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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SIENA FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA Scuola di Specializzazione in Genetica Medica Analisi di array-CGH in pazienti con ritardo mentale e anomalie congenite: vantaggi clinici e implicazioni diagnostiche Relatore: Prof.ssa Alessandra Renieri Tesi di Specializzazione della: Dott.ssa Maria Antonietta Mencarelli Anno Accademico 2007-2008

Analisi di array-CGH in pazienti con ritardo mentale e anomalie

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SIENA FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA

Scuola di Specializzazione in Genetica Medica

Analisi di array-CGH in pazienti con ritardo mentale e anomalie congenite:

vantaggi clinici e implicazioni diagnostiche

Relatore: Prof.ssa Alessandra Renieri

Tesi di Specializzazione della: Dott.ssa Maria Antonietta Mencarelli

Anno Accademico 2007-2008

“We believe that array-CGH is a major advance

in pediatric and prenatal diagnosis”

Arthur L. Beaudet

ASHG 2008

Nell’arco dei quattro anni della Scuola di Specializzazione ho effettuato

personalmente oltre 550 consulenze genetiche. Di queste circa 180 sono state

relative all’inquadramento diagnostico di pazienti con ritardo psicomotorio/ritardo

mentale e anomalie congenite. Oltre 70 hanno riguardato la sindrome di Rett ed il suo

ampio spettro fenotipico dalla forma classica alla variante con convulsioni ad esordio

precoce alla variante Zappella. Mi sono occupata di circa 40 famiglie con

retinoblastoma, seguendole nella conferma della diagnosi e nella definizione del rischio

di ricorrenza. Ho inoltre avuto la possibilità di eseguire consulenze per una serie

ampissima di patologie diverse, spaziando dall’ambito pediatrico alle malattie

dell’adulto, dall’oncologia alla neurologia, a dimostrazione dell’ampio campo di

applicazione e della trasversalità di questa disciplina. A seconda dei diversi casi ho

effettuato inoltre consulenze preconcezionali, prenatali e presintomatiche.

Presso il nostro centro il ritardo mentale rappresenta senza dubbio uno dei

motivi più frequenti di richiesta della consulenza genetica. Purtroppo, al momento

attuale, solo in alcuni rari casi una diagnosi specifica può essere seguita da un

trattamento terapeutico. Tuttavia, la diagnosi genetica può chiarire la prognosi,

indirizzare gli accertamenti clinico-strumentali e la sorveglianza. Inoltre ha un

notevole impatto sulla famiglia permettendo la definizione del rischio di ricorrenza.

Indubbiamente l’introduzione dell’array-CGH ha rappresentato una sorta di rivoluzione

che ha consentito di implementare notevolmente la possibilità di diagnosi. Per questi

motivi e per le numerose famiglie viste in questi anni in consulenza genetica, ho deciso

di incentrare la mia tesi di specializzazione sull’applicazione della tecnica di array-

CGH nella diagnosi del ritardo mentale.

I

INDICE

1. Introduzione 1

1.1 Ritardo Mentale 2

1.2 Anomalie Congenite 5

1.3 Array-CGH 7

2. Materiali e metodi 12

3. Risultati 13

3.1 Nuove sindromi da microdelezione 14

3.1.1 Delezione 2q24q31 15 2q24-q31 deletion: report of a case and review of the literature Pescucci C, Caselli R, Grosso S, Mencarelli MA, Mari F, Farnetani MA,

Piccini B, Artuso R, Bruttini M, Priolo M, Zuffardi O, Gimelli S,

Balestri P, Renieri A Eur J Med Genet. 2007 Jan-Feb;50(1):21-32.

3.1.2 Delezione 2q31.2q32.3 28 Clinical and molecular characterization of a patient with a

2q31.2-32.3 deletion identified by array-CGH Mencarelli MA, Caselli R, Pescucci C, Hayek G, Zappella M,

Renieri A, Mari F. Am J Med Genet A. 2007 Apr 15;143(8):858-65.

3.1.3 Delezione 6q24.3q25.1 37 A 2.6 Mb deletion of 6q24.3-25.1 in a patient with growth failure,

cardiac septal defect, thin upperlip and asymmetric dysmorphic ears Caselli R, Mencarelli MA, Papa FT, Uliana V, Schiavone S, Strambi M,

Pescucci C, Ariani F, Rossi V, Longo I, Meloni I, Renieri A, Mari F. Eur J Med Genet. 2007 Jul-Aug;50(4):315-21.

3.1.4 Delezione 7q36.1q36.2 45 Delineation of the phenotype associated with 7q36.1q36.2

deletion: long QT syndrome, renal hypoplasia and mental retardation R Caselli, MA Mencarelli, FT Papa, F Ariani, I Longo, I Meloni, G Vonella,

M Acampa, A Auteri, S Vicari, A Orsi, G Hayek, A Renieri and F Mari.

Am J Med Genet A. 2008 May 1;146A(9):1195-9.

3.1.5 Delezione 14q12 51 A 3 Mb deletion in 14q12 causes severe mental retardation,

mild facial dysmorphisms and Rett-like features Papa FT, Mencarelli MA, Caselli R, Katzaki E, Sampieri K, Meloni I,

Ariani F, Longo I, Maggio A, Balestri P, Grosso S, Farnetani MA, Berardi R,

Mari F, Renieri A. Am J Med Genet A. 2008 Aug 1;146A(15):1994-8.

II

3.2 Sindromi note in pazienti con fenotipo atipico 57

3.2.1 Sindrome di Wolf-Hirschhorn 58

3.2.2 Sindrome di Angelman 60

3.2.3 Sindrome da delezione 22q11.2 62

3.3 Sindromi note difficilmente riconoscibili su base clinica 64

3.3.1 Sindrome di Potocki-Lupski 65

3.3.2 Sindrome da duplicazione 15q 66

3.4 Riarrangiamenti privati ereditati da un genitore sano 69 Private inherited microdeletion/microduplications: Implications

in clinical practice. Mencarelli MA, Katzaki E, Papa FT, Sampieri K, Caselli R, Uliana V, Pollazzon M,

Canitano R, Mostardini R, Grosso S, Longo I, Ariani F, Meloni I, Hayek J,

Balestri P, Mari F, Renieri A. Eur J Med Genet. 2008 Sep-Oct;51(5):409-16.

4. Discussione 80

5. Bibliografia 86

1

1. INTRODUZIONE

La recente introduzione nella diagnostica clinica della tecnica di array-CGH ha

letteralmente rivoluzionato le strategie di approccio diagnostico ai pazienti con

ritardo mentale e anomalie congenite e fenotipo non inquadrabile nell’ambito di

patologie sindromiche note.

L’analisi condotta su pazienti con ritardo mentale e un fenotipo clinico non

suggestivo di uno specifico quadro sindromico, valutati in consulenza genetica presso

la Genetica Medica dell’Università di Siena, ha permesso di identificare nel 12.5% dei

casi un riarrangiamento cromosomico patogenetico. In particolare sono state

caratterizzate 11 nuove delezioni, 1 riarrangiamento complesso e 15 sindromi note in

pazienti con fenotipo atipico. Inoltre in 32 casi l’analisi ha permesso di identificare

copy number variations (CNVs) di dubbio significato patogenetico in quanto ereditate

da un genitore sano.

