Agostino, Sermones, XLIII

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  • 7/25/2019 Agostino, Sermones, XLIII

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    Agostino, Sermones, XLIII

    Sulle parole di Isaia: se non crederete, non comprenderete

    e sulle parole del Beato Apostolo Pietro: abbiamo ascoltato

    la voce proveniente dal cielo ecc. E: abbiamo, pi certa, la

    parola profetica

    La fede inizio della vita buona.1. Inizio della vita buona, a cui come ricompensa dovuta lavita eterna, la retta fede, che consiste nel credere ci che an-cora non vedi e che [alla fine] avr come retribuzione il vede-re ci che [ora] credi. Durante il periodo del credere quindi,come durante il tempo della semina, non veniamo meno (equesto sino alla fine!) ma siamo perseveranti finch non mie-tiamo quel che abbiamo seminato1. Il genere umano infattivenne a trovarsi in uno stato di avversione da Dio e giacevanei suoi delitti, per cui, come per esistere avemmo bisognodel Creatore, cos per rinascere ci fu necessario il Salvatore. EDio giusto, che condann luomo, fu anche un Dio misericor-dioso per liberare luomo.Il Dio dIsraele, lui dar fortezza epotenza al suo popolo: benedetto Dio!

    2. Ma [questi doni] li

    ricevono i credenti, non li ricevono gli increduli che li di-sprezzano.2. Della stessa fede, poi, non ci si deve gloriare quasi che incerto qual modo dipenda dal nostro potere. La fede infatti non cosa da nulla: una realt grandiosa, e se tu la possiedi certamente perch lhai ricevuta. Che cosa infatti possiedi tuche non labbia ricevuto? 3. Riflettete, carissimi, sui motiviche avete di ringraziare il Signore Iddio, per non rimanere in-grati di fronte a qualcuno dei suoi doni e, per questa vostraingratitudine, perdere ci che avevate ricevuto. Lelogio dellafede non pu essere in alcun modo tessuto da me ma pu es-sere concepito da chi possiede la [stessa] fede. Ora, se puessere, almeno parzialmente, concepito come si deve, chi non

    si render conto come lo si debba preferire a molti altri donidello stesso Dio? Se infatti dobbiamo riconoscere i doni digrado inferiore che Dio ha sparso in noi, con quanto maggiorragione non dovremo riconoscere quel dono che tutti li supe-ra?.

    Luomo creatura privilegiata dal sommo Artefice.

    3. A Dio dobbiamo lessere ci che siamo. Se infatti non sia-mo un nulla, a chi lo dobbiamo se non a Dio? Ma unesistenzalhanno anche le legna, anche le pietre (e questa da chi se nonda Dio?); ma noi cosa abbiamo di pi? Non vivono le legnan le pietre, mentre noi viviamo. O meglio, lo stesso fatto divivere comune a noi e alle piante e agli alberi da frutto; sidice infatti che le viti vivono, e se non vivessero, non si trove-

    rebbe scritto: Uccise con la grandine i loro vigneti4.Vive lavite quando verdeggia; quando muore, si secca. Ma tali esseriviventi non hanno i sensi. Noi invece cosa abbiamo in pi?Non sentiamo. A tutti son noti i cinque sensi del nostro corpo:vediamo, udiamo, odoriamo, gustiamo e col tatto diffuso pertutto il corpo distinguiamo le cose molli da quelle dure, le co-se ruvide da quelle lisce, le cose calde da quelle fredde. Dun-que noi abbiamo i cinque sensi. Ma questi sensi li hanno an-che i bruti. Noi per abbiamo qualcosa di pi. Intanto, mieifratelli, se riflettiamo sulle cose gi elencate, quale ringrazia-mento e quale lode non dobbiamo tributare al Signore! E queldi pi che abbiamo che cos? La mente, la ragione, il volere:cose tutte che non hanno i bruti, non hanno gli uccelli, nonhanno i pesci. Per tutte queste cose siamo stati creati a imma-gine di Dio 5. Scrutiamo il passo della Scrittura dove si rac-conta la nostra creazione. Vi si aggiungono parole per le qualiappare che luomo superiore alle bestie, non solo, ma ancheche ne il capo, cio che esse debbono stare a noi soggette.Dice: Facciamo luomo a nostra immagine e somiglianza, e

    abbia potere sui pesci del mare e gli uccelli dellaria e su tut-

    to il bestiame e su tutti i rettili che strisciano sulla terra6.

