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UNIVERSITÀ CARLO CATTANEO – LIUC
SCUOLA DI ECONOMIA AZIENDALE
Corso di Laurea in Management e Imprenditorialità
ANALISI DELLE DINAMICHE ECONOMICHE-FINANZIARIE:
IL CASO DIVANI &DIVANI
Relatore: Prof. Alberto Bubbio
Paper di Laurea di:
GIANI MATTEO CELESTE
Matricola: n° 16023
Anno Accademico 2015 - 2016
1
INDICE
OBIETTIVI DEL LAVORO………………………………………………………......................3
CAPITOLO 1: ANALISI DEL MERCATO DELL’ARREDAMENTO
1.1 Etica Natuzzi…………………………………………………………………………………5
1.2 Analisi del mercato di riferimento…………………………………………………................7
1.3 Focus sul segmento dei divani in pelle……………………………………………………...11
CAPITOLO 2. PERFORMANCES ECONOMICO/FINANZIARIA DELLA NATUZZI
S.P.A
2.1. Dati anagrafici e informazioni sulla società………………………………………………..13
2.2. Bilanci 2009-2013……………………………………………………………………….....14
2.3. Analisi di composizione……………………………………………………………………16
2.3.1. Valutazione dei risultati………………………………………………………….17
2.4. Analisi di solidità…………………………………………………………………...............18
2
2.4.1. Valutazione dei risultati. …………………………………………………….......19
2.5. Analisi di liquidità. …………………………………………………………………….…..20
2.5.1. Valutazione dei risultati………………………………………….........................21
2.6. Analisi delle redditività…………………………………………………………………….22
2.6.2 Albero del ROE…………………………………………………………………..24
2.6.3 Analisi dei risultati………………………………………………………..............25
CAPITOLO 3: SCELTE AZIENDALI NELLE FASI DI CRISI
3.1. 2008-2013:un periodo di forte crisi……………………………………………......27
3.2. Transazione dalla crisi alla crescita……………..………………………………....29
3.3. Sviluppi futuri ……………………………………………………………………..30
COSA EMERGE DAL CASO ANALIZZATO………………………………….......................33
BIBLIOGRAFIA………………………………………………………………………………..35
3
OBIETTIVI DEL LAVORO
In questo mio elaborato ho deciso di analizzare il mercato dell’arredamento italiano,
evidenziando il segmento dei divani; in particolare la mia indagine si è focalizzata sull’azienda
Divani&Divani con sede a Santeramo in colle (Bari). Ho difatti esaminato i punti di forza e i
processi che hanno fatto di questo gruppo un celebre esempio di quanto il “Made in Italy” venga
ammirato nel mondo.
Nel primo capitolo ho effettuato un’analisi complessiva del mercato dell’arredamento con un
approfondimento riguardante l’andamento sia all’interno del nostro paese sia a livello mondiale;
sono partito da un paragrafo introduttivo riguardante i principi e l’etica dell’azienda con focus
sul “Made in Italy” (espressione che celebra in tutto mondo il modello dei prodotti italiani).
Segue una descrizione analitica riguardante la pelle; infatti la pluriennale esperienza nel
trattamento di questo materiale ha caratterizzato il gruppo Natuzzi rendendolo leader mondiale
del mercato.
Nel secondo capitolo troviamo i bilanci della società con un riferimento temporale che va
dall’anno 2009 al 2013; nei paragrafi successivi viene descritta l’analisi delle performances
economico-finanziarie dalla quale è possibile determinare l’andamento economico, reddituale
patrimoniale e finanziario della gestione aziendale.
Quest’analisi è stata resa possibile attraverso lo studio dei principali indici di bilancio
riguardanti le aree di liquidità, composizione, solidità e redditività e la valutazione dei rispettivi
risultati. Lo studio è stato compiuto per gli anni 2009 e 2013 al fine di conseguire la valutazione
ed il confronto dell’andamento patrimoniale, economico e finanziario della gestione dell’
impresa, su un arco temporale di quattro anni.
4
Nell’ultimo capitolo viene analizzato il periodo di crisi che ha travolto non solo il gruppo ma
l’intero settore; successivamente vengono spiegati i motivi che la hanno trascinato in questa
condizione e viene descritto come Natuzzi ha reagito alla crisi e come è stata in grado di
superarla con successo. Infine illustrerò brevemente gli sviluppi futuri che l’azienda intende
attuare per accrescere sotto il profilo economico.
5
CAPITOLO 1: ANALISI DEL MERCATO DELL’ARREDAMENTO
1.1. L’etica Natuzzi
Il gruppo nasce nel 1959 grazie all’intuizione di Pasquale Natuzzi ed oggi rappresenta la più
grande azienda italiana nel settore dell’arredamento.
I principi dell’etica sono perfettamente intesi dal Codice Etico Natuzzi e costituiscono
continuativamente le fondamenta per ogni attività aziendale.
Il potenziamento territoriale e lo sviluppo sostenibile costituiscono precisi impegni che il
Gruppo ha impiegato sul settore della responsabilità sociale.
Il messaggio che trasmette il gruppo è quello di garantire al cliente la miglior qualità
presente sul mercato ad un prezzo competitivo; ciò è reso possibile dalla gestione che viene fatta
in ogni passaggio nella filiera produttiva: dall’acquisto dei materiali, dal trattamento delle pelli
fino alla vendita al cliente.
Ogni prodotto Natuzzi parte con un disegno su un foglio di carta: questa è la base del
processo che porta ogni prodotto Natuzzi sul mercato. Il gruppo Natuzzi, nel settore
dell’arredamento, risulta essere tra i maggiori investitori in ricerca e sviluppo, progetta ed
elabora i suoi prodotti all’interno di aree produttive site in Italia, Cina, Brasile e Romania e
controlla il 92% delle materie prime, semilavorati e la quasi totalità dei servizi.
L’intera filiera produttiva viene esaminata minuziosamente passaggio per passaggio; dal
prototipo introduttivo, dallo studio delle novità e tendenze alla scelta dei rivestimenti fino alla
consegna a casa. Prima che essere un marchio Natuzzi risulta essere un modo di essere e
lavorare.
6
Tutti i prodotti Natuzzi, compresi pelli legni e imbottiture vengono controllati con
meticolosità per tutto il processo produttivo negli stabilimenti esclusivamente italiani, di
appartenenza sempre al gruppo. Inoltre tutti i materiali sono selezionati e trattati nell’osservanza
di severi parametri qualitativi e devono superare oltre 200 test di qualità e conformità; questo
passaggio è necessario per garantire sicurezza e la permanenza di ogni prodotto nel tempo.
Durante ogni singolo passaggio del processo produttivo vengono svolti accurati test di
qualità certificati ISO 9001.
Il rispetto dei rigidi standard internazionali relativi alla protezione dell’ambiente è garantito
ISO 14001.
Pasquale Natuzzi ha ricevuto lo speciale premio “Italian Talent Award 2015” come
ambasciatore del Made in Italy nel mondo. E’ stato selezionato dalla giuria in quanto
“rappresentante d’eccellenza italiana nel settore arredo e design, esempio di creatività e
innovazione apprezzata in tutto il mondo”, durante la quale ha affermato che ha rivoluzionato il
processo produttivo investendo 450 milioni sul progetto di marca.
Per un certo momento nella Natuzzi sono convissute 2 dedizioni: la prima di produrre divani
e, progressivamente con l’apertura dei negozi, la marca.
Il gruppo ha subito la concorrenza della Cina e di altri paesi asiatici (nel quale l’etica non si
sa cosa sia), i quali riuscivano ad offrire divani ad un prezzo inferiore del 40% rispetto a
Natuzzi. L’intelligenza dell’imprenditore è stata quella di saper affrontare la concorrenza
aprendo fabbriche all’estero e di rinforzare il fatturato grazie all’ apertura di negozi in tutto il
mondo. Questi investimenti sono stati resi possibili grazie alla non distribuzione di dividendi.
7
1.2 Analisi del mercato di riferimento
Purtroppo la tradizione del divano “Made in Italy” sta pian piano morendo. Fabbriche
dismesse, lavoratori mal retribuiti, prezzi impossibili per far fronte alle innumerevoli spese
(show room, platinati, pubblicità costosissime con sponsor di personaggi famosi).
