gesuitica.

[219] Il discorso della Aganoor non risulta molto chiaro a causa della lacerazione della carta da lettera,comunque sembra che ella alluda al suo bozzetto in prosa intitolatoDal vero , (AGANOOR,Poesie , pp.433-441).

[220] Caterina Percoto (1812-1887) fu scrittrice di racconti e novelle in lingua italiana e in dialettofriulano.

[221] Andrea Verga (1811-1895) di Treviglio, specialista in malattie mentali, fu medico primario dal1851 al 1865 dell’Ospedale Maggiore di Milano. Egli tenne anche una fitta corrispondenza conpersonaggi politici e letterati del suo tempo, tra i quali figura anche Vittoria Aganoor, (M. SORESINA,Intellettuali, letterati e politici nell’Archivio di Andrea Verga , inStoria in Lombardia , IV, 1985, n.3, pp. 194-203).

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Page 221: Aganoor Lettere Di Amicizia

[222] Marco Minghetti (1818-1886), uomo politico bolognese, fu segretario generale di Cavour alministero degli Esteri (1859), ministro dell’Interno (1860-61) e delle Finanze (1862-63) e Presidente delConsiglio (1863-64; 1873-76).

[223] Alludendoè stato scritto corregendo sul sottostantepensando.

[224]Da quanto la Aganoor scrive nella lettera seguente si tratterebbe di uno zio della moglie di AntonioFogazzaro, la contessa vicentina Margherita Valmarana.

[225] Si tratta forse del letterato di Meldola (FO) Antonio Montanari (1814-1898) che fu professore difilosofia all’Università di Bologna e ministro a Roma nel 1848 con Pellegrino Rossi.

[226] La sottolineatura è tripla nel manoscritto.

[227] La poetessa si riferisce alla campagna militare d’Africa in cui era impegnata l’Italia. Questaspedizione avrà un terribile epilogo nel Marzo 1896 con la grave sconfitta delle truppe italiane, cheverranno quasi completamente distrutte dagli eserciti etiopici ad Adua.

[228] La carta presenta piccole lacerazioni in diversi punti, ma l’integrazione del testo è stata piuttostosemplice.

[229] Si tratta forse di quelMarcello di Mocenigo che Vittoria Aganoor cita in una sua lettera del 1877a Giacomo Zanella:Di Marcello di Mocenigo avevamo saputo anche noi non solo dell’aver passatigli esami ma d’averlo fatto splendidamente , (AGANOOR,Lettere a Giacomo Zanella , p. 46).

[230] Enrico Nencioni forse alludeva proprio a questa poesia, come ha notato la Pimpinelli, quando, il20 aprile 1896, scriveva alla Aganoor:Bellissimo invece, a mio gusto, le strofe di “Natale” ,(PIMPINELLI,Lettere di Enrico Nencioni , p. 214). La poesia venne accolta in volume dalla Aganoorcon alcune varianti di testo che sono state segnalate a fianco, (AGANOOR,Poesie , pp. 177-178).

[231] La sottolineatura è tripla nel manoscritto.

[232] Da una lettera di Enrico Nencioni del 4 Maggio 1894 risulta che era stato necessario per lafamiglia Aganoor far ricoverare Maria; egli scriveva a Vittoria:Certo è stata una necessità – dolorosa,“molto dolorosa”, l’intendo – ma pure “necessità”, l’avere affidata alle cure di uno specialista emessa in una buona Casa di salute la povera Maria. Io spero, io credo, che in breve tempo potreteriaverla con voi perfettamente ristabilita .(PIMPINELLI,Lettere di Enrico Nencioni, p. 192).

[233] Si tratta di Marianna Giarrè Billi, moglie del medico curante di Enrico Nencioni, come risulta dallalettera della Aganoor alla Baroni del 2 Febbraio 1895.

[234] Dalla lettera che segue si deduce chel’opuscolino al quale la Aganoor allude è:Kuk ilmontanaro: poema persiano , traduzione di VITTORIO RUGARLI, Bologna 1891 (Ristampaanastatica, Bologna 1990).

[235] La carta da lettera presenta una lacerazione all’angolo destro in basso della seconda facciata e perfortuna interessa una minima parte dello scritto, solo questa parola, che è impossibile leggere.

[236] La sottolineatura è doppia nel manoscritto.

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Page 222: Aganoor Lettere Di Amicizia

[237] La Agannor scrisse così per avvertire l’amica di voltare la facciata perché dietro aveva scritto lapoesia.

[238] Questa poesia è stata accolta in volume dalla Aganoor, (AGANOOR,Poesie, p. 74).

[239] Si tratta del figlio di Arnaldo Fusinato, Guido (1860-1914), studioso di diritto, in particolare didiritto internazionale di cui era professore; fu deputato e ministro della Pubblica Istruzione del Regnod’Italia (1906), nel 1912 fu uno dei rappresentanti italiani per la stipula del trattato di pace con laTurchia.

[240] La sottolineatura è tripla nel manoscritto.

[241] E’ la sorella, la quale era stata ricoverata in una casa di cura qualche anno prima in quanto soffrivadi disturbi nervosi apparsi già in giovane età. Fu infatti a causa del primo manifestarsi di questa suamalattia che la famiglia si trasferì per un certo periodo da Padova a Napoli. Si veda a questo proposito laletterra da Venezia, 12 Febbraio 1896.

[242] Il verbostruccare in dialetto veneto vuol dire stringere, anche con forza, (D. DURANTE-V.BASSO,Dizionario italiano-veneto , Galzignano (PD) 1997).

[243] Lettera su carta azzurra.

[244] Probabilmente è il conte Almerico da Schio (1836-1930), scienziato e uomo politico vicentino.

[245] La sottolineatura è doppia nel manoscritto.

[246] Per il testo della poesiaSilenzio si veda AGANOOR,Poesie , pp. 184-190. Da una lettera aDomenico Gnoli del 18 ottobre 1898 risulta che questa poesia era stata pubblicata nel 1896 nellaRassegna Nazionale e poi in estratto in fascicolo, (AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , p. 74).

[247] La poetessa era di origine armena, ma non conosceva l’armeno e di questo si rammaricava conArsenio Ghazikian, padre mechitarista di San Lazzaro (Venezia):Quanto mi dolgo anch’io di nonsapere l’armeno! Non me lo dica, che davvero ne piangerei, pensando che sarebbe costato cosìpoco al mio “papà” caro d’insegnarmelo da bambina! (LUIGI GRILLI,Introduzione , inAGANOOR,Poesie complete , p. VII) La poesiaSilenzio era stata tradotta da questo padremechitarista, il quale in seguito tradurrà anche i due volumi di poesie dell’Aganoor, e cioèLeggendaeterna eNuove liriche. Le raccolte poetichesaranno pubblicate in armeno a Venezia rispettivamente nel1905 e nel 1910.

[248] La parolasilenzio è sottolineata due volte nel manoscritto.

[249]Il Rasego era il piccolo corso d’acqua che attraversava il parco della villa di Basalghelle, comespiega Giuseppina Pacini Aganoor nella sua lettera da Basalghelle, 23 Maggio 1885 (Epistolario incorso, XII. 1. 3035), leggibile in appendice.

[250] Enrico Nencioni era morto nei pressi di Livorno il 25 Agosto 1896.

[251] Secondo le cronache dei quotidiani dell’epoca, l’autunno del 1896 fu disastroso in quanto portòun diffuso maltempo con forti precipitazioni che causarono alluvioni e danni agli uomini, alle cose e allecolture in diverse zone della penisola italiana. In particolare, come riferisce il quotidiano patavinoIlVeneto , secondo i rilevamenti del pluviometro dell’Osservatorio Astronomico di Padova nei mesi di

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Page 223: Aganoor Lettere Di Amicizia

Ottobre e Novembre del 1896 caddero 238,5 millimetri di pioggia, (Il Veneto, 19 Novembre 1896).

[252] Nella lettera all’amica poetessa Neera del 9 Ottobre 1896 Vittoria Aganoor aveva scritto:Iopenso che i versi che le lessero fossero quelli intitolati “O morti!” Certo sono molto “sinceri”, mamolto tristi. Li ho scritti qui, in questa villa  [=di Basalghelle]dove passai giorni assai lieti, e doveora si aggirano solo fantasmi di care creature scomparse. Due anni fa venne e rimase qui un paiodi mesi anche il povero Enrico Nencioni. Aveva molta indulgenza per me e mi esortava a unire epubblicare le mie lirichette. Questa sua morte mi ha spogliata d’ogni cosa…(ANTONIAARSLAN,Un’amicizia tra letterate: Vittoria Aganoor e Neera (con 23 lettere inedite), inQuaderni veneti , V, 1988, n. 8, pp. 35-74; p. 48).

[253] Nell’insieme delle lettere dell’Aganoor alla Baroni non vi sono lettere appartenenti al periodocompreso tra il 20 Novembre 1896 e il 19 Aprile 1897, forse quindi qualche missiva è andata perduta.

[254] E’ una dama di corte, si veda più avanti la lettera della Aganoor da Tarcento, 21 Settembre 1900.

[255] Si tratta forse di Ersilia Canevaro, moglie di Felice Canevaro (1838-1926) ammiraglio, senatore eministro del Regno d’Italia.

[256] Per la poesiaAbenezer si veda la lettera da Basalghelle del 28 Ottobre 1895. La traduzione dalrusso, che Vittoria Aganoor dice di aver mandato precedentemente all’amica, forse è quella intitolataMoriam… , (AGANOOR,Poesie , pp. 354-355); eccone il testo:

Moriam…

(dal russo di G. Dostojewsky)

Moriam. Per l’infinita

misteriosa eternità de’ mondi,

spicchiamo il volo, e una novella vita

ci arrida via per l’etere,

via tra le sfere de’ cieli profondi.

Di là venimmo; e come sprazzi splendidi,

fra l’ombre della terra

talor scende un’imagine,

un ricordo lontano

e torci dalla creta che ci serra.

Son echi arcani di esistenze, elette

a mutar forma; ed ora

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Page 224: Aganoor Lettere Di Amicizia

nell’angusta dell’uom salma costrette

anelano, sospirano

al ritorno di quel che furo allora.

atomi accesi d’ignorate stelle,

fragranze d’invisibili pianeti,

sogni di geni, e belle

fantasie di poeti,

polline vivo di progenie arcana

forse noi fummo, e nella veste umana

del moto eterno seguitiam l’istinto.

Morir! tornar nell’essere

incorrotto dell’anima,

e finalmente libero

sentirsi eterno e poter dire: ho vinto!

