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ANNO XXXI N° 32/33 - 5 Ottobre 2014 1.00 SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio diAP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (Conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Carissimi, a nome del nostro Vescovo vi ricordo il ritiro del clero animato dalla Vicaria Beata Assunta Pallotta Giovedì 9 ottobre 2014 presso il Convento S. Tommaso (Montedinove). Programma ore 10.00: recita dell’ora media Meditazione offerta da Ifeme don Vincent e Adorazione Eucaristica ore 12.30: Comunicazioni ore 13.00: Pranzo e Condivisione ore 16.00: Termine Come ci ha ricordato il nostro Vescovo dob- biamo dare la priorità alla nostra formazione at- traverso il colloquio con Dio Padre “in disparte” e la meditazione della Parola che sono mo- menti al di sopra di ogni lavoro pastorale. Con la gioia di incontrarci, vi saluto fraternamente. Vicario Generale Mons. Romualdo Scarponi DIOCESI – Partito do- menica 28 settembre alle ore 7.10 dalla stazione di San Benedetto del Tronto il “treno bianco” con a bordo 300 fedeli della nostra Diocesi è ar- rivato la mattina dopo a Lourdes dopo 27 ore di viaggio. Tra i pellegrini vi sono anche il nostro Vescovo Mons. Carlo Bresciani e diversi sacerdoti della diocesi: Don Vincenzo Catani, Don Luciano Paci, Don Patrizio Spina, Don Gianni Capriotti, Don Luca Tlalka, Don Lorenzo Bruni e un gruppo di suore teresiane di Ripatransone. Alcune testimonianze. Anna Giulia Servilli una giovane di 18 anni che presta il suo servizio tra gli ammalati commenta: “Sono 15 anni che partecipo al pellegri- naggio di Lourdes, prima con i miei genitori e adesso con i miei amici dell’Unitalsi. Lo reputo un pellegrinaggio formativo in quanto noi ragazzi molto spesso ci sen- tiamo infelici e sfortunati e a Lourdes riusciamo a dare il giusto peso alle cose ve- dendo le condizioni di tante persone sofferenti. Mentre con preghiera e sentimenti di grande gioia ci prepariamo all’evento di domenica, 19 ottobre 2014, della beatificazione del papa Paolo VI, piace ripubblicare un lungo articolo ( che sarà pub- blicato in più puntate) di un suo contemporaneo, Paolo Scarpucci, preso dall’XI vo- lume della collana Cristo nel mondo, edito dalla Pro Civitate Christiana- Assisi. Sono parti- colarmente lieto di poter ricor- dare il Papa della nostra giovinezza così duramente con- testato e calunniato. Il Papa sof- ferente, offeso anche nei sentimenti più umani dell’ami- cizia. Don Giovanni Rossi, il fondatore della Pro Civitate Christiana, nel presentare XI vo- lume, esprime un lucido giudizio su Paolo VI che mi piace qui ri- portare “In que- sto volume la redazione di Rocca con accu- rata documenta- zione ha raccolto dalle più appas- sionate vicende della Chiesa, del Concilio, dei po- poli, della cultura, dell’arte, quelle che mag- giormente dimostrano la vitalità di Gesù nel corso del 1964. Particolarmente una persona, e per il primato che tiene e per la santità della sua vita e per l’ardore dello zelo, assai ci fa sentire presente Gesù Cristo: è il suo Vicario, Papa Paolo VI. Sulle vie aperte da Giovanni XXIII di v.m. Egli corse prima Pellegrino in Terra Santa, poi Missionario nell’India, sempre Padre ge- neroso ed eloquente. Così sotto la cupola di Michelangelo, come tra le folle di piazza S. Pietro, di Montecassino, dei rioni di Roma, dovunque Egli apparve «il dolce Cristo in terra». Anche la tiara preziosa della sua Mi- lano volle per i poveri deporre sull’altare del Bernini”. (Nota del Direttore) 300 Pellegrini da San Benedetto del Tronto a Lourdes Saranno accompagnati dal Vescovo diocesano Mons. Carlo Bresciani e da diversi sacerdoti della Diocesi. C’è proprio da strabuzzare gli occhi, non so se si può usare questo verbo anche per le orecchie, di fronte al gran parlare che in questi giorni si fa in- torno all’art 18 dello statuto dei lavoratori. Negli anni sessanta/settanta all’università andava di moda il 18 politico con esami collettivi, voto ca- duto di moda di fronte agli alti numeri di cui sono prodighi le nostre università per cui ci si lamenta perché il 30 non è seguito da lode. Ma tornando alla politica chiassona tutti hanno da dire, ma guarda caso, sempre il contrario di quello che ha detto l’altro. Tutti hanno ragione, anche i nuovi in- quilini del parlamento dal viso slavato che in fila- strocche ci danno la soluzione di tutti i problemi. Il povero cittadino, digiuno di politica come lo sono in molti, non sa più a chi dare ragione, tutta- via rimane il fatto che molti continuano a perdere il lavoro e per il momento il disagio non è ancora avvertito grazie agli ammortizzatori sociali. Qual- che sindacato di fronte alle resistenze del governo minaccia lo sciopero suscitando l’ilarità di molti, perché andando avanti di questo passo rimarranno solo i sindacalisti a scioperare. Ma qui veramente si pone il problema del mercato del lavoro che va decisamente rivoluzionato. Il lavoro deve tener conto dei continui cambiamenti e di conseguenza delle richieste del mercato. Le forme statiche di de- cenni fa sono travolte, occorre disponibilità di adattamento cui i giovani, in particolare vanno pre- parati. Oggi difficilmente si va avanti per tutta la vita rimanendo al primo lavoro. La mobilità in qualche modo ha cercato di dare una risposta a questa realtà. Bisogna continuare a favorire una formazione professionale che sia coerente con l’offerta di lavoro presente o pianificata rispetto alle richieste del momento e dell’ambiente. Oc- corre un diritto del lavoro che sia giusto per tutti e non solo in difesa di determinate categorie. Ma an- diamo alle cifre: quanti licenziamenti individuali sono stati sottoposti al giudice in un anno per una valutazione sull’applicabilità dell’art.18? Poche migliaia. Ma quanti si son presi il disturbo di sin- dacare se sia giusto o meno mandare a casa molti per riaprire altrove ad esclusivo vantaggio degli imprenditori? È veramente incomprensibile come partiti di sinistra e qualche sindacato si siano bar- ricati a difendere un sistema di protezione che non abbia una visione universale e certi diritti siano ri- conosciuti ad alcuni e non ad altri. È stato scritto: oggigiorno si può assumere con grandissime faci- litazioni fiscali e contributive, e non si assume; ci si può liberare di chi è assunto senza grandi diffi- coltà e infatti c’è un continuo licenziamento. Per- ché il vero problema è il lavoro, e non i lavoratori. A questo punto giustamente l’abolizione dell’art. 18 serve nella misura che riesce a creare posti di lavoro. Pietro Pompei Il Teatrino del numero 18 Il Papa: vecchiaia è tempo di grazia. Futuro dipende da incontro giovani-anziani PAOLO VI. IL PAPA CHE SEPPE FAR FRONTE A TANTE TEMPESTE Una grande festa per gli anziani di tutto il mondo: Piazza San Pietro ha accolto decine di migliaia di persone per l’incontro del Papa con i nonni giunti dai vari continenti. Un evento promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia e intitolato “La benedizione della lunga vita”. Presente, nella prima fase dell’incontro, anche Benedetto XVI, abbrac- ciato con affetto da Francesco sul sagrato della Basilica Vaticana. Dopo le toccanti tes- timonianze di alcuni anziani, il Papa ha pre- sieduto la Santa Messa.La gioia di ritrovarsi insieme, nonostante le difficoltà, per ringraziare il Signore della vita. Alcuni con i bastoni e in carrozzella, una vecchietta con un cartello rivendicava sorridente i suoi 106 anni: accompagnati da figli e nipoti, erano davvero tanti. Hanno affrontato la fatica dell’età per essere presenti in Piazza San Pietro con il Papa. Francesco li ha ringraziati tutti, in- iziando da Benedetto XVI che ha accolto volentieri il suo invito a partecipare all’incontro: “Io ho detto tante volte che mi piaceva tanto che lui abitasse qui in Vaticano, perché era come avere il nonno saggio a casa. Grazie!”. Ci sono state alcune testimonianze, in parti- colare quella di una coppia di profughi iracheni, sposati da 51 anni, fuggiti “da una violenta persecuzione”. Il Papa ha rivolto loro un “grazie speciale”:“E’ molto bello che siate venuti qui oggi: è un dono per la Chiesa. E noi vi offriamo la nostra vici- nanza, la nostra preghiera e l’aiuto con- creto. La violenza sugli anziani è disumana, come quella sui bambini. Ma Dio non vi abbandona, è con voi! Con il suo aiuto voi siete e continuerete ad essere memoria per il vostro popolo; e anche per noi, per la grande famiglia della Chiesa. Grazie!”. Segue a pag. 2 Segue a pag. 2 Segue a pag. 3

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ANNO XXXI N° 32/33 - 5 Ottobre 2014 € 1.00

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 -�Taxe�parcue�-�Tassa�riscossa�Ufficio�di�AP�-�SPEDIZIONE�IN�ABBONAMENTO�POSTALE�-�DL�353/2003�(Conv.in�L.27/02/2004�n.46)�art.1�comma�1�commerciale�business�Ascoli�Piceno

Carissimi, a nome del nostro Vescovo vi ricordo ilritiro del clero animato dalla VicariaBeata Assunta Pallotta 

Giovedì 9 ottobre 2014 presso il Convento S. Tommaso (Montedinove).

Programmaore�10.00:� recita�dell’ora�media Meditazione�

offerta�da�Ifeme�don�Vincent�e Adorazione�Eucaristica

ore�12.30:� Comunicazioniore�13.00:� Pranzo�e Condivisioneore�16.00:� Termine

Come�ci�ha�ricordato� il�nostro�Vescovo�dob-biamo�dare�la�priorità�alla�nostra�formazione�at-traverso il�colloquio�con�Dio�Padre�“in�disparte”e� la�meditazione�della�Parola�che�sono�mo-menti�al�di�sopra di�ogni�lavoro�pastorale.�Conla�gioia�di�incontrarci,�vi�saluto�fraternamente.

Vicario Generale

Mons. Romualdo Scarponi

DIOCESI – Partito do-menica 28 settembre alleore 7.10 dalla stazione diSan Benedetto delTronto il “treno bianco”con a bordo 300 fedelidella nostra Diocesi è ar-rivato la mattina dopo aLourdes dopo 27 ore diviaggio. Tra i pellegrinivi sono anche il nostroVescovo Mons. CarloBresciani e diversi sacerdoti della diocesi: Don Vincenzo Catani, Don LucianoPaci, Don Patrizio Spina, Don Gianni Capriotti, Don Luca Tlalka, Don LorenzoBruni e un gruppo di suore teresiane di Ripatransone.Alcune testimonianze. Anna Giulia Servilli una giovane di 18 anni che presta ilsuo servizio tra gli ammalati commenta: “Sono 15 anni che partecipo al pellegri-naggio di Lourdes, prima con i miei genitori e adesso con i miei amici dell’Unitalsi.Lo reputo un pellegrinaggio formativo in quanto noi ragazzi molto spesso ci sen-tiamo infelici e sfortunati e a Lourdes riusciamo a dare il giusto peso alle cose ve-dendo le condizioni di tante persone sofferenti.

