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ALLE SORGENTI DELLA FEDE Un cammino battesimale “La sua risurrezione non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione.” Papa Francesco, Evangelii gaudium

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ALLE SORGENTI DELLA FEDE

Un cammino battesimale

“La sua risurrezione non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione.”

Papa Francesco, Evangelii gaudium

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ALLE SORGENTI DELLA FEDE

Un cammino battesimale INTRODUZIONE Unpercorsoquaresimale…

Presentazione del cammino L’itinerario che abbiamo costruito perché accompagnasse questo tempo di Quaresima lo abbiamo chiamato “pellegrinaggio alle origini della fede” e lo abbiamo immaginato come itinerario battesimale, ossia come cammino di riscoperta e di riappropriazione dell’esperienza battesimale. Questo per il semplice motivo che all’origine della nostra fede c’è il battesimo. L’esperienza del battesimo è generativa. È in essa che prende vita e forma la fede intesa non come sentimento religioso vago e indeterminato, ma come professione autentica della fede in Cristo nello Spirito. Il battesimo è ciò a cui dobbiamo sempre rifarci se vogliamo riappropriarci di una forma autenticamente cristiana ed evangelica dell’esistenza. C’è un’icona evangelica che descrive molto bene questa idea di destinazione permanente della grazia battesimale: è l’immagine del “sale della terra”. Voi siete il sale della terra, dice Gesù, ma se il sale perdesse il suo sapore con che cosa lo si salerebbe? A nulla servirebbe se non a essere gettato nel fuoco … Ecco, il battesimo è ciò che a cui dobbiamo rifarci per non perdere sapore e perché nel mondo non venga meno la fragranza del vangelo. Come il sale è ciò che dà sapidità al cibo, così il battesimo è ciò che dà sapore alla nostra fede. Ciò che le dà sostanza… E esattamente come il sale non deve perdere sapore pena la sua totale inservibilità, così noi non possiamo fare a meno di ricorrere, costantemente, all’esperienza battesimale pena la perdita di quella saporosità che ci rende secondo le stesse parole di Gesù “sale della terra”

Ambientazione Un pannello davanti alla mensa richiama i simboli battesimali combinandoli con altri tipicamente quaresimali. Sull’altare una croce spoglia ci porta al cuore del mistero pasquale, mistero di passione e di redenzione, e un simbolo diverso per ogni domenica rimanda all’esperienza battesimale che bene si intona con il percorso tracciato dai vangeli domenicali. Un panno viola e vasi contenenti acqua dello stesso colore evocano l’esperienza penitenziale e i ceri accesi dentro ai vasi introducono il tema della luce che diverrà essenziale nel nostro itinerario di fede verso la Pasqua di Resurrezione

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I DOMENICA DI QUARESIMA IlSignoretuoadorerai…Larinunciaalpeccato.

Le tentazioni «Il Signore tuo, adorerai». È con queste parole, con cui Gesù dà l’ultima e definitiva risposta al diavolo che si è avvicinato a lui nel deserto per tentarlo, che iniziamo il nostro cammino Quaresimale. Anche per noi, come per Gesù, questo inizio comporta una scelta che ha nella Parola di Dio accolta, meditata e vissuta la sua radice e la sua forza di discernimento, per aderire al progetto di Dio, nostro Padre, e vincere in noi la tentazione, rinunciando al peccato.

GESTO

Il Sacerdote, dopo il segno della croce e il saluto compie la Benedizione delle Ceneri che impone a sé stesso, ai lettori e ai chierichetti. Al termine della celebrazione Il gesto sarà ripreso per tutti coloro che lo desiderano come segno della personale scelta di compiere durante il tempo della Quaresima un cammino di conversione per vincere il peccato, accogliendo il disegno d’amore del Padre.