In dettaglio, nel sottogruppo di pazienti personalmente valutati in consulenza

genetica, l’analisi di array-CGH ha permesso l’identificazione di 5 nuove sindromi da

microdelezione, 2 sindromi note difficilmente riconoscibili su base clinica (due

pazienti con duplicazione reciproca AS/PWS ed una con sindrome di Potocki-Lupski) e

3 sindromi note in pazienti con fenotipo atipico, che includono una sindrome da

delezione 22q11.2, una sindrome di Angelman e una delle più piccole delezioni terminali

4p.

Sebbene tali risultati non possano che rimarcare l’importanza dell’applicazione

della tecnica di array-CGH nell’approccio diagnostico ai pazienti con ritardo mentale,

non è possibile non prendere in esame le difficoltà che si impongono al clinico ed al

laboratorista di fronte al reperimento di riarrangiamenti di dubbio significato.

2

1.1 RITARDO MENTALE

Nei Paesi sviluppati il ritardo psicomotorio (RPM) e il ritardo mentale (RM)

rappresentano la causa più frequente di handicap in età pediatrica e costituiscono una

delle principali ragioni di accesso alla consulenza genetica. La prevalenza nella

popolazione generale è stimata intorno al 2-3% con una variabilità, a seconda delle

diverse casistiche, tra l’1 e il 10% ed una maggiore incidenza nel sesso maschile (sex

ratio maschi:femmine 1.5) [Riva et al., 2007].

L’etiologia del RM è largamente eterogenea, e sebbene i difetti genetici siano

responsabili della maggioranza dei casi, nel 30-40% dei pazienti con RM che giungono

all’osservazione clinica non è possibile determinare un chiaro meccanismo

etiopatogenetico (Fig. 1).

Figura 1. Cause di Ritardo Mentale (modificata da [Stevenson et al., 2003]).

3

Si è soliti effettuare una distinzione tra i termini RPM e RM, riservando il

primo a bambini di età inferiore ai 5 anni e indicando invece con il secondo soggetti di

età maggiore in cui il quoziente intellettivo (QI) sia valutabile con test standardizzati

[Moeschler et al., 2006]. I bambini con ritardo psicomotorio presentano un ritardo

nell’acquisizione delle tappe evolutive in relazione a quanto atteso per l’età. Questo

implica un ritardo nell’apprendimento ed un deficit adattativo, spesso significativi e

predittivi di deficit cognitivo e intellettivo che potrà successivamente rendersi

evidente. Tuttavia un ritardo nell’apprendimento, specialmente se lieve, può avere

carattere transitorio e non indicativo di altre disabilità intellettive [Moeschler et al.,

2006].

Il ritardo mentale può essere indicato come l’esito di una o più condizioni di

alterazione dello sviluppo cognitivo e adattivo che coinvolgono la persona nella sua

globalità e determinano condizioni eterogenee. L’ICD 10, ovvero la decima revisione

della classificazione internazionale delle sindromi e dei disturbi psichici e

comportamentali, definisce il Ritardo Mentale come “una condizione di interrotto o

incompleto sviluppo psichico, caratterizzata soprattutto da compromissione delle

abilità che si manifestano durante il periodo evolutivo e che contribuiscono al livello

globale di intelligenza, cioè quelle cognitive, linguistiche, motorie e sociali. Il ritardo

può presentarsi con o senza altre patologie psichiche o somatiche. Comunque, gli

individui mentalmente ritardati possono presentare tutta la gamma delle sindromi

psichiche, e la prevalenza di tali sindromi è almeno tre o quattro volte maggiore in

questo gruppo che nella popolazione generale. Inoltre, gli individui mentalmente

ritardati sono maggiormente a rischio per lo sfruttamento e la violenza fisica e

sessuale. L'adattamento sociale è sempre compromesso, ma tale compromissione può

non essere evidente in soggetti con lieve ritardo mentale che vivono in ambienti sociali

protetti dove è disponibile un adeguato sostegno”. Secondo il Diagnostic and

Statistical Manual of Mental Disorder, quarta edizione, revisionata, (DSM-IV-TR)

(American Psychiatric Association, 2000) il Ritardo Mentale è definito come una

4

condizione estremamente eterogenea caratterizzata da un funzionamento intellettivo

generale significativamente al di sotto della media (Criterio A), accompagnato da

severe limitazioni nel funzionamento adattivo (Criterio B) con esordio prima dei 18

anni (Criterio C).

Il RM viene quindi classificato in quattro categorie di gravità tenendo conto del

QI calcolato sulla base di test standardizzati (O.M.S. 1980):

1. Ritardo Mentale Lieve: Quoziente Intellettivo 50 – 70, età mentale 8 - 12 anni

2. Ritardo Mentale Medio: Quoziente Intellettivo 35 – 50, età mentale 3 - 7 anni

3. Ritardo Mentale Grave: Quoziente Intellettivo 20– 35, età mentale 0 - 2 anni

4. Ritardo Mentale Gravissimo/Profondo: Quoziente Intellettivo inferiore ai 20.

5

1.2 ANOMALIE CONGENITE

La valutazione “dismorfologica” rappresenta un elemento essenziale

nell’inquadramento sindromico dei pazienti con RM. L’approccio più appropriato al

paziente con RM deve infatti essere inclusivo di un accurato esame clinico, focalizzato

sulla ricerca di eventuali anomalie congenite. Da un punto di vista terminologico si è

soliti effettuare una distinzione tra anomalie e varianti minori [Aase, 1990]. Le prime

si distinguono a loro volta in malformazioni, deformazioni, distruzioni e displasie sulla

base del meccanismo etiopatogenetico ipotizzato, mentre le seconde vengono

suddivise in anomalie minori e varianti comuni in considerazione delle loro implicazioni

cliniche e della loro prevalenza [Spranger et al., 1982; Merks et al., 2003]. La

malformazione è quindi definita come un’anomalia dell’embriogenesi da alterata

morfogenesi che può essere isolata o multipla ed ha una prevalenza inferiore al 4%.

L’anomalia minore rappresenta un difetto dello sviluppo da alterata fenogenesi

(sviluppo fetale) ed ha una frequenza inferiore o uguale al 4%. Le varianti comuni sono

variazioni morfologiche anatomiche comuni che hanno una frequenza nella popolazione

generale superiore al 4% [Merks et al., 2003].

Una stretta correlazione tra occorrenza di disabilità intellettiva e riscontro di

anomalie minori è stata dimostrata già da uno studio condotto nel 1964 da Smith e

Bostian [Smith et al., 1964]. Indagando il numero e il tipo di anomalie in 50 bambini

con RPM/RM e in 100 soggetti di controllo senza RM, gli autori rilevarono che nel 42%

dei bambini con RPM/RM erano presenti tre o più anomalie associate e di cui circa

l’80% era rappresentato da anomalie minori, che non venivano invece riscontrate nei

controlli [Smith et al., 1964]. Gli autori concludevano pertanto che “the etiology of

the intellectual disability was the abnormal development of the central nervous

system heralded by the presence of the minor anomalies on the surface examination”

[Smith et al., 1964].