Mentre con preghiera e sentimenti di grandegioia ci prepariamo all’eventodi domenica, 19 ottobre 2014,della beatificazione del papaPaolo VI, piace ripubblicare unlungo articolo ( che sarà pub-blicato in più puntate) di unsuo contemporaneo, PaoloScarpucci, preso dall’XI vo-lume della collana Cristo nel

mondo, edito dalla Pro CivitateChristiana- Assisi. Sono parti-colarmente lieto di poter ricor-dare il Papa della nostragiovinezza così duramente con-testato e calunniato. Il Papa sof-ferente, offeso anche neisentimenti più umani dell’ami-

cizia. Don Giovanni Rossi, il fondatore dellaPro CivitateChristiana, nelpresentare XI vo-lume, esprime unlucido giudiziosu Paolo VI chemi piace qui ri-portare “In que-sto volume laredazione diRocca con accu-rata documenta-zione ha raccoltodalle più appas-sionate vicendedella Chiesa, delConcilio, dei po-

poli, della cultura, dell’arte, quelle che mag-giormente dimostrano la vitalità di Gesù nelcorso del 1964.Particolarmente una persona, e per il primato

che tiene e per la santità della sua vita e per

l’ardore dello zelo, assai ci fa sentire presente

Gesù Cristo: è il suo Vicario, Papa Paolo VI.

Sulle vie aperte da Giovanni XXIII di v.m.

Egli corse prima Pellegrino in Terra Santa,

poi Missionario nell’India, sempre Padre ge-

neroso ed eloquente. Così sotto la cupola di

Michelangelo, come tra le folle di piazza S.

Pietro, di Montecassino, dei rioni di Roma,

dovunque Egli apparve «il dolce Cristo in

terra». Anche la tiara preziosa della sua Mi-

lano volle per i poveri deporre sull’altare del

Bernini”. (Nota del Direttore)

300 Pellegrini da San Benedetto del Tronto a LourdesSaranno accompagnati dal Vescovo diocesano Mons. CarloBresciani e da diversi sacerdoti della Diocesi.

C’è proprio da strabuzzare gli occhi, non so se sipuò usare questo verbo anche per le orecchie, difronte al gran parlare che in questi giorni si fa in-torno all’art 18 dello statuto dei lavoratori. Neglianni sessanta/settanta all’università andava dimoda il 18 politico con esami collettivi, voto ca-duto di moda di fronte agli alti numeri di cui sonoprodighi le nostre università per cui ci si lamentaperché il 30 non è seguito da lode. Ma tornandoalla politica chiassona tutti hanno da dire, maguarda caso, sempre il contrario di quello che hadetto l’altro. Tutti hanno ragione, anche i nuovi in-quilini del parlamento dal viso slavato che in fila-strocche ci danno la soluzione di tutti i problemi.Il povero cittadino, digiuno di politica come losono in molti, non sa più a chi dare ragione, tutta-via rimane il fatto che molti continuano a perdere

il lavoro e per il momento il disagio non è ancoraavvertito grazie agli ammortizzatori sociali. Qual-che sindacato di fronte alle resistenze del governominaccia lo sciopero suscitando l’ilarità di molti,perché andando avanti di questo passo rimarrannosolo i sindacalisti a scioperare. Ma qui veramentesi pone il problema del mercato del lavoro che vadecisamente rivoluzionato. Il lavoro deve tenerconto dei continui cambiamenti e di conseguenzadelle richieste del mercato. Le forme statiche di de-cenni fa sono travolte, occorre disponibilità diadattamento cui i giovani, in particolare vanno pre-parati. Oggi difficilmente si va avanti per tutta lavita rimanendo al primo lavoro. La mobilità inqualche modo ha cercato di dare una risposta aquesta realtà. Bisogna continuare a favorire unaformazione professionale che sia coerente conl’offerta di lavoro presente o pianificata rispettoalle richieste del momento e dell’ambiente. Oc-corre un diritto del lavoro che sia giusto per tutti enon solo in difesa di determinate categorie. Ma an-diamo alle cifre: quanti licenziamenti individualisono stati sottoposti al giudice in un anno per unavalutazione sull’applicabilità dell’art.18? Pochemigliaia. Ma quanti si son presi il disturbo di sin-dacare se sia giusto o meno mandare a casa moltiper riaprire altrove ad esclusivo vantaggio degliimprenditori? È veramente incomprensibile comepartiti di sinistra e qualche sindacato si siano bar-ricati a difendere un sistema di protezione che nonabbia una visione universale e certi diritti siano ri-conosciuti ad alcuni e non ad altri. È stato scritto:oggigiorno si può assumere con grandissime faci-litazioni fiscali e contributive, e non si assume; cisi può liberare di chi è assunto senza grandi diffi-coltà e infatti c’è un continuo licenziamento. Per-ché il vero problema è il lavoro, e non i lavoratori.A questo punto giustamente l’abolizione dell’art.18 serve nella misura che riesce a creare posti dilavoro. Pietro Pompei

Il Teatrino del numero 18 Il Papa: vecchiaia è tempo di grazia.Futuro dipende da incontro

giovani-anziani

PAOLO VI. IL PAPA CHE SEPPE FAR FRONTE A TANTE TEMPESTE

Una grande festa per gli anziani di tutto ilmondo: Piazza San Pietro ha accolto decinedi migliaia di persone per l’incontro del Papacon i nonni giunti dai vari continenti. Unevento promosso dal Pontificio Consiglioper la Famiglia e intitolato “La benedizionedella lunga vita”. Presente, nella prima fasedell’incontro, anche Benedetto XVI, abbrac-ciato con affetto da Francesco sul sagratodella Basilica Vaticana. Dopo le toccanti tes-timonianze di alcuni anziani, il Papa ha pre-sieduto la Santa Messa.La gioia di ritrovarsiinsieme, nonostante le difficoltà, perringraziare il Signore della vita. Alcuni con ibastoni e in carrozzella, una vecchietta conun cartello rivendicava sorridente i suoi 106anni: accompagnati da figli e nipoti, erano

davvero tanti. Hanno affrontato lafatica dell’età per essere presenti inPiazza San Pietro con il Papa.Francesco li ha ringraziati tutti, in-iziando da Benedetto XVI che haaccolto volentieri il suo invito apartecipare all’incontro: “Io ho dettotante volte che mi piaceva tantoche lui abitasse qui in Vaticano,perché era come avere il nonno saggio acasa. Grazie!”.Ci sono state alcune testimonianze, in parti-colare quella di una coppia di profughiiracheni, sposati da 51 anni, fuggiti “da unaviolenta persecuzione”. Il Papa ha rivoltoloro un “grazie speciale”:“E’ molto belloche siate venuti qui oggi: è un dono per la

Chiesa. E noi vi offriamo la nostra vici-nanza, la nostra preghiera e l’aiuto con-creto. La violenza sugli anziani è disumana,come quella sui bambini. Ma Dio non viabbandona, è con voi! Con il suo aiuto voisiete e continuerete ad essere memoriaper il vostro popolo; e anche per noi, perla grande famiglia della Chiesa. Grazie!”.

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Anno XXXI

5 Ottobre 2014

2PAG

Continua dalla prima pagina

Continua dalla prima pagina

“Questi fratelli - ha detto il Papa - ci testimoniano che anchenelle prove più difficili, gli anziani che hanno fede sono comealberi che continuano a portare frutto”. La vecchiaia – ha pros-eguito - è un tempo di grazia”, nel quale il Signore “ci chiamaa custodire e trasmettere la fede, ci chiama a pregare, specialmentea intercedere; ci chiama ad essere vicino a chi ha bisogno”:“Magli anziani, i nonni hanno una capacità per capire le situazionipiù difficili: una grande capacità! E quanto pregano perqueste situazioni, la loro preghiera è forte, è potente!”.Inonni hanno il “compito grande” di “trasmettere l’esperienzadella vita, la storia di una famiglia, di una comunità, di unpopolo; condividere con semplicità una saggezza, e la stessafede: l’eredità più preziosa”:“Beate quelle famiglie che hannoi nonni vicini! Il nonno è padre due volte e la nonna è madredue volte. E in quei Paesi dove la persecuzione religiosa èstata crudele - penso, per esempio, all’Albania, dove misono recato domenica scorsa - in quei Paesi sono stati inonni a portare i bambini a battezzare di nascosto, a dareloro la fede. Bravi! Sono stati bravi nella persecuzione ehanno salvato la fede in quei Paesi!”.Ma non sempre – ha ag-giunto - l’anziano ha una famiglia che può accoglierlo:“Eallora ben vengano le case per gli anziani… purché sianoveramente case, e non prigioni! E siano per gli anziani:siano per gli anziani e non per gli interessi di qualcunoaltro! Non ci devono essere istituti dove gli anziani vivonodimenticati, come nascosti, trascurati”.“Le case per anziani– ha sottolineato il Papa - dovrebbero essere dei ‘polmoni’ diumanità”, dei “santuari” di umanità “dove chi è vecchio edebole viene curato e custodito come un fratello o una sorellamaggiore”:“Fa tanto bene andare a trovare un anziano!Guardate i nostri ragazzi: a volte li vediamo svogliati etristi; vanno a trovare un anziano, e diventano gioiosi!”.PapaFrancesco denuncia “la realtà dell’abbandono degli anziani”,spesso scartati con atteggiamenti “che sono una vera e propria

eutanasia nascosta”,perché a comandare“c’è il denaro”:“Siamo tutti chia-mati a contrastarequesta velenosa cul-tura dello scarto!Noi cristiani, in-sieme a tutti gli uo-mini di buonavolontà, siamo chia-mati a costruire con pazienza una società diversa, più ac-cogliente, più umana, più inclusiva, che non ha bisogno discartare chi è debole nel corpo e nella mente, anzi, unasocietà che misura il proprio ‘passo’ proprio su queste per-sone”. “Un popolo che non custodisce i nonni e non li trattabene – ha esclamato il Papa - è un popolo che non ha futuro!”:“E’una delle cose più belle della vita di famiglia, della nostravita umana di famiglia, è carezzare un bambino e lasciarsicarezzare da un nonno e da una nonna!”.Dopo il discorso del Papa è iniziata la seconda fase dell’incontrocoi nonni, la Santa Messa presieduta da Francesco e concelebratada numerosi sacerdoti anziani. Il Pontefice, commentando nel-l’omelia il Vangelo dell’incontro tra Maria e l’anziana cuginaElisabetta, ha sottolineato che non c’è futuro “senza questoincontro tra le generazioni, senza che i figli ricevano con ri-conoscenza il testimone della vita dalle mani dei genitori”. “Cisono talvolta generazioni di giovani che, per complesse ragionistoriche e culturali vivono in modo più forte il bisogno direndersi autonomi dai genitori, quasi di ‘liberarsi’ del retaggiodella generazione precedente. E’ come un momento di adolescenzaribelle. Ma, se poi non viene recuperato l’incontro, se non siritrova un equilibrio nuovo, fecondo tra le generazioni, quelloche ne deriva è un grave impoverimento per il popolo, e la

libertà che predomina nella società è una libertà falsa, che quasisempre si trasforma in autoritarismo”.“Maria – ha sottolineato -ha saputo ascoltare quei genitori anziani e pieni di stupore, hafatto tesoro della loro saggezza, e questa è stata preziosa per lei,nel suo cammino di donna, di sposa, di mamma”:“Così laVergine Maria ci mostra la via: la via dell’incontro tra igiovani e gli anziani. Il futuro di un popolo suppone neces-sariamente questo incontro: i giovani danno la forza per farcamminare il popolo e gli anziani irrobustiscono questaforza con la memoria e la saggezza popolare”.Al termine della Messa, il Papa ha guidato la preghiera marianadell’Angelus ricordando la Beatificazione ieri a Madrid di mons.Álvaro del Portillo, sacerdote, vescovo e primo successore delfondatore dell’Opus Dei, San Josemaría Escrivá de Balaguer:“La sua esemplare testimonianza cristiana e sacerdotale – hadetto - possa suscitare in molti il desiderio di aderire sempre piùa Gesù e al Vangelo”. Quindi, ha ricordato che domenicaprossima inizierà il Sinodo della famiglia, invitando “tutti,singoli e comunità, a pregare per questo importante evento” cheaffida a Maria Salus Populi Romani. Infine, ha invocato “la pro-tezione di Maria per gli anziani del mondo intero, in modo par-ticolare per quelli che vivono situazioni di maggiore difficoltà”.(Da Radio Vaticana)

Comprendiamo ad esempio che non dobbiamosentirci infelici per delle cose superficiali comel’aspetto fisico o per altre situazioni materialiperché i malati, che molti di noi reputano i piùsfortunati, sono persone che accettano con pa-zienza la loro situazioni È un’esperienza che tifa capire l’importanza e la bellezza della vita”.Serafino Di Sabatino presidente della sezioneUnitalsi della nostra Diocesi commenta “Unagrande esperienza di fede, che come ogni anno

vede la nostra comunità di San Benedetto delTronto in cammino verso la grotta di Massabielle.Il pellegrinaggio dell’Unitalsi anche per chi comeme da tanti anni ripete questa esperienza è semprequalcosa che ti rimette nella condizione miglioreper vivere la vita quale essa sia.Nelle difficoltà deltragitto l’esperienza del pellegrinaggio non è unvagabondare, non è fine a se stessa, ma ha unameta ben precisa: l’incontro con il Padre attraversola mediazione di Maria. Assicuriamo la preghiera

di tutti i pellegrini e degli Unitalsiani al nostro Ve-scovo Mons. Carlo Bresciani e lo ringraziamo diaver accettato di camminare con noi in questo pel-legrinaggio. Un pensiero è rivolto anche alla fa-miglia di Vittorio Marcelli per la perdita delproprio caro, ci uniamo a loro nella preghiera. Atutti i pellegrini auguro un buon cammino.”Potrete seguire i pellegrini quotidianamente sulgiornale on line della diocesi di San Benedetto delTronto www.ancoraonline.it

Parola del SignoreXXVII DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO A

Dal VANGELO secondo MATTEO

Ascoltate un’altra parabola: C’era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una

siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l’affidò a dei vignaioli e se ne andò.

[34]Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto.

[35]Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l’altro lo uccisero, l’altro lo la-

pidarono. [36]Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comporta-

rono nello stesso modo. [37]Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto

di mio figlio! [38]Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l’erede; venite,

uccidiamolo, e avremo noi l’eredità.[39]E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l’ucci-

sero. [40]Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?”. [41]Gli

rispondono: “Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che

gli consegneranno i frutti a suo tempo”. [42]E Gesù disse loro: “Non avete mai letto nelle

Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo; dal Si-

gnore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il

regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. (Matteo 21,33-43)

Questa parabola, che Gesù ci presenta, si presta a diverse interpretazioni, alcuni personaggisono fissi il Padrone è sempre il Signore Dio, il Figlio è sempre Gesù, invece i vignaioli possonoassumere diverse figure. Almeno due.In primo luogo possiamo vederci il popolo Ebreo che non avendo accettato il Messia viene ri-gettato da Dio che dona la sua “vigna” alla Chiesa che nasce dalla Passione del Cristo. In se-condo luogo vi possiamo scorgere l’umanità intera che figlia di Adamo ed erede di Cainoperpetua la ribellione e l’omicidio, non volendo sottomettersi alla volontà del Padre Celeste.In entrambi i casi noi, i cristiani, dovremmo rappresentare gli “altri vignaioli” i secondi, quelli

chiamati a sostituire i primi, omicidi e ribelli, ed essere quelliche dovrebbero consegnare i “frutti a suo tempo”. I cristianisono il popolo dell’ultimo versetto quelli a cui sarà dato ilRegno di Dio e lo fa - farà fruttificare. Tenendo presente quelloche hanno fatto e come sono stati trattati i primi vignaioli, noicristiani di oggi, i Santi come direbbe San Paolo, come stiamolavorando nella “vigna del Signore”? Che frutti stiamo fa-cendo nascere ? Bella domanda!! Io personalmente che cosasto facendo in questa vigna? Comprendendo come “vigna” lamia vita, il mio mondo, tutto ciò che sono e faccio in questomomento storico che sono chiamato a vivere. Certo, è davveroduro rispondere a questa domanda sapendo che il Signoreaspetta da me i frutti del suo amore, che aspetta una rispostaalla sofferenza che Lui ha sopportato per me nella sua Passione.Avendo conoscenza che i frutti che Egli aspetta da me sono

prima di tutto: fede, speranza e carità, che si traducono nell’essere povero di spirito, mite, mi-sericordioso, portatore di pace, puro di cuore e ricercatore della giustizia; come posso dire diessere un buon “vignaiolo”?. No, non lo posso dire, e allora debbo essere consapevole di do-vermi rimboccare le maniche, di dovermi dare da fare, di dover continuare a seguire GesùCristo sulla strada che mi indica con la sua Parola e con il suo aiuto, nella certezza che se con-tinuerò a rialzarmi dalle mie cadute, continuerò ad avere la volontà di seguirlo Egli sarà semprevicino a me per perdonarmi ed aiutarmi sulla strada che porta al Padre. Ci sono alcune richiesteche Gesù non negherà mai di soddisfare, chiediamogliele continuamente: Signore aumenta lamia fede, Signore perdonami, Signore soccorrimi. RICCARDO

PILLOLE DI SAGGEZZA

Dio ci ha lanciati nella grande avventura, in cui possiamo rimanere noi stessi solo restando in Lui. (Y. De Montcheuil)

Il Papa: vecchiaia è tempo di grazia. Futuro dipende da incontro giovani-anziani

300 Pellegrini da San Benedetto del Tronto a LourdesSaranno accompagnati dal Vescovo diocesano Mons. Carlo Bresciani e da diversi sacerdoti della Diocesi.

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PAOLO VI: GUARDIAMO AL MONDO CON IMMENSA SIMPATIA

Di Paolo Scappucci

Sono tornato da Brescia arricchito da quanto hovisto, ascoltato, incontrato, condiviso. E questo permerito della compagnia con cui ho vissuto il pelle-grinaggio sulle orme di Papa Paolo VI: il VescovoCarlo, don Tiziano, don Mariano, don Guido, donLuca, don Gianni, don Matteo, don Peppe, don Ro-berto, Pino. La visita alla Diocesi di Brescia è stata propostacome parte integrante degli incontri del giovaneclero. Quest’anno, infatti, noi preti giovani ci siamoincontrati con una certa regolarità e abbiamo vissutoun piccolo cammino formativo pensato per noi dalVescovo Carlo. Le giornate trascorse insieme pressol’Istituto delle suore Teresiane di Ripatransonesono state un’occasione per condividere le nostreesperienze spirituali e pastorali, le gioie e le fatichedei primi passi nel ministero, ricevendo dal Vescovoun incoraggiamento e preziose indicazioni, rifles-sioni e categorie per comprendere meglio ciò che vi-viamo e affrontarlo con serenità e fiducia. È statoparticolarmente bello, durante questi incontri, viverela preghiera liturgica e la celebrazione eucaristicacon i confratelli nella chiesa delle suore.Il pellegrinaggio a Brescia ci ha consentito di con-tinuare la riflessione sul nostro essere preti, cono-scendo meglio la figura di Papa Paolo VI, prestobeato (19 ottobre), e i luoghi in cui è maturata la suafede. Trascorrendo insieme tre giorni (24-26 settem-bre), abbiamo potuto conoscerci meglio ed entrarein dialogo con un’altra chiesa diocesana, con le per-sone, con la sua storia, le sue proposte pastorali,…

La visita all’Istituto Paolo VI e l’incontro con donAngelo Maffeis ci hanno fatto intuire quanto sia im-portante per gli uomini di Dio essere in dialogo conil mondo. Un dialogo testimoniato dal pensiero diPaolo VI, dalla sua azione di sacerdote, vescovo epapa, dal suo amore per la cultura e per l’arte con-temporanea (è davvero significativa a tal propositol’esposizione di opere d’arte donate al Papa dagli ar-tisti del ‘900), dalla sua capacità di essere docile allavoce dello Spirito per guidare la Chiesa con sa-pienza, guardando con fiducia al presente e al fu-turo.La casa natale di Paolo VI e il battistero dove ha ri-cevuto il Battesimo ci hanno suggerito la semplicitàe la quotidianità in cui matura la fede di ogni uomo,

chiamato innanzitutto a seguire Cristo nell’ambientein cui vive e poi là dove il Cristo lo conduce.L’incontro con don Renato, vicario per la pastorale,e don Adriano, responsabile delle comunicazioni, ciha aiutato a conoscere meglio la Diocesi di Bresciae a confrontarci con i temi dell’Iniziazione cri-

stiana, delle Unità pastorali e delle Comunicazioni

sociali. Si tratta di ambiti in cui, indubbiamente,sono richieste la programmazione e la capacità or-ganizzativa, ma soprattutto è essenziale l’amore perGesù e per l’uomo. È questo amore, infatti, che cimuove dandoci il coraggio necessario a intrapren-dere strade nuove per portare il Vangelo all’uomo diogni tempo.Infine, accompagnati da don Marco Mori, abbiamo

visitato l’Oratorio di

San Zeno Naviglio

incontrando il par-roco, don Guido e ilcurato, don Andrea.Il pomeriggio tra-scorso in oratorio ciha dato la possibilitàdi apprezzare comela passione educativapossa tradursi in pro-poste spirituali, maanche culturali, spor-tive, ricreative e con-viviali. La serata ècontinuata con la

cena in oratorio e l’incontro con alcuni educatorigiovani e adulti, testimoni di una collaborazionepossibile tra diverse generazioni. La visita a Bresciasi è conclusa nella mattinata di venerdì con un salutoal Vescovo Luciano Monari, che ci ha accolto congioia in episcopio. Di solito quando si partecipa aun incontro non si riceve soltanto.Penso sia statocosì anche per noi. Ciascuno di noi ha ricevuto moltispunti di riflessione, un forte invito a mettere ingioco tutti i talenti per annunciare il Vangelo al-l’uomo di oggi e, soprattutto, la testimonianza che ènecessario essere uniti e camminare insieme perchél’azione pastorale possa essere efficace e toccare ilcuore dell’uomo. Allo stesso tempo, però, spero che anche le personeche abbiamo incontrato abbiano ricevuto qualcosada noi: la simpatia e la vivacità di giovani preti cheprovano a volersi bene e a stimarsi a vicenda. Gi-rando per le vie del centro tutti insieme davamo unpo’ nell’occhio e qualcuno ci guardava con meravi-glia: non capita tutti i giorni, infatti, di incontrare unseminarista e nove preti che lieti camminano in-sieme guidati dal loro Vescovo!

don Gian Luca Rosati

Un’enciclica è sempre rivelatrice della personalità di un Papa che la scrive. Non fu la « Pacem in terriscome il testamento spirituale del Pontefice cui il consesso delle nazioni volle unanimemente attribuireil Premio Balzan per la pace? La prima enciclica di Paolo VI « Ecclesiam Suam » dice qualcosa di piùche le intenzioni, le ansie, le predilezioni del nuovo successore di Pietro posto a reggere la Chiesa diCristo: è il manifesto riassuntivo e programmatico di tutta la sua azione pontificale. Tra le dichiarazionipiù impegnative e rivelatrici ne cogliamo una, che ci sembra meglio esprimere lo stile dell’uomo:Ancor prima di convertirlo, anzi per convertirlo, il mondo bisogna accostarlo e parlargli. Il dialogocol mondo contemporaneo: ecco la caratteristica spiccata e feconda del pontificato di Paolo VI. Con-vinto che la Chiesa deve venire a colloquio col mondo in cui si trova a vivere facendosi parola, mes-saggio; in diretta continuità con lo sforzo pastorale dei suoi grandi predecessori dell’ultimo secolo, daLeone XIII a Giovanni XXIII, egli persevera con tutte le sue forze nel medesimo intento di accostarequanto più possibile il suo insegnamento alla esperienza e alla comprensione dell’uomo di oggi. PaoloVI dialoga col mondo contemporaneo perché profondamente lo ama. Non si lascia sfuggire occasioneper ripetere la sua stima, la sua simpatia, la sua benevolenza per il nostro tempo: ne ha sposato il lin-guaggio e la cultura, ne condivide i timori e le speranze, ne apprezza il progresso e la tecnica. Non acaso egli è il primo Papa salito su un aviogetto e su un elicottero. Non per sport ancor più frequente-mente di Giovanni XXIII lo vediamo uscire dal Vaticano e mischiarsi tra la folla. Non per semplicecortesia o per dovere d’ufficio riceve ininterrottamente, anche nei periodi più intensi del suo lavoro,personalità e umile gente del popolo, partecipanti a ogni genere di congressi e di manifestazioni, cheabbiano chiesto un’udienza del Papa. Sono altrettanti segni, le mille riprove di un atteggiamento di at-tenzione, di comprensione, di ammirazione, di amicizia per il mondo di oggi, che ci fanno capire tuttala sincerità delle commoventi parole contenute nel messaggio di Betlemme: Se il mondo si sente estra-neo al cristianesimo, il cristianesimo non si sente estraneo al mondo, qualunque sia l’aspetto che essopresenta e il contegno che esso gli ricambia. Sappia il mondo d’essere stimato e amato da chi rappre-senta e promuove la religione cristiana con una dilezione superiore e inesauribile. E’ l’amore che lanostra fede mette nel cuore della Chiesa, la quale altro non fa che servire da tramite dell’amore im-menso, meraviglioso di Dio verso gli uomini.

Venendo a dialogo col mondo contempo-raneo Paolo VI non si propone altro scopose non di offrirgli i doni di verità e di graziache Cristo ha lasciato in deposito alla suaChiesa, e comunicargli la redenzione e lasperanza cristiana: Sono profondamentescolpite nel nostro animo le parole di Cri-sto, di cui umilmente, ma tenacemente, civorremmo appropriare: Dio non mandò ilFiglio nel mondo per condannare ilmondo, ma affinché sia salvato per mezzodi Lui (Gv. 3,17). Il modello cui costantemente s’ispira, secondo le chiare parole dell’enciclica, è lastoria della salvezza, l’ineffabile rapporto dialogico offerto e stabilito con noi da Dio Padre, me-diante Cristo nello Spirito Santo. Il dialogo di Paolo VI con l’uomo di oggi comincia dai bambini.Tra di loro, il suo volto austero si fa teneramente sorridente, la sua parola diventa semplice e fami-liare, i suoi gesti si direbbero materni più che paterni. Chiama i bimbi delle borgate romane affet-tuosamente attorno alla sua persona e si mette a spiegare il catechismo conversando con loro. Parlaai grandi o ai piccini in quelle mirabili catechesi, quasi sempre incentrate nel mistero di Cristo edella sua Chiesa? Certo i bimbi lo stanno a sentire incantati e non temono di dare precise rispostealle sue domande confidenziali. In mezzo ai piccoli poliomielitici, nell’imminenza della Pasqua, sipresenta con un enorme uovo di cioccolata e li commuove fino alle lacrime dicendo che Gesù li amadoppiamente, come bambini e come malati. Ai « Pueri cantores » dalle voci squillanti sotto la cupola

michelangiolesca racconta la storia del « pic-colo cantore dell’Alleluja » ucciso dai barbaricon un dardo alla gola mentre gorgheggiaval’inno pasquale:Voi siete nella Chiesa quelloche l’Alleluia è nella liturgia, una letizia sem-pre nuova. Ai mutilatini di Don Gnocchi vuoledare lui stesso la cresima e la prima comunionenella Cappella Sistina alla presenza commossadei loro familiari.Impressiona pensare a quest’uomo dallagrande cultura, dal temperamento intellettuale,dalla mente aperta ai problemi del mondo, chesi fa in mezzo ai fanciulli fanciullo, e sul-l’esempio di Colui che rappresenta sulla terranon nasconde le sue predilezioni per i più pic-coli. Si dice che parlare ai bambini sia la cosapiù difficile: chi sa farsi ascoltare da loro hasuccesso anche con i grandi. In Paolo VI la ca-pacità di dialogo con l’uomo di oggi si po-trebbe misurare dal dono mirabile che egli hadi conversare insieme ai bambini.

IL PAPA

DEI BIMBI

I giovani sacerdoti della nostra diocesi, guidati dal Vescovo Carlo, sulle orme di papa Paolo VI

L’altare della prima messa di Paolo VI

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4 Anno XXXI

5 Ottobre 2014PAG

Leggiamo la seconda parte sulla vi-sita di Gesù a Nazaret, cioè Lc 4,22b-30. Dopol’accoglienza favorevole di Gesù nella primaparte (4,16-22a), Luca dice che i nazaretanipassano al rifiuto totale di Lui.

1. La conclusione della parte precedente

del racconto. Luca scriveva: «E tutti gli da-vano testimonianza ed erano meravigliatidelle parole di grazia che uscivano dalla suabocca» (Lc 4,22a).

La frase – con «testimonianza» e «grazia»– altrove ha valore positivo. Così, per esempio,il Signore «rendeva testimonianza alla paroladella sua grazia e concedeva che per manoloro [di Paolo e Barnaba] si operassero segnie prodigi!» (At 14,3). Quindi erano rimastiammirati dalle parole di Gesù.

2. La frase che innesta il rifiuto. Subito diseguito, Luca scrive: «E dicevano: “Non è co-stui il figlio di Giuseppe?”» (Lc 4,22b). Lacongiunzione «e», manifestamente ha valoreavversativo: «Ma dicevano». Ne segue chel’intera frase assume un valore di rifiuto. Cosasimile si ha anche inMatteo «E lì, a causadella loro incredulità,non fece molti pro-digi» (Mt 13,58),come anche in Marco:«E lì non poteva com-piere nessun prodigio»(Mc 6,5). Nel nostrotesto, la domanda si-gnifica: come puòGesù, «il figlio di Giu-seppe», e nulla più, realizzare l’oracolo di Is61,1-2a che ha applicato a sé stesso e alla suamissione?

3. La sorprendente reazione. «Ma egli[Gesù] rispose loro: “Certamente voi mi cite-rete questo proverbio: Medico, cura te stesso.Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàr-

nao, fallo anche qui, nella tua patria!”. 24Poiaggiunse: “In verità io vi dico: nessun profetaè bene accetto nella sua patria. 25Anzi, in ve-

rità io vi dico: c’erano molte vedove in Israeleal tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso pertre anni e sei mesi e ci fu una grande carestiain tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fumandato Elia, se non a una vedova a Sarepta

di Sidone. 27C’erano molti lebbrosi in Israeleal tempo del profeta Eliseo; ma nessuno diloro fu purificato, se non Naamàn, il Siro”»(Lc 4,23-27).

Tale reazione è formata da materiale varioche Luca volutamente mette insieme per unosuo preciso scopo. 1) Come il «medico» - se-condo un detto molto diffuso – deve guarire séstesso prima di guarire gli altri, così Gesùavrebbe dovuto fare miracoli prima nella suapatria, Nazaret, e dopo farli a Cafarnao (cf v.23). Ma questa frase non si accorda al nostrocontesto, perché Luca non ha ancora parlato diCafarnao. 2) Il detto, sul profeta che non è ac-cetto «nella sua patria», attestato anche da Mte Mc, ha legami molto deboli col fatto che

Gesù ha operato o pochi (Mt) o il nessun mi-racolo (Mc) a Nazaret, ma è il fondo comunedei tre Sinottici. 3) Quanto viene detto sui mi-racoli compiuti a Sarepta e in Siria al tempo diElia e di Eliseo non si adatta alla situazione diNazaret. 4) Questi ultimi tre versetti (vv. 25-27) si hanno solo in Luca.

4. L’atteggiamento violento dei nazare-

tani. «All’udire queste cose, tutti nella sina-goga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono elo cacciarono fuori della città e lo condusserofin sul ciglio del monte, sul quale era costruitala loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, pas-sando in mezzo a loro, si mise in cammino»(Lc 4,28-30). Con queste informazioni Lucaporta al massimo la reazione dei nazaretani,fino alla violenza fisica. Se si tiene presenteche la Nazaret antica è una collina degradanteche va dalla chiesa di san Giuseppe alla basi-lica dell’Annunciazione per terminare con ununa strapiombo di 10-15 metri, oggi in parteriempito, si può pensare che i nazaretani ten-tarono di precipitare Gesù da quel precipizio

che era «sul ciglio delmonte, sul quale eracostruita». Gesùscampò per miracolo,o no? Il testo non èesplicito.

5. Il preannuncio

della sorte futura.

Luca non ha messo in-sieme due visite diGesù a Nazaret, unacon risultato positivo,

l’altra negativo. Dai rilievi letterari. certo, ap-pena accennati sopra, riteniamo che Luca –come Mt e Mc – racconta una sola visita; peròla amplia con vario materiale. Lo fa, nella se-conda parte del racconto, per un duplice scopo:quello di preannunciare il rifiuto di Gesù daparte di molti ebrei e quello di preannunciarela buona accoglienza di Gesù nel suo messag-gio da parte dei pagani. Simeone aveva can-tato: «Ecco, egli è qui per la caduta e larisurrezione di molti in Israele e come segnodi contraddizione» (2,34). Con gli Atti degliApostoli Luca confermerà quanto accenna giànel nostro brano.

Conclusione. «Ma egli… si mise in cam-mino». Luca ci dice che il rifiuto e l’insultonon fiaccano la volontà di Gesù, che proseguenella sua missione (cc. 4-11). Luca ripeterà an-cora questo messaggio, e in forma esplicita,nella seconda parte del suo Vangelo per orien-tarlo verso Gerusalemme, il luogo del martiriodi Gesù. «Mentre stavano compiendosi i giorniin cui sarebbe stato elevato in alto [passione erisurrezione], egli prese la ferma decisione dimettersi in cammino verso Gerusalemme[luogo del suo martirio]» (9,51); mette cosìsotto l’ombra della croce i cc.10-19. L’amoreoblativo accompagna l’opera di Gesù. «Figliodi Dio, che mi ha amato e ha consegnato sestesso per me» (cf. Gal 2,20).

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

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AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO

Agente Generale Cinzia AmabiliVia�F.�Crispi,�107�-�Tel.�e�Fax�0735�582101

Gesù predica a Nazaret e viene rifiutato24. IL RIFIUTO DEI NAZARETANI

COME REALTÀ E SIMBOLO

SCUOLA DI FORMAZIONE TEOLOGICA2014-2015, anno 41° della serie

Dalla relazione del Vescovo Carlo all’apertura dell’anno pastorale 2014/15 leggiamo:

“I laici, quindi, protagonisti dell’evan-gelizzazione della vita e degli ambitidi vita (quelli di cui si è trattato nelConvegno di Verona del 2006): così siraggiungono le periferie, che a voltesono la famiglia in cui si vive.A pocoserve fare la carità fuori casa se nonci si preoccupa di viverla anche incasa con i propri familiari: questi de-vono venire prima! Ė in questa luceche è da comprendere il tentativo cheverrà fatto quest’anno di rilanciare e ripotenziare la Scuola di teologia per laici: si vorrebbe aiutare il laico (eil consacrato) ad approfondire le ragioni della propria fede per viverla coerentemente nei luoghi che gli sonopropri: il lavoro, la famiglia, l’economia, la scuola, la sanità, solo per citarne alcuni. Si tratta di uno sforzonotevole, del quale sono grato ai PP. Sacramentini, e a Padre Crocetti che ha diretto lodevolmente per moltianni questa scuola, ma ora essa ha bisogno dell’aiuto di nuove energie che cercheremo quest’anno e nei prossimianni (non è da pensare che possa trattarsi di impegno di un anno soltanto) di raccogliere. Invito i parroci a sol-lecitare i fedeli a frequentarla, invito i fedeli ad approfondire la propria cultura teologica per dare maggiorcontenuto e fondamento al proprio credere.Senza una profonda conoscenza di Cristo facciamo fatica a rendereragione a chi ce ne chiedesse conto, ma infine non solo agli altri, ma anche a noi stessi, del perché della nostrafede. Se certamente non bisogna aver studiato teologia per essere cristiani, è vero però che la conoscenza dellaSacra pagina (come veniva chiamata la Parola di Dio) è fondamentale per orientare correttamente il nostro af-fetto per Gesù e per Dio” (Centobuchi 20.09.2014).

Le quattro lezioni si tengono ogni venerdì scolastico, da venerdì 10 ottobre dalle 18.00 alle 21.00.

PRIMO ANNO, primo quadrimestre: da ottobre a fine gennaio, aula A18, 01-45: Teologia fondamentale, don Gian Luca Pelliccioni

Dio esiste, si fa conoscere, ha messo nell’uomo il bisogno di conoscerlo. Gli attributi divini. Unsolo Dio in tre persone.

18,45-19,25: Antico Testamento, P. Giuseppe CrocettiIl Pentateuco, Testi biblici riguardanti le origini del mondo e dell’umanità; il ciclo di Abramo. Ilsoggiorno in Egitto, l’esodo, l’alleanza, la pasqua, fino alla distruzione di Gerusalemme.

19,35-20,15: Morale fondamentale, P. Gabriele di Nicolò - La coscienza, la libertà, la legge, ecc. 20,15-21,00: Bioetica, Mons. Carlo BrescianiI problemi etici dell’individuo o i comportamenti sociali studiati con l’aiuto delle scienze mediche e biologiche.PRIMO ANNO, secondo quadrimestre: da febbraio a fine maggio, aula A18, 01-45: Teologia fondamentale, don Gian Luca Pelliccioni

Dio rivela all’uomo il mistero della sua persona e della sua volontà. La divina rivelazione, la veritàsalvifica delle Scritture, l’interpretazione, il Canone, la Bibbia nella vita della Chiesa.

18,45-19,25: Storia della Chiesa, Prof.ssa Rosina Magnanimi - Dall’inizio alla scolta costantiniana19,35-20,15: Elementi di filosofia, Prof.ssa Marisa Redaelli - Platone, Aristotele, Agostino,Tommaso20,15-21,00: Antico Testamento, P. Giuseppe Crocetti

Il profetismo nella Bibbia. Testi di Amos, di Osea, Isaia, Geremia, Ezechiele, Malachia, Carmi delServo di Jahvè. La letteratura sapienziali. Attenzione particolare ai Salmi.

***SECONDO-TERZO ANNO, primo quadrimestre, da ottobre a gennaio, aula B

18, 01-45: Patrologia, Prof. Tito PasqualettiLa prima letteratura cristiana post-biblica: Didaché, Ignazio, Giustino, Tertulliano

18,45-19,25: Cristologia, don Vincent Chukwumankpam IfemeIl mistero di Cristo. Lo sviluppo organico del messaggio cristiano nella vita della Chiesa

19,35-20,15: La Dei Verbum e i documenti successivi, Camilla VitaliI principali documenti del Magistero nella vita della Chiesa e del cristiano

20,35-21,00 I Vangeli sinottici, P. Giuseppe Crocetti sss La formazione dei Vangeli e il problema sinottico. Fisionomia dei Vangeli secondo Matteo, Marco, Luca. I

Vangeli dell’infanzia. Il Discorso della Montagna, specialmente le Beatitudini.SECONDO-TERZO ANNO, secondo quadrimestre, da febbraio a fine maggio, aula B

18, 01-45: Storia della Chiesa, Prof.ssa Rosina Magnanimi - Dall’era Carolingia al Concilio di Trento incluso18,45-19,25: Mariologia, prof.ssa Loreana Fausti

Maria nel piano di Dio, nel mistero di Cristo e della Chiesa19,35-20,15: La Vita Religiosa, P. Silvano Nicoli sss

I grandi documenti ecclesiastici sulla vita religiosa a partire dal Decreto Perfectae Caritatis20,35-21,00 Il quarto Vangelo, P. Giuseppe Crocetti sss

Struttura letteraria, portata dottrinale. La discussione recente sulla rivalutazione di Gv. Lettura deicapitoli 1, Il Verbo si fece carne; c. 6, Io sono il pane della vita; cc. 13-17, Discorsi nell’ultima Cena.

NB. Il programma del 2015-2016. Nel primo anno rimane identico. Nel secondo-terzo (o terzo - secondo) ènuovo.

Giuseppe Crocetti sss

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5Anno XXXI

5 Ottobre 2014 PAG

Domenica 5 ottobre

Ore 9.00 Faraone - Parrocchia S. Maria della Misericordia: Cresime

Ore 11.30 Colonnella - Parrocchia S. Giovanni Evangelista: Cresime

Lunedì 6 ottobre

Ore 16.00 San Benedetto Tr. Suore Concezioniste: incontro con i Docenti di religione

Martedì 7 ottobre

Ore 10.00 San Benedetto Tr. Episcopio: Consiglio dei Vicari

Mercoledì 8 ottobre

Ore 21.00 San Benedetto Tr. Curia vescovile: incontro con i delegati del Convegno ecclesiale marchigiano

Giovedì 10 ottobre

Ore 10.00 Montedinove Convento S. Tommaso: Ritiro del Clero

Venerdì 10 ottobre

Ore 10.00 Porto di S. BenedettoTr. Visita ai pescatori

Ore 16.00 San Benedetto Tr. Cattedrale: Confessioni

Ore 17.30 Aula consiliare del Comune: Convegno Fondazione contro l’usura “Mons. Traini”

Ore 18.00 Istituto Padri Sacramentini: Inizio della Scuola di Teologia per laici

Ore 21.00 Centro Famiglia: conferenza del Prof.Domenico Simeone

Sabato 11 ottobre

Ore 15.00 Grottammare Parrocchia Madonna della Speranza: Forum di pastorale giovanile

Ore 17.00 S. Egidio alla Vibrata Parrocchia S. Egidio Abate: Cresime

Domenica 12 ottobre

Ore 11.00 San Benedetto Tr. - Parrocchia S. Benedetto Martire: Cresime

Ore 17.30 Monteprandone Parrocchia S. Niccolò: S. Messa per l’ingresso del nuovo Parroco d. Gian Luca Pelliccioni

Impegni Pastorali del Vescovo

DAL 5 AL 12 OTTObrE 2014

Riprende il catechismo nella nostra diocesi

In tutte le parrocchie della nostra diocesi ci si avvia all’apertura un nuovo anno di catechismoche vedrà numerosi ragazzi ed educatori camminare insieme lungo un percorso di crescitanella fede e di reciproca testimonianza. Ma il catechismo è anche un’occasione di crescitapersonale, attraverso la quale i ragazzi, sostenuti e guidati dalla Parola, hanno modo di fer-marsi a riflettere su alcuni aspetti fondamentali della loro vita che, presi dai numerosi impegniche oggi li vogliono protagonisti, rischiano di trascurare o di dare per scontati. Proprio perquesto non si può ridurre il catechismo a un altro impegno tra i tanti, qualcosa di simile auna scolastica “lezione”, come a volte capita che i ragazzi chiamino gli incontri, con grandedisappunto dei loro educatori che invariabilmente li correggono: “Non si tratta di una lezione,l’incontro è un cammino che fac-ciamo insieme.”Un cammino nel quale trova con-tinuità anche l’esperienza dell’ora-torio, che nei mesi estivi vieneproposta da sempre più numeroseparrocchie della diocesi. E uncammino di impegno serio, che ri-chiede un’attenzione particolareper l’altro e i suoi bisogni, per ledifficoltà e le sfide che sta affron-tando, anche quelle che sono na-scoste nel profondo della suaesistenza. Ma anche di impegnoverso se stessi, poiché l’educatoreè chiamato a testimoniare con tuttala sua vita quella Parola che annuncia. Per i gruppi che seguiranno il cammino proposto dall’Azione Cattolica Ragazzi, si parte Sa-bato 27 Settembre, con un incontro di presentazione dell’iniziativa annuale di AC “Tutto dascoprire”, presso la parrocchia S. Maria della Marina, alle ore 15, rivolto agli educatori ACR. Siamo tutti chiamati ad accompagnare con la nostra preghiera l’anno catechistico che i tantiragazzi ed educatori della nostra diocesi si preparano a vivere. Simone Caffarini

“NOI ANNUNCIAMO CRISTO CROCIFISSO” (lettera pastorale, 2ª parte)

La città di Corinto

Dal 50 al 52 dopo Cristo Paolo trascorre almeno diciotto mesi a Co-rinto per annunziarvi il Vangelo (cfr. At 18, 1-8). Vi arriva dopo lagrande delusione avuta ad Atene dove dai sapienti filosofi di quellacittà, che pensavano di possedere tutta la verità, gli era stato detto“ti ascolteremo un’altra volta” (At 17, 32). Non volevano prenderenemmeno in considerazione la possibilità della resurrezione di

Gesù, crocifisso e risorto, che egli stava annunciando loro. Credevano nelle tantedivinità dell’Olimpo pagano; ma era per loro troppo difficile accettare un Dio che muore in croceper amore e risorge per aprire le strade della vita eterna. La ‘stoltezza della croce’ e la ‘sapienzadella resurrezione’ non trovavano spazio nelle umane costruzioni filosofiche che avevano elabo-rato.Secondo le valutazioni di alcuni studiosi, Corinto a quel tempo contava circa mezzo milione diabitanti, i due terzi dei quali erano schiavi. C’erano, quindi, folle di persone abbruttite dalla schia-vitù. Si trattava di una città che godeva di una prosperità ragguardevole grazie alla sua posizionegeografica, ai suoi due porti e, non da ultimo, allo sfruttamento degli schiavi che, come si sa, co-stano poco, perché non remunerati per il duro lavoro che sono costretti a compiere. La città, comemolte altre di quel tempo, viveva profondi squilibri sociali ed economici: un terzo della popola-zione viveva in una certa prosperità, sfruttando il lavoro degli altri due terzi ridotti in schiavitù.La popolazione di Corinto era, inoltre, molto eterogenea. In essa coesistevano tutte le razze e tuttele religioni. C’erano molte attività commerciali. La vita era facile e di lusso per alcuni, di grandepovertà per altri. Era una città cosmopolita in cui c’era anche un centro intellettuale dove eranorappresentate tutte le correnti di pensiero. Tipicamente greca era l’insaziabile curiosità intellettuale,l’amore del bell’eloquio, l’inclinazione alla disputa e il desiderio di distinguersi nella ‘sapienzaumana’ coltivando con passione la filosofia.Dal punto di vista religioso, Corinto era un centro nel quale i culti misterici dell’oriente esercita-vano una seduzione indiscutibile, attraendo molte persone. Si trattava di pratiche religiose chepromettevano una speranza di vita attraverso rituali di varia natura tenuti rigorosamente segreti.Con questi riti, accompagnati da cortei orgiastici, si cercava di raggiungere uno stato mistico diestasi attraverso vorticose danze assecondate da musica e da abbondante assunzione di vino.Il rilassamento dei costumi a Corinto era proverbiale, ma probabilmente non era molto diversoda quello di molti altri centri dell’antica Grecia o di Roma. La sessualità era estremamente bana-lizzata, la prostituzione molto diffusa e vissuta come un rito sacro agli dei, addirittura come unmodo di rendere culto ad essi.In questa città Paolo si presenta ad annunciare il Vangelo e fonda la comunità cristiana confidandosoltanto sulla ‘stoltezza della croce’ che è ‘sapienza di Dio’. Egli sa che, dal punto di vista umano,la sua può sembrare una follia, soprattutto dopo il fallimento subito ad Atene. Poteva essere tentatodi abbandonare tutto, come capita sempre quando si guarda solo ai risultati o al successo umanoo alla gratificazione personale.Ma l’apostolo non guarda a questo. Egli sa che “pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servodi tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare ideboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per ilVangelo, per diventarne partecipe anch’io. (1Cor 9, 16.19.22-23).Paolo va verso Corinto, difficile e problematica periferia umana e religiosa, con il coraggio e lafiducia che viene solo dalla sua fede nel Signore risorto. Vi si ferma a lungo per piantare la Chiesain quel contesto culturale e sociale così difficile. Non si risparmia fatiche, lavora con le sue maniper mantenersi e avere di che vivere (cfr. 1Cor, 9). Pur potendo vivere del suo ministero, preferisceannunciare gratuitamente il Vangelo.Non ha mai cercato le proprie comodità, ha cercato solo di servire:questo solo è il suo vanto. Equesto per noi è un insegnamento: non si può essere missionari se non con lo stesso atteggiamentoe con lo stesso spirito di servizio al Vangelo che ebbe Paolo.Il risultato della sua predicazione è stata la nascita della Chiesa di Corinto, ricca di doni dello Spi-rito, ma anche fonte, assieme a tante consolazioni, di tante preoccupazioni e carica di tensioni in-terne.

Per la riflessioneLa città di Corinto e le nostre città-paesi hanno molte analogietra loro: sono cariche di problemi e tensioni sia dal punto di vistasociale e civile, sia dal punto di vista morale. Non possiamo sol-tanto lamentarci perché le cose non sono più come una volta,perché c’è corruzione, perché c’è rilassamento nei costumi, per-ché è diffusa la superstizione, perché la gente non va più inChiesa, perché le famiglie sono in difficoltà... Tutte cose vere, ma poi? Dobbiamo, invece, chiederci: davveroio credo ancora al Vangelo o, intimidito da questa società,tendo a nascondermi o, più semplicemente, a seguire la modadel “così oggi fan tutti” nel lavoro, nel divertimento, in fami-glia?Paolo vede i molti problemi di Corinto, vede le grandi disuguaglianze sociali presenti. Sache il Vangelo accettato e vissuto è la via verso il riscatto umano e sociale; lascia le propriecomodità e senza timore va a predicare il Vangelo, confidando non nelle proprie forze, manella grazia di Dio. Credo che il Vangelo è la risposta giusta alle tante problematiche delleCorinto moderne? Come cerco di comunicarlo agli altri a partire dalla mia famiglia?Sono convinto che la ‘sapienza del mondo’ non è sufficiente per ridare piena dignità al-l’uomo, a ogni uomo e a tutto l’uomo? Come mi impegno - come singolo e come comunità- a combattere le grandi disuguaglianze che affliggono la nostra società?

CINA

Nato in una famiglia di martiri, èmorto il sacerdote Bonaventura

Li Chong De, testimone con lavita del Vangelo e della carità

Tai Yuan (Agenzia Fides) – Era nato in una famigliaprofondamente cattolica, in cui si contano ben 16martiri durante la persecuzione di Geng Zi della di-nastia Qing cinese (1821-1850), oltre a 5 sacerdotie 7 religiose: don Bonaventura Li Chong De è tor-nato alla casa del Padre il 22 settembre, all’età di92 anni. Secondo quanto riferito all’Agenzia Fidesdalla Chiesa locale, il funerale si è tenuto venerdì26 settembre nella parrocchia di Feng Xi, dove èstato parroco dal 1956 al 1958. Don Li era nato il30 maggio 1923 ed era entrato nel Seminario mi-nore nel 1936, quando era passato al Seminariomaggiore di Tai Yuan nel 1938. Venne ordinato sa-cerdote dal Vescovo della diocesi di Tai Yuan, Sua

Ecc. Mons. Domenico Luca Capozi, O.F.M, il 9giugno 1951. Dopo l’ordinazione è stato Decanodella Cattedrale dell’arcidiocesi (1951-1954) e Par-roco della parrocchia di Feng Xi (1956-1958). Co-stretto ai lavori forzati dal 1958 al 1965, vennecondannato all’ergastolo a causa della fede nel1967. Fu assolto e rilasciato nel 1987.Ritornato nella sua diocesi, don Li dedicò tutto ilresto della sua lunga vita all’evangelizzazione. Se-condo quanto raccontano i fedeli, spesso portavacon sé solo un sacco con del pane secco per soste-nersi durante i lunghi viaggi missionari che lohanno visto percorrere tutta la provincia dello ShanXi, a piedi o con i mezzi più poveri. Il “Gruppodella Carità e dell’Evangelizzazione di S. Paolo”dell’arcidiocesi di di Tai Yuan sotto la sua guida hadato un immenso contributo all’annuncio del Van-gelo e al servizio della carità, come del resto sotto-linea l’annuncio funebre dell’arcidiocesi, che lodefinisce “un sacerdote che ha dato testimonianzacon tutta la sua vita”. (NZ) (Agenzia Fides )

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6 Anno XXXI

5 Ottobre 2014PAG

Papa�Francesco�parlando�del�prossimo�Si-nodo�della�famiglia�ha�affermato:�“Questoimportante�appuntamento�coinvolge�tutto�ilPopolo�di�Dio,�Vescovi,�sacerdoti,�personeconsacrate�e�fedeli�laici�delle�Chiese�parti-colari�del�mondo�intero,�che�partecipanoattivamente�alla�sua�preparazione�con�sug-gerimenti�concreti�e�con�l’apporto�indispen-sabile� della� preghiera.� Il� sostegno� dellapreghiera�è�quanto�mai�necessario�e�signi-ficativo�specialmente�da�parte�vostra,�carefamiglie…�Pertanto�vi chiedo di pregareintensamente lo Spirito Santo,�affinchéillumini�i�Padri�sinodali�e�li�guidi�nel�loro�im-pegnativo� compito…�Preghiamo�dunquetutti� insieme� perché,� attraverso� questieventi,�la�Chiesa�compia�un�vero�camminodi�discernimento�e�adotti�i�mezzi�pastoraliadeguati�per�aiutare�le�famiglie�ad�affron-tare�le�sfide�attuali�con�la�luce�e�la�forzache�vengono�dal�Vangelo”.�La�nostra�dio-cesi�si�ritroverà�martedì 7 ottobre alle ore21.00 presso� la� Cattedrale� Santa�Mariadella�Marina�per�pregare�per�il�Sinodo�dellefamiglie�come�chiesto�dal�nostro�Papa.

Papa Franceco ci chiede di pregare per la riuscitadel Sinodo della famiglia

Le famiglie pregano per il Sinodocon la presenza del nostro Vescovo CarloCattedrale S. Maria della Marina

Martedì 7 Ottobre - ore 21,00/22,30

Diocesi diS. Benedetto del TrontoRipatransone - Montalto

ConcorsoIn vista del Convegno Ecclesiale che si terrà a Fi-

renze dal 9 al 13 novembre 2015, il Comitato pre-

paratorio e l’Ufficio comunicazioni sociali Cei

hanno lanciato il concorso “Un logo per Firenze

2015… il tuo!” L’iniziativa è aperta a tutti: gio-

vani (anche minorenni) e adulti, religiosi e laici,

individui e gruppi (classi scolastiche, famiglie…).

