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AIUTACI AD AIUTARE COL TUO 5 X MILLE Cod. Fisc. 02754530042 - AMSES Onlus Per il sostegno a distanza telefonare 3334412591 - Torino - Informazioni: [email protected] ASSOCIAZIONE MISSIONARIA SOLIDARIETÀ E SVILUPPO - Onlus Via Giuseppe Verdi, 26 - 12045 Fossano (CN) (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale), pertanto i contributi sono fiscalmente deducibili. (art. 23 DL 241/97 e art. 13 DL 460/97). Per inviare offerte: CCP 12940144 AMSES ONLUS - Bonifico Cassa di Risparmio di Fossano SpA IBAN: IT62 F0617046320000001511183 - BIC: CRIF IT 2F Associazione Missionaria Solidarietà e Sviluppo Onlus Via Giuseppe Verdi 26 Fossano (Cn) tel. 0172 61386 Fax 0172 630211 Numero 3-4/2017 ANNO III Noi & Voi amici di Capo Verde Noi & Voi amici di Capo Verde Eccomi, Amici carissimi che mi accompagnate nel lavoro missionario. Da qualche giorno ho preparato, scritta di mio pugno la lettera di auguri per la Pasqua del Signore della Vita 2017. Sì, Signore della Vita – mi piace tanto chiamarlo così – perché Lui ci ha fatto dono della vita che abbiamo, di tutta la vita che ci circonda e di quella dell’Universo che, a detta degli scienziati, è costantemente in espansione. Con la gioia nel cuore mi dico: sono e siamo immersi nella meraviglia. Dobbiamo imparare a meravigliarci e, con questo movimento interiore, sa- per leggere le nostre gioie ed i nostri dolori, le nostre speranze e le nostre prove. Auguroni di un tempo di memoria viva della Pasqua di Gesù, Vincitore della morte, che passa nella nostra vita donandoci sempre amore grande. Auguroni di sapere illuminare il nostro quotidiano con la luce e la forza della Risurrezione di Gesù, il Signore. Sono consolato, o Padre, dalla preghiera di Tuo Figlio, mio e nostro Fratello fatta sulla croce a Te: “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. E’ la preghiera di Tuo Figlio che Ti grida tutto l’Amore che ha per chi lo ha messo in croce, lo ha torturato, lo ha abbandonato e lo ha tradito. Questa preghiera o Padre ci avvolge tutti, nessuno escluso. Ci difende tutti coprendo tutte le nostre povertà, le nostre totali mancanze di amore. Padre insegnami ed insegnaci a credere in Te, a credere all’Amore che Gesù ha per tutti noi. Aumenta la mia fede, la nostra fede. Regalami il Tuo abbraccio, perché anch’io impari ed abbia coraggio di abbracciare sulla mia croce gli altri.

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AIUTACI AD AIUTARE COL TUO 5 X MILLE Cod. Fisc. 02754530042 - AMSES OnlusPer il sostegno a distanza telefonare 3334412591 - Torino - Informazioni: [email protected]

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Associazione Missionaria Solidarietà e Sviluppo OnlusVia Giuseppe Verdi 26 Fossano (Cn) tel. 0172 61386 Fax 0172 630211

Numero 3-4/2017ANNO III

Noi & Voiamici di Capo VerdeNoi & Voiamici di Capo Verde

Eccomi, Amici carissimiche mi accompagnate nel lavoro missionario.

Da qualche giorno ho preparato, scritta di mio pugno la lettera di auguriper la Pasqua del Signore della Vita 2017. Sì, Signore della Vita – mi piace tanto chiamarlo così – perché Lui ci ha

fatto dono della vita che abbiamo, di tutta la vita che ci circonda e di quelladell’Universo che, a detta degli scienziati, è costantemente in espansione.

Con la gioia nel cuore mi dico: sono e siamo immersi nella meraviglia.Dobbiamo imparare a meravigliarci e, con questo movimento interiore, sa-per leggere le nostre gioie ed i nostri dolori, le nostre speranze e le nostreprove.Auguroni di un tempo di memoria viva della Pasqua di Gesù, Vincitore della

morte, che passa nella nostra vita donandoci sempre amore grande.

Auguroni di sapere illuminare il nostro quotidiano con la luce e la forza della

Risurrezione di Gesù, il Signore.

Sono consolato,o Padre,dalla preghiera di Tuo Figlio, mio e nostro Fratello fatta sulla croce a Te:“Padre perdona loro, perché non sannoquello che fanno”. E’ la preghiera di Tuo Figlioche Ti grida tutto l’Amore che ha per chi lo ha messo in croce, lo ha torturato, lo ha abbandonato e lo ha tradito.Questa preghiera o Padre ci avvolge tutti, nessuno escluso. Ci difende tutti coprendo tutte le nostre povertà,le nostre totali mancanze di amore.Padre insegnami ed insegnaci a credere in Te, a credere all’Amore che Gesù ha per tutti noi.Aumenta la mia fede, la nostra fede.Regalami il Tuo abbraccio, perché anch’io impari ed abbia coraggio di abbracciare sulla mia croce gli altri.

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sbagliato”. È avere il coraggio di dire: “Perdo-nami”.È avere la sensibilità per esprimere: “Ho bi-

sogno di te”.È avere la capacità di dire: “Ti amo”.Che la tua vita diventi un giardino di op-

portunità per essere felice.Che nelle tue primavere tu sia amante della

gioia.Che nei tuoi inverni tu sia amico della sag-

gezza.

E che quando sbagli strada, tu sappia ini-ziare tutto daccapo.Poiché così sarai più appassionato per la

vitae scoprirai che essere felice non è avereuna vita perfetta. Ma usare le lacrime per irrigare la tolle-

ranza utilizzare le perdite per affinare la pa-zienza utilizzare gli errori per scolpire la sere-nità utilizzare gli ostacoli per aprire le fine-

stre dell'intelligenza.Non mollare mai.Non rinunciare mai alle persone che ami.Non rinunciare mai alla felicità, poiché la vita è uno spetta-

colo incredibile!"

SOS DONNA E BAMBINO A SANTA CRUZwww.amses.it - www.missionicapoverde.it2

“Mi piacerebbe che ricordassi che essere felice non è avere uncielo senza tempeste, una strada senza incidenti stradali, lavorosenza fatica, relazioni senza delusioni.Essere felici è trovare forza nel perdono, speranza nelle batta-

glie, sicurezza sul palcoscenico della paura, amore nei disaccordi.Essere felici non è solo apprezzare il sorriso, ma anche riflettere

sulla tristezza. Non è solo celebrare i successi, ma apprendere le-zioni dai fallimenti. Non è solo sentirsi allegri con gli applausi, ma essere allegri nel-

l'anonimato.Essere felici è riconoscere che vale la pena vivere la vita, nono-

stante tutte le sfide, incomprensioni e periodi di crisi.Essere felici non è una fatalità del destino, ma una conquista per

coloro che sono in grado di viaggiare dentro il proprio essere.Essere felici è smettere di sentirsi vittima dei problemi e diven-

tare attore della propria storia.È attraversare deserti fuori di sé, ma essere in grado di trovare

un'oasi nei recessi della propria anima.È ringraziare Dio ogni mattina per il miracolo della vita. Essere felici non è avere paura dei propri sentimenti.È saper parlare di sé.È aver il coraggio di

ascoltare un "No".È sentirsi sicuri nel ri-

cevere una critica, an-che se ingiusta.È baciare i figli, coc-

colare i genitori, viveremomenti poetici con gliamici, anche se ci feri-scono.Essere felici è lasciar

vivere la creatura chevive in ognuno di noi,libera, gioiosa e sem-plice. È aver la maturitàper poter dire: “Mi sono

Noi & Voiamici di Capo VerdeNoi & Voiamici di Capo VerdeMarzo-Aprile 2017

di Monica Vanin

Buona Felicità profonda e duraturaBuona Felicità profonda e duraturaBuona Pasqua di Risurrezione a tutti!

ara Nenne e cari Amici di Capo Verde”mentre cercavo di mettere insieme un bi-glietto di auguri da inviare a tutti voi per

questa Pasqua 2017, ho ri-pescato via Internet untesto, neppure nuovo (circola da più di un anno) cheè stato attribuito un po’ furbescamente a Papa Fran-cesco da qualche autore di… “catene di sant’Anto-nio”, ma che invece è il frutto della riflessione crea-tiva di uno psichiatra-psicoterapeuta brasiliano, Au-gusto Cury. E’ tratto dal suo libro “Dieci regole per essere felici”(2003). Ve ne regalo una parte, credo che molti dinoi possano ritrovarvi le proprie esperienze, le spe-ranze, alcune piccole meditazioni possibili sulleesperienze di vita proprie e anche altrui (amici, pa-renti, persone care in genere). Sarebbe bello trascriverla e ascoltarla nel porto-ghese brasiliano, ma… è certo più semplice condivi-derla tra noi in traduzione italiana.

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SOS ASILI FOGO CAPO VERDEwww.amses.it - www.missionicapoverde.it 3Noi & Voi

amici di Capo VerdeNoi & Voiamici di Capo Verde Marzo-Aprile 2017

ella Messamattutina,Papa Fran-cesco invita

a riflettere su Abramoe sulla sua discen-denza, di cui facciamoparte.

6 APRILE 2017 FEDERICO CENCI

Bisogna avere speranza in Dio, la sua promessa si realizza an-che “in mezzo alle cose brutte” della nostra vita. È la vicenda diAbramo e di sua moglie sterile Sara, ad ispirare le parole di PapaFrancesco stamattina,nella santa Messa a Casa Santa Marta.Nella Prima Lettura di oggi, si narra dell’alleanza che Dio fa conAbramo, colui che iniziò a generare “questo popolo che oggi è laChiesa”.Egli “credette contro ogni speranza”, fidandosi della promessache avrebbe avuto un figlio a cento anni. Un senso di affidamentonei confronti del Signore, che Abramo mantenne anche dopo la na-scita del figlio. “Messo alla prova, dopo avere avuto il figlio, figlio ragazzo, adole-scente, gli viene chiesto di offrirlo in sacrificio: obbedì e andòavanti contro ogni speranza”. E questo, riflette Bergoglio, “è no-stro padre Abramo, che va avanti, avanti, avanti”.Il patto da parte di Abramo consiste nell’aver obbedito “sem-pre”. E oggi, un frutto di quel patto, è la presenza dei cristiani. Francesco dice a tal proposito che nel libro della Genesi, Dio dicead Abramo che la sua discendenza sarà numerosa come le stelle delcielo e la sabbia che è sulla riva del mare. E oggi noi “possiamo-dire”: “Io sono una di quelle stelle. Io sono un granello di quellasabbia”.

