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Nebbia più fitta avvolge il futuro del comprensorio di Santa Maria della Pietà, dopo il recesso dell’Università di Roma “Sapienza” dal protocollo d’intesa, sottoscritto nel 2007, che prevedeva l’acquisto e la ristrutturazione, da parte dell’Università, di 8 padiglioni, per svolgervi attività di ricerca, didattiche e culturali, nonché di socializzazione, sportive e di tempo libero degli studenti. La vicenda del comprensorio, di grande valore ambientale e storico, definito “centralità urbana” dal Piano Regolatore, continua a destare sconcerto.

Amici Montemario 257

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Nebbia più fitta avvolge il futuro del comprensorio di Santa Maria della Pietà, dopo il recesso dell’Università di Roma “Sapienza” dal protocollo d’intesa,sottoscritto nel 2007, che prevedeva l’acquisto e la ristrutturazione, da parte dell’Università, di 8 padiglioni, per svolgervi attività di ricerca,didattiche e culturali, nonché di socializzazione, sportive e di tempo libero degli studenti. La vicenda del comprensorio, di grande valore ambientalee storico, definito “centralità urbana” dal Piano Regolatore, continua a destare sconcerto.

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Anche questo è Monte Mario

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Rivista mensile editadall’Associazione

AMICI DI MONTE MARIODirezione, redazione e pubblicità

00135 Roma BelsitoCasella postale 12206

Tel. 06 [email protected]

Direttore responsabileSILVIA SAMARITANI GIORDANI

Direttore editorialeGIO. MANTOVANI

Coordinatore di redazioneMARIELLA CASINI-CORTESI

In redazioneLUCIANA FRAPISELLI

ANNAMARIA MARCHESINIFRANCESCO ROCCO

MARIA ROSSAROHanno collaborato a questo numero

ROSANNA BARBIELLINI AMIDEIMARIO CATAMO

FIORELLA FRAPISELLIGEMMA HARTMANN

VideocomposizionePUBBLISHOCK

Incisione e stampaSEA, TIPOLITOGRAFIA s.r.l.

Via Cassia bis km 36,300 - Nepi (VT)Tel. 0761 527323 / Fax 0761 527323

Reg. Tribunale di Roman. 12985 del 18-9-1969

Numero chiuso il 22 giugno 2010DISTRIBUZIONE GRATUITAÈ vietata la riproduzione di testi

ed immagini senza l’autorizzazionescritta dell’editore

Editorial and Packaging SolutionEditorial and Packaging Solution

www.pignaniprinting.com

Aspettative delusealla CamillucciaSbaglio o di recente avete chie-sto, nel corso di una intervista alpresidente del XIX Municipio,di mettere un semaforo all’in-crocio tra via Stresa e via dellaCamilluccia? A tutt’oggi ilsemaforo non è stato installato.Sbaglio o avete pubblicato ladecisione del XX Municipio didotare via della Camilluccia dimarciapiede da via Cassia allimite del XIX Municipio? Atutt’oggi del marciapiede nonc’è traccia. Sbaglio o avete pub-blicato le foto di alberi fanta-sma in via della Camilluccia,pericolanti e perciò da abbatte-re? Gli alberi sono ancora lì,sempre più inclinati. Comeavete capito transito ogni gior-no lungo la strada più pericolo-sa di Monte Mario, dove nonc’è un semaforo all’altezzadella scuola Zandonai, non c’èmai un vigile che faccia rispet-tare il divieto di superare i 40chilometri orari (come da car-telli). I pedoni sono a rischio egli incidenti, quelli si, unarealtà. Gli ultimi sono delloscorso aprile quando nella stes-sa giornata e nello stesso puntoce ne sono stati quattro, forse acausa della pioggia che ha resoscivoloso l’asfalto, uno, sempre

nello stesso punto, a maggio egli ultimi due all’inizio e allafine di giugno.

B.S. (lettera firmata)

Sul caos di via Igea Ho letto sull’utimo numerodella rivista un trafiletto sulcaos di via Igea e mi sono chie-sto: come mai non si specifica-no meglio le cause che genera-no il caos e per le quali avròscritto innumerevoli e-mailsia alla nostra circoscrizioneche al sindaco? Sarebbe il casodi enumerarle perchè sononote a tutti e cioè: la presenzadel supermercato PIM, delcaffè Igea e dulcis in fundo,della farmacia Igea con davan-ti il parcheggio dei taxi, cheuniti alla maleducazione deiconducenti auto (devono par-cheggiare proprio nei pressi deivari negozi) e alla assolutacarenza dei vigili (mai visti invia Igea) generano il perduran-te caos per il quale vi preghereidi battervi più efficacemente.Come sarebbe interessante sevi batteste anche per lo scem-pio dei cartelloni selvaggi cheimbrattano da piazza W. Rossia largo Cervinia fino al primotratto della via Trionfale; a que-ste indecenze si aggiungono daun pò di tempo i distributori diriviste che circondano con pub-

Sotto il tettoUn giorno d’inizio estate una rondine appena nata è caduta daun nido posto sotto la falda del tetto di una casa che si affac-cia sul parco di Monte Mario, sul terrazzo sottostante. Il volole è stato fatale. Si sentiva un cinguettio proveniente dall’altoal quale non c’era risposta. Dopo qualche giorno tutti gli altripiccoli della nidiata hanno cominciato a compiere brevi voliseguendo mamma rondine. Ad osservarli sembrava che com-pissero veri voli di addestramento in cerca di cibo: dal nidoseguivano un percorso verso destra sfiorando una zona ricca diinsetti e, dopo un ampio giro tornavano al punto di partenza.Era curioso osservare questo volo ripetuto tante volte e sempreuguale, disturbato solamente dai temporali estivi. Quando ilcielo si faceva improvvisamente buio e da lontano si sentiva-no i tuoni avvicinarsi si notava un fuggi fuggi fino al riparo eil cinguettio si faceva più forte.Forse è vero, una rondine non fa primavera ma tante rondiniindicano che qui l’aria non è inquinata.Anche questo è Monte Mario.

S.G.

blicità gigantesche, gratuita-mente, qualsiasi palo si paridinanzi a loro! È bello peròsentire come tutti i nostriamministratori si riempiano labocca con il decoro della nostrasplendida città!

Angelo Bucci

Degrado stabilein via Acquedottodel PeschieraVorrei segnalare al vostro gior-nale lo stato di incuria – anchese è un eufemismo definirlatale! – in cui versa la fermata

dell’autobus di via Acquedottodel Peschiera. Parlo della fer-mata che si trova all’altezza divia dell’Acquedotto Paolo. Chiha avuto la sfortuna di recarsisul posto ha trovato sporcizia,erbacce, mancanza della palinacon indicazioni degli autobusin transito.....e chi più ne ha piùne metta. La fermata si trova inquesto stato da quasi 10 anni esono almeno 5 anni che segna-lo questa oscenità a destra e amanca ....si passano tutti lapalla!! Dal presidente delMunicipio all’ATAC, dall’A-MA al Sindaco! Potete faresegue a pagina 12