I partecipanti potranno inviare una proposta seguendo il regolamento pubblicato nel sito

www.firenze2015.it. Il coinvolgimento e la partecipazione di tutte le realtà ecclesiali e laicali del ter-

ritorio è uno degli aspetti essenziali del percorso di preparazione al 5° Convegno Ecclesiale Nazionale,

pertanto siamo tutti vivamente invitati a pubblicare sui nostri siti i banner che trovate in allegato.

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7Anno XXXI

5 Ottobre 2014 PAG

Don Sandro Dalle Fratte, responsabile della pasto-

rale familiare della diocesi di Treviso, ci tiene a sfa-

tare due miti: che la questione dell’accesso

all’Eucaristia sia “il problema” principale...

Il 90% delle coppie separate sono “ricomponi-

bili”, cioè avrebbero tutti gli estremi per tornare in-sieme. A patto, però, di riuscire a trovare unacomunità accogliente in grado di ascoltarle e pro-porre loro un processo personalizzato di “guari-gione”. Che metta in fuga il timore di esseregiudicati a priori, e dunque emarginati senza ap-pello. Perché chi di noi, separato o no, non ha maisperimentato la condizione di persona “ferita” dallavita? Don Sandro Dalle Fratte, responsabile dellapastorale familiare della diocesi di Treviso, alla vi-gilia del Sinodo riassume così il senso della sua mi-litanza più che decennale a fianco delle famiglie chehanno visto spezzarsi il vincolo del matrimonio, perle ragioni più diverse. È per queste famiglie ferite,per le loro cicatrici che nascondono sempre undramma, che la diocesi veneta - 900mila abitanti, euna “task force” di 160 famiglie che si sono guada-gnate, negli anni, le stellettesul campo grazie ai Master diformazione organizzati dallaCei e poi messi a frutto ac-canto alle famiglie nel territo-rio diocesano - ha progettatoe attuato itinerari specifici, madifferenziati: uno per le per-sone separate che scelgono dirimanere fedeli al vincolo delmatrimonio cristiano e l’altroper i divorziati risposati,spesso in preda ai dubbi sucome vivere la loro nuova condizione all’internodella comunità ecclesiale.Le ferite parlano. La Chiesa “in uscita” è una

Chiesa che impara anche dalle persone che incrociasulla sua strada. Don Sandro - ci rivela - dalle suefamiglie ha imparato che “le ferite parlano”, perché“le nozze con Gesù si celebrano sulla Croce. Ed è lìche ritrovo il mio essere prete, la forza di fuggire latentazione di andare lontano dal Vangelo”. Don San-dro ci tiene a sfatare due miti: che la questione

dell’accesso all’Eucaristia sia “il problema” prin-

cipale per i divorziati risposati e la convinzione

diffusa che i figli dei separati o divorziati non vi-

vano una condizione diversa rispetto a quella dei

loro coetanei che hanno alle spalle famiglie sta-

bili. “In tutti questi anni, non ho visto un figlio ‘nor-male’”, racconta il sacerdote, che enumera uncampionario di ragazzi e ragazze alle prese con pro-blemi che vanno dalle difficoltà ad avere rapportiaffettivi duraturi agli insuccessi scolastici, fino adarrivare alle varie forme di dipendenza, come quelladalla droga o dall’alcol, e ai casi più o meno gravidi depressione.Mai giudicare. L’atteggiamento di don Sandro, tut-tavia, è interiormente libero e scevro da ogni giudi-zio e pregiudizio. Chi sta accanto a questo tipo difamiglie, come lui, sa bene che “la prima cosa che

chiedono è essere accolte così come sono”. Non c’èuna storia di famiglia uguale ad un’altra. Dopo, masolo dopo, viene la questione dell’accesso ai sacra-menti. Facile a dirsi, ma non a farsi, testimonia donSandro pensando a quando, per la prima volta, haproposto in diocesi la “Veglia per le famiglie ferite”.Tutte le famiglie, senza distinzioni. Chiamando araccolta anche quelle “normali”, o presunte tali,quelle che di solito frequentano i nostri recinti. E inqualche caso ha trovato la strada sbarrata. Solo peril primo anno, però: ora queste Veglie sono diventateuna consuetudine a Treviso e nel Trevigiano, si ce-lebrano regolarmente tre volte all’anno, nei mo-menti forti dell’anno liturgico. “Tutto cresce congradualità”. Così come gradualmente sono iniziati idue percorsi di pastorale familiare: undici anni faquello rivolto ai separati “che non escludono la fe-deltà”, due anni fa quello per i divorziati risposati.Ogni anno, il primo corso - il percorso è ciclico, 11incontri annuali, e si può cominciare quando sivuole - è frequentato da circa 40 coppie. Una ven-tina le coppie l’anno, per ora, frequentano il secondo

itinerario, quello per iseparati o divorziatiche hanno formato unanuova unione. “LaChiesa non ci acco-glie, ci sentiamo rifiu-tati, allontanati”, unadelle lamentele piùfrequenti registrate dadon Sandro. Per que-sto non bastano i corsi:“Bisogna che tutta lacomunità sappia an-

nunciare e testimoniare la bellezza del matrimonio.Ci vuole un cambiamento del cuore”. “Chi siamonoi? Cosa possiamo fare”, si chiedono queste fami-glie, che “vogliono essere dentro la Chiesa, capirecosa stanno vivendo”. Per dare una risposta, “biso-gna sospendere ogni giudizio”.

Cambia lo sguardo. C’è chi è timido e insicuro.C’è chi si ribella e dà sfogo a tutta la rabbia che hadentro. C’è chi vive da separato in casa. C’è chi uti-lizza i corsi solo per stringere nuove amicizie. Allafine del percorso, però, “si vede che tutti ritrovanolo sguardo, una dignità, un volto”, testimonia donSandro: “Glielo dicono anche i loro ex, ‘sei cam-biato, sei cambiata, ti trovo meglio…’”. Eppure suc-cede di tutto, qualcuno dopo cinque-sei incontrisparisce, qualcun altro fa fatica ad entrare ma poiresta. Chi sceglie di rimanere fedele al suo matri-monio spesso deve fare lo slalom tra i parenti e gliamici che lo pressano a “rifarsi una vita”. Come sebastasse passare un cancellino su una lavagna pereliminare ogni traccia di gesso. In alcuni casi, “ri-farsi una vita” vuol dire scegliere di nuovo la propriamoglie o il proprio marito. Non saranno numeri dapercentuali stratosferiche, ma don Sandro proprioquesta estate è stato invitato ad una cena da “ritornodi fiamma”.

PERCORSO DI VITA E DI FEDE CON GLI SPOSI

CHE VIVONO IN SITUAZIONE DI SEPARAZIONE,

DIVORZIO E NUOVA UNIONE.

Domenica 5 ottobre ripartirà il PER-CORSO DI FEDE CON GLI SPOSICHE VIVONO IN SITUAZIONE DISEPARAZIONE, DIVORZIO ENUOVA UNIONE. Ogni incontro sisvolgerà tutte le domeniche dalle 15,45alle 18,00 presso il Centro Pastorale divia G. Pizzi n° 25. I componenti delgruppo (quattro dei quali appaiono nellafoto, in un momento di festa svoltosi du-rante l’estate) attendono tutti quelli che,vivendo le situazioni indicate, vorrannounirsi a loro. Ufficio di Pastorale Familiare

Primo: accogliere le famiglie feriteE senza giudicare   

A tu per tu con don Pietro Rossiparroco emerito della parrocchia Madonna della Speranza

GROTTAMMARE - Lo aspet-tavo sotto il sole di un fresco po-meriggio di settembre la miaesile figura si confondeva con lafacciata bianca della chiesa diSan Martino e il mio sguardo siperdeva tra le foglie degli alberiche danzavano sul piazzale equalche gatto che passava guar-dingo. Ad un tratto, ecco arrivare sullasua Ypsilon blu don Pietro, si-lenzioso e lento come solo chiha così tanti anni sulle spalle saessere; dopo una breve presenta-zione, ci sediamo all’internodella chiesa e comincia a raccontarmi un pezzo della sua lunga vita.Don Pietro, ci racconti in quale ambiente ha preso vita la sua vocazione.

Cominciai a fare il chierichetto a 6 anni e dopo la quinta elementare desiderai entrare in seminario.I miei genitori, molto poveri, non poterono mantenermi in quello diocesano quindi andai a Romadai Paolini, dove frequentai fino al quinto ginnasio. Con lo scoppio della guerra tornai a casa e imiei genitori non vollero che facessi ritorno a Roma perché avevano paura. Perciò andai nel se-minario di Fermo, dove frequentai il liceo e i primi due anni di teologia; gli ultimi due anni li fecia Fano, perché il seminario di Fermo venne chiuso per la guerra. Nel 1948 fui ordinato sacerdotenel mio paese, Acquaviva, dall’allora vescovo mons. Pietro Ossola; sono forse l’unico sacerdoterimasto ordinato da questo vescovo.Divenuto sacerdote in quali parrocchie si è fermato? I primi cinque anni andai a Porto d’Ascoli

con don Marino Ciarrocchi, di due anni piùgiovane di me: mi trovai molto bene, mi sen-tii accolto dai ragazzi e con loro formai unbel gruppo di giovani, di cui tre o quattro an-darono in seminario ma non continuarono ilcammino. Subito dopo, nel ’53 fui mandatoparroco a Ripatransone nella parrocchia diSan Michele Arcangelo e lì rimasi diciottoanni; ebbi diversi incarichi dal vescovo Ra-dicioni: il cinema parrocchiale, il circoloAcli e fui aiutante del presidente della Pon-tificia Opera di Assistenza, che si occupavadell’assistenza alle parrocchie, in particolarmodo delle colonie estive. Ho lavorato perpiù di 20 anni alle colonie, a San Benedetto,a Grottammare e a Ripatransone e ho orga-nizzato diversi campeggi a Foce di Monte-monaco. Dopo diciotto anni mons. Radicioni

mi ha mandato parroco qui a San Martino dove sono rimasto ventisette anni, senza casa: ho dovutousare la chiesa per tutto, per il catechismo, per gli incontri.Qui non c’erano locali? No, costruimmo la casa dal niente e nel 1983, l’ultimo anno di perma-nenza del vescovo in diocesi, egli venne a celebrare qui la cresima nel giorno in cui inaugurammola casa parrocchiale, che io non ho mai abitato perché la diedi ad una famiglia bisognosa che ciabitò per tredici anni, gratuitamente.C’è qualcosa della sua attività che cambierebbe? No, mi sono sempre adoperato molto e sonofelice di questo. A San Martino ho creato io la parrocchia e al mio arrivo contava mille anime;dopo 27 anni di servizio, l’ho lasciata a tremila persone. Dovetti fare di tutto e quando arrivai fuiaccolto non molto bene dalle persone. La gente mi aiutava molto nelle spese della parrocchia, adesempio durante le giornate missionarie raccoglievo 3-4 milioni di lire. Quando poi ho avuto lacasa parrocchiale, le aule al piano terreno le usavo per le riunioni, il catechismo, e l’appartamentoal piano sopra l’ho dato a quella famiglia povera.Lei di iniziative ne ha fatte parecchie. Sì, ho cercato di seguire sia i giovani che le famiglie,che ho aiutato pagando gli affitti, le bollette, perfino la cassa da morto; sentivo che dovevo aiutarli.Le altre famiglie erano tutte piuttosto benestanti, solo coloro che non erano di qui avevano bisognodi un aiuto.Qual è una sua qualità? Sono generoso e aiuto chi ha più bisogno: faccio sia beneficenza mate-riale, perché quando posso dono parte della mia pensione, sia beneficenza spirituale, perché unaparola buona o un consiglio lo regalo a chiunque.Dia un consiglio ai giovani sacerdoti. Che pos-sano essere molto vicini al nuovo vescovo e chesiano ubbidienti.E’ arrivato il momento di congedarci perché inchiesa sta iniziando il rosario. Don Pietro viene quitutti i giorni a celebrare la messa, nella parrocchiache per lui racchiude innumerevoli ricordi. Da oggianche io conservo un ricordo particolare, quello diaver trascorso del tempo con un sacerdote la cuigrandezza deriva dal messaggio che trasmette daquando è bambino: donarsi gratuitamente al pros-simo e impegnarsi per migliorare la propria vita equella degli altri. Grazie don Pietro!