Questa è la brutta realtà che devono subire i fabbricanti di divani, anche quelle dei marchi
più prestigiosi; tutto ciò è dovuto ad una politica mal gestita che permette la concorrenza
scorretta di prodotti cinesi.
Le aziende italiane sono costrette a confrontarsi con terzisti cinesi che producono divani a
costi impossibili, proprio perché nel nostro paese vige una certa etica fondata sul rispetto delle
regole.
Ciò ha portato alla diffusione sempre maggiore del fenomeno del “Dumping” (vendita
all’estero di prodotti a prezzi inferiori a quelli praticati sul mercato interno) nelle zone dove la
concorrenza è più agguerrita.
Questo fenomeno è stato evidenziato da Pasquale Natuzzi ,presidente e amministratore
delegato del gruppo Natuzzi, il quale esporta buona parte della sua merce e si trova costretto a
far realizzare i propri prodotti a ditte cinesi le quali fanno ricorso al lavoro nero, sfruttando la
manovalanza e sottopagando i lavoratori, senza rispettare le norme sindacali e di sicurezza.
Per combattere questo triste fenomeno basterebbero maggiori controlli, infatti tra il 2001 e il
2007 si sono persi qualcosa come 600 miliardi di fatturato, 222 milioni nel mercato interno e
con un mercato internazionale dimezzato; negli ultimi 6 anni hanno chiuso più di 300 imprese
distribuite fra la Puglia e la Basilicata e gli addetti in dieci anni sono passati da 10mila a 5mila.
8
Nonostante questo quadro negativo ci sono punti di forza dai quali poter ripartire: capacità di
design e alta qualità dei prodotti Made In Italy. Puntare cioè su qualcosa che i cinesi non sono in
grado di fare, investendo sull’innovazione di processo e di prodotto. Questo obiettivo è
difficilmente realizzabile per le piccole/medie imprese le quali non hanno saputo guardare ai
mercati esteri sottovalutando l’importanza dell’innovazione. Inoltre c’è un problema etico da
superare, ossia il fatto che le imprese si guardano l’un l’altra in un’ottica di concorrenza
anziché di alleanza.
Il mercato mondiale del mobile
L’utilizzo mondiale di mobili determinato a prezzi di produzione (ignorato il markup per la
distribuzione) risulta essere intorno ai 440 miliardi di dollari USA. Attualmente, il grado di
apertura dei mercati è del 27% e i principali importatori di mobili sono Germania, Stati Uniti e
Regno Unito.
Riguardo l’emisfero orientale, la Cina è riuscita ha più che raddoppiare le sue esportazioni
passando da 25 milioni raggiungendo circa 53 miliardi di dollari USA. Altri importanti
esportatori risultano essere Italia, Germania e Polonia.
Dopo il forte calo del 2009 e la progressiva ripresa negli anni successivi , per l’anno 2016 è
prevista una lieve crescita.
Nel grafico sottostante sono rappresentate le previsioni di variazioni della domanda di mobili
nelle più importanti aree geografiche mondiali; esso ci indica un leggero aumento per l’Europa
ma a livello mondiale si denota una crescita che supera il 3%, generata soprattutto all’apporto
dei paesi emergenti.
9
Grafico 1: Previsione dei consumi di mobili per aree geografiche per il 2016
Variazioni percentuali a prezzi costanti
(Fonte: CSIL)
Il settore del mobile in Italia nel 2015-2017
Per l’Italia l’anno 2014, come mostra il grafico 2 sotto riportato, è stato un anno pieno di
insicurezze e si è chiuso con un nuovo calo; nonostante il buon funzionamento del bonus mobili
sia riuscito a far riemergere parzialmente il settore, non è comunque riuscito a provocare un
aumento della domanda interna.
Le esportazioni risultano essere in costante aumento grazie, sia ai mercati europei che hanno
ripreso a crescere nel 2014, sia ai mercati esteri ( nonostante questi ultimi evidenzino una
diminuzione rispetto a quella rilevata nel 2013). Nonostante l’aumento delle vendite estere, il
fatturato totale del settore, nel 2014, ha subito una diminuzione del 1,8%. Da segnalare anche un
incremento delle importazioni (+10%) malgrado una fiacchezza del mercato interno.
10
Il 2015 è risultato essere un anno di transizione, durante il quale la crescita del commercio
internazionale ha favorito le esportazioni del settore.
Per quanto riguarda le esportazione, l’anno 2015 ha mostrato una svalutazione dell’euro nei
confronti del dollaro creando risultati positivi sul trend delle vendite di mobili specialmente nei
mercati emergenti.
Le imprese italiane hanno beneficiato dai segnali confortanti che arrivano dai paesi europei.
Le esportazioni sono cresciute del 3,1% a prezzi costanti.
La continua tendenza positiva delle vendite sui mercati esteri collegata alla leggera riduzione
del mercato interno hanno determinato una fermezza del valore della produzione in termini
reali. Nel 2016 si prevede una lieve ripresa della domanda interna, che dovrebbe iniziare a
manifestare modesti segnali di ripresa.
La domanda estera seguirà invece un lungo cammino di sviluppo decisamente positivo,
determinando una crescita della produzione dell’1,3% a prezzi costanti.
Nel 2017 si prevede una crescita intorno all’1,2% stimolata anche dalla domanda interna e
un aumento dei consumi dei mobili del 2% a prezzi correnti.
11
Grafico 2: il settore del mobile in Italia, 2010-2017
Variazioni a prezzi costanti e milioni di euro
(Fonte: CSIL)
1.3 Focus sul segmento della pelle
La passione per la pelle e la pluriennale esperienza nella lavorazione di questo materiale
hanno contraddistinto il gruppo Natuzzi e lo hanno reso leader mondiale nel settore.
Per stabilire la qualità della pelle bisogna analizzare la provenienza del manto grezzo. I
pellami provengono da tutto il mondo e vengono suddivisi in base alle caratteristiche naturali
che presentano.
Per stabilire la qualità della pelle bisogna analizzare la provenienza del manto grezzo. I
pellami provengono da tutto il mondo e vengono divisi in base alle caratteristiche naturali che
presentano.
12
I manti con meno caratteristiche naturali sono maggiormente costosi e richiedono meno
lavorazioni per poter essere impiegati come rivestimenti.
In base alla provenienza e alle caratteristiche di ciascuna possiamo catalogare 2 tipi di pelle:
Protecta e Natural. I prodotti della gamma Protecta sono costruiti con manti dell’emisfero
australe, hanno caratteristiche più naturali, sono meno pratici e si trovano in maniera agevole e
preponderante rispetto a quello dell’emisfero boreale. Inoltre le pelli Protecta sono rivestite da
uno strato protettivo invisibile e sono molto resistenti, dunque sono ideali per bambini o animali
domestici. Invece le pregevoli pelli Natural, di provenienza boreale, sono trattate nel rispetto
delle particolarità originarie del manto: alla vista e al tatto si individuano tutte le differenze di
grana, le venature, le sfumature di colore. In generale, le pelli di maggior qualità vengono
ricavate da animali allevati nell’emisfero boreale.
Le caratteristiche della pelle risultano essere un fattore determinante sul prezzo finale in
quanto maggiore è la qualità della pelle maggiore sarà anche il prezzo finale del prodotto.
13
CAPITOLO 2: PERFORMANCE ECONOMICHE/FINANZIARIE DELLA
NATUZZI S.P.A
2.1. Dati anagrafici e informazioni sulla società
Nel 1959 la società è stata fondata da Pasquale Natuzzi, attuale Presidente e Amministratore
delegato della Natuzzi S.P.A. Il gruppo Natuzzi concepisce, produce e vende divani, poltrone,
mobili e complementi d’arredamento per la zona living della casa. Inoltre, dal maggio 1993, la
Natuzzi spa è quotata al NYSE (New York Stock Exchange) con il simbolo NTZ.
Natuzzi è risultata l’azienda italiana più grande nel settore dell’arredamento vantando il
primato a livello mondiale nel settore dei divani in pelle; tra i consumatori di beni di lusso, il
marchio Natuzzi risulta essere il più riconosciuto e affermato nel mondo.
Il gruppo Natuzzi commercializza in tutto il mondo, ed in particolare in 5 continenti e 123
stati.
Attraverso il canale whosale e la rete retail con le insegne “Natuzzi Italia” e “Natuzzi
Editions” il brand Natuzzi attua la sua distribuzione in tutto il mondo; fatta eccezione per l’Italia
e il Portogallo nei quali la distribuzione avviene tramite il nome “Divani&Divani by Natuzzi”.
Un brand, tre linee di prodotto
Natuzzi contraddistingue la sua offerta in tre linee di prodotto: Natuzzi Italia, Natuzzi
Editions e Natuzzi Re-vive.
14
Natuzzi Italia è la linea esclusivamente Made in Italy e offre prodotti con una collezione
Total Home. Divani e poltrone sono coordinati con mobili, lampade e accessori al fine di offrire
piacere attraverso la bellezza ed il relax. Natuzzi Italia si è posizionata nel segmento high-end e
suoi prodotti sono venduti direttamente ai consumatori.
Natuzzi Editions, offre un’ampia gamma di divani e poltrone esclusivamente in pelle,
all’insegna del comfort e costituisce il maggior punto di forza Natuzzi.
Natuzzi Re-Vive è la prima “performance recliner” al mondo, una poltrona altamente
innovativa che ha rivoluzionato il modo di vivere il comfort a casa.
2.2. Bilanci 2009-2013
Il bilancio d’esercizio si compone dello stato patrimoniale dal conto economico e dalla nota
integrativa che ha una funzione chiarificatrice del bilancio. I bilanci di seguito riportati ci
forniscono una serie completa di informazioni riguardanti la situazione economica, patrimoniale
e finanziaria del gruppo Natuzzi su un orizzonte temporale di quattro anni che va dal 2009 al
2013. Mi preme sottolineare che purtroppo per irreperibilità di informazioni non mi è stato
possibile analizzare l’andamento societario anche negli esercizi successivi (2014 e 2015).
Ulteriori e future indagini potrebbero confermare l’ipotesi (ormai assodata attraverso dati
reperiti in diverse banche dati) in base alla quale l’azienda si sia ripresa negli anni successivi e
sia stata in grado di superare la difficile situazione che i numeri di seguito riportati mostreranno.
Dall’osservazione dei bilanci emergono alcuni dati: l’anno 2009 si è chiuso con un fatturato
di 514,4 milioni in netto calo rispetto all’anno 2008 nel quale si era riscontrato un fatturato di
oltre 666 milioni. Questo risultato, seppur ancora non positivo, e nonostante la riduzione delle
15
vendite causate dalla crisi globale, ha annotato un rilevante miglioramento rispetto all’anno
2008.
Nel corso del 2010 le vendite totali risultano essere circa 518 milioni; in leggero aumento
(+0,6%) rispetto all’anno 2009. Le vendite nette riguardanti i mobili imbottiti sono in aumento
del 2,2% rispetto all’anno 2009 e risultano pari a 460 milioni.
Si denota anche un miglioramento del 13,72% del risultato economico, con una perdita di 20
milioni di euro rispetto ai 34,5 del 2009.
L’anno 2011 si è concluso con un fatturato in calo del 6,2% rispetto al 2010 e risulta pari a
486 milioni di euro.
Il risultato economico della gestione risulta essere peggiorato, passando da una perdita di
20milioni nel 2010 ad una perdita d’esercizio superiore ai 40 milioni riscontrando quindi un
diminuzione del 19,89%.
Anche il fatturato relativo ai mobili imbottiti risulta essere in calo del 7,6% rispetto all’anno
2010 con un valore di 486,4 milioni.
Le vendite totali relative all’anno 2012 appaiano in diminuzione del 2,4% rispetto al 2011 e
ammontano a 135,5milioni.
Il risultato economico, seppur registri una perdita di circa 23milioni, denota un
miglioramento del 17,21% rispetto all’anno passato .
Il 2013 per Natuzzi è stato un anno nel corso del quale il gruppo ha definito, attraverso
consistenti investimenti, le operazioni atte alla riorganizzazione aziendale al fine di diminuire i
costi e aumentare l’efficienza operativa. Dall’analisi del bilancio di quell’anno emerge quindi
una perdita di oltre 32 milioni di euro; sebbene il fatturato si aggiri intorno ai 450 milioni
questo risultato negativo è stato causato oltre che dagli investimenti necessari anche
dall’andamento negativo del mercato brasiliano (che ha generato una perdita di circa 7 milioni).
16
2.3. Analisi di composizione
Attraverso l’analisi di composizione possiamo analizzare:
la stabilità aziendale ossia l’attitudine dell’impresa di permanere nel tempo
attraverso la sua capacità di adattabilità alle condizioni mutevoli dell’ambiente;
e il grado di autonomia finanziaria, il quale descrive l’influenza relativa dei
mezzi propri rapportati al totale del capitale acquisito.
2013= 37,58%
2009= 44,5%
2013= 62,41%
2009= 55,42%
IMPIEGHI
RIGIDITÀ (AF/CI)
F
ELASTICITÀ (Ac/Ci)
17
2013= 23,89%
2009= 59,04%
2013= 76,11%
2009= 40,10%
2.3.1 Valutazione dei risultati
La struttura patrimoniale nell’ anno 2013 presenta un elevato grado di elasticità, ovvero una
buona capacità dell’impresa di adeguarsi agevolmente e celermente ai mutamenti del quadro
economico in cui opera.
Siamo passati da un elasticità del 55% nel 2009 ad un 62% nell’ anno 2013; questo lieve
incremento è caratterizzato da una crescita dell’attivo circolante, quindi una maggiore liquidità a
disposizione che ha permesso di affrontare i cambiamenti ambientali.
Tanto sono maggiori gli impieghi di breve termine sul capitale investito tanto più il grado di
elasticità sarà solido.
L’indice di rigidità risulta complementare all’indice di elasticità; negli anni a cavallo tra il
2009 e il 2013 quest’ultimo ha subito un leggero calo (da 44% a 37%) a causa di una
diminuzione dell’attivo immobilizzato, che è stata determinata da una notevole restrizione dei
costi di struttura.
FONTI
AUTO.FIN (Mp/Ci)
F
DIP. FIN. (Mt/Ci)
18
L’indice di autonomia finanziaria è dato dal rapporto tra il capitale proprio e il totale delle
attività. Durante il 2009 questo indice era pari al 59%, sinonimo di una struttura parecchio
equilibrata mentre nel 2013 era sceso a quota 23%, indice di una struttura gravemente
squilibrata. Fattore determinante di questo forte calo è sicuramente la forte crisi del 2008 che ha
investito il nostro paese. La conseguenza è stata la forte diminuzione del patrimonio netto e
quindi un ribasso drastico dell’indice.
Un altro indice, complementare a quello di autonomia, che descrive la struttura finanziaria è
l’indice di dipendenza finanziaria e si calcola facendo il rapporto tra i mezzi di terzi e il totale
attivo. Dai dati risultanti da questo indice emergono i limiti avuti dell’impresa nell’anno 2013:
infatti in questo anno troviamo un indice di dipendenza finanziaria pari al 76% (indicatore di
una struttura parecchio squilibrata), mentre nell’anno 2009 tale dato scende a quota 40%, il che
segnala una struttura sufficientemente equilibrata.
2.4. Analisi di solidità
L’analisi di solidità patrimoniale ha l’obiettivo di ricercare se l’azienda ha la capacità di
mantenersi in condizioni di tendenziale equilibrio finanziario con un riferimento temporale di
lungo periodo. I due indici principali sono: il grado di indebitamento finanziario e l’indice di
autocopertura globale delle immobilizzazioni.
2013= +4,19
2009= +1,69
GRADO DI INDEBITAMENTO
(Mezzi terzi/Mezzi Propri)
19
2013= +0.66
2009= +1,39
2.4.1 Valutazione dei risultati
L’indice maggiormente rilevante per effettuare l’analisi di solidità è il grado di
indebitamento finanziario o Leverage, espresso attraverso il rapporto fra totale dell’attivo e
capitale proprio.
Il leverage descrive come l’azienda sia in grado di finanziare i propri investimenti e se con
prevalenza di capitale proprio o capitale di terzi. Maggiore risulterà essere l’indice maggiore
risulterà l’indebitamento.
Questo indice viene chiamato anche “leva finanziaria” in quanto l’indebitamento può far
scaturire una moltiplicazione finanziaria positiva o negativa della redditività.
Durante l’anno 2009 abbiamo un valore di circa 4; ciò indica che per ogni euro di capitale
proprio l’impresa ha investito 4 euro. Questo valore denota una situazione di forte
indebitamento, ovvero un’elevata sottocapitalizzazione vincolante per una solidità aziendale.
INDICE AUTOCOPERTURA
GLOBALE IMMOBILIZZAZIONI
(Cap.permanente/Immobiliz.)
(
20
Diversamente, durante l’anno 2013 abbiamo un forte cambiamento dovuto ad una drastica
diminuzione dei mezzi di terzi che ha fatto crollare il valore a 1.70, un valore basso che denota
invece forte solidità aziendale.
Altro indice rilevante per effettuare l’analisi di solidità è l’indice di copertura globale delle
immobilizzazioni, il quale si trova rapportando il capitale permanete (formato dalla somma del
capitale e dei debiti a medio/lungo termine) con le immobilizzazioni.
Nell’anno 2009 troviamo un valore pari a 1.39 che mostra come il capitale permanente riesca
a finanziare anche parte dell’attivo circolante, con una struttura fonti/impieghi che risulta
equilibrata; durante nell’anno 2013 troviamo invece un valore parecchio inferiore (0.66) che
evidenzia una maggiore incapacità del capitale permanente a coprire l’attivo immobilizzato, il
quale sarà in parte finanziato con passività correnti.
2.5. Analisi di liquidità
Gli indici riguardanti l’analisi di liquidità aziendale esprimono l’attitudine dell’impresa a
saper adempiere ai propri impegni in modo tempestivo e attraverso i mezzi che ha a
disposizione. La liquidità dipende principalmente da due fattori: una corretta struttura
finanziaria e un celere ritorno al capitala investito.
2013= +1,112470
2009= +2,32432
INDICE DI LIQUIDITA’
GENERALE (CURRENT
RATIO)
(Attivo breve/ Pass breve)
21
2013= +0,9927
2009= +1,98799
2.5.1 Valutazione dei risultati
Gli indici di liquidità hanno lo scopo di esaminare la situazione finanziaria dell’impresa.
Un’impresa viene definita liquida se riesce a fronteggiare gli impegni sorti con la gestione:
pagamento di fornitori, di salari e stipendi, di tasse, rimborso rate di prestiti ecc..
L’indice di liquidità primaria (o quick ratio) è il risultato del rapporto tra le liquidità
immediate e il passivo a breve termine, illustra la capacità dell’impresa di fronteggiare le uscite
a breve ( rappresentate dalle passività correnti) con le liquidità delle attività correnti
(rappresentate dalle liquidità immediate e liquidità differite).
Nell’anno 2009 troviamo un valore apri a 1.99, ovvero le liquidità immediate e differite sono
maggiori della passività correnti; una situazione ottimale in cui l’impresa è in grado di saper
fronteggiare le uscite future. Viceversa durante l’anno 2013 troviamo un valore di quick ratio
pari a 0.99; in questo caso le liquidità immediate e differite sono pressoché uguali alle
passività correnti, dunque la situazione di liquidità aziendale appare critica in quanto le future
entrate derivate dal realizzo delle attività correnti sono appena sufficienti a coprire le future
uscite.
INDICE DI LIQUIDITA’
PRIMARIA (QUICK RATIO)
(Liqu.immediata+Liqu.diff/
Passivo breve)
22
L’indice di liquidità generale (o current ratio) si determina attraverso il rapporto tra l’attivo e
il passivo corrente. Esso denota come l’impresa riesca a fronteggiate le uscite a breve (costituite
dalle passività correnti) con entrate a breve (costituite dalle attività correnti).
Durante l’anno 2009 l’indice risulta pari a 2.32, situazione ottimale in quanto descrive
un’impresa in grado di fronteggiare tranquillamente le uscite future. Durante gli anni però
l’indice ha subito un forte calo tanto da scender a quota 1.11 nel 2013; ciò testimonia
ulteriormente una difficile situazione, non di crisi in quanto il valore è comunque superiore ad 1,
ma comunque poco soddisfacente, da tenere sotto controllo.
2.6 Analisi delle redditività
Gli indici di redditività ci mostrano l’attitudine dell’azienda a coprire i costi con i ricavi,
assicurando una remunerazione adeguata ai fattori produttivi destinati nell’unità economica.
2013= - 75,33%
2009
2009 = - 12,87%
2013= - 13,43%
2009= - 9,71%
ROE
(Risul. netto/mezzi propri)
ROI
(Risul. Operativo/
Cap.Invest)
23
2013= - 5,05%
2009= -5,38%
2013= +4,19
2009= 1,69
2013= + 3,57
2009=1,75
2013= +2,6553
2009= +0,17574
ROS
(Risul. Operativo/Tot
Vendit)
LEVA FINANZIARIA
(Tot att/Capitale Proprio)
INDICE GEST.
FINANZIARIA
(Red Netto/Risul.
Operativo)
TASSO ROTAZIONE
CAPITALE
(Tot.Vendite/Cap.Investito
)
24
2.6.1 Albero del ROE
ROE
LEVA FINANZIARIA INDICE GEST.
FINANZIARIA
ROI
TASSSO
ROTAZIONE CAP. ROS
25
2.6.3 Valutazione dei risultati
La redditività è la attitudine dell’azienda a coprire i costi con i ricavi, garantendo una
remunerazione proporzionata ai fattori produttivi i quali trovano impiego nell’unità economica e
un compenso appagante alla proprietà. Le analisi di bilancio esaminano la redditività della
gestione nelle sue relazioni con la capacità di remunerare il flusso di ricavi; il flusso dei ricavi
rappresenta lo strumento di copertura del flusso dei costi di varia entità. Il surplus o risultato
positivo d’esercizio rappresenta la fonte di remunerazione del patrimonio netto.
Il Roe è determinato dividendo il risultato netto per il capitale proprio. Si tratta di una
percentuale che mostra il tasso di remunerazione del capitale di rischio, ovvero quanto rende il
capitale conferito dai soci all’azienda.
Nell’anno 2009, avendo una perdita d’esercizio, troviamo un Roe negativo pari a -12,87%;
ciò denota che lo squilibrio è così grave da erodere i mezzi propri. Nell’ anno 2013 essendo
aumentata ulteriormente la perdita d’esercizio l’indice peggiora ulteriormente arrivando a -
0,75%.
La leva finanziaria o leverage è un indice utilizzato per valutare l’indebitamento di
un’azienda e denota il rapporto tra indebitamento finanziario netto e patrimonio netto di
un’impresa.
Il leverage nell’anno 2009 è pari a 1,69, ciò significa che i mezzi propri sono maggiori dei
mezzi di terzi ed è in uno stato di corretto equilibrio nell'ambito delle fonti di finanziamento;
diversamente nell’anno 2013 la leva scende a quota 4,19 a testimoniare un capitale proprio
insufficiente ed inferiore al capitale di terzi. L’impresa è da considerarsi dunque
sottocapitalizzata.
26
L’incidenza della gestione finanziaria (o non caratteristica) è il risultato del rapporto fra
reddito netto d’esercizio e il risultato operativo; mostra l’apporto della gestione non
caratteristica alla definizione del reddito netto d’esercizio. La gestione non caratteristica è
formata dall’area accessoria (ovvero l’insieme delle operazioni che si rilevano
continuativamente nel periodo d’esercizio), dall’area finanziaria ( le attività che si occupano del
reperimento dei mezzi finanziari necessari all’attività) e dall’ area straordinaria.
