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1 Aggiungi un posto a Tavola! La mensa per i poveri della Comunità di Sant’Egidio a via Dandolo, 10 Roma In tutte le grandi città sono molte le persone che per motivi diversi sono costrette a vivere per strada. La Comunità di Sant’Egidio, fin dal suo inizio nel 1968, si prende cura dei poveri che vivono in gravi difficoltà nelle stazioni, sotto i portici e negli angoli nascosti delle città.

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Aggiungi un posto a Tavola!

La mensa per i poveri della Comunità di Sant’Egidio a via Dandolo, 10

Roma In tutte le grandi città sono molte le persone che per motivi diversi sono costrette a vivere per strada. La Comunità di Sant’Egidio, fin dal suo inizio nel 1968, si prende cura dei poveri che vivono in gravi difficoltà nelle stazioni, sotto i portici e negli angoli nascosti delle città.

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L’impegno della Comunità di Sant’Egidio con i senza fissa dimora

Quest’anno la Comunità di Sant’Egidio celebra il suo cinquantesimo anniversario. E’ un compleanno importante: una lunga storia di impegno e di solidarietà in tante periferie del mondo. Nata nel 1968 con un doposcuola ai baraccati del Cinodromo di Roma in un’Italia diversa alle prese con altri problemi, da allora non ha mai abbandonato i poveri, fino a divenire lungo questi anni un crocevia di cercatori di pace con uomini e donne generosi pronti all’incontro e al dialogo con l’altro. L’impegno con le persone senza dimora è iniziato a Roma alla fine degli anni ’70, quando il numero dei poveri nelle strade della città era in rapido aumento ponendo problemi nuovi. Allo stesso modo e con la stessa disponibilità, assidua e gratuita, è continuato negli anni moltiplicandosi in centinaia di città d’Italia e del mondo, declinato negli itinerari serali per distribuire un panino, bevande calde o una coperta e generi di conforto a chi vive per la strada, nelle stazioni ferroviarie o nei luoghi dove i senza dimora trovano riparo per la notte. Alcuni episodi di intolleranza e di violenza nei confronti di chi vive per strada, fecero riflettere le persone della Comunità di Sant’Egidio sulla condizione di abbandono e di pericolo della vita di questi poveri. In particolare la storia di Modesta, un’anziana barbona friulana, conosciuta alla Stazione Termini di Roma che il 30 gennaio 1983 morì senza soccorsi perché era sporca e l'autoambulanza non volle prenderla. L’incontro con tanti poveri, ha suscitato e fatto crescere lungo gli anni una rete di amicizia e di sostegno e ha dato luogo ad iniziative stabili di solidarietà. Il problema del cibo è uno dei più drammatici problemi della povertà che riguarda sia l’Italia che le grandi città europee. Dar da mangiare è un valore antico, diffuso in tutte le culture perché ha un richiamo diretto al valore della vita. L’affamato interroga la coscienza di tutti, laici e credenti: non si può rinviare al domani, chi ha un bisogno vitale non può aspettare. è per questo che sono nate tante mense della Comunità di Sant’Egidio in Italia e in Europa per rispondere a questo bisogno.

Chi sono i senza fissa dimora in Italia

Negli ultimi anni a causa della crisi dello Stato sociale che ha interessato molti paesi europei o delle peggiorate condizioni economiche di altri, il numero dei senza tetto è andato aumentando. è un mondo complesso, non uniforme composto di persone di età, itinerari e situazioni molto diverse. Sempre più spesso i motivi che portano alla condizione di senza dimora non sono riconducibili ad eventi eccezionali o a storie di particolare emarginazione. Al contrario si tratta di avvenimenti che possono toccare molti: uno sfratto, una tensione familiare che non si risolve, la perdita del lavoro, una malattia possono trasformare, laddove manca il sostegno necessario, persone che fino a quel momento conducevano una vita “normale” in persone sprovviste di tutto. Negli ultimi anni il problema della casa è diventato predominante, molte persone sono finite a vivere per strada perché hanno perso l’alloggio. Con la crisi economica molti hanno difficoltà a pagare l’affitto. La crisi occupazionale, con la conseguente perdita del posto di lavoro, ha innescato un processo di impoverimento difficile da governare, che ha colpito sia italiani che immigrati. Per

