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Anno XXV - Numero 1 - 2012 - Bimestrale di approfondimento dell’Associazione Italiana Genitori L’integrazione possibile Nuove vie per accogliere gli studenti con disabilità nella scuola: l’Osservatorio istituito dal Miur, gli spazi aperti ai Comuni, il ruolo dei genitori Age ONLUS STAMPA 1 numero L’integrazione possibile

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L'integrazione possibile Nuove vie per accogliere gli studenti con disabilità nella scuola: l’Osservatorio istituito dal Miur, gli spazi aperti ai Comuni, il ruolo dei genitori Age

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Anno XXV - Numero 1 - 2012 - Bimestrale di approfondimento dell’Associazione Italiana Genitori

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Nuove vie per accogliere gli studenti con disabilità nella scuola: l’Osservatorio istituito dal Miur,

gli spazi aperti ai Comuni, il ruolo dei genitori Age

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DisabilitàIl cammino

per l’integrazione

EDITORIALE

Largo ai giovani?di Davide Guarneri

Auguri ai 556.000 nati nel 2011.Sono 6.000 in meno del 2010. Molti dicono che l’Italia non sia un paese per giovani, e le cifre sosten-gono in modo eloquente questa convinzione. Il saldo nati/morti nel 2011 è negativo, poiché i morti superano i nati di 32mila unità. Il tasso di natalità per donna si attesta a 1,4 figli, sotto la soglia di 2,1 necessaria per il ricambio generazionale. A situazione immuta-ta, nel 2044 gli over65 saranno il 57,6% della popolazione italiana, mentre oggi sono il 24,6.L’inverno demografico dell’Italia, che è il Paese con la più bassa natalità del mondo, è stato definito apocalittico e questo com-porterà drammatiche conseguenze sul piano sociale, economico, pensionistico e sanitario. Già oggi ogni bimbo che nasce ha sulle spalle oltre quattro adulti e la situazione è destinata a peggiorare se continua questo trend.Non possiamo, da genitori, non preoccu-parci, oggi: perché già oggi il nostro Paese è distratto. Non passa giorno senza dibattiti e notizie sullo spread, sul debito pubblico, sul necessario rigore nei conti. Meno attenzione è riservata ad un’at-tenta valutazione circa l’insostenibilità dell’equilibrio del Paese, che già oggi rivela segni di sofferenza nelle famiglie.Ognuno di noi deve chiedersi cosa stia facendo per il Paese, ma è anche doveroso che si riconosca quanto già ora le famiglie, i geni-tori, fanno per mantenere, istruire ed educare i figli.“Equità nell’imposizione tributaria e nelle politiche tariffarie, con-ciliazione tra famiglia e lavoro, contratti che tengano conto delle relazioni familiari e politiche abitative a misura della famiglia”: sono le proposte contenute nel recente Rapporto sul cambiamento demografico1, redatto dal Progetto culturale CEI, che senza mezze parole, parlando di “incuria degli ultimi quarant’anni”, sottolinea come “finora sono state messe in campo misure sempre selettive e frammentate, mentre l’equità fiscale per la famiglia, unica misura significativa, non è mai stata presa seriamente in considerazione.”Il problema non è solo economico e fiscale, evidentemente. È cul-turale e valoriale: non si crede nella bellezza del vivere e del fare fa-miglia, nella possibilità di futuro, non si ha nemmeno molta fiducia nei giovani. Ed è, conseguentemente, problema sociale ed educativo: già oggi non c’è spazio per i giovani. Lo attesta il tasso di disoccupazione giovanile al 31%, lo attesta l’invisibilità di quell’11% di adolescenti e giovani fra 15 e 24 anni che né lavorano, né studiano. Sono dati purtroppo noti, già rilanciati anche in precedenti pagine di Age-stampa.Più volte, nella nostra rivista, abbiamo scelto di dare spazio ai ra-gazzi e ai giovani. E continueremo a farlo, anche in questo numero, rilanciando esperienze di bene, di positività, di impegno. Come potremmo, da genitori ed educatori, agire diversamente?Nella scuola, nei tavoli locali, nei gruppi di lavoro sulla sanità o sui media noi non “rappresentiamo” esclusivamente i genitori. Non si tratta, infatti, di un gioco fra adulti, di contrappeso fra diverse com-ponenti. In tutti questi ambienti dovremmo persino essere insistenti, chiedendo più impegno e più risorse per l’educazione: siamo infatti sostenuti dalla genuinità dei nostri figli, abbiamo il dovere di parlare un poco anche a nome loro. Per questa ragione continu-iamo a “generare”, per questa ragione, anche nelle associazioni, dobbiamo coinvolgere genitori “freschi”, che possano risvegliare anche noi con le istanze quotidiane dei loro piccoli.Auguri ai bimbi neonati (in casa AGe di qualcuno è giunta notizia), e, insieme a loro, anche alle neonate associazioni.

1 Comitato per il Progetto Culturale, Il cambiamento demografico. Rapporto – proposta, Laterza, Roma – Bari, 2011

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SOMMARIO

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Disabilità, integrazione possibile

Nicolò, il seme della solidarietà

Usr Lazio, invito all’inclusione

Genitori, 10 anni di Fonags

Tornano gli organi collegiali

Miur, la scuola in chiaro

Delegazione Age a Bruxelles

Una tesi sulle scuole genitori

Spazio Age, news dal territorio

•Copie aggiuntive di ageStampa•Eventuali copie aggiuntive della nostra rivista possono essere richieste direttamente alla se-de nazionale.

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1 - 2012 Gennaio-Febbraio

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In copertina gli amici di Nicolò(cfr. articolo alle pagine 6-7)

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Anno XXV - Numero 1 - 2012 - Bimestrale di approfondimento dell’Associazione Italiana Genitori

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Nuove vie per accogliere gli studenti con disabilità nella scuola: l’Osservatorio istituito dal Miur,

gli spazi aperti ai Comuni, il ruolo dei genitori Age

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DisabilitàIl cammino

per l’integrazione

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DisabilitàIl cammino

per l’integrazioneIl nostro Paese ha una storia lunga di sperimentazioni e riflessioni Cosa manca secondo il pedagogista Luigi D’Alonzo, presidente Sipes

Il 30 gennaio 2012 si è insediato presso il Miur l’Osservatorio permanente per l’integrazione degli alun-ni con disabilità. Il ministro è stato molto chiaro, l’obiet-tivo è di monitorare la situazione scolastica italiana per quanto concerne l’integrazione degli allievi con disabi-lità e di proporre soluzioni idonee affinché la persona con problemi possa vivere nel migliore dei modi la sua esperienza scolastica e formativa.

Luigi D’Alonzo è presidente di Pedagogia speciale in Università Cattolica a Milano, una branca del sapere pedagogico che si occupa dell’educazione e dell’inte-grazione delle persone disabili. Il professore è anche il presidente nazionale dell’Associazione nazionale che raccoglie i docenti che si occupano di questa disciplina, la Sipes, Società italiana di pedagogia speciale. In que-sta duplice veste è entrato a far parte dell’Osservatorio.

A lui abbiamo chiesto a che punto siamo nel nostro Paese su questi temi.

«Il modello italiano di integrazione scolastica delle persone con disabilità – spiega D’Alonzo - può vantare un pro-cesso ultratrentennale di sperimentazioni, riflessioni ed elaborazioni teoriche. Nel corso di questo lungo arco temporale, le ricerche e gli studi condotti sul campo hanno consentito non solo la progressiva acquisizione e diffusione di una cultura in-tegrativa, ma anche la realizzazione di stru-menti normativi, amministrativi e didattici sempre più efficaci.

I traguardi raggiunti in questi anni sono stati no-tevoli. Il cammino dell’in-tegrazione ha segnato l’avvio di un generale rinnovamento in ambito pedagogico e culturale,

ed i risultati ottenuti hanno consentito di confermare ed avvalorare l’ipotesi di partenza: per sviluppare piena-mente il proprio potenziale umano, le persone con di-sabilità devono poter vivere, sperimentarsi e relazionar-si all’interno di contesti di normalità, iniziando proprio dalla scuola, fondamentale agenzia educativa».

Ma la strada è ancora lunga…Ad oggi, molto resta ancora da fare. La crisi che

sta investendo su tutti i fronti il nostro Paese, le innu-merevoli difficoltà a cui il sistema scolastico è chiamato a rispondere rischiano di inficiare i sacrifici sinora com-piuti, mettendo in discussione valori e principi umani di inestimabile importanza, tra i quali il diritto, di ogni bambino, di ricevere un’adeguata educazione, indipen-dentemente dalle proprie capacità o dal proprio baga-

glio cognitivo.Queste considerazioni mettono quindi in

evidenza la necessità di continuare a lavo-rare, a ipotizzare nuovi percorsi, strategie, strumenti, affinché il traguardo prezioso dell’integrazione scolastica non venga mai dato per scontato, banalmente ridotto ad un dato di fatto, ma sia una conquista da avvalorare costantemente.

Qual è l’approccio giusto da seguire? Le conquiste effettuate in questi anni, la presenza di soggetti con deficit a scuo-

la, il diritto all’integrazione come valore oramai condiviso, i

servizi esistenti sul territo-rio, l’apertura del mondo del lavoro ai disabili, de-vono rappresentare una base fondamentale per ulteriori conquiste civili e | Luigi D’Alonzo, Presidente Sipes

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sociali. Le preoccupazioni non mancano, soprattutto in una stagione di ristrettezze economiche e di tagli nelle istituzioni scolastiche.

Il problema maggiore è l’incompetenza nel gesti-re in classe le situazioni difficili. Purtroppo non esiste un sistema di formazione continua per gli insegnanti e tutto viene lasciano alla buona volontà del singolo do-cente di partecipare o meno a corsi di aggiornamento.

Un altro elemento importante da sottolineare ri-guarda la figura dell’insegnante di sostegno, che non può essere considerato solamente in relazione all’al-lievo disabile, ma come docente di classe. Come dice la legge, egli è “contitolare” dell’insegnamento e la sua presenza permette di integrare meglio anche gli studenti non disabili. Il sostegno funziona se c’è una progettazione a tavolino insieme agli altri insegnanti e a tutta la comunità educante, dirigente e bidelli compresi.

Quali sono le tematiche emergenti e i problemi maggiori da affrontare?

Le problematiche del sistema scolastico italiano sono notevoli ed il processo di integrazione scolastica degli alunni con disabilità presenta oggi luci e ombre. Tuttavia, occorre anche ricordare come non si possa compiere una riflessione generalizzata ed estendere indistintamente considerazioni o preoccupazioni a tutte le scuole, di ogni ordine e grado. Le ricerche dimostra-no che ove si lavora bene e si opera con competenza e responsabilità all’interno di un team docente collabora-tivo ed unitario, si possono ottenere importanti risultati. L’attuale panorama evidenzia un’integrazione “a mac-chia di leopardo”.

Vi sono, senza dubbio, molti aspetti che meritano particolare attenzione: la formazione dei docenti ed i

percorsi universitari di abilitazione all’insegnamento specializzato, la figura del docente di sostegno, i nuovi bisogni educativi speciali, il dibattito attorno alla realtà, ancora presente, delle scuole speciali; accanto ad essi, la consapevolezza che sia necessario ormai conside-rare il passaggio da una forma di integrazione, della persona con disabilità, ad una pluralità di integrazioni, dell’alunno straniero, del ragazzo con difficoltà specifi-che di apprendimento o di coloro che presentano forme di disagio sociale.

Come rispondere alle paure e alle ansie dei genito-ri che vivono in questa situazione?

I genitori di figli disabili sono chiamati ad affronta-re, sin dai primi anni di vita del bambino, innumerevoli sfide, a scontrarsi spesso con leggi, sistemi ed istitu-zioni, a lottare per ottenere o difendere diritti negati. È fondamentale che essi possano, pertanto, trovare nella scuola e nei docenti, validi alleati nel processo di for-mazione del proprio figlio.

Ma i problemi nella scuola italiana non mancano…I tagli alla scuola pubblica, le difficoltà legate

all’assegnazione dell’insegnante di sostegno, la riduzio-ne delle ore previste per tale docente o per l’assistenza educativa costituiscono una reale preoccupazione per questi genitori, che si sentono incompresi nelle loro legittime richieste ed abbandonati a sé stessi. Diviene allora fondamentale muovere dalla consapevolezza che migliorare l’integrazione scolastica significa migliorare la qualità della scuola nel suo complesso, che occorre ripartire dalla costruzione di un rapporto di fiducia tra scuola e famiglia, prerequisito indispensabile per pro-gettare insieme il percorso educativo del bambino disa-bile. Quanto più si comprenderà l’importanza di questa alleanza, tanto più aumenterà la fiducia dei genitori nei confronti della scuola e quindi gli sforzi comuni rag-giungeranno risultati maggiormente positivi.

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Inclusione, il ruolo dei comuni per l’accoglienza della fragilitàI tagli inflitti agli investimenti scolastici e alla spesa sociale chiedono che livelli istituzionali e civili diano il massimo per garantire i diritti

di Paola Cantoni *

L’inserimento degli alunni disabili nella scuola si gioca sulle dimensioni didattica-formativa e assisten-ziale-relazionale. Solitamente ci riferiamo all’insegnante di sostegno quale motore di inserimento dell’alunno nella scuola, mentre è importante aprire uno sguardo anche alle figure educative il cui compito è la facilita-zione delle relazioni all’interno del gruppo classe e la promozione dell’autonomia. Questi ruoli si giocano su livelli istituzionali diversi; quello statale (insegnante di classe e sostegno) e quello comunale (educatore alle relazioni). I tagli inflitti alla scuola e alla spesa sociale hanno ridotto queste risorse con disinvestimento a danno dell’inclusione e della cultura. In questa situazio-ne è importante darsi degli scenari che aiutino a con-tenere il possibile scoraggiamento, e favoriscano una partecipazione democratica positiva nel ricostruire una società in forte cambiamento.

I Comuni con i propri servizi rappresentano il livel-lo locale più vicino alla famiglia, alla realtà territoriale e civile di cui non possono ignorare la presenza sempre più forte. Questo spinge verso percorsi di corresponsa-bilità di cui il livello locale si fa più facilmente carico.

Esistono esempi di progetti comunali di inseri-mento dell’alunno fragile nella scuola co-costruiti con realtà del terzo settore che offrono elementi di grande qualità come: educatore comunale presente all’avvio dell’anno scolastico, con un monte-ore più alto, ed in continuità con l’anno precedente; stesura del Pei a più mani (scuola, famiglia, servizi specialistici, equipe ente accreditato allo svolgimento del servizio, assistente sociale comunale); competenza professionale spe-cifica, e presa in carico con l’educatore degli aspetti extrascolastici e domiciliari (trasferimento del lavoro sull’autonomia e le relazioni anche a casa, recupero ore in caso di malattia dell’alunno, ecc); controllo reciproco dell’operato dei diversi attori e possibilità per la fami-glia di esercitare il diritto di scelta del professionista e dell’ente accreditato di maggiore fiducia e competenza.

