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Ambiente a lavoro. Beni comuni, green economy, e rinnovabili contro la crisi
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Trimestrale d’informazione Ambientale - Numero 4 dicembre 2011 - www.ambientarsi.net - € 3,00ISSN 2039-1137
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Ambiente al lavoroAmbiente al lavoroBeni comuni, green
economy e rinnovABili contro lA crisi
Beni comuni, green economy e rinnovABili
contro lA crisi
cAse Di PAgliA | FotovoltAico: l’evoluZione DellA sPecie | Beni comuni Anticrisi
trAnsiZioni energeticHe | DiscAricHe sosteniBili | eFFicientAre il costruito
fotovoltaicogeotermiaenergy managerriqualificatoreenergeticocogenerazionetrigenerazioneeolico: mini e microcertificazioneenergeticatetti verdifacciate ventilateserre fotovoltaicheFormAZione sPeciAlisticAAvAnZAtAwww.ADiellegrouP.com
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Edilizia di pagliadi Giuseppe Cusatelli
Rinnovabili a 360 gRadidi Rossella Pardi
Una pRomEssa pER l’ambiEntEDirezione Ambiente | Regione Lazio
solE in EvolUzionEdi Simone Malacrida
il fotonE in bollEttadi Domenico Coiante
dal gREEn al blUdi Claudia Bettiol
EnERgia pER il fUtURodi Alessandro Drago
EditoRialEdi Amodio Di Luccio
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nEws aziEndEdi Alessandra Lombardi
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il REcEnsoREdi Alessandra Tomeo
nascE il cEntRo stUdi Epndi Maria Consiglia Izzo
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l’impoRtanza dEl modEllodi Luca Vecchiato e Marta Faggin
la gREEn Economy Ha il sUomanifEsto di Edo Ronchi
il bEllo dElla discaRicadi Rossella Pardi
EntRaRE in REtE fa bEnEdi Maria Consiglia Izzo
cERcasi EfficiEnzadi Virginia Gangemi
Direttore ResponsabileAlessandra LombardiDirettore editorialeAmodio Di LuccioCapo redattoreSergio FerrarisEditoreADL Publishing SrlProgetto graficoADL Group Srl
StampaGrafiche San Benedetto Srl
ContattiVia R. R. Garibaldi, 11900144 RomaT. +39 06 92918060 F. +39 06 [email protected]
AMBIENTARSITrimestrale d’Informazione Ambientale
Numero 3 settembre 2011 - www.ambientarsi.netIscrizione al tribunale di Roma N. 95/2010 del 16/03/2010
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Le opinioni contenute negli articoli di Ambientarsi sono da ascriversi ai singoli autori e non rappresentano necessariamente la linea della Redazione. L’editore ha curato con la massima attenzione i diritti d’autore relativi ai contenuti della rivista ed è disposto a riconoscere il giusto compenso nel caso si fossero verificati delle imprecisioni circa il riconoscimento degli stessi.
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Garanzia di riservatezzaL’editore garantisce il rispetto del principio di riservatezza nel trattamentodei dati forniti dagli abbonati.Ai sensi degli artt. 7,8,9 Dlgs 196/2003 gli interessati possono in ogni momento esercitare i loro diritti rivolgendosi a: ADL Publishing Srl all’indirizzo e-mail [email protected]
*Rivista stampata su carta ecologica senza contenuto di cloro.
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Napoli | Roma | Firenze | Parigi
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dicembre 2011 | 5
EDITORIALEdI amodIo di luccio
beNI comuNI coNtro le crISI
Il 2011 è il quarto anno consecutivo nel quale la parola “crisi” è una delle più diffuse in occidente.
Crisi economica degli Stati, crisi finanziaria delle banche, crisi industriale dei sistemi produttivi,
crisi ambientale del territorio e del clima, crisi sociale e con conseguenti rivoluzioni, rivolte e
movimenti di protesta, crisi lavorativa dovuta alla crescente disoccupazione, crisi politica con
crollo di regimi, cambi di governo e scollamento tra la classe dirigente e la popolazione, cri-
si energetica ed alimentare causate dall’aumento di prezzi e dalla scarsità di risorse. Tutti
questi eventi apparentemente scollegati e casuali, rappresentano differenti manifestazioni
di una sola medesima crisi, quella del Sistema in essere. È questo modello concentrato
di sviluppo mondiale ad essere in fallimento. Sono le strutture di questo modello a non
essere più in grado di rispondere alle attuali esigenze e alle aspettative future. Gli svariati
tentativi di soluzione proposti per sanare le diverse crisi non stanno andando in porto ed,
anzi, sembrano accentuare i problemi. La principale motivazione di questi fallimenti si può
ricercare nell’andare a riproporre schemi vetusti e legati ad un passato non più proponibi-
le. la classe dirigente odierna, almeno quella occidentale, sta mostrando tutti i propri limiti
nel non riuscire a pensare, raccontare ed edificare un nuovo modello sociale e a creare un
sogno collettivo attorno al quale catalizzare le forze di tutti.
Eppure la soluzione, se opportunamente compresa, già esiste. Si tratta di attuare, da un lato, un
cambiamento radicale dal punto di vista tecnologico ed energetico e, dall’altro, una nuova prospet-
tiva sociale ed economica, miscelando questi due pilastri in un unico modello. Per la parte tecnologica
ed energetica, dobbiamo unire le scoperte del settore Ict con quelle relative alle energie rinnovabili, cre-
ando le infrastrutture e le condizioni adatte all’avvento di un modello energetico distribuito, unica vera soluzione
per conciliare l’aumento di domanda energetica con il rispetto dell’ambiente e rompere quella sudditanza geopolitica ed
economica verso oligopoli energetico-finanziari.
Per la parte sociale ed economica, va attuato un superamento della logica finanziaria e verticistica che sta minando le basi
stesse della convivenza e della democrazia passando ad una società collaborativa nella quale la “rete”, i beni comuni e
l’accesso democratico siano preminenti rispetto al “vertice” e all’interesse privato senza se e senza ma. Non si tratta quin-
di di discorsi astratti ed utopici. Le smart grids, le energie rinnovabili distribuite sulla piccola taglia, le auto elettriche digitali
sono tutti componenti già presenti in commercio. Vi sono delle proposte socio-economiche alternative rispetto al liberismo
delle privatizzazioni selvagge continuamente proposto nonostante i ripetuti fallimenti del passato, citiamo ad esempio il
progetto “European Common Goods” che, sorto spontaneamente dal basso, è stato presentato a fine novembre al Par-
lamento Europeo. Se sapremo fondere questi due aspetti in un’unica visione di insieme, allora l’Occidente potrà ancora
giocare un ruolo primario nel futuro; altrimenti, altri lo faranno al posto nostro e saranno i futuri leader.
www.ambientarsi.net
6 | dicembre 2011
l’uso eccessivo e il consumo di ma-terie prime mette a rischio le risorse idriche della Terra. Questo emerge da “Quant’acqua sfruttiamo”, studio re-alizzato dal Seri - Sustainable Europe Research Institute per conto degli Ami-ci della terra/europa. l’acqua è neces-saria in tutte le fasi della produzione, dall’estrazione di materie prime alla loro trasformazione ed è un indicatore di sostenibilità. Lo studio, evidenzia come
gli europei, attraverso l’importazione di materie prime e prodotti, consumino molta più acqua di quanta ne estrag-gano e che l’Europa, primo importatore di materie prime, può compromettere l’approvvigionamento idrico in zone a rischio. Lo studio, quindi, suggerisce di introdurre politiche di monitoraggio e misura delle risorse consumate uti-lizzando indicatori di sostenibilità tra i quali l’impronta idrica.
Il Comune di Aosta ha avviato il proget-to “VotivA+” che prevede la sostituzio-ne di 2.000 dei circa 3.700 lumini votivi installati nei cimiteri di aosta, excenex e Signayes con lampade elettroniche a led. Patrocinato dal ministero dell’am-biente e dal ministero dello Sviluppo economico e realizzato dalla societá Gesco srl in partenariato con la cam-pagna europea See (Sustainable ener-gy europè, energia Sostenibile per l’Europa) il progetto, grazie all’installa-zione delle lampade a Led produrrà un
abbattimento dei consumi energetici di circa 77mila kw annui, ossia un ri-sparmio per i comuni stimato in 5.000 euro all’anno. «oltre al risparmio ener-getico- spiega il vicesindaco con dele-ga ai Servizi cimiteriali, Alberto Follien - l’intervento, una volta esteso a tutti i lumini in funzione nei cimiteri di Aosta e qualora i risultati della prima sperimen-tazione fossero positivi, potrebbe per-metterci in futuro di rivedere al ribasso l’importo annuale della tassa pagata per la lampada votiva».
flash newsflash news
di aleSSaNdra ToMEo
La qualitá migliora la redditivitá e la gestione delle imprese e per il 90 per cento dei manager contribuisce al mi-glioramento delle prestazioni e alla razionalizzazione dell’organizzazione interna dell’azienda. Sono 90 mila le imprese certificate ISO 9001. Questo è ciò che emerge dall’Osservatorio Ac-credia, realizzato con il Censis. «Il trend degli ultimi dieci anni dell’export dei prodotti piú forti del made in Italy dimo-
stra che investire nell’innalzamento del-la qualitá del prodotto e del processo produttivo – spiega accredia - risulta decisivo per il recupero di competitivitá su mercati turbolenti. In una fase di crisi prolungata, piú qualitá significa piú cre-scita». Le analisi condotte evidenziano in primo luogo come la certificazione di qualitá migliori la redditivitá e la gestio-ne corrente delle imprese. Indici come il Roi e il Roe, o la rotazione del capitale
circolante e la gestione dei crediti, si ri-velano migliori nelle imprese certificate. Nel campione di aziende piú del 60% dispone di certificazione di qualitá.
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8 | dicembre 2011
realizzare con le proprie mani gli spazi in cui trascorriamo la maggior parte della nostra vita
quotidiana, magari adoperando tecno-logie e materiali sostenibili ed ecocom-patibili? La pratica dell’autocostruzione si differenzia da altri sistemi di edifica-zione per il fatto che i futuri proprietari partecipano concretamente alla realiz-zazione della loro casa con l’apporto del proprio lavoro, del proprio tempo, delle proprie capacità. Non è necessa-ria una particolare esperienza o com-petenza tecnica ma solo la disponibi-lità al “lavoro di squadra”, coordinato dall’assistenza tecnica di professionisti adeguatamente formati. È una pratica innovativa con precise tecniche co-struttive che ha, come risultato finale, un prodotto architettonico efficiente, a costo accessibile, frutto dell’inte-grazione tra tecniche manuali antiche,
metodologie e materiali attuali, una tecnologia che impieghi materiali as-semblabili facilmente senza bisogno di particolare professionalità.
Paglia da costruzioneSe consideriamo la balla di paglia come una sorta di mattone gigante e che per assemblare un muro non ha bisogno di malte ma di semplice so-vrapposizione, come il “lego”, diciamo che le balle in paglia sono un ottimo materiale per l’autocostruzione che ci consente di realizzare un’opera mu-raria solida ed efficiente (dal punto di vista statico, recenti prove, effettuate in laboratori universitari svizzeri, han-no evidenziato che una balla di pa-glia può sostenere pesi fino a 15 ton-nellate al metro quadrato). le case in paglia nascono nella seconda metà dell’‘800 con le prime macchine treb-
biatrici che, in automazione, imballano la paglia. I pionieri americani, non tro-vando nell’ovest né legname né pietre per costruire, iniziarono a utilizzare la paglia per le loro case. Il sistema co-struttivo, successivamente, si diffuse notevolmente in Inghilterra e in Francia.la paglia come materiale da costru-zione oggi può essere considerato tra i materiali con il più elevato grado di sostenibilità. È un residuo terminale e, nell’impiego in edilizia, non richiede ulteriore consumo energetico, un vero materiale da costruzione ad emissione zero. A dispetto delle normali creden-ze, la paglia, quando ben pressata, presenta un basso rischio di incendio, in quanto riduce di molto la presenza di ossigeno al suo interno. Secondo al-cuni test effettuati, un muro in balle di paglia intonacato (con argilla, calce o, comunque, con materiale compatibile
EsperienzeEsperienze
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www.ambientarsi.net
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e traspirante) resiste a una temperatura di circa 1000°c per circa 3 ore, prima di cedere. con uno strato di intonaco di almeno 5 cm si può ottenere una di-chiarazione antincendio di classe A, al pari di un muro in cemento di 25 cm, come previsto dalla normativa vigente. La paglia ha un’alta capacità di isola-mento che permette di ridurre i costi di riscaldamento durante i mesi invernali, mantenendo in modo naturale la soglia di benessere termico in tutte le stagio-ni. mediamente il valore di trasmittan-za termica K, che determina il grado di isolamento termico di un materia-le, di una balla di paglia è di 0,09 w/m2K, contro la media di 0,13 W/m2K dei muri tradizionali con uno spessore di 450 mm. Questo miglioramento av-viene grazie alla traspirazione naturale della balla in paglia (per questo risulta importante utilizzare l’intonaco adatto) che permette la circolazione natura-le dei vapori, abbattendo del tutto la presenza di muffe. Altro fattore deter-minante a favore di questo materiale è l’aria stessa che si respira all’interno di una casa di questo tipo che risulta più naturale e più salubre.
Paglia antisismica recenti studi e prove di laboratorio, ef-fettuate negli Stati Uniti, hanno eviden-ziato le particolari qualità antisismiche delle case costruite con balle di paglia. Sempre più stiamo assistendo a eventi naturali, come i terremoti, divenire trap-pole mortali per l’essere umano a cau-sa spesso della bassa qualità e incuria delle abitazioni costruite in zone ad alto rischio sismico. L’Italia è il ‘fanalino di coda’ in questo settore. Solo in Francia ci sono circa 3.500 strutture costruite completamente con la paglia mentre in Germania 4.800.A Vernasca, in provincia di Piacenza, abbiamo progettato una casa in paglia autocostruita dallo stesso proprietario con l’aiuto di parenti e amici. Il progetto di estrema semplicità architettonica è stato concepito con le modalità di un manuale d’istruzioni simile al montag-gio di un mobile Ikea e ciò ha consen-tito di portare a termine la struttura in soli 45 giorni. la struttura poggia su una soletta in cemento armato prece-dentemente messa in opera. la tec-nica costruttiva adottata si è rivelata estremamente efficace per un proces-so autocostruito. In cantiere sono arri-vate da una segheria assi di legno già
tagliate in misura tali da consentire un
facile assemblaggio dei telai strutturali,
lavorando sul piano orizzontale del so-
laio. Si sono adottate sezioni di legna-
me molto sottili e tutte uguali per favo-
rire così la movimentazione e la messa
in opera con pesi non eccessivi. I telai,
una volta assemblati, vengono fissati in
opera semplicemente con squadrette
e viti.
La casa ha una superfice utile di cir-
ca 125 metri quadrati. Sarà energica-
mente autosufficiente grazie al sistema
fotovoltaico posto sulla falda di tetto
a sud. una stufa a legna, ad alta ef-
ficienza, posta al centro provvede alla
climatizzazione di tutti gli ambienti.
Con particolare coerenza si sono scelti
tutti i materiali per le finiture interne ed
esterne: intonaci a base di sola calce,
sabbia e argilla; pavimenti in battuto di
terra cruda e oli vegetali; i materiali di
coibentazione del tetto sono in fiocco
di cellulosa, originato da carta riciclata,
tutte le parti in legno sono trattate con
oli vegetali.
www.ambientarsi.net
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AziendeAziende
Rinnovabili a 360 gRadiINVESTIRE IN RICERCA CON UN OCChIO VIGILE AI mERCATI. QUESTA LA RICETTA dI ASjA PER LE RINNOVAbILIdi roSSella PaRdi
asja è tra le aziende italiane una
di quelle che può vantare la più
lunga “tradizione” tra le rinno-
vabili. Abbiamo parlato di questa relatà
con il suo fodatore agostino re rebau-
dengo che oltre a essere l’amministra-
tore delegato del gruppo Asja è anche
il presidente di aper.
