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Analisi degli alimenti (LMC 7: ANALISI VARIE) Giorgio Bonaga Anno Accademico 2010/2011 Laurea Magistrale in CHIMICA

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Analisi degli alimenti(LMC 7: ANALISI VARIE)

Giorgio Bonaga

Anno Accademico 2010/2011

Laurea Magistrale in

CHIMICA

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ANALISI DEI PRODOTTI DELL’ALVEARE

I prodotti dell’alveare hanno composizione chimica molto differente:

1. Il miele è costituito quasi esclusivamente da zuccheri e acqua, con quantità modeste di proteine e grassi.nnnnnnnnnn nnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnn.. 2. La gelatina reale (“Royal Jelly”) ha una composizione di nutrienti (proteine, lipidi, zuccheri prevalentemente monosaccaridi) quasi ideale rispetto le indicazioni fornite dalla nutrizionistica contemporanea. Ooooooo oooo

3. La propoli è costituita principalmente da resine e cere, ma è ricca anche di flavonoidi (le sostanze fenoliche che le conferiscono attività antisettica e antinfiammatoria) e oli essenziali (attività emolliente).

4. La cera è costituita principalmente da esteri carbossilici, idrocarburi e alcoli liberi .

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MIELE• acqua: 17-20%• residuo secco:

proteine: 1-2%lipidi: 0,5-1%zuccheri (fruttosio, glucosio, saccarosio): 70-80%sali mineralivitamine (tracce)aromi (tracce)

GELATINA REALE• acqua: 65%• residuo secco:

proteine: 20-40%lipidi (FFA + lipidi neutri): 8-14%zuccheri (fruttosio, glucosio, maltosio, saccarosio):

20-50%sali mineralivitamine (tracce)

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PROPOLI• acqua: 1%• residuo secco:

resine e balsami: 50-55%cere: 25-35%flavonoidi: 5%oli essenziali : 0,5%sali mineralivitamine (tracce)

CERA• acqua: 1-2%• residuo secco:

esteri carbossilici: 65-70%esteri sterolici: 1%idrocarburi: 10-15% alcoli liberi: 10-12%sali minerali (tracce)

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Gi amminoacidi liberi (FAA) nel miele derivano dalle reazioni enzimatiche a carico della frazione proteica. La loro quantità più variare da 50 a 200 mg/100 g di prodotto. La determinazione della composizione quali-quantitativa degli amminoacidi liberi e la elaborazione statistica dei dati (“Student t Test”) può contribuire a prevedere l’origine floreale, la provenienza geografica e l’autenticità del prodotto ?

MIELEAMMINOACIDI LIBERI

Sono stati estratti, purificati e derivatizzati gli amminoacidi liberi di 6 campioni di miele monoflorale (acacia, castagno, limone, rododendro, lime e rosmarino). Nonostante le differenze tra i diversi mieli siano anche significative, il metodo non è in grado di individuare un singolo amminoacido o un gruppo di amminoacidi che consentano di differenziare l’origine botanica e/o la provenienza geografica del miele uniflorale. ……… La Fig. 1 riporta il tracciato GC degli amminoacidi liberi di miele di rosmarino.

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Fig. 1 - Analisi GC degli amminoacidi liberi del miele di rosmarino. COLONNA: silice fusa, 30 m x 0,32 mm i.d., SPB 0,20 m TEMPERTAURA: da 80 (2’) a 280°C (10’), 5°C min. CARRIER GAS (He): 2, 8 ml/min.