Ciò è possibile quale risultato a catena di proces-si promossi dalla normativa negli ultimi dieci anni con l’avvento dei piani di zona. Tutte le legislazioni regionali contengono un chiaro richiamo all’importanza che i diversi attori sociali possono assumere nella program-mazione del sistema dei servizi per un dato territorio

locale. Ovviamente la cornice non è garanzia di riuscita; infatti il processo di partecipazione si sta realizzando in modo diverso nei vari territori. L’Age contiene in sé molti dei principi sopra enunciati (competenza, vicinan-za, accoglienza, integrazione con altri soggetti, libertà di scelta, ecc); si tratta di capire in base al contesto in cui si è chiamati ad agire quale ruolo è possibile gioca-re. In ogni caso il forte radicamento sul territorio delle nostre sezioni ci avvicina alle istituzioni locali e rende appetibile il nostro punto di vista.

Possiamo quindi agire diversi livelli di partecipa-zione verso gli enti locali. Un livello minimo solo consul-tivo, in cui vengono trasmesse le informazioni raccolte e rielaborate grazie all’attività svolta. In secondo luogo, un livello operativo in cui grazie alle nostre competenze possiamo realizzare servizi e interventi (corsi formazio-ne, servizi estivi, ecc.). Infine, un livello più sostanziale di concertazione in cui l’associazione è presente nei momenti decisionali perché in grado di leggere i nuovi bisogni emergenti della famiglia, di dare maggiore le-gittimità alle decisioni assunte perché condivise, di ri-chiamare al concetto di bene pubblico perché interessa la pluralità dei cittadini. È ovvio che anche l’Age deve promuovere la convergenza di altri soggetti sociali nella costruzione del “proprio” territorio in termini di servizi di accoglienza della fragilità, ma anche dell’offerta alla normalità.

* Consigliere Age delegato per la realtà handicap in famiglia e a scuola

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Il dramma che ha colpito Nicolò ha toccato la vita dei suoi amiciLa storia di giovani che, dopo l’incidente di un loro compagno, si sono mobilitati. Come l’accoglienza della disabilità genera solidarietà

Noi siamo gli amici di Nicolò, che erano in vacanza con lui quella domenica 21 agosto 2011 e ognuno di noi conserva dentro di sé ricordi ed emozioni indelebili di quel dannato giorno. Dopo un anno di lavoro per alcuni e di studio universitario per altri, era finalmente arrivato il momento delle ferie. Come buona regola di ogni studen-te, stagista o lavoratore appena assunto che si rispetti, il primo pensiero è stato “mare bello spendendo poco”. Fu così che la scelta ricadde sulla Puglia, più precisamente sul Gargano. Proprio per questo motivo Nico ci ha rag-giunti da Milano la seconda settimana.

Nicolò è un ragazzo 26enne enigmatico, da scopri-re poco alla volta, che ti può incuriosire con i suoi silenzi, che ti può stupire con riflessioni serie così come con una battutaccia che sdrammatizza ogni cosa. Nicolò si fa beffa degli schemi, è tanto cocciuto quanto pronto ad ascoltare le opinioni altrui, tanto deciso quanto dolce e limpido. Solitamente si dice che è la prima impressione quella che conta: per capire Nicolò ce ne vogliono al-meno dieci. E quando si arriva alla decima, oltre ad aver scoperto un ragazzo in gamba, sorprendente, ci si rende conto di quanto sia facile affezionarsi a lui. Non c’è stato quindi da stupirsi della nostra gioia quando ha ottenuto le ferie e ci ha raggiunti in Puglia. Il secondo giorno di mare tutti assieme siamo andati in una delle baie più ri-

nomate. Classica spiaggia attrezzata per famiglie, classi-ca corsa sulla sabbia che scotta, classico bagno in ma-re, classico gruppi di ragazzini che si tuffano dagli scogli.

Eravamo in acqua a fare il bagno quando Nico ha deciso di tuffarsi da uno scoglio. Alcuni di noi l’hanno visto tuffarsi di testa, ma non riaffiorare. Subito, preoc-cupati, siamo andati a controllare e l’abbiamo soccorso. Nico era cosciente nonostante avesse sbattuto violen-temente la testa sul fondale di sabbia. Istantaneamente abbiamo lanciato l’allarme per chiamare soccorso, i bagnini, un’autoambulanza. Dopo averlo trasportato a riva e dopo essere stato soccorso dal personale medi-co dell’ambulanza, è stato trasportato con un elicottero all’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Gio-vanni Rotondo.

Nicolò ha riportato un brutto trauma alla colonna vertebrale, con lesione del midollo all’altezza cervicale. Dopo tre giorni di ricovero in rianimazione è stato sotto-posto ad un intervento di stabilizzazione della colonna vertebrale e tenuto sotto coma farmacologico. Nella settimana successiva, per supplire alla mancata coordi-nazione respiratoria, è stato sottoposto a un intervento di tracheotomia. Nel periodo trascorso a San Giovanni Rotondo è stato aiutato tramite respirazione e alimenta-zione assistite. Durante questi giorni la famiglia di Nico

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si è mobilitata per ottenere il trasferimento all’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano dove è presente l’Unità Spinale Unipolare, centro all’avanguardia in Italia per le lesioni spinali. Finalmente il 13 settembre Nicolò è stato trasferito con un lungo viaggio in autoambulanza al re-parto di rianimazione dell’ospedale Niguarda per ulteriori cure e accertamenti, e un altro intervento di stabilizzazio-ne alla colonna vertebrale.

Nonostante la pesantezza degli interventi chirur-gici Nico ha mostrato subito voglia di lottare e anche buonissimi, quasi inaspettati, tempi di ripresa. Tre giorni dopo l’intervento è stato già trasferito all’Unità Spinale per iniziare il nuovo percorso di riabilitazione. A causa delle vertebre e del midollo coinvolti la diagnosi medica iniziale è stata di tetraplegia. Tuttavia ci sono già stati molti progressi. In base a un programma studiato su mi-sura, ogni giorno si concentra sulla riabilitazione tramite terapia occupazionale sia da sdraiato che in carrozzina e palestra. Nico riesce a respirare autonomamente e, grazie alla continua fisioterapia e riabilitazione, sta riac-quisendo la mobilità delle braccia. Il nuovo percorso di Nico è appena iniziato, sarà lungo, sicuramente a volte in salita, ma sempre affiancato dalla famiglia e dagli amici. Ci vorranno impegno, pazienza e speranza. E anche tan-to aiuto.

Inizialmente le sue condizioni cliniche, definite cri-tiche, hanno generato in noi panico e sgomento. Non sapevamo come affrontare una situazione simile, che ha inevitabilmente toccato tutti nel profondo. Abbiamo iniziato a valutare la vita con occhi diversi, a riflettere sul suo valore e sul suo significato, senza dare più nulla per scontato. Ci siamo trovati di fronte a una nuova realtà, piena di difficoltà. Tuttavia, col passare del tempo, ci siamo resi conto di quanto la solidarietà, l’amicizia e l’af-fetto siano altrettanto presenti.

Al suo rientro a Milano, il poter stare accanto a Nico e condividere con lui questa realtà ha sciolto in noi quel senso di inadeguatezza e di impotenza che prima ci ap-parteneva. Abbiamo capito che grinta e forza d’animo possono davvero fare la differenza e questo è stato per noi uno stimolo a trasmettere a Nico ancora più coraggio di quanto lui già non dimostri. Sappiamo tuttavia che il nostro affetto non basta: per affrontare ed alleggerire la sua situazione ha bisogno anche di un ingente sostegno economico. In questo modo Nico potrà concentrarsi esclusivamente sul suo percorso e sulle tappe della ria-bilitazione. Purtroppo in questi casi l’assistenza sanitaria italiana non garantisce alla famiglia la copertura comple-ta delle spese e dell’assistenza medica.

In due mesi abbiamo raccolto e sviluppato tanti progetti a sostegno del nostro amico e della sua fami-glia. Proprio con l’intento di creare un primo canale di raccolta fondi e un modo per dimostrare i nostri intenti, abbiamo creato delle spille che hanno come logo l’asso di picche, ossia il tatuaggio preferito di Nico. Questo ge-sto è dettato dal nostro volerlo aiutare al più presto, ma come sappiamo bene, è palliativo, come una goccia in un oceano. La strada da percorrere è lunga e potrebbe essere molto difficile. Nico ha bisogno di noi.

Il libro: Ragazzidisabili a scuoladi gabriele Rossi

È uscita alla fine del 2011 una nuova pubblicazione di Luciano Rondanini, diri-gente tecnico dell’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia Romagna, dedicata al tema della disabilità. Il volume Ragazzi disabili a scuola, pubblicato dalla Casa editrice Maggioli di Ri-mini, è il terzo libro che il dirigente reggiano dedica a questo tema. È un saggio narrativo in cui l’autore ripercorre le tappe più importanti dell’inclusione scolastica dei bambini in situa-zione di handicap, a partire dal Dopoguerra ad oggi, con riferimenti storici anche all’Otto-cento e alla prima metà del Novecento.

Il testo è stato scritto per far conoscere agli studenti del Corso di Laurea dei Scienze della formazione primaria, ai docenti in servi-zio, agli educatori, ai genitori e a tutti coloro che si interessano della vita delle persone di-sabili che cosa è avvenuto nel nostro Paese dagli Anni Sessanta ad oggi. In particolare con due leggi di capitale importanza, la 118 del 1971 e la 517 del 1977, si è avviata l’inte-grazione nelle classi comuni degli alunni con deficit con conseguente soppressione delle classi differenziali e delle scuole speciali. Si è trattato di una vera e propria rivoluzione che ha cambiato la cultura educativa della scuo-la e dei servizi assistenziali, la cultura clinica, ma soprattutto la vita delle famiglie e dei ra-gazzi con disabilità.

In Ragazzi disabili a scuola ci sono molte storie; infatti, l’autore è convinto che la dimen-sione narrativa abbia una forza straordinaria nell’educazione delle persone in situazione di handicap. «Da una storia - sostiene Rondani-ni - spesso si comprende di più che da una diagnosi». Ragazzi disabili a scuola è un libro che apre orizzonti molto ampi; non vengono certamente nascosti i problemi che il nostro modello presenta: reclutamento di personale non sempre preparato, “volatilità” degli inse-gnanti di sostegno con frequenti cambi da un anno all’altro, difficoltà nella gestione di classi spesso molto numerose. Il rischio è che l’integrazione dei ragazzi disabili diventi una sorta di “dentro tutti” con inevitabili situazioni di mero collocamento più che di inclusione. Ciò che fa la differenza è l’integrazione dei sistemi: famiglia, scuola, Asl, enti locali, asso-ciazionismo.

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Age, la richiesta delle istituzioni. Siate mediatori dell’integrazioneAnna Maria Dema dell’Usr Lazio ci invita a creare una cultura dell’inclusione. Raddoppiati in dieci anni gli studenti disabili a scuola

di Emanuela Micucci

Mediazione. Que-sto il valore dell’Age per favorire l’inclusione de-gli studenti con disabi-lità secondo Anna Ma-ria Dema, referente per l’integrazione scolastica all’Ufficio scolastico re-gionale del Lazio e una lunga esperienza come dirigente scolastico. «La maggior parte dei con-tenziosi nasce dalle fami-glie che – spiega -, non essendo addetti ai lavo-ri, chiedono che al figlio venga assegnato il soste-gno che gli spetta (nume-ro di ore, rapporto inse-gnante alunno di 1 a 1). Ma, al di là del sostegno, ai genitori deve interessare che la scuola garantisca al figlio percorsi adeguati di autonomia, socializzazione e apprendimento. L’Age può esercitare una funzione di educazione delle famiglie e della scuola». Nella quoti-dianità della vita scolastica da genitori corresponsabili dell’educazione dei figli.

Tra i banchi, infatti, siedono 191.538 ragazzi disa-bili, secondo il Ministero dell’Istruzione (anno scolastico 2010-11). Il 69,1% con disabilità intellettiva, 4,5% mo-toria, 3,1% uditiva, 1,8% visiva, 21,4% con altro tipo di disabilità. Un incremento del 50,9% negli ultimi dieci anni, il 5% annuo.

L’Age, sottolinea Dema, può aiutare la consapevo-lezza di famiglie e insegnanti a sapere che, per legge, «l’alunno con disabilità è assegnato alla classe, perché è nella classe che si realizza il processo di integrazione. Quindi, la responsabilità educativa del bambino e la sua presa in carico riguarda tutti i docenti della classe». Perché «se un docente curriculare non sa come com-portarsi con l’alunno disabile, i genitori chiederanno sempre più insegnati di sostegno. Se invece è prepara-to sulla disabilità, la pedagogia e la didattica speciale, in alcuni casi le ore di sostegno e le compresenze si potrebbero addirittura ridurre, ad esempio per i bambini che non hanno una disabilità molto grave».

«Molto delicato» il ruolo del presidente del consiglio d’istituto, perché nel definire il piano dell’offerta formativa o l’acquisto della attrez-zature «può favorire un progetto sulla disabi-lità piuttosto che un altro». Infatti, il rapporto Istat sull’integrazione scolastica degli alunni con disabilità nelle primarie e nelle medie nel 2010/11 (www.istat.it) registra più di un quar-to delle scuole non ha postazioni informatiche adatte all’inclusione, soprattutto al Sud.

Appena un terzo dei docenti di sostegno ha frequentato corsi specifici sul loro utilizzo. Nono-stante i progressi, l’abbattimento delle barriere architettoniche è a macchia di leopardo. Un tabù le attività extrascolastiche per quasi la metà de-gli alunni disabili. Ancora più difficile partecipare ai campi scuola, frequentati appena dal 16%.

Eppure, «come confermano le Linee gui-da diramate nel 2009, l’inclusione degli alunni disabili va operata sempre all’interno della clas-se - sottolinea Dema -, tranne per interventi individualizzati condivisi all’interno dei gruppi GLH operativi» formati dal dirigente scolastico,

dai docenti interessanti, dai genitori e dal personale sanitario, che mettono a punto il Piano educativo indi-vidualizzato (Pei) sul percorso formativo dello studente. Del resto, aggiunge, la politica internazionale oggi non parla più solo di inclusione di alunni con disabilità, ma di studenti con bisogni educativi speciali, compren-dendovi anche ragazzi con disturbi specifici dell’ap-prendimento (Dsa), svantaggio socioculturale (come gli stranieri) e con difficoltà comportamentali. «Dovremmo tradurre nella pratica gli impianti teorici eccellenti che abbiamo sull’inclusione - insiste Dema -. Tutto rimanda nelle capacità del dirigente scolastico di organizzare e supervisionare. Il dirigente ha la responsabilità a 360° della scuola e un istituto può essere composto da 2 a 8 plessi.

Ma ha un pool di collaboratori: dai due che si sceglie personalmente, a un responsabile per plesso, a varie funzioni strumentali. Analizzando attentamente i fascicoli dei docenti può valorizzare ciascuna risorsa umana interna», supplendo alle carenze economiche. Mentre nel presentare all’Usr la richiesta del sostegno «deve corredarla di un’adeguata documentazione: non basta il quadro sintetico né il Pei, ma occorrono vari documenti, tutti elencati nella legge 104 e ripresi nella sentenza 80».

