Alain Delon Il Bello Delle Donne

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  • DOMENICA 14 AGOSTO 2011/Numero 339

    DomenicaLadi Repubblica

    ALAIN DELON

    spettacoli

    I predatori del cinema perdutoMAURIZIO FERRARIS e CLAUDIA MORGOGLIONE

    cultura

    Brodskij, poesie, disegni e gattiVIKTOR EROFEEV e NICOLA LOMBARDOZZI

    i sapori

    Ferragosto, abbuffata sotto il soleLICIA GRANELLO e MICHELE SERRA

    lincontro

    Di Gregorio, Let non un limiteMARIA PIA FUSCO

    limmagine

    Quando la fotografia divenne a coloriMICHELE SMARGIASSI

    MARIO SERENELLINI

    PARIGI

    Sono tante, anzi, tutte. Tutte perfette, quasi astratte: daconcorso di bellezza, un seriale One Miss Show, bellez-ze in gara con lui. Ma, stringi stringi, passandolo al se-taccio psicoanalitico, il granserraglio duna vita da-mori si riduce a due. Due donne chiave: la madre e la figlia.

    A loro volta risucchiate in uno, uomo: il figliopadre Alain De-lon. Il figlio assurto a star per dar soddisfazione alla madre, dallesopite aspirazioni dattrice, ansiosa di vederlo trionfare sul grandeschermo, e il padre che ha trovato in Anouchka, da lui avuta a cin-quantacinque anni, la staffetta ideale, il Delon 2 di domani.

    (segue nelle pagine successive)

    BRIGITTE BARDOT

    Il mioamico Alain Delon una belva, uno di quegli animali su-perbi e non addomesticabili in via destinzione. Il suo sorrisocarnivoro e tellurico uno scacco matto ulteriore, come il bludel suo sguardo che perfora, scandaglia, strega e seduce. Lui. In tutta semplicit e senza interrogatori alla Shakespeare...! Co-nosce il mondo intero e il mondo intero lo conosce. Ha girato con gliattori pi prestigiosi e i pi celebri registi, rimane il pi grande e lul-timo rappresentante di unera di talenti, di cui conserva in fondo alcuore una nostalgia malinconica. Difficile, anche per lui, ammette-re e accettare lattuale mediocrit, la nostra societ disumanizzata.

    (segue nelle pagine successive)

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    Bellodelle

    DonneIl

    Amori e dolori,rimorsi e rimpiantiTutti al femminileLe confessioni di un divo

    Repubblica Nazionale

  • (segue dalla copertina)

    Les femmes de ma vie(Le donne della mia vita), pri-ma autobiografia ufficiale, uscita in Francia daDidier Carpentier non rivela nulla di nuovo, senon a sua insaputa, sullultimo divo del pianeta,lesto nel bloccare biografie non autorizzate comequella di Bernard Violet di dodici anni fa. In 162

    pagine e 200 immagini, accompagnate da esclamativi appun-ti di suo pugno (Duomo di Milano: Rocco e i suoi fratelli, conla mia Annie [Girardot], Mia Bri...[Brigitte Bardot], 50 annidamore puro e damicizia fedele e sincera), il lussuoso volu-me appare, insieme, un funereo album di nozze (multiple) euna solare sinossi depilogo, come la sequenza finale de Luo-mo che amava le donnedi Truffaut: anche se Delon si riconfer-ma luomo che amava se stesso e il libro potrebbe intitolarsi,non Le donne della mia vita, ma I Delon delle mie donne. Per-ch, a scandire il foto-dfil di coppie, cronologico e dipedante classificazione donne del cuore,partner (da Monica Vitti ne Leclisse a ClaudiaCardinale nel Gattopardo), amiche (Edith Piaf,Juliette Grco...) e, persino, le adorate cagnette,che, a differenza delle donne, gli sono rimaste fe-deli c sempre lui, in testa a ogni capitolo, conprimi piani dal fascino malandrino, specchi dac-qua di clic narcisi.

    Ma nello snodo figlio-padre Delon si scrolla didosso ogni icona, svelando quella sua umanit disar-mata, senza carismatiche finzioni, che i pi intimi, co-me la sua Bri, gli riconoscono: tenerissimo, terso,senza pi maschere, quando, finalmente, si fa vivo al te-lefono da una localit misteriosa, dopo settimane das-siduo assedio, iperprotetto da coorti dassistenti e ufficistampa. Quando Nathalie e io abbiamo divorziato, do-po le riprese di Frank Costello faccia dangelo risuona lasua bella voce, appena grattata dallet nostro figlioAnthony aveva quattro anni. La mia stessa et il giorno deldivorzio dei miei genitori, quando Mounette, mia madre,mi ha messo in un collegio cattolico. Ero angosciato: maiavrei voluto far rivivere a mio figlio quel che avevo provato ioda bambino. Ora Anthony ha quarantotto anni, la nuovaemergenza si chiama Alain-Fabien, diciassette anni (difficil-mente controllabile, come al recente revolver party nella vil-la svizzera del padre), di cui ha ottenuto lo scorso settembrelaffidamento dopo una lunga battaglia legale contro lultimaex, Rosalie Van Breemen, che nel 1990 gli aveva dato Anou-chka, oggi unica scintilla in un universo di bellezze al passato.

    Uno dei pi grandi momenti della mia vita stato per lui iltapis rouge percorso insieme a Cannes, una simbiosi che lat-tore ha voluto replicare in teatro, nei mesi scorsi, in Une journeordinaire, sullo struggente distacco tra figlia e padre. Altra au-tobiografia, che stavolta pesca nel profondo, nel suicidio sim-bolico e spavaldo dellarruolamento tra i paracadutisti, a di-ciassette anni, per la guerra in Indocina, riscatto da uninfan-zia dolorosa lontano dalla madre, e nel suicidio annunciato, seianni fa, dopo labbandono di Rosalie e lallontanamento deidue figli. Ma Mounette e Anouchka, la madre e la figlia di De-lon, si sono date, a distanza, una complicit damore, risolle-vando lattore da solitudini stremate. stata mia figlia a ri-mettermi in piedi, quando, ancora ragazzina, mi ha detto:Pap, non voglio che te ne vada, desidero essere al tuo brac-cio il giorno del mio matrimonio. Sono parole che valgonotonnellate di antidepressivi. Sua figlia. Sua madre. Gli uniciamori perduti e ritrovati. Gli altri sono tutti perduti, specie iprimissimi. Lui ancora anonimo, dinoccolato nella facilebohme di Pigalle anni Cinquanta, loro gi dive e pi adulte,come Brigitte Auber di Hitchcock o Michle Cordoue, sposa emusa di Yves Allgret, che spinger il marito a farlo esordire nelpremonitore Quando simmischia la donna.

    Sfioriti e lontani anche gli amori pi mediatizzati. Anni Ses-santa, Nathalie (lunica che ho sposato: ha anche conservatoil mio cognome, ultima prova damore. Merci, Madame De-lon!). Anni Settanta, Mim, cio Mireille Darc (quindici an-ni di vita di coppia, felicemente ricomposta in teatro nel 2007in Sur la route de Madison), suo sostegno incondizionato du-rante laffaire Stefan Markovic, amante di Nathalie, trovato uc-ciso nellottobre 1968, un complotto politico doltre cortina,in cui hanno cercato inutilmente di trascinarmi come pedinasporca. E, ancora, Anne Parillaud poi sposata e lanciata daLuc Besson in Nikita due stagioni di torrida passione, che in-ducono Delon pazzo damore, come lui stesso confida, a far-sene pigmalione negli unici film da lui diretti, Per la pelle di unpoliziotto e Braccato.

    In tanta costellazione rimangono ancor oggi in un angolo dipudore due amori, il pi famoso e il pi segreto, Romy Schnei-der e Dalida, entrambe morte drammaticamente, le prime ariapparire e tappezzare le pareti del camerino, invidiabile al-tarino del cuore, quando Delon torna al teatro. Nel libro, Romye Dalida hanno lo stesso spazio delle altre. Ma non cos nei ri-cordi e nei sentimenti dellattore. Romy il grande amore del-la mia vita, lamore dei miei ventanni. Io maffacciavo al cine-ma, lei era la star internazionale, la Sissi di tutti. Ci siamo co-nosciuti e innamorati sul set di Christine, nel 58. Ci siamo sco-perti una stessa infanzia solitaria: come se avessimo ripresoa crescere insieme. Le platee ci sono state immediatamente so-lidali, ci hanno battezzato gli eterni fidanzati. Fidanzamentoininterrotto, se Romy ha lasciato scritto Parigi stata per me,prima di tutto, Alain Delon e se Delon le dedica il programmadi Variations nigmatiques, suo ritorno alle scene nel 1996, conle parole: Angelo mio bello, ovunque tu sia, stasera come nelpassato sono accanto a te. E alla prima rivela lattore avevo appeso in camerino labito, da me recuperato, che in-

    la copertinaAlain Delon

    Ha finalmente autorizzato una biografia, dopo averne mandate tante allindiceHa deciso di parlare di s attraverso ci che conosce meglio: le sue compagne,mogli, amanti.Ma alla fine il pi bello degli attori confessa a Repubblicache forse solo due di loro sono davvero importanti: la madre e la figlia

    Luomoche amavale donne

    MARIO SERENELLINI

    LE IMMAGININella foto grande,

    Alain Delon

    nel 1965 in Francia

    Nella foto piccola

    a sinistra, lattore

    da bambino

    con la madre

    Mounette

    mentre fa il bagnetto

    in una tinozza di rame

    Alain Delon

    collection prive

    In copertina,

    Delon a Parigi

    nel maggio del 1969

    36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 AGOSTO 2011

    Repubblica Nazionale

  • dossava Romy al nostro debutto parigino in Peccato che sia unaputtanacon la regia di Luchino Visconti... come se il tempo fos-se cancellato e lei, da un momento allaltro, potesse uscire dal-le quinte. Questo non c nel suo libro. Non c nemmenoche, al funerale, nel 1982, non mi sono fatto vedere (per non da-re in pasto ai paparazzi il mio dolore), ma pochi istanti prima,davanti alla sua bara, ho voluto fissare per leternit la sua ulti-

    ma immagine: in tre polaroid, che da allora con-servo nel portafogli, qui, sul mio cuore.Foto che mai nessuno ha visto n vedrmai. Rimpiange di non averla sposata?S. Ma sarebbe per questo cambiato ilsuo destino? Non penso nemmeno cheavrebbe accettato il passare degli anni. brutto confessarlo, ma non avrei volutovederla a settantanni. Preferisco che siapartita cos, che ci abbia lasciato nel pienodella bellezza, restando un mito.

