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Alla ricerca delle Diversià

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progetto educazione ambientale POR Sicilia. I bambini di alcune scuole siciliane hanno scritto insieme le avventure del "Signor Diversità"

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AALLLLAA RRIICCEERRCCAA DDEELLLLEE DDIIVVEERRSSIITTÀÀLe avventure di Saro e 2B4N3O7P

a cura di Giuseppe Burgio e Fabrizio Giacalone

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ari bambini, mi presento, sono il Direttore generale dell’ARPA, Agenzia Regio-nale Piloti di Astronavi..... scherzo, l’ARPA è l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Am-

biente. Nella nostra Regione lavoriamo per la tutela e il recupero dell’Ambiente e lasalvaguardia della Biodiversità controllando le qualità dell’Acqua, del Suolo e del-l’Aria per far si che la nostra Isola sia sana e sicura.Per fare tutto ciò l’ARPA segue varie direzioni: ricerca ambientale, analisi di laboratorio, prevenzionesanitaria e controllo del rispetto delle regole.Leggendo le avventure del “Signor Diversità” troverete tante piccole differenze che rendono la Si-cilia unica e meravigliosa. Sfogliando questo libro scoprirete le tante bellezze, stranezze e curiosità dei terri-tori dove vivono i bambini delle diciotto scuole siciliane che hanno realizzato questi rac-conti. Sono sicuro che tutti insieme ci aiuterete a far conoscere e a conservare la diversità biologicae culturale della nostra Isola, che è il vero tesoro di cui noi tutti dobbiamo prenderci cura.Seguite l’esempio del “Signor Diversità” non smettete mai di stupirvi e di appas-sionarvi alle nuove scoperte che la natura potrà regalarvi.

BUONA LETTURASERGIO MARINO

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Coordinamento e supporto tecnico-operativoLaboratorio Regionale In.F.E.A.

ProgettoWWF Ricerche e Progetti S.r.l., Union Contact S.r.l., ProdeaS.p.A., Italpress S.r.l., Antonello Blandi, Palma Nana Soc. Coop.Per l’attuazione della misura 1.11 del Complemento di Pro-grammazione del POR Sicilia 2000/2006 - Azione A2 - Si-stemi Territoriali ad Alta Naturalità

Da un’idea diFabrizio Giacalone - Palma Nana s.c.

Coordinamento e SupervisioneGiovanna Segreto, Calogero Di Chiara, Lucia D’Agostino ARPASicilia

OperatoriGiuseppe Burgio, Graziella Sciarrone

Segreteria organizzativaSimona Cattano, Flavia Vassallo

Progetto grafico e impaginazioneAntonello Blandi

RedazioneGiuseppe Burgio, Fabrizio Giacalone

NOVEMBRE 2008 – Tutti i diritti riservati

AutoriLe bambine ed i bambini delle scuole I.C.S. “PrincipessaElena di Napoli” di Palermo, I.C.S. “De Amicis” di Palermo,IV C.D. “ A. Di Giovanni di Agrigento, I.C.S. “Anna Frank” diAgrigento, D.D.S. “Falcone” di Carini (PA), C.D. “Pirandello”di Castellammare del Golfo (TP), I.C.S. “Paolo Vasta” di Aci-reale (CT), II C.D. “G. Paolo II di Acicatena (CT), III C.D. “L.Pirandello” di Bagheria (PA), D.D “Tesauro” di Ficarazzi (PA),C.D. ”Garzilli” di Palermo (PA), I.C. “Mons. Gagliano” di Al-tavilla Milicia (PA), D.D. “R. Poidomani” di Modica (RG), XIC.D di Siracusa (SR), C.D. “G. F. Ingrassia” di Regalbuto (EN),D.D. Cruillas di Palermo (PA), I C.D. “M. Rapisardi”di Cani-cattì (AG), C.D. “Giovanni XXIII” di Cammarata (AG)

Si ringraziano le maestre e i maestri:Filippo Buzzanca, Rosaria Mattiello, Marcella Currera, Fran-cesca Castellino, Giovanna Cossu, Manuela Migliavacca, An-tonio Costanzo, Rita Guanno, Rosi Macaluso, Liliana Valenti,Loredana Giarrizzo, Giovanna Nicotra, Maria Messina, Giu-seppa Guarreri, Emanuela Giaquinta, Ester Leone, MariannaEmmanuele, Loredana Casciani, Rita Musumeci, CarmelaSciara, Giovanna Cusumano, Patrizia Ruoppolo, Maria Chia-netta, Luana La Venia, Domenica Mineo, Rosa Ciraulo, Lore-dana Messineo, Giuseppina Lo Coco, Giuseppe Li Puma,Adriana Chiara, Maria Grazia Albanese, Maria Cuccì, Rosa-linda Senettone, Giuseppina Faraci, Maria Rosalba Diano, An-tonietta Cipolla, Eugenia Paradisi, Marianna Arrigo, MarinaGiornelli, Giovanna Marino, Lilinana Cigna, Fina Castellana,Anna Zingale, Francesca Rocca, Francesca Albertelli, AngelaGullì, Salvatore Melilli, Maria Fumino, Maria Spadola, VicenzaGranà, Rosa Abbate, Antonia Abbate, Elisabetta Cefalù, Car-mela Romito, Piera Reina.

AALLLLAA RRIICCEERRCCAA DDEELLLLEE DDIIVVEERRSSIITTÀÀLe avventure di Saro e 2B4N3O7P

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Carebambine e cari bambini,

sono tornato nella mia casa a Sranegate.Rivedendo le foto, scattate durante il mio viag-

gio in Sicilia, mi sono reso conto che la mia avven-tura sulla Terra è stata davvero ricca di scoperte. Vivetein un mondo meraviglioso, ricco di colori, odori ma so-prattutto sapori. Mi avete fatto assaggiare delle prelibatezzeche non pensavo potessero esistere (sono ingrassato di ben 1.987.792sdillogrammi). Non dimenticherò mai il vostro mare, i vostri boschi, levostre città, le avventure vissute insieme e soprattutto i vostri visi di cuiho imparato a distinguere le diversità. Continuate a prendervi curadelle ricchezze che la Natura vi ha dato e delle bellezzedel vostro territorio. Non appena i vostri scienziati sa-ranno in grado di costruire una navicellaintergalattica come la mia ricordatevidi fare un salto, sarete tuttimiei ospiti. Sto già preparando i559 lettini per ospitarvi.

UUnn ggrroossssoo aabbbbrraacccciioo ddaall vvoossttrroo22BB44NN33OO77PP

(Signor Diversità)

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Roooowhkghn!!!All’improvviso… un boato. Unrombo di motore, un suono maisentito prima nell’isola e, a pen-sarci bene, mai sentito prima nelmondo intero.

Il piccolo Saro, zainetto sulle spalle edun filo d’erba in bocca, alzò gli occhi e

lo vide.Rimase lì, a bocca aperta, scon-volto, ad osservare quell’enorme

oggetto VOLANTE.Come ogni mattina il bambino attraversava ilboschetto di querce che sorgeva tra casa sua ela scuola. Tutte le volte la stessa strada e nienteda raccontare… ma, oggi, per la prima volta invita sua, il piccolo Saro, si ritrovava di fronte

a....nientemeno che un DISCO VOLANTE! Agli occhi dello sconvolto piccolo spet-tatore appariva un’enorme navicella a

forma di panettone, ma tuttaluminosa e piena di lucette,con due zampe simili a

quelle di una papera e tregrandi bernoccoli in cima. Inol-tre, sulla parte frontale si ergeva

una specie di manopola simile aun grosso naso storto. Il ragazzino rimase immobile. In-deciso tra il mettersi ad urlare a

squarciagola o cominciare acorrere a più non posso pertrovare un rifugio. Così, preso

dall’indecisione, Saro rimasesemplicemente lì, fermo, ad aspettare

che succedesse qualcosa.Sthump! Sbrong! Straaash! La navicella atterrò

tra rumori e luci straordinarie, proprio a tre metrida lui. Swsssss……. un portellone si aprì e una nuvoladi fumo ne uscì riempiendo l’aria del mattino. Non appena il fumo si diradò, agli occhi di Saroapparve l’essere più strano e buffo che mai sifosse visto sulla Terra. Era basso e cicciotto, conun gran testone simpa-tico, lunghe braccia edenormi piedoni (bensette), ricoperti da bellis-sime babbucce a forma dipapera, del tutto simili aquelle della sua astronave. Ma la cosa più incredibileera la collocazionedelle appendici. L’alienopossedeva la bellezza ditre occhi disposti sullafronte, uno al centro, uno adestra e uno a sinistra e quattronasoni collocati alla rinfusa sul viso.L’essere guardò a lungo il bambino, poi alzò unbraccio nella sua direzione. Fu così che Saro videuna bella bocca rossa, proprio al centro delpalmo. La bocca parlò con una voce sottile sot-tile, in perfetto italiano: “Ciao, terrestre, io sonoil viaggiatore intergalattico 2B 4N 3O 7P, qual èil tuo codice?” A Saro (che, cari ragazzi, a questo punto dellastoria si era dimenticato della paura ed era solocurioso di sapere chi mai fosse quell’incredibiletipo) la domanda sembrò molto strana - “Co-dice?“ – gli rispose “… I sono Saro, non ho uncodice, io ho solo un nome ed un cognome!”“Mmmmmh, e cosa sarebbero?” chiese l’omino.

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“Beh, il nome è quella parola con cui tutti ti co-noscono e ti chiamano. Il mio è Saro”.“É un bel modo di chiamarsi, terrestre. Quinditutti gli abitanti di questo pianeta portano que-sto codice, giusto?”Saro era ancora più perplesso: “Perché pensi chetutti i terrestri si chiamino come me? Ognunoha il suo nome!”“Eppure è strano”, insistette quel curioso essere,“guarda che io ho girato quasi tutti i pianetidella Via Lattea e in ogni pianeta mi hannodetto che voi umani siete tutti uguali: tutti condue piedi e una bocca, due occhi ed un naso. Sesiete tutti uguali allora anche il vostro…mmmmh… nome sarà uguale!”“Ma tu da che pianeta vieni?” - chiese il bambino.“Io vengo dal pianeta Stranebello dove tutti gliabitanti sono diversi tra loro. Ognuno di noi hacaratteristiche uniche e speciali. Nessuno èuguale all’altro. Vedi, per esempio io sonol’unico ad avere il codice 2B 4N 3O 7P!”“E cosa significa?”“È ovvio, no: 2 bocche, 4 nasi, 3 occhi, 7 piedi”.“E dove tieni l’altra bocca?”“Qui, sull’altra mano....”In effetti, sul palmo dell’altra mano, Saro notòun’altra bocca tutta intenta a masticare qual-cosa, forse del chewing-gum. A quel punto la curiosità del terrestre era arri-vata alle stelle. Saro voleva sapere tutto del mi-sterioso pianeta da cui proveniva il suo nuovoamico.“Dai, raccontami tutto, come sono le vostrecittà? Come vivete?” – chiese.“Mmmmh, le nostre città sono bellissime. Ogniquartiere ha le case tutte colorate, per esempioil mio quartiere, Stranegate, ha tutte le case

fatte di marmo viola con i tetti blu elettrico e icomignoli a forma di Batorello…”“Batorello?”“…sì, il Batorello è il nostro animale domestico,una talpa con tante code e tanti denti. Inutiledire che nessun batorello è uguale agli altri. Iovivevo in casa con la mia famiglia, prima di di-ventare un viaggiatore intergalattico…mmmmmh quanto mi manca mia sorella”.“Sai, anche io ho una sorella, il suocodic… cioè… il suo nome è Ro-salia”.“É un bel codice! La mia sorellina sichiama 1B 6N 3O 3P e fa la sopracci-gliera. Taglia le sopracciglia delle star…mi manca davvero tanto.”“É da tanto che sei partito?”.“Ormai sono tanti anni. Ho visitatoquasi tutti i pianeti abitati dellagalassia. Luoghi bellissimi, ricchi diogni varietà di piante, animali e popo-lazioni, dove ogni individuo è unico e laricchezza sta proprio in questa grande e straor-dinaria DIVERSITÀ. Poi ho saputo della Terra.Tutti parlano di voi, del fatto che siete tuttiuguali e che non vi si può distinguere l’uno dal-l’altro. Tutti con due braccia e due gambe. Deveessere una NOIA mortale vivere qui...”.A quel punto Saro iniziò ad infastidirsi. Quelloche il viaggiatore diceva era senz’altro vero (al-meno per quanto riguardava occhi, braccia egambe dei terrestri…), ma non si poteva micaaffermare che gli esseri umani fossero tuttiuguali e addirittura indistinguibili tra di loro!Anzi! Nel mondo c’era tanta di quella diversitàda poter viaggiare per fantastilioni di anni senzamai stancarsi o annoiarsi.