In quali settori delle rinnovabili è at-
tivo il gruppo Asja e perchè?
«Asja dal 1995 è attiva nella produzione
di energia elettrica da fonti rinnovabili
e leader in Italia nella realizzazione di
impianti per la valorizzazione energeti-
ca del biogas prodotto dei rifiuti. Opera
nel wind (56 mw installati) e nel foto-
voltaico (10 mW). Quest’ultimo settore,
pur essendo il più “giovane” per noi, è
quello in cui l’azienda è cresciuta di più
nel 2011.
Lavoriamo su diversi settori perchè
crediamo che solo con l’implementa-
zione delle tecnologie oggi disponibili
potremo davvero mirare all’autosuffi-
cienza energetica».
Voi puntate soprattutto sul biogas.
Come mai?
«ho fondato Asja con l’idea di recupe-
www.ambientarsi.net
dicembre 2011 | 11
rare la plastica per trasformarla in com-
bustibile. Questo tipo di tecnologia non
è mai maturata e così ci siamo orientati
verso l’utilizzo energetico del biogas
prodotto dagli rSu. oggi abbiamo
circa trenta impianti di questo tipo in
Italia e all’estero nei quali recuperiamo
il biogas prodotto dalla fermentazione
anaerobica della parte organica del ri-
fiuto, utilizzandolo come combustibile
in impianti di cogenerazione. Questo
settore crescerà grazie al progressivo
perfezionamento della raccolta diffe-
renziata e all’utilizzo dei biodigestori».
Quali sono le vostre prospettive di
business?
«asja sta continuando a crescere sia in
Italia che all’estero. Per quanto riguar-
da l’eolico a breve aprirà un cantiere in
Puglia e sta guardando con molto in-
teresse alla Polonia; per il fotovoltaico
l’attenzione si sta spostando sui grandi
tetti e coperture industriali, mentre si
stanno valutando iniziative importanti in
India. Per quello che concerne le bio-
masse, nel 2012 Asja ha in previsione
di realizzare 4 nuovi impianti. Prosegue
inoltre lo sviluppo nei Paesi in cui asja è
già presente (Cina, Argentina e brasile),
dove vogliamo realizzare nuove iniziati-
ve su discariche».
Quanto e come investite in ricerca?
«Crediamo che la ricerca sia il motore
dello sviluppo. Siamo una delle sette
società scelte, nel 2008, dal Politecnico
di torino per entrare a far parte busi-
ness Research Center, luogo di incon-
tro e condivisione tra imprese e mondo
universitario. In quest’ambito stiamo
sviluppando tecnologie per la produ-
zione di idrogeno attraverso un sistema
che utilizza il biogas (di discarica e da
biomasse) e, in prospettiva, le alghe,
mentre un secondo progetto prevede il
recupero energetico e di materie prime
dagli scarti alimentari provenienti dalle
lavorazioni industriali e dalla grande di-
stribuzione. Con quest’ultima iniziativa
stiamo già raggiungendo risultati tali da
consentire un approccio innovativo».
Lei è anche Presidente di Aper.
Come vede il panorama delle rinno-
vabili in Italia?
«Sono convinto che lo sviluppo del-
la green economy e la sua capacità
di creare occupazione nel rispetto
dell’ambiente trova, nelle tecnologie
rinnovabili e nell’efficienza energetica,
i fattori chiave su cui il nostro Paese
dovrebbe puntare per tornare a cre-
scere. Per seguire questa strada c’è
bisogno di coerenza e lungimiranza,
principi di cui la nostra classe politica,
sembra non conoscere l’importanza.
Spero che governo, regioni, istituzioni
finanziare e imprenditori pianifichino in
modo più organico la strategia energe-
tica del nostro Paese valutando cor-
rettamente le opportunità di crescita e
di sviluppo della filiera industriale e le
conseguenti ricadute nell’occupazio-
ne».
Burden sharing. Se ne parla da anni
ma non decolla. Secondo lei è utile?
E perché?
«definiti gli obiettivi quantitativi a livel-
lo nazionale, bisognerebbe procedere
alla loro ripartizione a livello regionale
(il cosiddetto burden sharing), in modo
da co-responsabilizzare in maniera vir-
tuosa le regioni e gli enti locali anche
con il ricorso a meccanismi di premio/
penalità. Il burden sharing è indispen-
sabile per pianificare e intensificare gli
investimenti nello sviluppo delle reti
elettriche e reti intelligenti (smart grid) al
fine di meglio accogliere e dispacciare
l’energia elettrica rinnovabile».
Quali sono le tre cose essenziali che
dovrebbero essere fatte per svilup-
pare le rinnovabili in Italia?
«Quello di cui il paese ha bisogno è
un sistema normativo stabile, chia-
ro e coerente capace di ridare fiducia
agli operatori del settore. Auspichiamo
inoltre che anche il sistema economi-
co e finanziario ritrovi quella necessaria
“tranquillità” per ricominciare ad inve-
stire in chi fa impresa e sviluppo».
www.ambientarsi.net
12 | dicembre 2011
a produzione ed il consumo sostenibile rappresentano per l’unione europea un elemento
chiave della sfida per la sostenibilità, tanto che la CE ha sviluppato un piano d’azione in materia (COm (2008) 397) partendo da un approccio basato sul ciclo di vita del prodotto e sul ruolo dei consumatori.
A livello nazionale sono state accolte le indicazioni provenienti dall’UE e il ministero dell’ambiente e della tutela del Territorio e del mare ha elaborato nel 2007 il “Piano d’azione per la so-stenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione” (PAN) che promuove sistemi volontari per l’in-centivo alla produzione e al consumo sostenibile, soprattutto nei confronti di enti pubblici.
E’ in questa ottica che la Regione La-zio ha deciso di partecipare ad un pro-getto il cui scopo è quello di diffondere sul nostro territorio i concetti chiave di consumo e produzione sostenibile. Ed è per questo motivo che la direzione Ambiente sta organizzando dei semi-nari tecnici a livello regionale rivolti alle pubbliche amministrazioni locali (comu-ni, provincie, enti parco comunità mon-tane) e alle imprese. lo stesso stanno facendo in liguria ed emilia-romagna, l’Ente Liguria Ricerche, la Confindu-stria liguria ed ervet - emilia romagna. L’Associazione Nazionale Consumato-ri della Coop sta invece organizzando
una PRoMESSa PER l’aMbiEnTE: coMunicaRE il conSuMo E la PRoduzionE SoSTEnibilE con “PRoMiSE”a cura della direzione Ambiente* della REgionE lazio
www.ambientarsi.net
dicembre 2011 | 13
delle giornate informative in materia di consumo sostenibile rivolte sia ai distri-butori che ai consumatori. Si tratta del progetto “Promise”, acro-nimo di Product main Impact Sustai-nability through Eco-communication, finanziato dal Programma Life+ Comu-nicazione e Informazione, ovvero di un azione che mira, attraverso la comu-nicazione ambientale, a far conoscere gli strumenti per la riduzione degli im-patti di prodotto sensibilizzando quat-tro principali categorie quali produttori, consumatori, distributori e pubbliche amministrazioni. Questi sono infatti attori chiave per uno sviluppo del consumo e della pro-duzione sostenibili nel nostro paese in quanto rivestono un ruolo strategico nell’aumento della domanda e quindi dell’offerta di beni sostenibili, orientan-do la produzione verso scelte compati-bili con l’ambiente. Nel caso della Pubblica amministra-zione ad esempio, la responsabilità è addirittura doppia in quanto gli enti pubblici agiscono sia come acquirenti di beni e servizi che come agenti edu-cativi nei confronti dei cittadini. Nel pri-mo caso, la Pubblica Amministrazione può rivolgersi al mercato richiedendo prodotti con un ciclo di vita sostenibi-le, inserendo nelle gare per forniture criteri d’acquisto ecologici ed effettua-re i cosiddetti acquisti verdi, che sono alla base del concetto di GPP, Green Public Procurement (Procedure di gare pubbliche per acquisti verdi). Adottan-do criteri ambientali negli acquisti, la Pa agisce da modello virtuoso sia per i cittadini che per altri enti, svolgendo un ruolo educativo finalizzato ad incentiva-re la sostenibilità ambientale.Gli strumenti per la sensibilizzazione
messi in campo dai partner del proget-to sono il frutto di un piano di comu-nicazione realizzato partendo da una ricerca sulla conoscenza dei gruppi tar-get in materia di produzione e consu-mo sostenibile, che ha rilevato un’ele-vata consapevolezza soprattutto da parte dei consumatori e della Pubblica Amministrazione. Si tratta di brochure tecniche destinate alle diverse categorie individuate ap-punto come destinatarie dell’azione, di uno spot radio-televisivo da trasmette-re su radio e televisioni private locali e di seminari tematici con cui i partner del progetto stanno dialogando con il ter-ritorio. Questi prodotti hanno il pregio non solo di spiegare cosa siano la pro-duzione ed il consumo sostenibili ma di descrivere ogni singola etichetta “eco-logica” applicabile ai diversi prodotti sulla base della “sostenibilità” del loro ciclo di vita, aiutando i consumatori ad identificare le numerose “label” presenti sul mercato. I documenti più tecnici forniscono an-che delle linee-guida all’implementa-zione di attività sostenibili in materia di produzione e consumo come nel caso della brochure dedicata alle PA che de-linea i concetti chiave per realizzare un bando verde.dal mese di Novembre e per tutto il mese di dicembre e Gennaio la Re-gione Lazio continuerà a organizzare seminari sul tema del consumo e pro-duzione sostenibile nell’ambito del pro-getto Promise coinvolgendo attivamen-te gli enti parco, i comuni, le provincie, i consorzi di bonifica, le comunità mon-tane e le altre pubbliche amministrazio-ni nell’ottica di mettere a disposizione uno strumento per facilitare il GPP nella pubblica amministrazione locale.
Nello stesso periodo sarà mandato in onda in alcune TV a diffusione regiona-le lo spot televisivo realizzato nell’am-bito del progetto e trasmesso, su radio locali, lo spot radiofonico pensato per diffondere i risultati di Promise. una volta terminato il piano di comu-nicazione, sarà realizzata una ricerca per verificare l’aumento della consape-volezza dei gruppi target sottoposti ai sistemi d’informazione sopra elencati con lo scopo di valutare l’efficacia degli strumenti messi in campo per sensibi-lizzare i destinatari del progetto al con-sumo e alla produzione sostenibili.I risultati di Promise sono scaricabili dal sito www.lifepromise.it, così come il materiale tecnico finora prodotto. Oltre all’attività di comunicazione sul territorio, i partner del progetto hanno deciso di presentare obiettivi e risultati di Promise in occasione di eventi pub-blici quali fiere e convegni. Tra le altre manifestazioni in cui è stato presentato il progetto si ricordano: ecomondo a rimini (2010 e 2011), SaNa a bologna (2011) e la Fiera Compraverde di Cre-mona (2011).Promise si concluderà a Giugno 2012 dopo 30 mesi di attività con l’obiettivo di rappresentare uno modello di comu-nicazione ambientale per incentivare i sistemi di produzione e consumo so-stenibili nel nostro paese.
*Direzione Ambiente Maura Mazzei
Maurizio CalafioreAlessandro Drago
www.ambientarsi.net
14 | dicembre 2011
dieci anni fa, in pieno boom
della new economy e dell’in-
dustria elettronica, il governo
tedesco, guidato dal socialdemocrati-
co Gerhard Schroder, varò un provve-
dimento a prima vista secondario. Per
sostenere le industrie del settore e per
evitare un crollo dell’occupazione die-
de incentivi mirati al fine di re-indiriz-
zare la produzione di silicio dal settore
elettronico a quello dei pannelli fotovol-
taici e, nello stesso tempo, per creare
un mercato interno che soddisfacesse
tale produzione, obbligò l’installazione
di pannelli sulle nuovi costruzioni pub-
bliche. Queste due decisioni congiunte
ProspettiveProspettive
SolE in EvoluzionEdi SImoNe MalacRida
È A RISChIO LA LEAdERShIP
euroPea Nelle RINNOVAbILI.
SoNo NeceSSarIe VERE POLITIChE INdUSTRIALI ChE VAdANO AL dI Là dEGLI INCENTIVI
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dicembre 2011 | 15
sono state il motivo principale del pri-
mato tedesco in europa in materia di
fotovoltaico sia per quanto concerne
la potenza installata sia per lo sviluppo
delle industrie nazionali.
Proprio grazie a questi provvedimenti
la Germania, non di certo il Paese del
Sole, è stata per molto tempo la nazio-
ne europea che maggiormente sfrutta-
va il solare e le industrie tedesche sono
state, assieme a quelle americane e
giapponesi, capofila della ricerca e del-
la produzione a livello mondiale.
La situazione appena descritta ha un
preciso nome in gergo tecnico e si
chiama politica industriale che si decli-
na, in questo caso, in piano energeti-
co-industriale. In Italia ciò non è stato
fatto per assoluta miopia del sistema
in sé, e da ciò deriva la nostra posi-
zione subalterna e del tutto seconda-
ria in materia. Noi siamo un mercato
di installazione, ma non di produzione,
ricerca, sviluppo e tecnologia, cioè di
tutte quelle attività ad alto contenuto
di innovazione e di produzione reale di
benessere.
Ora, dopo dieci anni, la situazione sta
cambiando con una velocità pazzesca.
La Germania, gli Stati Uniti e il Giappo-
ne stanno cedendo il passo alla cina,
la vera potenza industriale del settore
fotovoltaico e delle rinnovabili in ge-
nere. da quanto diremo sarà chiaro
come, se vi sarà una rivoluzione rinno-
vabile, sarà per forza di cose made in
China anche se essa prenderà piede in
europa o in altri Stati.
Sole dall’Asia
La maggioranza dei pannelli fotovoltai-
ci è ormai prodotta in cina ivi compresi
quelli installati in europa. Il costo dei
pannelli cinesi è del 50-60% più basso
dei corrispettivi tedeschi e americani,
e non si parla di costo assoluto ma di
costo per watt di potenza prodotta,
quindi, anche i discorsi che sono di
scarsa qualità e inefficienti non stanno
in piedi. La verità è che la Cina ha mu-
tuato l’esperienza e la conoscenza del
mercato dell’elettronica e l’ha applicata
a quello dei pannelli fotovoltaici, così
come la Germania aveva fatto dieci
anni fa, ma con un intervento statale. In
cina, invece, è stato tutto mosso dalle
regole più ferree del liberismo capitali-
sta. Sono state le industrie occidentali
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16 | dicembre 2011
a delocalizzare in Cina la produzione
della manifattura elettronica e delle te-
lecomunicazioni perché ciò garantiva
margini di profitto maggiori e perché,
a livello macroeconomico, si garantiva
un acquisto di beni durevoli da parte
della popolazione occidentale senza
un pericolo di inflazione. In sostanza
la Cina ha alimentato la nostra cresci-
ta almeno dall’inizio del nuovo secolo
permettendoci di comprare telefonini,
televisioni, elettrodomestici, computer
e quant’altro senza che noi perdessi-
mo il potere di acquisto e le politiche
monetarie accomodanti verso l’espan-
sione economica. Poi è arrivata la crisi
finanziaria che, dal 2007, da un lato tra-
volge gli Stati uniti e l’europa, mentre
dall’altro risparmia la Cina che aveva
accumulato grandi surplus di denaro
per la crescita spaventosa del PIl e
dell’export e che, solo in parte, aveva
investito in titoli di stato americani ed
europei, risultando così detentrice dei
debiti pubblici del mondo occidentale
e ponendosi come l’attore geopolitico
primario nel quadro economico attua-
le.