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questo per strada si possono incontrare anziani che hanno subito lo sfratto, adulti che dopo una separazione coniugale perdono ogni punto di riferimento, e sempre più spesso giovani senza lavoro. Per molte persone la crisi inizia e coincide largamente con una famiglia che non c’è, non c’è mai stata o comunque non funziona più. è proprio il deteriorarsi dei rapporti familiari a spingere molte persone sulla strada. Spesso è questo il motivo principale con il quale i senza dimora spiegano il loro arrivo e la permanenza per strada: la famiglia si presenta come un nodo fondamentale, anche se non l’unico, per sciogliere l’enigma di tante storie. Storie di incomprensione e di rottura lasciano nella vita di tutti segni palpabili, tanto più nella vita delle persone senza dimora per i quali il ricordo della famiglia è legato alla memoria di una vita stabile, regolata. Nei loro racconti è bruciante la ferita degli affetti perduti e di un micro-benessere che non c'è più. Negli ultimi anni, la malattia ha fatto finire per strada sia italiani che immigrati che avevano un lavoro fisso. Difficilmente si riesce ad ottenere, nei tempi utili, una forma di previdenza pubblica quando per la malattia si è costretti ad abbandonare il lavoro regolare o anche quelle attività precarie o saltuarie che comunque assicurano una fonte di reddito. Con la malattia e la perdita dell’alloggio diventa difficile seguire le cure, per chi non ha la vicinanza di un familiare o amico questo diventa impossibile. Stando per strada si muore prima. Vivere per strada, contrariamente a quanto spesso si pensa, non è quasi mai una scelta. La vita in strada infatti è una vita dura e pericolosa; è una lotta quotidiana per la sopravvivenza. Ogni anno tante persone muoiono di stenti o di freddo nelle città ricche del nord del mondo e nei paesi poveri. Tanto meno è una scelta di libertà: chi è senza casa vive una condizione di grande vulnerabilità perché è costretto a dipendere da tutti anche solo per i bisogni più elementari ed è esposto alle aggressioni, al freddo, all'umiliazione di essere cacciato perché indesiderato. La strada produce in molti un disagio psichico infatti la condizione di senza dimora si inserisce il più delle volte in equilibri umani già fragili. L’incertezza del futuro, la solitudine e l’isolamento, la vergogna, le difficili condizioni di vita, sono prove alle quali molti non resistono. Alcune forme di psicosi o di ossessioni che si osservano nelle persone senza dimora sono riconducibili alla vita che fanno. Ogni stranezza ha una storia spesso carica di sofferenza.

La povertà al centro di Roma

In particolare, il centro storico di Roma è quello con maggiore concentrazione di persone senza dimora rispetto al resto della città. La motivazione di tale significativa presenza è da ricercare nel fatto che zone come quella del centro storico offrono alla persona emarginata servizi che soddisfano bisogni primari e di relazionalità, elementi che insieme risultano difficilmente rintracciabili in altri contesti. Sullo stesso territorio, infatti, sono presenti i maggiori servizi socio-sanitari per l’assistenza e l’accoglienza delle persone senza dimora, sia istituzionali che del circuito umanitario.

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La mensa dei poveri, rete di sostegno e umanizzazione della città

Chi viene a mangiare non ha necessità di soddisfare solo il bisogno materiale di cibo, ma anche di ritrovare simpatia, rispetto e calore umano che spesso gli sono negati. La mensa di via Dandolo n. 10 della Comunità di Sant’Egidio, sita a Roma nel cuore del quartiere di Trastevere, nasce nel 1988 da un’osservazione semplice: le mense per i poveri, a Roma, sono aperte solo di giorno. I poveri, anche i più fortunati, potevano mangiare solo una volta al giorno. E’ così che con l’apertura di una mensa serale si offre il secondo pasto, dal pomeriggio alle 16 alla sera inoltrata. Una media di 800 persone mangia alla nostra mensa ogni sera. La mensa in trenta anni ha rappresentato un osservatorio privilegiato dei mutamenti sociali avvenuti nella città, soprattutto negli ultimi anni di crisi economica. E’ infatti un punto di riferimento per tanti italiani, stranieri, e apolidi, residenti e non residenti che temporaneamente non possono provvedere al proprio sostentamento. Il servizio della mensa è considerato di primo intervento perché è legato alla sopravvivenza delle persone e spesso rappresenta per alcuni il primo accesso agli altri servizi territoriali, in un percorso più articolato. Le persone della Comunità di Sant’Egidio, si offrono come intermediari tra la domanda di tanti poveri e i servizi sociosanitari territoriali. è importante infatti creare una rete per aiutare tutti a migliorare le proprie condizioni di vita. Accompagnare i poveri perché vengano inseriti anche in altri servizi. Il dato che più colpisce è l’incremento progressivo nei servizi della mensa di via Dandolo dei cittadini italiani nuovi iscritti negli ultimi anni, segno del bisogno reale: il 40% in più nel 2014 rispetto al 2008. Nello stesso arco temporale i nuovi iscritti tra gli immigrati, invece, sono stati solamente l’11,6% in più. Il confronto mette in evidenza che, nella fase attuale della crisi, il processo d’impoverimento sembra colpire più gli italiani che gli immigrati. Gli ospiti italiani utilizzano la mensa per un periodo considerevolmente più lungo rispetto agli immigrati: quasi il 45% degli italiani la frequenta per più di due anni, mentre oltre il 40% degli stranieri si reca alla mensa solo per circa tre mesi.