6

Come dimostrato da uno studio retrospettivo basato sull’analisi della valutazione

diagnostica di 411 bambini con RPM/RM i segni fisici e la gestalt dei paziente

rappresentano l’elemento principe nel determinare la fattività o meno della diagnosi. Il

raggiungimento della diagnosi è infatti significativamente più probabile nei pazienti

con caratteristiche faciali e fisiche peculiari, mentre la presenza di malformazioni

maggiori, sebbene il loro numero sia ridotto, non influisce significativamente

sull’efficacia diagnostica [Hunter, 2000].

Un risultato analogo è emerso da uno studio prospettico effettuato su 281

pazienti con RPM/RM in cui il raggiungimento di una diagnosi eziologica è stato

possibile in 150 casi (54%) [van Karnebeek et al., 2005]. In particolare, in un terzo dei

casi la diagnosi è stata effettuata sulla sola base della storia clinica e dell’esame

obiettivo; in un terzo l’ipotesi diagnostica, formulata tenendo conto degli elementi

emersi dalla storia clinica e l’esame obiettivo, ha successivamente necessitato

dell’avallo di indagini strumentali aggiuntive; mentre nel restante terzo, la diagnosi si è

basata esclusivamente sulle indagini di laboratorio. Tale analisi ha dimostrato che

l’esame dismorfologico è indicativo della diagnosi nel 79% dei casi, ma essenziale

addirittura nel 62%. Inoltre tenendo conto esclusivamente della storia clinica la

diagnosi può essere stabilita in 1 paziente su 20, mentre sulla sola base dell’esame

fisico in 1 su 30, combinando i due aspetti è possibile formulare una diagnosi in 1 su 3

pazienti. Va inoltre tenuto in considerazione che l’esame clinico rappresenta un

elemento fondamentale nell’indirizzare le aggiuntive indagini strumentali e di

laboratorio da effettuare, essenziali nel conseguimento della diagnosi [van Karnebeek

et al., 2005].

7

1.3 ARRAY COMPARATIVE GENOMIC HYBRIDIZATION

La tecnica Comparative Genomic Hybridization (ibridazione genomica

comparativa) (CGH) è stata introdotta nel 1992 da Kallioniemi [Kallioniemi et al.,

1992].

Il principio della tecnica si basa su una ibridazione in situ modificata che

sfrutta la competizione tra due campioni di DNA genomico (test e controllo), ibridati

contemporaneamente in quantità equimolari su un vetrino su cui sono fissati cromosomi

normali in metafase (CGH convenzionale) o sull’array su cui si trovano immobilizzate le

sequenze omologhe di DNA (array-CGH). La tecnica di CGH convenzionale è una

tecnica di rilevazione che consente di analizzare l’intero genoma del soggetto che si

vuole esaminare, grazie ad un unico esperimento in grado di identificare anomalie del

corredo genetico, quali riarrangiamenti sbilanciati, ovvero delezioni e duplicazioni

cromosomiche.

La tecnica di array-CGH, è stata sviluppata sostituendo i cromosomi delle

metafasi di riferimento con una matrice su cui sono disposti (spottati) cloni BAC

(cromosomi artificiali batterici), PAC (cromosomi artificiali di fago P1) o sequenze di

oligonucleotidi, corrispondenti a loci specifici di ogni singolo cromosoma, fino a

comprendere l’intero genoma umano. L’utilizzo di tali cloni, infatti, permette

l’immediata correlazione tra l’eventuale alterazione sospettata in un paziente e una

precisa posizione del riarrangiamento nel genoma, grazie alla scomparsa di un segnale

corrispondente al clone contenente la sequenza deleta, o viceversa, all’aumento di

segnale dovuto ad una duplicazione della sequenza. La risoluzione genomica dell’array-

CGH dipende dalla lunghezza dei cloni utilizzati e dalla distanza tra un clone e l’altro.

Pertanto, l’utilizzo di tali cloni permette di superare il limite principale della CGH

convenzionale, che è la bassa risoluzione.

Gli array ad oligonucleotidi sono stati introdotti per rilevare i polimorfismi di singoli

nucleotidi (SNP) [Bignell et al., 2004]. Questo tipo di array contiene sonde da 21–25

8

oligonucleotidi, sintetizzate usando un metodo fotolitografico. Ogni SNP è

rappresentato sull’array da più sonde differenti, che si legano ad entrambi i filamenti

di DNA [Bignell et al., 2004; Slater et al., 2005]. Nel 2004, Bignell et al.,

ottimizzarono un metodo per utilizzare gli SNP-array nell’analisi delle variazioni del

numero di copie, usando una diversa strategia nella preparazione del campione da

analizzare [Bignell et al., 2004]. La piattaforma di SNP-array permette

l’identificazione di delezioni/duplicazioni, ma mostra una maggiore variazione nella

capacità di rilevamento e un più basso segnale rispetto agli array a BAC [Bignell et al.,

2004; Zhao et al., 2004; Lockwood et al., 2006]. Il vantaggio di questo approccio è la

possibilità di correlare il numero di copie e lo stato allelico a livello dei loci selezionati.

Successivamente, sono stati sviluppati array ad oligonucleotidi, contenenti sonde più

lunghe (60-70 nucleotidi). L’utilizzo di tali sonde aumenta la specificità di ibridazione

e può rilevare, in modo riproducibile, alterazioni cromosomiche comprendenti delezioni

in singola copia e in omozigosi, con una risoluzione estremamente alta [Carvalho et al.,

2004; Brennan et al., 2004; Barrett et al., 2004; van den Ijssel et al., 2005].

Attualmente sono disponibili in commercio array ad oligonucleotidi che coprono l’intero

genoma, con una risoluzione di circa 6,5 kb.

Le differenze tecniche tra le diverse piattaforme utilizzate nell’array-CGH

possono essere sostanzialmente riassunte in due caratteristiche: la grandezza delle

sequenze genomiche disposte sull’array e la copertura del genoma. La flessibilità nella

creazione di microarray specifici per ampi tratti del genoma, per i cromosomi, o per

determinati loci, e la possibilità di coprire il genoma umano con una risoluzione

estremamente alta, rendono l’array-CGH ideale per le applicazioni in genetica clinica

come l’identificazione dei geni malattia, la correlazione genotipo-fenotipo e l’analisi di

anomalie cromosomiche sconosciute.

