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o a ^ m mm m w w > <»^^^ Le Réveil — Supplemento al K° 745 ANARCHICO I PRINCIPII ANARCHICI. Il Congresso riunito a Saint-Iwier dichiara : i° Che la distruzione di ogni potere politico è 11 primo dovere de! proletariato ; a* Che ogni organizzazione d'un potere politico sedicente provvisorio e rivoluzionario per giungerea taie distruzione non può essere che un inganno di più e sarebbe così pericolosa pel proletariato comi» lutti i governi oggi esistenti. Che, respingendo ogni compromesso per giun gere al compimento della Rivoluzione sociale, i pro- letari di tutti i paesi devono stabilire, all' itijuori di ogni politica borghese, la solidarietà dell' azione rivoluzionaria. Tatti coloro che ci scrivono non dimentichino mai a" indicare il loro indirizzo per Ïeventuale risposta. Noi non abbiamo sempre sotto mano i quaderni degli indirizzi e in ogni caso si eviterà a noi una ricerca. Cose nostre Si sa che quando nell'organismo umano per un vizio del sangue od altro si produce un'intos- sicazione superiore alle capacità di assorbimento mediante l'azione purificatrice dei polmoni, l'or- ganismo è ben presto colpito in tutti i suoi gan- glii e nel punto più debole appare ben presto il bubbone, inizio dello sfacelo generale. Così nell'organismo umano, così negli organi- smi associativi ; e ciò spiega come l'Unione anar- chica comunista francese abbia dovuto soccom- bere al vizio autoritario, sviluppatosi nel suo seno in misura superiore alle capacità purificatrici dell'azione collettiva e della critica interna. Questa la verità. Ma è nota pure una legge per cui nel mondo fisico della materia nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma in un costante processo di metamorfosi, in formazio- ne di nuovi agglomerati, di nuovi equilibri, di nuove armonie ; ed io credo di poter affermare che appunto un simile fenomeno sta compien- dosi nel campo comunista anarchico francese, e ciò sotto l'impulso di una insopprimibile e su- periore logica, trasfusa nello sforzo degli elemen ti più consoni, uno dei quali è indubbiamente il compagno Sébastien Faure, il quale a dir vero è già da un po' all'opera col suo Trait d'union anarchiste, in cui ha ultimamente esposto sotto il titolo di Sintesi Anarchica un suo studio, col quale pone sul tappeto le ragioni del formarsi delle diverse correnti o tendenze dell'anarchi- smo, le cui funzioni specifiche separate ma non contraddittorie, anzi integrative, appaiono logi- che ed utili ai fini del compito grandioso e com- plesso che l'anarchismo sociale si propone di raggiungere, per passar poi all'esame delle cause malefiche che dall'interno stesso del movimento ne intralciano il libero sviluppo e l'utile compito e giungere infine alla constatazione degli effetti e alla enunciazione degli urgenti rimedi. Certo, non tutti ed in tutti i particolari pos- siamo esser d'accordo col compagno Faure. Chi scrive,pur riconoscendo peresempioal sindacato una funzione di utilità e per gli anarchici la ne- cessità di partecipare alla sua vita e alla sua lot- ta, così da farne una palestra il più possibilmente efficace di elevazione e di abilitazione ai movi- menti delle grandi masse, non concepisce la pc s- sibilità teorica e pratica d'un sindacalismo anar- chico — ma nell'insieme il concetto dell'orga- namento e del funzionamento dell'anarchismo mi appare ben ritratto e posto in luce. E' chiaro, infatti, che il nostro movimento non può essere, diremo così, monolitico. L'anarchi- smo, sociale s'intende, ha la sua base ben salda nella negazione di ogni autorità coercitiva che fa pernio nello Stato, e nell'eguale negazione di ogni privilegio di casta o di classe che s'impernia nel capitale e nello sfruttamento del lavoro, co- me pure nel proposito di eliminarli radicalmen- te. È in questo vasto campo, per questa lotta ti- tanica e ciclopica v'è veramente posto e lavoro per tutti : per coloro che vogliono smuovere le grandi masse amorfe, sottrarle all'abbrutimento della miseria e dell'ignoranza e sollevarle ad un piano superiore di vita esterna ed interna; per coloro ohe intendono la necessità di preparare i nuclei embrionali della società futura, destinan- doli oggi alla larga seminagione delle idee e ad esser guida alle stesse masse nell'ora della crisi suprema rivoluzionaria ; per coloro che intendo- no dedicarsi al non meno utile compitò di strap- pare all'oscurantismo chiesastico e ài conformi- smo statale, mediante un'educazione razionalisti- ca, l'infanzia e la gioventù ;come per coloro che credono alla necessità dello sviluppo delle pecu- liari facoltà e tendenze individuali ad affermarsi e farsi centro propulsore della società. E Pellou- tier e Bakuuin,Francisco Ferrer e lo Stiruer non son altro che i piloni di questo fronte poliedrico di lotta, di formazione e di elevazione. E il Faure spiega come queste branche e cor- renti dell'anarchismo non costituiscano una de- bolezza per il movimento ed una perdita nei ri- sultati dello sforzo e come ognuna d'esse potreb- be esplicare liberamente ed autonomamente nel vasto campo la propria attività volta al fine co- mune. Diciamo potrebbe, poiché effettivamente se così dovrebbe essere, quasi sempre così non è. Perchè? Perchè, dice giustamente il Faure, queste tendenze, invece di svolgere i loro sforzi alla formazione degli elementi per la lotta con- tro il nemico comune e ali lotta stessa, preferi- scono volgerli all'intrattenimento d'una guerra fratricida, accanita ed implacabile, sforzandosi ognuna a snaturare e falsare le tesi degli altri, spesse volte mosse non da motivi teorici, ma da ' cieco settarismo, e non meno sovente da que- stioni personali. Ed il Faure termina chiedendo a tutti quei compagni che come Luigi Fabbri, Voline, Fléhine, ecc., da lui interrogati, credono possibile un tale organamento e funzionamento del nostro movimento, di fare il proprio esame di coscienza e, all' Idea, il sacrifìcio d'ogni risen- timento ed amor proprio. Secondo me — forse perchè ispirato ed infor- mato alle presenti condizioni del movimento francese — l'appello del Faure pecca d'un pessi- mismo esagerato, per quanto le condizioni dei movimenti degli altri paesi abbiano con quello francese qualche punto di riferimento. E a dir vero anche nel movimento italiano non manca la piccola pattuglia che per la sua maniaca biso- gna d'ipercritica non rifugge dagli atteggiamenti epilettici e dal mal proposito di gonfiare fatti e snaturar propositi ed atteggiamenti, gettando ombra, sospetto e discredito su quanti non giu- rano nel loro verbo e non s'inchinano ai loro voleri e desideri ; ma il loro ingrato compito, che non poco male ha fatto, comincia a stancare un po' tutti e già una specie di cordone sanitario si va formando intorno a loro. E se ognuno, con sincerità e lealtà, farà il suo dovere, col consiglio fraterno prima ed il severo ammonimento poi, v'è da sperare che lo sconcio finisca, con vantag- gio loro e di tutti. Parigi, 17 maggio 1928. Numitore. MAX NETTLAU Bakimin e l'Internazionale in Italia dal 1864 al 1872 con Prefazione di ERRICO MALATESTA Un grosso volume di a3 capitoli, con un'ap- pendice sul recentissimo libro di Nello Rosselli su Mazzini e Bakunin, e con larga riproduzione di documenti inediti dell'epoca. // prezzo di sottoscrizione all'opera è di Fr. a.5o per laSvizzera Fr. ia.— per la Francia Fr. i5.— pel Belgio a scellini per l'Inghilterra 60 cents por l'America. Per gli altri paesi, il prezzo dece corrispondere a fr. 2.50 svizzeri al cambio. Totale Fr.. 1064 — Arzo : Alfredo Buzzi 3 00 Lugano : B. B. a So Totale Fr. 1069 — (La cifra dopo il nome indica il numero di copie.) // libro è interamente stampato, ma. siamo sem- pre in. attésa dèlia prefazione del compagno Ma- latesta. LO SCIOPERO DI GINEVRA A Ginevra, venerdì 18 corrente, veniva proclamato lo sciopero dei muratori, sterra- tori, manovali, pittori e gessatoli, sciopero che nel suo svolgimento potrà trasformarsi in sciopero generale dell'arte edile. Tutti i lavoratori d'ogni ramo di quest'arte sono invitati ad astenersi dal venire a Gine- vra fino alla soluzione del conflitto, per non danneggiare la resistenza operaia. Esprimiamo il nostro più vivo compiaci- mento per questa ripresa della lotta sinda- cale, anche se non condotta con quei metodi di solidarietà pronta ed effettiva di tutta la classe lavoratrice che preconizziamo noi. Da anni, in Ginevra sopratutto, pareva quasi che i salariati volessero rassegnarsi eterna- mente a quel qualsiasi salario che piacesse ai padroni di fissare da soli arbitrariamente. E ben inteso costoro ne approfittarono non solamente per diminuir le paghe, ma altresì per mostrarsi sempre più insolenti e brutali verso i loro sfruttati. L'uso era già invalso di non rispondere nemmeno alla domanda avanzata dal sindacato di fissare una nuova tariffa, anche quando quella vecchia era ca- duta completamente in disuso o non era più nota a nessuno. Si aggiunga una certa libidine fascista che oramai lor signori tutti quanti manifestano più o meno apertamente, e si comprenderà ancor meglio l'urgenza d'un allo di volontà, di protesta, di resistenza, d'energia. Un tem- po a mantener basse le paghe a Ginevra si invocava il pretesto che c'erano meno im- poste che altrove, ma oggi i salariati gine- vrini son diventati a loro volta « materia imponibile » e come 1 Da quando i gover- nanti ginevrini non hanno più potuto col- mare i disavanzi col cedere dei terreni alla più sfrenata speculazione immobiliare o col contrarre dei prestili, son delizie pei contri- buenti sempre più spremuti dal torchio fi- scale ! Il colmo è che quei tali che han riven- duto a diecine e centinaia di franchi terreni comprati a 0 0 !\ franchi il metro quadrato, oggi accusano manovali e muratori d'essere loro causa dell'aumento delle pigioni, an- che per quelle case costruite più di venticin- que anni fa, quando si dovette scioperare cinque mesi invano per olterieae l'aumento di DUE CENTESIMI sulla tariffa media — non minima, si noti bene — di 3o centesimi pei porta calce, /io pei manovali, f\i per gli sterratori, 52 pei muratori. L'impudenza di lor signori supera tutti i limiti, eppure si trovano, incredibile a dirsi, ancora degli operai per ascoltarli e ripetere al loro seguito : « Bisogna tener conto di... » « Bisogna sapere che... » — « Bisogna calcolare anche... « — e quei poveri cristi finiscono quasi col deplorare che quel caro padrone non possa proprio sfruttarli un po' di più ! Raccomandiamo ai compagni nostri d'es- sere tra i più attivi, anche se la lotta non ha quell'importanza ed estensione che le vor- remmo dare noi. E' in simili occasioni che possiamo meglio venire a contatto con la massa e guadagnare qualche nuovo aderente alla nostra idea, il che non si ottiene però con una sdegnosa critica soltanto, ma con un lavoro fattivo.