    Anche Dalida, idillio furtivo nel 1963 sot-to il cielo di Roma, oggi una leggenda tra-gica: Mi rimasto il rimorso: se mi avessetelefonato, quel 2 maggio 1987, avrei forsetrovato le parole per dissuaderla dal suici-dio. Vi eravate conosciuti per caso quandonon eravate nessuno, lei facchino alle Hallese Dalida, ancora Yolanda Gigliotti, Miss Egit-to 1954: allalba, a due passi dallArc deTriomphe, sul pianerottolo delle vostre minu-scole mansarde i primi incontri, le confidenzesottovoce, la voglia di futuro. Parole parole pa-role. Con la storia tutta nostra alle spalle, ci sia-mo ritrovati nel 1973 per registrare insieme lacanzone: chi ha mai sospettato che, dietro liro-nia del testo, ripetevamo le nostre vere paroledamore?.

    Parole parole... Les femmes de ma vie sono quelle che hoamato, che mi hanno amato e alle quali devo tutto quel che so-no. Una centralit tolemaica, con rotazione di ruoli-satelli-te? Ad esempio, gli incitamenti di Romy alla lettura di roman-zi, teatro, filosofia, di cui poi lei, da brava tedesca, pretendevail resoconto, primo contatto di Delon con i libri (dai tempi del-le funeste, ripetute espulsioni da scuola) davanti al caminet-to, la sera, dopo giornate trascorse in campagna, lei a cavallo,lui a esercitarsi alla pistola. Le donne sono sempre state il cen-tro e la guida della mia vita ribalta prontamente Delon nei loro occhi che ho cercato ogni volta lapprovazione di mestesso. Di qui, storiche guasconerie, come lapprodo in eli-cottero bianco, da lui pilotato, al Festival du policier di Cognacnel 1995 o le acrobazie senza controfigura in Ventiduesimavittima, nessun testimone per impressionare il flirt di turno,Kiki (Catherine Bleynie). Les femmes de ma vie continua a in-dorare il guscio di star, anche se lo charme vero del Delon del-le donne sta forse altrove: nelle brecce scoperte della sua pa-rabola fotogenicamente intatta, nel difficile coraggio dellafragilit, nello strazio fuori copione di tre polaroid.

    LA DOMENICA DI REPUBBLICA 37DOMENICA 14 AGOSTO 2011

    Quando Romy Schneider morta,davanti alla sua bara, ho volutofissare per leternit la sua ultimaimmagine: in tre polaroid,che da allora conservonel portafogli, qui, sul mio cuore

    IL LIBRO

    Les femmes de ma vie (Le donne della mia vita), con la prefazione di Brigitte Bardot

    che pubblichiamo in queste pagine, uscito in Francia da Didier Carpentier

    (162 pagine e 200 immagini, 29,90 euro). Tutte le fotografie per la maggior parte

    inedite e provenienti dalla sua collezione privata sono accompagnate da appunti

    scritti a mano dallo stesso Alain Delon. Dalla mamma Mounette alla figlia Anouchka,

    da Romy Schneider ad Anne Parillaud, da Jane Fonda a Claudia Cardinale e Annie

    Girardot: in ogni immagine il divo ritratto insieme a una delle donne che lo hanno

    accompagnato nella vita. In Italia il volume si pu trovare alla libreria Hoepli di Milano

    LE IMMAGINIAlain Delon

    con le donne

    della sua vita

    1. Dalida

    Philippe Barbier

    2. Monica Vitti

    durante le riprese

    de Leclisse (1962)

    di Michelangelo

    Antonioni,

    Philippe Barbier

    3. Simone Signoret,

    Gamma-Rapho

    4. Annie Girardot

    durante le riprese

    di Rocco

    e i suoi fratelli (1960),

    Philippe Barbier

    5. Romy Schneider

    Gamma-Rapho

    6. Jane Fonda,

    Philippe Barbier

    7. Marianne Faithfull

    Gamma-Rapho

    8.Claudia Cardinale,

    Philippe Barbier

    9. Edith Piaf,

    Gamma-Rapho

    Infine, con Brigitte

    Bardot in una foto

    con i loro autografi

    Philippe Barbier

    (segue dalla copertina)

    Lui, che si dato per obiettivo il superamento di s,lintransigenza, la grandeur, il talento, la voglia in-finita di perfezione e bellezza. Quando si mostra

    in pubblico di rado: e questa la sua forza spazzavia tutto quel che gli si trova attorno. uno tsunami!

    Ma dietro la facciata si nasconde un uomo estrema-mente fragile, una tenerezza segreta traboccante damo-re, un dono di s a quelli che ama, ai figli, il suo sangue,lavvenire del suo passato. Con loro gioca le sue ultimecarte, lui, che stato perpetuamente alla ricerca dellas-soluto, dellinsondabile, della rarit, di ci che non si tro-va: lui, che con tanto sdegno disprezza la facilit, la men-zogna, il tradimento, la decadenza.

    Alain vero, autentico e insopportabile: vuole tutto, e

    subito, impaziente, ha fretta. Ma se d lidea di un uo-mo che morde la vita con gran gusto, sa anche accarez-zare la morte... Forse sar lei lultima donna della suavita?

    Per cicatrizzare le sue numerose ferite, profonde e se-grete, si rifugia, in solitudine, in seno a una natura a suaimmagine, con i suoi cani, i suoi gatti, lontano dalle paz-ze folle... Questuomo unico, magnifico, coraggioso,forte e fragile, unaquila a due teste. Come per tutti gliesseri deccezione, la sua vita e il suo favoloso destino so-no comunque la prova di questa frase superba di Mada-me de Stal: La gloria il lutto accecante della felicit.

    Traduzione di Mario Serenellini Editions Didier Carpentier

    Il mio amico belva fragileBRIGITTE BARDOT

    RIPRODUZIONE RISERVATA

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    Repubblica Nazionale

  • limmagineAnniversari

    Un secolo e mezzo fa i membridella Royal Societydi Londra guardavanosbalorditi la prima fotografianon in bianco e nerodella storia:un nastrino di tartanCos incominciava,tra sfide, gelosiee fenomeni di massa,la lunga corsaper catturarela tavolozza della natura

    Mamma,non portarmi viala mia Kodachrome,cantavano Simone GarfunkelMa anche il rullino pi famoso del mondo stato ucciso dalla svolta digitale

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    La prima fotografia a coloridella storia non esiste. Non mai materialmente esi-stita, neanche quando ap-parve, centocinquantan-ni fa, davanti agli occhi sa-

    pienti e stupiti dei membri della RoyalSociety di Londra. Quel nastrino di tar-tan scozzese leziosamente annodato afarfalla fluttuava sullo schermo, pro-dotto impalpabile dellincrocio dei fa-sci luminosi di tre lanterne magiche,ciascuna delle quali proiettava una dia-positiva monocroma: una verde, unaazzurra, una rossa. James ClerkMaxwell, fisico e matematico, in quel1861 aveva risolto col metodo della sin-tesi additiva il problema che assillavada ventanni i chimici e gli ottici: cattu-rare la tavolozza della Natura.

    E cos la prima fotografia a colori del-la storia fu anche la prima delle imma-gini virtuali. Il cerchio si chiude, tutte lefoto che vediamo oggi sui monitor sonofatte cos: mosaici di pixel di colori se-parati che, mescolati dal nostro occhioimperfetto, producono lillusione disfumature infinitamente diverse. Que-sto anniversario dunque non solo no-stalgia, il riconoscimento di una pro-fezia. Maxwell offr alla societ vittoria-na, cos sospettosa verso le figure, un as-saggio della nostra civilt delle immagi-ni sintetiche.

    Del resto, lOttocento bramava, re-clamava il suo arcobaleno da tasca. Ilmondo si era accorto di possedere i co-lori solo quando Daguerre bruscamen-te glieli tolse. Quanto giubilo nelle stra-de di Parigi nel gennaio del 1839 per lameravigliosa esattezza della fotogra-

    fia appena inventata, peccato che i bou-levard, sulle lastrine di rame argentato,risultassero grigi come visti da un dalto-nico. Il colore era una promessa che lafotografia solo molto faticosamentemantenne. Ci vollero decenni di tenta-tivi, genialit, vicoli ciechi, imposture ecolpi di fortuna.

    Furono gli scienziati, non i fotografi,a incaponirsi. Ci provarono in tutti i mo-di. Insistendo su una strada senza usci-ta: cercavano sostanze chimiche in gra-do di catturare direttamente le tinte de-gli oggetti, in un colpo solo. Prima diMaxwell, un pastore battista di We-stkill, a nord di New York, di nome LeviHill, giur di esserci riuscito: a partiredal 1851 pubblic opuscoli, cerc diraccogliere fondi, si guadagn una cele-

    brit mondiale, ma non riusc mai a for-nire le prove di quanto affermava, emor in odore di ciarlataneria. Solo nel1933 il ritrovamento dei suoi hillotypedimostr che qualche risultato, forseper un caso che non riusc a padroneg-giare, il reverendo Hill laveva ottenuto.And ben diversamente al fisico Ga-briel Lippman, che prese il Nobel per unpappagallino che era riuscito a fotogra-fare in tutto lo splendore del suo piu-maggio, nel 1892, con il metodo interfe-renziale, una specie di ologramma:splendido, ma impraticabile. La stradagiusta era quella intuita da Maxwell:non si possono strappare alla natura lesue infinite sfumature, si pu solo si-mularle artificialmente, partendo dalletre tinte base. Bisognava mettere in

    mano al sole una tavolozza con tre co-lori gi pronti, e chiedergli di usare soloquelli, scrisse Ducos du Hauron, po-liedrico inventore francese che bre-vett il suo metodo a tre negativi sepa-rati nello stesso giorno del 1869 in cuiun altro bello spirito, Charles Cros, fa-ceva la stessa cosa col suo, del tuttoidentico. Quando si dice che uninven-zione matura.