Il numero dei poveri per strada: 50.724 persone senza fissa dimora in Italia 7.709 persone senza fissa dimora a Roma Indagine Istat 2014

STORIA DI FRANCESCA

La vita di Francesca è stata segnata dalla morte della mamma quando aveva circa 10 anni. Dal

quel momento il suo percorso nella società è stato difficoltoso; allontanamento dai suoi cari, una

vita che non riusciva a organizzare, poi un matrimonio finito male e una figlia da crescere e le

gravi difficoltà economiche. Ma quando ha incontrato gli amici della Comunità alla mensa di via

Dandolo, Francesca ha trovato gli amici che non l’hanno più lasciata, neanche quando, malata di

tumore, non hanno smesso di starle vicino facendo crescere l’amicizia e l’affetto, permettendole di

affrontare la malattia senza paura, aveva capito che non sarebbe stata lasciata sola.

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Ubicazione e raggiungibilità della mensa

La struttura della mensa è sita in via Dandolo n. 10, ubicata nel quartiere di Trastevere afferente al Municipio I del Centro della città, in una zona ben servita dai mezzi pubblici. La struttura è facilmente raggiungibile La struttura risulta essere vicina ad altri servizi offerti alle persone in stato di disagio sociale, presenti nel territorio. Inoltre è prossima a molti altri servizi di contrasto alla povertà offerti dalla Comunità di Sant’Egidio: La Scuola di Lingua e Cultura italiana per immigrati; Centro di orientamento al lavoro; Centro di ascolto con possibilità di assistenza medica e legale gratuita e distribuzioni settimanali di alimentari e generi di vestiario. Inoltre i nostri servizi prevedono anche la possibilità di lavarsi attraverso il servizio docce e di una barbieria gratuita. Tutto questo crea un’abitudine all’accesso ai vari servizi, e migliora le condizioni di vita.

La struttura di Via Dandolo n. 10

Entrando nella struttura che ospita la mensa, si passa attraverso un ampio cortile con degli affreschi colorati e si giunge a due sale d’attesa, In una delle sale d’attesa è collocata la biblioteca, per il prestito dei libri o per la loro consultazione. In un lato del cortile è visibile un bassorilievo realizzato da un artista che ricorda la storia di Modesta Valenti morta alla stazione Termini. Accanto c’è la targa che ricorda la visita di papa Benedetto XVI alla mensa il 27 dicembre 2009 che ha pranzato con alcune centinaia di poveri, frequentatori abituali della mensa di via Dandolo. L’edificio è destinato a centro socio assistenziale polivalente: la mensa è situata al piano terra ed è organizzata in modo da garantire un’ordinata e civile convivenza con la cittadinanza residente nel palazzo. La struttura di via Dandolo n. 10 mette a disposizione dei poveri che vi accedono locali idonei, ampi e accoglienti. Gli operatori della Comunità sono soliti dedicare molta cura e attenzione alla preparazione del servizio alla mensa per permettere l’inserimento di tutte le persone e gruppi parrocchiali e scout, religiosi che si offrono di aiutare per una buona realizzazione delle attività e dei servizi offerti. STORIA DI TIZIANA

Tiziana nel 2001 è stata segnalata alla Comunità di Sant’Egidio come una donna senza dimora,

forse, in procinto di partorire e affetta da una grave forma di cirrosi epatica. è apparso subito

chiaro che in quelle condizioni le sarebbe rimasto poco tempo da vivere. Se non avesse incontrato

la Comunità probabilmente sarebbe stato così. Grazie ai medici, che ancora oggi, con serietà

continuano a curarla, lavora come dog-sitter e sente ancora forte il debito con chi vive in gravi

difficoltà e gratuitamente, un pomeriggio alla settimana, si reca ad aiutare i più bisognosi presso la

mensa della Comunità di Sant'Egidio.

Accesso alla Mensa

Alla mensa di via Dandolo si accede direttamente con un breve colloquio che avviene sul posto, è uno strumento indispensabile per stabilire quel rapporto personale che, se la persona vorrà, potrà accompagnarla nel percorso di progettazione di possibili risposte ai problemi che si trova a vivere.