Ecco allora che la liturgia oggi invita a fermarsi e a guardare le“nostre radici”, “nostro padre” che “ci ha fatto popolo, cielopieno di stelle, spiagge piene di granelli di sabbia”. Per il Papa èuna consolazione contro la solitudine, il fatto che “io non sonosolo, sono un popolo (…) sognato da Dio, un popolo che ha datoun padre sulla Terra, che obbedì e abbiamo un Fratello che ha datola sua vita per noi, per farci popolo”.Di qui l’appello di Francesco per la giornata odierna: “Vi invitoa prendere, oggi, cinque minuti, dieci minuti, seduti, senza ra-dio, senza tv; seduti, e pensare alla propria storia: le benedi-zioni e i guai, tutto. Le grazie e i peccati: tutto. E guardare lì lafedeltà di quel Dio che è rimasto fedele alla sua alleanza, è rimastofedele alla promessa che aveva fatto ad Abramo, è rimasto fedelealla salvezza che aveva promesso in suo Figlio Gesù. Sono sicuroche in mezzo alle cose forse brutte – perché tutti ne abbiamo,tante cose brutte, nella vita – se oggi facciamo questo, scopri-remo la bellezza dell’amore di Dio, la bellezza della sua misericor-dia, la bellezza della speranza. E sono sicuro che tutti noi saremopieni di gioia”.

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“Noi cristiani non siamo soli, siamo un popolo sognato da Dio”

“Noi cristiani non siamo soli, siamo un popolo sognato da Dio”

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aopo il mio primo articolo sulla mia perso-nale esperienza professionale a Londra, e sualcuni aspetti collegati alla mia decisione di

emigrare all’estero, Sorella Nenne mi ha chiesto di con-tinuare a raccontare, come in una sorta di diario perso-nale, i miei stati d’animo e le situazioni che si possonoincontrare nel caso si decida di percorrere una espe-rienza come la mia.

Credo che la cosa più semplice per descrivere quelloche vivo nel quotidiano è utilizzare una metafora. Im-maginiamo per un attimo di voler creare una squadrasportiva che abbia l’ambizione di vincere. Sicuramentecercheremmo di convincere i migliori giocatori o tecnicia essere parte della nostra squadra, dovremmo fare inve-stimenti economici rilevanti, impegnarci duramentegiorno per giorno con passione, essere pronti ad accet-tare le sfide sapendo che, non sempre, i risultati sa-ranno visibili o immediati, ma pagheranno a lungo ter-mine e soprattutto accettare di essere pronti ad unasana competizione.

Non si può pensare di vincere o ad ambire a qualcosadi importante senza pensare di essere tutti parte inte-grante di un complesso ingranaggio, lasciando da parteindividualismi personali o sterili polemiche, accettando anche di met-tersi ogni giorno in discussione, dimostrando di essersi meritato ilruolo assegnato.

Tutti questi concetti validi nella sport dovrebbero essere altret-tanto validi nella vita professionale di ciascuno di noi ed è esatta-mente quanto sto provando, lavorando fuori dall’Italia, un Paeseda troppo tempo fermo e arroccato su scelte ormai anacronistichedove però buona parte delle persone è pronta a lamentarsi spessosenza impegnarsi troppo, concretamente. Abbiamo un enorme po-tenziale inespresso, menti brillanti, ottimi talenti e tutto ciò cheè necessario per affrontare le sfide e confrontarci con i nostri vicini,ma ci manca il lavoro di squadra. Inutile dire che senza una vera me-ritocrazia e senza investimenti, il confronto è perso ancor prima di co-minciare. Se si punta a vincere bisogna prendere il meglio anche acosto di pagare di più perché è pur sempre vero il detto "chi piùspende, meno spende". Se l’Italia non è pronta ad impegnarsi e acompetere, ma solo ad accettare passivamente le scelte imposte dal-l’alto, saremo sempre più relegati ad un ruolo marginale e di bassaclassifica.

Abbiamo ancora un po’ di tempo per rimetterci in carreggiata eripensando a quello che ho appena scritto, aggiungo la cosa forsepiù importante: pensiamo prima di tutto al bene comune, assumiamoun comportamento che guardi al prossimo anche quando siamo sedutidietro al monitor di un computer o siamo con un cliente o stiamo ado-perando un macchinario.

Credo che sarebbe riduttivo pensare di lavorare solo per guada-gnare lo stipendio, pensiamo per un attimo per quale fine stiamosvolgendo il nostro lavoro e magari troveremo senza troppa faticaqualcuno che, con il nostro impegno e la nostra fatica, ne avrà giova-mento nel quotidiano. Non lamentiamoci e basta, ma cerchiamo dicontribuire a cambiare ciò che non va in modo propositivo. Vivendo aLondra ho capito ancora di più, quanto conti il lavoro di squadra,quanto sia importante dare valore anche alle cose più piccole e quantosia veramente miope una visione che punti troppo spesso a lasciare lecose invariate, senza prendere mai una decisione che sia da una parte

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Mi racconto... duedi Giovanni Bisceglia

INSIEME AI SACERDOTI

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SOS STIPENDI PER 6 RAGAZZE MADRI A SANTA CRUZwww.amses.it - www.missionicapoverde.it 5Noi & Voi

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o dall’altra. Se altrove corrono, noi talvolta camminiamo in ordine sparsodisperdendo solo energie.

Mi capita spesso di chiedermi “che cosa ci faccio qui?” e di esseredavanti a luoghi che, da piccolo, non avrei neppure lontanamente im-maginato di poter vedere dal vivo. È una sensazione difficile da descri-vere, mi ritornano nella mente alcune immagini di quando frequentavo lescuole medie e iniziavo a vedere le prime immagini di Londra sul mio librodi inglese. Allora mi chiedevo per quale strano motivo dovevo imparareuna lingua diversa dalla mia e se avessi mai potuto vedere i luoghi de-scritti su quelle pagine. Oggi ho imparato quando sia importante co-gliere le opportunità e non smettere mai di cercare quello che vo-gliamo veramente. Ho avuto modo di constatare che, le diverse culturenon sono affatto un problema, ma qualcosa da scoprire con curiosità, a

patto che tutti accettiamo delle regole comuni e di averesempre rispetto l’uno dell’altro. Sarà anche vero che Lon-dra non è la fotografia del Regno Unito e rimane una cittàparticolare, ma mi rendo conto ancor di più quanto sia di-stante l’Italia da questi concetti.

Chiaramente nella routine quotidiana molto poco sivede della Londra vissuta dai turisti e visibile sui souve-nir. Una metropoli porta con sé inevitabilmente ritmi e con-

suetudini molto frenetiche e talvolta sento davvero la neces-sità di ritrovare un po’ di silenzio. Per fortuna i parchi incittà sono numerosi, alcuni sono così vasti al punto che,senza troppe difficoltà, ti ritrovi lontano dalla vista distrade, palazzi e dai rumori della città. Nonostante quelloche si pensi, Londra non è poi così piovosa e gli inverni misembrano meno rigidi di quelli trascorsi a Torino. Il clima èmolto variabile, il vento è spesso presente e non hai at-torno quella bella cornice delle Alpi che contribuiscono arendere più prevedibile come sarà la giornata. Può capi-tare che, una bella giornata iniziata con il sole e senza nu-vole, diventi improvvisamente nuvolosa mentre si fa cola-zione e, proprio quando ti accingi ad uscire di casa, ecco unpo’ di pioggerella …

I locali e le passeggiate nelle vie più famose del centrosono luoghi giusto per il fine settimana; decisamente piùsemplice ritrovarsi di sera con qualche amico che vive pocodistante, anche perché, ben pochi sarebbero disposti a im-piegare una buona mezz’ora di metropolitana, appena rien-trati a casa dopo una giornata di lavoro. Non è così inusualeche si avverta il desiderio di parlare con qualcuno di casaquando si è da soli o di chiedersi cosa stiano facendo gli af-fetti lontani. La nostalgia è qualcosa con cui a volte biso-gna convivere, pur sapendo di avere avuto tutto quello chesi poteva desiderare professionalmente e di vivere una espe-rienza di crescita personale. Credo che nessuno decida di la-sciare il proprio paese “comodamente” e, se anch'io l’hofatto, seduto su una sedia, a bordo di un aereo, posso ga-rantirvi che, la comodità finisce, non appena si atterra al-l’aeroporto di destinazione.

Mai commettere l’errore di pensare che tutto ci sia do-vuto, che ci sia gente pronta a stenderci un tappetorosso, solo perché sei arrivato e pensi di fare il tuo la-voro e nulla di più. Bisogna guadagnarsi la fiducia deipropri colleghi e delle persone che si hanno attorno, ac-cettando con molta umiltà di far ripartire tutto da zero.Il lavoro serio alla fine gratifica sempre e i risultati prima opoi arriveranno, basta attendere, esserne convinti e volerlo.

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SOS MATERIALE DIDATTICO ASILIwww.amses.it - www.missionicapoverde.it6 Noi & Voi

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arissimi,questa volta mi permetto di rac-contarvi in breve un fatto che mi

ha colpito, nonostante non occupi le primepagine dei giornali.

Riguarda il nostro papa Francesco, uniconel suo stile di vita, nei modi di porsi e di vi-vere il suo ministero.Ho ricevuto una confidenza da una mia grande amica suora di cui non posso ri-

velare le generalità e il nome della sua congregazione per mantenere il doverosoanonimato su un fatto bello che deve essere tenuto, per tante ragioni, riservato.

Il pontefice in un’ora qualunque, di un giorno qualunque, su un’automobilequalunque, ha trascorso un poco del suo tempo in una comunità d’appartenenzadi questa famiglia religiosa, fuori dal protocollo ufficiale.

Ha pregato con loro, invitandole a riflettere su due aspetti fondamentaliper vivere la propria consacrazione: la tenda per guardare al tabernacolo nellafedeltà e i piedi per andare ai poveri. Poi si è intrattenuto con le suore chiedendo loro di fare domande, per provocare

un confronto d’idee e di visione di fede, di esperienze, di chiesa, di futuro.La suora mi ha sottolineato la semplicità con cui è stato vissuto l’incontro, as-

solutamente informale, una sorpresa totalmente fuori da ogni tipo di protocolloufficiale.

