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ES/07/LLP-LdV/TOI/149026 ALLEVAMENTO BIOLOGICO DEI SUINI Edizione italiana a cura di Biocert

ALLEVAMENTO BIOLOGICO DEI SUINIprojects.ifes.es/pdfs/eco/bio5.pdf · 2 Regolamento (CE) N. 889/2008 della Commissione del 5 settembre 2008, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione

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ES/07/LLP-LdV/TOI/149026

ALLEVAMENTO BIOLOGICO

DEI SUINI

Edizione italiana a cura di Biocert

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ALLEVAMENTO BIOLOGICO DEI SUINI

Edizione italiana a cura di Biocert

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Il presente manuale è stato elaborato nell’ambito del

Programma comunitario per l’apprendimento permanente Progetto multilaterale di trasferimento dell’innovazione Leonardo da Vinci

ECOLEARNING - ES/07/LLP-LdV/TOI/149026

La versione italiana è stata curata da: © BIOCERT Associazione

Via Tasso 169 i – 80127 Napoli – Italia Tel. +39 081 7613830 Fax 081 7612734

[email protected] www.biocert.it

Edizioni Biocert – Napoli, 2008

Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea. L'autore è il solo responsabile di questa pubblicazione e la Commissione declina ogni responsabilità sull'uso che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute.

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INDICE

INTRODUZIONE …………………..…………………………………… 5

CAPITOLO 1. GESTIONE DI UN’AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA .. 7

1.1. Supervisione e controllo dell’applicazione della normativa vigente …………………………………….…… 7 1.1.a Conversione al biologico di un’azienda agricola 1.1.b Certificazione biologica (nel rispetto della

normativa comunitaria e degli standard IFOAM) 1.1.c Rapporti formali con l’Ente di certificazione 1.1.d Misure di sostegno al biologico

1.2. Pianificazione della produzione, monitoraggio e Controllo ……………………………………………………. 24 1.2.a Scelta delle razze e dei tipi genetici 1.2.b Formulazione della dieta alimentare 1.2.c Pianificazione dei controlli igienico-sanitari

CAPITOLO 2. COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI DA AGRICOLTURA BIOLOGICA …………………. 32

2.1. Pianificazione e gestione degli acquisti ……………… 36 2.1.a Scelta dei fornitori 2.1.b Scelta dei canali di approvviggionamento

2.2. Commercializzazione delle produzioni aziendali …… 41 2.2.a Scelta dei clienti 2.2.b Come vendere il prodotto da agricoltura biologica

CAPITOLO 3. ALLEVAMENTO BIOLOGICO DEI SUINI .............. 48 3.1 Produzione ...................................................................... 51

3.2 Strutture di allevamento ................................................ 66 3.2.a Stabulazione/ricoveri 3.2.b Zone di libero movimento

3.3 Alimentazione ................................................................. 57

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3.3.a Bisogni degli animali ........................................... 58 3.3.a.i Energia 3.3.a.ii Proteine 3.3.a.iii Lipidi 3.3.a.iiii Vitamine 3.3.a.iiiii Minerali 3.3.a.iiiiii Acqua

3.3.b Alimentazione in biologico ……………………..... 61 3.3.c Alimentazione scrofe nelle fasi di gestazione e parto .. 62

3.3.c.i scrofe nella fase di gestazione 3.3.c.ii scrofe nella fase del parto

3.3.d Mangimi utilizzabili nel biologico ………...……… 64

3.4 Igiene e salute ................................................................. 68

3.5 Riproduzione ................................................................... 71 3.5.a Parto e cure necessarie in questa fase 3.5.b Identificazione

3.6 Trasporto e macellazione ............................................... 73

3.7 Trattamento dei reflui ..................................................... 73 3.7.a Sistemi di trattamento dei reflui 3.7.b produzione biologica 3.7.c Tipologie di reflui

3.7.c.i Apporto al suolo di sostanza organica 3.7.c.ii Materiali da compostare 3.7.c.iii Caratteristiche dei materiali per il compostaggio 3.7.c.iiii Come fare un buon compost

3.7.d Breve descrizione del trattamento dei reflui nella produzione intensiva

CONCLUSIONI ………………………………………………………… 82 GLOSSARIO …………………………………………………………… 83

BIBLIOGRAFIA / SITI INTERNET ................................................... 96

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INTRODUZIONE Questo manuale rappresenta l’adattamento e l’evoluzione del lavoro realizzato nel 2006 con il progetto comunitario Leonardo da Vinci “Forecologia” (numero di riferimento ES/03/B/F/PP-149080). La presente versione è il frutto del lavoro di un team di esperti appartenenti ad organizzazioni di diversi Paesi europei: Spagna (IFES-Instituto de Formación y Estudios Sociales, UPA-Unión de Pequeños Agricultores y Ganaderos, Formación 2020 S.A.), Bulgaria (AGROLINK), Italia (Associazione Biocert), Svezia (STPKC-Swedish TelePedagogic Knowledge Center), Germania (BFW - Centro di Competenza Europa), Portogallo (Escola Superior Agrária de Ponte de Lima), Romania (ARAD-Associazione rumena per l’agricoltura sostenibile), Ungheria (MÖGÉRT-Associazione Ungherese per l’Agricoltura biologica). Il manuale è stato messo a punto nell’ambito del progetto comunitario per l’apprendimento permanente Leonardo da Vinci “Ecolearning” (numero di riferimento ES/07/LLP-LdV/TOI/149026). I principali destinatari di questo manuale sono quindi i lavoratori professionisti del settore agricolo, con particolare riguardo ai titolari delle piccole imprese. Si tratta pertanto di materiale formativo destinato alla riqualificazione professionale ed alla formazione continua degli addetti del settore primario. I contenuti del presente manuale sono i seguenti: 1. il primo capitolo è dedicato alle problematiche gestionali e

tratta gli aspetti della conversione aziendale al biologico, della certificazione delle produzioni sulla base della normativa europea e degli standards IFOAM, l’attività degli Enti di certificazione, la tracciabilità e la certificazione di filiera, gli strumenti di supporto alle attività delle aziende agricole biologiche. Poichè l’agricoltura biologica richiede una particolare cura nella programmazione della produzione, questo capitolo si sofferma anche sullo studio del contesto territoriale in cui si svolge l’attività, e sull’analisi della storia del sito e delle sue peculiarità e problematicità.

2. Un secondo capitolo tratta la pianificazione e la gestione degli acquisti (in considerazione del fatto che tutti gli inputs devono a loro volta essere prodotti con il metodo biologico) e la scelta dei canali di approvvigionamento. Vengono inoltre fornite le nozioni fondamentali sulla commercializzazione delle produzioni biologiche, dall’individuazione della clientela alla scelta dei canali di distribuzione.

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3. Il terzo capitolo tratta gli aspetti specifici dell’allevamento biologico del bovino da carne, quali le strutture, comprese le aree dedicate all’esercizio ed al libero movimento, l’alimentazione generale e delle vacche durante la gestazione ed il parto, le misure igienico-sanitarie, la riproduzione e le condizioni di trasporto e macellazione. Viene inoltre esaminato il trattamento dei reflui zootecnici.

4. Chiude il manuale un glossario con i principali termini utilizzati in agricoltura biologica.

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CAPITOLO 1. GESTIONE DI UN’AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA

1.1 Supervisione e controllo dell’applicazione della normativa vigente. La normativa europea sull’agricoltura biologica apre nuove strade per i produttori agricoli, consentendo lo sviluppo di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, in grado di ottenere alimenti sicuri e di qualità. Il primo regolamento comunitario che ha disciplinato in modo completo ed univoco, per tutti i Paesi dell’Unione Europea, il metodo di produzione biologico degli alimenti è stato il Reg. CEE n° 2092/91. Dopo una lunga serie di aggiornamenti ed integrazioni, Il regolamento è stato sostituito dalla normativa entrata in vigore il 1° gennaio 2009, costituita dal Reg. CE 834/20071 e dalle norme attuative contenute nel Reg. CE n° 889/20082. E’ inoltre da evidenziare che stiamo parlando di un sistema fondato su base volontaria, il cui logo può essere usato in aggiunta ad altri marchi, pubblici o privati, che servano ad identificare le produzioni da agricoltura biologica. In tutta l’Unione Europea per etichettare come biologico un prodotto, esso deve innanzitutto essere conforme al dettato normativo, che ne stabilisce i requisiti minimi per la produzione, trasformazione ed importazione da Paesi terzi, comprese le procedure per il controllo e la certificazione, l’etichettatura e la commercializzazione. Questo tipo di etichettatura potrà essere utilizzata solo da quei produttori i cui sistemi produttivi e le cui produzioni siano state controllate e dichiarate conformi alla normativa comunitaria. Un primo logo che contraddistingue le produzioni da agricoltura biologica è stato definito a livello europeo sin dall’anno 2000. La nuova normativa dispone però l’istituzione di un nuovo logo, che sarà in seguito definito e diverrà obbligatorio a partire dal 1° luglio 2010 (Reg. CE N° 967/20083). Il logo può essere applicato 1 Regolamento (CE) N. 834/2007 del Consiglio del 28 giugno 2007, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 189/1 del 20.07.2007, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il Regolamento (CEE) n° 2092/91. 2 Regolamento (CE) N. 889/2008 della Commissione del 5 settembre 2008, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 250/1 del 18.09.2008, recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l'etichettatura e i controlli. 3 Regolamento (CE) N. 967/2008 del Consiglio del 29 settembre 2008, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 264/1 del

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esclusivamente sui prodotti trasformati in cui almeno il 95% degli ingredienti provenga a sua volta da agricoltura biologica, e la cui lavorazione, confezionamento ed etichettatura siano avvenute nell’Unione Europea o in un Paese con un sistema di certificazione equivalente a quello europeo.

Immagine 1: vecchio logo europeo per le produzioni da agricoltura biologica

Il successo del biologico è legato proprio al sistema europeo di certificazione, che garantisce una tracciabilità totale del prodotto. La Commissione Europea considera una priorità assoluta della tracciabilità (la possibilità di seguire il percorso di un prodotto dalla fase iniziale di produzione alla vendita e viceversa). Sin dal gennaio 2005, con il Regolamento comunitario n° 178/2002, è divenuta obbligatoria per le aziende alimentari l’adozione di un sistema di tracciabilità. La normative stabilisce anche i principi ed i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa le procedure nel campo della sicurezza alimentare. La tracciabilità assume un’importanza sempre maggiore per gli operatori della filiera agroalimentare, le istituzioni ed i consumatori, in relazione alla sicurezza alimentare (basti pensare alla crisi della BSE) ed alla “garanzia della provenienza” (ad es. garanzia della non contaminazione con OGM). Un sistema efficace di tracciabilità consente inoltre di prendere rapidamente decisioni e contromisure nel

3.10.2008, recante modifica del regolamento (CE) n. 834/2007 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici.

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caso di emergenze sanitarie lungo la filiera agroalimentare, consentendo l’individuazione delle cause (si parla infatti di “tracciabilità delle responsabilità”). La tracciabilità di filiera comporta la raccolta dei dati “dal campo alla tavola”, al fine di comprendere le variabili produttive e qualitative, il comportamento del prodotto durante la sua conservazione, il controllo dei costi di produzione, le responsabilità interne (operatori) ed esterne (clienti e fornitori). Tale massa di informazioni deve essere gestita mediante veri e propri “sistemi informativi di filiera” con vari punti di accesso (al pubblico, all’autorità sanitaria e agli organismi di certificazione, ai responsabili tecnici e al management aziendale) nell’ottica di una precisa volontà di trasparenza, per consolidare il rapporto di fiducia con tutti gli operatori della filiera produttiva e distributiva e con il consumatore finale. Per raggiungere questi obiettivi i documenti principali da predisporre sono: a) il Disciplinare Tecnico (o Manuale) di tracciabilità della filiera, il

cui principio è quello di scrivere tutto ciò che si fa (… e poi fare quello che si è scritto!) per garantire la tracciabilità della filiera.

b) il Sistema Documentale che è composto da procedure operative, procedure tecniche, istruzioni di lavoro e modulistica che le singole aziende della filiera devono adottare per garantire il corretto funzionamento del sistema di tracciabilità.

c) lo Schema di Certificazione che indica le regole tramite le quali l’organismo di controllo e gli operatori di filiera si interfacciano per garantire la conformità del prodotto alla norma di riferimento.

d) il Diagramma di Flusso che rappresenta lo schema in cui si individuano le varie fasi da cui è composto il processo produttivo e si evidenziano i punti critici per la perdita di tracciabilità; è quindi il documento che descrive la storia di una unità di prodotto (intesa come il lotto minimo che si avvicini il più possibile alla singola confezione di prodotto).

e) il Piano dei Controlli, documento che ordina tipo e modalità delle operazioni da effettuare per la verifica delle specifiche del prodotto durante il ciclo produttivo (prelievo campioni, analisi chimiche, laboratori, ecc..). Tali verifiche vengono condotte normalmente sia dall’azienda capo-filiera che da un ente terzo, nel caso di certificazione. Naturalmente per le filiere agrobiologiche fondamentale risulta l’attività svolta degli Organismi di controllo e certificazione, autorizzati dalle singole Autorità nazionali in conformità al regolamento comunitario. Questi Organismi operano infatti sulla base di manuali operativi altamente specializzati,

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impostati in modo tale da garantire un controllo di filiera completo in tutte le sue fasi.

1.1.a Conversione al biologico di un’azienda agricola Gli operatori agricoli che intendono produrre con il metodo biologico devono riporre molta attenzione nella fase di riconversione produttiva, sia dal punto di vista tecnico che da quello burocratico, rispettando gli standards normativi e sottoponendo l’azienda al controllo di un ente di certificazione (accreditato dalla competente Autorità nazionale). In questa fase è consigliabile farsi supportare da un’associazione del settore o dai centri di assistenza pubblica. Dal punto di vista tecnico la conversione rappresenta quel periodo in cui l’azienda, in precedenza gestita con tecniche convenzionali, pone le basi per una corretta e proficua adozione del metodo di produzione biologico. Possiamo definire come “conversione burocratica” quella durante la quale i prodotti non possono essere etichettati come provenienti da agricoltura biologica e come “conversione agronomica” quella che si pone l’obiettivo di mettere a punto in azienda il metodo di produzione biologico dal punto di vista tecnico. La normativa comunitaria definisce tutti i requisiti che deve possedere un’azienda agricola per passare al biologico, compreso il rispetto del periodo di conversione, che normalmente è di due anni per le colture erbacee e di tre anni per quelle arboree. L’Ente di certificazione può anche decidere di allungare od abbreviare questo periodo, che comunque non potrà mai scendere al di sotto di un anno. Gli operatori devono elaborare un piano di riconversione, che deve essere preventivamente approvato dall’ente di certificazione.

1.1.b Certificazione biologica (nel rispetto della normativa comunitaria e degli standards IFOAM)

La normativa comunitaria prevede che ciascuno stato membro debba adottare un proprio sistema di controllo e certificazione ed individuare l’Autorità competente della supervisione del sistema e dell’accreditamento degli enti di certificazione (vedere Tabella 1), che devono operare in conformità agli standards internazionali delle norme EN 45011 / ISO 65.

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Tabella 1: Elenco degli Enti di certificazione accreditati in Italia

Nome cod. UE Recapito

Associazione Suolo e Salute

IT-ASS

via Paolo Borsellino, 12/B 61032 Fano (Pu) Tel. e fax 0721 860543 E-mail [email protected] sito Internet www.suoloesalute.it

Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale - ICEA

IT-ICA

Via Nazario Sauro, 2 40121 – Bologna Tel. 051/272986 Fax 051/232011 E-mail [email protected]

Istituto Mediterraneo di Certificazione - IMC

IT-IMC

Via C. Pisacane 53 60019 – Senigallia (An) Tel. 071-7928725/7930179 Fax 071-7910043 E-mail [email protected] sito Internet www.imcert.it

Bioagricert

IT-BAC

Via dei Macabraccia, 8 40133 Casalecchio Di Reno (Bo) Tel. 051-562158 Fax. 051-564294 E-mail [email protected] sito Internet www.bioagricert.org

Consorzio Controllo Prodotti Biologici - CCPB

IT-CPB

Via Jacopo Barozzi 8 40126 – Bologna Tel. 051-254688-6089811 Fax 051-254842 E-mail [email protected] sito internet www.ccpb.it

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CODEX S.r.l.

IT-CDX

Via Duca degli Abruzzi, 41 95048 Scordia (Ct) Tel. 095-650634/716 Fax. 095-650356 E-mail [email protected] sito internet www.codexsrl.it

Q.C. & I. International Services

IT-QCI

Villa Parigini Località Basciano 55035 Monteriggioni (Si) Tel. 0577/327234 Fax. 0577/329907 E-mail [email protected] sito Internet www.qci.it

Ecocert Italia

IT-ECO

Corso Delle Province 60 95127 - Catania Tel. 095/442746 - 433071 Fax 095/-505094 E-mail [email protected] sito Internet www.ecocertitalia.it

BIOS

IT-BSI

Via M. Grappa 37 36063 Marostica (Vi) Tel. 0424/471125 Fax: 0424/476947 E-mail [email protected] sito Internet www.certbios.it

Eco System International Certificazioni S.r.l.

IT-ECS

Via Monte San Michele 49 73100 Lecce Tel. e Fax 0832-311589 E-mail [email protected] sito Internet www.ecosystem-srl.com

BIOZOO - S.r.l.

IT-BZO

Via Chironi 9 07100 Sassari Tel. e Fax : 079-276537

BIOZERT - zertifizierung IT- Auf dem Kreuz 58

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okoligisch erzeutger produkte*

BZT D-86512 - UGSBURG Tel. +49(0)821.3467650 Fax +49(0)821.3467655 E-mail [email protected] sito Internet www.biozert.de

INAC - International Nutrition and Agricolture Certification*

IT-INC

Rudolf-Herzog-Weg 32 D-37213 WITZENHAUSEN Tel. +49(0)5542.911400 Fax +49(0)5542.911401 E-mail [email protected] sito Internet www.inac-certification.com

IMO - Institut für marktökologie*

IT-IMO

Paradiesstrasse 13 D-78462 KONSTANZ Tel. +49(0)7531.915273 Fax +49(0)7531.915274 E-mail [email protected] sito Internet www.imo.ch

QC&I – Gesellschaft für kontrolle und zertifizierung von Qualitätssicherungssystemen GMBH*

IT-QCI

Gleuelerstrasse 286 D-50935-KÖLN Tel. +49(0) 221 943 92-09 Fax +49(0) 221 943 11 sito Internet www.qci.de

*accreditati solo per la provincial di Bolzano

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Gli operatori che producono, trasformano od importano prodotti da agricoltura biologica devono “notificare” l’inizio della loro attività alla competente Autorità di controllo nazionale. Lo schema di certificazione prevede che l’operatore debba fornire una precisa descrizione dell’unità di produzione, identificare in modo chiaro i magazzini, le aree di raccolta ed i luoghi di confezionamento. In seguito alla prima notifica di inizio attività di produzione con il metodo biologico, l’operatore deve comunicare annualmente all’Ente di certificazione il programma di produzione. Il Sistema di certificazione prevede che l’operatore descriva nel dettaglio il processo produttivo, il quale dovrà poi essere verificato, approvato e continuamente controllato dall’Ente di certificazione, anche attraverso il prelievo e l’analisi di campioni di prodotto, sia in azienda che nei luoghi di trasformazione e commercializzazione. L’obiettivo del sistema di certificazione, attraverso le verifiche iniziali ed il monitoraggio successivo, è quello di dare al consumatore una certificazione “certa ed indipendente” delle produzioni ottenute nel rispetto della normativa vigente sull’agricoltura biologica. L’Attività degli Enti di certificazione è sostenuta grazie al pagamento da parte degli operatori controllati di una quota di controllo, stabilita sulla base delle dimensioni e della tipologia produttiva dell’azienda. In ogni caso la quota di controllo deve permettere di coprire tutte le spese sostenute dall’Ente di certificazione per lo svolgimento delle attività di controllo e certificazione. Dobbiano considerare che la parola “biologico” non ha lo stesso significato in tutto il Mondo, in quanto a livello internazionale non esistono standard comuni. La Federazione Internazionale dei Movimenti dell’Agricoltura Biologica (IFOAM) nelle norme identificate come “Basic Standards” descrive come un alimento da agricoltura biologica debba essere prodotto, trasformato, condizionato. Tali norme sono costituite da “Principi generali”, (Tabella n° 2), raccomandazioni, e riflettono lo stato dell’arte del metodo di produzione e trasformazione biologico, definendo inoltre le norme di accreditamento degli enti di certificazione e gli standards che devono essere rispettati da tutte le organizzazioni nel mondo. In particolare l’applicazione delle norme serve ad evitare che l’uso di standard nazionali si trasformi in un’insormontabile barriera commerciale ed ostacoli di fatto la libera circolazione delle produzioni da agricoltura biologica4.

4 The IFOAM Norms are available on IFOAM website: www.ifoam.org .

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L’IFOAM supporta lo sviluppo di standard locali in linea con gli obiettivi delle norme di base IFOAM. Gli standard internazionali e quelli locali possono così essere armonizzati proprio grazie al processo di approvazione.

(Immagine 2: logo IFOAM)

Le linee guida per l’armonizzazione delle produzioni agricole sono state dettate anche dalla FAO (Food and Agriculture Organization) e dal W.H.O. (World Health Organization). Queste linee guida risultano preziose per l’elaborazione delle nuove normative e regolamentazioni del settore. In particolare la Commissione del Codice Alimentare, operante nell’ambito di un programma congiunto FAO/WHO partito nel 1991 (con la partecipazione anche dell’IFOAM e delle Istituzioni europee), ha elaborato le line guida per la produzione, la trasformazione, l’etichettatura e la commercializzazione delle produzioni ottenute con il metodo biologico. Le disposizioni del Codice Alimentare sono perfettamente in linea con gli standards dell’IFOAM e con la normativa europea del biologico. Le linee guida sulle produzioni da agricoltura biologica rappresentano il fondamento di una serie di norme e programmi operativi attivati in diversi Paesi (a cominciare dalla stessa regolamentazione comunitaria). Queste linee guida ci dicono come ottenere prodotti da agricoltura biologica, in grado di rassicurare anche i consumatori circa la loro qualità e la bontà del processo produttivo. Il Codice costituisce una base importate per l’armonizzazione della normativa internazionale e per incrementare la fiducia dei consumatori. Sarà anche importante per l’applicazione del principio di equivalenza nell’ambito del WTO. Le linee guida per il biologico contenute nel Codice Alimentare saranno regolarmente aggiornate almeno ogni quattro anni, così come stabilito all’interno dello stesso Codice5. E’ opportuno ricordare che esistono anche leggi

5 Ulteriori informazioni sul Codice Alimentare sono disponibili sul sito internet

www.codexalimentarius.net. Si consiglia anche di consultare il sito Internet della FAO dedicato all’agricoltura biologica: www.fao.org/organicag.

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e marchi nazionali predisposti da molte nazioni europee, in alcuni casi risalenti a periodi antecedenti all’entrata in vigore della regolamentazione comunitaria. In qualche Paese le associazioni degli operatori dell’agricoltura biologica hanno anche formulato standards privati e schemi di certificazione, ancor prima della pubblicazione delle norme nazionali e comunitarie. Spesso sono proprio questi marchi privati ad avere la maggior fiducia da parte dei consumatori (ne esistono ad es. alcuni molto conosciuti in Inghilterra, Italia, Danimarca, Austria, Ungheria, Svezia, Svizzera). In Europa tutti gli operatori (produttori, trasformatori, importatori) interessati ad utilizzare questi marchi privati aggiuntivi devono rispettare oltre alla disciplina comunitaria anche i rispettivi standards privati. Questi richiedono infatti un controllo ed una certificazione aggiuntiva. Alcuni Enti di certificazione europei sono anche accreditati presso i Ministeri dell’Agricoltura americani e giapponesi, al fine di offrire agli operatori biologici europei la possibilità di esportare in quei paesi le loro produzioni. Le certificazioni rilasciate sono le seguenti: NOP6 - National Organic Programme (vedere tabella 3) per gli Stati Uniti e JAS7 - Japanese Agricultural Standard (vedere tabella 4), per il Giappone.

Il Servizio Internazionale di Accreditamento Biologico (IOAS) è un’Organizzazione no-profit indipendente con sede in Delaware, USA che sovrintende il sistema mondiale di certificazione del biologico, attraverso procedure volontarie di accreditamento degli Enti di certificazione operanti nel settore del biologico8. L’Organizzazione IOAS implementa il programma di accreditamento IFOAM che garantisce a livello mondiale il rispetto dei principi biologici, contribuendo all’eliminazione delle barriere nazionali, grazie alla sua completa imparzialità.

6 http://www.ams.usda.gov/nop/indexIE.htm 7 http://www.maff.go.jp/soshiki/syokuhin/hinshitu/e_label/index.htm 8 http://www.ioas.org

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Tabella 2: Principi dell’agricoltura biologica, elaborati dall’IFOAM

Dopo un intenso processo partecipativo, nel settembre 2005, l’Assemblea generale IFOAM svoltasi ad Adelaide in Australia ha approvato la revisione dei “Principi di agricoltura biologica” *. Questi principi sono le radici dalle quali cresce e si sviluppa l’agricoltura biologica.