0 10 20 30 min

Nor

Ala G

ly

Val

Thr

Ser Le

uIle

Phe

Pro

Met

Asp

Glu

Lys

Tyr

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Le sostanze volatili del miele contribuiscono in modo significativo al suo aroma, ma possono essere anche rappresentare una via alternativa per stabilirne l’origine botanica. . La classificazione dei mieli viene fatta sulla base dell’analisi pollinica (analisi melissopalinologica), un’analisi meccanica che individua e conta i grani di polline appartenenti alle diverse specie botaniche. L’analisi pollinica è un metodo che ha grandi limiti se si pensa, ad esempio, che il miele di importazione da paesi lontani (Messico, Argentina, ecc.) viene sovente raffinato a causa della fermentazione degli zuccheri e dopo la filtrazione finale viene aggiunto di polline pregiato (acacia, arancio, corbezzolo, ecc.) per poter dichiarare una qualità di più elevato valore commerciale. Si è tentato allora di caratterizzare il miele uniflorale sulla base del suo “aromatogramma”, in modo da individuare alcune sostanze volatili capaci di rappresentare dei “marker” della specie vegetale dichiarata. La frazione volatile è stata ottenuta con un apparecchio di distillazione/estrazione (Likens e Nickerson).

MIELESOSTANZE VOLATILI

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Nel caso del miele di castagno sono state individuate circa 50 sostanze, delle quali 10 sembrano essere dei markers del miele di castagno e tra le quali svolge un ruolo preminente il 3-amminoacetofenone, una sostanza individuata per la prima volta in un prodotto naturale. Tra le sostanze individuate per MS, il limonene (il cui aroma è risultato antagonista con gli altri composti volatili) è in realtà il suo isomero ottico bornene. Il tracciato GC è riportato nella Fig. 2.

Estrattore di Likens-Nickerson (SDE = Simultaneous Distillation

Extraction)

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Fig. 2 – TIC della GC-MS dei componenti volatili del miele di castagno. COLONNA: silice fusa, WCOT 25 m x 0,2 mm i.d., OV 101 0,15 m TEMPERATURA: da 50 a 250°C, 5°C min CARRIER GAS (He): 2,0 ml/min.

0 10 20 min

TIC

100

50

0

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GELATINA REALECARBOIDRATIIl dosaggio degli zuccheri semplici (glucosio, fruttosio e saccarosio)

della gelatina reale (pappa reale) fornisce informazioni anche su altri costituenti neutri che, sebbene siano presenti in tracce, sono caratteristici della gelatina reale e possono essere lo strumento per stabilire la genuinità del prodotto.Inoltre, la possibilità di rivelare dei frammenti contenenti fino ad un massimo di quattro molecole di zuccheri condensate (tetrasaccaridi) consente di identificare le gelatine reali ottenute da zuccheri derivanti da amido idrolizzato o da isomerizzazione di sciroppi di fruttosio. Dopo estrazione, purificazione e derivatizzazione (TMS) i campioni sono stati analizzati con colonne capillari corte (10 metri), come mostra la Fig. 3.

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1. fruttosio 2. -glucosio3. -glucosio4. Saccarosio5. R 6. T prodotti d’idrolisi7. 7

Fig. 3 - Analisi GC dei componenti neutri di Royal Jelly. COLONNA: vetro 10 m x 0,32 mm i.d., SE 52 0,10-0,15 m TEMPERATURA: da 30 a 350°C, 11°C min. CARRIER GAS (He): 2,5 ml/min.

pentosiesosi

MONOSACCARIDIDISACCARIDITRISACCARIDI

1

234

5

7

6

0min 35

1. fruttosio2. -glucosio3. -glucosio4. saccarosio5. E6. eprodotti d’idrolisi7. e

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Gli amminoacidi liberi (FAA) hanno origine dalla degradazione della caseina ad opera degli enzimi del latte, del caglio, del siero innesto ed è una modificazione influenzata dai parametri tecnologici ed ambientali. Incidendo sul sapore e sull’aroma del formaggio gli amminoacidi liberi possono concorrere alla caratterizzazione dei prodotti, ma essere anche indicatori del loro stato di conservazione. L’impiego della HPLC ha dato ottimi risultati per l’ottima separazione dei picchi e l’elevata sensibilità analitica, ma è una tecnica che ha costi elevati ed impiega apparecchiature piuttosto costose, per cui si è tentato di ottenere una buona performance anche con la GC.