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Il bambino decise di smentire l’extraterrestre.“Ti assicuro che ti sbagli! Ti hanno informatomale” – disse Saro – “Il nostro mondo è pieno dianimali, piante e paesaggi di ogni tipo ed anchegli uomini, seppur possono sembrare tutti similitra loro, nascondono una grande quantità di dif-ferenze. Da noi, infatti, si dice che il mondo èbello perché è vario. Pensa che solamente suquest’isola ci sono persone scure e chiare, al-cune vivono in montagna e altre si sono stabi-lite su piccole isolette e vanno per mare; alcuniraccolgono il sale ed altri fanno il pane; ci sonofiori e uccelli diversi in ogni posto, alberi e col-line… Se tu verrai con me ti porterò a conoscerei bambini di quest’isola fantastica e ti dimo-strerò quanta diversità si può incontrare ingiro!” “Quello che tu dici mi sembra impossibile.Come può essere vero? Come si chiamerebbequest’isola meravigliosa?”“Quest’isola meravigliosa si chiama Sicilia. Al-lora verrai conme?”. “Certo, io sonoqui proprio perscoprire la diver-sità del vostromondo!”. “Perfetto! Credoche per iniziarenon ci sia nulla dimeglio che fare unbel giro per lescuole della Sici-lia. Vedrai che co-nosceremo unmucchio di bam-bini simpatici.

Però, credo che il tuo codice sia un pò troppodifficile da ricordare. Bisogna trovarti un nomeche sia facile da tenere a mente. Dunque, ve-diamo… Dato che sei qui per scoprire quanteforme di vita interessanti esistono sulla terra, tichiamerò e ti presenterò come il Signor Diver-sità. Che ne dici?”. “Signor Diversità…mmmmmmh…sì, mi piacemolto. Grazie Saro! E adesso in viaggio!”. Roo-oowhkghn!!! E così i nostri due viaggiatori, bal-zati dentro la navicella a forma di panettone,iniziarono il loro giro per l’isola, alla scopertadella diversità...E atterrarono in un luogo chiamato…

ltavilla Milicia e, precisamente, nelcortile della scuola primaria “Monsi-gnor Gagliano”.

La luce abbagliante della navicella at-tirò l’attenzione degli alunni che si affacciarono

dalla finestra,esprimendo, condiverse esclama-zioni, curiosità epaura. Di fronteall’eclatante no-vità gli insegnantidecisero di ac-compagnare tuttigli scolari in cor-tile.Quando Saro ed ilSignor Diversitàscesero dalla navi-cella videro tanti“esseri” tutti ve-stiti in ugual

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modo e, meravigliati da questa uniformità, chie-sero: “Come mai siete vestiti tutti allo stesso modo?E’ una noia mortale essere uguali!”. Allora Gigi, il più coraggioso, rispose :“E’ una legge della scuola e noi dobbiamo ri-spettarla. Non è vero che siamo tutti uguali.Guarda bene: alcuni sono biondi e altri mori, al-cuni alti e altri bassi e, addirittura, molti sonoitaliani ed alcuni rumeni, tedeschi e marocchini.Come vedi, noi non ci annoiamo, anzi, ci diver-tiamo a conoscerci l’uno con l’altro”. Il SignorDiversità, con isuoi 2B4N3O7P,cominciò a gongo-lare di gioia per-ché finalmenteaveva trovato illuogo ideale dovela diversità è unaricchezza e, con lasua voce sottile,disse :“Dall’alto mi èsembrato di ve-dere che anche Al-tavilla Milicia, ilvostro paese, èricco di diversielementi naturali”.Gigi rispose :“Non ti sei sbagliato, è proprio cosi! Guardaquanti bei colori: il blu del mare, il verde deglialberi, il marrone delle montagne, l’arancio degliagrumi........ e se vai in giro per le strade potraiannusare tanti diversi buoni odori: lo iodio delmare, le fragranze dei fiori, il profumo del pane

appena sfornato e dei dolci di ricotta...... C‘èproprio tutto nel nostro paese!”Saro, allora, incuriosito da un luogo cosi bello ecosi vario, chiese agli insegnati di accompa-gnarlo per le vie del paese e fu accontentato. Leclassi IV C e V B li condussero, prima, al belve-dere per ammirare il bellissimo panorama, poi alsantuario, meta di numerosi pellegrini per la Ma-donna della Milicia e per il museo dei quadrettivotivi; in seguito, al fiume Milicia con i suoicanneti e oleandri e, infine, nelle riserve natu-rali orientate di Pizzo Cane, Pizzo Trigno e Grotta

Mazzamuto.2)“Woooooooooow!!!!Quant’è bello!!” -esclamò Saro - “Èun paese moltoricco di monta-gne!”. Intanto la passeg-giata volse al ter-mine ed i bambiniregalarono loro uncesto con i variprodotti tipicidella Milicia. Saroli ringraziò com-mosso e ricambiòl’affettuoso gesto

dando ad ogni bambino un biglietto da portarea casa per leggerlo ai genitori. Accesero i motoridell’ufo e - roowhkghu!!!!!!!!!!!!!!!! - ripartironoalla scoperta di un’altro luogo.Nel biglietto c’èra scritto:“Cari bambini, sono contento di avere cono-sciuto voi e il vostro paese. Il Signore vi ha giàarricchito con tanta bella diversità. Adesso

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tocca a voi: non sprecatela con inutili confrontie paragoni, non litigate per dimostrare chi ha dipiù e chi di meno. Il segreto della felicità del-l’uomo è proprio questo: conoscere tutto ciò cheè diverso fuori per essere più ricco dentro. Au-guri e non dimenticate che “diversità è ric-chezza!“.

Istituto “Mons. Gagliano“di Altavilla Milicia

“Saro” - disse in Signor Diversità - “Ti và di ve-dere il mio telefilm preferito? High School Mu-sical!”. “High che? No! Io vedo sempre Scoby Batorello,la storia di un gruppo di acchiappa Stramboniazzurrabili.”.“Che cosa sono gli Stramboni azzurrabili?”.“Sono dei mostriciattoli che rubano i colori permangiarseli.”.“Ok, ci sto!”.“Bene, inserisco il pilota automatico e ci sinto-nizziamo sul canale Stanebello!”.

opo una notte passata all’interno del-l’astronave i due amici si risvegliaronoad Acireale.

Erano le 8.30 del mattino e il Signor Diversitàaveva molta fame.“Saro, mi faresti mangiare il mio quotidianolegno arrosto con contorno di formichine sof-fritte?” - disse il Signor Diversità - “Ho un certolanguorino… Slurp!!”. “Cooosaaaaa???” - disse Saro - “Da noi, ad Aci-reale, per colazione si mangia una buonissimagranita con brioche!”.

“Ok! Assaggerò questa…come si chiama? Gra-nita?”.E così camminarono per le vie di Acireale. Pas-sarono per il Corso Umberto, attraversarono laPiazza Duomo e si diressero in una raffinata edelegante dolceria del centro storico.Camminando per le vie della città, il Signor Di-versità era così strano e buffo, con i suoi 7piedi, 4 nasi, 2 bocche, 3 occhi, che i passanti,soltanto a guardarlo, svenivano.“Ecco!!! Vedi? Cadono tutti ai tuoi piedi, per latua RARA BELLEZZA!!!” - gli disse Saro.“Sembrano tutti morti!!!”. “No, non sono morti! Si inginocchiano davantialla tua DIVERSITA’!!” Dopo un po’ Saro lo portò alla villa di Acireale,si affacciarono dal belvedere e il Signor Diversitàdisse: “Saro, cos’è quest’immensità di liquido az-zurro?”.“E’ il mare, non l’hai mai visto?”.“No, lo vorrei vedere da vicino”.Saro lo fece scendere dalle “chiazzette” per laTimpa di Acireale e scendendo… scendendo…arrivarono a S. Maria La Scala, un villaggio dipescatori.Il Signor Diversità, tanto curioso, volle toccarel’acqua del mare e immerge i suoi 7 piedi. Con-tentissimo, per questa sua nuova esperienza,guarda con attenzione e dice: “Saro, cosa sonoquelle bellissime e numerose bollicine che gal-leggiano?”.“Quelle non sono BELLISSIME BOLLICINE, ma èl’inquinamento provocato dalla stupidità del-l’uomo!” - disse Saro.“Voi uomini non apprezzate la bellezza della na-tura se trattate il mare in questo modo!! E’ orri-bile sporcarlo!!” - disse il Signor Diversità.

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“Ti do ragione” -disse Saro. “Vorrei averle nelmio pianeta Stra-nebello tutte que-ste meraviglie dellanatura. Voi sicilianivivete in posti bel-lissimi e siete dav-vero fortunati, peròsiete un po’ scioc-chini perché noncapite che così sipuò distruggeretutto!”.Dopo una notte tra-scorsa dentro lanavicella a forma dipanettone, Sarodecise di portarlo avedere l’Opera deiPupi. Lo spettacoloper lui fu molto di-vertente. Dopo unpo’ al Signor Diver-sità venne fame echiese a Saro sepoteva mangiare ilsuo cibo preferito:carbone al fornocon meteoriti sof-fritti. Aveva anchemolta sete e voleva bere la sua solita bevanda:spremuta di foglie selvatiche!!Ma Saro gli disse: “Ti farò mangiare e bere qual-cosa di veramente gustoso: pasta con le sarde,pollo e patatine fritte, parmigiana, pesce arro-

sto, vino rosso del-l’Etna, acqua e can-noli siciliani!”.Il Signor Diversitàdivorò tutto comeun maialino, peròdopo ebbe mal dipancia e volle an-dare nella suaastronave. Dormìper tutto il giornoe per tutta lanotte.L’indomani Saro losvegliò e lo portò avisitare la ScuolaPrimaria “Carmine”. Quel giorno ascuola c’era la“Festa d’Autunno”:una sagra dei pro-dotti tipici autun-nali. Il SignorDiversità mangiò:un panino con lasalsiccia, tantis-sime caldarroste, lamostarda, i mac-cheroni, un mare didolci e moltafrutta. Tutti i bam-bini della scuola sta-

vano attorno al Signor Diversità. Giocaronoinsieme e fecero amicizia. Purtroppo, però, ar-rivò il momento in cui ci dovemmo salutare. IlSignor Diversità doveva ritornare nel suo pianetaStranebello. I bambini cominciarono a piangere

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perché si erano affezionati a lui e gli volevanobene. Il Signor Diversità, commosso, disse:“Sono stato molto bene con tutti voi! Vi pro-metto che un giorno ritornerò qui ad Acireale eporterò la mia sorellina 1B 6N 3O 3P che, comesapete, fa la sopraccigliera. Vi ringrazio di cuoree.. ARRIVEDERCI!!!”.Entrò dentro il suo disco volante, accese il mo-tore e… ROOOWHKGHN… decollò e scomparvetra le nuvole. All’improvviso ci fu un forte temporale e i bam-bini pensarono che quelle erano le lacrime delSignor Diversità!!!

Istituto “Paolo Vasta” di Acireale

.…E atterrarono in un luogo chiamatoCarini, a venti chilometri da Palermo,alla ricerca della diversità!

La posizione geografica di questo paese lorende splendido.Infatti sorge suuna collina, in unaterra che producelimoni, arance emandarini. Indovinate cosavidero i due viag-giatori? Il bellis-simo castello chedomina Carini! Vi si recarono e al-l’interno poteronoammirare tantebelle stanze e sa-loni. Qui tantissimianni fa vissero ba-

roni e baronesse, ma la più ricordata è la baro-nessa Laura Lanza di Trabia, uccisa dal padreDon Cesare perché aveva tradito il marito Vin-cenzo II La Grua.“Da qui c’è un panorama splendido!” - esclamòl’essere del pianeta Stranebello. Poi chiese:“Cosa è tutta quell’acqua blu e cosa fanno tuttequelle persone lì?”.Saro aveva finto di non avere ascoltato perchèsapeva di tanti altri luoghi da visitare e guidòquindi il viaggiatore extraterrestre alla scopertadi tali posti: la Chiesa Madre, che si trova in unapiazza dove tante persone ogni giorno si incon-trano e dove si trova anche una fontana; laChiesa degli Agonizzanti, piena di catombe; laChiesa del Purgatorio vicino al Castello; la Chiesadel Carmine, dove si trovano i santi Cosma e Da-miano; la Grotta dei Carburangeli ed il bosco diSanta Venera.Dopo avere camminato tanto, in giro per Carini,

Saro propose: “Chene dici di un po’di relax al mare,in tutta quellaacqua blu?!”. Ilviaggiatore ebbecosì una rispostaalla domanda postaprima, quando siera affacciato dalcastello. Al maresi divertì molto acostruire castellicon la sabbia e afare il bagno conil compagno diavventure Saro.