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| Anna Maria Dema

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Disabilità, il valore aggiunto delle associazioni dei genitoriL’Age valorizza il sapere che nasce dall’esperienza delle persone disabili per la rielaborazione personale e come spazio di crescita civile e sociale

Alcune associazioni locali hanno maturato da tempo una specifica attenzione e competenza sulle disabilità. Ricordialmo l’esperienza di Age Valli Giudicarie, di Trani, di Ischia. In Veneto è nata Age Speciale, che ci ha donato una pagina del suo calendario 2012, qui accanto riprodotta.

La presenza dell’associazione nei confronti della disabilità si gioca anche nei rapporti e nelle relazioni con le famiglie che vivono la fragilità nella propria espe-rienza di vita. Le nostre realtà locali possono proporsi come spazi di accoglienza e condivisione in cui è possibile narrare l’esperienza di vita di ogni famiglia in tutte le sue dimensioni, compresa quella emotiva. Im-parare a raccontarsi e condividere aiuta a riconoscere il valore dell’associazione come spazio in cui ognuno è riconosciuto per il suo sapere concreto (quello che de-riva dal riflettere sugli eventi della vita) e contribuisce, attraverso lo scambio, a crearne di nuovo.

A questo proposito bene si colloca la metodologia interattiva della Scuola genitori promossa dall’associa-zione, un contesto professionalmente gestito, impron-tato alla condivisione, fiducia, assenza di giudizio, che riesce a rilanciare i racconti dei partecipanti. Nel caso specifico della disabilità il riconoscimento della fragili-tà, della cronicità, della sofferenza, quali elementi che possono costituire la normalità di tutti, aiuta le famiglie a dare senso alla propria esperienza, e aumentare la capacità di fronteggiare lo stress e le difficoltà. Per questo i genitori che vivono la disabilità sono fonte di ricchezza per il sapere che trasmettono agli altri, e nello stesso momento l’associazione è motivo di sostegno per la forza che deriva dalla condivisione e dal sentirsi riconosciuti come soggetti che, in virtù della propria esperienza, possono promuovere cambiamenti positivi per la società in generale.

In questo senso possiamo guardare all’inclusione come a un percorso di potenzialità e limiti a confronto; dove persone e gruppi diversi dialogano su questioni comuni all’interno di un territorio e giungono ad un arricchimento reciproco. Le famiglie sono consapevoli che il benessere del proprio figlio è interconnesso con quello del contesto di vita. Tutti desideriamo una vita di qualità nelle relazioni, nel benessere psico-fisico, nella socialità; in altre parole una vita piena di significati.

È però una domanda forte e intensa che presup-pone un contesto sociale fertile, fatto di capacità di

prendersi cura e accompagnare le famiglie, capacità professionali dei servizi, capacità sociale di volontari empatici, capacità e attenzione alla fragilità che si esprime con leggi e interventi che dimostrano respon-sabilità istituzionale, che legittima le persone ad inve-stire energie e pensiero. In questa logica di lavoro il capitale sociale aumenta e si moltiplicano le risorse; nascono esperienze originali e creative, visioni più chiare e meno stereotipate, disponibilità economiche, opportunità di democrazia.

L’invito è a fare un passo verso l’altro, soprattutto se fragile, a ringraziare le famiglie che sanno ripren-dersi dai momenti di grande stanchezza, angoscia e difficoltà, perché ci offrono lo stimolo per uscire dalle spinte all’omologazione e all’uniformità, sempre più forti nella nostra società.

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Dsa a scuola, le nuove norme che la famiglia deve conoscereDislessia, disgrafia, disortografia e discalculia non figurano tra le disabilità ma come ostacoli da potere aggirare. Ecco cosa si può fare in aula

di Giovanna Lami e Maurizio Taburri *

La legge 170/10, con il DM 5669/11 e le “Linee guida (L.G.) per il diritto allo studio degli studenti con DSA” (http://www.istruzione.it/web/istruzione/dsa), in-troduce nella normativa scolastica italiana una novità fondamentale: il riconoscimento dei Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa) (articolo 1) e l’affermazione che essi comportano bisogni educativi specifici che la scuola deve garantire (articolo 5). La normativa valo-rizza il ruolo attivo della famiglia per il raggiungimento delle finalità stesse della legge.

(Articolo 2) “Garantire il diritto all’istruzione e assicurare uguali opportunità di sviluppo delle capacità in ambito sociale e professionale” attraverso misure didattiche di supporto volte alla promozione dello svi-luppo delle potenzialità e alla riduzione dei disagi rela-zionali ed emozionali. A tal fine l’articolo 2.g richiede di “incrementare la comunicazione e la collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari”, punto di cui è ga-rante il Dirigente Scolastico (L.G. art 6.2).

L’ articolo 3 riguarda la diagnosi e stabilisce che:

1. “La diagnosi compete al Servizio sanitario nazio-nale, a meno che le Regioni dichiarino l’impos-sibilità a effettuare tutte le diagnosi necessarie”. La nota Miur 3573 del 26/5/2011 precisa che “le disposizioni in parola (v.) hanno effetto solo a partire dall’entrata in vigore della Legge, ossia dal 2/11/2010”, quindi non riguardano le diagnosi pri-vate effettuate prima di tale data (Prot.26/A 4° del 5/1/05).

2. La diagnosi è comunicata dalla famiglia alla scuo-la: alla consegna, da effettuarsi a ogni cambio di scuola e far registrare a protocollo, è opportuno fare richiesta scritta di Piano didattico personaliz-zato (Pdp).

3. Le scuole sono tenute a individuare i casi sospetti di Dsa e a darne comunicazione alla famiglia che deciderà se richiedere un approfondimento dia-gnostico.

L’articolo 4 riguarda la formazione docenti che, va pre-cisato, non è obbligatoria secondo il Contratto colletti-vo di lavoro (Ccnl).

Nell’articolo 5, commi 1-4, sono esplicitate le “Misure educative e didattiche di supporto” necessarie per favorire il successo scolastico di cui all’art 2.1.b, trattate per esteso nelle Linee guida.

Comma 1: sancisce il diritto degli studenti con Dsa a “fruire di appositi provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica nel corso dei cicli di istruzione e formazione e negli studi universitari”.

Comma 2: le scuole garantiscono: l’uso di una didattica individualizzata e personalizzata; l’introduzio-ne di strumenti compensativi e misure dispensative; disposizioni specifiche per le lingue straniere.

Ai fini della strutturazione del Pdp (L.G. art. 3.1) è fondamentale che i docenti di ogni disciplina comu-nichino quali sono le “prestazioni non essenziali ai fini della qualità dei concetti da apprendere” (art. 5.2.b) da cui lo studente ha diritto di essere dispensato, tenuto conto che i Dsa sono “tempo e attenzione disperdenti”. Nella definizione del Pdp è previsto il coinvolgimento della famiglia e dello studente stesso (linee guida 3.1, 6.5, 6.6): è necessario quindi che la famiglia si attivi per essere preparata e conosca perfettamente tutta la nor-mativa. Sul tema delle lingue straniere è fatta chiarezza dal DM 5669 (art 6) e dalle L.G. (art. 4.4): l’esonero dalla lingua straniera (art. 5.2.c) toglie valore legale al titolo di studio e va evitato, è invece possibile la di-spensa dalla sola forma scritta.

Rilevanti sono il comma 3, che prevede il monito-raggio documentato del Pdp con conseguente modifica in corso d’anno di misure non efficaci, e il comma 4, relativo alle modalità di verifica e di valutazione. I criteri di valutazione, condotta compresa, fanno parte inte-grante del Pdp. È opportuno non sottovalutare i criteri di valutazione della condotta che, come per ogni ma-teria, devono prescindere da caratteristiche proprie dei Dsa (per esempio la distraibilità), come tali non oggetto di valutazione (DPR 122/09 art 10); non va dimenticato infatti che il voto di condotta fa media e può divenire ingiustamente penalizzante. Il Pdp va firmato solo dopo un colloquio coi docenti e un’attenta lettura. L’articolo 6 prevede Misure per i familiari che danno diritto a fles-sibilità, non a riduzione, dell’orario di lavoro. Tale diritto va previsto dai Ccnl.

* Rispettivamente presidente Age Modena Dislessia e presidente Age Castelnovo di Sotto Dislessia

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Genitori, dalla partecipazione alla corresponsabilità educativaPer il decimo compleanno del Fonags, l’incontro con il Ministro di tutte le realtà del mondo scolastico. Una presenza attiva e valorizzata

Il coro dei ragazzi dell’Istituto comprensivo “Vir-gilio” di Roma ha inaugurato la Giornata dei Genitori e della Scuola, celebrata il 18 febbraio, festeggiando nel contempo il decimo anniversario dell’istituzione del Fonags, il Forum nazionale delle Associazioni dei genitori nella scuola, costituito con il D.M. 14 del 18/2/2002. Proprio dai ragazzi si doveva partire, perché è rivolto a loro l’impegno dell’istituzione sco-lastica e della famiglia. Perché i genitori, nella scuola, non hanno un “interesse” particolare da tutelare e rappresentare, ma hanno proprio il dovere di porsi, in modo paritario, in collaborazione con gli altri educa-tori adulti, che sono insegnanti, dirigenti, personale non docente, tutte, comunque, figure educative che vanno a costituire quella scuola-comunità già deline-ata nella legge del 1974, che dava il via alla parteci-pazione scolastica.

Insieme ai ragazzi, che hanno inusualmente fat-to risuonare voci e tamburi nelle stanze solenni del Miur (e molto coinvolto e divertito il ministro stesso!), presenti anche rappresentanti delle associazioni di insegnanti e dirigenti (Aimc, Uciim, Cidi, Diesse), le associazioni dei genitori che costituiscono il Fonags, altri invitati dal Ministero. Non un evento celebrativo, un tradizionale “convegno”, quanto una messa a pun-to relativa al percorso di partecipazione dei genitori nella scuola, preparato da alcuni incontri ad hoc del Fonags. Un ulteriore punto di ri-partenza, poiché è evidente che la lunga storia di partecipazione dei ge-nitori negli organi collegiali necessita di evoluzione,

già presente in alcuni fatti: l’associazionismo, la co-stituzione del Fonags e dei Forags (realtà ancora da promuovere, però, in parte delle regioni italiane), l’e-sperienza (attiva in poche province) dei Fopags, i patti di corresponsabilità educativa, alcuni esempi virtuosi di partecipazione concreta per l’elaborazione dei Pof.

Ancora partecipazione

Di certo, nel nostro tempo, la “rappresentanza” è parola impegnativa e difficile da attuare, a fronte della scarsa partecipazione, di una società sempre più reticolare e frammentata, delle differenziazione e diversificazione presente in ogni realtà, genitori e famiglie compresi. Molto apprezzato l’intervento che ha introdotto i lavori: il professor Piero Cattaneo, dirigente scolastico e docente nell’Università Catto-lica di Milano, ha delineato per cenni la storia della partecipazione dei genitori («componente spesso invocata, talvolta elusa e non raramente evitata»), dal 1974 ad oggi. Una partecipazione contrassegnata anche da deleghe («genitori troppo presi dal lavoro e assenti a scuola», «genitori strenui paladini dei figli») e da conflitti («docenti che sentono come estranea la presenza dei genitori nella scuola»), una partecipa-zione che oggi può divenire una sorta di contrattazio-ne decentrata, intorno ad alcuni “oggetti” particolari di incontro, che Cattaneo ha individuato nel Pof, nel Curricolo d’istituto, nel Regolamento d’Istituto, nel

| Il Ministro Profumo e il coordinatore del Fonags, Claudio Marcellino | I presidenti delle associazioni CGD, MOIGE, AGESC, AGE

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Patto di corresponsabilità educativa, nei criteri di va-lutazione, nell’orientamento formativo e vocazionale.

All’intervento del professor Cattaneo hanno fatto seguito quelli dei presidenti delle associazioni dei ge-nitori, collegati da un filo rosso comune: autonomia responsabile, riconoscimento reciproco fra le parti, fiducia sono i tratti che preservano dall’invocare una sorta di “genitocrazia”, ma, prendendo il via dal diritto naturale e dall’articolo 30 della Costituzione (il diritto e dovere fondamentale dei genitori nell’e-ducare e istruire i figli), evolvono in tutte le forme di corresponsabilità possibili. Non si nascondono le difficoltà, i pregiudizi, le inadeguatezze di tutti: l’as-sociazionismo, perciò, si offre come contributo per la formazione e per la mediazione di interessi indivi-duali.

L’atteso intervento del ministro Francesco Pro-fumo (che ha dovuto verso il termine della mattinata lasciare l’aula, a causa di un problema improvviso da affrontare), definendo il nostro «un Paese che ha sempre più bisogno di investire nella scuola», ha bre-vemente delineato alcuni obiettivi molto concreti, che si è impegnato a rilanciare nella prossima conferenza di servizi con i direttori degli Uffici scolastici regionali.

Il Ministro ha chiesto che a breve siano riuniti tutti i Forags (e istituiti laddove ancora non sono funzionanti), con la specifica finalità di diminuire la distanza fra il Miur e la scuola militante. Un secondo obiettivo è la convocazione degli Stati generali della Scuola, che vedranno una sessione dedicata alle fa-miglie. In questa occasione verrà emanata una diret-tiva di coordinamento e di sintesi relativa al percorso dei genitori nella scuola, “dalla partecipazione alla corresponsabilità educativa”, appunto. Trasparenza, disponibilità di dati oggettivi e certificati, una “cabina di regia” che incrocerà tutto quanto perviene dagli Urp, dagli “sportelli genitori”, dalle associazioni: que-ste saranno le tessere del mosaico per consentire di prendere decisioni realistiche e realizzabili sulla scuo-la, prevedendo semplificazione e modernizzazione.

La professoressa Ana Maria Vega Gutièrrez dell’Università de La Rioja, Spagna, che ha condotto insieme ad altre università europee (fra le quali anche Bergamo, per l’Italia) una ricerca sulla partecipazio-ne dei genitori ha evidenziato alcuni snodi critici, centrando l’attenzione sul diritto all’informazione, il diritto di scelta, il diritto di ricorso e il diritto di parte-cipazione da parte dei genitori. Per l’Italia emergono soprattutto due criticità: l’assenza di un sistema di valutazione della scuola che coinvolga effettivamente le famiglie, e, nei genitori stessi, la scarsa coscien-za dei propri diritti. Perché si realizzi l’auspicio della Commissione europea, che “considera la partecipa-zione dei genitori uno degli indicatori di qualità della scuola” (2000), il lavoro, anche delle nostre associa-zioni, è ancora lungo, e dischiude interessanti oriz-zonti.

Impressionidi un genitoredi Renato padovan, veneto

Per un “novizio” come me è stata una bella esperienza: ho respirato l’Age naziona-le e ho conosciuto persone che alla fine mi sembrava di conoscere da sempre anche se era la prima volta che ci si incontrava, tanto simili sono le esperienze che abbiamo vissuto e stiamo vivendo. Il fatto di condividere aspet-tative, impressioni, esperienze e punti di vista con persone provenienti da altre realtà italia-ne mi ha confermato e consolidato la convin-zione che spendersi nella scuola, anche se spesso non si viene capiti nemmeno dai tuoi colleghi genitori, vale sempre la pena.