LETTURA Lettura del profeta Isaia (58, 4b-12b)

Così dice il Signore: / «Non digiunate più come fate oggi, / così da fare udire in alto il vostro chiasso. / È forse come questo il digiuno che bramo, / il giorno in cui l’uomo si mortifica? / Piegare come un giunco il proprio capo, / usare sacco e cenere per letto, / forse questo vorresti chiamare digiuno / e giorno gradito al Signore? / Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: / sciogliere le catene inique, / togliere i legami del giogo, / rimandare liberi gli oppressi / e spezzare ogni giogo? / Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, / nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, / nel vestire uno che vedi nudo, / senza trascurare i tuoi parenti? / Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, / la tua ferita si rimarginerà presto. / Davanti a te camminerà la tua giustizia, / la gloria del Signore ti seguirà. / Allora invocherai e il Signore ti risponderà, / implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”. / Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, / il puntare il dito e il parlare empio, / se aprirai il tuo cuore all’affamato, / se sazierai l’afflitto di cuore, / allora brillerà fra le tenebre la tua luce, / la tua tenebra sarà come il meriggio. / Ti guiderà sempre il Signore, / ti sazierà in terreni aridi, / rinvigorirà le tue ossa; / sarai come un giardino irrigato / e come una sorgente / le cui acque non inaridiscono. / La tua gente riedificherà le rovine antiche, / ricostruirai le fondamenta di trascorse generazioni».

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EPISTOLA Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (5, 18 - 6, 2)

Fratelli, tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio. Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: / «Al momento favorevole ti ho esaudito / e nel giorno della salvezza ti ho soccorso». / Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!

VANGELO Lettura del Vangelo secondo Matteo (4, 1-11)

In quel tempo. Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: / “Non di solo pane vivrà l’uomo, / ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: / “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo / ed essi ti porteranno sulle loro mani / perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: / “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: / “Il Signore, Dio tuo, adorerai: / a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

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II DOMENICA DI QUARESIMA DalfiancoapertodiCristouscìsangueedacqua…Gesùacquadisalvezza.

Dammi da bere” è la richiesta di Gesù alla donna presso il pozzo di Sicar. E quando, nel dialogo che ne scaturisce, Gesù stesso si presenterà a lei come “sorgente che zampilla per la vita eterna”, sarà la donna a chiedergli “dammi di quest’acqua perché non abbia più sete”. È l’incontro tra la sete di Dio e la sete di vita dell’uomo, che avrà la sua manifestazione sulla Croce con l’invocazione di Gesù “ho sete” e dal suo fianco sgorga “sangue e acqua”. Venerdì, guidati dal nostro Vescovo, percorreremo le strade della nostra città, con la Croce di Cristo, segno di Salvezza per noi e per l’intera umanità. Presso la fonte di acqua viva del nostro Battesimo, sorgente della nostra fede, anche noi abbiamo incontrato Gesù, ci siamo dissetati in Lui, dono di vita e di Salvezza. GESTO

Dopo il saluto del celebrante, Il sacerdote si porta davanti al catino battesimale e benedice l’acqua. A seguire, mentre viene eseguito un canto appropriato, benedice l’assemblea con l’acqua benedetta percorrendo la navata centrale e il transetto. Il gesto richiama il nostro bisogno di essere lavati dalle colpe e perdonati dal peccato, ma ancor più il nostro bisogno di essere vivificati e rigenerati da Cristo, consapevoli che dal suo amore crocifisso scaturisce l’acqua della salvezza

LETTURALettura del libro dell’Esodo (20, 2-24)

In quei giorni. / Il Signore parlò a Mosè e disse: / «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: / Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma

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si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato. Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. / Non ucciderai. / Non commetterai adulterio. / Non ruberai. / Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».Tutto il popolo percepiva i tuoni e i lampi, il suono del corno e il monte fumante. Il popolo vide, fu preso da tremore e si tenne lontano. Allora dissero a Mosè: «Parla tu a noi e noi ascolteremo; ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!». Mosè disse al popolo: «Non abbiate timore: Dio è venuto per mettervi alla prova e perché il suo timore sia sempre su di voi e non pecchiate». Il popolo si tenne dunque lontano, mentre Mosè avanzò verso la nube oscura dove era Dio. Il Signore disse a Mosè: «Così dirai agli Israeliti: “Voi stessi avete visto che vi ho parlato dal cielo! Non farete dèi d’argento e dèi d’oro accanto a me: non ne farete per voi! Farai per me un altare di terra e sopra di esso offrirai i tuoi olocausti e i tuoi sacrifici di comunione, le tue pecore e i tuoi buoi; in ogni luogo dove io vorrò far ricordare il mio nome, verrò a te e ti benedirò”». EPISTOLA Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini (1, 15-23)

