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Numero 23: Claudio Nardi Gruppoforesta Studio Bandini & Associati Duccio Ferroni Paolo Carli Moretti Giovanni Vaccarini
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in copertina/coverClaudio Nardi, MOKAC, Ex Fabbrica O. Schindler, 2010© Marcin Gierat
AND rispetta l’ambiente stampando su carta FSC®
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ANDRivista quadrimestrale di architetture,città e architettin°23 gennaio/aprile, 2012
direttore responsabileFrancesca Calonaci
direttore editorialePaolo Di Nardo
comitato scientificoGiandomenico Amendola, Gabriele Basilico, Miranda Ferrara, Maurizio Nannucci, David Palterer, Sergio Risaliti, Giorgio Van Straten
coordinamento comitato scientificoAlessandro Melis
redazioneTommaso Bertini, Filippo Maria Conti, Samuele Martelli, Elisa Poli, Luca Sgrilli, Eugenia Valacchi
coordinamento editorialeDavide Ciaroni, Fabio Rosseti
coordinamento redazionaleFabio Rosseti
corrispondentidalla Francia: Federico Masottodalla Germania: Andreas Gerlsbeck
traduzioniitaliano-inglese, inglese-italianoWiki Trado Ltd., Fabio Rosseti
crediti fotograficile foto sono attribuite ai rispettivi autori come indicato sulle foto stesse. L’editore rimane a disposizione per eventuali diritti non assolti
progetto graficoDavide Ciaroni
impaginazione elettronicaDavide Ciaroni
direzione e amministrazionevia XX settembre, 98 - 50129 Firenzewww.and-architettura.it
redazionevia XX settembre, 98 - 50129 [email protected]
editoreDNA Editricevia XX settembre, 98 - 50129 Firenzetel. +39 055 [email protected]
comunicazione e pubblicitàDNA Editricevia XX settembre, 98 - 50129 Firenzetel. +39 055 [email protected] per la Lombardia, Liguria, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto
R.D.E. Ricerche Design Editricevia Roma 21 - 20094 Corsico (MI)tel. +39 02 4491149 - fax +39 02 [email protected]
distribuzione per l’ItaliaJOO Distribuzionevia F. Argelati, 35 - 20143 [email protected]
distribuzione per l’estero SO.DI.P. SpA, Via Bettola 18, 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel +3902/66030400, Fax +3902/66030269e-mail: [email protected] stampaTap Grafiche S.p.A. - Poggibonsi (SI)
ufficio stampaComplemento Oggettowww.complementoggetto.it
quadrimestraleuna copia € 12,00numero con speciale € 15,00numeri arretrati € 24,00abbonamento annuale (3 numeri)Italia € 36,00; Europa € 45,00;resto del mondo € 60,00 (posta prioritaria)
Registrazione del Tribunale di Firenzen. 5300 del 27.09.2003 ISSN 1723-9990R.O.C. n. 16127 del 11/01/2006© AND - Rivista di architetture, città e architetti(salvo diversa indicazione)© dei progetti di proprietà dei rispettivi autori
AND - Rivista di architetture, città e architettiè una testata di proprietà diDNA Associazione Culturalevia XX settembre, 98 - 50129 Firenze
è vietata la riproduzione totale o parzialedel contenuto della rivista senzal’autorizzazione dell’editore edell’Associazione Culturale DNA.
La rivista non è responsabile per il materialeinviato non richiesto espressamente dallaredazione. Il materiale inviato, salvo diversoaccordo, non verrà restituito.
sommario/summaryClaudio Nardi > Architetti Italiani
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EDITORIALE, Paolo Di Nardo
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PIERO TOILETTE
DuccIO fERRONI, Restauro Villa di Monsoglio
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ATIL KuTOGLu bOuTIQuE
ARcHITETTI ITALIANI, di Paolo Di Nardo PAOLO cARLI MORETTI, casa 2
AND young, francesco ursitti
sEDE AuTORITA' PORTuALE MARINA DI cARRARA NuOVO EDIfIcIO REsIDENZIALE NOVOLI MuLTIPLEX cINEMA
RIcERcA DELLA QuALITA', gruppoforesta I studio di ArchitetturaMOcAK, Ex fabbrica O. schindler
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EDITORIALE
Architetti Italiani
LIVELLI DI LETTuRA, Intervista a claudio Nardi
bOuTIQuE bEAYuKMuI bOOKsHOP AGORAZ, Palazzo strozzi
44 46 49
VERTEX TOWER
GIOVANNI VAccARINI, 3 Edifici
in apertura/opening page: Stone Museum, Kengo Kuma & AssociatesNasu, Tochigi, Giappone/Japan (2000) ©
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Claudio Nardi è l'architetto dei “doppi”, come lui stesso li definisce, cioè un architetto che vede (vuole
vedere) «il mondo da lontano e da vicino» conservando quella attenzione e quel gusto per i dettagli che
rendono il viaggio fra i due estremi ancora più ricco. Quando abbiamo chiesto a Nardi di indicarci i pro-
getti più rappresentativi del suo percorso professionale e di ricerca, la sua proposta è partita da un lista,
quella dei “doppi” appunto:
Details and Overview, Intimacy of Interiors and the Exposure of Architecture, Simplicity and Complexity, Traditions and Contemporary Language, Solidity and Lightness, Local & Global, Objective and Subjective Identity, Function and Communication, Functions and Emotions.Dopodiché è iniziato il racconto attraverso l'architettura. I progetti di Claudio Nardi che presentiamo in
queste pagine raccontano non solo l'architetto ma anche l'uomo. E non potrebbe essere diversamente
perché la passione e la sensibilità dell'uno si ritrovano espresse nelle architetture dell'altro. Per questo
motivo abbiamo anche scelto di lasciare che siano direttamente le parole di Nardi a raccontare se stesso
(con l'intervista che segue) e i progetti che ha scelto per illustrare il proprio lavoro.
Paolo Di Nardo Quali sono le tue radici, come architetto?
Claudio Nardi Sono nato e sono cresciuto come autodidatta, immagino di averne i difetti e sicuramente
i privilegi; mancanza di un percorso tracciato e ben visibile, conoscenza ed errori in presa diretta,
curiosità e ispirazioni (a volte ingenue) a tutto tondo, in una visione panoramica e istintiva in cui si
fondono la passione per il “razionalismo italiano”, per il teatrale barocco, per gli accecanti intonaci
mediterranei. Luci e ombre, massa e decorazione, intimità e paesaggi, i doppi.
PDN La tua architettura sembra basarsi sulle tematica del dualismo, coppie di temi che compongono
l'architettura. Da cosa nasce questo approccio?
CN Ho iniziato da solo e dai progetti piccoli, della quotidianità, dagli interni, un percorso che si è via
via arricchito e allargato (perché questo volevo e cercavo e perché sono anche fortunato) a tutto quello
che era possibile progettare. Interni ambiziosi, architettura alle varie scale, design, coltivando l’aspi-
razione che ogni progetto lasciasse intravedere gli elementi del percorso, la formula, le intenzioni, i
doppi, che l’opera avesse infine tanti livelli di lettura, come i libri che amo di più.
PDN In questo dualismo spicca la tua capacità di gestire i salti di scala vuoi fra progetti diversi vuoi
all'interno del progetto stesso. Come riesce il tuo studio a gestire questa dicotomia?
CN Non esistono specializzazioni in studio, anche se a volte ne sentiamo la mancanza. Curiosità, sen-
sibilità multitasking, open mind e senso pratico sono tutto quello che ci serve e poi, fondamentale,
la collaborazione continua, intensa, ininterrotta con artigiani ( a mia risorsa prima), colleghi e tecnici
Livelli di lettura
Paolo Di Nardo intervista/interviews Claudio Nardi
Levels of Reading Claudio Nardi is the architect of
the "doubles", as he himself calls them, that is an
architect who sees (want to see) "the world from
far and near", while maintaining that taste and at-
tention to detail that make travel between the two
extremes even richer. When Nardi is asked to tell
us the most representative projects of his career
and research, his proposal came from a list, actu-
ally that of the "doubles":
Details and Overview, Intimacy of Interiors and the
Exposure of Architecture, Simplicity and Complex-
ity, Traditions and Contemporary Language, Solid-
ity and Lightness, Local & Global, Objective and
Subjective Identity, Function and Communication,
Functions and Emotions.
Then began the story through architecture. The
projects of Claudio Nardi presented in these pages
not only tell the architect, but also the man. On the
other hand it could not be otherwise, as the pas-
sion and sensitivity of one can be found expressed
in the architecture of the other. For this reason we
also chose to leave Nardi's words directly tell itself
(with the following interview) and projects he has
chosen to illustrate his work.
Paolo Di Nardo What are your roots as an architect?
Claudio Nardi I was born and grew up as a self-
taught, I guess I have faults, and certainly privi-
leges, lack of a route marked and clearly visible,
knowledge and errors in direct contact, all-round
curiosity and inspirations (sometimes naive), in an
instinctive overview that combines a passion for the
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in apertura: Riva Lofts, il giardino con la piscina/opening page: Riva Lofts, the garden with the swimming poola sinistra e a destra in alto: Riva Lofts, interni di alcune suites/Riva Lofts, interiors of some suites
"Italian rationalism," for the dramatic baroque and
blinding Mediterranean plasters. Light and shadow,
mass and decoration, intimacy and landscapes, the
"doubles".
PDN Your architecture seems to be based on the
theme of duality, pairs of subjects that make up the
architecture. What are the origins of this approach?
CN I started alone and with small projects, on eve-
ryday life, interiors, a path that has gradually en-
riched and enlarged (because I wanted and was
looking for it this way and also because I am lucky)
up to all that was possible to design. Ambitious in-
teriors, architecture at different scales, design, cul-
tivating the desire that every projects were able to
leave a glimpse of the path elements, the formula,
intentions, the doubles, that the work had finally
many levels of reading, such as the books that I
love more.
PDN In this duality stands out your ability to handle
jumps in scale between different projects or within
a single project. How is such a dichotomy handled
in your studio?
CN There are no specializations in the studio, even
if sometimes we feel the lack. Curiosity, multitask-
ing sensitivity, open mind and practical sense are
all that we need, then, fundamental, continuous
collaboration, intense and uninterrupted with
craftsmen (my first resource), co-workers and tech-
nicians of various disciplines, in order to shape or
reshape, detail engineer, operate the project with-
out losing sight of the original objectives. So, after
having dealt for years with almost all aspects of the
project, today I dedicate myself to the creation of
the Concept and then to work by directing, atten-
tively and largely, the development of the idea, in
collaboration with the whole team.
The studio in Krakow, that I attend very little, nec-
essarily deals only with larger scale projects, then
integrating with Florence for details, interiors, fine-
tuning...
PDN With the MOCAK project in Poland, former
factory of Oscar Schindler, you had to deal with a
very strong memory. What is your relationship with
the memory of a place and a context?
CN The curious thing is that, given the Polish name
of the place in the documents of the competition,
at the beginning I did not even know what it was,
but I was very intrigued by the issue, the conver-
sion of an old industrial building into a museum of
contemporary art.
And the issue of transformation has always been my
passion, not only as an architect. The project was
born from the study of photographic documentation
we had and the winning idea was to think of the new
(required) volumes as an extension of the existing
building, but a body that gradually turns into some-
thing completely new, strong, dynamic, contempo-
rary, which does not hide the old, in fact it enhances
it, highlighting its skyline, capturing and expanding
its colours and the very simple and austere materi-
als. No room for contrasts, this was the way to re-
spect, protect, extend and revitalize the historic and
emotional content of that place, in its new perfect
function open to the town and to the world.
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nome progetto/project name Riva Loftsprogetto/design Claudio Nardistrutture/structures Lorenzo Mattioliprogetto idrotermosanitario/HVAC Sandro Bizzarriprogetto elettrico/electrical systems Iacopo Cortiluogo/place Firenzefine lavori/completion 2007superficie/area 800 mq/sqm
sopra e a destra: Riva Lofts, interni/above and right: Riva Lofts, interiors pagina a fianco: studio Claudio Nardi, particolare/opposite page: Claudio Nardi's Office, detail
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delle varie discipline per modellare o rimodellare, dettagliare, ingegnerizzare, far funzionare il progetto
senza tradirne gli obiettivi. Dunque, dopo avere affrontato per anni quasi tutti gli aspetti del progetto,
oggi mi dedico alla ideazione del Concept e poi ad un'opera di regia, attenta e diffusa, sullo sviluppo
dell’idea, in collaborazione con tutta la squadra.
Lo studio di Cracovia, dove sono molto meno presente, necessariamente si occupa solo di progetti alla
scala più grande, integrandosi poi con Firenze per dettagli, interni, fine tuning…
PDN Con il progetto del MOCAK in Polonia, ex Fabbrica di Oscar Schindler, ti sei dovuto confrontare con
una memoria molto forte. Quale è il tuo rapporto con la memoria di un luogo e di un contesto?
CN La cosa curiosa è che, dato il nome polacco del luogo nei documenti del concorso, all’inizio non avevo
nemmeno capito di che si trattava, mi aveva incuriosito il tema, la trasformazione di un vecchio edificio
industriale in museo di arte contemporanea.
E il tema della trasformazione è un po’ la mia passione da sempre, non solo come architetto.Il progetto
è nato dallo studio della documentazione fotografica che avevamo e l’idea vincente è stata quella di
pensare le nuove (richieste) volumetrie come una estensione dell’edificio esistente, un organismo che
però via via si trasforma in qualcosa di completamente nuovo, forte, dinamico, contemporaneo, che
non nasconde l’antico, anzi lo esalta, ne sottolinea lo skyline, ne cattura e ne espande i cromatismi e
i materiali semplici e severi. Nessuna contrapposizione, questo era il modo per rispettare, proteggere,
prolungare e rilanciare il contenuto storico ed emotivo di quel luogo nella nuova perfetta funzione aperta
alla città e al mondo.
PDN Cosa significa per te “trasformazione”? Perché questo tema, a cominciare dal progetto del tuo studio
– che è anche la casa dove vivi – e dal Riva Loft, altro progetto molto personale e intimo, sembra essere
una costante del tuo lavoro.
CN Appunto la trasformazione... ogni progetto, che riguardi l’esistente o che sia ex-novo si presenta ine-
vitabilmente come una trasformazione. Il saper leggere, recuperare, integrare, scegliere, tagliare, mutare
l’esistente, edifici, tessuto urbano o luoghi, sapendo modulare forza e intensità, dà valore, sostanza e
lunga la vita ad ogni progetto.
PDN I tuoi progetti sono spesso testimonianza di una attenta ricerca su materiali e tecniche di costruzione
e realizzazione. Quale il peso che la tecnologia ha nell'idea progettuale?