 

Negli occhi tuoi, fanciulla,

nel fondo del tuo core è la dolcezza

delle altre vite scorse; è la certezza

che nel tempo esistemmo, e che nel nulla

non torneremo giammai.

Forse il tuo casto amore

molto somiglia alla divina festa,

all’alta ebbrezza che un tempo sognai,

presagi d’un gioir che mai non resta.

Dammi codesto amor, tu fa’ che almeno

tornando nel sereno

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Page 225: Aganoor Lettere Di Amicizia

regno dell’alme, un’unica

memoria io serbi del terrestre inferno;

unica e cara, se ti vien dal core,

soave canto d’un poema eterno.

[257] E’ il marito della sorella Virginia, Francesco Mirelli.

[258] E’ verosimile che la Aganoor fosse stata informata per tempo dalla Baroni della pubblicazionedell’ode carducciana; il Carducci stesso, con una sua lettera da Madesimo del 12 settembre 1897, infattiaveva annunciato a Silvia Pasolini, figlia della contessa bassanese, l’evento:Signora Contessa,   Ricevoqui le fotografie polentane in grande, molto belle. Grazie. Credo che il 15 prossimo, alla fine, saràpubblicata nell’ “Italia” di Roma l’ode, che sin dal giugno io avevo promesso al conte Gnoli.Pochi giorni dopo verrà fuori l’edizione Zanichelli, con la fotografia della chiesa, credo, e conquella del cipresso, vorrei; a tutto benefizio dei restauri . (CARDUCCI,Lettere , XX, 5516).

[259] E’ una varietà di anemia, cosi detta per il colorito pallido-verdastro della cute, un tempo era assaifrequente nelle giovani donne.

[260] Per notizie su Jacopo Bernardi si veda la nota relativa alla lettera da Venezia del 6 Aprile [1892].

[261] I Revedin erano una famiglia veneziana. I Brandolini invece erano nobili originari di Bagnacavallo,in provincia di Ravenna, ma resiedevano a Venezia.

[262]  Si tratta forse del marchese e senatore Carlo d’Adda (1816-1900), originario di Milano.

[263] Felice Santini (1850-1922) fu deputato e senatore del Regno d’Italia.

[264] Poco si sa di questi, se non quello che la stessa Aganoor scriverà in una sua lettera da Basalghellea Domenico Gnoli datata 18 Ottobre 1898:… poi viene qualche vicino; un vecchio gentiluomo amezz’ora da noi, certo Pera; o una famiglia di ricchi ebrei (io odio gli ebrei) certi Morpurgo deNilma che sono anche, non so come, baroni… (AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , p. 76).

[265] Si tratta dell’Ode alla chiesa di Polenta. In una lettera a Domenico Gnoli da Venezia del 1°Luglio 1898 ella scriverà, ricordando l’evento:La grande gloria fu per me il vedermi giungere l’odealla Chiesa di Polenta del Carducci con una sua cortese dedica. Può figurarsi che al Carducci ionon mandai mai in omaggio nessun mio verso, sapendo il suo dispregio per le donne scrittrici(fatta eccezione della Vivanti) e quindi il dono spontaneo d’una sua lirica e con un accenno gentileai miei versi mi ricolmò d’orgoglio. Scrissi ringraziando, mi rispose in modo amabilissimo. Non èdunque quell’orso intrattabile che dicono! (AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , p. 23).

[266] Lettera contrassegnata da una B all’interno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da manodiversa da quella dell’autrice.

[267] Nel plico della corrispondenza di Vittoria Aganoor a Marina Baroni non sono conservate lettereappartenenti al periodo compreso tra il 14 Dicembre 1897 e il 29 Settembre 1898, probabilmente si puòipotizzare che qualche missiva sia andata perduta se si presta fede alla sua affermazione di aver datosempre notizie all’amica.

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Page 226: Aganoor Lettere Di Amicizia

[268] La Aganoor afferma di non aver avuto tempo per scrivere, durante il periodo di permanenza aBelluno e a Vena d’oro ella però trovò il tempo di inviare diverse lettere a Domenico Gnoli,(AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , pp. 42-59).

[269] E’ una delle sorelle Salvadego, l’altra si chiamava Elisa. Per la famiglia Salvadego si veda la notarelativa alla lettera da Basalghelle del 6 Giugno 1889.

[270] Forse si tratta di Giovanni Battista Beltrame (1830-1914), patriota veneto.

[271] La sottolineatura è tripla nel manoscritto.

[272] La sottolineatura è tripla nel manoscritto.

[273] Vincenzo Boccafurni (1867-1923), letterato e poeta calabrese, fu direttore della rivistaRomaLetteraria . La poesia a cui fa riferimento la Aganoor è la seguente, scritta in occasione delle nozze diBice Brunamonti, figlia della poetessa perugina Alinda Bonacci Brunamonti (1842-1903):

Per nozze

O giovinetta, che non vidi mai,

odi tu l’inno che festoso sale

benedicente a te, la buona e bella

figlia di Alinda; Alinda la sorella

delle Pierie? – “Ti sia lunge il male

adesso e sempre, o tu che allegra vai

all’ignoto, per via fiorita e piana” –

 

Così canta il giocondo inno augurale,

e così scrive a te questa lontana,

o giovinetta, che non vidi mai.

 

Vena d’oro, agosto 1898

 

Il componimento apparve nellaRoma letteraria del 10 settembre 1898 insieme ai contributi di altrescrittrici (Roma letteraria, VI, n. 17, 10 settembre 1898) e poi fu ripreso da altre riviste, ma non vennemai pubblicato in volume da Vittoria Aganoor, probabilmente perché ella lo riteneva banale, come risulta

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Page 227: Aganoor Lettere Di Amicizia

dalla lettera alla Baroni. La banalità di questo componimento, lamentata dall’autrice stessa, deriverebbedalla malavoglia con la quale vi si era messa a scrivere; allo Gnoli difatti aveva scritto prima di comporlo:Dovrei scrivere pochi versi per un albo che si stampa per il matrimonio della Bice Brunamonti.Inventai mille ragioni per esserne dispensata, ma quando il Boccafurni ci si mette non è facilecavarsela . (AGANOOR,Lettera a Domenico Gnoli , p. 48). La poesia venne invece accolta dal Grilliin AGANOOR,Poesie , p. 382.

[274] Lettera contrassegnata con una A all’interno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da manodiversa da quella dell’autrice.

[275] La sottolineatura è doppia nel manoscritto.

[276] La sottolineatura è tripla nel manoscritto.

[277] Si tratta di Antonietta Agostinelli, amica sia della Aganoor che della Baroni (si veda anche piùavanti la lettera da Cava dei Tirreni del 9 Agosto 1899) e menzionata più volte dalla poetessa.

[278] Vittoria Aganoor aveva già raccontato l’incidente in bicicletta allo Gnoli in una sua lettera daBasalghelle del 18 Ottobre 1898:Un po’ di “nevrosi”, ecco detta la grande parola, e l’autunno mel’accresce sempre e la melanconia mi piomba addosso e mi avvinghia così tenacemente in questastagione! allora scappo fuori cammino, vado in bicicletta e … ci vado così disperatamente e cosìimprudentemente che … precipito e rischio di rompermi il collo. Eh già! Bisogna pur dirvelo,bisogna pure che lo sappiate voi che volete saper tutto di me. L’altrieri in una di quelle mie corsefolli … precipitai … ma sono ancora qua; vedete bene che vi scrivo; vi scrivo ma a metà distesasu una poltrona a sdraio con un piede fasciato.

Una “distorsione” (dice il medico) una distorsione al piede sinistro che mi ha fatto spasimare eche adesso mi terrà qui, quasi immobile, chi sa quanti giorni. Ma tanto avrei potuto anche …fracassarmi la testa ed era peggio vero?(AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , p. 75).

[279] Si tratta di Adele Bergamini (1845-1925), romana di origini popolane, fu scrittrice di versi e, persostenere le sue ambizioni, tenne per qualche tempo un salotto letterario ed ebbe contatti con i poeti piùfamosi dell’epoca tra i quali figurano Aleardo Aleardi, Giacomo Zanella, Domenico Gnoli, GiosuèCarducci e altri. L’identità si ricava da alcune lettere della Aganoor a Domenico Gnoli; da queste risultainfatti che la signora Bergamini viveva in gravi ristrettezze economiche ed era costretta, per sopravvivere,ad eseguire lavori di cucito e ad allestire decorazioni floreali, per quest’ultima ragione la poetessa lasoprannomineràla fioraia , (AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , pp. 69, 72-73, 86, 110, 128).

[280] Lettera contrassegnata da una C all’interno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da manodiversa da quella dell’autrice.

[281] Per il Rugarli si veda la nota relativa alla lettera da Venezia del 21 Marzo 1896.

[282] Vittoria Aganoor si riferisce alla sua lettera da Basalghelle del 29 Settembre 1898.

[283] E’ il conte romano Domenico Gnoli (1838-1915); egli fu poeta, erudito e per venticinque annidirettore della Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele II” di Roma. Nelle sue opere poetiche fece largouso di pseudonimi che molto hanno fatto discutere se messi in relazione allo sviluppo della sua arte, ma,secondo Luigi Baldacci,quegli pseudonimi corrispondono realmente a un’eccezionale capacitàtrasformista , (Secondo Ottocento, a cura di LUIGI BALDACCI, Bologna 1969, p. 1214). Con loGnoli Vittoria Aganoor intrattenne una fitta corrispondenza negli anni 1898-1901 e tra i due nacque un

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Page 228: Aganoor Lettere Di Amicizia

devoto sentimento che però non ebbe futuro, come ben sottolinea Biagia Marniti nella suaIntroduzione :Nata di testa, l’inclinazione amorosa nell’Aganoor si affievolisce e muore presto, nonostantel’efflorescenza poetica, mentre in Gnoli, pur nata nello stesso modo, si spiritualizza, e diventamotivo fra motivi della sua tematica o, meglio, di quella poesia alla quale egli chiederà rifugio esalvezza dalla solitudine. (BIAGIA MARNITI,Introduzione , pp. IX-XLIII, in AGANOOR,Letterea Domenico Gnoli, p. XXXI). A Vittoria Aganoor egli dedicò il suo volume di poesie più innovativointitolatoFra terra ed astri , pubblicato sotto il nome fittizio di Giulio Orsini.

Questa visita dello Gnoli a casa Aganoor viene ricordata nella lettera inviatagli dalla poetessa daBasalghelle in data 5 Novembre 1898, si veda a questo proposito il volume di lettere citato pp. 81-82.