“Mi sembrava veramente di vivere unapagina di Vangelo… immaginando la sem-plicità di Gesù in mezzo ai suoi discepoli,avevo finalmente di fronte la Chiesa che misono sempre immaginata, quella delle ori-gini, costruita su un rapporto personale,ispirata, semplice, povera e per i poveri”.

Che dire?In primo luogo vi confido un sano senso

d’invidia nei confronti di questa mia caraamica, perché è innegabile che avrei volutoessere lì in mezzo a loro per respirare que-st’aria pura, fatta di quell’ossigeno di cuisentiamo tanto il bisogno.Immagino che questo non sia che uno dei

tanti episodi che avvengono, decisi dal no-stro papa, e che soltanto per un caso ho ap-preso in tempo reale.

Un bel segno di speranza, non solo per ilmessaggio simbolico che viene dato, ma perla cifra sostanziale che Francesco vuole co-municare al mondo.Gesti che fino a pochi anni fa sarebbero

stati impensabili e che ora non ci stupiscononemmeno più di tanto.

Del resto ha fatto notizia il rifiuto degliappartamenti storici nel palazzo aposto-lico, il rifiuto della macchina di grossa ci-lindrata, la visita personale nel negozio diottica per l’acquisto degli occhiali (pa-gando personalmente, con moneta so-nante, l’acquisto fatto). Gesti, solo gesti èvero, ma quando si accumulano diventanosostanza.

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Ritagliarsi lo spazio di un pomeriggio per confrontarsi con donne che vivono un servi-zio di aiuto alle persone più in difficoltà nelle più diverse parti del mondo, lo conferma.

Siamo di fronte ad una visione profetica nuova che apre le porte a scenari forseinimmaginabili.Per dirla con le sue parole “le finestre si sono aperte per fare corrente e togliere

quel senso di chiuso che ormai sedimentava da troppo tempo”.Un papa che telefona quotidianamente, che interviene in trasmissione televisive, che

parla alla finale del superball degli Stati Uniti, che usa spesso la metafora del telefo-nino, non è solo un abile comunicatore.Sarebbe troppo facile risolvere queste novità con il sospetto di una malcelata furbizia

massmediale. Lo fanno i suoi detrattori che non sono pochi e sono presenti a vari livelli.Papa Francesco non vuole solo far parlare di sé e lo dimostra questo sottobosco

d’incontri tenuti riservati, per poter ascoltare voci, guardare occhi e incontrare maniche operano senza fare notizia, tutti i giorni.Tutto questo mi regala molta speranza e mi fa uscire da quella cappa di realismo che

troppo spesso fa rimacon pessimismo.Dio c’è! Come mi ripete spesso padre Ottavio. Ha ragione! E per spingere il discorso più in là potremmo dire…

“Dio c’è e si è manifestato anche oltretevere!”Prima di salutarci vi dico ancora un particolare semplice che

mi ha colpito, perché anche i dettagli, spesso, fanno la diffe-renza. La suora mi ha raccontato che ad un certo punto papaFrancesco, dopo tanto parlare ha preso volentieri un bic-chiere d’acqua.Nessun cocktail, ne champagne d’annata, neppure una bibita

o un analcolico che non manca mai nei conventi delle suore (eio lo posso dire!).

Solo acqua… quell’acqua che tutti noi dobbiamo ritor-nare a bere. La fonte originale, quella che sgorga fin dagli inizie che forse, abbiamo la possibilità di ritrovare.

Una Notizia che non fa notiziadi Paolo Damosso

Una Notizia che non fa notizia

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SOS FORMAZIONE RELIGIOSI CAPOVERDIANIwww.amses.it - www.missionicapoverde.it 7Noi & Voi

amici di Capo VerdeNoi & Voiamici di Capo Verde Marzo-Aprile 2017

adre che hai generato il Pensiero TuoPadre che ci hai dato il Tuo Verbocome Fratello pensandoci Tu, Eterno, dall’eternità.

Figlio del Padre, della mente di DioFiglio di Dio e nato da donnasotto la Legge, nella condizione preumana e umana.

“Figlio di Adamo, Figlio di Dio”Figlio dell’uomo e Figlio dell’UmanitàFiglio che sei venuto a dirciche abbiamo lo stesso PadreFratello nostro al centro dell’immensa fotografiaScattata con tutti noiper il compleanno eterno del Padre.

Respiro pulsante tra la Mente e il PensieroAnima del Padre e del Figlio, Eterni,Soffio pulsante tra l’Eterno e i regalati all’esistenza.Anima del Figlio dell’Uomo e dell’Uomo“Contemporaneo” eterno al Padre e al Figlionel Tempo, per noi provvisorio,che per Tuo dono diviene eterno.

Spirito Santo che rendi sacri i nostri pensieri,i nostri ideali, il nostro amore,i nostri amori le nostre azioni.Risonanza creatrice del Creatore e dell’ Ideatore.

Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito:piena manifestazione dinnanzi agli Spiriti,Arcangeli, Cherubini, Serafini, Troni,

Dominazioni e Potestà.Gloria, totale rivelazione di Mariaalla sintesi Spirito e corpo dall’Uomo preistorico, all’Homo veramente Sapiens

Manifestazione totale a tutta la Creazione «che geme e soffre nelle doglie del parto»che finalmente capirà partendo dall’istinto che siamo stati pensati dall’Unico Dioper essere riassorbiti nell’Unico, nell’Eterno Amore donativosebbene necessariamente egocentrico.Come nel corso dell’esistenza iniziamo noie dal Figlio esemplarizzati,e dal Soffio animati diveniamo noi..

Padre, Figlio e SpiritoPadre, Figlio e SpiritoDai Salmi di Padre Ettore

La goccia d’acqua scesa dalla nubesi chiede a quale nube sia appartenutae, rilasciata per scambio elettrico ad altissimo potenzialequale sia l’oceano dal quale era evaporata.

La risposta è lenta nel suo divenire: rugiada,molecola, linfa, sangue, dissoluzione,pozzanghera, ruscello e torrente,fiume e lago… e di nuovo fiume e attraverso un estuario o un delta ramificatosi perde nell’oceano e comprendeche l’oceano sei Tu !

Perdona, o Mente, se ho copiatocome scolaretto impreparatoLe Tue idee attraverso la Bibbia e la Natura...spero in un bel voto!

(27.12.09 - E. M.)

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La Parola che fa fiorireLa Parola che fa fiorireli entusiasmi giovanili, i gruppi parrocchiali, i gruppi fami-glia e in men che non si dica eccoci qui – non più giovani - ainterrogarci ancora sulla nostra debole fede attraverso unpercorso che parte da molto lontano.

Il tempo di Quaresima è propizio per fare un po’ il punto sullanostra crescita spirituale. Per me come per tanti il percorso è da sem-pre costellato di momenti altalenanti, di un alternarsi fra dubbi e con-ferme, salite e discese, grigiore e luce.

Spesso pare che Dio sia lontano, irraggiungibile, na-scosto e poi magari basta un consiglio provvidenziale diuna persona amica: “Leggi il Vangelo!” a scuoterti, av-viando così un meccanismo virtuoso che pone le basi per ungraduale cambiamento di prospettiva.

Senti così che la Parola inizia a plasmarti, anche senon hai ancora ben chiaro dove questo processo ti con-durrà: il processo infatti è lento e ti pare che i frutti nonarrivino subito. E ti ricordi allora che “L’uomo getta il seme e dorme; il

seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.”Un’illuminazione ti attraversa la mente e ti scalda il cuore:percepisci infatti che, così come il contadino, gettato ilseme, non ne monitora ansiosamente la crescita, poichéquesta avviene inesorabilmente senza alcun intervento daparte sua, allo stesso modo tu devi abbandonarti docil-mente all’azione della Parola, perché con tempi e modi chenon possiamo né conoscere né controllare essa ti farà fio-rire. Con questo pensiero consolante inizi ad intuire chequella Parola è viva: non ti accontenti più di una religio-sità fatta di osservanza e abitudini ma aneli ad una fedeadulta che si esprima nell'accoglienza e nello stupore perquanto Dio ha fatto per noi, e avverti la crescente esigenzadi arricchire questa fede di contenuti.

Questa Parola viva ti inonda, attraverso Gesù, della te-nerezza di quel Dio che pareva irraggiungibile, e allora anche la tuavita inizia a cambiare, perché quel Dio lontano in realtà è il Dio-con-noi che da sempre ti cerca, ti ama, ti abilita all’amore e non desideraaltro che la tua felicità.

E così anche tu intuisci, nel tuo piccolo, che puoi spargereamore, contribuendo al bene.

di Luisella

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SOS ASILO BOA VISTA CAPO VERDEwww.amses.it - www.missionicapoverde.it8 Noi & Voi

amici di Capo VerdeNoi & Voiamici di Capo VerdeMarzo-Aprile 2017

“L’uomo getta il seme e dorme;il seme germoglia e cresce.

Come, egli stesso non lo sa.”

“L’uomo getta il seme e dorme;il seme germoglia e cresce.

Come, egli stesso non lo sa.”

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SOS CANTINA MONTE BARRO FOGOwww.amses.it - www.missionicapoverde.it 9Noi & Voi

amici di Capo VerdeNoi & Voiamici di Capo Verde Marzo-Aprile 2017

esù siede stanco al pozzo diSichar. Giunge una donna senzanome e dalla vita fragile e com-

promessa. Però si dimostra sicura di sé;non è vergine, non è madre; se è sposa,è infedele. Ha voluto amare e ha trovatoda amare. Ha trovato da dissetarsi da sola, senza chiedereaiuto a nessuno. Si è fatta una vita secondo i suoi gusti.Non dà a vedere di essere particolarmente malinconica.E' l'umanità, la sposa che se ne è andata dietro ad al-

tri amori e che Dio, lo Sposo, vuole riconquistare.Perché il suo amore non è mai stanco; non gli importano

gli errori, ma quanta sete abbiamo nel cuore, quanto desi-derio di qualcosa di più.Questo rapporto sponsale è la trama nuziale tra Dio e

l'umanità, è la chiave di interpretazione e di lettura ditutta la Bibbia.Dio ti invita a nozze con lui. Ognuno, a suo modo, è chiamato ad essere sposo o

sposa. "Dammi da bere" - lo Sposo ha sete, ma non di ac-qua, ha sete di essere amato.Gesù inizia il suo corteggiamento - la fede è la rispo-

sta al corteggiamento di Dio."Se tu sapessi chi è colui che ti ha chiesto da bere;

se conoscessi il dono di Dio!"."Io ti darò un'acqua che diventa sorgente"."Forse non è tutta da buttare via l'acqua di cui ti sei dis-

setata finora! Hai amato! Va' a chiamare colui che ami"."Non ho marito". "Hai detto bene! In questo hai detto il vero. Ne hai avuti

cinque di mariti e quello che hai, non ètuo marito".Non ci sono rimproveri, non giudizi,

non consigli facili. Il discorso continuasu un argomento più importante."Mi domandi dove si deve adorare Dio.

