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Giugno 2012 Energie rinnovabili 9 Recupero energetico e Rinnovabili - I rapporti di ENEA: Saperne di più sui termovalorizzatori Rinnovabili, efficienza e smart grid per uscire dall'impasse Numero 56 Tel: +39 06 70.49.53.20 Fax: +39 06 70.49.04.7 www.reloaderitalia.it [email protected] Londra - Olimpiadi a zero rifiuti Focus Logistica e Sostenibilità IFLWA - ROME LOWE 2012 L’opinione di Primo Mastrantroni, Segretario Nazionale Aduc La sostenibilità viene dal mare - L’intervista con Logimar E’ nato il movimento “GUERRIGLIA PALLET” Il futuro del Sistema Rifiuti: Sostenibilità e gestione integrata: due asset per un moderno sistema di gestione dei rifiuti 13 Ambiente e società Il Ministro Profumo premia l’inventiva e l’impegno dei giovani del Sud Il messaggio di Ecopneus: non aspettiamo gli incentivi per lavorare La raccolta dei RAEE in Italia funziona? La spy story di Altroconsumo La nuova Direttiva UE sui Rifiuti Elettronici è giunta in porto 3 RAE RAE RAE E E E Associazione RELOADER onlus 00185 Roma Viale Carlo Felice 89 Gli Special Gli Special Gli Special i i i 20 Storie di riciclo 11 Bijoux fatti di cannucce per un’estate anticonvenzionale Girotondo di cannucce. Un laboratorio creativo per imparare il riciclo Rifiuto hi-tech: quando sostenibilità economica e ambientale coincidono Loris Pietrelli, ENEA-UTTAMB

Ambiente e società - Reloader Italia · Londra - Olimpiadi a zero rifiuti Focus Logistica e Sostenibilità ... due asset per un moderno sistema di gestione dei rifiuti 13 Ambiente

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Giugno 2012

Energie rinnovabili

9 Recupero energetico e Rinnovabili - I rapporti di ENEA:

Saperne di più sui termovalorizzatori Rinnovabili, efficienza e smart grid per uscire dall'impasse  

Numero 56

Tel: +39 06 70.49.53.20    Fax: +39 06 70.49.04.7    www.reloaderitalia.it     [email protected] 

Londra - Olimpiadi a zero rifiuti

Focus Logis t ica e Sostenib i l i tà

IFLWA - ROME LOWE 2012

L’opinione di Primo Mastrantroni, Segretario Nazionale Aduc

La sostenibilità viene dal mare - L’intervista con Logimar

E’ nato il movimento “GUERRIGLIA PALLET”

Il futuro del Sistema Rifiuti: Sostenibilità e gestione integrata:

due asset per un moderno sistema di gestione dei rifiuti

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Ambiente e società

Il Ministro Profumo premia l’inventiva e l’impegno dei giovani del Sud

Il messaggio di Ecopneus: non aspettiamo gli incentivi per lavorare

La raccolta dei RAEE in Italia funziona? La spy story di Altroconsumo

La nuova Direttiva UE sui Rifiuti Elettronici è giunta in porto

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RAERAERAEEEE

Associazione RELOADER onlus  00185  Roma  ‐ Viale Carlo Felice 89     

Gli SpecialGli SpecialGli Specialiii 20

Storie di riciclo

11 Bijoux fatti di cannucce per un’estate anticonvenzionale

Girotondo di cannucce.

Un laboratorio creativo per imparare il riciclo

Rifiuto hi-tech: quando sostenibilità economica e ambientale coincidono Lor is P ietre l l i , ENEA-UTTAMB

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RAEERAEERAEE Il Ministro Profumo premia l’inventiva

e l’impegno dei giovani del Sud

Con  i  “Progetti di  innovazione  sociale”  il MIUR  ha  inteso  promuovere  la  partecipazione  delle generazioni più giovani, sotto i 30 anni, residenti nelle  regioni dell'obiettivo Convergenza,  al pro‐cesso  di  diffusione  di  una  cultura  innovativa  in tema di Smart Communities. Si mirava alla messa a punto di idee tecnologicamente innovative per la  soluzione nel breve‐medio periodo di  specifi‐che  problematiche  presenti  nel  tessuto  urbano di  riferimento.  I  progetti  ammessi  al  finanzia‐mento, provenienti da Calabria, Campania, Sicilia e  Puglia,  si  propongono  di  promuovere l’innovazione e  lo sviluppo sostenibile e garanti‐re  servizi più  efficienti e  vicini  alle  esigenze dei cittadini nei settori sanitario, turistico ‐ culturale, della  mobilità  e  dell’efficienza  energetica.  Nel tempo record di un mese l’Ufficio Autorità di Ge‐stione PON, diretto dal Dr Fabrizio Cobis, ha pro‐ceduto  con  la  selezione  delle  proposte  proget‐tuali.   Le 58  idee vincitrici del bando Social Inno‐vation sono poi state premiate dal Ministro Fran‐cesco Profumo, il 7 giugno scorso, con una bella cerimonia presso la sede del Ministero dell'Istru‐zione, dell'Università e della Ricerca  in Viale Tra‐stevere.  Bella  la  cerimonia  perché  bella  era l’atmosfera:  si  leggeva  allegria  contenuta  e  un po’ stupita, mista a genuina emozione sulle facce dei ragazzi alle prese con  l’esperienza  inconsue‐ta di  incontrare un Ministro che ne ha ascoltato 

le idee ed ha parlato con loro amichevolmente e in assoluta assenza di retorica.  Il Ministro ha av‐valorato  il principio dell’importanza della ricerca allargata ai giovani che ha mosso  il bando, defi‐nendolo un’operazione di palestra sul tema della Social  Innovation. Questa  costituisce ormai una ulteriore  linea di  ricerca  che  si aggiunge alle al‐tre,  presente  anche  nel  prossimo  Frame  Pro‐gramme europeo. In merito alla situazione italia‐na,  secondo  il Ministro  lo  scenario  presenta  4 punti di debolezza ed ha proceduto ad  illustrarli in maniera  asciutta.  1)  L’ambiente  della  ricerca costituisce un sistema chiuso in cui è difficile en‐trare. 2) Si avverte una diffusa mancanza di  tra‐sparenza, a cominciare dai bandi che sono trop‐po complicati e redatti  in maniera difficile, com‐prensibile  agli  addetti  ai  lavori ma  non  alla  più ampia comunità: “un Paese che parla un  linguag‐gio di semplicità e chiarezza diventa un Paese mi‐gliore”. 3) E’  indispensabile cominciare a valoriz‐zare  la  capacità  delle  persone  e  del  loro  impe‐gno,  altrimenti  l’Italia  è  condannata  a  perdere ancora  competitività.  4)  Abbasso  i  ritardi  e  le proroghe che sono costume assai diffuso da noi: ritardi nel conseguire gli attestati formativi, ritar‐di nelle  risposte da parte dell’istituzione,  riferiti in particolare ai bandi, con la conseguenza, tra le altre,  che  l’innovazione  contenuta nei program‐mi sia già superata all’atto della  loro realizzazio‐

58  progetti  ammessi  al  finanziamento  sugli  oltre  180  presentati  dagli  “under  30”  al 

MIUR nell'ambito dell'Avviso  “Smart Cities  and Communities  and Social  Innovation”.  

Premiato anche “OSSERVARAEE”, un progetto che nasce e  si  sviluppa nell’aula di un 

Master di II  livello sulla  logistica  integrata organizzato dall’Università di Palermo con  il 

patrocinio ed il contributo di RELOADER.                                                                       Marina  Melissari

Per  i “Progetti di  innovazione so‐ciale”  le  risorse  a  disposizione (40 milioni  di  euro)  a  valere  sul PON  R&C  2007‐2013,  sono  per  il 50% a carico del FESR e per  il  re‐stante 50% a  carico del Fondo di Ricerca.   

A lato Il Ministro  Profumo  ha  alla  sua  sini‐stra l’Ing. Sarmi di Poste Italiane e alla sua destra  il Dr  Emanuele  Fidora, Di‐rettore Generale per  il Coordinamen‐to e lo Sviluppo della Ricerca, insieme al  Dr.  Fabrizio  Cobis,  Dirigente dell’Ufficio Autorità di Gestione PON. 

ne. Gli  input  forti emersi dalle parole del Ministro, diretti ai collaboratori ed alla comunità, sono: con‐cretezza e rapidità delle risposte e condivisione. Una prova che le risposte possono essere rapide sta nel‐la puntualità  con  cui  il MIUR ha  selezionato  i pro‐getti dei due bandi che si  riferiscono alle Smart Ci‐ties, di cui uno è questo riservato ai giovani. In tema di  concretezza,    l’indicazione  è  “innovare  nei  fini, ma anche nei mezzi”. Perciò, affinché  i progetti ap‐provati  possano  immediatamente  usufruire  del  fi‐nanziamento,  il Ministro ha  siglato nel  corso della premiazione un protocollo di  intesa con Poste  ita‐liane, con l’obiettivo di rendere efficiente ed effica‐ce  l’erogazione dei contributi, attraverso  la gestio‐ne  delle  operazioni  finanziarie  da  parte  di  Banco Posta, sollecitata a stringere i tempi.  L’ultima esor‐tazione  è  quella  di  condividere,  concetto  che  ci  è familiare, vale a dire fare rete tra tutti i progetti ap‐provati, molti dei quali complementari tra loro: con‐divisione  e  scambio  di  esperienze  e  competenze  nella  fase di  sviluppo come  in quella di dissemina‐zione  dei  risultati,  utilizzando  tutti  gli  strumenti  che  la  tecnologia mette a disposizione, come atto di generosità verso i propri  concittadini ed il Paese. 