[284] A questo proposito si veda la lettera da Venezia, 14 Dicembre 1897.

[285] Cesare Pascarella (1858-1940), poeta romano, fu legato per un certo periodo da stretta amiciziaa Vittoria Aganoor. I suoi sonetti (25) diVilla Gloria furono pubblicati nel 1886 con la prefazione diGiosuè Carducci. Nel 1887 egli aveva dedicato alla poetessa la sua prosa intitolataGita sentimentale ,adombrandone il nome sotto le semplici iniziali, (Nuova Antologia, 1° dicembre 1887).

[286] Forse con queste parole, riportate con una certa autoironia dalla Aganoor, Marina Baroni avevainteso alludere alla nutrita serie di poesie publicate dalla poetessa in riviste letterarie durante il 1898. Inparticolare ella aveva pubblicato: nelMarzocco del 20 Marzo e del 24 Luglio 1898 rispettivamente lepoesieFantasia eL’egro dicea ,(AGANOOR,Poesie , p. 160 e p. 161); nellaRoma letteraria , del 25Febbraio, del 10 Giugno, del 10 Settembre, del 25 Ottobre e del 25 Dicembre rispettivamente le poesieL’anello del morto ,Sursum corda ,Per nozze ,Dialogo eNatale , (pp. 182-183, p. 381, p. 382 e p.169;Natale non venne mai stampato in volume né dalla poetessa, né dal Grilli che curò la raccoltapostuma); nelFanfulla della domenica del 15 Maggio e del 31 Luglio rispettivamenteAi falsi socialistieL’egro dicea , (pp. 394-395, col titoloA certi agitatori , e p. 161); neIl bene dell’11 Giugno e del 25Dicembre rispettivamenteAi falsi socialisti eNatale (quest’ultima diversa da quella delFanfulla , maanch’essa mai raccolta in volume); nell’Illustrazione popolaredel 19 MaggioAi falsi socialisti ; neLavoce del cuore del 15 LuglioAi falsi socialisti ; nellaRassegna nazionale del 1° Dicembre unatraduzioneDa Andersen (in volume col titoloI racconti della Luna pp. 322-323); nellaRivista d’Italiadel 15 Aprile, del 15 Luglio e del 15 Dicembre rispettivamenteL’ora ePer via ,Ancora la luna (involumePer la luna ), eDal “Diario d’Adriana” (Frammento d’un romanzo poetico) (in volumeDiario ), (p. 162 e p. 163, pp. 164-165, pp. 36-41); nell’Ateneo venetodi Maggio-GiugnoAgar ,traduzione di una poesia di Eliza Jane Poitevent, (pp. 324-329).

[287] Lettera contrassegnata da una B all’interno di un cerchietto scritta con inchiostro blu da manodiversa da quella dell’autrice.

[288] Modo di dire dialettale veneto equivalente a far la pace, essere in buoni rapporti con qualcuno.

[289] Repetonè una parola dialettale veneta che significa stravolgimento, capovolgimento repentino.

[290] Lettera contrassegnata da una B circondata da un cerchietto scritta con inchiostro blu da manodiversa da quella dell’autrice.

[291] Il 28 Dicembre 1898 era morto Pierino, il nipote di Marina Baroni, figlio di Silvia e del conteGiuseppe Pasolini.

[292] La sottolineatura è doppia nel manoscritto.

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Page 229: Aganoor Lettere Di Amicizia

[293] Flussioneè un aumento del contenuto di sangue in un determinato organo, a causa di unaumentato afflusso del sangue stesso per vasodilatazione.

[294] La carta da lettera porta sull’angolo sinistro in alto della prima facciata un tondino verde in rilievocon raffigurata la testa di Minerva. La lettera inoltre è stata contrassegnata con una A circondata da uncerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dell’autrice.

[295] Biglietto listato a lutto per la morte della madre di Vittoria, Giuseppina Pacini, avvenuta il 9 marzo1899. Probabilmente anche a Marina Baroni era stata spedita una partecipazione simile a quella mandataallo Gnoli:

    

     La Contessa GIUSEPPINA PACINI AGANOOR

si è spenta serenamente a 80 anni confortata dalla

religione cattolica nel pomeriggio del 9 marzo 1899.

    Le figlie Angelica Guarnieri, Mary, Elena,

Virginia, Duchessa Mirelli, Vittoria ed il genero

Francesco Mirelli, Duca di Santomenna con

    profondo dolore partecipano.

 

Venezia 9 Marzo 1899.

 

I funerali avranno luogo sabato 11 corr. alle ore 10 ant. dalla casa al Ponte dei Greci n. 3405alla Chiesa di San Giovanni in Bragora donde la cara salma sarà trasportata a Basalghelle diOderzo nella tomba di famiglia.(AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , p. 313, n. 1).

Nel plico della corrispondenza di Giuseppina Pacini a Marina Baroni è conservato il santino ricordo (Epistolario in corso, XII. 1. 3033):IN MEMORIA / DI / GIUSEPPINA PACINI AGANOOR / 9MARZO 1899 / PREGATE PER LEI / , recante la seguente frase in francese tratta dal Vangelo:BIENMEUREUX CEUX QUI FLEURENT / PARCEQU’ILS DERENT CONSOLEE .

[296] Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre è stata contrassegnata con una B circondata da uncerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dell’autrice.

[297] Vittoria Aganoor aveva molto sofferto per la morte della madre e di conseguenza aveva ridotto alminimo la sua corrispondenza, come ella stessa aveva spiegato allo Gnoli nella sua lettera da Venezia del31 Marzo 1899:Voi dovete dunque perdonarmi, e non inquietarvi “per nulla”  s’io tardassi ancheuna settimana a rispondervi. Io non scrivo a “nessuno” o solo “qualche riga” di ringraziamento;vi ho detto che “tutto” mi affatica. (AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , p. 148).

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Page 230: Aganoor Lettere Di Amicizia

[298] Allude al nipote di Marina Baroni, Pietro Pasolini, di recente scomparso all’età di soli 22 anni.

[299] La Aganoor si riferisce alla grave crisi parlamentare che l’Italia attraversò dopo i fatti di Milanodel maggio 1898, durante i quali il generale Bava-Beccaris aveva fatto sparare sulla folla indifesacannonate e colpi di mortaio provocando moltissimi morti. Nel periodo in cui scriveva la poetessa, inparlamento si stava svolgendo una dura battaglia che porterà il primo ministro, il generale Pelloux, adannunciare, con misure estreme, nel giugno del 1899la sua intenzione di governare con decreti regi,senza dibattito parlamentare , (DENIS MACK SMITH,Storia d’Italia dal 1861 al 1997 , Milano1998, p. 233).

[300] La poetessa era nata a Padova il 26 Maggio 1855, come chiarì il Trabalza:L’atto di nascitatrovasi nei registri civile e religioso della parrocchia di S. Giustina, l’insigne basilica chegrandeggia sul caratteristico Prato della Valle. Nel civile, che fino al settanta ha valore ufficiale,suona in povera lingua italiana così: “A dì 3 Giugno pred.° (cioè 1855) Vittoria Antonia MariaAganoor di Odoardo e di Giuseppa Pacini coniugati in questa Parrocchia fu oggi battezzata dalm. r. don Giuseppe Putter p. P.co. Madrina fu la sig. Maria Teresa Moorat vedova del fu AbramoAganoor. Nacque il 26 p. p. Maggio alle ore 8½ant.” Il religioso è, nella sua disposizione acolonne ancor più povero: ma viceversa, contiene, oltre l’anno del coniugio che è il 1847, laimportante sebbene non completa notizia del luogo di nascita, che è la Via del Prato della Valle…, (CIRO TRABALZA,I natali di Vittoria Aganoor , inLa Favilla , XII (1910), Luglio-Agosto, p.389).

[301] E’ Antonia Tricase, principessa di Moliterno, alla quale Vittoria Aganoor dedicò la sua poesiaVilla Moliterno (Quisisana) , come ella stessa afferma in una lettera allo Gnoli del 10 Settembre 1901:… scrissi anche dei sciolti per la “Villa Moliterno”, o cioè per la proprietaria di quella villa cheme ne pregò tanto, e ve li manderò, appena li abbia un po’ martellati ancora, (AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , p. 228; per la poesia si veda AGANOOR,Poesie , pp. 228-229).

[302] Giannino Antona-Traversi (1861-1931) scrisse diverse commedie in cui ritraeva ironicamente lasocietà aristocratica di fine secolo, tra questeLa mattina dopo (1893), che fu premiata al Concorsodrammatico governativo,I giorni più lieti (1903),La scuola del marito (1899).

[303]- Non è stato possibile identificare tutti questi personaggi, ma soltanto alcuni di loro.

Francesco Cimmino fu probabilmente quell’apprezzato traduttore e poeta che tenne corrispondenza conVittoria Aganoor, si veda a questo proposito PAOLA PIMPINELLI SCARAMUCCI,Lettere d’amorea Vittoria Aganoor , inPerugia , nov.-dic. 1965, pp. 7-13.

Federigo Verdinois (1844-1927) fu un traduttore dal russo assai noto, scrisse novelle e fu anchegiornalista.

[304] Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre è stata contrassegnata con una C circondata da uncerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dell’autrice.

[305] Con questo vezzeggiativo dialettale, cioè mammina, Vittoria Aganoor chiamava familiarmentetalvolta sua madre.