Parte di quel surplus di denaro è stato
investito nella costruzione di aziende
cinesi per la produzione di pannelli, in
quanto già vi erano tutte le conoscenze
base dell’industria dei semiconduttori.
Questi primi timidi passi hanno subito
un’accelerazione dopo le Olimpiadi di
Pechino del 2008 quando, nell’agenda
della classe dirigente cinese, è entrata
di prepotenza la questione ambienta-
le. Anche in questo caso, il cambio di
priorità per la politica cinese è stato
stimolato da un intervento occidentale.
Per rendere respirabile l’aria di Pechino
e per fare bella figura di fronte al mon-
do in un evento mediatico come quel-
lo delle olimpiadi, sono state adottate
misure di urgenza in uno Stato che,
fino ad allora, aveva tranquillamente
permesso ogni sorta di inquinamento
possibile in nome della crescita econo-
mica e del “progresso”.
Asia rinnovabile
da allora, i piani cinesi sono quelli più
ambiziosi e con più denaro investito in
relazione alle energie rinnovabili. Il so-
stegno alla mobilità elettrica ha in Cina
un peso economico di tutto rispetto
(1,5 miliardi di euro, nessuno Stato al
mondo investe così tanto), così come
il piano di incentivo alle rinnovabili è il
doppio di quello degli Stati uniti. la
Cina, quindi, ha sposato la “rivoluzio-
ne verde” per un semplice ed evidente
motivo: vuole essere la nazione nella
quale si produrranno tutti i compo-
nenti legati al mondo delle rinnovabili.
ad esempio, non vi sono produttori
cinesi di auto tradizionali a livello mon-
diale, ma la bYd, avendo conoscenze
nel costruire batterie agli ioni di litio,
si è posta come la prima produttrice
di auto elettriche. La seconda grande
accelerazione è avvenuta quest’anno.
durante il 2011, il costo dei pannelli fo-
tovoltaici cinesi è sceso del 50%, ridu-
zioni del 40% si sono avute anche per
quelli americani, giapponesi e tedeschi
ma ciò non è stato ininfluente a livel-
lo settoriale. Le aziende cinesi hanno
iniziato a spostare la propria produzio-
ne in Vietnam o malesia, puntando ad
abbassare i costi e a investire in com-
RINNOVAbILI E mObILITà
elettrIca SoNo al ceNtro
dELL’INVESTImENTO PROdUTTIVO
CINESE PERChÈ IL coloSSo aSIatIco
VUOLE AVERE LA LEAdERShIP
moNdIale dELLA GREEN
ECONOmY E hA meSSo IN camPo
UNO SFORzO ecoNomIco
SENzA PRECEdENTI
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dicembre 2011 | 17
ponenti differenti e più avveniristici. le
aziende occidentali, invece, sono ca-
dute in una profonda crisi. I principali
produttori americani e tedeschi sono
falliti o hanno dovuto ridimensionare
di molto le proprie posizioni (un caso
su tutti è Solyndra) e, anche in Italia,
molte industrie del settore hanno fatto
ricorso alla cassa integrazione, gene-
rando un meccanismo del tutto nuovo,
un’avversione verso il green visto come
sfruttatore di incentivi statali e non in
grado di reggere alla prova dei fatti.
Vista in questa ottica, sembra non es-
serci alcuna soluzione possibile, oltre
il fatto di accettare la chiusura delle
nostre aziende e il trionfo totale della
più avveduta e migliore visione cinese
del futuro. In realtà, c’è ancora qual-
che margine di farcela, ma dobbiamo
letteralmente svegliarci dal torpore nel
quale siamo stati assopiti a causa,
principalmente, dell’assuefazione alla
“droga” degli incentivi statali. Va da sé
che non vi è alcuna speranza di con-
correre con la cina puntando su semi-
conduttori diversi dal silicio per produr-
re energia solare dal fotovoltaico. Su
questo, sono già un passo oltre ed è lo
stesso motivo per cui sono loro, e non
noi, a essere i leader dell’elettronica
(qualcuno potrebbe obiettare che, tec-
nologicamente, lo è la corea del Sud,
ma il peso geopolitico ed energetico
di questo Paese è irrilevante rispetto a
quello cinese).
Droga da incentivi
Un’iniziativa veramente aberrante e
che non porterebbe a nulla è, invece,
data dalla proposta di introdurre incen-
tivi “differenziati” a seconda del luogo
di produzione del pannello. Così fa-
cendo, si drogherebbe ulteriormente
l’industria nazionale, ritardando sola-
mente la chiusura di aziende che di-
venterebbero dei puri ricettori di fondi
statali, senza innovare alcunché e, che,
tra qualche anno, dovrebbero comun-
que chiudere in quanto il loro prodotto
sarebbe fuori mercato (la bufala della
scarsa efficienza dei prodotti cinesi è,
appunto, una bufala). Inoltre questo
dazio, o aiuto di Stato che sia, sarebbe
a carico dei consumatori nostrani che
già pagano una delle bollette più salate
in europa per colpa di errori di politica
industriale! Si inibirebbe la grid parity
reale e il cambiamento in essa conte-
nuto e si innescherebbe quel meccani-
smo sociologico di “odio” verso le fonti
rinnovabili, viste come un carrozzone
finanziato da fondi statali per fare arric-
chire pochi personaggi. La soluzione
per uscire da questa empasse è molto
stretta ma, allo stesso tempo, di facile
portata.
Si tratta di comprendere il salto che
l’energia rinnovabile e, in particolare il
solare e l’eolico, stanno per fare. un
salto di concezione enorme, non più
una tecnologia energetica e basta,
ma un modo di pensare, di ragionare
e di vivere, di approcciarsi alla vita e
ai problemi quotidiani. un salto socio-
logico e di visione. Per colmare que-
sto vuoto, giacché attualmente non
vi sono prodotti esistenti in grado di
soddisfare queste esigenze, bisogna
puntare su una connessione tra arte e
tecnologia, tra design ed efficienza, tra
qualità di vita e produzione di energia.
Su questo, il life style italiano è mae-
stro e dobbiamo essere in grado di
tradurlo anche nel mondo energetico,
dopo averlo fatto in quello della moda,
dell’arredamento, del lusso, dell’auto e
degli oggetti per la casa. È su questi
mercati di nicchia (che poi, a ben vede-
re i fatturati, tanto di nicchia non sono)
che si gioca la partita della politica in-
dustriale ed energetica italiana. Se non
lo capiamo perderemo tutti i treni pos-
sibili per le rinnovabili. Il meccanismo
degli incentivi attuali, oltre a essere una
droga, è incompatibile con la crisi at-
tuale. Se vi sarà un crollo della richiesta
di pannelli dall’Europa, la Cina finan-
zierà il mercato interno e diventerà in
breve tempo non solo lo Stato in cui si
fabbricano i pannelli ma il mercato ide-
ale per l’applicazione di quel modello
energetico distribuito che è il vero ap-
prodo finale per le energie rinnovabili e
che ora vede in vantaggio l’Europa. Se
scegliessimo, tramite una politica mio-
pe e di corto respiro, la continuazione
di un fallimentare modello esistente,
perderemmo un mercato ben più gros-
so di quello della produzione dei pan-
nelli fotovoltaici. Perderemmo la possi-
bilità di vedere applicato in Europa, da
aziende europee, quello che per molti
è ancora un sogno, cioè il superamen-
to del sistema geopolitico, economico
ed energetico del Ventesimo Secolo.
Il tutto, con i più sinceri ringraziamenti
della repubblica Popolare cinese.
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18 | dicembre 2011
riprendendo il discorso interrot-
to lo scorso numero siamo ora
in grado di osservare che cosa
avviene per l’immissione dell’elettricità
intermittente nella rete elettrica.
cominciamo dal mercato del giorno
prima. Pur essendo aleatoria la quan-
tità esatta di energia che potrà arrivare
dalle fonti rinnovabili, potremo tutta-
via predire con una certa probabilità
di successo l’immissione in rete di un
quantitativo d’elettricità oraria sulla
base delle previsioni meteorologiche.
Quindi, essendo prioritaria l’accetta-
zione in rete di questo quantitativo, la
domanda d’energia rivolta ai genera-
tori convenzionali sarà più bassa che
nel caso precedente. di conseguenza,
il prezzo d’acquisto che emergerà dalla
contrattazione sarà generalmente mi-
nore.
Per comodità d’esposizione, fissiamo
l’attenzione sulle ore 11 del picco mat-
tutino e supponiamo il caso migliore:
giornata limpida e assolata ma non
ventosa. In tali condizioni, la maggior
parte della potenza fotovoltaica sarà a
pieno regime e, quindi, ci sarà un rile-
vante afflusso d’elettricità da parte di
questa fonte con energia e potenza,
che indicheremo rispettivamente con
everde e Pverde.
La richiesta del carico è rimasta quella
del caso precedente: energia totale =
E11, potenza complessiva = P11. Ora
però tale richiesta viene soddisfatta da
due contributi:
E11 = Everde + Erossa
P11 = Pverde + Prossa
dove erossa e Prossa sono, rispettiva-
mente, le quantità di energia e di po-
tenza provenienti dai generatori con-
venzionali.
Ricordiamo che ci troviamo in pieno
periodo di punta. Quindi, come sopra
accennato, la presenza della quantità
Everde ha causato una significativa
riduzione della richiesta di elettricità
“rossa”. Il volume dell’offerta, da parte
dei generatori convenzionali, è restato
pressappoco invariato, per cui il calo
della domanda si traduce in un abbas-
samento del prezzo precedentemen-
te pagato dal GSE che in queste ore
raggiungeva il massimo di 99 €/mWh.
Supponiamo che il nuovo prezzo pa-
gato per l’energia sia divenuto ora V11’,
con (V11’ < V11).
la spesa per l’acquisto dell’energia da
parte della rete diviene:
analisianalisi
il foTonE in bollETTadi domeNIco coianTE
SUGLI EFFETTI dELLE INCENTIVAzIONI dEL FOTOVOLTAICO
È NECESSARIO FARE ChIAREzzA
PaRTE ulTiMaSEguE dal nuMERo 3 | 2011
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dicembre 2011 | 19
S11’ = V11’*Erossa + (V11’+ Vinc)*Everde
dove Vinc è il costo unitario dell’incen-
tivo governativo erogato ai produttori.
La spesa totale sostenuta dal GSE,
(ST’), sarà:
ST11’ = V11’*(Erossa + Everde) +
(Vinc)*Everde + G11’
dove, come vedremo, anche il costo di
gestione della rete assume un valore,
G11’, diverso dal caso precedente a
causa della presenza delle fonti rinno-
vabili intermittenti.
Il nuovo costo del kWh in bolletta varrà:
CkWh’ = (ST11’/E11) = V11’ +
(Vinc)*(Everde/E11) + (G11’/ E11)
a questo punto sorge la domanda:
“Questo nuovo costo sulla bolletta de-
gli utenti è maggiore o minore del caso
precedente?” In altri termini: “Quanto
costa realmente agli utenti la presen-
za delle fonti rinnovabili intermittenti in
rete?”
confrontiamo la spesa sostenuta dalla
rete in assenza di contributo verde con
quella in presenza del contributo verde
valutando le condizioni perché le due
grandezze siano uguali.
V11’*E11 + (Vinc)*Everde + G11’ =
V11*E11 + G11
cominciamo con introdurre un’ipotesi
grossolana esemplificativa. Supponia-
mo, in prima approssimazione, che i
costi di gestione della rete siano uguali
nei due casi. cioè:
G11 = G11’
allora potremo scrivere:
(V11 - V11’)*E11 = (Vinc)*Everde
Il primo termine dell’uguaglianza rap-
presenta il risparmio di spesa dovuto
all’effetto di abbassamento del prezzo
per la presenza del fotovoltaico, il se-
condo termine è, invece, la spesa tota-
le sostenuta per le incentivazioni. Per-
tanto, i due termini si equivalgono solo
se il differenziale di prezzo raggiunge
il valore:
ΔV = (V11 - V11’) = (Vinc)*(Everde/E11)
In questo caso il recupero di valo-
re sull’acquisto dei kWh permette di
compensare la spesa sostenuta per le
incentivazioni e questa voce di costo
non grava per nulla sulla bolletta degli
utenti. Naturalmente, se il valore recu-
perato fosse minore, rimarrebbe una
parte di spesa per le incentivazioni da
recuperare in bolletta ma si trattereb-
be, comunque, solo di una parte per-
ché è innegabile che la presenza dei
kWh fotovoltaici produce l’effetto di
abbassamento del prezzo di mercato.
Con tutta la cautela dovuta alla sche-
matizzazione del caso, proviamo a
mettere alcuni dati nelle formule.
Secondo i dati del GSE la potenza
fotovoltaica installata nel 2010 era, ri-
spettivamente, di 3.470 mwp. alle 11
di mattina del nostro giorno assolato
del 2011, possiamo supporre che tutta
questa potenza stia lavorando al mas-
simo e che, quindi, nell’ora indicata sia
immessa in rete una quantità di energia
fotovoltaica Everde = 3.470 mWh. dato
che la richiesta oraria totale è di 43.000
mWh, il rapporto (Everde/E11) = 0,087.
Inoltre, sappiamo che V11 = 99 €/
mWh, mentre per l’incentivo assumia-
mo un valore medio del ce di circa 300
€/mWh. Avremo:
ΔV = (Vinc)*(Everde/E11) = 300*0,087 =
26,1 €/mWh
cioè:
V11’ = (V11 - 26,1) = 72,9 €/mWh
Come si può vedere, questo valore è
più alto del prezzo della fascia del ca-
rico di base (47 €/mWh) ed è all’incirca
vicino al prezzo della fascia del carico
medio. Se il nuovo prezzo spuntato dal
GSE nell’asta del giorno prima fosse
pari a questo valore, ne seguirebbe
che la bolletta degli utenti non si ac-
corgerebbe della presenza delle incen-
tivazioni. In pratica il ribasso, causato
dalla presenza del fotovoltaico, pareg-
gerebbe il costo delle incentivazioni.
Se poi il GSE riuscisse a spuntare un
prezzo di acquisto più basso, allora il
nuovo costo in bolletta per gli uten-
ti sarebbe più vantaggioso. Solo nel
caso in cui il prezzo d’acquisto fosse
più alto di 72,1 €/mWh, allora la bollet-
ta degli utenti aumenterebbe a causa
della presenza delle incentivazioni ma
in misura minore del valore dei sussidi,
a meno di non voler negare completa-
mente l’effetto calmierante dell’immis-
sione in rete dell’energia fotovoltaica.
Incremento del costo di gestione
della rete
Il conto che abbiamo svolto attiene
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20 | dicembre 2011
ad una sezione oraria dell’andamento
giornaliero del diagramma di carico.
Esso ha riguardato soltanto ciò che
può accadere in una particolare ora
della mattina e l’estensione all’intera
giornata non è affatto semplice e an-
cora più complicato è ripetere il calco-
lo nel corso dell’intero anno. tuttavia,
l’aspetto parziale esaminato ci ha con-
sentito di acquisire il concetto fonda-
mentale che il ruolo economico delle
incentivazioni è più complesso del
puro aspetto aritmetico finora dato per
scontato. Una trattazione più completa
di questo argomento può essere letta
nel lavoro già citato di F. meneguzzo.
Sempre nei limiti della nostra schema-
tizzazione, esaminiamo ora un aspetto
che può contribuire a chiarire meglio la
situazione completando l’analisi pre-
cedente. Vediamo come il risultato può
cambiare in relazione al ruolo che pos-
sono giocare i costi di gestione della
rete nel caso della presenza delle fonti
intermittenti.
In altri termini, nel caso reale, l’ipotesi
assunta sopra (G11 = G11’) non è vera.
Purtroppo, in pratica, si verifica che:
G11’ > G11
Cioè, la presenza delle fonti intermit-
tenti aumenta le spese di gestione del-
la rete.