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8 Anno XXXI

5 Ottobre 2014PAG

Consultorio familiare: un servizio relazionaleper il sostegno educativo alla famigliaA San Benedetto del Tronto il professor Domenico Simeone,presidente della Confederazione Italiana dei consultori familiari di ispirazione cristiana.

Il Centro Famiglia e l’Ufficio Pastorale Familiare della DiocesiSan Benedetto-Montalto-Ripatransone organizzano un impor-tante appuntamento per chi opera nell’ambito del volontariato e del sostegno dell’altro. Il professorDomenico Simeone, presidente della Confederazione Italiana dei Consultori Familiari di ispira-zione cristiana, terrà una conferenza-dibattito al Biancazzurro. DOMENICO SIMEONE – Ve-nerdì 10 ottobre, alle ore 21, l’appuntamento seminariale dal titolo “Il consultorio familiare: un

servizio relazionale per il sostegno educativo alla famiglia”. L’incontro mira ad indagare le di-namiche dei centri di ispirazione cristiana e le sinergie da attivare per una ottimale vicinanza allacomunità e all’utenza. Nell’ambito della serata, il professor Simeone presenterà il suo ultimo libro. IL CONSULTORIO FAMILIARE – È bene ricordare che il Centro Famiglia è il consultoriofamiliare di ispirazione cristiana della Diocesi di San Benedetto-Montalto-Ripatransone e operain stretto rapporto con l’Ufficio di Pastorale Familiare per il bene delle famiglie che sentono l’esi-genza di rafforzare il proprio legame o che hanno bisogno di sostegno in particolari momenti dellavita. Alla base dell’attività del Centro Famiglia i servizi di consulenza nel settore familiare, sociale,pedagogico, psicologico, medico, legale, morale e finanziario. IL CENTRO FAMIGLIA – Per informazioni e appuntamenti è necessario contattare il CentroFamiglia al numero 0735 595093 o all’indirizzo [email protected]; l’associazione di-spone anche di un sito web costantemente aggiornato dove è possibile reperire informazioni suicorsi, gli incontri e i servizi offerti all’utenza. È possibile, inoltre, recarsi personalmente pressol’ufficio sito in via Pizzi, 25 nel centro cittadino dove, dal lunedì al venerdì dalle ore 16.30 alle18.30, un membro dello staff sarà pronto ad accogliere gli utenti nel rispetto della privacy e in ri-servatezza. Dina Laurenzi

La pastorale giovanile invita gli educatori a formarsi sull’evangelizzazione ai giovaniPG Forum: per tornare a capirsi

E’ fissato per sabato 11 ottobre l’incontro organizzatodal Servizio diocesano di pastorale giovanile, che portail nome di “PG Forum: per tornare a capirsi” e cheavrà luogo nei locali della parrocchia Madonna dellaSperanza a Grottammare. L’incontro è rivolto a cate-chisti, educatori d’oratorio (non adolescenti), capi inservizio R\S , educatori ACG, responsabili degli ambitigiovanili di associazioni e movimenti, animatori spor-tivi, ma anche a tutti quelli che in questo nuovo annopastorale iniziano il loro servizio con i giovanissimi egiovani. Il forum, dopo l’introduzione del nostro ve-scovo Carlo, sarà animato dal Servizio diocesano diPastorale Giovanile della diocesi di Senigallia, che ciaiuterà a chiarire i termini chiave della pastorale gio-vanile e quindi “tornare a capirsi” tra di noi in questoservizio ecclesiale fondamentale. Tra gli obiettivi diquest’incontro c’è proprio quello di tornare anche adare un volto a tutti quelli che fanno pastorale giova-nile in diocesi, conoscersi per crescere insieme enell’unità annunciare il vangelo di Cristo ai giovani. Le iscrizioni verranno raccolte entro domenica 5 ottobre tramite l’evento sulla pagina Facebookdella Pastorale Giovanile (cercate “Servizio per la Pastorale Giovanile SBT”) oppure mandando unae-mail all’indirizzo [email protected]. E’ il primo passo per cominciare a costruire un’unionesolida tra le parrocchie ed abbattere i muri della timidezza e della pigrizia. Floriana Palestini

INCONTRO ACR,

CORAGGIO

EDUCATORI!Sabato 27 settembre si è tenuta, presso la par-rocchia Santa Maria della Marina di San Be-nedetto del Tronto, l’iniziativa annualedell’ACR per la presentazione agli educatoridelle guide 2014/2015 di riferimento e delloro uso, a cui è seguito un breve modulo diformazione della metodologia dell’ACR.Erano presenti don Luigino Scarponi, assi-stente unitario, Adamo di Giacinti, presidentediocesano e don Gianluca Rosati, assistenteACR, che ha invitato tutti ad affidare l’annoche sta per iniziare, i ragazzi e le parrocchie della diocesial Signore. Don Gianluca ha invitato all’ascolto e alla ri-flessione sull’icona biblica di quest’anno, Marco 6,45-52,già spiegata da sr Gina durante la Giornata Unitaria di ini-zio anno associativo, domenica 14 settembre, pressol’Istituto Suore Teresiane di Ripatransone: Coraggio sono

io! è la frase che Gesù rivolge ai discepoli: “L’atteggia-

mento di Gesù - ha voluto sottolineare don Gianluca -  èun atteggiamento di compassione nei confronti degli uo-

mini; Gesù ha compassione e allora guarisce gli am-

malati, moltiplica i pani perché la gente ha fame, vede i

discepoli nella fatica e interviene. Non è un Gesù senza

sentimenti, distaccato da noi ma è un Gesù che ci guarda

e si prende cura di noi anche nelle piccole difficoltà quo-

tidiane. Allora anche noi, da educatori, non siamo quelli

che si occupano dei ragazzi soltanto a catechismo, ma

siamo quelli che hanno cura di loro e gli vogliono bene,

siamo quelli che hanno voglia di trasmettere qualcosa di

bello che noi a nostra volta abbiamo trovato e che ci è

stato trasmesso. Dobbiamo impegnarci a cercare il lin-

guaggio più adatto per farlo, interessarci a quello che in-

teressa a loro affinché quello che diciamo possa passare

a loro nel migliore dei modi. Marco dice che Gesù ordinò

ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull’altra

riva; l’obbedienza ad un ordine è importante, perché ci

fa fare cose che non faremmo di nostra spontanea

volontà: è l’obbedienza che, per esempio, ci fa dire di sì

al parroco che ci manda ad un incontro per educatori,

anche se non ne abbiamo voglia, perché il parroco sa che

la nostra formazione è importante, perché senza di essa,

cosa pretendiamo di dare ai ragazzi e ai bambini che ci

vengono affidati? E’ l’obbedienza che ci fa dire di sì al

parroco che ci chiede un servizio in parrocchia, perché

ci conosce e capisce quali sono le nostre potenzialità e

magari ci aiuta a scoprire che avevamo un talento che

non sapevamo di avere e a metterlo a disposizione”. Aseguire c’è stata la presentazione, da parte di Lorenzo Fe-lici, vice diocesano ACR, del cammino dell’anno e deigiochi presenti sul guidino. Giochi semplici e di facilerealizzazione. Quest’anno i ragazzi verranno invitati acompiere un viaggio alla ricerca di se stessi e del perchéhanno intrapreso questo cammino.. Chiappini Janet

L’evento vuole puntare l’attenzione e suscitare l’interesse di operatori turistici e amministratori pubblici, ai vari livelli, verso le peculiarità e le culture dei territori marchigiani per una reinterpretazione originale di vecchi e nuovi percorsi spirituali. Sono gli itinerari che si legano alla storia e alle tradizioni monastiche, ai santuari e ai tanti e diversi pellegrinaggi ai luoghi sacri. Obiettivo, creare un nuovo e qualificato sistema di valori che abbia una tangibile ricaduta sull’economia e l’immagine della regione Marche. L’evento, che si articolerà in quattro momenti organizzati nei luoghi simbolo di Fonte Avellana, Abbadia di Fiastra, Loreto e Eremo di Santa Maria di Val di Sasso-Valleremita, sarà l’occasione per illustrare in maniera vivace e stimolante i programmi della Regione Marche per consolidare il Cluster turistico “Meditazione e Spiritualità” che costituisce una priorità nel panorama dell’offerta regionale. Saranno dunque importanti momenti di riflessione sui benefici che i valori religiosi e i luoghi della spiritualità sono in grado di generare a favore del territorio.

Le tre giornate verranno “raccontate” da blogger nazionali e internazionali che visiteranno i luoghi dell’evento fino a toccare il Monastero di Valledacqua di Acquasanta Terme, per confermare la volontà della Regione Marche di coinvolgere, in maniera siner-gica e corale, tutte le innumerevoli e peculiari realtà del proprio territorio nello sviluppo del turismo religioso.

FONTE AVELLANA ABBADIA DI FIASTRA LORETOVALLEREMITA

3 - 4 - 5 ottobre 2014

IL TURISMO RELIGIOSO NELLE MARCHE: MEDITAZIONEE PELLEGRINAGGIO NEI LUOGHI DI FEDE E SPIRITUALITA’

VIA LAURETANAASSOCIAZIONE

The project is co-funded by theEuropean Union, Instrument forPre-Accession Assistance .com

[email protected]

REGIONAL CONFERENCE

071/ 8062397 - 8062410

Commissione Regionale per la Pastoraledel Tempo libero, Turismo e Sport

sistema di valori che abbia una tangibile ricaduta sull. Obiettivpellegrinaggi ai luoghi sacri

storia e alle tradizioni monastiche. So vecchi e nuovi percorsi spirituali

culture dei territori marchigiani per una reinterpretazione originale di , ai turistici e amministratori pubblici

’attenzione lvuole puntare ’evento LL’evento

’economia e angibile ricaduta sull, creare un nuovo e qualificato vo

, ai santuari e ai tanti e diversi e ono gli itinerari che si legano alla

una reinterpretazione originale di , verso le peculiarità e le vari livelli

operatori di ’interesse lsuscitare e

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ritorio nello sviluppo del turismo tergica e corale, tutte le innumerevo

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