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o — a ^ — m mm m w w > < » ^ ^ ^ Le Réveil — Supplemento al K° 745

ANARCHICO I PRINCIPII ANARCHICI.

Il Congresso riunito a Saint-Iwier dichiara : i° Che la distruzione di ogni potere politico è 11

primo dovere de! proletariato ;

a* Che ogni organizzazione d'un potere politico sedicente provvisorio e rivoluzionario per giungerea taie distruzione non può essere che un inganno di più e sarebbe così pericolosa pel proletariato comi» lutti i governi oggi esistenti.

3° Che, respingendo ogni compromesso per giun gere al compimento della Rivoluzione sociale, i pro­letari di tutti i paesi devono stabilire, all' itijuori di ogni politica borghese, la solidarietà dell' azione rivoluzionaria.

Tatti coloro che ci scrivono non dimentichino mai a" indicare il loro indirizzo per Ïeventuale risposta. Noi non abbiamo sempre sotto mano i quaderni degli indirizzi e in ogni caso si eviterà a noi una ricerca.

Cose nostre Si sa che quando nell 'organismo umano per

un vizio del sangue od altro si produce un ' in tos­sicazione superiore alle capacità di assorbimento mediante l'azione purificatrice dei polmoni, l'or­ganismo è ben presto colpito in tutti i suoi gan-glii e nel punto più debole appare ben presto il bubbone, inizio dello sfacelo generale.

Così nell 'organismo umano, così negli organi­smi associativi ; e ciò spiega come l 'Unione anar­chica comunista francese abbia dovuto soccom­bere al vizio autoritario, sviluppatosi nel suo seno in misura superiore alle capacità purificatrici dell'azione collettiva e della critica interna.

Questa la verità. Ma è nota pure una legge per cui nel mondo fisico della materia nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma in un costante processo di metamorfosi, in formazio­ne di nuovi agglomerati, di nuovi equilibri, di nuove armonie ; ed io credo di poter affermare che appunto un simile fenomeno sta compien­dosi nel campo comunista anarchico francese, e ciò sotto l ' impulso di una insopprimibile e su­periore logica, trasfusa nello sforzo degli elemen ti più consoni, uno dei quali è indubbiamente il compagno Sébastien Faure, il quale a dir vero è già da un po' all'opera col suo Trait d'union anarchiste, in cui ha ul t imamente esposto sotto il titolo di Sintesi Anarchica un suo studio, col quale pone sul tappeto le ragioni del formarsi delle diverse correnti o tendenze dell 'anarchi­smo, le cui funzioni specifiche separate ma non contraddittorie, anzi integrative, appaiono logi­che ed utili ai fini del compito grandioso e com­plesso che l 'anarchismo sociale si propone di raggiungere, per passar poi all'esame delle cause malefiche che dall ' interno stesso del movimento ne intralciano il libero sviluppo e l'utile compito e giungere infine alla constatazione degli effetti e alla enunciazione degli urgenti r imedi.

Certo, non tutti ed in tutti i particolari pos­siamo esser d'accordo col compagno Faure. Chi scrive,pur riconoscendo peresempioal sindacato una funzione di utilità e per gli anarchici la ne­cessità di partecipare alla sua vita e alla sua lot­ta, così da farne una palestra il più possibilmente efficace di elevazione e di abilitazione ai movi­menti delle grandi masse, non concepisce la pc s-sibilità teorica e pratica d'un sindacalismo anar­chico — ma nell ' insieme il concetto dell'orga­namento e del funzionamento dell 'anarchismo mi appare ben ritratto e posto in luce.

E' chiaro, infatti, che il nostro movimento non può essere, diremo così, monolitico. L'anarchi­smo, sociale s ' intende, ha la sua base ben salda nella negazione di ogni autorità coercitiva che fa pernio nello Stato, e nell'eguale negazione di ogni privilegio di casta o di classe che s ' impernia nel capitale e nello sfruttamento del lavoro, co­me pure nel proposito di eliminarli radicalmen­te. È in questo vasto campo, per questa lotta ti­tanica e ciclopica v 'è veramente posto e lavoro per tutti : per coloro che vogliono smuovere le grandi masse amorfe, sottrarle al l 'abbrutimento della miseria e dell 'ignoranza e sollevarle ad un piano superiore di vita esterna ed interna; per coloro ohe intendono la necessità di preparare i nuclei embrionali della società futura, destinan­doli oggi alla larga seminagione delle idee e ad esser guida alle stesse masse nell'ora della crisi suprema rivoluzionaria ; per coloro che intendo­no dedicarsi a l non meno utile compitò di strap­pare all 'oscurantismo chiesastico e ài conformi­smo statale, mediante un'educazione razionalisti­

ca, l'infanzia e la gioventù ;come per coloro che credono alla necessità dello sviluppo delle pecu­liari facoltà e tendenze individuali ad affermarsi e farsi centro propulsore della società. E Pellou-tier e Bakuuin,Francisco Ferrer e lo Stiruer non son altro che i piloni di questo fronte poliedrico di lotta, di formazione e di elevazione.

E il Faure spiega come queste branche e cor­renti dell 'anarchismo non costituiscano una de­bolezza per il movimento ed una perdita nei ri­sultati dello sforzo e come ognuna d'esse potreb­be esplicare liberamente ed autonomamente nel vasto campo la propria attività volta al fine co­mune. Diciamo potrebbe, poiché effettivamente se così dovrebbe essere, quasi sempre così non è. Perchè? Perchè, dice giustamente il Faure, queste tendenze, invece di svolgere i loro sforzi alla formazione degli elementi per la lotta con­tro il nemico comune e ali lotta stessa, preferi­scono volgerli al l ' intrat tenimento d'una guerra fratricida, accanita ed implacabile, sforzandosi ognuna a snaturare e falsare le tesi degli altri, spesse volte mosse non da motivi teorici, ma da

' cieco settarismo, e non meno sovente da que­stioni personali. Ed il Faure termina chiedendo a tutti quei compagni che come Luigi Fabbri , Voline, Fléhine, ecc., da lui interrogati, credono possibile un tale organamento e funzionamento del nostro movimento, di fare il proprio esame di coscienza e, all' Idea, il sacrifìcio d'ogni risen­timento ed amor proprio.