FORMAGGIOAMMINOACIDI LIBERI (Montasio)

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Dopo estrazione (EtOH 95%/HCl 1N = 75/25), purificazione su resina a scambio cationico (Dowex 50 W, 100-200 mesh) e derivatizzazione ( anidride n-eptafluorobutirrica), gli amminoacidi liberi sono stati analizzati con colonne GC capillari, come mostra la Fig. 4.La grande variabilità della composizione degli amminoacidi liberi di campioni di formaggio Montasio provenienti da numerosi caseifici della zona tipica di produzione è un dato non positivo dal momento che rivela la mancanza di una tipologia costante da valorizzare (formaggio tipico o formaggio di origine controllata) ed anche, per il ruolo rilevante che gli amminoacidi liberi svolgono sul flavor del formaggio, per l’eccessiva variabilità delle stesse caratteristiche sensoriali del prodotto la cui costanza sembra essere, viceversa, una caratteristica di ciascun caseificio.È stata anche analizzata la variazione della composizione degli amminoacidi liberi durante il periodo di stagionatura del formaggio, proprio per individuare la correlazione tra durata della stagionatura e le caratteristiche sensoriali del formaggio. Le variazioni del profilo degli amminoacidi liberi durante la stagionatura (40, 60, 80, 180, 240, 360 giorni) del formaggio Montasio sono mostrati nella Fig. 5.

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Fig. 4 - Analisi GC degli amminoacidi liberi del formaggio. COLONNA: silice fusa 25 m x 0,32 mm i.d., OV 1701 0,20 m TEMPERTAURA: da 80 a 280°C, 8°C min. CARRIER GAS (He): 1,6 ml/min.

1. alanina 2. acido -amminobutirrico

3. glicina4. valina5. treonina6. isoleucina7. leucina8. serina9. prolina10. acido -amminobutirrico

11. idrossiprolina12. metionina13. acido aspartico14. aspargina15. fenilalanina16. acido glutammico17. glutammina18. tirosina19. ornitina20. lisina

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Fig. 5 - Analisi GC della variazione degli amminoacidi liberi del formaggio. COLONNA: silice fusa 25 m x 0,32 mm i.d., Chirasil-L-Val 0,20 m TEMPERATURA: da 80 a 280°C, 8°C min. CARRIER GAS (He): 1,6 ml/min.

40 gg

60 gg

80 gg

180 gg

240 gg

360 gg

1

3

6

7

9

10

11

12

13

14

2 45

I.S.

15

8 16

17

18 19

1. D-Ala2. Ala3. Val4. Gly5. Thr6. Ile7. Leu8. Pro9. Ser10.Gaba11.Met12.Asp13.D-Phe14.Phe15.D-Glx16.Glx17.Tyr18.Orn19.Lys

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In alcuni prodotti alimentari fermentati a base proteica, tra cui i formaggi, si possono formare quantità significative di ammine biogeniche per effetto dei processi di decarbossilazione enzimatica di particolari amminoacidi.

FORMAGGIOAMMINE BIOGENICHE

Grana Padano

ParmigianoReggiano Latteria

Sottiletta

Stracchino Gorgonzola

Scamorza

Pecorino

Taleggio

Provolone

Mozzarella Formaggio fuso

Ricotta Montasio

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Le ammine biogeniche sono sostanze indesiderate a spiccata azione neuro- e vaso-attiva che, a certe concentrazioni, compromettono seriamente la sicurezza dell’alimento da un punto di vista tossicologico. La dose di ammine biogeniche che produce effetti tossici varia da individuo a individuo, in relazione all’attività detossificante del fegato tra cui spicca l’azione della monoamminossidasi (MAO) che converte le ammine in aldeidi.

lisina cadaverina

ornitina putrescina

istidina istammina

tirosina tirammina

H2N

O

OH

HH2N

H2NNH2CO2-

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Le ammine biogeniche presenti in maggiore quantità sono la tirammina (Gorgonzola, Asiago, Montasio) e l’istidina (Gorgonzola, Asiago, Parmigiano Reggiano) seguite, in ordine decrescente, dalla cadaverina, putrescina, triptofano e 2-feniletilammina, ma con alcune variazioni di concentrazione nei diversi formaggi analizzati. La Fig. 6 riporta un esempio di analisi HPLC.

Fig. 6 - Analisi HPLC di ammine biogeniche di formaggio Gorgonzola

COLONNA: 150 mm x 4,6 mm i.d., Spherisorb 3S TG 3 FASE MOBILE: A) CH3CN

B) H2O C) tampone fosfato 0,01 M a pH

7.GRADIENTE: 0,8 ml/minDETECTOR: UVB a 254 nm

1. triptofano2. 2-feniletilammina3. putrescina4. cadaverina5. istammina6. istidina7. tirammina

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VINOANALISI DEGLI ACIDI LIBERI

Fig. 7 - Analisi HPLC degli acidi organici di un vino rosso. COLUMN: 300 mm x 7,7 mm i.d., PL Hi-Plex H 8 m

FASE MOBILE: H2SO4 0,004 M con eluizione isocratica

VELOCITA’ DI FLUSSO: 0,4 ml/min DETECTOR: RID

Il dosaggio degli acidi organici è un’analisi tradizionale perché queste sostanze sono responsabili del gusto del vino. La Fig. 7 riporta il cromatogramma degli acidi organici di un vino rosso.

1. acido tartarico2. acido malico3. glucosio4. fruttosio5. acido

succinico6. acido lattico7. glicerina8. acido acetico9. etanolo

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VINODOSAGGIO DI LISOZIMA

lisozima

L’attività enzimatica del lisozima determina la rottura della membrana cellulare dei batteri gram+ (es.: lattobacilli). La proteina viene utilizzata come efficace coadiuvante tecnologico alternativo alle tecniche tradizionali (freddo, SO2, filtrazione) per la gestione microbiologica di mosti e vini, dalla fermentazione allo stoccaggio fino all’imbottigliamento. Il lisozima è una preparazione enzimatica pura in forma granulare, ottenuta dall’albume dell’uovo che consente: di prevenire gli spunti lattici e la “fermentazione malo-lattica”; di agevolare la fermentazione alcolica riducendo l’effetto antagonista dei batteri lattici sui lieviti, sui quali non esercita alcun effetto di inibizione; di ridurre i quantitativi di SO2.Il dosaggio viene fatto per HPLC, confrontando la risposta UVD con quella FLD, come mostra la Fig. 8.

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Fig. 8 – Analisi HPLC di lisozima nel vino.

COLONNA: 75 mm x 4,6 mm i.d., TSK-C18 5mFASE MOBILE: ACN:TFA:H2O con eluizione a gradienteDETECTOR: A. UVD a 280 nm

B. UVD a 225 nm C. FLD: ex = 276 nm, em = 345 nm

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I vini, gli aceti e i distillati in genere vengono sempre più diffusamente invecchiati in contenitori di legno (abitualmente quercia). I prodotti invecchiati si distinguono per un incremento della loro complessità sensoriale dovuta al trasferimento di sostanze aromatiche e fenoliche dal legno alla bevanda e all’evoluzione della frazione fenolica (inclusa la stabilizzazione del colore) ad opera dell’ossigeno. Queste caratteristiche sono molto apprezzate dai consumatori e pertanto i prodotti legnosi per l’invecchiamento sono classificati tra i coadiuvanti tecnologici (sostanze che assistono e favoriscono le modificazioni dovute ai diversi processi di trasformazione). L’uso dei trucioli di legno (woody chips) è un’alternativa abbastanza recente (fine anni ‘90) all’invecchiamento delle bevande alcoliche in barilotti, barili, botti, ecc., perché oltre all’incremento di superficie di scambio i trucioli sono molto vantaggiosi da un punto di vista economico, anche se solo di recente sono stati ammessi dalla normativa UE (2006).

VINODETERMINAZIONE DEI PAHs NEI TRUCIOLI DI

QUERCIA IMPIEGATI IN ENOLOGIA

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Mentre il legno dei barili, barilotti, botti, ecc. viene seccato all’aperto per 1-3 anni (al sole, vento, pioggia e neve) allo scopo di favorire l’evoluzione chimica dei tannini e della cellulosa, per poi essere “tostato” direttamente in pile, i trucioli di legno vengono seccati in forni elettrici o a raggi infrarossi. A causa dell’attività mutagena e cancerogena degli idrocarburi aromatici policiclici, è importante che i trucioli di legno non cedano PAHs alla bevanda sottoposta all’invecchiamento.

L’estrazione solido/liquido è stata fatta con Soxhlet, lasciando i trucioli di legno in immersione in diclorometano all’ebollizione. L’analisi HPLC dell’estratto è riportata in Fig. 9.

woody chips soxhlet

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Fig. 9 - Analisi HPLC di PAHs dell’estratto di trucioli di quercia (A) e standard (B). COLONNA: 150 mm x 4,6 mm i.d., Supelcosil LC PAH 0,5 m.

FASE MOBILE: H2O e ACN

GRADIENTE: 40% ACN (isocratica 5’) fino al 100% ACN (30’). VELOCITA’ FLUSSO: 1,5 ml/min

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Nonostante l’estrazione con il Soxhlet sia molto più “hard” rispetto quella delle bevande alcoliche (nonostante il maggior tempo di contatto), i livelli di PAHs sono contenuti nei limiti imposti dalla legislazione europea (relativamente alle “acque potabili”, dal momento che non sono stati ancora fissati i limiti di legge per le bevande alcoliche).

CONTENUTO DI PAHs (ng/g legno) nei trucioli di quercia D[a,h]

F

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naphtalene acenaphtylene phenantrene anthracene NAP ACN PHE ANT

fluoranthene pyrene benz[a]anthracene crysene FLA PYR B[a]A CHR

benz[b]fluotanthene benz[k]fluoranthene benz[a]pyrene B[b]F B[k]F B[a]P

dibenz[a,h]fluoranthene benz[g,h,i]perylene indeno[1,2,3]pyrene D[a,h]F B[g,h,i]P I[1,2,3]P

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Il legno di quercia tostato per l’invecchiamento dei vini produce un numero rilevante di composti volatili e odorosi. La loro determinazione è preceduta da una estrazione con sistema ASE 200 (“accelerated solvent extraction”). L’analisi GC-MS degli estratti di trucioli sottoposti o no a tostatura ha consentito di individuare numerose sostanze volatili (guaiacolo e derivati, siringolo e derivati, vanillina e derivati, eugenolo e derivati, composti furanici, furanoni, piranoni, lattoni, fenoli, ecc.), ma la composizione quali-quantitativa degli estratti dipende dalla natura del materiale di partenza e dagli effetti dovuti al processo di tostatura. Sono stati anche identificati, per la prima volta, tre nuovi composti volatili: 3-idrossimaltolo, 2,5-furandicarbaldeide e furilidrossimetilchetone, la cui presenza può essere fatta derivare dalla pirolisi degli zuccheri o dalle reazioni di Maillard.

VINOIDENTIFICAZIONE DI COMPOSTI VOLATILI

NEI TRUCIOLI DI QUERCIA

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COLONNA: silice fusa 30 m x 0,25 mm, Stabilwax 0,25 m.TEMPERATURA: da 40 a 100°C, 3°C/min e da 100 a 240°C(10 min.), 5°C/min.CARRIER GAS (He): 1,0 ml/minDETECTOR: MS (EI, 70 eV)

Fig. 10 – Analisi GC/MS delle sostanze volatili in trucioli (A) non tostati e (B) tostati.