Negli ultimi anni i microarray per CGH vengono preferiti sempre più a quelli

cromosomici, per identificare particolari squilibri, in differenti tipi di tumore

[Albertson et al., 2003; Floridia et al., 2005]. Attualmente, i metodi array-CGH

9

vengono sempre più impiegati per l’analisi di pazienti con fenotipi complessi. Una delle

prime applicazioni dell’array-CGH è stato lo screening dei riarrangiamenti

subtelomerici, a causa di numerosi studi che riportavano squilibri subtelomerici in

pazienti con ritardo dello sviluppo [Veltman et al., 2002; Flint et al., 2003; Knight et

al., 2004; Kok et al., 2005]. Di grande importanza è l’indagine sull’intero genoma per

individuare la presenza di delezioni submicroscopiche o duplicazioni in pazienti con

ritardo mentale e caratteristiche faciali peculiari. In uno studio, comprendente 90

pazienti, sono state identificate aberrazioni submicroscopiche in circa il 21% dei casi

[Sanlaville et al., 2005]. La capacità risolutiva degli array-CGH può essere di

particolare importanza nell’identificazione di specifici loci causa di malattia e in

sindromi malformative sporadiche, per le quali altri metodi di mappaggio non sono

applicabili. Nel 2004, Vissers et al., usando questo approccio, scoprirono che la

sindrome CHARGE è dovuta ad aploinsufficienza del gene CHD7, dimostrando

l’efficacia dell’array-CGH nel localizzare i geni causa di malattia [Vissers et al., 2003;

Vissers et al., 2004; Vissers et al., 2005]. Gli array tiling path sono molto utili nel

mappare e nel rilevare l’estensione di aberrazioni in specifici segmenti, permettendo

accurati studi nella correlazione genotipo-fenotipo [Sahoo et al., 2005; Glass et al.,

2006]. Nel 2003, Yu et al., utilizzarono questo tipo di array per meglio definire

pazienti con la sindrome da delezione 1p36 [Yu et al., 2003]. Tale array, contenente 10

Mb della regione terminale 1p, permise di classificare correttamente i pazienti sulla

base delle loro alterazioni cromosomiche [Yu et al., 2003]. Infine, l’array-CGH ha

consentito di conoscere la variazione normale del genoma umano: esso, infatti, ha

rivelato un inaspettato livello di variazione, dovuto a differenze nel numero di copie

tra gli individui. Le potenziali difficoltà nel differenziare le variazioni nel numero di

copie ereditate, che causano fenotipi anormali dalle varianti rare, non correlate ad

alterazioni cliniche, possono rappresentare un limite nell’uso della CGH basata sui

microarray per guidare la consulenza genetica.

10

I principi di base dell’array-CGH assomigliano a quelli dell’ibridazione genomica

comparativa tradizionale. I campioni di DNA test e di controllo sono differentemente

marcati, con fluorocromi rossi (Cy5) e verdi (Cy3), successivamente coprecipitati in

presenza di Cot-1 DNA per bloccare le sequenze ripetitive e co-ibridizzati sull’array

(Fig. 2a).

Si tratta di una competizione comparativa in cui si legherà in proporzione più

DNA da testare in ogni locus se maggiore sarà il numero di copie presenti in quel locus

rispetto al numero di copie presenti nel DNA genomico di controllo. Viceversa se ne

legherà meno se minore sarà il numero di copie presenti in quel locus rispetto al

numero di copie presenti nel DNA genomico di controllo.

La fluorescenza è rilevata mediante uno scanner a laser (Fig. 2b), grazie al

quale si acquisisce un’immagine per entrambi i fluorocromi. In seguito, le immagini sono

quantificate con metodo digitale mediante software specifici, che quantificano

l’intensità di fluorescenza emessa per ogni sonda (Fig. 2c), calcolando quanto il

rapporto tra i segnali emessi dal campione e dal DNA di riferimento devia dai valori

attesi. Dato che le misurazioni possono essere riferite direttamente alle posizioni sul

genoma, è possibile definire, con precisione, i punti di rottura (breakpoints) dei

riarrangiamenti eventualmente presenti. La risoluzione dell’esperimento dipende dalla

risoluzione dell’array.

La sovrapposizione dei due segnali corrispondenti ai due fluorocromi, nel caso di

un soggetto normale produce un valore di intensità di fluorescenza uguale a 1, poiché il

rapporto tra i 2 fluorocromi 2/2 è pari a 1. La rappresentazione grafica fornita dal

software trasforma questo valore in logaritmo. Quindi i cloni in cui è avvenuta una

normale ibridazione tra DNA di controllo e DNA test si trovano lungo la linea grafica

dello 0. L’elaborazione finale del programma produce uno schema in cui è possibile

vedere la distribuzione dei segnali di fluorescenza dei cloni nell’intorno del valore

“zero” ad indicare una uguale dosaggio della regione del DNA test e del DNA di

controllo. Cloni che si discostano da questa linea di “zero” verso +0.58, dove il

11

rapporto tra i 2 fluorocromi è di 3/2, sono indicativi di una regione duplicata e cloni

che si discostano verso –0.80, dove il rapporto tra i 2 fluorocromi è 1/2, sono

indicativi di una delezione. Si considerano possibili delezioni o duplicazioni quando si

discostano dal valore di “zero” almeno 3 sonde (Fig. 2d).

Figura 2. Rappresentazione schematica di un esperimento array-CGH. (a) I DNA test e di controllo sono differentemente marcati, coprecipitati e ibridizzati su un array. Dopo le procedure di lavaggio, i vetrini sono analizzati attraverso uno scanner (b) e viene determinata l’intensità di fluorescenza di ogni sonda (c). Dopo la trasformazione dell’immagine e la normalizzazione dei dati, i rapporti in log2 delle sonde sono tracciati come funzione della posizione cromosomica. Le sonde con un valore uguale a zero rappresentano un uguale rapporto dell’intensità della fluorescenza tra il test e il controllo. Ogni punto rappresenta una singola sonda individuata sull’array. (d) Ideogramma visualizzato dal software. La regione cromosomica appare duplicata poiché il rapporto di fluorescenza delle sonde presenti è di 3/2.

PPAAZZIIEENNTTEE CCOONNTTRROOLLLLOO

MMIIXX

IIBBRRIIDDAAZZIIOONNEE

SSCCAANNSSIIOONNEE

DDEELLEEZZIIOONNEE DDUUPPLLIICCAAZZIIOONNEE

((bb)) SSCCAANNNNEERR AA LLAASSEERR

((cc)) AARRRRAAYY

((aa)) ((dd)) IIDDEEOOGGRRAAMMMMAA

12

2. MATERIALI E METODI

Dall’Ottobre 2006, periodo in cui è stato introdotto in diagnostica l’array-CGH

presso la Genetica Medica di Siena, sono stati analizzati 215 pazienti con RM. Tutti

erano stati precedentemente valutati in consulenza genetica e sulla base

dell’anamnesi, della valutazione dismorfologica e di indagini strumentali e molecolari

mirate non era stato possibile inquadrare il fenotipo clinico nell’ambito di una specifica

sindrome.

L’analisi di array-CGH è stata condotta con 44K o 105K oligo array-CGH.

In tutti i casi il riarrangiamento identificato è stato confermato da un secondo

esperimento indipendente, condotto con tecnica di Real-time quantitative PCR, MLPA

(Multiplex Ligation Probe Amplification) o array-CGH a seconda dell’aberrazione

identificata e della disponibilità o meno di sonde specifiche per la regione coinvolta.

In ogni caso è stata ricercata l’eventuale presenza del riarrangiamento nei

genitori al fine di definirne l’origine. L’analisi è stata condotta con tecnica di Real-

time quantitative PCR, MLPA o array-CGH.