        

In basso  Maurizio  Pulitano,  uno  dei  tre  giovani  Ingegneri palermitani che hanno presentato  il progetto OS‐SERVARAEE  ammesso  al  finanziamento,  mostra l’assegno  consegnatogli  dal Ministro.  Il  progetto intende  realizzare una piattaforma di  rete per  la gestione efficiente del  ritiro e  recupero dei RAEE nella città e nella provincia di Palermo. 

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RAEERAEERAEE Il messaggio di Ecopneus: non aspettiamo gli incentivi per lavorare

Il  rapporto di sostenibilità,   presentato dal Pro‐fessor Marco  Frey  dell'Università  Sant'Anna  di Pisa,  sintetizza  i  risultati  ottenuti  da  Ecopneus nella  raccolta  e  nel  recupero  dei  Pneumatici Fuori  Uso  (PFU),  senza  tralasciarne  l'aspetto economico.  I dati, raccolti dal 7 settembre al 31 

dicembre dello scorso anno, dicono che  l'impe‐gno del consorzio è stato ripagato tanto che  la quantità di PFU raccolti a fine 2011 (72.468 ton) è  pari  a  circa  il  10%  in  più  di  quella  prevista (66.453  ton).  In  contrasto  con questo  risultato sono invece i dati relativi al recupero che, come sottolineato  dall'Amministratore  Delegato  di Ecopneus  Corbetta,  mostrano  ancora  una  di‐screpanza ampia tra i PFU che finiscono al recu‐pero energetico (63%) e quelli destinati al recu‐pero  di materiali  (32%).    Inoltre,  parte  dei  PFU raccolti in Italia (5%) devono essere spediti all'e‐stero, per mancanza di strutture  idonee al  loro trattamento,  comportando  una  perdita  di  ric‐chezza, di opportunità di occupazione e di ma‐terie prime seconde per il nostro Paese. Questo, tuttavia non è  il  solo aspetto da migliorare: un altro problema pressante è quello dell’illegalità che,  tra  le criticità del sistema,  risulta essere, e non  solo  per  il  settore  dei  PFU,  l’ostacolo  più complesso  da  superare.  E’  stato  calcolato  che ogni  anno  almeno  100mila  tonnellate di  coper‐toni dismessi sono abbandonati ovunque e ogni mese sono tolti alla natura 7 ettari di prato per far posto a discariche in cui lasciarli. Oltre al dan‐no alla’ambiente che è davvero elevato, si calco‐la che il giro d’affari dei trafficanti di rifiuti sia di circa 400 milioni annui. Enrico Fontana, respon‐sabile  dell’Osservatorio  Ambiente  e  legalità  di Legambiente e del progetto “Copertone selvag‐gio”, dipinge un quadro aderente e  cupo della situazione, mostrando i risultati delle operazioni 

Il consorzio basa  la sua affermazione sui dati del primo rapporto di sostenibilità, appena pre‐

sentato a Roma, che  illustra  i risultati delle operazioni degli ultimi 4   mesi del 2011  in cui non 

erano ancora vigenti  i contributi previsti dal DM 82/2011,  introdotti  l’11 maggio 2012. Firmato 

anche  un accordo con l’Agenzia delle Dogane per combattere la piaga dell’illegalità, nel corso 

del convegno “Il valore del riciclo, oltre ciò che si vede. La green economy ha un nuovo attore”. 

delle  forze dell'ordine dal 2005 ad oggi. Si parla di 1415 discariche  illegali di PFU  individuate, con un'e‐stensione di oltre 7 milioni di metri quadrati.  I dati numerici sono stati accompagnati da cartine dell'I‐talia che quantificavano a  livello regionale e comu‐

nale il numero di siti illegali di PFU. E' emerso, tanto per cambiare, che  le  regioni più colpite da questo fenomeno sono la Puglia, la Campania, la Calabria e la  Sicilia. Al  danno  ambientale  va  aggiunto  quello dovuto ai  roghi  tossici e quello  ingente allo Stato, consistente  in una perdita di  140 milioni di euro  in entrate e almeno 100 milioni di euro ogni anno per la bonifica delle aree  inquinate. Cosa fare per com‐battere e, magari, arginare  i comportamenti  illega‐li ? Ecopneus ha portato al convegno la sua soluzio‐ne  che  consiste  in un  accordo  con  l'Agenzia delle Dogane.  Il  consorzio metterà  a disposizione  i dati 

del suo sistema informatico per effettuare controlli e accertamenti sulle movimentazioni transfrontalie‐re di propria competenza e diventerà partner tecni‐co per il monitoraggio dei flussi legati al commercio internazionale di PFU. Un'altra criticità del sistema riguarda  i  PFU  storici, ovvero  quelli  che  giacciono da  anni  abbandonati  in  centri  di  stoccaggio  più  o meno  idonei  e  rappresentano  un  grave  problema per l'ambiente. Alla bonifica di questi siti sul territo‐rio nazionale sono destinati parte degli utili del con‐sorzio: il primo intervento è stato fatto a Ferrara e il secondo  si  svolgerà  ad  Oristano,  come  sancito dall'accordo  firmato  con  i  rappresentanti  istituzio‐nali  della  città  sarda.  Infine,  un  esempio  di  best practice,  proveniente  dagli  USA  e  presentato  da  Mark  Belshe,  Executive  Director  di  “The  Rubber Pavements  Association”,  sul  riciclo  dei  PFU,  il  cui materiale recuperato è usato nella produzione di un asfalto che offre diversi vantaggi: maggiore durata (fino a 3 volte di più di quello tradizionale), miglior drenaggio della pioggia per una maggiore sicurezza stradale e minore rumorosità. Questo nuovo tipo di asfalto  riciclato  ha  trovato  applicazione  anche  in alcuni zone del Nord Italia. Le conclusioni sono sta‐te affidate alle parole dell’Ingegner Corbetta e del Ministro dell’Ambiente Clini. Il primo ha sottolinea‐to come i contributi per la gestione dei PFU rappre‐sentino un utile strumento per la realizzazione degli obiettivi  previsti, ma  non  siano  così  indispensabili per  lo  svolgimento  efficiente  delle  operazioni  del consorzio, come dimostrato dal risultato del 2011.  Il Ministro Clini, in un rapido intervento, ha apprezza‐to  obiettivi  e  risultati  raggiunti  ed  ha  confermato l’impegno del governo nella promozione di un tavo‐lo di lavoro di alto livello con i Paesi dell’Unione Eu‐ropea  in merito ai  temi della Circular Economy. An‐cora una volta il Ministro Clini ribadisce la sua posi‐zione e sottolinea come sia  importante che  il ciclo dei rifiuti non sia separato dal ciclo  industriale, ma ne diventi parte integrante.                  M. T. 

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RELOADER Magazine - giugno 2012    RAEERAEERAEE

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La raccolta dei RAEE in Italia funziona?

La spy story di Altroconsumo

www.altroconsumo.it 

I redattori di Altroconsumo si sono messi sulle trac‐ce di quindici apparecchi elettronici in viaggio verso lo smaltimento con un microchip nascosto, per ve‐dere se e come  funziona  il  recupero dei  rifiuti. Co‐me farebbe un qualunque cittadino, hanno portato nelle piazzole ecologiche di Milano, Roma e Napoli 15 RAEE:  il processore di sei computer vecchi, due frigoriferi a due porte, quattro televisori a tubo ca‐todico, tre lavatrici. All’interno di ogni apparecchio i tecnici di una società aerospaziale, specializzata  in telecontrollo, hanno inserito un trasmettitore Gps a batteria, accoppiato a uno Gsm o satellitare, in gra‐do di garantire  il controllo a distanza di ogni RAEE. In questo modo è  stato possibile  seguire  il  loro e‐satto percorso  [se è  in movimento o  fermo, quali sono le coordinate esatte del percorso e per quanti chilometri  ha  viaggiato]  dalle  piazzole  municipali fino  ai  rispettivi  impianti,  a  seconda  delle  diverse esigenze di trattamento.  