CN Ho radici classiche in fatto di materiali: pietra, legno, vetro, ferro sono le prime parole del mio abaco
eppure la curiosità mi spinge ad esplorare tutto il nuovo, senza timori. Amare la propria lingua, sapersi
ben esprimere non deve impedirne l’evoluzione, amo tutte le parole che si integrano bene nella lingua e
che servono per renderla più ricca, densa di sfumature, senza che perda eleganza e solidità.
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a sinistra: studio fiorentino di Claudio Nardi, spazio di attesa e relax/left: Claudio Nardi's Florentine Office, lounge room alto a destra: lo studio di Cracovia di Claudio Nardi/above, right: Claudio Nardi's Office in Krakow, Poland
PDN What does "transformation" mean to you? As
this issue, starting with the design of your studio -
which is also the house where you live - and the
Riva Lofts, another project very personal and inti-
mate, seems to be a constant in your work.
CN Precisely the transformation ... each project,
covering the existing or newly developed, inevitably
involves a transformation. Knowing how to read,
retrieve, integrate, select, cut, change the existing
works, buildings, urban fabric or places, knowing
how to balance strength and intensity, gives value,
relevance and long life to each project.
PDN Your projects are often evidence of careful re-
search on materials and construction techniques.
What is the relevance of technology in the project idea?
CN I have classical roots in terms of materials:
stone, wood, glass and iron are the first words of
my artistic language, but curiosity drives me to ex-
plore all is new, without fear. The fact I love my
own language, I know how to well express myself,
should not prevent the evolution, I love all the
words that fit well in the language and which serve
to make it richer, full of nuances, without losing
elegance and solidity.
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Claudio Nardi, nel 2008 è chiamato a ristrutturare la boutique LuisaViaRoma, a Firenze, che aveva
realizzato nel 1984. Distribuito su 3 livelli, lo spazio si dipana senza soluzione di continuità. Cemento
e cristallo sono i materiali, fisici, principali ma la luce è il terzo materiale, incorporeo, con i quali gli
spazi vengono definiti e modellati.
«Progetto di grande semplicità formale e al tempo stesso radicale nella scelta dei suoi contenuti: la
luce diafana del cristallo e la materia solida, corposa del cemento. Al centro la ricerca, quasi ossessiva,
di una naturale leggerezza, di un ambiente emotivo ed emozionale, di materiali sensibili e mutevoli
alla luce. Uno spazio apparentemente nudo ma sottilmente sofisticato, una scena barocca, ma senza
decoro, pulsante, interattiva con le luci delle stagioni e con le sensazioni degli umani. La luce diafana
delle ore della mattina e dell’illuminazione a led, diffusa in tutti gli ambienti, proietta in uno stato di
alba perenne. Uno spazio non statico ma mutevole, composito, tanto da sembrare un luogo all'aperto,
al tempo stesso naturale e artificiale, nel senso dell’artificio, dell’invenzione, del miraggio».
Spaziomutevole
Protean Space In 2008, Claudio Nardi was asked
to restructure the boutique LuisaViaRoma, in Flor-
ence, that he had built in 1984. Spread over three
levels, the space unravels without interruption.
Physically, the main materials are cement and
glass, but light is the third material, disembodied,
and used to define and shape the different spaces.
“This is a project of great formal simplicity, yet radi-
cal at the same time because of the choice of ma-
terials: the diaphanous light of glass and the dense,
solidity of cement. The focal point is the almost ob-
sessive search for natural lightness, an emotional
and moving atmosphere and materials sensitive to
and changeable with light. An apparently empty
but subtly sophisticated space, a baroque scene,
but without decoration, alive, interactive with the
light of changing seasons and with human sensa-
tions. The diaphanous light of early morning and
LED light diffused throughout the spaces creates
a state of permanent dawn. A changeable space
that is heterogeneous, not static, apparently open,
natural and artificial at the same time, in the sense
of artifice, invention, a mirage.”
di/by Claudio Nardi
Boutique LuisaViaRoma, Firenze e Boutique di Atil Kutoglu, Istanbul
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in apertura e pagina precedente: boutique Luisaviaroma, particolari della scala/opening page and previous page: boutique Luisaviaroma, staircase details in queste pagine: boutique Luisaviaroma, interni/in these pages: boutique Luisaviaroma, interiors
Atil Kutoglu Boutique Atil Kutoglu Boutique
La boutique a Istanbul dello stilista Atil Kutoglu, formatosi
in Austria, realizzata nel 2009, incarna due mondi e due
culture che divengono così il tema di fondo dell'architettura
dell'architetto fiorentino. Leggerezza, luce, contemporaneità
sono le specifiche di questo spazio a cavallo fra Oriente e
Occidente. La prima sala, affacciata sulla strada attraver-
so la grande vetrina, ha come protagonista la riproduzione,
a soffitto, dei motivi di un antichissimo tappeto ottomano
esposto nel museo della città . Nella seconda grande sala,
completamente bianca, galleggia al centro un grande cilin-
dro/scrigno, bianco all’esterno e di ottone lucidato all’inter-
no che contiene una sfera luminosa, una forma pura, sintesi
tra gesto minimalista ed un concettuale e profondo Oriente.
The Istanbul boutique of the fashion designer, Austria based, Atil Kutoglu, built in 2009, incarnates two worlds and two cultures that consequently become the fundamen-tal theme of the Florentine architect’s design for this site. Lightness, luminosity, modernity are the specifications of the space that sits astride the East and the West. The focal point of the first room, facing the street behind a large plate glass window, is a reproduction, on the ceiling, of a very antique ottoman carpet exhibited in the city’s museum. In the second, completely white room, a large cylindrical chest wall floats in the middle. White on the outside and polished brass on the inside, it contains a luminous sphere. Pure in form, it synthesizes a minimalist gesture and a deep and conceptual Orient.
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nome progetto/project name Boutique Luisa Via Romaprogetto/design Claudio Nardicon/with Annalisa Troncistrutture, direzione lavori, sicurezza/structures, works supervision, workplace safety David Piazziniimpianti/systems Gabriele Anatriniappaltatore/general contractor Immobiliare 2000 srlluogo/place Firenzeinizio lavori/start works on site febbraio/february 2008fine lavori/completion giugno/june 2008superficie/area 700 mq/sqm
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L’edificio, destinato ad uffici pubblici, si articola su due volumi principali: il piano terra, che occupa
gran parte dell’area disponibile, con una zona per il parcheggio nascosta alla vista, e un volume su tre
piani. La copertura del volume più basso è una grande piazza in quota che si affaccia verso le Apuane
ed il mare. A differenza dell'immagine più tradizionale degli edifici pubblici questo è un edificio che
accoglie, invita ad accedervi, con le grandi vetrate del piano terra, la leggerezza del grande portale, i
raffinati materiali usati – legno, vetro, pietra arenaria chiara, e i giochi di luce ed ombra.
«La percezione del mare, la sua vicinanza ma forse anche le palme allineate lungo il confine con il viale
Colombo, più di altri riferimenti, hanno dato il là al percorso creativo che ci ha poi condotto a pensare
un edificio dalle linee orizzontali, di proporzioni e materiali che rimandano al linguaggio dell’architet-
tura mediterranea. Una interpretazione del razionalismo italiano della prima metà del '900, austero ma
anche trasparente, luminoso, particolarmente sensibile al gioco naturale delle luci e delle ombre. Un
edificio solido nei suoi lineamenti strutturali e nei rivestimenti esterni di pietra arenaria ma reso “leg-
gero” dall’utilizzo, soprattutto sul fronte sud, della tecnologia contemporanea delle facciate ventilate
in vetro e delle schermature mobili dei brise-soleil realizzati con pannelli di maglia di acciaio inox.
Lungo il viale Colombo il prospetto e l’affaccio sulla strada è accompagnato da un porticato profondo
e accogliente, rivestito in legno, come parte delle facciate interne. L’idea è quella di proporre una
variante tecnologica del teak con i suoi eterni rimandi all’idea del mare. Al di sopra del porticato si
apre una grande terrazza protetta da una altrettanto profonda loggia che si erge verso il viale senza
frapporre barriere ma solo trasparenze nel rapporto con la città. L’ampio spazio interno ai due pro-
spetti principali è coperto da una grande, evocativa, vasca sulla quale si specchiano i fronti interni
dell’edificio, un modo per riavvicinare idealmente la sede dell’Autorità Portuale ancor di più al mare,
anzi quasi connetterla.»
Mare di luce
Sea of Light Intended to house public offices, the
building is articulated on two main volumes: the
ground floor, which takes up a great part of the
available space, with a parking area hidden from
view, and another volume on three floors. Over the
lowest volume is a large, raised piazza facing the
Apuanes on one side and the sea on the other. As
opposed to more traditional public buildings, this is
a welcoming building that greets, and invites entry,
with large windows on the ground floor, the light
shape of the building, the elegant materials used
– wood, glass, light-coloured sandstone, and the
play of light and shadow.
«The perception of the sea, its closeness and may-
be even the line of palm trees along the viale Co-
lombo, more than reference have guided the crea-
tive process that then led us to design a building
with horizontal lines, proportions and materials that
go back to the language of Mediterranean architec-
ture. An interpretation of the Rational architecture
of Italy in the mid-20th century, austere, but also
transparent, luminous, particularly sensitive to the
natural play of light and shadow. A solid building
in its structural lines, faced in sandstone rendered
“light” in the way that it is used, especially on the
south front, with the contemporary technology
of ventilated glass fronts and the mobility of the
‘brise-soleils’ made of stainless steels screening.
Along the viale Colombo, the front facade facing
the street has a deep and welcoming portico, faced
in wood, as part of the inside facades. The idea
is to propose a technological variant of teak, eter-
di/by Claudio Nardi foto di/photos by Carlo Valentini
Sede dell’ Autorità portuale di Marina di Carrara
in apertura e in queste pagine: prospetto sud con i brise-soleils mobili in acciaio inox/opening page and in these pages: south view with the movable stainless steele brise-soleils
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nome progetto/project name Sede dell’Autorità portuale di Marina di Carrara/Marina di Carrara's Port Authorityprogetto/design Claudio Nardicon/with Leonardo Maria Proliconcorso/competition 2002, 1° premio/1st prizestrutture/structures Massimo Alessidirezione lavori/works supervision Leonardo Maria Proliimpianto idrotermosanitario/HVAC Massimo Arduiniappaltatore/general contractor CMSAluogo/place Marina di Carraraanno di realizzazione/completion 2007superficie/area 3500 mq/sqm
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pagina a sinistra, in alto: veduta sud-ovest; in basso: la terrazza con la vasca/left page, above: south-west view; below: the terrace with the water basin sopra: la facciata principale su Viale Colombo/above: the main facade overlooking Colombo boulevard
nally evocative of the sea. Above the portico is a
large terrace protected from an equally large loggia
which opens onto the street with no barriers – only
transparency in relation to the city. The wide space
off the street, with two main entrances, holds a
large, evocative water basin that reflects the inter-
nal facades of the building, in order to ideally bring
the headquarters of the Port Authority even closer
to the sea, indeed, to almost connect it.»
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nome progetto/project name Nuovo edificio residenziale e commerciale Novoli/New residential and commercial building Novoliprogetto/design Claudio Nardiappaltatore/general contractor Consorzio Stabile Arcaleluogo/place Firenzeanno di progettazione/design date 2009anno di realizzazione/completion in corso/work in progresssuperficie/area 4600 mq
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I numerosi progetti dell'area fiorentina esplicano in maniera chiara il linguaggio architettonico e la cura
nella scelta ed uso dei materiali, oltre a quella particolare attenzione del progettista alla composizione,
di cui il progetto per il nuovo edificio residenziale a Novoli, a Firenze, ne è la conferma.
«Nella composizione dei volumi [...] estrusi, definiti dalla precisa matrice del lotto, corpi solidi mate-
rici ( intonaco e pietre della tradizione ) dialogano con superfici contemporanee tecnologiche, leggere
( le schermature di facciata realizzate con profili in “legno tecnico “) che incorniciano, proteggono,
sottolineano le trasparenze e gli affacci sui lati est e ovest del grande “contenitore “. [...] La luce
moltiplica ed esalta le sfumature,dagli intonaci chiari, quasi bianchi,mediterranei, ai grigi di diversa
intensità delle pietre e dei listelli in “legno”, fino all’antracite intenso di dettagli strutturali e archi-
tettonici. L’articolazione delle facciate, [...] il bilanciamento tra vuoti e pieni, tra massa e trasparenze
rendono naturalmente leggibile le funzione dei vari spazi, nei due edifici, idealmente e tecnicamente
collegati da un ponte che [...] va a dissolvere ogni evidente soluzione di continuità.»
Con gli altri progetti, il Cinema Multisala a Campi Bisenzio (2002) e la sede di BP Studio Factory
(2000) a Sesto F.no, Nardi grazie anche al supporto di una committenza disponibile e alla voglia di
sperimentare dell'azienda produttrice coinvolta, propone una rilettura contemporanea del materiale
titpico della tradizione, il cotto fiorentino.
Per il Cinema Multisala la volontà di far emergere l'architettura in un edificio che rischiava di divenire,
come spesso accade, un mero contenitore di funzioni spinge il progettista a realizzare una architettura
in cui le forme, caratterizzate da una spiccata orizzontalità e articolazione di volumi, ed i materiali,
un rivestimento in cotto reinterpretato con caratteristiche e finiture innovative, restituiscono dignità
architettonica al manufatto.
Nel progetto della nuova sede di BP Studio Factory una parete ventilata in cotto e carpenteria leggera,
realizzata utilizzando questo materiale in maniera assolutamente innovativa, riesce a comunicare l'ap-
partenenza dell'Azienda, che si occupa di tessuti e fibre naturali per la moda, ad un territorio preciso
e rilevante per quel settore, e la sua capacità di innovazione riflessa appunto nell'uso non comune di
quel materiale. Tradizione ed innovazione, un dualismo che ritroviamo spesso nelle opere dell'archi-
tetto fiorentino.