Superlativo ed efficace l’intervento del professor Piero Cattaneo con il quale ho poi scambiato alcune impressioni sull’esperienza della corresponsabilità svolta nella seppur piccola realtà del mio Istituto comprensivo. Anche da lui ho ricevuto parecchio coraggio e conferme. Ho avuto una positiva sorpresa quando, intercalando a braccio, il ministro Profumo, leggendo il proprio documento ha fatto affermazioni che mi sono appuntato. Ne riporto alcune.

«Il Paese ha sempre più bisogno di in-vestire nella scuola e da qualche anno ci si è un po’ dimenticati di farlo», ha detto. E poi ancora: «In questo Paese non si riesce a fare niente senza una norma; è ora di spezzare questi lacci e di rendere più corta la catena decisionale, eliminare i formalismi e diventare finalmente un Paese normale». E, per conclu-dere, quest’ultima affermazione del ministro mi sono appuntato: «Istituzioni come il Miur non sono come l’amministrazione, cioè non si devono basare solamente su un bilancio finanziario ma si deve giungere a parlare di bilancio sociale».

Ripongo in queste frasi, dette da un mini-stro che di competenza e credibilità ne ha da vendere, una rinnovata speranza che la scuo-la italiana, con l’aiuto di tutti, torni a formare le persone (i nostri figli) che saranno donne e uomini di domani senza doversene ramma-ricare al confronto con i sistemi scolastici di altri paesi.

| I presidenti delle associazioni CGD, MOIGE, AGESC, AGE

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Tornano gli organi collegiali E il dibattito sembra riaprirsiCon una proposta di testo unificato di riforma la politica torna a occuparsi degli strumenti di partecipazione delle famiglie e degli studenti nella scuola

di Giuseppe Richiedei

Finalmente la politica si interessa nuovamente de-gli organi collegiali. Sono passati quarant’anni dalla loro istituzione, ne sono trascorsi almeno trenta in tentativi inutili per riformarli, forse è arrivata l’occasione buona per intervenire in modo significativo e, soprattutto, con la condivisione trasversale ai due schieramenti parla-mentari. Come genitori non possiamo che auspicare che si faccia bene e in fretta. La scuola intera ne ha bisogno, i nostri ragazzi necessitano che docenti e ge-nitori trovino forme efficaci di collaborazione, per una scuola rinnovata dal di dentro, nella quotidiana fatica per raggiungere risultati di qualità culturali ed educativi.

È un dato incontestabile e riprovato da tutte le ri-cerche nazionali ed internazionali: “a parità di condizio-ni, anche nello stesso territorio, ci sono esiti profonda-

mente diversi da scuola a scuola. E queste differenze, invece di assottigliarsi nel corso degli anni, aumentano” (Linee di azione del ministro Francesco Profumo 2012). La differenza la fanno i docenti, i dirigenti, gli studenti, i genitori, capaci di valorizzare le opportunità e di conte-nere le carenze, di costruire forme di collaborazioni in-cisive e tese al miglior servizio per gli allievi. Per troppo tempo si è favorito l’alibi delle responsabilità altrui, ma chi si è rimboccato le maniche con onestà intellettuale e sincera tensione educativa è riuscito a salvaguardare la qualità. Molte sono le scuole in ogni provincia del Paese che registrano valutazioni di primo livello e che reggono il confronto con le migliori esperienze interna-zionali. Ebbene la proposta di riforma, elaborata nella Commissione parlamentare, può aiutare molte scuole a superare le confusioni e i fraintendimenti per ricostruire alleanze e progettualità in grado di far fronte all’emer-genza educativa, che grava pesantemente sulle scuole e sulle famiglie. Ci si augura che la proposta divenga legge, possibilmente integrata da opportune modifiche e miglioramenti, ma già da ora si deve riconoscere che costituisce un punto di riferimento prezioso per indivi-duare “criteri interpretativi autorevoli” in grado di rinno-vare l’applicazione delle vecchie normative in vigore.

I punti salienti della riforma

In molte realtà scolastiche la cooperazione dei genitori viene sottovalutata, considerata superata dagli eventi e praticamente abolita dai numerosi cambia-menti, che si sono succeduti in questi decenni in modo spesso sconclusionato e contraddittorio. Inutilmente l’Age ha continuato a ribadire l’importanza della coo-perazione dei genitori e la piena validità degli organi collegiali. Nell’opinione pubblica ha avuto la meglio chi sostiene il contrario, prospettando un modello di scuo-la, autoreferenziale, chiuso in se stesso in difesa di vec-chi adempimenti burocratici, restio a farsi carico delle debolezze che si confermano in ogni ricerca, nazionale o internazionale.

In più occasioni si ripete che l’autonomia favorisce la discrezionalità dei dirigenti nelle scelte, mentre la proposta parlamentare ribadisce il contrario: “l’autono-mia valorizza la funzione educativa dei docenti, il diritto all’apprendimento e alla partecipazione degli alunni alla vita della scuola, la libertà di scelta dei genitori, il patto

Una lungastoria

Dal 1974 ad oggi la storia della parteci-pazione nella scuola è lunga. Soprattutto dopo l’introduzione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche si è, però, resa necessaria una radi-cale riforma degli organismi collegiali. Le propo-ste di legge si sono susseguite numerose, senza esito. Ora si è riaperto il confronto su un testo, depositato presso la VII Commissione della Ca-mera. Ma anche nella rete il dibattito si è svilup-pato intenso. È evidente che “rappresentanza” e “partecipazione” devono crescere insieme, ed è altrettanto evidente quanto sia sterile il  con-fronto sul valore del comitato genitori a scapito dell’associazionismo, oppure la pretesa che gli eletti siano gli unici legittimati a rappresentare la grande componente dei genitori, che pare talvolta scegliere l’assenza.

Abbiamo chiesto a Giuseppe Richiedei, già presidente nazionale Age e da sempre ap-passionato di queste tematiche, di elaborare una lettura sintetica delle proposte in campo.

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educativo tra famiglie e docenti e tra istituzione scola-stica e territorio”.

In molte scuole si nota un’insofferenza diffusa ver-so gli organi collegiali, ritenuti una struttura obsoleta e disfunzionale, mentre il testo conferma: “Le istituzioni scolastiche sono organizzate sulla base del principio della distinzione tra funzioni di indirizzo, funzioni di ge-stione e funzioni tecniche”; a cui corrispondono organi appositi, che devono opportunamente collegarsi in mo-do efficiente e integrato.

Ne consegue che il vecchio “consiglio di istituto” viene denominato “consiglio di indirizzo”, a voler signi-ficare che spetta a docenti, dirigenti, studenti e genitori insieme “dare l’indirizzo generale all’attività scolastica, deliberando il piano dell’offerta formativa e il bilancio preventivo e consuntivo”. Al dirigente spetta dare at-tuazione alle indicazioni del Consiglio, “gestendo le risorse umane, finanziarie e strumentali e rispondendo dei risultati del servizio agli organismi istituzionalmente competenti”.

Per le funzioni tecniche si prevede l’istituzioni dei dipartimenti dei docenti, suddivisi per aree disciplinari, ma forse questi non sono sufficienti. Tra i genitori è sentita l’esigenza che sia previsto ancora il consiglio di classe come organo tecnico–organizzativo, che preve-da il gruppo docenti di classe, che organizzi e coordini i differenti interventi disciplinari, in collaborazione con i rappresentanti dei genitori e degli studenti per gli aspetti educativi e organizzativi della vita di classe.

A sottolineare l’esigenza che, già da ora, ogni scuola concretizzi, come previsto da normative vigen-ti, momenti di autovalutazione, si prevede l’istituzione di un apposito “nucleo di valutazione dell’efficienza e dell’efficacia e della qualità complessiva del servizio scolastico”.

“Il Nucleo di valutazione, coinvolgendo gli ope-ratori scolastici, gli studenti, le famiglie predispone un rapporto annuale di autovalutazione, anche sulla base dei criteri degli indicatori nazionali e degli altri strumenti di rilevazione forniti dall’Invalsi. Tale rapporto è assunto come parametro di riferimento per l’elaborazione del piano dell’offerta formativa e del programma annuale delle attività”.

In questi anni si è percepita la necessità che le singole scuole uscissero dall’isolamento, in cui sono state rinchiuse dalla soppressione dei distretti e dei consigli scolastici provinciali. Molte scuole, con intra-prendenza creativa, hanno costituito associazioni di scuole, diventando interlocutori autorevoli nei riguardi di comuni, province e regioni in riferimento alle proble-matiche scolastiche. Il testo unificato avvalora queste iniziative prevedendo “l’istituzione a livello regionale e nazionale di Consigli delle autonomie scolastiche, composto da rappresentanti eletti rispettivamente dai

dirigenti e dai presidenti dei consigli di indirizzo delle istituzioni scolastiche autonome”.

Genitori e associazionismo

Nel testo unificato si trova, infine, a una vera sor-presa per noi genitori, genitori associati che per de-cenni abbiamo tenuto accesa l’istanza che accanto ai consigli scolastici ci fossero associazioni numerose e capaci di alimentare i propri rappresentanti con un so-stegno efficace e costruttivo. Si prevede espressamen-te che “Le istituzioni scolastiche, nell’ambito dell’au-tonomia organizzativa e didattica riconosciuta dalla legge, valorizzano la partecipazione alle attività della scuola degli studenti e delle famiglie, di cui garantisco-no l’esercizio dei diritti di riunione e di associazione”.

A conferma del valore dell’associazione si arriva ad asserire per i docenti che “L’associazionismo …costituisce libera espressione della professionalità do-cente e può svolgersi anche all’interno delle istituzioni scolastiche, che ne favoriscono la presenza e l’attività e ne tutelano la possibilità di comunicazione anche attraverso appositi spazi. A livello nazionale, regionale e delle singole istituzioni scolastiche e formative, le associazioni professionali accreditate ai sensi della normativa vigente in materia sono consultate in merito alla didattica e alla formazione iniziale e permanente dei docenti e valorizzate nelle loro funzioni valorizzate nelle loro funzioni propositive”.

Da quanto evidenziato molti sono le opportunità che la nuova proposta di riforma suggerisce a tutte le istituzioni scolastiche. C’è da sperare che il percorso di approvazione sia rapido e per quanto possibile miglio-rativo. Possiamo, comunque, cogliere da subito il mes-saggio di fondo, che entrambi gli schieramenti politici ci inviano: non c’è miglior strategia per rinnovare la scuola del rilancio deciso e condiviso di “una cooperazione ef-ficace tra genitori e scuola”.

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Non uno di meno, il motto della scuola che promuoveEscono i dati sui promossi in Italia. È un caso che la scuola migliore in Europa sia quella finlandese, che praticamente non ha bocciati?

di Gianni Nicolì *

Sì, bocciati! Davvero? Quanti? Perché? Domande ricorrenti di fronte a una situazione sicuramente sgra-devole. La stessa parola riporta al linguaggio bocciofilo che dà l’idea di essere colpiti e lanciati fuori. Per fortu-na non si usa più la parola “respinto” che sapeva tanto di esclusione personale e accompagnava all’insucces-so anche l’umiliazione. Di fatto però si boccia ancora.

Tra gli insegnanti e molti genitori sembra costante e strisciante, di generazione in generazione, la convin-zione che «…gli studenti non vogliono studiare». Tenen-do poi conto che la gran parte degli adulti sono stati essi stessi studenti, sembra un giudizio sul passato di se stessi. E, sempre tra grandi, si pensa: «Non parliamo poi della fatica che si fa a far capire loro qualcosa… ai miei tempi, quando andavo a scuola io…». Sì, quando andavo a scuola io, in una scuola che non c’è più, di un mondo che non c’è più e non tornerà mai più.

Allora prendiamo atto che stiamo insegnando il

teorema di Pitagora, e non solo, nella società di Fa-cebook, di Twitter, di Wikipedia e di Youtube, e il tipo di apprendimento non è più lineare e analogico, ma stellare e digitale, segue logiche e algoritmi che hanno radicalmente innovato il linguaggio del dire e del capire. Purtroppo molti cosiddetti “compiti da svolgere a casa” si trovano già compilati in internet, e non tutti gratis. Ma i nostri figli sono viziati, non hanno lo spirito di sacrificio di una volta, non sanno ascoltare, concentrarsi, appli-carsi. Vero. Chissà chi li educa, se la situazione è que-sta. Ma chissà anche perché, da nativi digitali, come aprono la scatola del nuovo cellulare te lo settano come si dice “a prova di scimmia” e noi adulti siamo ancora con il foglietto delle istruzioni in mano a non capirci un bel niente. Nativi digitali, non è tutto meglio di allora, ma scrostiamo la scuola da quella retorica della mae-strina della penna rossa del libro Cuore di De Amicis.

Ciò non vuol dire che la scuola non debba esse-re esigente, ma lo può essere in funzione del livello di qualità che offre. Si può chiedere solo quel che si dà.

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| Studenti... solo asini?

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Tabella alunni ripetenti per ripartizioni geograficheAnno scolastico 2009 (dati MIuR)

Totale I Anno II Anno IIIAnno IV Anno V Anno

PRIMARIA

Nord Ovest 2.217 822 367 308 220

Nord Est 1.495 621 259 226 145

Centro 1.374 511 276 164 157

Sud 1.988 740 343 259 197

Isole 1.612 618 297 221 160

SECONDARIA DI PRIMO GRADO

Nord Ovest 2.217 822 367 308 220

Nord Est 1.495 621 259 226 145

Centro 1.374 511 276 164 157

Sud 1.988 740 343 259 197

Isole 1.612 618 297 221 160

SECONDARIA DI SECONDO GRADO (TUTTI GLI INDIRIZZI)

Nord Ovest 47.421 15.447 10.870 10.074 6.861

Nord Est 32.752 10.645 7.432 7.233 4.991

Centro 39.076 11.561 9.155 8.553 6.161

Sud 54.124 17.178 12.386 12.002 9.093

Isole 36.247 11.566 8.586 7.754 5.429

È paradossale, ingiusto e fortemente inaccettabile sca-ricare sugli allievi le deficienze della scuola e usare la minaccia della bocciatura per comprimere l’esuberanza giovanile. Il cervello si apre e impara se avvinto da sug-gestione cognitiva, se affascinato da curiosità intellet-tuale, se stimolato da orizzonti di ricerca.

Leggere, dai dati ufficiali del Miur1 che al sud si boccia di più che al nord non convince, non conforta e non consola. Troppe domande si affacciano: stiamo parlando di scuole ugualmente efficienti, di insegnanti ugualmente validi e motivati, di uguali opportunità del contesto sociale? La scuola è nata per promuovere, in tutti i sensi. Non si vuol certo affermare che la scuola debba promuovere tutti, ma che tutti devono trovare nella scuola la condizione migliore per studiare e quindi la scuola migliore è quella che riesce a promuovere tut-ti, perché tutti alla fine riescono bene.