 

 

 

 

 

 

Delle quindici prove  fatte, dodici  sono  regolari.  E‐merge,  insomma,  che  nelle  tre  grandi  città dell’inchiesta il sistema di gestione dei RAEE funzio‐na. Quasi  tutti  i  rifiuti  elettronici,  dopo  una  sosta tecnica  in  un  primo  centro  di  trattamento  (dove avviene la separazione delle parti che lo compongo‐no),  sono  arrivati  negli  impianti  di  recupero  delle 

materie (metalli e plastiche). Qui è terminato anche il viaggio del trasmettitore, che è stato triturato in‐sieme al resto.  In 3 casi tuttavia, 2 computer e 1  la‐vatrice si sono verificate delle irregolarità.  

Milano  0 Km,  0 CO2 Il computer è stato consegnato all’isola della muni‐cipalizzata Amsa “Muggiano”. E lì è rimasto. Non è stato  possibile  sapere  che  fine  abbia  fatto, ma  di certo  non  è  stato  trasportato  al  centro  di  smalti‐mento, come previsto.  

Napoli  12 Km,  6 CO2 Dai  Centri  di  raccolta  di Napoli  si sono persi  l'altro PC e una  lavatri‐ce.  Il  trasmettitore  all’interno  del computer, consegnato al centro di raccolta  Asia  di  via  Ponte  della Maddalena, ha subito alcuni tenta‐tivi  di  manipolazione,  ma  ha  se‐gnalato  che  il  computer  è  stato spostato  diverse  volte  e  poi  ha smesso  di  funzionare, magari  per fine carica della batteria: è proba‐bile  che  un  privato  lo  abbia  sot‐tratto dal centro di raccolta Asia.  

Potenza  261 Km, 140 CO2 La lavatrice, invece, che era stata consegnata a Na‐poli nella CdR Asia di via S. Gatto, non ha raggiunto l’impianto  di  trattamento.  Si  suppone  che,  dopo alcuni spostamenti (è arrivata a Potenza),  sia stata trafugata e sia finita in un centro non autorizzato.   Per  scoprire  in  dettaglio percorsi  e destini  finali  dei  15 RAEE  del  campione  scelto  basta  visitare  il  sito www.altroconsumo.it   dove è riportato  l'articolo dell'o‐monima rivista. 

Nel  giro  di  un mese  l’80%  degli 

apparecchi arriva a destinazione 

e viene trattato correttamente 

La nuova Direttiva UE sui Rifiuti Elettronici è giunta in porto  

Oltre ai nuovi target di raccolta, comporta anche un forte impulso al reimpiego  e riciclo di materiali e componenti recuperati 

Dopo  l'approvazione del Par‐lamento  di  gennaio,  il  Consi‐glio  dell'Unione  europea  ha approvato  la  nuova  direttiva sui  RAEE  (PE‐CONS  2/12).  La revisione  delle  regole  sul  re‐cupero  dei RAEE,  avviata  nel 2008  su proposta della Com‐missione  Europea,  sarà  pub‐blicata a breve sulla Gazzetta ufficiale  europea  e  dovrà  es‐sere recepita nelle legislazioni nazionali dei 27 entro 18 mesi. In  base  al  testo,  approvato dal  Consiglio  dopo  un  lungo negoziato  con  il  Parlamento, gli  Stati  dell'Unione  hanno quattro anni di tempo ‐ fino al 2016 ‐ per arrivare a raccoglie‐re, ogni anno,  il 45% del peso medio  delle  apparecchiature elettriche ed elettroniche  im‐messe  sul mercato  nazionale e altri tre anni ‐ entro il 2019 ‐ per  raggiungere  quota  65%. Per  l’Italia  significherà  racco‐gliere  circa  10  chilogrammi  a testa.  E'  richiesto  inoltre  un miglioramento  anche  delle prestazioni ambientali di tutti gli  operatori  coinvolti  nel  ci‐clo  di  vita  delle  AEE (produttori,  distributori  e consumatori).  Le  indicazioni 

si  appuntano  sul  Design  for Disassembly  (DfD)  :  i  produt‐tori  infatti dovranno orientar‐si ad una modalità di proget‐tazione  e  produzione  degli AEE  (apparecchi  elettrici  ed elettronici)  che  ne  faciliti  il disassemblaggio  quando  di‐smessi  o  giunti  a  fine  vita  , tenendo conto delle esigenze di  riparazione,  ristrutturazio‐ne, riutilizzo e riciclo. Per con‐trastare  l'export  illegale  dei rifiuti provenienti dall'Unione Europea, si chiede agli espor‐tatori  di  fornire  documenta‐zione atta a dimostrare che  il passaggio delle merci in Paesi esterni  all'area  OCSE  sia  do‐vuto a esigenze di riparazione o di  riutilizzo. Un'altra novità riguarda un  ampliamento del campo  di  applicazione  della normativa: si  includono  i pan‐nelli  fotovoltaici,  le  apparec‐chiature  contenenti  sostanze che  impoveriscono  lo  strato di  ozono  e  lampade  fluore‐scenti  contenenti  mercurio, che  dovranno  essere  raccolti separatamente  e  trattati  in maniera  adeguata  sei  anni dopo  l'entrata  in vigore della Direttiva. 

techrestore.spreadshirt.com 

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Pagina 10 RELOADER Magazine - giugno 2012

Energie rinnovabiliEnergie rinnovabiliEnergie rinnovabili

Pagina 9 RELOADER Magazine - giugno 2012

Al 31 dicembre  2010  si  registrano  sul  territorio nazionale 53 

impianti  (costituiti da  102  linee di  trattamento) per  il  tratta‐

mento termico dei rifiuti urbani (RU) e di alcune categorie di 

rifiuti speciali, che hanno una capacità nominale complessiva 

di 21.693  tonn/giorno. Di questi  termovalorizzatori, 50  sono 

stati  effettivamente  operativi  nel  corso  del  2010,  essendo 

rimasti  in esercizio per un periodo  sufficientemente prolun‐

gato. La maggior parte degli impianti censiti (30 su 53), tutta‐

via, presenta una  capacità di  trattamento piuttosto  ridotta, 

non superiore alle 300 t/g: di questi 6 non superano le 100 t/

g. La capacità nominale media di trattamento dell’intero par‐

co  su  base  annua  risulta  di  circa  135.000  tonnellate,  corri‐

spondenti a poco più di 400 t/g. E’ da rilevare comunque che 

pur rimanendo praticamente  invariato  il numero di  impianti, 

la  capacità di  trattamento  complessiva  è passata dalle  5,32 

Mt/a  del  2005  alle  7,12 Mt/a  attuali,  con un  incremento  del 

33,8%. L’apparecchiatura di  trattamento termico di più  larga 

diffusione è costituita dai combustori a griglia che rappresen‐

tano oltre l’80% sia in termini di linee installate (82 su 102), sia 

di capacità nominale di trattamento. Il resto è suddiviso tra il 

letto  fluido  (9  impianti  costituiti da  14  linee, pari al  14,9%  in 

termini di capacità nominale di trattamento), 5 linee a tambu‐

ro rotante e 1 di gassificazione.  Il recupero energetico viene 

effettuato nella quasi totalità degli  impianti (51 su 53) e pre‐

vede  in tutti  i casi  la produzione di energia elettrica. La pro‐

duzione  di  energia  termica  è  effettuata  nell’ambito  di  uno 

schema cogenerativo (produzione combinata di energia elet‐

trica e termica) su base principalmente stagionale e riguarda 

solo 11 impianti, tutti situati nel Nord Italia. La potenza elettri‐

ca installata è pari 782 MW. il trattamento dei fumi, finalizza‐

to alla rimozione delle polveri e dei gas acidi, impiega – singo‐

larmente o in combinazione tra loro – tecniche di depolvera‐

zione  (filtri elettrostatici,  filtri a maniche, cicloni),  rimozione 

dei gas acidi (sistemi “a secco”, “a semisecco”, “a umido”) e 

rimozione  degli  ossidi  d’azoto  (azione  selettiva  catalitica  o 

non catalitica). In termini di emissioni in atmosfera gli impian‐

ti, salvo rare eccezioni, rispettano i valori  limite previsti dalla 

normativa  vigente  (DLgs  133/2005).  Il quantitativo  totale  di 

rifiuti trattati è stato nel 2010 pari a circa 5,70 Mt (+35% rispet‐

to ai  livelli del 2004). I rifiuti trattati sono costituiti principal‐

mente  da  rifiuti  urbani  indifferenziati  (47,8%);  da  frazione 

secca e CDR(combustibile derivato dai rifiuti‐ 34,2%), da rifiuti 

speciali  (18,0%) che comprendono anche  i  rifiuti sanitari e  le 

biomasse. La produzione di energia elettrica ha raggiunto nel 

2010 i 3.887 GWh, con un incremento di oltre il 65% rispetto ai 

2.346 GWh registrati nel 2004, mentre la produzione di ener‐

gia  termica  è  stata  di  1.212 GWh,  con  un  aumento  del  116% 

rispetto ai 560 GWh del 2004. Si  rileva dunque un certo svi‐

luppo  del  settore  del  recupero  energetico,  con  particolare 

riferimento alla situazione al 2008. Infatti pur essendo  la do‐

tazione nazionale  rimasta pressoché  immutata dal punto di 

vista  numerico,  numerosi  sono  stati  gli  impianti  oggetto  di 

revamping,  con  incremento  della  capacità  complessiva  di 

trattamento, ma soprattutto della potenzialità di recupero di 

energia  elettrica  e/o  termica.  Questo  fatto,  assieme 

all’entrata in esercizio dell’impianto di Acerra (il più grande a 

livello nazionale e tra i primi anche a livello europeo) ha per‐

messo di conseguire le prestazioni illustrate e, tutto somma‐

to, incoraggianti. Ulteriori segnali positivi sono attesi nel bre‐

ve periodo  (2014) allorché saranno operativi gli  impianti og‐

getto di  interventi di ristrutturazione o ampliamento ovvero 

di  realizzazione di nuove  installazioni,  a  seguito dei quali  si 

potrà contare su un ulteriore significativo sviluppo del setto‐

re rispetto alla situazione attuale, sia in termini di capacità di 

trattamento  (+29,1%  espressa  come  carico  termico),  sia  di 

potenzialità  di  recupero  energetico  (+30,6%  riferito  alla  po‐

tenza elettrica installata). 