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Monte Marionella pitturadi artisti stranieriNella mostra “La Campagna Romana dai Bamboc-cianti alla Scuola Romana”, svoltasi recentementeal Vittoriano e purtroppo rimasta aperta troppo bre-vemente, abbiamo ammirato vari dipinti che rap-presentavano Monte Mario. Ne citeremo solamentealcuni. Nel quadro Villa Madama a Monte Mario, unacquerello di Thomas Hartley Cromek, la massascura della Macchia Madama e della villa nell’om-bra si contrappone alla serenità dell’ansa del Teve-re, alla trasparenza dei monti lontani e al cielo vio-letto nella luce del tramonto. Thomas Hartley Cro-mek fu pittore paesaggista, nato a Londra nel 1809e morto a Wakefield nel 1873. Iniziò i suoi studiartistici presso il ritrattista James P. Hunter, poi,sotto la guida di Joseph Rhodes, si specializzò nellapittura di paesaggio. Compì viaggi in Belgio, Ger-mania, Svizzera, infine si stabilì in Italia afferman-dosi come paesaggista. Dal 1833 al 1872 partecipòa varie mostre londinesi, alla Royal Academy e allaWatercolour Society, inviando dipinti ispirati dalsuo soggiorno in Italia e dai viaggi in Grecia.Ponte Milvio e la Valle del Tevere visti da MonteMario, un arioso olio su tela del pittore svizzeroPeter Birman, è uno dei rari quadri ad olio dell’ar-tista che, specialmente durante il suo soggiornoromano, predilesse la tecnica ad acquerello. FuoriRoma ritrasse le cascate di Tivoli, uno dei soggettiprediletti dai pittori stranieri. Peter Birman (Basilea1758-1844), figlio di un tagliapietre, iniziò i suoistudi di pittura con il ritrattista Rudolf Huber il Gio-vane, si recò poi a Berna e a Roma dove divennecollaboratore del celebre paesaggista PierreDucros. Tra il 1781 e il 1790 risiedette a Roma ediresse la scuola del famoso incisore Giovanni Vol-pato. I suoi committenti furono specialmente i viag-giatori del Grand Tour inglesi e russi. Di ritorno aBasilea aprì una scuola d’arte e nel 1792 si sposò edebbe due figli. Verso la fine della vita si trasformòin uomo d’affari diventando il più celebre mercan-te di oggetti d’arte e di dipinti del suo tempo.La Veduta di Roma e del Tevere dalla Camillucciadi Johann Jacob Frey, un altro pittore svizzero(Basilea 1813-Frascati 1865) è un olio su tela fir-mato e datato in basso a sinistra: “J. J. Frey Roma1858”. L’artista giunse a Roma nel 1836 dovegodette del favore di personaggi importanti come ilre Luigi 1° di Baviera e il re di Prussia per il qualedipinse paesaggi italiani, oggi conservati a Post-dam. Sposò una donna di Velletri da cui ebbe unafiglia. Si ammalò di tifo contratto nelle Paludi Pon-tine dove si recava per dipingere e si spense a Fra-scati, nella sua amata casa di campagna. È sepoltonel Cimitero acattolico di Roma. Nell’olio presentenella mostra domina l’interesse per la natura e l’at-mosfera bucolica come in un altro olio di analogosoggetto dipinto molti anni prima, nel 1842. Freydipinse altri due quadri sullo stesso soggetto, conleggere varianti, che furono esposti a Roma nel1978 e a Londra nel 1985.Ancora una volta si resta emozionati e sorpresi nelconstatare quanto spesso pittori venuti da lontanoabbiano tratto ispirazione nel ritrarre il nostroMonte.

Luciana Frapiselli

In alto: Thomas Hartley Cromek, Villa Madamaa Monte Mario, acquerello. Collezione privata.Al centro: Peter Birman, Ponte Milvio e la valledel Tevere visti da Monte Mario, olio su tela.Collezione privata.In basso: Johann Jakob Frey, Veduta di Romae del Tevere dalla Camilluccia, olio su tela.Collezione privata.

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Ritorna sul suo piedistallola Madonnina di Monte Mario

Una messa insolitaa Santa Paola Romana

“La nostra parrocchia in questigiorni compie cinquanta anni.Mezzo secolo fa qui era ancoracampagna, ci pascolavano le peco-re, c’era odore d’erba e di mentuc-cia. La prima chiesa che venneeretta era una specie di capannonedove la domenica si celebrava lamessa. Poi si cominciò a costruire,ed è nata Santa Chiara”. Con questeparole mons. Giuseppe Frigiola sirivolge ai suoi parrocchiani annun-ciando le celebrazioni che si sonogià svolte in questa occasione.Il 5 maggio il coro Santa Chiara,accompagnato da una orchestrad’archi e diretto dal maestro Paolo

Teodori, ha offerto in chiesa un con-certo nel quale sono stati eseguitil’Ave verum e il Laudate Dominumdi Mozart, alcuni brani dal Requiemdello stesso autore e il Gloria diVivaldi. La domenica successiva ilcardinal vicario Agostino Vallini hapresieduto la solenne celebrazionedella Messa accompagnata dai cantidel coro Santa Chiara e dei giovaniscoutisti.Infine le celebrazioni ufficiali sisono concluse con una riunioneconviviale alla quale hanno parteci-pato molti dei sacerdoti che hannooperato a Santa Chiara, in questolasso di tempo.

Mezzo secolo di vitadella parrocchia Santa Chiara

La locandina che annuncia l’inaugurazione della Madonnina restauratae la visita di Papa Benedetto XVI.

La chiesa Santa Chiara in un disegno di Gherardo Vittoria.

Completati i lavori di restauro, ladoratura e l’assemblaggio a cura espese della ACER (AssociazioneCostruttori Edili Romani), la Madon-nina di Monte Mario è già stata ricol-locata sul suo piedistallo per esserepronta alla benedizione del SantoPadre, il prossimo 24 giugno.La statua, investita probabilmenteda una tromba d’aria il 13 ottobredello scorso anno era caduta dan-neggiandosi in più parti della suastruttura. È stata questa l’occasionenon solo per ripararla ma anche persostituire la gabbia di supporto cor-rosa dalla ruggine.Ora finalmente ha riacquistato ilsuo splendore tanto che si puòvedere anche da lontano la suamano benedicente.La Piccola Opera della DivinaProvvidenza, che opera presso ilCentro Don Orione luogo in cui sisvolgerà la cerimonia, ogni annoalla fine di giugno convoca gliappartenenti alle altre sedi sparse intutta Italia, per un momento di con-gregazione dopo il termine delCapitolo Generale, una sorta di con-clave, nel quale si decide la politica

dei prossimi sei anni e si elegge ilnuovo Generale. Quest’anno ilCapitolo si concluderà il 23 di giu-gno, perciò la riunione sarà ancorapiù grande e più solenne per la pre-senza di Benedetto XVI.Dopo la benedizione e prima dellamessa delle 19 presso la Madonni-na, il Papa andrà in visita alla chie-sa della Madonna del Rosario. Loaccoglieranno le monache domeni-cane di clausura, fiere di appartene-re al primo monastero fondato inItalia dallo stesso San Domenico,nel 1219. Dopo varie vicissitudini,nel 1931 il monastero è stato spo-stato a Monte Mario. Qui si conser-vano le reliquie e il breviario di SanDomenico, reliquie di Santa Cateri-na, di San Tommaso d’Aquino, diSan Pietro da Verona e, non ultima,l’icona della bella Madonna bizan-tina che fu portata in precessione aSan Sisto, il 3 febbraio del 1221, daSan Domenico. Nella visita strettamente privata ilPapa reciterà l’ora sesta con lemonache e pregherà ai piedi di que-st’altra Madonnina.

M.C.C.

Domenica 23 maggio, giorno diPentecoste, nella parrocchia diSanta Paola Romana, un’insolitasorpresa attendeva i fedeli cheassistevano alla messa dei giornifestivi: un folto gruppo di Peruvia-ni affollava la chiesa, famiglieintere: padri, madri con figli ancheneonati, che avevano portato pres-so l’altare una piccola statua diGesù, vestito di abiti regali rossi,ricamati d’oro. Spesso, le loro pre-ghiere si tramutavano in canto,“un cantico lento lento” (comenella famosa poesia di GiuseppeGiusti), altrettanto nostalgico dellapatria lontana. E la commozionedei presenti è salita al massimoquando al momento della Comu-nione, il suono struggente di unviolino si è levato vicino all’altare(e ciò mi ha fatto ricordare il film“The Mission”).Sembra, come mi è stato spiegato,che i Peruviani rievocasseroun’apparizione di Gesù sul monteche si eleva vicino a Lima. Allafine della messa, la statuetta è

stata portata in processione fuoridella chiesa, accompagnata dal-l’applauso gioioso del gruppo deiPeruviani.

Fiorella Frapiselli

Il Gesù di Lima.