Con uno slogan: bisogna provare a riuscirci o ri-uscire a provarci? La comparazione dei dati scolastici europei indica che la Finlandia, dove praticamente non si boccia, ha il sistema scolastico migliore. È perché sono concessivi e troppo liberali o perché hanno una scuola di qualità tesa a non perdere nessuno? “Non uno di meno” dovrebbe essere il motto, perché la scuola che favorisce coloro che comunque sono già bravi, o agevolati da condizioni sociali, culturali e morali migliori, non serve a nessuno.

È quasi drammatico, oggi, a distanza di più di mezzo secolo vedere che la lezione di don Lorenzo Mi-lani in Lettera ad una professoressa rimanga purtroppo

così attuale. La scuola, quando boccia, sta bocciando se stessa, sta certificando più il suo insuccesso che quello dell’allievo, sta dimostrando di non saper tra-sformare un giovane, certamente difficile, demotivato e anche superficiale in qualcuno migliore.

Gesù disse: «non sono venuto per i sani… (Mt 9, 12): severità, disciplina, rigore ed efficienza sono le note caratteristiche di una scuola che funziona bene, ovviamente coniugate con relazioni interpersonali di spessore, calde e personalizzate, con percorsi mirati per ciascuno, con un’attenzione sacra al valore di tut-te le persone, con tutte le condizioni migliori per non rovinare l’unica infanzia e giovinezza che un essere umano possiede. Lo dico a voce alta, anche per ma-turata esperienza diretta: non è vero che i giovani di oggi non vogliono studiare. La voglia di comprendere e migliorarsi è insita nella natura umana. Miglioriamo la scuola, arricchiamo l’offerta formativa, scaldiamo l’am-biente anche con la partecipazione oculata dei genitori, stipuliamo patti e alleanze educative tra tutte le compo-nenti della scuola e potremo trasformare la gran parte dell’attuale insuccesso scolastico in successo sociale, progresso e civiltà. Tra parentesi: la scuola di Barbiana era molto tosta.

1 http://archivio.pubblica.istruzione.it/dg_studieprogrammazione/

index_new.shtml

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* Responsabile ufficio nazionale Age Scuola e Università

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La scuola in chiaro Operazione trasparenzaNon solo iscrizioni online, ma un sistema che offre maggiori informazioni sugli istituti scolastici italiani per garantire il confronto e il miglioramento

Maggiore trasparenza sugli istituti scolastici italiani, più informazioni per le famiglie che stanno per iscrivere i figli a scuola e semplificazione del lavoro delle segreterie scolastiche. Sono i principali obiettivi del nuovo progetto “La scuola in chiaro” che, attraverso il sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (www.miur.it), fornirà dati continuamente aggiornati su ogni singola scuola e faciliterà la scelta delle famiglie. Con l’inseri-mento di alcune semplici informazioni si può procedere all’iscrizione dei propri figli (la scadenza era il 20 febbra-io) per l’anno scolastico 2012/2013. Rimane comunque possibile effettuare l’iscrizione nel modo tradizionale recandosi personalmente presso la scuola.

Il nuovo progetto coinvolge 11mila scuole di ogni ordine e grado, dalla primaria alla secondaria di secondo grado, circa 8 milioni di studenti e 2 milioni di famiglie. «Scuola in chiaro – dichiara il ministro Francesco Pro-fumo – rappresenta il primo passo verso un’amministra-zione più moderna e trasparente che, attraverso la rete internet, mette a disposizione dei cittadini tutte le infor-mazioni necessarie, per accedere ai servizi e scegliere con consapevolezza dove iscrivere i propri figli. Questo strumento rappresenta anche un’occasione per le isti-tuzioni scolastiche del Paese, che potranno fornire tutti i dati in proprio possesso sull’offerta didattica e la qualità degli istituti, con l’auspicio che il confronto reciproco in-neschi meccanismi di miglioramento dell’intero sistema scolastico».

Una scuola più vicina alle famiglie

Il progetto. Collegandosi al sito www.miur.it si trova una sezione dedicata a la “Scuola in chiaro” nella quale sono contenute le informazioni necessarie a delineare il profilo di ogni istituzione scolastica: la dimensione dell’i-stituto, le caratteristiche dell’offerta formativa, le risorse strumentali e professionali, gli studenti e i loro risultati intermedi e finali. Tutti i dati di riferimento delle scuole vengono presentati attraverso 7 aree.

Home: in questa sezione vengono presentate le infor-mazioni anagrafiche della scuola con la possibilità da parte delle scuole stesse di inserire anche l’immagine dell’istituto. Didattica; informazioni sull’attività didattica articolate in: Piano dell’Offerta Formativa, orario delle lezioni, indirizzi di studio, attività progettuale, orari di ri-cevimento dei docenti.

Servizi: Servizi Web (Certificati Online), comunicazio-ni assenze settimanali, richiesta colloqui Miur, pagelle online; attrezzature a supporto (assenza barriere archi-tettoniche, strutture sportive (palestra, calcetto, piscina), biblioteche (classica, informatizzata, altro); aule (concerti, proiezioni, aula magna, teatro); attività e altri servizi; gior-nalino scolastico e attività connesse, mensa…).

Indicatori alunni: Numero degli alunni per anno di cor-so; esiti degli alunni: ammessi alla classe successiva per ogni anno di corso, alunni diplomati, distribuzione delle votazioni d’esame per fasce di voto, numero di studenti che hanno conseguito la lode.

Indicatori sul personale scolastico: numero di docenti della scuola, consistenza del personale amministrativo e tecnico, età media dei docenti; docenti della scuola per tipologia di contratto (a tempo indeterminato o a tempo determinato); assenze del personale docente, ammini-strativo; mobilità dei docenti.

Indicatori finanziari: nell’area è esposto un indicatore desunto dai bilanci trasmessi dalle istituzioni scolastiche al Miur che indica la composizione percentuale delle en-trate dell’istituzione scolastica per fonte di provenienza.

Valutazione: sarà possibile consultare l’eventuale do-cumentazione messa a disposizione dalle scuole sulla valutazione degli apprendimenti degli alunni.

La scuola on line

I genitori potranno scegliere la scuola che interessa al proprio figlio, cercando tra quelle nella propria città e potendo valutare, inserendo il proprio indirizzo, la più vicina alla propria abitazione o lavoro. L’iscrizione online si attiva velocemente compilando un format predisposto con le informazioni necessarie sull’alunno. Nel caso in cui la scuola, nell’ambito della propria au-tonomia, abbia predisposto un modello personalizzato di iscrizione è possibile scaricarlo, compilarlo e inviarlo online, previa scannerizzazione, alla scuola. Rimane ov-viamente possibile trasmettere il modello personalizza-to anche via fax, a mezzo posta ordinaria o presentarlo direttamente alla scuola. Ricevuta la domanda, sarà la scuola a inviare successivamente un sms sul cellulare, confermando l’arrivo e l’accettazione o meno dell’iscri-zione.

SCUOLA

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Maturità, il tempo dell’esame Seminario a più voci pastoraliOgni anno circa mezzo milione di alunni vive un’esperienza di scelta che coinvolge anche le famiglie, la scuola, i gruppi giovanili, gli oratori

L’esame di maturità, o meglio “esame di Stato conclusivo”, è il compimento degli studi della scuola se-condaria e, nel contempo, una tappa impegnativa nella vita di molti giovani (circa 500mila ogni anno), una tappa che coinvolge le famiglie, i docenti, le istituzioni. È il pri-mo esame che si sostiene con la valutazione di docenti esterni al consiglio di classe, e l’esito che ne consegue è rilevante per borse di studio, ammissione a facoltà con numero chiuso, esenzioni da tasse universitarie.

Poiché quando uno studente va a scuola in qualche modo è con lui l’intera famiglia, lo stesso vale per l’esa-me: i genitori partecipano alle trepidazioni, all’impegno della preparazione, all’attesa del risultato, alla riflessione sulla vita e sul futuro dei figli. Il tempo dell’esame di ma-turità corrisponde anche alla maggiore età. Semmai la riflessione può essere relativa al fatto che non sempre “maturità” e “maturazione” coincidano.

Questi spunti sono stati occasione per organizzare un interessante seminario di studio, promosso il 3 e 4 febbraio da più uffici Cei (scuola, famiglia, università, pastorale giovanile e vocazionale), che hanno trovato un punto comune di incontro intorno al giovane 18-19enne. Anche l’Age vi ha preso parte, offrendo, appunto, il con-tributo dall’interno della famiglia.

«Il 18-19enne è colui che si affaccia sul mondo de-gli adulti: chiusa la porta dell’adolescenza, apre quella dell’età giovanile. Come dovrà arredare quella stanza, quali saranno i compiti a cui dovrà sottoporsi?», ha detto suor Anna Bissi, psicologa e psicoterapeuta, descrivendo in apertura il profilo del giovane. Maurizio Compagni, professore di latino e greco nel liceo clas-sico “Maffei” di Verona, ha posto l’accento su alcune dimensioni propriamente scolastiche dell’esame, che hanno interessanti risvolti educativi: è un tempo qualita-tivamente intenso, che consente un rapporto più diretto fra lo studente e gli insegnanti. È una “prova” nel con-fronto con il giudizio di esterni, è il momento delle scelte

maggiormente definitive sulla propria vita.Se soffermiamo l’attenzione educativa sul tempo

dell’esame di maturità, individuiamo sfide per la pastora-le, per la scuola, per la famiglia. Senza dubbio – e questo è stato l’esito del gruppo di lavoro dedicato alla “maturi-tà in casa” – poiché il contesto familiare è caratterizzato da relazioni interpersonali forti, radicate negli anni, la famiglia pone i prerequisiti per la capacità dei figli di af-frontare con autonomia e impegno la prova. La famiglia ha anche il compito di “ricarica affettiva”, ma, soprattut-to, propone con la quotidianità una “cultura orientativa”: si orienta alla vita molti anni prima del momento puntuale della scelta. Si orienta proponendo un percorso, offren-do fiducia ai figli unita a sicurezza, ponendo orizzonti di speranza e di progettualità.

Il seminario ha aperto una finestra su una partico-lare realtà, offrendo anche a noi genitori domande da approfondire seriamente: sappiamo stimolare i nostri figli, più che trattenerli? Sappiamo chiedere loro respon-sabilità e impegno proporzionati alle loro capacità, fin da piccoli? Sappiamo “sfidarli” a raggiungere mete impe-gnative, alte, affiancandoli, nel contempo, con amore-volezza? Il mondo contemporaneo pare favorire superfi-cialità ed esperienze effimere, ma il giovane 18/19enne è già capace di interiorità e profondità, di ricerca: quanto le famiglie, la scuola, l’educazione aiutano a vivere questa dimensione fondamentale dell’essere umano?

L’AGE C’ERA

Convocazione Assemblea AnnualePrimo annuncio, save the dateDomenica 17 giugno 2012, dalle 9 alle 13, è convocata l’Assemblea annuale dei soci.Si ricorda che l’Assemblea ha il compito principale di approvare il bilancio annuale(consuntivo e preventivo), nonché di indicare le linee programmatiche. Hanno diritto alla partecipazione tutti i soci dell’AGe, personalmente o per delega. Seguiranno ulteriori comunicazioni circa l’ordine del giorno e la sede dell’incontro.

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Incontro al Parlamento europeo Dialogo su scuola ed educazioneUna delegazione delle associazioni italiane dei genitori raggruppate nel Fonags ospite di Bruxelles su invito dell’ex ministro Luigi Berlinguer

di Chiara Crivelli *

Il messaggio che rimbalza in Italia dalla visita della delegazione del Fonags al Parlamento europeo è chia-ro: l’Europa ritiene che la scuola non possa stare senza genitori. Quando anche le nostre scuole ne saranno pienamente consapevoli? La Federazione nazionale delle associazioni di genitori riconosciuta al Parlamen-to italiano, il 1° e il 2 febbraio ha infatti avuto modo di vivere una intensa due giorni a Bruxelles, ospite del Parlamento europeo, si invito del on. Luigi Berlinguer.

L’incontro è iniziato con una visita guidata al Par-lamento Europeo (una delle sedi è Bruxelles, l’altra è Strasburgo), in cui ci sono state presentate con molta professionalità le funzioni degli organismi europei rap-presentativi di tutti i paesi che compongono l’Unione Europea. Un modo per ripassare compiti e funzioni dei

diversi organismi. La Commissione Europea, presiedu-ta da José Manuel Barroso, propone atti legislativi al Parlamento e al Consiglio, gestisce il bilancio dell’Ue e attribuisce i finanziamenti, vigila sull’applicazione del diritto dell’Ue (congiuntamente alla Corte di giustizia), rappresenta l’Unione europea a livello internazionale, per esempio nei negoziati con paesi terzi per la conclu-sione di accordi.

Il Parlamento europeo, presieduto da Martin Shultz, ha invece tre funzioni principali: discutere e approvare le normative europee congiuntamente al Consiglio (ma non può proporre atti legislativi); controllare le altre istituzioni dell’Ue, in particolare la Commissione, per accertarsi che agiscano democraticamente; discutere e adottare il bilancio dell’Ue congiuntamente al Consiglio.

Il Consiglio europeo, presieduto da Herman Van Rompuy, formato dai Capi di Stato o dai Primi Ministri

di tutti i paesi membri, ha una du-plice funzione: definire gli orien-tamenti e le priorità politiche generali dell’Ue e gestire que-stioni complesse o delicate che non possono essere risolte a livel-lo di cooperazione intergovernati-

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va. Sebbene influenzi l’agenda politica dell’UE, non può approvare atti legislativi. Una delle sue articolazioni è il Consiglio dell’Unione Europea, che riunisce i Ministri di ogni singolo paese intorno ad un tema specifico da trattare, ad es.: tutti i ministri dell’Agricoltura, oppure tutti i Ministri dell’Economia, ecc.

Conclusa la visita, siamo entrati nel cuore della nostra due giorni, incontrando l’on. Berlinguer, che ha sostenuto con forza l’importanza della presenza attiva e propositiva dei genitori nella scuola: i genitori sono por-tatori di competenze educative fondamentali nella for-mazione delle generazioni future, diverse e complemen-tari rispetto alle competenze degli insegnanti, ma non per questo meno decisive. Ha riflettuto con noi, inoltre, di come l’allargamento degli orizzonti a livello europeo e mondiale sia indispensabile nella formazione dei giovani: storicamente, le società che si sono rinchiuse nel proprio particolare, convinte in questo modo di salvaguardare la propria identità, hanno esaurito ogni spinta vitale e sono semplicemente scomparse. Stiamo fronteggiando una sfida educativa per i nostri ragazzi: più guardiamo al di là del nostro particolare, più offriamo strumenti per comprendere, agire e muoversi nel mondo, più le nuove generazioni potranno davvero proseguire ed evolversi nel solco delle grandi culture europee.

I presidenti delle associazioni hanno incontrato poi la presidente della commissione Cultura ed educazio-ne del Parlamento, Doris Pack. Successivamente ha avuto luogo un colloquio molto aperto e approfondito

con i parlamentari italiani che siedono a Strasburgo-Bruxelles: presenti, oltre all’on Berlinguer, Mario Mau-ro, Deborah Serracchiani, Patrizia Toia, Roberta Angelilli (vicepresidente del Parlamento), Silvia Costa, Gianni Pittella, Marco Scurria, Sergio Cofferati, Da-vid Sassoli. Il confronto ha fatto emergere come la crisi che stiamo vivendo non è solo di natura economica e volerla relegare solo in quest’ambito renderebbe miope e asfittica ogni misura intrapresa per superarla. È anche una crisi educativa. Per questo ci interroga come adulti, come persone impegnate nelle istituzioni e nel sociale, su che tipo di opportunità e occasioni forniamo ai nostri giovani.

