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UN MERCATO PER I PRODOTTI AGRICOLI BIO-SOCIALI Progetto realizzato nell’ambito del PSR 2007-2013 Misura 133 - Anno 2010 Premessa Crescono le aziende o cooperative agricole biologiche che operano nel settore dell’inclusione sociale di persone svantaggiate. I loro prodotti sono caratterizzati da un importante valore etico e potrebbero ben incontrarsi con quella fascia di consumatori sensibili al tema degli acquisti equo e solidali. AIAB Lombardia si propone di promuovere questi prodotti definiti “bio-sociali”. La ricerca svolta è finalizzata a censire le aziende operanti nel territorio lombardo, le loro caratteristiche e produzioni. Ciò che emerge è una realtà produttiva che, seppur ancora di modeste dimensioni, ricopre un ruolo sociale importante ed offre prodotti di qualità, commercializzati attraverso i canali più diversi. AIAB Lombardia ritiene che questa realtà debba essere conosciuta non solo tra i consumatori ma anche dagli enti locali e/o aziende che possono essere interessati a introdurre referenze con valore etico e ambientale all’interno della ristorazione pubblica e privata. Un primo passo in questa direzione è la realizzazione del blog Prodotti bio-sociali della Lombardia. Buoni due volte” http://prodottobiosociale.wordpress.com/ realizzato da AIAB Lombardia sempre all’interno della Misura 133 del PSR . 1. Gli obiettivi della ricerca La presente ricerca ha come obiettivo l’individuazione e la conoscenza diretta delle fattorie bio-sociali presenti in regione Lombardia, le loro produzioni, i canali commerciali attivati, le problematiche che le aziende affrontano e i possibili sbocchi futuri dei prodotti bio-sociali sul mercato. La ricerca, di tipo qualitativo con compilazione di questionario, si è svolta nel corso del secondo semestre del 2010, tra le realtà agricole bio-sociali presenti nel territorio lombardo.

AIAB Lombardia - prodottobiosociale.files.wordpress.com  · Web viewDalla ricerca emerge anche l’interesse verso canali quali la vendita con distributori automatici e l’apertura

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UN MERCATO PER I PRODOTTI AGRICOLI BIO-SOCIALIProgetto realizzato nell’ambito del PSR 2007-2013 Misura 133 - Anno 2010

Premessa

Crescono le aziende o cooperative agricole biologiche che operano nel settore dell’inclusione sociale di persone svantaggiate. I loro prodotti sono caratterizzati da un importante valore etico e potrebbero ben incontrarsi con quella fascia di consumatori sensibili al tema degli acquisti equo e solidali. AIAB Lombardia si propone di promuovere questi prodotti definiti “bio-sociali”. La ricerca svolta è finalizzata a censire le aziende operanti nel territorio lombardo, le loro caratteristiche e produzioni. Ciò che emerge è una realtà produttiva che, seppur ancora di modeste dimensioni, ricopre un ruolo sociale importante ed offre prodotti di qualità, commercializzati attraverso i canali più diversi.

AIAB Lombardia ritiene che questa realtà debba essere conosciuta non solo tra i consumatori ma anche dagli enti locali e/o aziende che possono essere interessati a introdurre referenze con valore etico e ambientale all’interno della ristorazione pubblica e privata. Un primo passo in questa direzione è la realizzazione del blog “Prodotti bio-sociali della Lombardia. Buoni due volte” http://prodottobiosociale.wordpress.com/ realizzato da AIAB Lombardia sempre all’interno della Misura 133 del PSR .

1. Gli obiettivi della ricerca

La presente ricerca ha come obiettivo l’individuazione e la conoscenza diretta delle fattorie bio-sociali presenti in regione Lombardia, le loro produzioni, i canali commerciali attivati, le problematiche che le aziende affrontano e i possibili sbocchi futuri dei prodotti bio-sociali sul mercato. La ricerca, di tipo qualitativo con compilazione di questionario, si è svolta nel corso del secondo semestre del 2010, tra le realtà agricole bio-sociali presenti nel territorio lombardo.