Se su questo monte di Samarìa o a Geru-salemme.- Ma sei tu il monte - sei tu il tempio

di Dio - apri gli occhi su quello che sei,sulla tua dignità, sulla tua grandezza - tistimi forse troppo poco - umiliata dallavita - uno straccio di umanità - ti sentiuna fallita, non lo sei. - Non temere le tue debolezze!. -- Io ti darò un'acqua che diventa sor-

gente. Tu mi dai un sorso, io ti do lasorgente".

Anche noi... “Samaritani al pozzo” di don Giuseppe

G

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Parrocchia, chi sei?Parrocchia, chi sei?

a parrocchia non sitocca, non è unastruttura che dob-biamo buttare dallafinestra. Essa è al

contrario la casa del popolo diDio e deve rimanere come un po-sto di creatività, di riferimento,di maternità» (Papa Francesco,Cracovia, 27 luglio 2016).

Nei documenti della chiesa cat-tolica le dichiarazioni in favoredella parrocchia, sono innumere-voli e ricorrenti.

D’altra parte, quello che pos-siamo constatare nella nostraesperienza è che la parrocchia affronta trasformazioni, sfide e criti-cità notevoli che ci fanno dire che, quanto dato per scontato finora, nonvale più. La parrocchia come siamo abituati a pensarla e a conoscerla non

“regge” più, non è più in grado di garantire la trasmissione della fedein un contesto secolarizzato dove i cristiani consapevoli sono ormaiuna minoranza. Abbiamo bisogno allora di capire a che punto è la par-rocchia e fare una “diagnosi” del suo stato di salute, soffermandoci sulsenso del nostro impegno in questa realtà.

Un primo passaggio è quello di riflettere sull’identità della parrocchia. (...),sulla chiesa locale possiamo richiamare alcuni elementi fonda-

mentali, che ci fanno capire ciò che rimane come stabile e permanente eciò che invece è contingente e modificabile.Cominciando dal vocabolo stesso, ricordiamo che “parrocchia” deriva

da paroikìa, dove i paroikòi sono coloro che vivono come forestieri,precari, pellegrini, senza stabile dimora (1Corinti 29,15).

Nei primi secoli, ... s’intendevano le chiese della diaspora. Papa Clemente, nel 97 d.c., scrivendo ai cristiani di Corinto esordi-

sce così: «La Chiesa di Dio che abita da forestiera (paroikìa) a Roma,alla Chiesa di Dio che abita da forestiera a Corinto».

Già la terminologia dice una flessibilità, una variabilità, per cui ciòche è importante non sono delle strutture perenni e fisse nel tempo.

La parrocchia non è fine a se stessa, allapropria autoconservazione, ma rinvia sempre aun’altra realtà. È un’abitazione provvisoria,una dimora temporanea, nel nostro camminoverso il Regno di Dio.

* Giovanni XXIII la definiva "fontana delvillaggio" a cui tutti ricorrono per la loro sete.

* Paolo VI diceva "la parrocchia è un pro-digio sociale, una bellezza sociale, in cui cisi unisce in una rete di rapporti spirituali,dove ci si vuole bene nel vincolo della ca-rità" (16 marzo 1969).

* Giovanni Paolo II, nella Christifideleslaici esorta a identificarla non con un territo-rio o un edificio, ma con la famiglia di Dio,casa aperta a tutti e al servizio di tutti; è la

09/01/2017 Un teologia “precaria”, la sua, nel senso di un lento camminare, nomade, sui passi della Chiesa del sorriso e della spe-ranza.Nato a Crema nel 1973, morto il 9 gennaio 2017. Lascia la moglie, tre figli e il ricordo commosso di chi l'ha conosciuto e ne haapprezzato il lavoro. Così, in silenzio e con la mitezza che ha contraddistinto tutta la sua vita, il 9 gennaio si è spento il teologoChristian Albini. Era insegnante, teologo raffinato e molto amato. Con la rubrica "Un popolo chiamato Chiesa”, aveva perfettamenteincarnato la teologia “casa per casa”, raccontandola anche ai non credenti e a coloro che non la bazzicano molto, e ... nei convegni,nelle parrocchie e nelle associazioni e anche nei giornali, nelle interviste radiofoniche.

chiesa che vive in mezzo alle casedei suoi figli e delle sue figlie,che vive sul posto.

Un altro vocabolo importante... è “Comunità”, (...) come“mettere insieme, condividere idoni”. Potremmo definire la par-rocchia come uno spazio, co-struito sui fondamenti della Pa-rola e dell’Eucaristia, di relazioniaperte, autentiche, vitali.

Abitiamo un tempo e una so-cietà dove sempre più le personesi chiudono nel proprio privato,dove sempre più si è soli e iso-lati, separati dalle barriere gene-razionali, economiche, delle op-

portunità lavorative, in cui si cerca di stare solo con chi la pensacome noi e ci si chiude nei propri muri.

Una parrocchia è una comunità alternativa suscitata dalla comu-nione, e che genera comunione, cioè persone che s’incontrano, convo-cate dal Signore (...), che imparano a stare insieme perché unite daqualcosa che non dipende da preferenze, programmi o somiglianze.«Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'èpiù uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Galati3,28). Pensiamo «erano un cuor solo e un’anima sola» (Atti degliApostoli 4,32)

Il senso della parrocchia è allora vivere un incontro, una possibilitàdi relazioni (...) - a cominciare dalla relazione con Dio (...) - aiutati arileggere la nostra vita nei momenti ordinari ed eccezionali, nelle spe-ranze e nelle angosce, trovando pane per il nostro cammino, acqua perla nostra sete, luce per vedere la direzione dei nostri passi, solidarietànei momenti difficili.

Senza nessuna idealizzazione, però. Noi che abitiamo questo spazionon abbiamo titolo per dirci migliori di altri. Viviamo incoerenze, con-traddizioni, divisioni. Dobbiamo essere consapevoli che il nostro vi-vere nell’orizzonte della parrocchia, animarla, deve stare dentro all’or-

dine della conversione a cui da cristianisiamo costantemente chiamati.

Parrocchia, come stai?

Un libro di venti anni fa prendeva spuntoda Antonio Rosmini per denunciare “le cin-que piaghe della parrocchia italiana” e a ri-leggerle, ... come attuali.Segno che qualcosa è rimasto fermo troppo a

lungo e sarebbe ora di “riaprire il cantieredelle parrocchie”.

Il testo compie una analisi coraggiosa deiproblemi più urgenti della parrocchia e dellasua pastorale e ne sintetizza alcuni, chiaman-doli metaforicamente “piaghe”:

SOS ACQUA VINHA MARIA CHAVES FOGOwww.amses.it - www.missionicapoverde.it10 Noi & Voi

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SOS MANUTENZIONE CASE DEL SOLE FOGOwww.amses.it - www.missionicapoverde.it 11Noi & Voi

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Prima piaga: missione anemica - Sipresta molta attenzione ai pochi che fre-quentano il tempio e si trascurano i moltiche vivono nel territorio. La parrocchia,(...) è nata per essere Chiesa missiona-ria tra la gente.

Seconda piaga: catechesi sclerotizzata- Si è molto intenti ad organizzare la cate-chesi, mentre il popolo di Dio manca oggidi evangelizzazione.

Spesso, ... la catechesi è finalizzata aisacramenti e non è in funzione dellavita: in che misura il Vangelo che ascol-tiamo ci abilita a vivere le diverse situa-zioni del nostro esistere?

La parrocchia non si fa carico dell’annuncio del vangelo ai lontani edella catechesi permanente degli adulti.

Terza piaga: disimpegno socio-pastorale - Si è sempre più impegnatiin campo cultuale e sempre meno in quello socio-culturale.

La parrocchia non si interessa alla vita del territorio, è poco attentaai bisogni dell’uomo. Siamo molto bravi e attivi nella carità che ri-sponde alle emergenze, che interviene con aiuti immediati, ma rischiadi essere una carità “presbite” che non vede le persone al di là delloro problema e soprattutto non interviene a livello socio-politico.Questo implica anche la capacità d’interloquire e collaborare con soggettidiversi, esterni o lontani dalla realtà ecclesiale.

Quarta piaga: scollamento tra parrocchia, gruppi e movimenti.Manca (...) il dialogo tra comunità, associazioni, movimenti e gruppi,

intesi come membri della stessa famiglia ecclesiale. La parrocchia spesso non è segno di un cammino pastorale armonico

e unitario.

Quinta piaga: clero non sempre attento alle nuove domande socio-pastorali. Il clero stenta, molte volte, ad uscire dall’”ovile” ... poco al-lenato al dialogo con il mondo. Il parroco non sempre possiede la for-mazione umana e pastorale adatta allo svolgimento del suo ministero.Spesso la tendenza diventa quella della ripeti-zione della conservazione dell’esistente, della ri-petizione di copioni consolidati.

Alle cinque piaghe ..., ne aggiungerei unasesta: il clericalismo per cui ogni attività, pro-gettualità e iniziativa fa riferimento al prete, eil ruolo del laico si limita ad esser al più esecu-tivo, senza realizzare una vera partecipazione ecorresponsabilità.

Parrocchia, dove vai?

Di recente, il Papa è tornato a ribadire chetrovare una parrocchia, e soprattutto unachiesa chiusa, è un fatto triste. E' vero che cisono anche tanti preti ... soli, anziani e re-sponsabili di più comunità che dicono: «Non cela facciamo».

Se alla chiesa manca il fiato, non ce la fa aduscire! Può sembrare una battuta, ma dietro c'èuna riflessione che m'impegna da tempo e mi su-scita preoccupazione.