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In via Prisciano, a poche decine dimetri da piazzale delle Medaglied’Oro, un cartello avverte che cisono lavori in corso. Il permesso dicostruire riguarda quello che era ilCinema Belsito, per conto dellaSocietà Augusta 2002 Srl, nella per-sona del dott. Giuseppe Abramo,amministratore. Chiamiamo il nume-ro di telefono indicato sul cartello.Risponde il centralino del GrandeOriente d’Italia, di Palazzo Giusti-niani in via di San Pancrazio. Unavoce spiega che, per avere informa-zioni sui lavori, bisogna rivolgersi aldott. Abramo che è il Gran Segreta-rio. Quello che è in costruzione – cispiega al telefono – è un centro dellaMassoneria. Una sala riunioni o salaconferenze che potrà essere aperta,in luogo del cinema così com’era,nella totalità dello spazio e unabiblioteca di cultura generale, esote-rica e simbolica aperta al quartiere.I lavori dovrebbero essere terminatiper la fine di quest’anno.Ripercorriamo brevemente la storiadel Cinema Belsito, riprendendolada un articolo da noi pubblicato nelnumero 206 del maggio 2002, quan-do non era ancora nota l’acquisizio-ne da parte della Società Augusta.

Inaugurato il 7 dicembre 1954 dallasocietà costruttrice, la GeneraleImmobiliare, il Cinema Belsito ha lacapacità di 900 posti, tra platea egalleria.Chiuso negli anni bui del cinema, IlBelsito non è più tornato ad esseresala cinematografica.Acquistato dal Partito Socialista Ita-liano, è stato prima riconvertito allafunzione di sala convegni e di nuovoabbandonato all’inizio degli anni’90.Passato nelle mani delle banche cre-ditrici – conclude l’articolo – è rina-to nel ’97, ma per poco tempo, come“Bal Tabarin”, avanspettacolo e rivi-sta. Del locale per molto tempo nonè restato altro che serrande chiuse euna galleria d’accesso in totale statodi abbandono. Messo all’asta delleesecuzioni immobiliari, è stato peranni senza essere aggiudicato, men-tre il quartiere si chiedeva se non eraun peccato non avere uno spaziodestinato allo spettacolo.Per rispondere a quanti hanno anco-ra nostalgia e hanno invano speratoin un Nuovo Cinema Belsito, il dott.Giuseppe Abramo conclude dicen-do: “bisogna considerare che c’èpositività e null’altro”.

S.S.G.

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Nuovo cinema Belsito?No, sarà un centro culturaledella Massoneria

Cinema Belsito: l’atrio (foto del 1955).

Come sostenere questo giornalesenza spendere un euro?

La scelta del 5 per mille nella dichiarazione dei redditi nonmodifica l’importo dell’imposta e non genera alcun onereaddizionale. Chiediamo quindi ai nostri lettori, se voglio-no aiutare la pubblicazione di “Monte Mario”, di destina-re il 5 per mille all’Associazione “Amici di Monte Mario”– onlus che ne è editrice; basterà, nel compilare la dichia-razione dei redditi, apporre la firma nella casella relativaal “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilitàsociale ...” ed indicare il numero di codice fiscale80249070584. Grazie!

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“Maxxi inaugura”, titolo di LaRepubblica, domenica 30 maggio2010. Finalmente vediamo le opered’arte nel nuovo museo. L’aperturaha risolto i dubbi di alcuni critici, leopere esposte sono esaltate dallospazio del museo, mai un “opera diMaurizio Mochetti, così dilatatanello spazio del museo, era statacosì ammirata, e l’omaggio a FabioMauri ha trovato uno spazio raccol-to che invita alla contemplazione;ampliando i confini dello spazioespositivo si è potuto realizzare ilpercorso della prima grande retro-spettiva di Gino De Dominicis inRoma. Con la mostra storica suLuigi Moretti, architetto dal razio-nalismo all’informale, si crea unascintilla tra l’opera di Moretti equella di Zaha Hadid: Maxxi èanche Museo dell’ArchitetturaContemporanea. Alla radice di ognimostra storica su Moretti è l’espo-sizione autobiografica realizzatadallo stesso Moretti nel 1971 aMadrid: l’architetto ci ha suggeritola lettura della sua opera. L’Acca-demia della scherma, o “Sala d’Ar-mi” è “visibile” meglio nellamostra che nella realtà del Foro Ita-lico. L’edificio, sintesi di modernoe di classico, è una delle principali

architetture del Novecento, è untesto fondamentale di architettura edi storia dell’architettura, eppure sitrova oggi in uno stato di degradototale. Dopo le manomissioni perl’adeguamento del 1981 a aula diprocessi e a caserma, oggi l’Acca-demia sembra sgretolarsi ancheall’esterno. Auspichiamo che dallamostra nasca l’esigenza di sottoli-neare la gravità del danno per ilpatrimonio architettonico e diavviare un restauro mirato al ripri-stino della qualità dell’edificio.Ricordiamo le parole di Moretti: “Èil primo edificio dopo l’età classicacompletamente rivestito di marmolunense”. La finalità del restauro èla conservazione (Carta de Restau-ro del 1972). Nella mostra sonopresenti anche pannelli sulla Palaz-zina San Maurizio a Monte Mario,“le balconate mai coincidenti” sononate a Monte Mario nei pressi dellaPanoramica, strada d’autore perchèdisegnata da Moretti. Siamo fieri diquesti capolavori e invitiamo tutti avisitare la mostra. Ci dispiace chesiano abolite le normali riduzioniper gli anziani e che per ora non cisia la possibilità di sedersi in nes-sun luogo, ma andate lo stesso!

Rosanna Barbiellini Amidei

Luigi Moretti al Maxxi

Il Tennis Massimi, l’isola di sport edi verde immersa tra le case dellaBalduina, apparsa da qualche temposotto tono, acquisterà un nuovo ruoloe una nuova immagine. L’intera areadel circolo (anzi qualcosa di più, per-ché la nuova sistemazione si esten-derà da via Festo Avieno fino a viadella Balduina) è stata acquistatadalla Cogei S.r.l., che intende realiz-zare un complesso di eccellenza, nelquale ai campi da tennis si dovrebbe-ro affiancare un campo pratica di tiroper il golf (putting green), un campopolivalente al coperto ed un’area wel-lness con una piscina coperta e unaall’aperto. Sono previsti anche spaziper la ristorazione ed il riposo, non-ché parcheggi sotterranei per i fre-quentatori. A quanto risulta, saràmantenuta la formula del circolo, maè prevista la possibilità di fruizionedegli impianti anche da parte di non

iscritti ed alcune aree saranno libera-mente aperte al pubblico.La Cogei S.r.l. è un’impresa con sedealla Balduina ed in zona si contanosue numerose realizzazioni (i par-cheggi interrati presso le parrocchie diStella Matutina e Santa Paola e pressol’Istituto Santa Maria degli Angeli).La riqualificazione di un’importantezona dei nostri quartieri e la prospet-tiva di un’offerta di servizi di qualitànon possono che rallegrare, anche sedi fronte a qualsiasi intervento sulterritorio sono da temere sceltemagari funzionali ai fini delle attivitàpreviste ma non le migliori dal puntodi vista del paesaggio urbano e del-l’impatto sulla vita locale. Auspichia-mo però che i progettisti della Cogeiabbiano avuto le giuste attenzioni;approfondiremo, sperando di ottene-re informazioni atte a rassicurare noie i nostri lettori.

Volgono al termine i lavori su viaTrionfale che costituiscono ilsecondo stralcio del “Passante aNord Ovest”. È stato completatol’allargamento nel tratto tra lascuola Nazario Sauro e il Policlini-co Gemelli, con la realizzazione diuna doppia carreggiata sulla curvaed un certo risarcimento del verde,grazie alla piantumazione di seialberi sullo spartitraffico. Lasegnaletica è ancora provvisoria enon è chiaro fino a che punto saràpermesso utilizzare la bretella diritorno verso la periferia; già inuscita da via degli Scolopi appare

necessaria molta prudenza. Dall’altra parte del Passante, tra viadei Monfortani e via Troya, più chedi allargamento si tratta di una riqua-lificazione, con una nuova organiz-zazione dei flussi e della sosta. Terminati questi lavori, è ilmomento di provvedere concreta-mente all’adeguamento del trattosuccessivo, verso Ottavia. Il Pas-sante, il collegamento diretto con ilGRA e i nuovi insediamenti diOttavia Nord hanno richiamatoaltro traffico sulla Trionfale, aggra-vando la già preesistente conge-stione, specie nelle ore di punta.

Trionfale: lavori verso la fine Nuova vita per il Tennis Massimi

Una recente vista del Tennis Massimi; sullo sfondo le case di via Festo Avieno.