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Poi Saro portò il Signor Diversità a conoscere ibambini della scuola elementare primaria “Gio-vanni Falcone” e della scuola media “Calde-rone”. Alcuni bambini avevano i capelli lunghied altri corti, qualcuno li aveva anche di colorerosso, alcuni avevano la pelle chiara ed altriscura, alcuni erano alti ed altri un po’ bassi… “Ecco delle differenze fisiche!” - pensò l’extra-terrestre. I bambini furono incuriositi dall’oggetto stranoe misterioso da cui gli ospiti sbucarono fuori,ma, dopo avere esplorato un po’ tutto, li accol-sero con una grande festa dove fu possibile gu-stare i piatti tipici locali: le frittelle dipomodoro, la pasta con estratto di pomodoro,la pasta con le sarde, la pasta con i ricci, gli“spinaci di prescia”, la caponata, le panelle, ilpesce fresco pescato nei nostri mari, le arancine,le “buccellate”, la cassata siciliana ed i cannoli,la granita, i “mustaccioli” e la frutta martorana.Dopo una simile scorpacciata il viaggiatore in-

tergalattico capì che Carini era davveroun paese meraviglioso. Stanchi ma felicii due amici andarono a dormire.Il giorno dopo Saro andò con l’amico 2B4N 3O 7P al parco a giocare con le mac-chinine. I due scattarono tante foto den-tro le barchette in acqua. Più tardi Sarogli parlò anche della festa di settembredel Santissimo Crocifisso, dove la citta-dinanza, con tanta fede, partecipa allaprocessione e, con un salto nel tempo, idue ragazzi si trovarono per tre giorninella piazza di Carini, in mezzo ad unafesta, con tante bancarelle piene di cosedi tutti i generi, tra i quali il gioco delle“pignatelle” e i giochi d’artificio, molto

belli e colorati. Ormai il viaggiatore potevaanche riconoscere sulle bancarelle i dolci tipiciche di certo non avrebbe più dimenticato.Il signor Diversità si ritrovò ad ascoltare atten-tamente il racconto di Saro, mentre si trovavanosul belvedere di Carini. Mentre osservavano lestelle ed il panorama, egli rifletteva sul fattoche era stato un vero piacere atterrare con lasua navicella nel paese di Carini, dove aveva tra-scorso così belle giornate ed aveva gustatotante bontà ed esclamò: “Saro, ti ringrazio tantoper quello che hai fatto per me!”. Di questo Saro fu molto felice e, salendo sullanavicella, considerò un gran divertimento edun’occasione speciale questo viaggio….roo-oowhkghn!!! Si riparte!

Istituto “Giovanni Falcone” di Carini

Mentre si muovevano alla volta di un’altra cittàSaro volle togliersi un dubbio. 13

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“Come mai, per ben tre volte, ti sei stupito allavista del mare? Eppure lo abbiamo visto ovun-que, essendo la Sicilia un’isola”.“La risposta è molto semplice! Ogni volta che lovedo mi emoziona talmente tanto da farmi di-menticare che l’ho già visto. La stessa cosa misuccede sempre con la mia fidanzata. Infatti nonla riconosco mai. Ti dirò che lei non la prendetanto bene”.“E ci credo!” - commentò Saro con un sorriso.

navicella atterrò in un luogo chiamato“Piazza San Gabriele Arcangelo”, dovesorge la Chiesa, centro di culto pertutti i fedeli.

I due amici scesero e le persone che erano là,ferme in piazza, rimasero meravigliate. Saro e il Signor Diversità iniziarono da lìla visita del quartiere.“A Palermo ci sono tanti quartieri, tuttisimili ma al tempo stesso diversi tra loro.Il nostro si chiama Altarello. E’ semplicee pieno di persone simpatiche, molto so-cievoli e amiche tra loro, anche se di-verse, e quasi tutti si conoscono. Vedi,in questa piazza c’è il centro vero e pro-prio del nostro quartiere. E’ qui che ciriuniamo per le feste. Qui montano lebancarelle del mercato settimanale e ladomenica ci riuniamo per andare a messae per incontrarci con gli amici. Noi bam-bini giochiamo anche a pallone perché,come vedi, c’è questo grande spiazzo co-modo e accogliente”.Saro spiegò che i bambini del quartiere si riuni-scono spesso nell’oratorio della Chiesa di SanGabriele, dopo la scuola, e ognuno svolge un’at-

tività diversa, sia sportiva che ricreativa, se-condo le loro preferenze e capacità. “Una volta l’anno ci si incontra ed è bello con-frontarsi sui risultati raggiunti! E poi hai l’op-portunità di conoscere tante persone. Vedi,anche se possiamo sembrarti simili, perché nonabbiamo le differenze che avete voi nel vostropianeta, anche noi ci differenziamo molto gli unidagli altri per carattere, preferenze, gusti, abi-tudini, usanze, credo religioso, lingua…e chipiù ne ha più ne metta! Qui in zona abitanomolti indiani, rom, tunisini, gente provenienteda paesi lontani e diversi dal nostro ed ognunoconvive con gli altri, rispettandosi e aiutandosireciprocamente”.Il Signor Diversità era piacevolmente stupito!

Così, parlando, si addentrarono nel dedalo di“viuzze”del quartiere, tra quei caratteristici vi-coli stretti pieni di case diverse tra loro: palaz-zine a due o più piani, piccole e raccolte alcune,

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più vecchie o più nuove altre, puntellate qua elà da piccoli negozi e botteghe di artigiani spe-cializzati in vari settori. E, nel cammino, tra lechiacchiere e il racconto di storie o aneddoti, liaccompagnavano i suoni delle auto, il rombodelle motociclette, il vocio dei bambini che liseguivano curiosi con le loro bici, le voci delledonne che parlavano tra loro fra un balcone edun altro; anche il profumo dei terreni vicini col-tivati ad ortaggi e l’odore delle stalle che in-contravano qua e là contribuivano ad arricchiredi particolari l’esperienza del Signor Diversità.Saro continuò a mostrare le vie del quartierespiegando che molti deinomi ricordano dei corsid’acqua. Infatti il quartiereè sorto proprio su unagrande distesa d’acqua. “In una di queste viuzze c’èuna chiesetta piccola mamolto importante per gliabitanti: è la chiesa dellaMadonna di tutto il mondo,a cui gli abitanti sono de-voti e alla quale ogni anno,il 28 settembre, dedichiamouna bellissima festa.” -disse Saro, con sguardofiero e soddisfatto. “Pec-cato tu non sia venutoprima! Avresti potuto pren-dervi parte e divertirti connoi. C’eravamo propriotutti! Adesso fermiamoci albar, ti mostrerò la varietà dicibi che fanno della nostracucina una delle migliori

dell’universo!” Il signor Diversità assaggiò tantee tali di quelle pietanze che non riusciva quasipiù a muoversi: provò la rosticceria, la pasticce-ria, la gelateria…Alla fine tutte le cose che fi-nivano in “……eria” lo preoccuparono unpo’…aveva paura di non poter più rientrare nellasua navicella e di non poter continuare il suoviaggio.Guardava Saro e la gente che li salutava e che,con fare curioso e intrigante, ma aperto e so-lare, li accoglieva con calore, e pensò che ogniumano, pur essendo simile nell’aspetto agli altri,è sempre unico e irripetibile, con il proprio ba-

gaglio di storie, particolarità,affetti e sogni che lo ren-dono insostituibile per sé eper gli altri.“Beh?” - chiese Saro - “Cosane pensi ora della mia gentee del mio ambiente? Hai vi-sitato altri posti come que-sto? Se non l’hai fatto credoche dovresti. Sono certo cheincontrare altre persone, vi-sitare altri luoghi, farenuove esperienze, potrannoarricchire il tuo viaggio. Saiche faremo? Andremo pocolontano da qui. Vedrai, sonocerto, che i bambini che ciabitano ci mostreranno qual-cosa di diverso e che po-tremo vivere qualche altraavventura da raccontare!”.Fu mentre si incamminavanoche il Signor Diversità pensòa tutti i bambini simpatici 15

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che aveva incontrato e al rispetto che avevanoavuto nei suoi confronti, nonostante fosse unessere molto diverso da loro e piuttosto biz-zarro.“Bravi, davvero bravi! Sono certo che troveròaltra gente altrettanto aperta, interessante esimpatica! Mi arricchirò ancora!”.

Istituto “Principessa Elena di Napoli” di Palermo

“Dove possiamo atterrare? Deve essere un postodove possiamo lasciare la navicella per un paiodi giorni. Ho proprio intenzione di rimanere unpo’ in questa meravigliosa città!”.Saro ci pensa un po’ su e poi dice: “Conosco unposto perfetto!”.Dopo pochi minuti atterra-rono in un grande pratoverde. “Dove mi hai portato? Chisono questi strani terrestri inpantaloncini corti, tutti conla stessa maglietta rosa?”.Proprio in quel momento unapallonata centrò in pieno lanavicella.“Questo è lo stadio di Pa-lermo! Mi sa che siamo capi-tati nel mezzo della partita.Presto riparti subito!!!!”.

È lunedì mattina,siamo in classe e sen-

tiamo bussare allaporta..chi sarà? Apriamo e

vediamo Saro con un essere sconosciuto. Curiosivogliamo sapere chi è. Saro risponde che è unextraterrestre e si chiama signor Diversità. Egliè convinto che sulla Terra siamo tutti uguali.“Ma cosa dici?” - urliamo in coro - “Ti sem-briamo uguali noi?”. “Vedi lui è Paolo”- diceAlessandra- “…è diverso da noi: è cieco!”.“Le sue mani sono i suoi occhi!” - continua Gi-nevra.“E ‘vede’ anche con le orecchie.” - interviene Cri-stina.“Sa fare tutto quello che facciamo noi, ma inmodo diverso.” .- aggiungono Martina, Claudia eMarco. Paolo si avvicina a Diversità e cominciaa toccarlo. Facciamo amicizia con lui e deci-diamo di portarlo in giro per la città, per mo-

strargli che esistono infinitediversità sul nostro pianeta.Ma come andare in giro? Giu-seppe propone la bici, ma Di-versità non ne possiede una.Allora, con il bus, raggiun-giamo via Divisi, una stradadella “Palermo vecchia” dovevendono solo bici, ma Diver-sità ha 7 piedi. Come fare?Ecco laggiù un tandem. Ot-timo per Diversità: gli rimanequalche piede libero, ma èmolto più veloce di noi. Lanostra visita ha inizio! Vogliamo andare a Mondelloe attraversiamo il parco della“Favorita”. Diversità osservaMontepellegrino e nota uncastello rosa. Arianna, Fede-rica, Bianca, Camilla e Si-

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mona spiegano che si trattadel Castello Utveggio. Non èmolto antico ed oggi, dopotanti anni di abbandono, èriservato a convegni e ma-sters. “Guarda!” - diciamo a Diver-sità – “Quello è un cavallo!Ecco degli alberi e dellepiante tutte diverse. Osservabene! Questo parco, tantianni fa, era la riserva di cac-cia del re Ferdinando IV diBorbone. Pedala! Andiamo avedere la “Palazzina Cinese”,una stravagante residenza instile cinese fatta costruiredal re all’interno del parco”.Diversità, giunto davantialla casetta rosa scolorita,rimase a bocca aperta. Cichiedemmo se era per la meraviglia o per lamancanza di fiato. Ma per levare ogni dubbioesclamò: “Che meraviglia!”.“Proviamo ad entrare!” – proponiamo – “Sai, èchiusa da anni! Le cose da noi sono diverseanche per questo: si iniziano dei lavori di re-stauro e non si finiscono più. Per esempio “Lacittà dei ragazzi”, che si trova qui dietro, è statariaperta dopo 40 anni!”. Riusciamo ad entrare. Ciò che attrae di più lanostra curiosità è il tavolo della stanza dapranzo: il suo centro può essere abbassato e al-zato con delle corde.“Interessante” - esclama Diversità – “Non homai visto niente del genere! Un tavolo conascensore!?!”.