Fratelli, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore. Egli la manifestò in Cristo, / quando lo risuscitò dai morti / e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, / al di sopra di ogni Principato e Potenza, / al di sopra di ogni Forza e Dominazione / e di ogni nome che viene nominato / non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro. / Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi / e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: / essa è il corpo di lui, / la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose. VANGELO Lettura del Vangelo secondo Giovanni (4, 5-42)

In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sìcar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in

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città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

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III DOMENICA DI QUARESIMA Conosceretelaverità…TestimonidellaParolanellaChiesa.

Nel Vangelo di oggi Gesù ci è presentato nel suo incontro con “quei Giudei che gli avevano creduto”. Egli li invita a interrogarsi sulla loro fede, a confrontarsi con la verità che nasce dall’ascolto della sua Parola. Anche noi, nella Chiesa, guidati dalla forza della Parola, siamo chiamati a vivere e a testimoniare la verità di Cristo per essere veramente figli di Dio. È un invito anche per noi a passare dalla schiavitù del peccato alla libertà dei figli di Dio in una fede fondata sulla parola. È con questo spirito che in questa settimana ci prepariamo anche ad incontrare Papa Francesco pellegrino nella nostra Chiesa di Milano, Evangelizzatore e Testimone della parola di Gesù. GESTO

Dopo il saluto del celebrante e l’introduzione all’atto penitenziale, ascolteremo due brevi registrazioni: una di Giovanni Paolo II e l’altra di papa Francesco. Rappresentano il tentativo di declinare in un contesto storico preciso la parola di Gesù mantenendone la forza e la radicalità. Questo è il compito della Chiesa: custodire con fedeltà il vangelo di Gesù perché diventi sale della terra e luce del mondo. A seguire le due registrazioni un’invocazione penitenziale a cui si risponderà Kyrie eleison.

LETTURA Lettura del libro dell’Esodo (34,1-10)

In quei giorni. Il Signore disse a Mosè: «Taglia due tavole di pietra come le prime. Io scriverò su queste tavole le parole che erano sulle tavole di prima, che hai spezzato. Tieniti pronto per domani mattina: domani mattina salirai sul monte Sinai e rimarrai lassù per me in cima al monte. Nessuno salga con te e non si veda nessuno su tutto il monte; neppure greggi o armenti vengano a pascolare davanti a questo monte». Mosè tagliò due tavole di pietra come le prime; si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano. Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione». Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro

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peccato: fa’ di noi la tua eredità». Il Signore disse: «Ecco, io stabilisco un’alleanza: in presenza di tutto il tuo popolo io farò meraviglie, quali non furono mai compiute in nessuna terra e in nessuna nazione: tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l’opera del Signore, perché terribile è quanto io sto per fare con te».

EPISTOLA Lettera di San Paolo apostolo ai Galati (3,6-14)

Come Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia, riconoscete dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede. E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunciò ad Abramo: In te saranno benedette tutte le nazioni. Di conseguenza, quelli che vengono dalla fede sono benedetti insieme ad Abramo, che credette. Quelli invece che si richiamano alle opere della Legge stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della Legge per metterle in pratica. E che nessuno sia giustificato davanti a Dio per la Legge risulta dal fatto che il giusto per fede vivrà. Ma la Legge non si basa sulla fede; al contrario dice: Chi metterà in pratica queste cose, vivrà grazie ad esse. Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: Maledetto chi è appeso al legno, perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse ai pagani e noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito.

VANGELO Lettura del vangelo di Giovanni (8,31, 59)

In quel tempo. Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro.

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Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio». Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

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IV DOMENICA DI QUARESIMA TucredinelFigliodell’uomo…Lalucedellafede

Dalle tenebre alla luce. È questa l’esperienza vissuta dal cieco. La vista riacquistata è stata per lui anche una esperienza interiore di luce che l’ha portato a scoprire, a poco a poco, il vero volto Gesù, il Cristo, il Figlio dell’Uomo, fino a proclamare: “Credo, Signore!” Gesù ha compiuto per lui gesti e segni che sono diventati inizio di una vita nuova, e nell’incontro con coloro che lo interrogavano, già in lui splendeva la luce di Cristo che trasmetteva e testimoniava. È la luce della fede che illumina il nostro cammino e che ci è stata donata nel Battesimo: la candela accesa consegnata ai genitori è stato il segno bello di questo dono che dobbiamo far rispendere nella nostra vita.