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Anzi molti di più, perché è da almeno15 anni che si discute del futuro diquesto patrimonio della Città e già nel2001 Risorse per Roma produsse unapprofondito studio che valutava quat-tro possibili scenari di riutilizzo. Di treanni fa, precisamente del 18 aprile2007, è il protocollo d’intesa sotto-scritto da Regione Lazio, Provincia diRoma, Comune di Roma, Università“Sapienza” e A.S.L. Roma E, finaliz-zato ad un piano di riuso del compren-sorio basato sulla ripartizione dei padi-glioni tra gli Enti sottoscrittori, sul“recupero conservativo delle strutture”e sulla “valorizzazione del patrimoniobotanico”, sulla “pedonalizzazionedell’intero complesso”, sulla “realizza-zione di attività culturali e sociali,valorizzando quelle già presenti efavorendo il reinserimento lavorativo eriabilitativo dei cittadini diversamenteabili” ed infine su un “progetto di ade-guamento delle infrastrutture a rete perintrodurre le nuove tecnologie dirisparmio energetico e di telecomuni-cazioni”. All’Università si riteneva didestinare otto padiglioni, principal-mente nella parte occidentale del com-prensorio; alla Regione e al Comunequattro padiglioni vicini a quelli, sullato meridionale, per farne alloggi perstudenti e turismo giovanile; al Muni-cipio 19 cinque padiglioni attorno allapiazza centrale (dei quali tre già in uso:29, 30 e 32); all’A.S.L. e alla Regionesarebbero rimasti tutti gli altri, per fun-zioni diverse.Il protocollo non parve del tutto con-vincente (come annotammo più voltesu questo giornale) ma si sperava che ilprocesso partecipativo che dovevaportare all’Accordo di Programmacontribuisse a fugare le preoccupazio-ni e a garantire la salvezza di svariatecondizioni, dall’interezza dell’usopubblico alla tutela dell’ambiente edalla sua gestione unitaria, dalla liberafruibilità del parco all’intangibilitàdelle aree limitrofe, dalla sostenibilitàeconomica all’adeguata presenza diattività socioculturali, dalla buona qua-lità delle ricadute sul territorio circo-stante ad una valida organizzazionedella mobilità interna ed esterna; tuttociò in un quadro progettuale organico.Non è stato così e, passati i tempi

annunciati per l’attuazione del proto-collo, Santa Maria della Pietà è stataavvolta nella nebbia, fino alla recentenotizia della rinuncia della “Sapienza”.Il 21 aprile il Rettore, con poche righeindirizzate agli altri Enti sottoscrittoridel protocollo d’intesa, rese pubblichein un secondo momento, comunicaval’abbandono delle trattative per l’ac-quisto dei padiglioni, nonché il reces-so dal protocollo d’intesa. La letteranon precisa il motivo del passo indie-tro, fa solo riferimento al principio diautotutela amministrativa. Si dice chela ragione sia stata nella perduranteindisponibilità di molti dei padiglionie, quindi, nel rischio di acquistare fab-bricati inutilizzabili per un tempoindefinito. Circolano però anche voci,non verificate, relative ad una valuta-zione sfavorevole del prezzo e a dubbisul regime dei beni. Va detto che il cambio di rotta dell’U-niversità si era manifestato già primadel 21 aprile, col fallimento, in marzo,della trattativa su una versione aggior-nata del protocollo d’intesa, redatta aseguito delle iniziative adottate daidiversi soggetti per concretizzare ilpiano. Non ci soffermiamo qui su taliiniziative e sui contenuti della nuovaversione del protocollo. Riferiamosolo che, su richiesta dell’A.S.L.Roma E, l’Agenzia del Territorioaveva rideterminato in 25.005.400,00€ il valore dei padiglioni da cedereall’Università e in 17.281.300,00 €quello dei padiglioni da cedere allaRegione (i quattro destinati a residen-za di studenti universitari), apportandocosì una certa riduzione alla stima del-l’A.S.L.. Va anche notato che la nuovaversione assegnava al Municipio 19 ipadiglioni 90 e 90 bis in luogo deipadiglioni 31 e 41, da destinare invecealla valorizzazione di attività culturalie sociali ivi già svolte. I padiglioni 90e 90 bis hanno una favorevole ubica-zione defilata, presso la via Di Matteie si prestano alle esigenze del Munici-pio ben meglio del 31 e del 41: il 90può accogliere tutte le funzioni politi-che, incluso il Consiglio, mentre nel90 bis si possono insediare dei servizi,incluso un asilo nido. Sono però occu-pati da uffici dell’Ospedale San Filip-po, così come alcuni padiglioni desti-

Santa Maria della Pietà:tre anni persi

nati all’Università ospitano tuttoraaltre attività. E adesso? Si attribuisce alla Regione lavolontà di ricucire il rapporto con l’U-niversità e di riprendere la strada del-l’attuazione del protocollo d’intesa,mentre taluni ritengono che la “Sapien-za” non abbia mai avuto un reale inte-resse e che, comunque, non si tratti diuna prospettiva valida per il futuro delcomprensorio. A nostro parere un ido-neo insediamento universitario, purchécon funzioni complete e obiettivi dieccellenza, può generare un indottopositivo nel territorio, sia economicosia culturale e sociale, mentre i timoridi certi impatti negativi, per esempiosulla mobilità e sui costi degli immobi-li, possono essere superati medianteadeguati provvedimenti. E l’utilizza-zione di un terzo dei padiglioni, tra

Università e residenze universitarie,potrebbe contribuire ad evitare un’ec-cessiva frammentazione del compren-sorio e ad agevolarne la gestione.La questione fondamentale è peròquella di un progetto globale ed orga-nico che assicuri il rispetto di tutte lecondizioni che abbiamo sopra richia-mato, risolvendo ogni problematica,di principio ed esecutiva, senza lascia-re aspetti insoluti al caso o al rischio diinquietanti eventi futuri. Quindi,quanto all’Università, non un apriori-stico sì o no, ma l’attenta valutazionedel modo di inserirsi ed anche quelladelle possibili, realistiche alternative.Santa Maria della Pietà è un bene diRoma che merita un approccio di altolivello, esente da condizioni di stampoprivatistico, anche se espresse da entipubblici.

Le attribuzioni dei padiglioni ipotizzate dal nuovo protocollo d’intesa,che non è stato sottoscritto.

Correre lontano dal traffico e intrattenersi serenamente all’ombra degli alberi:due possibilità offerte alla cittadinanza dal Parco di S. Maria della Pietà.

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Da sinistra a destra e dall’alto in basso:tre dei nove padiglioni di S. Maria della Pietàdestinati all’Università: il 17(sede della Scuola Infermieri), il 21(con le finestre e porte murate) ed il 25(occupato da senza tetto);il padiglione 41, attribuito al Municipio 19dal protocollo del 2007 ma ora ipotizzatocome sede di attività socioculturali;il fabbricato 90, che potrebbe megliocompletare il soddisfacimento delle esigenzedel Municipio 19 ed è occupato da ufficidell’Ospedale San Filippo.

Se torneremo a 12 …È di questi giorni una scarna notiziasecondo la quale, nell’ambito dell’at-tuazione della città metropolitana, siridurrebbero i Municipi da 19 a 12,tornando al numero originario delleCircoscrizioni. Va subito auspicatoche, se ciò dovesse essere deciso, siridefiniscano i confini con attenzioneai nessi funzionali ed anche storici trale diverse parti del territorio comuna-le, abbandonando le alchimie partiti-che che hanno prevalso a suo tempo.Non è corretto che la spina dorsale diun settore della città rappresenti lalinea di separazione tra due diverseentità amministrative!

Che faredel Forte Trionfale?Si è saputo dell’intenzione di cederealla Città i Forti che cingono la primaperiferia, tra i quali il nostro ForteTrionfale. L’operazione non sarà dibreve termine, dato il meccanismoche dovrà finanziarla, ma pare oppor-tuno pensare fin d’ora ad una utiliz-zazione saggia e realistica, per evita-re che poi ci si perda in vane discus-sioni e si arrivi a scelte disorganiche,non in linea con il valore ambientalee storico del luogo nonché con la suaubicazione strategica. Per ora regi-striamo che il Presidente del Munici-pio 19, Milioni, è orientato a propor-re che vi si insedino un auditorium eimpianti sportivi per i giovani.