    Ma al secolo delle masse non interes-sava che un paio di scienziati riuscisse-ro a catturare i colori: pretendeva chetutti potessero farlo. Facilmente, co-modamente. E qui entrarono in scena igrandi fratelli dellimmagine di massa,i Lumire, padri del cinema che nel1903 fabbricarono uno strano sandwi-ch di fecola di patate, sali dargento e

    carbone dal quale si otteneva, magica-mente, una diapositiva dai delicatissi-mi colori pastello. Quel che pi conta-va, la loro lastra Autochrome poteva fi-nalmente essere usata con qualsiasimacchina fotografica comune. Fu untrionfo: nel 1909, a Parigi, prima esposi-zione mondiale di fotografie a colori.

    Restava un ultimo ostacolo sullastrada della diffusione di massa: la ri-producibilit. Gli Autochrome, come idagherrotipi, erano copie uniche. Maera gi lera della concorrenza indu-striale: tra le due guerre, la corsa allastampa a colori divent una sfida quasipolitica fra Usa e Germania, ossia fraKodak e Agfa. Vinse la prima, sul filo dilana: la pellicola Kodachrome, destina-ta a regnare per oltre settantanni, vie-

    Quando il mondo riprese colore

    MICHELE SMARGIASSI

    Repubblica Nazionale

  • LA DOMENICA DI REPUBBLICA 39DOMENICA 14 AGOSTO 2011

    ne messa sul mercato nel 1935. Ma,bench riproducibile, era ancora unadiapositiva: e lAgfa si prese la rivincitalanno dopo con lAgfacolor, primo ve-ro negativo a colori.

    E qui, il paradosso. Ingrato, il mondosi pent, e prefer continuare a vedersidaltonico. I rotocalchi come Life eranogi tecnicamente in grado di stamparefoto a colori, ma proprio negli anniTrenta che fiorisce, rigorosamente inbianco e nero, il grande fotogiornali-smo. Liquidata la tecnica, fu un proble-ma di estetica, o forse di ideologia. I cri-tici darte, da Warburg al nostro Ventu-ri, rifiutarono le infedeli riproduzionia colori dei dipinti. Diffidenti verso il co-lore anche tutti i grandi della Leica, chepure di soppiatto qualche scappatellatricromatica se la concessero. PaulStrand: Colore e fotografia non hannonulla in comune, Walker Evans: Il co-lore tende a corrompere la fotografia,Edward Weston, il pi cauto: Sonomezzi differenti per scopi differenti,Henri Cartier-Bresson: Gamma trop-po limitata di toni.

    Temevano tutti lingovernabilit diquella presenza troppo invadente,troppo esuberante e chiassosa, e ple-bea. La fotografia a colori pu esseresolo bella, o insopportabile, senten-ziava il critico Claude Lemagny. So-spettavano forse anche unideologiaautoritaria dietro lapparente maggiorrealismo delle emulsioni cromatiche.Non avevano tutti i torti. Fu il nazismo autilizzare intensivamente le nuove pel-licole per la propaganda: anche i Lager,fotografati a colori, furono fatti passareper puliti e quasi confortevoli campeg-gi. Colorare il mondo sempre unmezzo per negarlo, sostenne RolandBarthes nei suoi Miti doggi. Tre anni fail Comune di Parigi fu travolto da pole-miche feroci per aver messo in mostra ifotocolor scattati tra il 1940 e il 1944 dalcollaborazionista Andr Zucca: baciatadai toni caldi del sole, sovrastata da cie-li azzurri, squillante di verdi ippocasta-ni e di rossi accesi (bandiere con svasti-ca comprese) la capitale sotto il tallonedi Hitler appariva troppo gradevole erassicurante.

    Solo una generazione diversamenteinquieta, negli anni del pop, riusc a tra-scinare la fotografia cromatica nel terri-torio dellarte; anche il fotogiornalismoincalzato dalla televisione cedette. Manel frattempo, ingoiate da milioni di In-stamatic, la Kodachrome e le sue sorel-le erano gi diventate laccessorio indi-spensabile della vita familiare. Non rea-lismo, ma nostalgia consolatoria: ognigenerazione ha il suo colore. Ancora og-gi i ricordi dei figli del boom italianohanno le tinte surreali delle pellicoleFerrania. Ti fa pensare che tutto ilmondo sia una giornata di sole, canta-vano Simon e Garfunkel implorando:mamma non portarmi via la mia Ko-dachrome. Be, anche il rullino Koda-chrome alla fine se n andato, nel 2009,ucciso dalla svolta digitale. Ma i colorirestano. Sempre pi necessari, semprepi irreali: pompati da un clic di Photo-shop, infiammano i nostri album elet-tronici su Facebook. Mamma prenditipure la Kodachrome, ma non portarcimai via i nostri occhiali rosa.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    LE TAPPE / 2Sopra, Pappagallo (procedimento

    interferenziale di Gabriel Lippman,

    1891); a destra, Ragazzo nero

    di Cincinnati (Kodachrome

    di John Vachon, 1935)

    Nellaltra pagina, Autoritratto

    (Polacolor di Andy Warhol, 1963)

    LE TAPPE / 1Da sinistra in senso

    orario, la prima

    foto a colori: Nastro

    scozzese (sintesi

    additiva di James

    Clerk Maxwell, 1861);

    Veduta di Angoulme

    (eliocromia di Charles

    Cros e Luis Ducos

    du Hauron, 1872);

    Natura morta

    (Autochrome

    dei Fratelli Lumire,

    1903)

    Repubblica Nazionale

  • SAN PIETROBURGO

    Qualche schizzo, due tratti di penna, un paio di figuri-ne leggere che sdrammatizzano la profondit deiversi. Al secondo piano di Litejnj Prospekt 24/27, inun palazzo che risuon a lungo di rime vietate e di

    critiche coraggiose al regime sovietico, i foglietti con i disegni im-provvisati di Iosif Brodskij sono il tesoro pi atteso. Dopo una mo-stra itinerante durata quasi un anno, i bozzetti del poeta divente-ranno lattrazione principale della casa museo in tormentato al-lestimento da oltre dieci anni. Poeta e dunque parassita per lelogiche di regime, condannato ai lavori forzati e poi a una vita daesiliato, Brodskij adesso uno degli autori pi amati dai russi. An-che per questo il comune di San Pietroburgo si aspetta un grandesuccesso dalla prossima apertura del museo a lui dedicato, alle-stito proprio nelle due camere dellappartamento allinterno 28,in cui il poeta viveva con la famiglia, allinterno di una kommu-nalka, le abitazioni collettive del sistema sovietico. Anni difficilima fecondi nei dieci metri quadri pi felici della mia vita comeegli stesso li defin successivamente quando si divideva, famosoe celebrato premio Nobel, tra lEuropa e gli Stati Uniti.

    Lanteprima, del resto, ha dato gi lidea dellamore e della cu-riosit del pubblico: in migliaia sono arrivati da tutta la Russia perla mostra Orologio a polvere allestita qualche mese fa in una sa-la della Biblioteca nazionale con una raccolta inedita o quasi, didisegni, schizzi, bozzetti di Brodskij raccolti con un lungo lavoro

    in giro per il mondo, tra gli amici del poeta e varie collezioni pri-vate. In molti hanno scoperto quello che si sapeva da tempo. Ol-tre che uno dei pi straordinari poeti del Novecento, Brodskij eraun ottimo disegnatore. Amava adornare i suoi manoscritti conschizzi improvvisati cos come faceva del resto il suo punto di ri-ferimento culturale pi forte, Aleksandr Pushkin, padre immor-tale della letteratura russa. La capacit tecnica la si vede a comin-ciare dalla pagelle dei primi anni di scuola dove Brodskij disegna-va accanto al voto 3 (sufficiente) degli elaborati e decoratissiminumeri 5 (ottimo).

    E poi gatti, fiori, autoritratti in tunica romana con tanto di co-rona dalloro, proprio come alcuni ritrovati a margine dei mano-scritti di Pushkin, adornano i foglietti con le poesie pi tristi e do-lorose. Un sorriso e un po di autoironia per allontanare la malin-conia. Perfino sul foglio dove scrisse La vecchia sta da sola alla fi-nestra..., una delle poesie pi cupe su una donna dekulakizza-ta finita in un gulag con tre figlie, disegn se stesso come un gio-vane dal sorriso presuntuoso che guarda compiaciuto i suoi versicon un fiore nella cintura dei pantaloni.

    E mentre gi alla vigilia dellesilio il successo delle sue poesiediffuse in samizdat (le pubblicazioni clandestine) gli conferi-va un ruolo fondamentale nella poesia russa di tutti i tempi, di-segnava una vignetta che ridimensionasse la sua autostima cre-scente: Pushkin vi ritratto solenne a bordo di una elegante car-rozza trascinata da un cavallo con la faccia di Brodskij con tantodi sigaretta tra le labbra. Il cielo stellato e un vigile urbano rivol-ge allo strano convoglio un saluto militare.