Saperne di più sui termovalorizzatori Enea e Federambiente "scattano" la fotografia dello stato di questo settore: anche in Italia è in aumento  “l’energia da rifiuti” 

 

Recupero energetico e Rinnovabili

I RAPPORTI  

 Con  il Rapporto  Energia  e Ambiente  [REA], pre‐sentato alla Camera dei Deputati e al Ministro Clini a Roma nell’aprile scorso,  l’ENEA  indica  i percorsi da seguire per la crescita del Paese: maggiore dif‐fusione delle  rinnovabili, potenziamento delle  in‐frastrutture e di un sistema di smart grid,  incenti‐vazione  dell’efficienza  energetica  e  risparmio  di energia nel settore residenziale e industriale.  La domanda globale di energia La  crescita dei  consumi globali di  energia  si  con‐centra da oltre  10 anni nei Paesi emergenti come India e Cina, che rappresenta la metà della doman‐da mondiale  di  carbone.  Il  petrolio  continua  ad essere  la fonte più utilizzata: nel 2009 ha costitui‐to  il 33% della domanda primaria, seguito dal car‐bone (27%) e dal gas (20,9%).   Le fonti rinnovabili, con  una  crescita media  annua  dell’1,8%  dal  1990, arrivano  a  soddisfare  il  23%  dell’offerta  primaria, mentre  il  nucleare  soddisfa  il  6%  della  domanda totale. Dopo la flessione dovuta alla crisi, il 2010 fa già segnare una crescita dei consumi che, secondo il World Energy Outlook 2011, verrà soddisfatta  in misura  prevalente  da  combustibili  fossili  fino  al 2035. Evoluzione e scenari Nel 2010 la nostra domanda di energia primaria ha visto  una  crescita  del  4,1%  rispetto  al  2009.  Nel 2010  il peso della  fattura energetica è stato di ol‐tre  50  miliardi  di  euro  e  più  recenti  stime dell’Unione petrolifera per il 2011 indicano valori di oltre 60 miliardi di euro. Si conferma la decrescita nel nostro Paese del  ricorso al petrolio a vantag‐gio  del  gas  e  il  significativo  aumento  delle  fonti rinnovabili.  In  tema  di  rinnovabili,  nonostante  la crisi  internazionale,  la produzione di  energia  a  li‐vello mondiale ha conosciuto uno sviluppo straor‐dinario nel quinquennio 2005‐10, con  investimenti mondiali  complessivi  per  211  miliardi  di  dollari (+32% rispetto al 2009 e circa dieci volte rispetto al 2004, anno del decollo).  In particolare  fotovoltai‐co  ed  eolico  hanno  fatto  registrare un’accelerazione negli  scambi  commerciali  ad un tasso  di  incremento medio  annuo  pari  a  circa  5 volte quello complessivo del settore manifatturie‐ro. Hanno  svolto un  ruolo  centrale per  la produ‐zione di queste tecnologie  i Paesi asiatici, mentre nell’UE  l’adeguamento  dell’offerta  produttiva  in‐terna  si  è  rivelata  insufficiente  a  soddisfare  una domanda che si è decuplicata tra 2005 e 2010. Ciò ha determinato un costante aumento in tutti i Pa‐esi UE delle importazioni, che è arrivata a coprire il 

62% del totale mondiale del settore. Le dinamiche del  commercio  internazionale  delle  rinnovabili  ri‐sultano determinate dalla capacità di competitivi‐tà tecnologica e di evoluzione dei sistemi produtti‐vi in grado di adeguarsi al mix energetico derivan‐te da fonti rinnovabili.  La situazione in Italia In tale contesto la nostra situazione appare critica: l’Italia è tra i Paesi che hanno maggiormente fatto ricorso a politiche di incentivi per lo sviluppo delle rinnovabili, ma questo processo, in particolare per la  crescita  del  fotovoltaico  e  grazie  all’aumento delle  importazioni  di  tecnologie  rinnovabili,  ha provocato un significativo peggioramento del de‐ficit commerciale che ammonta a 11 miliardi di dol‐lari nel 2010 (circa quattro volte e mezzo  il valore del  2009).  Un  quarto  del  deficit  è  da  attribuire all’interscambio  con  la Germania, mentre più del 40% è dovuto alla Cina. Il nostro Paese dunque si è mostrato  piuttosto  deficitario  nell’impegno  in  ri‐cerca pubblica e nella  capacità di  stimolare e  so‐stenere nuove filiere  industriali. L’aggravarsi delle situazioni di deficit commerciale può risultare esi‐ziale per la capacità di crescita della nostra econo‐mia. Il perseguimento di una politica energetica di sviluppo  delle  rinnovabili  dovrà  perciò  accompa‐gnarsi a maggiori  investimenti  in ricerca energeti‐ca  coniugati  con  politiche  industriali  volte all’implementazione di settori a maggiore  intensi‐tà tecnologica, affinché si affermi una green eco‐nomy  che  faccia  da  volano  per  il miglioramento della  competitività  del  sistema  energetico  nazio‐nale  e  per  superare  la  grave  crisi  economica  dei mercati.  L’Ing.  Giovanni  Lelli,  Commissario dell’ENEA, ha dichiarato: “Da questi scenari emerge l’esigenza prioritaria di  ridurre  la dipendenza ener‐getica dall’estero effettuando scelte strategiche nel settore  energetico  orientate  alla  green  economy, che  richiedono  un processo di  trasformazione  tec‐nologica, peraltro già  in atto. E’ necessario puntare sulla  diversificazione  delle  fonti,  su  una maggiore diffusione delle rinnovabili, sul potenziamento delle infrastrutture  e  di  un  sistema  di  smart  grid, sull’incentivazione  dell’efficienza  energetica  e  sul risparmio di energia nel settore residenziale e indu‐striale. Efficienza energetica, fonti rinnovabili e svi‐luppo  delle  reti  rappresentano  pertanto  gli  stru‐menti chiave per ridurre le emissioni di CO2, in linea con gli obiettivi europei per  l’attuazione di un pro‐cesso di decarbonizzione del sistema energetico ed economico.” 

Rinnovabili, efficienza e smart grid per uscire dall'impasse

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Storie di ricicloStorie di ricicloStorie di riciclo     

RELOADER Magazine - giugno 2012 RELOADER Magazine - giugno 2012 Pagina 12

Bi joux fatt i d i cannucce perBi joux fatt i d i cannucce perBi joux fatt i d i cannucce per un’estate anticonvenzionalun’estate anticonvenzionalun’estate anticonvenzionaleee

Si  chiama  Federica  Fornari,  è  romana  e  circa 

un anno fa ha visto come le cannucce di plasti‐

ca,    alcuni  tra gli oggetti maggiormente  rap‐

presentativi  della  nostra  cultura  usa‐e‐getta, 

potevano diventare le materie prime più adat‐

te per creare monili ed accessori eco‐fashion. 

Così  ha  cominciato  a  raccoglierle,  ritagliarle 

ed  assemblarle  artisticamente per  creare dei 

piccoli  gioielli,  fino  ad  ottenere  dei  risultati 

sempre migliori e sempre più apprezzati.  

Le  sue  collezioni  si  chiamano  So  Plastic  e  si 

compongono  di  collane,  orecchini,  anelli  e 

bracciali, che è possibile abbinare tra loro per 

creare delle vere e proprie parure formate da 

gioielli  ecosostenibili,  dall’aspetto  allegro  e 

divertente  che  ricordano  immediatamente  la 

stagione estiva.  

E’ possibile  acquistare onli‐

ne  a  prezzi  accessibili,  tra‐

mite  Etsy  e  Blomming,  gli 

eco‐bijoux  di  Federica,  che 

ha  dedicato  alle  sue  crea‐

zioni pure una pagina Face‐

book e un blog. 