[306] Vittoria Aganoor soffrì immensamente per la morte della madre, che adorava e alla quale avevadedicato tutta se stessa, e non riusciva a rassegnarsi di fronte alla sua perdita. Toccanti e colme didisperazione saranno le parole che ella scriverà a Domenico Gnoli il 23 Febbraio 1900:… non sorassegnarmi a non avere più la Mamma con me. La Mamma era un pezzo del mio cuore e del mio

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pensiero: soffriva e godeva con me, in un modo come solo le Mamme sanno e “quella” Mamma inparticolare; vivissima di mente, finissima nell’affetto e nella tenerezza come non so dire. Io talorapenso: - che cosa ora mi darebbe gioia? E non trovo “niente”. Se mi dicessero: domani il mondosarà tuo – non ne avrei letizia né orgoglio senza la Mamma. Era “lei” che godendo intensamentedei miei piccoli trionfi me li rendeva preziosi; era lei che col suo sorriso di orgoglio materno midava il pieno appagamento e la ricompensa vera. Io non so dire ma come una inerzia di mente edi sentimento mi ha invasa tutta da che non la ho più la Mamma. Sempre speravo che il tempo miavrebbe guarita ma ormai temo che sarà sempre così. … Adesso verrà la primavera. Gli annipassati ne ero tutta lieta. Mi dicevo:- Ora la Mamma potrà respirare la buona aria libera, e verràl’estate e andremo in campagna e andremo sui monti e sarà tanto vigore nuovo per lei. – Ora ètutto inutile. Allora, pensando tanto a lei, non mi avvedevo che ormai la primavera non venivapiù per me, che i miei capelli eran grigi, che il mio viso era pieno di rughe. Ora a tutto questopenso e la giovinezza perduta mi guarda di lontano con un sorriso così triste! Nessun rimpiantocerto d’averla consacrata alla mia cara Mamma, ma solo questo pensiero: - Ora, senza di lei,cosa farò, non più giovane, quasi malata, svogliata, e così vinta dall’inerzia fisica e morale? unlibro di versi? bello svago! e poi? Leggerò dei libri; scriverò delle lettere; farò delle passeggiate equalche viaggio, senza scopo senza meta, così, aspettando pazientemente la fine. (AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , pp.180-181). 

[307] Lizzano in Belvedere è una località dell’Appennino Tosco-emiliano, posta a 640 metri sul livellodel mare. Qui i conti Pasolini Zanelli trascorrevano periodi di villeggiatura e ospitarono molte volte ancheil poeta Giosuè Carducci, amico di famiglia, come risulta da alcune lettere di quest’ultimo a SilviaPasolini, (CARDUCCI,Lettere , XXI, 6163, 6253).Villa Silvia a Lizzano appartenne ai conti PasoliniZanelli dal 1806 al 1920; in quest’anno per volere della contessa Silvia Baroni Pasolini, in memoria deifigli deceduti in giovane età e del poeta Giosuè Carducci, la proprietà fu donata al Comune di Cesenaaffinchè la destini a sanatorio o ad altra opera atta a lenire le umane sofferenze con l’obbligo dicurare in perpetuo la tomba della famiglia Pasolini Zanelli adornandola annualmente con i fiori diLizzano . Oggi all’interno del parco è stato organizzato un percorso naturalistico-educativo diautoistruzione, mentre nella villa ristrutturata è attivo un servizio di supporto ai minori e una ludoteca;inoltre l’ex struttura abitativa ospita attività realizzate da enti, associazioni e gruppi che ne faccianorichiesta, ma sempre per lo più rivolte a minori e giovani.

[308] Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre è stata contrassegnata con una A circondata da uncerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dell’autrice.

[309] Come risulta da una lettera a Domenico Gnoli del 3 Ottobre 1899, Vittoria Aganoor si trovava aTarcento, in provincia di Udine, ospite della sorella Elena dal 20 Settembre, (AGANOOR,Lettere aDomenico Gnoli , p. 189).

[310] Si tratta forse di Francesco Santamaria-Nicolini (1830-1918), magistrato, senatore del Regnod’Italia e ministro della Giustizia.

[311] Lettera su carta listata a lutto e decorata sulla prima facciata da un rametto d’erba dorato eapplicato sul foglio con la colla. La lettera inoltre è stata contrassegnata con una C scritta con inchiostroblu da mano diversa da quella dell’autrice.

[312] Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre è stata contrassegnata con una A all’interno di uncerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dell’autrice.

[313] Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre è stata contrassegnata da una C all’interno di uncerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dell’autrice.

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[314] Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre è stata contrassegnata da una B circondata da uncerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dell’autrice.

[315] Ancoraè sottolineato due volte nel manoscritto.

[316] Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre è stata contrassegnata con una A all’interno di uncerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dell’autrice.

[317] Tantoè sottolineato quattro volte nel manoscritto.

[318] Lettera su carta listata a lutto. La lettera è stata inoltre contrassegnata con una C circondata da uncerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dell’autrice.

[319] In una lettera da Venezia del 6 Marzo 1901 all’amica Neera la poetessa racconterà quale era lasua situazione di vita quotidiana con la sorella Maria:La sorella con cui vivo, sempre un po’ “malatadi nervi”… ora ha frequenti scoppi d’irritazione contro di me, che mi fanno molto male, e mentrela mia salute sento che se ne va, e mentre mi dico spesso che così non può durare, ecco che ellatorna calma, e mi parla come nulla fosse e talora anche mi chiede scusa, e io ricado sotto latortura quotidiana… E ancora qualche giorno più tardi, il 13 Marzo dello stesso anno, le spiegherà chela suapovera sorella è “malata di nervi”, non “tanto” ora perché si debbano prendereprovvedimenti “radicali”, e non tanto poco da permettere una vita “normale”. Talora ècalmissima e “ragionevolissima”, ma a quando a quando, “per nulla”, inveisce contro me e siesalta in modo inquietante, e quelle “scene” mi lasciano “malata” proprio.(ARSLAN,Un’amicizia tra letterate , pp. 55 e 56).

[320] La Aganoor aveva già annunciato a Domenico Gnoli la sua decisione di pubblicare finalmente involume le sue liriche nella lettera da Tarcento del 3 Ottobre 1899:Vi ho detto che mandai finalmente alTreves il manoscritto delle mie liriche? Feci man bassa prima sulla raccolta e il Treves trovò cheson poche. Ma è dunque la “quantità” cui l’editore bada? (AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli, p. 189). Ilvolumetto del quale parla la poetessa è: VITTORIA AGANOOR,Leggenda eterna ,Milano, Treves, 1900.

[321] Carducci, amico dei Pasolini, scrisse l’epigrafe di Pietro Pasolini, (GIOSUE’ CARDUCCI,Opere, voll. I-XXX, Bologna 1935-1940; XXVIII, 354).

[322] Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre è stata contrassegnata con una B all’interno di uncerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dell’autrice.

[323]  Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre è stata contrassegnata con una B circondata da uncerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dell’autrice.

[324] Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre è stata contrassegnata con A all’interno di uncerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dell’autrice.

[325] A lui la poetessa accennerà ancora nella sua lettera a Marina Baroni del 23 Dicembre 1900.

[326] Nei mesi di Gennaio e Febbraio del 1900 l’Italia, come la Francia ed altri paesi, venne investita daun’epidemia di influenza che, pur non essendo letale come lo sarà quella del 1918, colpì moltissimepersone costringendo alla chiusura di scuole, teatri, negozi e altri luoghi pubblici, mentre gli ospedalifurono intasati dai numerosi ricoveri. Stando alle cronache dell’epoca più di quattromila persone caddero

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ammalate contemporaneamente nella sola Roma, compresi il re e la regina; a Padova il quotidianoIlVeneto oltre a dare notizia del progredire dell’influenza in città giunse anche a tenere un diario giornalierodei personaggi in vista colpiti dalla malattia e dei loro progressi nella guarigione, (Il Veneto,Gennaio-Febbraio 1900).

[327] Antonietta Giacomelli (1857-1950), nipote di A. Rosmini e G. Bonomelli, abitava a Venezia a S.Trovaso, come scrive la stessa Aganoor allo Gnoli. Ella aveva fondato a Roma laSocietà per il bene e larivistaL’ora presente per diffonderne i principi. Probabilmente la poetessa si riferisce al libro che laGiacomelli aveva da poco pubblicato col titoloA raccolta , (ANTONIETTA GIACOMELLI,Araccolta , Milano 1899). Un giudizio della Aganoor sul volume si trova in una lettera allo Gnoli del 14Febbraio 1900:Sì la Giacomelli mi disse di avervi scritto; sarei contenta se poteste dirle qualcosadi gentile riguardo al suo libro nel quale io trovai alcune pagine piene d’una viva e vera “sete dibene” che mi commossero. (AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , p. 178; l’indirizzo dellaGiacomelli si legge invece a p. 185).

[328] Si tratta probabilmente della moglie del conte Carlo Remondini, che Vittoria Aganoor ricordadivertita in una lettera allo Gnoli del 18 Agosto 1898:Vidi solo il conte Carlo Remondini, con la suaeterna caramella conficcata nell’occhiaia sinistra, il quale venne ad “inchinarmi” tutto piegato indue e con le braccia penzoloni; una comicissima caricatura. (AGANOOR,Lettere a DomenicoGnoli , p. 43).

[329] Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre è stata contrassegnata con una A circondata da uncerchietto scrittacon inchiostro blu da mano diversa da quella dell’autrice.

[330] E’ il marito della già citata Rosanna Marcello e il figlio di Andriana Zon Marcello.

[331] Il 9 Marzo 1900 cadeva il primo anniversario della morte della madre della poetessa, GiuseppinaPacini Aganoor, ed ella aveva intenzione di recarsi a Basalghelle perché lì nel piccolo cimitero era statasepolta.

[332] Lettera listata a lutto. La lettera inoltre è stata contrassegnata con una C all’interno di un cerchiettoscritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dell’autrice.

[333] Si riferisce alla prossima pubblicazione di AGANOOR,Leggenda eterna , Milano,Treves, 1900.

[334]Così scriveva anche allo Gnoli:Ora vi dirò che il 21 debbo essere a Firenze per lacommemorazione del monumento funebre a S. Felice a Ema del povero Nencioni , ma poi, sempreal poeta romano, il 7 Aprile 1900, scriveva:hanno rimandata la commemorazione del poveroNencioni, e noi pure abbiamo rimandato la partenza, (AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , p.187). Per il ricordo della commemorazione del Nencioni e della mesta partecipazione della poetessa siveda la recensione di Angelo Orvieto al volume della AganoorLeggenda eterna nella rivistaIl Marzocco, IV, n. 20, 20 Maggio 1900. Nel numero del 13 Maggio 1900 di questa stessa rivista interamentededicato a Enrico Nencioni, Vittoria Aganoor aveva pubblicato una poesia scritta per il letteratofiorentino intitolataVisione ,(AGANOOR,Poesie , p. 386).

[335] Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre è stata contrassegnata da una A circondata da uncerchietto scritta con inchiostro blu da mano diversa da quella dell’autrice.

[336] La sottolineatura è tripla nel manoscritto.

[337] Emilio Treves (1834-1916) fu senza dubbio il maggior editore del tempo e pubblicò anche il

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volume di poesie di Vittoria Aganoor, la quale però non aveva un’alta opinione di lui. Giudizi piuttostoduri si possono leggere in diverse lettere da lei inviate a Domenico Gnoli, (AGANOOR,Lettere aDomenico Gnoli , pp. 25, 81, 169, 224).

[338] Allo Gnoli, che in una sua lettera le parlava del Pascarella, al quale era stata legata da una strettaamicizia, Vittoria Aganoor aveva risposto il 25 Settembre 1898 un po’ infastidita:… parlate lungamented’un tale che mi è diventato “da lunghi anni” indifferentissimo, e del quale, “tutt’al più” avreisolo voluto saper un incidente, la ragione “vera” del suo “completo oblio”. Ora non m’importapiù nemmeno questo, e se lo rivedessi domani sono “certissima” che gli stenderei la manosorridendo e senza ombra di rancore, o solo con un po’ più di diffidenza. (AGANOOR,Lettere aDomenico Gnoli , p. 66)

[339] Lettera su carta listata a lutto.

[340] Lettera dalla datazione incompleta e mancante di busta, ma il 9, a quanto sembra, non può cheessere del mese di Agosto dell’anno 1900 per due riscontri temporali abbastanza fondati che siintrecciano con quanto la poetessa aveva scritto nella sua missiva da Cava dei Tirreni del 19 Giugno1900: 1)in una lettera della Aganoor, da Venezia del 16 Luglio 1900 indirizzata all’amica Neera, si leggeche ella aveva l’intenzione di recarsi a Varallo Sesia il 25 o il 26 Luglio per rimanervi circa un mese per lasua cura, (ARSLAN,Un’amicizia tra letterate , p. 52); 2)in un’altra sua inviata a Domenico Gnoli, daTarcento del 22 Settembre 1900, la poetessa afferma invece di essere ospite nella casa della sorellaElena dal 5 Settembre e che ci sarebbe rimasta fino a metà ottobre, (AGANOOR,Lettere a DomenicoGnoli , p. 208).

[341] Lettera su carta listata a lutto.

[342] Maiè sottolineato tre volte nel manoscritto.

[343] Umberto I°, re d’Italia, (1844-1900) venne appunto assassinato dall’anarchico Gaetano Bresci aMonza mentre assisteva ad una festa sportiva. Egli aveva sposato la cugina Margherita di Savoia.

[344] Gemma Ferruggia (1868-1930) fu pubblicista e scrittrice di romanzi, tra le sue opere:Folliemuliebri ,Il mio bel sole,Verso il nulla,La nostra vera Duse. La poetessa qui fa riferimento aGEMMA FERRUGGIA,“Leggenda eterna” di Vittoria Aganoor , articolo pubblicato inRassegnaNazionale , n. 114 (1900).

[345] Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre è stata contrassegnata con una C scritta coninchiostro blu da mano diversa da quella dell’autrice.

[346] Veneziaè stato scritto dalla Aganoor sopraTar , correggendo probabilmente le prime tre lettere diTarcento .

[347] Lettera su carta listata a lutto.

[348] Lettera non datata e senza busta. La carta listata a lutto la colloca abbastanza sicuramente dopo lamorte della madre. Inoltre una lettera della Aganoor da Bassano del 22 Ottobre [1900] indirizzata aDomenico Gnoli sembra potersi assumere come termine post quem per la sua, seppure approssimativa,datazione. Si può infatti forse ipotizzare che la poetessa, dopo l’arrivo a Rezzonico dalla Baroni intorno al20 Ottobre, vi sia rimasta qualche giorno, poi sia dovuta passare per qualche motivo a Tarcento a casadella sorella Elena, da dove avrebbe scritto e spedito questa lettera, e quindi abbia fatto definitivamenteritorno a Venezia, il 28 Ottobre.

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[349] Lettera su carta listata a lutto. Qualcuno, forse un archivista, ha scritto a matita1898 o 1899 .

[350] Questa lettera porta una data incompleta, ma alcuni elementi fanno propendere per il 1900: 1)lapromessa della Aganoor, nella lettera del 16 Ottobre 1900, di andare ospite dalla Baroni intorno al 19 oal 20 di Ottobre 1900; 2)il fatto che questa lettera sia stata scritta la sera stessa del ritorno della poetessaa casa propria, come si deduce dalla lettura del testo unito all’accenno, nella lettera del 30 Ottobre 1900,ad una missiva della contessa bassanese speditale prima di ricevere la sua, cioè probabilmente proprioquesta redatta il 28 Ottobre sera e partita, per ovvi motivi, il giorno seguente. 

[351] Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre è stata contrassegnata con una B scritta coninchiostro blu da mano diversa da quella dell’autrice.

[352] Del Santamaria suo ospite Vittoria Aganoor parla anche in una lettera a Domenico Gnoli del28/30 Novembre 1900, (AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , pp. 214-215).

[353] La lettera è stata contrassegnata con una A scritta da mano diversa da quella dell’autrice.

[354] La lettera è stata contrassegnata con una B scritta con inchiostro blu da mano diversa da quelladell’autrice.

[355] Il foglio presenta qui una piccola lacerazione.

[356] Forse è la moglie di quel Corrado Ricci (1858-1934), erudito e storico dell’arte, che fu direttoregenerale delle Antichità e Belle Arti dal 1906 al 1919 e che la Aganoor ricorda nella sua lettera a Gnolida Venezia del 22 Dicembre 1898:Avete visto nella “Rivista Moderna” quei miei versi? È il primonumero e sono in compagnia di Capuana e Corrado Ricci, vedete che non è poi un “giornalucolo”(AGANOOR,Lettera Domenico Gnoli , p. 112).Si tratterebbe dunque dell’Elisa Ricci, citata dallapoetessa in una lettera sempre diretta a Domenico Gnoli del 10 Luglio 1900 (p. 204), che nel 1931pubblicheràMille santi nell’arte con una prefazione del marito, (ELISA RICCI,Mille santi nell’arte ,Milano 1931).

[357] Cantalamessa Giulio (1846-1924), amico fraterno di Domenico Gnoli col quale Vittoria Aganoorcorrispondeva assiduamente, conobbe la poetessa a Vena D’oro nel 1898 e ne divenne un fervidoamico. Egli fu pittore e critico d’arte; diresse la Galleria Estense di Modena, le Gallerie di Venezia equindi la Galleria Borghese di Roma.

[358] Maria Pezzè Pascolato (1869-1933), figlia del letterato e uomo politico Alessandro Pascolato(1841-1905), era pedagogista e traduttrice.

[359] Lettera su carta listata a lutto. La lettera inoltre è stata contrassegnata con una E scritta coninchiostro blu da mano diversa da quella dell’autrice.

[360] Anche la poetessa aveva contribuito con un suo componimento, si veda a questo proposito lalettera da Cava dei Tirreni del 9 Agosto 1899.

[361] Si tratta del romanzoPiccolo mondo moderno .

[362] La lettera è stata contrassegnata da una F scritta con inchiostro blu da mano diversa da quelladell’autrice.

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[363] L’intenzione di visitare l’Umbria era già stata preannunciata dalla Aganoor in una sua lettera del 5Gennaio 1901 all’amica Neera:Questa primavera io potrei, andando a Napoli, passare per Roma efermarmivi qualche giorno. Vi sarai ancora? Ho anche l’idea di fare un giretto per l’Umbria…(ARSLAN,Un’amicizia tra letterate , p. 54). Effettivamente la poetessa vi si recò i primi giorni diMaggio, come risulta da una lettera a Giulio Orsini (non ancora identificato dall’interessata con DomenicoGnoli) da Venezia del 30 Aprile 1901:Ora sto per partire per Perugia, ove scendo allo “HotelBruffagni”, (AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , p. 220). Per le implicazioni pre-matrimoniali diquesto viaggio della Aganoor a Perugia si veda la nota della Marniti all’appena citata lettera, pp.348-349.

[364] E’ Francesco Ierace, professore e scultore, ricordato anche dal Carducci in una sua lettera aSilvia Baroni Pasolini, (CARDUCCI,Lettere , XXI, 6004).

[365] A tale proposito si veda la lettera da Napoli del 18 Maggio 1899.

[366] La lettera è stata contrassegnata con una G scritta con inchiostro blu da mano diversa da quelladell’autrice.

[367] Si tratta di Achille de Giovanni (1838-1916), clinico dell’Università di Padova e fondatore dellaLega nazionale contro la tubercolosi ; fu volontario garibaldino e senatore del Regno d’Italia dal 1902.

[368] Lettera dalla datazione incompleta, ma l’anno sembra essere il 1901. Infatti depongono a favoredi questo anno sia la carta da lettera simile alla precedente, sia alcuni particolari del testo, e soprattuttol’accenno della Aganoor a voler partire lunedì 19 Agosto per Cava dei Tirreni, data che si è verificatoessere stata effettivamente un lunedì nel 1901. Inoltre sosterrebbero questa datazione anche una letterainviata dalla poetessa a Domenico Gnoli da Castellamare di Stabia del 14 Agosto 1901, (AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , pp. 226-227), e l’allusione al viaggio della figlia della Baroni a Napoli, chesi trova più avanti in un’altra lettera indirizzata all’amica bassanese del 7 Ottobre 1901. 

 

[369] Cartolina postale italiana (carte postale d’Italie) illustrata con un particolare della Badia di Cavadei Tirreni e mancante dell’angolo destro in alto; la lacerazione, piuttosto estesa, interessa solamenteparte dell’illustrazione e lascia integro lo scritto. Leggibili sono l’indirizzo:Contessa Marina Baroni – Ca’Rezzonico – (Veneto) Bassano ; e due dei tre timbri:Cava dei Tirreni (Salerno) – 3 Sett. 901 eBassano (Vicenza) – 5 Sett. 901 .

[370] Lettera contrassegnata da una C scritta con inchiostro blu da mano diversa da quellea dell’autrice.