L’attenzione si è soffermata sulla scuola: quale è davvero il livello di autonomia degli organismi scolasti-ci? Quale la responsabilità condivisa delle componenti scolastiche perché l’autonomia sia motore di crescita per gli alunni? Quali strumenti reali di partecipazione non solo formale dei genitori e degli studenti alla co-struzione dell’identità della scuola? Come strutturare un processo reale di valutazione dell’insieme del fun-zionamento della scuola (apprendimenti, competenze, capacità, qualità dell’insegnamento, qualità della strut-tura e della gestione)? Ci siamo lasciati con l’impegno a proseguire concretamente il confronto e a stabilire una relazione costante tra chi lavora nelle istituzioni dell’Ue e le associazioni che operano nella società e nella scuola italiana.

L’AGE C’ERA

Quirinale, Giornatadella Memoria

Non potevamo mancare, come genitori, alla celebrazione solenne della Giornata della Memo-ria, svoltasi in Quirinale il 26 gennaio: abbiamo il dovere di consegnare ai figli la memoria, di mante-nere vivo il senso della storia, aiutando i più giovani a leggere il presente.

Alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, la celebrazione ha visto l’in-tervento del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna, che, ricordan-do il contributo degli ebrei italiani all’Unità d’Italia, ha evidenziato l’impegno educativo necessario: «Creare nei giovani gli anticorpi contro ogni razzi-smo e intolleranza». Hanno poi fatto seguito le te-stimonianze di alcuni studenti di scuole che hanno partecipato ai “viaggi della memoria”, il più recen-te ad Auschwitz, con la partecipazione del Ministro dell’Istruzione e di alcuni ex internati, insieme ai gio-vani. Particolarmente toccanti le parole di Ismaele, ragazzo Rom, che ha proprio posto l’accento sul ruolo della famiglia nel ricordo e nella memoria: «<I miei nonni mi hanno raccontato…».

Il Ministro dell›Istruzione, dell›Università e del-la Ricerca, Francesco Profumo, è intervenuto con un intervento vibrante di emozione al ricordo del

viaggio appena concluso, «segnato dal suono del silenzio di centottanta studenti di fronte a quella distesa di neve e di orrore». La scuola, ha detto il Ministro, è impegno quotidiano per realizzare una comunità viva e rispettosa. Ha ringraziato, infine, gli insegnanti e i genitori per l’impegno e il vigore nel rinnovare i valori della Costituzione. Il presiden-te Napolitano ha rivolto ai presenti le sue parole, interrompendosi due volte per la commozione al ricordo del suo viaggio ad Auschwitz insieme all’al-lora presidente Spadolini. Il Capo dello Stato ha an-corato il suo discorso agli ideali della Costituzione e dell’Europa, che «non è solo emergenza econo-mica, ma è un percorso che ha assicurato molti anni di pace», intriso di valori oggi condivisi. Parti-colarmente importante, a nostro parere, il cenno al rispetto dei “diritti sottili”, quei diritti che spesso non hanno voce, perché appartenenti alle minoranze, oppure ai bambini.

Nel corso della cerimonia, aperta dalla pro-iezione del cortometraggio di Ettore Scola «1943-1997», il maestro Gabriele Lavia ha letto un brano tratto da «Se questo è un uomo» di Primo Levi (che riportiamo in questa pagina), in occasione del 25° anniversario della scomparsa dell›autore. La cerimonia si è conclusa con la premiazione delle scuole vincitrici della Decima edizione del concor-so «I giovani ricordano la Shoah». Al termine dell’in-contro, scambio informale di saluti e riflessioni tra i nostri rappresentanti Age e il Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo.

* Responsabile ufficio nazionale Age Europa e Mondialità

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Stampa Stampa22 FORMAZIONE

Formazione dei genitori, una tesi dà il voto anche alle Scuole AgeEnrica Bragaglio, per la laurea in Cattolica, si è avvalsa anche di colloqui e interviste con alcuni membri dell’associazione impegnati nel settore

Non è una ricercatrice di professione, ma ha dedi-cato il lavoro conclusivo del suo percorso di studi alla formazione genitori, coinvolgendo, tra gli intervistati anche alcuni associati all’Age. Enrica Bragaglio, neodottoressa nella laurea specialistica in Scienze dell’educazione alla sede piacentina, è madre e docente e, in questa duplice veste ha ma-turato un duplice interesse per l’educazione.

«Da madre, ho seguito incontri sullo sviluppo evo-lutivo ed educativo del bambino e poi quelli dell’ado-lescente. Anche come insegnante, rilevo l’importanza della partecipazione dei genitori a una formazione per sostenerli nel loro difficile compito educativo e quindi, come studente del corso di laurea in “Educazione degli adulti”, ho scelto di approfondire la tematica di come si diventa formatori per gli adulti in genere e per i genitori in particolare».

Perché è importante la formazione dei genitori? L’educazione è una risorsa fondamentale per lo

sviluppo e la crescita delle persone e della società. La complessità attuale richiede interventi educativi effica-ci per rispondere ai bisogni più urgenti che nascono a livello locale, nazionale e internazionale. Chi ha il com-

pito di educare le nuove generazioni è impegnato ad affrontare le sfide di carattere culturale, sociale e per-sonale, oltre ad attingere alla propria esperienza e alle proprie conoscenze. Perciò chi è impegnato aoffrire e stimolare una trasmissione valoriale deve continuare ad educarsi e formarsi per confrontarsi con un contesto in rapida evoluzione. Educare non è solo trasmettere co-noscenze, ma è anche e soprattutto, testimoniarle nella vita. Il ”mestiere” del genitore è uno tra i più delicati e più difficili e necessita di grande preparazione a livello pedagogico e psicologico. Perciò i genitori possono essere facilitati nel loro compito educativo dai formatori attraverso l’apprendimento pratico-esperenziale.

Che caratteristiche debbono avere gli incontri di formazione dei genitori?

Possono essere strutturati secondo due modalità: la relazione dell’esperto sull’argomento centrale della serata, cui segue lo spazio per il dibattito. Questa ma-niera di procedere può essere utile per conoscere la psicologia del bambino e dell’adolescente e le modalità educative con le quali un genitore dovrebbe accostarsi ai figli, ma ci potrebbe anche essere il rischio di pensa-re di aver ricevuto la ricetta magica per relazionarsi con i propri figli. Non è così, non esistono ricette universali.

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Stampa Stampa 23FORMAZIONE

È necessario partire dalla propria esperienza quotidia-na, riflettere su di essa, coglierne le dinamiche proces-suali e successivamente chiedersi se la modalità utiliz-zata in quella specifica situazione sia stata quella più adatta. Questo secondo tipo di formazione può essere attuata all’interno di piccoli gruppi di genitori guidati da un formatore che li sostiene nel ruolo “critico” della genitorialità.

La Scuola genitori Age risponde a queste caratte-ristiche?

È uno spazio riservato ai genitori per approfondire insieme alcune tematiche proprie della loro vita di ge-nitori– educatori. Mira ad aiutare i genitori, in gruppo, a riflettere su singoli problemi, a condividere esperienze, ad incoraggiarsi reciprocamente manifestando ansie e preoccupazioni, a rendersi conto che i problemi che si affrontano sono simili per tutti. Dal confronto nasce un aiuto efficace. È un percorso educativo che si articola su incontri di gruppo, nei quali sono trattati i nodi dell’edu-cazione con una metodologia interattiva di scambio tra partecipanti e animatore. Trova i suoi fondamenti filosofi-ci e pedagogici nel personalismo cristiano.

A cosa deve mirare questo tipo di esperienza?La scuola genitori non crea genitori perfetti, ma fa

capire che è possibile essere genitori efficaci. È con-dotta da un facilitatore che ha compiuto un percorso di formazione nell’Istituto di ricerche e Studi per l’E-ducazione e la famiglia - Irsef, collegato all’Age, e ha ricevuto la certificazione in “Esperto in educazione di ambito familiare”. L’intervento formativo nei confronti dei genitori essendo rivolto a promuovere le condizioni necessarie per lo sviluppo della “funzione parentale”, comporta dei cambiamenti che riguardano la persona stessa in rapporto con se stessa, con l’ambiente fami-liare e sociale.

Quindi niente ricette già pronte?È fondamentale aiutare gli adulti genitori a non

trovare risposte confezionate, ma ad affrontare l’avven-tura dell’esperienza di gruppo, vissuto come luogo di apertura e di condivisione. Un posto dove si possa rie-laborare e trasformare in esperienza educativa. Non si nasce genitori, lo si diventa con l’impegno e la pratica, mettendosi in discussione come persone legate da un progetto comune di vita.

Come si diventa formatori dei genitori?Un percorso specifico di tipo accademico per

diventare formatori–educatori dei genitori non esiste; la formazione avviene all’interno dell’educazione degli adulti. Il formatore dei genitori è una persona che pos-siede le tecniche operative per realizzare il percorso formativo e possiede la capacità educativa di entrare in empatia con i genitori. Nell’esercitare il suo ruolo, oltre che una chiara formazione e competenza pedagogica, il formatore deve avere competenze dialogiche comuni-cative e dei processi di apprendimento.

In ricordo di Enea Brusiniil 21 febbraio è mancato il fondatore dell’age milano. per anni consigliere e anche vice-presidente nazionale

di marco d’adda

Enea Brusini è stato il fondatore dell’Age a Mila-no. Dalla sua “Breve croni-storia dell’Age milanese” si legge: «Nel corso dell’anno scolastico 1971-72, per ini-ziativa dei coniugi Brusini, il cui primogenito frequenta la scuola media Cassinis di Milano, nasce l’Associa-

zione Genitori. Nel corso dell’anno scolastico si al-lacciano rapporti con associazioni già costituite a Brescia e Mantova».

Nel 1974 nel primo incontro ufficiale delle asso-ciazioni della Lombardia, alla presenza di Ennio Ro-sini e Angela Crivelli, Brusini viene eletto delegato re-gionale lombardo dell’Age, carica che ha ricoperto, con brevi interruzioni, per quasi 20 anni, fino al 1993, quando ha lasciato il testimone al vicepresidente Attilio Trombini. In questa veste Enea ha vissuto tutta l’epoca dell’inizio della partecipazione dei genito-ri nella scuola sulla spinta dei Decreti delegati e il conseguente “boom” della nascita, un po’ ovunque, delle Age locali in Lombardia. È stata una attività fre-netica, di “globetrotter”, come la definiva lui stesso, per tutta la provincia di Milano e la Lombardia, con la collaborazione degli amici, fra cui il compianto Daniele Fabbri e Giuseppe Vismara.

Brusini è stato anche per lunghissimi anni, un autorevole esponente del Consiglio nazionale dell’Age, di cui è stato anche vicepresidente e te-soriere; di quel periodo ricordava spesso con gioia l’udienza del Papa Giovanni Paolo II all’Age nella Sala Clementina in Vaticano nell’81, mostrando la lettera della Prefettura Pontificia che lo incaricava di presentare a Sua Santità i responsabili dell’asso-ciazione. Nel 1987 riceve l’onorificenza di Cavaliere all’Ordine al merito della Repubblica.

Ultimamente, dopo la costituzione dell’associa-zione Age Milano Provincia Brusini aveva ripreso a partecipare ai nostri incontri, portando sempre la sua preziosa testimonianza e il suo contributo di esperien-za e di concretezza. Era il nostro Presidente onorario. Con lui ci ha lasciato una figura centrale nella storia dell’Age non solo in Lombardia, ma per l’associazio-ne nazionale: all’AGe, ai genitori e alla scuola ha de-dicato tutta la sua vita. Se ne va un carissimo amico, uno dei maestri per il mio impegno dell’Associazione genitori, un pezzo della mia storia.

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24 SPAZIO AGE

Bimbi che nascono, nuovi semi alla vita, che vanno piantati in un buon terreno affinché possano fare forti radici, vanno riparati e protetti affinché possano crescere forti, vanno innaffiati e coltivati con amore, per dare poi generosi frutti, quali la creatività, l’amore, la bellezza, l’amicizia, la giustizia e tutto ciò che ogni

bimbo nelle sue tappe della vita può contribuire con la sua vita.

Come per la nascita di nuove vite che hanno visto protagonisti molti dei genitori associati all’Age, diamo il benvenuto anche a tutte le nuove associazioni locali che sono nate nell’anno appena concluso. Ecco l’elenco.

SP

AZ

IO

AG

E

LA

V

ITA

D

EL

LE

A

SS

OC

IAZ

ION

I

Le nuove associazioni nate nel 2011 Un augurio anche per tutti i neogenitori

• MADONE (BG ) • BERGAMO ALTA • PONTERANICA (BG) • SUISIO (BG) •• CATANIA-ETNA • TORINO OVEST • CASERTA • CASTELNOVO DI SOTTO DISLESSIA •

• CHIGNOLO D’ISOLA (BG) • MODENA-DISLESSIA • MAZZARINO (CL) •• COSTIGLIOLE SALUZZO (CN) • MONDOVI’ (CN) • PONTECURONE (AL) •• BORGONE SUSA (TO)• SAN MARZANO sul SARNO (SA) • EMPOLI (FI) •

• ARGENTARIO-Porto Santo Stefano (GR) • SAN MICHELE di MORIANO (LU) •• BASSO PIAVE (VE) • ISOLA della SCALA (VR) • MINERBE (VR )• NOGAROLE ROCCA (VR) •

• BERLINGO (BS) • BORGO SAN GIACOMO (BS) • CATANIA • FOGGIA • MEDE (PV) •• TRE CAMPANILI (Marcaria, Casatico, S. Michele in Bosco MN) •

• LENO (BS) • MONTECOSARO (MC) •

Dedica che l’Age ha chiesto al Ministro Profumoil 27 gennaio 2012

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Stampa 25SPAZIO AGE

PescaraUn patto tra genitori e scuola

di Ida Giulia Mangione

Prendersi del tempo per riflettere su un tema controverso e affascinante come l’educazione. È quanto ha proposto l’Age di Pesca-ra nell’aula magna del liceo scientifico Leonardo da Vin-ci il 14 dicembre 2011. In sala un gruppo eterogeneo di persone, composto da dirigenti scolastici, docenti, genitori appartenenti a diversi ordini di scuola e...”curiosi”. Ad aprire l’incontro, prima il preside della scuola ospitante, poi il responsabile del Centro servizi del Volontariato, che hanno messo in luce quanto i ragazzi siano pronti e motivati a offrirsi all’attività volontaria (spesso i ragazzi che hanno svolto il corso di formazione vogliono con-tinuare a collaborare) e quanto sarebbe auspicabile aprire uno sportello del volontariato all’interno delle scuole, così da favorire il contatto tra le due realtà in una circolarità virtuosa. La prontezza e la voglia di fare dei giovani è stata ben esposta dal presidente della Consulta provinciale degli studenti che sfata il luogo comu-ne dell’inoperosità della cultura giovanile e sottolinea invece un forte “voler esserci”. Interessante anche l’ottica di un esponente dell’Ufficio scolastico provinciale sulla scuola come “sistema aperto” in cui coabitano famiglie, docenti, associazioni, studenti, tutti per un fine comune.