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In occasione dei cinquanta anni diattività della parrocchia Santa Chia-ra, è uscito il piccolo volume SantaChiara 1960-2010, edito dalla Tipo-grafia Vaticana e ricco di immagini,che racconta la storia della chiesa, levarie iniziative svolte sia a beneficiodei residenti sia dei più lontani biso-gnosi. Prosegue illustrando la visitadi Giovanni Paolo II nel 1987 e con-clude con le testimonianze di alcuniparrocchiani e l’elenco aggiornatodelle attività parrocchiali.

Il 3 maggio la casa editrice Palom-bi Editori ha presentato il volumedi Maria Grazia D’Amelio intitola-to L’obelisco marmoreo del ForoItalico a Roma. Storia, immagini enote tecniche, un libro ricco di fotod’epoca e di appropriati commentitecnici, cui è allegato un dvd dell’I-stituto Luce di Roma, con le fasidel trasporto dell’obelisco dedicatoa Mussolini, dalle Alpi Apuane finoal Foro Italico sul fiume Tevere.

I cinquant’annidella parrocchiaSanta ChiaraStoria e immagini

dell’obeliscoAnche quest’anno un progetto sto-rico-ambientale ideato ed eseguitodall’Associazione Amici di MonteMario ha interessato alcune classidel liceo “Gassman”. L’Istituto haritenuto strategico dare continuitàall’educazione permanente a favoredei cittadini di domani, e perciò havoluto inserire questo progetto ine-rente al territorio di Primavalle nelpiano della propria offerta formati-va, interessando tre classi del bien-

nio. Agli interventi in aula sonoseguite alcune escursioni nel terri-torio: al Parco del Pineto, caratte-rizzato da un eccezionale patrimo-nio naturalistico, e al complessodell’ex ospedale psichiatrico di S.Maria della Pietà, di cui sono statiillustrati i valori storico, botanico edella memoria. L’immagine si rife-risce a un momento della visita algrande parco interno al complesso,che si articola fra i padiglioni.

Al liceo “Gassman” un progettodegli Amici di Monte Mario

Teatro al Liceo Tacito

“Il provino” uno degli spettacolipiù interessanti della Rassegna diTeatro delle scuole a nord di Roma,Teatrando, che si svolge ogni annoa maggio a Formello, è stato pre-sentato dal gruppo di teatro dellasuccursale del Liceo Tacito aMonte Mario, in via Verga, condot-to dalla prof.ssa Simonetta Marinocon la collaborazione dell’operatri-ce teatrale Fulvia Midulla.“Il provino” prende spunto da “Lalezione” di Ionesco, per poi imma-ginare un gruppo di ragazzi alleprese con un provino, occasioneper mettere in scena la molteplicitàdell’universo umano, a cominciaredalla figura di un regista alquanto

eccentrico e lunatico. I ragazzisono riusciti a caratterizzare i per-sonaggi, mantenendo sempre attivaquella verve comica che permetteal pubblico, pur rivedendo la stessascena ripetuta, di non perdere mail’attenzione, tenuta viva dallediverse interpretazioni.Quest’anno sono saliti sul palco diTeatrando oltre seicento ragazzi diquindici Istituti, con ventuno godibi-lissimi spettacoli, alcuni, come quel-lo del Tacito, ispirati al tema propo-sto: la maschera e il travestimento.“Il provino” è stato anche presenta-to giovedì 10 giugno nel TeatroParrocchiale di Santa Maddalena diCanossa a Ottavia.

Tempo di saggi anche per le diverse scuole di danza di Monte Mario.Nella foto le allieve di uno dei corsi, diretti dall’insegnante Gloria Malatesta,che si tengono nella palestra della Parrocchia Stella Matutina.

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Il romanzo breve di Gigi Monelloscritto in forma di diario dal protago-nista, un giovane studente romano, sisvolge dalla metà di aprile alla fine dimaggio del 1850, quasi un anno dopola caduta della Repubblica Romana, alrientro del papa in città, in una cittàricca di ville, orti e giardini, che portaperò ancora i segni dell’assedio e dellabattaglia fra repubblicani e francesi.Il sottotitolo del romanzo Un doppioenigma nella Roma di Pio IX, si rife-risce all’assassinio notturno di uncaporale francese, durante il Carne-vale, accostato inopinatamente all’o-rigine misteriosa delle conchigliefossili di Monte Mario. E qui prendela parola lo studente: “ci raccontava-no, da bambini, che erano stati i pel-legrini del nord a lasciare le conchi-glie sul Monte, quando alla fine dellungo viaggio verso Roma, facevanolà l’ultima sosta”. La seconda ipotesi,più ragionevole, gli fu insegnata ascuola, da un buon padre gesuita, il

quale riprendendo la teoria settecen-tesca dello Scheuchzer e del gesuitaPietro Schilling, affermava che essefossero residui del Diluvio Universa-le, “che vi sarebbero poi rimastecome dopo una mareggiata rimango-no sulla sabbia le alghe”. Questoaccenno alle conchiglie suscita lacuriosità di un pittore inglese che nonne aveva mai sentito parlare, il qualedecide, insieme con lo studente, direcarsi a Monte Mario e passarvi lanotte. I due giovani salgono per la viaTrionfale e stesi sotto il grande pinodi Villa Mellini, contemplano, attra-verso la chioma dell’albero, il cielostellato. Sulla via del ritorno, la terzaipotesi è esposta ai due giovani da unfrate domenicano del convento dellaMadonna del Rosario, che ritiene chele conchiglie siano segni del demonioil quale, per gareggiare con Dio, hacercato anche lui di plasmare lamateria, ma non ha saputo fare piùche aborti di pietra. Ed è per questaragione che il Monte è chiamatoMonte Malo “che è il suo veronome”. Di ritorno in città, i due gio-vani riportano la versione del frate adun professore erudito che la trovaridicola e alla fine espone la vera ver-sione, espressa da Leonardo da Vincinel Codice Atlantico, nel qualeannotò: “Fatti disegnare li nicchi[cioè le conchiglie] a Mote Mari”.Già prima di Leonardo, nel Medioe-vo, la collina era stata designata colnome di Monte Mare, il che dimostracome già fosse presente il ricordodella sua origine marina.Il volumetto Scepsi e Mattana Edito-ri è scritto in uno stile piano e com-prensibile a tutti ed è illustrato conriproduzioni di antiche stampe.L’autore, Gigi Monello, è nato aCagliari nel 1953 e insegna filosofiae storia in un liceo della sua città. Èautore di altri numerosi volumi:romanzi, racconti, tutti basati sullastoria, sulla letteratura e su ricordi diviaggi.

L.F. La scalinata inagibile e dissestata della dependance in disfacimentodi Villa Miani, tra via Platone e via Plotino.

La finestra di Gemma Hartmann

Chi non si lava, è una vergogna.Chi si mette le dita nel naso, è unavergogna.Chi lecca il piatto, è una vergogna.Le bambine facevano il girotondoinsieme alla suora e cantavano incoro sul prato davanti all’orfanatro-fio. La guerra era finita da poco e l’i-stituto aveva trovato momentaneoalloggio nella vecchia villa Petacci.All’interno della villa, dove unavolta c’erano salotti e stanza da pran-zo, c’era il refettorio con tavolini epiccole sedie. Dall’atrio una scala achiocciola portava al piano superioredove erano sistemati tanti lettinibianchi.Sono passati decenni e sei piccolesedie si erano salvate da tutte le tra-sformazioni, dalla demolizione dellavilla, la costruzione al suo posto diun residence mai utilizzato cometale e la più recente acquisizione daparte dell’Irak per ambasciata e resi-denza dell’ambasciatore. Ora fervo-

no i lavori. Dalla strada si vede lacancellata dipinta a nuovo. Maaccanto ad un cassonetto sono com-parse sei piccole sedie.Sembra sentire le voci bambine can-tare: “ Chi non le raccoglie, è unavergogna”.Si, perché c’è sempre chi getta e chiraccoglie.Qui sedie, sulla via Trionfale gliavanzi di un intero trasloco deposi-tati di prima mattina su un marcia-piede, in attesa dell’AMA.L’azienda municipalizzata avrà rac-colto ben poco, perché i passantihanno presto portato via bicicletteper bambini, bauli e valigie di pron-to riuso. Resta da sapere se ha trova-to un amatore anche la vecchia sediaun po’ sfondata sulla quale si saràforse dondolato un nonno o unanonna. Una bella sedia che valevaproprio la pena di salvare dalladiscarica.