[371] Il giorno prima, il 6 Ottobre, Vittoria Aganoor aveva scritto annunciando il suo fidanzamento el’imminente matrimonio anche a Domenico Gnoli, esprimendo, tra l’altro, preoccupazioni eraccomandazioni simili a quelle che si trovano in questa lettera alla Baroni:

Amico buono,

Voi avete tutte le ragioni e di lagnarvi del mio silenzio e delle brevi cartoline, ma quando io vidirò che in quest’ultimo tempo io ho preso una delle più gravi, anzi la “più grave” decisione dellamia vita, voi mi perdonerete. Ne ho appena parlato con le sorelle e ora, “subito dopo loro”, lodico a voi. Io sono fidanzata e mi sposerò prima che termini quest’anno. La notizia susciteràcanzonature e chiose poco benevoli e ironie e disapprovazioni, e però non lo dirò “agli altri” cheil più tardi possibile. Lo dirò fra pochi giorni a qualche “intimissima” amica, e vecchio amico di

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casa… Chi sposo? Guido Pompilj, un nobile carattere che mi ha creduta degna di esserglicompagna per quel resto di via che ancora ci rimane a fare nella vita. Voi forse lo conoscete espero mi approverete. … S’intende che le “canzonature” cui accennavo e che comincerannoappena si sappia la cosa riguarderanno la mia età che generalmente non è la indicata di più per lenozze. E’ inutile raccomandarvi che “per ora” non ne parliate con “nessuno”.(AGANOOR,Lettere a Domenico Gnoli , pp. 230-232). Ella informò del suo matrimonio anche l’amica letterataNeera il 14 Ottobre 1901, (ARSLAN,Un’amicizia tra letterate , p. 60), e il 19 delle stesso mese, persuo incarico, la sorella Virginia metteva al corrente dell’evento anche l’amica Elisa Salvadego Cavalli,(CAVALLI,Spigolature dall’Epistolario Aganoor , III, p. 17). 

[372] Guido Pompilj (1856-1910), perugino, letterato e uomo politico, fu deputato del Regno d’Italia eper due volte ricoprì la carica di sottosegretario, la prima alle Finanze (1900-1901) e la seconda agliEsteri (1906-1909). Inoltre fu delegato plenipotenziario italiano alla prima e alla seconda conferenzainternazionale per la pace dell’Aja (1907) mettendosi brillantemente in luce per le sue capacità. A lui sideve l’opera di bonifica del lago Trasimeno, che la Aganoor canterà in un suo componimento poeticoricordando l’azione del marito. Il Pompilj si ucciderà sul cadavere della moglie l’8 maggio 1910.

[373] Cartolina postale (RISPOSTA) non illustrata; indirizzo:Alla Contessa Marina Baroni – Bassano(Veneto) ; timbri:Venezia, 25-10-01 (due identici);Bassano (Vicenza), 25-10-01 .

[374] Si tratta probabilmente di Augusto Murri (1841-1932), clinico illustre, professore dal 1874 al1916 all’Università di Bologna. Fu uno dei più grandi medici del suo tempo.

[375] Lettera dalla datazione incompleta. La mancanza dell’anno può forse imputarsi alla fretta con laquale fu scritta, la stessa Aganoor si scusa per questo con l’amica bassanese. Tuttavia la frettolosamissiva sembra proprio ricollegarsi alla cartolina postale precedente, sempre inviata da Venezia, del 24Ottobre 1901. 

[376] Cartolina postale italiana (Carte postale d’Italie); indirizzo:Alla Contessa Marina Baroni – Ca’Rezzonico – Bassano (Veneto) ; timbri:Venezia (Ferrovia), 9-11-01 (due identici);  Bassano(Vicenza), 9-11-01 .

[377] L’anno in cui fu spedita la cartolina postale si ricava dai timbri.

[378] La cifra 28 è stata scritta dall’autrice correggendo un sottostante 18.

[379] Cartolina postale italiana (carte postale d’Italie); indirizzo:Alla Contessa Marina Baroni – CaRezzonico – Bassano (Vicenza) ; timbri:Venezia (Ferrovia), 12-11-01 (due identici);Bassano(Vicenza), 13-11-01 .

[380] Probabilmente si tratta di S. Zenone degli Ezzelini (TV), una località non molto lontana daBassano del Grappa. Vittoria Aganoor ricorderà questo luogo, in cui doveva aver trascorso splendidimomenti insieme all’amica, anche nella lettera da Perugia dell’8 maggio 1903, sempre indirizzata allaBaroni.

[381] La lettera è stata contrassegnata con una A scritta con inchiostro blu da mano diversa da quelladell’autrice.

[382] Nel plico della corrispondenza di Vittoria Aganoor a Marina Baroni non vi è traccia di questabreve missiva.

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Page 238: Aganoor Lettere Di Amicizia

[383] La felicità ha un prezzo da pagare secondo la Aganoor: un pensiero venato di pessimismo che nonla abbandona anche nei migliori momenti della sua vita, quasi per lei fosse una sorta di predestinazione.All’amica poetessa Neera, il 26 Gennaio 1902, raccontandole della malattia del novello sposo, scriverà:Ora è tornato il sereno, ma tremo sempre, giacchè vi è qualcosa nel mio destino che non miconsente riposo , (ARSLAN,Un’amicizia tra letterate , p. 61).

[384] La sottolineatura è tripla nel manoscritto.

[385] Nel plico della corrispondenza di Vittoria Aganoor a Marina Baroni non sono conservate letteredel 1902 anteriori a questa.

[386] La sottolineatura è tripla nel manoscritto.

[387] Cartolina postale italiana (carte postale d’Italie); indirizzo:Alla Contessa Marina Baroni – Ca’Rezzonico – Bassano (Veneto) ; timbri:Perugia, 22-9-02 (due identici);Bassano (Vicenza), 23-9-02 .

[388] Cartolina postale italiana (carte postale d’Italie); indirizzo:Alla Contessa Marina Baroni – Ca’Rezzonico – Bassano (Veneto) ; timbri:Perugia, 26-9-02 (due identici);Bassano (Vicenza), 27-9-02 .

[389] Come si comprenderà leggendo la lettera seguente, il marito della poetessa, Guido Pompilj, avevacontratto il tifo.

[390] Lettera su carta con stemma e intestazione dell’albergo.

[391] Non vi è traccia di questacorrispondenza tra le lettere di Vittoria Aganoor a Marina Baroni.

[392] Si riferisce alla seconda edizione del suo volume di poesie intitolatoLeggenda eterna ,(VITTORIA AGANOOR,Leggenda eterna , Torino, Roux e Viarengo, 1903).

[393] Lettera scritta su carta azzurra.

[394] Si tratta della poesia intitolataPrimavera , eccone il testo tratto da AGANOOR,Poesie , pp.204-205:

Primavera

E ancora l’apettata ecco discende,

rotte le tende – alla caligin tarda,

e svogliata sogguarda

l’Alpi che tuttavia la neve imbianca.

Levansi a lei voci imploranti e lieti

cori, ma errando va pallida e stanca

via dal tedio degl’inni consueti.

 

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Page 239: Aganoor Lettere Di Amicizia

Li sa, li sa, gli eterni madrigali

di rose e d’ali – di trilli e di raggi,

e i languidetti omaggi,

 che gli echi ristornellano alle brezze,

 dei vati innamorati e sospirosi.

Sogna ella invece le superbe altezze

e i fioriti di stelle ermi riposi

 

d’onde scese alla vana aspra fatica

dalla nemica – sorte a lei commessa;

all’opera indefessa

di schiuder gemme sugli aridi bronchi,

d’infonder succhi e di sanar ferite;

nei germi, nelle radiche e nei tronchi

pigri, incitando le rideste vite.

 

Da millenni e millenni ella sen viene

alle terrene – noie l’Immortale,

e dello stesso male

trova il mondo intristito e sonnolento.

Mette, a ridar le gagliardie perdute,

gioia nel sole e pollini nel vento,

ma sa che breve è il riso e la salute.

 

Sa che il sonno ritorna. Ella il profondo

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Page 240: Aganoor Lettere Di Amicizia

morbo del mondo – non vince o consola

che per un’ora sola.

Poi di nuovo le febbri arse del cielo

estivo, e l’agonia d’autunno, e il forte

 urlo dell’Aquilone, il buio, il gelo,

e lo squallore, l’inverno, la morte.

[395] Anche qui, come nella lettera precedente, la poetessa si riferisce alla seconda edizione del suovolume di poesie intitolatoLeggenda eterna .

[396] Per il testo della poesia si veda AGANOOR,Poesie , pp. 254-257.

[397] Probabilmente Vittoria Aganoor si riferisce al clamoroso delitto di cui si rese protagonista il figliodel notissimo medico Augusto Murri, Tullio. Questo medico ella lo conosceva, oltre che per la sua fama,anche perché aveva visitato la sorella Maria, come risulta dalla cartolina alla Baroni del 24 Ottobre 1901.

[398] Nella poesia intitolataA mio padre si leggono infatti i seguenti versi:

Se ti venia di qualche atroce caso

Narrato, e fosse pur lunge ed ignoto

A te l’oppresso dalla sorte, e buono

O tristo fosse, acutamente, come

D’un tuo dolore, d’un’angoscia tua

N’eri commosso; e concitato, e tutto

Acceso in volto ripetendo andavi:

Meglio, o meglio, Signor, non esser nato,

E tanti strazi, e tanti obbrobri, e tante

Viltà, Signore, ignorerei! – Pentito

Poi di quelle parole e con dimessa

Fronte, aggiungevi: -Sia compiuto il vostro

Voler; Signore!

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Page 241: Aganoor Lettere Di Amicizia

(AGANOOR,Poesie , pp. 130-134; p. 132 ).

[399] Nelle lettere della sua corrispondenza con Marina Baroni, Giuseppina Pacini, madre dellaAganoor, si lamenta spesso della grande fatica in termini di energia, tempo e preoccupazione cherappresentava la gestione di una famiglia numerosa e impegnativa come la sua. In particolare in una suamissiva del 1884 da Basalghelle, trascritta in appendice, aveva scritto all’amica bassanese:… il fatto èche chi è a capo di numerosa famiglia come è la mia, è schiavo, dipende d’ognuno de’ suoi, ècostretto a sagrificare ogni pur giusto e santo desiderio ecco . (Epistolario in corso, XII. 1. 3034).

[400] Lettera su carta intestataRicordo del Congresso Medico Nazionale Umbro (4-5 Ottobre 1903)e, sotto l’intestazione, illustrata con una piccola veduta di Passignano sul Trasimeno (PG).

[401] Questa parola presenta una piccola abrasione, che non impedisce la semplice integrazione.

[402] Nel piccolo cimitero di Basalghelle, frazione del comune di Mansuè, vicino a Oderzo (TV), c’erala tomba di famiglia degli Aganoor e qui erano stati sepolti il padre e la madre della poetessa.

[403] Allude alle parole che soleva ripeterle la madre quando era ancora in vita; a questo proposito sivedano anche le lettere da Venezia del 9 Agosto e del 12 Novembre 1899.

[404] Cartolina postale (carte postale-Postkarte) con illustrazione deLe Alpi Svizzere illustrate dal“GALA PETER” ; indirizzo:Alla Contessa Marina Baroni – Ca’ Rezzonico – Bassano (Veneto) ;timbri:Perugia (la data è illegibile);Bassano (Vicenza), 5-12-03 .