Principio della salute L’Agricoltura Biologica deve sostenere e rafforzare la salute del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e del pianeta come un insieme unico ed indivisibile. Questo principio sottolinea che la salute degli individui e delle comunità non può prescindere dalla salute degli ecosistemi – suoli sani producono raccolti sani che favoriscono la salute degli animali e della gente. La salute è la totalità e l’integrità dei sistemi viventi. Non è semplicemente l’assenza di malattia, ma il mantenimento del benessere fisico, mentale, sociale ed ecologico. L’immunità, la resistenza e la rigenerazione sono caratteristiche fondamentali della salute. Il ruolo dell’agricoltura biologica, sia nell’attività agricola, che nella lavorazione, la distribuzione o il consumo, è di sostenere e rafforzare la salute degli ecosistemi e degli organismi, dal più piccolo abitante del suolo fino agli esseri umani. Particolarmente, l’agricoltura biologica intende produrre cibi nutrienti, di alta qualità, che favoriscono il benessere e la prevenzione delle malattie. In quest’ottica andrebbe evitato l’uso di fertilizzanti, pesticidi, medicine veterinarie ed additivi alimentari per animali che possano avere effetti dannosi sulla salute. Principio dell’ecologia L’Agricoltura Biologica deve basarsi su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con essi, emularli ed aiutarli a sostenersi. Questo principio radica l’agricoltura biologica all’interno dei sistemi ecologici viventi. Afferma che la produzione deve essere basata su processi ecologici e di riciclo. Il nutrimento ed il benessere sono ottenuti mediante l’ecologia dell’ambiente produttivo specifico. Per esempio, nel caso delle colture si tratta del suolo vivente; per gli animali dell’agro-ecosistema; per i pesci e gli organismi marini dell’ambiente acquatico. I sistemi colturali, pastorali e di raccolta spontanea devono adattarsi ai cicli ed agli equilibri ecologici esistenti in natura. Questi cicli sono universali anche se si manifestano in modo diverso a seconda degli eco-sistemi locali. La gestione biologica deve essere adattata alle condizioni, all’ecologia, alla cultura ed alle dimensioni locali. Gli inputs esterni vanno ridotti attraverso la riutilizzazione, il riciclo e la gestione efficiente di materiali ed energia, al fine di mantenere e di migliorare la qualità dell’ambiente e di preservare le risorse. L’agricoltura biologica deve raggiungere l’equilibrio ecologico tramite la progettazione di sistemi agricoli, la creazione di habitat ed il mantenimento della diversità genetica ed agraria. Coloro che producono, trasformano, commerciano o consumano prodotti biologici devono proteggere l’ambiente comune, tenendo conto del paesaggio, del clima, degli habitat, della biodiversità, dell’aria e dell’acqua. Principio dell’equità solidale L’Agricoltura Biologica deve svilupparsi su rapporti che assicurino equità e solidarietà nei confronti dell’ambiente comune e delle necessità della vita. L’equità solidale è caratterizzata dall’eguaglianza, dal mutuo rispetto, dalla giustizia e dalla tutela di un mondo condiviso, sia nelle relazioni tra le persone che in quelle delle persone con gli altri esseri viventi. Questo principio stabilisce che coloro che sono impegnati nell’agricoltura biologica devono gestire le relazioni umane in modo tale da assicurare equità solidale a tutti i livelli ed a tutte le parti interessate: agricoltori, lavoratori, trasformatori, distributori, commercianti e consumatori. L’agricoltura biologica deve assicurare una buona qualità di vita a tutti coloro che ne sono coinvolti e contribuire alla sovranità alimentare ed alla riduzione della povertà. Essa mira alla produzione di una fornitura sufficiente di alimenti ed altri prodotti di buona qualità. Questo principio stabilisce pure che gli animali possano avere condizioni e opportunità di vita che rispettino la loro fisiologia, il loro comportamento naturale ed il loro benessere.

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Le risorse naturali ed ambientali usate per la produzione e il consumo dovrebbero essere gestite in un modo socialmente ed ecologicamente giusto e dovrebbero essere preservate per le generazioni future. L’equità solidale richiede che i sistemi di produzione, distribuzione e commercio siano aperti ed equi, e che tengano conto dei reali costi ambientali e sociali. Principio della cautela L’Agricoltura Biologica deve essere gestita in modo precauzionale e responsabile al fine di proteggere la salute ed il benessere delle generazioni presenti e future e dell’ambiente. L’agricoltura biologica è un sistema vivente e dinamico che risponde a esigenze e condizioni interne ed esterne. Chi pratica l’agricoltura biologica può aumentare l’efficienza e la produttività, ma senza compromettere la salute ed il benessere degli esseri viventi e dell’ambiente. Di conseguenza, le nuove tecnologie devono essere valutate con attenzione ed i metodi attualmente in uso sottoposti a revisione. Tenuto conto della conoscenza degli ecosistemi e dell’agricoltura, è necessario prestare la dovuta cautela preventiva. Questo principio afferma che la precauzione e la responsabilità sono concetti chiave nelle scelte di gestione, di sviluppo e di tecnologie nell’agricoltura biologica. La scienza è necessaria per assicurare che l’agricoltura biologica sia sana, sicura e rispettosa dell’ambiente. Tuttavia, la conoscenza scientifica da sola non è sufficiente. L’esperienza pratica, la saggezza e le conoscenze tradizionali ed indigene accumulate, soluzioni valide e collaudate nel tempo. L’agricoltura biologica deve prevenire rischi maggiori tramite l’adozione di tecnologie appropriate ed il rifiuto di quelle imprevedibili, quale l’ingegneria genetica. Le decisioni devono riflettere i valori ed i bisogni di tutti coloro che potrebbero subirne gli effetti, attraverso dei processi trasparenti e partecipativi. ______ * Le Norme IFOAM per le produzioni e le trasformazioni biologiche, Ed. IFOAM, Bonn, 2005 (www.ifoam.org).

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Tabella 3: Il programma nazionale americano sul biologico (National Organic Programme - NOP)

Il programma nazionale americano sul biologico (NOP) è stato implementato definitivamente il 21 ottobre 2002, sotto la direzione del Servizio Marketing Agricolo, una sezione del Dipartimento di stato per l’agricoltura degli Stati Uniti (USDA). Il NOP è una legge federale che prevede per tutti i prodotti biologici il rispetto di standards comuni e lo stesso sistema di certificazione.

Le basi del programma nazionale per il biologico Il NOP ha sviluppato gli standards nazionali ed ha stabilito un sistema di certificazione del biologico fondato sulle indicazioni dei 15 membri del Comitato nazionale per gli standards del biologico (NOSB). Il NOSB è nominato dal Segretario di stato per l’agricoltura e comprende rappresentanti delle seguenti categorie: produttori agricoli; trasformatori, consumatori, ambientalisti, scienziati e Enti di certificazione. Oltre a considerare le indicazioni del NOSB, l’USDA nell’elaborazione di queste norme ha tenuto anche conto dei sistemi di certificazione precedentemente adottati dagli Stati e dai privati. Le norme del NOP sono flessibili al fine di potersi adattare al gran numero di produzioni agricole esistenti in ogni regione degli Stati Uniti.

Cosa stabiliscono le norme NOP? Le norme proibiscono l’uso nella produzione e nella trasformazione dei prodotti biologici di Organismi geneticamente modificati, delle radiazioni, dei fanghi da acque reflue. Come regola generale sono consentite tutte le sostanze naturali (non chimiche di sintesi), mentre sono vietati tutti i prodotti chimici di sintesi. Tutte le eccezioni a queste regole sono contenute in un elenco valido a livello nazionale, contenuto in un’apposita sezione del regolamento.

Le norme di produzione e trasformazione interessano le produzioni biologiche, la raccolta spontanea, l’allevamento biologico, il condizionamento e la trasformazione dei prodotti agricoli biologici. Le produzioni biologiche sono ottenute senza l’uso di pesticidi chimici, fertilizzanti derivati dal petrolio o dai fanghi delle acque reflue: Gli animali allevati con il metodo di produzione biologico devono essere alimentati con mangimi biologici ed avere libero accesso a spazi aperti. Non sono consentiti antibiotici ed ormoni per lo sviluppo.

Le norme di etichettatura sono basate sulla percentuale di ingredienti biologici contenuti nel prodotto. − Prodotti etichettati "100% biologico" devono contenere solo ingredienti prodotti con il metodo biologico. Essi

possono essere contrassegnati con il marchio del biologico USDA. − Prodotti etichettati "biologico" devono contenere almeno il 95% di ingredienti biologici. Essi possono essere

contrassegnati con il marchio del biologico USDA. − Prodotti trasformati che contengono almeno il 70% ingredienti biologici possono riportare la frase "prodotto

con ingredienti biologici" e mettere in evidenza sull’etichetta fino a tre ingredienti biologici o gruppi di alimenti biologici. Per esempio nel caso di una zuppa fatta con almeno il 70% di ingredienti biologici e precisamente con i soli vegetali biologici può essere contrassegnata come “fatta con piselli, patate e carote biologiche” o “fatto con vegetali biologici”. Tali prodotti non possono essere contrassegnati con il marchio del biologico USDA.

− Prodotti trasformati che contengono meno del 70% di ingredienti biologici non possono riportare in etichetta il termine “biologico” ma possono identificare nell’elenco degli ingredienti quelli provenienti da agricoltura biologica.

Le norme di certificazione stabiliscono i requisiti che devono possedere le produzioni ed i trasformati ottenuti con il metodo biologico per essere etichettati come tali dall’Ente di certificazione accreditato dall’USDA. Tra la documentazione che deve fornire l’operatore controllato c’è anche il piano di gestione dell’azienda biologica. Questo piano descrive, tra l’altro, tecniche e sostanze utilizzate nel processo produttivo, la descrizione delle operazioni colturali e delle procedure messe in atto per prevenire la contaminazione dei prodotti biologici con quelli convenzionali. Le norme di certificazione determinano inoltre i controlli da effettuarsi direttamente in azienda.

Sono esentati dalla certificazione i produttori ed i trasformatori che sviluppano un giro d’affari annuo per i prodotti biologici superiore a $ 5.000. Essi possono etichettare i loro prodotti come biologici se rispettano le norme, ma non possono utilizzare il marchio del biologico USDA.

Le norme di accreditamento stabiliscono i requisiti che un ente deve possedere per diventare Ente di certificazione riconosciuto dall’USDA. Esse servono innanzitutto a stabilire se un Ente di certificazione svolge la propria attività in modo corretto ed imparziale. L’ente deve dimostrare di impiegare personale con esperienza adeguata ed abilitato a controllare e certificare gli operatori biologici, adottando tutte le misure necessarie per prevenire conflitti di interesse e garantire una rigorosa riservatezza sulle informazioni assunte nell’espletamento del controllo.

I prodotti agricoli importati possono essere venduti negli Stati Uniti solo se sono certificati dagli Enti di certificazione accreditati presso l’USDA. Quest’ultimo ha provveduto ad accreditare Enti di parecchi paesi stranieri. Esiste anche la possibilità che, su richiesta di un governo straniero, l’USDA provveda a riconoscere gli Enti di certificazione di quel paese, qualora le norme di accreditamento risultassero equivalenti a quelle americane.

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Tabella 4: JAS - Japanese Agricultural Standard

Lo standard JAS per le produzioni agricole e le trasformazioni agroalimentari è stato creato nel 2000 sulle basi delle linee guida sulle produzioni, trasformazioni, etichettatura e vendita degli alimenti biologici, fissate dalla Commissione del Codex Alimentarius. Il sistema di certificazione JAS è stato completato dal novembre 2005 con le norme sugli allevamenti biologici, le trasformazioni dei prodotti zootecnici biologici e l’alimentazione biologica degli animali. Possono applicare il marchio JAS sulle loro produzioni solo quelle aziende che sono controllate e certificate dagli Enti di certificazione iscritti nell’apposito Registro giapponese o da Enti di certificazione di altri paesi che adottano standards equivalenti a quelli giapponesi. Le norme JAS per le produzioni biologiche richiedono che, a partire dal 1° aprile 2001 (termine esteso poi al 2002) tutti I prodotti etichettati come biologici siano certificati da un Ente di certificazione giapponese o straniero registrato presso il Ministero dell’Agricoltura e riportino in etichetta oltre al logo JAS anche il nome dell’Ente di certificazione autorizzato. Solo gli enti autorizzati possono rilasciare l’autorizzazione agli operatori di riportare nell’etichetta delle loro produzioni il marchio JAS. Il marchio JAS in quanto marchio di qualità è stato introdotto per garantire il mercato ed i consumatori giapponesi. Il Governo giapponese riconosce il regolamento europeo equivalente al proprio. Ossia i criteri per la certificazione e gli standards di riferimento per gli operatori del biologico che vogliono esportare i propri prodotti biologici in Giappone utilizzando il marchio JAS, sono gli stessi adottati nella Comunità Europea. Le norme "JAS" però in un caso escludono un prodotto ammesso invece già dal Reg. CEE2092/91 (allegato IIB) per il trattamento fogliare del melo: il cloruro di calcio. Le regole previste dal JAS presentano inoltre alcune limitazioni. Per esempio non includono le bevande alcoliche e i prodotti di origine animale, compresi i prodotti apistici. La normativa prevede che solo l’attività di trasformazione (etichettatura) e commercializzazione sia controllata da un Organismo di Certificazione Giapponese o estero (RFCO) riconosciuto dal MAFF. Rispettando comunque il regime di controllo Comunitario, il produttore ed il venditore finale devono accertarsi che anche gli ingredienti (dei fornitori) e le materie prime (dei sub-fornitori) siano certificate secondo il Reg. comunitario. Rispetto al Reg. comunitario le uniche differenze riguardanti l’etichettatura dei prodotti sono le seguenti: - se nel prodotto finito sono presenti ingredienti biologici e in conversione, dovrà essere specificato

quali sono biologici e quali in conversione. L’UE, invece, non permette l’impiego di materie prime in conversione nella preparazione di prodotti multi ingrediente.

- il marchio JAS deve sempre comparire sull’etichetta. Se il prodotto non presenta il marchio JAS, non potrà portare diciture del tipo: biologico, produzione biologica, completamente biologico, biologico estero, quota biologica X%, o qualsiasi altro riferimento al metodo di produzione biologico (anche se scritto in lingua inglese = organic).

- se il prodotto finito non può riportare in etichetta il marchio JAS, ma i suoi ingredienti sì, è consentito scrivere, per esempio: insalata contenente verdure biologiche, oppure ketchup che contiene pomodoro biologico.

Le norme "JAS" richiedono la presenza in azienda di due figure distinte, il “Responsabile del processo produttivo” e il “Responsabile della verifica di conformità del prodotto prima della vendita” (grading). Solo nelle aziende agricole i due ruoli possono essere ricoperti da una unica persona. Il responsabile del grading decide quali partite e lotti di prodotto sono realmente conformi al metodo biologico secondo le norme JAS e quali no per qualsiasi motivo.

Tale figura sarebbe utile anche ai fini della conformità al Reg. comunitario poichè l’operatore è obbligato a comunicare all’ente di controllo qualsiasi dubbio sulla conformità del prodotto sospendendo la commercializzazione in attesa delle verifiche. (Fonte ICEA).

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1.1.c Rapporti formali con l’ente di certificazione Dal punto di vista amministrativo, una delle peculiarità del sistema di controllo, è rappresentato dagli impegni di trasmissione della documentazione ufficiale che l’operatore assume nei confronti dell’Autorità nazionale e dell’Ente di certificazione. L’operatore che intende conseguire la certificazione delle produzioni deve seguire la seguente procedura: 1. Trasmissione della Notifica di inizio dell’attività di produzione

con il metodo biologico all’Autorità nazionale competente ed all’Ente di certificazione scelto tra quelli in possesso del formale accreditamento. Successivamente alla trasmissione della notifica iniziale, l’operatore dovrà prontamente comunicare tutte le variazioni che dovessero intervenire riguardo ai dati del legale rappresentante dell’azienda, alle unità di produzione, alle tipologie produttive, ai luoghi di produzione ed alla superficie coltivata, ai metodi di produzione, ai processi produttivi ed alla tipologia dei prodotti. L’operatore deve inoltre comunicare tutti i cambiamenti relativi alla superficie aziendale, quali ad es. acquisizioni e cessioni di terreno, variazioni del titolo di possesso.

2. Valutazione iniziale della documentazione, i documenti trasmessi dall’operatore saranno controllati dall’Ente di certificazione per una prima verifica formale. In caso di esito negativo, perché incompleta o non conforme, il responsabile del controllo informerà prontamente l’operatore circa le mancanze e le non conformità, chiedendogli eventualmente di integrare la documentazione entro un determinato lasso di tempo. Superato il termine prefissato, qualora l’Ente di certificazione non dovesse ricevere la documentazione integrativa, dovrà ritenersi nulla la richiesta di ingresso nel sistema di controllo del biologico.

3. Prima visita ispettiva, il tecnico ispettore dell’Ente di certificazione dovrà verificare che le unità produttive, l’organizzazione e la gestione del processo produttivo siano conformi al dettato normativo. Il tecnico ispettore dovrà consegnare all’operatore i registri aziendali, spiegando nel dettaglio le modalità di inserimento delle informazioni relative a tutte le operazioni praticate, ai mezzi tecnici utilizzati ed alle produzioni commercializzate.

4. Ingresso dell’operatore nel Sistema di controllo, sarà deciso dalla Commissione di certificazione, in seguito alla valutazione della documentazione aziendale e della relazione d’ispezione trasmessa dal tecnico.

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5. Attestato di conformità, riporterà l’esito positivo della valutazione, la tipologia produttiva aziendale, il codice assegnato all’operatore, la data di validità dell’attestato.

6. Programma Annuale di Produzione, dovrà essere trasmesso dall’operatore all’Ente di certificazione entro il 31 gennaio di ogni anno, su apposita modulistica definita dall’Autorità nazionale responsabile del controllo. Solo per il primo anno in cui viene effettuata la notifica di inizio attività il Programma potrà essere trasmesso in ogni momento, comunque non oltre 30 gg. dalla data di ricevimento della comunicazione di ingresso nel Sistema di controllo. In ogni caso ciascuna variazione significativa al programma dovrà essere prontamente comunicata all’Ente di certificazione. Per le aziende zootecniche e gli apicoltori sottoposti a controllo sono previste modulistiche equivalenti, che dovranno comunque essere inviate all’Ente di certificazione negli stessi termini sopra riportati.

7. Programma Annuale di Lavorazione, dovrà essere trasmesso dal responsabile del centro di confezionamento/lavorazione, il quale dovrà riportarvi tutti i prodotti che intende processare, sia nel suo impianto che, eventualmente, in quello di terzi, in conformità con la normativa del biologico.

8. Certificato delle produzioni ed autorizzazione alla stampa delle etichette, ogni operatore ammesso nel Sistema di controllo del biologico può richiedere all’Ente di certificazione il certificato delle produzioni ottenute e l’autorizzazione alla stampa delle relative etichette.

L’operatore è responsabile del corretto utilizzo della documentazione e dei materiali derivanti dall’attività di controllo e certificazione. L’operatore assoggettato al Sistema di controllo dovrà in generale rispettare la normativa nazionale e comunitaria del biologico, compilare la documentazione richiesta dall’Ente di certificazione, consentire agli ispettori di accedere ai centri aziendali ed alla documentazione di supporto (per esempio fatture, registri IVA, ecc.), consentire agli ispettori di controllare tutti i prodotti ed i materiali che si rendessero necessari, sia di origine vegetale che animale, e tutti gli ingredienti, sia di origine agricola che extra-agricola, oltre ad impegnarsi a comunicare ogni sostanziale cambiamento che dovesse intervenire rispetto a quanto in precedenza dichiarato.

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1.1.d Misure di sostegno al biologico L’Unione Europea supporta gli agricoltori biologici con specifiche misure Agroambientali attivate nell’ambito prima del Regolamento comunitario n° 2078/1992 e poi del Regolamento n°1257/1999. Nel 2003 i programmi agroambientali hanno supportato circa la metà dei terreni coltivati biologicamente nell’Europa a 15 Stati. Il numero delle imprese biologiche ed in conversione che hanno ricevuto finanziamenti è stato di 86.000 unità, circa il 64% del numero totale di operatori biologici9.

Fonte: Commissione Europea, Novembre 2005

Immagine 3: Superficie europea in biologico supportata dai programmi agro-ambientali (2003). Suddivisione percentuale (%) della superficie totale supportata nell’EU-15.

La legislazione prevede per gli agricoltori biologici finanziamenti per almeno cinque anni, il cui ammontare dipende dalla localizzazione dell’azienda e dall’orientamento colturale. Per usufruire di tutti gli aiuti comunitari è comunque consigliabile, per vari motivi, che l’operatore aderisca ad un’organizzazione produttori: innanzitutto il settore agrobiologico è in continuo sviluppo e le informazioni spesso giungono solo alle organizzazioni di categoria (che provvedono anche all’erogazione di corsi di aggiornamento); molti canali commerciali sono riservati ai circuiti delle organizzazioni

9 European Commission Report (G2 EW – JK D(2005) “Organic farming in the

European Union – Facts and Figures”, Bruxelles, 3 Novembre 2005.

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del settore; molte aziende di trasformazione si approvvigionano esclusivamente presso aziende aderenti a specifiche organizzazioni di produttori ed usano i loro marchi; le organizzazioni di produttori rappresentano gli interessi della categoria, anche nei rapporti con le istituzioni pubbliche.

1.2. Pianificazione della produzione, monitoraggio e controllo Conformemente al dettato del Codex Alimentarius si può affermare che "l’agricoltura biologica è un sistema olistico di produzione che persegue l’equilibrio dell’agro-eco-sistema, il rispetto della biodiversità, dei cicli biologici e dell’attività biologica del suolo; il metodo di produzione biologico esalta l’uso di tecniche agricole in sostituzione dei mezzi tecnici esterni all’azienda, in considerazione anche del fatto che le esigenze locali richiedono sistemi differenti di gestione. Questo richiede, dove possibile, l’uso di tecniche agronomiche, biologiche e meccaniche al posto dell’utilizzo di sostanze chimiche, al fine di garantire la corretta applicazione del metodo " Le attività umane hanno compromesso l’ambiente naturale, comportando un progressivo deterioramento delle caratteristiche del territorio e la riduzione della biodiversità. Nelle aree rurali questa semplificazione degli eco-sistemi ha portato ad un aumento dei problemi connessi alla gestione delle attività (per esempio la necessità di utilizzare sempre maggiori inputs esterni nei processi produttivi agricoli). Con l’agricoltura biologica normalmente noi reintroduciamo la complessità nell’eco-sistema. L’approccio sistemico è considerato ottimale quando garantisce: diversificazione delle colture con l’adozione di opportune rotazioni, livelli produttivi in linea con le caratteristiche del territorio, presenza di allevamenti animali, presenza di elementi naturali e buona gestione del suolo. La combinazione di tutti questi elementi determina un’ottima risposta in termini di disponibilità di risorse naturali e attivazione di processi di autoregolazione naturale. L’agricoltura biologica è un metodo di produzione e non semplicemente la sostituzione di mezzi chimici (fertilizzanti e pesticidi) con altre sostanze naturali. Convertire un’azienda al biologico vuol dire innanzitutto sviluppare la fertilità del suolo e l’equilibrio dell’eco-sistema. L’obiettivo del Piano di conversione è quello di guidare gli operatori durante il periodo della riconversione produttiva. Esso deve innanzitutto “fotografare” la situazione aziendale iniziale, al fine di poter analizzare tutte le informazioni acquisite, utili alla definizione delle migliori soluzioni tecniche da adottare. Quando operatori e

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consulenti si incontrano per definire il lavoro da intraprendere è importante che pensino già all’agricoltura biologica come un metodo di produzione e non come un semplice processo di sostituzione dei mezzi tecnici chimici con quelli naturali. Se questo concetto non sarà realmente condiviso da subito, sarà molto facile in seguito incorrere in errori e fallimenti. Va comunque sempre tenuto a mente che per convertire al biologico un’azienda bisogna innanzitutto ripristinare la fertilità del suolo e ristabilire l’equilibrio complessivo all’interno dell’agro-ecosistema. Riportiamo di seguito i principali fattori da valutare attentamente nel piano di conversione.

• Storia dei campi da convertire a biologico – È importante assumere per ogni appezzamento informazioni esaustive circa le pratiche agricole adottate in passato e gli eventuali problemi riscontrati, riportando nel dettaglio rotazioni e successioni colturali degli ultimi anni, mezzi tecnici utilizzati (fertilizzanti, erbicidi, pesticidi, etc.), lavorazioni effettuate, principali problematiche fitosanitarie ed ogni altro problema riscontrato in passato.

• Stato del suolo – L’analisi iniziale del suolo è importante per l’elaborazione di un appropriato piano di concimazione. Il bilancio umico costituisce un’informazione strategica per consentire l’elaborazione di un piano di coltivazione equilibrato, con interventi di fertilizzazione mirati a potenziare la fertilità del suolo, che è alla base del metodo dell’agricoltura biologica.