Corpo e Materia
di/by Claudio Nardi
Residenze a Novoli, Cinema Multisala a Campi Bisenzio, BP Studio Factory a Sesto F.no
sotto: Cinema Multisala, Campi Bisenzio, veduta sud/below: Multiplex Cinema, Campi Bisenzio, south view
prospetto sud/south elevation
prospetto nord/north elevation
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nome progetto/project name Multiplex Cinemaprogetto/design Claudio Nardicon/with Beatrice Pieralliniluogo/place Campi Bisenzio, Firenzeinizio lavori/start works on site novembre/november 2001fine lavori/completion ottobre/october 2002superficie/area 12000 mq/sqm
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in questa pagina: BP Studio Factory, prospetto laterale e dettagli del rivestimento di facciata/in this page: BP Studio Factory, lateral view and details of the facade cladding
[Sannini Impruneta]
Nelle Architetture della bP studio e della Multisala cinematografica ucI cinema, l'architetto claudio
Nardi ha reinterpretato l'uso del cotto in chiave contemporanea nelle applicazioni parietali, andando
ben oltre la mera decorazione. Questo è stato possibile grazie ad una sinergia che si è subito instaurata
tra l'architetto e la sannini, in un continuo confronto che ha portato allo studio e alla realizzazione di
nuovi componenti in cotto da essere applicati in facciata con ancoraggi meccanici. Nei due progetti
l'architetto ha definito soluzioni distinte: per la bP studio due profili massivi, uno a T e l'altro piano,
che combinati creano la texture della facciata. Per la Multisala, invece ha disegnato un componente
unico piano caratterizzato da false fughe in color bronzo che dissolvono la lettura dei giunti in parete.
L'aspetto più significativo per la sannini è stato quello di intraprendere un nuovo percorso, oltre alla
produzione e commercializzazione degli elementi in cotto: la collaborazione diretta con i professionisti
creando nuove opportunità di sperimentazione e realizzazione di nuovi elementi su misura per i vari progetti.
[Sannini Impruneta]The architecture of the BP Studio and the multiplex UCI Cinema saw architect Claudio Nardi give a new slant to the use of contemporary terracotta, along with the wall applications, going above and beyond simple decoration. The key to this comes in the form of an immediately apparent synergy between the architect and Sannini, through continuous dialogue that led to the study and implementation of new terracotta parts to be applied onto the facade with mechanical anchoring systems. The architect has set out separate solutions in both designs: two full profiles for the BP Studio, one a T-shape and the other flat, which combine to create the texture of the façade. Meanwhile, a single flat component was designed for the multiplex, characterised by bronze-coloured false flights that dissolve the
visibility of the joins in the wall. For Sannini, the most vital aspect has been following a new path, in addition to the production and marketing of the terracotta elements: direct collaboration with professionals, creating new opportunities for experimentation and producing new tailor-made elements for the various projects.
Sannini Imprunetavia Provinciale Chiantigiana, 157 50023 Ferrone - Impruneta (FI)tel. +39 055 207079fax +39 055 207021www.sannini.it
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nome progetto/project name BP Studioprogetto/design Claudio Nardicon/with Beatrice Pierallini luogo/place Firenzeanno di realizzazione/completion 1999superficie/area 7000 mq/sqm
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La torre di Amman, in Giordania, è la conferma di come l'architetto fiorentino sia in grado di padroneg-
giare scale dimensionali ben diverse. Tuttavia il cambio di scala dallo spazio intimo e raccolto di un
negozio ad un complesso residenziale con una torre di oltre 110 metri e altri edifici dai 4 ai 7 piani,
non influisce sul linguaggio del progettista. La fusione fra elementi e materiali della tradizione con
un design contemporaneo ed una tecnologia aggiornatissima sono i segni distintivi di questo progetto
come di altri.
«La Vertex Tower rientra nel più ambizioso progetto di riqualificazione urbana del centro storico di
Amman che interessa 30 ettari, originariamente a destinazione militare, del quartiere di Abdali. Resi-
denze, spazi commerciali, parcheggi, cinema, una biblioteca ed una palestra sono raccolti in un vasto
complesso edilizio costituito da quattro torri di oltre 110 metri e da edifici complementari di 4/7 piani.
La torre e gli edifici collegati che abbiamo progettato sono contrassegnati da superfici leggere, quasi
taglienti, in pietra naturale dalla colorazione grigio chiaro, che si librano quasi staccate dal corpo degli
edifici e si intersecano tra loro e con quelle rivestite con pannelli di alluminio elettrocolorato blu scu-
ro. Ampie superfici vetrate segnano la torre in maniera geometrica ma irregolare secondo un disegno
vibrante, asimmetrico, dinamico. Le superfici piene rivestite in pietra o alluminio sono intagliate e
disegnate dal ritmo variabile delle aperture, degli infissi che segnano come feritoie la materia solida
delle facciate. Materiali della tradizione e materiali contemporanei, eteree superfici vetrate ma anche
massive superfici materiche, donano risalto ai volumi, nei quali le aperture risultano come incastonate.
La Vertex Tower è un edificio che per forma e dimensione non può che essere il risultato della ricerca
del legame sensibile tra linguaggio contemporaneo, comfort, tecnologia e tradizione.»
Salto di scala
Scale Variations The Vertex building in Amman, Jor-
dan, confirms that the Florentine architect is able to
master great variations in scale. Still, his design lan-
guage does not vary -- whether he is working with the
intimate, cosy space of a store or a residential com-
plex with a building of more than 110–metres high
and other buildings of four to seven floors. The fusion
of traditional elements and materials with contempo-
rary design and very cutting-edge technology distin-
guish this project, as well as other works by Nardi.
«The Vertex tower is part of a most ambitious urban
reconfiguration plan for the historical centre of Am-
man, 30 hectares (70 acres) originally earmarked for
military use, in the Abdali neighbourhood. Housing,
commercial space, parking, a cinema, a library and
a gym are collected in a vast building complex made
up of four 110-metre towers and complementary
buildings of four to seven floors. The tower and the
adjacent buildings that we have designed are marked
by light, almost sharp, surfaces, in natural, light-grey
stone. They spring, almost detached, from the body
of the buildings, to intersect among themselves and
with aluminium panel facings, electrically coloured
in dark blue. Wide glass surfaces mark the tower
geometrically, but irregularly, according to a vibrant,
asymmetric and dynamic design. Full surfaces faced
in stone or aluminium are incised and designed to
reflect the varying rhythm of slit-like openings that
serve to break up the solid material of the facades.
Traditional as well as contemporary material, ethereal
glass surfaces along with massive textured material
serve to emphasise the volumes, in which apertures
look mounted like jewels. The Vertex Tower is a build-
ing that, in terms of form and size, only can be the
result of a desire to sensitively link a contemporary
vocabulary with comfort, technology and tradition.»
di/by Claudio Nardi foto di/photos by Carlo Valentini
Vertex Tower, Amman, Giordania
nome progetto/project name edificio residenziale e commerciale/residential and commercial building Vertex Towerprogetto/design Claudio Nardicon/with Annalisa Tronciappaltatore/general contractor DCC - Group, Dubailuogo/place Amman, Giordania/Jordaninizio lavori/start works on site 2007anno di realizzazione/completion in corso/work in progresssuperficie/area 66000 mq/sqm
in apertura: render digitale della torre e degli edificicomplementari/opening page: digital render of thetower and complementary buildings
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Gli aspetti della propria architettura che formano i due temi del “doppio” non sono mai, per Claudio
Nardi, in antitesi fra loro ma dialogano e si confrontano in modo che il risultato sia comunque maggiore
della semplice somma dei singoli elementi. Questo è dimostrato chiaramente nei progetti che seguono,
dove il tema progettuale della “decorazione” diviene parte integrante e determinante del complesso.
Shop Beayukmui, Firenze, Italia, 2011
«Il primo shop Beayukmui è stato pensato come una stanza, astratta, sospesa in un mondo fantasti-
co, sognato, disegnato. Il dialogo tra due sostanze, quella trasparente, intelligente, perfetta e quella
onirica, sensuale, inaspettata. Lo spazio espositivo vero e proprio è e sarà sempre completamente
bianco, semplicissimo e simmetrico, libero nelle sue articolazioni espositive. Le superfici dello spazio
che lo contiene sono adesso rivestite con un complesso disegno che riproduce uccelli fantastici, presi
e reinterpretati dalle esplorazioni al Museo della Specola dall’artista australiano Simon Miller. In fu-
turo, in quel luogo ed in altri luoghi, si potranno raccontare altri mondi, altri sogni: potrà essere arte
contemporanea o un antico e inaspettato “Botticelli”, potranno essere piante, volti, decorazioni, come
scenografie in movimento, in evoluzione.»
Bookshop Agoraz, Palazzo Strozzi, Firenze, Italia, 2009
«Gli ambienti dedicati al bookshop avevano necessità di una sottolineatura forte, di un linguaggio
comunicativo, emozionale, soprattutto rispetto alla sua visibilità dal cortile del Palazzo. La sala prin-
cipale si presenta con un cromatismo minimale e ricco al tempo stesso, tutto giocato sulle sfumature
dei grigi e dei neri e sulle trasparenze, in contrasto con volumi di un bianco puro o di una luminosità
intensa. Le pareti perimetrali sono rivestite a tutta altezza con riproduzioni delle decorazioni di fac-
ciata del Palazzo di Bianca Cappello, una rilettura appena trasfigurata delle facciate dipinte, ricche,
della Firenze del tardo '500. Le pareti sono “intarsiate” invece che dalle finestre, come nell’originale,
da luminose e semplicissime teche di corian bianco e vetro che appena si protendono dalla parete
decorata verso l’osservatore. Al centro della sala un grandissimo tavolo quadrato fa da perno spaziale
ed espositivo allo spazio e su di esso si proietta , come un grande cappello, un volume di identiche
dimensioni, sospeso, luminosissimo, al tempo stesso “insegna” e confine, dal centro del quale si ema-
nano nell’ambiente luci, suoni, profumi.»
Il rigore del decoro
The Rigorous Decoration In the work of Claudio
Nardi, the two main themes of his architecture,
that he calls the “double”, never are in opposi-
tion to each other. Rather, they communicate and
confront each other in such a way that the result
always turns out to be greater than a simple sum of
the single parts. This is clearly demonstrated in the
following projects, where the “decorative” design
theme becomes an integral and vital part of the
overall complex.
Beayukmui Shop, Florence, Italy, 2011
«The first Beayukmui shop was conceived like a
room, abstract, suspended in a fantastical world,
dreamy, designed. There is a dialogue between two
substances -- one transparent, intelligent, perfect,
and, another, dreamlike, sensual, unexpected. The
real and proper display space is and always will
be completely white, very simple and symmetric,
free to fulfil its display function. The surfaces of the
space that contains it are now covered with a com-
plex design that represents fantastical birds, taken
from the Museum of Natural History in Florence
and reinterpreted by the Australian artist Simon
Miller. In future, in this place and in others, it will
be possible to install other worlds, other dreams:
contemporary art, perhaps, or an antique and sur-
prising “Botticelli,” or plants, exhibitions, decora-
tions, like moving and evolving scenography.»
di/by Claudio Nardi
foto di/photos by Carlo Valentini
Shop Beayukmui, Bookshop Agoraz, Piero la Toeletteria, a Firenze
in apertura ed in questa pagina: boutique Beayukmui, particolare della decorazione; vista di insieme/opening page and this page: boutique Beayukmui, decoration detail; overall view
pagina seguente: bookshop Agoraz, Palazzo Strozzi; in alto, visione d'insieme; in basso, particolare delle teche in corian e della decorazione delle pareti/following page: bookshop Agoraz, Palazzo Strozzi; above, overall view; below, detail of the corian display cabinets and of the decorated walls
nome progetto/project name Boutique Beayukmuiprogetto/design Claudio Nardicon/with Annalisa Troncistrutture, direzione lavori, sicurezza/structures, works supervision, workplace safety Lorenzo Mattioliappaltatore e arredi/general contractor and furnishings Ideacolore srlilluminazione/light design Lumen Srlluogo/place Firenzeinizio lavori/start works on site agosto/august 2011fine lavori/completion ottobre/october 2011superficie/area 40 mq/sqm
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Bookshop Agoraz, Palazzo Strozzi, Florence, Italy, 2009
«Spaces dedicated to the bookshop needed a
strong, underlying structure, in a communicative
and emotional language, especially with respect to
their visibility from the courtyard of the Palazzo. The
main room has a minimal yet rich colour scheme,
based on shades of grey, black and transpar-
ency, contrasting with the pure white and intense
luminosity of the volumes of the room. Perimeter
walls are entirely faced with reproductions of the
façade decoration of the Bianca Capello Palazzo, a
nearly identical reinterpretation of the rich, painted
facades of late 16th century Florence. Walls are
“inlaid” not by windows, as before, but by light and
very simply display cabinet made of white Corian
and glass, projecting from the decorated wall out
to the observer. In the middle of room, an enor-
mous square table anchors the space and serves
as an exhibition focal point, while, above it, like a
giant hat, there is an identically sized volume, sus-
pended and very luminous that serves as an “in-
signia” and a boundary that diffuses light, sound
and scent throughout the room.»
nome progetto/project name Bookshop Agoraz, Palazzo Strozziprogetto/design Claudio Nardicon/with Annalisa Tronciarredi/furnishings Ideacolore srlluogo/place Firenzeanno di realizzazione/completion aprile/april 2009superficie/area 130 mq/sqm
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a sinistra: Piero Toilette, particolare della maniglia della vetrata di ingresso/left: Piero Toilette, detail of the glass door handle
pagina seguente: Piero Toilette; in alto, vista d'insieme; in basso, particolare della zona di attesa e della decorazione delle pareti/following page: Piero Toilette; above, overall view; below, detail of waiting area and of the decorated walls
Piero la Toeletteria, Firenze, Italia, 2008
«La bellezza è un traguardo semplice da raggiungere, anzi direi logico e naturale ed è sbagliato asso-
ciarla solo alla moda o all’aspetto degli umani e non all’intero ambiente urbano. Mi piace immaginare
che qualsiasi luogo della città diventi un luogo bello dove non solo passare ma stare bene, una occa-
sione di incontro dove scambiarsi curiosità e conoscenze. Credo che un luogo urbano dedicato agli
animali che sono oggi compagni insostituibili per una passeggiata al parco o per alleviare con la loro
compagnia gli inevitabili stress del lavoro o delle tristezze umane, sia per un architetto contemporaneo
una importante occasione di riflessione e progetto e una dichiarazione di attenzione verso un aspetto
nuovo e sempre più rilevante degli stili di vita della comunità metropolitana.
Lo spazio più importante è la sala aperta al pubblico, dove animali ed umani condividono una curiosa
attesa. Tutte le pareti sono rivestite da una riproduzione al vero del sontuoso affresco del Mantegna per
la Camera degli Sposi a Mantova: il tema è quello delle grandi corti rinascimentali dove i cani facevano
parte della vita sociale e in una certa misura del decoro dello spazio.»
Piero la Toeletteria, Florence, Italy, 2008
«Beauty is a goal that is simple to reach, and, I
would say, logical and natural. It is wrong to as-
sociate beauty only with fashion or people’s looks
when it should apply to the entire urban environ-
ment. I like to imagine that any place in the city
could become a beautiful place, not only to pass
through but to feel well, a place to meet, to ask
questions and to exchange points of view. I believe
that an urban space dedicated to animals is an im-
portant opportunity for an architect to reflect and
design and pay attention to a new and ever more
relevant aspect of urban life. For animals today are
irreplaceable companions – for a walk in the park
or as an antidote to the inevitable stress of work
and human sadness.