Secondo me — forse perchè ispirato ed infor­mato alle presenti condizioni del movimento francese — l'appello del Faure pecca d'un pessi­mismo esagerato, per quanto le condizioni dei movimenti degli altri paesi abbiano con quello francese qualche punto di riferimento. E a dir vero anche nel movimento italiano non manca la piccola pattuglia che per la sua maniaca biso­gna d'ipercritica non rifugge dagli atteggiamenti epilettici e dal mal proposito di gonfiare fatti e snaturar propositi ed atteggiamenti, gettando ombra, sospetto e discredito su quanti non giu­rano nel loro verbo e non s ' inchinano ai loro voleri e desideri ; ma il loro ingrato compito, che non poco male ha fatto, comincia a stancare un po' tutti e già una specie di cordone sanitario si va formando intorno a loro. E se ognuno, con sincerità e lealtà, farà il suo dovere, col consiglio fraterno prima ed il severo ammonimento poi, v'è da sperare che lo sconcio finisca, con vantag­gio loro e di tutti.

Parigi, 17 maggio 1928. Numitore.

MAX NETTLAU

Bakimin e l'Internazionale in Italia dal 1 8 6 4 al 1 8 7 2

con Prefazione di ERRICO MALATESTA Un grosso volume di a3 capitoli, con un'ap­

pendice sul recentissimo libro di Nello Rosselli su Mazzini e Bakunin, e con larga riproduzione di documenti inediti dell'epoca.

// prezzo di sottoscrizione all'opera è di Fr. a.5o per laSvizzera Fr. ia.— per la Francia Fr. i 5 .— pel Belgio

a scellini per l 'Inghilterra 60 cents por l'America.

Per gli altri paesi, il prezzo dece corrispondere a fr. 2.50 svizzeri al cambio.

Totale Fr.. 1064 — Arzo : Alfredo Buzzi 3 00 Lugano : B. B. a So

Totale Fr. 1069 — (La cifra dopo il nome indica il numero di copie.) / / libro è interamente stampato, ma. siamo sem­

pre in. attésa dèlia prefazione del compagno Ma-latesta.

LO SCIOPERO DI GINEVRA A Ginevra , vene rd ì 18 co r r en t e , veniva

p r o c l a m a t o lo sc iopero dei m u r a t o r i , s terra­tor i , m a n o v a l i , p i t tor i e gessa to l i , sc iopero che nel suo s v o l g i m e n t o potrà t r a s fo rmars i in sc iopero genera le del l 'a r te edi le .

Tut t i i lavora tor i d 'ogn i r a m o di ques t ' a r t e sono invi ta t i ad astenersi dal ven i re a Gine­vra fino alla so luz ione del confl i t to, per n o n d a n n e g g i a r e la resistenza opera ia .

E s p r i m i a m o il nos t ro p iù vivo c o m p i a c i ­m e n t o per ques ta r ipresa della lotta s inda­cale, a n c h e se non condot ta con quei me tod i di sol idar ietà p r o n t a ed effettiva di tu t ta la classe lavora t r ice che p recon izz i amo no i . Da a n n i , in Ginevra sop ra tu t t o , pareva quas i che i sa lar ia t i volessero rassegnars i e te rna­m e n t e a que l quals ias i sa lar io che piacesse ai p a d r o n i di fissare da soli a r b i t r a r i a m e n t e . E ben in teso costoro ne appro f i t t a rono n o n so l amen te pe r d i m i n u i r le paghe , ma al t res ì pe r mos t r a r s i s e m p r e p iù insolent i e b ru t a l i verso i loro sfrut ta t i . L 'uso era già inva l so di n o n r i s p o n d e r e n e m m e n o alla d o m a n d a avanza ta dal s indaca to di fissare una n u o v a tariffa, a n c h e q u a n d o quel la vecchia era ca­du ta c o m p l e t a m e n t e in d isuso o non era p i ù nota a n e s s u n o .

Si agg iunga u n a certa l ib id ine fascista che o r a m a i lor s ignor i tu t t i q u a n t i mani fes tano p iù o m e n o a p e r t a m e n t e , e si c o m p r e n d e r à a n c o r megl io l 'u rgenza d ' un al lo di vo lon tà , di protes ta , di resis tenza, d ' ene rg ia . Un t em­po a m a n t e n e r basse le p a g h e a Ginevra si invocava il pretes to che c 'e rano m e n o i m ­poste che a l t rove , ma oggi i sa lar ia t i g ine ­v r i n i son d iven ta t i a loro volta « ma te r i a i m p o n i b i l e » e c o m e 1 Da q u a n d o i gover ­n a n t i g i n e v r i n i n o n h a n n o p iù po tu to col­m a r e i d i savanzi col cedere dei te r reni alla più sfrenata speculaz ione i m m o b i l i a r e o col c o n t r a r r e dei pres t i l i , son delizie pei c o n t r i ­buen t i s e m p r e p i ù s p r e m u t i dal to rch io fi­scale ! Il c o l m o è che que i tali che h a n r iven­du to a d iec ine e cen t ina ia di f ranchi t e r r en i c o m p r a t i a 0 0 !\ f ranchi il m e t r o q u a d r a t o , oggi accusano m a n o v a l i e m u r a t o r i d 'essere loro causa d e l l ' a u m e n t o delle p ig ion i , an­che per quel le case cos t ru i te p i ù di ven t i c in ­q u e a n n i fa, q u a n d o si dovet te sc ioperare c i n q u e mesi i n v a n o per olterieae l ' a u m e n t o di DUE CENTESIMI sulla tariffa media — n o n m i n i m a , si not i bene — di 3o cen tes imi pei por t a calce, /io pei m a n o v a l i , f\i per gl i s te r ra tor i , 52 pei m u r a t o r i .

L ' i m p u d e n z a di lor s ignor i supera tu t t i i l imi t i , e p p u r e si t r ovano , inc red ib i l e a d i r s i , a n c o r a degli operai pe r ascol tar l i e r ipe te re al loro segui to : « Bisogna tener con to d i . . . » — « Bisogna sapere c h e . . . » — « Bisogna calcolare a n c h e . . . « — e quei pover i cr is t i finiscono quas i col dep lo ra re che que l caro p a d r o n e n o n possa p r o p r i o sf rut tar l i u n p o ' di p iù !

R a c c o m a n d i a m o ai c o m p a g n i nos t r i d 'es­sere tra i p iù a t t iv i , a n c h e se la lotta n o n ha q u e l l ' i m p o r t a n z a ed es tens ione che le vor ­r e m m o dare n o i . E' in s imi l i occas ioni c h e p o s s i a m o meg l io ven i re a con ta t to con la massa e g u a d a g n a r e q u a l c h e n u o v o a d e r e n t e alla nos t ra idea, il che n o n si o t t i ene p e r ò con u n a sdegnosa cr i t ica so l t an to , m a con u n lavoro fatt ivo.

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IL RISVEGLIO

L'ATTENTATO DI MILANO Comitato nazionale anarchico

Pro vit t ime politiche d 'I tal ia PER VENDICARE I NOSTRI MORTI !

PERCHÈ I VIVI SI SALVINO I Lo schianto di una bomba ha salutato l'ulti­

mo dei Biancamano, mentr.e si apprestava a scendere fra il suo « buon popolo » cinto dei lauri del trionfo e scintillante nel lustro della sua ferraglia. In ginocchio :/ il « buon popolo » ha tradito il nume ma ha salvato l'Uomo. Ilan trasalilo i potenti — i potenti del delitto —, ag­ghiacciati dal terrore i tiranni, che temono più che nou godano del loro dispotismo. Ilan pia­gnucolato i pavidi ed i legulei, i falsi umanitari-sti ed i sentimentali ipocriti. Ilan sofisticato i retori, han rinnegato i vili, han svalutato i cre­duli amici. Assassini, fanatici, agenti provoca­tori... Un calcio a lutti questi Catoni virtuosi quanto pedanti, rimasticatori di tutti gli intrugli della strategia di partilanli interessati alla diffa­mazione di ogni eroismo individuale.