2. Il contesto. Agricoltura biologica e sociale: un’intesa naturale

Negli ultimi anni, sia livello nazionale che internazionale, un legame sempre più consolidato si è sviluppato tra agricoltura sociale e agricoltura biologica, espressione di un modello multifunzionale e di una revisione significativa del rapporto tra la società e le fasce deboli di essa. All’origine di questo legame ritroviamo ragioni insite nel modello di produzione biologico, ma anche altre ragioni, recentemente affermatesi, che si rifanno ai cambiamenti negli stili di vita e di consumi, sempre più ispirati a valori etici.Vediamo di seguito alcune caratteristiche di questa “intesa naturale” tra bio e sociale. - Il modello di agricoltura biologica consente di recuperare la centralità del ruolo dell’uomo e quel senso di responsabilità individuale di chi svolge un’attività lavorativa nell’azienda agricola. Sono aspetti senza dubbio fondamentali nel percorso di autostima per soggetti considerati svantaggiati, ancora prima dell’inserimento lavorativo in qualsiasi contesto produttivo. L’azienda biologica è quindi il luogo ideale per avviare questo percorso.

- L’agricoltura biologica permette anche a chi è in difficoltà di lavorare in tutta sicurezza. Per esempio, l’utilizzo di sostanze a tossicità ridotta per la difesa delle colture rende l’azienda biologica un luogo sicuro.- L’agricoltura biologica è un modello di sviluppo multifunzionale riconosciuto che consente di offrire servizi di carattere sociale alla collettività. L’azienda biologica di piccole-medie dimensioni può essere un luogo di incontro tra la produzione agroalimentare e la fornitura di servizi di carattere sociale; è caratterizzata da un’organizzazione versatile che consente di offrire a soggetti svantaggi le più idonee condizioni per il loro inserimento lavorativo.- Il metodo di produzione biologico è la risposta a una domanda molto presente di prodotti di qualità, sicuri dal punto di vista alimentare e rispettosi dell’ambiente. Il sistema di certificazione del biologico, ovvero il coinvolgimento di una autorità terza, garantisce il consumatore in merito al processo produttivo dichiarato dall’agricoltore. La certificazione potrebbe anche includere la valenza etica di un prodotto, andando a valorizzare ulteriormente il prodotto proveniente da una agricoltura biologica sociale. - La vendita nello spaccio aziendale e le altre forme di vendita diretta (mercatini, fiere, GAS etc.) rendono l’azienda bio-sociale un luogo aperto, ricco di stimoli e facilitano l’incontro dei diversamente abili con nuove persone e nuovi ambienti. Questa apertura al territorio è insita e saldamente radicata nel modello di produzione biologico, che valorizza i propri prodotti anche attraverso il rapporto diretto con il consumatore e l’offerta di produzioni locali . L’azienda può quindi essere un luogo di particolare apertura e di incontro fra il consumatore e il produttore; le fasce deboli presenti in azienda si trovano quindi in un ambiente sicuro e conosciuto ma, nel contempo in un crocevia di relazioni con il mondo esterno.- Il modello agricolo biologico mette al centro il rapporto fra ambiente rurale e urbano, con l’obiettivo di valorizzare l’ambiente rurale come elemento qualificante del tessuto sociale, come luogo di integrazione e di servizi alla collettività; l’agricoltura sociale e quella biologica entrano in relazione con i servizi sociali, la loro funzione viene riscoperta e valorizzata in un quadro generale di riforma del sistema del welfare locale.

3. Le fasi della ricerca

La ricerca si è occupata innanzitutto di fare un censimento delle realtà che praticano in Lombardia agricoltura biologica e risultano nel contempo impegnate nell’inclusione sociale e/o nell’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati.Grazie alla conoscenza delle realtà che operano nel bio AIAB Lombardia ha individuato un primo gruppo di fattorie bio-sociali rispondenti ai requisiti sopra descritti, alle quali sono state successivamente aggiunte altre realtà, individuate grazie a ricerche sul web e alle indicazioni fornite dai responsabili di alcune fattorie bio-sociali censite.In collaborazione con operatori del settore è stato predisposto e testato su un’azienda campione un questionario aziendale, strutturato in modo da ottenere dati e informazioni utili a fornire una panoramica il più completa possibile delle realtà lombarde.Il questionario è composto da una parte generale nella quale vengono richiesti i dati aziendali, ma anche alcuni aspetti inerenti ai soggetti svantaggiati, ai prodotti agricoli, alle reti relazionali e ai finanziamenti, e da una parte più specifica, strutturata con domande aperte, finalizzata a ottenere informazioni riguardanti la sostenibilità economica aziendale, la sensibilizzazione dei consumatori/cittadini all’acquisto dei prodotti bio-sociali e infine la promozione ed i canali di vendita dei prodotti agricoli delle aziende individuate.Sono state contattate telefonicamente tutte le aziende bio-sociali individuate e, previa verifica dell’effettiva sussistenza dei requisiti richiesti (attività agricola, attività sociale, certificazione