The most important space here is the waiting
room, for the public, where animals and humans
can share an unusual moment. All the walls are
covered with a realistic reproduction of the sump-
tuous Mantegna fresco in the Wedding Chamber
in Mantua: it depicts the great Renaissance courts
where dogs were part of social life and, to some
extent, of the décor of the space.»
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nome progetto/project name Piero Toilette progetto/design Claudio Nardicon/with Maria Chiara Andretastrutture e direzione lavori/structures and works supervision Lorenzo Mattioliimpianto idrotermosanitario/HVAC Gianluca Dell’Annaimpianto elettrico/electrical systems Iacopo Cortiarredi/furnishings Ideacolore srlluogo/place Firenzefine lavori/completion 2008superficie/area 90 mq/sqm
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Il concetto di “trasformazione” è espresso in maniera molto sintetica ed efficace dall'architetto fio-
rentino nell'intervista che apre questo numero di AND. Per lui la “trasformazione” è «il saper leggere,
recuperare, integrare, scegliere, tagliare, mutare l'esistente [...] sapendo modulare forza e intensità...».
Il progetto per il nuovo Museo di Arte Contemporanea di Cracovia, che prevedeva il recupero di parte
degli spazi della fabbrica di Oskar Schindler, alla quale dovettero la vita centinaia di ebrei perseguitati
dal nazismo, e la creazione di nuovi volumi, è la realizzazione di questo concetto.
Le nuove volumetrie sono estensione di quelle esistenti, così cariche di emozioni e storia, ma al tempo
stesso sono qualcosa di completamente nuovo che senza sopraffare dialogano con la memoria collet-
tiva di quelle mura attraverso la cultura e l'arte. L'integrazione è totale ma ogni elemento è dichiarato
per se stesso, per quello che è, traendo magari maggiore forza comunicativa ed emozionale dalla reci-
procità di questo rapporto. È il caso del grande muro esistente, in mattoni a vista, simbolo tangibile di
un passato da ricordare, incorniciato e protetto (anche metaforicamente) dalla pelle in vetro e acciaio,
simbolo della contemporaneità dei nuovi spazi.
I dialoghi fra le varie parti, vecchie e nuove, sono fluidi e chiari e divengono racconto di un futuro di
cui la memoria è parte inscindibile e generatrice. Il profilo storico della copertura a shed della fabbrica
originaria diviene l'elemento visivo portante del nuovo progetto nel suo insieme, tanto da essere espres-
so nel logo stesso del Museo. La “dinamicità” espressa dal logo è la stessa dell'impianto planimetrico
e formale che caratterizza il museo. La forma irregolare e frastagliata dei nuovi spazi espositivi che si
snodano attorno a quelli esistenti in realtà rilega le singole parti conferendo loro la forza del “segno”.
La tecnologia contemporanea si rapporta con leggerezza a quella esistente recuperandone il linguaggio
formale: vetro, acciaio, zinco-titanio, cemento e fibrocemento sono i materiali che dialogano con i
mattoni, il legno e la pietra degli edifici storici.
Il lato sud del complesso è caratterizzato dal monumentale muro che dall'esterno penetra gli spazi
espositivi al piano terra ed a quello inferiore. Il rivestimento color antracite del muro è realizzato con
sottili pannelli di grandi dimensioni in fibrocemento fibreC realizzati secondo una tecnologia che
conferisce loro una naturalezza e una finitura tattile che, assieme alla complessa ma regolare texture
disegnata dalle fughe dei pannelli montati, dialoga chiaramente con il grezzo ma carico di memoria
muro di mattoni della vecchia fabbrica. Questo è protetto, quasi fosse una reliquia laica, dalla grande
vetrata a tutta altezza che si interseca con l'altro muro, quello contemporaneo, e attraverso la quale si
percepiscono in un solo colpo d'occhio il nuovo (gli spazi espositivi interni) ed il vecchio.
Il corpo museale, nella sua articolazione volumetrica integra la propria funzionalità ed estetica con
i corpi esistenti. Al primo livello, rialzato leggermente sul piano stradale, si distribuiscono le sale
La memoria del luogo
The Memory of Place The concept of "transforma-
tion" is expressed in a very concise and effective
way by Florentine architect in the interview that
opens this AND's issue. He deems the "transfor-
mation" is synonym with "knowing how to read,
retrieve, integrate, select, cut, and change the ex-
isting reality [...] while being able to modulate both
strength and intensity". The design for the new
Museum of Contemporary Art in Krakow, which
provided for the recovery of a few spaces of Os-
kar Schindler's factory, thanks to which hundreds
of Jews persecuted by the Nazis saved their lives,
and the creation of new volumes, is the realization
of such a concept.
The new volumes are an extension of the exist-
ing ones, so full of emotion and history, but at
the same time are something entirely new that,
without overwhelming, dialogue through culture
and art with the collective memory of those walls.
The integration is total, but every element has its
own character, expressed in itself, maybe drawing
more communicative and emotional strength from
the reciprocity of this relationship. This is the case
of the existing great wall, made of exposed bricks,
a tangible symbol of a past to remember, framed
and protected (also figuratively) by the glass and
steel skin, the symbol of the modernity character-
izing new spaces.
The dialogues between the various parties, old and
new, are clear and fluids and tell the story of a
future whose memory is inseparable and generat-
ing part. The historical profile of the shed roof of
di/by Paolo Di Nardo
Museo Arte Contemporanea "Fabbrica Schindler", Krakòw (Polonia)
the original factory becomes the main visual ele-
ment of the new project as a whole, so as to be
expressed in the logo of the museum itself. The
"dynamism" of the logo is the same of the site plan
and formal system that characterizes the Museum.
The jagged and irregular shape of new exhibition
spaces that develop around the existing ones actu-
ally binds the individual parts by giving them the
strength of "sign". Contemporary technology lightly
relates with the existing one, retrieving the formal
language: glass, steel, zinc-titanium, fibre cement
and concrete are materials that interact with the
bricks, wood and stone of the historic buildings.
The South side of the complex is characterized
by the monumental wall that penetrates, from the
outside, the exhibition spaces on the ground floor
and the lower one. The anthracite coloured coat-
ing of the wall is made with thin large panels in
fibreC, a material made according to a technology
that gives them a naturalness and a haptic finish
that, together with the complex but regular tex-
tures drawn from panels mounted joints, clearly
communicates with the rough, but memory load,
brick wall of old factory. This is protected, like a
secular, by the great full-height glazing that inter-
sects with the other wall, the contemporary one,
and through which we perceive in a single glance
the new (internal exhibition space) and the old.
The Museum body, in its volumetric system, in-
tegrates its functionality and aesthetics with ex-
isting bodies. At the first level, slightly raised on
road plan, there are the exhibition halls, as well
as the entrance hall, the bookshop, bar-restaurant
and the auditorium. The new halls, characterized
by extensive structural lights that allow maximum
flexibility within, are illuminated through new shed
roofs that remind the existing memory, but exploit
the contemporary technology of lattice structures
and of the zinc-titanium coat to lighten, not only
metaphorically, the spaces. The alternation of
colours (that from white turns to grey tones of fi-
breC coating and exposed concrete sides, of zinc-
titanium and steel fixtures and structures, up to
the warm colour of the brick wall) and the careful
study of lighting, both natural and artificial, create
an intense visual dynamism. While at the second
level are the administration offices, in the base-
ment, revealed by the empty space at the outside,
along the main wall that continues, within in a por-
tion of the transparent floor, are the warehouses,
but also other exhibition rooms and the restoration
laboratory.
Museum-related functions – cinema, bookshop,
restaurant, four residences and four workshops
for artists – contribute with their daily life to keep
alive and challenging this place of heavy memory
but great vitality, combining and involving art with
everyday life.
in apertura: la scala fra il piano interrato ed il piano terra/opening page: the staircase connecting the basement and the ground floor
in alto: vista notturna del museo dalla piazza nord;/above: night view of the Museum from the north square
pagina successiva: a sinistra, una delle sale espositive al piano terra; a destra, il piano interrato con il soffitto trasparente/next page: left, one of the ground floor exhibition room; right, the basement with the transparent ceiling
nome progetto/project name Mocak, ex Fabbrica O. Schindler/ex O. Schindler's Factoryprogetto/design Claudio Nardicon/with Leonardo Maria Proliconcorso/competition 2007, 1° premio/1st prizeappaltatore/general contractor Warbud SArivestimento facciate/facade cladding 2400 mq/sqm fibreC by Rieder SmartElements GmbHvetrate/glass Vetrotech Saint-Gobain Polandluogo/place Cracovia, Polonia/Krakow, Polandfine lavori/completion 2010superficie/area 9000 mq/sqm
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espositive, oltre alla hall di ingresso, il bookshop, il bar-ristorante e l'auditorium. I nuovi padiglio-
ni, caratterizzati dalle ampie luci strutturali che permettono la massima flessibilità all'interno, sono
illuminati attraverso le nuove coperture a shed che citano la memoria dell'esistente ma sfruttano la
tecnologia contemporanea delle strutture reticolari e del manto in zinco-titanio per alleggerire non solo
metaforicamente gli spazi. L'alternanza cromatica (che dal bianco vira alle diverse tonalità di grigio
dei rivestimenti in fibreC e cemento a faccia vista, delle coperture in zinco-titanio e dell'acciaio degli
infissi e delle strutture, su cui si innesta il colore caldo del muro in mattoni) e l'attento studio dell'illu-
minazione, sia naturale che artificiale, creano un dinamismo visivo intenso. Mentre al secondo livello
si trovano gli uffici amministrativi, al piano interrato, rivelato dal grande vuoto esterno, lungo il muro
principale che prosegue, all'interno in una porzione del pavimento trasparente, si trovano i magazzini
ma anche altre sale espositive ed il laboratorio di restauro.
Le funzioni connesse al museo – cinema, bookshop, ristorante, quattro residenze e quattro atelier per
artisti – contribuiscono con la loro quotidianità a tenere vivo e stimolante questo luogo di grave memo-
ria ma di grande vita, avvicinando e coinvolgendo l'arte con la vita quotidiana.
pagina precedente: in alto, vista del muro sud in mattoni della vecchia fabbrica; in basso, porzione del nuovo muro sud, rivestito in pannelli di fibreC e con il logo del museo/previous page: above, view of the old factory brick wall; below, part of the new south wall cladded with fibreC panels and the new Museum's logo
sopra: la sala interna fra la vecchia fabbrica ed il nuovo museo/ above: the hall between the old factory and the new museum
pagina seguente: particolare del muro in cemento su via Lipowa/ next page: detail of the concrete wall facing Lipowa street
Rieder Smart Elements GmbHMühlenweg 225751 Maishofenwww.rieder.cc
[Rieder Smart Elements GmbH]
La facciata del muro sud (foto a sinistra) è rivestita con
pannelli in fibrocemento fibreC di Rieder. I pannelli fibreC
sono leggeri ed al tempo stesso resistenti, anche agli
elementi ambientali, mantenendo una qualità estetica
e performante, di rilievo. FibreC è un prodotto ecologico,
realizzato con materiali organici e quindi può essere
completamente riciclato.
[Rieder Smart Elements GmbH]
The facade of the south wall (picture on previous page) is clad with glassfibre-reinforced concrete fibrec Rieder. fibrec panels are lightweight and stable at the same time, also resistant to environmental influences, while still being effective and aesthetic. fibrec is an environmentally friendly product, made with organic materials and therefore can be completely recycled.
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a cura di/edited by Fabio Rossetigr
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gruppoforesta | Studio di Architettura
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L'obbiettivo di questo numero di AND di dare luce al panorama architettonico
professionale italiano non vuole certo essere esaustivo né, tanto meno, creare
una categoria di giudizio di merito. Vi sono numerosissime realtà professionali,
locali, che danno vita, quotidianamente, ad architetture che purtroppo spesso
non riescono, a livello di comunicazione, ad uscire dalle cerchie locali. Sono
architetture, alle diverse scale, che nascono di frequente dalla mediazione fra il
luogo in cui sorgono, la cultura ed il linguaggio architettonico del progettista,
le esigenze (e la lungimiranza) della committenza, le normative locali, le
imprese che le realizzano e così via. Il processo creativo diviene più complesso
e articolato ma probabilmente più proficuo, dando vita ad architetture
che per loro stessa natura sono espressioni di un territorio ed un ambiente
culturale e sociale specifico. Nel 1999 nasce a Lecce gruppoforesta | studio
di architettura, giovani progettisti che in qualche modo sono espressione di
quel processo creativo. Lo fonda Alfredo Foresta (classe 1971), architetto
ma anche erede di un'impresa di “mastri costruttori” leccesi, come si diceva
una volta, assieme ad Ester Annunziata (1973), Tiziana Panareo (1973),
architetti, e Michele Martina (1966), ingegnere. Gli interventi che lo studio
porta avanti sono a piccola scala dimensionale ma la loro portata è molto
maggiore dal momento che preferibilmente intervengono nel recupero di
vuoti urbani a ridosso del nucleo antico leccese, o con restauri di ispirazione
scarpiana nel centro storico o in antiche masserie del territorio. Il linguaggio
si riappropria di elementi vernacolari locali come il patio, la corte, i ballatoi o
i giardini inclusi, mediati e resi “contemporanei” dalla tecnologia che rimane
comunque in secondo piano, “a servizio” dell'architettura.
Nel 2012 realizzano un edificio, chiamato “casa a ballatoio”. Il progetto,
primo edificio sostenibile realizzato a Lecce, ha usufruito di un incremento
del 10% della cubatura massima consentita, avendo superato il livello 3 di
sostenibilità regolamentato dal Protocollo ITACA Puglia. Quello che colpisce
non è tanto la “sostenibilità” tecnologica del manufatto – qualità ormai
accessibile e necessaria – quanto la capacità espressa da gruppoforesta nel
progetto di coniugare qualità architettonica, prestazioni energetiche e rispetto
del genius loci. Il recupero, non nostalgico, delle tradizionali buone pratiche
The objective of this issue of AND is to spotlight the professional panorama of
Italian architecture without pretending to be exhaustive in any way and certainly
without wanting to create a judgmental category of merit. There are very many local
professional realities that generate architecture, every day, that often never manages,
on a communications level, to make itself known outside its immediate surroundings.