Ma nel vivo del convegno siamo entrati grazie al presiden-te nazionale Davide Guarneri, voluto fortemente dall’energia contagiosa, propulsiva e instancabile della presidente dell’Age di Pescara che nonostante gli ostacoli, le difficoltà e a volte le aspettative deluse crede fortemente a una realtà in cui famiglia e scuola possano collaborare per una condivisione di intenti e una rivalutazione valoriale di cui ciascuno di noi sente tanto il bisogno. Guarneri di educazione se ne intende, non solo per il suo bagaglio teorico ma anche e soprattutto per la sua esperienza vissuta sul “campo”. Con chiarezza e puntualità il suo intervento si è dipana-to partendo dagli adulti coinvolti nella relazione educativa (genito-ri, in primis, e docenti) e dalla volontà di dover superare l’annosa e tormentata contrapposizione tra gli stessi, senza cercare sem-pre un capro espiatorio.

Perché c’è spesso lontananza tra soggetti che dovrebbero volere la stessa cosa? Il benessere del proprio figlio, il benessere dell’alunno? Certo ci sono pregiudizi, sovrapposizioni, incompren-sioni che dividono anche perché la“cultura della cittadinanza” delle famiglie nella scuola, è partita, ma deve ancora maturare. Ma allora come venirsi incontro? Nella scuola la burocrazia, i tempi stretti, a volte trenta alunni per classe, scarse risorse. La

scorciatoia sarebbe assolversi attribuendo la colpa all’altro (”i genitori non partecipano” - ”gli insegnanti lavorano poco”) che significherebbe lasciare tutto com’è!

Si può percorrere però un’altra strada che apre nuovi sboc-chi, armati di creatività, consapevolezza dei propri limiti, fiducia negli altri e tanta pazienza. La competenza e la socialità devono essere degli ingredienti fondamentali per darsi da fare insieme e non solo per il proprio figlio ma per la comunità che rappresen-

tiamo.I nodi critici vanno affrontati. Ad esempio dando

valore agli strumenti che ci sono già, come gli organi collegiali. A taluni sembrano obsoleti ma sappiamo che in certe realtà funzionano poiché le persone che agisco-no al loro interno possono fare la differenza.

Ma anche valorizzando lo spirito “associativo”, inteso come mediazione tra l’interesse del singolo e l’interesse generale, favorendo anche le occasioni in-formali, come feste di fine anno e assemblee, che con-

tribuiscono a intessere legami solidali e ad apportare interessi. I genitori stessi infatti possono diventare cerniera tra scuola ed extra-scuola immettendo nuove interessanti circolarità. Ciò po-trebbe contribuire inoltre a promuovere e sostenere la cultura del valore della scuola che mai come oggi ha bisogno di una spinta, sia da parte dei docenti che dei genitori schierati su unico fronte.

Anche i colloqui tra le famiglie e gli insegnanti potrebbero essere preziosa occasione per “incontrarsi”, uniti da un solo scopo; trovare strategie coerenti e collaborative per sostenere i nostri bambini/e ragazzi/e che se lo meritano, essendo essi stes-si bisognosi di punti di riferimento saldi e coesi, oltre che costi-tuire il futuro del pianeta. Perché ciò possa accadere veramente, sforziamoci dall’una e dall’altra parte di regalarci un po’ di dignità, creando delle situazioni “calde” e confortevoli nelle quali potersi guardare negli occhi, (possibilmente accantonando sedie rotte, corridoi dispersivi e poco riservati, verbali estenuanti,scambi ver-bali frettolosi e semplicisticamente colpevolizzanti). Si possono poi trovare delle sinergie anche tramite il Piano dell’offerta forma-tiva e il Patto di Corresponsabilità tra scuola e famiglia.

Questi strumenti non dovrebbero essere solo dei tomi in cui si affastella tanta bella teoria ma “luoghi” mentali di attenzione al perché si insegna, ai processi, al contesto, e meno al “cosa”. Per “viaggiare” insieme nell’avventura del processo educativo, scuola e famiglia si devono interrogare anche su significati e contenuti condivisi. La scuola dovrebbe diventare luogo di “vivacità”; di interscambio con le famiglie, in cui si abbandonano dall’una e dall’altra parte, stanchezza (giustificabile!) ritualismi e contrappo-sizioni, per dar vita ad un vero “patto”.

Come ci ricorda candidamente il presidente nazionale, “patto” è una parola che etimologicamente ha al suo interno la radice della parola “pace”, condizione basilare per sancire un’alleanza, in questo caso educativa, fra gli adulti coinvolti nella relazione. Tale accordo riveste un significato simbolico alto, un riconoscimento reciproco, un essere insieme di fronte al bambino/a ragazza/o per aiutarlo/a nel processo di crescita. Questo convegno ci ha lasciato la voglia di interrogarci ancora, in un clima di intesa e di reciproca rispettosità.

Dedica che l’Age ha chiesto al Ministro Profumoil 27 gennaio 2012

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ValmontoneEducata.Mente alla scoperta di sé e dell’altro

di Maria Silvia Massari

È solo l’ultima attività in ordine di tempo ma non è poco, se si pensa che la nostra associazione è nata solo nel 2009. Educata.Mente, di cui si è parlato in modo diffuso anche sul sito www.age.it, è un progetto che punta a far riassapora-re, soprattutto alle nuove generazioni, alcuni principi che si riassumono in un obiettivo che potrebbe riassumersi nell’ob-bedienza al comandamento “Ama il prossimo tuo come te stesso” (L’essere per gli altri), facendo però attenzione al fat-to che è molto difficile riuscire ad amare il prossimo se prima non si impara ad amare se stessi (L’essere per se stessi ).

Ma prima di spiegare come si svilupperà da qui a giu-gno l’iniziativa, alcune parole per descrivere il cammino che una realtà come la nostra ha compiuto per giungere a questo punto.

Siamo nati in risposta all’invito del nostro parroco di in-traprendere nella parrocchia di S. Anna un’attività sistematica di pastorale familiare. Considerata la delicatezza del tema e per evitare improvvisazioni, pensammo di chiedere consiglio a chi già aveva alle spalle decenni di attività a sostegno dei ge-nitori, dei figli, della famiglia. Per questo nel mese di gennaio

2009 decidemmo di aderire all’Age nazionale. E, animati da una citazione attribuita ad Albert Einstein: «La mente è come un paracadute: funziona solo se si apre», ci siamo messi all’o-pera. Prima una scuola per genitori aperta anche ai nonni. Poi abbiamo cominciato ad analizzare temi e problemi della fami-glia alla luce degli insegnamenti della Bibbia e del Vangelo: le difficoltà più ricorrenti nel rapporto tra genitori e figli, legate al dialogo e alla comunicazione, soprattutto nelle fasi adole-scenziale e della giovinezza; la crescente difficoltà dei padri e delle madri a conciliare vita familiare e lavorativa che spesso, per necessità, si traduce in assenze concomitanti di entrambi, a volte anche nelle giornate di festa; e, infine, il quadro di rife-rimento il dilagante fenomeno delle separazioni.

La nostra più difficile sfida è stata, è riuscire a coin-volgere i giovani: anche per questo abbiamo organizzato incontri-dibattito sul tema dell’educazione finanziaria e sulla tecnologia della comunicazione (Educazione all’uso dei social network ). Numerose, inoltre, sono le iniziative che abbiamo messo in campo sui fronti culturale e ricreativo. Ma di tutto questo si può prendere visione sul sito web www.agevalmon-tone.org.

Come del progetto che abbiamo in cantiere ora. Educata.Mente è il tentativo di riscoprire 12 principi che racchiudono l’essenza della dignità delle donne e degli uo-mini, nella convivenza familiare come nel mondo del lavoro, della scuola, dello sport, della politica e, in ultima analisi, nella vita: solidarietà, speranza, equilibrio, responsabilità, rispetto, intraprendenza, indipendenza di giudizio, etica, temperanza, tenacia, autostima, amicizia. Ciascuno dei temi toccati può essere declinato in vari modi e investe ogni aspetto della nostra vita. Proprio per questo, anche rendere

i nostri incontri più “dinamici” e calati nella quotidianità, quando parleremo ad esempio di responsabilità e rispetto, lo faremo anche riferendoci al rapporto tra pedoni e auto-mobilisti. Infatti, non è forse vero che quasi tutti siamo un po’ l’una un po’ l’altra cosa e che il nostro atteggiamento nei confronti del prossimo e la percezione dei nostri diritti cambiano spesso notevolmente a seconda che ci troviamo al volante dell’auto o sulle strisce pedonali? Approfondi-menti specifici saranno condotti poi attraverso apposite sessioni di cineforum.

Ci è stato chiesto da più parti se la nostra iniziativa abbia avuto accesso a eventuali contributi pubblici. La ri-sposta è no: il nostro è un progetto totalmente autogestito, con il quale si è cercato di mettere a frutto le competenze professionali e le esperienze disponibili all’interno dell’as-sociazione e sul territorio. Tutti i relatori interverranno gra-tuitamente e gli associati si tasseranno per offrire alla par-rocchia un rimborso spese forfetario per il riscaldamento e la messa a disposizione dei locali. Anche questo, secondo noi, è un modo per testimoniare, Educata.Mente, etica e serietà.

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Costigliole Saluzzo (Cn)Mercatini di Natale per un’Italia migliore

di Renato Chiapello

Quando qualche politico vuole strappare un applauso esce con la frase “voi siete l’Italia migliore” e il gioco è fatto. Anche se questa è una frase un po’ abusata, forse è interes-sante vedere che in questo periodo si sta respirando un’aria migliore. Paradossalmente le difficoltà che la crisi ci fa vivere e che ci prospetta pare avere un effetto terapeutico e le persone hanno voglia di ricostruire su basi più vere e sono veramente stanche della contrapposizione nauseante che ha ammorbato l’aria per troppo tempo.

Non mi pare che questo pensiero sia solo un modo di vedere le cose con occhiali nuovi ma piuttosto un pensiero condiviso che suggerisce forme di relazione rinnovate da uno spirito costruttivo, una voglia di fare e di costruire insieme sen-za divisioni artificiose.

Questo era lo spirito che si respirava nella piazza del mu-nicipio di Costigliole Saluzzo all’ombra del bellissimo palazzo Giriodi in una domenica pre-natalizia. Uno spirito di collabora-zione, pur segnata da una simpatica concorrenza tra i vari pro-motori delle molteplici proposte di prodotti dei vari stand, che faceva seguito a un intenso lavorio fatto nelle case e nei gruppi nelle settimane precedenti.

Di lavoro ce ne è stato veramente tanto a ben vedere

tutto la grande varietà di prodotti che venivano proposti e la varietà di gruppi e associazioni che erano presenti. Gruppi del catechismo, gruppo missionario, le associazioni di volontariato del territorio, la nuova Age locale e persino il Comune, che ha sostenuto Theleton. Tutti agguerriti nel voler sostenere la propria attività ma tutti coscienti che si stava partecipando a un bellissimo gioco di squadra dove i ruoli erano distinti ma l’obiettivo era unico; l’autofinanziamento delle attività di so-lidarietà e di formazione. In ultima analisi tutti sapevano che stavano lavorando gratuitamente per la solidarietà e questo ha avuto un effetto benefico sulla relazione tra i presenti creando così un clima di amicizia e di famiglia che ha contagiato anche i numerosi visitatori.

A dare sapore e c’era poi la pizza di Tiziano e di tutto il suo team che ormai opera come una linea di produzione ed è una simpatica presenza amica, mentre a dare il calore c’era la musica dei canti natalizi e la lotteria, ma soprattutto il clima di amicizia e collaborazione che si respirava. A dare il colore c’era una marea di bancarelle con un’enorme varietà di prodotti e proposte. Erano collocate tutte attorno alla piazza e creavano una coreografia avvolgente come un simpatico abbraccio. È bello però pensare che questo mercatino è solo uno dei tanti che ci sono sul nostro territorio e quella magia che sanno evo-care non è esclusiva di Costigliole ma si ripete e si moltiplica in tante piazze della nostra cara Italia. È anche bello pensare che questo modo di fare le cose insieme non è solo un buonismo tipico del periodo di Natale ma è un modo per amare concre-tamente la nostra Italia che incomincia con il lavorare insieme proprio nel nostro piccolo paese dove viviamo ogni giorno collaborando con l’amico ma anche con la persona che non ci è poi così simpatica. Per questo è bello pensare che i mercatini di Natale vissuti con queste modalità sono veramente l’espres-sione della nostra Italia migliore.

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AvetranaFesta dei nonni e premiazione concorso

di Christian Dilorenzo

La prima edizione del concorso “Il dono più bello che c’è …lo dedico a te”, le cui premiazioni si sono tenute domeni-ca 13 novembre nella gremitissima sala conferenze della BCC di Avetrana, alla presenza di esponenti del mondo istitu-zionale, associativo e culturale, è stata un’occasione per riflettere e riscoprire quell’affetto, troppe volte dato per scon-tato, verso i nonni. Il concorso, indetto per gli alunni dell’Istituto Comprensivo “Mario Morleo”, è stato ideato e voluto forte-mente dall’Age di Avetrana al fine di coin-volgere tutti gli studenti, partendo dalla scuola dell’infanzia fino ad arrivare alla secondaria di primo grado. Un’iniziativa promossa attraverso l’indispensabile partecipazione attiva di Antonio Minò, presi-dente dell’associazione Avetrana Soccorso nonché assessore politiche sociali, terzo settore-sanità e pienamente accolta dalla preside dell’istituto Rosanna Sportelli.

La serata è stata, inoltre, allietata dai giovani clown dell’Associazione, gli Smile’s Age Avetrana, che con le loro simpatiche gag hanno fatto sorridere non solo i piccoli spet-tatori, ma anche i loro accompagnatori adulti. Coordinati dalla presidente dell’Age Avetrana Anna Maria Leobono, si sono alternati al tavolo Marino Albergo, presidente del Forum Famiglie Provincia di Taranto, Lorenzo Santoro, presidente regionale Age, e Antonello D’Attoma, neurologo e scrittore. Il sindaco Mario De Marco ha sottolineato l’alta valenza sociale del concorso che spinge e incoraggia le nuove generazioni a manifestare i propri sentimenti verso i nonni attraverso la pro-duzione di temi, lettere, poesie e racconti.