Sono profondamente convinto che la dire-zione indicata da Papa Francesco sia quella giu-sta: il movimento del Dio biblico e il movi-mento di Gesù è quello di “uscire”, andare

verso gli altri. Gesù era un maestro che“sconfinava”, dice un credente dallosguardo limpido come don Angelo Ca-sati.

Solo così i cristiani riescono a cammi-nare insieme agli altri uomini e donne,anche lungo le loro strade più buie. Solocosì possono mettersi in sintonia conciò che abita la loro immaginazione e illoro cuore per "farli ardere".

Il punto è che in molti casi non sem-brano esserci più le forze per compierequesto passaggio. Tempo fa, sul mio blog...di un prete tedesco, brillante e apprez-zato, che ha deciso di lasciare il ministero

in parrocchia e ritirarsi in monastero dopo aver constatato che la co-munità cristiana è vissuta come un’agenzia di servizi religiosi, (...).

In questo periodo, l’arcidiocesi di Chicago, come tante altre nelmondo, sta procedendo ad un ... accorpamento e chiusura di parrocchie...

Ci sono poi non pochi preti che vivono forme di fatica, disagio, fru-strazione. Tra di loro, quelli che, nella pastorale, si misurano con laperdita di rilevanza del proprio ruolo e con l'indifferenza della gente....

Alcuni si rinserrano in uno spazio controllato e ... facendo della par-rocchia un piccolo feudo o fortino, un’isola chiusa senza quasi rapporticon il mondo esterno.

"Si pettina sempre la stessa pecora"(Papa Francesco).(ndr)Tra coloro che svolgono il loro ministero con dedizione, autentico

spirito di servizio, umiltà e attenzione alle persone secondo il Van-gelo, c’è chi ha doti pastorali e sa creare comunità, anima parrocchievivaci, ..., ma si misura altresì con un limite sempre più evidente.

Quando si arriva al punto di fare un passo “in uscita”, le energie e iltempo non bastano. Conosco parroci davvero validi che vorrebbero an-dare nelle case e nei luoghi della convivenza, intrecciare nuove rela-zioni con chi è “lontano” o “sulla soglia”, hanno intuizioni preziose,ma non riescono a concretizzarle perché la gestione delle attività tra-dizionali delle parrocchie assorbe completamente loro e i laici che

sono disposti ad impegnarsi.L’attuale tendenza ad aumentare le unità o co-

munità pastorali (...) segue una logica di aggre-gazioni ... dettata per ovviare alla scarsità dipreti, senza che ci sia una vera e propria proget-tualità sottostante.

La domanda da porsi, diventa: è in questachiave di necessità imposta che vogliamo viverele trasformazioni delle nostre parrocchie, o vo-gliamo farne l’occasione per ripensare e rinno-vare la realtà parrocchiale?.

Questa consapevolezza dovrebbe spingerci aoperare una diagnosi seria e serena della nostrarealtà parrocchiale.

* Che cosa la fa essere comunità secondo ilVangelo per il nostro territorio, credibile qui eora?

* In che cosa vediamo invece mancare il fiato? * Con quali situazioni e vissuti abbiamo biso-

gno di confrontarci per allargare il nostro spaziodelle relazioni?

* E che cosa invece riconosciamo come super-fluo e andrebbe abbandonato?

Christian Albini(da sperarepertutti.typepad.com9

INSIEME AI SACERDOTI

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Tecnica mista su tela (acrilico, carboncino, biacca,

matite colorate, vernici)120x80 cm

a scena rappresenta un momento di so-sta durante il viaggio verso Betlemme. La composizione è dominata dalla luce

della stella, che rischiara la notte e indica con chia-rezza la strada da seguire. Il deserto è incolore: la sabbia riflette le sfuma-

ture della luce, ossia dallo Spirito Santo. Esso non èsolo nella luce bianca che rappresenta Dio, ma an-che nei fuochi rosso acceso dei falò, che rappresen-tano le comunità.

Nella composizione sono visibili due accampa-menti. In quello centrale è possibile scorgere due re di

età ed etnie diverse (uno europeo, l'altro arabo). Pur provenendo da luoghi e culture diverse, que-

sti magi si sono incontrati e accolti a vicenda, ri-conoscendo nel “diverso” un compagno di viaggioinsieme al quale raggiungere la meta. All'interno della tenda più grande è presente un

tavolo con una tazza di te, il cui vapore riempie lospazio: la bevanda viene tipicamente offerta neldeserto come segno di accoglienza e benvenuto.

Accanto, attorno al fuoco, uomini e donne siprendono per mano gioiosamente in una posache precede la danza. Una bambina africana siè avvicinata a loro. Non sembra fare parte di que-sto gruppo, ma piuttosto di quello che segue e dicui si trova a far parte anche lo spettatore: la ca-rovana guidata dall'uomo africano, il mago cheviene dalla terra più lontana, protagonista del-l'opera. L'abbigliamento dell'uomo è quello tradizional-

mente attribuito ai filosofi, o in alcun casi ai Giu-sti dell'Apocalisse (El Greco). Egli è assorto in contemplazione del paesaggio, della strada che deve

ancora percorrere, delle genti che presto incontrerà. Non vediamo il suo volto: in lui possiamo riconoscere ciascuno dei

fratelli immigrati in Italia in questi ultimi anni, spesso criticati edemarginati senza che venga fatto un reale tentativo di conoscerli ed ac-coglierli. L'invito rivolto allo spettatore non è solo quello di incamminarsi

verso Betlemme insieme a lui, ma di farlo rivolgendo particolare atten-zione a coloro che incontriamo sul nostro cammino, a prescindere dalpopolo, cultura e religione a cui essi appartengono.

Non possiamo sapere se “l'immigrato della porta accanto” non è,in fondo, un saggio in cammino verso la luce come lo siamo noi,ognuno a modo suo.Considerando che la tradizione cristiana, a partire dai pochi versetti

effettivamente dedicati a magi nel Vangelo, ha voluto vedere in questipersonaggi misteriosi un momento di incontro fra tutti i popoli, vorreiche, in questa Epifania dedicassimo una preghiera agli immigrati in Ita-lia, ed in particolar modo a coloro che sono ospitati a Rivalba.

In alto a destra si trova una rielaborazionedell'antico simbolo medievale noto come “Mo-nogramma di Cristo”, che nei mosaici è solita-mente collocato al centro della volta celeste edè in qualche modo considerato una firma diDio Padre Creatore. In basso, all'angolo opposto, è la firma del-

l'autrice terrena dell'immagine. Con questo accostamento intendo esprimere

la mia concezione dell'Arte, che ritengo esseredi per sé Preghiera: l'Uomo ha la facoltà dicreare e di apprezzare la bellezza in quanto èformato ad immagine e somiglianza del Padre,che ha creato l'Universo come un'opera d'arte,componendone ogni forma ed elemento comeun pittore sceglie con cura e amore ogni coloreda porre sulla sua tela.

SOS VINHA MARIA CHAVES FOGOwww.amses.it - www.missionicapoverde.it12 Noi & Voi

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Epifania 2016 - In viaggio verso BetlemmeEpifania 2016 - In viaggio verso Betlemmedi Regina Ferroni

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Non annodiamo le nostre viteai problemi che si aggroviglianoNon annodiamo le nostre viteai problemi che si aggrovigliano

SOS FABBISOGNI AI PICCOLI IN CASA SANTA CRUZwww.amses.it - www.missionicapoverde.it 13Noi & Voi

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Papa Francesco in visita pastorale a Carpi e Mirandola(Carpi, domenica 2 aprile 2017):

e letture ci parlano del Dio della vita,che vince la morte.Soffermiamoci, in particolare, sull’ul-

timo dei segni miracolosi che Gesù compie prima della sua Pasqua, al sepolcro delsuo amico Lazzaro.

Lì tutto sembra finito: la tomba è chiusa dauna grande pietra; intorno, solo pianto e desola-zione.

Anche Gesù è scosso dal mistero drammaticodella perdita di una persona cara: «Si commosseprofondamente» e fu «molto turbato» (Gio-vanni 11,33).

Poi «scoppiò in pianto» (v. 35) e si recò al se-polcro, ..., «ancora una volta commosso profon-damente» (v. 38).

È questo il cuore di Dio: lontano dal male mavicino a chi soffre; non fa scomparire il male magi-camente, ma con-patisce la sofferenza, la fa pro-pria e la trasforma, abitandola.

Notiamo però che, in mezzo alla desolazionegenerale per la morte di Lazzaro, Gesù non si la-scia trasportare dallo sconforto. Pur soffrendoEgli stesso, chiede che si creda fermamente; non sirinchiude nel pianto, ma, commosso, si mette incammino verso il sepolcro. Non si fa catturaredall’ambiente emotivo rassegnato che lo circonda,ma prega con fiducia e dice: «Padre, ti rendograzie» (v. 41).

Così, nel mistero della sofferenza, di fronte alquale il pensiero e il progresso si infrangono comemosche sul vetro, Gesù ci offre l’esempio dicome comportarci: non fugge la sofferenza, cheappartiene a questa vita, ma non si fa imprigio-nare dal pessimismo.

Attorno a quel sepolcro, avviene così un grandeincontro-scontro.Da una parte c’è la grande delusione, la preca-

rietà della nostra vita mortale che, attraversatadall’angoscia per la morte, sperimenta spesso la di-sfatta, un’oscurità interiore che pare insormonta-bile.

La nostra anima, creata per la vita, soffresentendo che la sua sete di eterno bene è op-pressa da un male antico e oscuro.

Da una parte c’è questa disfatta del sepolcro.Ma dall’altra parte c’è la speranza che vince la

morte e il male e che ha un nome: la speranza sichiama Gesù.

Egli non porta un po’ di benessere o qualche ri-medio per allungare la vita, ma proclama: «Iosono la risurrezione e la vita; chi crede in me,anche se muore, vivrà» (v. 25). Per questo deci-samente dice: «Togliete la pietra!» (v. 39) e aLazzaro grida a gran voce: «Vieni fuori!» (v.43).