Nell’anno 2009 l’indice ha un valore pari a 1.75, un reddito netto d’esercizio maggiore del
risultato operativo. L’effetto della gestione non caratteristica (composta dalla gestione
accessoria, finanziaria e straordinaria) è positivo dunque fa aumentare il reddito d’impresa.
Anche durante l’anno 2013 l’indice risulta essere maggiore di 1, in particolare pari a 3,57.
Anche in questo caso il risultato della gestione non caratteristica fa aumentare il reddito
d’impresa.
Il Roi risulta essere il rapporto tra reddito operativo e il capitale investito netto; il risultato
operativo è il risultato economico della sola gestione caratteristica, diversamente il Capitale
Investito Netto risulta essere l’ammontare degli impieghi caratteristici al netto degli
ammortamenti e degli accantonamenti.
Questo indice documenta quanto rende il capitale investito in azienda a prescindere dalle
fonti utilizzate.
L’indice nei due anni assume un andamento similare e negativo (seppur sia lievemente
maggiore nell’anno 2013) causato da un risultato operativo negativo.
27
CAPITOLO 3: DALLA CASSA INTEGRAZIONE AD UNA CRESCITA FUTURA
3.1. 2008-2013 Un periodo di forte crisi
La crisi che ha colpito la Natuzzi è solamente la conseguenza sconvolgente delle difficoltà
che hanno soffocato l’intero settore del mobile nel periodo tra il 2008 e 2013, nel quale oltre un
terzo delle aziende sono state costrette a chiudere.
Hanno chiuso 400 imprese su 520, il business è precipitato da 2,2 miliardi a poco più di 350
milioni e gli operai sono passati da 16 mila a poco meno di 7 mila; questi sono gli incresciosi
numeri presenti nel nostro territorio negli anni che vanno dal 2008 al 2013. L’inizio della crisi
nel settore si è avvertito già verso la fine del 2007, ma a inizio 2008 il settore ha subito un colpo
di grazia dovuto soprattutto alla bolla immobiliare americana.
La situazione si è maggiormente aggravata con l’arrivo della grande recessione nel 2011in
cui l’Italia è cascata. La conseguenza è, come si denota dal grafico sottostante, che tra il 2008 e
il 2012 il settore dell’industria italiana dell’arredo mostra un calo del 33% del suo fatturato,
limitando notevolmente il suo giro d’affari.
28
Grafico 3: il settore dell’arredo in Italia, 2010-2017
Variazioni a prezzi costanti. 2008-2015
(Fonte: Linkiesta)
Nel 2009 il gruppo Natuzzi ha dichiarato 1600 esuberi, nonostante ciò, nel periodo centrale
della crisi (dal 2009 al 2013) ha effettuato investimenti per 200 milioni totali, di cui 50 milioni
destinati alla riorganizzazione aziendale, all’innovazione di processi e prodotti e al
miglioramento nelle aree produttive e di marketing.
Sebbene l’impresa riuscì ad effettuare un grande sforzo economico la situazione rimase
drastica, a testimonianza di oltre 20 milioni persi nel 2010 passando da una perdita di oltre 23
milioni nel 2012 ad una di oltre 78 milioni nel 2013.
29
Questa drastica situazione ebbe come naturale conseguenza un massiccio taglio del numero
di addetti; ciò ovviamente fu mal visto e la situazione divenne intollerabile e precipitò in
continue rivolte popolari e giornate di sciopero indetti dagli stessi con il supporto dei sindacati.
3.2.Transazione dalla crescita alla crisi
In questo paragrafo cercherò di illustrare brevemente il cammino che la società ha percorso
da un momento di forte crisi ad uno di sviluppo. Infatti la società ha chiuso il 2014 con un
aumento del fatturato del 2,7% per un totale di 461 mln di euro.
In particolare le ragioni di questo miglioramento sono essenzialmente due: da un lato un
fattore interno, cioè una lungimirante gestione aziendale e dall’altra uno esterno, ossia un
aumento della domanda.
Per quanto riguarda il primo punto, come ho narrato nel paragrafo precedente, la crisi ha
colpito non solo l’azienda ma l’intero settore ed ha avuto come conseguenza una diminuzione
della domanda di mercato. Natuzzi, però, essendo un imprenditore sempre orientato
all’ottimismo, ha motivato le perdite subite in quegli anni come causa degli investimenti dovuti
al piano di ristrutturazione previsti dall’accordo dell’ottobre 2013 (un progetto industriale di
miglioramento dell’efficienza produttiva e di riduzione degli esuberi del quale tratterò
ampiamente nel prossimo paragrafo).
Il 2014 è stato un anno di transazione durante il quale si è ultimato il lavoro dedicato alla
riorganizzazione e all’ innovazione di prodotto e processo e agli investimenti connessi alla
ristrutturazione.
30
Natuzzi nonostante il difficile momento ebbe ragione e riuscì a invertire la rotta. Il primo
trimestre del 2015 si è chiuso con +14,5% sia in Italia che all’estero incluso anche un
dimezzamento delle perdite. Anche nei mercati esteri, nel primo semestre, soprattutto negli Stati
Uniti e Asia, si notò un incremento delle vendite del 22% circa.
Negli ultimi 10 anni sono stati investiti oltre 550 milioni di euro per preservare gli
stabilimenti italiani ma proprio questi investimenti sono stati il fulcro del miglioramento dei
prodotti e dell’efficienza produttiva.
Un altro elemento che ha aiutato la crescita finanziaria è stato il cambio euro/dollaro
favorevole alle esportazioni, fattore critico considerando che Natuzzi esporta il 90% della sua
produzione in 123 paesi.
Quindi come dicevo inizialmente non solo una buona gestione ma anche un aumento della
domanda nel settore dell’arredamento sono stati i fattori critici che hanno permesso al gruppo di
riprendersi e di invertire il trend negativo che ormai si registrava da svariati anni.
Difatti dall’analisi dei dati emerge che non solo Natuzzi ma, con l’avvenire del 2015, tutto il
settore sembra essere migliorato: secondo Federmobili (Federazione Nazionale Commercianti
Mobili e Arredamento) si è notata una crescita del 1,5% della produzione, incoraggiata
soprattutto dal buon andamento sui mercati esteri.
31
3.3 Sviluppi futuri
Nell’aprile 2015 è stato finalmente firmato da Natuzzi, dal Ministero del Lavoro e dai
presidenti delle regioni di Puglia e Basilicata l’accordo (ormai datato ottobre 2013) che prevede
l’avvio di un nuovo piano industriale di riorganizzazione dell’assetto industriale del Gruppo in
Italia.
Secondo questo accordo l’azienda ha l’obiettivo di raggiungere migliori performances sotto
il profilo qualitativo e produttivo, percorrendo l’andamento già testato nei mesi precedenti che
ha dimostrato un concreto progresso degli indici produttivi attraverso una riduzione del costo
del lavoro e una maggiore efficienza produttiva. Il nuovo assetto si fonda su innovazioni di
processo e di prodotto della Lean Enterprise. In particolare nelle fabbriche di Matera e Laterza
verrà generata tutta la gamma di prodotti Natuzzi Italia, nello stabilimento di Matera verrà
prodotta la linea Re-Vive (diventando quindi un centro di eccellenza e innovazione), mentre
invece l’industria di Santaremo seguirà la produzione della linea Divani & Divani by Natuzzi.
Il nuovo piano industriale ha portato a una drastica diminuzione degli esuberi strutturati
passando da 1506 (definiti a ottobre 2013) a 534; ciò ha portato il gruppo ad avere così un
nuovo organico complessivo di 1800 addetti.
Il gruppo, a supporto del Made in Italy, ha annunciato ulteriori investimenti complessivi per
25 milioni di euro che andranno a rinforzare soprattutto le aree di marketing, di ricerca e
sviluppo e, infine, di innovazione.
Natuzzi inoltre è stato scelto per rappresentare la superiorità del Made in Italy al “Milano
meets Miami”, evento conseguito in collaborazione con il Salone del Mobile di Milano e il
Ministero dello Sviluppo dell’Economia. Questo evento sarà accolto all’interno del Perez Art
Museum di Miami, un grosso palazzo statunitense conosciuto per la sua fama per l’arte
32
contemporanea. “Miami meets Miami” raggruppa i brand italiani di maggior successo dei
designer d’interni esibendo un percorso legato alla creazione di elementi esemplari di
arredamento italiani. Questo evento è stato programmato in concomitanza con il Miami Art
Basel (Natuzzi rimane comunque una dei maggiori esponenti), evento dove il concetto di design
viene autenticato come una delle possibili forme di espressione dell’arte.