13

3. RISULTATI

L’analisi di array-CGH, effettuata presso la Genetica Medica nel periodo tra

l’Ottobre 2006 e l’Ottobre 2008, ha consentito di identificare la presenza di un

riarrangiamento privato in 71 su 215 pazienti (33%). In 27 casi (38%) si è trattato di

un riarrangiamento de novo, in particolare sono state caratterizzate 11 nuove

delezioni, 1 riarrangiamento complesso e 15 sindromi note in pazienti con fenotipo

atipico. Inoltre in 32 casi (45%) l’analisi ha permesso di identificare CNVs di dubbio

significato patogenetico in quanto ereditate da un genitore sano. Sui restanti 12

pazienti sono attualmente in corso indagini aggiuntive volte a definire l’origine del

riarrangiamento identificato.

In particolare tra i pazienti da me personalmente valutati in consulenza

genetica l’indagine ha permesso l’identificazione di 5 nuove sindromi da

microdelezione, 2 sindromi note difficilmente riconoscibili su base clinica (due

pazienti con duplicazione reciproca AS/PWS ed una con sindrome di Potocki-Lupski) e

3 sindromi note in pazienti con fenotipo atipico, che includono una sindrome da

delezione 22q11.2 e una delle più piccole delezioni terminali 4p ad oggi descritte.

14

3.1 NUOVE SINDROMI DA MICRODELEZIONE

L’analisi di array-CGH nella coorte di pazienti da me valutati in consulenza

genetica ha permesso l’identificazione di 5 nuove sindromi da microdelezione, in

particolare sono state identificati due riarrangiamenti coinvolgenti il cromosoma 2, un

riarrangiamento sul cromosoma 6, uno sul 7 e uno sul cromosoma 14 (Fig. 3). In tutti i

casi è stato dimostrato che la delezione è insorta de novo nel probando. Ovviamente la

sola insorgenza de novo non è sufficiente a dimostrare la patogenicità del

riarrangiamento. In alcuni casi in letteratura erano già riportati di pazienti con un

riarrangiamento coinvolgente la stessa regione cromosomica, pertanto la presenza di

un fenotipo parzialmente sovrapponibile è stata di supporto nel chiarire il ruolo

patogenetico dell’aberrazione cromosomica. In altri casi l’analisi dettagliata del

contenuto genico della regione ha permesso di correlare, almeno in parte, il dato

fenotipico al difetto molecolare riscontrato.

Figura 3. Cariogramma indicante i riarrangiamenti de novo identificati

15

2q24-q31 deletion:

report of a case and review of the literature

Pescucci C, Caselli R, Grosso S, Mencarelli MA, Mari F, Farnetani MA, Piccini B,

Artuso R, Bruttini M, Priolo M, Zuffardi O, Gimelli S, Balestri P, Renieri A.

Eur J Med Genet 2007 Jan-Feb;50(1):21-32

16

17

18

19

20

21

22

23

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27

28

Clinical and molecular characterization of a patient with a

2q31.2-32.3 deletion identified by array-CGH

Mencarelli MA, Caselli R, Pescucci C, Hayek G, Zappella M, Renieri A, Mari F.

Am J Med Genet A. 2007 Apr 15;143(8):858-65

29

30

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35

36

37

A 2.6 Mb deletion of 6q24.3-25.1

in a patient with growth failure, cardiac septal defect,

thin upperlip and asymmetric dysmorphic ears

Caselli R, Mencarelli MA, Papa FT, Uliana V, Schiavone S, Strambi M, Pescucci C,

Ariani F, Rossi V, Longo I, Meloni I, Renieri A, Mari F.

Eur J Med Genet. 2007 Jul-Aug;50(4):315-21

38

39

40

41

42

43

44

45

Delineation of the phenotype associated with

7q36.1q36.2 deletion:

long QT syndrome, renal hypoplasia and mental retardation

R Caselli, MA Mencarelli, FT Papa, F Ariani, I Longo, I Meloni, G Vonella, M Acampa,

A Auteri, S Vicari, A Orsi, G Hayek, A Renieri and F Mari.

Am J Med Genet A; 2008 May 1;146A(9):1195-9

46

47

48

49

50

51

A 3 Mb deletion in 14q12 causes severe mental retardation,

mild facial dysmorphisms and Rett-like features

Papa FT, Mencarelli MA, Caselli R, Katzaki E, Sampieri K, Meloni I, Ariani F, Longo I,

Maggio A, Balestri P, Grosso S, Farnetani MA, Berardi R, Mari F, Renieri A.

Am J Med Genet A. 2008 Aug 1;146A(15):1994-8

52

53

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56

57

3.2 SINDROMI NOTE IN PAZIENTI CON FENOTIPO ATIPICO

L’analisi di array-CGH ha permesso di identificare riarrangiamenti cromosomici

noti in pazienti che presentavano un fenotipo clinico atipico e quindi difficilmente

inquadrabile da un punto di vista sindromico unicamente sulla base dell’anamnesi e

dell’esame obiettivo. In particolare, tra i pazienti da me valutati in consulenza

genetica sono state riscontrate una microdelezione del cromosoma 4p, sindrome di

Wolf-Hirschhorn, una delezione della regione 15q11.2q13.1, sindrome di Angelman, e

una delezione 22q11.2 (Fig. 4).

Figura 4. Cariogramma indicante i riarrangiamenti causativi di sindromi note identificati in pazienti con fenotipo atipico.

58

3.2.1 SINDROME DI WOLF-HIRSCHHORN

Caratteristiche Cliniche:

Femmina, 11 anni e 7 mesi

Difficoltà di alimentazione

Deficit di crescita staturo-ponderale nel primo anno di vita

RM lieve

ADHD

Convulsioni febbrili

Fronte alta con attaccatura arretrata dei capelli, sopracciglia sparse nel terzo

laterale, ipoplasia medio faciale, orecchio sinistro a coppa, naso piriforme, dita delle

mani affusolate, accenno alla sindattilia tra 2°-3° dito dei piedi bilateralmente

Normali parametri auxologici

Fossette simmetriche paravertebrali in regione presacrale

Cariotipo Molecolare: del(4)(p16.3p16.3){2.0 Mb}

Segni “atpici”: Fenotipo faciale scarsamente evocativo, normale accrescimento

staturo-ponderale, ritardo mentale lieve con presenza di linguaggio verbale

59

Figura 5. Confronto tra le caratteristiche faciali della nostra paziente (#387), foto in alto, e quelle di pazienti descritti in letteratura con delezione di estensione inferiore a 3.5 Mb [Zollino et al., 2008].

Figura 6. Correlazione genotipo-fenotipo nella sindrome di Wolf-Hirschhorn. In azzurro è indicata l’estensione della delezione identificata nella nostra paziente [Zollino et al., 2008].

60

3.2.2 SINDROME DI ANGELMAN

Caratteristiche Cliniche:

Maschio, 5 anni e 3 mesi

Ipotonia generalizzata

Ipospadia di I grado

Ritardo dello sviluppo psicomotorio con assenza di linguaggio

Iperattività

Crisi convulsive

Reflusso gastroesofageo

Dolicocolon con stipsi importante

Circonferenza cranica sul 10° centile

Cariotipo Molecolare: del(15)(q11.2q13.1){5.7 Mb}

Segni “atipici”: presenza di dolicocolon e di ipospadia; bocca piccola, assenza della

gestalt tipica

61

Figura 7. A sinistra foto del paziente (#174) all’età di 4 anni e 2 mesi. A destra pazienti con diagnosi molecolare di sindrome di Angelman (www.geneclinics.org).