Noi siamo per i reprobi, chiunque essi siano. Li desidereremmo nostri compagni, per amarli ancor più. Siamo loro complici ideali : siamo complici di tutte le ribellioni, siamo fratelli di tutti i giustizieri, fautori di tutti i disordini quando l'ordine significa morte, l'assassinio d'un popolo intero. I « distinguo » son fatti per i canonici.

Al Te Deum dei cortigiani e dei tremuli, noi opponiamo l'Osanna per gli eroi magnifici di tutti i petti assetati di libertà e di giustizia. Non abbiamo lagrime per nessuno : la tirannia ci ha disseccato il ciglio per sempre.

Il nostro cuore non palpita che per i nostri fratelli, a centinaia rinchiusi nelle segrete dei Pi mbi italici, torturati, seviziati, uccisi. Un si­lenzio da sepolcro grava sulla loro sorte e l'im­maginazione teme di non intravvedere che debol­mente lo spettacolo della realtà ferocissima. Voci sinistre si odono di tanto in tanto : otto, dieci e forse più compagui, trucidati da bande di sicari o periti nel supplizio inquisitorialo. Sei altri fratelli nostri che un tenebroso tribunale dì can­nibali si appresta ad assassinare in nome della legge ma contro ogni legge. Persecuzioni, distru­zioni, terrore. Col terrore si vuol stordire la paura. Il sangue placa il bruto.

ANARCHICI ! I nostri compagni muoiono col sorriso dei

forti sulle labbra : essi sanno che la morte non può nulla contro di loro perchè sono una cosa sola con l'Idea e la Vendetta che restano. Essi salgono il Golgota con passo fermo e la fronte alta perchè sanno che la loro croce sarà levata in alto a simbolo purissimo di ribellione. Siamo degni del loro martirio : non lasciamoli morire invano. Il vendicarli sia nostro incubo : l'azione da lotta per la libertà e la giustizia ci lasci come retaggio il loro olocausto. In piedi !

I vivi, i superstiti nelle bolgie e fuori, i relitti dell'uragano ci chiamano. Vogliono una mano che li rialzi, una parola che li rianimi, un gesto che li sproni. Aiuta, aiuta : aiutiamo i vivi, se almeno non potremo vendicare i morti !

IL COMITATO. Comitato Nazionale Anarchico prò vittime politiche

d'Italia. — indirizzo : Jean Bucco, rue Chàteau-des-Rentiers, 116, Paris i3.

N. d. R. Inutile aggiungere altre raccoman­dazioni nostre perchè i compagni rispondano generosamente al nuovo appello, ma in esso so­no contenute affermazioni, che per quanto possa parere inopportuno noi non possiamo esimerci dal rilevare. Si tratta della questione complessa, delicata ed ardua della violenza, che è sopratutto tale per noi anarchici.

I partiti autoritari miranti alla conquista del potere sono pili o meno violenti per definizione. La violenza sistematica battezzata legge è base comune a tutti, salvo a ricorrere anche alla vio­lenza illegale per diventare o restar padroni. In generale e teoricamente non ammettono che la violenza statale o quella che si propone per scopo immediato di diventar tale. Non concependo la vita sociale senza Stato politico e questo essendo a sua volta inconcepibile senza la disposizione e l'uso d'armati, la violenza viene ad avere parte regolare, integrante, indispensabile nel vivere quotidiano. 1 partiti statali danno alla violenza un carattere POSITIVO nel funzionamento de­gli aggruppamenti umani. -,

Gli anarchici, ritenuti a torto partigiani di ogni violenza, non le attribuiscono invece che

un carattere strettamente NEGATIVO. Ma come negare la violenza senza resisterle, senza spez­zarla, senza vincerla ? Contro tutte le violenze di dominio e di sfruttamento non ci resta che ricor­rere alla forza armata; ma ottenuta piena libertà ed eguale disposizione di mezzi per tutti, non crediamo affatto che si possa fare opera di tras­formazione e di ricostruzione con la violenza di un potere qualsiasi. Diciamo di più — come non l'ha che troppo provato l'esperimento bolscevico — il ricorso alla violenza statale, invece di favo­rire lo sviluppo di un ordine nuovo, lo intralcia e rende sempre più necessario il ritorno al vec­chio regime, senza modificare sostanzialmente privii e privilieggianti.

Così ben stabilito che la violenza non può si­gnificare perglianarchloi che legittima difesa ed equa rivendicazione, e non già mezzo sistemati­co d'azione, è agevole scorgere come in realtà le materia di violenza siamo appunto noi che ab biamo maggiori riserve da fare.

Ben inteso, l'ipocrisia mostruosa di lor signori non può rimproverarci nulla, checché facciamo. Così, per esempio, neppure l'uccisione di fan­ciulli innocenti può esserci imputata da borghesi, poiché è notorio che dalla fine della guerra in poi, anche lasciando da parte l'immensa carne­ficina, diecine e diecine di fanciulli sono rimasti uccisi da ordigni bellici trovati a caso. Nulla ci può rendere colpevoli di fronte ai dominatori attuali, ma ciò non toglie che il problema resti posto di fronte a noi tutti anarchici, anche per­chè affermiamo di rappresentare un'umanità superiore.

Comprendiamo benissimo, del resto, che dopo aver tante volte rimproverato gli altri per avere sconfessato i nostri, non vorremmo in un caso in cui assai probabilmente anarchici non c'en­trano, biasimare gì'ignoti autori. Ma non si tratta di ciò. Nel momento attuale non si comprendo­no che troppo atti di esasperazione e di dispera­zione. Coaì Elia Reclus, che durante la Comune di Parigi aveva coscienziosamente adempito al suo impiego di custode della Biblioteca Nazio­nale, in presenza dello spaventoso massacro della settimana sanguinosa e degli incendi do­vuti in gran parte al bombardamento dei Versa-gliesi, esclama : « Brucia quel che brucia ! Cosa importa un gioiello di più o di meno al diadema che cinge la fronte di Parigi ! » L'ira e l'orrore rendono barbaro l'umanitario, ma sarebbe in­comprensibile che ci si compiaccia sopra tutto ad esaltare il barbaro per deridere l'umanitario.

I pavidi, gli umanitaristi, i sentimentali pos­sono essere e sono anzi fior di compagni. Dopo tutto la propaganda non può che proporsi di guadagnare a noi gl'indifferenti e non già di ri­gettarli nel campo nemico col colpirli ciecamente al posto dei veri colpevoli. Si può sbagliar di bersaglio, d'accordo, ma non abbiamo quasi l'a­ria di dire che è bene sia così ! Non si tratta di piagnucolare, sofisticare, rinnegare, svalutare, rimasticare, diffamare, ecc., ma semplicemente di avere la testa sulle spalle e di fronte ad una straziante tragedia, vedere quali insegnamenti se ne possono trarre. !

Quando su migliaia d'uomini pende una con­tinua minaccia di morte, la risposta dell'attenta­to assume un carattere quasi diremmo naturale, ma pel suo esecutore stesso cosa immaginare di più terribile che di colpire non quelli che aveva divisato, di trovarsi in presenza di vittime non volute! L'esaltazione d'uno scrttto non muta nulla al disastro sanguinoso d'un fatto. ,

E sin qui si è parlato come se fosse assodato che si tratta d'un attentato antifascista. Ora, per quanto consta finora, nulla lo prova. E l'ipotesi di un infernale piano mussoliniano troverebbe conferma in fatti che ci vennero riferiti, senza avere però avuto possibilità di appurarli.

Si ricorderà che il fascista Corriere del Ticino aveva annunciato un attentato ferroviario sco­perto in preparazione e notevole per la ricchezza dei mezzi e il gran lavoro che aveva dovuto esi­gere. Degli autori nessun indizio, nessuna trac­cia. Si capisce che il Benito abbia dovuto rima­nerne fortemente impressionato, ma si trattava di cosa che poteva essere messa in dubbio e non abbastanza clamorosa per giustificare una vasta e feroce ondata di reazione. E allora, dopo aver proibito di parlare del primo attentato, archi­tettò il secondo, con sviamento del corteo reale che, effettivamente, non passò da piazza Giulio Cesare. Semplice ipotesi, ma per chi conosce la perversità di Mussolini nota fin da quando faceva il socialista, non tale da escludersi, tutt'altro.

Comunque si pensi che rimangono tuttora in carcere diecine d'innocenti, ai quali il meno che possa accadere è di buscarsi feroci condanne,

come quella dozzina di compagni che vennero processati coi bombardieri del Diana, benohè risultasse che non ne erano complici in nessun modo.