[405] Giuseppe Zanardelli era morto il 26 Dicembre 1903 all’età di 76 anni, fino a due mesi primaaveva presieduto il Consiglio dei ministri del governo del Regno d’Italia.

[406] La poesia venne pubblicata in volume dal Grilli con la sola variante segnalata, (AGANOOR,Poesie , p. 392).

[407] Cartolina postale (Post Card-Postkarte-Carte postale-Union postale universelle) illustrata conVenezia, Pal. Ducale-Scala dei Giganti e lacerata all’angolo superiore destro. La lacerazione interessain piccola parte il testo. Indirizzo:Contessa Marina Baroni – Ca’ Rezzonico – Bassano (Veneto) .Timbri:Venezia (Ferrovia), 4-3-04 ;Bassano (Vicenza), 4-3-04 ; il terzo timbro è stato asportato dallalacerazione.

[408] Cartolina postale italiana (Carte d’Italie); indirizzo:Alla Contessa Marina Baroni – Ca’Rezzonico – Bassano (Veneto) ; timbri:Perugia (la data è illegibile);Bassano (Vicenza), 29-2-04 .

[409] Telegramma urgente; provenienza:Venezia scalo, 5-3-04, ore 9.15 ; destinazione:Bassano,Contessa Baroni ; ricevuto il5-3-04, ore 10.40 ; rimesso al fattorino per la consegna:ore 10.50 ; timbrodell’ufficio telegrafico:Bassano (Vicenza), 5-MAR.-04 .

[410] Biglietto.

[411] Questa missiva della Aganoor è datata in maniera incompleta, ma l’accenno al telegramma inviatola mattina dello stesso giorno dalla poetessa all’amica ne giustifica la collocazione qui.

[412] Cartolina postale italiana (Carte postale d’Italie); indirizzo:Alla Contessa Marina Baroni – Ca’Rezzonico –Bassano ; timbri:Perugia (la data è illeggibile);Bassano (Vicenza), 25-3-04 :

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Page 242: Aganoor Lettere Di Amicizia

[413] E’ la madre della Aganoor, Giuseppina Pacini.

[414] La sottolineatura è tripla nel manoscritto.

[415] La sottolineatura è tripla nel manoscritto.

[416] Lettera su carta illustrata da un ritratto di Vittoria Aganoor.

[417] I tre aggettivi sono sottolineati ingradatio crescente nel manoscritto, cioè il primo una volta, ilsecondo due e il terzo tre.

[418] Knutè un termine russo che indica uno strumento di tortura, usato nella Russia zarista fino al 1845,formato da diverse striscie di cuoio attaccate ad una manico di legno e terminanti con ganci o punte.

[419] Pio X, papa e santo, al secolo Giuseppe Melchiorre Sarto (1835-1914) di Riese in provincia diTreviso detto poi in suo onore Riese Pio X. Per notizie sul suo operato come pontefice si vedaAUGUST FRANZEN,Breve storia della Chiesa , Brescia 1991, pp. 361-364.

[420]-Telegraficamenteè sottolineato due volte nel manoscritto.

[421] Probabilmente nella foga dello scrivere la poetessa ha saltato una sillaba.

[422] Lettera scritta su carta quadrettata.

[423] La sottolineatura è doppia nel manoscritto.

[424] Moltoè sottolineato due volte nel manoscritto.

[425] La sottolineatura è doppia nel manoscritto. Non è facile dire che cosa si intendesse veramenteall’inizio del Novecento perlesione all’aorta , mentre ai giorni nostri significherebbe una malattiacardiaca molto grave e capace di condurre alla morte in poco tempo, se non si intervienechirurgicamente. Tuttavia poiché la sofferenza cardiaca venne individuata mediante auscultazione èprobabile che si trattasse o di una stenosi o di una insufficienza aortica.

[426] Nel plico della corrispondenza di Vittoria Aganoor a Marina Baroni non vi sono lettere del 1906anteriori a questa. Non è pensabile che gli scambi epistolari si fossero così diradati, anche se, come lastessa poetessa afferma, doveva svolgere numerosi compiti che prima gravavano sulle spalle del maritoora assente. È probabile dunque che nelcorpus aganooriano siano andate perdute alcune missive.

[427] La poetessa allude a Giosuè Carducci.

[428] La sottolineatura è tripla nel manoscritto.

[429] Nel plico della corrispondenza di Vittoria Aganoor a Marina Baroni non sono conservate letteredel 1907 anteriori a questa, forse si può ipotizzare anche in questo caso una mutilazione.

[430] Si tratta dellaMostra di antica arte umbra che si tenne a Perugia nel Palazzo dei Priori dal 29Aprile 1907 al 15 Novembre dello stesso anno. Alla mostra intervenne anche la regina Margherita, comeracconta Luigi Grilli:Quando la regina Margherita si recò a visitare l’esposizione di Antica ArteUmbra, l’Aganoor, deputata con altra donna ad accompagnare l’augusta Donna, indossò una“blouse” tutta adorna dei caratteristici tessuti. Appena la regina la vide, notò l’originale

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Page 243: Aganoor Lettere Di Amicizia

indumento e se ne congratulò. Al che pronta ella rispose: “Maestà, è l’insegna della nostra ArsUmbra!”  (GRILLI,Introduzione , in AGANOOR,Poesie, p. XXVI).

[431] Ma in seguito all’amica Neera l’8 Ottobre 1907 scriverà da Monte del Lago:Sono fuggita daPerugia che in questi mesi di “Esposizione”, di congressi d’ogni specie, di pellegrinaggi artistici emondani, era divenuta per me così faticosa da sentirmene malata,(ARSLAN,Un’amicizia traletterate , p. 71). Inoltre sempre da Monte del Lago il 20 Ottobre dello stesso anno ella, rispondendoad una lettera del vecchio amico Francesco Salvadego, scriverà:… il settembre fu, a Perugia, più chemai movimentato per affluenza di visitatori dell’esposizione, di congressi, di diavolerie d’ognigenere ed io, non potendone più e bisognosa di riposo, me ne venni nel romitorio di Monte delLago a cercar quiete e silenzio . (CAVALLI,Spigolature , III, p. 18).

[432] Il marito della Aganoor, Guido Pompilj, era a L’Aja (Olanda) quale delegato italiano allaConferenza per la Pace e l’Arbitrato Internazionale.

[433] AGANOOR,Poesie , p. 285.

[434] Biglietto.

[435] Anche da una lettera di Leopoldo Tiberi a Vittoria Aganoor dell’11 Novembre 1907 risulta che lapoetessa non stava troppo bene in salute:… col più vivo rammarico ho sentito, che Ella non si trovain buone condizioni di salute; mi auguro, che presto si rimetta, specialmente se darà poco ascoltoai medici; solo tenendosi in riposo e godendo dell’aria buona e aperta . (PAOLA PIMPINELLI,Lettere di Leopoldo Tiberi a Vittoria Aganoor ,Bollettino della deputazione di storia patria perl’Umbria , LXX (1973), fasc. I, pp. 41-86; p. 75).

[436] Il poeta Giosuè Carducci, scomparso il 16 Febbraio 1907, era stato amico dei conti Pasolini espesso era stato non solo loro ospite, ma anche della madre della contessa Silvia, Marina Baroni, a Ca’Rezzonico in Bassano. Con la contessa Silvia Pasolini il Carducci aveva inoltre intrattenuto negli anni unacordiale corrispondenza; queste circostanze avevano fatto sorgere delle chiacchiere malevole, già quandoil poeta era ancora in vita. Infatti in una lettera del 2 Dicembre 1905 a Silvia Pasolini il Carducci scriveva:Signora contessa molto amata,  Già fino da ieri il Bacchi della Lega deve aver significato alsignor conte la indignazione mia per quello che il giornale aveva scritto, a proposito di cose mie,su Voi, etc. E, come Voi usate dire, la “pitantana” mi aveva colto sul serio; e chi sa che cosaavrei scritto a quei cialtroni, degno di loro e dell’ira mia; se poi uomini di senno … non miavessero persuaso che erano parole spese inutilmente, e che nessuno badava a quel che era scrittoin quel giornale, e che quella turba di mascalzoni non vale il

 

                                                       … fango che mi lorda i piedi.

 

Vili, dire che Voi siete mossa da “uno scopo occulto di tenerezze devote”, per una onorificenza diCorte! Io non conosco donna superiore a Voi nel disprezzo di simili sciocchezze. E parliamo, allafine, d’altro.(CARDUCCI,Lettere , XXI, 6249)

[437] Cartolina postale italiana (Carte postale d’Italie); indirizzo:Alla Contessa Marina Baroni – Ca’Rezzonico – Bassano (Veneto) ; timbri:Perugia (sezioni riunite), 19-12-07 (due identici);Bassano(Vicenza), 20-12-907 .

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Page 244: Aganoor Lettere Di Amicizia

[438] Biglietto.

[439] La sottolineatura è doppia nel manoscritto.

[440] Cartolina postale-risposta (Carte postale-reponse); indirizzo:Alla Contessa Marina Baroni –Ca’ Rezzonico – Bassano Veneto (Provincia di Vicenza) ; timbri:Perugia, 12-5-08; Bassano(Vicenza), 13-5-08 .

[441] La lettera segnataEpistolario in corso, XII. 3. 3175 è mancante almeno dal 2-4-70, data in cui laperdita venne segnalata dall’archivista.

[442] E’ Ada Palmucci, figlia di Giuseppina Pompilj, madre appunto di Guido Pompilj, che in secondenozze aveva sposato Luigi Palmucci. Ella sarà designata dal fratellastro sua erede universale ed erediteràtra l’altro anche i manoscritti e le lettere che erano stati di Vittoria Aganoor. (ARSLAN-ZAMBON,Inediti aganooriani , pp. 8-9)

[443] In via riservatissimaè sottolineato con una riga rossa molto spessa nel manoscritto.

[444] La poetessa allude allo spaventoso terremoto che il 28 dicembre 1908 distrusse la città diMessina e interessò l’intera zona del suo stretto, provocando circa sessantamila vittime. Il 28 Gennaio1909 la Aganoor scriverà all’amica Elisa Salvadego Cavalli:Puoi figurarti il da fare che diede anche ame il veramente atroce disastro di Sicilia e Calabria; i vecchi amici, poi, ne hanno il dannopeggiore, giacchè è appunto con essi che si fa maggiore affidamento per ottenere indulgenza .(CAVALLI,Spigolature , p. 18).