agricoltura biologica o periodo di conversione al metodo di agricoltura biologica), è stato fissato un appuntamento per una visita aziendale con ciascun responsabile. Le visite aziendali sono state un’occasione molto utile per conoscere le realtà lombarde, i prodotti e i processi produttivi, per visitare le strutture aziendali e per raccogliere dati e foto delle aziende. I responsabili delle fattorie bio-sociali si sono dimostrati disponibili, interessati alla ricerca e alla compilazione del questionario.

4. Risultati della ricerca

a) Quante sono, dove sono e natura giuridica delle fattorie bio-sociali

Le fattorie bio-sociali censite sul territorio lombardo sono 18. Di queste: 17 hanno collaborato alla presente ricerca, 1 non ha riposto al questionario. Il numero assoluto non è molto alto, ma va fatto rilevare che è un dato in crescita e che in tutta Italia le fattorie bio-sociali sono circa 120 e che la regione Lombardia è tra le prime per numero di realtà assieme a Lazio, Toscana ed Emilia Romagna.Le aziende sono situate principalmente in provincia di Bergamo, in misura minore in provincia di Como, Milano, Pavia, Sondrio e Varese; una sola azienda è in provincia di Lecco e una in quella di Brescia. (Grafico 4.1).

Grafico 4.1: Le province di appartenenza delle fattorie bio-sociali

Fonte: nostra elaborazione

La ricerca ha inoltre consentito di individuare che la forma giuridica più diffusa tra le fattorie bio-sociali lombarde è la cooperativa sociale di tipo B (“cooperative di produzione e lavoro integrate” istituite formalmente dalla legge n. 381 del 1991) presente in 10 realtà; in misura minore l’azienda agricola, in 3 realtà, e la cooperativa sociale di tipo A (“cooperative di solidarietà sociale” anch’esse istituite formalmente dalle legge n. 381 del 1991), in 3 realtà. In un solo caso è stata rilevata anche l’associazione di promozione sociale (Grafico 4.2).

Grafico 4.2: La forma giuridica delle fattorie bio-sociali

Fonte: nostra elaborazione

I soggetti svantaggiati presenti nelle realtà del campione sono mediamente 10 per azienda, tuttavia è da rilevare un’ampia variabilità tra le realtà analizzate, passando da realtà con 1 solo soggetto a realtà con 22 soggetti svantaggiati.

La tipologia di disagio più frequente è quello psichica presente in 13 realtà, ma anche la detenzione e/o ex detenzione (10 realtà) e il disagio psichiatrico (8 realtà). In misura minore la tossico-dipendenza, l’alcool-dipendenza e il disagio fisico; ma anche soggetti rifugiati/immigrati, i soggetti minori a rischio e le donne in difficoltà. In nessuna realtà lombarda sono state rilevate attività di agricoltura bio-sociale per persone anziane. (Grafico 4.3).

Grafico 4.3: La tipologia di disagio dei soggetti svantaggi presenti nelle fattorie bio-sociali

Fonte: nostra elaborazione

Particolarmente interessante risulta l’analisi del numero di anni di attività delle fattorie bio-sociali. Durante la rilevazione dei dati si è considerato l’anno in cui l’azienda ha potuto soddisfare i requisiti richiesti dalla ricerca, ovvero la certificazione biologica (o l’inizio del periodo di conversione all’agricoltura biologica) e l’attività di inclusione sociale e di inserimento lavorativo.In alcuni casi le aziende sono risultate attive e operanti in agricoltura biologica da molti anni ma solo recentemente hanno iniziato l’attività sociale. E’ tuttavia interessante notare che ben 5 sono le aziende che da 1 anno svolgono attività di agricoltura bio-sociale, evidente segnale di un interesse crescente e di una concreta diffusione di queste pratiche.Inoltre è da notare il fatto che la maggior parte delle aziende risultano comunque attive da un numero di anni inferiore a 10, ulteriore elemento in grado di sottolineare l’importanza assunta negli ultimi anni dell’agricoltura bio-sociale (Grafico4.4).