Cari sorelle e fratelli, anche noi siamo invitati a decidere da che partestare.Si può stare dalla parte del sepolcro oppure dalla parte di Gesù. C’è chi si lascia chiudere nella tristezza e chi si apre alla speranza.C’è chi resta intrappolato nelle macerie della vita e chi, ..., con l’aiuto di

Dio solleva le macerie e ricostruisce con paziente speranza.Di fronte ai grandi “perché” della vita abbiamo due vie: stare a guar-

dare malinconicamente i sepolcri di ieri e di oggi, ofar avvicinare Gesù ai nostri sepolcri. Sì, perché cia-scuno di noi ha già un piccolo sepolcro, qualchezona un po’ morta dentro il cuore: una ferita, untorto subìto o fatto, un rancore che non dà tregua,un rimorso che torna e ritorna, un peccato che nonsi riesce a superare.Individuiamo oggi questi nostri piccoli sepolcri che

abbiamo dentro e lì, invitiamo Gesù.

È strano, ma spesso preferiamo stare da soli nellegrotte oscure che abbiamo dentro, anziché invitarviGesù; siamo tentati di cercare sempre noi stessi, rimu-ginando e sprofondando nell’angoscia, leccandoci lepiaghe, anziché andare da Lui, che dice: «Venite ame, voi che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ri-storo» (Mt 11,28). Non lasciamoci imprigionaredalla tentazione di rimanere soli e sfiduciati a pian-gerci addosso per quello che ci succede; non cediamoalla logica inutile e inconcludente della paura, al ri-petere rassegnato che va tutto male e niente è piùcome una volta.

Questa è l’atmosfera del sepolcro. Il Signore desidera invece aprire la via della vita,

quella dell’incontro con Lui, della fiducia in Lui, dellarisurrezione del cuore, la via di “Alzati! Alzati, vienifuori!”. E’ questo che ci chiede il Signore, e Lui è ac-canto a noi per farlo. Sentiamo allora rivolte a cia-scuno di noi le parole di Gesù a Lazzaro: “Vieni fuori!”;vieni fuori dall’ingorgo della tristezza senza speranza;sciogli le bende della paura che ostacolano il cam-mino; ai lacci delle debolezze e delle inquietudini cheti bloccano, ripeti che Dio scioglie i nodi.

Seguendo Gesù impariamo a non annodare le no-stre vite attorno ai problemi che si aggrovigliano:sempre ci saranno problemi, sempre, e quando nerisolviamo uno, puntualmente ne arriva un altro.

Possiamo però trovare una nuova stabilità, e que-sta stabilità è proprio Gesù, questa stabilità sichiama Gesù, che è la risurrezione e la vita: con lui lagioia abita il cuore, la speranza rinasce, il dolore sitrasforma in pace, il timore in fiducia, la prova inofferta d’amore.

E anche se i pesi non mancheranno, ci sarà semprela sua mano che risolleva, la sua Parola che incoraggiae dice a tutti noi, a ognuno di noi: “Vieni fuori! Vienia me!”. Dice a tutti noi: “Non abbiate paura”.

Anche a noi, oggi come allora, Gesù dice: “To-gliete la pietra!”. Per quanto pesante sia il passato, grande il peccato,

forte la vergogna, non sbarriamo mai l’ingresso al Si-gnore. Togliamo davanti a Lui quella pietra che Gliimpedisce di entrare: è questo il tempo favorevole perrimuovere il nostro peccato, il nostro attaccamento allevanità mondane, l’orgoglio che ci blocca l’anima, tanteinimicizie tra noi, nelle famiglie,…

Questo è il momento favorevole per rimuoveretutte queste cose.Visitati e liberati da Gesù, chiediamo la grazia di essere testimoni di vita in

questo mondo che ne è assetato, testimoni che suscitano e risuscitano la spe-ranza di Dio nei cuori affaticati e appesantiti dalla tristezza.

Il nostro annuncio è la gioia del Signore vivente, che ancora oggi dice anoi : «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, opopolo mio» (Ezechiele 37,12).

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a giorni i mass media ci bombardano con la notiziadell’assunzione a tempo indeterminato di due gineco-logi non obiettori dopo apposito bando per “Dirigente

Medico disciplina OSTETRICIA e GINECOLOGIA (da destinare al Set-tore del Day Hospital e Day Surgey) per l’applicazione della Legge194/1978 – interruzione volontaria della gravidanza”.

Quando una legge dello stato, ingiusta, disumana, gravementelesiva del diritto alla vita del più debole ed indifeso tra gli uomini,il concepito, consente ad una donna di uccidere il proprio figlio neiprimi 90 giorni di gravidanza per qual-siasi motivo - negli stampati dellamaggior parte dei documenti rilasciatidal medico per l’aborto volontario nonc’è una riga con l’indicazione: motiva-zioni che inducono all’aborto volonta-rio! – non c’è da stupirsi se anche altridiritti universali dell’uomo vengonocalpestati per rendere più agevole que-sta strage, che fino al 31 dicembre2015 ha prodotto 5.746.004 di vittimeinnocenti.Le motivazioni false e strumentali ad-

dotte per giustificare questo bando diconcorso sono smentite dall’ultima rela-zione al Parlamento del Ministro della Sa-lute (dic. 2016), nella quale si legge che il carico di lavoro medio deiginecologi non obiettori nel Lazio è di 3,2 (min. 0,7 e max 7) abortivolontari/settimana, pur essendoci una percentuale di ginecologiobiettori pari al 78,2%. Nella stessa relazione è riportata anche la co-pia del pronunciamento definitivo del 6 luglio 2016 del Comitatodei Ministri del Consiglio d’Europa che ha respinto la denuncia pre-sentata in data 17 gennaio 2013 dalla CGIL contro l’Italia in meritoalla mancata applicazione della legge 194/78 riguardo all’accessoai servizi IVG in relazione all’esercizio del diritto all’obiezione dicoscienza degli operatori sanitari.Il fatto che il Presidente della Regione Lazio e che un’Azienda Ospe-

daliera di Roma si prendano la licenza di indire e portare a compimentoun siffatto concorso per assumere a tempo indeterminato due gineco-logi con il compito di praticare aborti volontari per tutta la durata delloro impiego, oltre a costituire la manifesta violazione di un altro di-ritto fondamentale della persona, all’obiezione di coscienza, rappre-senta un attacco diretto alla figura del medico in particolare dell’oste-trico ginecologo, che – durante la gravidanza ha due o più pazienti cheinsieme si affidano alle sue cure: la madre ed i/il figli/o - che si tentadi ridurre a semplice esecutore della loro volontà e a cooperatore od aesecutore dell’uccisione di uno o più dei suoi piccoli ed indifesi pa-zienti.

Il vero motivo per cui si attacca la figuradel medico ed in particolare del ginecologoobiettore è che la massiccia presenza di mediciobiettori – ... non mossi da motivazionietico/religiose – sta a ricordare a tutti che ilmedico sa con certezza che l’aborto volonta-rio è sempre l’uccisione di un bambino inno-cente ed indifeso nell’utero materno, il primoluogo dove si sperimenta la solidarietà umanaed il luogo più sicuro al mondo fino a che leggidisumane ed ingiuste, che consentono l’aborto

Roma compie un salto mortale

volontario, l ’hanno trasformato in uncampo di stermino.

L’altro motivo è che, per i fautori dileggi di morte, il medico che opera se-condo scienza e coscienza non è funzio-nale ai loro progetti, per cui debbono ri-durlo a puro funzionario delle loro scelte le-gislative, che sempre più si connotano ditotalitarismo e di dittatura ideologica.Quando è prevista come in questo casol’obiezione di coscienza la calpestano enelle leggi più recenti neanche la inseri-scono nel testo legislativo, come sta acca-

dendo alla Camera nel DDL sul consenso informato e le disposizioni an-ticipate di trattamento.

Ridurre il medico a puro esecutore delle altrui volontà sacrifi-cando tutto il patrimonio di cultura scientifica, umana e solidari-stica, che da sempre contraddistinguono la professione medica,mortificando e calpestando la sua coscienza può essere funzionalesolo ad un regime dittatoriale, ma sicuramente non giova alle per-sone che hanno bisogno del suo aiuto professionale ed umano, perchéil medico, da sempre, ha la missione di curare, alleviare il dolore e -quando non può fare altro - prendersi cura della persona che a lui si af-fida.

L’aborto volontario, inoltre, non è - come qualcuna si ostina a de-clamare ed a scrivere - una conquista della donna, un suo stru-mento di potere, ma una bruciante sconfitta in quello che lei ha diunico, più peculiare ed esclusivo rispetto all’uomo, cioè di essere illuogo dove ha inizio una nuova vita umana e dove amorevolmentesi sviluppa attraverso scambi di intimi e continui messaggi che in-cominciano nell’attimo stesso in cui ha inizio la vita del figlio; undoloroso dramma che lascia segni per tutta la vita e conseguenzepsichiche ben documentate da ampia letteratura scientifica inter-nazionale; dramma che coinvolge anche la coppia, la famiglia, le

persone che direttamente o indirettamentel’hanno spinta verso l’aborto volontario, lasocietà tutta che ha creato questa cultura dimorte e che ne subisce le conseguenze, dicui l’inverno demografico e l’abbruttimentodelle coscienze sono solo alcuni dei sintomipiù evidenti, ma trascurati completamentedai legislatori e dagli amministratori, che in-vece di modificare i propri comportamenti ele scelte di morte si prodigano a fare altreleggi di morte per eliminare le persone chenon producono.

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SOS 5 KG. RISO E ZUCCHERO PER CASA SANTA CRUZwww.amses.it - www.missionicapoverde.it14 Noi & Voi

amici di Capo VerdeNoi & Voiamici di Capo VerdeMarzo-Aprile 2017

COMUNICATO STAMPA N. 185 DEL 25 FEBBRAIO 2017 - AL SAN CAMILLO IN UN CONCORSO DA POCO CONCLUSO E’ NEGATO IL DIRITTO ALL’OBIEZIONE DI COSCIENZA.

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n questi giorni di quaresima ognicredente dovrebbe fare un esamedi coscienza approfondito. Tem-

prarsi interiormente, per essere più forte din-nanzi alle tentazioni, sarebbe poca cosa se nonservisse a potenziare la propria fede da offrirecome testimonianza permanente per il prossimo.

L’uomo per riconoscere il Signore ha biso-gno di un segno, di una parola, di un gesto indiscontinuità con una realtà piatta, vissuta avolte come la migliore condizione di vita.Una convinzione questa spesso artificiale e promossa ad arte dal po-tere dell’informazione e della politica che in diverse occasioni rispon-dono alla stessa logica del sistema di turno.