La spiegazione rigorosa di questo ef-
fetto, da sola, richiederebbe una tratta-
zione lunghissima. Per il nostro scopo,
ci basta sviluppare alcune considera-
zioni qualitative. Nel funzionamento
normale della rete, quando non sono
presenti fonti intermittenti, il gestore è
particolarmente attento al caso delle
fluttuazioni impreviste dei carichi a cui
egli deve, comunque, far fronte modu-
lando opportunamente la potenza dei
generatori veloci al fine di assicurare
agli utenti il livello costante di potenza.
Per tale motivo, alcuni generatori sono
fatti lavorare al di sotto della loro mas-
sima potenza, tenendoli ad una quota
percentuale più bassa rispetto al mas-
simo. Ciò implica che la richiesta nor-
male del carico è soddisfatta lasciando
un margine di potenza pronta, ma non
sfruttata, detta margine di riserva, in
modo che, all’occorrenza, sia possibile
fronteggiare eventuali richieste improv-
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dicembre 2011 | 21
vise del carico facendo ricorso a tale
margine. In condizioni normali, la riser-
va di potenza non produce kWh, ma
contribuisce ugualmente ai costi fissi di
produzione che il GSE deve riconosce-
re ai produttori elettrici. Per tale motivo,
il margine di potenza è tenuto sempre
al minimo possibile, in pratica esso
può arrivare intorno al 3-5%.
Questo costo è considerato all’interno
del costo generale di gestione della
rete e, quindi, nel nostro caso orario,
esso si trova all’interno del parametro
G11.
La presenza delle fonti intermittenti è
vista dal sistema di controllo della rete
alla stessa stregua delle fluttuazioni im-
previste del carico con la sola differen-
za della maggiore ampiezza. Pertanto,
per fronteggiare l’eventuale mancanza
improvvisa della potenza intermittente,
occorre aumentare adeguatamente
il margine della potenza di riserva. In
conclusione, la connessione in rete dei
generatori intermittenti fa aumentare le
spese di gestione del sistema elettrico
a causa della necessità di tenere un
certa quantità di potenza convenziona-
le attiva ma non produttiva. la quanti-
ficazione di questo concetto è materia
di accese discussioni tra i sostenitori
e i detrattori delle fonti intermittenti.
la versione più svantaggiosa arriva a
considerare la necessità di tenere di
riserva una quantità di potenza con-
venzionale pari a quella delle fonti inter-
mittenti. Senza arrivare a questo caso
estremo, che farebbe lievitare enorme-
mente i costi, in ogni caso, dobbiamo
ammettere che la sicurezza della rete
richiede la presenza di un certo nume-
ro di generatori convenzionali veloci,
tenuti in funzione e pronti a compen-
sare eventuali mancanze improvvise
della potenza immessa dalle fonti rin-
novabili. La spesa dovuta ai costi fissi
di tali generatori fa aumentare il costo
di gestione della rete e l’incremento
deve essere considerato a carico delle
fonti intermittenti. Ciò ha come conse-
guenza che possiamo ritenere valida
la disuguaglianza G11’>G11, cosa che
porta alla nuova condizione generale:
(V11 - V11’)*E11 = (Vinc)*Everde +
(G11’- G11)
Il risparmio, ottenuto attraverso l’ab-
bassamento del prezzo di acquisto
(primo termine), deve ora compensa-
re, oltre alla spesa per le incentivazioni
(secondo termine), anche il differenzia-
le di spesa di gestione della rete dovu-
to alla presenza delle fonti intermittenti
(terzo termine).
Pertanto, solo nel caso che sia valida
l’uguaglianza precedente, la bolletta
degli utenti non subisce una maggio-
razione di spesa per la presenza delle
rinnovabili e delle relative incentivazio-
ni. di sicuro, se questo evento aveva
una certa probabilità di verificarsi nel
caso particolare della parità tra i due
costi di gestione della rete, ciò diviene
molto improbabile nel caso più gene-
rale di maggiorazione di questo costo
per la presenza delle fonti intermittenti.
La quantificazione di questa aggiunta
di costo impone la conoscenza esatta
oraria e giornaliera della configurazio-
ne completa della rete con il tipo e il
numero dei generatori tenuti di riserva
e la programmazione del loro impiego.
Purtroppo, queste informazioni non
sono facilmente accessibili ai non ad-
detti ai lavori, come noi siamo, e il loro
reperimento ci porterebbe lontano dal
concludere.
la conclusione di questo lavoro, si-
curamente non esaustivo, suggerisce
l’opportunità di analizzare più accura-
tamente tutti gli elementi che concor-
rono al bilancio costi-benefici prima di
emettere un giudizio definitivo sull’inte-
razione tra le fonti rinnovabili intermit-
tenti e la bolletta degli utenti.
Ringrazio Terenzio Longobardi per l’at-
tenta revisione del testo e gli utili com-
menti.
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22 | dicembre 2011
come tutte le cose, anche le
parole hanno un ciclo e sta
terminando il ciclo della parola
“Green”. E’ iniziato con una connessio-
ne diretta alla speranza di un mondo
migliore e termina con l’associazione
a un flop. Una green economy che si
regge solo se supportata da sussidi
statali e che drena soldi a ogni altro in-
tervento a supporto dei giovani o della
crescita dei paesi. una green economy
che non è più associata in alcun modo
a una Green Revolution e che non ha
legami con alcuna delle migliaia di ma-
nifestazioni di giovani nelle varie piazze
del mondo. Quelli che vorrebbero fare
una vera rivoluzione. Eppure tutti i gio-
vani che scendono in piazza sono si-
curamente favorevoli a un cambiamen-
to totale anche nel modo di produrre
e di distribuire energia. Sono sicura-
TransizioneTransizione
dal gREEn al bludi claudIa bETTiol
È NeceSSarIo PaSSare dalle RINNOVAbILI ALL’EFFICIENzA
ATTRAVERSO IL mOdELLO dELL’ENERGIA dISTRIbUITA
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dicembre 2011 | 23
mente a favore delle energie rinnovabili
e dell’efficienza energetica, ma questo
non traspare nelle loro proteste o nei
reportage della stampa. Semplice-
mente non è in primo piano nelle agen-
de delle loro recriminazioni.
E’ vero che questi ragazzi non sono
ancora passati dalla protesta alla pro-
posta, ossia non hanno elaborato un
proprio contratto sociale capace di ri-
costruire una società avanzata e mo-
derna, ma è un fatto che l’energia e
l’ambiente siano relegati ad un ruolo
marginale. dobbiamo poi considerare
che mentre tutto il mondo si era con-
centrato dapprima sulla primavera ara-
ba e poi su Fukushima le compagnie
petrolifere avevano ricostruito il loro
cartello e avevano deciso di elaborare
una strategia di comunicazione comu-
ne. Il disastro della deepwater horizon
ha avuto l’effetto di stringere le righe
all’interno degli operatori del settore
delle fonti fossili che negli ultimi anni
avevano allentato i rapporti talvolta ar-
rivando a vere forme di concorrenza fra
di loro. così mentre tutti noi pensava-
mo che tra disastri petroliferi e disastri
nucleari la via della Rivoluzione Verde
fosse inevitabile - e ci siamo cullati in
questa certezza - è partita la macchina
della controrivoluzione. Per capire la
strategia collegata al declino della pa-
rola Green basta analizzare i toni e gli
interventi degli esponenti del tea Party
in uSa. Il tea Party è un movimento
ultra-liberalista americano che condi-
ziona le scelte del partito repubblicano
in quanto è stato in grado di far eleg-
gere alcuni dei suoi rappresentanti. un
po’ come da noi la lega Nord.
Questi politici, che dispongono di mol-
ti mezzi di comunicazione e ai quali
la stampa da molto spazio, tentano
di denigrare il lavoro di obama deni-
grando i suoi scarsi risultati proprio
nel settore della Green Economy. In
America, infatti, è partita la macchina
elettorale per il prossimo mandato pre-
sidenziale e la macchina del fango si è
messa in moto. In parte è vero che la
Green Economy è stata sovvenzionata
e che i suoi risultati sono stati sovra-
stimati, ma è anche vero che le fonti
fossili sono sovvenzionate parimenti
e che, se spostiamo l’attenzione nel
medio periodo, le fonti rinnovabili co-
steranno sempre meno mentre le fonti
fossili produrranno disastri irreparabili.
basta andare a vedere che cosa signi-
fica estrarre gas dalle rocce e come
negli stessi uSa stanno distruggendo
l’assetto idrogeologico di vaste aree,
inquinando contemporaneamente le
falde acquifere. Non possiamo modi-
ficare questo quadro, non possiamo
avere la disponibilità finanziaria del Tea
Party o del cartello delle compagnie
petrolifere, allora quelli che operano nel
settore delle energie rinnovabili devo-
no elaborare una strategia comune e
cambiare il terreno dello scontro. Se la
Green Economy è associata alle grandi
distese solari finanziate, allora l’energia
distribuita deve prendere le distanze
da questo modello e avvicinarsi al con-
cetto di efficienza energetica, al blu.
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dicembre 2011 | 25
ScenariScenari
EnERgia PER il fuTuRodi aleSSaNdro dRago
Non v’è dubbio che i consumi
energetici nel mondo occi-
dentale siano aumentati, nel
corso del secolo passato, in manie-
ra esponenziale rispetto alle epoche
precedenti. Chi ha fatto bene i conti,
come il professore david Nye nel suo
libro consuming Power, non si attarda
a spiegare come una famiglia media
americana negli anni ’70 consumas-
se quanto una piccola cittadina dello
stesso paese nel XVIII secolo. L’utiliz-
zo dell’energia elettrica è aumentato di
otto volte tra il 1912 e il 1970 toccando
ogni aspetto della vita quotidiana: mo-
bilità, vita domestica, servizi alla per-
sona e ogni genere di utilità tecnologi-
camente avanzata quanto energivora.
Se ci voltiamo indietro a chiederci qua-
le sia stata la forza che ha permesso
lo sviluppo socio-economico mondiale
negli ultimi due secoli non possiamo
che rispondere la disponibilità d’ener-
gia prodotta da fonti fossili a basso
costo. Sappiamo bene, però, che que-
sto fenomeno andrà incontro a una
SALTI TECNOLOGICI E TRANSIzIONI LENTE
SoNo due deI PoSSIbIlI SceNarI IN
mATERIA d’ENERGIA
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26 | dicembre 2011
battuta d’arresto nel XXI secolo, così
come sappiamo che i paesi maggior-
mente sviluppati, nonché consumatori
d’energia, stiano cercando alternative
valide nell’utilizzo delle fonti rinnovabili
e nell’efficienza energetica.
Considerando che, sulla base delle at-
tuali conoscenze tecnologiche, sia dif-
ficile immaginare le rinnovabili in grado
di soddisfare il totale fabbisogno ener-
getico delle società occidentali e quel-
lo crescente delle società emergenti (i
cosiddetti brIc – brasile, russia, India
e cina), due scenari credibili sembrano
profilarsi una volta superato il picco del
petrolio. Il primo riguarda la diminuzio-
ne drastica di disponibilità energetica
a basso costo con la conseguente ri-
localizzazione e riorganizzazione radi-
cale degli stili di vita esistenti soprattut-
to nel Nord del mondo. È lo scenario
sicuramente più apocalittico perché si
basa sul ridimensionamento genera-
le dell’accessibilità della popolazione
a beni e servizi, costringendola a im-
portanti rinunce in molti settori della
vita economica e sociale quotidiana:
pensiamo alla diminuzione degli spo-
stamenti e alla conseguente riformula-
zione dei rapporti familiari e amicali cui
siamo abituati, per dirne una. la “de-
crescita felice”, le transition towns, ma
anche il concetto di slow-food e del-
la “filiera corta” sono tutte esperienze
che propongono di contrastare questo
scenario cambiando in modo radicale
i costumi sociali dei popoli partendo
dal concetto di sostenibilità locale. In
questo scenario le fonti rinnovabili per-
metterebbero la sopravvivenza della
specie garantendo la sufficienza ener-
getica alla popolazione per uno stile di
vita radicalmente diverso da quello at-
tuale, energeticamente involuto. d’altra
parte, il fulcro dell’azione dello sviluppo
sostenibile locale sta nel prepararsi ad
affrontare, in maniera pro-attiva s’in-
tende, un cambiamento epocale nel si-
stema organizzativo socio-economico
delle popolazioni e non nell’immaginare
un ruolo strategico per le fonti rinnova-
bili e l’innovazione nelle nuove società.
Salti tecnologici
Il secondo scenario parte da un altro
presupposto ossia l’evoluzione tec-
nologica repentina, sistemica e radi-
cale che permetterebbe alla scienza
applicata alle energie rinnovabili di
aumentarne l’efficienza contribuendo
al soddisfacimento del crescente fab-
bisogno energetico. È possibile? la
risposta, a differenza di chi prevede il
primo scenario, sta nella parola chia-
ve: “innovazione”. Le esperienze che
prevedono il crollo della produzione
energetica dopo il picco del petrolio
e, quindi, dei consumi parlano essen-
zialmente di resilenza, cioè di capacità
di adattamento di un ecosistema a un
contesto radicalmente mutato a segui-
to di un cambiamento delle circostan-
ze ambientali esistenti. In questo caso
l’adattamento delle società future a
una sopravvivenza in un mondo dalle
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dicembre 2011 | 27
riserve energetiche ridottissime. Anche
il secondo scenario, però, parte da una
modifica più o meno radicale del modo
di vita delle persone dovuto a un cam-
biamento di sistema sincronico. e cioè
la possibilità che innovazioni di siste-
ma portino a un cambiamento delle
abitudini sociali e culturali cristallizzate
tali da favorire lo sviluppo di tecnolo-
gie energetiche sostenibili in grado di
sostituire la produzione di energia da
fonti fossili. Infatti, quando si parla di
innovazioni di sistema, si deve neces-
sariamente pensare non solo a cam-
biamenti nei prodotti tecnici quanto
simultaneamente nelle politiche, nelle
pratiche degli utenti, nelle infrastruttu-
re, nelle strutture industriali e nei signi-
ficati simbolici. Come ha argutamente
osservato Likka Tuomi, scienziato della
Nokia, tutta l’innovazione deve essere
sociale in quanto questa non avviene
al di fuori, nel mondo degli oggetti, ma
bensì nella società e nelle menti delle
persone. Le innovazioni presuppon-
gono non solo un modello di business
ma anche un modello sociale. E solo
se l’innovazione viene a inserirsi con
successo nel processo sociale può
dirsi di successo divenendo a far parte
della vita delle popolazioni. L’instaurar-
si di un nuovo sistema socio-tecnico
è quanto mai imprevedibile e, quindi,
come osserva il sociologo john Urry
nel suo libro Climate change and so-
ciety, pianificare l’innovazione di un set
di sistemi a basso consumo di ener-
gia fossile è quasi impossibile. troppe
sarebbero le componenti da predire
affinché il loro necessario verificarsi in
maniera sincronica permetta un cam-
biamento sistemico.
Sappiamo che le forze di mercato, per
quanto riguarda le innovazioni nel set-
tore energetico a basso utilizzo di fos-
sili, poco abbiano fatto finora per dif-
fondere prodotti a largo consumo e, il
recente incremento delle rinnovabili nel
mondo occidentale e in alcuni Paesi
brIc (brasile, russia, India e cina), è
stato essenzialmente dovuto agli aiuti
di stato. d’altra parte se le forze di mer-
cato possono dare una spinta decisiva
all’innovazione e alla sua diffusione, il
loro principale obiettivo è quello che
domanda e offerta raggiungano un
equilibrio. molti dei soggetti che, inve-
ce, possono giocare un ruolo strate-
gico nei processi di innovazione sono
attori non legati al mercato: gli utenti
di prodotti, le famiglie, i consumato-
ri, gli Stati, le Ong e le organizzazioni
internazionali. Questi, secondo Urry,
possono rivestire un ruolo importante
nello sviluppare nuovi sistemi a basso
impatto energetico opponendosi in
maniera critica al prevalente “spirito del
capitalismo”.
