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Libri II racconto Preistoria di un genere II precursore fu Edgar Allan Poe, padre del primo investigatore letterario. Sempre a Poe si deve lafiguradell'assistente, anche se in seguito questo ruolo fu consolidato dal personaggio di Watson, l'aiutante di Sherlock Holmes nelle opere di Conan Doyle. 11 sergente Bryanl, partner della mia eroina Kim Stone, è esattamente quello che deve essere un bravo «secondo» Futuro di un genere Gli scrittori contemporanei indagano afondoe nel dettaglio i malvagi, indugiando sulle loro vicende personali per definire la personalità del criminale. Per assurdo, nel thriller moderno acquista quasi più importanza la motivazione del gesto rispetto all'individuazione del colpevole. E i buoni si arricchiscono di particolari negativi: il protagonista positivo smette di essere perielio e onesto Anche il detective è cattivo Così il giallo riscrive le regole La location L'ambientazione è sempre stata molto importante per me. Mi ero fissata che i crimini più efferati sarebbero potuti accadere solo in città famose come Londra o Manchester o Edimburgo. Poi ho capito che... La protagonista ... in realtà il personaggio di Kim Stone è figlio della classe operaia, dei luoghi dove vivo: la Black Country, nelle Midlands occidentali, un'area del Regno Unito tristemente nota per il suo oscuro passato industriale di ANGELA MARSONS L'autrice La scrittrice inglese Angela Marsons ha esordito con Urla nel silenzio (2016, i suoi libri sono editi da Newton in cui compare la detective Kim Stone, protagonista anche de il gioco del male (2016) e del nuovo La ragazza scomparsa c hi ha letto i miei libri sa bene che la detective Kim Stone, pro- tagonista dei romanzi, non è particolarmente brava a segui- re le regole. Questo mi ha spin- ta a riflettere su quanto io stessa sia di- sposta a rispettare una serie di norme prestabilite durante il processo di scrittu- ra. Negli ultimi anni mi sono spesso chie- sta se, in effetti, non stessi infrangendo le regole tipiche dei thriller, trascrivendo semplicemente storie che germogliano da idee disseminate nel mio inconscio. Mi sono fatta spesso domande al propo- sito. Tipo: ma ci sono davvero delle rego- le assolute, come fossero scolpite nella pietra? E quali di queste possono essere ignorate? E ancora, chi ha Inventato que- ste regole? Forse alcune sono apposta per essere trasgredite? E così via. Finché mi è stato chiaro che è stato solo esten- dendo, infrangendo e cambiando le re- gole che siamo arrivati fin qui. Se ci guar- diamo indietro la crime fiction si è svi- luppata come genere indipendente nel XIX secolo quando comparvero i primi detective: investigatori di polizia o segugi dilettanti che giungevano alla soluzione di un caso raccogliendo indizi, analizzan- do moventi, alibi, in fondo gli stessi ele- menti che troviamo nei thriller moderni. Prima di allora non si poteva contare su detective, poliziotti o scaltri investigatori per risolvere un caso. Il precursore del genere fu Edgar Allan Poe, padre del primo detective letterario: C. Auguste Dupin, il protagonista di alcu- ni suoi racconti scritti nella prima metà dell'Ottocento; un personaggio che intri- gava il lettore grazie alla sua straordinaria capacità di scovare indizi, anche i più na- scosti. NEWTON COMPTON EDITORI

Anche il detective è cattivo Così il giallo riscrive le regole

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Libri II racconto

Preistoria di un genere II precursore fu Edgar Allan Poe, padre del primo investigatore letterario. Sempre a Poe si deve la figura dell'assistente, anche se in seguito questo ruolo fu consolidato dal personaggio di Watson, l'aiutante di Sherlock Holmes nelle opere di Conan Doyle. 11 sergente Bryanl, partner della mia eroina Kim Stone, è esattamente quello che deve essere un bravo «secondo»

Futuro di un genere Gli scrittori contemporanei indagano a fondo e nel dettaglio i malvagi, indugiando sulle loro vicende personali per definire la personalità del criminale. Per assurdo, nel thriller moderno acquista quasi più importanza la motivazione del gesto rispetto all'individuazione del colpevole. E i buoni si arricchiscono di particolari negativi: il protagonista positivo smette di essere perielio e onesto

Anche il detective è cattivo Così il giallo riscrive le regole

La location L'ambientazione è sempre stata molto

importante per me. Mi ero fissata che i crimini più efferati sarebbero potuti accadere

solo in città famose come Londra o Manchester o Edimburgo. Poi ho capito che...

La protagonista ... in realtà il personaggio di Kim Stone è figlio

della classe operaia, dei luoghi dove vivo: la Black Country, nelle Midlands occidentali,

un'area del Regno Unito tristemente nota per il suo oscuro passato industriale

di ANGELA MARSONS L'autrice La scrittrice inglese Angela Marsons ha esordito con Urla nel silenzio (2016, i suoi libri sono editi da Newton Compton) in cui compare la detective Kim Stone, protagonista anche de il gioco del male (2016) e del nuovo La ragazza scomparsa

c hi ha letto i miei libri sa bene che la detective Kim Stone, pro­tagonista dei romanzi, non è particolarmente brava a segui­re le regole. Questo mi ha spin­

ta a riflettere su quanto io stessa sia di­sposta a rispettare una serie di norme prestabilite durante il processo di scrittu­ra.

Negli ultimi anni mi sono spesso chie­sta se, in effetti, non stessi infrangendo le regole tipiche dei thriller, trascrivendo semplicemente storie che germogliano da idee disseminate nel mio inconscio. Mi sono fatta spesso domande al propo­sito. Tipo: ma ci sono davvero delle rego­le assolute, come fossero scolpite nella pietra? E quali di queste possono essere ignorate? E ancora, chi ha Inventato que­ste regole? Forse alcune sono lì apposta per essere trasgredite? E così via. Finché mi è stato chiaro che è stato solo esten­dendo, infrangendo e cambiando le re­gole che siamo arrivati fin qui. Se ci guar­diamo indietro la crime fiction si è svi­luppata come genere indipendente nel XIX secolo quando comparvero i primi detective: investigatori di polizia o segugi dilettanti che giungevano alla soluzione di un caso raccogliendo indizi, analizzan­do moventi, alibi, in fondo gli stessi ele­menti che troviamo nei thriller moderni. Prima di allora non si poteva contare su detective, poliziotti o scaltri investigatori per risolvere un caso.

Il precursore del genere fu Edgar Allan Poe, padre del primo detective letterario: C. Auguste Dupin, il protagonista di alcu­ni suoi racconti scritti nella prima metà dell'Ottocento; un personaggio che intri­gava il lettore grazie alla sua straordinaria capacità di scovare indizi, anche i più na­scosti.

NEWTON COMPTON EDITORI

Sempre a Poe si deve la figura dell'assi­stente del detective, anche se in seguito questo ruolo fu consolidato dal perso­naggio di Watson, l'aiutante di Sheriock Holmes nelle opere di Conan Doyle. n personaggio di Watson rappresentava la cassa di risonanza di idee, teorie e com­menti del celebre detective inglese, infat­ti i processi mentali e logici di Sheriock divennero in questo modo accessibili al lettore attraverso le conversazioni che in­tavolava con il suo assistente.

Ma il ruolo dell'aiutante dell'investiga­tore è anche un espediente narrativo per rappresentare la coscienza, il campanello d'allarme del protagonista; può simbo­leggiarne la voce della ragione, ma anche un freno a impulsività e irruenza. Spesso riservato, assennato, con una carriera stabile e rispettabile alle spalle, l'esisten­za dell'assistente trova la sua ragione nel­lo stimolare intellettualmente l'investi­gatore e poterne così ricavare, al momen­to giusto e nel posto giusto, informazioni utili per il lettore.

n sergente Bryant, partner di Kim Sto­ne, corrisponde esattamente a questo profilo: ascolta, dà consigli e si comporta da bravo assistente, ma è anche un colle­ga molto paziente e comprensivo; spesso sfida la detective j>iù di quanto oserebbe chiunque altro. È di frequente descritto come «la cosa più vicina a un amico che ha Kim».

In realtà i primi a cambiare le regole furono proprio Poe e Conan Doyle anche quando esplorarono il sottogenere poli­ziesco della «Locked Room» («il mistero della camera chiusa»), l'artificio narrati­vo in cui ci si trova dinanzi a un delitto compiuto in circostanze apparentemente impossibili, come un locale chiuso dal­l'interno. Al lettore vengono offerti indi­zi, sparsi qua e là, per incoraggiarlo a ri­solvere il caso prima della strabiliante ri­velazione finale.

Come dicevamo, quindi, nel tardo Ot­tocento, Conan Doyle ravvivò l'allora emergente genere poliziesco con il per­sonaggio del famoso Sheriock Holmes, che non era né un detective né un investi­gatore di polizia, ma accettava clienti che lo pagavano per risolvere un mistero.

n punto di forza nelle storie di Sher­iock Holmes è la deduzione logica, basa­ta sull'osservazione dei dettagli, anche i più insignificanti, che generalmente possono sfuggire allo sguardo di una persona comune. È come se lo scrittore ci dicesse che gli indizi sono sempre lì, da­vanti a noi. La differenza la fa l'occhio di chi guarda.

Negli anni Venti e Trenta del Novecen­to, l'età d'oro del genere poliziesco, si af­fermarono autrici come Agatha Christie e Dorothy L. Sayers che avevano la peculia­rità di condurre abilmente il lettore sulla pista sbagliata per poi smascherare come

colpevole l'indiziato meno probabile. Molte di queste storie erano ambientate in luoghi suggestivi come le caratteristi­che case di campagna inglesi, che ben si prestavano come sfondo per le claustro-fobiche indagini sui personaggi coinvolti nel caso.

Per me l'ambientazione è sempre stata molto importante: ho trascorso tanti an­ni a scrivere libri ambientati in luoghi che, secondo me, gli editori avrebbero apprezzato, anziché mettere in scena le mie storie in zone che conoscevo bene e avrei potuto descrivere con autenticità. Mi ero fissata sull'idea che i crimini più efferati sarebbero potuti accadere soltan­to in città famose per i lettori come Lon­dra, Manchester, Glasgow o Edimburgo.

Quando ho permesso al personaggio di Kim Stone di affiorare in superficie, ho capito che era figlia dei luoghi dove vivo: la Black Country, nelle Midlands occi­dentali, un'area del Regno Unito triste­mente famosa per il suo oscuro passato industriale. E, quando Antonio D'Orrico mi ha descritto su queste pagine come «la nuova regina dei thriller polizieschi, dall'inconfondibile stile della classe ope­raia», ho avuto la felice conferma di aver preso la decisione giusta. L'evoluzione del romanzo poliziesco nel genere thril­ler ha dato origine a storie a sfondo psi­cologico, cariche di suspense, in cui la caratterizzazione dei personaggi è curata tanto quanto la trama, se non addirittura di più. Anziché focalizzarsi sull'attesa tre­pidante della risoluzione del caso, il let­tore si ritrova a condividere i pensieri del protagonista, mentre cerca di intuire quel che accadrà. Penso che questo svi­luppo abbia cambiato in modo radicale il genere poliziesco, aprendo la via a un'esplorazione più profonda dei perso­naggi e delle loro motivazioni: scoprire le ragioni alla base di un crimine è diventa­to importante quanto scoprire il colpevo­le del crimine stesso. Gli scrittori con­temporanei indagano a fondo e nel det­taglio i «cattivi», costruendo le loro vi­cende personali attraverso eventi significativi, che definiscono la persona­lità del criminale. Questa libertà permet­te agli autori di considerare più appro­fonditamente la motivazione dietro al crimine, e così esplorare i tratti del per­sonaggio e la psicologia di un reato in maniera più dettagliata.

Un'attitudine che non riguarda solo i cattivi della storia, ma anche i protagoni­sti. Non è più necessario che i detective siano perfetti o addirittura onesti nei tanti casi presentati dal narratore, che è inaffidabile.