62

3.2.3 SINDROME DA DELEZIONE 22q11.2

Caratteristiche Cliniche:

Femmina, 16 anni e 8 mesi

Scarso attaccamento al seno e pianto flebile nel periodo postnatale

Episodi infettivi ricorrenti

Ritardo mentale medio

Esiti di maculopatia in occhio sinistro

Età ossea ritardata rispetto all’età anagrafica (12.8 vs 15.2 anni)

Macrocefalia

Obesità truncale (BMI 25.1)

Rime palpebrali rivolte in alto e in fuori, orecchio con elice ripiegato, palato ogivale,

diastasi degli incisivi mediali superiori

Mani piccole con dita affusolate

Asimmetria del torace con emitorace destro maggiore del sinistro

Cariotipo Molecolare: del(22)(q11.21q11.21){2.7 Mb}

Analisi molecolare del gene COH1: variante rara c.2472C>T; p.S824S nell’esone 17;

polimorfismo IVS20+14A>T nell’esone 20; polimorfismo IVS36-4insT nell’esone 37.

Tali alterazioni non sono state riscontrate nel DNA della madre. Il padre non si è reso

disponibile al prelievo

Segni “atipici”: assenza delle caratteristiche faciali peculiari, gestalt Cohen-like,

presenza di maculopatia, assenza di insufficienza velo-faringea, assenza di difetti

cardiaci

63

Figura 8. Confronto tra il fenotipo fisico e faciale della paziente (#107), in alto, e il fenotipo classico dei pazienti con delezione 22q11.2, riquadro in basso.

Figura 9. Confronto tra la delezione caratterizzata nella nostra paziente e quella di 3Mb comunemente riscontrata nel 90% dei pazienti con sindrome di DiGeorge/Velocardiofaciale: le due regioni risultano essere perfettamente sovrapponibili. In alto sono indicati i geni inclusi nella regione [Kobrynski et al., 2007].

64

3.3 SINDROMI NOTE DIFFICILMENTE RICONOSCIBILI SUL PIANO CLINICO

L’analisi di array-CGH effettuata su un numero sempre maggiore di pazienti con

ritardo mentale e anomalie congenite ha permesso la caratterizzazione di una

quantità crescente di delezioni/duplicazioni ricorrenti. Ai punti di rottura di tali

riarrangiamenti è frequente il riscontro di low copy repeats (LCRs) che rappresentano

un elemento predisponente agli eventi di ricombinazione omologa non allelica (NAHR).

Le sindromi emergenti presentano nella maggior parte dei casi caratteristiche

faciali e fisiche difficili da caratterizzare data la mancata specificità o per

un’estrema variabilità clinica che rende complesso il riconoscimento della sindrome e

la sua caratterizzazione.

Nella nostra esperienza grazie all’array-CGH sono state identificate una

duplicazione 17p11.2, sindrome di Potocki-Lupski, reciproca della delezione

caratteristica della sindrome di Smith-Magenis e due duplicazioni della regione

15q11.2q13.1, reciproca della regione della sindrome di Angelman/Prader-Willi.

65

3.3.1 SINDROME DI POTOCKI-LUPSKI

Caratteristiche Cliniche:

Femmina, 7 anni e 6 mesi

Severa ipotonia post-natale

Scarso accrescimento staturo-ponderale

Ritardo dello sviluppo psicomotorio

Disturbi del comportamento

Microcefalia postnatale, bassa statura, narici anteverse, columella prominente, labbro

superiore sottile, atteggiamento della mandibola in protrusione, lieve asimmetria della

muscolatura facciale

Mani piccole normoconformate, clinodattilia del 5° dito del piede destro e del 3°, 4° e

5° dito del piede sinistro

Cariotipo: 47,XXX

Cariotipo Molecolare: 47(XXX) de novo dup(17)(p11.2p11.2){3.6 Mb}

Figura 10. Sulla sinistra foto della nostra paziente rispettivamente all’età di 6 mesi (foto in alto) e a 7 anni e 2 mesi (in basso). Sulla destra foto di pazienti con duplicazione 17p11.2 (modificata da [Potocki et al., 2007]. Si noti l’importante ipotono riscontrato nella bambina in età infantile.

66

3.3.2 SINDROME DA DUPLICAZIONE 15q

Paziente A

Caratteristiche cliniche:

Femmina, 15 anni e 3 mesi

Ritardo mentale lieve (QI 71)

Comportamento autistico

Disturbi del comportamento con autoaggressività

Impaccio motorio

Epilessia farmacoresistente

Facies allungata, filtro ben disegnato, naso bulboso con ponte nasale alto e largo,

labbro superiore ad M, mani piccole con dita lunghe e affusolate

Cariotipo molecolare: dup(15)(q11.2q13.1){6.4 Mb}

Figura 11. Foto della paziente (#1002) rispettivamente all’età di 8 mesi, 13 e 15 anni.

67

Paziente B

Caratteristiche cliniche:

Maschio, 5 anni e 10 mesi

Ritardo psicomotorio con prevalente compromissione del linguaggio

Autismo

Epilessia

Rime palpebrali rivolte in basso

Epicanto

Orecchie prominenti

Cariotipo molecolare: dup(15)(q11.2q13.1){7.9 Mb} ereditata dalla madre

Figura 12. A sinistra fenotipo faciale del paziente (#812). Si apprezzano l’aspetto triangolare del volto, l’andamento orizzontale delle sopracciglia, l’epicanto bilaterale, il naso bulboso con ponte nasale alto e largo, l’andamento ad M del labbro superiore. A destra il paziente insieme alla madre, 31 anni con analoga duplicazione.

68

Figura 13. Confronto tra le caratteristiche faciali dei due pazienti con duplicazione 15q11.2 e pazienti precedentemente riportati in letteratura con duplicazione sovrapponibile (paziente C da Possum; paziente D, 26 anni, da [Hogart et al, 2008]).

B

D C

A

69

3.4 RIARRANGIAMENTI PRIVATI EREDITATI DA UN GENITORE SANO

L’analisi di array-CGH ha inoltre portato all’identificazione di delezioni e

duplicazioni del genoma di incerto significato clinico. Alcune di queste sono

apparentemente CNVs non patogenetiche, ma altre potrebbero assumere una rilevanza

clinica che al momento attuale resta difficile da valutare. Secondo dati recenti è

stimato che oltre il 12% del genoma umano normale è interessato da alterazioni del

numero di copie [Redon et al., 2006]. Tali CNVs restano difficilmente interpretabili

sia da un punto di vista diagnostico che di ricerca.

Dall’analisi della nostra casistica è emerso che in circa il 72% dei pazienti si

riscontrano CNVs, solitamente in numero maggiore di uno per ciascun caso esaminato,

con un numero medio di 5. Tali aberrazioni hanno un’estensione variabile tra 62 Kb e 1

Mb e sono riportate nei database come polimorfismi non patogenetici

(http://projects.tcag.ca/bioxrt/).