“Già!” - continua Giulia – “Eracertamente un sistema peravere cibi caldi subito in ta-vola!”.“Certo!” - aggiunge Alessia –“Vedi giù!?! Ci sono le cucine.Che idea geniale!”.Usciamo. È ora di cola-zione.ed.al nostro nasogiunge un invitante odore difrittura.e scorgiamo, davantiad un ‘lambrettino’, un si-gnore con grembiule bianco-unto che prepara pane con‘panelle e crocchè’.“Vuoi assaggiare?” - chiedeNovella a Diversità – “Questenoi le chiamiamo panelle e lefanno solo qui, nella nostracittà, con farina di ceci.”. Diversità non se lo fa dire

un’altra volta e subito si mette a divorare 2 pa-nini con panelle contemporaneamente dalle 2bocche! “Giochiamo un po’ a palla!?!” - propone Nicolò. Si formano le squadre e la partita inizia, ma pre-sto i giocatori della squadra avversaria a quellain cui gioca Diversità protestano: “Non vale! Luici fa confondere con tutti quei piedi!”. Allora sidecide che è meglio riprendere la visita.Che fatica percorrere la strada per Mondello inbici! Diversità, alterna i piedi sui pedali, masembra che si affanni più di noi: sarà fuori alle-namento! Finita la salita, recuperiamo la vogliadi osservare il paesaggio e quello che si presentaai nostri occhi non è indifferente! Anche Diversità lo ammette: “Che villette gra- 17

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ziose! E guarda laggiù il mare!”. “Sai noi inestate andiamo spesso a Mondello a farci ilbagno.” - dice Federico. “Vuoi provare anche tu a nuotare con noi?” - ag-giunge Marta. “Ma certo! Dopo questa sudata!” - accetta Di-versità e continua - “Io non ho mai fatto ilbagno in mare: sul mio pianeta non esiste!”.“Lasciamo le bici sul marciapiede. Tutti inacqua! Oggi fa molto caldo!” - esclama Elena econtinua - “Guarda oggi l’acqua è particolar-mente trasparente. Si vede il fondo e i pescio-lini.”.Diversità osserva quei piccoli animaletti tantodiversi da quelli conosciuti finora sulla terra edElena spiega che per vivere nel mare si devonoavere le branchie e non i polmoni come i nostri.Alessandro lancia una sfida: “ Facciamo una garadi nuoto!”. Diversità arranca, inghiotte acqua,ma, alla fine, impara a nuotare e ‘straccia’ tutticon i suoi potenti 7 piedi palmati!!Dopo un po’, a causa del sale dell’acqua o chissàcosa, Diversità diventa tutto rosso come un pe-perone, (ortaggio di cui lui sconosce l’esistenzaperaltro). Usciamo dall’acqua e Diversità ri-prende il suo colore abituale.“Cosa fai ?” - chiede Diversità a Chiara che stasdraiandosi sulla sabbia.“Mi stendo al sole per asciugarmi e un po’e ab-bronzarmi! Sai è bello avere la pelle ambrata dalsole.”.“Ma che asciugarsi e abbronzarsi!” – intervieneAdriano – “Andiamo a pranzare al baretto qui vi-cino: è già l’una!!” Entriamo. “Uh! Che coda!” - esclama Luisa, maappena entra Diversità il bar si svuota. Il bari-sta ha un po’ di difficoltà a servirci, trema come

una foglia e non perde di vista Diversità.“Devi assaggiare altre specialità della nostraisola.” - propone Monica a Diversità porgendo-gli 2 panini ripieni di milza. “Questa da noi sichiama “focaccia” ed è fatta con milza soffrittanella sugna.”.“Assaggia questo dolce!” - interviene Teresa –“E’ un cannolo!”. “Prendi anche questo gelato….”. …Insomma, alle 14.00 siamo dinanzi alla no-stra scuola. Diversità accusa un leggero senso dinausea… Speriamo bene perché domani dovràandare in classe …..

Istituto Garzilli di Palermo

una splendida giornata di fine ottobre,il cielo è azzurro intenso, i raggi delsole attraversano i rami delle Jacarande

fiorite di colore violaceo che rallegrano ilquartiere Nirzillione….ad un tratto…un rumoresordo….WRRROOOOMMMMHKGNNN!!!!!Atterra un enorme panettone volante di millecolori… e la natura risponde con tante gocceincandescenti, colorate e luminose!!!SSSSSRRRUUUSSSS!!!!Si apre il portellone dell’enorme panettone edesce, sconosciuto a tutti, il signor Diversità, ac-compagnato dal suo amico Saro!!!I due amici sono atterrati a Palermo, nel quar-tiere Nirzillione, dove c’è la scuola primaria GAR-ZILLIOSA e dove ci sono tanti bambini vispi ebiricchini: Cuorocchio, Esplorocchio, Pensalino,Domandino, Pallonchio, Bernoccolino, Rispon-dino, Distrattino, Sordigno, Parlocchio, Volga-rocchio, Stupacchiotto, Gelosino, Mangiocchio,

È

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Attentocchio, Sonnacchiotto,Gentilicchio, Ascolticchio,che frequentano tutti laterza elementare, con tantavoglia di conoscere, speri-mentare, imparare cosenuove!!!!!In classe c’è allegria e gioia,tutti sono entusiasti di stareinsieme, si vive un rapportoarmonioso dove ognuno puòesprimere i propri pensierisenza paura di sbagliare o didire sciocchezze; infatti,nella scuola Garzilliosa, nonè importante ciò che viene“fuori”, ma è importante“parlare”, partecipare e ri-flettere sulle cose, sui com-portamenti.In questa scuola viene riconosciuta la propriaunicità nel rispetto degli altri!Oggi, poi è una giornata particolare: c’è in pro-gramma una visita guidata al centro storico!!Dobbiamo andare a visitare la chiesa di SantaMaria dell’Ammiraglio, fondata da Eloisa Marto-rana e, da allora, chiamata anche con il nomedella fondatrice “Chiesa della Martorana”. Inquesta chiesa, tanto tempo fa, le suore, oltreche pregare, preparavano tante leccornìe con lafarina di mandorla, divertendosi a colorarla.Siamo tutti euforici…con in testa i nostri cap-pellini gialli siamo pronti per partire!!Attentocchio avverte che manca Sonnacchiottoe no, non possiamo andare via. Aspettiamo an-cora un po’…. “Perché non è presente? Si saràaddormentato?”. “…Arriva! Arriva! Evviva!!” -

grida Stupacchiotto. “Ma nonè solo! È con Saro e con….ma chi sarà mai?!? Chi maisarà quell’essere così strano ebuffo, con due bocche, quat-tro nasi, tre occhi e settepiedi?! Ma come fa a trovarele scarpe tutte uguali? Nelcamminare, sarà più veloce dinoi? Saro lo presenta come “Signor Diversità!”. L’euforialascia il posto allo stu-pore….ULP!! Dopo un attimodi smarrimento, Esplorocchiopropone a Saro e al signor Di-versità di unirsi al gruppo.“Ti piacerebbe conoscere lanostra città e la nostra cul-tura?”.“Sì, grazie!” - risponde il Si-

gnor Diversità - “Sarebbe stupendo! Mi rendetefelice!”.WRRROOOOMMMM!!!!!!!Si parte in pullman per il tour della città e tutticercano di avere l’attenzione del gradito ospite.Pensalino dice: “Palermo è una scatola magica:c’è la Palermo storica, iniziata con la domina-zione dei Fenici, dei greci, dei romani, degliarabi….e poi c’è la Palermo delle tradizioni.”.Attraversiamo via Libertà, una delle strade piùalberate ed eleganti della città, ricca di bellecase e negozi Agli inizi del secolo scorso,quando era illuminata da alti e snelli lumi a gas,le signore dell’aristocrazia palermitana la per-correvano in carrozza e nel mese di maggio siteneva una parata, “Corso dei Fiori”, che vedevasfilare tutte le signore aristocratiche in carrozze 19

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addobbate di fiori. Per raggiungere la Chiesadella Martorana il nostro percorso a piedi iniziada Piazza Verdi. Salta subito agli occhi del Si-gnor Diversità il grandioso Teatro Massimo delBasile; in piazza davanti al teatro sostano “ignuri”, con le tipiche carrozze, in attesa di ac-compagnare i turisti per la città. Ci dirigiamoverso piazza dell’Olivella e… quante bancarellericolme di dolciumi coloratie giochi!Un vero spettacolo di odori,sapori e colori! Siamo allaFiera dei Morti!! Il Signor Diversità, stupito,domanda: “Come è possibiletanta gioia nei giorni in cuitutti dovrebbero essere tri-sti nel ricordare chi non c’èpiù?”.Spiega Rispondino che ognianno, nell’approssimarsidella festa di “Ognisanti” edella commemorazione deidefunti, la città di Palermosi colora a festa. I morti ral-legrano la città: il Giornodei Defunti si è tramutatoper i bambini in un giornodi festa già da tanto tempo.I genitori dei bimbi si re-cano alla “fiera dei Morti”per acquistare, di nascosto ai loro piccini, sem-plici regali che assumono il valore prezioso dellasorpresa e del mistero. Bisognava trovare il re-galo nascosto in un punto insolito della casa,nella notte tra l’1 e il 2 novembre. Al mattinomiracolo! Quanti giochi!!! BAMBOLE…UEE!! PI-

STOLE…BAANGG!!! Quanti doni!!! URRA’!!!Quanti dolcetti!!!! GNAM GNAM!!! U cannistru, con frutta secca, biscotti Tetù rico-perti di glassa bianca o nera; ‘a murtidda, fruttadi martorana, e “i pupi ri zuccaru”, detta Pu-paccena: ci si chiede: “Chi ti lassaru i morti?”(Che ti hanno donato i morti) “Un pupu cu l’an-chi torti” (un pupo con le gambe storte). Ma che

cosa è il pupo? Una sta-tuetta fatta di zucchero in-durita colorata a mano. Isoggetti rappresentati sonoPaladini, ballerini ed altripersonaggi di favole.Un’usanza ricordata anchedal Pitrè, studioso di tradi-zioni siciliane, che riportache i bambini usavano la-sciare le loro scarpe vecchiein qualche angolo della lorocasa, per ritrovare poi alloro posto delle scarpenuove, oppure trovarle ri-colme di dolciumi. Signor Diversità, colpito dauna forte curiosità, si ri-volge a Saro e ai suoi nuoviamici dicendo che lui ha co-nosciuto la festa americanadi Halloween, caratteristicae divertente. “Volete sapere

qualcosa in più su Halloween? Mettere fuoridalla porta di casa delle zucche svuotate condentro una candela si ricollega a quelle anti-chissime usanze dell’intaglio della rapa. Lazucca,con i suoi semi, ha un significato di ab-bondanza e fertilità, e viene utilizzata per al-

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lontanare le anime dei morti.”. Attentocchio eAscolticchio, rapiti dal racconto, ma non parti-colarmente stupiti, intervengono dicendo:“Halloween??? DOLCETTO O SCHERZETTO??? Laconosciamo anche noi…!! E’ un po’ come Car-nevale…solo che ha un po’ più il gusto del ter-rore e si usano le maschere che, facendospaventare molto, servono in realtà per averemeno paura. DEVI SAPERE, SIGNOR DIVERSITA’,che,a conferma della proverbiale ospitalità delpopolo siciliano, rispetto alla festa americanache allontana gli spiriti, per noi sono i “benve-nuti”!!!! La festa palermitana è un inno allavita, i morti continuano a vivere, con modalitàdiverse dalla nostra, ed è possibile poter comu-nicare con loro.”.“Dai…è proprio bello cheanche noi ci lasciamo traspor-tare dall’euforia della nuovafesta di Halloween! Però nondobbiamo dimenticare cheanche in Sicilia sopravvivonotradizioni che devono esseretramandate, non solo perchéappartengono alla nostra cul-tura, ma anche perché sonobelle, poetiche e al tempostesso divertenti.”.“E’ tardissimo! Mancano solocinque minuti alle 14.00, edio…” - conclude il Signor Di-versità – “…devo proseguire ilmio viaggio. Il motore dellamia navicella è già avviato!”.WRRROOOOMMMM!!!!!!! “Statecerti! Farò conoscere a tutti lavostra festa dei morti!”.

Gentilicchio e Mangiocchio, in ricordo di questaesperienza, gli regalano u cannistru con fruttadi martorana, pupaccena, frutta secca, ciocco-lattini con carta stagnola e filamenti di carta didiversi colori.Si abbracciano e si scambiano i loro indirizzi email:2B4N3O7P@diversità.itGarzilliosa3AB@diversità.itCiao amici……ciao……ciao…….ciaooo……

Istituto Garzilli di Palermo

“Che strani nomi che avevano questi bambini” -disse Saro - “Chissà cosa racconteranno tuttiquesti bambini quando torneranno a casa?

Chissà se i loro amici crede-ranno al fatto che un alieno èentrato nella loro classe!?!”.“Se vuoi io ho il teleraccon-ter” - rispose il Signor Diver-sità.“A cosa serve?”.“A trasformare in racconto leesperienze dei bambini.”.“Come si usa?”.“Basta orientarlo verso i bam-bini di cui vuoi conoscere leesperienze e lo strumento ini-zia a raccontare……”.

Un bel giorno ve-diamo arrivare nellanostra classe Saro, un

bambino di otto anni.Dietro di lui c’era un signore 21Un

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tutto verde con sette piedie tre occhi.Tutti pensiamo che è un si-gnore buffo, strano, bruttoe tanto diverso da noi.Saro allora ci presenta il Si-gnor Diversità e ci dice cheviene da un mondo strano ebello.Noi eravamo pieni di do-mande e molto curiosi.Gli abbiamo chiesto di par-larci del suo mondo, diquanti anni ha e se provadei sentimenti.Ci risponde che tutti hannodei sentimenti e che lui,adesso, è tanto felice, maanche preso in giro e un po’triste, perché gli abbiamodetto che è brutto.Allora noi ci scusiamo con lui e diciamo che ab-biamo detto qualcosa che non volevamo.Allora lui ci pone una domanda: “Ma perché voisiete cosi diversi da noi? Mi hanno detto cheeravate tutti uguali…ma io vi vedo diversi!”.Allora gli rispondiamo che siamo diversi fisica-mente: abbiamo colori diversi, carnagione di-versa e punti di vista diversi.Così tutti insieme, ansiosi di stare con lui, deci-diamo di fare una gita.Lo portiamo al mercato di Ballarò e gli facciamovedere quanta frutta diversa c’è e quanti vestitidiversi ci sono.Tutti gli umani che erano al mercato erano tuttidiversi.Al Signor Diversità viene fame e così, incurio-

sito, mangia le banane, unfrutto strano e diverso daquelli che mangia di solito.Gli piace tanto e stà cosìbene che pensa di rimanerenel nostro mondo e nella no-stra città.Noi siamo così contenti ditutto ciò e anche felici chelui pensi che il nostromondo è bello, anche sestrano.