    Perch questo potere? Per limmagine di Dio. Sicch a certuni detto in tono di rimprovero: Non siate come il cavallo e ilmulo, che non hanno intelletto

    7. Ma una cosa lintelletto,

    unaltra la ragione. Abbiamo infatti la ragione anche prima dicapire [una cosa]; anzi, mai riusciremmo a capire se non aves-simo la ragione. Esiste dunque anche lanimale capace di ra-gione, o, per dir meglio e in maniera pi sbrigativa, lanimaleragionevole, che per sua natura possiede la ragione e la pos-siede gi prima di comprendere. Vuole infatti comprendere inquanto con la ragione precede [questa aspirazione].

    Fede e intelletto.

    4. A ci che ci rende superiori ai bruti dobbiamo prestaresomma cura, e in certo qual modo riscolpirlo e rimodellarlo.Ma chi pu far questo se non lartefice che laveva formato?Noi fummo capaci di sfigurare in noi limmagine di Dio, nonsiamo in grado di restaurarla. Comunque - per ricapitolare in

    poche parole linsieme del discorso - un fatto che noi ab-biamo lesistere come i tronchi e le pietre, il vivere come lepiante, il sentire come gli animali e il comprendere come gliangeli. Con la vista distinguiamo i colori, con lorecchio isuoni, con lodorato gli odori, col tatto il calore, conlintelligenza i costumi. Ogni uomo vuol essere compreso,nessuno ricusa di conoscere, mentre non tutti vogliono crede-re. Ecco uno che mi dice: Fammi capire affinch possa crede-re. Gli rispondo: Credi per poter capire. In certo qual modosorge fra noi una controversia su questo tema. Lui mi dice:Fammi capire affinch possa credere, e io gli ribatto: Vicever-sa, credi per poter capire. Siccome nella controversia nessunodi noi riesce a volgere la sentenza dalla sua parte, si va dal

    giudice. Qual giudice troveremo? Passati in rassegna tutti gliuomini, non so se possiamo trovare un giudice pi autorevoledelluomo per bocca del quale parla Dio. Non ricorriamoquindi, per aver luce su questa cosa e risolvere la controversia,alle letterature profane; non sia nostro giudice il poeta ma ilprofeta.

    La parola profetica.

    5. Il beato apostolo Pietro, chiamato sul monte dal Signoreinsieme con altri due discepoli di Cristo Signore, cio Giaco-mo e Giovanni 8, ud una voce proveniente dal cielo: Questi il mio Figlio diletto nel quale ho riposto le mie compiacenze;

    ascoltatelo!9. Ribaltando il fatto, il citato Apostolo diceva

    nella sua lettera: Questa voce, proveniente dal cielo, noi

    labbiamo udita quando eravamo con lui sul monte santo 10. Edopo aver detto: Questa voce, proveniente dal cielo, noilabbiamo udita, continua dicendo: E abbiamo, ancora picerta, la parola profetica

    11. Quella voce risuon dal cielo,eppure la parola profetica pi certa. State attenti, carissimi!Il Signore soccorra la mia volont - e la vostra attesa - affin-ch possa dire ci che voglio e come lo voglio. Chi di noi nonresta sorpreso nel sentir dire dallApostolo che la parola pro-fetica pi certa di una voce proveniente dal cielo? Pi certa,disse, non superiore o pi vera. Difatti tanto vera la parolavenuta dal cielo quanto la parola profetica: ugualmente buona,ugualmente utile. Che significa allora pi certa se non picapace di persuadere luditore? E questo perch? Perch cisono degli infedeli che calunniano Cristo dicendo che, quantoha fatto, lo ha fatto con arti magiche. Ora questi infedeli, sullabase di congetture umane e illecite stravaganze, potrebberoconsiderare frutto di arti magiche anche quella voce prove-niente dal cielo. I profeti invece vissero prima, non dico primadi questa voce, ma anche prima di Cristo incarnato. Quando