    Lo sfogo del disegno serv soprattutto per rendere pi soppor-tabili i diciotto mesi di lavori forzati impostigli dal regime in unacittadina del nord siberiano nei pressi di Arkangel. In una letterada inviare ai genitori per tranquillizzarli disegna se stesso in for-ma di centauro mentre trascina un aratro. Ai margini, perfino il fi-lo spinato e le torrette davvistamento dei guardiani hanno una-ria rassicurante da cartone animato.

    Poi lesilio, la fama, e disegni meno complessi e pileggeri: tanti gatti ancora, fiori, caravelle con vele ebandiere al vento. Secondo la sua decisa volont diminimizzare le sue sofferenze, di non sentirsi lu-nica vittima di un sistema ottuso e prevaricatore:Qualunque boat-people o tutti quei venditoridi accendini che vengono da chiss quale pae-se, hanno unesperienza dellesilio ben pidrammatica della mia. Tutti i disegni, quel-li simbolici e quelli di puro divertimento ar-riveranno presto ad arredare le due stanzedellex kommunalka. Insieme al celebredialogo tra il poeta e il suo giudice nel pro-cesso che port alla sua condanna.

    Giudice: Qual la tua professio-ne?

    Brodskij: Traduttore e poeta.Giudice: Chi ti ha riconosciuto

    come poeta? Chi ti ha arruolato neiranghi dei poeti?

    Brodskij: Nessuno. Chi mi ha ar-ruolato nei ranghi del genere umano?

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    NICOLA LOMBARDOZZI

    A San Pietroburgo, nella kommunalka dove viveva,sta per nascere un museo per celebrare la dote meno conosciutadel Nobel finito al confino perch inviso al regime sovieticoSchizzi, bozzetti, caricature per rendere pi leggera la malinconiadei versi e dei pensieri. Fogli sparsi accanto alla rispostache diede al suo giudice: Chi sono? Un essere umano

    I disegni segretidel poetache amava i gatti

    CULTURA*

    40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 AGOSTO 2011

    Repubblica Nazionale

  • LA DOMENICA DI REPUBBLICA 41DOMENICA 14 AGOSTO 2011

    C

    IosifBrodskij

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    he lo si voglia o meno, Brodskij resta senzaltro il pi grande poe-ta russo della seconda met del Ventesimo secolo. Se Stalin ave-va acclamato Majakovskij come il pi grande poeta sovietico, fuproprio grazie alla sua avversione per il potere sovietico, che gliprocur lesilio in un villaggio dellestremo nord della Russia,che Brodskij ebbe lopportunit di diventare un genio. Lintelli-ghenzia liberale degli anni Sessanta lo vide dapprima come unmartire, ma approfondendo la conoscenza della sua poesia, nescopr poi la forza del talento. Anche se a malincuore, non si punon riconoscere il suo genio, confess una volta in una conver-sazione privata Bella Akhmadulina, uno degli astri poetici del-lepoca del disgelo kruscioviano. A differenza di unintera pleia-de di poeti suoi contemporanei, Iosif Brodskij mostr unauten-tica incondizionata libert nei confronti del potere, ma anchedella cultura internazionale, cantando, come fece Cechov, ildramma esistenziale della vita umana, senza temerne le intrin-seche contraddizioni.

    Genio prematuramente scomparso oggi avrebbe avuto set-tantanni ci sollecita a indagare tutti gli aspetti della sua vita edella sua opera. Cos scopriamo che affollava i manoscritti deisuoi versi e i suoi taccuini con una moltitudine di brillanti e deli-ziosi disegni. Una mostra di disegni a penna, allestita a San Pie-troburgo nella sede della Biblioteca nazionale, avvicina inevita-bilmente Brodskij al pi grande maestro della poesia russa, Alek-sandr Pushkin. Esaminando i lavori, si ha limpressione che in

    entrambi i poeti le rime scaturiscano insieme coi disegni e chedisegni e immagini poetiche si combinino e si completino a vi-

    cenda. Tuttavia, mentre Pushkin ritrae di preferenza testo-line e spalle di incantevoli dame, Brodskij sembra pre-

    diligere i gatti, suoi animali diletti, e nei suoi di-segni le dame sono assenti. Entrambi si dedica-

    no a tratteggiare il proprio autoritratto: Pushkin diprofilo, Brodskij en face. E il volto di Brodskij, simi-

    le a quello di un patrizio romano, si distingue per lasua nobilt. Quanto ai temi politici, nelle pagine dei

    manoscritti di Pushkin scorgiamo i ritratti di alcuniamici impiccati, eroi del moto decabrista del 1825, men-

    tre in quelle di Brodskij ritroviamo unautentica caricatu-ra del busto di Lenin. Tali busti ai tempi dellUnione Sovie-

    tica erano disseminati ovunque nei palazzi pubblici.Brodskij, i cui versi sono indubitabilmente filosofici, ritrae

    nei suoi disegni minuti dettagli di vita quotidiana: tavoli, stovi-glie, suppellettili. Questamore per i semplici oggetti della sferapi intima lo distingue radicalmente da un altro poeta, VladimirMajakovskij, valente caricaturista e appassionato propagandi-sta politico, che ritraeva immagini di capitalisti in cilindro, vit-time di trionfanti combattenti rossi pronti a conficcare la puntadelle loro baionette nel grasso ventre dei nemici di classe. Persi-no durante la deportazione, confinato dal potere per un anno emezzo nella provincia di Archangelsk, Brodskij si appassion al-la scoperta della vita rustica: era giovane, tutto lo incuriosiva eaveva tutta la vita dinanzi a s.

    Lo rammento a Mosca, appena tornato dal confino, giovane,bello, la chioma fulva, laria un po altera, mentre attraversava-mo in taxi la citt notturna, che borbottava sottovoce. Mi voltaia guardarlo. Non nulla disse Sto componendo, qua-si a giustificarsi, stranamente timido. Ecco che nella fisiologiacompositiva, quel suo borbottio notturno, quei disegni sui foglie nelle raccolte samizdat da lui stesso prodotte, decorati dalle-stro della sua fantasia, appaiono come un trampolino nel mon-do della sua poesia, che di anno in anno diveniva sempre pimatura e raffinata.

    Della poesia di Brodskij quello che amo di pi il periodo le-ningradese, al quale si riferiscono anche i disegni dei mano-scritti. Sar Brodskij stesso a rievocare una volta in America, conuna nostalgia insolita per un poeta caduto in disgrazia, quel pe-riodo della sua vita, quando viveva in una stanzetta di dieci me-tri quadri in una kommunalka e frequentava la grande AnnaAchmatova, immergendosi nella scoperta della poesia di linguainglese e prediligendo fra tutti Auden. Non saprei dire che cosadisegnasse quando viveva a New York e viaggiava per la sua ama-ta Italia. Forse, ormai non disegnava quasi pi. Era diventato im-portante; il volto da quello di un patrizio si era trasformato inquello di un imperatore della poesia russa. Era stato insignito delNobel. Per i disegni gli restava sempre meno tempo. Si dedica-va alla stesura di ampi saggi e allinsegnamento e quelle occu-pazioni fagocitavano il suo tempo. Ma ricordando Brodskij,mentre osservo i suoi disegni, non faccio che ripensare al teme-rario ragazzo dalla testa fulva, che scoprendo dentro di s il gio-vane vino della poesia, ne adornava le etichette con le sue ridentiimmagini.

    Traduzione di Nadia Cigognini

    VIKTOR EROFEEV

    TACCUINII disegnidi queste paginesono i taccuinioriginalidi Iosif Brodskijespostinella mostraOrologio a polverea San PietroburgoIl ritratto di Tullio Pericoli

    Genio ragazzinoimmune al potere

    Repubblica Nazionale

  • I venti minuti di 2001: Odissea nello spazio tagliati per rabbia da Kubrick. Lo spezzone censurato di Metropolis

    di Fritz Lang. Il quarto dora della Dolce vita eliminato da Fellini. Fino allultimocaso, pochi giorni fa: The White Shadow, il primo film scritto da HitchcockEcco come per tenacia, passione o fortuna, si ritrovano i capolavori scomparsi

    SPETTACOLI

    42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 AGOSTO 2011

    Dalle viscere della terra.Da magazzini sommersidalla polvere, ai quattroangoli del globo. Da unarchivio che nessunoaveva mai spulciato. Da

    uneredit, una battaglia legale, un re-stauro. I capolavori perduti del cinema,interi o a spezzoni, vengono alla lucecos. Per caso, per fortuna, per la tena-cia di appassionati e studiosi. Gioiellipoi destinati ai festival, agli extra deidvd, qualche volta alle sale. E spesso lastoria di questi ritrovamenti di grandiautori da Alfred Hitchcock a StanleyKubrick, da John Ford a Orson Welles,da Federico Fellini a Pier Paolo Pasolini avventurosa quanto il materiale re-cuperato: un vero e proprio film sulfilm.

    Il dibattito sul valore di queste sco-perte aperto. Specie quando a saltarefuori non sono opere sconosciute, masequenze inedite di cult stranoti comeLa dolce vita: su blog e siti specializzati icinefili si dividono tra gli entusiasti,convinti come Martin Scorsese cheogni fotogramma sparito fa sparire unpezzetto della nostra cultura; e gli scet-tici, secondo i quali una scena elimina-ta deve restare tale. Forse perch, comesosteneva il leone della vecchia Hol-lywood Howard Hawks, se si fannodue riprese buone, poi se ne fanno duemediocri e una brutta: alla faccia della

    sacralit dellarte. Alcuni reperti, per,hanno unimportanza tale da metteredaccordo entrambe le fazioni: pochigiorni fa, ad esempio, sono ricomparsi iprimi tre rulli di The White Shadow(1923), diretto da Graham Cutts ma at-tribuibile a Hitchcock, che ne fu aiutoregista, sceneggiatore e scenografo.Lopera, storia di due gemelle dallop-posto temperamento, apparteneva auno stock di 75 pellicole (tra cuiUpstream di John Ford, dramma senti-mentale del 1927) abbandonate da an-ni nellArchivio cinematografico dellaNuova Zelanda. Erano state donate nel1993 dalla famiglia del defunto JackMurtagh, un proiezionista che invece didistruggere le pellicole, come dabitu-dine nei primi decenni del Novecento,le collezionava. Ma il riconoscimento avvenuto solo adesso: Uno dei ritrova-menti pi significativi di sempre, se-condo David Sterritt, presidente dellastatunitense National Society of FilmCritics. Qui in Italia sar proiettato, ilprossimo ottobre, alle Giornate delmuto di Pordenone.