S.G.

Sei piccole sedie

Le conchigliea Monte Mario

Un’insolita veduta da Monte Mario del Monte Soratte. Foto Chiara Cassarà.

Una foto al mese

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qualcosa? si tratta di un luogoindecoroso e soprattutto senzanessun tipo di indicazione -questo è il lato peggiore: nellasegnalazione “provvisoria” nonviene indicato nulla! non si saquali autobus passano. Grazie.

Maria Gregori

Pochi spazi-giocoa S. Maria della PietàVi scrivo in quanto ritengo chepossiate essere sensibili a quellache trovo essere una graveassenza di servizi per bambininella zona di Montemario/Tor-revecchia. In zona infatti c’è unapressoché totale carenza di spazigioco attrezzati per bambini. Inparticolare, all’interno del bel-lissimo parco di S. Maria dellaPietà esiste un’area destinata algioco per i bambini. Tale area,oltre a non essere adeguatamen-te manutenuta, comprendevaalcuni giochi che sono stati eli-minati (immagino per motivi disicurezza, perché vecchi). Sonorimasti una struttura-scivolo,un’altalena e due cavallini adondolo. Il tutto è assolutamen-te inadeguato al gran numero dipiccoli utenti che “cercano” digiocare, accalcandosi intorno aipochi giochi. Ho già scritto alMunicipio ed alla Provincia, manon ho ad oggi ricevuto alcunarisposta. Grazie anche a nomedei numerosi bimbi che abitanoil mio quartiere.

Daniela De Simone

Sul sottovia pressoil San FilippoLeggo a pag. 5 del n. 256 che lariapertura del sottovia del SanFilippo è descritta come unbeneficio per il traffico nellazona. Personalmente, percor-rendo la Trionfale in questi ulti-mi tempi, sia in uscita che inentrata, trovo enormi file diauto, che procedono a passod’uomo, specialmente in entra-ta fin dal bivio di Ottavia. Lacausa è dovuta alle vetture cheprovenendo dal San Filippotentano di innestarsi nellaTrionfale, un vero caos. Riten-

go che se il flusso di traffico inentrata fosse obbligato a passa-re sotto al sottovia e proseguiresu via E. Di Mattei, natural-mente a senso unico in entrata,mentre la Trionfale, nel trattoche va dall’incrocio con via A.Gabelli fino al sottovia fosseanch’essa a senso unico in usci-ta, si creerebbe una grossa rota-toria e forse il traffico nonsarebbe congestionato.

Sergio Barale

Per quanto riguarda l’articolosul sottovia del San Filippo(N.ro 256) è tutto vero quelloche avete scritto ma avrei dasuggerirvi una mia proposta ecioè: sarei dell’avviso di spo-stare di 50 metri indietro ilsemaforo esistente per andareverso Ottavia e posizionarloall’altezza del ristorante eprima della via che sale versodestra. Il semaforo posto primadel sottopasso direzione centro,lo lascerei al suo posto. Inoltresarei dell’idea di situarne unoappena fuori delle arcate epenso che a questo punto nonservirebbe neppure la presenzadel vigile che potrebbe essereimpiegato in altro sito.

Paolo Fratini

Ritorna Alessio e ilnotiziario delle bucheSono Alessio, e vi scrivo dinuovo per segnalare alcunebuche stradali che ogni tanto siriformano sulle strade delnostro quartiere. Alcune buchesono state chiuse prima che iole segnalassi, ma ora se ne sonoriformate altre e non vengonorichiuse, e quando piovepotrebbero riempirsi d’acqua enon essere visibili. Provenendodalla via Cassia a senso unicodella via Trionfale, sotto alponte della FM3 all’altezza divia Gioacchino da Fiore, c’èuna buca che era stata chiusa,ma oltre a riabbassarsi di livel-lo si sta anche allargando. Suvia Anna Foà all’incrocio convia Caravanise se ne vanno for-mando varie, e su via Montedel Marmo, provenendo da viaGrondona e via Azzano d’Astisi incontrano a metà stradafastidiose asperità del fondostradale, e nella stradina che

collega le due rotonde tra viaCasal del Marmo e via Montedel Marmo, in corrispondenzadel ponte del G.R.A. (sotto),c’è un’altra buca. In via Ander-sen provenendo da via dellaValle dei Fontanili, prima diarrivare alla rotonda, sotto unabuca si intravede un tombino.Su via Corseto ci sono buche(non è il caso di fare via Corse-to e via Barbazza a sensounico?). A risentirci alle prossi-me buche.

Alessio Podda

Perché è stato spostatoil capolinea del 997?Mi chiedo perchè mai è statospostato il capolinea del 997.Quale il vantaggio per gli uten-ti, perchè credo questo sia l’ob-biettivo dell’Azienda. Per chidalla Balduina deve recarsi dal-l’altra parte della valle la situa-zione è sicuramente peggiorata,poichè prendendo l’autobus dal“vecchio” capolinea e per ledue fermate successive sicura-mente dovrà aspettare un lungoperiodo al “nuovo” capolinea;inoltre “non timbrerà” ilbiglietto in quanto sa che dovràeffettuare “una lunga sosta”.Oppure chi si reca al capolinea,e deve restare in attesa, il luogonon è dei migliori specie se èsera. Insomma un cambiamen-to che qualcuno avrà richiesto,ma perchè?

Sergio Barale

Il vantaggio per gli utenti (daqualche tempo chiamati spe-ciosamente clienti) dovrebbeessere l’obiettivo fondamentaledelle aziende, ma non sempre ècosì. Il capolinea del 997 èstato molto probabilmente spo-stato da via Friggeri per l’in-compatibilità con il parcheggioselvaggio, che obbligava l’au-tobus a sostare in seconda fila,causando disagio ai passeggerie difficoltà al traffico, specienel caso di accodamento di unaltro autobus. La soluzioneadottata, però, non va bene,come non vanno bene altri casi(come quello del 913) nei qualisi obbligano non pochi passeg-geri, dopo essere saliti sulmezzo, a subire la sosta dicapolinea o a cambiare bus. È

triste dover notare che, mentresi proclama la priorità del tra-sporto pubblico, si peggiora unservizio a causa delle rinunce agovernare il parcheggio deimezzi privati ed anche a cerca-re una valida soluzione alter-nativa. Va tra l’altro ricordatoche nel passato era stato piùvolte sollecitato un prolunga-mento del percorso del 997 allaBalduina, atto a rendere megliofruibile la linea e a riconnetter-la con la rete.

Via della Camillucciauna petizioneUna petizione al XVII Munici-pio è attualmente alla firma trai residenti di via della Camil-luccia (tratto dall’ Incrocio conla Trionfale fino all’IstitutoDon Orione), dove si invocanomisure urgenti per slargare imarciapiedi e per il rispetto deilimiti di velocità.

Maria Emanuela Galanti

Aderiamo all’iniziativa ma lamancanza di spazio non ci con-sente di pubblicare la petizioneche può essere richiesta alseguente indirizzo elettronico:

[email protected]

Dallo zibaldonedella signora GiuliaScrivete vita e miracoli deiricercatori dell’Osservatorio. Èun argomento prezioso perinsegnanti e ragazzi. Gradireivedere da voi pubblicata unabella, grande, chiara e a fogliodi quaderno per i bambini, unatavola dei venti. Il giornaleMonte Mario è buono ma sentemolto di “intellettual-borghe-se”. Le persone più lontane dalcentro sono ormai il vero cen-tro di Roma.