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    invi i profeti, Cristo-uomo non esisteva. Chiunque pertantolo ritiene un mago, se fu per le sue arti magiche che si feceadorare anche dopo morte, forse che era un mago anche primadi nascere? Ecco perch lapostolo Pietro diceva: Abbiamo,pi certa, la parola profetica12. Con la voce del cielo vengo-no ammoniti i fedeli, con la parola profetica vengono convintigli infedeli. A quanto mi sembra, ora comprendiamo, carissi-mi, perch lapostolo Pietro, anche dopo aver ascoltato la vo-

    ce che veniva dal cielo, abbia detto: Abbiamo, pi certa, laparola profetica.

    Il pescatore preferito alloratore e allimperatore.

    6. Quanta fu la degnazione di Cristo! Questo Pietro che parlacos era stato un pescatore; ma adesso gran lode merita ognioratore che riesca a comprendere il pescatore. Al riguardo,parlando ai primi cristiani, diceva lapostolo Paolo: Conside-rate la vostra chiamata, o fratelli. In mezzo a voi non ci sono

    molti sapienti secondo la carne, n molti potenti, n molti no-

    bili. Ma Iddio ha scelto le cose deboli del mondo per confon-

    dere le forti, e le cose stolte del mondo ha scelto Dio per con-

    fondere i sapienti, e le cose ignobili e disprezzate del mondo

    ha scelto Dio, e quelle che non sono, quasi che fossero, per

    ridurre al nulla quelle che sono13. Se infatti Cristo avessescelto per primo il retore, questo retore avrebbe detto: Sonostato scelto in grazia della mia eloquenza. Se avesse scelto ilsenatore, il senatore avrebbe detto: Sono stato scelto per lamia dignit. In fine, se avesse scelto limperatore,limperatore avrebbe detto: Sono stato scelto in vista del miopotere. Stiano dunque calmi tutti costoro e si lascino rimanda-re a dopo! Stiano calmi! Non saranno scartati n disprezzatima solo posti in seconda linea, in quanto potrebbero in sestessi trovare come gloriarsi di se stessi. Dice: Dammi quelpescatore, dammi quellilletterato, quellignorante; dammiquel tale con cui il senatore non si degna di parlare neppurequando compra il pesce. Dammi quello, dice. Se riempir [di

    sapienza] un uomo come questo, sar palese che sono io a far-lo. Anche il senatore - vero-e il retore e limperatore io ren-der [miei discepoli], poich io cambier anche il senatore,ma pi convincente laver io agito nel pescatore. Il senatorepotrebbe gloriarsi di se stesso, e cos il retore e limperatore,mentre il pescatore non potr gloriarsi se non di Cristo. Vengadunque [il pescatore] e questo sia per dare una lezione di u-milt salutare. Venga per primo il pescatore. Per suo mezzosar pi facilmente guidato anche limperatore.

    Se non crederete non intenderete.

    7. Tenete in mente il pescatore santo, giusto, buono, pieno diCristo. Insieme con gli altri popoli anche questo doveva esse-re preso dalle sue reti allargate per tutto il mondo. Tenete inmente la sua affermazione:Abbiamo, pi certa, la parola pro-fetica