Grafico 4.4: Il numero di anni di attività delle fattorie bio-sociali

Fonte: nostra elaborazione

b) La produzione agricola, le attività e le relazioni nell’ottica di una diversificazione aziendale

I dati raccolti sulle tipologie di prodotto ci consentono di formulare alcune riflessioni inerenti la specificità delle fattorie bio-sociali.E’ interessante notare che gli ortaggi sono i prodotti più diffusi tra le aziende in questione, ma anche le confetture, la frutta, le conserve, le erbe aromatiche e i succhi di frutta; in misura minore le aziende producono vino, pane, formaggio e una serie di altri prodotti (tisane, erbe da cucina, miele, olio, carne, paté e mostarde) (Grafico 4.5).

Grafico 4.5: I prodotti e il numero delle fattorie bio-sociali in cui vengono prodotti

Fonte: nostra elaborazione

Come è possibile notare da questi dati, la produzione delle fattorie bio-sociali si orienta generalmente verso prodotti che richiedono un elevato fabbisogno di manodopera, i cui processi produttivi sono in genere ripetitivi, in cui la meccanizzazione è ridotta al minimo e i cicli colturali risultano in genere brevi. Quanto detto è vero soprattutto per gli ortaggi che, considerando anche la valenza terapeutica riabilitativa della coltivazione di un orto, consentono di valorizzare al meglio le superfici aziendali mediamente ridotte.

Un ulteriore elemento di riflessione è la diversificazione produttiva delle aziende in questione; in particolare, come è possibile notare dalla tabella 4.1, nelle aziende sono riscontrabili mediamente 3 differenti tipologie produttive.La diversificazione produttiva ha in primo luogo un’importanza organizzativa, volta a differenziare le attività in diversi periodi dell’anno, e in secondo luogo una valenza “didattica”, fornendo una più ampia serie di mansioni, sviluppando nei soggetti svantaggiati la capacità ad operare anche in contesti produttivi agricoli diversi e non ripetitivi.

Tabella 4.1: I prodotti delle singole fattorie bio-sociali

Ort

aggi

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Altr

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azienda 1 tisane, erbe da cucina

azienda 2

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azienda 4 miele

azienda 5

azienda 6 miele, olio

azienda 7

azienda 8

azienda 9

azienda 10 carne, paté

azienda 11

azienda 12 mostarde

azienda 13

azienda 14

azienda 15

azienda 16

azienda 17

Fonte: nostra elaborazione

In linea con quanto riportato precedentemente le attività svolte nelle fattorie bio-sociali sono quelle ortofrutticole e di coltivazione in serra; in molte aziende è da sottolineare anche l’attività di trasformazione, particolarmente interessante per la qualità dei prodotti, dovuta alla freschezza delle materie prime, ma anche all’attenzione e professionalità nelle fasi di lavorazione, anche grazie alle quantità non elevate da trasformare.

Un’attività degna di nota è senza dubbio quella didattica, che è svolta in ben 10 aziende.Si sottolineano poi una serie di attività che sono state individuate, ed in particolare quelle di vitivinicoltura, di ristorazione, di tutela ambientale, di manutenzione del verde e di floricoltura. Degne di nota sono infine una serie di altre attività particolarmente originali ed innovative, tra queste le principali sono progetti di energia rinnovabile, proposte di percorsi didattici mirati alla sensibilizzazione della disabilità, consulenze di agricoltura biologica e recupero di vitigni autoctoni (Grafico 4.6).