Finora non si sa di certo che una cosa. Tutti gli arresti mantenuti sono d'innocenti per quan­to concerne compagni da noi conosciuti. Musso­lini spera scoprire qualche autore del primo tentativo d'attentato e farlo mettere a morte at­tribuendogli l'eccidio di piazza Giulio Cesare. Altre diecine d'innocenti buscherebbero secoli di galera. Vegliamo, e non potendo far altro, cerchiamo di mettere in luce la grande infamia che si premedita.

Il guaio maggiore è che gli interessati stessi ci fanno dire di non stampare il loro nome, per­chè non servirebbe che a segnalarli ad una mag­gior vendetta. A tanto si è giunti.

Non disperiamo. Oh ! che non ha a venire il giorno del giudizio ! — d'un giudizio che non sarà quello dei tribunali.

Libertà sindacale Il signor Thomas ha suscitato un grave

scandalo, facendosi lo spudorato apologista del fascismo. Noi eravamo stupiti che non l'avesse già, fatto prima, talmente la vigliac­cheria è di moda. Ai più pare uno sforzo so­vrumano tener semplicemente la schiena dritta, senza nessuna gradassata del resto. Il più comico è che, mentre il Thomas si fa­ceva ammiratore del corporazionismo fasci­sta, uno dei suoi maggiori teorici, quella faccia tosta d'Angelo Oliviero Olivetti, dice­va testualmente : Non è vero che il regno della lotta di classe sia definitivamente tramontato. È vero invece questo : è finito per gli operai. Continua per i borghesi.

La situazione italiana non potrebbe essere meglio chiarita e definita di così, e ne siano grazie alla suddetta faccia tosta.

Però, la verità va detta a tutti e quindi a coloro pure che protestano contro il Thomas in nome sopratutto della libertà sindacale. I social democratici prima e i comunisti poi di questa libertà non ne hanno mai voluto sapere, cercando d' imporre il sindacato ob­bligatorio e d'avere il monopolio dell'orga­nizzazione. Si giunse a questa enormità da noi documentata a suo tempo, di minaccia­re i padroni d'un boicotto dei loro prodotti, non per ottenere questo o quel salario, ma perchè costringessero i loro dipendenti ad organizzarsi. E rispondendo i padroni che lasciavano assolutamente liberi tutti di farlo o di non farlo, i funzionari sindacali prete­sero invece che senza l'obbligo imposto a ciascuno d'organizzarsi, si violava la libertà di associazione.

In Italia, Malatesta combattendo la stessa obbligatorietà avvertiva che degli organiz­zati per forza diventerebbero assai probabil­mente spie dei padroni e traditori in caso di lotta. Ed è quanto si constatò non appena cominciò ad imperversare il fascismo. Gli squadristi, minutamente informati su cose ed uomini da colpire, trovavano associazioni in cui lo sbandamento e il panico si erano già prodotti ad opera d'elementi infidi venuti al sindacato soltanto per non perdere il pa­ne. Naturalmente tra il sanguinoso terrori­smo fascista e la vecchia coercizione sinda­cale la differenza è pur sempre enorme, ma insomma questa pure non era libertà.

Bisogna ben porsi in testa che i mezzi effi­cacissimi per la tirannia non lo sono affatto per l'emancipazione, appunto per la dantesca contraddizion che noi consente. Alle armi della dominazione attuale non possiamo che opporre. . . parità d'armi, se non vogliamo rimanere eternamente vint i ; ma ad edificare la società di liberi e d'uguali ci vorranno poi concezioni e metodi nuovi, di cui dob­biamo già dar prova nella misura del possi­bile in tutta la pratica nostra.

Nulla di più doloroso e disastroso che la bestiale dittatura attuale possa invocare — e 1' ha già fatto più d una volta — precedenti di coloro che maggiormente la combattono, senza contare la triste dittatura bolscevica.

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IL RISVEGLIO 3

Sangue freddo Nelle traversie della vita c'è chi è capace di

conservare il suo sangue freddo anche dinanzi alle più grandi infamie, come dinanzi alle mag­giori avversità, e c'è chi si sgomenta di un non­nulla.

Claudio Trêves non appartiene certamente a quest' ult ima categoria. Lo si vede facilmente leggendo il suo elaborato e studiato articolo, apparso in Rinascita socialista, ove il buon uomo, dinanzi al cataclisma politico-sociale che scara­venta l'Italia sotto il più obbrobrioso ed abbietto regime ha conservato la più beata impassibilità.

Mi pare di vederlo, mollemente sdraiato sur un divano, con la sigaretta fra le labbra e il van­gelo socialista di Marx ed Engels accanto, in at­tesa di essere chiamato a far parte di un mini­stero democratico, tutto pacifico e lieto di un tanto destino, giacché è quello, egli pensa, il suo destino qualunque cosa possa accadere ; perchè questi uomini superiori non possono non avere un destino e ne hanno coscienza, come hanno fede nel Vangelo socialista, onde imman­cabilmente arriveranno.

E una volta installati nella nave del potere, se non ci si reggeranno abbastanza comodamente, getteranno a mare la zavorra che costituisce il loro bagaglio di quarant 'anni di predicazione socialista, come fecero i predecessori, quali Briand, Vandervelde e tanti altri.

Arriveranno, ma intanto aspettano calmi e se­reni gli avvenimenti e non si impressionano di nulla. Vedete il sapiente Trêves come rimane imperterrito e come risponde con altezzoso ac­cento a chi notando come una diversa situazione si affacci nel campo della lotta sociale, onde una diversa tattica occorra adottare, egli persiste nel suo sistema adottato quarant ' anni fa, poiché, secondo lui, nulla è cambiato e tutto si è svolto secondo le previsioni del socialismo scientifico, e dice che chi dovrebbe cambiare sono precisa­mente i suoi oppositori.

Egli, da esperto polemista, confonde la tattica coi principi e scrive : « Sono codesti sradicati da ogni saldo terreno che ci int imano con amena spavalderia di lasciare i nostri principi e di ab­bracciare i loro ». E continua : « Eh ! no. Basta che noi li sappiamo intendere e compatire cote­sti vagant) e tormentati spiriti da rivoluzionari-smo trincerista, che gonfiarono all' improvviso spaventevolmente il fiume del nostro partito ne­gli anni del dolore e dell'esasperazione. Ma se­guirli, ma abdicare, ma rinunziare alla tradizio ne classica del socialismo di Marx e di Engels, al socialismo di classe, al socialismo inequivo­cabilmente rivoluzionario della doppia coeva ri­voluzione delle cose e delle idee, della materia e della coscienza, eh ! no. L'impertinenza della domanda è documento della vanesia leggerezza dello spirito. »

Quest'enfatico ed irato sfogo rivela tutta la cocciutaggine del pedestre glossatore di Marx e di Engels, i quali previdero tutto meno l ' incom­prensione dei fenomeni sociali dei loro futuri -seguaci.

I quali seguaci non hanno visto nel fenomeno fascista se non un esercizio innocente e un avve­nimento previsto dalle classiche dottrine socia­liste.

Sta bene ; vada per l 'avvenimento, ma c 'è o non c'è una differenza nelle condizioni in cui si muoveva il socialismo in Italia pr ima del 1930 e in quelle d'adesso ?

La differenza c'è, è innegabile e non c'è barba di Marx che la annulli . Purtroppo ! I fatti valgo­no più di tutta una dottrina ammuffita. E allora bisogna persuadersi che la strada che prima del •1920 conduceva... alla conquista dei pubblici poteri è rotta e bisogna costruirne un 'a l t ra che conduca alla rivoluzione sociale.

Ma i socialisti scientifici del calibro di Trêves e compagnia non ci sentono da quest 'orecchio ; essi si co i tenterebbero di barattare Mussolini con Nitti e magari con Giolitti, fermo restando il piccolo re savoiardo.

In questo caso, secondo i socialisti, sarebbe ricostruita in Italia la strada classica della con­quista dei portafogli e allora tutto sarebbe a posto.

Ma lo spostamento che la borghesia italiana ha voluto e fatto operare dal fascismo è tale che esclude la possibilità di un ritorno alla situazio­ne di anteguerra. Tutto è troncato, ogni ponte è rotto — e 0 si passa il gran fiume arditamente, 0 ci si annega,

Finché i classici ponti restavano, come camere del lavoro, società di resistenza, cooperative, cir­coli di elevazione proletaria, biblioteche popo-'lari, ecc., si poteva anche supporre un passaggio

più 0 meno dolce, ma ora no. Il passaggio è reso assai più difficile e periglioso, quindi sarà aspro e cruento, ma passeremo. E attaccheremo le vo­stre fortezze, borghesi, come voi avete smantel­late quelle proletarie.

Ci sono ancora le vostre camere di commercio, le vostre borse, le vostre banche, le vostre ca­serme, le vostri prigioni, i vostri tribunali, i vo­stri archivi, le vostre sedi di società di specula­zione e di sfruttamento e tante altre istituzioni minori , senza contare le vostre proprietà : è giu­sto che subiscano la sorte degli istituti proletari.

Il popolo d'Italia abbia presente che ha per­duto tutto, che cosa può perdere ancora lancian­dosi nel grande cimento ? I suoi fratelli affollano le prigioni a le isole maledette, i suoi bambini gridano fame, tutti sono estenuati, il terrore re­gna ed è financo proibito ogni lamento ; che può arrivargli di peggio ? La morte ? E chi paventa la morte quando la vita è insopportabile?

Comprendo che non possono pensare a questo i Trêves e compagnia, perchè non essendo al contatto del proletariato non ne sentono gli spa­simi, e preferiscono le disquisizioni accademi­che all'esame della realtà dei fatti, ma allora si tirino una buona volta da parte. Vadano fra i cocci e ci lascino avviare verso la tormenta che ci darà la morte o ci aprirà un nuovo varco a nuova vita.

Conservare il sangue freddo dinanzi alla stra­ge e alla rovina è segno di cadaverica insensibi­lità e soltanto i mummificati nei testi ingialliti dal tempo e dalle bufere possono riescirvi,. ma noi che il nostro libro preferito è quello della vita, noi abbiamo serbato il sangue in ebollizio­ne e ci monta al cervello. E se altro sangue do­vrà montare, monti ed affoghi la caterva dei ti­ranni e degli sfruttatori di ogni categoria, per aprire la via alla meta di comune benessere e libertà. Lux.

Lavoro e carità

hanno dato prova di disinteresse che trascende la viltà.

Gente egoista, disertori, spesso non per quel sen­timento di ribellione dell'uomo di idee che diserta il dispotismo disciplinare per insorgere sulla barricata libertaria, ma per conservazione della propria pel­laccia.

È quella gente, come tu bene osservasti, che deser­ta il campo e corre a fabbricare armi per sussidiare il macello dei propri fratelli. Sono i disertori di tutte le cause.

Qual'è stato l'unico provvedimento che questi proletari coscienti ed evoluti hanno reclamato dai governo ? Quello di chiudere la frontiera all'operaio, e lasciar passare il borghese che può gozzovigliare senza lavorare, per non avere concorrenti.

Perchè temono i crumiri, dicono loro. Di grazia, quale sarebbe il crumiraggio : quello di lavorare dieci ore al posto di otto, di non fare il sabato inglese, di lavorare la domenica, di non rispettare la festa del Primo Maggio?

Ebbene, caro Risveglio, tu che sei un magro ed hai il piede resistente alla marcia, gira un po' per tutte le costruzioni, ficca il naso in tutti i lavori, e vedrai che quei lavoratori che si dicono coscienti e gridano contro il crumiro lavorano dieci ore, il sabato tutta la giornata, la domenica fanno qualche strappo alle abitudini ; per il Primo Maggio li abbiamo visti, os­sequienti al padrone, lavorare tutto il giorno.

Egoismo, solo l'egoismo li fa agire in quel modo spregevole.

E questo sia detto senza risentimento personale da parte degli esuli dell'ultima burrasca reazionaria, i quali gli incerti della lotta li hanno affrontati con coscienza e sono disposti ad affrontarli fino alle estreme conseguenze.

Ma vogliamo solo dire à quel proletariato sordo e inetto : che la sacra barba di Alberto Thomas è arri­vata a Rema per prendere visione di certa legislazio­ne sociale che il capitalismo internazionale invidia, e che al proletariato dissecca lo stomaco e atrofizza il cervello. Occhio al pericolo.

L' ESULE, operaio improvvisato.

Caro Risveglio, La nostro situazione di esuli di quella patria che

non fu mai del popolo, ma delle coalizioni politiche, e oggi della più nefasta di esse, si presenta sempre più difficile. Laggiù la masnada in camicia nera ci darebbe pochi passi di terreno — quanto basta al tronco decapitato, direbbe un filosofo — privo di aria e di luce, col tormento dei masnadieri. Nella libera terra di esilio ci negano il soggiorno per ra­gioni diplomatiche, per non urtare colla volontà del dittatore italiano.

E di questa elementare regola diplomatica si rende conto — e non da oggi— quel signor Thomas, eme­rito rappresentante del proletariato internazionale, che va a Roma per conto del civile Istituto e del Go­verno inglese, a fare atto di omaggio alla iena e ap­prendere dai nuovi codici, il diritto proletario a colpi dì manganello squadrista e di pugnale cekista.

Siamo senza un palmo di terra ferma, ne vive più la prodigiosa fantasia di Giulio Verne per indicarci un viaggio in terre ancora inesplorate dalla civiltà capitalista.

Quo vadis ? La risposta non è facile, e ce la rivolgiamo a quei

galantuomini, tutori dell'ordine, che ci rimandano da Erode a Pilato, fino che non ci consegnano in mano alle orde mercenarie in camicia nera per in­contrare la fine del povero cristo.

Questo per quanto riguarda il diritto d'asilo. Poi ci sarebbe il diritto di lavoro, che in tanti casi

dipende da quei padroni che si dicono antifascisti. Ebbene, caro Risveglio, credimi sulla parola : quei padroni antifascisti della nostra situazione se ne fre­gano allegramente, perchè non vogliono seccature, e vivere la vita beata, seguendo l'antifascismo sulle cronache giornalistiche.

E stai pur sicuro che, se domani, per un caso, in Italia dovesse ritornare la ciambella politica col buco democratico ci sarebbe una infornata di cavalieri onorari per questi signori, con una motivazione che pressapoco suonerebbe così :

« Omaggio al merito, per avere in tempi difficili per l'Italia proletaria, dato in terra d'esilio pane e lavoro ai reprobi della libertà. » . E tu sai che dopo, passato il diluvio, gli eroi ed i benefattori spuntano come i funghi, e tutti con un ricco stato di servizio.

Ma cosa vuoi farci ? è così la vita : come sul palco­scenico, che dopo la tragedia danno la^farsa.

Cosa resterebbe ? la solidarietà proletaria, e di fatti esiate, ma esiste fra i compagni di lotta, fra coloro che sono stati sbattuti fuori dalla bufera, fra coloro che non hanno frapposto calcoli alla lotta per l'idea ; dall'altra parte, coloro invece che son rimasti sordi a tutti i sentimenti di lotta civile, in questo contingento

MANROVESCI E BATTIMANI DOPO O T T A N T A N N I .

In u n o scr i t to di Giuseppe Fe r r a r i del g e n n a i o 1848 leggiorno ques ta no t a :

Partesotti inventava le cospirazioni che la polizia voleva perseguitare ; altri lo hanno imitato. Alla frontiera svizzera vi sono spie austriache, incaricate di sorvegliare le mene politiche della frontiera stessa. In villaggi di trecento anime le spie non hanno ve­runa cosa da denunziare ; nondimeno inventano, ca­lunniano ; e la Camera aulica registra appuntino tutte le favole che le vengano trasmesse. Da ciò risul­tano e processi, e divieti di viaggiare a migliaia di Lombardi, e la proibizione a centinaia di Svizzeri, i più innocui che dare si possano, di penetrare ne' do-minj imperiali, dovo posseggono, dove hanno affari di commercio o d'altro. I membri stessi del governo ticinese sono consegnati alle frontiere siccome mal­fattori, e non possono trattrre di affari del loro Can­tone col governo di Milano, senza aver prima lun­ghissime trattative colla polizia di quella capitale, la quale conta le ore del loro soggiorno nella Lom­bardia,

Con l ' i t a l i an i s s imo g o v e r n o di Musso l in i la s i tuaz ione è r id iven ta t a su per g i ù la stessa. A vero d i r e in Isvizzera i Par teso t t i e n e p p u r e gli E m i l i o C o l o m b i h a n n o pen ­sato ad i n v e n t a r cosp i raz ion i ; m a ne l Belgio e in F ranc i a ci sono p iù o m e n o r i u sc i t i , n o n senza ' i nco r r e r e pe rò in d isas t ros i g u a i .