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Classi di sostanze volatili nell’estratto di trucioli di quercia

guaiacolo2-metossi-fenolo

eugenolo2-metossi-4-(propen-2-il)-fenolo

vanillina4-idrossi-3-metossi-benzaldeide

siringolo2,6-dimetossi-fenolo

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Le sostanze responsabili dell’aroma di molti frutti, specialmente agrumi, sono di natura terpenica e vengono abitualmente estratti dalle matrici vegetali per distillazione in corrente di vapore. Le frazioni oleose dei distillati, note come “oli essenziali”, vengono utilizzate come aromatizzanti nella produzione di prodotti cosmetici (detergenti, profumi, deodoranti, ecc.), ma sul loro impiego si basa la “aromaterapia”. Secondo questa pratica (empirica) alcuni oli essenziali sono antisettici, altri cicatrizzanti, antireumatici e antinevralgici (rosmarino, camomilla), tonificanti (abete, cipresso, geranio, basilico, rosmarino), stimolanti (patchouly, timo), antispasmodici (cipresso, lavanda, basilico, arancio), perfino dotati di attività antiparassitaria (arancio, eucaliptus, lavanda, cedro, cipresso, geranio, timo)..La composizione di un olio essenziale è molto complessa, perché sovente sono presenti anche numerosi prodotti di ossidazione dei componenti terpenici, ma è fondamentale per stabilire la congruità dell’estratto rispetto la sua destinazione d’uso. Specialmente la Fast GC e l’Ultrafast GC hanno risolto molti problemi analitici nel settore degli oli essenziali.

OLI ESSENZIALI

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DISTILLATO DI OLIO DI LIME

Fig. 11 – Analisi Ultrafast GC del distillato di olio di lime.

COLONNA: silice fusa 15 m x 0,10 mm, Equity-1 0,10 m.TEMPERATURA: da 70°C (1’) a 250°C (1’), 35°C/min.CARRIER GAS (H2): 45 cm/secDETECTOR: FID

1. -pinene2. camphene3. -pinene4. myrcene5. -phellandrene6. 1,4-cineolo7. -terpinene8. -cymene9. -limonene10. -terpinene11.terpinolene12.linalool13. -fencyl alcohol14.terpinen-1-ol15. -terpineol16.borneol17.terpinen-4-ol18. -terpineol19. -terpineol20.decanal21.neral22.geranial23.neral acetate24.geranyl acetate25.dodecanal26. -carophyllene27.trans--bergamotene28.trans--farnesene29. -bisabolene

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OLIO ESSENZIALE DI LIMONE

Fig. 12 – Analisi Ultrafast GC di olio essenziale di limone.COLONNA: silice fusa 10 m x 0,10 mm i.d., SLB-5ms 0,10 m.TEMPERATURA: da 40°C a 320°C, 50°C/min.CARRIER GAS (H2): 82 cm/secDETECTOR: FID

1.thujene 26. terpinen-4-ol2.-pinene 27. -terpineol 3. camphene 28. decanal 4. sabinene 29. citronellol 5.-pinene 30. nerol 6. myrcene 31. neral 7. octanal 32. carvone8.-phellandrene 33. geraniol9.-3-carene 34. geranial10.-terpinene 35. perilla aldehyde11.-cymene 36. undecanal12. limonene 37. methyl geranoate13.-ocimene 38. citronellyl acetate1.-terpinene 39. neryl acetate15. cis-sabinene hydrate 40. linalyl isobutanoate16. octanol 41. geranyl

acetate17. terpinolene 42. 1-tetradecene18. linalool 43. tetradecane19. nonanal 44. (E)-caryophyllene20. cis-limonene oxide 45. trans--

bergamotene21. trans-limonene oxide 46. -bisabolene22. (E)-myroxide 47. (E)--bisabolene23. canphor 48. norbornanol24. citronellal 49. canpherenol25. borneol 50. -bisabolol