Dalla lettura degli elaborati è stato possibile scoprire nonni bizzarri, nonni reduci di guerra che hanno affrontato con coraggio e umiltà le prove della vita, nonni che hanno sofferto la fame, spesso piegati e provati dal duro lavoro, nonni che amano e sostengono con affetto infinito la propria famiglia. Qualcuno ha scritto che i nonni sono come la nutella, altri li hanno paragonati a libri antichi; alcuni pensano ai nonni come a compagni di giochi fidati e sempre disponibili; altri ancora che purtroppo non possono più sentire il suono della loro voce, amano pensare ai nonni come ad angeli custodi della loro vita. In fondo, ciò che resta per sempre è l’amore, un sentimento

così forte che non teme né il tempo né la morte.La giuria, composta dalle docenti Maria Rosaria

Ranaldi e Cristina Dilorenzo, dal presidente dell’Age Ave-trana Anna Maria Leobono e dallo scrivente decretato a suo insindacabile giudizio i vincitori. Ed ecco ora i nominativi dei premiati: Scuola primaria di primo grado “Giovanni XXIII”: primo premio a Lorenzo Loppo, per il suo infinito amore verso suo nonno Antonio e per la straordinaria capacità di trasforma-

re i sentimenti in parole. Secondo premio a Nicole Olivieri, per la sua lettera in-dirizzata ai nonni e per averci ricordato che infondo sono gli insegnamenti fondati sull’amore e sul rispetto per gli altri, gli unici veri valori importanti da tramandare. Terzo Premio a Maria Pia Di Maglie, per averci mostrato che a volte raccontate la quotidianità, apparentemente scontata e banale, è l’unico modo per spingere le persone a viverla intensamente e non con superficialità. Inoltre la giuria ha as-segnato il Riconoscimento “Creatività fra le pagine” a Maria Iole Quaranta, per la capacità di saper guardare con la fantasia ai valori più importanti per la formazione di una persona: la sincerità, la dolcezza, il coraggio, l’ amore e il profondo rispetto per la vita.

Scuola primaria di secondo grado “Vittorio Briganti”: (A pari merito) Primo Premio a Maria Sofia Laserra, per aver giustamente attribuito ai nonni il ruolo di custodi della conoscenza, quella che si può apprendere solo attraverso le loro storie di vita vissuta, i loro sacrifici e il loro esempio e a Sara Mitrangolo, per aver trasformato il dolore di una perdita in una forza straordinaria, per averci ricordato che l’amore è un legame indissolubile che resta vivo anche dopo la morte e perché proprio come dice lei, non si smette mai di parlare con le persone che da lassù non ci abbandonano mai e conti-nuano ad ascoltarci in silenzio. Secondo Premio a Simone De Tommaso, per averci parlato dei nonni che sanno insegnare senza l’uso della parola, ma con l’esempio, il rispetto, l’onestà, la coerenza, la solidarietà, la trasparenza, la dignità, l’amore per se stessi e per il prossimo, e dei nipoti che sanno appren-dere anche dal silenzio attraverso la luce che splende negli occhi di chi veramente “conosce”. Terzo Premio a Massimo De Tommaso, per averci ricordato che bisogna apprezzare e conoscere la vecchiaia; in fondo i nonni sono come i bambini: litigarelli e birichini, i nonni dovrebbero incoraggiarci più di chiunque altro, insegnandoci ad avere fiducia in noi stessi. Inoltre, la giuria ha assegnato il Riconoscimento “Creatività fra le pagine” a Valentina Sacco con l’augurio che possa coltiva-re giorno dopo giorno la passione per la scrittura, rafforzando sempre più la sua capacità di trasmettere sensazioni ed emo-zioni attraverso l’uso della parola. Gli elaborati migliori, infine, sono stati raccolti in un libro “antologia”, diventato testimo-nianza dell’evento e scrigno di questi preziosi sentimenti.

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FasanoDar voce ai bambini attraverso i disegni. Una mostra

dì Cinzia Caroli

L’Age di Fasano (Br) ha organizzato una mostra di disegni di bambini in colla-borazione con Il servizio Affido Familiare di Ambito: Fasano, Cisternino, Ostuni. La coloratissima esposizione, composta da 124 lavori effettuati da bambini di 9 e 10 anni, ha consentito di riflettere insieme ai piccoli su una tematica complessa quale quella dell’affidamento familiare e del diritto di ogni bambino ad avere una famiglia. I disegni realizzati sono stati il frutto di una serie di interventi che la pedagogista del servizio Affido familiare e socia Age ha realizzato nelle classi: sono stati organizzati degli incontri di riflessione

sul tema dell’affido per dissipare confusioni o resistenze che spesso si registrano in relazione a questi argomenti e queste prassi.

Una cultura rispettosa dell’infanzia passa anche attraverso la sensibilizzazione dei bambini e delle loro famiglie su buone prassi di mutuo aiuto e solidarietà. I bambini, a scuola, hanno avuto la possibilità di lavorare su un piano emotivo, e infatti nei disegni si riscontrano 124 letture diverse e originali sul tema trattato.

C’è chi ha lavorato enfatizzando vis-suti quali l’ansia, la tristezza o la rabbia, e chi invece si è concentrato su vissuti emo-tivi quali la gioia, la felicità o la curiosità. Questa mostra ha avuto una significativa risonanza: sono state infatti registrate tante presenze di genitori, insegnanti e scola-resche; ciascun visitatore ha poi potuto esprimere un voto e i cinque disegni più votati sono stati premiati su iniziativa dell’A-ge Fasano in collaborazione con il Servizio sociale professionale del comune di Fasa-no. L’associazione locale, nella persona del presidente Pietro Trisciuzzi, si prefigge di dar vita a ulteriori eventi di questo tipo i cui protagonisti siano i bambini, con l’intento principale di dar voce ai più piccoli e riflet-tere con loro su questioni attuali e vicine a tutti noi.

PalermoLe Nuove Frontiere della Scuola compie i primi dieci anni

La rivista Le Nuove Frontiere della Scuola compie dieci anni. Su iniziativa dell’Age regionale della Sicilia, direzione e re-dazione, hanno voluto celebrare la ricorrenza con un evento dal titolo “A proposito di education”, a cui hanno partecipato autore-voli relatori graziosamente coordinati da Stefania Petix, inviata di Striscia la Notizia.

Il pedagogista Giuseppe Zanniello ha sottolineato come Le Nuove Frontiere della Scuola costituisca la prima e l’unica rivista scientifica in ambito pedagogico edita in Sicilia. Ha quindi esortato la redazione a moltiplicare le manifestazioni e gli in-contri tenuto conto che ogni numero ha carattere monografico. Giuseppe Savagnone ha insistito sul concetto di emergenza educativa attribuendo agli adulti le maggiori responsabilità: «Abbiamo davanti a noi una generazione che stenta moltissimo a trovare le parole da dire ai propri figli; in tutte le varie sedi in

cui l’educazione si svolge, si registra questa enorme difficoltà di educare da parte di chi dovrebbe farlo, da parte di chi ne ha la competenza, da parte di chi ne ha il mestiere. Il grossissimo problema da fronteggiare oggi è l’unità della persona: si tratta di educare a essere se stessi, si tratta di restituire un punto di ri-ferimento, un centro interiore che possa collegare la molteplicità pur senza tradirla, senza modificarla». Gianni Nanfa ha narrato la sua esperienza di insegnante sostenendo la necessità che gli insegnanti siano anzitutto dei buoni comunicatori, che riescano ad affascinare, che non insegnino contenuti ma metodi, che in-segnino in qualche modo a gestire il tempo e le emozioni.

Il sociologo Antonio La Spina ha richiamato il divario Nord-Sud, che probabilmente riguarda per primo la scuola che è diventata una causa e non più un effetto del dislivello sempre più tangibile tra il mezzogiorno e il resto del Paese. Fra gli altri rilevanti interventi quelli dell’assessore regionale alla funzione pubblica Caterina Chinnici, della psicologa Anna Maria Pepi. Ha concluso i lavori il pedagogista Antonio Bellingreri secondo cui possiamo dire che siamo veramente mossi dall’interesse educativo se sentiamo prioritario, rispetto a tutto il resto il biso-gno di “consegnare” ai giovani un ideale di vita etica o un ideale etico di vita. Si diventa educatori non necessariamente quando si diventa genitori, ma quando si sceglie di essere definiti dal proprio ideale di vita. All’incontro erano presenti il direttore edi-toriale della rivista Salvatore La Rosa, e il responsabile della redazione Isabella Munda e l’editore Vito Sammartano.

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San Marzano sul SarnoCampania, nasce una nuova Age

San Marzano sul Sarno, in provincia di Salerno, ha dato vita a una nuova Age. Tutto inizia nel 2009, quando un gruppo di genitori si riunisce per discutere sui vari problemi legati alla sicurezza dei plessi scolastici. Nasce un Comitato, registrato presso l’Agenzia delle Entrate di Pagani, che fa subito fronte all’esigenza di riapertura del Plesso scolastico “Giovanni Pao-lo II” e si fa promotore di una raccolta fondi sul territorio per l’acquisto di una caldaia termica da installare nel plesso sco-lastico di piazza Amendola, una raccolta a cui parteciparono la Comunità locale e la Banca di Credito Cooperativo di Scafati e Cetara. Nel corso del tempo il Comitato genitori organizza una serie di iniziative sociali: nel dicembre del 2010 un “Mercatino di beneficienza” con lo scopo di devolvere il ricavato economi-co all’esigenze della scuola media “Anna Frank”.

Il Comitato, spinto dall’esigenza di nuove prospettive più ampie, si trasforma in Associazione dei Genitori e, gra-zie all’appoggio della BCC di S.Marzano sul Sarno organizza l’evento “Una città a misura di bambini va bene per tutti i cittadini…verso un futuro sostenibile”. L’evento vede il coinvol-gimento di tutte le scuole del paese in un concorso per slogan, disegni e testi realizzati dagli alunni sul tema dell’ambiente. La

manifestazione si svolge in diverse giornate, con una tavola rotonda sul tema dell’ambiente volto a sensibilizzare genitori, scuole, ed istituzioni, e una pedalata per le strade del centro.

E poi è arrivato il 27 Ottobre 2011: l’associazione locale trova la propria identità nella trasformazione in un’associazione riconosciuta a livello nazionale, l’Age, con l’obiettivo di trovare un sostegno maggiore. Nell’evento di costituzione dell’Age San Marzano sul Sarno, la presidente Francesca Barretta, ha spiegato che “l’Associazione genitori è nata per garantire la propria presenza sul territorio, affiancando gli Enti che en-trano a far parte del processo educativo dei propri figli, quali la scuola, la Chiesa e il Comune nonché tutte le altre agenzie preposte a tale compito». Un’associazione che vuole essere filtro operativo e propositivo tra genitori e territorio, senza mai prevaricare ciò che sono i ruoli e le competenze delle Istituzio-ni, ma rappresenta le esigenze delle famiglie presso le Istitu-zioni amministrative e politiche.

Dall’atto della costituzione, l’associazione ha già avuto modo di darsi da fare, organizzando il 17 e 18 dicembre scorsi “Il ponte della solidarietà”, un mercatino di beneficenza, per aiutare il paese di Aulla devastato dall’alluvione del 2011. Alla manifestazione hanno aderito tutti i commercianti e le sedi lo-cali, l’Age Campania, facendo confluire prodotti tipici e ogget-tistica realizzata dagli stessi genitori. Alla manifestazione, oltre all’autorità e all’intera comunità del piccolo comune, ha parte-cipato anche la presidente regionale Age Rosaria D’Anna, che ha espresso il suo apprezzamento rispetto a questa iniziativa, poiché la realtà campana ha dimostrato di avere un grande cuore nel dare il suo piccolo contributo.

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AcerraCalcio benefico e mini-maratonina della Befana

di Marinella Paesano

«Due appuntamenti che testimoniano la presenza con-creta dell’Associazione genitori nel tessuto della cittadina cam-pana». Parola del presidente Age Acerra Gioacchino di Capua a margine di due iniziative che organizzate nel periodo delle feste natalizie e che testimoniano che ormai l’Age è una presenza familiare per i cittadini acerrani.

Il primo evento si è tenuto il 10 dicembre 2011 ed è stato organizza-to dal “Social World Film Festiva” con la partnership dell’Age che ha contri-buito al successo della partita a scopo benefico con la nazionale attori in un campo sportivo stracolmo. L’incasso è stato devoluto interamente alle asso-ciazioni “Dico No alla droga” di Milano e “La Locanda del Gigante” di Acerra , impegnate con le loro attività a dare una speranza di reinserimento a chi si trova in una situazione difficile.

Il secondo appuntamento è interamente opera dell’Age. Nei locali del Secondo circolo didattico di Acerra abbiamo promosso la prima edizione della Mini-maratonina al titolo: “È la Befana Age”. I tanti bambini che hanno partecipato hanno effettuato una corsa festosa insieme alle Befane (la nostra se-gretaria Giovanna e le animatrici) per poi continuare a giocare e divertirsi per l’intera mattinata con l’animazione della DJ ani-mation, un partner ormai consolidato.

Tutti i partecipanti hanno ricevuto una medaglia e una simpatica calza piena di caramelle e dolciumi. La sinergia tra le varie realtà del territorio acerrano, frutto del lavoro dei no-stri associati, ha reso questo appuntamento davvero riuscito. Visto il successo dell’iniziativa, la mini-maratonina sarà inserita nell’organizzazione della maratona che si tiene ad Acerra da 23 anni.

RendeLa forza del canto Veicolo di emozioni

di Luigina Papalino

I giovani sono stati i protagonisti della manifestazione canora organizzata dall’Age di Rende in occasione dei festeg-giamenti in onore della Madonna di Monserrato. Per questo avvenimento l’Associazione genitori ha sempre collaborato con la parrocchia proponendo manifestazioni che coinvolgessero le scuole del comune. All’evento di quest’anno hanno preso parte gli alunni del Liceo Scientifico Statale “Pitagora”. È opinione del Dirigente scolastico Elisa Policicchio, che tali iniziative debbano essere valorizzate perché danno ai giovani la possibi-

lità di avere una formazione completa. I ragazzi sono stati gui-dati da Francesco Metallo, maestro di tecnica vocale e diret-tore dell’Accademia musicale Caccini, dal maestro Mario De Lio e Dario Marchese che si è esibito con la fisarmonica. Allo spettacolo hanno preso parte, anche, cantori dell’Accademia. Una serata piacevole, vissuta intensamente all’insegna della musica come momento di aggregazione tra diverse generazio-ni. La manifestazione ha dato la possibilità, ai partecipanti, di esibire il proprio talento e la propria creatività. Gli adolescenti timidi, durante l’esibizione, hanno vinto l’imbarazzo riuscendo a esprimere il meglio di sé e a trasmettere, agli ascoltatori, la loro passione. La voce, d’altronde, è un veicolo di emozioni profonde che arrivano alla mente e al cuore dell’uditore. Il pub-blico è stato coinvolto in un turbinio di sensazioni differenti e si è riflettuto sul valore dell’amicizia vera, spontanea, fraterna. A conclusione della manifestazione il parroco don Aldo Giovinco ha ringraziato Carmelina Mastroianni, presidente dell’Age, per aver organizzato lo spettacolo musicale e dato modo alla comunità di esternare la devozione verso la Madonna.

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2012:associati all’Age

Genitori insieme in associazione, per cercarerisposte a tante domande, per smuovereostacoli, creare opportunità, conoscere e for-marsi di fronte alle sfide della complessità,dell’educazione, della scuola e dei media.Rinnova l’adesione all’associazione o cercal’associazione più vicina a te, nel sito

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