Reg ime del bas tone croa to o r e g i m e de l m a n g a n e l l o fascista si a s s o m i g l i a n o sot to i p i ù var i aspet t i , m a c 'è c h i p r e t e n d e che se finora i r egg i to r i i t a l ian i n o n fecero che co­p ia re s e r v i l m e n t e lo s t r an i e ro , ora sa rebbe­ro d iventa t i d ' u n ' o r i g i n a l i t à s t r a o r d i n a r i a . Quasi che il Beni to stesso n o n avesse confes­sato che il suo Stato pa r t i to era u n a copia d i que l lo dei « magnif ic i maes t r i » di Mosca. E q u a s i che la p iù best iale pol i t ica da m a n i - , c o m i o c r i m i n a l e potesse ven i r gabel la ta p e r s o m m a espress ione del p i ù p u r o g e n i o i ta ­l i a n o . Non d i s p e r i a m o di v ivere abbas t anza pe r vedere la fine d e l l ' i g n o b i l e farsa s a n ­g u i n o s a del l i t to r io , con tu t te le c o n v e r s i o n i a vista che p r o d u r r à c e r t a m e n t e . E c o m e i peggior i aus t r i acan t i si spacc i a rono pe r i t a -l i an i s s imi , i fascist issimi d i v e r r a n n o l ibéra ­l i s s imi . Spet terà a no i il volere f o r t e m e n t e u n a nuova storia e n o n l ' e te rna r ipe t i z ione di que l l a vecch ia .

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4 IL RISVEGLIO

ELEZIONI TEDESCHE. I voti social is t i e c o m u n i s t i sono cresc iu t i

i n G e r m a n i a , c o m e Io e r ano già in F r a n c i a , c o m e lo s a r a n n o d o m a n i in I n g h i l t e r r a . Il g u a i o è che se tu t to ciò mos t ra u n innegab i l e o r i e n t a m e n t o ant ifascis ta della massa , n o n offre pe rò n e p p u r e la speranza d ' u n in iz io di so luz ione dei m a g g i o r i e p iù u r g e n t i p r o ­b l e m i del t o r m e n t a t o dopo g u e r r a .

Ci si p u ò a n c h e r a l l eg ra re che i tedeschi si m o s t r i n o r e p u b b l i c a n i e n o n m o n a r c h i c i , m a il n u o v o v a r i o p i n t o P a r l a m e n t o darà la stessa p rova d ' i m p o t e n z a dei p receden t i , ed è q u i dove appa re l ' e r rore capi ta le ed evi­den te del soc ia l i smo di aver concen t r a lo 1 suoi sforzi ne l vecch io i s t i tu to p a r l a m e n t a r e b o r g h e s e . Credè di se rv i r sene , c o m e di n o n s a p p i a m o q u a l e m i r a b i l e s t r u m e n t o , e seni p r e si t rovò i n t e r a m e n t e d i s i l luso . Ma che fare, q u a n d o n o n si è m a i prev is ta u n ' a z i o n e p r o p r i a ben d i s t in ta , in tesa a s taccare le masse da l vecch io r e g i m e pe r avviar le a u n n u o v o ? Con le e lezioni le si r i c o n d u c o n o p e r i o d i c a m e n t e al vecch io , che si p r e t endeva vo le r d i s t r u g g e r e . Esso, pe r n a t u r a , pe r de­finizione e des t inaz ione , n o n p u ò che pe rpe ­t u a r e i l c ap i t a l i smo . L 'oppos iz ione social is ta a u m e n t a bens ì l ' i m p o t e n z a a l t r u i , m a è g i u o c o o l t r e m o d o per ico loso , se n o n si affer­m a u n a potenza fattiva e n o n s o l a m e n t e n e ­ga t iva p r o p r i a . Il soc ia l i smo r i n u n c i a n d o a in se r i r s i r i v o l u z i o n a r i a m e n t e nel la cr is i del­la democraz i a , è il fascismo che vi si inse r i ­sce, n o n d i m e n t i c h i a m o l o .

SCIOPERO DI GINEVRA. La seduta di conc i l i az ione è a n d a t a fallita,

la de legaz ione opera ia a v e n d o r if iutato di accet tare c o m e r a p p r e s e n t a n t i degl i sc iope­r a n t i i de legat i soc ia lc r i s t ian i , n o t o r i a m e n t e agl i o r d i n i d i p re t i e di p a d r o n i e p a r t i g i a n i de l fasc ismo.

Non tu t to il ma le v iene pe r n u o c e r e ed è b e n e che tu t t i possano cons ta ta re c o m e la Chiesa n o n si m a n t e n g a n e u t r a ne i confl i t t i e c o n o m i c i , m a si t rovi s e m p r e con oppres ­sor i e s f ru t ta tor i . Forse f in i r anno per cap i r la a n c h e q u e i del la Privatsache (la r e l ig ione è cosa p r iva t a ) , e cons ta ta re con Giuseppe Fer­r a r i che essa è invece « u n a so luz ione com­ple ta del p r o b l e m a del des t ino » e p i ù esat­t a m e n t e « la p ra t i ca del la servi tù ».

I l c r u m i r a g g i o si r ivela di p u r a m a r c a c ler ioale . Non ce n e m e r a v i g l i a m o affatto. D o p o tu t to q u a l e s f ru t t amen to p i ù cara t te r i ­s t ico di que l lo di p r o m e t t e r e u n sa l a r io . . . p e r l 'a l t ro m o n d o ! Senza con ta re che chi n o n h a fior di q u a t t r i n i pe r farsi d i re delle messe u n a volta m o r t o , va al d i avo lo . E no i v ivi m a n d i a m o c i i p r e t i .

Comunicati Parecchi compagni ci domandano sovente no­

tizie particolari su l ' I tal ia e quei che vi sono r imasti ; ma non possiamo loro rispondere per­chè non ne abbiamo. Quel poco che viene a no­stra conoscenza, lo pubblichiamo senz'altro nel giornale.

La serata famigliare, data al Casino Tiefen-brunnen a Zurigo il 28 scorso aprile, ha prodotto un totale d'entrate di fr. 632, da cui dedotte le uscite in fr. 367, rimase un utile netto di fr. a55, versati al Risveglio.

Si ringrazia la Filodrammatica Libero Pensie­ro pel suo gratuito e valente concorso, i generosi donatori di ricchi premii e tutti gli intervenuti a cooperare al maggior successo della serata.

* La serata prò stampa antifascista, data al Casi­

no Aussersihl in Zurigo, il 5 corrente maggio, dalla Lega p e r l a Libertà, ha fruttato un totale di entrate di fr. 1571.80. Dedotte le uscile in fr. 947.60, l'utile netto venne distribuito in quattro parti uguali , per generosa rinuncia della Lega proletaria Reduci di guerra.

Si ringraziano vivamente spettatori, oblatori, attori e quanti in forme diverse contribuirono alla completa riuscita della manifestazione anti­fascista.

Corri spondenze ZURIGO. — Che vi siano dei giovani vecchi

è facile a comprendersi , ma che si resti chiusi, per amore di atteggiamenti o di tesi, alle evi­denze, è cecità volontaria, affatto incomprensibile sopratutto in coloro che almeno col pensiero aspirano a realizzare le proprie idee.

Pensavo a ciò, confrontando l'esito soddisfa­cente in generale d'ogni iniziativa di sovversivi, che venga presa in questa città. Ecco due ult imi esempii.

La dimostrazione del Primo Maggio per molti elementi nostri è una manifes azione di nessun valore, che nella sua insulsa coreografia lascia il tempo che trova. Non discuto l'aridità del ragionamento, e neppure fino a che punto certe deduzioni non diventino arbitrarie ; ma il fatto è che nuove forze si sprigionano sempre dalle masse riunite in un momento d'esaltazione di se stesse e manifestano allora con clamori e atti i sentimenti repressi. Così molta gente che tre­mava o taceva al solo pensiero di possibili rap­presaglie da parte di quei del littorio, alla sola vista di un emblema, un distintivo, una iscrizio­ne, un ricordo insomma evocante un'umiliazio­ne, un'offesa, un'ingiustizia scatta, erompe, e mille voci vengono a confondersi in una sola di protesta, e mille gesti spontanei prendono forma d'un atto di ribellione.