Un laboratorio creativo per imparare il riciclo

Girotondo di cannucce

Laura Marella dal suo blog insegna  

ad un gruppo di bambine di 10 an‐

ni  a  realizzare  collane multicolori 

di  cannucce.  L’operazione  è  piut‐

tosto  facile,  veloce  e  divertente: 

recuperate  tante  cannucce  di  di‐

verso  colore, bisogna  immaginare 

la  forma dare alla collana, giocan‐

do  sulla  combinazione  dei  colori, 

sulla differente lunghezza dei pez‐

zetti  di  cannucce,  sul  poter  alter‐

nare perline di una collana che ma‐

gari  si  è  rotta.  Non  resta  che  ta‐

gliare dalle cannucce tutti i pezzet‐

ti per  comporre  la  collana,  creare 

la  composizione,  bucare  con  uno 

stuzzicadenti  tutti  i  pezzetti  ed 

infilarli  in un  filo di nylon, oppure 

di cotone colorato. A questo pun‐

to  basta  chiudere  con  un  nodo, 

magari  scorrevole,  così  si  potrà 

regolare  la  lunghezza e,  finalmen‐

te, indossare. 

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Ambiente e societ

Ambiente e societ

Ambiente e societ àà à     

Londra - Olimpiadi a zero rifiuti

Lo sport   e gli eventi che lo celebrano sono ormai 

divenuti una importante vetrina di ecosostenibilità 

e impegno per la riduzione degli impatti ambienta‐

li.    L’idea di  realizzare dei Giochi profondamente 

rispettosi della natura è nata a cavallo tra la Confe‐

renza di Rio  (1992) e  le Olimpiadi di  Lillehammer 

(1994), in un periodo in cui la sensibilità ambienta‐

lista, seppure agli esordi, ha la forza travolgente di 

un’idea  rivoluzionaria.  Il  Comitato  Organizzatore 

ha  fatto proprie queste sollecitazioni, con  la con‐

vinzione  che  è  possibile  dimostrare  che  i  Giochi 

possono  integrarsi perfettamente con  l’ambiente 

circostante. Con questa proposta  il 24  settembre 

del  1993 Sydney  si è  aggiudicata  le Olimpiadi del 

2000. Nel corso dei successivi sette anni, il Comita‐

to Organizzatore  ha  coinvolto  progressivamente  

le associazioni ambientaliste nella definizione del‐

le  linee guida ambientali e nelle decisioni strategi‐

che, linee guida per lo svolgimento di Grandi Even‐

ti sostenibili che sono poi divenute un vero e pro‐

prio paradigma per  il futuro. A Sidney nel 2000 si 

utilizzò l’energia solare per alimentare gli impianti; 

il  Villaggio Olimpico  e  i  trasporti  pubblici  furono 

pensati  per  ridurre  le  emissioni,  diminuendo  gli 

spostamenti e utilizzando vettori specifici.  Il Nuo‐

vo Galles del Sud venne riconvertito da zona indu‐

striale dismessa a un insieme di arene, edifici, aree 

umide e parchi naturali, rappresentando una delle 

eredità più importanti di quei Giochi. Londra, natu‐

ralmente non può e non vuole essere da meno. E 

così ha messo  in opera una serie di accorgimenti, 

di  dispositivi  come  PAVEGEN,  la  pavimentazione 

che  traduce  l’energia cinetica dei passi  in energia 

elettrica, impiego attento e sapiente di risorse idri‐

che ed energetiche. Tra le soluzioni più interessan‐

ti si trova quella che riguarda il destino di impianti, 

nati appositamente per l’evento, ma di poca o nul‐

la futura utilità quotidiana.   Si parla, per esempio, 

del London 2012 Water Polo Arena che ospiterà le 

finali olimpiche di pallanuoto nella  capitale  ingle‐

se. La struttura,  in grado di ospitare 5000 spetta‐

tori, è stata costruita in soli 13 mesi nei pressi della 

Stratford  Station  (facilmente  accessibile  con  i 

mezzi pubblici), lungo le rive del fiume a Nord del 

Centro Aquatics.  E’  facilmente  riconoscibile  nella 

skyline  londinese  per  il  colore  argento  e  il  tetto 

realizzato  in  cuscinetti  di  PVC  [riciclato  e  privato 

degli  ftalati],  che  forniscono  un  isolamento  sup‐

plementare  e  non  favoriscono  la  condensa.  Alla 

fine delle Olimpiadi ne è previsto  l’abbattimento,  

in base al principio del minor impatto possibi‐

le sulla metropoli, insieme ad un piano di riu‐

tilizzo dei materiali di risulta. Altro elemento 

interessante riguarda  l’impiego dell’acqua. Ci 

vorranno circa 3 milioni di litri per riempire le 

due piscine (quella di gara e quella di riscalda‐

mento),  ma  bagni  e  strutture  sanitarie 

(rubinetti  e docce)  sono pensati per  ridurre 

del 40%  il  consumo. Probabilmente  innovati‐

va  la decisione di  realizzare un  impianto che 

non  prevede  ascensori,  ma  l’accesso  attra‐

verso una serie di rampe utilizzabili anche dai 

disabili con sedie a rotelle, ai quali sono desti‐

nati  in  esclusiva  almeno  40  posti.  La Water 

Polo Arena risponde, almeno nelle intenzioni, 

ai pilastri dello sport sostenibile e si inserisce 

nella  tradizione degli  impianti “usa e getta”, 

costruiti  e  poi  abbattuti  per  evitare  che  di‐

ventino dei “white elephants”, come dicono 

gli inglesi per definire un oggetto costoso ma 

inutile.  Infine,  un’ulteriore  novità  consiste 

nell’utilizzo esclusivo di bicchieri e posate re‐

alizzati  in Mater‐Bi®,  il polimero biodegrada‐

bile  e  compostabile  conforme  allo  standard 

europeo EN 13432 prodotto dalla Novamont. 

Si tratta di stoviglie monouso con elevate ca‐

ratteristiche  di  eco‐compatibilità:  contengo‐

no materie prime vegetali – come amidi e oli ‐ 

e  dopo  l’utilizzo  sono  interamente  riciclabili 

mediante il compostaggio, ha spiegato in una 

nota Novamont. il Mater‐Bi® è la nuova fron‐

tiera delle plastiche, nel cui ambito  l’azienda 

vanta una posizione di primissimo piano, es‐

sendo  impegnata da tempo nello sviluppo di 

famiglie di plastiche biodegradabili e compo‐

stabili.   Tra  le prossime sfide dell’azienda c’è 

una  Bioraffineria  di  terza  generazione  che, 

partendo  dalle  colture  a  basso  input 

(aridocolture e simili) e dagli scarti, permette 

di  ottenere  polimeri,  bio‐lubrificanti  e  inter‐

medi a basso impatto. 

Mirko Turchetti 

Un piano di riciclo dei materiali di risulta degli impianti sportivi non  più utilizzabili e tavole imbandite con bicchieri e posate in Mater‐Bi® 

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Ambiente e societ

Ambiente e societ

Ambiente e societ àà à

La  tre giorni  romana della convention  interna‐zionale IFWLA (International Federation of Wa‐rehousing  Logistics  Associations),  organizzata al palazzo dei Congressi da Assologistica e af‐fiancata dall’Exhibition ROME LOWE, ha punta‐to  la  lente  di  ingrandimento  sull’innovazione tecnologica dei servizi e sulla qualità di  investi‐menti e di strutture e infrastrutture. Ciò che più colpisce è che gli  interventi sono stati caratte‐rizzati da un giusto sincretismo tra il linguaggio teorico  della  scienza  e  quello  applicativo dell’imprenditoria,  indicando obiettivi di cresci‐ta economica da coniugare con  la sostenibilità ambientale  delle  operazioni.  Questa  imposta‐zione,  culturale ma  fuori da  sofisticati  concet‐tualismi, può diventare uno dei riferimenti a cui guardare  anche  per  costruire  una  cultura  che diventi coscienza  logistica nelle pratiche quoti‐diane. Per citare Giovanna Visco che, in un arti‐colo di Euromerci, espone alcune riflessioni  su quanto emerso dalla convention, da decenni si registra un vuoto  istituzionale della conoscen‐za  logistica, dovuto non solo alla scarsa ester‐nalizzazione  del  processo  logistico  dei  settori industriali manifatturieri, ma  anche  alla  stessa chiusura settoriale che per anni ha caratterizza‐to  complessivamente  il  comparto.  Risulta  or‐mai evidente quanto  la  logistica sia ancora po‐co metabolizzata dai non addetti ai lavori e co‐me,  invece,  l’efficienza  dell’economia  richieda un approccio di rete, cioè una visione dal locale al regionale ed al globale e viceversa, sebbene territorialmente  competitiva  e  complessa.  A questo proposito  le giornate  IFWLA hanno of‐ferto un termine di paragone interessante, mo‐strando  come  le  aziende  logistiche  insediate per  il mondo non solo condividano temi analo‐ghi, ma sentano la necessità di integrazione, un elemento  innovativo  nel  panorama  competiti‐vo  classico  tra  aziende  di  uno  stesso  settore. Come  spesso ha  rimarcato  il Presidente di As‐sologistica Mearelli,  in  Italia  si confonde  il  tra‐sporto con  la  logistica, relegata troppo spesso nei  ragionamenti dei decisori alla   subalternità rispetto al trasporto.  Il dispiegarsi dei confron‐ti all'interno dell'IFWLA ha evidenziato quanto i 