• Contesto socio-ambientale – L’operatore deve conoscere l’ambiente in cui opera e l’eventuale presenza in zona di altre aziende biologiche. In questo modo egli potrà scambiare informazioni e ricevere consigli da parte degli altri agricoltori. Potrà inoltre entrare in contatto con i punti vendita e gli acquirenti interessati alle sue produzioni, i contoterzisti e gli altri soggetti che potrebbero aiutarlo nello svolgimento del lavoro.

• Conoscenze ed abilità dell’operatore – Queste informazioni risultano strategiche per la definizione dei tempi e dei metodi di introduzione delle innovazioni in azienda e dell’eventuale necessità di ricorrere ad aiuti esterni. Determinante risulta anche la spinta motivazionale dell’operatore, se infatti egli non è convinto delle scelte che compie queste sono destinate al fallimento. Questo vale naturalmente anche per i dipendenti e gli eventuali contoterzisti.

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• Attrezzatura disponibile in azienda e disponibilità ad investire – L’attuazione delle scelte agronomiche dipende naturalmente oltre che dalla convinzione dell’operatore anche dalla disponibilità delle attrezzature necessarie (in azienda o sul territorio) e dalla disponibilità ad investire. In questo risulta determinante il ruolo dei consulenti esperti, in grado di suggerire le soluzioni alternative ed indirizzare le scelte dell’operatore.

• Vincoli – Alcuni ostacoli di natura organizzativa od ambientale possono condizionare le scelte tecniche e richiedere molta attenzione supplementare per il raggiungimento degli obiettivi. Quelli più frequenti sono: ostacoli ambientali e politici, presenza di strade a scorrimento veloce o di altre fonti di inquinamento, mancanza di centri servizi, mancanza di contributi regionali.

Tutte le informazioni raccolte servono a definire il piano di conversione, che includerà le soluzioni tecniche più opportune per l’azienda, e consentirà all’operatore di tenere sempre presente come nell’agricoltura biologica ogni intervento non sia fine a se stesso ma abbia una moltitudine di funzioni. Gli interventi saranno efficaci solo se sono rispettati gli equilibri nel suolo e nell’eco-sistema. Analizziamo nei paragrafi seguenti i principali aspetti che un operatore deve considerare nell’elaborazione del piano di conversione.

1.2.a Scelta delle razze e dei tipi genetici Nella scelta degli animali da allevare vanno sempre considerati i seguenti elementi: a) loro adattabilità alle specifiche condizioni ambientali; b) loro vitalità e resistenza naturale alle malattie; c) assenza di predisposizioni a malattie specifiche o problemi di salute

(sindrome da stress, aborto spontaneo, ecc.). La normative vigente non fissa regole precise nella scelta degli animali. Vanno comunque preferite le razze autoctone che meglio si adattano all’allevamento biologico. Presentano infatti una maggiore diversità biologica rispetto alle razze ibride e sono state selezionate nel tempo tra quelle che meglio si adattano alle caratteristiche dei vari territori, creando minori problematiche igienico-sanitarie e garantendo produzioni tipiche di qualità. Questo vale ancora di più nel caso di allevamenti all’aperto, dove risulta determinante la rusticità degli animali. 1.2.b Formulazione della dieta alimentare Il bestiame può essere alimentato con il pascolo o con mangimi, a loro volta controllati e certificati biologici. L’alimentazione deve essere

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effettuata sempre anteponendo la qualità e la salute degli animali alla massimizzazione delle produzioni. In nessun modo la somministrazione di cibo deve servire ad aumentare le produzioni, superando i limiti naturali degli animali. L’ingrassamento forzato è severamente proibito ed è preferibile usare mangimi aziendali; qualora questi non fossero disponibili potranno essere acquistati mangimi da altre aziende biologiche certificate. È consentita la pratica della transumanza (spostamento estivo degli animali nei pascoli montani), purché avvenga all’interno del territorio comunitario. Il bestiame deve essere alimentato con razioni a loro volta controllate e certificate biologiche, che garantiscono sia l’ottenimento di produzioni di qualità che il benessere animale. L’Alimentazione di base dei giovani mammiferi deve essere a base di latte naturale, preferibilmente materno, e comunque tutti i mammiferi devono essere alimentati con latte naturale per un periodo minimo che varia a seconda delle specie (3 mesi per bovini/bufali ed equini, 45 giorni per ovini e caprini, 40 giorni per suini) ed è sensibilmente più lungo di quello previsto per gli allevamenti convenzionali. Il latte artificiale non è consentito. Trattandosi di animali erbivori è prescritto che passino il maggior tempo possibile ad alimentarsi naturalmente nei pascoli, sempre che le condizioni del tempo lo permettano. Almeno il 60% della materia secca di cui è composta la razione giornaliera deve essere costituita da foraggi grossolani freschi, essiccati o insilati. Tuttavia l'organismo o l'autorità di controllo può permettere, per gli animali da latte, la riduzione al 50% per un periodo massimo di 3 mesi dall'inizio dell'allattamento. Eventuali alimenti provenienti da agricoltura convenzionale possono essere usati in caso di necessità solo se previsti dalla normativa (per i bovini si rimanda al capitolo terzo del manuale). Gli alimenti di origine animale (siano essi prodotti in convenzionale che in biologico) possono essere usati esclusivamente se previsti dalla normativa, come nel caso del pesce o di altri animali marini e del latte e dei suoi derivati. Sono sempre vietati invece i prodotti a base di carne e derivati. In linea generale tutte le esigenze alimentari degli animali devono essere soddisfatte con cibi naturali, possibilmente assunti pascolando. In caso di carenze di minerali, ecc., possono essere somministrate vitamine, pro-vitamine, additivi nutrizionali, scelti esclusivamente tra quelli autorizzati dalla normativa vigente. Alcune regole specifiche sono state dettate per gli enzimi, micro-organismi, antiagglutinanti e coagulanti. Non può essere usato

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nell’alimentazione animale alcun antibiotico, anticoccidico, medicinale, promotore dello sviluppo o qualsiasi altra sostanza che stimoli lo sviluppo o la produzione. Tutta la razione alimentare deve essere esente da sostanze medicali sintetiche. È completamente vietato l’uso di alimenti contenenti OGM.

1.2.c Pianificazione dei controlli igienico-sanitari La salute degli animali dovrà essere garantita prevalentemente attraverso l’adozione di misure preventive quali: • Scelta di razze o tipi genetici resistenti; • Dieta bilanciata di alta qualità; • Idoneo contesto ambientale; • Giusta densità; • Alloggi idonei; • Buone pratiche di allevamento. L’uso di medicinali allopatici di sintesi è vietato. La profilassi nella zootecnia biologica è basata sui seguenti principi: a) scelta delle razze, preferibilmente autoctone, o di linee e ceppi

appropriati di animali, adattatisi nel tempo alle condizioni locali; b) applicazione di pratiche di allevamento, adeguate alle esigenze di

ciascuna specie, che stimolino un’elevata resistenza alle malattie ed evitino le infezioni; gli allevamenti all’aperto sono preferibili;

c) uso di alimenti di alta qualità, abbinato a movimento fisico regolare ed all’accesso ai pascoli, in modo tale da stimolare le difese immunitarie degli animali;

d) adeguata densità degli allevamenti, in modo da evitare sovraffollamento e conseguenti problematiche di ordine sanitario.

Se nonostante queste misure preventive un animale dovesse ammalarsi o ferirsi gli dovranno essere prestate tutte le cure necessarie per mantenerlo in vita e, se necessario, andrà isolato in appositi locali. Le cure dovranno essere il più naturale possibile, ma l’obiettivo prioritario deve essere quello di ridurre le sofferenze e salvare l’animale. L’uso di medicinali veterinari nell’agricoltura biologica deve essere conforme ai seguenti principi: • possono essere utilizzati esclusivamente i prodotti elencati nel

regolamento comunitario; • è raccomandato l’uso di prodotti fitoterapici, omeopatici,

oligoelementi e di altri prodotti riportati nel Reg. CEE n° 889/2008,

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al posto di antibiotici e medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica; purchè abbiano efficacia terapeutica per la specie animale e ben rispondano alle circostanze che hanno richiesto la cura;

• qualora l’uso dei suddetti rimedi non risultasse efficace ed il ricorso ad altro tipo di cura risultasse decisivo per evitare sofferenze o disagi agli animali, possono essere utilizzati antibiotici o medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica, sotto la responsabilità ed il controllo rigoroso di un veterinario;

• è vietato l’uso preventive di antibiotici e medicinali allopatici; • è vietato l’uso di sostanze destinate a stimolare la crescita o la

produzione (compresi antibiotici, ccoccidiostatici ed altri stimolanti artificiali della crescita);

• è vietato l’impiego di ormoni o sostanze analoghe destinate a controllare la riproduzione (ad es. Al fine di indurre o sincronizzare gli estri) o ad altri scopi. Tuttavia possono essere somministrati ormoni a singoli animali nell’ambito di trattamenti terapeutici veterinari;

• sono autorizzate le cure veterinarie degli animali, nonché i trattamenti degli edifici, delle attrezzature e dei locali, qualora siano prescritti dalla normativa nazionale o comunitaria; compreso l'impiego di sostanze immunologiche ad uso veterinario se è riconosciuta la presenza di malattie nella zona in cui è situata l'unità di produzione.

Qualora debbano essere impiegati medicinali veterinari è necessario effettuare le seguenti specificazioni: • il tipo di prodotto (indicando anche i principi attivi in esso

contenuti); • il dettaglio della diagnosi; • la posologia; • il metodo di somministrazione; • la durata del trattamento; • il tempo di sospensione stabilito dalla legge. Queste informazioni devono essere dichiarate all'autorità o all'organismo di controllo prima che gli animali o i prodotti animali siano commercializzati con la denominazione biologica. Gli animali trattati devono essere chiaramente identificati, singolarmente per il

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bestiame di grandi dimensioni; singolarmente o a grupi per il pollame e il bestiame di piccole dimensioni. Il tempo di sospensione tra l'ultima somministrazione di medicinali veterinari allopatici ad un animale in condizioni normali di utilizzazione e la produzione di derrate alimentari ottenuta con metodi biologici da detti animali deve essere di durata doppia rispetto a quello stabilito dalla legge o, qualora tale tempo non sia precisato, di 48 ore. Ad eccezione delle vaccinazioni, delle cure antiparassitarie e dei piani obbligatori di eradicazione attuati negli Stati membri, nel caso in cui un animale o un gruppo di animali sia sottoposto a più di due o massimo tre cicli di trattamenti con medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica o antibiotici in un anno (o a più di un ciclo di trattamenti se la sua vita produttiva è inferiore a un anno), gli animali interessati o i prodotti da essi derivati non possono essere venduti come prodotti ottenuti conformemente alle disposizioni del presente regolamento. Tali animali devono essere sottoposti ai periodi di conversione previsti al capitolo del presente allegato, con il consenso dell'autorità o dell'organismo di controllo. La prevenzione deve rimanere comunque la pratica più importante in un allevamento biologico. Quando gli animali vivono in condizioni ideali il loro sistema immunologico risulta infatti rafforzato e, conseguentemente, le malattie sono minori e con conseguenze meno gravi. È poi necessario isolare gli animali appena questi manifestino I sintomi di una malattia, in modo da evitare il contagio degli altri membri dell’allevamento. È vietata la pratica sistematica di operazioni quali l'applicazione di anello al naso dei suini, la recisione della coda e ogni altro intervento mutilante a fini non terapeutici. Alcune di queste operazioni possono tuttavia essere autorizzate dall'autorità o dall'organismo di controllo per motivi di sicurezza o al fine di migliorare la salute, il benessere o l'igiene degli animali (Reg. CE 1804/99). Tali operazioni devono essere effettuate sotto la responsabilità del veterinario aziendale, riducendo al minimo ogni sofferenza per gli animali. Il trasporto deve essere ridotto al minimo, secondo il principio che è meglio trasportare i prodotti piuttosto che gli animali. Nel caso si sia costretti a spostare gli animali, bisogna fare il possibile per ridurne lo stress, sia durante il viaggio che durante le fasi di carico e scarico. Ogni tipo di molestia deve essere evitata. È proibito usare stimolatori elettrici esercitanti azioni coercitive sull’animale. È proibito l’uso di tranquillizzanti allopatici prima, durante e dopo il trasporto. È possibile invece usare durante le fasi di carico e scarico il metodo “dal buio alla luce” e il richiamo del cibo. I veicoli utilizzati per il trasporto devono

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essere puliti e proteggere gli animali dal vento, dal freddo, ecc.. Durante i trasporti più lunghi è necessario provvedere alla somministrazione di acqua. Tutte queste misure devono essere adottate anche durante il trasporto al macello, dove le situazioni di stress devono essere ridotte al minimo.

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CAPITOLO 2. COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI DA AGRICOLTURA BIOLOGICA

I bassi prezzi delle produzioni agricole e l’aumento dei costi di distribuzione, anche nel settore biologico, spingono l’agricoltore a cercare nuove strade per raggiungere la redditività delle produzioni10. Solo una piccola parte del prezzo finale pagato dal consumatore per un prodotto biologico va al produttore. La maggior parte viene distribuita nei passaggi intermedi e nella fase di commercializzazione. Risulta quindi evidente che tutte le occasioni di incontro diretto tra produttore e consumatore rappresentano un grosso vantaggio per entrambe le parti, in termini di costi, conoscenza reciproca e crescita culturale. La creazione di queste opportunità rappresenta un passaggio essenziale per lo sviluppo dell’agricoltura biologica quale modello di sviluppo sostenibile. Fondamentale per l’agricoltore biologico risulta essere la partecipazione a alle fiere del settore, dove può non solo esporre i propri prodotti e concludere accordi commerciali, ma anche entrare in contatto diretto con nuovi fornitori. Nelle tabelle seguenti riportiamo due brevi schede sulle più importanti fiere del biologico, il Biofach in Germania ed il SANA in Italia.

10 Cristina Grandi (IFOAM Liaison Office to FAO), Alternative Markets for

Organic Product, Proceedings of International roundtable “Organic Agriculture and Market Linkages”, organized by FAO and IFOAM, Rome, November 2005.

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Tabella 5: BIOFACH, la fiera mondiale dell’agricoltura biologica

Norimberga (GERMANIA), Febbraio

Il BioFach, la fiera mondiale del biologico che si svolge ogni anno in febbraio a Norimberga, in Germania, si caratterizza per la sua vivacità, internazionalità ed alto tasso di innovatività. Può contare annualmente su 2100 espositori, due terzi dei quali stranieri, e più di 37.000 visitatori provenienti da oltre 110 nazioni. Il BioFach è patrocinato dall’IFOAM (la Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica) che ne stabilisce i criteri di ammissione e garantisce la qualità dei prodotti esposti. L’orgazizzazione del BioFach promuove inoltre eventi sul biologico in altri quattro continenti: Giappone, Stati Uniti, Sud Africa, Cina. Lo sviluppo di nuovi mercati del biologico rappresenta una grande opportunità per molte imprese del settore. Naturalmente anche in questi paesi devono essere stabilite regole precise se si vuole ottenere uno sviluppo del biologico al pari di quello registrato in Europa. In ognuno esistono regole diverse su commercializzazione, linee guida per la produzione e tutta la normativa di riferimento va uniformata, anche a vantaggio di una maggiore trasparenza per i consumatori. Le imprese hanno bisogno di consulenza qualificata su come operare nei diversi paesi in conformità al loro disposto normativo e il Biofach rappresenta un’ottima occasione informativa e di scambio di opinioni ed esperienze. La fiera internazionale di Norimberga conosce il mercato ed offre anche una panoramica completa sulle innovazioni del settore a livello mondiale. L’Ente fiere di Norimberga ed il Ministero Federale per l’Alimentazione, l’agricoltura Ministry for Food, Agriculture and Consumer Protectione la tutela dei consumatori (BMELV) sono i promotori della fiera, organizzata in collaborazione con l’Associazione tedesca per il commercio e l’industria (AUMA). Agli espositori sono offerte numerose soluzioni organizzative e la possibilità di partecipare a convegni e forum. Data la grossa affluenza in fiere le aziende interessate devono però pianificare per tempo la loro partecipazione, soprattutto quelle che intendono stabilire contatti proficui con le organizzazioni operanti sui mercati dell’Asia, del Nord America e del Sud America, con le quali è possibile realizzare incontri mirati.

Accordi commerciali in fiera (fonte: NürnbergMesse)

---- http://www.biofach.de

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Tabella 6: SANA, la fiera italiana dell’agricoltura biologica

Bologna (ITALIA), Settembre

SANA, l’esposizione italiana di rilievo internazionale dei prodotti naturali (alimentazione, salute, ambiente) è uno dei principali eventi del mondo del naturale: • 85,000 mq di spazi espositivi • 16 padiglioni espositivi • 1,600 espositori, di cui 400 esteri provenienti da 45 Paesi d’Europa, U.S.A, Asia, Oceania, Africa • 70,000 visitatori – di cui 50.000 operatori professionali • 3.500 operatori stranieri provenienti da 50 Paesi di tutto il mondo • 77 convegni • 900 giornalisti presenti in fiera di cui 100 stranieri. La macro-area dell'Alimentazione, radice storica del Salone, occupa 8 padiglioni dedicati ai prodotti biologici e tipici certificati. Qui sono presenti produttori di tutte le Regioni italiane e delegazioni ufficiali di molti Paesi stranieri, dalla "A" di Argentina alla "U" di Uganda passando per l'Austria, il Brasile, la Germania, la Tunisia, ecc. I sei padiglioni dedicati alla Salute comprendono tutti i prodotti, le tecniche e gli strumenti utili al raggiungimento di un benessere olistico in chiave naturale: dai prodotti erboristici e fitoterapici ai cosmetici naturali, dalle medicine non convenzionali ai centri di benessere. Vivere “al naturale” significa anche dedicare attenzione all’ambiente in cui si vive e lavora, agli abiti che si indossano e all’impatto ambientale di tutti gli oggetti e le apparecchiature di uso quotidiano. Le tecniche e i prodotti per l'edilizia sostenibile, l’arredamento e l’abbigliamento ecologici e i tessuti naturali trovano nel settore Ambiente il luogo più adatto per esprimere un atteggiamento eco-compatibile a 360°, nel pieno rispetto dell’ambiente e della nostra salute. Due i padiglioni dedicati all'ambiente. SANA, sempre attenta al perseguimento dello sviluppo di una cultura ecologica anche tra I più giovani, ha creato in cooperazione con l’Ente fiere di Bologna la prima fiera dedicate al gioco ed all’educazione eco-compatibile dei più piccoli: SANALANDIA. Qui, sotto la guida di esperti educatori e la sorveglianza dei genitori, gli under 12 si sbizzarriscono fra giochi, percorsi, laboratori didattici e svariate attività ludico-educative mirate ad instillare nei più piccoli il seme della loro importantissima “coscienza ecologica”. Letture e spettacoli incentrate sulle tematiche ecologiche si svolgono in speciali teatri naturali ed all’interno di speciali capanne di legno. Associazioni ed aziende offrono alimenti biologici di stagione e giocattoli costruiti in materiali eco-compatibili. SANA, oltre che appuntamento commerciale e immancabile momento di business, è caratterizzato da una fortissima valenza culturale. Il calendario dei convegni ospita ogni anno decine di congressi, workshop e tavole rotonde che riscuotono l'interesse di migliaia di operatori del settore, italiani e stranieri, e del pubblico. Ai numerosi convegni in calendario si aggiungono le iniziative speciali di cui SANA si fa ogni anno promotore: mostre-evento che accendono i riflettori su settori emergenti e nuovi "eco-trend". La disponibilità di una vetrina completa di prodotti di qualità, la valenza culturale del Salone e l’attualità dei temi trattati richiamano ogni anno la presenza di centinaia di giornalisti italiani ed esteri. Grazie a loro, i messaggi di SANA e dei suoi protagonisti vengono diffusi attraverso quotidiani, periodici, radio, televisioni e Internet. SANA ha sempre operato per far conoscere ai consumatori ed alle istituzioni I prodotti biologici di qualità e questo è potuto avvenire grazie alla partecipazione di migliaia di espositori e centinaia di giornalisti ed opinion leader che hanno contribuito a sviluppare il mercato del biologico sia a livello nazionale che internazionale. L’esposizione contribuisce attivamente insieme ai produttori, alle loro associazioni ed alla grande distribuzione alla diffusione della corretta informazione sui vantaggi del biologico rispetto all’ambiente ed alla salute, incidendo sui comportamenti dei consumatori, che risultano sempre più attenti alle loro scelte alimentari. Il biologico avvicina inoltre i consumatori ai luoghi di produzione, favorendo lo sviluppo rurale ed incentivando la “filiera corta” e la multifunzionalità dell’azienda agricola. Questo è lo spirito della fiera e di tutti gli operatori che vi partecipano. --- http://www.sana.it

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Tra il 1990 ed il 2000 il mercato del biologico in Europa è cresciuto ogni anno del 25%, raggiungendo nel 2004 un giro d’affari di 11 bilioni di euro11 (il mercato mondiale del biologico si è attestato intorno ai 23,5 bilioni di euro12). Il più grande mercato dei prodotti biologici è quello tedesco, con uno share maggiore del 30% del volume totale del mercato europeo (ca. 3,5 bilioni di €), seguono il Regno Unito (1.6 bio €), l’Italia (1.4 bio €) e la Francia (1.2 bio €). La Danimarca è invece prima per la spesa procapite di prodotti biologici che ammonta a 60 €, mentre per la Svezia arriva a ca 45 €, 41 € per l’Austria, 40 € per la Germania. In molti altri paesi europei la spesa pro-capite per I prodotti biologici è comunque maggiore di 20 €: Belgio (29 €), Olanda (26 €), Francia (25 €), Regno Unito e Italia (24 €)13. Questo trend positivo è legato a diverse ragioni: • perdita di fiducia nei prodotti convenzionali, alla luce di molteplici

scandali alimentari; • desiderio di non trovare residui di pesticidi nel piatto; • desiderio di mangiare alimenti privi di organismi geneticamente

modificati; • richiesta di standards sempre più elevati a garanzia del benessere

animale; • domanda di protezione e rispetto ambientale; • desiderio di salvaguardare l’ambiente dalla contaminazione con

organismi geneticamente modificati; • fiducia nel sistema di certificazione e nelle norme dell’agricoltura

biologica. • salvaguardia della salute degli operatori agricoli. L’importanza dell’aspetto commerciale trova riscontro anche nel Piano di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica14, dove le principali proposte operative della Commissione Europea si rivolgono proprio allo “sviluppo di una guida informativa sul mercato delle bio-produzioni, con l’obiettivo di aumentare nei seguenti modi la fiducia

11 Commission Européenne - Direction Générale De L'agriculture Et Du

Développement Rural, Report « Organic farming in the European Union – Facts and Figures » ,Bruxelles, 2005.

12 The World of Organic Agriculture 2006 - Statistics and Emerging Trends - 8th revised edition, Ed. IFOAM,Bonn, 2006 (www.ifoam.org).

13 Commissione Europea - Direzione Generale dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale, Report « Organic farming in the European Union – Facts and Figures», Bruxell, 2005.

14 COM(2004)415 final - Bruxell, 10.06.2004.

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dei consumatori: fornendo loro maggiori informazioni, effettuando maggiore promozione del metodo sia tra i consumatori che tra gli operatori, incentivando l’uso del marchio europeo, anche a garanzia dei prodotti importati, creando più trasparenza sui diversi standards, aumentando la reperibilità dei prodotti, realizzando indagini statistiche da usare come strumento di marketing. La prima linea di azione prevista dal Piano comunitario riguarda inoltre proprio il mercato dei prodotti biologici e prevede di: “… Modificare il Regolamento comunitario n° 2826/2000 (promozione del mercato interno) il quale darà alla Commissione la possibilità di promuovere direttamente campagne informative/promozionali sul biologico. Avviare una campagna europea pluriennale per informare consumatori, istituzioni pubbliche, scuole ed altri attori chiave della filiera agroalimentare sui vantaggi dell’agricoltura biologica, specialmente dal punto di vista ambientale, ed aumentare la conoscenza dei prodotti da agricoltura biologica e del marchio europeo. Avviare campagne informative e promozionali rivolte a categorie mirate quali quelle dei consumatori occasionali e delle mense pubbliche. Incrementare le collaborazioni della Commissione con gli Stati membri e le Organizzazioni professionali al fine di sviluppare nuove strategie per la realizzazione delle suddette campagne.