Energia diffusa
Sta di fatto che, affinché si sviluppino
sistemi innovativi per la produzione
energetica rinnovabile in grado di ri-
spondere al fabbisogno delle società
post-picco petrolifero, è necessaria
una diffusione capillare nella popo-
lazione fino al punto di non ritorno e,
cioè, al punto in cui le genti non ricordi-
no più come era prima il mondo senza
queste tecnologie. Secondo malcom
Gladwell, giornalista e autore di Tip-
ping points (Punti di non ritorno: come
le piccole cose possano fare un gran-
de differenza), il punto di non ritorno
per l’affermazione sociale dell’innova-
zione tecnologica presuppone che gli
eventi e i fenomeni siano contagiosi,
che piccole cause possano generare
grandi effetti e che i cambiamenti pos-
sano avvenire in maniera improvvisa
nel momento in cui il sistema subisce
una trasformazione. Se ammettiamo
che questi presupposti si possano ri-
scontrare nella società futura e siano
ancorché necessari alla diffusione di
sistemi di innovazione tecnologica in
maniera capillare come avvenne per il
fax a inizio degli anni ’90 e ancora pri-
ma per l’autovettura dalla fine del 1800,
ci sono buone speranze che la tecno-
logia rinnovabile si diffonda a macchia
d’olio nelle nostre società a partire da
questo secolo, svolgendo un ruolo
tutt’altro che ancillare nello sviluppo di
un sistema socio-economico sosteni-
bile.
Una delle ragioni per cui ciò non è an-
cora avvenuto è probabilmente dovuto
al fatto che, come osserva sempre il
sociologo Urry, l’innovazione frutto di
sincronia necessita di due qualità fon-
damentali perché i prodotti che la rap-
presentino incontrino una diffusione
capillare: fare tendenza ed essere alla
moda. la ricetta sembra semplice ma,
sicuramente, applicabile anche alle rin-
novabili dal momento che un prodotto
con queste qualità avrebbe maggiori
possibilità di rimpiazzare velocemen-
te sistemi obsoleti basati sull’utilizzo di
fonti fossili proprio nell’ottica del punto
di non ritorno.
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28 | dicembre 2011
NASCE IL CENtro StuDIENErgy ProfESSIoNAL NEtwork
energy Professional Network, la grande rete di profes-
sionisti legati da una comune passione per le fonti ener-
getiche rinnovabili, è impegnata nel continuo miglioramento
dei servizi e dei prodotti da offrire ai membri ed ai partner
del Network. Per questo motivo ha recentemente aperto a
Firenze, luogo baricentrico e strategico per il territorio na-
zionale, un Centro Studi che funge da “osservatorio” per-
manente sulla normativa tecnica e impiantistica legata al
comparto delle energie rinnovabili. Questa iniziativa si fonda
sull’apporto organizzativo del Gruppo AdL, proprietario del
marchio EPN, che da anni investe notevoli risorse sulla spe-
cificità e sulla caratterizzazione dei profili operanti a vario
titolo nella filiera delle energie rinnovabili.
Il centro Studi energy Professional Network promuove, co-
ordina e realizza indagini, ricerche nonchè attività di consu-
lenza, formazione e informazione inerenti i settori dell’ener-
gia e della tutela ambientale. Si tratta di settori fondamentali
per lo sviluppo economico e sociale, che vengono spesso
affrontati sulla base di posizioni demagogiche che fanno
leva su generiche speranze piuttosto che su conoscenze
acquisite e dati riscontrati. Per questo motivo energy Pro-
fessional Network intende operare su scala nazionale ed in-
ternazionale per promuovere approfondimenti e valutazioni
che consentano di prospettare ragionevoli soluzioni a pro-
blemi specifici, fondate su metodi scientifici e competenze
interdisciplinari.
Centro Studi EPNVia Marconi, 30 | 50131 Firenzetel. +39 055 5537172cel. +39 055 5520961mail [email protected] www.energyprofessionalnetwork.com
di mARIA CONSIGLIA izzo
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dicembre 2011 | 29
in caMPania SbaRca iTaca
ProtagonistiProtagonisti
Il “Protocollo Itaca campania” è un
progetto frutto della collaborazione
tra il comitato Strategia e Sviluppo
energy Professional Network – la gran-
de rete dei Professionisti dell’energia
- e l’Università degli Studi di Napoli Fe-
derico II che, insieme nei mesi di set-
tembre e ottobre, hanno organizzato
tre workshop di specializzazione a Sa-
lerno, Napoli e avellino con l’obiettivo
di approfondire e analizzare i dettagli
relativi all’Istituto per l’innovazione e la
trasparenza degli appalti e della com-
patibilità ambientale (ITACA). A dicem-
bre inoltre, visto il successo dell’inizia-
tiva che ha coinvolto più di centoventi
professionisti, è stata organizzata una
seconda edizione nelle stesse città
campane. Il protocollo è utile alla ve-
rifica del livello di qualità ambientale
di un edificio in fase di progetto e ne
misura la prestazione rispetto a diver-
si criteri che hanno una valenza eco-
nomica, sociale ed ambientale e che
sono riuniti in due macroaree di valu-
tazione: consumo di risorse e carichi
ambientali. La sua importanza deriva
anche dall’obbligo di certificazione per
i progetti e per gli atti ufficiali nel cam-
po dell’edilizia, necessaria anche per
usufruire delle agevolazioni previste dal
Piano casa varato dalla regione cam-
pania. Con la direzione scientifica del
Prof. Ing. Luigi Verolino (direttore “SOF.
tel. - centro di ateneo per l’orienta-
mento e la Formazione dell’Univer-
sità Federico II) e della Prof.ssa Ing.
rita mastrullo (direttore dipartimento
Energetica Università Federico II) le tre
IL PROTOCOLLO PER L’ECOSOSTENIbILITà NELL’EdILIzIA È STATO ILLUSTRATO A CENTINAIA dI PROFESSIONISTI IN CAmPANIA
di roSSella PaRdi
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30 | dicembre 2011
giornate di studio sono state rivolte a
coloro che sono impegnati nell’ambito
edilizio e in particolare hanno riscon-
trato l’interesse di ingegneri, architetti,
geometri, periti, agronomi ed energy
manager. In merito allo svolgimento
delle giornate di studio abbiamo sen-
tito la Prof. Ing. rita mastrullo.
Qual’è l’importanza della formazio-
ne in questo particolare settore?
«La crescente consapevolezza, da
parte delle istituzioni internazionali e,
naturalmente, italiane, della necessità
di adottare metodologie di progetta-
zione e realizzazione in campo edilizio
improntate agli ormai consolidati criteri
di sostenibilità, si è tradotta, in epoche
recenti, nella messa a punto di proto-
colli che, riducendo in forme semplici,
analisi complesse, tipiche della ricerca
scientifica, possono attribuire ad un
progetto e/o ad una costruzione un
punteggio rappresentativo della soste-
nibilità dello stesso. Ad oggi, in Italia
la sottomissione alla valutazione degli
staff tecnici, imparziali, dei diversi pro-
tocolli è ancora una pratica volontari-
stica, adottata per vedersi riconosciuti,
in termini quantitativi e comparativi, i
vantaggi che le eventuali pratiche vir-
tuose potrebbero comportare per
la comunità e per gli utenti finali. La
regione campania, tuttavia, nell’ado-
zione, recente, del cosiddetto “Piano
Casa”, ha stabilito che ai soggetti che
presentino richieste di concessione
che evidenzino il conseguimento di al-
cuni degli indici costitutivi del protocol-
lo Itaca, possano essere riconosciute
premialità in termini di maggiorazione
delle concessioni stesse. Il workshop
in oggetto, dunque, oltre a rispondere
alla generica domanda di formazione
specialistica avanzata nel campo della
sostenibilità e del risparmio ed uso ef-
ficiente dell’energia, potrebbe consen-
tire ai tecnici che operano nel campo
dell’edilizia, l’acquisizione di compe-
tenze in grado di accrescere la loro ca-
pacità di proporsi nell’ambito del rilan-
cio delle attività che, si spera, il “Piano
casa” dovrebbe promuovere».
In merito all’organizzazione e alla
realizzazione di questi workshop in
collaborazione con EPN crede che
gli obiettivi di partenza siano stati
raggiunti?
«I docenti impegnati in queste giorna-
te hanno verificato una partecipazione
numerosa ed attenta alle lezioni, so-
prattutto nell’ambito dello sviluppo nu-
merico di casi studio. I dibattiti che ne
sono scaturiti, nel corso delle lezioni ed
al termine delle stesse, hanno eviden-
ziato una buona assimilazione dei con-
cetti e delle tecniche proposti; ci si può
dunque aspettare che siano state ac-
quisite, in buona parte, le competenze
di base per addentrarsi in questa “nuo-
va” branca della tecnica progettuale e
rispondere efficacemente alle richieste
che il mercato, ripeto, auspicabilmente
proporrà».
EffICIENzA E QuALItà uNItI PEr L’AMBIENtE
La Prof.ssa Francesca Romana d’Ambrosio, docente dell’Università degli Studi di Salerno impegnata in tutti e tre gli appuntamen-
ti, in merito al suo intervento sottolinea: «nell’ambito del workshop il cui è stato illustrato il Protocollo Itaca sintetico 2011, il mio
obiettivo è stato quello di fare una introduzione generale alle tematiche della sostenibilità in edilizia. In quest’ottica ho affrontato il
tema dei sistemi multicriteri a punteggio, sottolineando le interrelazioni che esistono tra questi ed alcuni aspetti della progettazione,
soprattutto quelli energetici, che sono stati poi ripresi nel dettaglio in alcuni degli interventi successivi, e quelli della qualità ambien-
tale interna, che vengono generalmente sottovalutati pur essendo presi in considerazione dal protocollo Itaca. Tra gli argomenti
affrontati hanno suscitato particolare interesse le questioni riguardanti l’interazione tra il risparmio energetico e la qualità ambientale
interna, visto che l’approccio antropocentrico, finora portato avanti principalmente dall’ergonomia, è una delle principali novità del-
la progettazione sostenibile». Energy Professional Network e Università degli Studi di Napoli Federico II tra gli obiettivi del workshop
hanno voluto puntare sull’offerta di strumenti pratici, operativi e utili ai partecipanti, per coadiuvarli nella comprensione del corretto
uso del protocollo. Proprio per questo è stato fornito ai partecipanti il software ITACUS commercializzato dalla ACCA Software
Società leader nel campo della realizzazione di software professionali, il programma in dotazione al corso consente di ottenere gli
indicatori di prestazione richiesti, l’attestato di conformità del progetto e il certificato per la richiesta di agibilità in maniera semplice
e rapida.
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dicembre 2011 | 31
RifiutiRifiuti
l’iMPoRTanza dEl ModEllo di luca vEccHiaTo e marta faggin | ECO-ManagEMEnt
I mOdELLI ORGANIzzATIVI NEL SETTORE dEI RIFIUTI STANNO
cambIaNdo
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32 | dicembre 2011
Quante volte abbiamo sentito
ripetere che “la responsabi-
lità penale è personale”? È
l’articolo 27 della Costituzione a sta-
bilirlo ed è un principio fondamentale
della nostra civiltà giuridica. ma quel
“personale” ha, recentemente, assun-
to una nuova connotazione: il decreto
Legislativo 231/2001 ha previsto (per
la prima volta nell’ordinamento italia-
no) la possibilità che società ed enti
possano essere direttamente chia-
mati a rispondere dei reati commessi
da dirigenti, dipendenti e da tutti co-
loro che operano in nome e per conto
della società e che tale responsabilità
si aggiunge a quella della persona fi-
sica che ha realizzato materialmente
il fatto. Il d.lgs. 231/2001 si inserisce
in un contesto di attuazione di diretti-
ve europee (allineandosi con i sistemi
normativi di molti paesi dell’europa) e
istituisce la responsabilità della società
considerata “quale autonomo centro di
interessi e di rapporti giuridici, punto di
riferimento di precetti di varia natura e
matrice di decisioni e attività dei sog-
getti che operano in nome, per conto
o comunque nell’interesse dell’ente”.
L’istituzione della responsabilità am-
ministrativa delle società nasce dalla
considerazione che, frequentemente,
le condotte illecite commesse all’inter-
no dell’impresa, non provengono tanto
da un’iniziativa privata del singolo ma
rientrano, piuttosto, nell’ambito di una
diffusa politica aziendale e discendono
da decisioni di vertice dell’ente medesi-
mo. Tale responsabilità è “amministra-
tiva” poiché, pur comportando sanzio-
ni amministrative, consegue da reato e
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dicembre 2011 | 33
presenta le garanzie proprie del proce-
dimento penale. In particolare, il d.lgs.
231/2001, all’art. 9, prevede una serie
di sanzioni: sanzioni pecuniarie, san-
zioni interdittive, confisca e pubblica-
zione della sentenza di condanna. La
sanzione amministrativa per la società
può essere applicata esclusivamente
da un giudice penale e a condizione
che il reato, nell’interesse o a vantag-
gio della società, sia stato commesso
da soggetti qualificati (figure direttive o
ad essi sottoposti).
La responsabilità dell’ente si aggiun-
ge a quella della persona fisica che ha
commesso materialmente l’illecito ed è
autonoma rispetto a essa, sussistendo
anche quando l’autore del reato non
è stato identificato o non è imputabile
oppure nel caso in cui il reato si estin-
gua per una causa diversa dall’am-
nistia. l’articolo 7 del d.lgs. 231/01
stabilisce, inoltre, che, qualora il reato
sia commesso da soggetti sottoposti
alla vigilanza di un soggetto in posizio-
ne apicale, la responsabilità dell’ente
sussiste se la commissione del reato
è stata resa possibile dall’inosservanza
degli obblighi di direzione e vigilanza.
Tuttavia, l’inosservanza di tali obblighi
è esclusa e con essa la responsabilità
dell’ente se, prima della commissio-
ne del reato, l’ente medesimo aveva
adottato ed efficacemente attuato un
modello di organizzazione, gestione e
controllo idoneo a prevenire reati.
Ovviamente l’esonero di responsabilità
dell’ente richiede che il modello sia ef-
ficace ed effettivo: riguardo all’efficacia
il legislatore stabilisce che il modello
deve soddisfare le seguenti esigenze:
• individuare le attività nel cui
ambito possono essere commessi re-
ati (cosiddetta “mappatura” delle attivi-
tà a rischio);
• prevedere specifici protocolli
diretti a programmare la formazione e
l’attuazione delle decisioni dell’ente in
relazione ai reati da prevenire;
• individuare modalità di gestio-
ne delle risorse finanziarie idonee a im-
pedire la commissione dei reati;
• prevedere obblighi di informa-
zione nei confronti dell’organismo de-
putato a vigilare sul funzionamento e
l’osservanza dei modelli;
• introdurre un sistema discipli-
nare idoneo a sanzionare il mancato
rispetto delle misure indicate nel mo-
dello.
L’effettività del modello è, invece, le-
gata alla sua efficace attuazione che
richiede:
• una verifica periodica e l’even-
tuale modifica dello stesso quando
sono scoperte significative violazioni
delle prescrizioni ovvero quando in-
tervengono mutamenti nell’organizza-
zione, nell’attività, ovvero ulteriori mo-
difiche normative (aggiornamento del
modello);
• un sistema disciplinare idoneo
a sanzionare il mancato rispetto delle
misure indicate nel modello.