This is architecture, on a varying scale, that often results from mediation among
the requirements of the locale, the culture and the architectural language of the
designer, the demands (and the far-sightedness) of the client(s), local standards
and regulations, the enterprises that carry out the mandate and so on. The creative
process becomes more complex and articulate but probably more fruitful, since it
generates architecture which is in itself the expression of a place, as well as a cultural
and social context. In 1999, gruppoforesta I studio di architettura was formed in
Lecce by young designers, who, in many ways, are the personification of this creative
process. The group was founded by Alfredo Foresta architect (class of 1971) but
also heir to a company of “master builders,” as they used to be called, in Lecce
-- together with Ester Annunziata (1973), Tiziana Panareo (1973), architects, and
Michele Martina (1966), engineer. The projects that the group carries out are not
large, but their significance is much greater, from the moment that they take on
projects that involve the recovery of urban space left vacant near the antique centre
of Lecce, or restorations inspired by the work of Carlo Scarpa in the historical
centre or of antique manors in the countryside. Their vocabulary re-appropriates
elements from the local vernacular, like the patio, the courtyard, the gallery, and even
the garden, linked and rendered “contemporary” by technology, which, nevertheless,
remains n the background, “at the service of” the architecture. In 2012, they
designed a building called “the gallery house.” As the first sustainable building
constructed in Lecce, the project benefited from a 10% increment in the amount
of cubic space allowed, since it exceeded the 3rd level of sustainability regulated
by the Puglia ITACA Protocol. What is striking is not so much the technological
“sustainability” of the building – even though this quality is currently accessible and
necessary – but rather gruppoforesta’s specific ability, as manifest in this project,
to conjugate architectural quality, energy-saving devices and respect for the genius
loci (the protective spirit of the place). The recuperation – not nostalgic – of the
pagina seguente: in alto, prospetto su strada; in basso, la corte interna/next page: above, street elevation; below, the inner courtyard
Gallery House
Casa a Ballatoio
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del costruire di questo territorio, come ad esempio l'orientamento rispetto ai
venti e al sole, l'uso di materiali con forte inerzia termica, il recupero delle
acque piovane, ha permesso di raggiungere il traguardo della sostenibilità
senza ricorrere a soluzioni tecnologiche e impiantistiche diverse. Il progetto,
realizzato dall'impresa di costruzioni gruppoforesta, si inserisce su di un lotto
fortemente vincolante per la sua geometria allungata ma ispiratore della scelta
tipologica: due edifici che racchiudono una corte su cui si affacciano i sei
appartamenti distribuiti su quattro livelli collegati da ballatoi e passerelle che
creano la quinta interna della corte. Il processo costruttivo si è avvalso dove
possibile di materiali di provenienza locale e di buone pratiche del costruire
legate ai caratteri ambientali dei luoghi che la tradizione ha tramandato.
Il progetto delle case a ballatoio è l'apice, solo temporaneo, di una ricerca
iniziata fin dai primi lavori. Nel 2002 lo studio gruppoforesta realizza il
progetto “casa a corte”. Già allora la geometria del lotto e la citazione delle
tipiche case a corte leccesi divengono motore generatore di un processo
creativo che riesce attraverso il recupero e la re-interpretazione in chiave
contemporanea del linguaggio architettonico tradizionale a restituire
un'identità ad un luogo anonimo e privo di riferimenti. Due edifici, uniti da una
passerella sospesa, racchiudono una corte ribassata. Gli elementi tipici come
le scale, i ballatoi, il sistema di raccolta delle acque piovane, le palme ed i
giardini ribassati vengono recuperati e interpretati secondo una nuova chiave
di lettura. I riferimenti, chiari, alla scuola olandese, a Le Corbusier, a Libera,
sono leggibili nella composizione e nei prospetti. Un locale commerciale su
due livelli, un magazzino nella parte sottostante, un ufficio al primo piano e
uno al piano interrato individuano il blocco in prossimità della strada, mentre
quattro appartamenti, due più piccoli al piano terra con orto retrostante, due
al piano superiore articolati con un doppio volume, compongono il secondo
edificio destinato alle abitazioni. Nel 2005 fondano il Centro Studi punto a
sud est, che diviene la fucina dove viene svolta quella ricerca ad ampio raggio
(architettonica, economica, sociale, tecnologica) che porta alla definizione
del linguaggio architettonico del gruppo come sintesi della stessa. La ricerca,
molto spesso condotta al di fuori del mondo accademico, come in questo
Courtyard House
Casa a Corte
pagina precedente: la corte interna/previous page: the inner courtyard
sopra: prospetto su strada/above: street elevation
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Patio House
Casa a Patio
caso, diviene elemento imprescindibile del “fare architettura” per molti studi
professionali. La scelta fatta da gruppoforesta prende a modello e metodo il
progetto architettonico che diviene, così, strumento di conoscenza prima che di
trasformazione.
Nel 2007 i progettisti realizzano la “casa a patio”, altro elemento di questo
percorso di ricerca espresso in una trilogia tipologica. Due temi individuano
il complesso: la luce e il patio. L’edificio è un cubo, a cui sono stati sottratti
dei volumi e le tre abitazioni che lo compongono sono caratterizzati da
aperture dirette con l’esterno e da tagli vetrati che si rapportano con il cielo
e con i campanili dei vicini centri abitati. Il linguaggio si affina rispetto al
progetto precedente ma i riferimenti alla tradizione, più o meno espliciti,
rimangono tutti. Colpisce, in questo come negli altri progetti, come la luce
divenga elemento costruttivo con il quale modellare l'architettura. I tagli,
le articolazioni dei volumi, degli elementi tipologici, le finestrature, sono gli
strumenti attraverso i quali la luce diviene sostanza fisica nella composizione
architettonica. La realtà del gruppoforesta può forse rappresentare un
caso particolare nel panorama professionale italiano, raccogliendo in sé le
tre figure principali del “fare architettura”: il progettista, il committente
e l'imprenditore. Tuttavia il processo di ricerca e creativo che questi
progettisti hanno individuato, legato al luogo, alla sostenibilità, alla cultura
della tradizione come alla contemporaneità, sta divenendo, con le dovute
interpretazioni personali, percorso comune a molti altri studi e architetti italiani.
a destra: prospetto su strada/right: street elevation
pagina successiva: vista della casa dal patio/next page: view from the patio
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area’s traditional good building practices -- orientation with respect for the winds
and sun, use of materials with high thermal inertia, recuperation of rain water --has
made it possible to achieve the goal of sustainability without recourse to various
technological and design solutions. Built by the gruppoforesta construction company,
the project was carried out on a very constraining piece of land, long and narrow,
that inspired the architects’ typological choice: two buildings that enclose a courtyard
overlooked by six apartments distributed on four levels linked by galleries and
bridges that create the internal fifth level of the courtyard. The construction process
used local materials where possible and good construction practices that reflect
environmental awareness as well as tradition.
The “gallery house” project is the apex – purely transitory – of a quest pursued
since the beginning. In 2002, gruppoforesta designed and built “the courtyard
house.” Even then, the shape of the lot and reference to the typical courtyard
houses of Lecce became the generating forces behind a creative process that
succeeded in recuperating and re-interpreting traditional architectural vocabulary
with a contemporary code that restored the identity of an anonymous site bereft
of references. Two buildings, linked by a flying bridge, enclose a sunken courtyard.
Typical elements like the stairs, the galleries, the rainwater recuperation system,
palm trees and the sunken gardens are reiterated in new language. Clear references
to the Dutch school, to Le Corbusier to Libera are legible in the compositions and
the elevations. A store on two levels, an underground warehouse, a first-floor office
and another on the ground floor identify the block nearest the street, while four
apartments, two smaller ones on the ground floor with a garden in the back, two
on the upper floor with double volumes make up the second building destined for
residential housing. In 2005, gruppoforesta founded the punto a sud est Study
Centre, which became a breeding ground for far-ranging ideas (architectural,
economic, social, technological) that came to define and embody the architectural
language of the group. The quest, very often conducted outside the academic
world, as in this case, became the quintessential basis of “making architecture” for
many professional practices. For gruppoforesta, the choice of model and method
is the architectural design that is an instrument of awareness before it becomes
transformation. In 2007, the designers build the “patio house,” one more element
in the pursuit of this process, expressed by a typological trilogy. Two themes identify
the complex: light and the patio. The building is a cube that contains volumes, and
the three living spaces that compose it are marked by direct openings to the outside
and by glassed-in slits that refer to the sky and the bell towers of near by population
centres. The language is sparer, compared with the earlier project, but, more or less
explicit references to tradition are common to both. In this, as in other projects,
it is striking how light becomes a constructive element with which to shape the
architecture. The slits, the articulation of the volumes, typological elements, window
placements are the instruments through which light becomes a physical element in
the architectural composition. gruppoforesta may well be a special case in the Italian
professional landscape, since it brings together the three principal protagonists
of “making architecture”: the designer, the client and the builder. Nevertheless,
the research and creative process that these designers pursue -- tied to place and
sustainability, as well as to contemporary and traditional culture -- is becoming, given
appropriate individual interpretations, a common path for many other architecture
practices and architects in Italy.
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Attraverso il racconto delle opere che seguono apriamo una finestra importante su “altri” studi di architettura italiani capaci di mantenere una qualità com-
positiva all’interno del racconto architettonico. Il tratto comune, che ne individua l'appartenenza culturale al di là delle contaminazioni, seppur importanti,
è la necessità di andare oltre la separazione fra professione e ricerca. Molti architetti italiani hanno superato questo equivoco così limitante, sia all’interno
della didattica delle Facoltà di Architettura italiane che dentro gli studi di architettura, soprattutto quelli gestiti da architetti cosiddetti “giovani” in ter-
mini architettonici e cioè dai 30 ai 50 anni. Quello che più lega queste architetture è la ferma volontà di non gridare, di non essere autoreferenziali. Così
facendo anche le contaminazioni provenienti da altre ricerche e da altri luoghi diventano una ricchezza. In fondo la citazione o l’iterazione è una capacità
che appartiene a chi sa comporre nel senso classico del termine. Da fiorentino ho una lezione sempre attuale e vicina : la stazione di Santa Maria Novella.
Oltre ad una voluta appartenenza al luogo, le citazioni, sempre dichiarate per onestà culturale, diventano ingredienti indissolubili della “bellezza” architet-
tonica, diventano strumento di comunicazione di un percorso, fermo restando l’asse portante dell’identità di un luogo e di una cultura. Se leggiamo nella
loro differenza le architetture pubblicate con questa chiave di lettura, ci accorgiamo che il valore vero in questo momento di difficoltà risiede proprio nella
capacità dentro il nostro DNA di perpetuare il “bello” senza retorica, superando quelle barbariche dichiarazioni di appartenenza culturale che si fondano
sul pensiero dell’essere “contro” e non dell’essere “per”. Attraverso il racconto dell’architettura si può accettare la stessa senza aggredirla con facili epiteti
o giudizi superficiali. Chi fa ricerca e professione sa che un progetto realizzato andrebbe sempre raccontato nel suo percorso di idea e realizzazione per
capirne le “deformazioni” come ci avvisava Luois Kahn molti decenni fa. Ripartiamo da questo patto culturale.
Architetti Italiani
di/by Paolo Di Nardo
Italian Architects By covering the architectural works in the following page we have opened an important window onto the other Italian architectural studios able to
maintain a quality of composition within the tale of Italian architecture. The common aspect of each single item, capable of identifying a cultural belonging beyond
the contamination, although important, is the need to go further the separation between the profession and research. Many Italian architects have overcome this,
so limiting, misunderstanding, especially within both the didactics of the Italian Faculty of Architecture and inside the architectural studios, chiefly those managed
by so-called “young” architects which, in architectural terms, ranges from 30 to 50 years old. These architectures are most bound together by the staunch re-
solve do not cry out, not to be self-referential. This contributes towards also making a wealth out of contaminations from other researches and places. Essentially,
citation or iteration is a capability belonging to those who are able to compose in the classic sense of the term. Florence has provided me with an ever-current
and nearby lesson: the station of Santa Maria Novella. In addition to a glad belonging to the place, the citations, which are always declared for cultural honesty,
are enduring ingredients of architectural “beauty”. They become a language that is to be updated each time through other citations, without prejudicing the axis
bearing the identity of a place and a culture. If we read into the difference of the architectures published with this interpretation, we realise that the true value at
this difficulty time lies in the incongruous capacity of our DNA to discreetly perpetuate “beauty”, primarily overcoming the uncouth declarations of cultural claim
that are based on the concept of being “against” and not “for”. By recounting the architecture one can accept it without butchering it with pithy attributes or
superficial judgements. Any professional or researcher knows that a project accomplished will always be told through its journey of ideas and implementation in
order to understand the “deformations”, as Luois Kahn informed us many decades ago. We’ll take this cultural promise as our starting point.
Cultura del progetto
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Studio Bandini & Associati, Nuovo Centro Commerciale Coop
testo a cura di/text by Lapo Muratorefoto di/photos by Carlo Bandini e Marco Lucifora
Reconstructed dissonances One of the basic con-
cepts of what Lynch called "Image of the City" was
the readability of a place, that is, the ability for
people to settle in, orientate and understand the
urban space. In the historic city, market, that is
the space dedicated to trade, was a point of refer-
ence, physical and social, for the citizen, a defined
space he could identify, recognizable and tangible,
what is commonly called a "place". The Shopping
Centres, places devoted almost exclusively to the
consumer, until not long ago were, with rare excep-
tions, simple anonymous containers, without any
identity. Today, more and more, they acquire archi-
tectural significance, but also become new aggre-
gation centres of an enlarged town, and therefore
the design of such buildings can become complex
and delicate, having to respond to needs that are
very different than purely commercial ones.
Carlo Bandini's and his Studio design project for
the new Coop Shopping Centre in Figline Valdarno,
in the province of Florence, clearly meets these
needs, by creating a well characterized and recog-
nizable building, in which the interaction between
the container (architecture) and the content (the
people who go to it and the products it contains)
becomes a significant element of the place.
A building essentially simple in its structure, aimed
at meeting the flexibility required by a shopping
centre: a regular 16x16 metres grid, a prefab-
ricated shell with wing bent tiles, columns and
beams, a remarkably high floor. On the outside,
Uno dei concetti fondamentali alla base di quella che Lynch definiva “Immagine della Città” era la
leggibilità di un luogo, ovvero la possibilità da parte degli abitanti di ambientarsi, orientarsi e capire
lo spazio urbano. Nella città storica il mercato, lo spazio del commercio costituiva un punto di riferi-
mento, fisico e sociale, per il cittadino che poteva così identificare uno spazio definito, riconoscibile e
tangibile, quello che comunemente si chiama un “luogo”. I Centri Commerciali, luoghi dedicati quasi
esclusivamente al consumo, fino a non molto tempo fa erano, salvo rare eccezioni, contenitori anonimi
e senza identità. Oggi sempre più divengono oggetti di rilevanza architettonica ma anche nuovi centri
di aggregazione di una città allargata ed in questo senso la progettazione di questi manufatti può
divenire complessa e delicata, dovendo rispondere a esigenze anche molto diverse rispetto a quella
puramente commerciale.