GESTO

In questa domenica vorremmo dare particolare rilievo al momento rituale della professione di fede. Dopo la presentazione dei doni il sacerdote invita l’assemblea ad esprimere i contenuti della propria fede attraverso la formula battesimale. Alle domande l’assemblea risponderà con il canto

LETTURA Lettura del libro dell’Esodo (34,27-35,1)

In quei giorni. Il Signore disse a Mosè: «Scrivi queste parole, perché sulla base di queste parole io ho stabilito un’alleanza con te e con Israele». Mosè rimase con il Signore quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiar pane e senza bere acqua. Egli scrisse sulle tavole le parole dell’alleanza, le dieci parole. Quando Mosè scese dal monte Sinai – le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte – non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui. Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui. Mosè allora li chiamò, e Aronne, con tutti i capi della comunità, tornò da lui. Mosè parlò a loro. Si avvicinarono dopo di loro tutti gli Israeliti ed egli ingiunse loro ciò che il Signore gli aveva ordinato sul monte Sinai. Quando Mosè ebbe finito di parlare a loro, si pose un velo sul viso. Quando entrava davanti al Signore per parlare con lui, Mosè si toglieva il velo, fin quando non fosse uscito. Una volta uscito, riferiva agli Israeliti ciò che gli era stato ordinato. Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante. Poi egli si rimetteva il velo sul viso, fin quando non fosse di nuovo entrato a parlare con il Signore. Mosè radunò tutta la comunità degli Israeliti e disse loro: «Queste sono le cose che il Signore ha comandato di fare».

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EPISTOLA Seconda Lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (3,7-18)

Se il ministero della morte, inciso in lettere su pietre, fu avvolto di gloria al punto che i figli d'Israele non potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore effimero del suo volto, quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito? Se già il ministero che porta alla condanna fu glorioso, molto di più abbonda di gloria il ministero che porta alla giustizia. Anzi, ciò che fu glorioso sotto quell'aspetto, non lo è più, a causa di questa gloria incomparabile. Se dunque ciò che era effimero fu glorioso, molto più lo sarà ciò che è duraturo. Forti di tale speranza, ci comportiamo con molta franchezza e non facciamo come Mosè che poneva un velo sul suo volto, perché i figli d'Israele non vedessero la fine di ciò che era solo effimero. Ma le loro menti furono indurite; infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, quando si legge l'Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato. Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; ma quando vi sarà la conversione al Signore, il velo sarà tolto. Il Signore è lo Spirito e, dove c'è lo Spirito del Signore, c'è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore.

VANGELO Lettura del Vangelo di Giovanni (9,1-38b)

In quel tempo. Passando, il Signore Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece

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dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!».

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V DOMENICA DI QUARESIMA Iosonolaresurrezioneelavita…Unavitanell’amore.

Dalla morte alla vita. L’arrivo di Gesù accolto da Marta e Maria ridona la vita a Lazzaro. «Io sono la Risurrezione e la Vita», aveva annunciato Gesù a Marta. È segno e anticipazione dell’imminente Pasqua di Gesù: della sua morte e risurrezione per la nostra salvezza. È segno anche della vita nuova in Cristo che ci è stata donata nel battesimo, e della nostra risurrezione per la vita eterna. Una vita nuova che, secondo l’insegnamento di Gesù stesso, è una vita vissuta nell’amore, nella carità verso i fratelli: «da questo conosceranno che siete miei discepoli, dall’amore che avrete gli uni verso gli altri.

GESTO

La vita nuova alla quale siamo siamo destinati in forza della fede che ci unisce a Cristo Gesù è vita trasfigurata dall’amore; è vita vissuta nella carità… Motivo per cui oggi nel contesto della Presentazione dei doni, oltre al pane e al vino che diverranno Corpo e Sangue di Cristo, vogliamo offrire il frutto dell’impegno caritativo raccolto in questo tempo di Quaresima perché diventi segno visibile della forza rigenerante dell’amore di Cristo.