Definizioni europee
Inizialmente la Responsabilità ammini-
strativa riguardava reati contro la P.a.,
reati informatici e trattamento illecito di
dati, delitti di criminalità organizzata,
ecc.. Il campo di applicazione si è però
ampliato: il Governo italiano ha recepi-
to le direttive europee in merito ai danni
ambientali che impongono di sanzio-
nare penalmente le condotte illecite in-
dividuate dalla direttiva 2008/99 e, fino
a oggi, non sancite come reati e di in-
trodurre la responsabilità delle persone
giuridiche. Nel d. Lgs. 231 sarà, quindi,
presente il nuovo articolo art. 25-un-
decies (Reati ambientali) che chiamerà
a rispondere le aziende per i reati in
campo ambientale quali:
• distruzione di specie animali o
vegetali protette;
• deterioramento di habitat pro-
tetti;
• tratta di specie in estinzione;
• scarico acque reflue;
• rifiuti;
• inquinamento di suolo, sotto-
suolo, acque;
• emissioni in atmosfera
• sostanze lesive dell’ozono;
• inquinamento doloso e col-
poso provocato dalle navi alla qualità
delle acque (scarichi di “sostanze in-
quinanti”)
È in questo ambito che Elite Ambien-
te S.r.l. (azienda appartenente a Ethan
Group e attiva nel settore del recupero
di rifiuti speciali) ha ritenuto di far va-
lere la propria sensibilità alla riduzione
degli impatti ambientali affinata negli
anni con la registrazione EmAS dei
suoi siti. In tal senso, la Certificazione
ISO 14001 e la Registrazione EmAS si
integrano perfettamente con il modello
organizzativo richiesto dal d. Lgs. 231
in quanto l’impresa dimostra di tenere
sotto controllo le prestazioni ambientali
delle proprie attività e ricerca il migliora-
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34 | dicembre 2011
mento continuo non solo internamente
ma anche grazie alla valutazione di un
soggetto certificatore esterno alla Or-
ganizzazione. Nonostante al momento
non esistano criteri per l’implementa-
zione dei modelli organizzativi eso-
neranti né siano stati definiti i requisiti
minimi di idoneità dei modelli organiz-
zativi conformemente alla norma UNI
eN ISo 14001 e al regolamento emaS
è, comunque, evidente che l’adozione
di un sistema aziendale di gestione
ambientale assicura l’adempimento di
tutte le prescrizioni legislative e autoriz-
zative in materia ambientale in quanto
requisito necessario ma non sufficiente
di rispetto degli standard di riferimen-
to. Insieme alla nomina dell’organi-
smo di Vigilanza e alla promulgazione
di un Codice Etico, la Certificazione
ambientale permette la prevenzione e
il controllo dei principali rischi di reato
ambientale soprattutto tramite le atti-
vità di:
• Analisi dei potenziali impatti
ambientali, diretti e indiretti (quali ad
esempio scarichi, emissioni in atmo-
sfera, rumore, ecc.);
• Emanazione di procedure
e istruzioni di lavoro (utilizzo e manu-
tenzione di macchinari potenzialmente
impattanti, fasi critiche di recupero dei
rifiuti, ecc.);
• Formazione dei lavoratori;
• Vigilanza circa il rispetto delle
procedure e delle istruzioni di lavoro da
parte dei lavoratori;
• Analisi e valutazione della
conformità normativa e periodico mo-
nitoraggio (analisi chimiche periodiche,
raccolte dei dati);
• Riesame periodico delle ana-
lisi ambientali;
• Formalizzazione dei ruoli e
delle competenze;
• Estensione del “controllo ope-
rativo” a tutto il personale anche non
direttamente dipendente dall’azienda;
• Individuazione di indicatori
(p.e. I core Indicators di emaS III), Nc,
audit, etc. da utilizzare come feed-
back direzionale;
• Garanzia di tracciabilità e “do-
cumentabilità” delle responsabilità e
delle operazioni effettuate e delle azio-
ni compiute.
• L’introduzione del modello or-
ganizzativo 231 in azienda ha richiesto
inoltre:
• Integrazione dell’Analisi am-
bientale iniziale con una specifica
“identificazione degli ambiti aziendali”
di interesse rispetto ai reati ambientali;
• Valorizzazione delle sinergie
tra Politica ambientale e codice etico
e di condotta;
• Individuazione più accurata
delle responsabilità del SGA quali la
“separazione dei compiti e delle fun-
zioni” per le attività a rischio;
• Approfondimento delle pro-
cedure e gli strumenti di gestione am-
bientale e di controllo e monitoraggio
con misure dedicate specificamente
alla prevenzione dei reati;
• Istituzione dell’Organo di Vigi-
lanza e definizione dei compiti soprat-
tutto in rapporto alle attività dei certifi-
catori e degli auditor interni;
• Rafforzamento della forma-
zione rispetto ai rischi potenziali di rea-
to;
• maggiore attenzione alla
gestione delle “risorse finanziarie”
nell’ambito del Sistema di Gestione
ambientale.
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dicembre 2011 | 35
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la gREEn EconoMy Ha il Suo ManifESTodi edo RoncHi
IniziativeIniziative
Il 7 novembre scorso a milano è sta-
to presentato il manifesto “Per un
futuro sostenibile dell’Italia”. come
spesso si verifica in Italia le cose im-
portanti accadono senza clamore for-
se perché gran parte del clamore di-
sponibile è assorbito da cose di scarso
rilievo. Come ha registrato il solo Sole
24 ore , si tratta del manifesto della gre-
en economy italiana. Il rilievo di questo
manifesto, che meriterebbe una ben
più ampia riflessione, deriva a mio av-
viso da tre elementi: la consistenza e
il numero delle organizzazioni di im-
prese green che lo hanno sottoscritto
che documentano la presenza in Italia
di un mondo che ha raggiunto un im-
portante rilievo economico, produttivo
e occupazionale; il fatto che queste di-
verse organizzazioni di diversi settori si
riconoscano e sottoscrivano unitaria-
AL VIA IL mANIFESTO
«PER UN FUTURO
SoSteNIbIle
dell’ItalIa». Sette
ProPoSte Per
l’ItalIa dI domaNI
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36 | dicembre 2011
mente un proprio manifesto, renden-
do così visibile l’esistenza della green
economy italiana; i contenuti innovativi
che ruotano attorno all’idea che “per
assicurare un futuro sostenibile all’Ita-
lia sia necessario e possibile affrontare
la crisi economica e sociale insieme a
quella ecologica, riqualificando il no-
stro sviluppo nella direzione di una gre-
en economy”. Il manifesto avanza sette
proposte per avviare un confronto tra
le forze politiche e sollecitare un’ampia
partecipazione di cittadini, imprese e
istituzioni ai vari livelli.
«all’Italia - si legge nel primo punto -
serve una nuova strategia energetica
basata su un incisivo programma di
misure per l’efficienza e il risparmio
di energia. Questo programma deve
fissare precisi obiettivi e promuovere
azioni efficaci in diversi settori: dalla
riqualificazione energetica degli edifi-
ci esistenti alla realizzazione di nuovi
edifici a “consumi zero o quasi zero»,
da una mobilità urbana più sostenibile
a mezzi di trasporto a bassi consumi;
dalla promozione della mobilità ciclo-
pedonale allo spostamento di traffico
su ferro, su mezzi collettivi e sul ca-
botaggio; dalla diffusione delle analisi
energetiche dei processi produttivi e
dei prodotti alla diffusione dei migliori
standard, delle migliori pratiche e delle
tecnologie ad alta efficienza energeti-
ca nell’industria e nei servizi ”. Investi-
re, per realizzare tutti questi obiettivi,
consentirebbe, in linea con gli indirizzi
dell’unione europea, di produrre rile-
vanti benefici ambientali, alimentare
investimenti, nuova occupazione e ri-
durre i costi delle bollette energetiche e
dei carburanti. Occorre, però, un mag-
giore approfondimento sugli ostacoli
che stanno incontrando le politiche di
efficienza energetica in Italia. Le Am-
ministrazioni pubbliche, a tutti i livelli,
operano con diversissimi livelli d’impe-
gno in materia di risparmio energetico
e con diversa qualità e risultati diversi
e, tutto sommato, ancora modesti; le
risorse disponibili, pubbliche e private,
sono scarse, le banche italiane sono in
genere poco impegnate e concedono
con grande difficoltà denaro per que-
sti interventi di risparmio e di efficien-
za energetica e continuano a esserci
procedure complicate e ritardi anche
nell’effettivo impiego delle risorse co-
munitarie e nazionali disponibili. Serve
un’azione energica e un forte movi-
mento di pressione per imprimere una
nuova spinta e sviluppare queste po-
litiche.
Pole position rinnovabile
«l’Italia - prosegue il secondo punto
del manifesto - può ancora collocarsi
fra i leader mondiali delle energie rinno-
vabili. Occorre però muoversi in fretta
mantenendo adeguati ed economica-
mente sostenibili sistemi di incentiva-
zione per il periodo ancora necessario
valorizzando il patrimonio di esperien-
za e capacità della nostra industria
manifatturiera». le fonti rinnovabili di
energia, in questi anni più recenti, han-
no avuto in Italia un forte sviluppo. Nel
2010 l’Italia è salita al 4° posto al mon-
do, dopo la Cina, la Germania e gli Stati
Uniti, per quantità di investimenti nelle
energie rinnovabili e, nel 2011,secondo
i dati di fine ottobre del GSE, potrebbe
essere addirittura risalita al 3° posto
della classifica mondiale, scavalcan-
do gli Stati uniti. Non c’è ancora piena
consapevolezza in Italia del potenziale
delle rinnovabili e di come potrebbero
essere un fattore rilevantissimo in molti
territori, di rilancio di nuove dinamiche
di sviluppo sostenibile locale. «l’Italia
deve diventare un campione mondiale
dell’uso efficiente delle risorse e del ri-
ciclo» propone il terzo punto del mani-
festo, denunciando il fatto che ancora
circa la metà dei rifiuti urbani e la gran
parte dei rifiuti inerti da costruzione e
demolizione finiscano ancora in disca-
rica. Anche in questo settore in questi
anni in Italia sono cresciuti Consorzi
forti e ben organizzati e si è sviluppato
un tessuto di imprese di trattamento,
riciclo e recupero di rifiuti di tutto ri-
spetto per capacità operativa, livello
tecnologico, fatturati e occupati. Sa-
remmo pronti per un ulteriore salto in
avanti diffondendo sull’intero territorio
nazionale le migliori pratiche di rac-
colta differenziata domiciliare, esten-
dendola anche alla frazione organica,
adeguando le dotazioni impiantistiche,
promuovendo le migliori tecniche di ri-
ciclo e il mercato dei prodotti riciclati.
Cultura e ricchezza
«L’Italia deve meglio tutelare e valoriz-
zare il suo patrimonio culturale e natu-
rale che è fra i più ricchi e importanti
del mondo» propone il quarto punto
del manifesto. ribadendo sia l’impor-
tanza ecologica e culturale sia quella
economica di tale patrimonio, il manife-
sto propone di istituire un fondo per la
tutela e la valorizzazione dei patrimoni
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dicembre 2011 | 37
culturali e naturali alimentato con attivi-
tà sostenibili capaci di produrre ritorni
economici con particolare attenzione
a una migliore gestione e distribuzione
dei flussi turistici e anche di definire le
linee fondamentali per l’assetto del ter-
ritorio che dovrebbero costituire le basi
per una riforma dell’urbanistica.
«l’Italia - si afferma nel quinto punto
- deve puntare su un’elevata qualità
ecologica e una nuova sobrietà. Oltre
a far bene all’ambiente, l’elevata qua-
lità ecologica dei beni e dei servizi ri-
sponde alla domanda di un numero
crescente di consumatori consapevoli
e migliora la competitività sui mercati».
Qualità ecologica e sobrietà dovran-
no procedere sempre più insieme in
un mondo ormai abitato da oltre sette
miliardi di persone e dotato di risorse
naturali e ambientali scarse. «l’Italia –
recita il sesto punto- deve rilanciare il
protagonismo delle sue città, grandi e
piccole. Le comunità locali sono state i
laboratori più capaci di comportamenti
innovativi, basati sulla responsabili-
tà, la creatività e lo spirito d’iniziativa.
Sono riuscite spesso, anche in condi-
zioni avverse, a produrre e mantenere
qualità elevate sia ambientali sia eco-
nomiche e sociali». «All’Italia serve un
innovativo progetto di sviluppo anche
per il risanamento del suo ingente de-
bito pubblico» si afferma nel finale. È
in questo punto che vedo le maggiori
difficoltà di realizzazione in Italia. Vedo
troppe inerzie, carenze ormai croniche
che rischiano di frenare e bloccare le
spinte innovative, che pure ci sono,
verso una conversione ecologica del
nostro sviluppo. Speriamo che queste
due crisi, quella climatica e quella eco-
nomica, non ci portino solo grossi guai
ma anche una spinta al cambiamento.
Iniziative come questo manifesto ci
aiutano a vedere più lontano e a man-
tenere viva la grande forza che viene
dalla speranza nel futuro.
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EsperienzeEsperienze
il bEllo dElla diScaRicadi roSSella PaRdi
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una discarica modello, quella di
Peccioli che oltre a recuperare
una situazione compromessa
è proiettata verso il futuro con nuovi
modelli e un occhio rivolto anche alle
nuove tecnologie. abbiamo parlato di
questa realtà con il Presidente di bel-
vedere Spa Renzo macelloni.
Quali sono gli strumenti che hanno
reso vincente il progetto di gestio-
ne del sito di stoccaggio dei rifiuti
di Peccioli?
«La belvedere Spa ha cercato di at-
tuare le migliori pratiche di gestione del
sito e spontaneamente ha aderito al
percorso e al protocollo di certificazio-
ne Emas che comporta alcune regole
di gestione molto ferree. abbiamo an-
che stretto importanti rapporti con gli
Istituti di ricerca (cNr) per affrontare al
meglio i problemi gestionali».
Si parla per voi di “discarica model-
lo”. Quali sono i risultati raggiunti?
«Credo che la nostra azienda abbia fat-
to da apripista in questo campo visto
che abbiamo dovuto fare i conti con
le problematiche ambientali negli anni
ottanta, epoca in cui nessuno aveva
ancora dato un nome alla “Sindrome
Nimby “, e la letteratura in materia era
piuttosto scarsa.
I risultati oggi sono riconosciuti sia
all’interno, dal territorio stesso, che
all’esterno vista l’attenzione dedicata
dai media. Il risultato più importante è
quello di aver trasmesso che la discari-
ca è un luogo e non un non luogo come
invece ci si ostina a voler credere. In
discarica i rifiuti possono essere accol-
ti e, se si applica una buona gestione
della stessa, si possono svolgere an-
che attività culturali: possono essere
organizzati diversi tipi di eventi, conve-
gni e si può assistere anche a concerti
musicali. all’interno dell’impianto viene
effettuato un controllo delle emissioni
da parte del CNR che svolge un moni-
toraggio costante; i risultati non sono il
frutto di un semplice calcolo numerico
in base ai rifiuti conferiti ma le attività
di controllo sono rigide ed effettive.
Inoltre, dal suo impianto, la belvedere
recupera la maggior parte delle acque
trattate per usi industriali, estrae il bio-
gas prodotto dai rifiuti e lo utilizza per
fini energetici, in particolare per il tele-
riscaldamento nella frazione di Legoli».
State investendo in nuove tecnolo-
gie? Se si quali e perché?
«abbiamo fatto un primo step di spe-
rimentazione di un piccolo impianto a
tecnologia di dissociazione moleco-
lare, per adesso gli esiti sono ancora
stabilizzati e stiamo osservando le evo-
luzioni di questa tecnologia».
Per quanto riguarda le prospettive
future della Belvedere Spa?
«Stiamo valutando la possibilità di una
possibile quotazione in borsa e la no-
stra attenzione è comunque rivolta alle
fonti rinnovabili».
Quale potrebbe essere, a suo avvi-
so, la strategia da seguire per risol-
vere il problema dei rifiuti che afflig-
ge molte città italiane?