termini  delle  discussioni  tra addetti ai lavori siano invece esattamente  ribaltati:  è  in base  all'esigenze  logistiche che  deriva  la  domanda  di mercato di  trasporto  in  ter‐mini di modalità, organizza‐zione  e  quantità.  È  in  base alla logistica del Paese che si determina  la  capacità  com‐petitiva delle singole  impre‐se. All'IFWLA hanno parteci‐pato  circa  90  delegati  pro‐venienti da tutto  il mondo. L'agenda dei  lavori ha ospitato sessioni sui Parchi  logistici e gli  in‐terporti, sugli  investimenti  , sulla city  logistics, sull'ICT  a  supporto  dei  sistemi  logistici.  Infine sono  state  presentate  alcune  best  practices nella  sessione moderata da Massimiliano Schi‐raldi  di Università  Tor  Vergata    di  Roma,  con interventi di Federico Oneto ‐ Segretario Gene‐rale di Freight Leaders Council Plus, che ha pre‐sentato  il progetto Lean & Green, Alvise Di Ca‐nossa ‐ Chairman of Arterìa, Andrew Forsythe ‐ Managing  Director  of  RediRack  UK,  Damiano Frosi del Politecnico di Milano. A questa sessio‐ne ha portato  il  suo contributo anche RELOA‐DER  con  un  intervento  a  due  voci  di Marina Melissari e Roberto Zollo  che hanno  illustrato la Piattaforma ICT RELOAD, progettata e realiz‐zata da SGL Logistica e da TRS del Gruppo The‐orematica.  Basata su un modello di Closed Lo‐op  Supply  Chain,  la  piattaforma  risponde all’obiettivo  di  sviluppare modalità  di  integra‐zione dei processi produttivi e distributivi con i processi  di  logistica  inversa,  dotati  di  un  più alto grado di compatibilità ambientale ed eco‐nomica, per il recupero dei RAEE (Rifiuti da Ap‐parecchiature  Elettriche  e  Elettroniche)  e  dei relativi  materiali.  E’  uno  strumento  avanzato web based di  interoperabilità tra attori diversi, per  la gestione di un sistema  logistico ottimiz‐zato  di  ritiro,  trasporto  e  primo  trattamento delle  lavatrici Whirlpool, prodotte nello stabili‐mento di Napoli e dismesse dai consumatori o giunte a fine vita.                          V. D. 

FOCUS IFWLA 2012 ROME LOWE L’exhibition,  predisposta  da  Fiera  di  Roma,  ha  accompagnato  la Convention  IFWLA.  Tra  i numerosi  espositori  anche RELOADER  e  il CAR  ‐ Centro Agroalimentare Roma, che ha   organizzato un  interes‐sante workshop centrato sulla distribuzione delle derrate alimentari. La logistica è un comparto strategico del valore di circa 103 miliardi di euro annui, che il processo di globalizzazione dei mercati e le proble‐matiche ambientali portano verso un confronto sempre più serrato con le realtà internazionali.  Insomma, è uno strumento imprescindi‐bile per  la competitività di un Sistema Paese, soprattutto quando si intende contribuire al suo sviluppo sostenibile. Ma per essere davve‐ro efficiente, secondo  il CAR, la logistica deve essere anche buona. Il concetto è stato sviluppato nel corso del workshop “La buona  logi‐stica   unisce  l’Italia e  la  rende più buona  ‐  Il valore e  i vantaggi  della “catena di supporto “ spiegati al consumatore”. 

Logistica e Sostenibilità

Un maggio italiano all’insegna della logistica: conferenze, best practice, exhibition, incontri, workshop e dibattiti, tra analisi

della congiuntura attuale, strategie di sviluppo a medio termi-ne e visioni di scenario sugli impatti delle nuove tecnologie

L’opinione di Primo Mastrantroni Segretario Nazionale Aduc

Mi sono sempre chiesto perché le navi merci che 

passano per Suez, attraversano il Mediterraneo e 

l'Atlantico  e  approdano  a  Rotterdam  (Olanda). 

Non potrebbero, invece, proseguire per l'Adriati‐

co e arrivare a Trieste dove un sistema di traspor‐

ti ferroviari e stradali potrebbe  interessare tutto 

il  settore Nord‐Est dell'Europa?  E  perché  non  si 

potrebbe  far  la  stessa  cosa utilizzando  il porto di Genova per  il  settore Nord‐

Ovest dell'Europa? Abbiamo due  autostrade marittime,  l'Adriatico  e  il  Tirreno, 

poco o punto utilizzate. Eppure, nonostante  l'incremento del trasporto maritti‐

mo,  il nostro sistema portuale è rimasto sostanzialmente al palo. Qual è  il moti‐

vo? Insufficienza delle infrastrutture portuali e terrestri. Il sistema logistico è pol‐

verizzato rispetto a quello  integrato di altri Paesi,  l'operatività portuale è  lenta, 

imbrigliata  in  lacci  e  laccioli  burocratici,  finanziari,  corporativi  e monopolistici. 

Eppure  l'Italia giace al centro del Mediterraneo con  tutte  le caratteristiche per 

essere il punto di congiunzione tra Nord e Sud, tra Est ed Ovest europeo. Invece, 

siamo ripiegati su noi stessi sicché il traffico portuale è, prevalentemente, di inte‐

resse domestico. E' evidente che occorre agire su fronti diversi: la logistica, il po‐

tenziamento e la liberalizzazione (treni) dei sistemi di trasporto, la ristrutturazio‐

ne e l'integrazione dei porti con gli impianti terrestri. Insomma, si tratta di passa‐

re da una "politica" dei trasporti miope a una di respiro internazionale.                                [email protected]  

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Ambiente e societ

Ambiente e societ

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La sostenibilità viene dal mare Ne è convinto Marcello Saponaro, CEO di Logimar - Spedizioni Internazionali

FOCUS Logistica e Sostenibilità

Logimar  è  un’impresa  di  spedizioni  internazionali marittime, terrestri e aeree, con sede in provincia di Bergamo.  E’  un’azienda  giovane  di  professionisti con lunga esperienza, orientata al  cliente. 

Perché la logistica ha un ruolo fondamentale nell’economia del Paese? E’ senza dubbio, un fattore  importante di competi‐tività  sui mercati nazionali,  europei  e mondiali.  La  crisi economica ha accelerato il processo di riduzio‐ne degli stock in magazzino, al fine di ridurre i costi, portando alla necessità di disporre di una filiera  lo‐gistica  affidabile  e  collaudata  che  possa  rifornire rapidamente i clienti. 

Oltre  il  90%  dei  trasporti  avviene  oggi  su  gomma.  Quali soluzioni vede per far fronte all’inquinamento ambientale  che ne consegue? La situazione del nostro Paese è particolare da que‐sto punto di vista. Il trasporto su gomma è la meto‐dologia più utilizzata a causa del poco sviluppo del‐le altre modalità. Le cause di ciò sono da attribuirsi alla mancanza o alla cattiva gestione degli  investi‐menti, alla burocrazia e ad altre problematiche che 

non  riguardano esclusivamente  il settore  logistico. Sfruttare le grandi potenzialità offerte dai trasporti ferroviari, navali, aerei e dall’intermodalità, rappre‐senta la sfida da superare per incrementare la com‐petitività e la sostenibilità della logistica. 

Lei  ha  scritto  articoli  interessanti  sulle  autostrade del mare:  quali  ritiene  siano  i  vantaggi  se  fossero finalmente una realtà? Le autostrade del mare sono una valida alternativa al  trasporto  su  strada. Si può  immaginare  il Medi‐terraneo  come  una  grande  autostrada,  composta da molte più corsie rispetto alle autostrade su terra e percorsa da navi e non da automobili e tir. Questo sistema  consente  risparmi  a  livello  economico  e ambientale. Questi ultimi sono dovuti alla capienza e all’efficienza energetica delle navi, che è maggio‐re  rispetto a quella dei  camion, grazie alle quali  si ha una riduzione del numero di viaggi da eseguire. 