— Abbasso il fascismo ! Morte al regime de­gli assassini ! Abbasso Mussolini ! — E veementi apostrofi sgorgano così dai petti gonfi d ' i ra d'uo­mini di principii e partiti diversi, ma uniti in una stessa esecrazione, quando passano davanti alla Navigazione Geneaale Italiana. Le voci eleva­tesi spontanee, all ' infuori di qualsiasi ordine, interrompono il suono d'una marcia ed il canto di Bandiera Rossa echeggia vendicatore. I signori dai balconi e dalle finestre guardano allibiti, so­gnando forse una feroce e sanguinosa repressio­ne mussoliniana, mentre gli spettatori allineati ai due lati del corteo si sentono guadagnati da quel soffio d' insurrezione e plaudono e gridano a loro volta.

Quale lezione per i nostri filosofi tappati in camera o vaganti per campi e boschi, lungi dal volgo !

Passiamo al secondo esempio. L'intrigo e 11 ricatto f scista hanno creato un

po' dovunque una infinità di contrasti e di di­scordie che in altri tempi non esistevano. La Co­rale Verdi non dava nel passato, come il Circolo Mandolinistico, noia ad alcuno. Anzi, il loro concorso giovava alla varietà dei programmi ed il loro intervento era bene accetto a tutti. Bastò invece, adesso, che organizzassero una serata per vedere i vari elementi costituenti la Lega della Libertà contrapporre un'altra serata.

5 maggio, festa fascista alla Stadthalle ; 5 mag­gio, festa antifascista al Casino Aussersihl. Non discuto sui risultati, quantunque la festa antifa­scista per concorso di pubblico non poteva riu­scir meglio ; rilevo solo il fatto dell'opposizione, del conflitto, della partecipazione alla lotta ! Di questo spirito bisogna permeare i nostri atteg­giamenti , e le nostre fila si ingrosseranno, i neghittosi si sveglieranno, i t imidi si rinfranche­ranno e i forti, gli audaci, i battaglieri centupli­cheranno le iniziative per colpire in tutti i modi le piovre abbarbicatesi al potere e alla ricchezza, a maggior danno dei dannati alla miseria ed al­l 'avvilimento.

Anarchici, lasciamo le superbe e comode atti­tudini personali, le sdegnose e bizantine teorie ! Non si è anarchici in quanto si dice di esserlo, ma nella misura in cui si opera per l'anarchia !

Simpatizzanti, rompete gli indugi ! Se l ' idea di libertà vi è cara, se senza libertà benessere ed indipendenza materiali e morali non sono possi­bili, ingrossate le nostre file, portate il contri­buto della vostra energia agile ed operosa, affer­matevi con noi in ripetute prove di tenacità, au­dacia, fierezza e sacrificio !

Via le titubanze ed alla lotta con l'eroismo stesso dei nostri caduti, con la loro grandezza d'animo e di propositi. Bruitoli.

In vendi ta presso IL RISVEGLIO : G. D a m i a n i . La Bottega, due at t i 0.70 Lu ig iGa l l ean i : Lafine deliAnarchismo? 1.5o Sébast ien F a u r e : L'impostura religiosa r . 5o P ie t ro K r o p o t k i n : / / mutuo appoggio a .5o Car lo D a r w i n : L'origine delle specie 3.5o Car lo D a r w i n : L'origine dell'uomo 3.5o . Indirizzo : I l Risveglio, rue des Savoises, 6,

Ginevra (S v in e r à ) .

Pro vittime politiche R i c o r d i a m o s e m p r e le v i t t i m e p o l i t i c h e

e p r e p a r a n d o l ' o ra di d e m o l i r e t u t t e le c a r c e r i , d i a m o il n o s t r o obo lo ai r e c l u s i e alle l o r o f amig l i e .

In cassa Fr. 244 95 Bellinzona : C. A. 1, Crespi Carlo a 3 — Biasca : Carlo Vanza 3 — Castroville, Cai. : Emilio Giuriatti as a5

Benny Ostarello 3o 3» Zurigo: Degiorgi a, Riboldi a 4 — * Totale Fr. 3og 5o

A un compagno espulso 3o — A compagni perseguitati in Italia 198 46

Rimanenza in cassa Fr. 81 06

Gomitato prò figli dei Carcerati politici d'Italia. — Inviare fondi e tutto ciò che riguarda il Comitato a Leopold FAURE, rue Jean-Dolfus, 9, La Capelette, MARSEILLE.

Gomitato d'Emigrazione dell' Unione Sindacale Italiana in Francia. — Indirizzo: Pecastaing Usi,bou­levard de la Villette, n 4 , Paris 19

Comitato Internazionale di Difesa Anarchico. — Indirizzo : Ferandel, rue des Prairies, 7a, Paris 20.

Ricevuto dai compagni di New Britain, Conn. chèque di 174 franchi a mezzo Federico Garzilli. C'informeremo e trasmetteremo a destinazione.

I compagni a conoscenza di famiglie di carcerati, più specialmente bisognose di soccorsi, ci scrivano con le indicazioni necessarie per farli pervenire.

Non dimenticare che la bestialità mussoliniana è giunta al punto di punire come delitto il soccorrere i carcerati.

PIETRO KROPOTKINE La Grande Rivoluzione (due vol., 700 pag.) Fr. 1 — La Scienza moderna e l'Anarchia (3ao i ag.) . 1 — Benito Mussolini. La tanta di Susà o i* F. Grippiola. Povero popolo! dramma in a atti 0 ifi Conti e Gallico. Lo sciopero rosso, in un atto o iS H. Hanriot. n reduce da Tripoli, in un atto o io G. Eckhoud. La buona lezione (a Sante Caserio) o io Giuseppe Ferrari. Del Deismo o ic Fr. Ferrer e A. Lorenzo. Lo sciopero generale o io E. Leverdays. La Banca e la Rivoluzione o io

CARTOLINE ILLUSTRATE a io centesimi La Scuola Ferrer di Losanna (4 cartoline). I martiri giapponesi - Bakunin Michele.' - Brosci

Gaetano. - Caserio Sante. - D'Alba Antonio. - Or­sini Felice. - Rapisardi Mario

L'Anarchico. - La Marsigliese di Doré. - Il Trionfo della Libertà di Walter Crane. - Il Padrone di case (Le Vautour). - Montjuich, l'ultima visione. In vendita presso il Risveglio. Unire all'ordinazione ,

l'importo m francobolli svizzeri.

BILAN BILANCIO Recettes — Entrate

VENTE — VENDITA Vendita conferenze 3o.go, Altstetten5, Basel 10.4o,

Bellinzona 4o. Biasca 35, Bienne ia.ao, Stoll 39.5o, Birsfelden, Vito i4, Bodio 4, Grenoble, Ferro i0.3o. Locamo ao, Luzern 20, Tourde-Trôme i3, Zurich la.ao, Marks 5o, Bergamaschi ao, Casanova io.5o.

Total 36o — ABONNEMENTS — ABBONAMENTI

Bellinzona, Giugni io, Fiscalini io, Poletti 5, Ber-zona, Lucchini 5, Bienne, Stoll 6, Buenos Aires, César Astorino 10, Genève, Rossini 5, Hurley, Wis., Taraboi 5, Madretsch, Pedroni 5, Vallois, P. Quadri(io)a.o5, Wattwil, G. Pescia 5, Zurich, Oliosi 5, Albertini 7, Moretto 5, Nasi 5, Barizzi ó, Riboldi 5, Vernati 5, Cellini 5. Total 109 o5 SOUSCRIPTIONS — SOTTOSCRIZIONI

Ambri, Dr Jacomelli 5, Arbon, Circolo S. S. ao, Ba­sel, dopo conferenza i3 45. Gruppo libertario ai, Bellinzona, Delcò a, Moser 4. C. A. 1, Giugni a.5o, Bodio, P .S. i , Castroville,Cai., Ettore Giuriatti 35.4o, Chicago, 111., Dom. Carli 5.c5, Genève, Groupe du Réveil a.ao, Jdx aa.5o, Mme B. 1, E. St. 5, Locamo, Adrasto Neola a, Los Angelos, Cal., J. Calcavecchia 4.10, Eretico io.3o, Saint Imier, Buzzi 6, Zug, dopo conferenza Àrmuzzi 8, Zurich, festa Casino Tiefen-brunnen a55, fra compagni 1° maggio 2a, festa Lega della Libertà i56.o5, Cagnato a, Gregori ao, Zabotti 5, Degiorgi 1. Total 633 55

Total dee recettes au 2a mai

Dépenses — Uscite Déficit du numéro précédent Journal n° 745 Frais de poste Clichés

Total des dépenses

noa

8o5 390 85 a3

1204

60

80

3o 5o 60

Déficit 10a —

Gaofrre. — Imp. 23, Rue des Bains