Giulia Ruffolo

Pericolo caniVi segnalo l’intollerabile prassidiffusamente ricorrente in viadei Casali di Santo Spirito(prossimità Cimitero MilitareFrancese), in corrispondenzadel duplice ingresso all’areaverde pubblica ivi esistente.Come noto, “Regolamento diPolizia veterinaria” nonché del-

l’art. 2 dell’Ordinanza delMinistro della Salute “Tuteladell’incolumità pubblica dalrischio di aggressioni da partedi cani potenzialmente perico-losi”, impone: 1) l’uso delguinzaglio o della museruolanei luoghi aperti al pubblico(addirittura di entrambi gli stru-menti sui mezzi pubblici); 2)l’uso del guinzaglio e dellamuseruola per determinaterazze appositamente elencate.La normativa che precede, èstata dettata dal Legislatore alfine di far fronte all’urgentenecessità di evitare il reiterarsidi fenomeni di aggressione(spesso mortali o gravementeinvalidanti e deturpanti) indanno di terzi. Tuttavia, ad ontadi queste superiori e lapalissia-ne esigenze e normative, lazona sopra citata gode di unconsolidato regime di extrater-ritorialità ed immunità giuridicapoiché chiaramente non sogget-ta alle nostra Leggi. Infatti, ogniqual volta io mi reco in quelluogo per fare footing, mi vedoattorniato da cani sempre senzamuseruola e sempre senza guin-zaglio, spesso di grossa taglia,talvolta aggressivi sino ad inse-guire il malcapitato di turnodigrignando i denti e tentandoripetutamente di azzannargli lecaviglie, il tutto nella più asso-luta noncuranza delle signore-padrone sempre presenti; lequali, peraltro, se avvertite dalsottoscritto della normativavigente e dei rischi per i cittadi-ni, reagiscono con insofferenzaed astio. Ex plurimis, ho persi-no visto una “signora” proce-dere lungamente e tranquilla-mente con tre cani di grossataglia (di cui 2 pitbull!), ovvia-mente tutti senza guinzaglio némuseruola. Per la cronaca,segnalo che, a 50 metri didistanza dalla zona “incrimina-ta”, c’è un parco giochi perbimbi, con intuibili conseguentipericoli per la incolumità diquesti ultimi. Purtroppo, il sucitato malcostume si inseriscein un filone di inciviltà persinopiù ampio (vedi diffussionedelle deiezioni canine sui nostrimarciapiedi ivi inclusi i portonid’ingresso condominiali).

Avv. Pierfrancesco Natale

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Il 21 maggio l’orchestra da cameraTonarius ha offerto ai parrocchianidi San Francesco a Monte Mario unconcerto dal nutrito programmache comprendeva musica, eseguitacon impeccabile esperienza, diVivaldi, Bach, Mozart e Boccheri-ni. Il pubblico ha applaudito conentusiasmo sia la scelta dei branisia gli strumentisti, fra i quali lostesso parroco, al violino.Il gruppo da camera Tonarius,costituito da alcuni membri delladisciolta orchestra RAI e da altriprofessionisti, è nato circa setteanni fa come quartetto, con loscopo di fare musica insieme. Ospi-tati al Don Orione ancora oggi chesi sono notevolmente ingranditi, siriuniscono lì settimanalmente perprovare i brani richiesti per occa-sioni festive, per spettacoli, peraccompagnare saggi di danza e,soprattutto, per creare un polmonemusicale nel quartiere. Questa idea è la stessa di padrePaolo Bertollo, parroco della chiesadi San Francesco. “Lo scopo diorganizzare concerti – dice - è quel-lo di sensibilizzare alla musica dacamera, operistica, insomma allamusica classica, gli abitanti delquartiere”. Per questo sta cercandodi coinvolgere altri parroci dellazona per organizzare una stagionedi concerti, almeno tre all’anno, daeseguirsi nelle varie chiese diMonte Mario. Ha anche istituitonella parrocchia una scuola perl’insegnamento del violino, del pia-noforte e, spera per l’anno prossi-mo, anche del flauto traverso.L’amore per la musica “colta”, ènato quando padre Paolo aveva ottoanni, dopo aver ascoltato un concer-to di Paganini. “Voglio imparare asuonare il violino” aveva detto allamamma che, un po’ scettica l’avevaaccontentato. Da quel giorno non ha

più abbandonato questo strumentoche ancora oggi lo accompagnaposato su una poltrona del suo stu-dio, pronto all’uso. “Per me suona-re è come pregare, eleva il mio spi-rito e mi rasserena” mormora para-frasando S. Agostino. Infatti, anchese i suoi studi musicali sono statiframmentari, ha imparato a suonareanche l’organo e la chitarra classica.Non stupisce che oggi sia statoinglobato nel gruppo Tonarius comeviolinista, gruppo incontrato quasiper caso lo scorso ottobre, quandovolle festeggiare S. Francesco conun concerto. “Mi hanno accolto conaffetto e pazienza ed io mi sento uncalimero, arrivato per ultimo, cheha imparato tanto da loro in questiultimi mesi”, conclude modesta-mente il “violino Paolo” o “maestroPaolo” oppure “padre Paolo”, comepreferisce essere chiamato.

M.C.C.

Ricordi in musicaL’Associazione Solidarietà Vincen-ziana ha organizzato il consuetospettacolo annuale a beneficio delCentro Odontoiatrico “Padre G.Menichelli”, che offre gratuitamen-te cure dentistiche alle personebisognose.Il concerto “Ricordi in musica”,che si è svolto il 12 maggio pressol’ Auditorium Due Pini è stato ese-guito dal maestro Carlo Loffredo ela sua Jazz Band composta da cin-que bravi solisti al corno, trombo-ne, sassofono, contrabbasso e bat-teria.Dopo un excursus di successi noti,presentati con simpatico garbodallo stesso Carlo Loffredo, l’or-chestra ha suonato alcuni branirichiesti dagli stessi spettatori che,nonostante la non più giovanile età,hanno applaudito con entusiasmo.

Sul vassoio del pranzo, quasi ognimercoledì da aprile a giugno, ipazienti del policlinico “Gemelli”trovano un invito per le cinque delpomeriggio: in uno spazio attiguoall’ingresso principale, simile aun’enorme serra con i ballatoi tra-boccanti di fiori bianchi, i “Giova-ni artisti per l’ospedale” suoneran-no, in un piccolo angolo riparato,per i ricoverati e i visitatori. Sonoragazzi e ragazze quasi tutti pianistiche arrivano, dopo un’attenta sele-zione, dal Conservatorio “LicinioRefice” di Frosinone e dall’aquila-no “Alfredo Casella”; alcuni nonancora diplomati, altri già vincitoridi concorsi. Tutti si esibisconosenza alcun compenso e, per meri-to loro, molti malati trascorrerannoun’ora di sollievo: qualcuno ripro-vando le piacevoli emozioni di unconcerto, altri ascoltando le note diuna musica mai sentita.È un’iniziativa giunta ormai aldecimo anno di vita e di grandevalore culturale e umano, tanto daessersi meritata il prestigioso “Pre-mio Abbiati”. Intitolato al noto cri-tico del Corriere della Sera e sottol’alto patrocinato del Presidentedella Repubblica, il premio vieneassegnato annualmente dall’asso-ciazione nazionale dei critici musi-cali italiani ai giovani talenti e alleiniziative artistiche di particolaresignificato nazionale. Qui la moti-vazione ha rispettato l’intento degliorganizzatori, per i quali “è alta-mente positivo il ruolo che la musi-ca può assolvere, favorendo quellegame di solidarietà che ci mettein contatto con il mondo della sof-ferenza”. Il progetto, considerato “vero cuorepulsante dell’ospedale”, ha una suastoria e nasce da un’ intuizione delmaestro Giuseppe Sinopoli, troppopresto scomparso, e dalla sua ami-cizia con il professor Pietro Bria,docente di psichiatria all’Univer-sità Cattolica. Bria è anche il diret-tore artistico, assieme al pianistaAlessandro De Luca, dei “ Concer-ti del mercoledì” che si svolgono,con una loro programmazione sera-le pubblica, all’Auditorium dell’U-niversità. Da sempre appassionatomusicofilo, inizialmente interessatoal jazz e alla lirica e poi al reperto-rio sinfonico e da camera, il profes-sore ha raccolto l’idea di Sinopolidi portare la musica dentro gliospedali; e visto il successo ottenu-to nel corso di un primo avvio itine-rante nelle varie strutture cittadine,