    Spesso poi, i recuperi avvengono inmodo rocambolesco. Come la scoper-ta, lo scorso dicembre, di quasi ventiminuti inediti di 2001: Odissea nellospazio in una miniera di sale del Kansas

    (il sottosuolo ideale per la conserva-zione dei vecchi film). Sequenze cheStanley Kubrick tagli per rabbia, dopouna prima proiezione col pubblico an-data malissimo. I fan del regista, adora-tori feticisti di ogni suo ciak, ne discuto-no da anni. Peccato che la Warner Ho-me Video, titolare dei diritti, abbia perora deciso di non pubblicarle: Il filmcos com rispecchia la volont del suoautore scritto in un comunicatodella societ e noi non lo vogliamocambiare.

    Il caso pi fortunato riguarda invecela comica A Thief Catcher (1914), titoloperduto della filmografia del CharlieChaplin attore e interprete di Charlot,scovata per puro caso dal collezionistaPaul Gierucki a una fiera dellantiqua-riato. Mentre la caccia pi tenace quella che ha portato al ritrovamentodella copia integrale di Metropolis, coi28 minuti eliminati allepoca, per moti-vi politici, contro la volont di FritzLang: rispuntata tre anni fa al Museodel cinema di Buenos Aires grazie allatestardaggine di un cinefilo, FernandoPena. Da due decenni chiedeva ai cura-tori di controllare se nei loro magazzinici fosse questo tesoro nascosto: e alla fi-ne, forse per levarselo di torno, i re-sponsabili hanno deciso di acconten-

    tarlo. Per la gioia di chiunque ami il ci-nema.

    E quello delle pellicole sepolte in luo-ghi lontani un elemento ricorrente.Racconta Gian Luca Farinelli, direttoredella Cineteca nazionale di Bologna:Uno dei posti pi incredibili che ho vi-sitato la Cineteca di Montevideo: unmagazzino quasi abbandonato; i cu-stodi mi consegnarono le chiavi per en-trare e trovai di tutto. Ad esempio unaversione mai vista, non censurata, diDiario di una donna perduta con Loui-se Brooks. Non solo scenari esotici,per. A volte il bottino, banalmente, ar-riva da un lavoro di restauro: Lannoscorso, mentre ripulivamo La dolce vi-ta, abbiamo ritrovato la penultima ver-sione del film, montata da Fellini, conquindici minuti in pi. Compare unin-tera scena con Mastroianni, che antici-pa sorprendentemente i toni intimistidi 8. Ci sono poi casi di recupero benpi estremi, come quello che ha riguar-dato La rabbia (1963). Una bella fettadella straordinaria prima parte (docu-

    mentaristica) del film, diretta da PierPaolo Pasolini, fu eliminata dai produt-tori; ma tre anni fa Giuseppe Bertoluccilha ricostruita in base alle indicazionidella sceneggiatura originale, serven-dosi di immagini di repertorio dellIsti-tuto Luce. Unoperazione coraggiosa,per salvare una grande opera dalloblio.

    E chiss se dal buio emerger TheOther Side of the Wind, lultima faticaincompiuta di Orson Welles, con prota-gonista John Huston nel ruolo di unvecchio regista. Il film al centro di unintrigo internazionale, una disputa suidiritti che ha coinvolto negli anni la mo-glie di un produttore iraniano (Wellesottenne fondi dal fratello dello Sci diPersia), lattrice croata sua ultima com-pagna, la figlia Beatrice, il cineasta Pe-ter Bogdanovich. In gennaio fu annun-ciato che la querelle si sarebbe risolta inpoche settimane, sbloccando final-mente il film. Invece nulla: il capolavo-ro, maledetto come colui che lo gir, re-sta nel limbo dei quasi ritrovati.

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    CLAUDIA MORGOGLIONE

    del cinemaperduto

    Repubblica Nazionale

  • Chiss se dal buioemerger The OtherSide of the Wind,lultima faticadi Orson Wellescon John HustonLa pellicola al centrodi un intrigointernazionale

    LA DOMENICA DI REPUBBLICA 43DOMENICA 14 AGOSTO 2011

    Uno pu ovviamente chiedersi cosa cifacessero 17 minuti di 2001: Odisseanello spazio in una miniera di sale nel

    Kansas, ma tant: c stato questo ritrova-mento, che ricorda un poco quello dei mano-scritti del Mar Morto, se non altro per lam-biente salino in cui ha avuto luogo. Scopertedi questo genere non sono affatto infrequen-ti, e spesso producono, per dir cos, unazionea scoppio ritardato. Per esempio, lopera ri-trovata pu far scomparire opere preceden-temente note. stato il caso delle cosiddetteopere esoteriche di Aristotele, quelle che luiadoperava a lezione, diversamente da quelleessoteriche, destinate alla circolazionepubblica. Scomparse per alcuni secoli, le ope-re esoteriche, quando vennero ritrovate, fe-cero s che non si leggessero (e non si copias-sero pi) le opere essoteriche, oggi in granparte perdute.

    Talora invece dobbiamo rivedere la nostraimmagine dellautore. Per molti anni, il letto-re italiano ha visto in Simenon soltanto lau-tore di Maigret, ignorando il romanziere nondi genere. Non necessariamente, per, la re-visione una crescita di immagine, potrebbe-ro riemergere dalloblio testi che demolisco-no la reputazione di un autore, o quantome-no la diminuiscono (come saggiamente te-meva padre Leo Van Breda, a lungo responsa-bile dello sconfinato lascito manoscritto diHusserl: come escludere che in quella monta-gna di pagine non si nascondesse qualchestupidaggine?).

    In altri casi viene da chiedersi chi davverosia lautore, non tanto perch la scopertacomporti una sorta di autorialit (di qui le ter-re, le stelle e le specie animali o vegetali chehanno preso il nome dal loro scopritore), maperch ci pu essere lintervento di un secon-do autore. Come in Grizzly Man(2005) di Wer-ner Herzog, che ha selezionato e montato lepi di cento ore di riprese del naturalista Ti-mothy Treadwell, che per tredici anni avevaosservato i grizzly in Alaska, ma che alla fineera stato divorato da un esemplare particolar-mente vorace.

    Venendo poi ai ritrovamenti di portata epo-cale, si pensi al Laocoonte scoperto a Roma nel1506, dove si vedono leroe e i suoi figli avvintidai serpenti. Apprezzato e ammirato da rina-scimentali e barocchi, quel gruppo statuariofin per mettere in discussione lidea stessa del-la compostezza come carattere del classico,visto che Laocoonte e figli si agitano come for-sennati. Questo effetto, il pi potente, ebbeper luogo duecento anni dopo il ritrovamen-to, quasi come una nuova rivelazione.

    Il che ci suggerisce quanto fragile e com-plessa sia la nozione di capolavoro. Perchnon solo il Laocoonte, ma ogni opera ha un la-to nascosto, cio qualcosa del capolavorosconosciuto (per riprendere il titolo di unabellissima novella di Balzac, a sua volta relati-vamente sconosciuta). Soprattutto, ritrova-menti e inediti dimostrano oltre ogni ragio-nevole dubbio quanto sia vero che non cnulla di tanto inedito quanto gli editi. Perchmoltissimi autori e opere noi li conosciamosemplicemente per sentito dire e affiorano al-la nostra mente solo quando si trovano delleopere disperse o dimenticate. E solo allora ciaccorgiamo del fatto che tante opere note noile ignoriamo peggio che se fossero sepolte inuna miniera di sale nel Kansas.

    La sindrome dellineditodal Laocoonte a Maigret

    MAURIZIO FERRARIS

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    OMBRE E RABBIAA sinistra, cinque fotogrammi

    di The White Shadow (1923)

    scritto da Alfred Hitchcock;

    in basso, tre immagini

    de La rabbia (1963)

    di Pier Paolo Pasolini

    LOUISE E MARCELLOA sinistra, due scene inedite

    del Diario di una donna perduta (1929)

    di Georg Wilhelm Pabst

    con Louise Brooks;

    sotto, una scena

    de La dolce vita (1960)

    eliminata da Federico Fellini

    Repubblica Nazionale

  • 44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 AGOSTO 2011

    le tendenzeCasual chic

    Lunghi vestiti a fiori, caftani, sandali ultrapiattie mini pochette che contengono solo cellularee rossetto. Da Ibiza a Mykonos, ma anchealle Eolie, le feste vista mare impongonoun rigoroso galateo. A partire dal look:finto stropicciato e rivisitato con eleganza

    Arriva direttamente da Ibiza ed la nuova maniadellestate. Unisce un lieve tasso alcolico, abitileggeri e la voglia di divertirsi sino allalba. Eccoil beach party: termine tecnico che sta a indi-care una festa ambientata rigorosamente sullaspiaggia di qualche localit di mare allultima

    moda. Per sopravvivere allegramente, per, ci vuole un fisicobestiale. Spesso, infatti, il beach party comincia al tramonto etermina allalba. In totale, tra un chiringuito, uno spritz e unacolonna sonora di musica lounge, un percorso netto di quasidodici ore senza passare dal via.