Il progetto di Carlo Bandini e del suo Studio per il nuovo Centro Commerciale Coop di Figline Valdarno
in provincia di Firenze risponde in maniera chiara a queste esigenze creando un manufatto ben carat-
terizzato, riconoscibile, in cui l'interazione fra il contenitore (l'architettura) ed il contenuto (le persone
che lo frequentano, i prodotti che contiene) diviene elemento significativo del luogo.
Un edificio sostanzialmente semplice nel suo impianto, funzionale alla flessibilità necessaria per un
centro commerciale: una maglia regolare di 16x16 metri, una struttura prefabbricata con tegoli alari,
pilastri e travi, un piano di notevole altezza. Sull'esterno tuttavia il discorso cambia. La semplicità e
la linearità delle forme si confronta con la necessità di creare un'immagine forte, significativa. Ciò che
caratterizza maggiormente il fronte e l'edificio nel suo complesso è l'orditura di pannelli colorati, in
3 tonalità di rosso e di dimensioni diverse, appesi fra la pensilina grigia in Alucobond sovrastante la
vetrata di ingresso ed il grande portale, rivestito in pannelli di alluminio bianco, che definisce geome-
tricamente il prospetto e sul cui timpano orizzontale si stagliano le tre insegne dei brand. Elemento ar-
chitettonici semplici ma altrettanto efficaci nel rendere l'edifico immediatamente riconoscibile, anche
a distanza, differenziandolo dagli altri grigi capannoni industriali che lo circondano. Assieme ai parti-
colari disegni dei fronti laterali realizzati da un sistema di fughe a matrice dei pannelli di rivestimento,
l'edificio si dinamizza ed assume un carattere proprio e riconoscibile che lo rendono “luogo”.
La grande vetrata a filo lucido che corre continua sul fronte sotto la pensilina, e dalla quale si accede
al Centro, in realtà diviene una finestra sulla vita che si svolge all'interno sottolineata dalla dinamicità
dei movimenti delle persone e dai colori dei prodotti.
La semplicità della soluzione strutturale fra l'altro consente una buona illuminazione naturale dell'in-
terno permettendo al tempo stesso la posa in copertura di un'ampia superficie di pannelli fotovoltaici.
Dissonanze ricomposte
200prospetto nord/north elevation
however, things are different. The simplicity and
linear forms confront the need for creating a strong
and significant impact. The main characteristic of
the front, and of the building as a whole, is the
combination of the coloured panels, in 3 shades of
red and different sizes, hanging from the grey Alu-
cobond covered shelter above the glass entrance
and the large portal, covered in white aluminium
panels, which geometrically defines the façade
and on whose horizontal gable the three signs of
the brand stand out. Essential architectural ele-
ment, but so effective in making the building im-
mediately recognizable, even from a distance, dif-
ferentiating it from other grey industrial buildings of
the surrounding area. Along with special designs
of side fronts obtained with the joint look of matrix
cladding panels, the building acquires dynamisms
and takes its own recognizable character, becoming
actually a "place."
The large polished edge window, that runs on
the front under the covered shelter, and acts as
the entrance of the Centre, in reality becomes a
window that opens onto the life that takes place
within, underlined by the dynamic movements of
people combined with the colours of the prod-
ucts themselves.The simplicity of the structural
solution, among other things, also provides good
natural lighting of the interior, while allowing the
installation, on the roof, of a large surface area of
solar panels. The parking lot, both external and un-
derground, in addition to the loading and unload-
ing area at the rear of the complex, completes the
layout of the Shopping Centre. Finally what is really
striking and becomes immediately apparent in this
work is the simplicity and linearity of the project,
just as its implementation, apparently carried out
by highly experienced companies. Just as like in a
"15 puzzle", Bandini was able to "move" the right
pieces, assembling, with his own interpretation, di-
chotomies seemingly at odds with each other, such
as simplicity and visual impact, functionality and
chaos, rigidity and flexibility. All aimed at achieving
the final result.
nome progetto/project name Nuovo Centro Commerciale Coop/New Shopping Centre Coopprogetto architettonico/architectural project Carlo Bandini, Studio Bandini & Associatiprogetto urbanistico e pratiche edilizie/urban planning and building proceduresAlberto Poggesi, Studio Tecnico Associato Poggesiprogetto esecutivo/construction documents Carlo Bandini, Studio Bandini & Associati; Marco Lucifora; Alberto Poggesi, Studio Tecnico Associato Poggesi; INRES S.c.r.l.direzione lavori edili/construction works supervision Alberto Poggesi, Studio Tecnico Associato Poggesiprogettisti strutturali/structural engineers Antonio Malvisi, Paolo Giordani, Roberto Sperandio, Francesco Di Marco, Alberto Dal Lagodirezione lavori strutturali/structural construction works supervision Antonio Malvisiprogetto e direzione lavori impianti elettrici e meccanici/design and works supervision HVAC+electrical systems Matteo Gestri, CMEngineeringcollaudo opere c.a./stability inspection of the building Carlo Poggesi, Studio Tecnico Associato Poggesicollaboratori/collaborators Alessia Mulone, Maria Chiara Mirizzi, Caterina Micelli, Francesca Massi, Maria Grazia Arcacommittente/client Unicoop Firenze S.c.luogo/place Figline Valdarno (FI)piano attuativo/urban planning 2007-2009inizio lavori/start on site date novembre/november 2010fine lavori/completion dicembre/december 2011superficie lotto/building lot area 24000 mq/sqmsuperficie totale/gross area 11400 mq/sqmvolume/volume 51300 mc/cmaltezza max/maximum height 6,20 mparcheggi a raso/parking lot area 7800 mq/sqmparcheggi interrati/underground parking lot area13800 mq/sqm http://www.bandiniassociati.it
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Il parcheggio, sia a raso che interrato, oltre alla zona di carico e scarico collocata nella parte posteriore
del complesso, completano il layout del Centro commerciale. Alla fine quello che colpisce e diviene
immediatamente evidente in quest'opera è la semplicità e la linearità del progetto come della sua
realizzazione, portata avanti evidentemente da imprese di grande esperienza. Come in una specie di
gioco del 15, Bandini ha saputo 'spostare' i giusti tasselli ricomponendo con il suo linguaggio delle
dicotomie apparentemente in contrasto fra loro, quali semplicità ed impatto visivo, funzionalità e caos,
rigidezza e flessibilità. Il tutto per giungere al risultato finale.
in apertura: particolare della facciata principale/opening page: detail of the main front
pagina precedente, dall'alto a sinistra in senso orario: prospetto principale; particolare di un prospetto laterale; particolare dei pannelli colorati; interno/previous page, from upper-left clockwise: main front; detail of one of the lateral front; detail of the coloured panels; interiors
sopra: particolare della facciata principale/above: detail of the main front
prospetto sud/south elevation
prospetto est/east elevation prospetto ovest/west elevation
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Paolo Carli Moretti (Cm+S associati), Casa 2, Forlì
testo a cura di/text by Fabio Rossetifoto di/photos by Eugenio Barzanti
The form of dwelling The house in Forlì, Paolo Carli
Moretti has designed and built with his own firm
Cm+S associati, has the structural linearity and
purity that immediately call to mind the works of
Italian Rationalism. High and timeless reference
that is often found, expressed in various ways, in
the most interesting examples of architecture that
can be found in our Country. It seems that the
search for sobriety of our national view within the
Modern Movement is a kind of antidote, increas-
ingly sought-after, to a vast building (not architec-
tural) sector, prevalent in our Regions, consisting
of a constant repetition of banal buildings as well
as of bold and self-centred styles. Starting from a
solid and pure geometric structure, defined by the
square, space and volume are cut and divided by
straight lines, horizontal and vertical planes through
which it is possible to achieve the simplest defini-
tion of functional spaces through the various areas
of the house. On the ground floor the living area,
on the first floor the sleeping area - same subdivi-
sion is repeated in the spaces dedicated to guests.
In the large space of the ground floor the living
and dining areas are divided by a large reinforced
concrete septum, which is projected upward in
correspondence with a double volume completely
blind, except for a glazed corner that visually con-
La casa per abitazione a Forlì, che Paolo Carli Moretti ha progettato e realizzato con il suo studio Cm+S
associati, ha quella linearità e pulizia di impianto che richiama immediatamente alla mente le opere
del Razionalismo italiano. Riferimento alto e senza tempo che spesso si ritrova, espresso in varie gra-
dazioni, nelle architetture più interessanti che possiamo trovare nel nostro territorio nazionale. Sembra
quasi che il richiamo alla sobrietà della nostra visione nazionale del Movimento Moderno sia una sorta
di antidoto, sempre più spesso ricercato, ad un vasto panorama edilizio (non architettonico), prevalen-
te nelle nostre Regioni, fatto di banalità seriali come di stilismi arditi ed egocentrici. Partendo da un
solido impianto geometrico puro, definito dal quadrato, lo spazio ed il volume sono tagliati e suddivisi
da linee rette, piani orizzontali e verticali attraverso i quali si realizza la definizione più semplice degli
spazi funzionali dei vari ambiti della casa. Al piano terra la zona giorno, al piano primo la zona notte
– suddivisione che si ripete anche nella parte dedicata agli ospiti. Il grande spazio del piano terra è
diviso nei suoi ambiti di soggiorno e pranzo da un grande setto in cemento armato, che si proietta verso
l'alto in corrispondenza di un doppio volume completamente cieco, se non per un angolo vetrato che
collega visivamente lo spazio giorno da quello notte. Quello che colpisce è la continuità degli spazi e
delle visuali interne. A dispetto di un carattere, di questa architettura, più introverso e riservato rispet-
to al contesto che la circonda, il progetto gioca molto con i diversi coni visivi – verso l'interno e verso
l'esterno – che è possibile cogliere dai vari luoghi della casa, attraverso numerosi tagli e grandi aperture
vetrate. Come, ad esempio, la zona giorno che dialoga con un grande patio esterno; un volume aperto,
delimitato da un telaio in cemento, pavimentato con grandi assi di legno e coperto da tende a scom-
parsa; uno spazio della casa di transizione, morbida, tra interno ed esterno; un luogo che può essere di
incontro ma anche di riposo e raccoglimento. Infissi di grandi dimensioni, realizzati appositamente da
una azienda locale, riempiono di luce e calore ogni ambiente dell’abitazione, contribuendo a rendere
assolutamente vivibile ogni singolo spazio. A sera, un attento studio illuminotecnico, realizzato dall'in-
gegnere Marina Giampaoli, riesce, senza prevaricare l'architettura, a mettere in evidenza e valorizzare
ulteriormente questi giochi spaziali e volumetrici. Cemento a vista, pietra, legno, vetro e intonaco sono
i materiali base utilizzati; colori naturali, neutri. Tutto in qualche modo partecipa di quella sobrietà e
quel rigore formale che l'impianto architettonico, fin dalla prima occhiata, denota.
La forma dell'abitare
in apertura: ingresso dalla strada; sullo sfondo l'ascensore di accesso all'appartamento degli ospiti/opening page: entrance from the street; in the background the lift to the guest apartment
nome progetto/project name Casa 2/Home 2capoprogetto/project leader Paolo Carli Morettiprogettazione/design team Cm+S associati (Paolo Carli Moretti e Massimo Sanzani)assistenti alla progettazione/assistants designer Matteo Flamigni, Alessandro Rabitistrutture/structures Simone Fanelliimpiantista/HVAC Luca Bruschiilluminazione/lighting Marina Giampaoli foto/photos Eugenio Barzantiluogo/place Forlì, Italia/Italyinaugurazione/inauguration Settembre 2011
1 ingresso/entrance2 soggiorno/living room3 pranzo/dining room4 cucina/kitchen5 bagno/bathroom6 lavanderia/laundry room7 garage/garage8 studio/study9 guardaroba/wardrobe10 camera/sleeping room11 terrazzo/terrace
sotto: le piante dei tre livelli/below: the plans of the three levelsin basso: particolare dell'interno/bottom: detail view of the interiors
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in questa pagina: sopra, il soggiorno con il grande setto in cemento armato; a sinistra, particolare delle scale/in this page: above, the living room with the large reinforced concrete septum; left: detail view of the staircase
nects the living and sleeping areas. What is striking
is the continuity of both interior spaces and visual
aspects. In spite of a character of this architecture
which turns to be more introverted and reserved
when compared to the surrounding context, the
project plays a lot with the different visual cones -
inward and outward - as shown by various places
in the house which are characterized by numerous
cuts and large windows. Like, for example, the liv-
ing area that interacts with a large outdoor patio;
an open volume, surrounded by a concrete frame,
paved with large wooden planks and covered by
retractable awnings; a smooth transition space of
the house, between interior and exterior; a meeting
place, but also an area for rest and contemplation.
Large windows, specially made by a local company,
fill with light and heat any room of the house, help-
ing to make every single space absolutely liveable
and enjoyable. In the evening, a careful lighting
design, by Engineer Marina Giampaoli, is able to
highlight and further enhance the great interaction
between space and volume, without overpowering
architecture in any way. Exposed concrete, stone,
wood, glass and plaster are the basic materials
used; natural and neutral colours. All somehow
participates in the sobriety and the formal linear-
ity that the architectural structure, from the first
glance, reveals.
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Agri-LegnoVia dell'Artigianato 39-41-4361011 Gabicce Mare (PU)tel +39 0541 830449fax +39 0541 835358www.agri-legno.it
Bussi s.r.l.Via P. Nefetti 7647018 S. Sofia (FC)tel / fax +39 0543 971099www.bussifalegnameria.it
Zoli ArredamentiViale Gramsci 5447122 Forlìtel +39 0543 61533fax +39 0543 405138www.zoliarredamenti.it
Vbo ForlìVia Gorizia 165Forlìtel / fax +39 0543 [email protected]
pagina a sinistra: vista del soggiorno e del doppio volume/left page: view of the living room and of the double volumein alto: vista dal giardino/above: view from the gardena destra: la stanza da bagno/right: view of the bathroom
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Giovanni Vaccarini, 3 edifici a Giulianova (TE)
testo a cura di/text by Luca Sgrilli
Light and material The opportunity to see multiple
works by a single author affords a clearer under-
standing of his “poetry” and language. The three
projects by Giovanni Vaccarini on these pages al-
low us to do exactly this. Three buildings, one a
residence and two multi-functional buildings in the
same city of Giulianova (TE), are essentially dif-
ferent in terms of function and context but share
a common clarity of unmistakable structure and
language able to grant an unambiguous reading of
architecture as objectification of ideas.