Istituto “De Amicis” di Palermo

ontinuando la loropasseggiata per levie di Palermo in-

contrarono un gruppodi bambini felici.

“A me piacciono i bambini con i capelli scuri!” -disse il Signor Diversità. “ A me biondi. Mi ri-cordano gli angioletti!” - rispose il bambino.“Cosa sono gli angioletti?” - domandò l’alieno.“Sono delle creature bellissime, con delle ali, edaiutano i bambini.”.“Che caldo! Nonostante i miei quattro nasi nonriesco a respirare. Eppure so che voi terrestri, inautunno, avete un clima fresco e mite”.“E’ l’effetto serra, causato dal buco nell’ozono.Andiamo a prendere un gelato. Vedrai, starai me-glio!”.“Ah!!! Che cosa mi hai dato? Mi sono congelatouna delle bocche e impasticciato il palmo dellamano!”.Saro, ridendo a più non posso, disse: “Questo è

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il gelato! Adessohai imparato che senon lo mangi len-tamente la bocca tisi congela.”. Poiandarono a vederela piazza Lampadadella Fraternità, nelquartiere di Saro.Gli promise che loavrebbe portato inedicola a comprareun giornale da co-lorare. Il Signor Diversità ribattè:“Che cos’è il gior-nale?”.“Il giornale è una carta con delle immagini. Visono fatti veri, lo sport e i film al cinema.”.Il Signor Diversità sembrava un po’ perplesso econfuso. I suoi occhi sembravano uscire dalleorbite.Poi videro insieme le cose più strane: aerei,treni, automobili, palazzi e, di tanto in tanto,tra i vari rumori, si sentiva la risata di Saro che,divertito, cercava di spiegare tutto al signor Di-versità.Dopo aver camminato ancora a lungo, il viag-giatore intergalattico disse: “Per tutte le galas-sie! Cosa ci fanno quei cavalli sulla grandecasa?”.“ Quello è il teatro Politeama che, insieme alMassimo, fa parte dei più importanti teatri d’Eu-ropa!”.“Ahiahi, i miei sette nasi avrebbero bisogno diuna rinfrescatina.”.“ Io ho la soluzione!” - rispose l’instancabile

Saro, e lo portò amare.Il Signor Diversitàchiese: “Cos’è quel-l’azzurro lì?”.Saro rispose - “È ilmare! Ti puoi tuf-fare, giocare e rac-cogliere pietre.”.“Meraviglioso!”.“ Sì! Guarda comebrilla! Vorrei por-tarti ancora in nu-merosi posti. Devoancora insegnarticos’è un agrumeto,cos’è un bosco dove

ci sono i pini, i castagni, i faggi; devo fartiascoltare il canto degli uccelli, farti vedere voltigialli, neri e bianchi, ma è davvero troppotardi!”.Perciò i due amici andarono a casa di Saro.Ma il signor Diversità, questa volta con grandemeraviglia di Saro, sapeva che cosa fosse unacasa e cosa fossero dei genitori.La mamma e il papà di Saro dissero al loro fi-glio, sottovoce: “Sei sicuro che sia tuo amico?”.Saro rispose quasi urlando: “Certo che è mioamico!”.Diversità e Saro avevano scoperto che avere unamico diverso è la cosa più bella del mondo.Fattosi buio, Saro portò nella sua stanza il si-gnor Diversità e andarono a dormire stanchi mafelici. Il mattino dopo, Saro, pieno di energia,urlò: “Signor Diversità dammi le mani e saltiamosul letto un po’! Da noi si usa cosi… e poi an-diamo a scuola”. 23

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Diversità chiese:“Cos’è la scuola?”Il piccolo Saro ri-spose: “E’ un postoin cui si impara,dove ci sono com-pagni, maestre, bi-delli .… ma nontutti nella Terra cel’hanno.”.Quando arrivaronoa scuola fu una tra-gedia.Saro disse: “Guardale palme, stannomorendo e nessunoci aiuta.”.“Non ci sono più i computer, li hanno rubati!”.“Bub… che?”.“Si, purtroppo nel nostro pianeta ci sono anchepersone che non fanno il loro dovere, non ri-spettano gli altri, prendono le cose altrui!”. Poi,piangendo, chiese: “Ma dimmi Diversità, questepersone sono molto diverse da me. Devo ap-prezzare anche queste?”.“Ti risponderò con delle rime, amico mio: Ciò cheè diverso deve essere considerato e capito. So-lamente cosi, se anche cattivo, può essere cam-biato!”.

Istituto “Cruillas” di Palermo

“Bella questa città, adesso portami in un’altrazona dell’Isola”“Ok!” - disse Saro - “Gira a sinistra che ti portonella provincia di Agrigento!”Ma il Signor Diversità girò tutto a destra.

“Che combini!” -disse Saro.“Che combino io!?!E’ l’astronave che fadi testa sua! Ha de-ciso da sola larotta. Vediamo doveci porta”.

atterraronoin un postoch iamato

Castellamare delGolfo. Scendonodalla navicella, il Si-

gnor Diversità istintivamente si copre gli occhie subito chiede a Saro di abbassare l’intensitàdella luce. Saro, ridendo, gli risponde: “Caroamico, questa non è una luce che posso rego-lare, è la luce del Sole che illumina la Sicilia peralmeno nove mesi all’anno, tenendo gli abitanticon il cuore allegro. Su, vieni! Scopriti gli occhipiano piano. Ti voglio far conoscere il postodove siamo atterrati. Questa che vedi è la piazzadel castello che dà il nome a questo paese.“Ora ti presenterò i bambini che te lo farannoconoscere attraverso alcune informazioni…. Ec-coli! Sono gli alunni della classe IV del plesso“L. Pirandello.”.Il Signor Diversità chiede a Saro come mai ibambini di quella classe non hanno tutti lostesso colore della pelle e non tutti parlano lastessa lingua. Saro spiega che i bambini chehanno davanti sono come il mondo, pieno di va-rietà. Ogni bambino è diverso dall’altro perchéproviene da Paesi lontani, ma, tutti insieme,

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come diversi strumenti di unorchestra, formano l’armonia.I bambini conducono Saro e ilSignor Diversità per le stanzedel castello e li coinvolgononell’appassionante leggendache racconta di una fanciulladi nome Isabella, che vivevain quelle stanze. La ragazza,promessa in sposa dal padread un nobile spagnolo, ma se-gretamente innamorata di uncapitano di vascello, vedendoil suo amore sfumare, preferi-sce morire gettandosi da unafinestra e finendo fra le ondedel mare che si infrangononelle sue pesanti mura. Incu-riosito dalla parola MARE il Si-gnor Diversità chiede dipoterlo vedere. Allora i bambini lo conducono,attraverso i sotterranei, almare. Qui i bambini informanoil Signor Diversità che questocastello si trova al centro diun grande golfo che ha leacque più calde e limpide ditutte le coste siciliane e che vinuotano i pesci più buoni. Luisi specchia e vuole bagnarsi inquelle limpide acque, dove untempo nuotava felice Isabella.Felice di aver conosciuto il ca-stello, simbolo di quel Paese,che lo rende unico, a malin-cuore saluta i bambini e si

avvia all’astronave, insieme aSaro, pronto per una nuova av-ventura.

Istituto “Pirandello” di Castellammare del Golfo

“Saro, toglimi una curiosità.Perche le scuole hanno questinomi strani?”.“Di solito le scuole portano ilnome di personaggi famosi.”.“Ah, ho capito! Come il grandepresentatore intergalatticoPippo Buonanotte!”.“No! Che hai capito!?! Io parlodei grandi personaggi dellastoria o della letteratura! Peresempio la scuola di Castellam-mare porta il nome di ungrande scrittore siciliano, LuigiPirandello. Rallenta, mi sembrache da queste parti ci sia un’al-tra scuola che porta lo stessonome.”.

atterrarono in unluogo chiamato Ba-gheria. Precisamente

nel cortile del III Circolo“L. Pirandello”.I bambini, sentendo quel ru-more, uscirono fuori a vederecosa fosse successo e viderouna navicella a forma di panet-tone. Quando aprirono la porta 25

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della navicella, sentirono un rumore: Roo-ommmm!! I bambini videro scendere dalla navi-cella Saro con un alieno.Saro disse: “Non preoccupatevi. Non vi farà delmale. Lui è il Signor Diversità ed è un viaggia-tore spaziale che cerca la diversità nel nostropianeta!”.I bambini erano sorpresi ma felici, così dissero:“Vuoi visitare la scuola?”. “Sì!” - risposero Saro e il Signor Diversità. Così lo portarono a visitare il parco giochi dellascuola. Usciti fuori nelparco il Signor Diver-sità chiese: “Cosasono queste cose co-lorate?”.I bambini risposero:“Sono giochi che ibambini usano perdivertirsi. Se vuoipuoi provarli.”. Il Signor Diversitàprovò lo scivolo ma siincastrò perché eratroppo grosso e tuttii bambini dovetterotirarlo per i suoisette piedi per farlouscire; così provò l’altalena, ma…ohhhhhh…con le spinte dei bambini venne lanciato sultetto della scuola; infine, provò la giostra, magli girò subito la testa e scese.Infine prese appunti e scrisse sul suo quadernodi carta riciclata: “Oggetti colorati e pericolosichiamati giostre.”.”Andiamo in città!” - dissero i bambini.Giunsero a Villa Palagonia, chiamata anche “Villa

dei mostri”. Il Signor Diversità chiese: “Perchéci sono tutte queste persone così brutte e im-mobili. Non si stancano?”. “No!” - rispose un bambino - “Non sono persone,ma statue di pietra.”. “Entriamo!” - disse Saro. “OK!” - rispose il Signor Diversità. Entrarono in una grande stanza chiamata Stanzadegli Specchi. Il Signor Diversità si specchiò edisse: “Perché mi sono moltiplicato?”. I bambini risposero, ridendo: “Non ti sei molti-

plicato! Sono gli spec-chi che te lo fannosembrare.”.Uscendo dalla villa ilSignor Diversità presenota sul suo quaderno:“Villa con specchimoltiplicatori!!” Ibambini lo portarono,quindi, a visitareMonte Catalfano. Sa-lendo per il monte ilSignor Diversità, cheaveva 7 piedi, era ilpiù veloce e i bambinigridavano: “Signor Di-

versità, Signor Diver-sità, aspettaci!”. Ad un certo punto, il SignorDiversità esclamò: “Ahiiii! Ma cos’è?”. Saro disse:“E’ una pianta spinosa chiamata agave.”. Luiprese appunti : “ Non toccare l’agave!”. Poi,camminando per il bosco, esclamò: “Ma chebella la natura da queste parti! Cos’è quella palladi pelo con le antenne?”. I bambini risero e ri-sposero: “Quella palla di pelo saltellante è unconiglio. Un animale che dalle nostre parti si

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vede molto spesso.”. Il Signor Diversità prese ap-punti: “Batuffolo di pelo saltellante chiamatoconiglio.”.Mentre scendevano vide una immensa distesablu e chiese: “Che cos’è?”. Tutti risposero incoro: “Ma questo è ilmare! Devi sapere chela nostra città si trovatra il mare e le mon-tagne; vuoi fare untuffo?”.Il Signor Diversitàpensò: “Un tuffo? Chesarà?”. Nel frattempocamminava e affon-dava sempre più nel-l’acqua e i bambiniridevano divertiti. Im-provvisamente spuntòuno strano esserespugnoso. Voleva toc-carlo, ma quel coso lopunse e lo fece gri-dare. Tutti i bambiniaccorsero e lo aiuta-rono ad uscire dall’ac-qua. Il SignorDiversità chiese: “Macos’è questo esserestrano?”. Saro disse:“E’ un animale marinoche si difende “pun-gendo” e viene chia-mato Medusa.”. Lui,allora, prese appuntie scrisse: “Distesablu = mare, animale

spugnoso e pungente = medusa.”. Alla fine delloro giro, giunsero di nuovo nella scuola. I bam-bini prima di salutarlo gli regalarono una tegliadi sfincione bagherese condito con mollica,tuma, ricotta e acciuga. Lui ne mangiò un pez-

zetto e portò il restosulla sua astronave,ma, prima, scrisse sulsuo quadernino: “Cibosoffice e deliziosochiamato sfincionebagherese.”.Il Signor Diversità sa-lutò dal finestrinotutti quei bambini chelo avevano accompa-gnato per un viaggiostraordinario.“Brooom, brooom,broom”. L’astronaveripartì per un nuovoviaggio e i bambini re-starono affascinati aguardarlo con il nasoall’insù.