Grafico 4.6: Le attività delle fattorie bio-sociali

Fonte: nostra elaborazione

Le fattorie bio-sociali, dai dati raccolti col questionario aziendale, sono senza dubbio una realtà dinamica e soprattutto capace di creare sul territorio un’ampia rete di relazioni. Come è possibile vedere dal grafico 4.7 in quasi tutte le aziende sono state rilevate relazioni con altre cooperative sociali, son le ASL (Azienda Sanitaria Locale), gli enti locali (Comuni, Province, Regione). Sono state individuate inoltre un’ampia rete di altre relazioni, sia con soggetti pubblici che privati, tra cui aziende agricole, università, opere religiose ed istituti di pena, ma anche in misura minore comunità psichiatriche, associazioni di promozione sociale, associazioni di categoria, CPS (centro psico sociali), NIL (nucleo inserimento lavorativo) ed industrie (Grafico 2.7).

Grafico 4.7: La rete delle relazioni delle fattorie bio-sociali

Fonte: nostra elaborazione

In tutte le aziende intervistate è stata sottolineata l’importanza del metodo di agricoltura biologica, capace di garantire sicurezza per gli operatori, rispetto dell’ambiente e qualità delle produzioni.

c) Un marchio bio-sociale?Sui prodotti bio-sociali lombardi in genere non sono state rilevate particolari indicazioni recanti la valenza sociale e le motivazioni alla base delle pratiche svolte; solo in alcuni casi vengono distribuiti insieme ai prodotti brevi descrizioni della azienda e della propria mission, in poche situazioni sulle confezioni viene fatto richiamo al significato di lavoro e produzione aziendale come occasione di inserimento per persone in disagio. Indicare in etichetta la valenza sociale risulta complesso per alcune tipologie di prodotti (es. ortaggi freschi); alcune aziende inoltre segnalano il rischio che il messaggio possa apparire strumentale e far nascere, in modo inappropriato, l’associazione mentale tra l’aspetto caritatevole/assistenziale e l’acquisto del prodotto.Il vero momento di “marketing” risulta, per la maggior parte delle aziende intervistate, quello di incontro e di confronto con i consumatori, con possibilità di spiegare e raccontare la storia

aziendale, i propri prodotti, il prezzo, la scelta del metodo di coltivazione e il perché del coinvolgimento di soggetti svantaggiati. La quasi totalità delle aziende ritiene che la creazione di un logo specifico potrebbe essere molto utile, a patto che si valutino attentamente le modalità con cui realizzarlo, la scelta e i requisiti per l’assegnazione del logo per le aziende interessate ad applicarlo sulle etichette dei propri prodotti.

d) Sensibilizzazione del consumatoreGeneralmente chi acquista prodotti i prodotti bio-sociali già conosce e consuma prodotti biologici, appartiene spesso a un GAS e mostra sensibilità alle tematiche sociali. Il mezzo più diffuso per far conoscere i prodotti bio-sociali è senza dubbio il “passaparola”; anche la partecipazione a mercatini e a fiere viene considerata dalle aziende un momento molto importante per la promozione dei prodotti e per incontrare i consumatori. In alcuni casi vengono utilizzati anche siti internet, e-mail (soprattutto per i contatti con i GAS), blog, volantini, feste in azienda e laboratori didattici per bambini.

e) La promozione dei prodotti bio-socialiLe aziende bio-sociali risultano particolarmente attive nella promozione dei loro prodotti. In particolare attraverso la partecipazione a mercatini e a fiere (quasi esclusivamente in Lombardia); tenendo informati i GAS, sia locali che non; interessanti sono anche gli strumenti attraverso i quali vengono diffuse le informazioni: in particolare internet (blog, siti web) ma anche volantini e opuscoli informativi; in alcuni casi sono da sottolineare le feste e le manifestazioni svolte in azienda, con cadenza fissa, momento importante per incontrare i consumatori e per far conoscere i prodotti.Le aziende intervistate considerano di grande importanza la collaborazione con altre realtà sociali, con aziende agricole biologiche e con le scuole; al fine di incentivare la commercializzazione dei prodotti le aziende ritengono necessario migliorare lo spaccio di vendita aziendale, l’accoglienza presso le strutture dell’azienda, il proprio sito internet, l’attività di trasformazione dei prodotti in azienda.