    Ma tant. Gli aspiranti ospiti, ben lungi dal dare segnali dicedimento di fronte al tour de force, aumentano di giorno ingiorno. E chi sino a oggi non ha partecipato almeno a un bea-ch party, assicurano i massimi esperti di tendenze, farebbemeglio a recuperare il tempo perduto. Per fortuna non maitroppo tardi per correre ai ripari: c persino un sito internet de-dicato allargomento: www.beachparty.it. Si tratta di una sor-ta di social network della movida in grado di fornire in temporeale informazioni agli utenti interessati a partecipare a qual-siasi genere di festa. Chiunque decida discriversi ricever tut-te le notizie riguardanti orario, indirizzo e date dei vari incon-tri sulle spiagge italiane. Di pi. Se desidera pubblicizzare unafesta, potr inserire la notizia sul database del portale.

    Anche su Facebook impazzano i gruppi dedicati alle feste

    marine. Lultima novit sono i beach party online, la derivaestrema per chi in vacanza proprio non riesce ad andare mavuole comunque sognare. Nella societ degli eventi, in prati-ca, il beach party si trasforma nel corrispondente marino divernissage, inaugurazioni e aperitivi. Lelemento che entusia-sma, assicurano i partecipanti con una certa esperienza allespalle, che in queste serate tutto perfettamente organizza-to. Una macchina oliata che non lascia nulla al caso: mai unabibita troppo calda o (tanto per dire una cosa teoricamentepossibile) della sabbia fastidiosa che possa rovinare il diverti-mento. Gli organizzatori di beach party sono dei professioni-sti del mestiere. Autentici guru del divertimento a cinque stel-le. Una spiaggia, bene precisarlo, non uguale allaltra. Alle-stero sono Ibiza, Mykonos e Formentera a dettare le regole. Maanche lItalia si difende con la riviera romagnola, Napoli, la Sar-degna e le isole pi piccole come Panarea e Stromboli.

    Le feste in spiaggia impongono un rigoroso galateo da se-guire. Anche nel look. Presentarsi con i tacchi dodici, per esem-pio, rigorosamente vietato salvo rare quanto temibili ecce-zioni. Idem per gioielli tradizionali, abiti luccicanti e look trop-po seriosi. Quello che pu funzionare meglio un certo stileshabby chic, definizione mutuata dallarredamento che sta aindicare qualcosa di stropicciato e malconcio ma elegante-mente rivisitato. Via libera, dunque, a vestiti lunghi e fiorati,caftani e stoffe trasparenti. Non possono mancare gli occhialida sole dalle forme pi stravaganti, anche se le suddette festesi svolgono nelle tenebre, sandali ultrapiatti e coloratissimi emini pochette decisamente graziose ma utili solo per conte-nere cellulari e rossetto.

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    IRENE MARIA SCALISE

    FIORATA un abito lungo

    stile impero

    di chiffon di seta

    tutto a fiori

    il look D&G

    per le sere

    in spiaggia

    VELATAEmilio Pucci abbina

    al bikini un abito-pareo

    in chiffon di seta sottile

    come un velo

    IRONICIMiu Miu interpreta

    con ironia

    i suoi gioielli

    per lestate

    come questi

    orecchini laccati

    INFRADITOSergio Rossi

    rende chic

    il classico

    sandalo

    in plastica

    colorata perfetto

    per la spiaggia

    Piatto in Pvc,

    con suola

    in morbida pelle

    SEXYAbito mini

    ma con frange

    di chiffon di seta

    lavorato con la tecnica

    tie&die. Di Dior

    ACQUAIn oro bianco

    e oro giallo

    18 carati

    con 58 diamanti,

    unacquamarina

    e 13 grani

    di opale

    di fuoco

    Piaget

    SFUMATIIn acetato, con lenti sfumate,

    gli occhiali da sole

    di Sonia Rikiel disponibili

    in rosso, nero e naturale

    Tutti in spiaggiadal tramonto allalba

    Repubblica Nazionale

  • LA DOMENICA DI REPUBBLICA 45DOMENICA 14 AGOSTO 2011

    Trasparenze e tinte brillantila parola dordine leggerezza

    Anna Molinari /Blumarine

    LAURA ASNAGHI

    Anna Molinari, lei che con la sua lineaBlumarine cultrice degli abiti gla-mour, che abbigliamento suggerisce

    per un beach party? importante un abbigliamento casual-

    chic, con colori brillanti che esaltino labbron-zatura. Spesso si pensa che in queste occasio-ni una donna debba scoprirsi a tutti i costi esfoggiare abiti con spacchi e dcollet abissa-li. Io no. Una donna molto pi elegante e fa-scinosa se lascia intravedere o immaginare leforme. Dunque via libera a trasparenze, taglianatomici e lunghezze strategiche dellorlo.

    Ma esiste un abito passepartout per i bea-ch party?

    No. Bisogna sempre tenere conto del con-testo. A Miami valgono codici estetici diversida quelli di un party su una spiaggia esotica odi una festa a bordo piscina.

    Tracciamo un identikit dellabito giustoper questi tre tipi di feste.

    Miami una meta sempre pi gettonata dachi ama le spiagge ma anche le gallerie darte etutta la zona con larchitettura dco. Quindi perfetto un abito in pizzo macram corto, concolori vivaci, come giallo, arancio e viola. Pen-sando allaccessorio, sicuramente la mia ulti-ma creazione, Elettra Bag, preziosa clutch ri-vestita di pizzo della stessa tonalit dellabito.Completerei con un paio di dcollet con cin-turino e tacco altissimo.

    La spiaggia esotica?Qui un tocco pi romantico non guasta.

    Sceglierei un abito in chiffon con stampe mul-ticolor, di estrema leggerezza e adattabilit.Gli accessori giusti possono essere una cintu-

    ra gioiello oppure tanti bracciali gold. Fonda-mentali per sono gli occhiali, grandi e avvol-genti da diva.

    E per la festa a bordo piscina?Un abito lungo, in seta, con spalle scoper-

    te. Per le pi audaci consiglio una stampa ma-culata. Limportante che labito sia essenzia-le, rigoroso e senza fronzoli. Ai piedi, un san-dalo dal tacco vertiginoso che a met sera puessere tolto per camminare a piedi nudi.

    Quando disegna abiti per lestate a chedonne si ispira?

    Penso sempre a tante donne. E di ognunacerco di cogliere il lato pi interessante: il co-raggio dirompente di Coco Chanel, lindipen-denza di Katherine Hepburn, lanticonformi-smo di Lady D, la seduzione di Marilyn, la ma-liziosa ingenuit di Brigitte Bardot, la bellezzadolce di Audrey Hepburn e quella sofisticata diGrace Kelly, leleganza di Jackie Kennedy e lafrizzante energia di Twiggy.

    E una icona di oggi chi ?Un modello interessante Kate Middle-

    ton: ha uno stile fresco ed elegante. Unaltradonna di fascino Rania di Giordania, che co-niuga estrema semplicit e grande stile in ognioccasione.

    Per un beach party quale tipo di make upbisogna scegliere?

    La parola dordine leggerezza. Il truccodeve essere il pi naturale possibile. Un po dimascara per valorizzare gli occhi e un tocco digloss trasparente per le labbra. I capelli devo-no essere morbidi e sciolti per non appesanti-re troppo il look.

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    CAPRIIn suede blu

    con cinturini

    il sandalo

    infradito

    a tema Capri

    proposto

    da Chanel

    PICCOLA in gros grain

    la pochette

    con fibbia

    firmata

    e smaltata

    pensata

    da Fendi

    MACULATACaftano lungo

    in seta lam

    stampa maculata

    con scollo

    a barchetta

    e plissettatura

    Di Blumarine

    AMERICANALungo abito

    in seta e lurex

    con scollatura

    allamericana

    e spacco

    Louis Vuitton

    COLORATAWhos Who propone

    una mini tuta a fiori

    Perfetta da indossare

    in spiaggia

    RTROMolto femminili

    e sofisticati

    gli occhiali

    da sole

    di Marc Jacobs

    con divertenti

    pois colorati

    Repubblica Nazionale

  • razia! Ma tutta la pasta al forno te sei magnata?! Gianni Di Gregorio, alias Giovanni, prota-gonista del film Pranzo di Ferragosto, sigilla in una frase il concetto stesso di Feriae Augusti,festa varata in et imperiale da Augusto in persona: un giorno dedicato per legge a riposo,svago, vacanza da regole e restrizioni, alimentari in primis. Che c di pi trasgressivo per undiabetico di una teglia di lasagne? Si scrive Ferragosto, si legge pranzo speciale, specialissi-mo. Poco importa il luogo, la compagnia e perfino la disponibilit economica. Perch nulla pi trasversale e democratico del men delle ferie di Augusto. Se le altre feste imprescindibili Natale, Capodanno rappresentano vere esibizioni di gastronomia muscolare a colpi di cavia-le e champagne, tortellini da manuale della perfetta sfoglina e arrosti succulenti, super cotechini epanettoni costosi come foie gras, a Ferragosto trionfa la creativit della cucina a basso impatto econo-mico.

    Dovrebbe essere la storia di un gastro-disastro annunciato: riesce quasi sempre come uno dei pran-zi pi golosi dellanno. Da una parte allaltra dItalia, non c prato, spiaggia, terrazzo, riva di lago o par-co cittadino che sfugga alloccupazione rituale e affamata di famiglie e gruppi di amici, coppie consoli-date e conoscenze dellultimo momento, aggregati e coordinati secondo limperativo del chi porta co-sa. Il men divide i partecipanti in due categorie distinte e complementari: prima e al momento, formi-che e cicale, la cura paziente e la performance in diretta. I praticanti della cucina dotta sacrificano il po-meriggio del 14 per preparare parmigiana e pasta al forno, pesche ripiene e panna cotta, verdure in car-pione e torte salate, pomodori farciti e tiramis, ricette che si completano con il riposo in frigorifero.Mentre alla vigilia, i seguaci di fritture e barbecue, non vanno al di l del reperimento degli ingredienti.