Un altro sviluppo che Natuzzi intende intraprendere è legato ad una nuova campagna di
comunicazione che prende il nome di “Armony Maker”; questo è appunto il titolo dell’ ultima
operazione commerciale mostrata da Natuzzi e concepita da GreyUnited con la stretta
partecipazione della direzione Marketing, Comunicazione e il Centro Stile Natuzzi. Il fulcro
principale è l’armonia tra oggetti che risiedono in casa. La “musa ispiratrice” del brand per
questa campagna è la Puglia, terra per la quale Natuzzi nutre un forte affetto e che costituisce un
elemento identificativo del marchio.
Fondamentale per la crescita del fatturato è l’espansione della rete vendita. Difatti da inizio
2015 Natuzzi ha aperto 11 nuovi punti vendita localizzati soprattutto in Asia e negli Stati Uniti;
in particolare segnalo quelli di Hong Kong, di Colombo in Sri Lanka e di Busan in Korea. I
risultati dei primi 3 mesi del 2015 dimostrano che il gruppo è riuscito a centrare gli obiettivi del
Piano di Trasformazione sia da un punto di vista della ristrutturazione sia da quello riguardante
il miglioramento delle vendite. Per il secondo trimestre del 2016 è prevista un’implementazione
del nuovo processo di produzione industriale e di conseguenza un ulteriore miglioramento dei
risultati economico-finanziari.
33
COSA EMERGE DAL CASO ANALIZZATO
Nel mio elaborato ho voluto esaminare il caso Natuzzi, azienda leader nel mercato
dell’arredamento che ha saputo attraversare la crisi del 2008/2013 e uscirne vincitrice. In
particolare ho analizzato il momento di transazione e il cammino che ha consentito al gruppo di
ripartire e di pensare ad un futuro di crescita e ulteriore sviluppo.
Come già più volte affermato, la crisi che ha soffocato l’intero settore del mobile dal 2008 al
2013 e che ha costretto alla chiusura di un terzo delle sue aziende ha ovviamente colpito anche
Natuzzi. A conseguenza di tutto ciò il gruppo ha, nell’arco temporale che va dal 2008 al 2013,
conseguito risultati finanziari negativi, come ho ampiamente avuto modo di dimostrare con
l’analisi dei principali indicatori economico-finanziari nel secondo capitolo.
In quegli anni, nel settore dell’arredamento, la concorrenza sui mercati internazionali si è estesa
notevolmente e anche Natuzzi ha dovuto affrontare le difficoltà nell’offrire prodotti di qualità a
prezzi modesti, causata maggiormente dai competitors siti in paesi dove il costo della
manodopera è parecchio conveniente come l’estremo oriente e soprattutto la Cina. Il gruppo, di
fronte al rischio di perdere una rilevante quota di mercato, ha avuto la prontezza strategica di
contrastare questo scenario muovendosi in due direzioni:
Da una parte ha intrapreso un’azione di riposizionamento complessivo del
marchio, dell’azienda e del prodotto, la quale ha permesso la realizzazione di politiche
di brand distinte su settori di mercato specifici: in particolare quelli di fascia medio-alta;
Dall’altro lato per riuscire a mantenere contenuto il livello dei costi ed essere
competitivi, si è avviato un processo di internazionalizzazione produttiva in Cina,
Brasile e Romania.
34
Se l’azione di internazionalizzazione produttiva è stata condotta al fine di contrastare
l’incombenza di una continua perdita di competitività, l’internazionalizzazione commerciale è
stata puramente una scelta predisposta e voluta fortemente dalla proprietà.
Dunque le lungimiranti scelte aziendali implementate da Natuzzi hanno consentito di
invertire la rotta e di pensare agli sviluppi futuri, come testimonia il fatto che il 2014 si è chiuso
con un aumento del fatturato del 2,7% e il primo trimestre del 2015 con un aumento del 14,5%.
Queste scelte sono consistite in un processo di riorganizzazione aziendale che ha consentito
un’innovazione di processo e di prodotto, che però è costata al gruppo numerosi investimenti.
Difatti negli ultimi 10 anni Natuzzi ha investito oltre 550 milioni di euro per conservare le
fabbriche italiane ma proprio questi investimenti hanno consentito la ristrutturazione aziendale
che ha portato al miglioramento dei prodotti e ad una efficienza produttiva.
In ultima analisi posso affermare che alla base della ripresa del gruppo Natuzzi ci sia da un
lato le buone scelte aziendali fatte da Natuzzi nel momento di maggior crisi per il settore,
dall’altro l’aumento della domanda che è stata incoraggiata in particolare dal buon andamento
dei mercati esteri (Federmobili ha annunciato nel 2015 un aumento della produzione del 1,5%).
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BIBLIOGRAFIA
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2014/natuzzi-anche-2014-inizia-malea-marzo-persi-gia-98-milioni-223432669170.shtml>,
(consultato il 26/02/2016)
Banche dati: Aida_Export1DAT
37
BILANCIO D’ESERCIZIO
STATO PATRIMONIALE
Attivo
C.I.5. Acconti 128.565 2.238.364 3.342.389 2.053.153 823.000
9.411.692 C.I.4. Prodotti finiti 7.554.045 8.490.647 9.901.721 11.731.069
C.I.3. Lavori in corso 0 0 0 0 0
3.412.275 C.I.2. Prodotti semilav./in corso 1.500.578 2.382.071 1.746.463 2.582.101
C.I.1. Materie prime 20.202.903 22.710.324 28.483.416 21.779.608 22.824.119
36.471.086 C.I. TOTALE RIMANENZE 29.386.091 35.821.406 43.473.989 38.145.931
C. ATTIVO CIRCOLANTE 272.955.831 255.254.763 248.581.276 282.514.832 252.048.449
Azioni proprie DI CUI: Val nominale 0 0 0 n.d. n.d.
0 B.III.4. Azioni proprie 0 0 0 0
B.III.3. Altri titoli 0 0 0 0 0
4.512.009 B.III. CREDITI FIN. A OLTRE 0 6.586.078 6.715.875 0
B.III. CREDITI FIN. A BREVE 0 0 0 6.503.271 0
0 B.III.2.d. Cred. vs Altri oltre 0 0 0 0
B.III.2.d. Cred. vs Altri entro 0 0 0 0 0
0 B.III.2.c. Cred. vs Controllanti oltre 0 0 0 0
B.III.2.c. Cred. vs Controllanti entro 0 0 0 0 0
0 B.III.2.b. Cred. vs Collegate oltre 0 0 0 0
B.III.2.b. Cred. vs Collegate entro 0 0 0 0 0
4.512.009 B.III.2.a. Cred. vs Controllate oltre 0 6.586.078 6.715.875 0
B.III.2.a. Cred. vs Controllate entro 0 0 0 6.503.271 0
4.512.009 B.III.2. TOT CREDITI Imm. Fin. 0 6.586.078 6.715.875 6.503.271
B.III.1.d. Altre imprese 0 0 0 29.438 29.438
0 B.III.1.c. Imprese controllanti 29.688 29.688 29.438 0
B.III.1.b. Imprese collegate 1.429.000 1.429.000 1.429.000 1.429.000 1.429.000
107.774.376 B.III.1.a. Imprese controllate 84.710.174 101.112.914 101.923.721 98.893.249
B.III.1. TOT Partecipazioni 86.168.862 102.571.602 103.382.159 100.351.687 109.232.814
113.744.823 B.III. TOTALE IMMOB. FINANZIARIE 86.168.862 109.157.680 110.098.034 106.854.958
n.d. Fondo amm.to Immob. Materiali n.d. n.d. n.d. n.d.