LETTURA Lettura del libro dell’Esodo (14,15-31)

In quei giorni. Il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto. Ecco, io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri». L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò dietro. Andò a porsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele. La nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte. Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare sull’asciutto, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. Gli Egiziani li inseguirono, e tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri entrarono dietro di loro in mezzo al mare. Ma alla veglia del mattino il Signore, dalla colonna di fuoco e di nube, gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore

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combatte per loro contro gli Egiziani!». Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri». Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l’esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani, e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto, e il popolo temette il Signore e credette in lui e in Mosè suo servo.

EPISTOLA Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini (2,4-10)

Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo. VANGELO Lettura del vangelo di Giovanni (11,1-53)

In quel tempo. Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora

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Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

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VENERDÌ DI QUARESIMA “Sièaddossatoinostridolori…”

I “Venerdì di Quaresima” itineranti sono diventati un appuntamento fisso nel nostro percorso quaresimale. Si tratta di incontri dislocati nelle varie Parrocchie della città che hanno come obiettivo quello di offrire strumenti utili per pensare la fede e per approfondirne i contenuti culturali e sociali. Il tema previsto per quest’anno è quello della Croce di Gesù quale espressione della potenza salvifica di dio nella debolezza umana

VENERDÌ 10 MARZO 2017 Basilica Santo Stefano, ore 21.00 Una storia fecondata dai martiri Don Alberto Vitali Pastorale dei migranti

VENERDÌ 17 MARZO 2017 Ritrovo in San Giovanni, ore 20.45 Via Crucis Presieduta dall’Arcivescovo Cardinale Angelo Scola

VENERDÌ 24 MARZO 2017 Parrocchia san Giuseppe ore 21.00 Una vita nello sguardo del crocifisso: san Carlo Borromeo Prof. Franco Buzzi Prefetto Biblioteca Ambrosiana

VENERDÌ 31 MARZO 2017 Parrocchia san Carlo ore 21.00 La croce di Cristo: scandalo per i giudei e follia per i greci Prof. Giuseppe Platone Teologo Chiesa Valdese

VENERDÌ 7 APRILE Parrocchia Cascina Gatti via K. Marx 450 ore 21.00 “Sotto la croce” Drammatizzazione Gruppo teatrale Beato Mazzucconi

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LIBRI DA LEGGERE TestidiapprofondimentoperlaQuaresima

L’idea è quella di richiamare all’attenzione di tutti alcuni testi che possano diventare compagni di viaggio in questo percorso quaresimale. Testi che ci aiutino a riflettere, a meditare e a pregare sul mistero della Pasqua di Gesù a partire dalla testimonianza viva della fede e dall’ascolto attento e competente della Parola di Dio. La Parola ogni giorno, L’Esistenza “in Cristo”. Centro Ambrosiano

Questo sussidio, che da anni la nostra Diocesi offre a tutti i fedeli, intende favorire la lettura orante e personale della Parola di Dio di ogni giorno, seguendo i testi della liturgia. Si tratta di brevissime riflessioni proposte ogni giorno, accompagnate da uno spunto di preghiera e, nel tempo di Quaresima, vi è anche la proposta di un impegno settimanale. Assieme alle meditazioni per il tempo di Quaresima troviamo anche quelle per il tempo di Pasqua che, uniti, rappresentano il vertice dell’intero anno liturgico. Autori vari, 40 passi verso la Pasqua. Editrice Ancora

Quaranta passi per vivere da discepoli del Signore questo «tempo favorevole». Quaranta brevi ma dense riflessioni. Frammenti scritti da autori contemporanei, veri maestri di spirito (Ballestrero, Cantalamessa, Magrassi, Manns, Martini, Orsatti, Ratzinger, Ravasi...). Pagine stimolanti che nutrono l'intelligenza e il cuore. Se ogni giorno trovi il tempo (e lo trovi solo se te lo imponi) di meditare un brano, saprai riscoprire il gusto della vita. E la Quaresima diventa stagione di grazia, di ascolto, di conversione, di deserto, di preghiera, di gioia, di carità operosa. Carlo Maria Martini, I racconti della Passione – Meditazioni. Edizioni S. Paolo