L’analisi ha inoltre permesso di identificare in un 12% di pazienti

riarrangiamenti privati ereditati da un genitore sano. Tali sbilanciamenti, con

un’estensione variabile tra 0.1 e 3.8 Mb, sono rappresentati nel 30% dei casi da

delezioni e nel restante 70% da duplicazioni. Le regioni sono riportate, nella maggior

parte dei casi, nei database come polimorfiche in percentuale variabile tra il 10 ed il

100%. Alcune di queste coprono regioni prive di geni, ma nella maggior parte sono

inclusi geni noti associati a malattia, in media 5, con una variabilità compresa tra 1 e

21. In particolare in 10 diversi riarrangiamenti sono stati individuati 12 geni malattia:

KAL1 nella duplicazione Xp22.31, STS in un’altra duplicazione Xp22.31, TCF2 nella

duplicazione 17q12, STRC nella delezione 15q15, CHRNA7 nella duplicazione 15q13.3,

SEMA7A nella duplicazione 15q24.1, UNG nella duplicazione 12q24.12, EDARADD nella

duplicazione 1q43, IGF1R e MEF2A nella duplicazione 15q26.3, HLCS e CLDN14 in

21q22.12 and OTOA nella delezione 16p12.

70

Tali riarrangiamenti, sulla base delle conoscenze attuali sono stati refertati

come presumibilmente non patogenetici, anche se ulteriori studi saranno necessari per

definirne un possibile ruolo nelle malattie multifattoriali o come fattori modificatori

del fenotipo in patologie monogeniche.

Figura 14. Cariogramma indicante la distribuzione dei riarrangiamenti ereditati riscontrati

71

Private inherited microdeletion/microduplications:

Implications in clinical practice.

Mencarelli MA, Katzaki E, Papa FT, Sampieri K, Caselli R, Uliana V,

Pollazzon M, Canitano R, Mostardini R, Grosso S, Longo I, Ariani F,

Meloni I, Hayek J, Balestri P, Mari F, Renieri A.

Eur J Med Genet. 2008 Sep-Oct;51(5):409-16

72

73

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79

80

4. DISCUSSIONE

L’introduzione nella pratica clinica dell’array-CGH ha letteralmente

rivoluzionato la citogenetica classica e quindi i test genetici disponibili per i pazienti

con RPM/RM, caratteristiche cranio-faciali peculiari ed anomalie congenite. Fino a non

molti anni fa il cariotipo ad alta risoluzione e gli studi di ibridizzazione fluorescente in

situ (FISH) con sonde specifiche per le regioni subtelomeriche erano considerati il

gold standard per l’identificazione di anomalie cromosomiche [Slavotinek, 2008]. Lo

sviluppo dell’array-CGH ha modificato profondamente le strategie di approccio

diagnostico grazie ad una sensibilità decisamente superiore rispetto a quella del

cariotipo ad alta risoluzione, alla possibilità di indagare contemporaneamente loci

multipli rispetto alla FISH con una complessiva riduzione dei costi, ad una maggiore

possibilità di identificare delezioni cromosomiche di piccole dimensioni e ad una

superiore capacità di identificare duplicazioni [Slavotinek, 2008]. Un cariotipo ad alta

risoluzione con bandeggio G è in grado di identificare anomalie in circa il 3-5% dei

pazienti con MR e la successiva analisi di FISH per la ricerca di riarrangiamenti delle

regioni subtelomeriche consente di individuare l’alterazione patogenetica in un

ulteriore 3-6% [Slavotinek, 2008]. È stato recentemente dimostrato che l’analisi di

array-CGH in pazienti con RM e anomalie congenite con cariotipo normale permette il

conseguimento della diagnosi nel 4-17% dei casi [Slavotinek, 2008].

Nella nostra esperienza la percentuale di diagnosi effettuate è risultata essere

del 12.5%. I casi diagnosticati e la loro successiva pubblicazione hanno contribuito alla

definizione di nuove sindromi da microdelezione e microduplicazione cromosomica e

alla caratterizzazione del fenotipo clinico associato.

La definizione del meccanismo molecolare alla base del RM ha permesso di

stabilire correttamente il rischio di ricorrenza sia in gli altri eventuali figli della

coppia che nei figli dei fratelli dei probandi, consentendo inoltre di proporre per le

gravidanze successive la possibilità di una diagnosi prenatale. L’analisi dei geni inclusi

81

negli sbilanciamenti cromosomici ha indirizzato l’esecuzione di ulteriori indagini

cliniche e strumentali mirate. In particolar modo, nella paziente con delezione

7q36.1q36.2, data la presenza nella delezione del gene KCNH2, la cui aploinsufficienza

è responsabile della sindrome del QT lungo, lo studio mirato della conduzione cardiaca

ha permesso di identificare un prolungamento del tratto QT e quindi di diagnosticare

una condizione potenzialmente letale, consentendo di attuare le misure profilattiche

volte a prevenire gli episodi di sincope e la morte improvvisa [Caselli et al., 2008].

L’analisi dei geni contenuti nelle regioni riarrangiate ha inoltre permesso

l’identificazione del terzo gene della sindrome di Rett [Ariani et al., 2008]. La

bambina con delezione 14q12 presenta infatti un quadro clinico che richiama per alcuni

aspetti la sindrome di Rett: all’anamnesi la madre riferisce un normale periodo pre- e

post-natale a cui intorno ai 6 mesi ha fatto seguito una fase di arresto e regressione;

la bambina presenta inoltre microcefalia postnatale, stereotipie motorie delle mani

lungo la linea mediana e un coinvolgimento del sistema nervoso autonomo analogo a

quello riscontrato nella bambine con sindrome di Rett. La regione deleta, che si

estende per 3 Mb, è particolarmente povera di geni includendone soltanto 5. Solo due

di questi, FOXG1B e PRKD1, sono inclusi in una delezione recentemente identificata da

Bisgaard et al. in una bambina con caratteristiche cliniche analoghe [Bisgaard et al.,

2006]. FOXG1 è apparso subito un candidato molto interessante per il fenotipo

neurologico in quanto codifica per un fattore trascrizionale espresso quasi

esclusivamente nel cervello [Papa et al., 2008]. È stata quindi effettuata l’analisi

mutazionale di tale gene in 53 pazienti con sindrome di Rett, negative per mutazioni in

MECP2 o CDKL5. Tale indagine ha permesso di identificare due mutazioni troncanti

del gene FOXG1 insorte de novo in due bambine con variante congenita della sindrome

di Rett [Ariani et al., 2008].

L’analisi di array-CGH nella nostra casistica di pazienti ha portato

all’identificazione di 3 riarrangiamenti causativi di sindromi note: un caso di sindrome

da delezione 22q11, una sindrome di Angelman e una sindrome di Wolf-Hirschhorn.

82

La delezione 4p16.3 rappresenta una delle delezioni più piccole ad oggi

caratterizzate nella sindrome di Wolf-Hirschhorn. A posteriori il fenotipo faciale

della paziente è effettivamente riconducibile alla sindrome, tuttavia la prima ipotesi

diagnostica è stata fuorviata dal grado lieve del ritardo mentale: la ragazza presenta

infatti un linguaggio verbale semplice, scrive in stampatello e sa leggere sillabando.

Nel caso del paziente con sindrome di Angelman l’analisi a posteriori del

fenotipo ha permesso in effetti di individuare la presenza delle caratteristiche

fisiche e comportamentali tipiche della sindrome. Alla prima valutazione tali elementi

erano rimasti misconosciuti, dato il quadro gravemente compromesso del piccolo

paziente, che era alimentato con sondino naso-gastrico per gli importanti episodi di

vomito e presentava uno squilibrio idro-elettrolitico conseguente alla severa

alterazione dell’alvo da dolicolon.

Nel caso della paziente con sindrome da delezione 22q11 in prima analisi, sulla

base delle caratteristiche fisiche, era stata ipotizzata una sindrome di Cohen. La

ragazza presentava infatti una gestalt faciale suggestiva, obesità truncale, mani con

dita affusolate, esiti di maculopatia. L’analisi del gene COH1 ha evidenziato la

presenza di una variante rara nell’esone 17 e di due polimorfismi, rispettivamente uno

nell’esone 20 ed uno nell’esone 37. Data l’impossibilità di analizzare il DNA di entrambi

i genitori e dal momento che non è stato stabilito se le alterazioni si trovino in cis

sullo stesso allele o in trans su due alleli diversi, non è escludibile al momento attuale

un loro possibile ruolo come modificatori del fenotipo. Inoltre nella coorte di oltre 80

pazienti in cui ad oggi è stata effettuata l’analisi del gene COH1 solo in un caso è stato

riscontrato il polimorfismo sull’esone 20, mentre le altre due alterazioni non sono mai

state riscontrate.

Frequentemente le caratteristiche fenotipiche delle sindromi emergenti sono

difficili da caratterizzare e da riconoscere su base clinica per una serie di ragioni: il

fenotipo può essere difficile da delineare per una mancata specificità o per

un’estrema variabilità clinica che rende complesso il riconoscimento della sindrome e

83

la sua caratterizzazione. In questo contesto sono da collocare i risultati relativi alla

diagnosi di sindromi note difficilmente riconoscibili sul piano clinico, quali la sindrome

di Potocki-Lupski (reciproca delle sindrome di Smith-Magenis) e la sindrome da

duplicazione 15q (reciproca della sindrome di Prader-Willi/Angelman – PWS/AS). In

quest’ultima in particolare, il fenotipo comportamentale e neurologico è noto in

letteratura ed è caratterizzato da ritardo mentale medio-lieve con prevalente

compromissione del linguaggio, epilessia e comportamento autistico, mentre non sono

mai state messe in evidenza caratteristiche faciali ricorrenti. Entrambi i nostri

pazienti presentano un fenotipo faciale simile con lievi tratti dismorfici: facies

triangolare, sopracciglia con andamento orizzontale, filtro ben disegnato, labbro

superiore ad M, naso bulboso con ponte nasale alto e largo. Materiale iconografico dei

pazienti precedentemente descritti in letteratura è disponibile soltanto per alcuni dei

pazienti pubblicati e per un solo paziente dal database Possum. Tale comparazione ha

permesso di evidenziare che alcune caratteristiche, quali l’aspetto del naso con ponte

largo e la forma del labbro superiore, ricorrono tra i vari pazienti. Queste

considerazioni non possono non far riflettere sul fatto che l’array-CGH ha facilitato

una sorta di approccio “dismorfologico al contrario” in contrasto con il classico

approccio fenotipico. A seguito dell’identificazione dell’anomalia genetica comune si

procede alla caratterizzazione del corrispondente fenotipo clinico e qualora questo sia

sufficientemente distintivo, si ricerca il difetto cromosomico in altri pazienti valutati

in precedenza [Slavotinek, 2008].

L’analisi di array-CGH ha inoltre portato all’identificazione di delezioni e

duplicazioni del genoma di incerto significato clinico in quanto ereditate da un

genitore sano e coinvolgenti regioni parzialmente polimorfiche. Seppure al momento

attuale tali riarrangiamenti siano stati refertati come di probabile significato non

patogenetico, un loro possibile ruolo nella determinazione del fenotipo clinico non è

escludibile. Infatti sebbene il riscontro di un’alterazione di dubbio significato sia nel

probando che nel genitore sano faccia propendere per la non patogenicità dello stesso,

84

concetti come la penetranza incompleta e l’espressività variabile sono principi

imprescindibili della genetica. È inoltre da tenere in considerazione la possibilità che

tali regioni siano essere soggette ad imprinting, come è noto per la regione 15q11q13.

Per di più delezioni/duplicazioni ricorrenti, anche ereditate, possono essere causative

di malattia come dimostrato per la regione 22q11.2. Soprattutto per quanto riguarda

le delezioni, resta infine da considerare la possibilità di una concomitante alterazione

sull’altro allele. Dal versante opposto l’insorgenza de novo di un’aberrazione non è

sufficiente a dimostrarne il ruolo patogenetico, in quanto non è possibile escludere né

l’ipotesi di una variante benigna ad insorgenza de novo né quella di una attribuzione di

paternità non corretta.

In conclusione, è da evidenziare come l’analisi di array-CGH in pazienti con

difficoltà di apprendimento o ritardo mentale abbia arricchito in modo considerevole

le nostre conoscenze sulle sindromi da microdelezione e microduplicazione e la nostra

comprensione dell’architettura cromosomica predisponente. Una serie di nuove

sindromi sono state caratterizzate e senza dubbio altre emergeranno in un futuro

molto prossimo, sottolineando la necessità di applicare una tecnologia whole-genome.

Tale approccio presenta infatti l’enorme vantaggio dell’elevata sensibilità e della

possibilità di individuare riarrangiamenti non ricorrenti a fronte delle difficoltà

interpretative che possono presentarsi per variazioni del numero di copie di

significato incerto. I risultati ottenuti e la percentuale di riarrangiamenti

caratterizzati sostengono inoltre la necessità di una rivoluzione nell’approccio

diagnostico al paziente con ritardo mentale e/o anomalie congenite e fenotipo non

caratterizzabile su base clinica. L’analisi di array-CGH ad oggi rappresenta un’indagine

imprescindibile nella caratterizzazione di questi pazienti in quanto combina i vantaggi

del cariotipo e quelli della FISH per i riarrangiamenti subtelomerici raddoppiandone la

capacità diagnostica. L’array-CGH consente infatti di effettuare l’analisi dell’intero

genoma in un unico esperimento con una risoluzione elevata, non richiede una cultura

cellulare, presenta un numero ridotto di falsi positivi e pressoché nullo di falsi

85

negativi, ha un’alta specificità a cui si va ad aggiungere un’elevata sensibilità ed è

rapido in quanto parte delle procedure sono semiautomatizzate [Oostlander et al.,

2004]. Per queste ragioni è auspicabile che l’array-CGH vada a rappresentare

l’indagine molecolare di elezione in quei pazienti con MCA/MR in cui un’accurata

valutazione clinica abbia escluso un possibile inquadramento sindromico specifico.

86

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