«di fronte ad una prospettiva realistica
la soluzione definitiva sta sicuramente
eSIStoNo
dISCARIChE ChE SI
PONGONO COmE
uN PoNte tra
PASSATO E FUTURO
NELLA GESTIONE
RIFIUTI
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40 | dicembre 2011
nel recupero totale del rifiuto. difficil-
mente questo potrà avvenire solo con
la raccolta “porta a porta” che può es-
sere solo una soluzione temporanea.
dobbiamo lavorare sullo sviluppo degli
impianti con nuove tecnologie perché
è lì che vanno cercate le risposte per
spingere al massimo la possibilità di
recuperare i rifiuti da utilizzare in altri
impieghi. Ad oggi gli impianti di smalti-
mento finale come il nostro sono con-
siderati anche dalla normativa europea
come residuali e strategici (strategici
perché tutte le soluzioni impiantistiche
di trattamento rifiuti prevedono uno
stoccaggio finale in discarica, residua-
li nel senso che viene raccolta quella
parte del rifiuto che non può subire
ulteriori trattamenti e riutilizzi). Quindi
credo che dedicare la massima atten-
zione alle discariche e alla loro ottima
gestione sia il passo più importante.
Oggi la tecnologia, anche se avanzata,
non ci consente di poter fare a meno
delle discariche, pertanto abbiamo il
dovere di gestire bene quelle che già
esistenti. Ad oggi in Europa circa 40%
dei rifiuti va in discarica e questo sta
a significare che non esistono sistemi
pronti ad una sostituzione».
recentemente è stata in visita da
voi la Presidente della regione La-
zio Polverini. ritenete che il vostro
modello sia applicabile a una città
come roma?
«Il modello di gestione dell’impianto
sicuramente è attuabile e replicabile.
Per quanto riguarda invece la scelta
della struttura societaria come la no-
stra (SPA 63,95% Comune di Peccioli,
36.05% piccoli azionisti) dipende dalle
scelte politiche degli amministratori».
“I problemi non possono essere risolti usando gli stessi schemi mentali che li hanno generati”(Albert Einstein)
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ProtagonistiProtagonisti
EnTRaRE in RETE fa bEnEdi mARIA CONSIGLIA izzo
FARE NETWORK PER LE RINNOVAbILI. UNA FILOSOFIA ChE
ATTIRA SEmPRE PIù I GIOVANI PROFESSIONISTI
alberto Antonio Strocchia è in-gegnere civile specializzato in Struttura e Geotecnica presso
l’Università di Napoli Federico II, at-tivo nei settori del dimensionamento e collaudo di impianti fotovoltaici, nel calcolo della radiazione solare e nella certificazione e riqualificazione energe-tico-ambientale degli edifici ed è mem-bro di Energy Professional Network. Gli abbiamo chiesto della sua esperienza nella rete.
Cosa l’ha portata a operare nelle rinnovabili?«Sono sempre stato attento all’ambien-te e questa sensibilità mi ha orientato alla scelta del corso di laurea, Inge-gneria civile per lo Sviluppo Sosteni-bile. Sono convinto che non si possa prescindere da un utilizzo sostenibile delle risorse del nostro pianeta perché è ciò che conferisce all’uomo la vera dignità».
uno degli obiettivi di Energy Pro-
fessional Network – la rete dei Pro-fessionisti dell’Energia – è quello di offrire ai suoi membri un’opportuni-tà di visibilità, migliore collocazione sul mercato e interconnessione tra le diverse figure che operano nel settore energetico. In che modo lei crede che ciò possa giovare ai di-versi professionisti della rete?«Sono convinto che far parte della rete dei Professionisti dell’energia sia una grande opportunità di relazionarsi facilmente, confrontandosi e verifican-do i successi e i progressi nel settore. Cose che portano a un arricchimento del proprio bagaglio culturale e uma-no».
Nel suo percorso formativo ci sono numerosi progetti riconosciuti dal Network, quali sono state le moti-vazioni che l’hanno portata a tale scelta?«Sicuramente la necessità dell’aggior-namento e la disponibilità all’apprendi-mento di nuove tecnologie, nonché gli
specifici approfondimenti di argomenti affrontati nel corso della mia formazio-ne».
Secondo lei, quali sono le prospet-tive future e gli obiettivi da perse-guire in un settore dinamico e in continua evoluzione quale quello dell’energia? E, in qualità di mem-bro di Energy Professional Network, in che modo la rete dei professioni-sti energetici può agire?«lo spunto ci viene offerto proprio dal periodo di crisi.È questo il momento giusto per riflet-tere e impegnarsi per intensificare la ricerca scientifica a servizio dell’ener-gia pulita, cercando di accrescere la sensibilità dell’utente finale e utilizzan-do al massimo le sinergie di tutte le fi-gure professionali. Non bisogna arren-dersi di fronte alle difficoltà dovute al dinamismo e all’evoluzione nel settore dell’energia, e non bisogna perdere di vista la posta in palio: il raggiungimento del benessere comune».
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cERcaSi EfficiEnzadi VIRGINIA gangEMi
IniziativeIniziative
l’urgenza di intervenire, attra-
verso interventi di restauro e di
recupero sul vasto patrimonio
degli edifici preesistenti e sulle peri-
ferie degradate, ma anche l’analoga
premura di prediligere l’impiego di fonti
energetiche naturali, “pulite”, rinnova-
bili, di materiali ecocompatibili (anche
introducendo la pratica del riciclaggio),
sono esigenze che devono necessa-
riamente confluire in attività integrate
e trovare luoghi di convergenza e di
interrelazione. Se n’è discusso al Con-
vegno Internazionale, che si è tenuto
a Napoli il 21-22 ottobre scorso, sul
tema: Preesistenze Architettoniche e
sostenibilità ambientale-biocompatibi-
lità ed Energie rinnovabili per il recupe-
ro dei tessuti urbani degradati - che ha
visto confluire progettisti e ricercatori
italiani e stranieri.
bIOCOmPATIbILITà
Ed ENERGIE
RINNOVAbILI SONO
GLI INGREdIENTI PER
IL RECUPERO dEGLI
EdIFICI PREESISTENTI
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ci separano solo nove anni dai tra-
guardi, in tema di sostenibilità ambien-
tale, indicati dall’unione europea per il
2020, nove anni che passano in fretta,
se consideriamo la lentezza cronica
che caratterizza i nostri processi di ri-
qualificazione edilizia e l’ampiezza, in
tutta Italia del parco edilizio esistente,
poco attrezzato rispetto all’esigenza di
risparmio energetico e di utilizzo delle
energie rinnovabili. Se non vogliamo
ritrovarci nella stessa condizione di
emergenza in cui si è trovata la città
di Napoli per la questione dello smal-
timento dei rifiuti urbani ed essere
considerati ancora una volta dalla ue
sanzionabili, inadempienti e ritarda-
tari, occorre porsi immediatamente il
problema di come recuperare i centri
storici e le periferie degradate immet-
tendovi procedure, soluzioni proget-
tuali, tecnologie e impianti innovativi
che possano effettivamente ridurre
i consumi di energia convenzionale.
Vanno accantonati vecchi progetti che
giacciono da anni nei cassetti dei no-
stri Enti locali, in attesa di fondi di fi-
nanziamento, e avere il coraggio di
aprire le porte all’innovazione tecno-
logica. Non possiamo più permetterci
di reiterare la vecchia pratica del “fai
e rifai”, riaprendo i cantieri di recupero
dopo qualche anno dalla fine dei lavori
di consolidamento statico e strutturale
per immettere, alle soglie della scaden-
za delle richieste avanzate dall’Unione
Europea, le tecniche per la riduzione
dei consumi energetici e per l’utilizzo
di fonti energetiche rinnovabili. Occor-
re superare le inerzie che inducono a
ripetere meccanicamente i percorsi
operativi tradizionali e considerare, in-
vece, questa strategia una grande op-
portunità. L’uso adeguato e discreto di
queste tecnologie può rappresentare,
soprattutto per le periferie degradate,
per gli squallidi e ripetitivi complessi re-
sidenziali senza identità, un’occasione
di riscatto che inneschi nuove possibi-
lità di percezione figurativa.
Linee guida
Nel corso della tavola rotonda con-
clusiva della prima giornata di studio
del Convegno, alla quale hanno par-
tecipato alti funzionari dei ministeri dei
beni culturali, delle Infrastrutture, della
Soprintendenza di Napoli e Provincia,
del Comune di Napoli, dell’Università,
sono state avanzate richieste di chia-
rimento in merito alla programmata
emanazione di Linee guida per l’effi-
cientamento energetico degli edifici
preesistenti da parte del ministero per i
beni a le Attività Culturali. È stato giudi-
cato necessario aprire un’intensa atti-
vità di ricerca e di sperimentazione per
proporre l’utilizzo di materiali innovativi
anche al fine di migliorare le modalità
di integrazione delle tecnologie per la
sostenibilità ambientale con le preesi-
stenze architettoniche. È stata anche
indicata l’opportunità di avviare una
fase di sperimentazione progettuale
che possa non solo produrre effetti po-
sitivi promuovendo l’efficienza energe-
tica degli edifici ma, al tempo stesso,
che valorizzi le caratteristiche di molte
imprese di costruzione del Sud Italia,
che evidenziano tradizionali capacità
ed esperienze nel campo del recupe-
ro e del restauro. Un’azione concreta
in tale direzione potrebbe essere rap-
presentata dall’attivazione di Cantieri-
laboratorio sperimentali per il recupero
ed il restauro sostenibile di opere ar-
chitettoniche, proponendo l’utilizza-
zione delle innovazioni tecnologiche,
compatibili con la tutela e la conser-
vazione dei caratteri originari dei beni
architettonici oggetto di intervento.
L’attivazione di canteri sperimentali per
il recupero sostenibile richiederebbe la
selezione di alcuni edifici esemplari da
proporre come casi–studio da sotto-
porre ad analisi diagnostiche e a moni-
toraggio, mettendo in campo soluzioni
alternative possibili e verificando, suc-
cessivamente, i risultati prestazionali e
i benefici ottenuti. In occasione di im-
portanti eventi internazionali, come ad
esempio il “Forum delle Culture”, che
si svolgerà a Napoli nel 2013, potreb-
be essere reso virtualmente visibile un
progetto e un intervento di recupero
emblematico (prestazioni, consumi
e risultati di efficienza energetica). In
conclusione, un altro aspetto impor-
tante riguarda la formazione di figu-
re professionali in grado di governare
l’intero processo del “recupero so-
stenibile”. Il Corso per Riqualificatore
energetico, promosso da AdL Group
e INbar, sede di Napoli, sperimenta-
to per la prima volta proprio nella città
di Napoli e giunto alla terza edizione,
nasce in funzione del perseguimento
di questo obiettivo che potrà garantire
l’utilizzo di competenze adeguatamen-
te qualificate.
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Silicio policristallino ad alta efficienza, 40
celle, potenza fino a 155 Wp, garanzia di 14
anni. Ideale per una installazione su serre e
facciate di edifici.
Il modulo è costituito da vetro-tedlar tra-
sparente e caratterizzato da 40 celle di di-
mensioni 156x156 mm distribuite in modo
da consentire una trasparenza del 40% con
potenze che vanno da 125Wp a 155Wp.
Il reN 140P-tr è particolarmente indicato
per installazioni su facciate di edifici o serre
e, più in generale, in tutti quei luoghi dove è
importante consentire il filtraggio della luce
verso l’ambiente sottostante. Il prodotto è
concepito per installazioni a minor impatto
visivo permettendo strutture più regolari ed
armoniose a livello estetico. Inoltre la spe-
ciale disposizione delle celle rende tale mo-
dulo fotovoltaico particolarmente indicato
anche per applicazioni architettoniche che
si distinguono per estetica originale e de-
sign innovativo.
Turbina eolica offshore della SiemensIl Settore Energy di Siemens ha iniziato la fase di test del prototipo della turbina eolica offshore di
ultima generazione SWT-6.0-120 a høvsøre, in danimarca.
Con capacità di 6 megawatt (mW) e diametro del rotore di 120 metri, la nuova turbina senza
moltiplicatore di giri tecnologia direct drive di Siemens, grazie alla quale turbina ha un design
semplice e intelligente che ha consentito riduzione del numero di parti mobili.
Grazie al peso ridotto - inferiore alle 350 tonnellate - di navicella e rotore, la nuova SWT-6.0-120
definisce un nuovo standard a basso peso tra i grandi aerogeneratori offshore.
Progettata per agevolare i lavori di service e manutenzione, dispone di una piattaforma d’atter-
raggio per elicotteri e si caratterizza, inoltre, per i sistemi di diagnostica d’avanguardia che garan-
tiscono livelli massimi di affidabilità e disponibilità.
Il primo prototipo sarà sottoposto a un periodo intensivo di prova e di messa in servizio prima che
la turbina sia rilasciata in forma definitiva sul mercato. La produzione seriale è prevista per il 2014.
newsaziendenews
aziende
di aleSSaNdra loMbaRdi
Il lavoro di ricerca, condotto dall’Idaho Na-
tional laboratory del dipartimento ameri-
cano dell’Energia, ha sviluppato un nuovo
concetto di pannelli solari destinato a creare
una vera rivoluzione nel settore: riuscire a
raccogliere l’energia solare anche dopo il
tramonto, ovvero al buio. Si tratta di pannelli
in grado di raggiungere l’80% di efficienza,
stampati su un unico film solare super-sot-
tile e flessibile e in grado di convertire i rag-
gi infrarossi della luce. Il processo avviene
attraverso l’uso di nano-antenne composte
da filamenti sottili quanto il diametro di un
capello umano. le nano-antenne assorbo-
no l’energia a infrarossi per tutto il giorno
per poi rilasciarla durante la notte. la pos-
sibilità di sfruttare l’energia pulita durante le
ore di buio e nei giorni nuvolosi potrà archi-
viare una delle più grandi critiche all’energia
solare.
Produzione elettrica notturna dalle nano-antenne
Renergies italia presenta REn 140P-TR, il nuovo modulo “trasparente”
Convertire parzialmente l’altissimo rischio
vulcanico che caratterizza l’area napoleta-
na in un’opportunità di avanzamento scien-
tifico e tecnologico, con importanti ricadute
economiche. Questa la mission di “Campi
Flegrei deep drilling Project”, un progetto
internazionale, sviluppato dall’Istituto Na-
zionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
unitamente a una serie di partner, teso a dar
vita a un grande laboratorio naturale capa-
ce di sperimentare, in un contesto multi-
disciplinare, la geotermia del futuro nell’area
di bagnoli, a Napoli. Le esplorazioni, con-
dotte all’interno di due pozzi, cercheranno
di captare l’energia geotermica nel magma.
I dati raccolti consentiranno di valutare le
tecnologie ottimali per generare energia dal
calore derivante dai fluidi supercritici (con
temperature superiori ai 400 gradi).
la geotermia del futuro arriva dalla campania
i n q u e s t o n u m e r o
il progetto “ young energy People”
il progetto “ canebiofuel”
il progetto “somflood”
il progetto “solhydromics”
i n q u e s t o n u m e r o
il progetto “ young energy People”
il progetto “ canebiofuel”
il progetto “somflood”
il progetto “solhydromics”
di carla gEnTili
n e w sd a l l 'E u r o p a
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C-LIEgE clean last mile transport and
logistics management for Energy-Effi-
cient local Governments in Europe è un
progetto Steer (Programma Intelligent
energy in europe 2010) con cui si inten-
de sviluppare e integrare misure (soft) e
politiche rivolte alle Amministrazioni pub-
bliche che intendono avviare iniziative a
favore di una integrazione tra pianifica-
zione e gestione della domanda di tra-
sporto merci nelle aree urbane in un’otti-
ca di efficienza energetica e ambientale
a supporto delle politiche dell’Unione Eu-
ropea da intraprendere entro il 2020. la
riduzione degli spostamenti dei veicoli
merci nelle aree urbane, l’ottimizzazione
dei carichi trasportati, l’utilizzo di veicoli
ecologici, l’uso più razionale delle infra-
strutture e dei servizi, la maggiore coo-
perazione tra i diversi attori chiave, l’inte-
grazione delle politiche e l’identificazione
delle funzioni del Logistics manager (o
mr Freigth) sono solo alcuni dei princi-
pali traguardi che C-Liege ha tra i propri
obiettivi strategici.