Istituto “Luigi Pirandello”

di Bagheria

“Che cosa è tutto quelfumo che esce daquella montagna infondo?” “Sarà mica una mon-tagna!?!” “È l’Etna! Il nostro 27

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vulcano. Guarda che l’abbiamovisto qualche giorno fa quandosiamo stati ad Acireale”.“Hai ragione. Scusa. Lo sai chequando mi emoziono…… Mipiacerebbe andargli a dareun’occhiata da vicino.”.“Bene! Così andiamo a trovarela mia nonnina.”.

atterrarono in unluogo chiamato Aci-trezza e si fecero un

giro. Il signor Diversitàcominciò a sentire un po’ dicaldo così Saro gli consigliò dituffarsi nel mare azzurro e diandare sott’acqua per scoprirela grande varietà di pesci e dipiante marine.Dopo questo bagno rinfre-scante, Saro pensò di fargli vi-sitare il Castello a strapiombosul mare, nella vicina localitàdi Acicastello. Il signor Diver-sità rimase affascinato dal pae-saggio a lui sconosciuto e dallecose che Saro gli spiegò sulleorigini della rupe. Si diverti-rono molto e, ormai stanchi,pensarono di andare a casadella nonna. Quando la nonnavide arrivare Saro insieme aquello strano individuo comin-ciò ad urlare perché non avevamai visto nulla del genere. Saro

tranquillizzò la sua nonnaspiegandogli spiegandole chifosse quello strano essere eche cosa facesse lì. Così lanonna di Saro preparò dei pa-nini e tutti e tre andarono avisitare la collina, la monta-gna, la campagna….ma illuogo che piacque al signor Di-versità fu proprio il nostro Vul-cano. Così vicino al mare e allacittà! Ai piedi dell’Etna raccol-sero chili di castagne e mele! Il signor Diversità ringraziò lanonna di Saro per avergli mo-strato le bellezze del luogo e,insieme al suo amico, ripartìcon l’astronave per andare ascuola. Giunsero ad Aci S. Fi-lippo, nella scuola “G.PaoloII”. Saro mostrò all’alieno lediversità umane. Entrarono inclasse e il bambino gli pre-sentò i suoi compagni. L’alienogli chiese: “Dov’è tutta questadiversità ?”.“Lo vedrai !!!” - rispose Saro,facendolo sedere nel banco in-sieme a lui. Gli fece anche no-tare alcune cose: “Guarda quelbambino della prima fila, hagli occhi verdi e i capelli ca-stani, mentre quello dellaterza fila ha i capelli biondi egli occhi castani. La maestraha i capelli neri e gli occhiverdi.”.

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“Hai ragione Saro,sono molto diversi fradi loro i tuoi compa-gni!” – disse il signorDiversità.Dopo la scuola, torna-rono a casa e anda-rono in camera diSaro per vedere qual-che gioco sconosciutoe scambiarsi delleopinioni. A questopunto il signor Diver-sità chiese a Saro per-ché la sua nonnaavesse urlato nel ve-derlo. Saro gli spiegò che, urlando, la nonnaaveva espresso un sentimento, in questo caso dipaura, e aggiunse che gli umani hanno moltisentimenti belli e brutti. “Anche per questo noi siamo diversi! Perché senon ci fossero i sentimenti e i gusti saremmotutti uguali, come dici tu.”.“Grazie di tutto!” – disse l’alieno – “Quando tor-nerò a casa dovrò raccontare a tutti quello cheho imparato grazie a te.”.Saro lo riaccompagnò alla sua astronave e men-tre salivano pensò: “Come potrò mai dimenticareun personaggio così…….strano……..diverso!”.

Istituto “ G. Paolo II “ di Aci Catena

“Guarda giù Saro! C’è un piccolo mare!”.“Ma che dici! Quello non è il mare è un lago! Daiscendiamo! Così vedrai che l’acqua del lago èdolce a differenza di quella del mare”.

atterranoin un luogoc h i a m a t o

“lago Pozzillo, ap-partenente al terri-torio di Regalbuto.Scesi dal Disco Vo-lante, Saro e il SignorDiversità incontranoun bambino di nomeMarco che, insieme alnonno, pesca in rivaal lago.Alla vista del SignorDiversità i due pesca-

tori si spaventano, ma Saro li rassicura dicendoloro che, anche se diverso, l’extraterrestre èmolto umano. Il Signor Diversità, vedendo ipesci, chiede cosa siano quegli strani esseri. “Questi strani esseri sono i pesci: animali chevivono nell’acqua.” - risponde Marco.“Cos’è questa grande distesa azzurra?”. Marco risponde: “È l’acqua del nostro lago, ulti-mato nel 1959, allo scopo di raccogliere le acquepiovane e del fiume Salso, per irrigare gli agru-meti e produrre energia idroelettrica.”. Camminando, il Signor Diversità vede una muccache beve l’acqua del lago, due anatre che svo-lazzano, gli uccelli che si spostano da un euca-lipto all’altro, i riflessi dei raggi del sole tra irami e, meravigliato, registra tutte queste im-magini nella propria mente.Marco e il nonno invitano Saro e l’extraterrestre asalire sulla loro Jeep per andare a visitare ilpaese. La Jeep si ferma in Piazza Vittorio Veneto.Il Signor Diversità si guarda intorno stupito e 29

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osserva la facciatain stile barocco-ro-manico della ChiesaSanta Maria dellaCroce, il monu-mento che ricorda icaduti in guerra; ilgrande orologio chesovrasta l’ex Con-vento di Sant’Ago-stino, i cui localiadesso sono adibitiad uffici comunali eal Cineteatro Ura-nia. Mentre il grup-petto attraversa lapiazza, alcuni vecchietti, seduti su una pan-china, recitano un’antica preghiera: “Santa Lucia na camera stacia, oru tagliava, argentu cusia,passau lu bambineddu e ci dissi: cchi hai Lucia ca ciangi?Haiu a ma matruzza cu l’occhi malati.Vai no ma ortu ca ci sunu pampini e finocchi.Cu li mani mii li siminaiu,cu li piedi li scarpisaiu.Squagghia cira, squagghia pidati,sempri Santa Lucia sia ludata.”.“Chi è Santa Lucia?” - chiede il Signor Diversità.“Santa Lucia è una ragazza siracusana, torturatadal tiranno del posto, perché si rifiutò di spo-sarlo ed è la protettrice delle malattie degliocchi. Sulla collina che porta il suo nome è stataeretta una chiesetta a struttura architettonicagiudaico-saracena, poiché questa zona antica-mente era un “ghetto ebraico” – risponde Marco.Guardandosi intorno, lo sguardo del Signor Di-

versità si posa suuna collina difronte a quella diSanta Lucia echiede: “Anche voicostruite le navi-celle come lamia?”. “No!” – rispondeMarco – “Perché mifai questa do-manda?”.Il Signor Diversitàdice: “In cima aquella collina misembra di vedere

una navicella, però manca la cupola.”.Saro risponde: “Quella non è una navicella! Masono i resti di una chiesa rurale dedicata a SanCalogero.”.I nostri amici risalgono sulla Jeep e si avvianolungo il Corso Gian Filippo Ingrassia, che prendeil nome da un famoso medico specializzato inotorinolaringoiatria, nato a Regalbuto nel 1510.Per i regalbutesi è un onore averlo come concit-tadino, perché è stato uno dei padri della medi-cina e dell’anatomia moderna, grazie allascoperta di un ossicino dell’orecchio interno chechiamò staffa o deltoide. Il Corso termina inprossimità di una bella e grande piazza ovale,dove si svolgono le principali festività religiose:San Vito, che è il patrono del paese; San Giu-seppe, con la processione dei “palieddi” e la pro-cessione del Venerdì Santo.”.In Piazza della Repubblica i regalbutesi cele-brano uno dei carnevali più rinomati della Sici-lia Orientale, che coinvolge e stuzzica tutti i

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cittadini locali e dei paesi limitrofi, attraverso lenote della musica, sacchi di coriandoli, ma-schere, quadriglie e carri allegorici. Dopo aver osservato le varie caratteristiche diRegalbuto, il Signor Diversità si rivolge a Sarodicendogli: “Avevi ragione, il vostro mondo èbello e vario e non è affatto noioso come me loavevano descritto!”.I due viaggiatori salutano Marco e il nonno, sal-gono sulla navicella e riprendono il loro viaggio at-traverso l’isola, alla scoperta di altre “diversità”…

Istituto “G. F. Ingrassia” di Regalbuto

“Hai visto il mare, un lago, ma, per la tua ricercadella diversità, ti manca soltanto un fiume. Co-nosco una scuola che fa al caso nostro”.

atterrarono in un luogo chiamato Fi-carazzi. Scesero dall’astronave, siguardarono intorno per esplorare il

paese, videro una lunga strada e cominciarono apercorrerla. Dopo un po’ si trovarono in unapiazza dove c’era una bellissima chiesa e tantibambini che giocavano. Questi, appena videro idue “estranei”, si avvicinarono a loro, incurio-siti, e chiesero chi fossero. Dopo le presentazioni, Saro domandò ad uno deibambini che chiesa fosse e Vincenzo rispose or-goglioso: “Crocifisso delle Grazie! E’ il patronodel nostro paese!”. L’alieno incuriosito chiese:“Saro, che cosa è una chiesa?”. “La chiesa è il luogo dove i cristiani preganoDio. Ma nel mondo esistono tante altre religionie altri luoghi in cui si prega.” - rispose Saro eaggiunse - “Vedi quel ragazzo laggiù, con la

pelle scura? Lui proviene dall’Africa e non è cri-stiano, è musulmano! Queste sono alcune diver-sità religiose del pianeta Terra.”. Noemi, una bambina del gruppo di amici, rivol-gendosi al Signor Diversità e a Saro disse: “Seguardate alle vostre spall, vedrete anche il no-stro bellissimo castello!”.“Castello,...mmmh...castello, ma si mangia?” -chiese il Signor Diversità. Fra le risate generali, Davide spiegò che un ca-stello era l’abitazione in cui un tempo vivevanoi nobili. “Nobili, sono forse i figli del premioNobel?” - chiese l’omino. Matteo rispose: “Nooo!I nobili erano persone importanti, comanda-vano, avevano tutti i poteri, ma adesso, dopovarie vicissitudini, non hanno più alcun ruolo.”.L’omino curioso, insieme ai bambini, si incam-minò alla scoperta del castello. Stavano per en-trare dal portone principale quando vennerobloccati dal custode del palazzo, che indignatodisse: “Non voglio persone strane nel mio ca-stello!” e richiuse il portone sbattendolo.Adriano, che conosceva le entrate segrete delcastello, li condusse all’interno attraverso unpassaggio situato nel giardino. Salirono su per lescale e dopo cento gradini si ritrovarono in cimaal castello. Il Signor Diversità, affacciatosi dai “merli”, perla meraviglia, spalancò tutte e due le bocche esgranò i tre occhi nel vedere lo splendido pano-rama. Poi rivolgendosi ai nuovi amici disse: “Macosa aspettate a portarmi laggiù? Sarà sicura-mente interessantissimo per i miei studi!”. Tutti insieme si avviarono per le campagne fica-razzesi. Giunti sulle rive del fiume Eleuterio, ilSignor Diversità chiese cosa fosse quella “stri-scia” luccicante che camminava sulla Terra e 31

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Saro, premuroso, rispose: “È un fiume. Il fiumeEleuterio!”.L’alieno chiese: “Ma cos’è un fiume?”. “Un fiume è un corso d’acqua dolce che scorrenel suo letto!” - continuò Saro. Erica intervenne dicendo: “L’acqua è un ele-mento vitale per i terrestri e, in particolar modo,questo fiume era importantissimo per il paesedi Ficarazzi. Sai, un tempo, le sue acque limpidee fresche non solo erano usate per irrigare icampi, ma erano pure navigabili! Ora questomondo è scomparso, come vedi, le acque sonoputride e gli argini sono infestati dai topi e lasporcizia regna sovrana!”. “Sul vostro pianeta esiste l’acqua o un altro ele-mento vitale?” - chiese Antonio e aggiunse -“Voi siete così sciocchi da distruggere ciò che viserve per vivere?” Il Signor Diversità rispose: “Il nostro elemento

vitale è il KXYZ e ci sono sanzioni gravissime perchi ne distrugge anche una piccolissima parte!”.Girandosi l’alieno notò delle piante con foglieallungate che uscivano dall’acqua e incuriositointerrogò Angela su cosa fossero. “Canne da zuc-chero!” - rispose Angela e aggiunse - “Non co-nosci neanche lo zucchero? E’ una sostanzadolcissima che usiamo in tanti cibi, mentre inaltri adoperiamo il sale. Ecco una grande diver-sità nella nostra cucina.”. “E da dove prendete il sale? E’ anche questofrutto di una pianta?” - chiese l’alieno. Risatagenerale. Il coro dei bambini rispose: “Manoooo! Il sale ce lo dà il mare!”. “Conosci ilmare?”. Giusy guardò in faccia l’omino, lo videperplesso e tutti insieme decisero di scenderesulla riva del mare. Il Signor Diversità avevavisto il mare solo dall’alto della sua navicella,non poteva immaginare certo che quell’immensa

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distesa di acqua sa-lata lo avrebbe affa-scinato così tanto. Rimasero qualche orasulla spiaggia ad am-mirare l’azzurro delmare, ad ascoltare ilsuono delle onde, a re-spirare il suo profumocosì intenso. Alla fineil piccolo extraterre-stre ringraziò i bam-bini della bellissimaesperienza vissuta edinsieme a Saro ritornòsulla navicella, prontoad intraprendere unanuova avventura.