«Tutta la Passione va meditata, riportandola, per così dire, nell’intimo del cuore del Signore» (C.M. Martini) Questo volume raccoglie le meditazioni sulla Passione che il card. Martini ha tenuto nei diversi corsi di Esercizi Spirituali sui Vangeli. Queste meditazioni ci riportano al cuore del messaggio del Nuovo Testamento. Sono le parole di un “testimone” che si accosta con il timore, il tremore e lo sgomento che investe la mente che si accinge a riflettere sul mistero della Passione. Shusako Endo, Silenzio. Corbaccio

Romanzo intenso che ci riporta alla prima metà del 1600 in terra giapponese, in un tempo di feroci persecuzioni contro i cristiani da pochi decenni presenti grazie all’attività dei padri Gesuiti. Da questo romanzo ha tratto ispirazione il regista Martin Scorzese per il suo ultimo film “Silence”

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ESERCIZI SPIRITUALI RitornarealDiodiGesùCristo…

Seguendo una apprezzata tradizione, anche quest’anno proponiamo nella prima settimana di quaresima tre serate di esercizi spirituali per tornare a sottometterci alla Parola di Dio nostro vero nutrimento. Se la quaresima è un pellegrinaggio per tornare alle sorgenti della nostra fede, è necessario purificare il volto del Dio vero da ogni visione pagana ed idolatrica.

Gli esercizi verranno celebrati nella Chiesa dell’Assunta dalle 21.00 alle 22.15 Questa l’articolazione dei temi delle tre sere:

LUNEDÌ 6 MARZO, ore 21.00 – 22.15 Un Dio coinvolto con la storia degli uomini …

MARTEDÌ 7 MARZO, ore 21.00 – 22.15 Un Dio “sociale” …

MERCOLEDÌ 8 MARZO, ore 21.00 – 22.15 Un Dio misericordioso …

Predicatore: don Ettore Dubini, responsabile Caritas Zona di Lecco.

IMPEGNO CARITATIVO Unpercorsoquaresimale…

La situazione dei bambini di strada a Kinshasa è una delle più catastrofiche al mondo. Si parla secondo i dati del REEJER (una rete riconosciuta dall’Unicef che raccoglie più di 146 realtà impegnate a lottare contro il problema dei ragazzi di strada a Kinshasa) di oltre 40.000 minori nelle strade della capitale congolese, con un’esponenziale ed inarrestabile crescita di casi negli ultimi anni nonostante i preziosi sforzi delle ONG locali ed internazionali per contrastare questo fenomeno. Le difficoltà e la durezza della vita in strada fanno sì che i ragazzi imparino a vivere secondo una logica di sopravvivenza, incapaci di programmare la loro vita. L’Associazione Orientamento Educativo che in R.D. Congo opera da oltre 30 anni, grazie al partenariato con l’asso-ciazione locale CARE si è attivata per dare una risposta concreta, anche se numericamente limitata, a questo problema. Dal 2012 è stata creata una struttura chiamata “La Benedicta” che ospita 40 bambine e bambini recuperati in diverse strade della città. Il target del centro sono i bambini in

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situazione di strada sotto i 14 anni. Il COE con l’associazione CARE ha scoperto che molti centri sono aperti solo di giorno e non ospitano la notte i bambini, che così continuano a vivere in strada esponendosi a violenze ed abusi. Per risolvere questo problema La Benedicta propone di riabilitare i bambini a rischio attraverso un percorso di recupero e consapevolezza in modo che i bambini possano finalmente abbandonare le strade. La riabilitazione passa attraverso un particolare percorso formativo, l’integrazione nel sistema scolastico, l’assistenza sanitaria di base, il sostegno psicosociale individuale e di gruppo, portando infine al reinserimento nella famiglia di origine. BENEFICIARI DEL PROGETTO Beneficiari diretti del progetto sono 40 bambini e bambine di strada, principalmente provenienti dal quartiere Righini/Roind Pont Ngaba nella Commune di Lemba a Kinshasa, accolti presso il centro “La Benedicta”.