2.1. Pianificazione e gestione degli acquisti L’operatore agricolo che intende adottare il metodo di produzione biologico deve sapere che sta per approcciare un metodo sottoposto ad un completo controllo di processo, lungo tutte le fasi della filiera produttiva. Sarà quindi necessario selezionare accuratamente tutti i fornitori di mezzi tecnici e di materia prima. Tutti dovranno infatti a loro volta sottostare al sistema comunitario di controllo. In particolare coloro che oltre alle produzioni aziendali confezionano e/o trasformano prodotti provenienti anche da altre realtà aziendali dovranno effettuare un’accurata pianificazione temporale degli acquisti, al fine di evitare interruzioni improvvise del ciclo produttivo. E’ consigliabile inoltre avere contratti di conferimento con fornitori diversi, piuttosto che un unico grande accordo commerciale. In tal modo, qualora problemi tecnici o commerciali impedissero l’approvviggionamento da un fornitore, ci si potrà sempre rivolgere alle altre ditte, garantendo continuità alla produzione. In agricoltura biologica non è sempre facile reperire la materia prima necessaria e, in alcuni periodi di scarsa produzione o avversità atmosferiche, la concorrenza tra gli operatori può determinare aumenti anche considerevoli dei prezzi di acquisto. E’ quindi sempre consigliabile determinare (e contrattualizzare!) preventivamente il prezzo di

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acquisto, eventualmente fissando un range tra il prezzo minimo e quello massimo, dipendenti dall’evoluzione del mercato. Molta attenzione dovrà essere poi riposta nella pianificazione degli acquisti dei mezzi tecnici (semi, fertilizzanti, prodotti per la difesa, etc.), non sempre di facile reperibilità, soprattutto nelle aree interne, lontane dai grandi centri di acquisto. Ad esempio l’ordinativo di acquisto dei semi dovrà essere effettuato almeno con due mesi di anticipo rispetto al periodo di semina. Qualora infatti non si riuscisse a reperire materiale certificato della cultivar desiderata, l’operatore dovrà valutare se modificare la propria scelta o chiedere all’Ente di certificazione una deroga all’utilizzo di seme biologico. Per fare questo dovrà comunque aver svolto preventivamente un’indagine presso l’Autorità nazionale competente sull’effettiva non disponibilità sul mercato del seme richiesto. La risposta dell’Autorità preposta alla gestione dell’albo delle sementi biologiche non avviene generalmente in breve tempo, sia perché in alcuni periodi le richieste sono molto numerose, sia perché vanno consultate le banche dati europee per verificare l’eventuale disponibilità del seme in altri paesi dell’Unione Europea. In agricoltura biologica anche la gestione degli acquisti, come del resto ogni singola fase del processo produttivo, deve basarsi su un’attenta e puntuale pianificazione, al fine di evitare problemi tecnici e burocratici.

2.1.a Scelta dei fornitori Per evitare di effettuare acquisti non conformi alla vigente normativa comunitaria, in continua evoluzione, gli operatori dovranno preferibilmente acquistare mezzi tecnici (fertilizzanti, prodotti per la difesa, sementi, ecc.) direttamente da fornitori specializzati, in grado di dare anche consigli circa il loro corretto impiego. A livello comunitario il regolamento n° 889/2008 elenca tutti i mezzi tecnici utilizzabili in agricoltura biologica. Bisogna però far attenzione alle diverse disposizioni nazionali ed alla diversa interpretazione del regolamento nei diversi Stati15. Appropriati fertilizzanti, semi, prodotti per la difesa fitosanitaria, ed attrezzature impiegabili nel biologico possono essere reperiti con difficoltà. In alcuni paesi ci sono registri ufficiali dei produttori e dei distributori di mezzi tecnici. Per esempio il Ministero dell’Agricoltura

15 Il progetto “Organic Inputs Evaluation” è un progetto di Azione Concertata a

livello europeo, promosso nell’ambito del Programma Qualità della vita (5° Programma quadro) circa la valutazione degli inputs autorizzati in agricoltura biologica (www.organicinputs.org).

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italiano richiede alle ditte produttrici / distributrici di comunicare e di depositare un campione di etichetta presso l’Istituto Nazionale per la Nutrizione delle piante. Dopo aver effettuato tutte le verifiche necessarie, l’Istituto provvede periodicamente ad aggiornare la lista delle imprese e dei prodotti idonei all’impiego in biologico16. L’elenco pubblicato, noto come “Registro dei Fertilizzanti per l’Agricoltura Biologica”, contiene i fertilizzanti le cui comunicazioni hanno superato le fasi di verifica. Al fine di inserire nel Registro I fertilizzanti relative a nuove comunicazioni, sono previsti continui aggiornamenti. Ci sono inoltre Data Base dei mezzi tecnici consultabili sul web; per esempio “OrganicXseeds”: un DB sui fornitori europei di semi da agricoltura biologica, gestito da un Consorzio di organizzazioni. Il servizio è a pagamento ed è accessibile all’indirizzo www.organicxseeds.com. Sempre su internet sono disponibili cataloghi di fornitori di mezzi tecnici certificati per l’agricoltura biologica (per Bio Europe17 pubblicato in Italia), contenenti informazioni dettagliate sulle aziende produttrici/distributrici. E’ da evidenziare che, in riferimento ai trasformatori di prodotti biologici, anche le materie prime devono provenire da aziende a loro volta certificate bio ai sensi della vigente normativa comunitaria. Di conseguenza è necessario, quando si effettuano gli approvvigionamenti, acquisire le relative certificazioni, i cui estremi vanno riportati nei registri aziendali. Quando si acquistano semi e foraggi è inoltre importante acquisire anche la certificazione OGM free. 2.1.b Scelta dei canali di approvviggionamento A causa della scarsa diffusione dei centri specializzati nel biologico, gli operatori acquistano i mezzi tecnici sia nei punti vendita biologici che in quelli convenzionali. Negli ultimi tempi si è però aperta la strada del commercio elettronico, con la possibilità di effettuare acquisti in grossi centri specializzati, direttamente dalla propria azienda. In questo caso diminuiscono i rischi di acquistare prodotti non conformi alla normativa comunitaria, anche se i prezzi possono risultare più alti a causa delle spese di trasporto. Un ulteriore vantaggio è però quello di poter preventivamente visionare on-line i prodotti e le relative certificazioni.

16 www.isnp.it/fertab_eng/index.htm 17 www.biobank.it

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2.2. Commercializzazione delle produzioni aziendali Nel settore dell’agricoltura biologica si discute molto sulle problematiche connesse al commercio. Inizialmente si discuteva molto se entrare o meno nella grande distribuzione, oggi le tematiche di attualità sono la filiera corta, i punti vendita aziendali, la ristorazione collettiva (in particolare mense scolastiche, ospedali, ecc.), il commercio equo e solidale. Tabella 7: Settimana del biologico nelle mense della Commissione Europea e del Consiglio Europeo in Bruxelles

Il gruppo IFOAM Europa ha organizzato insieme alla Presidenza austriaca la SETTIMANA BIOLOGICA nelle mense della Commissione Europea e del Consiglio Europeo in Bruxelles. L’evento ha avuto luogo per la prima volta dal 17 al 24 maggio 2006. Durante questo periodo i membri delle istituzioni europee ed i loro ospiti hanno avuto la possibilità di degustare ed apprezzare molti alimenti biologici. Questa iniziativa pubblico-privata si proponeva di promuovere l’uso dei prodotti biologici nelle mense pubbliche e di sottolineare l’importante ruolo che può svolgere il catering nelle dinamiche di sviluppo del settore.

Le mense della Commissione e del Consiglio europeo servono migliaia di pasti al giorno e possono dare il buon esempio in ambito europeo.

Anche nel settore privato sono state realizzate con successo mense biologiche, come nel caso dell’IKEA (che ha servito un milione di pasti nel 2006), degli Scandic Hotels o della banca WestLB con il 22% di pasti biologici. In Olanda 10 grandi ONG con 4 milioni di associati hanno firmato un accordo per convertire il proprio catering completamente al biologico.

Questi esempi mostrano come il catering possa contribuire significativamente ad incrementare il mercato delle produzioni biologiche. Le Istituzioni nazionali ed europee conoscono molto bene questa potenzialità e con l’iniziativa della SETTIMANA BIOLOGICA la Presidenza austriaca in collaborazione con l’IFOAM ha inteso sottolineare l’importanza del Piano di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica, approvato nel 2004.

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Fonte: IFOAM

Gli Enti pubblici sono i maggiori consumatori d’Europa, spendendo circa il 16% del prodotto interno lordo (che è una somma equivalente al PIL della Germania!). Possono quindi contribuire pesantemente allo sviluppo sostenibile, orientando il loro potere di acquisto verso beni e servizi che rispettano l’ambiente.

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Gli acquisti “Verdi” possono essere considerati un esempio concreto di come orientare il mercato. Promuovendo gli appalti Verdi gli Enti pubblici possono sostenere le industrie con incentivi reali per lo sviluppo delle tecnologie pulite. Per qualche settore l’impatto può essere veramente significativo, considerata l’elevata quota di mercato che occupano gli acquisti pubblici. La Commissione Europea ha predisposto un manuale18 per aiutare gli Enti pubblici a promuovere appalti pubblici eco-compatibili e sviluppare una politica degli acquisti verdi. Esso illustra in modo pratico le possibilità e le soluzioni offerte dalla normativa comunitaria per l’elaborazione di gare di appalto pubbliche che tengano conto dell’eco-sostenibilità degli acquisti. Il manuale19 è disponibile sul sito web della Commissione dedicato al Green Public Procurement, il quale contiene ulteriori informazioni pratiche, compresi links e contatti. L’agricoltura biologica può contribuire concretamente allo sviluppo economico locale ed alla sua diversificazione, sviluppando l’identità e la promozione del territorio e rivitalizzando sia le comunità rurali che le città. Per esempio in Italia diversi anni fa l’AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) ha promosso la costituzione di un network, chiamato “Città del Bio”20, aperto a tutte le pubbliche amministrazioni che intendono investire in politiche di supporto all’agricoltura biologica in quanto modello di sviluppo sostenibile del territorio.

Immagine 4: Logo Città del Bio

18 Commission of the European Communities, Handbook on environmental

public procurement, Brussels, 18.8.2004 – SEC(2004) 1050. 19 http://europa.eu.int/comm/environment/gpp/ 20 www.cittadelbio.it

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L’introduzione degli alimenti biologici all’interno delle mense pubbliche, a cominciare da quelle scolastiche, sta diventando uno dei primi campi di attività del network delle Città del Bio, contestualmente all’educazione alimentare. Il network promuove anche i Bio-distretti rurali, che non sono nuove entità amministrative ma un coordinamento di Enti che opera per la conversione sostenibile del territorio e la valorizzazione delle sue tipicità e bio-eccellenze. Essi sono degli strumenti di programmazione territoriale in grado di promuovere nuovi investimenti coinvolgendo gli stake-holders (sia pubblici che privati) in progetti di promozione dell’agricoltura biologica, del turismo rurale, dell’artigianato locale e delle imprese eco-compatibili. Un esempio di bio-distretto è quello denominato “Bio-distretto Cilento”, coordinato dall’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica. La progettualità comune avviata dai componenti del Bio-distretto ha già portato alla valorizzazione delle più importanti filiere produttive del territorio (maiale nero, fico bianco del Cilento, miele, fagiolo, olio) ed ha attivato finanziamenti regionali e provinciali che hanno consentito l’avvio del progetto delle Bio-spiagge. Quest’ultimo prevede di valorizzare la tipicità e la bio-diversità del territorio attraverso la creazione di bio-sentieri in grado di condurre i turisti dalle spiagge alle aree rurali interne, attraversando aree protette, aziende agricole ed agriturismi, alla scoperta delle antiche tradizioni e dei mestieri dimenticati.

2.2.a Scelta dei clienti L’importanza dei canali di vendita differisce notevolmente nei diversi Stati membri dell’Unione Europea e, spesso, anche nelle diverse aree dei singoli Paesi. Così mentre in Belgio, Germania, Grecia, Francia Lussemburgo, Irlanda, Italia, Olanda e Spagna, prevale nettamente la vendita diretta e quella in negozi specializzati (anche se negli ultimi anni lo share della vendita nella grande distribuzione è notevolmente aumentato) in Danimarca, Finlandia, Svezia, Regno Unito, Irlanda, Ungheria e Repubblica Ceca, la gran parte delle vendite avviene nei supermercati (>60%) ed in negozi di alimentari non specializzati nel biologico. Gli esperti sono convinti che nei Paesi dove i prodotti biologici sono venduti principalmente attraverso i supermercati la quota di mercato è e rimarrà più alta rispetto agli altri stati21.

21 Rapporto della Commissione Europea (G2 EW – JK D(2005) “Organic

farming in the European Union – Facts and Figures”, Bruxelles, 3 Novembre 2005.

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La vendita diretta in tutte le sue forme riveste però una grande importanza sia per i produttori che per i consumatori, e non va pertanto sottovalutata, bensì sostenuta ed incentivata. I vantaggi per il consumatore sono i seguenti: riduzione dei prezzi, rispetto della stagionalità e della freschezza dei prodotti, conoscenza dei prodotti e del territorio di origine. Vantaggi per il produttore: aumento del profitto, rapporto diretto con il consumatore, attuazione del nuovo ruolo dell’agricoltore (guardiano del territorio), vendita di prodotti e varietà locali. Ci sono diverse tipologie e modalità di vendita diretta: • “agricoltori in città”: mercatini locali, gruppi di acquisto (ad es.

campagna “G.O.D.O. a cura dell’AIAB), eventi promozionali; • “cittadini in azienda”: punti vendita aziendali, agriturismi, fattorie

didattiche, ecc.. La vendita diretta e gli spacci aziendali sono molto importanti nelle aree rurali, specialmente se abbinati ad attività agrituristica ed alla ristorazione locale.

Immagine 5: esempio di “cittadini in azienda”

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Immagine 6: esempio di “agricoltori in città”

Per contro la Grande distribuzione può commercializzare quantitativi di prodotto ben maggiori rispetto ai punti vendita aziendali, alle erboristerie ed ai negozi specializzati nel biologico ed ha il pregio di far avvicinare al biologico un gran numero di consumatori. Qualche supermercato svolge anche attività promozionale del biologico, facendo degustare i prodotti e distribuendo materiale informativo. Il numero dei supermercati che vendono il biologico è in aumento in tutta Europa. Va comunque sottolineato che nel mondo del biologico sono molti coloro che non vedono di buon occhio la vendita nei supermercati, che rappresentano comunque dei centri di potere che decidono, spesso a discapito dei produttori, prezzi e quantitativi di merce da vendere, oltre a reinvestire i notevoli guadagni in attività non sempre etiche. Una soluzione migliore può essere rappresentata dai “supermercati biologici”, possibilmente a loro volta certificati sia secondo le norme del biologico che di quelle del Commercio Equo e solidale. Essi stanno di recente nascendo un po’ in tutti i Paesi, sono caratterizzati da un offerta estremamente ampia di prodotti e da superfici espositive maggiori di 300 m². Questo canale distributivo assomma i vantaggi dei supermercati convenzionali (maggiori volumi di vendita, avvicinamento al biologico di nuova utenza) a quelli dei punti vendita specializzati nel biologico (maggiori informazioni per il consumatore,

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competenza nell’approvviggionamento e nella vendita degli alimenti biologici. Molti consumatori continuano comunque a preferire un altro tipo di punto vendita, più vicino ai produttori, e la filiera corta (con indubbi maggiori vantaggi anche per le stesse aziende agricole). In considerazione del disposto normativo comunitario molti controlli vengono effettuati nei punti vendita dalle Autorità preposte ed i consumatori continuano a richiedere sempre più controlli severi ed imparziali, in particolare su frutta e verdura. A tal riguardo si precisa che anche i punti vendita devono assoggettarsi ad un sistema di controllo e certificazione, come previsto dalla regolamentazione comunitaria. Di conseguenza gli Enti di certificazione del biologico hanno implementato specifiche procedure per il controllo e la certificazione dei punti vendita, finalizzate alla verifica della loro conformità alle norme comunitarie. È anche in forte espansione il settore del catering e della ristorazione biologica; ogni anno un numero sempre maggiore di ristoranti e bar servono prodotti biologici. I governi nazionali incoraggiano inoltre l’uso di prodotti biologici nelle mense pubbliche ed è in aumento il numero delle mense scolastiche che somministrano prodotti biologici.

2.2.b Come vendere il prodotto da agricoltura biologica La filiera produttiva agrobiologica rappresenta un tipico settore orientato dal consumatore, il quale richiede trasparenza e controllo in tutte le fasi del processo produttivo/distributivo. Uno slogan ricorrente è: comprare locale, biologico e in fiera22. La tracciabilità e la trasparenza rappresentano delle preziose chiavi di marketing per le produzioni biologiche. L’Unione Europea, a partire dalla pubblicazione del Regolamento n° 178/2002, ha stabilito norme precise sull’adozione dei sistemi di tracciabilità, che dal 2005 sono divenute obbligatorie anche per le aziende agricole. Il marketing delle produzioni agroalimentari “tracciate” è caratterizzato dalla diffusione di informazioni sul processo stesso, dalla efficiente comunicazione dei dati sulla tracciabilità e da ogni altra informazione sull’origine del prodotto. Tutte queste informazioni vengono registrate in un sistema informatico sulla produzione, disponibile per i consumatori. Tutto questo fornisce un elevato valore aggiunto ai prodotti ed apre nuove prospettive di marketing. 22 Nadia El-Hage Scialabba (Food and Agriculture Organization delle Nazioni

Unite), Global Trends in Organic Agriculture Markets and Countries’ demand for FAO assistance, Atti della Tavola rotonda internazionale “Organic Agriculture and Market Linkages”, organizzata dalla FAO e dall’IFOAM, Roma, Novembre 2005.

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Le potenzialità sono enormi, in considerazione dell’immagine e del valore rappresentato dalla disponibilita per ogni prodotto di una completa e trasparente documentazione di riferimento. Lo strumento tecnologico utilizzato per consentire un’agevole fruizione del servizio è generalmente un portale di Internet navigabile attraverso un normale browser (tipo Explorer, Netscape, ecc.), che consente al consumatore di acquisire tutte le informazioni desiderate semplicemente digitando sulla tastiera un codice riportato in etichetta. Questo dà all’utente la sensazione di essere presente “virtualmente” all’interno dell’azienda, potendo controllare anche in che modo è stato prodotto l’alimento che si ritrova sulla tavola.

Immagine 7: esempio di portale Internet sulla tracciabilità

delle produzioni biologiche

Nell’agricoltura pre-industriale la vendita dei prodotti agricoli era basata sul contatto diretto tra produttore e consumatore, il quale conosceva sempre la provenienza degli alimenti. La globalizzazione dei mercati ha creato invece una distanza enorme, sia fisica che mentale. Ultimamente si è tentato di ridurre questa distanza attraverso la tracciabilità di filiera, che utilizzando anche di strumenti informatici consente al consumatore di conoscere tutti i passaggi intermedi e di risalire al produttore. Anche le azioni di marketing sono notevolmente cambiate nel corso degli anni. Il 20° secolo si è caratterizzato per il grande successo delle produzioni di massa, con lo scopo di vendere

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lo stesso prodotto al più alto numero di consumatori. Adesso è il momento delle personalizzazioni, dei “prodotti fatti solo per te”, che anche se vengono in realtà prodotti su larga scala possono subire con l’aiuto delle nuove tecnologie personalizzazioni basate sulle esigenze individuali. Il trend attuale è per il marketing “one-to-one”, che ha l’obiettivo di vendere di più (anche più prodotti) ad un singolo acquirente. Il direct marketing, la vendita diretta dei prodotti agricoli, ha avuto un forte impulso con la diffusione dell’informatica. Un metodo di vendita millenario grazie alle nuove tecniche dell’informazione, ed in particolare ad Internet ed alla diffusione del web, ha consentito di fare acquisti direttamente da casa. L’uso di Internet è diventato anche fondamentale nello stabilire contatti diretti tra partners commerciali (B2B = Business to Business), nel procurare contratti e nella logistica. Fare web-marketing vuol dire personalizzare prodotti, servizi e prezzi. Il punto è: soddisfare le richieste individuali al più basso prezzo possibile, grazie ai grossi volumi di merce movimentata. Con l’E-commerce i rapporti diretti di vendita avvengono attraverso il computer e con l’ausilio di particolari software che assicurano la conclusione delle transazioni. La difficoltà maggiore è rappresentata dalla consegna del prodotto a casa dell’acquirente, che può risultare costosa, anche in termini logistici. In linea di massima va però considerato che l’utilizzo degli strumenti di marketing alternativo spesso ha portato ad una riduzione dei prezzi al consumo e ad un incremento dei guadagni dell’agricoltore. Senza considerare il grande vantaggio che si offre al consumatore di conoscere con precisione l’azienda di produzione. C’è chiaramente una una grande differenza qualitativa tra i sistemi di marketing diretto e quelli anonimi dei mercato di massa. Il contatto diretto (anche se attuato in maniera “virtuale”) produttore-consumatore permette di stabilire forti contatti con i territori di produzione (che magari saranno un giorno anche visitati dal consumatore) e consente di comprendere meglio cos’è il metodo di produzione biologico.

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Immagine 8: esempio di E-commerce: www.eurorganicshop.com In tutto il mondo il movimento del biologico ha registrato un grande interesse dei consumatori per questi nuovi sistemi di vendita diretta. Sono in corso molte sperimentazioni, in alcuni casi supportate dai governi nazionali. L’IFOAM supporta queste iniziative, sviluppando nuovi strumenti e scambi di esperienza23.

23 Cristina Grandi (IFOAM Liaison Office to FAO), Alternative Markets for

Organic Product, Atti della Tavola rotunda internazionale “Organic Agriculture and Market Linkages”, organizzata dalla FAO e dall’IFOAM, Roma, Novembre 2005.

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CAPITOLO 3. ALLEVAMENTO BIOLOGICO DEI SUINI L’allevamento in un’azienda agricola è strategico ai fini della gestione biologica delle produzioni, le quali si basano sui principi dell’estensivizzazione e del legame imprescindibile tra animali e terra (è pertanto, ovviamente, vietato l’allevamento senza terra). Ricreare il rapporto terra-allevamento-terra è uno degli obiettivi che l’agricolture biologico deve porsi: l’allevamento dipende dalla terra per l’alimentazione e la terra dipende dall’allevamento per l’apporto di sostanza organica, indispensabile al mantenimento ed all’incremento della fertilità. Ogni azienda zootecnica deve quindi disporre di un’area a pascolo, nella quale gli animali possano liberamente muoversi, con una densità limitata (definita per legge), tale da consentire una corretta gestione sia delle coltivazioni che degli allevamenti. In questo modo tutte le forme di inquinamento vengono ad essere limitate, in particolare quelle del suolo, dei corsi d’acqua e delle falde freatiche. La consistenza del patrimonio zootecnico dipenderà dalla superficie disponibile, in modo da evitare i problemi legati al sovraffollamento e consentire un corretto spargimento delle deiezioni animali, senza arrecare danni all'ambiente. Nell'agricoltura biologica, tutti gli animali appartenenti ad una stessa unità di produzione devono essere allevati nel rispetto delle norme comunitarie. È quindi ammessa nell'azienda la presenza di animali non allevati con il metodo biologico, a condizione che questa avvenga in un'unità distinta, provvista di stalle e pascoli nettamente separati e che si tratti di animali di specie diversa. Previa autorizzazione dell'organismo o dell'autorità di controllo, è però possibile che gli animali allevati con il metodo convenzionale possano utilizzare, ogni anno per un periodo limitato di tempo, il pascolo di unità condotte con il metodo biologico, purché: gli animali provengano da allevamenti estensivi e nessun altro animale allevato con il metodo biologico sia presente sullo stesso pascolo nello stesso periodo. Le produzioni animali devono contribuire all'equilibrio dei sistemi di produzione agricola rispondendo alle esigenze di elementi nutritivi delle colture e migliorando la sostanza organica del suolo. Esse contribuiscono in tal modo a creare ed a mantenere rapporti di complementarità fra terra e vegetale, vegetale e animale, animale e terra. Impiegando risorse naturali rinnovabili (deiezioni zootecniche, colture di leguminose, colture foraggere), il binomio terra-allevamento e i sistemi di pascolo consentono la salvaguardia e il miglioramento della

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fertilità del suolo a lungo termine e contribuiscono allo sviluppo di un'agricoltura sostenibile. Nel valutare l’opportunità di passare al metodo di allevamento biologico, i produttori dovranno considerare preventivamente sia il rapporto con il fattore terra che le richieste del mercato. Andranno infatti valutate contemporaneamente sia le problematiche tecniche (scelta delle razze autoctone, numero massimo di capi per ettaro, ecc.) che le nuove opportunità commerciali (individuazione nuovo target, marchio, ecc.). In questo manuale verranno spesso utilizzati I seguenti acronimi: MPB – Metodo di Produzione Biologico. Inteso come quel metodo di produzione agricolo conforme alle norme comunitarie che disciplinano sia la produzione vegetale che quella animale; AB – Agricoltura Biologica.

3.1 Produzione Prima di ogni altra cosa vanno scelte le razze ed i tipi genetici da allevare. Anche se la normativa vigente non fissa regole precise, vanno comunque preferite alle razze ibride quelle autoctone, che meglio si adattano all’allevamento biologico. Esse sono state infatti selezionate nel tempo tra quelle che meglio si adattano alle caratteristiche dei vari territori, creando minori problematiche igienico-sanitarie e garantendo produzioni migliori. Nel registro dei tipi genetici autoctoni in Italia esistono divisioni distinte per leseguenti razze: Cinta senese, Mora Romagnola, Nero siciliano, Casertana, Calabrese. Tra le più interessanti esperienze italiane di allevamento biologico del suino segnaliamo quella del Bio-distretto Cilento, nella provincia di Salerno, dove un gruppo di allevatori in collaborazione con l’AIAB Campania ha avviato la riconversione in biologico del maiale nero (razza Casertana o Pelatella), tipo genetico antichissimo (rappresentato in molte sculture e affreschi di epoca romana), a rischio di estinzione. Si tratta certamente di una delle razze italiane più precoci, in grado di produrre ingenti quantità di grasso, che all’età di un anno può arrivare a pesare oltre 150 kg. È una razza rustica, ottima pascolatrice, frugale e precoce, possiede tutte le caratteristiche per essere allevata all'aperto. La prolificità è limitata, con una media di 4-6 suinetti per parto ed un massimo di 10.