Istituto “F. Paolo Tesauro” di Ficarazzi

navicella siposò sul collepiù alto della

città di Modica,dove sorgeva l’anticocastello dei Conti, do-minato da una torrecon l’orologio. Untempo gli abitanti visi rifugiavano in casodi attacchi da parte dei turchi sbarcati sullecoste e oggi la torre è il simbolo della città.Da questa altura si vedeva la vallata e la città.Diversità notò i campi coltivati attorno e Sarospiegò che, per separarli, in questa zona si usa

costruire muri a secco,con pietre calcareeincastrate tra loro.Diversità chiese aSaro di visitare ilpaese per conoscere isuoi strani abitanti.Atterrati in PiazzaMatteotti rimase col-pito dalla bellezza deipalazzi in stile ba-rocco che si affac-ciano lungo il corsoprincipale.Saro disse che nelpassato la città eraancora più bella: at-traversata da duefiumi e dai loro af-fluenti, era abbellitada tanti ponti, tantoda essere definita la“Venezia del Sud”.Diversità ascoltò Saroincantato.Passeggiando perCorso Umberto I,l’alieno notò unalinea nera sulla fac-ciata di alcuni antichipalazzi: era il livello

raggiunto dalle acquedei fiumi durante l’alluvione del 26/09/1902 e,a seguito di questo evento, la popolazione de-cise di coprire il letto dei fiumi, formando le at-tuali vie principali.Intanto un delizioso profumo di dolciumi, pro- 33

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veniente dalle botte-ghe, giunse alle naricidei 4 nasi dell’alieno:era il profumo del fa-moso cioccolato mo-dicano e Saro proposedi assaggiarlo. Con lesue 2 bocche divoròin un baleno 24 tavo-lette di cioccolato allozafferano, al peperon-cino, al carrubo, al-l’arancio, alla vaniglia,alla cannella, e tantialtri gusti. Leccandosile dita, Diversità volleconoscere i segreti di questo cibo delizioso. En-trarono in un’antica dolceria per osservare le fasidi preparazione: sciogliere la pasta di cacao, ag-giungere zucchero e vari aromi, versare il tuttonelle formine, battere su un piano e lasciareasciugare.È un cioccolato ottenuto seguendo un’antica ri-cetta degli Aztechi, che consideravano questoalimento “il cibo degli dei”, prezioso sia per leproprietà energetiche, sia perché i semi di cacaoerano utilizzati come moneta.Assaggiarono anche le “’mpanatìgghie”, antichibiscotti a forma di mezzaluna, con un meravi-glioso ripieno di cioccolato, carne e mandorle.Intanto in piazza si era radunata una gran folla,con due grandi statue che la gente portava aspalla, l’una incontro all’altra. Erano le statuedella “Marònna Vasa Vasa” che, coperta da unmantello nero, a Pasqua, cerca Gesù Risorto. Laleggenda racconta che quando Maria vide suo Fi-glio, gli corse incontro, lo abbracciò, perse il

mantello nero, da cuivolarono bianche co-lombe, e rimase conun velo azzurro. Dalvolo delle colombe icontadini prevede-vano l’andamento deiraccolti.La folla esplose in unapplauso di gioiamentre fuochi d’artifi-cio accompagnaronoquesto momento at-teso da un anno.Saro e Diversità tra-scorsero la mattinata

a mangiare le tipiche “scacce” modicane.Più tardi visitarono il duomo di San Giorgio e lastatua del Santo a cavallo che uccide il drago.Scesa la sera, venne il momento di salutarsi.I due amici si abbracciarono e l’alieno confidò:“Sono veramente contento di essere atterrato suquesta città e di avervi conosciuto meglio. Primaero convinto che voi umani foste tutti uguali,tutti con 2 occhi, 1 naso, 1 bocca, due orecchie,2 braccia e 2 gambe. Grazie a te ho scoperto cheogni popolo ha culture, tradizioni e usanze di-verse. È proprio vero che la diversità è una ric-chezza!”.A Saro vennero in mente i discorsi ascoltati inclasse. I maestri dicevano spesso che ogni com-pagno è diverso, e che se un compagno riescemeglio in una cosa, o sembra avere qualcosa inpiù di noi, non bisogna essere invidiosi, perchéanche noi riusciremo sicuramente meglio in altrecose o avremo qualcosa che piacerà anche ai no-stri compagni.

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Saro giunse alla conclusione che era proprio veroil proverbio dei grandi che dice che il mondo èbello perché è vario!!! Ed esclamò: “Che noia sa-rebbe se fossimo tutti uguali! Evviva la diversità!”.

Istituto “R. POIDOMANI” di Modica

“Credo sia il momento di fermarci un po’. Devovisionare il mio capo.” - disse il Signor Diver-sità.“Visionare...il tuo capo? Come mai?” - chieseSaro curioso.“Devo fare rapporto sulle nuove scoperte fatte.”.Ciò detto, l’alieno prese, da una grossa borsa,un lungo spiedino verde smeraldo.“Ma quello non è un mezzo di comunicazione,che te ne fai?” - chiese Saro.“Questo, amico mio, è lo stuzzicofono. Mi bastametterlo in bocca per poter parlare con chiun-que io voglia sul mio pianeta.”.“E come fai a sentire quel che ti dicono?”.“Con il pettinofono,ovvio no?”.Così dicendo tiròfuori una bella spaz-zola multicolore e sela mise tra sullatesta.“Certo se avessi qual-che capello in più laricezione sarebbe mi-gliore...”.Ciò detto il Signor Di-versità si mise incontatto con il suocapo, per raccontarglicome andavano le

cose e per comunicargli la loro prossima tappa:Siracusa.

envenuti amici, siamo alunni dell’XII.C. “Archia” e abbiamo la fortuna divivere in una città bella, antica e fa-mosa. Che ne dite vi va di fare una pas-

seggiata con noi per conoscere la città?Pensate di annoiarvi? Vedrete che non sarà così!Siracusa è eccezionale per la sua storia, i suoimiti, i suoi monumenti e, grazie a queste suecaratteristiche, è stata dichiarata Patrimonio del-l’Umanità.”.“Andiamo bambini! Che cosa aspettiamo!” - ri-spose il Signor Diversità - “Voglio vivere insiemea voi questa brividosa avventura! Su a bordo!”.“Vi va di ascoltare un pò di STORIA? Siii…. Nel734 a.C. un gruppo di coloni greci guidati da Ar-chia lasciarono Corinto alla ricerca di un postodove fondare una nuova città. Arrivati in Sicilia

apparve loro lo splen-dido scoglio di Orti-gia, una terra fertile,ricca d’acqua dolce,con un clima mite ealle spalle i montiIblei. Siracusa benpresto si ingrandì finoa diventare una PEN-TAPOLI; infatti, eraformata da cinquequartieri e ben prestodiventò una delle co-lonie più importantidel Mediterraneo.”.“È bello ascoltare, 35

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amici miei!” - disse il Signor Diversità – “Madobbiamo…uhm fare in fretta, perché io devoricercare altre diversità.”.“Quella che vedi è Ortigia, così chiamata per lasua forma che ricorda quella di una quaglia. Unadelle sue attrazioni è la FONTANA ARETUSA.” Il mito racconta che Aretusa era una ninfa moltobella, al seguito di Artemide, dea della caccia, etrascorreva le sue giornate correndo tra i boschie cacciando animali. Un giorno si immerse nelleacque del fiume e Alfeo, vedendola, se ne inna-mora. Ma il sentimento non era ricambiato eAretusa, stanca di fuggire, si rivolse alla sua pro-tettrice. La Dea la avvolse in una nube che rico-prì la giovane di un sudore gelido e la sciolse infonte sul lido di Ortigia. Alfeo disperato chieseaiuto agli Dei che lo trasformarono in un fiumee, dalla natia Grecia, percorrendo sotto terra ilMar Ionio, sfociò nell’isola di Ortigia, dove unì lesue acque a quelle dell’amata.“Questa storia è bellissima, ma scusate bam-bini…” - disse il no-stro ospite –“…potrei rifornirmidi… quel verde chec’è in mezzo allafonte? Mi è venutauna megagalattica,gnam, fame…”.“Vorresti mangiare ilpapiro? Ma Signor Di-versità, il papiro èuna pianta importan-tissima perché dal suofusto si ricava lacarta. Il Papiro viveunicamente lungo le

sponde di due fiumi: il Nilo, in Egitto, e il Ciane,a Siracusa, in Sicilia. La sua presenza lungo lesponde del fiume Ciane fece sì che nel XVIII se-colo, anche in Sicilia, iniziasse la produzione dicarta papiro.“Che meraviglia! Ma dite bambini, voglio saperee vedere di più!”.“Bene, sorvoliamo il TEATRO GRECO, il monu-mento, grazie al quale Siracusa è conosciuta intutto il mondo. Il teatro è interamente scavatonella roccia sul fianco del colle Temenite escende dolcemente verso il mare. La sua strut-tura, nei secoli, ha subito tante trasformazioni.Fu costruito per volere del tiranno Gelone comeluogo dedicato alle danze e ai canti sacri; è di-viso in nove settori da otto scalette, ognuno deiquali era dedicato ad una divinità. Questo tea-tro ha ospitato importantissimi uomini di cul-tura che hanno assistito alle famoseRappresentazioni delle Tragedie greche, che at-tirano visitatori da tutto il mondo.

Ma Siracusa non hasolo storia: ha sapori,odori, e basterebbevisitare il “VecchioMercato” per render-sene conto, o assag-giare alcune golositàtipiche della nostraterra: la cassata Sici-liana, la granita dimandorla, le morbidebrioche, i cannoli diricotta, i gelati al li-mone…! E che diredelle sue feste e dellesue tradizioni? Vuoi

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conoscerne una, la più bella, quella della giovi-netta più conosciuta nel mondo? Santa Lucia, laPatrona della città. Non devi andare via! SignorDiversità, per noi l’ospite è sacro, come ci hannoinsegnato i nostri antenati e, se decidi di tor-nare, ti aspettiamo per continuare il nostro viag-gio. Ciao! A presto! Non dimenticarti della 4°Adell’XI I. C. di Siracusa”.

Istituto “G. Carducci” di Siracusa

“Credo…” - disse il Signor Diversità – “…che mifarebbe bene stare un pò lontano dal mare. Ini-zio a cambiare colore a causa del vostro.....mmmmhhhhh.... sole. Stoperdendo il mio bel coloritoverde”.“Bene, allora ti porterò inmontagna, a visitare unodei boschi più belli dellanostra isola”.

atterrarono nelpaese di Cam-marata dove in-

contrarono i ragazzidella V A che dissero loro:“Venite con noi! Un tuffonel verde dei nostri boschivi permetterà di fareun’esperienza indimentica-bile ed anche di assaggiarei nostri piatti tipici. Ora vicondurremo sulla monta-gna, dove potrete ammirareun paesaggio con varie

specie faunistiche e una ricca e lussureggiantevegetazione. Vista da lontano sembra irraggiun-gibile e piena di fascino, ma vedrete quante cosescoprirete!”.Man mano che si proseguiva, l’alieno era affa-scinato dal continuo variare della natura, incu-riosito dalla strada montana che alternava brevirettilinei e labirinti di curve. Ad ogni curva os-servava un aspetto nuovo di uno spettacolo cheoffre sentieri non sempre agevoli, sorgenti zam-pillanti che sgorgano dalle rocce coperte dapruni selvatici, macchie di rovi e mirti che na-scondono ingressi di grotte dentro cui alcuneleggende indicano dei tesori.

Durante la passeggiata lungoi sentieri, l’alieno disse:“Questo è un mondo vera-mente fantastico e diversodagli altri che abbiamo vi-sitato. È meraviglioso “sen-tire” la natura, respirare lapace e il silenzio, interrottisolo dal cinguettare degliuccelli e dal fischiare delvento.”. Man mano che sisaliva attraverso questa “Riserva naturale” i ragazzihanno raccontato delle 150e più specie di piante erba-cee, presenti in questobosco, alcune delle qualirappresentano una raritàcome il Senecione selva-tico, la Bivonea gialla, laSalvia argentata e il Giag-giolo siciliano dal bellis-simo fiore viola.