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Il colloquio è importante quindi per stabilire un contatto con una persona che magari ha passato tutta la giornata in mezzo alla gente senza parlare con nessuno. Offrire amicizia e sostegno non è solamente una preziosa opera di prossimità ma vera e propria “prevenzione sociale”. La condizione di solitudine e di isolamento è comune a tutte le persone senza tetto: a volte è così profonda che alcuni non solo hanno perso ogni contatto con la famiglia ma spesso hanno scarsissimi rapporti con il mondo intorno. Il nome rappresenta la persona, la sua storia. Chiamare per nome chi arriva, salutare, presentarsi, chiedere il nome e dire il proprio, spezzano il disprezzo di cui queste persone spesso sono circondate e sono segno di rispetto e di riconoscimento della loro dignità. Non è vero che chi vive per strada ha perso il desiderio di avere una vita normale, ma la grande quantità di problemi da affrontare e l’assenza di sostegno provocano una rassegnata disperazione che viene spesso scambiata per rifiuto. La fedeltà nell'amicizia e la rispettosa ricerca di soluzioni concrete ai problemi di ciascuno permette di costruire un futuro migliore anche in situazioni dove un cambiamento sembra impossibile. Dopo il colloquio per accedere al pasto è necessario registrarsi e ricevere la tessera rilasciata dalla Comunità di Sant’Egidio, con cui si potrà mangiare successivamente. Tutto è gratuito. Molti conservano gelosamente questa tessera come se fosse un documento. STORIA DI PIETRO

Pietro nasce 60 anni fa a Terrasini piccolo comune marittimo in provincia di Palermo. Dopo il

fallimento del suo matrimonio approda a Napoli e successivamente a Roma dove ha difficoltà a

inserirsi nei circuiti che aiutano le persone senza dimora. Nel 2000, in occasione dell’anno

giubilare incontra la Comunità di Sant'Egidio e a frequentare la mensa di Via Dandolo che diventa

in quegli anni la sua casa. Ama definirsi “l’amico degli amici” e inizia ad aiutare chi è in difficoltà

nella cena itinerante alla stazione Tuscolana e di pomeriggio alla mensa serale. Ora vive in un

piccolo appartamento che condivide con un amico.

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Accoglienza nelle sale ristorante

Dopo il colloquio iniziale le persone possono entrare per mangiare. Ognuno può scegliere il proprio posto, alcune persone si aspettano per poter cenare insieme. Si può impiegare tutto il tempo che si vuole per mangiare. Chi vuole può fermarsi a chiacchierare anche dopo aver mangiato o fermarsi anche solamente a riposare. I tavoli per mangiare sono da quattro, sei, otto posti, per un totale di 150 posti, tutti con tovaglie coperte da un telo di plastica trasparente, per garantire un’adeguata pulizia. I pasti vengono serviti ai tavoli dai volontari attraverso comodi cabaret porta vivande. Questo favorisce il clima simpatico e si mangia come ad un ristorante. Qualcuno chiede di festeggiare con qualche amico il proprio compleanno, la torta, il regalo, sorrisi e qualche foto, si crea un clima familiare. Ogni gesto mira, anzitutto, a ricreare relazioni umane e a ridurre l’isolamento. Tutti i servizi della Comunità di Sant’Egidio, e in particolare quelli della mensa per i poveri, rispettano e valorizzano il credo personale e le differenze culturali di tutti gli ospiti, sia nella realizzazione/fornitura delle pietanze che nell’esecuzione dei servizi stessi realizzati da personale volontario adeguatamente formato, di cui molti con padronanza dei principali idiomi linguistici e capaci d’interagire efficacemente con chi è particolarmente fragile, socialmente e psicologicamente, a motivo delle situazioni di disagio nelle quali vive. Ogni allestimento presente presso la mensa di via Dandolo rispetta lo spirito stesso della Comunità, spirito di rispetto reciproco, di familiarità e nello stesso tempo rispetto dell’altro, delle sue differenze e dell’ambiente.

Per lo svolgimento del volontariato aziendale con Anas

Appuntamento ore 16:30 a via Dandolo, 10 a Trastevere per:

- spiegazione della mensa e di come servire ai tavoli;

- servizio ai tavoli della mensa per i poveri.

Conclusione delle attività ore 18:30, per chi volesse alle ore 20:30. Possibilità di prenotarsi per aiutare nei giorni di apertura della mensa: mercoledì, venerdì, sabato per un massimo di 5 persone alla volta.

Piazza S.Egidio, 3 - Roma (Italia) Tel. 06 585661 · Fax 06 5883625 e-mail: [email protected] www.santegidio.org PER DONARE CCP 807040 presso: Bancoposta Intestato a: Comunità di S.Egidio ACAP Onlus IBAN: IT67D0760103200000000807040 Codice BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX