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Le donne reggono il mondo Marzo 2011 IN MOVIMENTO VIVI SOLIDALE COSÌ LONTANO, COSÌ VICINO Abruzzo:Botteghe e società ci- vile per una vera ricostruzione Referendum:sì all’acqua pubblica Economia e donne: riportiamo il buon senso nella finanza Equo-à-porter: la collezione Primavera Estate-2011 Sposi solidali:tutti i colori di un sì Speciale cioccolato: dolcezza senza confini anche a Pasqua Egitto: le manifestazioni che hanno cambiato la storia Perù: il cielo è il limite Nepal: un viaggio indimentica- bile tra le realtà equosolidali Poste Italiane s.p.a. spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 2, DCB Verona.

Altromagazine Primavera 2011

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Le donne reggono il mondo

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Page 1: Altromagazine Primavera 2011

Le donnereggono il mondo

Marzo 2011

IN MOVIMENTO VIVI SOLIDALE COSÌ LONTANO, COSÌ VICINO

Abruzzo: Botteghe e società ci-vile per una vera ricostruzione

Referendum: sì all’acqua pubblica

Economia e donne: riportiamo il buon senso nella finanza

Equo-à-porter: la collezione Primavera Estate-2011

Sposi solidali: tutti i colori di un sì

Speciale cioccolato: dolcezza senza confini anche a Pasqua

Egitto: le manifestazioni che hanno cambiato la storia

Perù: il cielo è il limite

Nepal: un viaggio indimentica-bile tra le realtà equosolidali

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editoriale

«Le donne devono continuare a portare avanti il loro lavoro a favore dello sviluppo, della giustizia e della pace nel mondo. Il loro posto è al di là delle tende delle loro case, nella comunità, nella società e nel mondo intero. Siamo liete di sapere che ci sono molte organizzazioni di donne in tutto il mondo che stanno cercando di rispondere a questa sfida». È con queste di Ruth Salditos, rappresentante di Fair Trade Foundation-Panay, nelle Filippine, che anche noi ricordiamo la Giornata internazionale della donna, celebrata l’8 marzo. Una ricorrenza fortemente sentita in Ctm altromercato, dove le donne – lavoratrici, volontarie e clienti delle Botteghe del Mondo – costituiscono la maggioranza in tutti gli ambiti del Consorzio. Guardando al mondo, poi, nel circuito del commercio equo e solidale, che coinvolge in particolare le fasce più deboli della popolazione di Asia, Africa e America Latina, le donne sono la maggioranza anche tra i produttori. Dedichiamo questo numero di Altromagazine alle donne: a tutte quelle che si sentono risvegliate da nuove consapevolezza e forza e che hanno riscoperto l’importanza di essere unite per migliorare la società in cui vivono. A tutte quelle che in Italia – dal Trentino Alto Adige alla Sicilia – e in tutto il mondo, lavorano per un’economia di giustizia.

È un numero ricco di testimonianze di donne che hanno condiviso le loro esperienze, a partire da quella di Mona El Sayed, una ragazza egiziana impegnata nella diffusione del commercio equo e solidale nel suo Paese, che era in visita in Italia proprio mentre al Cairo scoppiava la protesta. Nelle sue parole, tutta la dignità di un popolo provato da una lunga dittatura che ora vuole essere protagonista del cambiamento.

Così come protagoniste del cambiamento sono le lavoratrici del Nepal – uno dei Paesi più poveri al mondo – che hanno trovato nel commercio equo e solidale un’opportunità di riscatto e di crescita. Donne forti e positive, come Maria e Nelly, dell’organizzazione peruviana Allpa, che da anni, poco alla volta, promuovono il miglioramento della società a partire da un lavoro dignitoso, pagato in modo giusto. È grazie all’impegno di persone come loro che il commercio equo e solidale può continuare a crescere, coinvolgendo un numero sempre maggiore di produttori; è grazie soprattutto alle donne che possiamo sognare e pensare in grande, perché – come Maria ci ha scritto – solo il cielo è il limite!

Buona lettura!L’Unità Comunicazione Altromercato

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Date da bere agli assetati

L’economiadelle donne

Editoriale

i indice

in movimento vivi solidale vivi solidale

Abruzzo: Botteghe e società civile per

una vera ricostruzione

Equo-à-porter

Dolcezza senza confini

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Ci vediamo in Bottega

L’equo fa felici

Tutti i coloridi un sì

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Viaggio nel Nepal equosolidale

Il cielo è il limite

Egitto: verso un futuro migliore

iindice

vivi solidale vivi solidale così lontano così vicino

Primavera cosm... etica

Tavola di primavera

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Le nostre utopie concrete

Una Pasquaspeciale

Bibliotequa

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in movimentoLE BOTTEGHE RACCONTANO6

aspettare introduzioni, si presenta e inizia a parlare, tanto che dob-biamo fermarla, almeno per rin-graziarla “ufficialmente” della sua presenza e per ringraziare l’inter-prete e salutare i convenuti.

Così Mona racconta. Vivace, di-vertente, ma anche precisa, pro-fessionale, determinata. Siamo tutti istantaneamente “travolti” dalla sua energia. La sua storia è quella della realizzazione del commercio equo in Egitto, è la storia di Fair Trade Egypt. Ci racconta di fallimenti, di difficol-tà logistiche e culturali, dei tanti gruppi di ar tigiani da conosce-re, comprendere e supportare nei loro bisogni concreti, perché “questo è il commercio equo”. Poi, finalmente, i primi risultati, il worldshop al Cairo, l’ampliamen-to dello staff, il coinvolgimento di volontari sempre più numerosi. Nelle sue parole la forza di chi

Arrivata a Roma dopo diversi cambiamenti di programma, Mona El Sayed è finalmente in Bottega. I partecipanti all’aperitivo sono una ventina, più di quanto noi di Equociquà! ci aspettassimo. La no-stra ospite osserva scaffali e rac-coglie dati sulle vendite di questo worldshop della periferia romana, fino a quando le dico: “We are re-ady.” Allora prende posto e, senza

ha lasciato un lavoro sicuro per dedicarsi, attraverso il fair trade, alla propria terra, devastata dalla povertà e dalle disuguaglianze.

In risposta a una domanda, Mona ci spiega anche alcuni problemi con il governo egiziano e dice che stanno cercando di cambiarlo, quel governo. Chi avrebbe imma-ginato che solo il giorno dopo la sua gente avrebbe iniziato ad af-follare piazza Tahrir!

Tutti i partecipanti sono conten-ti dell’incontro e nessuno va via senza scambiare personalmente due parole con Mona. Per noi di Equociquà! il dialogo con questa ragazza così forte e determina-ta continua via mail, cercando in qualche modo di seguire lei e il popolo egiziano in questo incredi-bile momento di cambiamento: da tanto coraggio e dignità vogliamo proprio imparare. n

Equociquà! Appuntamento con una persona speciale

Mona El Sayed è manager di Fair Trade Egypt, un’or-ganizzazione di commercio equosolidale nata otto anni fa. Fair Trade Egypt partecipa al progetto Fra-me (insieme, tra gli altri, anche a Ctm altromerca-to), un progetto co-finanziato dalla Commissione Europea - Ufficio EuropeAid che ha lo scopo di migliorare le condizioni di vita dei contadini e degli ar tigiani marginalizzati che vivono nei Paesi Partner

del Mediterraneo, attraverso una maggiore con-sapevolezza dei cittadini europei sul processo di Barcellona, il commercio equo e solidale, il turismo responsabile, un consumo consapevole e gli scambi culturali come strumenti concreti per la promozio-ne della Strategia Mediterranea di Sviluppo Soste-nibile. Per saperne di più, visita il sito Altromercato alla voce Inform/Azione.

Mona era ospite in Italia quando la popolazione egi-ziana è scesa in piazza per chiedere la libertà. Avreb-be voluto rientrare subito, ma ha deciso di trattener-si per raccontarci quello che stava accadendo. A pagina 36 e seguenti trovi la sua testimonianza.

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foto 1: Mona El Sayed in visita ad Equociqua!

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LE BOTTEGHE RACCONTANOin movimento 7

Abruzzo: Botteghe e società civile per una vera ricostruzioneUna testimonianza dagli amici dell’associazione Il Sicomoro – la cui sede è stata distrutta dal sisma del 6 aprile 2009 – impegnati per ricreare il tessuto sociale e l’economia locale.

Il 6 aprile 2009 un sisma ha colpito L’Aquila, capoluogo dell’Abruzzo, e la sua provincia. Un’intera regio-ne, direttamente e indirettamen-te, si è trovata a fare i conti con 60.000 esseri umani da aiutare, sostenere, abbracciare, poiché or-mai – chi più chi meno – privi di qualsiasi bene.

La cooperativa sociale Il Mandor-lo, socia storica del consorzio Ctm altromercato, ha da subito attiva-to nel suo magazzino un punto di raccolta di beni di prima necessità. Inoltre, tutte le Botteghe del Mondo d’Abruzzo e Molise hanno deciso di donare i proventi delle vendite dei prodotti pasquali all’associazione Il Sicomoro, Bottega storica dell’Aqui-la. Le tre centrali di importazione più grandi d’Italia (Ctm altromer-cato, Commercio Alternativo, Libe-ro Mondo) hanno elargito diversi bancali di prodotti alimentari e non da distribuire tra la popolazione ter-remotata e messaggi di solidarietà sono giunti dall’intero mondo del commercio equo italiano.

L’edificio del quale Il Sicomoro occupava il piano terra è situato nell’ormai famosissima piazza della Prefettura – uno dei luoghi colpiti dal sisma – per cui è ora semidi-strutto e impraticabile. A nome de Il Sicomoro, non possiamo che rin-graziarvi infinitamente per i gesti di solidarietà e – non da ultimo – per l’annullamento del debito che ave-

vamo nei vostri confronti.La cooperativa Il Mandorlo e l’Abruzzo Social Forum, da sem-pre attivi sul territorio abruzzese, hanno avviato nell’immediato una raccolta fondi a sostegno della ri-costruzione di quel tessuto sociale ricco, complesso e in movimento del quale l’associazione Il Sicomo-ro faceva parte. Oggi le due Bot-teghe storiche abruzzesi stanno gettando le basi per la creazione di un soggetto nuovo e unico, che parta da una ricostruzione fisica e mentale per creare nuove ener-gie nel panorama del commercio equo regionale.

Il progetto che abbiamo individuato prevede l’acquisto e l’installazione di una casa di legno (150 mq circa), sistemata nei pressi del centro sto-rico o nelle zone limitrofe, che ospi-terà, oltre alla Bottega, altri canali d’informazione quali Altreconomia e Carta. Puntiamo a riattivare l’attività di vendita dei prodotti equosolidali, l’attività informativa di rottura e tut-to ciò che riguarda il vasto mondo dell’economia solidale, lavoro che fino a prima del sisma Il Sicomoro portava avanti nel migliore dei modi. Avendo però forti dubbi sui tempi di assegnazione dei terreni e con-siderando la forte delocalizzazione delle zone abitate rispetto al centro storico, ci chiediamo anche se non possa essere utile nell’immediato anche l’utilizzo di un camper che di-venti un punto informativo – e poi,

perché no – di vendita itinerante. Ad aprile abbiamo organizzato inizia-tive anche con l’amico Stefano Lu-carelli, attore romano di teatro civile molto vicino al mondo dell’equo soli-dale. Inoltre abbiamo lavorato moltis-simo alla ricerca di saldi legami di re-lazione e collaborazione nel nostro territorio, il cui risultato più evidente e positivo è il legame creatosi con i pro-duttori agricoli del Consorzio Parco Produce, unitisi anch’essi dopo il ter-remoto per cercare di non far morire l’economia locale e di valorizzare le colture tradizionali e biologiche nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente. Per il momento dobbiamo ritenerci soddisfatti della somma raggiunta da destinare alla ricostruzione e stiamo lavorando alla ricerca di un terreno dove iniziare, il prima possibile, la co-struzione del Nuovo Sicomoro.

foto 2: gli effetti del terremoto del 6 aprile 2009 in Abruzzo (di Marco Séan Mc Allister)

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in movimentoLE BOTTEGHE RACCONTANO8

tariato! Uno spazio piccolissimo, 25 mq, ma una conquista impor-tante, date anche le condizioni generali della città dopo la rico-struzione, e soprattutto un tassel-lo di un progetto ben più ampio intitolato “Piazza d’Arti”, uno spazio in cui ci saranno le sedi di 18 associazioni che lavorano nel territorio aquilano su temi quali la solidarietà attiva, l’intercultura e l’immigrazione, la ricostruzione del tessuto sociale e l’educazione ambientale (maggiori informazio-ni sul sito www.lapiazzaaq.alter-vista.org).

Da qui riprenderemo le nostre attività, che comunque non sono mai state ferme: all’inizio dell’estate scorsa abbiamo lavorato al piccolo progetto “Quando il G.A.S. fa bene alla salute!”: 3 incontri volti a infor-mare sul consumo critico e a creare nuovi Gruppi d’Acquisto Solidale nei siti del piano C.A.S.E., in cui tan-tissime persone si sono ritrovate a vivere isolate dalla città, dai servizi e soprattutto da una rete sociale es-

Oggi: la nuova sede e i nostri progetti

A oltre un anno dal disastroso sisma che ci ha colpiti, abbiamo finalmente uno spazio provvisorio (max 3 anni) in cui abbiamo po-tuto installare un container e con immensa gioia il 4 dicembre ab-biamo finalmente ricominciato le nostre attività nell’ambito di una tre giorni tutta dedicata al volon-

Pescomaggiore è un piccolo borgo di origini altomedioevali alle porte del Parco Nazionale del Gran Sas-so – Monti della Laga, a una decina di chilometri da L’Aquila. Il sisma del 6 aprile ha distrutto buona par-te delle abitazioni e del patrimonio storico-culturale.

Il 6 aprile alle 3 e 32 anche noi abbiamo perso la casa. I tempi

senziale che vogliamo andare a rico-struire con questa e altre iniziative.Nei mesi di settembre e ottobre abbiamo lavorato a due weekend di turismo responsabile all’Aquila e dintorni, nati da una collaborazio-ne tra Il Sicomoro e la cooperativa Viaggi e Miraggi. Abbiamo organiz-zato una proposta per l’appena tra-scorso Capodanno 2011 e stiamo valutando la possibilità di offrire un ventaglio di proposte per il nuovo anno: con molto piacere accompa-gneremo gruppi di persone interes-sate a conoscere sapori, odori, co-lori della nostra regione unitamente alle diverse realtà associative che qui lavorano per costruirlo davvero un mondo migliore.Stiamo inoltre collaborando alla nascita di una R.E.S. Abruzzo, dalla quale abbiamo ottenuto come pri-mo risultato la decisione di fare nel-la nostra città il prossimo Convegno Nazionale G.A.S./D.E.S. 2011.

Grazie a tutte/i voi! Per ulteriori in-formazioni: [email protected], 340 5326013. n

La rinascita di PescomaggioreIl progetto E.V.A. (EcoVillaggi Autocostruiti) raccontato dai protagonisti

lunghissimi dell’emergenza e della ricostruzione rischiano di portare all’abbandono del paese, già semi-spopolato dall’emigrazione.Invece di attendere abbiamo pre-ferito rimboccarci le maniche, per poter continuare ad abitare la nostra terra e il nostro paese, per ricostruirlo da subito insieme a un futuro comune. Come? Una parte di residenti e di oriundi, già prima

del terremoto, aveva dato vita al Comitato per la Rinascita di Pe-scomaggiore, per migliorare la qua-lità della vita e recuperare l’abitato storico con campagne di informa-zione, attivando processi parteci-pativi e avviando microprogetti nel campo dell’agricoltura, del turismo e della convivialità artistica. Dopo il 6 aprile, il Comitato ha deciso, coe-rentemente con il proprio obiettivo

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Tratto dalla pagina Facebook di EVA - l’Eco Villaggio Autocostruito a Pescomaggiorefoto 3: Pescomaggiore sullo sfondo di una coltivazione di zafferano (di Emanuela Cossetti)

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diventato emergenza, di realizzare un villaggio autocostruito e auto-finanziato per consentire al nume-ro maggiore possibile di famiglie di Pescomaggiore di restare a vivere nel loro paese.

Le case di pagliaSu progetto degli architetti Paolo Robazza e Fabrizio Savini del BAG studio mobile (www.bagstudiomo-bile.com) e con l’assistenza tecnica di Caleb Murray Burdeau, esper-to in bioarchitettura, si è deciso di realizzare, su terreni concessi in comodato da alcuni compaesani a poche centinaia di metri dal paese, un villaggio di bilocali e trilocali low cost e a minimo impatto ambienta-le nel rispetto delle vigenti norme anti-sismiche ed edilizie. La tecno-logia costruttiva prevede l’utilizzo di una struttura in legno portante e tamponatura in balle di paglia. La modularità delle strutture agevola la loro riproducibilità.

L’utilizzo della paglia in quest’area dell’Abruzzo è una tecnica co-struttiva relativamente nuova, ma che si inserisce in modo naturale nel paesaggio agrario circostan-te e risponde anche a un ideale di filiera corta in campo edilizio, in quanto la materia prima sono balle di paglia fornite in loco dai campi di cereali, insieme alla fari-na che servirà a fare il pane nel forno comune del paese. L’energia elettrica verrà fornita da impianti fotovoltaici e il riscaldamento da una stufa a legna, sufficiente a scal-dare tutta la casa con appena un paio d’ore di accensione, in quan-

to la paglia e altri accorgimenti costruttivi rendono queste case perfettamente coibentate.

Il villaggio sarà poi dotato di un impianto di fitodepurazione e di compostiere dove i rifiuti organici verranno trasformati in fertilizzante per gli orti irrigati anche grazie all’in-canalamento dell’acqua piovana. Il coinvolgimento dei futuri abitanti nella progettazione e nella costru-zione è la condizione per assicurare l’alta qualità degli spazi, il risparmio economico e un forte legame fra gli abitanti stessi e la loro casa-villaggio.

EVA alla ricerca dell’ALMAUna volta completato e soddisfatto il fabbisogno locale, il villaggio sarà aperto a cittadini provenienti da al-tri luoghi del cratere sismico e che sono rimasti senza casa. Il costo del-le abitazioni (circa 500 euro al me-tro quadro, un quinto di quello degli appartamenti del progetto C.A.S.E.) sarà sostenuto dalle donazioni per l’Ecovillaggio e per la parte mancan-te dalle tasche dei beneficiari. Il com-pletamento dell’EVA sarà il punto di partenza di un percorso alla ricerca dell’ALMA, acronimo di “Abitare-La-voro-Memoria-Ambiente”, un piano di azione da definire e attuare con gli interessati per l’effettiva rinascita di Pescomaggiore. Un complesso di interventi integrati in campo am-bientale, agricolo, artigianale e turi-stico capaci di generare opportunità “verdi” di impiego e di reddito per gli abitanti di Pescomaggiore.

Alleveremo animali e coltiveremo zafferano e altre specie autoctone

per conservare la biodiversità agraria. Pensiamo a un laboratorio per fare i formaggi, alla riattivazione del forno comune, alla creazione di un circuito di vendita diretta e di mutuo soc-corso tra piccoli produttori agricoli. Oltre agli abitanti del paese, saranno partecipi del percorso la Tavola Pe-scolana, che riunisce i donatori per l’ecovillaggio di importi pari o supe-riori a 250 euro, e l’associazione di promozione sociale MISA, compo-sta dai beneficiari dell’ecovillaggio e dai volontari che arrivano da ogni parte d’Europa per realizzarlo.

Pescomaggiore, villaggio ri-nato dalla solidarietà e dall’amore per la terra, sarà un luogo per sempre ospitale e aperto al mondo. Se vuoi saperne di più e contribuire al finanziamento del progetto, visi-ta il sito eva.pescomaggiore.org o cerca su Facebook la pagina di EVA - l’Eco Villaggio Autocostruito a Pescomaggiore. n

foto 4: la struttura in legno tamponata in balle di paglia delle nuove case (di Marco Séan Mc Allister)

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“La terra ci è data in prestito dai bambini”. In occasione della fiera na-zionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili abbiamo de-ciso di fare nostro questo motto, proprio perché desideriamo gustare, conoscere e condividere nel segno della semplicità, del rispetto… e della gioia!

Il Circolo del Cibo Altromercato: piacere socialeUn progetto che parla di tracciabilità, trasparenza e cibo buono fino in fondo. Perché il miglior piacere è quello sociale. Nei tre giorni della fiera, potrai partecipare a degustazioni di cioccolato, marmellate e miele con formaggi (a cura di Onaf); assaggiare i vini dell’economia sociale e metterti alla prova con la Scuola di cucina tenuta dagli chef dei ristoranti del Circolo. E inoltre, tra uno stand e l’altro, fai un salto al caffè letterario Altromercato (a cura della cooperativa Chico Mendes di Milano) per scoprire che anche il cibo – quello giusto e di qualità – fa cultura.

Equo e quotidiano: il pane con Gianni Mura«Malgrado un apparente rifiorire delle panetterie, il pane è in deca-denza dappertutto. L’espressione “buono come il pane” sta per non avere più senso. Il pane cattivo vincerà sul pane buono. Solo dei privati

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L’equo fa felici!Incontriamoci a Fa’ la cosa giusta! dal 25 al 27 marzo, per tre giorni all’insegna di un altro mondo possibile.

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foto 1 e 2: Podie, Sri Lanka (di Beatrice De Blasi)foto 3: Cecocafen, Nicaragua (di Ilaria Favè)

IN AZIONE! CAMPAGNE ED EVENTI

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cittadini potranno tornare a gustare il sapore del buon pane impastan-do la farina giusta con il lievito giusto».Così scriveva negli anni Settanta a Milano – patria di michette e panet-tone – il poliedrico e ingiustamente dimenticato Aldo Buzzi. Afferma-zione da sottoscrivere e più attuale che mai: il pane è tra gli alimenti in commercio che subiscono più sofisticazioni; la sua filiera produttiva – pur essendo non particolarmente lunga – è tra le meno trasparenti e tracciabili. Il suo gusto e la sua qualità sono in netta discesa, mentre i prezzi sono in salita e proprio per questo motivo, tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, nel Magrheb sono scoppiate le “rivolte del pane”. A Fa’ la cosa giusta! ne parliamo con Gianni Mura, giornalista pop che scrive di cibo e di sport, erede ideale di Gianni Brera.

Solidale italiano: buono fino in fondoNasce il nuovo progetto Altromercato: Solidale italiano. I valori del commercio equo crescono e superano i confini del Sud del mondo per arrivare a coinvolgere realtà produttive italiane che propongono piccole produzioni d’eccellenza alimentare e tradizionale.Sabato 26 marzo ti presentiamo la nostra nuova sfida nel corso di un dialogo pubblico con rappresentanti delle cooperative di economie carcerarie, coordinato da Pietro Reitano, giornalista di Altreconomia.

Nuove radici per Uciri«Il cambiamento climatico ci sta presentando il conto e non siamo certo noi i principali responsabili di questo disastro naturale».I produttori dello storico caffè del commercio equo sono protagonisti di una campagna di solidarietà internazionale per difendere la loro terra e il loro lavoro, vieni a scoprirla allo stand Altromercato.

FOB-Free on Board nella sezione Critical Fashion“Free on Board (FOB)” indica il prezzo del prodotto pagato al pro-duttore nel commercio equo. Ed è il nome della nuova linea di abbi-gliamento in cotone biologico. Felpe, maglie semplici, confortevoli per uomo e donna. I capi sono stati realizzati in India con tracciabilità tota-le, dalla materia prima al prodotto finito, e vengono poi stampati dalla Cooperativa Sociale Confini di Trieste. Non perdere lo stand dedicato a FOB nel padiglione Critical fashion, dove troverai inoltre gli abiti da sposa in seta indiana tessuta a mano di L’orlo del mondo e le proposte di viaggi di turismo responsabile di Viaggi e Miraggi. n

Scopri il programma dettagliato della fiera su

falacosagiusta.terre.ite www.altromercato.it

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foto 4 e 6: Meru Herbs, Kenya (di Beatrice De Blasi) foto 5: Ciap, Perù (di Lorenzo Boccagni)foto 7: Navdanya, India (di Beatrice De Blasi) foto 8: Ebuyangu Women Group, Kenya (di Rudi Dalvai)

foto 9: Camari, Ecuador (Archivio Ctm altromercato)

IN AZIONE! CAMPAGNE ED EVENTI

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in movimento12 IN AZIONE! CAMPAGNE ED EVENTI

La voce delle donneRuth Salditos di Fair Trade Foundation-Panay ci scrive in occasione dell’8 marzo.

L’8 marzo si celebra la Giornata Internazionale della Donna Lavo-ratrice. Noi, nell’Isola di Panay, nelle Filippine, ci uniamo alle celebrazioni, ricordando che la lotta delle donne si inserisce nel contesto più ampio dello sviluppo sociale. Le donne, nella loro storia di lotta collettiva, hanno sempre camminato mano nella mano con le persone più svan-taggiate della società filippina e del resto del mondo.

Nel nostro Paese, nonostante il ruo-lo fondamentale nello sviluppo della società attuale, le donne subiscono da sempre gli svantaggi di uno squi-libro sociale, sono considerate cre-ature di serie B, prive del diritto di esprimersi in ogni ambito dello svi-luppo umano. Nel mondo, le donne, insieme ai bambini, sono oggetto di mercificazione e sono le maggiori vittime di povertà, violenza e ingiu-stizie. Secondo i dati della Fondazio-ne delle Nazioni Unite, il 70% delle donne ha subito violenza nel corso della vita e la violenza uccide e pro-

duce forme di disabilità nelle donne di età compresa tra i 15 ei 44 anni tanto quanto il cancro.

Nella nostra regione, la Regione 6 delle Filippine (Panay, Guimaras e Negros Occidental), lo scorso anno, secondo il Dipartimento del Lavoro e dell’Occupazione del governo, il 34% delle donne lavoratrici presso i 204 stabilimenti analizzati era sot-topagato e secondo il dipartimento dello Stato Sociale e dello Sviluppo è in aumento la violenza contro donne e bambini nella regione. Le donne devono continuare a porta-re avanti il loro lavoro a favore del-lo sviluppo, la giustizia e la pace nel mondo. Il loro posto è al di là delle tende delle loro case, nella comunità, nella società e nel mondo intero. Sia-mo liete di sapere che ci sono molte organizzazioni di donne in tutto il mondo che stanno cercando di ri-spondere a questa sfida.

Le Filippine hanno rappresentanti in una conferenza di 32 Paesi che si è riunita lo scorso 16 agosto 2010 a Montreal, in Canada e ha dato vita all’Alleanza Internazionale delle Donne. Il suo obiettivo è quello di radunare donne in tutto il mondo e di promuovere e sostenere atti-vamente la loro lotta. Nelle nostre piccole comunità, a Panay abbiamo risposto a questa sfida e continua-to a consolidare e ad ampliare il nostro gruppo di donne, insieme ai contadini, ai poveri delle città e a

organizzazioni di pescatori e agri-coltori. Alziamo le nostre voci nel-le strade in modo che echeggino nelle aule del Congresso filippino e che i rappresentanti che milita-no nelle liste dei partiti le riportino nelle proposte di legge.

I contadini, i lavoratori, le donne e altri settori marginalizzati chiedono una vera riforma agraria e l’indu-strializzazione del Paese, giustizia per le vittime di esecuzioni extragiudiziali e per le sparizioni forzate e chiedo-no la fine della cultura dell’impunità. Chiediamo la protezione del nostro patrimonio e dell’ambiente contro il saccheggio perpetrato da inte-ressi stranieri e dai potentati locali. Chiediamo salari giusti, servizi e pre-stazioni sociali che ci sono dovuti. Ribadiamo instancabilmente queste richieste in occasione della Festa del-la Donna e allo stesso modo con-tinuiamo a portare avanti le nostre iniziative per lo sviluppo delle co-munità, attraverso il nostro impegno in varie campagne che includono il commercio equo, l’ambiente, l’agri-coltura sostenibile, la gestione delle calamità, la formazione e l’educazio-ne, i diritti delle persone. Abbiamo imparato che è fondamentale lotta-re insieme per superare gli ostacoli e che è così che si cambia poco a poco la comunità, nel suo modo di pensare e di lavorare. Queste sono strade concrete che abbiamo la pos-sibilità di percorrere per riempire di significato le nostre vite. n

foto 1: Ruth Salditos (Archivio Ctm altromercato)

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in movimento 13IN AZIONE! CAMPAGNE ED EVENTI

L’economia delle donneIn tutto il mondo lavorano più degli uomini e quasi ovunque hanno meno riconoscimenti e diritti: è ora di ripensare il ruolo delle donne, per una società più giusta e una crescita davvero sostenibile.

Il punto di partenza per la nostra riflessione è la crisi finanziaria del settembre 2008, con il fallimento della Lehman Brothers. Alcuni dati sono significativi: il Pil mondiale per la prima volta si è ridotto; il 40% della ricchezza mondiale si è vola-tilizzato; c’è stato un aumento della disoccupazione e un’ingente spesa per cercare di riprendersi della crisi. Nel 2009 il numero di persone a soffrire la fame ha superato il mi-liardo e il commercio internaziona-le si è ridotto, ma non il commercio equo: in Inghilterra ha raggiunto i massimi storici ed è in aumento anche in Italia. Nello stesso anno, per la prima volta, il Premio Nobel per l’economia è stato assegnato a una donna, Elinor Ostrom, esperta – guarda caso – in cause collettive, trust e beni comuni. Nel febbraio 2010 le donne hanno superato gli uomini come forza lavoro (occupa-ti). Riflettendo proprio sull’occupa-zione, notiamo che la crisi è partita

dal settore finanziario, largamente in mano agli uomini. Per salvare un settore a prevalenza maschile si sono tagliati fondi a quelli a preva-lenza femminile (sanità, istruzione),

in pratica si è operato un trasferi-mento di risorse.

Concentriamoci sul Sud del mon-do: le donne sono in genere la

Il commercio equosolidale è “per tutti”, ma rivolge una spiccata attenzione al mondo delle donne e alla que-stione di genere, da vari punti di vista. Quantitativo: la maggioranza dei produttori attivi nelle organizzazioni di commercio equo di base sono donne. Qualitativo: la condizione femminile costituisce spesso un parametro essenziale per valutare a livello locale le effettive condi-zioni di parità di diritti e di progresso culturale e sociale. Culturale: rispetto alle attività economiche di ampie parti del pianeta le donne svolgono un ruolo tanto essenziale

quanto spesso negato e misconosciuto. Da queste pre-messe è partito il corso “L’economia delle donne. Rifles-sioni ed esperienze sul ruolo delle donne nell’economia globale e nel fair trade”, organizzato alla fine dello scorso gennaio da Ctm altromercato e rivolto ai rappresentati delle Botteghe del Mondo socie, e in modo particolare ai responsabili educazione e a chi si occupa di temi inerenti formazione, comunicazione e campagne. L’economista Elena Sisti è intervenuta illustrando il collegamento tra la finanza e il ruolo delle donne.

di Elena Sisti (foto 2)

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in movimento14 IN AZIONE! CAMPAGNA ED EVENTI

parte più vulnerabile della società (sono donne il 60% delle persone denutrite) e nei momenti di crisi sono loro a soffrire di più. Lavorati-vamente, inoltre, sono concentrate nei settori informali e poco protetti. Ma com’è stato che l’economia – che è nata come “organizzazione della casa” – si è negli ultimi trenta anni identificata con lo studio del solo mercato? Questa è stata una scelta ideologica, dovuta al fatto che a parlare di economia sono sempre gli uomini. In pratica, con il passare degli anni, il ruolo dell’uomo ha assunto valore e non quello della donna. L’economia non è più tratta-ta da scienza sociale, ma è divenuta solo lo studio della massimizzazio-ne del Pil. È questo concetto che va ribaltato, perché il benessere non è solo dato dal Pil e questo lo san-

no benissimo le donne. E quando si parla di lavoro si dà per scontato che “lavoro” sia solo “occupazione”, cioè il lavoro svolto sul mercato. Ma il lavoro è tutto ciò che è volto alla produzione e trasformazione di beni, quindi anche cucinare, anche se si è deciso che non è così.

Parlando di lavoro, non esiste nes-sun Paese al mondo in cui gli uo-mini lavorino più delle donne. In Italia, anche se le stime sul lavoro domestico sono limitate, secondo le ricerche dell’Istat, il lavoro do-mestico corrisponde al 33% del Pil, ed è svolto per il 70% dalle don-ne: praticamente il 25% del Pil è prodotto dalle donne, non pagate. È venuto il momento di ribadire il valore di questo lavoro, anche se non è misurato. Una ricerca della

Banca Mondiale del 2010 ha evi-denziato che le fonti di ricchezza di un paese rilevate dai sistemi di contabilità (come il Pil) sono sol-tanto una piccola percentuale del-la sua vera ricchezza. Quindi edu-cazione, salute, ecc, rappresentano più del 60% della ricchezza.

Due ulteriori motivi per cui le donne sono importanti in tutti i settori lavorativi? Per le donne il salario è un incentivo inferiore ri-spetto alla soddisfazione sul lavo-ro. Inoltre, le donne sono avverse al rischio, cioè sono più caute e riflessive, perché il valore che dan-no al futuro è superiore in media a quello che gli danno gli uomini. Il rischio che prendono è inferiore a quello degli uomini e in parti-colare a quello che prendono gli uomini in gruppo, quando i freni inibitori si affievoliscono ulterior-mente. È da decisioni prese da uomini in gruppo che si è arriva-ti a crack finanziari come quello della Lehman Brothers. Aumen-tare il numero delle donne signi-fica riportare del senso comune nell’economia e nelle finanza. È ovvio che la premessa migliore per i risultati ottimali è la parità tra uomini e donne, quando i due sessi si compensano, ma questa è ancora da venire, va incoraggiata e fortemente voluta.

I valori femminili sono rimasti rele-gati nella sfera privata per troppo tempo, è ora di portarli fuori, di pensarci e capire che l’aver sva-lutato quello che fanno le donne non ha dato buoni risultati. n

Per approfondireLe Donne Reggono il Mondo

Intuizioni femminili per cambiare l’economia

a cura di Elena Sisti e Beatrice Costa

(Altreconomia, 2010, 128 pp, 12 €)

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in movimento 15EQUO ANCH’IO

di Diego Parassole e Riccardo Piferifoto: Emiliano Boga

Date da bere agli assetati (purché abbiano la carta di credito)È primavera, stagione della rina-scita, della vitalità. Marzo è paz-zerello col suo carattere instabile, un po’ variabile, che un giorno de-cide che piove, un giorno che c’è il sole: chissà per quanto tempo ancora sarà MARZO a deciderlo, e non qualche multinazionale che si è comprata anche le nuvole.

È già successo che una multina-zionale si sia comprata tutta l’ac-qua di un paese: quella dei laghi, dei fiumi… anche l’acqua piovana. Voi direte: “Ma dove l’hai letto? Su Topolino? E chi è che l’ha com-prata? Paperon de Paperoni?” E invece sì, è successo qualche anno fa in Bolivia, a Cochabam-ba, dove anche i contadini più poveri dovevano pagare persino l’acqua piovana. Poi, dopo una ri-volta popolare, l’acqua è tornata un bene comune, pubblico, ma ci sono continuamente tentativi di rendere privata una cosa così indispensabile.

L’acqua è il business del futuro. Ormai è quotata in borsa e un investitore che ha fatto “un buco nell’acqua” è uno che sta facen-do un sacco di soldi. Sì, perché qualcuno, quell’acqua, prima o poi, la comprerà. E al prezzo che decideranno loro. Con conse-guenze non proprio piacevoli. Per esempio, in Gran Bretagna, quando Margaret Thatcher decise di affidare l’acqua ai privati, due milioni di famiglie si trovarono a non avere i soldi per pagarsi le bollette. Poi dicono che gli inglesi

si lavano poco e non hanno ne-anche il bidet! Per forza, con quel che costa lavarsi! E anche qui in Italia, nelle città dove l’acqua è stata privatizzata, ci sono problemi. Come a Latina, dove sono arrivate anche bollet-te da due o tremila euro. Ci sono anziani che han visto la bolletta e han detto: “Tremila euro di acqua? Mi suicido col gas che costa meno!” Se continuerà così come finiremo? “Ciao! Dove vai?”“Vado in tintoria, a ritirare mio marito!”“Anche tu lo lavi a secco?”“Eh, sì: eran tre settimane che lo smacchiavo in casa, ma ormai… era così conciato che l’ho portato in tintoria!” Oppure, per risparmiare acqua, in famiglia faremo la doccia solo quando si mangia la pasta: uno cucina, l’altro si insapona. Poi il primo scola e l’altro si sciacqua. Irrigare il giardino sarà fantascien-za. Niente alberi, niente ombra: i giardini avranno solo piante gras-se. E i sette nani in canottiera per il caldo. Quando qualcuno avrà un mancamento, per strada, sentiremo: “Presto, un bicchiere d’acqua!” “Ma sei matto?! Dagli due schiaffoni e speriamo bene!!” La gente andrà a Lourdes… ma più che altro per bere gratis. E ogni volta che ci riuscirà, dirà: “Miraco-lo!” E anche andare in bagno sarà un problema: lo sciacquone rap-presenta il 30-40% di acqua che consumiamo, 10-15 litri ogni volta.

E quando l’acqua costerà trop-po… Useremo la cassettina del gatto, col gatto che ci guarderà un po’ seccato perché useremo il suo water… Ma non è niente rispetto a come ci guarderà quando comin-ceremo a lavarci come lui: slinguaz-zandoci le ascelle. Cosa possiamo fare per non arri-vare a questo? Anche se nessuno ne parla – e chi dovrebbe farlo continua a tenere ostinatamen-te l’“acqua in bocca” – dobbiamo assolutamente andare a votare SÌ, quando ci sarà il referendum con-tro la privatizzazione dell’acqua. Poi, se anche questo sarà inutile… Smetteremo di lavarci e organizze-remo un grande sciopero. Come quelli dei metalmeccanici degli anni Settanta. Con una differenza: loro scioperavano incrociando le brac-cia, noi, smetteremo di lavarci per due settimane, andremo in comu-ne con le braccia alzate e faremo sentire la voce delle nostre ascelle. Combatteremo la privatizzazio-ne con l’unica arma biologica ed eco sostenibile allo stesso tempo. Ricordatevi: l’acqua è come l’amo-re, ti rendi conto di quant’è impor-tante quando non ce l’hai più!! n

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vivi solidalePRODOTTI DAL MONDO16

Vesti i mesi più belli dell’anno di freschezza, eleganza e praticità, ma soprattutto di solidarietà. Con la collezione Primavera-Estate 2011, scopri un look semplice ma inconfondibile che racchiude echi di Paesi lontani.

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di Ilaria Favè

vivi solidalePRODOTTI DAL MONDO 17

lavorata ai ferri e sull’ampio assorti-mento di jersey compatto, morbido ed elasticizzato – e altri decisamente estivi e impalpabili, come quelli rea-lizzati con i leggerissimi sari indiani (ne parliamo a pagina 16). Anche i colori virano da quelli più tenui – gri-gio ghiaccio, bianco, glicine e azzurro polvere – a quelli più carichi e vivaci come rosso fragola, verde pistacchio e blu acceso, che danno vita a una proposta più sbarazzina, ma sempre in linea con il mood di fondo.

Per quanto riguarda i materiali, la no-vità di questa collezione è il lino di Cratf Link, Vietnam (ne parliamo a pagina 16) – impiegato per comodis-simi shorts e pantaloni di taglio clas-sico –, che affianca cotone organico, fibra di banano, seta e canapa, queste ultime impiegate in modo particolare nella realizzazione degli accessori.

Nelle pagine seguenti ti porteremo alla scoperta della nuova collezione, ma soprattutto dei gruppi di produt-tori che – affiancati dalla creatività di Altromercato – hanno realizzato abi-ti, accessori e bijoux in tanti Paesi del mondo, donando loro un valore ine-guagliabile e conquistando un lavoro dignitoso e una vita migliore per se stessi e per le proprie famiglie. Per scoprire tutto sulla collezione, visita il sito www.altromercato.it. n

Abiti, t-shirt, camicie, panta-loni e tutto ciò che desi-deri per vestire i mesi più

caldi dell’anno di eleganza, originalità e freschezza, con un pizzico di ro-manticismo. La collezione Prima-vera-Estate 2011 Altromercato ti aspetta nelle Botteghe del Mondo con i capi e gli accessori più attuali, tutti realizzati secondo i criteri del commercio equosolidale, quindi nel rispetto delle persone e dell’am-biente: insomma una scelta estetica, ma anche… etica, che ti permette di vestire “fair” non solo nelle occasioni particolari ma anche nella vita di tut-ti i giorni, grazie ai modelli accurata-mente studiati, ai materiali naturali e di qualità e alle lavorazioni artigiana-li. I capi Altromercato diventeranno un must del tuo guardaroba per un look davvero inconfondibile.

Il gusto retrò e le atmosfere roman-tiche sono l’ispirazione di questa nuo-va collezione e si esprimono in capi morbidi, eleganti e femminili. Sempli-cità è la parola d’ordine, che non si riflette solo nella praticità dei capi, ma anche nella freschezza e legge-rezza dei materiali, piacevoli da por-tare in ogni occasione. Per risponde-re a tutte le esigenze di look… e di clima, la collezione distingue tra capi più prettamente primaverili – con un accento sulla maglieria in cotone

Equo-à-porter

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vivi solidalePRODOTTI DAL MONDO18

I pantaloni e gli shorts in lino – novità della nuova collezione Al-tromercato – sono in tessuto di media pesantezza per essere freschi senza essere troppo tra-sparenti e sono quindi adatti a tutte le età e per moltissime oc-casioni. Sono prodotti in Vietnam dagli ar tigiani di Craf Link, un’or-ganizzazione senza fini di lucro con sede ad Hanoi. È stata fon-data nel 1996 con l’obiettivo di sostenere i produttori di ar tigia-nato nel creare forme di sviluppo sostenibile e duraturo. Craft Link lavora con 50 gruppi di produt-tori presenti in tutto il Vietnam

Un viaggio in India è un bombarda-mento di emozioni: paesaggi, suoni, profumi, colori si susseguono e si sovrappongono ininterrottamente. Proprio i sari delle donne indiane, con i loro meravigliosi colori, torna-no – a grande richiesta – a rallegra-re la collezione Altromercato sotto forma di abito prendisole, gonna a doppio velo e abito con maniche a tre quarti. I tessuti sono riciclati, quindi rappresentano la seconda vita del materiale e un esempio di lotta allo spreco. Ma non solo: ogni capo è unico per colori e fantasie ed è ricamato con motivi tono su tono e applicazione di specchiet-ti, una tecnica tipicamente indiana chiamata “mirrorwork”.

Gli abiti in sari riciclati sono pro-dotti a Kolkata dalle artigiane di Sasha, un’organizzazione che sul

finire degli anni Settanta ha iniziato a sostenere l’artigianato indiano e i produttori attraverso la ricerca e la valorizzazione delle tradizioni, l’organizzazione di gruppi e la costi-tuzione di una rete. Con il passare degli anni, il numero degli artigiani coinvolti è aumentato considere-volmente e c’è stata una diversifica-zione degli ambiti di intervento. Nel 1986 è stato creata la Sasha Asso-ciation for Craft Producers, entità dedicata all’assistenza nelle attivi-tà di mercato, impresa e sviluppo prodotti. Sasha offre ai gruppi di artigiani produttori un’ampia serie di servizi, a partire da quelli di base, come l’organizzazione dei gruppi e delle micro-imprese, la promozio-ne di reti sociali e di partecipa-zione. Completano il quadro pro-grammi di generazione di reddito e attività connesse allo sviluppo.

coinvolgendo nelle sue attività oltre 5000 persone. I prodotti commercializzati variano dai tes-sili ai mobili realizzati in vari ma-teriali. Grande attenzione viene riposta nella qualità dei manufatti che vengono controllati sia in fase di creazione sia prima dell’espor-tazione da personale qualificato. Craft Link si pone come obiettivo cruciale di rafforzare il ruolo delle donne nelle proprie comunità. Si impegna, inoltre, a rivitalizzare la cultura tradizionale di differenti gruppi etnici e villaggi, incremen-tando la conoscenza del pubblico rispetto a tali culture e tradizioni.

India: un caleidoscopio di colori

Dal Vietnam la freschezza del lino

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foto 1: la stiratura dei sari, Sasha, India (Archivio Sasha)foto 2: un paesaggio vietnamita

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PRODOTTI DAL MONDOvivi solidale

PRODOTTI DAL MONDO 19

Fa ancora fresco ma c’è voglia di mare negli accessori in coto-ne pensati per completare il look estivo. La nuova linea comprende borsa, pareo, sciarpina e cappello lavorati con stampe artigianali rea-lizzate con la tecnica tye & die, che significa testualmente “annodare e tingere”. In pratica, i tessuti vengo-no annodati seguendo un disegno e immersi in un bagno di colore. In questo modo la parte annodata non viene tinta e il motivo rimane a contrasto. È una tecnica che ha ori-gini antichissime e viene realizzata sia in Africa che in Asia.Le borse sono ampie e a doppio strato per renderle ancora più re-sistenti, con manici in bambù e im-

preziosite dalla stampa artigianale a fiori. Ogni pareo è corredato da una pratica bustina in cotone coordinata. Le sciarpe sono lunghe e leggere per ripararsi dal vento marittimo, men-tre i cappellini doubleface riparano efficacemente dal sole. I prodotti sono realizzati in Nepal da Manushi Trading, un’organizzazione senza fini di lucro con sede a Kathmandu. Col-labora principalmente con artigiane impegnate nella lavorazione di cana-pa, ortica, cotone e seta con telaio a mano. In un contesto di emargina-zione, l’obiettivo principale è offrire un’opportunità di lavoro alle donne e migliorare la loro condizione so-ciale attraverso progetti di sviluppo. Manushi Trading ha partecipato al

Equo anche in vacanza: la linea Mare

progetto di cooperazione biennale per il programma formativo organiz-zato da Altromercato con l’obiettivo di migliorare le condizioni economi-che precarie dei piccoli produttori del Nepal.

Accessori a tutto colore

Borsa Fiocco in seta con pailettes color glicine (Craft Link, Vietnam)

Anelli Spirale in perline (Manushi, Nepal)

Borsa Duffel in pelle color fragola (Madhya Kalikata, India)

Collana, orecchini e bracciale Dolce metà in tagua e metallo (Allpa, Perù)

La primavera arriva anche negli ac-cessori per completare il tuo look. A seconda delle occasioni puoi sceglie-re tra le borse in cotone, canapa e seta, coordinabili con portafogli, bu-stine, cappelli e foulard. Da Madhya Kalikata Shilpangan, un’organizzazio-ne indiana senza fini di lucro, arrivano non solo borse e portafogli in pelle, ma una serie di accessori pensati per le tue esigenze di ogni giorno: por-tacellulari, custodie per fotocamera, portamonete, bustine portaocchiali.

Chi ama i bijoux non potrà perdere i girocollo voluminosi e multi-fili, le collane lunghe, i bangles in diverse forme e colori, ma anche gli orecchi-ni pendenti, tutti lavorati con colori atossici e metalli nichel-free e realiz-zati con materiali e tecniche artigia-nali tipiche dei paesi di provenienza.

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vivi solidalePRODOTTI DAL MONDO20

La realizzazione di un abito artigianale è sempre un viaggio: si parte da un’idea, si attraversano pensieri, im-magini, prove, fino ad arrivare al risultato finale che sor-prende sempre.

Il viaggio di un abito Altromercato è ancora più ricco. Si parte dalla progettazione, un gioco di squadra tra stilista, modellista, responsabile prodotto. Si sceglie poi il gruppo di artigiane a cui affidare la produzione tenen-do conto delle specificità artigianali e del materiale da utilizzare. Segue la fase della realizzazione dei campioni, dove la comunicazione, i suggerimenti, le migliorie e i campioni stessi fanno avanti e indietro dall’Italia al Pa-ese del Sud del mondo con cui si sta interloquendo. Dopo sette mesi circa dall’inizio della ricerca si arriva al campione definitivo che viene presentato alle Botte-ghe Altromercato. Si invia quindi l’ordine al produttore e contestualmente anche il prefinanziamento del 50% del valore finale, condividendo il rischio e permettendo

il pagamento della materia prima e dei salari agli artigia-ni. Il restante 50% viene saldato all’invio al porto della produzione. Quindi prima di aver ricevuto fisicamente il capo, Altromercato ha già pagato completamente i produttori. Dopo circa 3-4 mesi i capi sono pronti e vengono inviati in Italia, dove si procede allo sdogana-mento e al controllo della qualità: dalla vestibilità, al materiale, alla colorazione, sino ai dettagli delle cuciture e al controllo delle etichette.

Rispetto al mercato e alla moda convenzionale non si toglie nulla, ma si aggiunge o si modifica per rispettare chi partecipa alla creazione e alla produzione del capo. Infine l’abito arriva nelle Botteghe Altromercato di tutta Italia, dove volontari e non solo sono pronti a mostrare il capo e a raccontartene il viaggio.

Disegno di Sarah Mazzetti

Vuoi liberare la tua creatività e accompagnare un capo di abbigliamento Altromercato in tutte le tappe del suo viag-gio? Non lasciar ti scappare quest’opportunità unica! Per partecipare al nostro concor-so è necessario ideare un total look, cioè un abito e un acces-sorio. La proposta vincitrice sarà inserita nella collezione P/E 2012 e prenderà il nome dello “stilista per caso” che l’ha ideata, e che potrà seguirne la realizzazione. Per maggiori dettagli, visita il sito www.al-tromercato.it.

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PRODOTTI DAL MONDO 21

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vivi solidalePRODOTTI DAL MONDO22

Tutti i colori di un sì

Con il commercio equosolidale la gioia del tuo matrimonio abbraccia tutto il mondo. Scopri le proposte Altromercato e regalati un giorno davvero unico.

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vivi solidalePRODOTTI DAL MONDO 23

di Laura M. Bosisiofoto apertura: in primo piano sacchettino Cuori in festa in carta lokta, sullo sfondo

scatolina e biglietto Cascata di cuori in carta lokta (Sana Hastakala, Nepal).

Una pioggia di cuoricini e fiori rallegra le proposte Altromercato per gli sposi

di primavera. Fai un gesto di solida-rietà: acquistando nelle Botteghe del Mondo bomboniere, partecipazioni, album fotografici e articoli per la lista nozze, sostieni decine di progetti che coinvolgono piccoli gruppi di lavora-tori in Africa, Asia e America Latina e dai il tuo contributo a diffondere un modello di consumo più vicino all’ambiente e alle persone.

Qualche idea? Se ami la semplicità, punta sugli eleganti sacchettini in car-ta lokta dal Nepal, sulle scatoline in carta di gelso dalla Thailandia o sulle cornici in legno dall’Indonesia. Per un pensiero di sicuro effetto ci sono le piccole statue e i cuoricini in pietra saponaria. Sono prodotti in Kenya dagli artigiani di Undugu Society, un’organizzazione nata per offrire so-stegno e assistenza ai ragazzi di stra-da, che negli anni è riuscita ad attivare un vero e proprio distretto artigiana-le, economicamente autosufficiente, capace di creare nuovi posti di lavoro con programmi di formazione.

Per regalare un tocco di Sud Ame-rica, invece, puoi scegliere i piattini e i piccoli vasi in ceramica chulucana decorata con motivi beneauguranti di spighe e spirali. Sono commercia-lizzati da Allpa, una società peruvia-na che riunisce 80 gruppi di artigiani (ne parliamo a pagina 40-41). Cerchi un’idea più originale? Allora niente di meglio che convertire piccole stovi-glie in ceramica, accessori da scrivania in legno oppure eleganti candele a forma di fiore di loto in bomboniere utili e sicuramente apprezzate.

Hai deciso di optare per il fai da te? Equosolidale si può! In Bottega potrai trovare, infatti, non solo oggetti, sca-toline e sacchettini, ma anche nastri e decorazioni per tutti i gusti, tra cui i fiorellini colorati in carta prodotti in Bangladesh e nelle Filippine rispet-tivamente da Prokritee e Ccap, or-ganizzazioni nate negli anni Settanta del secolo scorso per sostenere le attività dei piccoli gruppi di artigiani dei villaggi rurali, con una particolare attenzione all’emancipazione econo-mica e sociale delle donne.

E dentro le bomboniere? I confetti Altromercato, naturalmente, un toc-co di dolcezza che trovi in tre versio-ni: classici alla mandorla, alla mandorla ricoperti con cioccolato al latte e al cioccolato fondente racchiuso in un guscio di zucchero di canna. I confetti sono realizzati in Italia a partire da ma-terie prime equosolidali. Le mandorle arrivano dalla Palestina e sono pro-dotte dagli agricoltori di Parc, un’or-ganizzazione no profit che opera per lo sviluppo rurale ecocompatibile, mi-rando alla costruzione di una società palestinese civile e democratica. Lo zucchero di canna arriva dal Costa Rica, dalle cooperative Coopecañera e Coopeagri, che riuniscono produt-tori auto-organizzati contro lo sfrut-tamento delle multinazionali. Il cacao, invece, è prodotto nella Repubblica Dominicana da Conacado, un’unio-ne di piccoli agricoltori.

Insomma, in Bottega trovi tutto quello che ti serve per rendere il giorno del tuo matrimonio anco-ra più gioioso. Per saperne di più visita www.altromercato.it/it/pro-dotti/bomboniere. n

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vivi solidalePRODOTTI DAL MONDO24

Non solo bomboniereUn matrimonio tutto equosolidale? Scoprilo in Bottega!

Sono sempre più numerose le coppie di sposi che si rivolgono alle Botteghe Altromercato di tutta Italia per acquistare le bomboniere, ma non tutti sanno che è possibile dare un tocco equosolidale a tutti gli aspetti del matrimonio. A partire da partecipazioni e inviti – passando per l’album di nozze e (novità di quest’anno!) il libro ospiti su cui lasciare il proprio messaggio di amicizia – per finire con la lista nozze

per la casa, in Bottega trovi tutto ciò che ti serve per organizzare il tuo grande giorno in modo semplice, ma anche elegante e raffinato. In questa pagina ti of-friamo qualche idea tratta dalla collezione Primavera-Estate Altromercato; per scoprire l’intera offerta, visi-ta il sito www.altromercato.it alla sezione “prodotti”. Per toccare con mano gli articoli, fai un salto nella Bottega più vicina a te e… buona scelta!

La primavera 2011 Altromercato è ricca di novità per la casa, a partire dalla cucina in cui trionfano i toni chia-ri e delicati dei due nuovi servizi per la tavola “Jasmine” e “Thimi”, di design moderno con matericità tipica del prodotto artigianale, e della linea “Bambù”, con inta-glio artigianale. Tutti sono testati per l’uso alimentare e adatti per essere utilizzati nel microonde e lavati in lavastoviglie. Completano la tavola bicchieri e bottiglie in vetro riciclato dal Guatemala e gli accessori in fibra.

Novità anche tra i tessili per tavola e cucina che com-prendono eleganti tovaglie, runner, tovagliette, presine e grembiuli, decorati a mano con diverse lavorazioni e ricami. Per la camera troverai un assortimento di ele-ganti copriletto ricamati a mano o decorati con tec-niche tradizionali. Ed ancora stuoie, cesteria, lampade e candele per accontentare tutte le esigenze e ogni possibilità di spesa.

Statua Anelli in pietra saponaria (Undugu Fair

Trade Limited)

Tisaniera con filtro Bambù in ceramica

(Mai Handicraft, Vietnam)

Ciotola Floreale in ceramica

(Mai Handicraft, Vietnam)

Servizio da tavola Jasmi-ne in ceramica satinata (Craft Link, Vietnam)

Partecipazione Micro lotus in carta gelso

(Y Development, Thailandia)

Servizio da tavola Thimi in stoneware

(Sana Hastakala, Nepal)

Album nozze con scatolaCuori in festa

(Sana Hastakala, Nepal)

Copriletto matrimoniale Fiori kantha in cotone, ricamato a

mano (Base, Bangladesh)

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PRODOTTI DAL MONDOvivi solidale

SPECIALE! PRODOTTI DAL MONDO 25

Cioccolato: la vera storia

La gran parte della cioccolata Altromercato è biologica, pura, senza grassi vegetali diversi dal burro di cacao e, naturalmente, equosolidale. Un piacere che rispetta il lavoro, l’ambiente e la dignità di ognuno. Con questo speciale vogliamo introdurti nel suo mondo, tra passato e presente, fantasia e realtà, commercio tradizionale e “fair”. Buona lettura, allora, e buona degustazione!

La storia che vogliamo rac-contarvi inizia in Messico migliaia di anni prima del-

la conquista spagnola. Siamo nel 1500 a.C. e nelle pianure costiere prospera una civiltà paleoamerica-na, quella degli Olmechi, i primi a coltivare questa pianta chiamata kakawa. Per ritrovare notizie sul cacao dobbiamo fare un salto fino alla civiltà dei Maya (dal 250 a.C. al 900 d.C.), che consideravano il cacao il cibo degli dei. Anche gli Aztechi erano grandi consumatori di cacao, che aromatizzavano con miele, vaniglia, peperoncino, fiori di magnolia o di altre piante locali.

Ma il cacao non è solo un prezio-so dessert riservato alla corte e ai guerrieri, i suoi chicchi sono utiliz-zati come vera e propria moneta, cosa che gli spagnoli apprendono e mettono in pratica immedia-tamente, tanto che istituiscono persino una sorta di cambio uffi-ciale secondo il quale, ad esempio, un tacchino vale 200 chicchi. Gli spagnoli, però, sono restii a con-siderare il cacao un alimento e cercano da subito di imporre alle popolazioni locali colture e animali portati dall’Europa. Pare che Cri-stoforo Colombo si rifiutasse di assaggiare il cioccolato e Girolamo

Benzoni, viaggiatore e cronista mi-lanese, nella sua Historia del nuo-vo mondo scritta nel 1575 com-menta: “Pare beveraggio da porci”.

Con il passare degli anni, però, la diffidenza si affievolisce e questo prodotto comincia a diffondersi, anche se non certo tra i ceti po-polari. Grandi estimatori sono i cortigiani – si narra che il ciocco-lato fosse apprezzato perché il suo gusto forte poteva mascherare il veleno! – ma anche gli ecclesiasti-ci, tanto che durante il Concilio di Trento (1545-1563) i gesuiti si bat-tono perché il consumo di ciocco-

a cura di Simonetta Lorigliola, Elisa Salvi, Maria Moretti, Luisa Calcina

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vivi solidale26 PRODOTTI DAL MONDO SPECIALE!

lato non subisca penalizzazioni du-rante i periodi canonici di digiuno: papa Gregorio XIII li accontenta e sentenzia che il cioccolato è una bevanda e, come tale, è escluso da-gli alimenti proibiti durante i digiuni.

Ma quando cioccolato e cacao smettono di essere cibo d’élite? Sicuramente dopo la Rivoluzio-ne Industriale. La prima fabbrica artigianale di cioccolato nasce in Francia nel 1776 e un secolo dopo, nel 1879, Rudolphe Lint inventa il meccanismo del concaggio: il cioc-colato liquido viene immesso in una conca e rimescolato per un

minimo di sei ore (più dura il con-caggio, più il cioccolato migliora). Il risultato è un alto grado di vellu-tatezza: il cioccolato così ottenuto non è granuloso e ruvido ma fine e cremoso, un buon motivo per chiamarlo “fondente”.Con il cioccolato del commercio equo chiudiamo simbolicamente il cerchio della storia del cacao, a 1500 anni dalla “scoperta” (con-quista, colonizzazione) del nuovo mondo. Il nostro sogno è che attra-verso il cioccolato si possa parlare di percorsi di liberazione e riscatto per tanti lavoratori discendenti dal-le antiche popolazioni messicane. n

Come nasce il cioccolatoLa pianta del cacao è tipica della fascia equatoriale del pianeta, dal Brasile all’Indonesia passando per Costa d’Avorio e Ghana. Può rag-giungere un’altezza di sette metri e in genere cresce all’ombra di alberi più elevati. Delle migliaia di piccoli fiori che spuntano diretta-mente sul tronco di ogni pianta solo l’1% si trasforma nel frutto chiamato “cabossa”. Ogni cabos-sa contiene da 30 a 40 semi di cacao e una pianta produce cir-ca 80 cabosse l’anno. Ci vogliono circa 20 cabosse per ottenere 1 kg di semi di cacao.

Le cabosse, raccolte manualmen-te, vengono aperte e lasciate a riposare ammucchiate per alcuni giorni. Durante questo periodo avviene la fermentazione delle fave, di fondamentale importanza nella qualità del cacao, infatti qui

si gettano le basi per la costitu-zione delle fasi aromatiche più pregiate del cioccolato. Segue il lavaggio e, infine, con l’essicca-zione si riduce l’umidità delle fave che sono così stabili e pronte per essere confezionate in grandi sac-chi di juta e affrontare il trasporto in container via mare sino a noi. Qui la lavorazione prosegue nel-le industrie cioccolatiere passan-do attraverso le fasi di pulizia e pretostatura (per eliminare even-tuali impurità, la buccia che rico-pre le fave e le fave danneggiate), frantumazione (per ottenere la granella), potassatura (o alcali-nizzazione, che elimina l’acidità in eccesso) e torrefazione. La torre-fazione o tostatura è un passaggio importante nel processo produt-tivo del cioccolato di qualità, in-fatti il trattamento ad aria calda (circa 100-120°C per 30 minuti)

consente lo sviluppo degli aromi che si apprezzeranno nel prodot-to finito. Dalla macinazione del tostato si ottiene la pasta di cacao o pasta amara, semilavorato base dell’industria cioccolatiera.

La pasta di cacao può essere sot-toposta a spremitura utilizzando semplici presse meccaniche che estraggono il burro di cacao sepa-randolo dalla massa solida (panel-lo) che opportunamente polveriz-zata forma la polvere di cacao. La pasta di cacao è soprattutto il pi-lastro delle molteplici formulazioni del cioccolato: a essa si aggiungo-no zucchero e burro di cacao per ottenere cioccolato fondente op-pure zucchero, latte, burro di ca-cao per il cioccolato al latte. Nel cioccolato bianco non si usa pasta di cacao ma solo burro di cacao, insieme a latte e zucchero.

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foto 1: la pianta del cacao (Flickr cc Jos Dielis)

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vivi solidale 27SPECIALE! PRODOTTI DAL MONDO

Una volta miscelata la pasta amara con gli altri ingredienti che costi-tuiranno il cioccolato si passa alla raffinazione: per mezzo di gran-di cilindri metallici si schiaccia la massa per ridurre le dimensioni a particelle di finezza pari a 0.02 mil-limetri. Segue il concaggio, fase fon-damentale per la produzione del cioccolato. Gli ingredienti vengono posti in una macchina costituita da una grossa conca con una pala al centro, riscaldati a una tempera-tura di 80/85°C e miscelati conti-nuamente per molte ore. Questa operazione è fondamentale perché conferisce al prodotto la vellutatez-za che conosciamo e riduce i com-posti aromatici acidi e tannici.

Il mercato del cacao«Cacao a palate!».«Soldi a palate...»

È un frammento di dialogo tra due fazenderos, raccontato nell’incipit di Cacao, il primo romanzo di un giova-nissimo Jorge Amado (aveva 21 anni quando lo pubblicò, nel 1933). Nel frontespizio c’è una dichiarazione di intenti dell’autore: “Ho tentato di rac-contare in questo libro, con un mi-nimo di letteratura per un massimo di onestà, la vita dei braccianti nelle fazendas di cacao del sud di Bahia. Che sia un romanzo proletario?” A distanza di 40 anni ci sono ancora ve-rità come quelle. Terre di grandi pro-prietari che divengono miraggio per migliaia di diseredati che accorrono alla ricerca di lavoro. Storie (vere) di sfruttamento, come quelle racconta-te da Amado nel suo romanzo.

«Sei stato affittato dal coronel»Mi meravigliai: «Si affitta una mac-china, un mulo, tutto, ma non una persona!»«In queste terre del sud si affittano anche le persone»

E quindi, dato che quei “soldi a palate” non arrivano di certo ai braccianti, chi guadagna in questo enorme business? I grandi com-mercianti, i trader, i macinatori e le industrie dolciarie.

Come accennavamo, le civiltà paleoamericane usavano il cacao come moneta e ancora oggi que-sta materia prima è molto prezio-sa e oggetto di speculazione. Nel corso degli ultimi 30 anni il prez-zo del cacao sul mercato di Lon-dra ha oscillato da valori prossimi

allo zero a circa 3000 sterline per tonnellata proprio a causa dei meccanismi di borsa, che valgo-no anche per i prodotti derivati dalla sua lavorazione: pasta amara, burro di cacao e polvere da un anno all’altro acquistano e perdo-no valore a velocità sorprendenti. Mentre fino a qualche anno fa, a guadagnare da queste oscilla-zioni erano le grosse industrie trasformatrici, dalla grande crisi finanziaria del 2008 gli investito-ri professionali hanno spostato i loro capitali finanziari dai listini azionari ai mercati più stabili delle materie prime alimentari. Da allora, il pericolo di bolla spe-culativa è dietro l’angolo e i pro-duttori sono in una situazione di incertezza sempre più grave. Dominare questi mercati sen-

Dopo il concaggio, per riporta-re il cioccolato a uno stato solido, si esegue la fase del temperaggio che consiste nel raffreddamento a 26-28°C seguito da un cauto innal-zamento della temperatura fino a 29-32°C. In questo modo il grasso che costituisce il burro di cacao si solidifica in una forma cristallina sta-bile che consente una corretta con-servazione del cioccolato nel tempo. Concluso il temperaggio il cioccola-to può essere modellato, colandolo negli stampi che daranno origine alle tavolette e alle diverse forme. Il cioccolato contenuto nelle formelle si fa solidificare nel tunnel di raffred-damento e di qui si passa alla fase finale di confezionamento. n

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foto 2: cacao di Conacado, Repubblica Dominicana (Archivio Ctm altromercato)foto 3: uno scorcio della sede di Conacado (Archivio Ctm altromercato)

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vivi solidale28 PRODOTTI DAL MONDO SPECIALE!

za rischiare di perdere somme ingenti è difficilissimo e anche per le cooperative di commer-cio equo il lavoro si è complicato. Non possono programmare le attività produttive, infatti, perché non sanno quanto cresceranno i prezzi durante la campagna e quanto subiranno la concorren-za degli intermediari locali. Gli intermediari non hanno i costi

Quetzal: una filiera solidale che unisce il Sud del mondo al Sud Italia

La cioccolata Quetzal è realizzata nel laboratorio artigianale della Coo-perativa Sociale Quetzal di Modica (Ragusa) secondo una ricetta antica cinque secoli, fedele alla tradizione che lega la città siciliana agli Aztechi, Il cioccolato viene lavorato “a freddo”, vale a dire che la pasta di cacao non passa attraverso le fasi di raffinazione, concaggio e temperaggio. La pasta amara di cacao, primo prodotto della spremitura della fava di cacao, densa e amarissima, viene lavorata a bagnomaria con zucchero e spezie ed è lasciata poi raffreddare e solidificare. Lo zucchero, non riuscendo a sciogliersi né ad amalgamarsi, dà al cioccolato modicano il caratteristico aspetto “ruvido” e la consistenza granulosa.Gli ingredienti principali della cioccolata Quetzal provengono da pro-duttori del commercio equo e solidale. Quetzal è disponibile in diverse aromatizzazioni (manna, cannella, vaniglia, caffè, peperoncino, zenzero, arancia, mandorle).

Mascao: il cioccolato che tutela chi lo produce e chi lo gusta

Il cioccolato Mascao è “cioccolato puro”, cioè non contiene grassi vege-tali diversi dal burro di cacao. I suoi ingredienti – da agricoltura biologica – sono stati acquistati da piccole realtà del Sud del mondo secondo i principi del commercio equosolidale. La particolarità di Mascao è quella di essere prodotto senza lecitina di soia e utilizzando, oltre allo zucchero di canna cristallino, Mascobado, lo zucchero di canna integrale dalle ricche note aromatiche, che con-ferisce gusto e consistenza davvero unici. La qualità degli ingredienti, la lavorazione artigianale e il lungo concaggio che miscela perfettamente gli ingredienti eliminando ogni residuo acido, rendono il cioccolato uni-forme e vellutato.

di struttura di una cooperativa e per questo possono pagare prez-zi migliori, cavalcando gli aumenti di prezzo repentini con agilità e spregiudicatezza. Ctm altromercato in tutti i suoi anni di attività ha sostenuto i produttori di cacao con cui col-labora con il prefinanziamento (il pagamento anticipato degli ordini), la condivisione delle in-

formazioni e la trasparenza. Ha cercato nei limiti dettati dalla sostenibilità di non trasferire gli aumenti di prezzo delle materie prime sul prezzo finale alla ven-dita del prodotto, soppor tando la maggior par te della perdita di potere d’acquisto subita dai suoi consumatori. Perché il cioccola-to equo e solidale sia un piacere senza retrogusto amaro. n

Il cioccolato Altromercato

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foto 4: la cabossa di cacao, El Ceibo, Bolivia (Archivio Ctm altromercato)

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vivi solidale 29SPECIALE! PRODOTTI DAL MONDO

I l nostro speciale sul cioccolato Altromercato non poteva che concludersi con le proposte

golose per la Pasqua: un trionfo di dolcezza che ci unisce ai produt-tori del Sud del mondo da cui le materie prime sono state acqui-state nel rispetto dei principi del commercio equo e solidale. L’or-mai tradizionale nUovo mondo, l’uovo di cioccolato bio al latte o fondente, è realizzato con il cacao della Repubblica Dominicana e dell’Ecuador (acquistato da Co-nacado e Mcch) e lo zucchero di canna del gruppo paraguayano Manduvirà. Ad avvolgerlo è la raf-finata carta seta prodotta a mano da Mcc Bangladesh. Torna anche quest’anno l’uovo di cioccolato al latte bio ricoperto internamente con anacardi tostati in granella provenienti da India e Brasile (Ele-

ments e Coopercajou), racchiuso in una confezione in sinamay, rea-lizzata da Ccap (Filippine).E le sorprese? Giochi, scacciapen-sieri e burattini sono i coloratis-simi pensieri racchiusi nelle uova Altromercato, realizzati con ma-teriali naturali dagli ar tigiani part-ner del Consorzio, tra cui Pekerti (Indonesia), Minka ed Ecco Exe (Perù), Asha (India), Gospel Hou-se (Sri Lanka), Preda (Filippine) e Children Nepal (Nepal). Per una totale sicurezza, le sorprese sono certificate secondo la normativa Ce sui giocattoli per bimbi.Per un pensiero speciale, c’è la marionetta realizzata dai pro-duttori di Children Nepal, Ong nepalese che si dedica alla prote-zione dei bambini privi dell’aiuto delle istituzioni e al sostegno del-le donne, offrendo educazione,

copertura sanitaria e programmi di formazione tecnica. La mario-netta contiene tanti ovetti ripieni di morbida crema alla nocciola realizzati con ingredienti del com-mercio equo. n

Ancora una volta, festa fa rima con solidarietà. Con le uova e i dolci pasquali della tradizione preparati con ingredienti equosolidali.

Una Pasqua speciale

di Laura M. Bosisiofoto 1: raccolta della canna da zucchero, Manduvirà, Paraguay (di Luca Palagi)

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vivi solidale30 PRODOTTI DAL MONDO SPECIALE!

I Produttori

Ctm altromercato acquista il cacao da Conacado (Confede-racion Nacional de Cacao Cultores Dominicanos), un’orga-nizzazione della Repubblica Dominicana che raccoglie migliaia di contadini svantaggiati e li aiuta a gestire autonomamente la produzione e la vendita del loro cacao, impiegando parte del ricavato a favore della collettività. Come la maggior parte dei coltivatori di cacao dominicani, gli associati a Conacado sono piccoli agricoltori con meno di dieci ettari di terra. La strada che hanno scelto per valorizzare la propria produzione è quella del cacao biologico, che assicura un miglior prezzo di vendita e costi di produzione inferiori, oltre all’eliminazione dei prodotti chimici dai campi che è positiva per la salute dei produttori e per l’am-biente e permette di integrare altre colture nelle piantagioni.

Il cacao Altromercato arriva anche dall’ecuadoriana Mcch (Ma-quita Cushunchic Comercializando como Hermanos), un’or-ganizzazione che gestisce una rete di relazioni commerciali e sociali che coinvolge moltissimi produttori di alimentari e ar ti-gianato sparsi in tutto il Paese. Le attività di Mcch sono guidate dal principio di sviluppo umano sostenibile applicato al campo economico (nel senso di efficienza e competitività), ambientale (rispetto della natura) e sociale (partecipazione, equità e diritti). Lavorare seguendo questo principio significa partire dai bisogni delle comunità e ricercare il miglioramento delle condizioni di vita per i produttori, costituendo reti di partecipazione locali e nazionali, affiancando formazione, sostegno e istruzione all’atti-vità commerciale principale.

Paloma: la colomba solidaleIl dolce pasquale per eccellenza interpretato con ingredienti di qualità, ma soprattutto “fair”. All’impasto ricco di burro e uova fresche si uniscono l’uvetta del Sud Africa (da Eksteenskuil Vine Fruit Farmers), lo zucchero costaricano (da Coopeagri e Coope-cañera) e del Paraguay (da Manduvirà) e una ricca copertura di mandorle della Palestina (da Parc). La confezione in cui è avvolta è in carta seta artigianale in più varianti di colore pastello, de-corata a blockprint in bianco dalle donne di Mcc in Bangladesh. Insomma, un dolce che è l’incontro di quattro continenti, un vero simbolo di condivisione.

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foto 2: un momento della lavorazione del cacao, Conacado, Repubblica Dominicana (Archivio Conacado)foto 3: foto di gruppo a Parc, Palestina (di Carlo Ponzio)

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Finalmente la primavera è ar-rivata, con i suoi profumi e il suo buon umore, e le Botte-

ghe del Mondo le danno il benve-nuto con due settimane di iniziative alla scoperta dei prodotti Natyr, la linea di cosmesi equosolidale che promuove il benessere più autenti-co: quello che può essere condiviso.

Ogni proposta Natyr nasce dalla ricerca e dalla valorizzazione delle tradizioni cosmetiche dei popoli del Sud del mondo. Gli ingredien-ti, poi, sono unici perché frutto di una filiera equosolidale in grado di collegare direttamente e in pie-na trasparenza i consumatori con i produttori, a cui viene assicura-to un giusto compenso per il loro lavoro e continuità nelle relazioni commerciali. Grazie allo sviluppo della linea Natyr bio (viso, corpo, capelli, uomo e bimbi), cresce inol-tre l’impegno a favore della soste-nibilità e maggiore è l’attenzione all’ambiente, con modalità produt-tive artigianali, sostegno ai produt-

tori nella tutela della biodiversità e uso di imballaggi ecologici (ricicla-bili, riciclati o biodegradabili).

Primavera cosmetica è un invito a conoscere e provare le novità Na-tyr, tra cui i prodotti bio per la cura del corpo e il primo trattamento equosolidale biologico contro gli inestetismi della cellulite, con alga spirulina di Cuba, ananas della Bo-livia e olio essenziale di curcuma dell’Ecuador. Con Primavera cosmetica voglia-mo ripercorrere la filiera a partire dalle donne di Jenin che lavorano al progetto Aowa e producono in modo artigianale saponi per tutti i giorni, con materie prime del terri-torio della Palestina come olio d’oli-va, timo e lycopsis, ottenendo con questa attività garanzia di reddito e dignità per le loro famiglie. Dal 19 marzo al 2 aprile, le Botteghe Altromercato che aderiscono all’ini-ziativa (l’elenco è sul sito www.altro-mercato.it) si trasformeranno in la-boratori di benessere senza confini,

dove sperimentare profumi, consi-stenze e principi attivi dei prodotti Natyr a base di piante, fiori e frutti provenienti da Asia, Africa e Ame-rica Latina. Sarà possibile, inoltre, prenotare massaggi alle mani, piccoli momenti di relax e trattamenti per il viso proposti da esperti estetisti, che dispenseranno anche sugge-rimenti, consigli pratici e curiosità sulla storia, i progetti e gli impieghi tradizionali degli ingredienti solidali.

Non perdere la Primavera Cosme-tica e l’occasione di riscoprire la bellezza e il benessere che metto-no al centro l’uomo e l’ambiente, secondo Natyr! n

La bella stagione è alle porte e per il secondo anno torna l’iniziativa dedicata al benessere solidale. Appuntamento dal 19 marzo al 2 aprile nelle Botteghe del Mondo Altromercato per scoprire le novità della linea Natyr.

Primavera cosm... etica!

di Valeria Calamarofoto apertura: Flickr cc Craig Cloutier

vivi solidalePRODOTTI DAL MONDO 31

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vivi solidalePRODOTTI DAL MONDO32

I nuovi saponi: un impegno per la dignitàUn sapone naturale prodotto in Palestina secondo una filiera equa e profumato con soli oli essenziali di alloro, menta e lavanda. È una delle nuove proposte di Natyr e unisce una cosmesi delicata ed efficace con l’impegno delle donne palestinesi di Aowa per una maggiore libertà e migliori condizioni di vita. Aowa (Association of women’s action for training and rehabilitation) è un’organizzazione nata nel 1994 per so-stenere la società civile non violenta e valorizzare il ruolo delle donne. Proprio l’attività di produzione del sapone è un esempio concreto di questo impegno. Sedici donne che vivono nei territori occupati di Je-nin, attraverso un corso di formazione, hanno acquisito le competenze per produrre sapone a partire dagli scarti della produzione dell’olio d’oliva e utilizzando erbe aromatiche del territorio come il timo. Que-sta semplice iniziativa ha permesso alle produttrici di utilizzare appieno il frutto del lavoro della terra e di garantirsi un’entrata economica. Un grande risultato per loro, da condividere ogni giorno.

Primavera del corpoUna delle novità della primavera è la linea Bioattiva, il trattamento cor-po bio rigenerante e drenante, attivo contro gli inestetismi della cel-lulite, pensato per riequilibrare il corpo al cambio di stagione, liberare l’organismo dalle tossine e contrastare in maniera funzionale ed efficace la cellulite con l’azione sinergica di ingredienti naturali e biologici. La linea è composta da BIOattiva CREMAgel, fresca e di rapido assorbi-mento, formulata e testata per contrastare gli inestetismi della cellulite e dell’adiposità localizzata, BIOattiva SCRUB, uno scrub esfoliante in gel che stimola, prepara e leviga la pelle con il massaggio, e BIOattiva SIERO Concentrato, una preziosa sinergia di oli essenziali per agire in profondità stimolando la cute e attivando il microcircolo nelle zone particolarmente affette dalla cellulite. Le alghe (spirulina e sphacelaria) migliorano l’ossigenazione cellulare, au-mentano l’efficienza e il metabolismo, svolgono un’azione protettiva dai radicali liberi e stimolano le cellule responsabili della produzione di col-lagene. Gli oli essenziali puri di curcuma, zenzero, menta, aneto, cannella e cardamomo hanno proprietà antiossidanti, tonificanti e stimolanti del microcircolo. Inoltre i prodotti della linea Bioattiva contengono tè verde (ricco di polifenoli, fornisce preziosi ingredienti antiossidanti, stimolanti, purificanti ed astringenti), estratto di ananas ed escina (stimolano il dre-naggio dei liquidi, svolgono un’azione vasoprotettiva e lenitiva), guaranà e caffeina (fonti naturali di sostanze attivanti e stimolanti che accelerano il metabolismo delle cellule e mobilizzano gli acidi grassi).

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foto 1: la produzione del sapone, Aowa, Palestina (di Stefania Guerrucci)foto 2: foglie di tè, Stassen, Sri Lanka (di Rudi Dalvai)

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PRODOTTI DAL MONDOvivi solidale

PRODOTTI DAL MONDO 33

Solidale italiano è un progetto di sostegno a piccole realtà produttive italiane, come cooperative sociali e organizzazioni dell’economia carceraria.

Per diffondere un’economia di giustizia anche nel nostro Paese.

Le nostreutopie concrete

Rapporti commerciali basati sulla trasparenza, la giustizia, il rispetto e l’ascolto reciproco: questo è il commercio equo e solidale con tanti Paesi

di Africa, Asia e America Latina, un modello che mette al centro la dignità della persona e il rispetto per l’am-biente. Un modello che ogni giorno, da oltre vent’an-ni, aiuta migliaia di persone a migliorare la loro vita e quella delle loro famiglie. E allora, perché non applicare questi principi anche alle piccole realtà produttive ita-liane marginalizzate come le cooperative sociali che

operano in aree problematiche e le organizzazioni di economia carceraria? Da questa idea nasce Solidale italiano, una linea di pro-dotti alimentari ispirati alle preziose tradizioni artigia-nali del nostro Paese, realizzati con materie prime di qualità nell’ambito di progetti sociali di recupero, di valorizzazione dei beni sottratti alla mafie e di pro-tezione della biodiversità agricola. Un’utopia concreta che vogliamo sostenere, per diffondere un’economia di giustizia anche in Italia. n

Terre liberate dalla mafiaRiutilizzare i beni confiscati alle mafie tramite servizi, attività di promozione sociale e lavoro, cosicché il bene confiscato divenga uno strumento per lo sviluppo sano e pulito del territorio.

Libera TerraProdotti per un’economia legale, libera e giusta

Altromercato condivide l’impegno di Libera nel diffondere una cultura della legalità attraverso la distribuzione dei prodotti a marchio “Libera Terra” nel circuito delle Botteghe del Mondo. Olio, vino, pasta, legumi, conserve ali-mentari e altri prodotti biologici sono realizzati con materie prime coltivate sui terreni confiscati alla mafia.

Dalla Puglia Le olive della legalità

Rimettere in uso un terreno agrico-lo confiscato alla mafia locale dopo un decennio di abbandono per la produzione di olive della varietà “Bella di Cerignola”, è questo il progetto iniziato nel 2009 dalla cooperativa Pietra di Scarto, at-tiva nella promozione del commercio equo e solidale nel comune di Cerignola (Fg), in collaborazione con Libera e Confederazione Italiana Agricoltori. Il bene confiscato è stato intitolato alla memoria di Francesco Marcone, ucciso dalla mafia foggiana nel 1995.

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vivi solidalePRODOTTI DAL MONDO34

Economie carcerarieProdotti artigianali realizzati all’interno dei luoghi di reclusione per garantire, attraverso una formazione e un lavoro qualificato e retribuito, una possibilità di riscatto a chi li realizza.

Dall’UmbriaImpastare biscotti e buone prassi lavorative

Nel laboratorio di pasticceria “For-no solidale” situato all’interno della Casa Circondariale di Terni non si impastano solo biscotti, pane e altri ottimi prodotti da forno, ma buone prassi lavorative in un ambiente sereno e stimolante, dove le persone possano trovare una possibilità di riscatto e di cresci-ta attraverso il lavoro e la formazione professionale. “Forno solidale” nasce, insieme a “Podere Capanne”, progetto di agricoltura sociale realizzato all’interno della Casa Circondariale di Perugia, grazie all’impe-gno della cooperativa sociale Gulliver, finalizzata all’in-serimento lavorativo di persone svantaggiate.

Dal PiemonteBiscotti da una banda libera di fare cose buone

“Banda Biscotti” è il nome del progetto della cooperativa sociale Divieto di Sosta collegato alla pro-duzione di biscotti e prodotti da forno all’interno del laboratorio di pasticceria della Casa Circondariale di Verbania e della Casa di reclu-sione di Saluzzo (Cn) con lo scopo di contribuire in maniera concreta a dare un senso all’esperienza della carcerazione, riducendone il potenziale di inu-tilità e ridonando ai carcerati motivazione, fiducia e possibilità di riscatto.

Dalla Puglia Taralli nel rispetto della tradizione e del lavoro

I taralli artigianali sono realizzati secondo la tradizione pugliese con ingredienti semplici e natura-li nel laboratorio collocato all’in-terno della Casa Circondariale maschile di Trani, dove lavora la cooperativa sociale Campo dei Miracoli che si propone di formare e occupare i detenuti nella lavorazione di prodotti da forno. Questa attività, cofinanziata da Cassa delle Am-mende, sviluppa gli intenti della legge Smuraglia che favorisce l’incontro lavorativo tra aziende e detenuti e fornisce opportunità di lavoro parifica-to con l’esterno.

Dalla Sicilia Mandorle al dolce sapore della dignità

All’interno del laboratorio di pa-sticceria della Casa Circondariale di Siracusa, si tostano o vengono sapientemente trasformate in pa-ste, amaretti o latte, le mandorle originarie della Sicilia da agricoltura biologica. Il pro-getto è seguito dalla cooperativa sociale L’Arcolaio di Siracusa con lo scopo di favorire percorsi quali-ficati di reinserimento sociale e lavorativo dei de-tenuti, puntando alla valorizzazione delle vocazioni agroalimentari della provincia di Siracusa e dintorni.

foto apertura, 1, 2, 3: Emanuela Colombo

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PRODOTTI DAL MONDOvivi solidale

CUCINA SOLIDALE 35

Cestino di quinoa e morlacco su crema di asparagi bianchi a cura di Luisa Valente, volontaria e cuoca d’eccellenza della Coop. Unicomondo

Curry di vegetali con cous cous a cura dello chef Fulvio De Santa, in collaborazione con la Coop. El Ceibo di Verona

Per i cestini: cuoci la quinoa secondo la ricetta base e aggiusta di sale a fine cottura. Unisci il formaggio dopo aver-lo tritato nel mixer con qualche cuc-chiaio di brodo vegetale. Unisci l’erba cipollina. Ungi con il burro 6 stampini da soufflé e inserisci la quinoa avendo cura di non riempirli del tutto. Metti in forno caldo a 180° per 30 minuti circa.

Per la crema: cuoci a vapore le punte di asparagi. Metti in una pentola 2 cuc-chiai d’olio di oliva extravergine. Unisci lo scalogno tagliato grossolanamente e

le patate a fette sottili. Stufa per 10-15 minuti. Unisci gli asparagi tagliati a piccoli pezzi e poi il brodo vegetale un po’ per volta, per controllare la densità della crema. Cuoci a fuoco moderato e con il coperchio fino a che le patatesono molto cotte. Immergi il mixer e riduci in crema morbida e vellutata.Metti al centro del piatto qualche cuc-chiaio di crema e appoggici sopra il cestino di quinoa. Si può rendere più coreografico il piatto aggiungendo una punta di asparago verde cotta a vapo-re e qualche pezzettino di cipollina.

Pulisci e lava le verdure, poi taglia-le a pezzi di 1,5 cm. Pulisci la cipolla e l’aglio tagliandoli a fettine sottili. In una casseruola fai sudare con il ghee la cipolla assieme all’aglio, poi aggiungi il curry e un poco di acqua. Aggiungi le verdure, il latte di cocco

e cuoci a fuoco basso per 15 minuti. Alla fine aggiusta di sale e aggiungi il succo di limone.Cuoci il cous cous secondo la ricetta base. Mettilo in uno stampo da sava-rin, rovescialo su di un piatto e versa al cento il curry di verdure.

Gli ingredienti contrassegnati da asterisco (*) sono prodotti in vendita nelle Botteghe Altromercato.

- 125 gr di quinoa*- 100 gr di formaggio morlacco- 500 gr di punte di asparagi bianchi- ½litro di brodo vegetale- 2 scalogni

- 2 patate piccole- 1 manciata di erba cipollina fresca tritata- olio d’oliva extravergine

- 300 gr di carote- 200 gr di cipolla- 300 gr di zucchine- 300 gr di melanzane- 1 finocchio- 200 gr di cavolfiore- 2 spicchi d’aglio

- curry a piacere*- 1 cucchiaino di sale- ½ limone- 70 gr di ghee (burro chiarificato)- 400 gr di latte di cocco in scatola- 300 gr di cous cous palestinese*

Ingredienti per 6 persone

Ingredienti per 6 persone

Tavola di primaveraLe proposte degli chef del Circolo del Cibo per unire

sapori tradizionali ed esotici, all’insegna dell’originalità

Ricette tratte da “Il gusto della biodiversità”, progetto Saperi e Sapori 3, cofinanziato dalla Regione Veneto

foto 1: produttrice di quinoa, Anapqi, Bolivia (di Diego Marani)foto 2: produttrice di cous cous, Parc, Palestina (di Giancarlo Fortunato)

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vivi solidale36 CUCINA SOLIDALE

Tacchino al cioccolato, riso thay integrale e rosso al vaporea cura del Ristorante Spaghetteria Ai Merli di San Vito di Arsiè, in collaborazione con la Coop. Samarcanda di Belluno

Gelato allo zafferano con croccante di anacardi a cura della Gelateria Gabbiola, in collaborazione con la Coop. El Ceibo

Prepara una pasta con peperon-cino, cipolla, aglio, semi di sesamo, anacardi o mandorle, coriandolo, pepe e chiodi di garofano, tritando tutto. Fai rinvenire il tutto in una padella con un filo di olio per 5 minuti, mescolando spesso. Ag-giungi 150 ml di brodo, i pomo-dori, la cannella e le uvette (rin-venute in acqua tiepida). Porta a ebollizione, poi riduci la fiamma. Lascia consumare per 15 minuti, finché la pasta non avrà raggiun-to una certa densità. Incorpora il cioccolato fuso, l’aceto e rimesta a lungo. Copri e conserva in caldo.

Nel frattempo scotta in casseruo-la le cosce di tacchino in olio e poi aggiungi il restante brodo. Porta a bollore e cuoci per altri 15 minuti. Versa la salsa sulla carne e conti-nua la cottura a fuoco dolce per 15-20 minuti. Lascia che il sugo si consumi e rigira più volte le cosce nella salsa. Aggiungi brodo se do-vesse essere troppo asciutto. Ser-vi non troppo caldo, guarnito con semi di sesamo ed erbe fresche (timo, maggiorana, origano o erba cipollina) con abbondante salsa e accompagnato dal il riso thay inte-grale cotto al vapore.

Metti a bollire il latte fresco con lo zucchero e la buccia di limone. Quando il latte è bollente e lo zucchero sciolto, togli la buccia di limo-ne e metti in infusione lo zafferano per una notte. Aggiungi la panna e metti nella gelatiera. A gelato pronto, aggiungi il croccante preceden-temente sminuzzato con un mattarello tra un canovaccio da cucina e mescola in maniera uniforme.

- 1 cucchiaio scarso di polvere di peperoncino*- 1 cipolla sminuzzata- 2 spicchi d’aglio schiacciati- 1 cucchiaio colmo di semi di sesamo*- 1 cucchiaio di coriandolo macinato*- 25 gr di anacardi tritati o mandorle in granella*- ½ cucchiaio di pepe nero macinato*- 3-4 chiodi di garofano*- 3-4 cucchiai di olio- 500 ml di brodo vegetale o di pollo- 400 ml di pomodori pelati- 2 cucchiai di cannella in polvere*- 50 gr di uvetta*- 50 gr di cioccolato fondente fuso*- 1 cucchiaio di aceto di vino rosso- 4 cosciotti di tacchino- sesamo* ed erbe fresche per guarnire- 300 gr di riso integrale thay hom mali*

- 800 gr di latte fresco intero- la buccia di 1 limone bio- 250 gr di zucchero*

- 200 gr di panna fresca- 20 gr di zafferano*- 200 gr di croccante di anacardi*

Ingredienti per 4 persone

Ingredienti per 4 persone

foto 3: peperoncino (Flickr cc FotoosVanRobin)foto 4: la pesatura dei bastoni di cannella, Podie, Sri Lanka (di Rudi Dalvai)foto 5: fiore di zafferano, cooperativa Taliouine, Marocco (di Maria Moretti)

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Leggere e... giocare!vivi solidale

BIBLIOTEQUA 37

Negli ultimi tempi una mole notevole di studi di taglio empirico e sperimen-tale hanno obbligato l’economia a ripensare i propri fondamenti, ad aprirsi a nuove prospettive e a dialogare con altre discipline. In particolare si è fatto strada un nuovo paradigma, che integra argomenti della ricerca psicologica e sociologica con le scienze dell’economia. Il microcredito, l’economia sostenibi-le, il commercio equo e solidale, il variegato mondo dell’associazionismo non sono più una realtà di nicchia, ma vedono coinvolti milioni di persone e le loro famiglie, che vogliono creare valore sociale e ambientale, insieme al valore economico, per migliorare le prospettive di felicità pubblica. Obiettivo di que-sto volume è introdurre il lettore a tali nuovi sviluppi e fornirgli gli strumenti di comprensione più adeguati.

Leonardo Becchetti è professore di Economia politica nell’Università di Roma Tor Vergata e presidente del Comitato etico della Banca popolare etica.Luigino Bruni è professore di Economia politica nell’Università di Milano Bicocca e vicedirettore del centro interuni-versitario di ricerca sull’etica d’impresa Econometica.Stefano Zamagni, professore di Economia politica nell’Università di Bologna e nella Johns Hopkins University, è presi-dente dell’Agenzia per le Onlus.

I serious games sono “videogiochi seri”, cioè basati su tematiche reali e con-cepiti con un obiettivo educativo, di formazione o di sensibilizzazione. Pro-prio per questo, spesso i serious games sono pensati per un giocatore già sensibilizzato al tema, predisposto a un tempo di apprendimento consistente e disponibile alla fruizione di contenuti approfonditi, senza tenere in conside-razione l’aspetto ludico, cioè del divertimento procurato dal semplice giocare.The Invisible Hand - La sfida per un mondo equo, realizzato per ragazzi e ragaz-ze dai dieci anni in su – ma anche per insegnanti e formatori – è concepito per divertire e coinvolgere in tempi rapidissimi anche quegli utenti che non sono interessati al tema e sono disposti a concentrarsi solo per un tempo molto ridotto. Sfruttando la concentrazione derivante dal divertimento e rispettando le meccaniche ludiche, il videogioco ci coinvolge nell’avventura rendendoci un po’ più coscienti dei meccanismi che governano l’economia mondiale e le alternative dell’economia solidale, del commercio equo e di uno stile di vita critico.L’azione prende le mosse in una grande metropoli del Nord del mondo per spostarsi poi in Africa ed entrare nel vivo. The Invisible Hand - La sfida per un mondo equo è un videogioco 3D pieno di azione e di sorprese che parla ai giovani (e non solo) di diritti umani, commercio equo e solidale e consumo critico.

Per info: RTM Reggio Terzo Mondo - v. Mogadiscio 1 - 42124 - Reggio Emiliatel. +39 0522 514205 - fax +39 0522 506318 [email protected] www.reggioterzomondo.org

MicroeconomiaLeonardo Becchetti, Luigino Bruni, Stefano Zamagni(Il Mulino, 464 pp, 33 €)

The Invisible HandLa sfida per un mondo equo

Tacchino al cioccolato, riso thay integrale e rosso al vaporea cura del Ristorante Spaghetteria Ai Merli di San Vito di Arsiè, in collaborazione con la Coop. Samarcanda di Belluno

Gelato allo zafferano con croccante di anacardi a cura della Gelateria Gabbiola, in collaborazione con la Coop. El Ceibo

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Mona El Sayed di Fair Trade Egypt in visita in Italia ci racconta la sua esperienza nel commercio equosolidale e gli eventi delle ultime settimane.

Egitto: verso un futuro migliore

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Ho iniziato a lavorare nel commercio equosolidale otto anni fa perché vo-

levo fare qualcosa per gli artigiani marginalizzati del mio paese, visto che il governo non se ne curava. Le persone che lavorano con me nel movimento sono persone “norma-li” ma confrontate con chi vive ai margini della società sono privile-giate perché hanno un lavoro, una casa, hanno potuto studiare. Per-sone “privilegiate”, quindi, si sono rese conto dell’ingiustizia sociale del proprio Paese e si sono unite con chi è meno fortunato per mi-gliorare la situazione.

Nel nostro caso abbiamo osser-vato che l’artigianato è un gan-cio che se ben sfruttato avrebbe potuto legarci al mercato e coin-volgere persone bisognose di un aiuto economico. Collaboriamo soprattutto con le donne (sono circa l’85% dei nostri produttori), che di fatto sono la parte della po-polazione che ha meno possibilità di affermarsi, quindi la nostra non

è una scelta ideologica, ma dettata dalle necessità sociali. Gli artigiani coinvolti sono circa 2700, organiz-zati in 37 gruppi sparsi in diverse aree del paese, alcune anche mol-to isolate. Non bisogna però pen-sare che la povertà sia concentra-ta solo lì: ci sono persone margi-nalizzate anche nelle città, come ad esempio al Cairo, ed è una povertà non solo economica ma anche sociale, che frustra ancora di più le persone. È più semplice, infatti, convivere con un situazione economica precaria se è comune a tutta la popolazione, ad esempio in una piccola oasi, mentre è più difficile vivere in una grande città a contatto con persone molto ric-che, sentendo quindi ancora di più sulla propria pelle l’ingiustizia.

Ho molta speranza nel movimento del commercio equosolidale: quan-do ho iniziato otto anni fa nessuno lo conosceva, mentre ora è ricono-sciuto a livello locale dalle persone e anche a livello internazionale – il fatto che io sia stata invitata qui in

Mona El Sayed è manager di Fair Trade Egypt, organizzazione egiziana di commercio equosolidale nata otto anni fa che si occupa per il 99% di artigia-nato. Questa organizzazione non ha attualmente rapporti commerciali con Ctm altromercato ma solo culturali, dato che insieme partecipano al progetto Frame che ha lo scopo di promuovere le iniziative di commercio equo e turi-smo responsabile esistenti nei Paesi del Mediterraneo.

In Italia, Mona ha partecipato all’inforum di Rimini sul tema “L’economia delle donne” proprio nel momento in cui nel suo Paese iniziavano le proteste e le manifestazioni contro il potere dittatoriale di Hosni Mubarak. In occasione dell’assemblea di Assolavoratori, ha raccontato la sua esperienza di operatrice del commercio equosolidale e di semplice cittadina egiziana che si trova a vivere un momento così delicato e importante per il futuro.

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di Elisa Dolcifoto apertura: Flickr cc M. Soli

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Italia lo dimostra – e ciò mi dà spe-ranza nelle nostre possibilità, spe-cialmente in un momento come questo, in cui la gente è scesa in strada e sta cambiando la storia del nostro Paese.

Mi è stato chiesto perché le per-sone si sono mobilitate. Prima di tutto perché non c’è democrazia, non solo a livello governativo, ma a qualsiasi livello della società. Ciò ha come conseguenza l’oppressio-ne: arresti ingiustificati, torture, per non parlare poi della corruzione in tutti gli ambiti, sociali, politici ed economici. Inoltre, il 45% degli egi-

ziani vive sotto la soglia di povertà: sono statistiche governative, quindi sicuramente già molto edulcorate rispetto alla realtà. Disoccupazione e inflazione sono a livelli preoc-cupanti e anche il gap tra ricchi e poveri è in crescita. Il livello di istru-zione si è molto abbassato negli ul-timi tempi e si è cercato di alimen-tare la divisione tra musulmani e cristiani (il 30% della popolazione, quindi non una stretta minoranza ma una parte consistente), cosa molto pericolosa.

Anche le relazioni internazionali sono complicate. Gli accordi com-merciali fatti con molti Paesi hanno fatto affluire molti soldi, che sono andati ad arricchire l’élite al pote-re. Storicamente l’Egitto ha sempre goduto di un grande ruolo come attore internazionale, mentre ora la sua statura è diminuita molto. Il problema non è che l’Egitto non sia più un paese leader ma che ora non stia giocando nessun ruolo, sia total-mente passivo a causa di élite com-pletamente incapaci di gestire con saggezza il potere. E ciò acuisce la frustrazione degli egiziani, non solo nei confronti dei paesi vicini ma an-che nei confronti del governo da cui non si sentono rappresentati.

Il popolo ha chiesto le dimissioni del presidente Mubarak, la forma-zione di un governo di transizione che non coinvolga il Partito na-zionale democratico (che non è nazionale né democratico), la fine della legge di emergenza che asse-gna uno strapotere al governo e il rilascio dei prigionieri politici e di

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foto 1: protesta in piazza Tahrir (Flickr cc gr33ndata)foto 2: protesta di medici e infermieri (Flickr cc Sierragoddess)

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chi è stato arrestato dopo le pro-teste. Ha chiesto l’incriminazione di chi ha portato l’Egitto a questa situazione e la libertà di espressio-ne e parola. Questa rivoluzione è la conseguenza del livello di dispera-zione raggiunto dalla popolazione. Certo, ci sono molte domande a cui dare risposta: chi sarà il prossi-mo presidente, il prossimo leader? Ma quello che dobbiamo davvero domandarci è come fare ora a co-struire la realtà che vogliamo.

Un altro elemento che vorrei chia-rire è la questione religiosa. I Fra-telli musulmani sono stati presentati da molti media come i leader della rivoluzione. Non è così: non sono nemmeno un partito, sono un grup-po, e in questo caso la religione non c’entra niente. Loro sono intervenu-ti perché sono stati chiamati, come tutti, a scendere in strada. Il loro atteggiamento, anzi, non è piaciuto ai ragazzi, li ha delusi, perché hanno aspettato fino alla sera del primo giorno, quando si sono resi conto che la protesta stava avendo suc-cesso e che loro avrebbero potuto trarre vantaggi dalla partecipazione. Neppure al-Qaida è coinvolta asso-lutamente. Al contrario di quanto qualcuno dice, in questa rivoluzione c’è molta solidarietà sia religiosa, tra musulmani e cristiani, sia tra classi sociali diverse.

Ci tengo a sottolineare come fino ad ora la protesta sia stata pacifi-ca, anche di fronte a chi ha fatto di tutto per provocare reazioni vio-lente. Ad Alessandria, ad esempio, i ragazzi si sono schierati davanti ai

carri armati tenendosi per mano. C’è una foto molto impressionan-te che vede i fedeli musulmani in preghiera attaccati dai getti degli idranti della polizia ma circondati e protetti dai manifestanti cristiani che non li hanno abbandonati.

Cosa succederà ora? Non lo sap-piamo, l’unica cosa che possiamo fare è seguire questo movimento, ovunque porti. A questo punto non possiamo tornare indietro. La situazione futura, in ogni caso, sarà migliore di quella attuale. Siamo come un cammello, un animale pa-cifico e paziente, che però quando inizia a correre è velocissimo. Ecco, come un cammello ora abbiamo iniziato a correre e non è più pos-sibile fermarci. E sarà così anche per il commercio equo in Egitto: un nuovo progetto coinvolge sempre più persone e poi ne nasce un altro e un altro ancora. n

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foto 3: protesta in piazza Tahrir (Flickr cc Floris Van Cauwelaert)foto 4: panoramica su piazza Tahrir gremita (Flickr cc Jonathan Rashad)

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La storia di Allpa inizia più di 25 anni fa con una Ong – l’Ipid, Instituto peruano de in-

vestigaciòn y desarollo – impegnata in progetti di sviluppo soprattutto rurali in differenti comunità del Perù. Uno di questi progetti era legato all’artigianato, ma ci è stato subito chiaro che avremmo potuto aiuta-re ben poco i produttori di questo settore se non avessimo risolto il problema della distribuzione dei prodotti sul mercato. Quindi ini-ziammo con un progetto di com-mercializzazione, che crebbe e si trasformò in un’impresa di espor-tazione, Allpa. Oggi lavoriamo con circa cento laboratori artigianali in tutto il Paese, che corrispondono a circa mille famiglie.

Allpa è un’organizzazione che fa parte di Wfto, l’organizzazione mondiale del commercio equoso-lidale. Il maggior beneficio che gli

artigiani hanno nel loro lavoro è la sostenibilità, che è molto impor-tante per poter collocare i prodotti nel mercato mondiale. Inoltre, at-traverso Allpa, gli artigiani possono ottenere servizi per migliorare le loro strutture e la loro formazio-ne tecnologica. Nel corso di que-sti anni, infatti, abbiamo tenuto vari corsi nel campo della ceramica, del tessile, della bigiotteria, ecc. Un altro beneficio fondamentale è un prez-zo giusto per una produzione che è sostanzialmente fatta a mano e competitiva sul mercato mondiale.

Allpa applica i principi del commer-cio equosolidale, tra cui quello di instaurare rapporti duraturi con i produttori, accompagnandoli nei loro progressi e nel loro sviluppo e assicura il prefinanziamento del 50% del valore della produzione. Allpa è particolarmente impegnata nella lotta contro il lavoro mino-

rile e contro le discriminazioni di qualsiasi genere. Controlla, inoltre, che nei laboratori artigianali ci siano condizioni di lavoro dignitose e si-cure, che i luoghi di lavoro siano sa-lubri, puliti e vivibili e che le persone lavorino un numero di ore conso-no. Gli standard, poi, cambiano col passare del tempo. Inizialmente ga-rantivamo il salario minimo, ora lo standard è salito e cerchiamo di ga-rantire il cosiddetto “salario vitale”, che può essere anche superiore del 50% di quello minimo.Una cosa che ci è stata chiara fin da-gli inizi è che per stare sul mercato è necessario sviluppare prodotti sem-pre nuovi e di migliore qualità, e noi cerchiamo di rinnovarci almeno una volta l’anno. Siamo focalizzati sull’ar-tigianato peruviano che per forma, disegni e tecniche si richiama sem-pre alla tradizione. Una delle nostre linee è quella della ceramica tipica che si realizza nel nord del paese, la

Nelly Canepa, cofondatrice e direttrice commerciale di Allpa

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di Ilaria Favèfoto apertura: tessitura al telaio, Allpa, Perù (di Celestino Hilario)

Il cielo è il limiteUna chiacchierata con Nelly Canepa e con Maria Del Carmen De La Fuente di Allpa. Nelle loro parole, le origini dell’organizzazione, i principi, ma soprattutto il ruolo delle donne nella società e nell’economia peruviana.

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ceramica chulucana. Ogni anno, Ctm altromercato ci comunica quale sarà il tema della collezione; in questo caso nella collezione Primavera-Estate erano molto presenti i motivi floreali e i toni pastello e abbiamo deciso di integrarli nella ceramica chulucana. Questo tipo di ceramica in origine è nera, ma abbiamo deciso nel tempo di arricchirla con tocchi di colore per renderla sempre nuova.

La chulucana è terracotta di media temperatura, smaltata e comoda da usare. È realizzata in piccoli labora-tori a Lima che hanno una caratteri-stica fondamentale: producono og-getti che rispondono agli standard internazionali, quindi che possono essere utilizzati sulle tavole di tutto il mondo. Una delle nostre preoccu-pazioni è stata quella di garantire ai piccoli e medi laboratori la tecnolo-gia per rispondere a questo tipo di standard, in modo da essere com-petitivi sui mercati internazionali. Quindi gli smalti sono resistenti, non si rovinano, non contengono piom-bo o altri metalli pesanti.

I laboratori artigianali con i quali la-voriamo nascono come laboratori familiari che coinvolgono marito e moglie, poi i figli o altri parenti e poi – sviluppandosi ulteriormente – persone esterne alla famiglia. In que-sti ambiti, solitamente c’è una buona relazione tra i coniugi e spesso ca-pita che la moglie abbia il controllo finanziario mentre il marito la super-visione sulla produzione. In questo ambiente, quindi, c’è attenzione per la crescita e l’educazione dei figli e, fortunatamente, non sono affatto

comuni episodi di maltrattamenti sulle donne o casi di esclusione o di-scriminazione. Spesso si ha una divi-sione del lavoro a seconda delle ne-cessità e delle capacità, ad esempio in un laboratorio tessile gli uomini maneggiano i telai e le donne si oc-cupano delle rifiniture come i lavaggi o i ricami. Ci sono poi laboratori che accolgono donne sole che hanno deciso di rendersi indipendenti.

Le fondatrici di Allpa sono donne e per molto tempo le donne sono state la maggioranza dei lavoratori. Il nostro presupposto è sempre stato che la donna può essere un’ottima imprenditrice e contemporane-amente portare avanti la famiglia. Certamente fino a trenta o qua-

I nostri prodotti uniscono innovazio-ne e tradizione, in modo da rispon-dere alle esigenze del mercato utiliz-zando le materie prime disponibili ai produttori. Ad esempio, con il pelo molto fine e prezioso dell’alpaca – un animale che vive sulle Ande – noi ab-biamo realizzato delle coperte tinte con colori alla moda, delle dimensioni adatte alle esigenze italiane e rifinite con decorazioni moderne. In questo modo il prodotto è adatto al mer-cato italiano. Un altro esempio è la ceramica chulucana, che viene pro-dotta in un piccolo villaggio del nord del paese da almeno tremila anni. Noi abbiamo adattato questo tipo tradi-zionale di ceramica agli usi quotidiani, producendo anche articoli particolari come i portacandele o i diffusori.

Maria Del Carmen De La Fuente, direttrice dell’unità marketing di Allpa

Il lavoro che svolgono gli amici del circuito del commercio equosolidale per noi è molto importante. E lo è ancora di più adesso rispetto ad al-cuni anni fa, perché oggi, con la globa-lizzazione, il mondo è più grande, più complicato e le sfide sono maggiori. Quello che vorremmo comunicarvi è: non abbiate paura di crescere. Il commercio equosolidale è una pic-cola parte del commercio mondiale ma le possibilità di aiutare i piccoli produttori sono enormi. Ingran-diamoci, quindi, accettiamo le sfide, cerchiamo nuove forme di distribu-zione oltre alle Botteghe. Abbiamo un proverbio che ci rappresenta, è “il cielo è il limite”. Abbiamo le capaci-tà e l’istruzione, dobbiamo spingerci sempre più in alto. n

rant’anni fa le cose non erano così, le donne erano emarginate, non erano considerate adatte a lavorare fuori casa, solo i figli maschi venivano educati. Ma fortunatamente il cam-biamento è iniziato parecchi anni fa e direi che noi facciamo parte di questo cambiamento. In Perù, il ruolo di primo piano che le donne hanno conquistato in economia, in politica e nella società in genere è rilevante, ci sono state candidate donne alla presidenza e anche una buona parte del congresso è formata da donne. Questo non significa che nel paese non ci sia alcun problema di emar-ginazione, però l’importante è che le donne nell’economia e nella socie-tà peruviana hanno conquistato un ruolo molto importante.

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Eccoci arrivati a Kathman-du, con i suoi commerci, la moltitudine di gente, le

montagne che cercano di uscire dalla cappa di smog e i “nostri” produttori. Siamo cinque volonta-ri del Sandalo di Saronno e cinque delle Botteghe del Mondo dell’Al-to Adige, oltre a un accompagna-tore Ctm, desiderosi di conoscere le bellezze culturali e naturali di questo Paese e di comprenderne tradizioni e realtà sociale attraver-so contatti diretti con artigiani e artigiane che operano nella rete del commercio equo e solidale.Incontriamo tante persone, so-

pratutto donne, che ci accolgono con un Namastè e lavorano, lavo-rano e ci chiedono ancora lavoro: “Please… orders!” I loro sorrisi, l’accoglienza, la serenità, la deter-minazione e la fiducia in “un mon-do migliore” riempiono le nostre giornate e i nostri cuori nel corso delle due settimane di permanen-za in Nepal e ci confermano la forza e la validità del sistema del commercio equo. Il nostro viaggio si trasforma in una vera esperien-za di vita!

Il nostro programma è decisamen-te orientato alla conoscenza delle

organizzazioni legate al Fair Trade nepalese. Ne incontriamo sei: Acp, Wsdp, Children Nepal, Manushi, Mahaguti, Kts, Sana Hastakala, ol-tre ad alcuni gruppi di artigiani a queste collegati. Ci raccontano le loro storie e i processi di lavoro. Mangiamo insieme, impariamo a lavorare la lana cotta e a realizza-re disegni con la tecnica tye & die. Incontriamo i loro bimbi ospitati nell’asilo e balliamo nella piazza del villaggio. Non mancano momenti dedicati a godere delle bellezze na-turali, della vita nei villaggi rurali e dell’atmosfera di templi, monasteri e palazzi reali. Il nostro accompa-

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Viaggio nel Nepal equosolidale

Un viaggio/incontro ha portato i volontari de Il Sandalo di Saronno e delle Botteghe dell’Alto Adige in Nepal a incontrare i produttori del commercio equo. E a scoprire un Paese splendido, tra sorrisi, cultura e natura.

di Letizia Zambottifoto apertura: la creazione di un mandala, Nepal (di Letizia Zambotti)

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gnatore nepalese ci permette di entrare in contatto con la loca-le vita quotidiana, girando a piedi per villaggi e cortili, incontrando i monaci intenti a pregare o costru-ire un mandala in sabbia, e cono-scendo alcuni aspetti delle religioni induista e buddista, che da millenni qui convivono senza problemi.

Nepal e commercio equoIl Nepal è un paese decisamente povero e con grossi problemi di sviluppo e di mancanza di infrastrut-ture, con quasi metà della popola-zione che vive al di sotto della soglia di povertà. Come ulteriore fattore di difficoltà va considerata la guerra civile della prima metà del decennio scorso che ha avuto l’effetto colla-terale della riduzione dell’afflusso turistico, grande fonte di entrata. In mancanza di un tessuto industriale sviluppato e di una domanda in-terna, l’esportazione è forse l’unica possibilità per generare reddito.

In Nepal, però, il lavoro non gode delle garanzie sociali a cui siamo abituati in occidente: malattia e maternità non sono tutelate, non esiste un trattamento di fine lavo-ro. Persistono le caste e gli “intoc-cabili” sono lasciati ai margini della società: donne e bambini sono spesso vittime di violenza cultu-rale e familiare. Sono due milioni e mezzo i bambini che lavorano in Nepal: aiutano nei lavori domesti-ci, nei campi e non vanno a scuola.

Le organizzazioni del commercio equo coinvolgono circa 35.000 persone a cui è garantito un lavo-

ro giusto, relazioni positive, crescita personale e supporto ai figli. Le uni-tà produttive artigiane coincidono solitamente con la famiglia e spesso il luogo di lavoro è il cortile di casa.

Le organizzazioni che abbiamo vi-sitato raggruppano e coordinano in vari modi i produttori, assumen-do alcuni ruoli indispensabili:

- supporto alla commercializzazio-ne, che consente di entrare in con-tatto con compratori occidentali;- acquisizione degli ordini: il lavo-ro viene quindi svolto a fronte di commesse già “sicure”;- sviluppo e perfezionamento dei prodotti, in modo da incrociare i gusti e gli standard qualitativi dei mercati di sbocco;

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- prefinanziamenti e spesso, a fronte di ordini già acquisiti, for-nitura delle materie prime; - interventi finalizzati al sostegno sociale delle famiglie dei produt-tori (educazione, sanità, fondi di solidarietà);- attività di advocacy.

Recentemente è stata creata, dal-le organizzazioni che si rifanno ai principi del commercio equo, una associazione chiamata Fair Trade Group Nepal, destinata sia a rappresentare gli interessi dei produttori del Fair Trade in vari contesti che a verificare il rispet-

to dei “principi” da parte dei pro-duttori stessi.

Durante gli incontri con i pro-duttori abbiamo potuto visitare gli ambienti di lavoro. In genere, oltre a visitare la sede centrale di queste organizzazioni (dove co-munque esistono dei laboratori e lavoratori direttamente dipen-denti), incontravano una o più fa-miglie di produttori. Ci è sempre stata riservata un’accoglienza “in grande”, dovuta in par te al senso di ospitalità del popolo nepale-se e sopratutto dal sentirsi uniti nello stesso progetto di costru-zione di un’economia più giusta. Ci siamo sentiti tutti orgogliosi di far par te della grande famiglia Ctm altromercato, il cui nome ricorreva sulle loro labbra con grande ammirazione e ricono-scenza per il lavoro qualificato e serio che svolge.

In conclusione, questo viaggio rappresenta sicuramente una bella esperienza per un volonta-rio di BdM. Oltre all’approfondi-mento sui temi del fair trade e al rafforzamento della “motivazio-ne” che scaturisce dal contatto diretto con i produttori, è stato bello poter cogliere le bellezze naturali e la cultura e il mistici-smo del Nepal, che hanno con-tribuito a rendere meno pesante il programma di un viaggio che vuole essere, comunque, “turisti-co” e non “di lavoro”.

Ulteriori approfondimenti sul viaggio su www.ilsandalo.eu. n

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foto 1, 2, 3: alcune artigiane nepalesi incontrate durante il viaggio (di Letizia Zambotti)foto 4: foto di gruppo con i visitatori (di Letizia Zambotti)

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Circolare CtmPeriodico di informazione distribuito nelle Botteghe del Mondo2011 – 1

Realizzazione editoriale e impaginazioneSagoma srl, Vimercate (MB) – www.sagoma.com

CaporedattoreIlaria Favè

In redazioneLaura M. Bosisio

Art DirectorStefano Longoni

Con la collaborazione diFrancesca Serra, Cinzia Capuzzo, Elisa Dolci, Simonetta Lorigliola, Elena Sisti, Diego Parassole, Veronica Zuccolin, Elisa Salvi, Valeria Calamaro, Letizia Zambotti,Maria Moretti, Luisa Calcina

Immagini ambientate di prodotto Elena Tezza e Luca Morandini. Archivio Ctm altromercatoCopertina: artigiane del gruppo Nakshi Kantha, Bangladesh (Archivio Aarong Brac)Seconda di copertina: una tessitrice di Ciap, Perù (di Lorenzo Boccagni) StampaPublistampa Arti Grafiche, Pergine Valsugana (TN)

Proprietario ed editoreConsorzio Ctm altromercato scarlvia Francia 1/c 37135 Verona (VR)[email protected]

Direttore responsabileGiulia Sitton

Autorizzazione del Tribunale di Bolzanon. 3/98 del 19 marzo 1998

Circolare Ctm è non profit e no copyright

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