    14. Dammi dunque, per risolvere quella controversia,come giudice il profeta. Di che cosa si trattava? Tu dicevi:Fammi capire affinch possa credere; io dicevo: Credi per po-ter capire. Ne era nata una discussione. Ebbene, andiamo dalgiudice! Giudichi il profeta, o meglio, giudichi Dio per mezzodel profeta. Noi due stiamo zitti: essi hanno ascoltato ci cheluno e laltro diciamo. Tu dici: Fammi capire affinch possacredere; io dico: Credi per poter capire. Risponda il profeta:Se non crederete, non comprenderete15.8. Credete forse, o carissimi, che non dica nulla colui che af-ferma: Fammi capire affinch io possa credere? Ma cos quelche ora ci proponiamo se non che credano, non coloro che

    non credono affatto, ma coloro che credono debolmente? Seinfatti non credessero affatto, non starebbero qui. stata lafede a condurli ad ascoltare. La fede li ha fatti intervenire allapredicazione della parola di Dio; ma codesta fede, che pur haattecchito, devessere irrigata, nutrita, consolidata. Ecco quel

    che ci proponiamo di fare. Dice: Io ho piantato, Apollo hairrigato, ma Dio ha fatto crescere. Per altro, non conta nulla

    n chi pianta n chi irriga ma Dio che fa crescere16. Parlando,

    esortando, insegnando, persuadendo possiamo piantare e in-naffiare, ma non possiamo far crescere. Un giorno un tale par-lava con Lui: la sua fede - egli lo sapeva - era spuntata ma eraancora tenera, ancora debole e per molti aspetti titubante. Nonera per una fede nulla, se si raccomandava a chi avrebbe re-

    cato soccorso alla sua fede, quale che fosse, e diceva: Credo,Signore

    17.Credo, Signore; aiuta la mia incredulit!9. Lavete ascoltato or ora mentre vi si leggeva il Vangelo.Diceva il Signore Ges al padre del fanciullo: Se puoi credere,tutto possibile a chi crede

    18. Egli guard dentro se stesso esi colloc di fronte a se stesso. Privo di ogni temeraria confi-denza, volle tuttavia esaminare prima la sua coscienza: trovdentro di s una certa qual fede, come vide anchedellinsicurezza. Tutte due le cose riscontr: confessdaverne una, per il resto chiese laiuto. Disse: Credo, Signo-re

    19. Cosa sarebbe dovuto seguire se non: Aiuta la mia fede?Ma egli non disse questo. Credo, Signore. Vedo in me unqualcosa per cui le mie parole non sono bugiarde. Credo, dicola verit. Ma vedo in me anche un qualcosa che mi reca di-spiacere. Vorrei stare saldo in piedi, ma ancora traballo. Parlostando in piedi, non son caduto poich seguito a credere; ep-pure traballo.Aiuta la mia incredulit20. Lo stesso, carissimi, del mio supposto interlocutore e della controversia nata franoi, per risolvere la quale sono ricorso al giudizio del profeta.Qualcosa asserisce anche lui quando mi dice: Fammi capireaffinch possa credere. In effetti, ci che sto dicendo adesso,lo dico affinch credano gli increduli. Costoro, se non capi-scono ci che dico, non potranno giungere alla fede. Da unlato quindi vero ci che il mio avversario dice, cio: Fammicapire affinch possa credere. Ma sono nella verit anchioquando affermo, come diceva il profeta: Viceversa, credi per

    poter capire. Tutte due diciamo la verit; vediamo di trovarelaccordo. Quindi, comprendi per credere, e credi per com-prendere. Voglio dirvi brevemente come si debba intendereluna e laltra espressione perch si eviti il contrasto. Com-prendi la mia parola, affinch tu possa credere; credi alla pa-rola di Dio per poterla comprendere.

    Note:

    1 - Cf. Gal 6, 9.2 - Sal 67, 363 - 1 Cor 4, 7.4 - Sal 77, 47.5 - Cf. Gn 1, 27.6 - Gn 1, 26.7 - Sal 31, 9.8 - Cf. Mt 17, 1.9 - Mt 17, 5; 2 Pt 1, 17.10 - 2 Pt 1, 18.11 - 2 Pt 1, 19.12 - 2 Pt 1, 19.13 - 1 Cor 1, 26-28.14 - 2 Pt 1, 19.15 - Is 7, 9.

    16 - 1 Cor 3, 6-7.17 - Mc 9, 23.18 - Mc 9, 22.19 - Mc 9, 23.20 - Mc 9, 23.