    Tutto rimandato alla tarda mattinata del 15, quando si allestiscono braci, gratelle e condimenti. Se-condo i comandamenti dellantropologia, il rito della griglia di spettanza maschile, ricordo della mi-tologia guerriera, del rapporto diretto tra cibo e fuoco senza la mediazione delle pentole, strumenti suc-cessivi, che prevedevano un accudimento femminile. Uneredit tradotta in bistecche e salsicce, sar-doni e melanzane, provole traditrici (si squagliano in un attimo) e peperoni bruciacchiati.

    Il bello che per una volta nessuno ci obbliga a scegliere: primo o secondo, carboidrati o proteine,pranzo o cena. Possiamo assaggiare di tutto e di pi. E bere con lallegra certezza di avere il tempo per ri-portare il tasso alcolico a quota zero, regalandoci un dopo pranzo sonnolento o un pomeriggio da spor-tivi. Se siete anguria-dipendenti, tagliatela a lingottini, da tuffare nel cioccolato fondente sciolto a ba-gnomaria (o nel microonde, con molta attenzione). Poi, tutto in frigo, fino al momento dei dolci. In unsol colpo, conquisterete i palati dellintera tavolata, farete scorta di potassio anti-crampi e non daretealtri motivi alla bilancia per rovinarvi la mattina del 16.

    46 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 AGOSTO 2011

    G

    Con chi vuoii sapori

    Fritto di paranzaNellirresistibile finger food

    estivo convivono alicette

    e moscardini, incipriati di farina

    e cotti rapidamente

    in olio extravergine leggero

    (ligure o lombardo)

    Insalata russaLa ricetta originale

    piselli, carote, patate

    diventa fresca e stuzzicante

    con briciole di tonno,

    capperi e cetrioli sottaceto,

    maionese acidulata al limone

    SpiedoPer tutti gli appassionati

    dellarrosto rotante

    immancabili sono maiale

    (maialino da latte, porchetta),

    agnello e pollo. Tutta sarda

    la tradizione della pecora

    ParmigianaIl trionfo del Mediterraneo

    in teglia: melanzane fritte,

    bi-fritte o alla piastra,

    mozzarella di bufala o fiordilatte

    Va preparata rigorosamente

    il giorno prima

    Grigliata mistaSolo limbarazzo della scelta

    per i campioni della cottura

    alla brace. Sulla griglia, salsicce

    e costolette, peperoni

    e melanzane da ungere

    con oli aromatizzati

    Insalata di risoTramontata finalmente

    la moda del parboiled,

    si parte dal super riso integrale,

    rosso (selvaggio) o nero (Venere)

    Dentro, dadini di formaggi

    e salumi, sottaceti, uova sode

    Passi per il prosciutto e melone. Va bene i pomodoricol riso. Al limite linsalata russa. Ma chi pensache il men estivo debba essere light costrettoad arrendersi alla festa. Perch non c caldoche tenga: bisogna esagerare

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    FerragostoPranzo

    Limportante farlodi

    LICIA GRANELLO

    Repubblica Nazionale

  • LA DOMENICA DI REPUBBLICA 47DOMENICA 14 AGOSTO 2011

    Stoici come i nostri avidi fronte alla grande bouffe

    MICHELE SERRA

    Sconnesse una dopo laltra dalle loro antiche ragioni agrico-le, tutte le nostre feste, o quasi, sono ridotte a ricorrenze ga-stronomiche (e cio: sono ben connesse alle moderne ra-

    gioni del consumo obbligatorio). Il pranzo di Ferragosto, per evi-denti ragioni climatiche, ha qualcosa di stoico. Nellafa urbana osotto il solleone, il profluvio di teglie roventi, griglie sfrigolanti, for-ni accesi risulta spavaldamente contronatura.

    Ho il ricordo indelebile di unorgia a base di arancini su unaspiaggia siciliana, con una temperatura africana, come se clima ecibo si alleassero per brutalizzare insieme il genere umano. Ho vi-sto teglie di pizza da un ettaro che tenevano in ostaggio villeggiantiinermi (anche i non consenzienti) di fronte a un mare, quello li-gure, solitamente dai costumi sobri. E sul litorale ravennate, congli uomini saldamente inerti attorno al tavolaccio, ho visto grup-pi di donne sortire da borsoni e frigobar una quantit di cibo mo-struosa, con porzioni pro-capite di gramigna e salsiccia che avreb-bero stordito un gigante, fritture di pesce che olezzavano fino allacosta croata, eserciti di bottiglioni di vino rosso e, verso le quattrodel pomeriggio, sotto un sole bruciante, interi cocomeri che an-davano a gorgogliare dentro stomaci gi dilatati a dismisura, e gliuomini abbattersi a dormire in pineta e risvegliarsi verso le setteper chiedere se era rimasto qualcosa per cena.

    Il dosaggio dei pasti quotidiani, nella media dei ristoranti e del-le trattorie, si sta lentamente adeguando ai tempi, e a parte le por-zioni decisamente pi piccole quasi nessuno mangia pi, comeun tempo, antipasto primo secondo dolce caff e ammazzacaff.Non cos al tavolo della festa, che si concede ancora quantit tara-te sul metabolismo dei nostri avi lavoratori, ciascuno dei quali ave-va un fabbisogno calorico pi o meno doppio del nostro. Il pran-zo di Ferragosto, poi, si avvale del vizio specifico di cadere nel cuo-re di un periodo dellanno dai ritmi allentati e dalle regole moltoindulgenti. N le radici religiose della festa (lAssunta) n quellecontadine (una sorta di saluto allestate declinante) ci sono cosfamiliari, anche perch lartificiosit della vita urbana e industria-le nasconde a quasi tutti noi la solennit delle stagioni. Ed ecco chelabbuffata resta il solo tratto rituale evidente, con vaghe tracce(nei barbecue, nella vampa dei fornelli) dei grandi fuochi ritualiche in mezza Europa illuminavano la notte di mezzo agosto, qua-si in simmetria terricola con le stelle cadenti.

    Ovviamente ciascuno si regola, per loccasione, come megliocrede. Quasi obbligatori, anche per ragioni familiari, la cena di Na-tale e il cenone di Capodanno, quasi inevitabile almeno una man-giata a Pasqua, il pranzo di Ferragosto soggetto a vaste deroghe,e a diserzioni anche consistenti. Lestate 2011, mutevole e piutto-sto fresca, aiuta a concepire un Ferragosto leggero, divagante co-me le soffici nuvole bianche che non ci hanno quasi mai abban-donato per lintera estate. Siamo pronti per un Ferragosto nontroppo oberato dai riti di massa. Per esempio: saltare il pranzo (sirimane al mare, o si cammina in montagna) per poi concedersi,con quattro amici scelti, una felice cena di Ferragosto in un risto-rantino di buona qualit e soprattutto con pochi coperti, rigoro-samente senza musica in diffusione. Festa vera, insomma, e unavacanza insperata anche per stomaco, fegato, pancreas e tutti glialtri lavoratori del metabolismo.

    PeperonataPeperoni arrostiti e sbucciati

    per gli stomaci pi delicati,

    qualche foglia di basilico

    a fuoco spento. Per invogliare

    i bambini, frullatura

    a mo di salsa con crostini

    Prosciutto & meloneSolo la frutta matura

    permette di sbizzarrirsi

    con laffettato, grazie alleffetto

    dolce-succoso che arrotonda

    perfino le ruvidezze

    degli insaccati umbri e toscani

    Pomodori ripieniI pi rossi e sodi perdono

    semi e polpa ma guadagnano

    farciture sfiziose e creative:

    riso, pasta, verdure, rag

    Qualche ora di riposo

    ne concentra il sapore

    Cheese cakeDalle crostate agli sformati,

    la ricotta regna sovrana

    nelle torte estive

    (anche in versione salata)

    Compagni di ricetta: miele,

    uvetta, pinoli, canditi, cacao

    SorbettoGelatiera o frullatore

    per il non-gelato di sola frutta,

    ghiaccio e zucchero

    (ma sarebbe meglio fruttosio),

    che i pi trasgressivi battezzano

    con acquavite (vodka o grappa)

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Grattugiare il pan carr in un

    setaccio a trama larga. Sbattere

    le uova con una forchetta. Tagliare

    le costolette a dadi, mantenendo

    losso. Impanare in uovo e pan

    grattato. Scaldare e salare il burro

    in padella. Rosolate la carne 2

    per lato. Ricomporre le costolette

    nei piatti e servire caldissime

    Ingredienti per 4 persone

    4 costolette di vitello spesse 30 gr di burro chiarificato120 gr di mollica di pan carr 2 uova, sale q.b. e pepe bianco

    LA RICETTA

    Costoletta milanese

    Gualtiero Marchesi il cuoco

    che ha reinventato la cucina

    tradizionale italiana in chiave

    moderna. Tra i suoi piatti

    simbolo, la squisita costoletta

    alla milanese in versione puzzle

    Repubblica Nazionale

  • 48 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 14 AGOSTO 2011

    lincontroRegisti operai

    Col passare del temponon ti guardano pi,diventi trasparenteMa un uomo deve farei conti con i proprilimiti: lanomaliasono i settantenniin cerca di giovanifanciulle

    ficile. Ho avuto uneducazione formale,mio padre era uno di quegli uomini conla mentalit dellOttocento, mi compra-va tanti libri. Figlio unico, me ne stavo la leggere, solo. La mia tendenza a ridere,lo sviluppo del lato comico nato l, perdifendermi dalla solitudine, da sta casatenebrosa, con la carta da parati, i tappe-ti, le tende pesanti.

    Roma negli anni Cinquanta era anco-ra una citt sicura, un bambino di sei,sette anni poteva passeggiare tranquil-lamente con i compagni di scuola eGianni, che veniva dalla parte alta di Tra-stevere, considerata pi borghese, sco-pr laltra faccia del quartiere, quella po-polare. Mi piaceva sentire la gente neibar e nelle botteghe, passavo molto tem-po con loro. Fu un altro modo per usciredalla solitudine, la scoperta di unaltravita. In quel periodo cominci a svilup-parsi la mia voglia di comunicare. Saranche per via di Trastevere e della suadoppia anima che Di Gregorio arrivatoa una constatazione: Io sono diviso indue. Sono in parte un intellettuale, travirgolette, uno che lavora con la testa,ma sono anche un operaio. Ho fatto unalunga gavetta sui set come ultimo degliassistenti, facevo lautista, portavo icaff, spostavo gli arredi.