Casa Capece Venanzi, in a suburban area between
plains and hills, is a contrast of two simple vol-
umes that expose the diversity of use through a
material treatment. Stone and glass for the ground
floor base, the collective part of the house, char-
acterised by the large south-west facing window
that captures the heat of the sun during the day
and the contrasting large stone walls to the north,
protecting from the prevailing winds, with two slits
that let the summer breezes through. The volume
of the first floor, dedicated to the intimate and pri-
vate areas of the home, is lying above the one of
the ground floor, apparently floating on the under-
lying glass window. The white plastered walls are
La possibilità di vedere più opere di uno stesso autore permette di leggere più chiaramente la sua
'poetica' ed il suo linguaggio. I tre progetti di Giovanni Vaccarini in queste pagine ci aiutano proprio
in questo. Tre edifici, una residenza e due edifici polifunzionali collocati nella stessa città, Giulianova
(TE), sostanzialmente diversi per funzioni ospitate e contesto ma accomunati da una chiarezza di im-
pianto e di linguaggio inequivocabili in grado di permettere una lettura univoca dell'architettura come
concretizzazione delle idee.
Casa Capece Venanzi, in un area suburbana fra pianura e collina, è una contrapposizione di due vo-
lumi semplici che denunciano la diversità di uso attraverso un diverso trattamento materico. Pietra e
vetro per il basamento al piano terra, la parte collettiva della casa, caratterizzata dalla grande vetrata
a sud-ovest che durante il giorno capta il calore del sole e dalla contrapposta grande parete in pietra
verso nord, a protezione dei venti dominanti, in cui due fessure lasciano passare le brezze estive. Su
questo si poggia il volume del primo piano, che sembra galleggiare sulla vetrata sottostante, dedicato
agli spazi intimi e privati. Un volume di intonaco bianco caratterizzato da una trama di bucature di
forma libera e circolare che si ripetono nelle pannellature frangisole in alluminio a sud-ovest. La luce
per Vaccarini, come vedremo anche negli altri edifici, è elemento costruttivo, materico che definisce
spazi e volumi ed il sistema di bucature ritagliate nella muratura e nella copertura definisce un disegno
che è parte dell'architettura.
L'edificio polifunzionale dell'ex Cinema Arena Braga si inserisce in un tessuto edilizio amorfo ma si
confronta, per la sua vicinanza, con una emergenza storica e architettonica della città, il novecentesco
Kursaal, contrapponendo alla sua pesante massa muraria elementi di leggerezza quali il vetro, il me-
tallo ed il laminato. Il vetro diviene strumento costruttivo e linguistico assumendo alternativamente la
forma di una pelle che avvolge l'edificio ai piani superiori o elemento che lo smaterializza al piano ter-
ra. Nel primo caso la pelle, individuando l'uso abitativo (sono residenze estive temporanee) del primo
e secondo piano, diviene un medium interfaccia fra interno ed esterno, regolando la luce e annullando
l'introspezione. Nel secondo caso, al piano terra la lunga vetrata ne definisce la smaterializzazione e lo
Luce e materia
in apertura: Casa Capece Venanzi, prospetto sud ovest con i frangisole in alluminio/opening page: House Capece Venanzi, south-west elevation with the aluminium sun-shade panelling
nome progetto/project name Casa/House Capece-Venanzi progettista/architect Giovanni Vaccarini collaboratori/collaborators Laura Marini, Lucia Tomeo impresa esecutrice/contractor Di Ferdinando costruzioni committente/client Capece e Venanzi luogo/place Giulianova_TEfotografo/photos Alessandro Ciampi superficie utile/net area 180 mq/sqmvolume/volume 540 mc/cm costo/cost 220.000,00 euro cronologia progetto/chronology 2003/2004realizzazione/completion 2005
50prospetto sud est/south-est elevation
characterised by a free-form weave and circular
openings that are repeated in the south-west fac-
ing aluminium sun-shade panelling. As we will also
see in the other buildings, Vaccarini regards light
as a constructive element, a material that defines
spaces and volumes and the system of openings
cut into the wall and roof defines a design that is
part of the architecture.
The multi-purpose building of the former Cinema
Arena Braga is set in an amorphous building con-
text but is contrasted, thanks to its vicinity, with a
historical and architectural emergence of the city,
the twentieth century Kursaal, which contrasts the
heavy mass walls with light elements such as the
glass, metal and laminate. The glass becomes a
constructive and linguistic instrument, alternating
between taking the form of a skin that enwraps
the building on the upper floors and element that
dematerialises on the ground floor. In the former
case the skin, by identifying the usual use (these
are temporary summer residences) of the first and
second floor, becomes a medium interfacing be-
tween inside and outside, regulating the light and
cancelling introspection. In the latter, the long win-
dow on the ground floor defines the dematerialisa-
tion and emptying that is functional to the intended
use and it accommodates services for the cinema
and equipment. The lodgings, therefore, seem to
float like a ship on the open space of the ground
floor. The concept of the “ship” is also revisited
in the layout of the living spaces that features day
spaces located on the upper floors/decks, which
also grant access to the berths/rooms on the lower
floor or to the roof terrace/deck.
This floating theme is also found in the multi-pur-
pose ASTRA building. The design idea has set out
two of the three floors, those intended for residenc-
es, as a single entity that floats on the commercial,
sopra: Casa Capece Venanzi, il soggiorno/above: House Capece Venanzi, the living roomsotto: Casa Capece Venanzi, schizzo di studio/below: House Capece Venanzi, study sketch
pagina seguente: edificio multifunzionale ex Cinema Arena Braga, vista notturna lato corpo scale/next page: multi-purpose building of the former Cinema Arena Braga, night view of the staircase front
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progetto/name of the project Edificio Polifunzionale ex cinema Arena Braga/multi-functions building ex-movie theater Arena Bragaarchitetto/architect Giovanni Vaccariniin collaborazione con/in collaboration with Leo Medoridirezione lavori/construction works supervisor Giovanni Vaccarinistrutture/structures design Pierantonio Casciolistrutture facciata in vetro strutturale/structural glass curtain walls design Marco Di Giovanniparete ventilata in vetro/glass ventilated curtain wall IMA gruppo Faraonecollaboratori/collaborators Luigina D’Emilio, Felice De Nardis, Roberto Di Pizio, Sabrina Romanifotografo/photos Alessandro Ciampicommittente e general contractor/client and general contractor Di Ferdinando Costruzioniimpianti elettrici/electrical systems Gerardini ImpiantiImpianti termofluidici/HVAC Di Ferdinando K.luogo/place Giulianova, Teramosuperficie lotto/building lot area 420 mq/sqmsuperfici realizzata/gross built area 1050 mq/sqmprogetto/design date 1999/2000inizio lavori/start on site date ottobre/october 2001fine lavori/completion luglio/july 2003costo/total cost 800.000,00 euro
a destra: edificio multifunzionale ex Cinema Arena Braga, schizzo di studio/right: multi-purpose building of the former Cinema Arena Braga, study sketchsotto: edificio multifunzionale ex Cinema Arena Braga, dettagli della facciata/below: multi-purpose building of the former Cinema Arena Braga, details of the facade
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svuotamento funzionale alla sua destinazione che la vede accogliere servizi per il cinema e attrezzatu-
re. Il sistema degli alloggi così sembra galleggiare come una nave sullo spazio libero del piano terra.
Un'idea, quella della 'nave' ripresa anche nella distribuzione degli spazi abitativi, che vede gli spazi
giorno collocati ai piani/ponti superiori dai quali si accede alle cuccette/camere al piano inferiore o al
ponte/terrazzo in copertura.
Questo tema del galleggiamento lo ritroviamo anche nell'edificio polifunzionale ASTRA. L'idea pro-
gettuale ha disegnato due dei tre piani, quelli destinati alle residenze, come un'unica entità che
galleggia sul piano terra commerciale e quindi trasparente. Sul retro è stata posta invece la distribu-
zione verticale. Chiarezza di impianto e di linguaggio che lasciano poco spazio alle interpretazioni e si
riverberano a livello urbanistico nella ridefinizione del bordo della piazza in cui si colloca il progetto.
Il prospetto, scandito dalla successione modulare dei pannelli mobili, con un telaio in alluminio ed
elementi in frassino traforato da fori circolari, e fissi, in vetro acidato e smaltato in colore verde acido,
cambia continuamente. La posizione dei pannelli mobili decisa dagli abitanti degli alloggi in base
alle esigenze di schermatura, e il cambio di tonalità degli elementi in vetro al variare della luce, così
come la retroilluminazione degli stessi nelle ore notturne, creano un disegno cangiante e identificano
l'edificio come una lanterna urbana.
sopra: edificio multifunzionale ex Cinema Arena Braga, la facciata principale/above: multi-purpose building of the former Cinema Arena Braga, the main facade
and transparent, ground floor. Meanwhile, the ver-
tical distribution is placed to the rear. System and
language clarity leave little to interpretation and are
echoed in the context of town-planning by redefin-
ing the edge of the square in which the project is
located. The facade is marked out by the modular
succession of mobile panels, with an aluminium
frame and elements in ash wood perforated by cir-
cular holes, and fittings, in etched glass and var-
nished in an acid green colour, changes constant-
ly. The position of the sliding panels is decided by
the occupiers of the accommodation based on the
shading requirements, and the change of tone of
the elements in glass, in keeping with the variation
of the light, just like its back-lighting at night-time,
creating an iridescent design and categorising the
building as an urban lantern.
progetto/name of the project Edificio Polifunzionale ASTRA/multi-functions building ASTRAarchitetto/architect Giovanni Vaccariniin collaborazione con/in collaboration with Danilo Romani (progetto esecutivo/construction documents), Sabrina Romani (progetto esecutivo e direzione lavori/construction documents and works supervison)collaboratori/collaborators Luigina D’emilio direzione lavori/works supervison Giovanni Vaccarinistrutture/structures design Lanfranco Liberatorefotografo/photos Alessandro Ciampicommittente e general contractor/client and general contractor ASTRA immobiliare/real estate impresa esecutrice/subcontractor building firm EDILMACA luogo/place Giulianova, Teramo superficie lotto/building lot area 590 mq/sqmsuperfici realizzata/gross built area 1200 mq/sqmprogetto/project date 2004inizio lavori/start on site date 2005fine lavori/completion 2007
in queste pagine, in alto: edificio polifunzionale ASTRA, viste esterne e di dettaglio della facciata/in these pages, above: multi-purpose building ASTRA, external and detail views of the facade
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[Faraone s.r.l.]
faraone s.r.l. è un'azienda che nasce nel 1969 e che ha sempre fatto del design, del rapporto con
i professionisti e dell'aggiornamento tecnologico elementi fondamentali della propria strategia.
L'azienda faraone s.r.l. è stata fra le prime a realizzare facciate puntuali in vetro e ad utilizzare il vetro
come materiale costitutivo di numerosi elementi architettonici: dalle scale, comprese le ringhiere e le
balaustre, alle porte e pareti divisorie; dalle coperture esterne alle pensiline; dai rivestimenti con vetri
serigrafati o smaltati, sia per interno che per esterno, alle sculture urbane. faraone s.r.l. diviene a
pieno titolo partner progettuale fornendo al professionista il necessario supporto attraverso la propria
esperienza, la propria tecnologia e la capacità del fare.
[Faraone s.r.l.]
Faraone s.r.l., created in 1969, has always had a fundamental three-pronged strategy: design, professional relationships and cutting edge technology. The company was a pioneer in glass point-fixed curtain wall facades. Faraone s.r.l. designs and produces glass architectural elements.as well: from stairs, including banisters and hand rails, to doors and partitions; from exterior covers to canopies; from screen printed or enamelled glass facings, both for interior or exterior use, to urban sculptures. Faraone s.r.l. is a full-fledged design partner for professionals, providing needed support based on experience, in-house technology and know-how.
Faraone s.r.l.via Po, 1264018 Tortoreto (TE)tel. +39 0861 784200 fax +39 0861 [email protected]
ARCHITETTURE TRASPARENTI
ARCHITETTURE TRASPARENTI
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ted
by F
ranc
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gSalottobuono
Salottobuono è uno studio di architettura. Nasce a Venezia come collettore di diverse esperienze
di ricerca e produzione progettuale. L'attività dello studio si articola in concorsi, attività didattica,
incarichi di progettazione e progetti editoriali. Dal 2007 al 2010 Salottobuono è stato editor della
rubrica "Istruzioni per l'uso" per la rivista Abitare. Nel 2008 lo studio ha partecipato alla Biennale
di Architettura di Venezia nella sezione "L'italia cerca casa- Housing Italy" all'interno del padiglione
italiano. Nel 2010 ha pubblicato "Manual of Decolonization", un manuale per la trasformazione degli
insediamenti israeliani nella West Bank, ed è stato incaricato, insieme a Francesco Librizzi, del progetto
d'allestimento del padiglione italiano alla Biennale di Architettura di Venezia. Dal 2011 Salottobuono
è direttore creativo della rivista Domus. Insieme a 2A+P/A, baukuh, Stefano Graziani, office kgdvs,
pupilla grafik e Giovanna Silva, Salottobuono ha fondato San Rocco: una rivista di architettura in
lingua inglese con cadenza quadrimestrale.
Salottobuono is an architectural firm. It was founded in Venice as a collection centre of experiences in design research and production. The activities of the firm include competitions, teaching activities, design contracts and editorial projects. From 2007 to 2010 Salottobuono edited the column "Istruzioni per l'uso" (Instructions for use) for the magazine Abitare. In 2008, the firm participated in the Biennale of Architecture, in Venice, in the specific section "L'Italia cerca casa-Housing Italy", held in the Italian pavilion. In 2010 it published the "Manual of Decolonization", a manual for the transformation of Israeli settlements in the West Bank, and was in charge, with Francesco Librizzi, of the project involving the mounting of the Italian pavilion at the Biennale of Architecture in Venice. Since 2011 Salottobuono is the creative director of the magazine Domus. Along with 2A+P/A, baukuh, Stefano Graziani, office kgdvs, pupilla grafik and Giovanna Silva, Salottobuono founded San Rocco: a four-monthly English language magazine.
SalottobuonoVia Pietro Colletta 6920137 Milano, Italiatel. +39 02 49524991 [email protected]
LAGO SECRET GARDENProgetto stand/Stand design Salone del MobileMilano 2011
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VILLA DELLA REGINAConcorso/Competition Torino 2010Collaboratori/Collaborators Giorgio Renzi, Marco Scapin
PREMIO ARIANE DE ROTHSCHILDProgetto di Allestimento/Exhibition design, 2011 Milano Collaboratore/Collaborator Karl Maisinger
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AXO ROTHSCHILD 04.pdf 23-12-2011 18:12:00
Benvenuti in Paradiso Welcome to Paradise
Modica si apre all'arte | Modica opens up to the artfoto di/photos by Andrea Pancino
finalmente il Paradiso è sceso in Terra camminando
silenzioso per i gradini, gli slarghi, le piazzette, i cuticchi
di Modica rifocillandosi per strada di arte, musica, luce,
ombra, parole , immagini, colori.