B.II.5. Imm. in corso/acconti 14.702 860.454 0 8.909.907 30.002
1.769.812 B.II.4. Altri beni 634.843 907.217 1.122.627 1.186.226
B.II.3. Attrez. industriali 2.985.008 927.096 1.211.939 1.966.742 3.260.911
8.867.362 B.II.2. Impianti 12.965.141 13.734.171 15.313.161 6.617.645
B.II.1. Terreni e fabbricati 55.917.425 58.327.975 61.893.955 64.360.583 66.516.840
80.444.927 B.II. TOTALE IMMOB. MATERIALI 72.517.119 74.756.913 79.541.682 83.041.103
n.d. Fondo amm.to Immob. Immateriali n.d. n.d. n.d. n.d.
B.I.7. Altre immobiliz. Immateriali 54.626 81.804 107.462 137.934 71.703
129.400 B.I.6. Imm. in corso 608.605 223.475 56.000 152.611
B.I.5. Avviamento 0 0 0 0 0
201.182 B.I.4. Concessioni, licenze 0 0 0 183.144
B.I.3. Diritti brevetto ind. 3.694.900 3.761.540 4.682.560 5.864.187 6.918.629
1.003.648 B.I.2. Costi ricerca e pubb. 1.354.856 148.243 0 501.824
B.I.1. Costi impianto e ampl. 0 0 0 0 0
8.324.562 B.I. TOTALE IMMOB. IMMATERIALI 5.712.987 4.215.062 4.846.022 6.839.700
B. TOTALE IMMOBILIZZAZIONI sep.ind. Di quelle
conc. In loc. Finanz.
164.398.968 188.129.655 194.485.738 196.735.761 202.514.312
Quota di capitale richiamata 0 0 0 n.d. n.d.
0 A. CREDITI VERSO SOCI 0 0 0 0
38
454.759.579 TOTALE ATTIVO 437.356.582 443.435.396 443.287.310 479.300.665
0 Disaggio su prestiti 0 0 0 0
D. RATEI E RISCONTI 1.783 50.978 220.296 50.072 196.818
C.IV.3. Denaro in cassa 16.317 16.667 10.639 11.525 11.142
0 C.IV.2. Assegni 0 0 0 0
C.IV.1. Depositi bancari 5.446.128 12.170.012 14.441.836 26.529.645 29.193.772
29.204.914 C.IV. TOT. DISPON. LIQUIDE 5.462.445 12.186.679 14.452.475 26.541.170
0 C.III.6. Altri titoli 0 0 0 0
C.III.5. Azioni proprie DI CUI: Val nominale 0 0 0 n.d. n.d.
0 C.III.5. Azioni proprie 0 0 0 0
C.III.4. Altre Partec.ni 0 0 0 0 0
0 C.III.3. Partec.ni in Controllanti 0 0 0 0
C.III.2. Partec.ni in Collegate 0 0 0 0 0
0 C.III.1. Partec.ni in Controllate 0 0 0 0
C.III. TOTALE ATTIVITA' FINANZIARIE 0 0 0 0 0
C.II. Crediti a oltre 0 0 0 0 0
186.372.449 C.II. Crediti a breve 238.107.295 207.246.678 190.654.812 217.827.731
C.II.5. Cred. verso altri oltre 0 0 0 0 0
34.919.189 C.II.5. Cred. verso altri entro 27.153.293 27.930.359 24.206.546 27.679.009
C.II.4.ter Cred. per imposte anticipate oltre 0 0 0 0 0
0 C.II.4.ter Cred. per imposte anticipate entro 0 0 0 0
C.II.4.bis Cred. tributari oltre 0 0 0 0 0
5.636.150 C.II.4.bis Cred. tributari entro 2.964.574 4.315.027 3.156.525 3.792.727
C.II.4. Cred. vs Controllanti oltre 0 0 0 0 0
0 C.II.4. Cred. vs Controllanti entro 0 0 0 0
C.II.3. Cred. vs Collegate oltre 0 0 0 0 0
0 C.II.3. Cred. vs Collegate entro 0 0 0 0
C.II.2. Cred. vs Controllate oltre 0 0 0 0 0
92.992.414 C.II.2. Cred. vs Controllate entro 135.318.912 91.023.603 78.300.307 100.734.899
C.II.1. Cred. vs Clienti oltre 0 0 0 0 0
52.824.696 C.II.1. Cred. vs Clienti entro 72.670.516 83.977.689 84.991.434 85.621.096
C.II. TOTALE CREDITI 238.107.295 207.246.678 190.654.812 217.827.731 186.372.449
C.I.5. Acconti 128.565 2.238.364 3.342.389 2.053.153 823.000
9.411.692 C.I.4. Prodotti finiti 7.554.045 8.490.647 9.901.721 11.731.069
C.I.3. Lavori in corso 0 0 0 0 0
3.412.275 C.I.2. Prodotti semilav./in corso 1.500.578 2.382.071 1.746.463 2.582.101
C.I.1. Materie prime 20.202.903 22.710.324 28.483.416 21.779.608 22.824.119
36.471.086 C.I. TOTALE RIMANENZE 29.386.091 35.821.406 43.473.989 38.145.931
C. ATTIVO CIRCOLANTE 272.955.831 255.254.763 248.581.276 282.514.832 252.048.449
39
Passivo
454.759.579 TOTALE PASSIVO 437.356.582 443.435.396 443.287.310 479.300.665
n.d. Aggio sui prestiti 0 0 0 n.d.
E. RATEI E RISCONTI 8.881.730 9.275.405 9.802.252 10.658.250 11.942.920
Total debiti oltre l'esercizio 4.167.095 7.014.909 10.389.300 12.320.836 12.179.287
108.439.611 Total debiti entro l'esercizio 245.358.648 186.817.244 161.833.232 162.464.622
12.179.287 D. DEBITI A OLTRE 4.167.095 7.014.909 10.389.300 12.320.836
D. DEBITI A BREVE 245.358.648 186.817.244 161.833.232 162.464.622 108.439.611
6.969.573 D.14. Altri Debiti oltre 0 0 0 0
D.14. Altri Debiti entro 8.861.377 8.775.725 8.415.364 8.989.660 0
0 D.13. Istituti previdenza oltre 0 0 0 0
D.13. Istituti previdenza entro 1.478.036 1.715.832 1.043.543 2.303.126 5.062.633
0 D.12. Debiti Tributari oltre 0 0 0 0
D.12. Debiti Tributari entro 925.813 1.501.978 1.397.223 2.236.255 2.482.596
0 D.11. Controllanti oltre 0 0 0 0
D.11. Controllanti entro 0 0 0 0 0
0 D.10. Imprese Collegate oltre 0 0 0 0
D.10. Imprese Collegate entro 0 0 0 0 0
0 D.9. Imprese Controllate oltre 0 0 0 0
D.9. Imprese Controllate entro 163.469.770 0 88.453.804 106.689.863 60.800.142
0 D.8. Titoli di credito oltre 0 0 0 0
D.8. Titoli di credito entro 0 109.385.943 0 0 0
0 D.7. Fornitori oltre 0 0 0 0
D.7. Fornitori entro 41.919.939 34.880.434 35.099.597 38.152.153 38.332.939
0 D.6. Acconti oltre 0 0 0 0
D.6. Acconti entro 629.291 827.311 599.086 1.644.574 0
0 D.5. Altri finanziatori oltre 0 0 0 0
D.5. Altri finanziatori entro 0 0 0 0 826.452
5.209.714 D.4. Banche oltre l'esercizio 4.167.095 7.014.909 10.389.300 12.320.836
D.4. Banche entro l'esercizio 28.074.422 29.730.021 26.824.615 2.448.991 934.849
0 D.3. Soci per Finanziamenti oltre 0 0 0 0
D.3. Soci per Finanziamenti entro 0 0 0 0 0
0 D.2. Obblig.ni convert. oltre. 0 0 0 0
D.2. Obblig.ni convert. entro 0 0 0 0 0
0 D.1. Obblig.ni oltre 0 0 0 0
D.1. Obblig.ni entro 0 0 0 0 0
120.618.898 D. TOTALE DEBITI 249.525.743 193.832.153 172.222.532 174.785.458
Debiti
25.427.935 C. TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO 21.132.379 21.985.305 23.002.976 24.593.639
n.d. Fondo di Consolidamento n.d. n.d. n.d. n.d.