Ho trovato grande fonte di ispirazione in autori come Val McDermid, Carol O'Connell, Stuart MacBride e Lynda La Piante che in comune hanno il fatto di aver trasgredito le regole classiche del

genere poliziesco. Val McDermid ci ha regalato l'originale

Tony Hill, un personaggio unico nel suo genere: uno psicologo clinico che lavora per il ministero degli Interni come esper­to di profilazione criminale. Soffre di un disturbo di coordinazione motoria e non è per niente socievole, usa metodi dedut­tivi poco ortodossi e il lettore si ritrova al­l'interno di una sorta di gioco di ruolo

per accedere ai pensieri nella sua testa. La detective newyorkese Kathy Mal-

lory, frutto della fantasia di Carol O'Con­nell, è una sociopatica borderline, asso­lutamente incapace di identificarsi o pro­vare empatia per le sue vittime o per i suoi colleglli, eppure determinata a esi­gere giustizia. A volte, la sua mancanza di coinvolgimento emotivo viene presenta­ta come un punto di forza nella risoluzio­ne dei casL

I romanzi di Stuart MacBride sono am­bientati ad Aberdeen, in Scozia, e imbe­vuti di un feroce senso dell'umorismo so­prattutto nelle descrizioni dei crimini più nefandi e delle manifestazioni uma­ne più abiette. Uso anch'io questo espe­diente per bilanciare la materia oscura dei miei libri.

Lynda La Piante, nel suo libro Offre ogni sospetto, ha infranto una tacita re­gola della crune fiction identificando l'autore del crimine con l'indiziato prin­cipale e il disvelamento finale lascia il let­tore a bocca aperta.

Tra le altre cose, questi autori mi han­no dato il coraggio di ascoltare la voce nella mia testa che apparteneva a Kim Stone. L'ho tenuta a lungo nascosta per­ché sapevo che non assomigliava affatto agli altri detective che avevo incontrato nei tanti libri letti. Era sgarbata e inavvi­cinabile, e non sempre solidale con le vit­time. Soltanto quando l'ho fatta uscire dalla mia immaginazione e le ho permes­so di abitare le pagine dei miei libri, affi­dandole autonomia di movimento, ho iniziato a comprendere le sue qualità po­sitive: la passione per la giustizia, la de-tenninazione e la tenacia, le imbattibili capacità deduttive e l'empatia per i dere­litti.

Devo molto agli autori fin qui citati che mi hanno quindi insegnato che potevo infrangere le regole, farmi guidare dai personaggi stessi e introdurre elementi psicologici in un thriller poliziesco.

Visti i risultati mi auguro che gli autori di crime fiction continueranno a trasgre­dire le regole, allargare i confini di que­sto genere letterario per indagare ed esplorare le tenebre della mente crimina­le, plasmando personaggi complessi e sfaccettati in grado di appassionare e, al­lo stesso tempo, regalare un intratteni­mento di ottima qualità.

(traduzione di Clara Nubile)

NEWTON COMPTON EDITORI

I A RAGAZZA

SCOMPARSA

ANGELA MARSONS La ragazza scomparsa

Traduzione di Erica Farsetti e Renata Moro

NEWTON COMPTON Pagine 432, €9,90

In libreria dal 31 agosto

Bibliografia Oltre ai referenti del giallo

classico, come Edgar Allan Poe, Arthur Conan Doyle, Agatha Christie e Dorothy L Sayers, la scrittrice Angela Marsons

cita qui alcuni autori contemporanei che l'hanno

ispirata nel suo lavoro, smontando le regole del giallo

e abbandonando la figura classica del detective

impeccabile. Ad esempio, l'autrice inglese Val McDermid

(1955) ha introdotto nel suo romanzo /( conto delle sirene

(traduzione di Federica Ressi, Time Crime, 2012, poi Fanucci)

l'investigatore Tony Hill, psicologo e prafiler

che soffre di un disturbo di coordinazione. L'americana

Carol O'Connell (1947) con il libro Mallory non sapeva

piangere (traduzione di Luigi

Schenoni, Piemme, 2007) ha dato il via al ciclo della

detective Kathy Mallory, una borderline priva di empatia per

i criminali ma anche per le vittime. Lo scozzese Stuart MacBride (1969), autore di

libri come Scomparso e /( cadavere nel bosco (traduzione

di Francesca Noto, Newton Compton,2016e2017)

caratterizza i suoi libri con lo humour, e il suo protagonista

Logan McRae si è da poco ripreso da un tentato omicidio

con 23 coltellate. L'inglese Lynda La Piante (1943) ha

infranto una regola del giallo nel libro Oltre ogni sospetto

(traduzione di Matteo Curtoni e Maura Parolini, Garzanti,

2010): qui il colpevole è proprio l'indiziato principale,

ma ugualmente il finale è a sorpresa

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