Logimar  è  socio  di  Ecofriends. Perché si è iscritto ad una rete di eco - imprese? Far parte di Ecofriends significa avere un confronto costruttivo con altri  imprenditori e manager attra‐

verso  lo  scambio  di  informazioni  ed  espe‐rienze, specialmente nel campo della soste‐nibilità ambientale, utili per rendere sempre più efficiente e competitiva la propria azien‐da.  Al  fine  di  accrescere  le  potenzialità  di questo  gruppo  e  la  competitività delle pic‐cole e medie imprese italiane, abbiamo deci‐so di dare  il nostro  contributo mettendo  a disposizione,  gratuitamente  sul  nostro  sito (www.logimar.it),  un  software  per l’ottimizzazione del carico dei container ma‐rittimi.       Mirko Turchetti 

L’intervista E’ nato il movimento “GUERRIGLIA PALLET” per promuovere il pallet come protagonista nella Green Economy

“Forse  il  termine  “Guerriglia” può  sembrare un po' troppo  forte,   per  i nostri  intenti, ma non ha una valenza negativa: La guerriglia è stata  la base per  i più  importanti movimenti di  libertà e di autodeterminazione dei popoli e delle persone. Quello che vogliamo portare avanti sono i valori positivi della protesta civi‐le e sociale contro un sistema di cui non si sa nulla e  su  cui  regna  la disinformazione.  I no‐stri  obiettivi  sono  la  legalità  e  la  salute dell'uomo  gridati  con  forza  e  determinazio‐ne.” E’ quanto si legge nel comunicato stam‐pa   di Palm SpA, che  insieme   ad un gruppo 

di  imprese, produttrici, riparatrici e utilizza‐trici di pallet,  interessate  a promuovere  la Green Economy nei prossimi anni, ha dato vita a “GUERRIGLIA PALLET”. I principi gui‐da  saranno  parte  di  un  manifesto  sotto‐scritto  dai  fondatori  del movimento,  a  cui ha  aderito  anche  EPAL.  Guerriglia  Pallet vuole essere una campagna attiva per sen‐sibilizzare,  ispirare  ed  orientare  comporta‐menti sani e responsabili di tutta la filiera e saper  trasferire  questi  valori  attraverso  la comunicazione  partecipata  tra  produttori, utilizzatori e cittadini, che vorranno creare le condizioni più favorevoli per migliorare la qualità della vita delle persone e del piane‐ta. L’obiettivo è creare una filiera pallet ma‐de  in  Italy, per favorire una gestione attiva della  risorsa  legno  locale,  creare  posti  di lavoro  nell’agro‐selvicoltura  e  nelle  fabbri‐che  di  pallet,  agevolare  l’integrazione  dei giovani e quindi  il passaggio generazionale nelle nostre  imprese, per  introdurre un  in‐novativo modello di economia che riesca a guardare  oltre  la  crisi.  La  vita  del  pallet EUR/EPAL  contribuisce  a mitigare  l’effetto serra. Secondo uno studio del Politecnico di Milano,  ogni  singolo  pallet  ben  gestito  ri‐sparmia all’atmosfera una quantità totale di 18,4 kg di CO2 equivalente. Solo nel 2010 ne sono state sottratte all’atmosfera 1.229.432 tonnellate, di cui  108.893  in  Italia.  Il che si‐gnifica che annualmente, grazie al Sistema di  Interscambio  EPAL,  in  Europa  vengono compensate le emissioni di gas climalteran‐ti equivalenti  al  fabbisogno energetico del parco residenziale della città di Roma. 

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Il grande sviluppo tecnologico che ha carat‐

terizzato gli ultimi decenni e che ha contri‐

buito  a migliorare  notevolmente  il  nostro 

vivere quotidiano, ha determinato una ele‐

vata produzione di rifiuti tecnologici. Si sti‐

ma che  in  Italia,  la produzione annuale pro 

capite  di  rifiuti  hi‐tech  sia  di  circa  14  kg/

abitante  (pari  al  3‐4%  della  produzione  di 

RSU) per un totale di oltre 800.000 t distri‐

buite  sull’intero  territorio  nazionale  e  del 

quale  solo  una  parte  (meno  di  300.000  t) 

viene gestita correttamente. Per assicurare 

una corretta gestione dei  rifiuti elettronici, 

pertanto, nel 2003 sono state emesse Diret‐

tive  Comunitarie  aventi  la  finalità  di  pro‐

muovere il riutilizzo ed il riciclaggio dei rifiu‐

ti derivanti da apparecchiature elettriche ed 

elettroniche. Una moderna  apparecchiatu‐

ra elettronica può contenere tanti elementi 

rari:  questo  contribuisce  a  fare  dei  RAEE 

I N S E R T O N . 6/2012

Gli speciali

Con il Patrocinio di importanti Enti e Istituzioni quali Regione  Lazio, Pro‐vincia e Comune di Roma, FISE Asso‐ambiente, RELOADER e alcune delle principali  Università  competenti  in materia quali Politecnico di Milano, Università  di  Urbino  Carlo  Bò,  Uni‐versità  di  Cassino  e  Università  del Molise, l’iniziativa ha visto la parteci‐pazione  di  esponenti  rilevanti  del settore  rifiuti.  Stefano  Laporta,  Di‐rettore generale di  ISPRA ha  ribadi‐to  come  la  discarica  sia  ancora  la forma più diffusa di smaltimento dei rifiuti (quasi  il 46% dei rifiuti prodot‐ti),  la cui produzione pro capite an‐nua è aumentata nel nostro Paese di 4kg dal 2009 al 2010. Questo nono‐stante  le direttive comunitarie e na‐zionali stiano cercando di realizzare una  vera  “società  del  riciclo”.  La raccolta differenziata dovrà pertan‐to aver  sempre più un  ruolo chiave per il nostro Paese. Giovanni Fiscon, Direttore Generale AMA, ha potuto affermare che Roma si attesta tra le principali città europee per la raccol‐ta  differenziata,  cresciuta  dal  2007 al 2011 di 135 mila tonnellate con un aumento  del  44%.  Un  approfondi‐mento  sul  sistema  di  smaltimento rifiuti è  stato  fornito dal Vice Presi‐

dente  Assoambiente  Luciano  Pia‐centi,  che ha  ribadito  come  il  siste‐ma  italiano  sia  tecnicamente  ade‐guato alla valorizzazione e recupero di materia e di energia. Gli  impianti che trattano i rifiuti sono in grado di contribuire  al  raggiungimento  degli obiettivi di diversificazione energeti‐ca dalle fonti fossili che il nostro Pa‐ese  si è dato, nel  rispetto degli ob‐blighi comunitari sull'energia al 2020 e del Protocollo di Kyoto. Ha parlato di  compostaggio  Alessandro  Filippi di  Kyklos,  come  occasione  per  co‐niugare  due  settori  produttivi,  per‐mettendo di  soddisfare  il crescente fabbisogno di impiantistica dedicata al  trattamento  degli  scarti  e  le  ne‐cessità di fertilizzazione richieste da un’agricoltura  eco‐sostenibile.  In questo modo, gli scarti che  proven‐gono  in  modo  diretto  o  indiretto dall’agricoltura,  ad  essa  ritornano dopo un processo di valorizzazione delle  componenti  organiche  conte‐nute. Al recupero e riciclo come pas‐saggi fondamentali per la salvaguar‐dia delle risorse naturali si è riferito Loris  Pietrelli  dell’ENEA,  socio  fon‐datore di RELOADER: il suggerimen‐to  è  considerare  le  città  come  una sorta di miniera dalla quale  recupe‐

rare  i materiali necessari allo svilup‐po  (il  suo  contributo  è  riportato nell’inserto a  lato Gli Speciali).   Ma‐rio Grosso del Politecnico di Milano ha  rinforzato  questo  concetto,  so‐stenendo  che  fino a 30.000  tonnel‐late  all'anno  di  alluminio  riciclabile saranno potenzialmente recuperabi‐li dalle scorie di termovalorizzazione in Italia al 2020. Un  importante con‐tributo ai  target di  riciclo di questo fondamentale  materiale.  In  ultima analisi – come da conclusioni di Pao‐lo Massarini, Presidente del Comita‐to Scientifico e Direttore di Aria SpA (ACEA  risorse  e  Impianti  per l’Ambiente)  ‐  Il  sistema  di  gestione dei  rifiuti  è  un  sistema  industriale del Paese che ha  raggiunto oggi un buon  grado  di  maturità.  Dopo  un periodo  di  parcellizzazione  degli operatori e delle competenze, il set‐tore propone oggi un panel di  sog‐getti che sanno ben coniugare i temi industriali con le tematiche di soste‐nibilità  ambientale,  quali  la  riduzio‐ne della dipendenza da  fonti  fossili, la valorizzazione della frazione orga‐nica dei  rifiuti  con  la produzione di compost e una particolare attenzio‐ne allo sviluppo delle attività di recu‐pero e riciclo della materia. 