B.3. Altri Fondi 53.272.303 34.871.811 31.280.276 21.328.852 28.236.597
58.914 B.2. Fondo Imposte anche differite 58.914 58.914 58.914 289.314
B.1. Fondo di Quiescenza 0 0 0 0 0
28.295.511 B. TOTALE FONDI RISCHI 53.331.217 34.930.725 31.339.190 21.618.166
n.d. TOTALE PATRIMONIO DI TERZI n.d. n.d. n.d. n.d.
Utile/perdita di es. di pertinenza di TERZI n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
n.d. Capitale e riserve di pertinenza di TERZI n.d. n.d. n.d. n.d.
TOTALE PATRIMONIO DEL GRUPPO n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
-34.556.617 A.IX. Utile/perdita di esercizio -78.926.296 -23.508.551 -40.724.791 -20.829.162
A.VIII. Utile/perdita a nuovo 0 0 0 0 0
n.d. A. Riserva da cons. del Gruppo n.d. n.d. n.d. n.d.
A.VII. Altre riserve 107.285.426 130.793.976 171.518.768 192.347.931 226.904.549
0 A.VI. Riserva azioni proprie 0 0 0 0
A.V. Riserva statutaria 0 0 0 0 0
11.199.124 A.IV. Riserva legale 11.199.124 11.199.124 11.199.124 11.199.124
A.III. Riserva di rivalutazione 758.822 758.822 758.822 758.822 758.822
9.315.392 A.II. Riserva da sovrapprezzo 9.315.392 9.315.392 9.315.392 9.315.392
A.I. Capitale sociale 54.853.045 54.853.045 54.853.045 54.853.045 54.853.045
268.474.315 A. TOTALE PATRIMONIO NETTO 104.485.513 183.411.808 206.920.360 247.645.152
Patrimonio netto
40
CONTO ECONOMICO
-34.556.617 23. UTILE/PERDITA DI ESERCIZIO -78.926.296 -23.508.551 -40.724.791 -20.829.162
n.d. 22.b Imposte differite e anticipate 0 0 0 0
22.a Imposte correnti 1.003.269 1.364.969 1.291.694 1.795.512 n.d.
1.436.291 22. Totale Imposte sul reddito correnti, differite e
anticipate
1.003.269 1.364.969 1.291.694 1.795.512
RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE -77.923.027 -22.143.582 -39.433.097 -19.033.650 -33.120.326
Imposte es. prec. 0 0 0 n.d. n.d.
2.139.445 Minusvalenze 0 0 0 n.d.
E.21. Oneri Straordinari 26.892.768 878.018 8.899.057 2.092.157 2.139.445
312.402 Plusvalenze 965.875 0 0 n.d.
E.20. Proventi Straordinari 965.875 1.634.602 3.479.592 1.170.962 312.402
-1.827.043 E. TOTALE PROVENTI/ONERI STRAORDINARI -25.926.893 756.584 -5.419.465 -921.195
0 D.19.c. Svalut. di titoli 0 0 0 0
D.19.b. Svalut. di altre imm. fin. 0 0 0 0 0
20.362.780 D.19.a. Svalut. di partec. 29.750.432 22.558.335 20.083.635 31.084.863
D.19. TOT Svalutazioni 29.750.432 22.558.335 20.083.635 31.084.863 20.362.780
0 D.18.c. Rivalut. di titoli 0 0 0 0
D.18.b. Rivalut. di altre imm. fin. 0 0 0 0 0
0 D.18.a. Rivalut. di partec. 1.040.073 3.068.785 0 0
D.18. TOT Rivalutazioni 1.040.073 3.068.785 0 0 0
-20.362.780 D. TOTALE RETTIFICHE ATT. FINANZ. -28.710.359 -19.489.550 -20.083.635 -31.084.863
0 C.17.bis Utili e perdite su cambi -308.051 -440.386 2.898.640 1.770.178
--> Oneri fin. di cui da Contr/coll n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
789.435 C.17. TOT Oneri finanziari 1.204.615 999.381 877.240 558.061
di cui da Contr/coll n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
602.029 C.16.d. Proventi fin. Diversi 298.676 372.429 826.875 403.145
C.16.b+c. Proventi da Titoli 0 0 0 0 0
0 C.16.c. Da titoli iscr. att.circol. 0 0 0 0
C.16.b. Da titoli iscr. imm. 0 0 0 0 0
n.d. di cui da Contr/coll n.d. n.d. n.d. n.d.
C.16.a. Da Crediti 0 0 0 0 0
602.029 C.16. TOT Altri Proventi 298.676 372.429 826.875 403.145
da imprese controllate/collegate n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
8.928.666 C.15. Tot. proventi da partecip. 0 5.450.000 0 15.600.688
C. TOTALE PROVENTI E ONERI FINANZIARI -1.213.990 4.382.662 2.848.275 17.215.950 8.741.260
Valore Aggiunto 59.651.756 63.791.537 69.516.863 82.046.445 69.661.458
-19.671.763 RISULTATO OPERATIVO -22.071.785 -7.793.278 -16.778.272 -4.243.542
2.549.269 B.14. Oneri diversi di gestione 2.414.386 2.566.312 3.048.651 2.472.825
B.13. Altri accantonamenti 0 0 0 0 0
784.648 B.12. Accantonamenti per rischi 3.676.056 109.339 2.849.558 2.801.357
B.11. Variazione materie 2.507.422 5.773.092 -6.703.808 1.044.511 6.947.719
1.531.501 B.10.d. Svalut. crediti 2.736.981 0 1.617.514 2.730.971
B.10.a+b+c. Amm. e svalut. delle immob. 9.428.613 8.502.426 9.952.647 11.141.165 12.689.162
0 B.10.c. Altre svalut. Immob. 404.000 0 0 0
B.10.b. Amm. Immob. Mat. 5.862.969 5.955.129 6.268.346 7.651.860 9.510.437
3.178.725 B.10.a. Amm. Immob. Immat. 3.161.644 2.547.297 3.684.301 3.489.305
B.10. TOT Ammortamenti e svalut. 12.165.594 8.502.426 11.570.161 13.872.136 14.220.663
7.449.988 B.9.f. TFR + quiescenza + altri costi 6.658.227 7.174.261 7.491.169 7.275.836
B.9.e. Altri costi 1.345.264 0 1.664.269 1.459.701 1.889.869
0 B.9.d. Tratt. di quiescenza 0 1.611.975 0 0
B.9.c. Tratt. fine rapporto 5.312.963 5.562.286 5.826.900 5.816.135 5.560.119
16.738.635 B.9.b. Oneri sociali 15.061.468 14.237.144 16.225.329 14.736.721
B.9.a. Salari e stipendi 44.162.196 41.561.645 48.158.918 47.603.937 50.139.287
74.327.910 B.9. Totale costi del personale 65.881.891 62.973.050 71.875.416 69.616.494
B.8. Godimento beni di terzi 12.560 12.000 12.000 19.592 108.108
111.930.152 B.7. Servizi 119.154.828 130.572.829 133.966.389 121.834.101
B.6. Materie prime e consumo 258.343.631 262.742.079 269.503.578 230.987.892 185.698.220
396.566.689 B. COSTI DELLA PRODUZIONE 464.156.368 473.251.127 486.121.945 442.648.908
7.913.127 Contributi in conto esercizio 2.567.664 3.024.863 1.580.399 944.943
A.5. Altri ricavi 7.373.522 8.644.652 7.076.775 7.039.087 11.296.737
90.673 A.4. Incrementi di immob. 0 0 0 0
A.2. + A.3. Totale Variazioni -1.818.094 -775.466 -2.664.987 1.489.203 -83.462
0 A.3. Variazione lavori 0 0 0 0
A.2. Var. rimanenze prodotti -1.818.094 -775.466 -2.664.987 1.489.203 -83.462
365.590.978 A.1. Ricavi vendite e prestazioni 436.529.155 457.588.663 464.931.885 429.877.076
A. TOT. VAL. DELLA PRODUZIONE 442.084.583 465.457.849 469.343.673 438.405.366 376.894.926