l’iniziativa si è consolidata. Si ècercato un comodo spazio, accessi-bile anche a chiunque faccia il suoingresso nel policlinico, è statoacquistato un ottimo pianoforte, siè trovato facilmente l’appoggio deidue Conservatori della regione edelle loro giovani “promesse”. Manon è tutto. Il professor Bria stapensando anche a quei pazienti chenon possono lasciare le stanze e haun progetto ambizioso: un circuitointerno che permetta veramente atutti, anche a chi è costretto a letto,di seguire i concerti. E poi c’è del-l’altro. Perché, si chiede Bria, noncreare sempre con giovani artistianche una stagione teatrale e farconoscere, ad esempio, Shakespea-re? Intanto, nonostante l’intensaattività di docente e i molti impegnidentro e fuori dall’università, ilprofessor Bria è presente a tutti iconcerti serali e anche in questi delpomeriggio: presenta i ragazzi, illu-stra brevemente i brani che suone-ranno, s’interessa dei loro program-mi per il futuro, si complimentacon gli insegnanti.Per chi ci si trova per caso, assiste-re ad un concerto dei “Giovani arti-sti per l’ ospedale” è un’esperienzatoccante. Le poltroncine vengonopresto tutte occupate: pazienti inpigiama e in vestaglia, degenti conle flebo accompagnati in carrozzel-la dagli infermieri, fasciature,gessi, stampelle appoggiate aglischienali, visi provati ma curiosi,giovani, anziani e anche qualchebambino seduto sulle ginocchiadella mamma tanto, si capiscebene, perché possa cambiareambiente per qualche minuto. L’a-scolto è un po’ disturbato dal brusiodella hall accanto, le sirene delleambulanze che si fermano al pron-to soccorso lì sotto ricordanoall’improvviso che c’è chi sta arri-vando in cerca di aiuto. Ma l’atmo-sfera è distesa, qualcuno si affacciasilenziosamente in ritardo, qualchealtro se ne va un po’ prima visibil-mente stanco, qualche visitatore dipassaggio nella hall si ferma sor-preso.A concerto concluso, ho timida-mente chiesto a qualche personaperché abbia accettato quell’invitotrovato sul vassoio del pranzo.“Perché anche mio nipote studiapianoforte”, ”perché suonavo nellabanda del paese”, “perché mi trovocon gli altri e faccio amicizie”,“perché è un po’ come uscire dal-l’ospedale”, “perché mi piace vede-

Al Policlinico “Gemelli”

Tanti giovani talentie un pubblico inusuale

re i giovani che suonano”. C’èanche qualche battuta di spirito.Una signora avvolta in una bellavestaglia rosa, che cerca di darsi uncontegno nonostante gli anni e legrucce, si ferma volentieri a chiac-chierare: ama molto la musica,

dice, aspetta con ansia il mercoledìpomeriggio e prima di scendere sifa truccare da un’infermiera, comese dovesse andare a teatro. “Vede,aggiunge ironica, ho anche l’abitolungo”.

Maria Rossaro

Musica alla parrocchia San Francesco

L’orchestra Tonarius con padre Paolo al violino.

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La Meridiana fu costruita nellaChiesa Parrocchiale di Formellonel 1795-17956 da un giovaneprete esperto di astronomia e abilescalpellino; fu lui stesso ad incide-re la linea ed il contorno di numerie immagini che consentono allaMeridiana di parlare agli osservato-ri fornendo innumerevoli informa-zioni: l’esatto mezzogiorno locale,la posizione del Sole nel cielo, l’oradel suo sorgere e tramontare, ladata, la durata della luce diurna, gliequinozi, i solstizi, il periodo del-l’anno in cui si celebra la Pasqua etanti altri dati. La notte è possibileanche percepire il passaggio del-l’immagine della Luna sulla Lineae quando si verificano eclissi solari

La meridiana di Formello

Un momento della visita dei soci dell’Associazione Amici di Monte Marioalla Meridiana.

La Meridiana di Formello.

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e lunari è emozionante assistervinella semioscurità della Chiesa.Finalità principale della Meridianaera, nel passato, fornire il segnaleorario per la regolazione dell’oro-logio pubblico collocato sul cam-panile. L’ora era indicata da questoorologio secondo un sistema orarioassai diverso da quello in vigoreattualmente: le ore si contavanonon dalla mezzanotte ma dal tra-monto e ciò richiedeva interventisistematici di rifasamento, donde lanecessita di disporre di un affidabi-le segnale orario. Questo sistemaorario è durato in Italia circa cinquesecoli, dal 1300 al 1800.

Nel 1958, in occasione della sosti-tuzione del pavimento in cotto conla graniglia moderna, il piccologioiello fu distrutto e le sue partiaccatastate nel cortile della Chiesa,da dove vennero in grandissimaparte trafugate. Si è potuto recupe-rare solo qualche frammento che,insieme ad un manoscritto antico,hanno consentito di ricostruire lostrumento, non senza laboriose eprolungate rilevazioni e complessicalcoli matematici ed astronomici.Il forellino da cui filtra il raggio diluce solare che attraversa la Meri-diana al mezzogiorno locale ha undiametro di otto millimetri ed un’al-tezza di metri 6.713. La Linea siestende per circa 13 metri (circa 15

metri fino al punto del pavimento sucui cade la verticale proveniente dalforo) ed è attraversata giornalmentedall’immagine del Sole al mezzo-giorno solare locale, con la preci-sione del minuto secondo. Giornodopo giorno l’attraversamento si valentamente spostando cosicché l’in-tero percorso di circa 13 metri ècompiuto due volte in ogni anno:una volta avanzando da Sud versoNord (dal Solstizio Estivo, intornoal 21 giugno, al Solstizio Invernale,intorno al 21 dicembre) e successi-vamente retrocedendo da Nordverso Sud (dal Solstizio Invernale alSolstizio Estivo). L’immagine sola-

re è un’ellisse luminosa il cui assemaggiore varia da circa 7 cm al Sol-stizio Estivo ad oltre 36 al SolstizioInvernale.La Meridiana di Formello appartie-ne alla tipologia delle Meridiane “acamera oscura”. È sorella minoredella celebre Meridiana romanadella Basilica di S. M. degli Angelie, a parte Roma, è l’unica Meridia-na del Lazio e di buona parte dell’I-talia Centrale con le caratteristicheaccennate. Rilievi, calcoli, progettazione, ese-cuzione (compresa l’incisione dellamaggior parte dei marmi) sono statiinteramente eseguiti a titolo volon-tario da due esperti. La Parrocchiaha sostenuto le spese per la fornitu-ra e la collocazione dei marmi. Inprossimità della Meridiana i dueesperti hanno allestito un pannelloillustrativo contenente anche dueorologi affiancati che indicano iltempo secondo il sistema orario

antico e secondo quello moderno.La Meridiana che decora la Chiesadi Formello è una viva testimonian-za storica e scientifica del passatoed ha una valenza pratica e didatti-ca che perdura. Le indicazioni chefornisce sono in gran parte tuttoravalide ed offrono ricchi spunti diriflessione e di approfondimentoscientifico che appagano, in paritempo, interessi culturali ed esigen-ze di apprendimento. Non è un casoche visitatori numerosi sono gliscolari e gli studenti, per non parla-re di esperti provenienti da ogniparte del nostro Paese e non di radodall’estero.

Mario CatamoNello scorso aprile un gruppo di“Amici di Monte Mario” ha visita-to la Meridiana di Formello sottola guida colta e interessante deldott. Mario Catamo, al quale vatutta la stima e la gratitudine del-l’Associazione.

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Associazione“Amici di Monte Mario” - Onlus

Per informazioni e iscrizioni:06 35503317

[email protected]

casella postale 12206, 00135 Roma Belsito

Sulle orme dei pellegrini

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A sinistra, in alto: sosta presso i Casali Mellini (nel punto in cuiai pellegrini appariva la cupola di San Pietro) dei partecipantialla passeggiata rievocativa della Via Francigena organizzata il 9 maggiodall’Associazione Amici di Monte Mario.In basso: l’intervista di Linda Salerno a una pellegrina di Lione, giunta aRoma a piedi ed incontrata durante la sosta nel Parco di Monte Mario.In alto: durante la “merenda del pellegrino”, canti d’epoca offertida una rappresentanza del coro Nova Armonia, qui diretta da Ida Maini.

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