Rifiuto hi-tech: quando

sostenibilità economica e ambientale coincidono Loris Pietrel l i , ENEA-UTTAMB

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Due asset per un moderno sistema di gestione dei rifiuti Situazione attuale e linee guida sono emersi dall’iniziativa del 16 maggio scorso a Roma

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RELOADER Magazine - Gli Speciali, giugno 2012 Pagina 21 Pagina 22 RELOADER Magazine - Gli Speciali, giugno 2012

rifiuti raccolti in impianti anche molto lonta‐

ni. Flussi di materiali, spesso consistenti, so‐

no  attualmente  convogliati  presso  grossi 

impianti  del  Nord  Europa,  maggiormente 

dotati a  livello  tecnologico  rispetto a quelli 

nostrani.  Solitamente il materiale conferito 

viene  convertito  in  oro,  argento  e  rame, 

mentre  i metalli  restanti vanno a costituire 

un  ulteriore  guadagno  per  il  gestore 

dell’impianto.  Sul  territorio  nazionale, 

l’attività di recupero di metalli preziosi è ef‐

fettuata da aziende che operano da tempo 

nel  settore  orafo:  pertanto  la  collocazione 

geografica degli impianti operativi si sovrap‐

pone  ai  distretti  della  lavorazione  dell’oro 

(Arezzo e Vicenza). In questo ambito il rifiu‐

to elettronico viene utilizzato solo per  il re‐

cupero del metallo più facilmente estraibile 

per  via  pirometallurgica  e  quando  la  sua 

percentuale  lo  consente.  A  tutt’oggi  non 

esistono, quindi,  impianti  in  grado  di  recu‐

perare altri metalli, altrettanto preziosi o di 

interesse  economico,  derivanti  da  RAEE  e, 

soprattutto, non esiste alcun  impianto  inte‐

ramente dedicato  al  trattamento dei  rifiuti 

elettronici  (tranne,  forse,  la  3R Metals  re‐

centemente nata  in Sardegna). Consideran‐

do che in una scheda elettronica si possono 

individuare circa 60 elementi  fra quelli pre‐

senti  nel  sistema  periodico,  si  comprende 

l’importanza,  anche  economica,  di  intra‐

prendere un percorso che non si limiti al re‐

cupero del  solo metallo giallo.  Il valore ag‐

giunto di un metallo, soprattutto se prezio‐

so o strategico, è fortemente correlato alla 

purezza ed è per questo che una volta  indi‐

viduata e resa disponibile la fonte (il rifiuto), 

si devono applicare tutte le tecnologie inno‐

(Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed E‐

lettroniche)  una  sorta  di  minerale  urbano 

dal  quale  estrarre  materiali  ed  elementi 

strategici. Dal punto di vista ambientale, se 

si  considera  l’elevata  impronta  ecologica 

dell’industria estrattiva (10 g di oro equival‐

gono a 5 tonnellate di roccia scavata, 10 mc 

di  acqua  oltre  ai  chemicals  necessari  per 

l’estrazione), risulta evidente  il risparmio di 

territorio associato al concetto di rifiuto co‐

me  risorsa.  Si  calcola  che  il  recupero 

dell’oro presente nelle  schede elettroniche 

dei PC venduti in un anno nel mondo, evite‐

rebbe lo scavo di un buco pari a 15 milioni di 

tonnellate  di  roccia.  Considerato,  inoltre, 

che in un chilo di schede elettroniche si pos‐

sono  trovare  da  0,2  a  2  grammi  d’oro, 

l’aspetto  economico  non  può  ritenersi  tra‐

scurabile.    In  altri Paesi,  infatti,  sono  state 

sviluppate delle vere e proprie industrie de‐

dicate al recupero di materiali dai RAEE: ciò 

avviene  con un notevole  riscontro  sia eco‐

nomico che ecologico, grazie al recupero di 

materie  prime  altrimenti  destinate  alle  di‐

scariche.  

La situazione nazionale 

I presupposti e  le motivazioni all’origine di 

qualsiasi  iniziativa  volta  a gestire  il  ciclo di 

vita  dei RAEE  in maniera  corretta,  dovreb‐

bero  ravvisarsi nella  volontà di  fornire una 

soluzione,  innovativa e sostenibile  in termi‐

ni ambientali ed economici a problematiche 

quali  la  valorizzazione economica degli  ap‐

parati  elettrici  elettronici  dismessi,  la  crea‐

zione di nuove  figure professionali e  la sal‐

vaguardia delle risorse naturali. Gli operato‐

ri nazionali, che oggi ricevono e smaltiscono 

correttamente  i  RAEE,  si  limitano  a  smon‐

tarli per  recuperare  i macrocomponenti  la‐

sciando  ad  altri operatori,  spesso  fuori dei 

confini nazionali, una  fetta  consistente del 

margine di guadagno. Nell’ambito dei RAEE, 

i  telefoni  cellulari,  le  schede elettroniche e 

le  CPU  rappresentano  una  materia  prima 

molto  preziosa  che  raggiunge  quotazioni 

elevate,  giustificate  dai  quantitativi  di me‐

talli preziosi. Nel caso dei RAEE, quindi, rea‐

lizzando  partite  ingenti  ed  omogenee  si 

possono ottenere guadagni  tali da  rendere 

fortemente vantaggioso il trasferimento dei 

Salvaguarda delle materie prime, ovvero riduzione 

del  fardello  ecologico:  per  l’oro  si  avrebbe  una 

riduzione del “buco” pari a 15 Mton di roccia

 

 

Impianti in Italia:  

  di tipo pirometallurgico;   

ideati  per  il  recupero  di  “rifiuti” 

provenienti da oreficerie;   

dimensioni limitate;  

recupero di solo oro e argento.  

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vative che permettono di rendere sostenibi‐

le,  anche  economicamente,  il  trattamento 

del  rifiuto stesso. Esiste un assioma, ormai 

accettato  dagli  operatori  del  settore,  se‐

condo il quale l’industria del riciclaggio può 

sopravvivere  solo  grazie  ai  contributi  pub‐

blici. Nel caso dei RAEE bisogna evidenziare 

invece  che,  applicando  innovazione  tecno‐

logica,  è  possibile  combinare  le  esigenze 

ambientali con quelle economiche. Dal pun‐

to di vista del processo tecnologico, infatti, 

l’introduzione  di  tecniche  di  separazione 

selettiva di  tipo  idrometallurgico nella  filie‐

ra RAEE, costituisce l’elemento non solo in‐

novativo, ma, soprattutto, quello che, ridu‐

cendo  l’impatto  ambientale,  ne  determina 

un maggiore incremento del ritorno econo‐

mico.  Questo  è  reso  possibile,  infatti, 

dall’elevata selettività  raggiungibile e quin‐

di dall’alto grado di purezza ottenibile. Se‐

condo  il processo messo a punto  in ENEA, 

da 1000 kg di schede elettroniche è possibi‐

le ricavare plastiche, vetro, rame, oro, palla‐

dio, platino oltre a terre rare, argento, tan‐

talio ed altri elementi come riportato  in ta‐

bella.   L’Idrometallurgia è dunque una  tec‐

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nologia  alternativa  i  cui  benefici  sono  il 

completo recupero dei metalli con un eleva‐

to  grado  di  purezza  (a  cui  è  associato  un 

prezzo maggiore);  i bassi costi energetici e 

la minimizzazione dei rifiuti. I residui inoltre 

possono essere considerati “declassificati” 

e quindi  riutilizzabili  (materiali  inerti) e, es‐

sendo  un  processo  a  freddo,  non  ci  sono 

emissioni in atmosfera.  

Esprimendosi  in  termini  di  “filiera  RAEE” 

che prenda  in considerazione  l’intera appa‐

recchiatura e non solo  le parti commercial‐

mente  più  appetibili,  sarebbe  opportuno 

creare una filiera dedicata ai RAEE che pren‐

da in considerazione il riciclaggio dell’intera 

apparecchiatura e che preveda impianti op‐

portunamente dimensionati e distribuiti sul 

territorio. E  la  logistica  in questo caso risul‐

ta un fattore determinante. Sarebbe oppor‐

tuna  una  “divisione  dei  compiti”  fra  i  vari 

operatori allo scopo di ottimizzare i recupe‐

ri  e  produrre  più  reddito  senza  incidere 

sull’ambiente. La duplicazione a livello loca‐

le  o  un  errato  dimensionamento  degli  im‐

pianti farebbe perdere, infatti, la sostenibili‐

tà economica del ciclo dei RAEE. In altre pa‐

role  un  impianto  di  recupero  selettivo  dei 

metalli è  sufficiente a  trattare un  flusso di 

materiale proveniente da un numero eleva‐

to di centri di raccolta. 

Perché non si trovano  telefoni cellulari nei RAEE?   

Da 8 tonnellate di telefonini  

“buttati in un forno tedesco”  

si possono ricavare:  

106.000 € in oro  

4.000 € in rame  

6.000 € in argento  

5.000 € in palladio.

Materiale ottenibile da 1000 kg di schede elettroniche 

Piombo  18.4 kg  Alluminio  27.7 kg  Platino  75.2 g 

Stagno  27.8 kg  Oro  231.5 g  Terre rare  <100 g 

Ferro  46.5 kg  Argento  121.0 g  Plastica  301 kg 

Rame  203 kg  palladio  102.1 g  vetro  350 kg 

Dimensionamento ottimale degli  impianti necessari alla creazione della filiera RAEE 

RAEE: uno dei pochi  casi dove  alla 

sostenibilità  economica  si  associa 

quella ambientale