Non sempre si è comunque disposti a credere in quello che si vede.Mosè dovette faticare molto a convincere il faraone a liberareil popolo d’Israele per come aveva chiesto il Signore.

Ci vorranno segni potenti come le dieci piaghe d’Egitto a modificareuna resistenza, legata soprattutto al riconoscimentodi un Dio che non fosse lo stesso Faraone. Basta poipensare agli apostoli.

Quanto tempo è servito ad aprire loro gli occhi?Quanti gesti e parabole per trasformare l’attrazione

tutta terrena del Messia, a grazia del Padre per la sal-vezza e la redenzione del mondo, passando dallamorte in croce? La stessa trasfigurazione di Cristo sulmonte Tabor incanta e seduce il cuore di Pietro, Gio-vanni e Giacomo, ma non basta completamente a farloro discernere la vera identità del Figlio dell’Uomo.Solo nella seconda lettera di Pietro si trova un rife-

rimento esplicito: “Infatti, non per essere andati dietro a favole ar-

tificiosamente inventate vi abbiamo fatto cono-scere la potenza e la venuta del Signore nostro GesùCristo, ma perché siamo stati testimoni ocularidella sua grandezza. Egli ricevette infatti onore e gloria da Dio Padrequando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: «Questi è il Fi-glio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto (1,16-18)”.In questa seconda domenica di quaresima non bisogna perciò vergo-

gnarsi di interrogare accuratamente il proprio cuore. Si sta forse trasmettendo, intorno al proprio spazio sociale, un modello

di comportamento capace di accendere in chi sta vicino una scintilla difede? Quest’ultima è così forte in ognuno da produrre una tale sana even-tualità? Si è convinti che, al di là del personaleruolo professionale e sociale,la trasmissione neglialtri della verità di Dio, non passi da sermoniscopiazzati o da richieste di appuntamento pri-vato, ma dai segni chiari che si è pronti a lasciarenella quotidianità? Non si può non rispondere aquesti interrogativi.Glissare significa farsi del male e cadere forte-

mente nella logica tutta utilitarista che punta ilproprio interesse sulla propria autodetermina-zione, rispondendo solo a sé stessi e qualifican-dosi in uno spazio che annulla l’identità di Cristonella vita del singolo. Così “la scimmia nuda”dello scrittore Desmond Morris potrà continuare aballare, come recita la canzone vincitrice del fe-stival di Sanremo. Morris, soffermandosi sul testo

vincente di Fabio Ilaqua in una intervista a “Re-pubblica”, ha dichiarato che dalla scimmia, cosìcome dagli altri animali, ci divide solo la creati-vità. Il mondo, per lo stesso autore, attraverso que-

st’ultima e l’uso sistematico della tecnologia sa-prà affrontare e vincere le sfide odierne e del fu-turo.Una teoria, a mio avviso, che mortifica l’es-

senza spirituale dell’uomo. Così scriveva il ge-suita padre Vittorio Marcozzi a proposito del te-sto dello zoologo inglese: “L’uomo è, si, ani-male, ma non solo animale è anche qualchecosa di incomparabilmente superiore: è anche

spirito”. Il problema all’interno della riflessione odierna non è certo lacanzone di Sanremo, tra l’altro molto bella per la sua combinazione disuoni e di ritmi sapientemente modulati e orchestrati e per l’esecuzioneimpeccabile dell’autore, ma la mancanza di una visione profonda ed equi-librata di quanto ruota attorno all’essere umano.Bisogna in questo caso andare oltre lo specifico e osservare come un

contenitore, musicalmente ben fatto, possa far veico-lare sensazioni e messaggi in grado di minare sottotrac-cia l’identità individuale di molte persone. Si potrà direche trattasi di un punto di vista, rispettabile o meno,ma disconoscendo l’identità in Cristo non sarà possibiledi certo annullare nell’uomo l’idea di rifugiarsi e diidentificarsi in altri prototipi terreni. Modelli inferioriche non disconoscono soltanto l’essenza ontologicadella natura, ma anche la soprannaturalità dell’esi-stenza umana e la figura onnipotente di Dio Padre, cosìpalesemente e storicamente profetizzate nel Nuovo eVecchio Testamento.Se però l’identità in Cristo manca dei risultati neces-

sari a rivoluzionare la società attuale, mettendo al cen-tro il vero bene comune, è perché il cristiano probabil-mente non riesce a mostrare l’origine della verità salvi-fica. Non a caso si preferisce cercarla in altre filosofie o

teorie esistenziali, scritte o cantate che siano. Se oggi nel mondo la fedetraballa non è perché ci sia un Dio in difficoltà, ma piuttosto un cristianoche non crede più intimamente nella forza della sua missione.

I segni all’esterno si confondono con l’edonismo di maniera. Tutto èuguale. Il credente può uniformarsi al relativismo vigente? Quale testimonianza attiva sarà mai quella del credente che in parla-

mento, nel lavoro, a scuola, in famiglia, per strada, faccia prevalere il ti-more di esprimere e di sostenere il proprio pensiero di fede, pur nel ri-

spetto delle idee altrui? Non si tratta di ingag-giare uno scontro con chi s’incammina per altrisentieri, ma semplicemente di essere ciò che si è.

Una parola sicura e un esempio di fraternitàautentica possono incidere profondamente nelcuore e nella mente di un singolo o di una co-munità. Un primo gesto per recuperare la propriaidentità in Cristo, aprendo varchi di fede e diconversione inimmaginabili.

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: [email protected]. Sito personale: www.egidiochiarella.it. Per seguire la sua rubrica su Tele Padre Pio: https://www.facebook.com/troppaterraepococielo

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Se si perde la propria identità in Cristo… Nel mondo la fede traballanon perché ci sia Dio indifficoltà, ma piuttosto uncristiano che non crede piùintimamente nella forzadella sua missione.

SOS SOLIDARIETA ACQUA VINHAwww.amses.it - www.missionicapoverde.it 15Noi & Voi

amici di Capo VerdeNoi & Voiamici di Capo Verde Marzo-Aprile 2017

di Egidio Chiarella

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N OT I Z I E C H E S E RVO N OL'Amore è TuttoSignore,

dammi il coraggio della benevolenza a oltranza:fa' che la mia giustiziasia nell'esercizio costante della "potatura" in medi pensieri, atteggiamenti, propensioni ...non permeati dall'amore...

L'amore è tuttoVieni tu che ci ami, o Signore

nessuno è in comunionecol fratellose prima non è con te,o Signore Gesù, Salvatore

"La giustizia si compie nel perdono"La pace col fratello è condizione indispensabile

per la pace e l'incontro col Padre.Ciò che impedisce il contatto con i fratelliimpedisce il contatto con Dio.Se non si passa dalla logica del debitoa quella del dono e del perdono,si perde la vita di figli del Padre

O Signore Gesùaiutami ad estinguere il malecol perdono e la riconciliazionea imitare il Tuo amore misericordioso e senza limiti,a pensare bene di Tutti...Non spennatevi a vicenda...

Via da noi maldicenze, calunnie, scambio di sguardi ambigui, cattivi,subdoli, pettegolezzi e chiacchiere alle spalle di...che provocano tanto dolore e divisionee fanno entrare dentro di noi Satana

FAMMI LEALE CON TUTTI

O Cristo, dammi per meun cuore retto e generoso!un cuore grande nella mia vita:scegliendo la via che sale in alto,non quella che volge in basso.

Grande nel mio lavoro:vedendo in esso non una faticache mi sia imposta,ma la missione che tu mi affidi.Grande nella sofferenza:vero soldato in faccia alla mia croce,cireneo vero per la croce degli altri.

Grande con il mondo:perdonando le sue debolezze,senza nulla sacrificare alle sue massime.Grande con gli uomini:leale con tutti, più devoto verso gli umili e i piccoli,attento a portarea te quanti mi amano.

Grande con i miei superiori:vedendo nella loro autoritàla bellezza del tuo volto

che mi affascina.Grande con me stesso,mai ripiegato su di me sempre appoggiato a te.Grande con te, o Cristofiero di vivere per servirti,felice di morire per perdermi in te. Amen

Igor De Schooten

Santuario Nostra Signora del Rosario - Fatima, 2017

Salve, Madre del Signore,Vergine Maria, Regina del Rosario di Fatima!Benedetta fra tutte le donne,sei l’immagine della Chiesarivestita di luce pasquale,sei l’onore del nostro popolo,sei il trionfo sul male.

Profezia dell’Amore misericordioso del Padre,Maestra dell’Annuncio della Buona Novella del Figlio,Segno del Fuoco ardente dello Spirito Santo,insegnaci, in questa valle di gioie e di dolori,le verità eterne che il Padre rivela ai piccoli.Mostraci la forza del tuo manto protettore.Nel tuo Cuore Immacolato,sii il rifugio di noi peccatorie la via che conduce a Dio.Unita ai miei fratelli,nella Fede, nella Speranza e nell’Amore,a Te mi affido.Unita ai miei fratelli, attraverso di Te,a Dio mi consacro,o Vergine del Rosario di Fatima.E alla fine, avvolta dalla Luce chedalle tue mani giunge a noi,darò gloria al Signore per i secoli dei secoli.Amen.

Pasqua, festa dei macigni rotolati

Vorrei che potessimo liberarci dai macigni che ci oppri-mono, ogni giorno: Pasqua è la festa dei macigni rotolati. E'la festa del terremoto.La mattina di Pasqua le donne, giunte nell'orto, videro il

macigno rimosso dal sepolcro.Ognuno di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme

messa all'imboccatura dell'anima che non lascia filtrare l'os-sigeno, che opprime in una morsa di gelo; che blocca ognilama di luce, che impedisce la comunicazione con l'altro.E' il macigno della solitudine, della miseria, della malattia,

dell'odio, della disperazione del peccato. Siamo tombe alie-nate.Ognuno con il suo sigillo di morte. Pasqua allora, sia per tutti il rotolare del macigno, la fine

degli incubi, l'inizio della luce, la primavera di rapporti nuovie se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adopererà perrimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà final-mente il miracolo che contrassegnò la resurrezione di Cristo.