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Immagine 9: maiale nero allevato nel Bio-distretto Cilento (Italia)

Riguardo al metodo di gestione dell’allevamento suinicolo valgono le regole generali fissate dalla legislazione comunitaria. È quindi vietata la pratica sistematica di operazioni quali l'applicazione di anello al naso dei suini, la recisione della coda ed ogni altro intervento mutilante a fini non terapeutici. Alcune di queste operazioni possono tuttavia essere autorizzate dall'autorità o dall'organismo di controllo per motivi di sicurezza o al fine di migliorare la salute, il benessere o l'igiene degli animali (Reg. CE 1804/99). Tali operazioni devono essere effettuate sotto la responsabilità del veterinario aziendale, riducendo al minimo ogni sofferenza per gli animali. Va comunque detto che secondo i decreti italiani di attuazione della normativa comunitaria, sono ammesse solo la cauterizzazione dell’abbozzo corneale al di sotto delle tre settimane di vita e la castrazione prima del raggiungimento della maturità sessuale. Il benessere degli animali va assumendo sempre più rilievo nelle prassi zootecniche europee; per quanto riguarda il biologico il Reg. CE n° 834/2007 detta norme precise circa la libertà di movimento ed il tipo di stabulazione da adottare. In particolare viene vietata la

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stabulazione fissa (tranne alcune eccezioni valide solo per le aziende più piccole che non superano i 18 UBA) e si dispone che tutti gli animali possano accedere a pascoli od a parchetti esterni, anche parzialmente coperti. A causa degli alti costi necessari per costruire stalle conformi alla regolamentazione bio, viene stabilita una deroga che consente di continuare ad usare fino al 31 dicembre 2010 (previa autorizzazione dell’Ente di certificazione) i manufatti non rispondenti pienamente alla normativa ma costruiti prima del 24 agosto 2000. In questo caso vanno ancor di più assicurati adeguati esercizi degli animali all’esterno ed una loro cura particolare. Entro il 2010 l’operatore si deve impegnare a provvedere all’adeguamento delle stalle. Il bestiame deve essere tenuto in gruppi omogenei, il cui numero dipende dalla stazza degli animali e dalle loro esigenze naturali. L’isolamento dei maschi è consentito esclusivamente per motivi gestionali e di sicurezza. Gli animali devono essere liberi di andare liberamente alla luce ed all’aria aperta. Il numero di capi allevabile è legato alla superficie aziendale sulla quale andranno smaltite le deiezioni, questo allo scopo di evitare l’inquinamento del terreno e delle falde sotterranee. Non possono essere superati i 2 UBA (Unità Bestiame Adulto) per ettaro ed il limite massimo di azoto apportabile annualmente su di 1 ettaro di SAU (Superficie Agricola Utilizzabile) è di 170 kg. Ove necessario la densità di stabulazione prevista dalla regolamentazione comunitaria può essere ridotta a causa di: • Caratteristiche del suolo • Utilizzazione di altri fertilizzanti azotati • Grande disponibilità nei suoli di azoto per le coltivazioni • coltivazioni che richiedono limitate quantità di azoto • cause diverse che richiedono una somministrazione di azoto

inferiore a quella prevista (limite massimo) dalle tabelle ufficiali. È sempre possibile stipulare accordi per lo smaltimento delle deiezioni animali con altre aziende biologiche che, ad esempio, dispongano di molto terreno e pochi capi allevati. In questo caso il limite massimo di 170 Kg di azoto per ettaro per anno deve essere calcolato sulla base anche della SAU messa a disposizione dalle aziende cooperanti. Nel caso dei suini il numero dei capi corrispondente a 170 Kg di azoto per ettaro per anno sono i seguenti: N° 74 Suinetti; N° 6,5 Scrofe riproduttrici; N°14 Suini da ingrasso; N°14 Altri suini.

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Va precisato che questi calcoli si riferiscono esclusivamente alla determinazione del numero Massimo di capi allevabili per ettaro senza superare il limite dei 170 kg di azoto: in ogni caso va garantito il rispetto delle esigenze degli animali (ad es. libertà di movimento e comodità), come specificato nel paragrafo seguente. Il metodo di gestione degli allevamenti deve essere comunque il più naturale possibile, a cominciare dalla riproduzione che deve essere preferibilmente naturale, anche se è consentita l’inseminazione artificiale, senza ricorrere però all’uso di sostanze artificiali, in quanto può in alcuni casi ridurre il rischio di malattie veneree ed altre infezioni. Sono invece espressamente vietate altre forme di riproduzione artificiale o assistita (ad es. il trapianto di embrioni). 3.2 Strutture di allevamento 3.2.a Stabulazione/ricoveri Le porcilaie devono garantire innanzitutto condizioni di temperatura accettabili. Essa influisce infatti in modo decisivo sul benessere degli animali e sulla loro produttività (ad es. i colpi di calore possono determinare un forte abbattimento o, nei casi più gravi, la morte del suino). Pertanto nel biologico particolare attenzione va riposta nella determinazione delle caratteristiche dei ricoveri degli animali, delle strutture e dello spazio minimo per capo. Deve essere garantita una buona coibentazione, ventilazione ed illuminazione naturale. Il benessere termico degli animali viene normalmente identificato con la “zona di neutralità termica”, cioè quello stato in cui l’animale non esprime preferenza nè per un ambiente più caldo, nè per uno più freddo di quello reale. Questa zona corrisponde anche a quella del più alto rendimento produttivo. Superata la temperatura critica, se l’animale non riesce ad attivare sufficienti processi di abbassamento del calore (ad es. aumento del ritmo respiratorio) o non si provvede con mezzi esterni (docce con acqua micronizzata, pozze d’acqua, ecc.), si avrà un calo dell’attività di alimentazione e, susseguentemente, del rendimento dell’animale. Per contro, se la temperatura scende sotto il livello critico, il metabolismo dell’animale riserverà parte delle sostanze assimilate alla conservazione della temperatura corporea, ed anche in questo caso caleranno benessere e rendimento dell’animale. Va comunque evidenziato che la “zona di neutralità termica” non è determinata solo dalla temperatura ambientale, ma anche dall’umidità relativa, dalla velocità del vento, dal tipo di suolo/pavimento, dalla copertura della porcilaia, ecc.. Di conseguenza la temperatura all’interno degli edifici dovrebbe essere tenuta sotto controllo attraverso l’uso di materiali isolanti, riflettenti, ecc., garantendo le seguenti condizioni:

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a) Sala parto: Creazione di un macro-clima con temperatura tra 17 e 20ºC Creazione di un micro-clima con temperatura di 30º C (necessario per i suinetti) Umidità relativa compresa tra 60 e 80 % Velocità dell’aria inferiore o uguale a 0.2 m/s Intensità della luce compresa tra 50 e 150 lux b) Sala svezzamento: qui i suinetti raggiungono un peso approssimativo di 20 kg, che può arrivare fino a 35 Kg. Temperatura: da 22 a 26º C Umidità relativa compresa tra 60 e 80 % Velocità dell’aria inferiore o uguale a 0.2 m/s Intensità della luce compresa tra 10 e 20 lux c) Zona dell’ingrasso: Animali compresi tra i 25 ed i 100 Kg normalmente hanno bisogno: Umidità relativa compresa tra 60 e 80 % Velocità dell’aria inferiore o uguale a 0.2 m/s Intensità della luce di 10 lux Tabella 8: Rapporto tra tipo di pavimentazione e temperatura necessaria

20 Kg 45 Kg 60 Kg

Pavimento grigliato 23º C 20º C 18º C Pavimento parzialmente grigliato 22º C 19º C 17º C

Letto di paglia 20º C 17º C 16º C In ogni caso la normativa comunitaria prevede che le condizioni degli alloggi debbano garantire il rispetto delle esigenze degli animali (ad es. libertà di movimento e comodità). Gli alloggi (e gli spazi esterni liberi) devono prevedere zone attrezzate e facilmente raggiungibili per l’alimentazione e l’abbeveraggio. L'isolamento, il riscaldamento e l'aerazione dei locali di stabulazione devono garantire che la circolazione dell'aria, i livelli di polvere, la temperatura, l'umidità relativa dell'aria e la concentrazione di gas siano mantenuti entro limiti non nocivi per gli animali. I locali devono consentire un'abbondante ventilazione e illuminazione naturale. La densità di bestiame nelle stalle deve assicurare il conforto ed il benessere in funzione, in particolare, della specie, della razza e dell'età degli animali. Si terrà conto altresì delle esigenze comportamentali, che dipendono essenzialmente dal sesso e

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dall'entità del gruppo. La densità ottimale sarà quella che garantisce il massimo benessere agli animali, offrendo loro una superficie sufficiente per stare in piedi liberamente, sdraiarsi, girarsi, pulirsi, assumere tutte le posizioni naturali e fare tutti i movimenti naturali, come ad esempio sgranchirsi. Le superfici minime delle stalle e degli spiazzi liberi all'aperto e le altre caratteristiche di stabulazione per le varie specie e categorie di animali sono riportate nel Reg. CE n° 889/2008. Tabella 9: Superfici minime di stabulazione per i suini in biologico

Superfici coperte (superficie netta disponibile per gli animali)

Superfici scoperte (spazzi liberi, esclusi pascoli)

Peso vivo minimo (Kg) m2/per capo m2/per capo

Scrofe in allattamento con suinetti fino a 40 giorni

7,5 per scrofa 2,5

Suini da ingrasso Fino a 50 Fino a 85 Fino a 110

0,8 1,1 1,3

0,6 0,8 1

Suinetti Oltre 40 giorni e fino a 30 kg

0,6 0,4

2,5 per femmina 1,9 Suini da allevamento 6,0 per maschio 8,0

Gli alloggi devono avere un pavimento liscio ma non sdrucciolevole. Almeno metà della superficie del pavimento deve essere continua, coè non fessurata o grigliata. Inoltre per l’Italia il DM del 4.08.2000 “Modalità d’attuazione del regolamento (CE) n. 1804/99, sul metodo delle produzioni animali biologiche” prevede che la superficie a pavimento fessurato non debba superare il 50% di quella minima indicata nell’allegato del regolamento comunitario. E’ infine obbligatoria la predisposizione di una zona di riposo a pavimento pieno, con una lettiera di paglia o di altri materiali naturali. Per i suini è previsto che alle scrofe in gestazione siano assegnati box collettivi con zona di riposo a lettiera nel periodo di attesa del calore e nella prima fase della gestazione. Non è ammesso l’utilizzo di gabbie singole, al fine di facilitare il controllo e l’intervento sugli animali oltre che per limitare l’incidenza di aborti traumatici. Per il settore di svezzamento è vietato altresì l’utilizzo di gabbie. Per la fase finale di ingrasso (circa due mesi per i suini pesanti da salumificio) non è previsto l’obbligo di accesso ai pascoli o ai paddock esterni.

3.2.b Zone di libero movimento Le aree per gli esercizi all’aperto, se necessario, devono offrire sufficiente protezione dalla pioggia, dal vento, dal sole e dalle alte temperature. Questo può essere fatto prevedendo un adeguato numero di alberi, siepi, capanne di paglia, ripari temporanei, ecc.. I

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locali coperti possono essere evitati nelle zone con climi idonei alla vita all’aria aperta degli animali.

Immagine 10: area esterna per gli esercizi dei maiali

La normativa vigente prevede che gli animali debbano poter accedere ai pascoli, agli spiazzi liberi, ai parchetti all’aria aperta ogni qualvolta lo desiderino e le loro condizioni fisiologiche, le condizioni climatiche e lo stato del terreno lo consentano. Gli animali possono essere tenuti lontano dal pascolo quando l’autorità competente emani provvedimenti specifici in occasione di allarmi sanitari. In momenti particolari della loro vita, per esempio nella fase finale della gravidanza o durante la fase finale dell’ingrassamento, i suini possono essere tenuti all’interno dei loro alloggi, che devono soddisfare i bisogni degli animali. Comunque questo periodo non può superare un quinto della loro vita e al massimo può durare tre mesi.

3.3 Alimentazione L’alimentazione gioca un ruolo chiave nell’allevamento del maiale e rappresenta la principale voce di costo, dalla quale dipende la stessa redditività della produzione (fermo restando i principi di rispetto del benessere animale e del divieto di forzare l’alimentazione). È importante somministrare ai suinetti il colostro nelle prime 24 ore di vita, poiché rappresenta la principale fonte energetica e consente lo

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sviluppo degli anticorpi, fondamentali per la prevenzione delle malattie. Nella fase adulta il peso dell’animale è determinato dall’accrescimento del tessuto muscolare. Il grasso accumulato è situato prevalentemente nella zona sottocutanea (circa il 65%), nelle zone intramuscolari, ed intorno ai reni ed all’intestino. I maiali all’ingrasso vengono classificati in base all’età ed al peso. Durante il periodo compreso tra i 25 ed i 60 kg gli animali sviluppano rapidamente tessuti magri ed hanno pertanto maggiore bisogno di lisina ed altri aminoacidi. Nel periodo compreso tra i 60 ed i 100 kg vengono di norma sostenuti il 50-55% dei costi di alimentazione. In questa fase gli animali sono molto più suscettibili alle variazioni di dieta e deve essere riposta particolare attenzione nella determinazione dei programmi di alimentazione, distinguendoli tra dieta invernale ed estiva, e per sesso, al fine di ottimizzarne la resa economica. Durante il periodo di allattamento l’alimentazione delle scrofe dipende da quanto si vuol far durare il periodo di svezzamento dei suinetti. In questo periodo bisognerà lasciare agli animali maggiore libertà di accesso al cibo, allo scopo di aumentare la produzione di latte. I suini maschi possono essere alimentati in modo simile alle scrofe, va però limitata l’assunzione di cibi particolarmente energetici, al fine di ridurre l’ingrassamento eccessivo. 3.3.a Bisogni degli animali

3.3.a.i Energia È necessario somministrare i mangimi ai suini mirando all’ottimizzazione della loro efficienza, in considerazione anche del fatto che questa voce incide per ca. il 65% sui costi di produzione. Questa razionalizzazione potrà avvenire in modo efficace solo calcolando il potere nutritivo degli alimenti da somministrare ed il reale fabbisogno nutrizionale dei suini nelle diverse fasi di sviluppo. La disponibilità di energia ricavata dall’alimentazione è essenziale per il corretto svolgimento delle funzioni metaboliche, dell’attività cardiovascolare, per il rinnovamento cellulare e dei tessuti, in particolare nel periodo della gestazione e dell’allattamento, oltre che nelle stagioni fredde per innalzare la temperatura corporea. In agricoltura biologica, essendo richiesto l’allevamento all’aperto, il dispendio di energia negli animali è ancora maggiore e, in caso di temperature rigide, si dovranno somministrare ancora più alimenti ad elevato apporto energetico. Per rendere redditiva la produzione occorre quindi calcolare con attenzione tutte le variabili ed ottimizzare la dieta alimentare dei suini.

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3.3.a.ii Proteine Dal punto di vista dell’apporto proteico non esistono grandi differenza tra le esigenze degli allevamenti biologici e quelle degli allevamenti convenzionali. Durante la digestione le proteine vengono demolite in molecole più piccole (quali aminoacidi, peptidi o catene di peptidi). Queste vengono assorbite e, attraverso il sistema sanguigno, accorpate in nuove molecole proteiche, che partecipano al metabolismo ed alla sintesi di nuovi tessuti. Se vi è scarsità di aminoacidi la velocità di accrescimento risulta ridotta, come pure la trasformazione del cibo e l’attività riproduttiva. I legumi ed i sottoprodotti dell’allevamento sono molto ricchi di proteine. La differenza principale tra convenzionale e biologico è rappresentata dal divieto di utilizzo di farine di estrazione ed aminoacidi di sintesi. Gli unici alimenti utilizzabili sono quindi i semi integrali di proteoleaginose, i panelli ed i concentrati proteici provenienti dalla produzione di amidi (ad es. concentrato proteico di patata). È inoltre utilizzabile la farina di pesce, che può risultare particolarmente utile nelle prime fasi di vita dei suini. Particolarmente interessante è l’impiego di alcuni alimenti proteici disponibili anche sul mercato del biologico, quali il pisello proteico ed il lupino.

3.3.a.iii Lipidi Il grasso rappresenta la componente principale del corpo dei suini ed è importante nella composizione della razione alimentare, con varie concentrazioni a seconda degli alimenti. I grassi infatti hanno un elevato potere energetico. Studi hanno dimostrato che se si inseriscono grassi (in percentuale del 3-5%) nella dieta dei suini durante la fase di rifinitura, ne guadagna complessivamente la qualità delle carni che risulterà più appetibile. Bisogna comunque fare attenzione a non aumentare eccessivamente i depositi di grasso negli animali. 3.3.a.iiii Vitamine La funzione delle vitamine è quella di assicurare il normale funzionamento e sviluppo dei tessuti, garantire un buono stato generale di salute ed una buona attività riproduttiva. La vitamina A è essenziale per la vista, la riproduzione, lo sviluppo ed il mantenimento della differenziazione epiteliale e della secrezione mucosa. Nei suini la vitamina A viene immagazzinata nel fegato. La vitamin D agisce sulle mucose intestinali stimolando la formazione di proteine calcio-fissatrici. Queste proteine facilitano il trasporto e l’assorbimento di calcio e magnesio, oltre ad agevolare l’assorbimento di fosforo. La mancanza di vitamina D nei maiali è causa di rachitismo e, negli animali adulti, di osteomalacia.

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Una carenza di vitamina K comporta invece un calo delle performances, un incremento del tasso di mortalità, degenerazione muscolare, necrosi epatica, anemia e danni arteriosi. Questa vitamina è anche essenziale per la coagulazione del sangue. La mancanza di riboflavina comporta disfunzioni riproduttive, sviluppo lento, cataratta, seborrea, vomito ed alopecia. La mancanza della niacina causa invece una riduzione dell'aumento del peso, anoressia, vomito, secchezza della pelle, dermatite, perdita dei peli, diarrea, ulcere della bocca, gastrite ulcerativa, infiammazione e necrosi dell'intestino cieco e l'anemia. Una mancanza di acido pantotenico causa lo sviluppo lento, l’anoressia, la diarrea, la pelle secca, l'alopecia, la riduzione delle difese immunitarie ed il movimento irregolare dei quarti posteriori. La mancanza di vitamina B12 rallenta l’incremento ponderale, provoca la perdita di appetito, l'irritabilità, l'ipersensibilità e la perdita di coordinazione dei quarti posteriori. La colina è importante per la funzionalità del sistema nervoso, per la sintesi proteica e l'evoluzione strutturale. 3.3.a.iiiii Minerali I minerali compongono una piccola parte della dieta del maiale e le loro funzioni sono estremamente varie, essendo sia strutturali che regolatrici. Il calcio ed il fosforo sono importanti sia nello sviluppo scheletrico che in quello dei tessuti molli. La mancanza di questi elementi provoca mineralizzazione delle ossa, sviluppo scheletrico ridotto ed inadeguato. Il sodio ed il cloro sono, rispettivamente, i cationi e gli anioni extracellulari principali. Il sodio è responsabile della regolazione osmotica (l'entrata e l'uscita dell’acqua nelle cellule). Poiché il latte della scrofa difetta di ferro, i suinetti appena nati mostrano gli effetti della carenza di tale minerale ed è pertanto necessario somministrare questo minerale nei primissimi giorni di vita. 3.3.a.iiiiii Acqua L'acqua costituisce circa l’80% del peso corporeo di un suinetto appena nato, per scendere poi a valori intorno al 50% nei maiali pronti per il macello. Sicuramente si tratta della sostanza nutritiva più economica. Quando c’è una ridotta assunzione di acqua, diminuisce anche l'ingestione di cibo, lo sviluppo dell’animale rallenta, l'efficienza dell'alimentazione diminuisce e, nelle scrofe in allattamento, si verifica una riduzione nella produzione di latte. L'acqua agevola inoltre parecchie funzioni fisiologiche degli animali: regolazione della temperatura corporea, trasporto di elementi nutritivi, processi metabolici e produzione di latte. Ci sono tre fonti di acqua per i maiali: l'acqua potabile, l'acqua tratta dagli alimenti (10 - 12%) e l'acqua prodotta tramite i processi metabolici di ossidazione, conosciuta

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anche come acqua metabolica. L'acqua viene persa pricipalmente attraverso l’urina, le feci e la respirazione (evaporazione). La perdita nell’urina varia a seconda della funzionalità del rene: questo regola il volume e la composizione dei fluidi fisiologici, secernendo più o meno acqua. Il fabbisogno di acqua dipende da molti fattori. Quando i maiali hanno la diarrea, quando il consumo di sale o la temperatura aumentano, quando le scrofe sono in gravidanza o in lattazione, necessitano di maggiori quantità di acqua. È importante controllare periodicamente la qualità dell'acqua. Quando vengono apportati al terreno grossi quantitativi di fertilizzanti, o le falde freatiche sono inquinate possono sicuramente esserci problemi collegati all’assunzione di acqua inquinata. È necessario verificare con attenzione oltre che la qualità anche la quantità di acqua assunta dagli animali, soprattutto in caso di acqua ricca di sali. Ciò perché i solfati, che hanno un effetto lassativo, possono causare la diarrea, perdita del peso, così come diminuzione dell’efficienza e presenza di nitrati nel prodotto finale. 3.3.b. Alimentazione in biologico Nel biologico l'alimentazione è finalizzata all’ottenimento di produzioni di qualità piuttosto che alla massimizzazione della produzione stessa, rispettando nel contempo le esigenze nutrizionali degli animali nei vari stadi fisiologici. I sistemi di allevamento devono basarsi in massima parte sul pascolo, tenuto conto della loro disponibilità nei vari periodi dell'anno. Almeno il 60 % della materia secca di cui è composta la razione giornaliera deve essere costituito da foraggi freschi, essiccati o insilati. Le pratiche di ingrasso sono autorizzate nella misura in cui siano reversibili in qualsiasi stadio dell'allevamento. È vietata l'alimentazione forzata. Gli animali devono essere alimentati con alimenti biologici. Inoltre gli animali devono essere allevati in conformità alle norme comunitarie, con alimenti prodotti dall'unità aziendale o, qualora ciò non sia possibile, con alimenti provenienti da altre unità o imprese inserite nel regime comunitario del biologico. L'alimentazione di base dei suinetti è il latte naturale, di preferenza quello materno, per un periodo minimo di 40 giorni. Fermo restando il rispetto delle norme viste in precedenza, è consentita la pratica della transumanza (spostamento estivo degli animali nei pascoli montani). È consentito l’uso in quantità limitate di alimenti convenzionali, qualora gli allevatori possano dimostrare all’Autorità nazionale o all’organismo di controllo di non essere in grado di procurarsi alimenti ottenuti con il metodo di produzione biologico. La percentuale massima annua autorizzabile di alimenti convenzionali è la seguente:

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15% durante il periodo che va dal 25 agosto 2005 al 31 Dicembre 2007; 10% durante il periodo che va dal 1° gennaio 2008 al 31 Dicembre 2009; 5% nel periodo che va dal 1° gennaio 2010 al 31 dicembre 2011. Queste percentuali sono calcolate annualmente in rapporto alla sostanza secca degli alimenti di origine Agricola. La percentuale massima autorizzata di alimenti convenzionali nella razione giornaliera, fatta eccezione per i periodi di transumanza, è pari al 25 %, calcolata in percentuale di sostanza secca. Nei casi di perdita della produzione foraggiera, di focolai di malattie infettive, di contaminazione ad opera di sostanze tossiche o in seguito a incendi, le autorità competenti degli Stati membri possono però autorizzare, per un periodo di tempo limitato e per una zona determinata, una percentuale più alta di mangimi convenzionali sempreché tale autorizzazione sia giustificata.In questo caso gli Stati membri si informano reciprocamente e informano la Commissione in merito alle deroghe concesse. Anche se i maiali sono monogastrici e non ruminanti, presentano un’eccellente capacità di pascolo, specialmente gli animali adulti che, a causa della loro fisiologia digestiva, hanno una grande capacità di ingestione e minore fabbisogno energetico rispetto ai suinetti. I suini adulti mostrano una migliore capacità di soddisfare i propri fabbisogni alimentari attraverso l’ingestione di foraggio che, in particolare nel periodo dell’allattamento, può portare all’abbattimento del 50% dei costi alimentari. Nella fase di ingrasso questa riduzione scende al 3-10%. I pascoli destinati all’alimentazione dei suini dovrebbero essere giovani, teneri, ricchi di proteine e poveri di fibra. Dovrebbero quindi essere costituiti da leguminose (erba medica, trifoglio) e graminacee (segale, frumento, orzo, ecc.). Con il pascolo, inserito in una rotazione colturale, è possible soddisfare contemporaneamente sia l’esigenza alimentare che quella motoria degli animali. Esiste solo un maggiore rischio di attacchi da parte di parassiti interni. 3.3.c. Alimentazione delle scrofe nelle fasi di gestazione ed

allattamento. L’alimentazione delle scrofe gravide e durante l’allattamento è un fattore decisivo per l’ottenimento di suinetti resistenti da svezzare in almeno 40 giorni. 3.3.c.i Scrofe nella fase di gestazione Durante questo periodo vanno considerati due aspetti molto importanti: la necessità di provvedere alla somministrazione di

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alimenti in quantità tale da soddisfare le esigenze della scrofa e della prole ed evitare il degrado fisico dell’animale al termine del parto. Per questo l’alimentazione va limitata nel periodo di gestazione, contenendo l’incremento di peso eccessivo, che può causare problemi nelle fasi del parto e dell’allattamento. Nei primi 100 giorni di gestazione devono essere garantiti almeno 2 kg di razione al giorno per ciascun animale. Razione che negli ultimi 14 giorni andrebbe aumentata a 3 kg. Infatti in questo periodo finale della gestazione i suinetti fanno registrare un elevato sviluppo che va supportato con l’incremento della razione alimentare della scrofa al fine di preservare il suo stato di salute. Va inoltre abituata la scrofa ad aumentare l’assunzione di cibo (particolarmente delle proteine) in vista del lungo periodo dell’allattamento. Una scarsa alimentazione in questa fase può comportare il deperimento fisico della scrofa e dei suinetti. L’eccesso opposto può invece aumentare il tasso di mortalità embrionale, scompensi nel periodo dell’allattamento con susseguente perdita di peso e produzione di latte scarso e di bassa qualità. Inoltre, se la scrofa aumenta eccessivamente di peso, possono insorgere complicanze durante il parto, predisposizione allo sforzo (calore) ed aumento delle infezioni mammarie. A causa della notevole capacità di ritenzione idrica, la polpa di barbabietola può essere incorporata nella dieta delle scrofe per provocare la distensione nel tratto intestinale, inducento negli animali una sensazione di sazietà. La somministrazione di foraggio anche se provoca soddisfazione nell’animale, comporta l'assorbimento di molta energia. È inoltre possibile aumentare la sensazione di sazietà includendo nella dieta delle scrofe in gestazione fibra per circa il 20%. Comunque l'acqua deve anche essere fornita nella quantità sufficiente: la razione/giorno è di 3 L/kg a 9-12ºC. 3.3.c.ii Scrofe nella fase di allattamento Il giorno del parto va somministrato alla scrofa 1.5 Kg di alimento, provvedendo in seguito ad aumentare questo quantitativo di 1 Kg al giorno fino al quinto giorno. Da quel momento in poi, dovrebbe essere alimentata ad libitum. Una dieta carente in questa fase potrebbe condurre ad una diminuzione nella produzione di latte, alla perdita di peso, all’incremento dell’intervallo tra lo svezzamento e l'estro ed un più alto tasso di mortalità embrionale iniziale nella gestazione successiva. Quando i suinetti sono svezzati, le scrofe dovrebbero essere disposte vicino ai verri ed il loro consumo quotidiano di alimento dovrebbe essere adeguato ad una razione/scrofa/giorno di circa 3 chilogrammi.