L’orizzonte di Modica non è una linea orizzontale che
separa e unisce l’identità di un luogo, ma una linea
verticale che accompagna la discesa e la salita fra
paradiso terrestre e paradiso celeste attraverso la
semplicità delle sue case, come la potenza delle sue chiese
e dei suoi palazzi barocchi. Marcel coerdeiro artista vero,
proprio perché disegnato da contaminazioni culturali solo
apparentemente diverse, se non geograficamente, quella
brasiliana e quella italiana, ha colto questa potenzialità
e idealmente ha steso un tappeto rosso nei gradini del
quartiere Monserrato per portare il PARADIsO e ringraziarlo
con un WELcOME pieno di arte e creatività contemporanea.
La grande scritta luminosa “WELcOME TO PARADIsE”
posta sull’apice della collina di Monserrato, a pochi
passi dalla sua bellissima casa, non vuole essere
solo contaminazione o comunicazione, bensì intende
“illuminare” un luogo abbandonato per ridargli vita
attraverso la luce dell’arte. Marcel cordeiro, con
l’ironia delle sue parole accentate da un richiamo
saudadico, chiarisce scherzando il messaggio già chiaro
nell’operazione culturale :«Perché questo era considerato
un quartiere morto e i morti stanno in Paradiso, no?! E il
Paradiso è un posto di luce, di festa, tutto da godere».
La varietà e la diversità degli interventi artistici
denunciano apertamente un’aria di libertà espressiva che
passa da temi drammatici a momenti di riflessione per la
mente, la vista e l’anima. Il nuovo Paradise a Monserrato
ha accolto il necrologio-installazione di Maria Luisa Lasala
con 370 paia di scarpe femminili, drammaticamente
disperse nella piazza assolata, una per ogni donna
assassinata in contesti familiari in Italia negli ultimi
cinque anni; sIsMA, l’installazione che rievoca il trauma
del terremoto di Mario cantarella; il cortometraggio “Gli
occhi aperti” per raccontare il dramma della guerra nei
balcani di Angelo Ruta; “Material-Es”, post-performance
ideata da Giuseppina Aiello in collaborazione con il
collettivo Khayma dove meccanica, fotografia e mondo
virtuale reinterpretano il corpo indagando la sua doppia
essenza di spirito e materia; franco Menna con “Rete di
Intrighi” materializzatosi nel cielo rosso di un vicolo di
Monserrato e le istallazioni di Jaki blaser, silvia sammito,
Maria Grazia Galesi, Piero Terranova, Antonino sciortino,
Finally, the Heaven fell on Earth silently walking up the steps, the open spaces, the squares, the "cuticchi" of Modica, feeding on street art, music, light, shadow, words, images and colours. The horizon of Modica is not only a horizontal line that separates and unites the identity of a place, but a vertical line that accompanies the descent and ascent in heaven or paradise earth, through the simplicity of its houses, the power of its churches and its baroque palaces.Marcel Cordeiro, true artist, because of his cultural influences only apparently different, if not geographically, the Brazilian and Italian, has grasped this potential and has ideally laid a red carpet on the steps of the Monserrato district to bring PARADISE and thank it with a WELCOME full of art and contemporary creativity. The large neon sign "WELCOME TO PARADISE" placed on the top of the hill of Monserrato, a few steps away from his beautiful home, do not want to be just contamination or communication, but it is meant to "light up" an abandoned place, enlivening it through the light of art. Marcel Cordeiro, with the irony of his words enhanced by a touch of saudade, explains, kidding, the message that is already clear in the cultural work: "Because this was considered a dead district and the dead people are in Heaven, or not?! And Heaven is a place full of light, joy, a place for all to enjoy".The variety and diversity of artistic interventions openly express a certain freedom of expression that starts from dramatic issues up to moment of reflection for the mind, the eyes and the soul. The new Heaven in Monserrato has housed the obituary-installation of Maria Luisa Lasala, with 370 pairs of women's shoes, dramatically dispersed in the sunny square, one for each woman murdered in familiar contexts occurred in Italy in the last five years; SISMA, Mario Cantarella's installation that evokes the trauma of the earthquake, the short film "Gli occhi aperti" ("Eyes open") by Angelo Ruta and telling the drama of the war in the Balkans; "Material-ES", post-performance conceived by Giuseppina Aiello in collaboration with the collective Khayma, where mechanics, photography and virtual world reinterpret the body investigating its double essence of spirit and matter; Franco Menna with "Rete di Intrighi" (Web on Intrigue) created in the red sky of a lane of Monserrato and installations by Jaki Blaser, Silvia Sammito, Maria Grazia Galesi, Piero Terranova, Antonino Sciortino, Giampaolo Viola and Vincenzo Terranova, Madonna delle Grazie Collective, Ilde Barone, Massimo Cataldi, Ezio
WELCOME TOPARADISE 2
Il caffè letterario Hemingway è un progetto culturale
che unisce il piacere al pensiero, all’arte. All’interno di
un vicolo seminascosto ma centrale di Modica bassa,
questo caffè ha dato colore attraverso eventi, happening
e incontri letterari, ad una tela architettonica definita dal
candore materico dei palazzi barocchi che la circondano:
un progetto che si realizza da dieci anni esatti grazie
all’energia dei suoi soci Alessandro Di Rosa, Giorgio e
grazie ai superbi cocktail di flavio cannizzaro.
The Hemingway's Literary Café is a cultural project that combines the pleasure to thought and art. Placed inside an alley hidden, but central in the low part of Modica, this Café has enliven with colours, through events, happenings and literary meetings, an architectural canvas defined by the white material of the baroque buildings that surround it: a project that is carried by exactly ten years thanks to the energy of its Members: Alessandro Di Rosa, Giorgio and thanks to superb cocktails by Flavio Cannizzaro.
in alto: AND a Modica/ above: AND in Modica
pagina seguente: Marcel Cordeiro, “La Rivoluzione del Gelsomino”, installazione, Palazzo San Domenico/next page: Marcel Cordeiro, "The Jasmine Revolution", installation, Palazzo San Domenico
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Giampaolo Viola e Vincenzo Terranova, collettivo Madonna
delle Grazie, Ilde barone, Massimo cataldi, Ezio cicciarella,
corrado Iozzia, Giorgia Rocca, Giampaolo Lauretta,
francesca Rinzivillo, Rossana Taormina, salvo falcone,
Lucia Trombadore, Giulia Traccosta e La compagnia di
Danza – scuola Danzaterapia Lilith Nueva Ragusa. Ma la
sensibilità artistica del curatore ha coinvolto la cultura di
un Paese, quello tunisino, la cui presenza si avverte nei
colori, nella cucina, nelle architetture di Modica attraverso
un’istallazione, “La Rivoluzione del Gelsomino”, nell’atrio
di Palazzo san Domenico. cordeiro ha voluto testimoniare
il sacrificio di un uomo tunisino Mohamed bouazizi che si è
dato fuoco nel dicembre 2010 accendendo la rivolta contro
i regimi totalitari dei paesi africani e del Medio Oriente.
Questa è stata solo la seconda edizione in attesa di altri
modi di raggiungere il Paradiso attraverso la bellezza
di Modica - Monserrato. L’evento fa inoltre parte di un
programma culturale più ampio sul territorio modicano
tracciato da “Modica Miete cultura” al cui interno ha
partecipato anche la Rivista AND come testimonianza di
contemporaneità internazionale nel luogo della tradizione
italiana in un evento/colloquio composto di immagini
e parole nell’atmosfera accogliente del caffè letterario
Hemingway attivo culturalmente da 10 anni a Modica.
(Paolo Di Nardo)
Cicciarella, Corrado Iozzia, Giorgia Rocca, Giampaolo Lauretta, Francesca Rinzivillo, Rossana Taormina, Salvo Falcone, Lucia Trombadore, Giulia Traccosta and The Dance Company - Scuola Danzaterapia Lilith Nueva Ragusa. But the artistic sensitivity of the curator has involved the culture of a Country, the Tunisian one, whose presence is perceivable in the colours, in food, in the architecture of Modica through an installation, "La Rivoluzione del Gelsomino"(The Jasmine Revolution), in the atrium of Palazzo San Domenico. Cordeiro wanted to witness the sacrifice of a Tunisian man, Mohamed Bouazizi, who set himself on fire in December 2010, sparking the revolt against the totalitarian regimes of the African countries and the Middle East. This was only the second edition, looking to other ways to get to Heaven through the beauty of Modica - Monserrato.The event is also part of a broader cultural program involving the territory of Modica, a path studied by "Modica Miete Cultura", which also involved the magazine AND as evidence of an international contemporary art in the place of the Italian tradition in an event/interview consisting of images and words in the cozy atmosphere of Hemingway's literary café, culturally active for 10 years in Modica. (Paolo Di Nardo)
in queste pagine: immagini degli interventi artistici nel quartiere Monserrato di Modica/in these pages: pictures of the artistic interven-
tions in tne Monserrato district in Modica
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sue Carlo Achilli architetto/architect
Orvieto,1970. Si laurea a Roma nel 1996 e dal 2002 è docente di Progettazione Architettonica e coordinatore del Programma di Architettura presso l’Istituto di Palazzo Rucellai a Firenze. Nel 1998 vince una borsa di studio presso il MIT di Boston, offerta dal Department of Architecture and Planning. Ha progettato e diretto, in dieci anni di libera professione, circa quaranta restauri preva-lentemente in Umbria e Toscana. Di recente è stato pubblicato l’Hotel Palazzo Piccolomini ad Orvieto, da poco realizzato/Orvi-eto,1970. He graduated in Rome in 1996 and since 2002 he has been a lecturer of Architectural Planning and a coordinator of the Architectural Programme at the Istituto di Palazzo Rucellai in Flor-ence. In 1998 he won a study grant at Boston MIT, offered by the Department of Architecture and Planning. He has planned and directed, in ten years of private practise, around forty restorations prevalently in Umbria and Tuscany. Hotel Palazzo Piccolomini has opened its doors of late, following recent restoration
Paolo Di Nardo architetto/architect
Firenze, 1958. Fondatore e direttore editoriale della rivista And, nel 2002 fonda lo studio ARX che si occupa di progettazione e ricerca architettonica; lavora con Coophimmelb(l)au, Diener & Diener, Obermayer Planen + Beraten con cui partecipa a concorsi e progetti internazionali. è professore a contratto di progettazione presso la Facoltà di Architettura di Firenze e autore di numerosi articoli e saggi sull’architettura contemporanea/Florence, 1958. Founder and editor of And magazine. In 2002 Di Nardo founded studio ARX, which is concerned with architectural research and de-sign; he works with Coophimmelb(l)au, Diener & Diener, Obermayer Planen + Beraten partecipating to competitions and international projects. He is a temporary professor of Design at the Faculty of Architecture in Florence and has written many articles and essays on contemporary architecture
Lapo Muratore architetto/architect
Bagno a Ripoli (FI), 1964. Dopo la laurea svolge numerosi pro-grammi di ricerca in prestigiose università straniere. Da sempre interessato alla pubblicistica, scrive abitualmente per le riviste di settore, sia italiane che straniere. Vive e lavora a Siena/After ear-ning his degree he participated in many research programmes at prestigious universities abroad. He has always been interested in activities of the publicist and often writes for national and internatio-nal magazines of the sector. He lives and works in Siena
Andrea Pancino fotografo/photographer
Treviso, 1965. Creatore di immagini corporate e campagne pub-blicitarie, collabora con importanti riviste di settore ed annovera tra i suoi scatti i più importanti nomi della moda, del design e dell’architettura sulla scena nazionale ed internazionale. è stato premiato nel 2006, 2007 e 2009 con il Good Design Award, im-portante premio conferito dal “Athenaeum Museum of Architec-tural and Design” di Chicago./Treviso, 1965. Maker of corporate images and advertising campaigns, working with major magazines and counts among his shots some of the most important names in fashion, design and architecture on the national and international scene. He was awarded in 2006, 2007 and 2009 with the Good Design Award, an important prize awarded by the "Athenaeum Mu-seum of Architectural and Design" in Chicago
Fabio Rosseti architetto/architect
Viareggio (LU), 1961. Vive e lavora a Firenze, rivolgendo la sua at-tenzione al rapporto fra architettura e tecnologie dell’informazione. è coordinatore della redazione di And con cui ha collaborato fin dal primo numero. Ha scritto vari articoli per And e per altre testa-te/Viareggio (LU), 1961. Lives and works in Florence, focusing on the relationship between architecture and information technologies. Editorial staff coordinator of And, he has worked with the magazine since its very first issue, writing various articles for And and for other publications
Luca Sgrilli architetto/architect
Firenze, 1980. Si laurea in Architettura a Firenze nel 2006 e suc-cessivamente consegue un Master Internazionale presso l’Univer-sità degli Studi Roma Tre e la Waterloo University in Canada nel 2008. Svolge attività professionale in collaborazione con lo Stu-dio ARX e attività di ricerca come Cultore della Materia nel corso Laboratorio di Progettazione II presso la Facoltà di Architettura di Firenze, Dipartimento di Progettazione. Dottorando presso la Seconda Università degli studi di Napoli nel dottorato di ricerca Storia e Tecnologia dell’Architettura e dell’Ambiente/Florence, 1980. Graduated in Architecture in Florence in 2006 and obtains in 2008 an International Master Degree from the University Roma Tre together with the Waterloo University in Canada. Works in partnership with ARX Studio and conducts research as Honorary Fellow of the Faculty of Architecture in Florence, Department of Urban and Building Design. PhD student under the Second Uni-versity of Naples in the PhD programme History and Technology of Architecture and Environment
Francesco Ursitti architetto/architect
Bollate (MI), 1976. Nel 2006 fonda FuGa_officina dell’architet-tura, uno studio-laboratorio di ricerca e sperimentazione com-positiva. Lo studio si occupa di sistemi che trascendono dalla macro struttura urbana al micro elemento del prodotto d’arredo e design. Partecipa ed è invitato a concorsi di progettazione na-zionali ed internazionali, workshop e seminari ottenendo segnala-zioni e premi/Bollate (MI), 1976. In 2006 he founded FuGa_of-ficina dell’architettura (architecture workshop), a research and experimental composition study-laboratory. The study deals with systems that transcend from macro urban structure and micro element of the furniture and design product. He attends and is in-vited to national and international design competitions, workshops and seminars obtaining mentions and awards