Il Consorzio vede il coinvolgimento di 17
partner provenienti da 11 Paesi garan-
tendone, quindi, un’elevata potenzialità
di trasferibilità dei risultati a livello Euro-
peo.
la dimensione europea dell’approccio
metodologico del progetto C-LIEGE è
garantita attraverso lo scambio di cono-
scenze pratiche e sperimentazioni pilota
che saranno realizzate in 7 città localiz-
zate in diversi Paesi dell’Unione Europea;
Parma (Italia); Newcastle (regno unito);
Stoccarda (Germania); Leicester (Re-
gno Unito); birzebbuga (malta) montana
(bulgaria); Szczecin (Polonia). Il progetto
è indirizzato ai diversi stakeholders tra
cui Amministrazioni locali, operatori del
trasporto e logistica, mobility manager,
pianificatori del trasporto, industria auto-
mobilistica e la grande distribuzione.
C-LIEGE ha una durata di 30 mesi (dal
1 Giugno 2011 al 30 novembre 2013) e
prevede diversi momenti di condivisione
tra i portatori di interesse. Il primo wor-
kshop internazionale si è tenuto a bar-
cellona (Spagna) lo scorso 21 ottobre
2011 durante il quale sono intervenuti
attori chiave provenienti da tutta Europa.
Gli interventi del workshop di barcellona
hanno riguardato la presentazione di al-
cune buone pratiche (barcellona, Parma,
Stoccarda, amsterdam e budapest, re-
gione Emilia Romagna e Ile-de-France).
Il secondo workshop si terrà a bruxelles
nel mese di Febbraio 2012.
www.c-liege.eu
IL ProgEtto “ PLANEtS”
cambiamenti climatici, stock di combu-
stibili fossili in calo e instabilità politica
stanno minacciando la sicurezza ener-
getica nell’UE. Gli scienziati, quindi, stan-
no cercando di redigere dei chiari sce-
nari energetici per i prossimi 50 anni per
aiutare i responsabili politici a sviluppare
le migliori politiche ambientali ed energe-
tiche attraverso il progetto Planets (Pro-
babilistic long-term assessment of new
energy technology scenarios).
I ricercatori useranno strumenti quanti-
tativi e analitici per prevedere la migliore
politica di copertura tecnologica in rispo-
sta a future politiche ambientali ed ener-
getiche mentre le valutazioni tecnologi-
che offriranno i consigli necessari sulla
disponibilità tecnologica e sulla compe-
titività. data la natura a lungo termine
dell’analisi e le diverse incertezze sui fat-
tori naturali, tecnologici e socioeconomi-
ci, gli scenari verranno accompagnati da
un’analisi di modellazione probabilistica.
Il progetto Planets esaminerà come tutti
i fattori ambientali ed energetici a livello
europeo e globale possono influenzare
l’uso di nuove tecnologie in uno scena-
rio immutato. Il progetto analizzerà, inol-
tre, i rapporti tra punti di vista europei e
mondiali sul futuro e sulle previsioni per
la tecnologia energetica, in particolare in
termini di problematiche quali competiti-
vità economica e capacità di esportare
una tecnologia pulita, inclusi cattura e
stoccaggio del carbonio.
http://www.feem-project.net/planets/
IL ProgEtto “HyAPProVAL”
I veicoli ecologici alimentati a idroge-
no richiedono adeguate infrastrutture e
procedure di gestione che si è cercato
di standardizzare in tutta Europa trami-
te il progetto hyapproval per incentivare
la realizzazione dei veicoli a idrogeno.
Con l’avanzare delle ricerche finalizzate
alla realizzazione di veicoli alimentati con
combustibili ecologici come l’idrogeno
è evidente, ormai, la necessità di stan-
dardizzare le normative per le stazioni di
rifornimento dell’idrogeno. le problema-
tiche connesse alle autorizzazioni, tutta-
via, hanno causato notevoli ritardi nella
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diffusione delle stazioni di rifornimento e
nell’introduzione dei veicoli a idrogeno.
Con il progetto hyapproval (handbook
for approval of hydrogen refuelling sta-
tions), finanziato dall’UE, è stata elabo-
rata una guida per le autorità, finalizzata
all’approvazione delle stazioni di riforni-
mento dell’idrogeno e al superamento
degli ostacoli allo sfruttamento di que-
sta importante risorsa ecologica. oltre
a questo manuale, con il progetto sono
state definite apposite linee-guida per le
stazioni di rifornimento e si è contribuito
all’istituzione di standard internazionali.
Il team del progetto ha iniziato con la de-
finizione di tre tipi e tre taglie di stazioni
di rifornimento dell’idrogeno per la certi-
ficazione nei Paesi europei, includendo
normative e attrezzature per la sicurezza
e ha acquisito tutte le informazioni ne-
cessarie per creare il manuale, incorpo-
rando i pareri delle autorità in materia di
vari Paesi europei. Il manuale tratta del-
le problematiche inerenti alla sicurezza
per la progettazione, la costruzione e
la gestione delle stazioni di rifornimento
dell’idrogeno ed è stato integrato con
seminari di valutazione del rischio e si-
mulazioni di incidenti per lo sviluppo dei
migliori standard nel settore.
con il progetto, inoltre, sono stati pro-
dotti rapporti tecnici inerenti, tra l’altro,
alla geometria dei serbatoi dei veicoli,
allo scambio dei dati tra veicolo e sta-
zione di rifornimento, alle procedure di
rifornimento e alla sicurezza durante il
rifornimento. È stato sviluppato anche
un manuale per il conducente che ha
riscosso un notevole successo a livello
internazionale. Scopo del progetto, tra
l’altro, era anche la diffusione al pubbli-
co di informazioni sulle stazioni di riforni-
mento di idrogeno e la divulgazione del
manuale.
Il manuale definitivo realizzato con il pro-
getto si compone di due parti: la prima
contiene le linee-guida per la proget-
tazione, la gestione e la manutenzione
delle stazioni di rifornimento dell’idroge-
no, la seconda riguarda le procedure di
autorizzazione. Questi risultati concre-
tizzano un importante passo in avanti
per la definizione di una politica europea
comune e di una base per le autorità
nazionali per l’adozione di procedure di
autorizzazione simili.
www.hyapproval.org
IL ProgEtto “AtHLEt”
Nell’ambito di un progetto Athlet, finan-
ziato dall’UE, sono stati esaminati vari
approcci per aumentare l’efficienza e
ridurre i costi della tecnologia fotovoltai-
ca dei film sottili tramite una produzione
a larga scala che sia anche rispettosa
dell’ambiente. l’energia fotovoltaica non
viene prodotta solo dalle grandi celle che
spesso si vedono nei campi ma anche
da film sottili che è possibile installare su
pareti, vetri e tetti. Con il progetto Athlet
(Advanced thin-film technologies for cost
effective photovoltaics) sono stati esami-
nati alcuni approcci convenienti per il mi-
glioramento dei moduli fotovoltaici a film
sottili. Il progetto era incentrato sui vari
tipi di silicio (amorfo, microcristallino e
policristallino) e sui semiconduttori spe-
cifici in composti di calcopirite e aveva lo
scopo di produrre film sottili fotovoltaici
del costo di 0,50 euro per watt di picco.
Il team del progetto ha analizzato i costi
e ha intrapreso la creazione di model-
li di materiali, processi e dispositivi per
sviluppare la tecnologia necessaria alla
produzione di energia sostenibile tramite
la tecnologia fotovoltaica.
Con il progetto Athlet si è cercato di
migliorare la stabilità, la conduttività e
la trasparenza dei film e di ottimizzare i
semiconduttori per creare celle solari ul-
traefficienti. Sono stati esaminati proces-
si convenienti basati su materiali in vetro
e non in vetro flessibili e per realizzare
gli obiettivi del progetto è stato istituito
un laboratorio virtuale per la creazio-
ne di modelli di celle solari, l’analisi dei
dispositivi associati e la definizione dei
requisiti per una produzione convenien-
te. La catena di produzione dovrebbe
consumare meno energia, adoperare un
minore quantitativo di materiali e ridur-
re gli sprechi. Con il progetto sono stati
valutati anche i benefici sociali e i rischi
derivanti dalla produzione a larga scala.
diverse sono le problematiche tecniche
esplorate: l’intrappolamento della luce
in nuove celle solari ad alta efficienza, i
progressi della tecnologia dei film sottili,
l’ottimizzazione dei materiali per realizza-
re economie di scala e gli utilizzi avanzati
del vetro. un’altra importante problema-
tica approfondita con il progetto Athlet
consiste nella sostenibilità e nell’impat-
to ambientale e sociale della tecnologia
proposta. Con il progetto, infine, è stata
studiata la commerciabilità delle tecnolo-
gie a film sottili per l’assunzione di deci-
sioni mature in tema di produzione. Tutti
questi studi hanno consentito lo sviluppo
di nuovi moduli fotovoltaici particolar-
mente convenienti ed ecocompatibili,
accelerandone lo sfruttamento e apren-
do la via per applicazioni a larga scala.
www.ip-athlet.eu
Alessandra LombardiDirettore responsabile, biologa, giornalista dal 1995. Ha lavorato con Greenpeace, Legambiente, ministero dell’Ambiente, Cobat, Federparchi. Lavora con Ansa Eco-energia.
Virginia GangemiArchitetto, dal 1976 al 2010 è stata Professore ordinario di
“Progettazione Ambientale” presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Napoli Federico II. Attualmente è
“Delegata all’Ambiente” della sezione di Napoli del FAI.
Simone MalacridaConsulente per le politiche energetiche, scrittore e Vice Presidente dell’Associazione Italiana perla Ricerca. Si occupa di progettazione e stime di investimento di impianti industriali.
Alessandra TomeoEsperta di comunicazione sociale e ambientale. Lavora
nell’area comunicazione ed eventi di Sviluppo Lazio.
Sergio FerrarisCapo redattore, giornalista scientifico-ambientale, direttore responsabile “QualEnergia” e di “QualEnergia.it” responsabile della sezione energia di “La Nuova Ecologia”.
Domenico CoianteFisico, ex dirigente Enea consulente e autore di testi
sulle fonti rinnovabili. Di recente ha collaborato con il Dipartimento di Fisica della Sapienza.
Amodio Di LuccioImprenditore, direttore editoriale di Ambientarsi, presidente di Unione Imprese Solari, brand manager del marchio Energy Professional Network.
Claudia BettiolScrittirice e pensatrice nel settore del rapporto fra uomo ed energia e delle nuove tecnologie. Consulente strategico per
imprese e Pubbliche Amministrazioni
Alessandro DragoSociologo con Master in Diritto Ambientale. Project manager nella Programmazione Comunitaria per l’inclusione sociale, l’urbanistica, l’ambiente e la sostenibilità energetica.
Maria Consiglia IzzoGiornalista. Laureata in chimica, specializzata in
comunicazione e marketing scientifico - ambientale. Attualmente cura l’ufficio stampa e comunicazione del
Gruppo ADL.
Carla GentiliEsperta nel settore dei programmi di finanziamento comunitari e delle attività internazionali con particolare attenzione alle tematiche dello Sviluppo Sostenibile.
Rossella PardiLaureata in Comunicazione e specializzata in Editoria, scrit-
tura e giornalismo. Esperta in comunicazione nel settore dell’ambiente e delle energie rinnovabili. Attualmente è
responsabile della segreteria di redazione di Ambientarsi .
Edo Ronchi Presidente Fondazione Sviluppo Sostenibile. Ex Ministro dell’Ambiente e parlamentare. Attualmente è docente presso l’Università La Sapienza di Roma.
Giuseppe CusatelliArchitetto e docente al Politecnico di Milano Facoltà di
Architettura, da oltre trenta anni progetta e coordina interventi autogestiti. Esperto in tecnologie facilitate
ecocompatibili.
Giuseppe LangellaRicercatore, Professore aggregato di “Sistemi per l’Energia e l’Ambiente” presso la Facoltà di Ingegneria dell‘Università “Federico II” di Napoli.
Luca VecchiatoIngegnere chimico a Padova. Ha lavorato per AgipPetroli,
ENI, Ekipo. Nel 2003 ha fondato l’Ethan Group, la realtà industriale più giovane e dinamica dell’ecologia veneta.
chi Siamo
50 | dicembre 2011
di AlessANdrA Tomeo
Rivoluzione Rinnovabile
di Simone Malacrida
Ed. Gr. Giraffa 2011
pagg. 130 | 12,50
L’utILIzzo DELLE rINNoVABILI DoVrEBBE PortArE ALLA NA-SCItA DI uN NuoVo MoDELLo ECoNoMICo
i lRecensore
rivoluzione Rinnovabile, libro di Simone malacrida - Vicepresi-dente Associazione Italiana per
la Ricerca e consulente per le politiche energetiche - parte dalla spiegazione canonica dell’introduzione delle ener-gie rinnovabili all’interno del panorama energetico esistente e indaga le po-tenzialità delle nuove prospettive nate dal mutamento del contesto mondiale. Si tratta del volume centrale di quella che sarà una “trilogia energetica” che prevede l’uscita di un primo libro che si occuperà della situazione attuale e di un terzo volume sul mondo futuro dal punto di vista sociale, tecnologico ed economico. Proprio in questa pro-spettiva l’autore in questo modulo si sofferma sulle connessioni esistenti tra ricerca, politica, economia, ambien-te e società sottolineando l’idea base del suo lavoro: la sinergia tra umanità e pianeta terra. I problemi legati all’energia e al suo sfruttamento - punti chiave all’ordine del giorno delle questioni politiche ed economiche dei paesi europei e non
- potranno essere risolti soltanto se questo binomio verrà tenuto sempre presente nella ricerca per l’integrazione delle nuove fonti su un nuovo piano ge-opolitico e sociale. alla luce delle diver-se rivoluzioni industriali e tecnologiche che hanno portato allo sviluppo di alcu-ni “colossi energetici” (le sette sorelle) uno dei cambiamenti derivanti dall’uti-lizzo delle energie rinnovabili dovrebbe riguardare la nascita di un modello eco-nomico nuovo legato a queste fonti, ci spiega l’autore, che sia bidirezionale e più egualitario e che comporti una vi-sione più responsabile delle questioni ambientali legate alle nostre azioni. Le nuove condizioni che hanno portato alla necessità di cambiamento sono appro-fondite da malacrida che, in particola-re, parla dell’aumento dei prezzi delle materie prime e del petrolio in partico-lare; dei due incidenti “ambientali” più disastrosi degli ultimi anni – l’episodio legato alla piattaforma petrolifera nel Golfo del messico dell’estate del 2010 e l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima del marzo del 2011; senza
dimenticare le ripercussioni sociali del-le rivoluzioni in medio Oriente (Tunisia, egitto e libia) e in europa (in partico-lare Spagna e Grecia) della primavera scorsa. Il primo passo verso un vero cambiamento è comprendere “l’anima” delle energie rinnovabilii, non conside-randole nello stesso schema industriale dei combustibili fossili che prevede un impianto monodirezionale (produttore-consumatore finale).una visione nuova e rinnovata di queste fonti di energia è possibile e già in atto e la bravura dell’europa, conclude l’au-tore, starà nel rendersene conto in tem-po per sfruttarne le potenzialità legan-dola eticamente anche all’educazione della società verso l’idea di un sistema energetico integrato nella vita quoti-diana. Un libro realistico e attuale, che combina informazioni utili e soluzioni possibili nel panorama odierno e futuro introducendo il lettore alla conoscenza di quelle che dovrebbero essere tutte le variabili da tenere in considerazione per una vera rivoluzione rinnovabile.
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AMEDEO SIMONCELLI, ingegnere, esperto di efficienza energetica. N. EPN 40