[445] Pierino, nipote della Baroni e figlio di Silvia Baroni e del conte faentino Giuseppe Pasolini, eramorto giovanissimo qualche tempo prima della madre di Vittoria Aganoor.

[446] Lettera su carta listata a lutto.

[447] Lettera su carta azzurra illustrata sull’angolo sinistro da un quadrifoglio, anch’esso di coloreazzurro.

[448] Questa è l’ultima lettera datata conservata di Vittoria Aganoor a Marina Baroni, l’anno seguente,nella notte tra il 7 e l’8 Maggio, la poetessa morirà dopo aver subito due operazioni chirurgiche per uncancro alle ovaie, e il marito, Guido Pompilj, si suiciderà qualche ora dopo la sua morte perché incapacedi vivere senza di lei.

[449] Lettera a Silvia Baroni Pasolini, figlia di Marina Baroni, in parte in versi e in parte in prosa scrittasu carta intestata con monogramma dorato formato dalle iniziali di Vittoria Aganoor intrecciate emancante di luogo e data nonchè, come tutte le altre, di busta. E’ impossibile determinarne il luogo diprovenienza ed è difficile dire anche in che periodo fu vergata dalla poetessa dati gli scarni e ambiguiriferimenti interni. Il fatto che le iniziali non comprendano la P del cognome del marito farebbepropendere per una collocazione anteriore alla celebrazione del suo matrimonio con Guido Pompiljavvenuto il 28 Novembre 1901 a Napoli.

[450] La sottolineatura è doppia nel manoscritto.

[451] Lettera in versi su cartoncino illustrato da una figura di menestrello posta sul lato sinistro dellaprima facciata del foglio e grande come il foglio stesso. Non si sa se fosse indirizzata alla contessa Marina

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Page 245: Aganoor Lettere Di Amicizia

Baroni o alla di lei figlia Silvia, scherzosamente però, come con la precedente, la poetessa vuole sgridareo l’una o l’altra perché non le rispondevano abbastanza sollecitamente. Difficile è fissare, sia pureapprossimativamente, una data per questa missiva. Da una lettera della Aganoor a Giacomo Zanella si sache nell’Ottobre 1878 gli Aganoor si trovavano a Cava dei Tirreni presso la famiglia Della Corte cheabitualmente li ospitava quando si recavano in questa località, (AGANOOR,Lettere a GiacomoZanella , p. 65). Da un’altra indirizzata all’amica padovana Elisa Salvadego risulta che la famigliavilleggiava nell’Agosto 1880 a Cava dei Tirreni nella Casa Della Corte,un villino delizioso tuttocircondato da vasti terrazzi ombrosi e freschi , come la stessa Vittoria la descriveva, (CAVALLI,Spigolature , I, p. 4). Si può forse quindi azzardare l’ipotesi che la lettera-ballata sia stata composta espedita negli anni in cui la famiglia Aganoor abitò stabilmente a Napoli, tra il 1874, anno della fuga daPadova per la malattia nervosa della sorella Maria, e il 1884, anno del ritorno nel Veneto. 

[452] La poesia, mai pubblicata in volume dalla Aganoor e non accolta nemmeno dal Grilli nel più voltecitato AGANOOR,Poesie complete , è scritta su un foglio a parte non datato, originariamente piegato inquattro per renderlo più piccolo, e non si sa se e a quale lettera fosse allegata. L’archivista che haordinato le lettere lo ha contrassegnato con la stessa segnatura deI cavalli di San Marco (Epistolario incorso, XII. 3. 3066). Il componimento è stato pubblicato recentemente per la prima volta da PatriziaZambon in ARSLAN-ZAMBON,Inediti aganooriani , p. 31.

[453] I puntini si trovano nel manoscritto.

[454] Probabilmente la lettera fu spedita da Padova, visto che fino al 1874 gli Aganoor risiedetterostabilmente in questa città.

[455] E’ Felice Guarnieri, marito della figlia maggiore Angelica dal giugno 1869.

[456] E’ un’importante stazione climatica e idrotermale austriaca situata a 50 Km a sud-est diSalisburgo.

[457] Per l’abate Antonio Stoppani si veda la nota relativa alla lettera di Vittoria Aganoor del 1° Giugno1882 da Napoli.

[458] Probilmente la Pacini l’ha saltato in fase di scrittura senza accorgersene.

[459] Lettera dalla data incompleta: che si tratti degli ultimi mesi del 1884 si deduce dalle notazioniclimatiche interne e dall’accenno della scrivente alla volontà di recarsi a Napolinella prima quindicina diGennaio .

[460] Terenzio Mamiani, conte della Rovere (1789-1885), pesarese, ministro di Pio IX, fu patriota e inseguito senatore e ministro della Pubblica istruzione del Regno d’Italia. Lasciò numerose opere filosofichee storiche, tra cui una postuma intitolataIl papato nei tre ultimi secoli .

[461] E’ l’italianizzazione del nome del famoso poeta e romanziere francese Victor Hugo (1820-1885).

[462] Per Andrea Maffei, che morirà anche lui nel 1885, si veda la nota relativa alla lettera di VittoriaAganoor del 1° Giugno 1882 da Napoli.

[463] Probabilmente la Pacini l’ha saltato in fase di scrittura.

[464] Infatti tra le lettere di Vittoria Aganoor è conservata una sua da Basalghelle datata 10 Ottobre1888, probabilmente proprio quella a cui fa riferimento Giuseppina Pacini.

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Page 246: Aganoor Lettere Di Amicizia

[465] A causa della sbavatura dell’inchiostro non è stato possibile leggere il testo.

[466] Lettera su carta illustrata da una casupola di campagna.

[467]La firma è seguita da un segno incomprensibile nel manoscritto, forse si tratta di un sempliceghirigoro.

[468] Lettera su carta listata a lutto per la recente morte del marito Edoardo Aganoor.

[469] Non è stato possibile leggere a causa della grafia troppo ingarbugliata.

[470] Si vedano a questo proposito le lettere di Vittoria Aganoor da Basalghelle del 4 Ottobre, del 16Ottobre e del 10 Novembre 1892 e quella di Giuseppina Pacini, sempre da Basalghelle, del 6 Novembredello stesso anno.

[471] Damigelle d’onorein inglese.

[472] Guido Pompilj, marito della sorella Vittoria, era malato di tifo come risulta dalle lettere dellapoetessa a Marina Baroni del 21 e del 26 Settembre 1902 da Perugia e del 28 Febbraio 1903 da SanRemo.

[473] Lettera listata a lutto per la morte della sorella Vittoria Aganoor.

[474] Vittoria Aganoor era morta l’8 Maggio 1910 a seguito di un secondo intervento chirurgico perl’asportazione di un cancro alle ovaie. Il marito si suiciderà qualche ora dopo il suo decesso, nella clinicadove ne era stata composta la salma. I due eventi suscitarono grande commozione e sgomentonell’opinione pubblica, come risulta dalla lettura dei giornali dell’epoca. Per le reazioni nella patria dellapoetessa, il Veneto, si vedano gli articoli pubblicati daIl Gazzettino , quotidiano di Venezia, e daIlVeneto ,La Provincia di Padova eLa libertà , tutti e tre quotidiani di Padova, nei giorni 9, 10 e 11Maggio 1910, (Il Gazzettino, XXIV (1910);Il Veneto , XXII (1910);La Provincia di Padova , XI(1910);La Libertà , II (1910).

[475] Lettera mancante del luogo di provenienza, che si ricava dal testo della stessa.

[476] Scritta su carta intestata dell’albergo e illustrata da una vista dello stesso con una didascalia infrancese (L’Hotel, vu du haut du jardin), la lettera manca completamente di data. Non è stato possibilericavare da elementi interni o esterni ad essa una datazione accettabile; forse potrebbe appartenere allafine dell’anno anno 1899 o all’inizio del 1900. Questa eventualità sarebbe possibile se la malattia diFrancesco Mirelli, ricordata da Vittoria Aganoor nella sua lettera alla Baroni da Venezia del 21Novembre 1899, fosse effettivamente la stessa di cui parla qui Virginia Aganoor. 

[477] Lettera su carta listata a lutto per la morte delle sorelle Virginia ed Elena avvenuta nel 1912 apoca distanza di tempo l’una dall’altra e mancante di luogo di provenienza. Forse è stata spedita daBasalghelle, se si tiene presente quanto Angelica Aganoor scriveva ad Elisa Salvadego Cavalli il 23Dicembre 1912:Che dirti, cara Elisa, di questa nuova sciagura? La povera Elena era giàammalata da anni e col suo carattere ribelle ad ogni costrizione, affrettò la catastrofe. Io sento unvuoto orribile intorno a me, ma quando penso alle sue sofferenze, l’animo s’acquieta sapendola inpace finalmente. E c’è qualche momento che l’invidio, perché ora sono in mezzo a responsabilità epensieri gravi. Mary è malata fin dalla primavera; rimasi qui a Basalghelle tre mesi e mi dedicaipiù a lei che ad Elena, ora, oltre a lei, devo pensare alla baraonda di gente che Elena teneva qui

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Page 247: Aganoor Lettere Di Amicizia

ed è un affar serio, te l’assicuro! Ne ho eliminata parecchia, ma in cucina sono ancora in 14 con le4 donne della Mary e tutti abituati a far da padroni. Io che ho i miei affari a Cava dei Tirreni elasciato tutto sospeso, sento a volte la testa che non regge! (CAVALLI,Spigolature , III, p. 19). 

[478] Cartolina postale illustrata da un’immagine di carattere natalizio. Indirizzo:Contessa MarinaBaroni – Palazzo Rezzonico – Bassano ; timbri:Venezia (Ferrovia), 25-12-92 (due uguali) eBassano(Vicenza), 25-12-92 .

[479] La data è stata dedotta dai timbri postali ancora leggibili sulla cartolina.

[480] La cartolina manca di tre angoli, caduti probabilmente a causa dell’usura del tempo. Questoincidente ha provocato lacune nel già breve testo scritto, per alcune delle quali si è tentata unaintegrazionead sensum .

[481] Lettera acefala, mancante quindi di data, di luogo di provenienza e di destinatario.Un’annotazione, di mano diversa da quella dell’autrice, ha scritto in fondo al foglio, a lato della firma enon si sa quando:Aganoor Maria. A ricordo di sua madre. Forse dunque la lettera potrebbe esserestata vergata dopo il 9 Marzo 1899, data della morte di Giuseppina Pacini Aganoor.

[482] La riga di puntini si trova nel manoscritto di mano dell’autrice ed è stata quindi riprodotta.

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