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3.3.d. Mangimi utilizzabili nel biologico La razione alimentare giornaliera dei suini deve includere per legge anche foraggi freschi, essiccati o insilati. Questo obbligo di legge deriva probabilmente da preoccupazioni di tipo dietetico (buon funzionamento dell’intestino), comportamentale (il suino brado ama mangiare l’erba), nutrizionale (apporto di caroteni, vitamine, Sali minerali). L’uso del foraggio agisce inoltre favorevolmente nella prevenzione delle mastiti e nelle infiammazioni dell’utero, agisce da coadiuvante nelle terapie contro le diarree acute o croniche dei suinetti e nella riduzione delle stereotipie delle scrofe. L’insilato di erba medica e cereali, correttamente integrato con altri concentrati, ha un grande potenziale produttivo ed economico se inserito nella dieta dei suini. Possono essere utilizzati per i mangimi i soli integratori e materie prime elencate nell’Allegato del Reg. CE 889/2008. Vediamole di seguto. Materie di origine vegetale per mangimi - Cereali, granaglie, loro prodotti e sottoprodotti. Sono incluse

nella categoria unicamente le seguenti sostanze: avena sotto forma di grani, fiocchi, cruschello e crusca; orzo sottoforma di grani, proteine e farinetta; riso sotto forma di panello di germe; miglio sotto forma di grani; segale sotto forma di grani e farinetta; sorgo sotto forma di grani; frumento sotto forma di grani, farinetta, crusca, farina glutinata, glutine e germe; spelata sotto forma di grani; triticale sotto forma di grani; granturco sotto forma di grani, crusca, farinetta, panello di germe e glutine; radichette di malto; borlande (trebbie) di birreria.

- Semi oleosi, frutti oleosi, loro prodotti e sottoprodotti. Sono incluse nella categoria unicamente le seguenti sostanze: semi di colza sotto forma di semi, panello e buccette; semi di soia sotto forma di semi, semi tostati, panello e buccette; semi di girasole sotto forma di semi e panello; cotone sotto forma di semi e panelli; semi di lino sotto forma di semi e panelli; semi di sesamo sotto forma di panello; palmisti sotto forma di panelli; semi di zucca sotto forma di panello; olive, sansa di oliva; oli vegetali (ottenuti per estrazione fisica).

- Semi di leguminose, loro prodotti e sottoprodotti. Sono incluse nella categoria unicamente le seguenti sostanze: ceci sotto forma di semi, cruschetta e crusca; vecciolo sotto forma di semi, cruschetta e crusca; cicerchia sotto forma di semi sottoposti a trattamento termico, cruschetta e crusca; piselli sotto forma di semi, cruschetta e crusca; fave da orto sotto forma di semi, cruschetta e crusca; fave e favette sotto forma di semi,

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cruschetta e crusca, veccia sotto forma di semi, cruschetta e crusca e lupini sotto forma di semi, cruschetta e crusca.

- Tuberi, radici, loro prodotti e sottoprodotti. Sono incluse nella categoria unicamente le seguenti sostanze: polpa di barbabietola da zucchero, patate, patata dolce come tubero, polpa di patate (residuo solido della fecola di patate), fecola di patate, proteina di patate e manioca.

- Altri semi e frutti, loro prodotti e sottoprodotti. Sono incluse nella categoria unicamente le seguenti sostanze: carrube, semi e farina di carrube, zucche, pastazzo di agrumi; mele, melecotogne, pere, pesche, fichi, uva e relativo residuo; castagne, panelli di noci comuni, panelli di nocciole; gusci e panelli di cacao; ghiande.

- Foraggi e foraggi grossolani. Sono incluse nella categoria unicamente le seguenti sostanze: erba medica, farina di erba medica, trifoglio, farina di trifoglio, graminacee (ottenute da piante da foraggio), farina di graminacee, fieno, insilato, paglia di cereali e ortaggi a radice da foraggio.

- Altri vegetali, loro prodotti e sottoprodotti. Sono incluse nella categoria unicamente le seguenti sostanze: melassa, farina di alghe marine (ottenuta con l'essiccazione e la frantumazione delle alghe marine e lavata per ridurre il tenore di iodio), polveri ed estratti vegetali, estratti proteici vegetali (da somministrare esclusivamente ai giovani animali), spezie e aromi.

⇒ Materie di origine animale per mangimi - Latte e prodotti lattiero-caseari. Sono incluse nella categoria

unicamente le seguenti sostanze: latte crudo definito all'articolo 2 della direttiva 92/46/CEE del Consiglio(1), latte in polvere, latte scremato, latte scremato in polvere, latticello, latticello in polvere, siero di latte, siero di latte in polvere, siero di latte in polvere parzialmente delattosato, proteina di siero di latte in polvere (estratta mediante trattamento fisico), caseina inpolvere, lattosio in polvere, cagliata e latte acido.

- Pesci, altri animali marini, loro prodotti e sottoprodotti. Sono incluse nella categoria unicamente le seguenti sostanze: pesce, olio di pesce e olio di fegato di merluzzo non raffinato; autolisati, idrolisati e proteolisati di pesce, di molluschi e di crostacei ottenuti per via enzimatica, sotto forma solubile e non, somministrati esclusivamente ai giovani animali; farina di pesce.

- Uova e ovoprodotti destinati all'alimentazione del pollame, provenienti di preferenza dalla stessa azienda.

⇒ Materie di origine minerale per mangimi Sono incluse nella categoria unicamente le seguenti sostanze:

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- Sodio: sale marino non raffinato salgemma grezzo estratto da giacimenti solfato di sodio carbonato di sodio bicarbonato di sodio cloruro di sodio

- Potassio: cloruro di potassio

- Calcio: litotamnio e maerl conchiglie di animali acquatici (inclusi ossi di seppia) carbonato di calcio lattato di calcio gluconato di calcio

- Fosforo: fosfato bicalcico defluorato fosfato monocalcico defluorato fosfato monosodico fosfato di calcio e di magnesio fosfato di calcio e di sodio

- Magnesio: ossido di magnesio (magnesio anidro) solfato di magnesio cloruro di magnesio carbonato di magnesio fosfato di magnesio

- Zolfo: Solfato di sodio

⇒ Additivi alimentari, alcune sostanze utilizzate nell'alimentazione degli animali di cui alla direttiva 82/471/cee e ausiliari di fabbricazione nei mangimi:

Additivi alimentari Elementi in tracce. Sono incluse nella categoria unicamente le

seguenti sostanze: - E1 Ferro:

carbonato ferroso (II) solfato ferroso (II) monoidrato e/o eptaidrato ossido ferrico (III)

- E2 Iodio: iodato di calcio, anidro iodato di calcio, esaidrato ioduro di sodio

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- E3 Cobalto: solfato di cobalto (II) monoidrato e/o eptaidrato carbonato basico di cobalto (II) monoidrato

- E4 Rame: ossido rameico (II) carbonato basico di rame (II) monoidrato solfato di rame (II) pentaidrato

- E5 Manganese: carbonato manganoso (II) ossido manganoso e ossido manganico solfato manganoso (II) mono e/o tetraidrato

- E6 Zinco: carbonato di zinco ossido di zinco solfato di zinco mono e/o eptaidrato

- E7 Molibdeno: molibdato di ammonio, molibdato di sodio

- E8 Selenio: selenato di sodio selenito di sodio.

Vitamine, provitamine e sostanze di effetto analogo chimicamente ben definite. Sono incluse nella categoria unicamente le seguenti sostanze: - vitamine autorizzate ai sensi della direttiva 70/524/CEE del

Consiglio(1): preferibilmente derivate da materie prime naturalmente

presenti nei mangimi, o vitamine di sintesi identiche alle vitamine naturali soltanto

per gli animali monogastrici. Enzimi. Sono incluse nella categoria unicamente le seguenti

sostanze: - gli enzimi autorizzati ai sensi della direttiva 70/524/CEE.

Microrganismi. Sono incluse nella categoria unicamente i seguenti microrganismi: - i microrganismi autorizzati ai sensi della direttiva 70/524/CEE.

Conservanti. Sono incluse nella categoria unicamente le seguenti sostanze: E 200 Acido sorbico E 236 Acido formico E 260 Acido acetico E 270 Acido lattico E 280 Acido propionico

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E 330 Acido citrico. L'impiego di acido lattico, formico, propionico e acetico per la produzione di insilati è autorizzato soltanto quando le condizioni meteorologiche non consentono una fermentazione sufficiente.

Agenti leganti, antiagglomeranti e coagulanti. Sono incluse nella categoria unicamente le seguenti sostanze: E 470 Stearato di calcio di origine naturale E 551b Silice colloidale E 551c Kieselgur E 558 Bentonite E 559 Argilla caolinitica E 560 Miscele naturali di steatiti e di clorite E 561 Vermiculite E 562 Sepiolite E 599 Perlite.

Sostanze antiossidanti. Sono incluse nella categoria unicamente le seguenti sostanze: - E 306 Estratti d'origine naturale ricchi di tocoferolo.

Additivi per insilati. Sono incluse nella categoria unicamente le seguenti sostanze: - A decorrere dal 19 ottobre 2004, gli enzimi, i lieviti e i batteri

autorizzati dal regolamento (CE) n. 1831/2003 sugli additivi nell'alimentazione animale.

Alcuni prodotti utilizzati nell'alimentazione animale Sono inclusi nella categoria unicamente i seguenti prodotti:

- lieviti di birra. Ausiliari di fabbricazione utilizzati per i mangimi Ausiliari di fabbricazione di insilati. Sono incluse nella categoria unicamente le seguenti sostanze: sale marino, salgemma grezzo estratto da giacimenti, siero di latte, zucchero, polpa di barbabietola da zucchero, farina di cereali e melassa.

Infine ricordiamo che non può essere usato nell’alimentazione animale alcun antibiotico, anticoccidico, medicinale, promotore dello sviluppo o qualsiasi altra sostanza che stimoli lo sviluppo o la produzione. Tutta la razione alimentare deve essere esente da sostanze medicali sintetiche. È completamente vietato l’uso di alimenti contenenti OGM.

3.4. Igiene e salute Gli animali che vivono nelle aziende biologiche in ottime condizioni, senza stress, sviluppano normalmente un forte sistema immunitario.

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La prevenzione costituisce sicuramente l’aspetto più importante del lavoro medico-veterinario e si fonda sui principi di seguito riportati. Scelta attenta delle razze e dei tipi genetici da allevare, basata sulla loro adattabilità alle specifiche condizioni ambientali, la loro vitalità e resistenza naturale alle malattie, l’assenza di predisposizioni a malattie specifiche o problemi di salute (sindrome da stress, aborto spontaneo, ecc.). Vanno preferite le razze autoctone che meglio si adattano all’allevamento biologico ed alle caratteristiche dei vari territori, creando minori problematiche igienico-sanitarie e garantendo produzioni tipiche di qualità. Vanno applicate tecniche di allevamento adeguate alle esigenze di ciascuna specie, che stimolino un’elevata resistenza alle malattie ed evitino le infezioni; gli allevamenti all’aperto sono preferibili. Alimentazione equilibrata con uso di alimenti di alta qualità, abbinato a movimento fisico regolare ed all’accesso ai pascoli, in modo tale da stimolare le difese immunitarie degli animali. Adeguata densità degli allevamenti, in modo da evitare sovraffollamento e conseguenti problematiche di ordine sanitario. Se nonostante queste misure preventive un animale dovesse ammalarsi o ferirsi gli dovranno essere prestate tutte le cure necessarie per mantenerlo in vita e, se necessario, andrà isolato in appositi locali. Le cure dovranno essere il più naturale possible, ma l’obiettivo prioritario deve essere quello di ridurre le sofferenze e salvare l’animale. L’uso di medicinali veterinari nell’agricoltura biologica deve essere conforme ai seguenti principi: • possono essere utilizzati esclusivamente i prodotti elencati nel

regolamento comunitario; • è raccomandato l’uso di prodotti fitoterapici, omeopatici,

oligoelementi e di altri prodotti riportati nell’allegato del Reg. CE n. 889/2008, al posto di antibiotici e medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica; purchè abbiano efficacia terapeutica per la specie animale e ben rispondano alle circostanze che hanno richiesto la cura;

• qualora l’uso dei suddetti rimedi non risultasse efficace ed il ricorso ad altro tipo di cura risultasse decisivo per evitare sofferenze o disagi agli animali, possono essere utilizzati antibiotici o medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica, sotto la responsabilità ed il controllo rigoroso di un veterinario;

• è vietato l’uso preventive di antibiotici e medicinali allopatici;

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• è vietato l’uso di sostanze destinate a stimolare la crescita o la produzione (compresi antibiotici, coccidiostatici ed altri stimolanti artificiali della crescita);

• è vietato l’impiego di ormoni o sostanze analoghe destinate a controllare la riproduzione (ad es. Al fine di indurre o sincronizzare gli estri) o ad altri scopi. Tuttavia possono essere somministrati ormoni a singoli animali nell’ambito di trattamenti terapeutici veterinari;

• sono autorizzate le cure veterinarie degli animali, nonché i trattamenti degli edifici, delle attrezzature e dei locali, qualora siano prescritti dalla normativa nazionale o comunitaria; compreso l'impiego di sostanze immunologiche ad uso veterinario se è riconosciuta la presenza di malattie nella zona in cui è situata l'unità di produzione.

Qualora debbano essere impiegati medicinali veterinari è necessario effettuare le seguenti specificazioni: il tipo di prodotto (indicando anche i principi attivi in esso contenuti); il dettaglio della diagnosi; la posologia; il metodo di somministrazione; la durata del trattamento; il tempo di sospensione stabilito dalla legge. Queste informazioni devono essere dichiarate all'autorità o all'organismo di controllo prima che gli animali o i prodotti animali siano commercializzati con la denominazione biologica. Gli animali trattati devono essere chiaramente identificati, singolarmente per il bestiame di grandi dimensioni; singolarmente o a grupi per il pollame e il bestiame di piccole dimensioni. Il tempo di sospensione tra l'ultima somministrazione di medicinali veterinari allopatici ad un animale in condizioni normali di utilizzazione e la produzione di derrate alimentari ottenuta con metodi biologici da detti animali deve essere di durata doppia rispetto a quello stabilito dalla legge o, qualora tale tempo non sia precisato, di 48 ore. Ad eccezione delle vaccinazioni, delle cure antiparassitarie e dei piani obbligatori di eradicazione attuati negli Stati membri, nel caso in cui un animale o un gruppo di animali sia sottoposto a più di due o massimo tre cicli di trattamenti con medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica o antibiotici in un anno (o a più di un ciclo di trattamenti se la sua vita produttiva è inferiore a un anno), gli animali interessati o i prodotti da essi derivati non possono essere venduti come prodotti ottenuti conformemente alle disposizioni del presente regolamento. Tali animali devono essere sottoposti ai periodi di conversione previsti al capitolo del presente allegato, con il consenso dell'autorità o dell'organismo di controllo. La prevenzione deve rimanere comunque la pratica più importante in un allevamento biologico. Quando gli animali vivono in condizioni

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ideali il loro sistema immunologico risulta infatti rafforzato e, conseguentemente, le malattie sono minori e con conseguenze meno gravi. È poi necessario isolare gli animali appena questi manifestino i sintomi di una malattia, in modo da evitare il contagio degli altri membri dell’allevamento. Nel caso gli animali provenissero da un’azienda non biologica, dovrà essere riposte molta attenzione nella verifica delle condizioni igienico-sanitarie. Gli edifici, gli abiti di lavoro, le attrezzature e gli utensili andranno accuratamente lavati e disinfettati per impedire la trasmissione di malattie ed infezioni. Per la pulizia e la disinfezione possono essere utilizzati solo i seguenti prodotti (Reg. CE n. 889/2008): Saponi a base di sodio e di potassio Acqua e vapore Latte di calce Calce Calce viva Ipoclorito di sodio (ad es. candeggina) Soda caustica Potassa caustica Acqua ossigenata Essenze naturali di vegetali Acido citrico, peracetico, formico, lattico, ossalico e acetico Alcole Acido nitrico (attrezzatura da latteria) Acido fosforico (attrezzatura da latteria) Formaldeide Prodotti per la pulizia e la disinfezione delle mammelle e

attrezzature per la mungitura Carbonato di sodio

Le feci, l’urina ed i residui di cibo andranno rimossi frequentemente per ridurre i cattivi odori ed evitare di attrarre insetti o roditori. Negli edifici gli unici prodotti che possono essere utilizzati contro gli insetti e gli altri organismi nocivi sono quelli riportati nell’allegato del Reg. CE n. 889/2008. 3.5 Riproduzione In linea generale la riproduzione nell’allevamento biologico deve avvenire solo attraverso metodi naturali senza ricorrere ad altri tipi di aiuti. Gli animali riproduttori dovrebbero essere allevati come componenti permanenti della mandria l'intervento umano dovrebbe essere limitato allo stretto necessario; questo significa che ècompletamente proibito l’uso di sostanze che alterano il

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funzionamento normale del processo riproduttivo, vale a dire ormoni per sincronizzare l'estro e programmare i periodi di figliata. Anche se l'uso dell’inseminazione artificiale è permesso in biologico, la riproduzione naturale dovrebbe essere favorita sempre. La selezione del pedigree è inoltre consigliabile, ma non è obbligatorio scegliere le razze autoctone, notoriamente più rustiche ed adattabili. È proibita la riproduzione animale usando la manipolazione genetica o la biotecnica, come è vietato ad es. il trasferimento degli embrioni. La figliata di una scrofa dovrebbe essere raggruppata, oltre che per motivi etici, anche per assicurare un migliore controllo. Durante la gestazione, la cura principale da prendere è quella di mantenere un certo equilibrio tra le scrofe di un gruppo. Per questo, a volte è necessario separare le scrofe che sono più magre o non mangiano. In linea di massima ribadiamo che nel biologico la riproduzione deve essere del tutto naturale, senza il ricorso a nessun altro tipo di aiuto. 3.5.a. Parto e cure necessarie in questa fase Il parto dovrebbe avvenire naturalmente con il minor intervento possibile dell’uomo. Sia il parto che l’allattamento dovrebbero avvenire in ricoveri individuali o di gruppo. Nei sistemi all'aperto, possono essere usati i ripari. Dovrebbe esserci un’area specifica per ciascuna scrofa distanziata dalle altre di ca. 15 m, con le entrate non orientate verso i venti dominanti e con paglia ben assestata. Il parto non presenta normalmente complicazioni anche se le scrofe dovrebbero essere assistite in questa fase. I suinetti dovrebbero prendere il colostro per almeno 48 ore, poiché questo è il momento migliore per l’assorbimento intestinale. Il latte preso in queste 48 ore è inoltre più ricco in anticorpi essenziali per l'immunità futura da malattie. Dovrebbe essere verificato che la scrofa permetta ai suinetti di nutrirsi regolarmente, lo svezzamento deve avvenire almeno dopo 40 giorni, ma mediamente negli allevamenti biologici si arriva ai 55-60 gg. In tale periodo i suinetti raggiungono mediamente un peso di 20 kg. Il periodo di svezzamento più lungo assolve anche ad in’importante funzione di prevenzione sanitaria, riducendo il rischio di patologie gastro-intestinali nei suinetti. 3.5.b. Identificazione Tutti gli animali dovrebbero essere identificati e contrassegnati in modo permanente. In agricoltura biologica questo è fonfamentale gli animali sono liberi di spostarsi. I metodi più usuali sono quello dell’etichetta all’orecchio o quello del tatuaggio. Ci sono inoltre altri metodi impiegati al giorno d'oggi, quali i collari ed i segnalatori elettronici. Tutte le informazioni per quanto riguarda gli animali dovrebbero essere conservate nella sede dell'azienda agricola,

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annotate in un registro e sempre accessibili alle autorità ed agli enti di controllo. Queste annotazioni dovrebbero fornire una descrizione completa del sistema di amministrazione del bestiame, comprendente: l’ingresso degli animali, i contrassegni di identificazione, la storia veterinaria, il periodo di conversione, l'uscita degli animali e la loro destinazione, l’età, le dimensioni, il peso se destinati al macello, il programma d'alimentazione, la profilassi seguita, ecc.. 3.6. Trasporto e macellazione Gli animali dovrebbero essere trasportati in modo tale che non soffrano più dello stretto necessario, nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale vigente. Il carico e lo scarico dovrebbero essere effettuati con attenzione e senza ricorso a stimolatori elettrici. I tranquillanti allopatici non possono essere usati né prima né durante il trasporto. Alcuni metodi o utensili semplici possono essere utilizzati, quali i sacchetti di carta, della plastica o della tela di sacco, i fogli di legno per guidare gli animali senza danneggiarli. I sacchetti di tela di sacco con un bastone nella parte interna rappresentano una buona scelta per facilitare le manovre. È richiesta una grande abilità e sensibilità, poiché è molto importante non turbare l’animale: spesso basta un piccolo movimento sbagliato per complicare irrimediabilmente una situazione facile. Prima e durante la macellazione gli animali dovrebbero essere trattati con delicatezza, perché lo stress influisce negativamente sulla qualità delle carni

3.7. Trattamento dei reflui 3.7.a. Sistemi di trattamento dei reflui Gli allevamenti intensivi hanno creato enormi problemi di inquinamento, legati al carico eccessivo dei reflui da smaltire in spazi e tempi limitati. I suini generano un enorme volume di deiezioni con alte concentrazioni organiche nel residuo derivato dai loro escrementi liquidi e solidi. La quantità di escremento prodotta ogni giorno e la relativa umidità variano secondo lo stadio di sviluppo degli animali, il tipo di alimentazione, la quantità di acqua ingerita e la stagione. La quantità dei reflui è inoltre legata al quantitativo di acqua utilizzata per pulire le stalle. Tuttavia, può dirsi che nella fase di crescita gli animali producono reflui per una media quotidiana che si aggira intorno al 5 - 8% del loro peso corporeo, di cui il 15% è composto da materiale asciutto. La quantità di urina prodotta si aggira intorno al 30% del peso totale degli escrementi. Il volume di questi reflui presenta sia un alto potenziale in termini di sostanze fertilizzanti che di potenziale fonte di inquinamento se non debitamente trattato ed utilizzato. La conservazione ambientale è, e deve essere, una preoccupazione di

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base di tutto il sistema di produzione biologico. Prioritariamente i reflui zootecnici dovrebbero essere usati come fertilizzanti organici, opportunamente compostati, sempre nel rispetto dei limiti stabiliti dalla legge: fertilizzare significa portare vita nel terreno. Alla luce di quanto detto risulta determinante ristabilire un corretto collegamento tra la pianta e la vita dell'animale: tutto il materiale organico (residui colturali, letame, residui della potatura, ecc.) dovrebbero ritornare al suolo. Questo il modo migliore di “alimentare„ le piante e migliorare la struttura del terreno. L'obiettivo dovrebbe essere di intensificare i processi biologici del terreno così come razionalizzare e rendere più efficiente l’uso di energia. Portare la vita al terreno, mantenere e sviluppare la relativa fertilità sono obiettivi fondamentali della gestione biologica. Oltre ai metodi impiegati nella preparazione della rotazione e del terreno, l'uso giudizioso della sostanza organica e del compost proveniente dagli animali è fondamentale. Letame - è un prodotto composto dal materiale vegetale usato come lettiera (normalmente paglia) e dall'escremento animale. In agricoltura biologica deve essere usato quello proveniente da allevamenti biologici. Gli escrementi liquidi (grassi animali, urina, ecc.) - possono essere usati solo dopo fermentazione controllata e/o diluizione adeguata. È proibito categoricamente l’impiego di prodotti provenienti dagli allevamenti senza terra. I reflui per poter essere utilizzati come fertilizzanti richiedono grandi spazi e distanze di sicurezza dai corsi d’acqua (al fine di evitare inquinamenti). L’applicazione degli escrementi liquidi sul suolo dovrebbe essere preceduta da numerose verifiche, quali: analisi del suolo; rispetto misure igienico-sanitarie; non superaramento della capacità di assorbimento del sistema pianta/terreno; uso delle tecniche di conservazione del terreno; prova di coltivazione di specie che richiedono N (azoto) e P (fosforo). È noto che le deiezioni del maiale sono un miscuglio di sostanze nutrienti, in cui gli elementi sono presenti in quantità sproporzionata rispetto alla capacità di assimilazione delle piante. Con l'aumento delle sostanze nutrienti nel terreno, c’è il rischio concreto di creare situazioni di fitotossicità verso le piante e una perdita delle sostanze nutrienti con erosione e dilavamenti. Questi escrementi contengono non solo i fosfati ed i nitrati che contaminano i laghi, i corsi di acqua e le falde freatiche, ma anche i metalli pesanti (frutto dell'arricchimento delle farine con i sali minerali) ed i microrganismi patogeni come l’Eschericha coli. In alcuni paesi è già possibile collegare la densità degli allevamenti ed il loro effetto sulla sanità pubblica, vale a dire in termini di livelli dell'infezione dal E. coli ed altri disordini intestinali. Un

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eccesso di elementi quali azoto e potassio può anche avere ripercussioni sulla salute del foraggio e degli animali. Per quanto riguarda il terreno, l'eccesso di questi elementi può avere: un effetto tossico sui batteri che vi vivono; densità ridotta delle leguminose; diminuzione del calcio bio-disponibile. L'effetto sulle piante e sugli animali può essere: inibizione della fotosintesi; mancanza di proteine e di oligoelementi bio-disponibili nel foraggio; patologie in animali. 3.7.b. Produzione biologica I reflui animali devo essere manipolati con cura ed attenzione. L’azienda zootecnica deve possedere un’adeguata capacità di stoccaggio della sostanza organica e deve sviluppare un sistema completo di smaltimento dei reflui animali. La perdita durante la fase di stoccaggio delle sostanze nutritive, dovuta a volatilizzazione, deve essere minimizzata. Di conseguenza cura speciale deve essere riposta nello stoccare, preparare e spandere questi residui/concimi. Gli allevamenti biologici devono avere sistemi adeguati di stoccaggio del concime, sufficientemente capienti, possibilmente sovradimensionati rispetto alle esigenze aziendali, in modo da consentire una razionale gestione dei reflui sulla base delle esigenze aziendali e colturali. La quantità totale di concime animale distribuita in un’azienda biologica, come definita dalla direttiva n. 91/676/EC, non può eccedere 170 chilogrammi di azoto/anno/ettaro di SAU, che vanno calcolati come previsto dalla normativa vigente. Nell’allevamento biologico del maiale, le unità equivalenti a 170 chilogrammi di azoto/anno/ettaro sono le seguenti: Suinetti-74; Scrofe riproduttrici-6.5; Suini da ingrasso-14; Altri suini-14. Va ricordato che questo calcolo serve unicamente per conoscere il numero degli animali equivalenti al il limite di 170 chilogrammi di azoto /anno/ettaro da concime animale e non serve a determinare la densità animale, che andrà invece stabilita tenendo conto di tutte le caratteristiche aziendali e del benessere animale. Come già ricordato, la produzione eccedente di reflui potrà essere smaltita anche sui terreni di altre aziende, con cui saranno stati preventivamente stipulati accordi, in conformità alla normativa vigente. 3.7.c. Tipologie di reflui In un allevamento ci sono sia residui organici che inorganici. I prodotti organici includono i residui colturali, le deiezioni animali, la paglia della lettiera, ecc. Il materiale inorganico può essere presente sotto forma di carta e cartone da imballaggio, di sacchetti di plastica, di siringhe, di guanti, ecc. La frazione organica dovrebbe essere riutilizzata in azienda, trasformata in compost e quindi essere usata come fertilizzante. La frazione inorganica dovrebbe essere invece separata ed inviata al riciclaggio.

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3.7.c.i Apporto al suolo di sostanza organica Concimare con il compost è una tecnica tradizionalmente usata per riutilizzare la materia organica proveniente da varie fonti. Il compost è un prodotto stabile, ricco di sostanze umiche, igienico, inodore e di grande importanza per il mantenimento della fertilità dei suoli. I rifiuti organici (vegetali ed animali) subiscono una decomposizione aerobica (fermentazione), dovuta all'azione di una popolazione differenziata di microorganismi (pricipalmente funghi e batteri), che produce calore, anidride carbonica ed acqua. Il risultato è un prodotto dalle caratteristiche ottimali, perfetto per il miglioramento delle condizioni del terreno ed utilizzabile anche nei vivai. Questo procedimento classico di trasformazione e riutilizzazione dei residui degli allevamenti zootecnici, si adatta perfettamente con la filosofia dell’agricoltura biologica, contribuendo ad una riduzione dell'inquinamento ambientale. Vantaggi del compostaggio L'applicazione al terreno di questi residui, una volta concimato adeguatamente con il compost, contribuirà a: incrementare la fertilità naturale; migliorare la struttura del terreno; incremento della capacità di ritenzione degli elementi nutritivi e dell'acqua; riduzione del rischio di erosione; ottimizzazione dell'attività dei microrganismi presenti nel terreno. Svantaggi del compostaggio Malgrado le qualità indiscutibili del compost, ci possono essere alcuni svantaggi quando non si provvede ad un suo corretto immagazzinaggio: si possono verificare perdite di azoto e di potassio; perdita di nutrienti quando non viene ben compresso ed inumidito (in attesa dello spargimento in campo) e viene esposto alla pioggia; formazione di prodotti tossici per le radici (ossidi, solfati ferrosi…) ed acidi organici (causati da decomposizione della cellulosa) che acidificano il terreno, particolarmente in terreni pesanti; inibizione o morte di microrganismi che sono vicino alle radici ed aiutano le piante a alimentarsi (micro flora simbiotica), causato dai microorganismi responsabili della decomposizione, anche in terreni areati; limitata produzione di humus in caso di terreno acido e con poco ossigeno. Talvolta questo effetto negativo può essere visto quando viene distribuito in campo letame fresco ed ancora caldo. La mancanza di ossigeno e di micro flora simbiotica e le alte temperature impediscono alle piante di assimilare le sostanze nutritive necessarie e, conseguentemente, diventano più suscettibili agli attacchi di malattie ed infestazioni.

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3.7.c.ii Materiali per la preparazione del compost Tutti i residui organici possono essere compostati, a meno che non contengano elementi inquinanti o sostanze tossiche (ad es. tannini, polifenoli). Vediamo alcuni esempi di materiali che possono essere inseriti nel cumulo: il cascame vegetale, la buccia della frutta, la paglia delle lettiere, il legname del sottobosco, i trucioli di legno, il cartone, la carta; gli scarti del macello quali pelle, farine, ossa, cartilagine; alcuni minerali, come polvere di granito, calcare. In linea di massima possiamo distinguere materiali con diversa capacità fermentativa, dipendente dalla maggiore o minore facilità di attacco da parte dei microrganismi presenti nel cumulo. Tabella 10 – Materiali organici idonei al compostaggio

(Fernandes, A. E Costa M., 1997) Origine RAPPORTO

C/N Umidità Sostanza secca (%) compostabilità pH

Materiale organico

(%) Rifiuti urbani e domestici: colaticcio (ETARS)

5-30 6-11

Media/ buona

alta

46

23

Media

Buona

7

7

29

13

Giardinaggio Residui potatura foglie erba sfalciata

100-150 20-60 12-25

Molto secca

Buona/ secca

Average

-

34 -

Cattiva

Buona

Buona

-

7 -

-

13 -

Rifiuti agricoli Letame bovino

pollina grasso bovino grasso maiale residui cereali

raspi d’uva

sottobosco

13-15 (-paglia) 25-30 (+ paglia)

10 8-15 5-7 47 20 47

Buona

Buona

Buona Buona Media Buona Buona

20

52

5 -

40-60 43

30-40

Buona

Buona

Buona Buona Media Buona Buona

8

7

7 7.3 7

7.2 5

13

31

5 5

25 24 28

Legno del bosco Segatura Corteccia Pino

100-130 > 100

secca secca

55 60

Media Media

5.6 4

45 37

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3.7.c.iii Caratteristiche dei materiali per il compostaggio Per fare un buon compost devono essere rispettate le seguenti caratteristiche: a) pH del materiale deve essere compreso tra 6,5 e 8. Normalmente i prodotti di origine agricola hanno un PH piuttosto basso, è quindi necessario aggiungere calcare o fosfato di calce. b) contenuto in sostanza secca il substrato deve avere un contenuto in sostanza secca di circa il 35%. Qualora risultasse più basso è possible aggiungere altri materiali ricchi di sostanza secca, quali paglia e segatura. c) rapporto Carbonio/Azoto Per lo sviluppo ottimale dei microrganismi, ci vorrebbe un giusto rapporto carbonio ed azoto (nella proporzione di una parte di azoto e 25 – 30 di carbonio). Per esempio i materiali boscosi (paglia, segatura) sono ad alto tenore di carbonio. Se si intende quindi concimare con compost di questo tipo, dovrebbero essere aggiunti al cumulo altri materiali ricchi in azoto, quale ad es. il grasso animale. In pratica, se usiamo la paglia ed il letame o altri materiali grezzi, dovremmo usare 3 - 5 parti di questi materiali per una parte di letame puro. I materiali boscosi dovrebbero essere schiacciati ad uno spessore di 1 - 2 millimetri, in modo da farli compostare più rapidamente. d) contenuto materiale organico Non dovrebbe essere inferiore al 50-60 %, con una percentuale ideale del 70 %. e) umidità L'acqua è essenziale per l’attività microbica, ma non in quantità eccessiva, poiché c’è il rischio di creare delle carenze di ossigeno. L'umidità dovrebbe essere compresa tra il 50 ed il 65%. Se i materiali naturali che non assorbono facilmente l'acqua sono usati nel cumulo (per esempio paglia o legmame del sottobosco mal schiacciato), questo deve essere bagnato (vedere immagine 11). In questo caso il cumulo andrebbe poi compresso effettuando un precomposting, ca. due settimane prima di iniziare la fase finale. Il modo migliore per verificare se il compost è abbastanza umido consiste nel prenderlo in mano e stringere, se questa si inumidisce soltanto senza bagnarsi eccessivamente vuol dire che l’acque è in esaurimento ed il compost un uno buono stato. L'attività microbica in presenza di bassa umidità (40 - 50%) si riduce drasticamente. Per evitare l'eccesso (che interessa anche l'attività microbica) dovuto a pioggia, il cumulo dovrebbe essere coperto con materiale perforato, del polipropilene o

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plastica perforata, oppure essere mantenuto in contenitori o in mucchi coperti. In questo caso si può evitare di bagnare il cumulo.

Immagine 11 - Aggiunta di acqua al cumulo

(FPAS – Suinicultura e o Ambiente, 2003)

f) temperatura Il compost dovrebbe riscaldarsi nella prima fase raggiungendo temperature variabili tra 60 e 70ºC. Se questo non accade, qualcosa è andata male: acqua in eccesso, mancanza di ossigeno, mancanza, o persino un eccesso di, azoto. g) ventilazione Il 25 - 30% del volume del cumulo dovrebbe essere costituito dall’aria. Se ci fosse una carenza di aria, sarebbe liberato più ammonio e questo comporterebbe il rilascio di un odore caratteristico. Il cumulo dovrebbe essere girato ogni due giorni per la prima settimana e successivamente una volta alla settimana. Ciò permette la decomposizione più rapida e più omogenea e può essere fatta con una piccola pala collegata al trattore (vedere immagine 14). 3.7.c.iiii Come preparare un buon compost Per preparare un buon compost è necessario evitare la perdita dei gas (azoto sotto forma d'ammoniaca) e del liquido con gli elementi nutritivi (azoto, fosforo, potassio ecc.). Di conseguenza, il pavimento dell’area compostaggio deve essere reso impermeabile, prima di

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portarvi il letame. L’aggiunta del calcare migliora l'attività microbica e porta il pH a valori compresi tra 6.5 e 8.

Immagine 12 – Impermeabilizzazione del suolo sul quale sarà creato il compost

(FPAS – Suinicultura e o Ambiente, 2003)

Immagine 13 – Disposizione del compost in mucchi (FPAS – Suinicultura e o Ambiente, 2003)

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Rispettando queste indicazioni, il compost sarà pronto in un periodo variabile tra 2 e 12 mesi (a secondo della materia prima, delle condizioni climatiche, ecc.), quando la temperatura comincia a scendere e si completa la trasformazione in humus.

Immagine 14 – Rivoltamento del compost

(FPAS – Suinicultura e o Ambiente, 2003)

In linea di massima il compost sarà pronto per l’utilizzo in campo quando:

- la temperatura interna del cumulo non supererà di 5ºC quella della superficie terrestre;

- non si percepirà più l’odore di terra umida; - assumerà un colore marrone scuro (vedere immagine n. 15).

Se il compost aderirà alle vostre mani vuol dire che avrà sviluppato una buona capacità di ritenzione idrica; la granulometria sarà omogenea e non sarà più possibile distinguere al suo interno i materiali di origine. Il contenuto finale di elementi nutrizionali dovrebbe essere orientativamente il seguente, secondo Fernandes e Costa (1997): - Azoto: 1% (o più) in forma organica; - Ammoniaca (NH4) inferiore a 2 mg/kg; - Nitrati (NO3-) più meno 100 mg/kg in inverno e 300 mg/kg in

estate; - Nitriti (NO2) non dovrebbero essere rilevabili; - Fosforo 0.6 - 0.8%; - Potassio 0.8 - 1%;

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- Rapporto C/N 10-15/1. In queste condizioni, un'applicazione di 10 tonnellate ad ettaro di compost fornirà 100 chilogrammi di azoto, 60-80 chilogrammi di fosforo e 80 -100 chilogrammi di potassio.

Immagine 15 – Compost pronto per la distribuzione in campo

(Fernandes, A. e Costa M. ,1997) 3.7.d. Breve descrizione del trattamento dei reflui nella

produzione intensiva Nell'agricoltura intensiva, l’alta produzione di reflui zootecnici, ricchi di azoto e fosforo, concentrata in aree ristrette, rende problematico il loro utilizzo come fertilizzante del terreno. In questi casi, concimare con il compost non rappresenta la soluzione migliore, essendoci la necessità di smaltire rapidamente grossi quantitativi di reflui organici, minimizzando l’impatto ed i rischi ambientali. Sono state analizzate diverse forme alternative di trattamento dei reflui, quali ad es. le vasche di stabilizzazione, che sono considerate come uno dei modi più facili, economici ed efficienti di trattare i reflui zootecnici. Esse permettono un'alta rimozione del carico organico e delle forme fecali del coli e presentano bassi costi di manutenzione e di investimento. Lo svantaggio principale è costituito dall'esigenza di disporre di grandi aree sulle quali costruire gli impianti (con conseguente forte impatto sull’ambiente e su coloro che vivono nei pressi dell’impianto). Molte stazioni di trattamento per gli effluenti della produzione del maiale usano le tecnologie di trattamento sia della fase liquida, con i sistemi delle vasche, che dell'odore e della fase solida, trasformata in

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concime o bio-gas. Le acque reflue vengono scaricate nelle linee fognarie od utilizzate per la concimazione, soltanto dopo un complesso trattamento. Gli vasche di stabilizzazione sono essenzialmente bacini, progettati per il trattamento delle acque reflue, in cui i residui vengono sottoposti a degradazione biologica naturale, pricipalmente grazie all’azione di batteri ed alghe, in modo da stabilizzare o mineralizzare il più possibile il loro carico organico e distruggere i microrganismi patogeni. L'inquinamento organico è valutato attraverso molteplici parametri fisico-chimici e microbiologici richiesti dalla legge. L’immissione nell’ambiente del prodotto ottenuto dal trattamento può avvenire solo quando valori fisico-chimici e microbiologici rientrano nei parametri fissati per legge, al fine di limitare l’inquinamento. Può infatti accadere che nei pressi degli allevamenti suinicoli si registri un deterioramento delle acque superficiali e sotterranee, anche quando i sistemi di trattamento sono a norma. Questo può dipendere da diversi fattori che non permettono all’impianto di funzionare correttamente; quali ad esempio il sottodimensionamento dell’impianto stesso o l’adozione di tecniche e procedure inadatte al corretto funzionamento in certe condizioni particolari.

In conclusione si può affermare che l’allevamento intensivo industriale del maiale comporta numerose problematiche, spesso irrisolvibili senza compromettere l’equilibrio ambientale, anche nella fase di smaltimento dei reflui zootecnici. Per contro l’approccio biologico presenta un ridottissimo impatto sull’ambiente ed anzi contribuisce al ripristino della fertilità dei suoli attraverso il compostaggio della materia organica.

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CONCLUSIONI In seguito all’emanazione del regolamento (CE) 1804/99 si è verificata in Europa una significativa crescita degli allevamenti zootecnici biologici certificati. La regolamentazione del settore è coincisa con l’aumento della sensibilità da parte dei consumatori verso la salubrità e la rintracciabilità dei prodotti, a causa anche delle emergenze sanitarie che hanno coinvolto varie filiere zootecniche. Dal primo gennaio 2009 esiste una nuova completa regolamentazione per il settore biologico.

Le razze locali di suino si prestano molto bene agli allevamenti all’aperto previsti dal metodo di produzione biologico ed anche se la necessità di utilizzare mangime biologico, a sua volta certificato, comporta un aumento dei costi di produzione, il consumatore si è dimostrato ben propenso a spendere di più per l’acquisto di produzioni tipiche certificate, con ottime caratteristiche organolettiche, capaci di garantire una piena tracciabilità del processo produttivo.

Un progetto di ricerca promosso dal Ministero italiano delle Politiche Agricole e Forestali ha evidenziato come ingrassare un suino biologico costi mediamente un 42% in più rispetto ad un suino allevato con tecniche convenzionali. Dalla stessa ricerca è però emerso che i suini di razze locali allevati col metodo biologico vengono prevalentemente trasformati in salumi e venduti in filiere corte (spesso in azienda), con notevoli vantaggi economici per l’allevatore.

Esistono quindi tutti i presupposti perchè questo tipo di produzione nei prossimi anni possa diffondersi sempre di più a livello europeo, grazie ad una politica di filiera che garantisca tracciabilità, sicurezza alimentare e qualità delle produzioni, ottenute nel rispetto dell’ambiente e nell’ottica della valorizzazione della biodiversità e della tipicità locale.

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GLOSSARIO

A

− AGENTI PATOGENI (batteri, virus, funghi), usati nella lotta biologica, sono microrganismi in grado di causare nel fitofago una malattia mortale. Virus e batteri agiscono in seguito ad ingestione danneggiando solitamente gli organi intestinali dell’insetto, mentre i funghi penetrano nel fitofago dalla cuticola moltiplicandosi a spese degli organi interni. L’agente patogeno più diffuso e conosciuto è il Bacillus thuringiensis. È un batterio aerobico, sporiforme, disponibile in varie forme (kurstaki, aizawai, israeliensis e tenebrionis).

− AGOPUNTURA, terapia di origine cinese, basata sulla stimolazione terapeutica con aghi, usata in agricoltura biologica per i trattamenti veterinari in caso di allergie, problemi alle cartilagini, coliche negli equini, difficoltà riproduttive nei bovini, mastiti, prevenzione di diarree nei suini, problemi riproduttivi nel pollame.

− AGRICOLTURA BIODINAMICA, nata in seguito ad una serie di conferenze di successo svolte nel 1924 dal filosofo austriaco Rudolf Steiner, considera l’azienda come un organismo agricolo, sul quale lavorare per ristabilire le condizioni di equilibrio e di armonia con la natura. È il più antico movimento agricolo non convenzionale ed è diffuso in tutto il mondo.

− AGRICOLTURA BIOLOGICA, “… è un sistema olistico di gestione della produzione che persegue l’equilibrio dell’eco-sistema, inclusa la biodiversità, rispetta i cicli naturali e l’attività biologica del suolo. I metodi di produzione biologica privilegiano il ricorso a misure agronomiche piuttosto che all’utilizzo di inputs extra aziendali, in considerazione del fatto che caratteristiche locali richiedono sistemi locali di gestione. Questo deve avvenire con l’uso, dove possibile, di metodi agronomici, biologici e meccanici, in antitesi all’utilizzo indiscriminato di mezzi tecnici, per far fronte alle diverse esigenze produttive.” (Definizione tratta dal Codice Alimentare).

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− AGRICULTURA CONVENZIONALE, sistema agricolo industriale caratterizzato da alta meccanizzazione, monoculture ed utilizzo di inputs chimici di sintesi quali fertilizzanti e pesticidi, massimizzazione della produttività e dei profitti. L’agricoltura industrializzata è divenuta “convenzionale” solo negli ultimi sessanta anni, in seguito alla sua grande diffusione dopo la seconda guerra mondiale. Gli effetti di questo tipo di agricoltura sull’ambiente e sulle aree rurali sono stati tremendi, con ampie zone inquinate, desertificazione e danni alla salute degli operatori e dei consumatori.

− AGRICOLTURA NATURALE riflette l’esperienza dell’agricoltore-filosofo giapponese Masanobu Fukuoka. I suoi libri, “The One-Straw Revolution: An Introduction to Natural Farming” (Emmaus: Rodale Press, 1978) e “The Natural Way of Farming: The Theory and Practice of Green Philosophy” (Tokyo; New York: Japan Publications, 1985), descrivono quella che Fukuoka chiama la “non coltivazione”. Il suo metodo agricolo prevede appunto il poco lavoro e la non coltivazione, non contempla l’uso di concimi, pesticidi ed altri inputs. Nonostante questo la produttività viene assicurata da una perfetta organizzazione aziendale e dall’adozione di accurate tecniche di semina e combinazione delle piante (policoltura). In breve Fukuoka ha portato ai più alti livelli l’arte pratica del lavorare in sintonia con la natura.

− AGRICOLTURA SOSTENIBILE, si riferisce ai sistemi agricoli compatibili con l’ambiente, economicamente convenienti e socialmente giusti, capaci di garantire la produttività nel lungo periodo. Sicuramente l’agricoltura biologica è un sistema di agricoltura sostenibile, come pure lo è, ad esempio, l’agricoltura biodinamica.

− AGROECOLOGIA, è lo studio delle interrelazioni esistenti all’interno del campo coltivato, sia tra gli organismi viventi che tra loro e l’ambiente.

− AGRO-ECOSISTEMA, è l’eco-sistema del campo coltivato, un’insieme dinamico di coltivazioni, pascoli, allevamenti, flora e fauna spontanea, atmosfera, suolo e acqua. Gli agro-ecosistemi sono inseriti all’interno di più ampi paesaggi, che includono terreni non coltivati, sistemi di drenaggio, le comunità rurali e la fauna selvatica.

− APPROCCIO OLISTICO è un approccio decisionale che permette di effettuare scelte che soddisfino i bisogni immediati senza

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compromettere il benessere futuro. Questo tipo di approccio consente alle persone di tramutsre in azioni concrete i propri valori più radicati. Utilizzando una visione complessiva e di lungo termine, le persone possono prendere decisioni ed attuare comportamenti che saranno economicamente, ambientalmente e socialmente sostenibili anche per le generazioni future. L’agricoltura biologica richiede, chiaramente, un approccio olistico.

− ATTIVITA’ BIOLOGICA, è un importante indicatore della decomposizione della sostanza organica nel suolo. Un’elevata attività biologica promuove il metabolismo tra suolo e pianta ed è fondamentale per la produzione sostenibile delle piante e la gestione della fertilità.

− AUDIT è un’analisi sistematica ed indipendente che serve a determinare se le attività ed i relativi risultati soddisfino gli obiettivi programmati.

B

− BACILLUS THURINGIENSIS, è il preparato a base di batteri più utilizzato in agricoltura biologica (attivo contro molte specie di lepidotteri, zanzare, ecc.).

− BILANCIO ENERGETICO AZIENDALE, l’analisi del consume energetico serve a valutare l’impatto della produzione sui cambiamenti climatici (per esempio emissione di gas che creano l’effetto serra) ed a ridurre il consumo di energia fossile (non rinnovabile).

− BIODIVERSITÁ, in agricoltura la ricchezza di biodiversità, costituita da piante ed animali di specie, varietà e razze diverse, è necessaria per sostenere le funzioni chiave dell’agro-ecosistema e consentire la produzione di alimenti sani e sicuri.

− BSE, Bovine Spongiform Encephalopathy (=Encefalopatia spongiforme bovina).

C

− CAP, Common Agricultural Policy (=PAC, Politica Agricola Comunitaria).

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− CITTA’ DEL BIO, Network di amministrazioni pubbliche che hanno deciso di investire in politiche di sviluppo rurale sostenibile fondato sull’agricoltura biologica (www.cittadelbio.it).

− COMPOSTAGGIO, è il riciclaggio aziendale delle biomasse. Durante il processo, costituito dalle fasi termofila, mesofila e di stabilizzazione, la sostanza organica (di origine vegetale, animale o mista) viene trasformata in humus, assimilabile dalle piante.

− CONDIZIONE DEL TERRENO, la struttura fisica del suolo influenza la coltivazione delle piante; un suolo in buone condizioni si presenta poroso, permette all’acqua di infiltrarsi facilmente ed alle radici di svilupparsi senza ostacoli.

− CONSOCIAZIONE, consiste nella coltivazione contemporanea di due o più colture nello stesso campo.

− CONTAMINAZIONE, inquinamento dell’azienda biologica e/o delle sue produzioni attraverso il contatto con materiali e sostanze che rendono non più certificabile il prodotto. (ad es. Contaminazioni da deriva di pesticidi provenienti da aziende convenzionali limitrofe a quelle biologiche).

D

− DECOMPOSITORI, organismi che si nutrono della sostanza organica morta (non assimilabile dalle piante), trasformandola in humus (assimilabile dalle piante).

− DOP, Denominazione d’Origine Protetta.

E

− ECOSISTEMA, è un ambiente naturale caratterizzato da interazioni dinamiche tra elementi biotici (piante, insetti, microbi e tutti gli altri organismi viventi) ed abiotici (temperatura, umidità relativa, vento, pioggia, suolo, ecc.).

− ENTE DI CERTIFICAZIONE, è l’Organizzazione accreditata dalle Autorità competenti (in Italia Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) che conduce i controlli nelle aziende sottoposte al regime comunitario ed effettua le certificazioni delle produzioni da agricoltura biologica.

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− EROSIONE, l’erosione del suolo, dovuta all’azione del vento e dell’acqua, è un problema mondiale (Pimental, 1995). È accertato che l’erosione costituisce la causa principale della degradazione dei suoli nel mondo (Oldeman, 1994). Gli effetti dell’erosione sono riscontrabili sia in campo (diminuzione della fertilità, modificazione del sistema idraulico del terreno, diminuzione dei nutrienti, della sostanza organica, dei microrganismi e dello stato di salute dei suoli in generale) che a valle (presenza di elementi indesiderati, pesticidi e sedimenti dei mezzi tecnici sulla superficie dell’acqua). I sistemi di agricoltura biologica provocano un grado di erosione dei suoli di molto inferiore rispetto a quelli riscontrabili nei campi coltivati con metodi convenzionali.

F

− FAIR TRADE, intesa di collaborazione, basata sull’equità, il dialogo, la trasparenza ed il rispetto reciproco.

− FATTORIE DIDATTICHE, aziende agricole organizzate per l’erogazione di servizi educativi ai bambini delle scuole o ad altri gruppi.

− FEROMONI, sono sostanze prodotte dagli insetti che consentono la comunicazione chimica tra individui della stessa specie. Agiscono sui comportamenti sessuali. Possono essere riprodotti artificialmente in laboratorio e venire quindi utilizzati in agricoltura sia per il monitoraggio che per la cattura massale degli insetti, opportunamente collocati in apposite trappole.

− FORAGGERE, comprendono alfalfa, orzo, trifoglio, cereali vari, sorgo ed alter piante usate per l’alimentazione animale.

G

− GRANULOSIS VIRUS, questo virus è utilizzato contro la Cydia pomonella delle mele ed è anche attivo contro altri Lepidotteri. Agisce per ingestione e per questo motivo deve essere adoperato al momento giusto sulle larve di Cydia. I raggi ultravioletti possono inattivare il virus, pertanto è raccomandata l’applicazione all’alba o al tramonto. Campo di applicazione: melo, pero e noce.

− GESTIONE DELLA FERTILITA’ DEL SUOLO, “La conservazione della fertilità del suolo è la prima condizione da rispettare in un sistema permanenete di gestione agricola”; con queste parole nel 1940 il famoso agronomo inglese Albert Howard poneva le

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fondamenta del metodo dell’agricoltura biologica. La fertilità è la capacità del suolo di garantire la produzione delle piante nel lungo periodo.

− GMO, genetically modified/engineered organism (=OGM, Organismi Geneticamente Modificati)

H

− HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) consiste nell’adozione di buone pratiche di prevenzione dei rischi sanitari a carico degli alimenti, al fine di garantirne la sicurezza e la salubrità.

− HUMUS, deriva dalla decomposizione della sostanza organica, è stabile ed ha una lunga persistenza. L’humus racchiude numerosi nutrienti, che vengono gradualmente e lentamente rilasciati alle piante.

I

− IFOAM, Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica.

− IGP, Indicazione Geografica Protetta.

− INGEGNERIA GENETICA è un’insieme di tecniche di biologia molecolare (quale la ricombinazione del DNA) con le quali vengono alterati e ricombinati i materiali genetici di piante, animali, microrganismi, cellule ed altre unità biologiche, in modo tale e con risultati non riscontrabili in natura. Le tecniche di ingegneria genetica includono tra l’altro: ricombinazione del DNA, fusione cellulare, micro e macro inoculi, incapsulamento, eliminazione e duplicazione dei geni. Tra gli Organismi Geneticamente Modificati non sono annoverabili quelli ottenuti con tecniche quali l’ibridazione naturale.

− INSETTI ENTOMOFAGI, Sono gli agenti più utilizzati nella lotta biologica e sono classificati in predatori e parassitoidi, agiscono in modo completamente diverso ma altrettanto efficace contro i fitofagi (insetti che si nutrono di parti delle piante).

− ISEAL, International Social and Environmental Accreditation and Labelling Alliance, sviluppa gli standards e controlla il loro rispetto da parte delle strutture associate, al fine di garantire e

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promuovere la certificazione (volontaria) sociale ed ambientale, quale strumento di commercio e sviluppo internazionale.

− ISOFAR, “International Society of Organic Agriculture Research”, organizzazione internazionale che promuove e supporta la ricerca in tutti i settori dell’agricoltura biologica.

L

− LAVORAZIONI DEL TERRENO, hanno l’obiettivo di creare nel suolo le condizioni fisiche necessarie per lo sviluppo ottimale delle piante. In agricoltura biologica vanno ridotte al minimo, adottando particolari tecniche tendenti a prevenire il compattamento e la creazione di suole di lavorazione, garantendo il rispetto della naturale stratificazione dei suoli.

− LETAME, è costituito dai reflui solidi e liquidi degli allevamenti animali.

− LOGO, il regolamento CE N° 331/2000 ha adottato il logo europeo dell’agricoltura biologica.

− LOTTA BIOLOGICA, In natura ogni specie animale o vegetale ha degli antagonisti (predatori, parassiti, patogeni o competitori) che contribuiscono ad impedirne la proliferazione incontrollata. Le popolazioni naturali di predatori e parassiti sono importanti per ridurre le infestazioni. Di norma un livello minimo di attacco viene tollerato per attrarre e sviluppare i nemici naturali. La lotta biologica consiste proprio nell’uso di questi “nemici naturali” per contenere le popolazioni di fitofagi entro limiti accettabili e, di riflesso, nell’incremento del numero di specie all’interno dell’agroecosistema, che diviene maggiormente complesso e quindi più stabile.

M

− MARKETING TERRITORIALE, l’agricoltura biologica può offrire un attivo contributo allo sviluppo locale sostenibile, promuovendo le tipicità locali, caratterizzando il territorio e valorizzandolo nel suo complesso. Tutto questo costituisce una leva di marketing aggiuntiva per il territorio, rendendolo “appetibile” anche all’esterno e contribuendo alla rivitalizzazione delle sue aree rurali.

− MATERIA ORGANICA NEL SUOLO, ha tre componenti: organismi viventi, residui freschi, residui ben decomposti. I residui

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freschi rappresentano la risorsa primaria di cibo per gli organismi viventi del suolo. La decomposizione dei residui freschi rilascia nel terreno I nutrienti di cui hanno bisogno le piante. La sostanza organica ben decomposta (humus) rilascia lentamente e per lunghi periodi I nutrienti di cui hanno bisogno le piante.

− MINIMA COLTIVAZIONE, si tratta di una definizione che comprende una vasta gamma di sistemi di lavorazione del terreno che tendono a preservare la copertura vegetale del suolo, riducendo considerevolmente i fenomeni erosivi legati all’azione del vento e dell’acqua. Queste pratiche minimizzano la perdita di nutrienti e di acqua, i danni alle colture e la perdita di fertilità.

− MULTIFUNZIONALITA’. La revisione di medio termine ha profondamente cambiato la Politica Agricola Comunitaria. Il nuovo modello agricolo europeo che si è andato configurando, sostiene fortemente l’estensivizzazione delle aziende agricole, le quali possono ridurre il momento strettamente produttivo a vantaggio della tutela ambientale e dell’avvio di altre attività quali il turismo rurale, le fattorie didattiche, l’attivazione di percorsi naturalistici, ecc. L’agricoltore diviene cosi anche il “guardiano del territorio” ed assume tutto l’interesse a non depauperarlo, ma anzi a preservarlo e valorizzarlo.

N

− NEEM, albero asiatico (Azadirachta indica), dal quale si estrae l’azadiractina, un insetticida naturale.

O

− OLI MINERALI Sono derivati dalla distillazione del petrolio ad alte temperature (arricchito di idrogeno) e dalla successiva estrazione con solventi. Agiscono principalmente per asfissia, soffocamento degli insetti e delle loro uova. Funzionano anche come repellenti. Agiscono per contatto diretto principalmente su piccoli insetti, come diaspidi, coccidi, afidi, psilla e acari. Sono efficaci anche contro oidio ed infestanti (in considerazione della loro fitotossicità).

− OLI VEGETALI, (olio di menta, olio di pino, olio di cumino), sono composti da sostanze naturali derivate da varie parti delle piante quali fiori, semi e frutti. Normalmente gli oli vegetali e quelli minerali vengono utilizzati in abbinamento a fungicidi e pesticidi, migliorandone l’applicazione e la durata. Gli oli vegetali hanno

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azione insetticida sugli insetti e le loro uova. Esercitano inoltre un’azione repellente.

− OMEOPATIA, è una terapia messa a punto dal medico tedesco Samuel Hahnemann all’inizio del diciannovesimo secolo, fondata sulla teoria “similia similibus curantur” (Il simile cura il simile). Secondo questa teoria le malattie guariscono con i rimedi che provocano in un individuo sano i sintomi della malattia stessa; questa viene considerata come una perturbazione della “forza vitale” dell’uomo. La cura consiste quindi nella riattivazione della forza vitale attraverso la somministrazione al malato di piccole quantità di opportune sostanze precedentemente dinamizzate, ovvero sottoposte ad un procedimento di diluizione e potenziamento che serve a renderle attive. In questo modo l’organismo riattiva i meccanismi protettivi, ristabilendo il suo regolare equilibrio biologico. Oggi molte malattie degli animali possono essere curate con le pratiche veterinarie omeopatiche.

P

− PACCIAMATURA, è la pratica che consiste nel ricoprire il suolo (nelle interfile e vicino alle piante) possibilmente con sostanza organica quale paglia, truccioli di legno, compost. Questa tecnica aiuta a preservare l’umidità nel terreno, contenere la flora spontanea, formare sostanza organica.

− PERIODO DI CONVERSIONE, il diritto comunitario ha stabilito che ogni azienda che intende aderire al regime di controllo CE del biologico, deve superare un periodo di conversione di due anni per le colture erbacee e tre anni per le colture arboree. Gli enti di certificazione e le autorità competenti possono stabilire di allungare o ridurre tale periodo.

− PERMACULTURA (AGRICOLTURA PERMANENTE): Movimento nato in Australia nel 1975. L’idea base è stata sviluppata da Bill Mollison; “il termine permacultura descrive un sistema integrato, permanente e sviluppato in fasi successive, basato sulla cooperazione ed interrelazione tra piante ed animali utilizzati per l’alimentazione umana. Una volta impostata l’azienda agricola questa si gestisce da sola.

− PIRETRINE, estratti dal Chrysanthemum cinerariaefolium, sono insetticidi naturali.

− PIRODISERBO, è un metodo di gestione della flora spontanea. L’esposizione delle piante alle alte temperature provoca uno

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shock termico nei tessuti vegetali, compromettendone irreversibilmente la funzionalità, con conseguente morte della piñata in due-tre giorni. it is a weed control method; the exposure of wild plants to high temperature provokes a thermal choc in the vegetable tissues and an irreversible deterioration of the functionality of the plant, which dies within two-three days. L’attrezzatura più utilizzata è quella a fiamma libera alimentata a GPL.

− POLISOLFURO DI CALCE viene usato come insetticida e fungicida. Il suo principio attivo è lo zolfo sotto diverse forme. Agisce come insetticida da contatto, data la causticità del preparato. É anche efficace contro la cocciniglia. Il Polisolfuro ha anche un’azione fungicida data la presenza dello zolfo. È usato per la difesa di agrumi, pesco, melo, albicocco, ciliegio, vite, olivo.

− PRODUZIONI PARALLELE, si verificano quando nella stessa unità produttiva si attuano contemporaneamente coltivazioni, allevamenti o trasformazioni gestite sia con il metodo biologico che con quello convenzionale. È da considerarsi produzione parallela anche quella che si verifica quando lo stesso prodotto viene coltivato sia con il metodo biologico che con quello convenzionale. Esistono a riguardo precise restrizioni ed accorgimenti stabiliti dalla normativa comunitaria.

− PRINCIPIO DELLA CAUTELA, è quel principio secondo il quale, quando viene svolta un’attività che potrebbe rivelarsi dannosa per l’ambiente e la salute, vanno adottate tutte le misure precauzionali possibili. Ad es. gli OGM non vanno impiegati fin quando non sia stato fugato anche il minimo dubbio sulla loro pericolosità.

− PRINCIPI DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA, dopo un intenso processo partecipativo, nel settembre 2005, l’Assemblea generale IFOAM svoltasi ad Adelaide in Australia ha approvato la revisione dei “Principi di agricoltura biologica”. Questi principi sono le radici dalle quali cresce e si sviluppa l’agricoltura biologica: principio di salute (l’Agricoltura Biologica dovrebbe sostenere e rafforzare la salute del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e del pianeta come uno solo ed indivisibile), principio di ecologia (l’Agricoltura Biologica dovrebbe essere basata su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con essi, emularli ed aiutare a sostenerli), principio di giustizia (l’Agricoltura Biologica dovrebbe costruire sui rapporti che assicurano la giustizia in rispetto all’ambiente comune e le opportunità di vita), principio della

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cautela (l’Agricoltura Biologica dovrebbe essere gestita in modo precauzionale e responsabile per proteggere la salute ed il benessere delle generazioni presenti e future e dell’ambiente).

Q

− QUASSIA, è un insetticida naturale derivato dall’albero della Quassia amara e dal Picrasma excelsa (Quassia giamaicana). I principi attivi sono quassina e neoquassina. La Quassia, oltre ad essere una pianta medicinale, è usata come repellente per cani e gatti. Agisce sul sistema nervoso, sia per contatto che per ingestione. Presentando una persistenza limitata la sua azione è piuttosto ridotta. Campo di applicazione: orticoltura, frutticoltura, viticoltura, silvicoltura, giardinaggio. Presenta bassa tossicità.

R

− RESISTENZA, è quella capacità che posseggono gli insetti di adattarsi in un certo lasso di tempo alle molecole dei pesticidi, i quali devono essere somministrati in dosi sempre maggiori per continuare a garantire lo stesso effetto iniziale. Questo fino a quando non si riveleranno del tutto inadeguati ed andranno allora sostituiti con preparati a base di altre molecole (questo è avvenuto ad es. con il DDT).

− ROTAZIONI, le piante si succedono sullo stesso appezzamento seguendo una sequenza predeterminata sulla base delle caratteristiche aziendali.

− ROTENONE, è un alcaloide, isolato per la prima volta nel 1895. É estratto dalle radici di alcune piante tropicali della famiglia delle leguminose: Derris elliptica, Derris spp., Lonchocarpus utilis, Tephrosia spp. Il Rotenone è soggetto a rapida decomposizione se esposto alla luce ed all’aria. Ha un ampio spettro d’azione, agendo contro lepidotteri, ditteri, coleotteri, ecc.. É anche usato in medicina veterinaria contro le mosche di Hypoderma.

S

− SAU, Superficie Agricola Utilizzata.

− SINTETICO, prodotto creato con processo industriale chimico. Include sia i prodotti che non si trovano in natura che quelli che simulano invece prodotti realmente esistenti.

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− SISTEMI AGRICOLI A BASSO IMPATTO AMBIENTALE utilizzano inputs interni all’azienda senza necessità di approvvigionamento esterno di concimi, pesticidi, ecc., il tutto allo scopo di ridurre l’impatto ambientale, i costi di produzione ed i rischi per la salute dell’operatore e del consumatore. L’adozione di questi sistemi agricoli risulta conveniente anche dal punto di vista economico, in quanto, seppure il minore ricorso ad inputs produttivi provoca un inevitabile calo delle produzioni, si riducono notevolmente pure i costi di acquisto di fertilizzanri, pesticide, diserbanti, ecc. (che costituiscono la voce di bilancio più onerosa per le aziende convenzionali). Questi sistemi agricoli pongono inoltre le basi per un’agricoltura durevole nel tempo e sostenibile anche per le generazioni future.

− SOVESCIO, pratica che consiste nel seminare singole colture erbacee (ad es. favino) o miscugli di più specie, senza l’obiettivo di raccoglierne i prodotti ma allo scopo di interrare le piante per incorporare nel terreno biomassa verde.

− STG, Specialità Tradizionale Garantita.

T

− TERAPIA AIURVEDICA, utilizza prodotti derivati da piante officinali e minerali per sviluppare il sistema immunitario degli animali.

− TRACCCIABILITA’, si riferisce alla possibilità di seguire un alimento in tutte le fasi della sua produzione, trasformazione e commercializzazione: “dall’azienda alla tavola”.

U

− UBA, Unità di Bestiame Adulto

V

− VERMICOMPOST, miscela di rifiuti organici parzialmente decomposti e secrezioni di vermi. Contiene parti di piante, di cibo, materiale usato come lettiera dei vermi, bozzoli, vermi stessi ed organismi associati.

W

− WHO (=OMS), Organizzazione Mondiale della Sanità.

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− WWOOF, (Willing Workers On Organic Farms) lavoratori volontari nelle aziende agricole biologiche, è un network internazionale di scambio che offer vitto, alloggio e tirocinio pratico in cambio di lavoro. Sono possibili esperienze di varia durata. Il WWOF offre eccellenti opportunità formative per chi vuole avvicinarsi al biologico, scambi di vita rurale, culturali, ed infinite opportunità di conoscenza dei movimenti del biologico. (www.wwoof.org).

Z

− ZONA DI RISPETTO, zona di confine che delimita un’azienda biologica, da una convenzionale, potenzialmente in grado di contaminare l’ambiente con sostanze quali pesticidi ed altri prodotti vietati nel biologico.

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BIBLIOGRAFIA

• AAVV, La zootecnia biologica bovina e suina in Italia – Tecniche e mercato, a cura di Andrea Povellato, pubblicazione dell’INEA – Istituto Nazionale di Economia Agraria, Edizioni Scientifiche Italiane, Roma, 2005.

• Saltalamacchia, F.; Vincenti, F.; Tripaldi, C.; Della Casa, G. (Istituto Sperimentale per la Zootecnia), L’allevamento del suino con metodo di produzione biologico: razze, alimentazione, aspetti sanitari e tipologie di stabulazione; Articolo pubblicato sulla Rivista di suinicoltura, Edizioni Il Sole 24 ore Edagricole, 2002

• Giannone M., L’allevamento biologico del suino, Edizioni Il Sole 24 ore Edagricole, 2002.

• Scansani S., Fenomenologia del maiale (Con testo inedito di Dario Fo: Mistero Buffo del Porcello), Tre Lune edizioni, Mantova, 2006.

SITI INTERNET

• http://www.adottaunsuino.com - Sito dedicato all’E-breeding (allevamento biologico via internet, che permette ai consumatori di adottare un suino e seguirne a distanza tutte le fasi della produzione).

• http://www.sinab.it - Portale del Sistema d’informazione nazionale sull’agricoltura biologica del Ministero italiano delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

• http://www.aiab.it - Portale dell’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica.

• http://www.cittadelbio.it - Il Portale del network delle Città del Bio.

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Allevamento biologico dei suini

Progetto ECOLEARNING ES/07/LLP-LdV/TOI/149026

QUESTIONARIO

(da inviare a Biocert per fax allo 081 7612734 o per e-mail: [email protected])

Il presente questionario ha lo scopo di rilevare il livello di gradimento dell’opera da parte delle diverse tipologie di utenza e di raccoglierne tutti i suggerimenti, al fine di migliorare costantemente nel tempo la qualità del servizio offerto. Le informazioni trasmesse saranno trattate in modo anonimo. Solo coloro che intendono ricevere gratuitamente gli aggiornamenti successivi dell’opera dovranno espressamente autorizzare l’Associazione Biocert al trattamento dei dati personali, compilanto e firmando la nota in calce.

1. Da quale fonte ha appreso dell’esistenza del presente manuale? □ Internet □ rivista □ in fiera □ da un collega □ altro (specificare) __________________________________________________________

2. La lettura del manuale ha soddisfatto le sue aspettative? □ in pieno □ solo in parte □ per niente

3. Ha letto altri manuali del progetto Ecolearning? □ no □ si (specificare) _________________________________________________________

4. Cosa le piacerebbe fosse inserito o modificato nelle prossime edizioni? __________________________________________________________

Grazie per il tempo che ci ha dedicato e si ricordi di compilare la nota in calce se desidara ricevere gratuitamente gli aggiornamenti del manuale.

---- nota di autorizzazione al trattamento dei dati personali --------------------------------- _l_ sottoscritt_ _________________________ , residente in

_________________________ (___) alla Via ____________________________ ,

Tel. ______________ Fax ______________ E-mail ______________________ ,

eventuale sito web _________________________________________________ ,

autorizza il trattamento dei propri dati personali, ivi compresi quelli sensibili, ai sensi e per gli effetti del D. Lgs. 30.06.03 N. 196, al solo fine di essere inserito nell’elenco dei fruitori dei servizi formativi, gestito dall’Associazione Biocert con sede in Napoli alla Via Tasso 169, e ricevere gratuitamente gli aggiornamenti successivi dell’opera acquistata. Il responsabile del trattamento dei dati è il Sig. Salvatore Basile, presidente dell’Associazione Biocert. Luogo, data, firma

Page 100: ALLEVAMENTO BIOLOGICO DEI SUINIprojects.ifes.es/pdfs/eco/bio5.pdf · 2 Regolamento (CE) N. 889/2008 della Commissione del 5 settembre 2008, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione

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Partners del progetto comunitario “ECOLEARNING” - ES/07/LLP-LdV/TOI/149026

Instituto de Formación y Estudios Sociales MADRID - SPAGNA Sito web: http://www.ifes.es

Unión de Pequeños Agricultores y Ganaderos MADRID - SPAGNA Sito web: http://www.upa.es

Formación 2020 S.A. MADRID - SPAGNA Sito web: http://www.formacion2020.es

AGROLINK SOFIA - BULGARIA Sito web: http://www.agrolink.org

ARAD - Asociatia Romana Pentru Agricultura Durabila FUNDULEA - ROMANIA Sito web: http://www.agriculturadurabila.ro

BFW – Berufsfortbildungswerk Gemeinnützige Bildungseinrichtung des DGB Gmbh - Competence Center EUROPA HEIDELBERG - GERMANIA Sito web: http://www.bfw.eu.com

BIOCERT Associazione NAPOLI – ITALIA Sito web: http://www.biocert.it

Escola Superior Agrária Instituto Politécnico de Viana do Castelo PONTE DE LIMA – PORTOGALLO Sito web: http://www.esa.ipvc.pt

MÖGÉRT - Magyar Ökológiai Gazdálkodásért Egyesület BUDAPEST - HUNGARY Sito web: http://www.mogert.uni-corvinus.hu

STPKC - Swedish TelePedagogic Knowledge Center NYKÖPING - SWEDEN Sito web: http://www.pedagogic.com

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