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In Italia la coltivazione industriale della Cannabis sativa è consentita – dopo concessione di un permesso speciale - soltanto per l’ottenimento della fibra, ovvero impiegando varietà selezionate (e certificate) di canapa a basso contenuto di tetraidrocannabinolo (THC), l’unico costituente psicoattivo.La legge Fini-Giovanardi (L. 49/2006) stabilisce che la coltivazione non autorizzata di canapa è punibile da 6 a 20 anni di reclusione o da 1 a 6 anni se il giudice valuta il reato di lieve entità.

Cannabis sativaCOMPOSIZIONE CHIMICA

NO

SI

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CannabisCLASSIFICAZIONE BOTANICA

• Small e Cronquist var. sativa ssp. sativa

var. spontanea VavilovCannabis sp. sativa L.

var. indica ssp. indica

var. kafiristanica Vavilov• Shultes:Cannabis sp. sativa (canapa utile)Cannabis sp. indica (canapa indiana)Cannabis sp. ruderalis (canapa ruderale)

• Clarke e Watson (2002):Cannabis sp. sativa (tutte le sottospecie e varietà) Cannabis sp. indica (solo le varietà usate per produrre hashish e marijuana in Afghanistan e Pakistan).

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Cannabis

CLASSIFICAZIONE CHIMICA

CBN+THC/CBD

var. sativa > 2

ssp. sativa var. spontanea Vavilov < 2

Cannabis sativa

var. indica > 20 ssp. indica

var. kafiristanica Vavilov > 50

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O

OH

O

OH

cannabinolo acido cannabinolico (CBN) (CBNA)

O

OH O

OH

O

OH O

OH

tetraidrocannabinolo acido tetraidrocannabinolico (THC) (THCA)

O

OH

H

cannabidiolo acido cannabidiolico (CBD) (CBDA)

O

OH

OOH

H

9

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SE 52 OV 1701

tal quale

CH2N2

CH2N2 + TMS

CH2N2 + TMS

CH2N2

tal quale

A+B

A X

2 4

1 3

5

A+B

A

X

42

5

5

5

A+B = THC + exCBDA A = THC-Met X = CBDA-Met 4 = THC-Met-TMS 2 = CBDA-Met-diTMS

5

5

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THCmol wt 314(peak A)

O

OH

THC-TMSmol wt 386(peak 4)

O

OTMS

314

315

371

299

386M +

M +

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O

OTMS O

OCH3

THCA-Met-TMSmol wt 444

361

429

250 444M +

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O

OCH3

OOH

H

CBDA-Metmol wt 372(peak X)

357341

372

CBDA-Met-diTMSmol wt 514 (peak 2)

OCH3

OTMS

TMSO

O

429

M +

M +514

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O

OH

OOH

H THC

O

OH

O

OCH3

OOH

H

CBD

O

OH

OCH3

O

CH2N2

CBD- CH3 THCA-CH3

ciclizzazione

CO2-

SCHEMA DI CONVERSIONE DEL CBDA IN THC

CBDA

CBDA-CH3

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CONCLUSIONI SUL THC

Se alla temperatura dell’injector (320°C) il CBDA

prima ciclizza (l’acidità del mezzo sembra essere la

condizione imprescindibile), poi si decarbossila, con

il risultato netto che si converte in THC (il principio

psicoattivo), a maggior ragione, tenendo conto che

la temperatura di combustione dello “spinello” nella

brace è di 800-880°C e che nella zona distale

rispetto la brace la temperatura non è inferiore a

350°C, è “inevitabile” la conversione del CBDA in

THC.

In ambiente acido, anche il CBD può ciclizzare a

THC ?