    Pi intellettuale forse la passionegiovanile per il teatro e la scelta di iscri-versi allAccademia Alessandro Fersen,una scuola importante in quegli anni.Scelta accolta con orrore in famiglia.Mio padre non si rassegnava. Poi hocominciato a lavorare come aiuto inteatro e nel cinema. Erano gli anni Set-tanta, si faceva tanto cinema dautorema anche western, polizieschi, com-medie. Lavoravo tantissimo, guada-gnavo bene e portavo i soldi a casa, emio padre si un po pacificato.

    Il cinema ha prevalso sul teatro, so-prattutto quando, sul set de Il diario diun maestrodi Vittorio De Seta, ha capitoche un film poteva raccontare la realt eavvicinarsi alla verit della vita. Atrentanni Gianni decide di tentare unlavoro con il cervello. Mi sono sedutoalla scrivania e ho cominciato a scriveresceneggiature. il secondo capitolo del-la mia vita, durato anni. Ho collaboratocon tanti, ho scritto di tutto, anche pic-coli film. Fino al 2000, allincontro conMatteo Garrone, importantissimo.Non stato il regista a rivolgersi allo sce-neggiatore, ma il contrario, perch dopoaver visto il cortometraggio di GarroneTerra di mezzo Di Gregorio ricorda dinon aver resistito allimpulso di cercar-lo. Ho capito che il ragazzo aveva un ta-lento particolare. Io ero gi grandino,Matteo ha ventanni meno di me, eppu-re gli ho chiesto di lavorare con lui e ho

    collaborato a tutte le sue sceneggiaturema ho anche seguito le riprese, sono tor-nato a respirare la polvere del set, ho riu-nito le due anime. Matteo stato deter-minante, solo un pazzo come lui potevaconvincermi a fare la regia.

    Ma lelemento che ha segnato la vita diDi Gregorio un altro: la mamma. Sulloschermo, in Pranzo di Ferragosto e inGianni e le donne, impersonata da Va-leria De Franciscis Bendoni, scelta senzaesitazioni. Quando lho conosciuta, do-po dieci minuti era come mia madre.Visto che sei l, prendimi quello, fammiquesto favore Come con mia madre.Era una donna bellissima, rompicoglio-ni stratosferica. In Pranzo di Ferragostola mamma, e non solo quella di Gianni, decisamente protagonista. In Gianni e ledonnela mamma ritorna, anche se il filmviene da una riflessione che avevo den-tro da tempo sul fatto che, con gli anni, ledonne non ti guardano pi, sullautobusdiventi trasparente, devi darti fuoco perattirare lattenzione di una bella ragazza.Non stato facile, dopo il successo diPranzo di Ferragosto, fare il secondofilm. Mi sentivo responsabilizzato, la

    paura e adesso che faccio durata me-si. Alla fine la riflessione sul tempo chepassa mi sembrata cos naturale che hodeciso di raccontarla.

    Gianni e le donne uscito dopo che damesi sui media si parlava di settantenniben diversi da Gianni, uomini che nonavevano nessun problema a circondarsidi giovani fanciulle, tanto che il film sembrato quasi una provocazione.Giuro che quando lho scritto il casodelle escort non era esploso. So che oggi,con i mezzi e le pillole a disposizione, tut-to si pu fare. Ma un uomo dovrebbe fa-re i conti con se stesso, con i propri limi-ti, pacificarsi. Lanomalia sono i settan-tenni in cerca di ragazze giovani, mi au-guro siano pochi. La normalit dovreb-be essere quella che raccontiamo nelfilm. E il fatto che sia piaciuto a tanti unbuon segno, almeno c unItalia che ve-de le donne in modo diverso, pi sano.Gianni e le donne sar anche un attodamore per le donne in genere, ma lamamma c ed piuttosto ingombrante.Credevo di averla esorcizzata, di esser-mi liberato di certi complessi nei suoiconfronti con il primo film sulle mammemultiple. Invece, durante le riprese unmio amico, Gianni Tabet, venuto sulset e ho visto che rideva. Gli ho chiestoperch. Tua madre morta quindicianni fa, ma la sua presenza riemerge dicontinuo. Per te non morta. Sono ri-masto malissimo, ma ha ragione lui.

    E nel secondo film riemerge con la so-lita petulanza ma anche con sublimimomenti di perfidia, come quando co-munica di aver venduto la nuda pro-priet della casa sottraendola al figlio.Ho un po esagerato nella finzione, ma vero che mia madre mi ripeteva spes-so lascio tutto ai preti!. Mi terrorizza-va, conoscendola sapevo che sarebbestata capace di farlo. E dopo un silen-zio: Se cerco nella memoria trovo lim-magine di mio padre che mi prendevaper la manina ed era spesso affettuoso.Mia madre no, lei era sempre dominan-te. vero, nel secondo film lho resa an-cora pi cattiva. Se tornasse in un terzochiss che mostro ne farei!, concluderidendo e sorseggiando vino bianco,una costante, con la sigaretta, nella vitae sullo schermo. Magari ero portato albere, diventata unabitudine nel pe-riodo in cui accudivo mia madre, mi oc-cupavo delle sue amiche e, avendo gi lamia famiglia, non era facile, bevevosempre di pi. Oggi il mio sostenta-mento.

    naturale che una presenza mater-na cos forte abbia influenzato il suorapporto con le donne. Amo moltissi-mo le donne, ma ne sono succube. Pen-so che casi come il mio siano frequenti

    nella cultura mediterranea, soprattut-to per i figli unici. Sono sposato, ho duefiglie, e anche nel matrimonio sonosuccube, mi piace provare una sorta didevozione. Mia moglie ride, sopportale mie crisi. unartista, dipinge, sta-ta lei a fare la scenografia dei miei duefilm, ha seguito le disavventure senti-mentali del personaggio con diverti-mento, senza gelosia.

    In Gianni e le donne c una specie dicoro di commento. Sono gli avventoridel bar di Trastevere, quelli veri, pi au-tentici di qualunque attore. Mi hannofatto impazzire, domani non vengo,oggi non mi va, mi facevano i dispetti,ma li trovo fantastici. Uno di loro, quelloche interpreta lelegantone che ha la sto-ria con la tabaccaia, rimasto fregato. Michiede sempre di lei, si innamorato: ilcinema entrato nella vita.

    Preso dallimpegno di accompagnareil film nel mondo e godersi il successo,Gianni Di Gregorio rinvia il pensiero diun possibile terzo film. Ma c una rifles-sione che gli gira per la testa. Gianni e ledonne piaciuto di pi al pubblico fem-minile che agli uomini, forse si sono sen-titi toccati sul problema dellet. Io nonsono cos, mi dicono. Let avanza, mac un lato molto bello. Per come sonofatto io, che ho due figlie, mi viene da ri-dere a pensare alle ragazze: se mai ci so-no le signore di mezza et. Lo dico ai mieiamici che idealizzano le donne giovani,cerco di spiegare che c un mondo chesi apre proprio adesso, uninfinit didonne bellissime di cinquanta, ses-santanni, spesso sole, disponibili. Suquelle bisogna puntare, sono pi vicinea noi, la comunicazione molto pi faci-le e piacevole. Let non una chiusura, unapertura a tanti possibili, nuovi in-contri importanti. E se fosse questa la ri-flessione per un altro film?

    MARIA PIA FUSCO

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    ROMA

    La sua fortuna stata chenessun produttore e nes-sun regista volevano fareun film in cui la pi giova-ne delle protagoniste doveva avere 84anni e le altre dai novanta in su. Ci pro-vavo a vendere la sceneggiatura, la cal-deggiavo con tutte le mie forze, chiede-vo duemila, tremila euro, datemi quel-lo che vi pare. Macch. Allora ho deciso.Nessuno vuole fare il film? Lo faccio io.Cos nel 2008, a quasi sessantanni,Gianni Di Gregorio esordisce felice-mente come regista e attore con Pranzodi Ferragosto. subito un caso, un suc-cesso e non solo in Italia, qualcosa disconvolgente per uno che raramenteera uscito da Trastevere, il quartiere ro-mano dove nato nel 1949.

    Se dividesse la sua vita in capitoli, que-sto sarebbe linizio del terzo, il pi im-previsto. Gi mi stupiva la popolaritche avevo raggiunto a Roma, ma quan-do a Berlino, Parigi o Londra qualcunomi riconosceva per strada ho avuto atti-mi di vero panico, oddio che sta succe-dendo, mi sono messo quasi paura. Equando proiettarono il film a New York,al Moma, lidea che il mio lavoro fosse apochi passi da Picasso e da altri grandidellarte mi faceva sentire un extraterre-stre caduto in un mondo meraviglioso.Gianni Di Gregorio nella vita esatta-mente come nei suoi film. Simpatico,gentile, disponibile, lo sguardo diretto,la timidezza sfumata nella tendenza a ri-dere soprattutto di se stesso, unincredi-bile capacit di stupirsi, sottolinea il rac-conto della sua vita con costante ironia.Soprattutto quando ricorda il primo pe-riodo. Una noia mortale. Il periodo del-linfanzia e delladolescenza stato dif-

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Linfanzia a Trastevere, la gavettacome assistente sul set, sceneggiatoreper Matteo Garrone. Poi tre anni falesordio con Pranzo di Ferragosto subito un caso, replicato dal successo

    del suo secondo filmdedicato alle donneche, dice, amo moltissimoma ne sono succubeColpa di mia madrePer questo la rendosempre cos cattiva

    nelle storie che racconto,per esorcizzarla

    Gianni Di Gregorio

    Repubblica Nazionale

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