f) I canali di venditaTutte le realtà intervistate, tranne una, hanno rapporti con i GAS: il dato conferma la grande potenzialità di questo canale commerciale nel sostenere e dare speranza alle piccole aziende e quindi alle economie locali. Anche la vendita diretta presso lo spaccio aziendale ha un peso di rilievo, e così pure la partecipazione ai mercatini. Interessante il dato di vendita dei prodotti a ristoranti, enoteche, agriturismi, piccoli negozi del territorio e negozi specializzati. In totale 11 fattorie bio-sociali forniscono questo canale (pari al 65% circa): è un segmento di mercato in espansione sul quale molto può essere fatto con interventi di promozione. Una parte delle aziende intervistate fornisce direttamente grossisti e una si rivolge alla GDO. Canali meno frequenti sono la fornitura di prodotti alle mense scolastiche (3 realtà), la vendita on-line e la vendita alla GDO (Grande Distribuzione Organizzata). Due realtà bio-sociali forniscono prodotti ad altre organizzazioni che operano nel sociale (alle botteghe del commercio equo e solidale e a cooperative sociali che effettuano servizio catering. (Tabella 4.2).

Tabella 4.2: I canali di vendita dei prodotti nelle singole fattorie bio-sociali

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cio

azie

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GAS

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ita o

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GDO

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i can

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azienda 1 aziende agricole, agriturismo, piccoli negozi

azienda 2 negozio locale

azienda 3

azienda 4

azienda 5

azienda 6 enoteche

azienda 7

azienda 8

azienda 9 botteghe del commercio equo e solidale

azienda 10 negozi biologici

azienda 11

azienda 12 enoteche

azienda 13

azienda 14

azienda 15

azienda 16 cooperativa sociale con servizio catering

azienda 17

Fonte: nostra elaborazione

5. Conclusioni

Le fattorie bio-sociali della Lombardia presentano storie e motivazioni di fondo molto diverse tra loro, strettamente connesse con le caratteristiche intrinseche del contesto in cui si sono sviluppate; tra queste le principali risultano la forma giuridica (cooperativa sociale, azienda agricola, associazione di promozione sociale), la prevalenza e la cronologia nello sviluppo di attività sociali o agricole, la disponibilità di terreni (donazioni o comodato d’uso gratuito), precedenti esperienze dei responsabili aziendali nel terzo settore.L’inserimento di soggetti svantaggiati in attività agricole assume un ruolo significativo in ogni realtà bio-sociale presente sul territorio lombardo; attraverso il lavoro i soggetti svantaggiati possono acquisire dignità, partecipando a momenti di crescita, di socialità e di condivisione. Il lavoro assume quindi un’importante valenza ergoterapica e terapeutica. Non per questo l’aspetto produttivo passa in secondo piano.Solo quattro realtà risultano avere esclusivamente finalità assistenziali e terapeutiche, e utilizzano i prodotti delle attività agricole per autoconsumo o per una ristretta cerchia di consumatori. Ben diverso è quello che avviene nella maggior parte delle fattorie bio-sociali intervistate; in queste realtà il lavoro, gestito con professionalità e imprenditorialità, spesso da giovani, assume un’importante valore socio-economico, con buoni risultati nel percorso di inclusione di soggetti svantaggiati.

I prodotti ottenuti, sia freschi che trasformati, sono venduti attraverso un’ampia rete di canali commerciali, in alcuni casi anche innovativi. Dalla ricerca emerge anche l’interesse verso canali quali la vendita con distributori automatici e l’apertura alle esportazioni, verso i paesi nordici.Le quantità prodotte mediamente non sono di grandi entità, anche se vi sono alcune esperienze consolidate nelle quali i quantitativi e le referenze prodotte raggiungono numeri interessanti. Il limite produttivo è in molte aziende un ostacolo allo sviluppo e alla sostenibilità economica dei progetti.

Quello dell’agricoltura bio-sociale è un settore attivo che si caratterizza per la spiccata propensione alla chiusura dei cicli produttivi (produzione-trasformazione-commercializzazione) e per la forte multifunzionalità: la gran parte delle fattorie sociali svolge altre attività (ristorazione, agriturismo, didattica, tutela ambientale). Se maggiormente sostenuto e promosso anche con politiche pubbliche dedicate, il settore muove tante sinergie: prospettive di miglioramento di vita a persone in difficoltà, opportunità di lavoro, ruolo ai territori e alle piccole economie, prodotti buoni, difesa dell’ambiente.