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Durante l’escursione, ogni tanto, si vedeva, suirami degli alberi, qualche uccello come la ci-vetta, l’allocco, la poiana e il picchio rosso, maanche cinghiali, caprioli e daini, che facevanocapolino tra gli alberi.Meraviglia delle meraviglie! Ecco quante farfallecolorate! Sono le Vanesse multicolori che popo-lano la riserva!A questo punto il Signor Diversità esclamò:“Saro avevi proprio ragione. Tutto qui è diverso!Che profumi! Checolori!”. Allora i bambinidissero che un pro-fumo così intensonon poteva che ve-nire dal timo e dal-l’origano e ildelizioso odore chesi diffondeva pertutto il bosco pro-veniva anche dagliabeti, dai ci-pressi,dalle variespecie di pini. Finalmente i nostriamici arrivaronosulla vetta del monte. Lì vi è uno degli osserva-tori più alti della Sicilia. Da esso si può osservareun mondo più vasto e bello, quasi una sintesi diquello che offre l’ambiente mediterraneo.Stanchi, ma soddisfatti per tutto ciò che si eravisto, si sedettero guardando il tramonto e am-mirando lo spettacolo di luci dei paesi intorno. Mentre rilassati osservano la natura, un bambinospiegò ancora che si trovavano in un posto pro-

tetto e, per gli abitanti di Cammarata, il monteè molto importante e non vogliono che si facciadel male alla natura. Il Signor Diversità disse: “È uno spettacolo me-raviglioso! Non avevo mai visto nulla di simile.Non dimenticherò che esiste un posto così belloe così diverso!”.A questo punto i ragazzi decisero di portare Saroe il Signor Diversità in una fattoria dove avreb-bero potuto assaggiare i prodotti tipici del nostro

territorio.Spiegarono loro cheil nostro paese hauna tradizione culi-naria all’insegnadella semplicità ti-pica dei contadini edei pastori. Lì ave-vano preparato la“frittella”, fave te-nere in tegame; la“guastella,” rusticapizza cotta nelforno a legna; glisciroppi di ciliegia eamarena; i formaggipecorini e la pasta

fatta in casa. E per finire i dolci tipici che si fannonelle feste tradizionali come i “pizzarruna” e i“pasti bianchi”.Mangiarono con gusto tutto ciò che veniva loroofferto e notarono che anche i cibi erano diversi.Infine, tornarono nel cortile buio della scuoladove si trovava la navicella, risalirono sul-l’astronave pronti per scoprire altre diversità, eprima di andar via, il Signor Diversità disse a

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quei ragazzi che questo paese e la sua montagnagli sarebbero rimasti nella mente per sempre.Ripreso il viaggio il Signor Diversità commentòin modo tanto positivo l’escursione in campa-gna, che il piccolo Saro pensò bene di portarloin un’altra cittadina montana.

Istituto “Giovanni XXIII” di Cammarata

Il Signor Diversità e Saro atterrarononel giardino della scuola “Mario Ra-pisardi” di Canicattì.

Gli alunni della classe 4°B sentirono unostrano rumore “Rooowshghss” e si affacciaronoalla finestra.Videro una stranissima navicella a forma di pa-nettone, piena di luci colorate, con tre bernoc-coli in “testa” e delle babbucce a zampe dipapera. Da quella navicella scesero: un bambinoe uno stranissimo essere basso e cicciotto, contre occhi, quattro nasi, due bocche e sette piedi,detto “signor Diversità”.Il bambino invece si chiamava “Saro”.Parlarono della diversità e giocarono col SignorDiversità e Saro. I bambini mostrarono loro lebellezze che la loro città offriva.“Appena tornerò nel mio pianeta racconterò atutti i miei amici le avventure vissute sullaterra” - disse Signor Diversità.“Se vuoi porta qui anche la tua famiglia, chiara-mente sarete tutti ospiti miei” - disse Saro.

Istituto “Mario Rapisardi” di Canicattì

“Credo che abbiamo girato un pò tutta la Sicilia,no? Forse sarebbe l’ora di ripartire. Ormai la mis-

sione è quasi finita. Dovrò ripartire a breve.”.“Aspetta. Ci manca ancora un luogo che vogliofarti vedere. Uno dei luoghi più antichi e sug-gestivi del mondo. Io non ci sono mai stato maè un luogo di cui tutti parlano con entusiasmo.”.“E si chiamerebbe?”.“Stiamo andando ad Agrigento!”.

grigento!?!” - esclamò Saro - “Ma quic’è scritto Akragas, Girgenti, Agrigen-tum... ma quanti nomi ha questa

città? Dove siamo finiti?”. “E lo dici a me?” - esclamò un po’ seccato il Si-gnor Diversità - “Qui l’esperto sei tu!”.Stavano per litigare, quando udirono una voceprovenire dall’esterno.“Ehi, voi! Qui c’è divieto di atterraggio per pa-nettoni volanti! Uscite fuori!”.I due si guardarono negli occhi.“Ma chi sarà?” - esclamò il Signor Diversitàaprendo il portellone e trovandosi davanti ad unragazzo con un berretto di traverso e un fi-schietto al collo.Il ragazzo, guardando i due con le mani ai fian-chi, esclamò:“Che c’è da guardare? Non avete mai visto unaiuto posteggiatore abusivo?”.“Mi scusi, signor aiuto posteggiatore abusivo,dove siamo?” - esclamò il Signor Diversità guar-dandosi intorno - “la sua città ha tanti nomi!”.Il ragazzo lo guardò un po’ stupito. “Ma tu da dove sbarchi?” - disse. “Io mi chiamo Calogero e la mia città ha tantinomi perché è molto antica: i coloni di Gela chela fondarono nel 530 a.C., la chiamarono Akra-gas, ma poi vennero i Romani che la chiamarono

Il “A

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Girgenti. Poi, final-mente, ebbe il nomecon cui è conosciutain tutto il mondo:Agrigento. Mettete ildisco orario e scen-dete.”.“Grazie!” - risposeSaro - “A furia distare seduto mi sen-tivo tutto indolen-zito.”.Poi, guardandosi at-torno, esclamò:“Mamma che macello!Che cosa hai fatto? Telo avevo detto che volavitroppo basso!”.“Guarda che io volo daquando mi doveva ancoraspuntare l’ultimo piede!” -rispose un po’ piccato il Si-gnor Diversità.“Ehi, fermatevi tutti e due!”- esclamò Calogero, piegatoin due dal ridere - “Nonsiete stati voi a distruggerequesti edifici! Voi siete nellaValle dei Templi di Agri-gento e questi sono i templidi Giunone Lacinia, di Ca-store e Polluce e di Ercole.A farli a pezzi ha contri-buito il tempo, perché sonomolto antichi; millenni faerano rivestiti di stuccobianco sulle scale e sulle co-

lonne, ed erano colo-rati di rosso, oro eturchese dai capitelliin su, ed il tetto eradi legno. L’unico an-cora in piedi è quellodella Concordia. Ognianno qui vengono mi-gliaia di persone perassistere ad una dellepiù suggestive festedi tutta la Sicilia: laSagra del mandorlo infiore!”.“La cosa del cosa??” –esclamò S.D. – “E

cos’è?”. “Vedi quegli alberi unpo’ contorti e spogli che cre-scono qui intorno?” – disseSaro – “Sono mandorli. Neiprimi giorni del mese di feb-braio si ricoprono di piccolifiori bianchi e rosa, e per ono-rare questo evento straordina-rio, si celebra una festachiamata ‘Sagra del mandorloin fiore’. Arrivano ad Agri-gento, da tutto il mondo, de-cine di gruppi folkloristici,ognuno dei quali proponedanze e canti del propriopaese. E’ un modo per cono-scersi e per scoprire, che al dilà del colore della pelle e dellalingua parlata, siamo tuttiuguali, con tanta voglia distare insieme e comunicare.”.

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Mentre parlavano, itre si aggiravanonella valle. Ad untratto, l’olfatto sensi-bilissimo di S.D.(bella forza, aveva4nasi), venne stuzzi-cato da un profumodolce e penetranteinsieme.“Uhmm, che meravi-glia! Che cos’è questoodore?” – chiese ri-volto ai due che loprecedevano.“Siamo vicini alla Ko-limbetra” - disse Calogero.Saro si fermò a guardarlò. “La Kolichè??” –chiese stupito.“La Kolimbetra.” – ripete Calogero – “E’ un me-raviglioso giardino che cresce all’interno di unaantica vasca naturale, nella quale, dopo un lungorecupero da parte del FAI, oggi crescono unagrande quantità di piante e di piccoli animali.”.“Stupefacente!” – esclamò ammirato S.D. – “Va-leva proprio la pena di fare tutta questa stradaper venire fin qui! Avete delle cose veramentestupende sulla terra. Ma voi ve ne rendeteconto?”.Saro e Calogero si guardarono un po’ mortificati.”Veramente non tanto.” – balbettarono – “Ma daquesto momento in poi cercheremo di tutelare eproteggere quello che abbiamo, perche anche ifigli dei nostri figli possano godere di questemeraviglie!”.

Istituto “Anna Frank” di Agrigento

asseggiandoper Agri-gento arriva-

rono a Monserrato,presso la scuola pri-maria “GiuseppeFava”, dove conob-bero tanti bambiniche avrebbero conti-nuato ad accompa-gnarli a visitare lacittà. Iniziarono dallaValle dei Templi, spie-gando che furono co-struiti dai Greci in un

tempo molto lontano. “Oh, che meraviglia! Chebel posto! Quasi non credo ai miei occhi! Sem-bra un posto soprannaturale, adatto proprio aduno come me.”. Il Signor Diversità, dopo lo stupore, chiese comesi chiamassero quelle creature e Saro rispose chenon erano delle creature, ma dei monumenti eche glieli avrebbe presentati.Iniziarono dal tempio di Giunone, che si trovanella parte più alta della collina. Purtroppo diesso rimangano solo 16 colonne: 9 spezzate e 7con il capitello. Proseguirono la loro passeggiata fino al tempiodella Concordia e Saro cominciò dicendo che fucostruito nel 430 a.C. dai Greci ed è il tempiomeglio conservato fino ai giorni nostri. E’ statotrasformato in una chiesa nel VI secolo e si puònotare dal fatto che dal colonnato si intravedeun’arcata nel muro originario. Fu chiamato Con-cordia per il fatto che nelle vicinanze fu trovataun’iscrizione che inneggiava alla concordia fra i

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popoli. Le colonnesono state costruiteassottigliate per farlesembrare più alte ehanno un piccolo ri-gonfiamento che eli-mina l’effetto diassottigliamento, chepermette all’osserva-tore di vedere le co-lonne dritte, anche senon lo sono. Conti-nuando, arrivaronodavanti il tempio diErcole, del quale ri-mangono erette solo 8colonne.Il signor Diversità, giunto davanti alle rovine deltempio di Giove, chiese a Saro come mai ci fos-sero delle pietre cosi ammassate. Saro, mesta-mente, spiegò che il tempio fu distrutto da unterremoto e che, in seguito, gli uomini utilizza-rono alcune delle sue parti per costruire il molodi Porto Empedocle. Il Signor Diversità si mera-vigliò del fatto che sulla Terra esistano delle per-sone che non hanno rispetto per le loro origini.Guardando più in là si accorse di una cosastrana: un uomo di pietra giaceva disteso sulsuolo. Rimase stupito dalla sua mole e Sarospiegò che si trattava di un gigante, il Telamone,che sorreggeva parti delle travi del tempio di cuiaveva visto i resti. Spiegò che era solo una copiae che l’originale e custodito nel museo di S.Ni-cola. La cosa che lo meravigliò ancora di più fula presenza di tutto quel verde che si intrave-deva a breve distanza. Credendo si trattasse dialtri esseri simili a lui, Saro gli spiegò che si

trattava del giardinodella Kolimbetra e ditutte le varietà dipiante tipiche dellamacchia mediterranea,alcune delle qualimolto antiche, traqueste l’albero diarancio il cui frutto hail sapore misto tra fra-gola e l’arancia.Parlando di frutti in-cominciano ad averefame e pensano di an-dare al ristorante “Ko-kalos”, che si trova nei

dintorni, e ordinano alcuni dei piatti tipici dellanostra zona: la pasta con le sarde, uva passa e fi-nocchietto selvatico; la caponata e le sarde abeccafico. Infine passano al dolce: i cannoli conla ricotta e i dolci di pasta reale e pistacchio.Il Signor Diversità si ricordò che doveva partireper conoscere altre località della Sicilia. Saro era molto triste perché doveva separarsi dalsuo nuovo amico, ma questi promise che tra unanno sarebbe tornato e, infine, si salutarono.2B 4N 30 7P constatò che gli umani non eranotutti uguali come lui credeva, ma ogni popoloha le sue diversità, i suoi usi, i suoi costumi eche è molto importante viaggiare per conoscerlie non rimanere chiusi nelle proprie idee. Feceanche un’importante considerazione: “La diver-sità non potrà mai dividere le persone che ap-partengono ad un altro paese o ad un altromondo, anzi, conoscersi può unire e può aiutarea volersi bene.”.

Istituto “Giuseppe Fava” di Agrigento

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UN’AVVENTURA DEL SIGNOR DIVERSITÀraccontata attraverso i disegni

della scuola dell’infanzia dell’Istituto De Amicis di Palermo

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