(Tonino Bello)Auguri per la santa Pasqua 2017 Laura e Damiano Myriam e Alessandro Nonna Adele

SOS STRUTTURA CANTINA MONTE BARRO FOGO www.amses.it - www.missionicapoverde.it16 Noi & Voi

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N OT I Z I E C H E S E RVO N O

Matteo accucciato in Dio

Matteo Farina, nato ad Avellino e cresciuto a Brindisi, potrebbe essere il primo beato salen-tino. "Era un leader, gli altri ragazzi lo percepi-vano come la guida di tutta la nostra scuola"di SONIA GIOIA 14 marzo 2017

BRINDISI - Un asso in chimica e in matematica.Voce da popstar e leader di un gruppo musicale.Versatile negli sport e abile nel suonare la chitarratanto quanto il basso. Ma soprattutto quotidiana-mente devoto a quella che chiamava la sua "mis-sione di infiltrato tra i giovani", chiamato a "par-lare loro di Dio". Si terrà il 24 aprile 2017 lasessione conclusiva della fase diocesana delprocesso di beatificazione di Matteo Farina,nato ad Avellino e cresciuto a Brindisi, in cieloa 19 anni.

"Quando senti che non ce la fai, quando ilmondo ti cade addosso, quando ogni scelta èuna decisione critica, quando ogni azione è unfallimento … e vorresti buttare via tutto,quando il lavoro intenso ti riduce allo stremodelle forze, sottraendoti tempo per prenderticura della tua anima, amare Dio con tutto testesso e riflettere il suo amore agli altri. Fa-tica. Stringi i denti … eppure non ce la fai.Dio ti ha lasciato solo? No!In silenzio ti sta sempre accanto asciugando letue lacrime e tenendoti in braccio, finché nonavrai la forza di camminare con i tuoi piedi, te-nendolo con vigore per mano.Fatica. “Accucciati” umile tra le sue braccia e lìsarai protetto finché non torna il bel tempo.Tornerai allora a splendere del Suo amore, do-nando anche una carezza, un sorriso, il tuo pic-colo contributo per aiutare chi è come te nelladifficoltà, nella fatica; portalo da Dio…Risor-gerà anche lui con il Nostro Signore ad una vitad’amore".

Matteo Farina

Papa Francesco:

“Dio converta il cuore di terroristie trafficanti di armi”

Al termine dell’Angelus, il cordoglio del Papaper gli attentati in Egitto e il saluto ai giovaniper la Giornata della Gioventù che si celebra alivello diocesano.

9 APRILE 2017 REDAZIONEDOCUMENTI DA ZENIT

“Al termine di questa celebrazione, saluto cor-dialmente tutti i presenti, specialmente quantihanno partecipato all’Incontro internazionalein vista dell’assemblea sinodale sui giovani,promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e laVita in collaborazione con la Segreteria Generaledel Sinodo dei Vescovi... È un’altra tappa delgrande pellegrinaggio, iniziato da san GiovanniPaolo II, che ci convoca a Panamá per gennaio2019”.

Così Papa Francesco oggi, 9 aprile 2017, nellaDomenica delle Palme, al termine dell’Angelusha salutato i giovani.

“Per questo – ha ricordato -, che i giovani polacchiconsegneranno la Croce delle Giornate Mondialidella Gioventù ai giovani panamensi, accompa-gnati, dai loro Pastori e dalle Autorità civili”.

Inoltre a invitato a chiedere “al Signore che laCroce, unita all’icona di Maria Salus Populi Ro-mani, faccia crescere la fede e la speranza, ri-velando l’amore invincibile di Cristo”.

Francesco ha poi invitato a pregare “per le vittime dell’attentato compiuto oggi, alCairo, in una chiesa copta.Al mio caro fratello, Sua Santità Papa Tawadros II,alla Chiesa Copta e a tutta la cara nazione egi-

ziana esprimo il mio pro-fondo cordoglio, prego peri defunti e per i feriti,sono vicino ai familiari eall’intera comunità. Il Si-gnore converta il cuoredelle persone che semi-nano terrore, violenza emorte, e anche il cuoredi quelli che fanno etrafficano le armi”.

Il 28 e 29 aprile è previ-sta la visita di PapaFrancesco in Egitto.

SOS SOLIDARIETA ACQUAwww.amses.it - www.missionicapoverde.it 17Noi & Voi

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N OT I Z I E C H E S E RVO N OCiao, Cari Amici di AMSES:

siamo Anna e Gabriele una coppia di Mi-lano che alcuni di voi hanno conosciuto, in-vitati da Padre Ottavio agli incontri di Cus-sanio nel 2015 e 2016.

Vi raccontiamo il nostro viaggio a CapoVerde a novembre 2016, per conoscere illavoro di Padre Ottavio e le meravigliedelle isole.

Una premessa: questo non è stato il no-stro primo viaggio a Capo Verde.Sentito par-lare delle isole negli anni novanta, siamo an-dati nel 2001 a Sal in un resort e, subito ab-biamo amato questa isola allora poco invasadal turismo.

Negli anni seguenti abbiamo conosciuto, tramite inter-net, Padre Ottavio ed AMSES, e cominciato ad aiutare conpiccole donazioniNel 2010 siamo tornati, questa volta a Boavista, un'isola

molto bella, desertica e tuttora poco contaminata.Finalmente il 12 novembre 2016 siamo partiti per

Fogo; dopo una notte a Praia (Santiago), una breve visitaalla città ed un volo di mezzora, siamo arrivati all’aeroportodi Sao Felipe capoluogo di Fogo. Ad attenderci c’era Loris chedirige le Case do Sol. Molti di voi hanno letto certamentedelle Case del Sole a picco sul mare con la spiaggia sotto-stante di sabbia vulcanica nera: con 135 gradini di discesa,soltanto!) e due piscine, per i piccoli e per adulti, costruiteda Padre Ottavio per ospitare i visitatori, vi-cine all'Ospedale “San Francisco de Assis”,donato al Governo di Capo Verde nel 2012 edalla meravigliosa cappella di San Giuseppe.Ci siamo sistemati nel nostro comodo e

simpatico bilocale ed il giorno stesso apranzo abbiamo conosciuto gli altri amicidelle Case do Sol: i responsabili della vi-gna; del villaggio, delle cantine, ed inoltre Er-nestina, la signora della reception e le bravis-sime cuoche.

Il primo tramonto bellissimo col sole checala dietro l’isola di Brava; all’alba invece losi vede spuntare dall’altro lato, fra le nuvole che circondano le propagginidel vulcano. Loris poi ci ha accompagnato a visitare la cantina di Montebarro insieme a Marcello e la vigna, ma dall’esterno.

Nei giorni successivi abbiamo visitato Sao Felipe, la città vicinissimaalle Casas do Sol con il mercato al coperto, ricco di pesce freschissimo efrutta e verdura dell’isola; piccoli negozi e venditori all’aperto, e gli im-mancabili magazzini gestiti dai cinesi. C’è poi una bellachiesa con le insegne dell’Anno Santo della Misericordia,tantissimi bambini, meravigliosi murales ed anche qualchecapretta solitaria. Con Loris abbiamo visitato, una scuolamaterna fatta costruire da una coppia italiana in ricordodella figlia scomparsa: un tripudio di saluti, canti, abbracci,foto, risate.

E' poi arrivato il grande giorno della gita al VulcanoPico, al centro dell’isola. Una lunga salita in strade, ere-dità dei portoghesi, sull’auto del simpatico Emilio Junior.Infine si arriva alla meravigliosa vista del Pico dopo unacurva vicino al cartello del Parque Natural. L’ultima eru-zione, per fortuna senza vittime, è stata a novembre 2014,che ha interrotto la strada, che porta al paese, al centro delcono vulcanico.

Nonostante i 5-7 metri di nuova lava ètutto un cantiere di nuove costruzioni: case,ristoranti, un albergo, e la nuova chiesa. IlPico incombe su tutto, vigneti, fichi, melo-grani, euphorbie (stelle di Natale) alte an-che 3 metri.

La seconda gita è stata il giro del-l’isola, lungo strade a picco sul mare, inmezzo alle colate laviche dell’eruzione del1951 (per fortuna senza vittime) fino a Mo-steiros, grazioso paesino sulla punta norddell’isola. Ovunque coltivazioni tropicali: ba-nane, papaye, mango, caffè, pepe, fichi,viti, ricino. Al ritorno sosta alla spiaggiadi Salina per un bagno e visita al baobab

più grande dell’isola: incantevole.Il giorno 22 partenza per Praia, città di Santiago e ca-

pitale della repubblica di C.V; all’aeroporto abbiamo vistoPadre Ottavio che scendeva dal piccolo aereo sul quale sta-vamo per partire, ma non abbiamo potuto salutarlo. Dopo ilbreve volo, arrivati a Praia, abbiamo incontrato Maria An-tonia, una educatrice di Casa Manuela Irgher e nostraguida per 2 giorni. Ci ha fatto fare il giro della città e poici ha portato a visitare la meravigliosa Cidade Velha lon-tana 15 km. antica capitale dell’isola fondata nel 1466 daiportoghesi, come porto per il commercio degli schiavi; c’è lafortezza molto ben conservata, alcune chiese del XV° e XVI°secolo e la Cattedrale, in rovina.

Cidade Velha dal 2009 patrimonio dell’UNESCO conservapiccole caratteristiche viuzze, un mercatinoall’aperto, case di pescatori: un viaggio indie-tro nel tempo! Siamo andati poi a Casa Ma-nuela Irgher che voi certo conoscete: fattacostruire da Padre Ottavio col Progetto“Tante Mani per Santa Cruz. Il grande Pro-getto Donna-bambino”. Abbiamo cono-sciuto le educatrici Manuela e Sandra conMaria Antonia, più le mamme e i lorobambini: giocato con i piccoli, aiutato apreparare la cena, condivisa tutti insieme,fra scherzi, risate, battute e qualche pian-tolino di bimbo.

Il giorno dopo, colazione tutti insieme e con un po' di nostalgia par-tenza, con Maria Antonia, attraverso l’isola: visti il lago di Poilao, il mer-cato di Assomada, il più grande di Santiago, le montagne del Parco dellaSerra Malagueta, fino ad arrivare a Tarrafal, un paese sulla punta nordo-vest dell’isola con una bellissima spiaggia di sabbia dorata, le palme dacocco e un mare splendido. Qui abbiamo trascorso 2 giorni di sole e ri-poso e, ritorno alle nostre nebbie della pianura padana.

SOS MANUTENZIONE AI 30 ASILI IN CAPO VERDEwww.amses.it - www.missionicapoverde.it18 Noi & Voi

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