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Andate in pace

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Per i miscredenti come me, la messa è un’incombenza piuttostonoiosa. Certo, non è un dramma: un po’ si dormicchia, cullati dalla

cantilena del prete; un po’ si mormora una preghiera tutti insieme,fingendo di conoscere le parole; si fa una chiacchiera con la moglieo il marito che ci stanno accanto; si va a ruota degli altri, come par-ticelle di un’onda, quando c’è da sedersi o alzarsi; si esegue rapida-mente il segno della croce quando è necessario. D’accordo, i più in-transigenti fra noi miscredenti ripudieranno quel gesto, ostentandole mani intrecciate dietro la schiena o sull’inguine, al costo di un lie- ve imbarazzo, come di spia smascherata in territorio nemico. Io non

sono così coraggioso o sfrontato: mi sentirei tutti gli occhi addosso,soprattutto quelli di mia moglie. Ho provato a spiegarle il mio puntodi vista, che se non credi è un’ipocrisia segnarti; lei mi ha rispostoche allora è un’ipocrisia anche andare a messa; io le ho detto che ci vado solo per accompagnare lei, e lei mi ha risposto che potevo be-nissimo trascorrere quell’ora altrove. Ha vinto lei, e continuo a se-gnarmi, anche se mi vergogno.

Ci sono altri momenti della messa a cui fatico ad abituarmi. Laquestua, ad esempio, con l’anziano sagrestano che passa fra i banchiaccostando fin quasi al tuo portafogli un sacchetto di raso rosso fis-sato a un lungo manico, che mi ricorda il retino con cui da bambinoandavo a caccia di granchi. Lo ammetto: resto sempre incantato dal-la sua perizia, e a volte me l’immagino durante sfiancanti sedute diallenamento, come un atleta alla ricerca del gesto perfetto. Quandoarriva il mio turno, sorrido e muovo velocemente gli occhi in dire-

zione di mia moglie, che ha già le dita nel borsellino. È il segnale chel’ho delegata a versare un obolo anche a mio nome, ma non è vero:a casa litighiamo sempre per quelle offerte che non si sa cosa vada-no a finanziare, anche se lei è convinta che si trasformino tutte inpasti caldi e abiti per i poveri.

Ogni volta nel cesto finiscono cinque euro, che mi sono costatipressappoco un’ora di lavoro. Mia moglie dice che si vergogna a da-re una moneta: forse trova volgare il suono metallico che produce

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quell’uomo lì! Chissà che gli ha preso. “Non ti girare. Sai chi c’è nelbanco dietro di noi? Quella carogna di Petrosino con la moglie. Gli

ho pure stretto la mano, ti rendi conto?”. “Ma come ti è venuto inmente?”. “Non mi è venuto in mente: ho visto una mano, l’ho stret-ta, e solo dopo ho capito che era la sua”. “Sei il solito sbadato”.

Già, per mia moglie sono solo uno sbadato, è tutto lì il pro-blema. Io invece mi sono chiesto se fosse solo un caso, o una ma-novra ben congegnata da parte di quella coppia di diavoli, ma nonc’è stato tempo per discuterne: il prete ha preso l’ostia, l’ha spezzata,ha pronunciato una formula che non ricordo bene, e tutti noi ab-

biamo ripetuto tre volte “Agnello di Dio, che togli i peccati delmondo, abbi pietà di noi”.

“Abbi pietà di noi”. Pensavo e ripensavo a quella invocazione.È proprio così, bisogna avere pietà delle nostre liti, delle nostre mi-serie; dei nostri peccati, se vogliamo chiamarli così. Mi sentivo gliocchi di Petrosino attaccati alla schiena, sgradevoli come una caccadi piccione. Immaginavo che mi stesse maledicendo. Magari penserà

pure di avere ragione. Non mi meraviglierebbe: certa gente è capacedi tutto! Strinsi il braccio di mia moglie, cercavo conforto. Le presiuna mano e gliela baciai. Non lo facevo mai. Non in pubblico, al-meno. Lei infatti se ne stupì, ma non si tirò indietro. In fondo mi vuole bene, quella donna lì.

La messa si avviava velocemente alla conclusione. Il prete pro-nunciò quell’“Andate in pace” che suonava ogni volta come una li-berazione, come tornare a galla e respirare dopo una lunga apnea.

“Rendiamo grazie a Dio”, dicemmo tutti, e per me significava“Grazie a Dio, anche stavolta è finita”. Uscii rapidamente dal bancotirandomi dietro mia moglie per un braccio: non volevo trovarmi iPetrosino davanti, non volevo vederli mai più, non sarei andatonemmeno alla prossima udienza. Ci avevano preso in giro, ci aveva-no lasciato con le pezze al culo, avevo dovuto rinunciare a far anda-re mia figlia in gita con la scuola, e me l’ero inimicata.

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