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Angelo Corsi, una biografia dal confino Stefano Ventura Prima parte Mai Tardi, Rivista dell’ Istituto Senese per la storia della Resistenza, 1, 2013 In questo contributo s’intende ricostruire la vicenda biografica di un antifascista di Poggibonsi, Angelo Corsi, uno dei personaggi meno visibili, ma non per questo trascurabili, che animarono l’antifascismo senese e le strutture clandestine del partito comunista e dei movimenti antifascisti. La sua storia sarà narrata attraverso le fonti e i documenti che tracciano la sua permanenza al confino a Teora, un piccolo paese dell’appennino campano. Qualche anno fa, nel 2003, in un’intervista a un giornalista inglese del settimanale Spectator, parlando dell’attacco all’Iraq di Saddam Hussein e delle figure di dittatori a confronto, l’allora presidente del consiglio Berlusconi definì il confino di polizia un periodo di villeggiatura che Mussolini concedeva, a carico dello Stato e del regime, affermando che i luoghi che ospitarono i confinati ora sono luoghi di turismo esclusivo. Questa reinterpretazione storica è solo uno degli esempi che spesso sono stati usati per corroborare una lettura poco profonda che ha sempre fatto del fascismo una dittatura più blanda e di Mussolini una figura tutto sommato non sanguinaria. Per fortuna sono numerosi e più seri gli studi che smentiscono, dati e storie alla mano, questa interpretazione (basti pensare al libro sugli episodi più atroci e poco noti che hanno avuto gli italiani come protagonisti, “Italiani brava gente?”, scritto da Angelo Del Boca nel 2005). Le vicende legate al confino di polizia hanno riguardato, invece, quasi 17mila persone che furono arrestate senza processo, senza prove, senza possibilità di difendersi, detenute per un periodo di tempo mai definito con certezza e facilmente prolungabile, costretti a vivere in condizioni igieniche, alimentari, sanitarie al limite della decenza. I luoghi del confino non erano solo nelle isole che oggi sono luoghi turistici affermati, ma anche paesi e piccoli borghi dell’Appennino, dall’Abruzzo all’Aspromonte, in luoghi remoti, inospitali e raggiungibili solo dopo lunghi e disagevoli viaggi. A partire dal 1927 Mussolini manifestò la necessità di avviare la deportazione per i sospettati di antifascismo. Proprio la radice etimologica di deportazione, l’azione del “portare via”, indicava un allontanamento forzato che cambiava radicalmente lo stato di diritto del condannato. Il confinato si trovava a essere un cittadino senza alcun diritto, non poteva disporre di alcuna garanzia e non sapeva nulla sul proprio destino, sui motivi dell’arresto, sul luogo assegnato, sulla durata della pena e sulla eventuale liberazione. Se si pensa ai campi di identificazione ed espulsione che oggi ospitano i numerosi migranti che tentano di raggiungere clandestinamente l’Europa e l’Italia, la situazione di sospensione dei diritti individuali è la medesima, visto che anche quei profughi non hanno diritti, non sono accusati di un reato specifico e certo e non conoscono bene il loro immediato destino. Approfondire le caratteristiche del confino e le vicende individuali dei confinati è quindi un atto di legittimità verso i protagonisti di quelle condanne e verso chi oggi subisce ancora una limitazione

Angelo Corsi Una Biografia Dal Confino

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La storia di un confinato toscano in Irpinia

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  • Angelo Corsi, una biografia dal confino Stefano Ventura

    Prima parte Mai Tardi, Rivista dell Istituto Senese per la storia della Resistenza, 1, 2013 In questo contributo sintende ricostruire la vicenda biografica di un antifascista di Poggibonsi, Angelo Corsi,

    uno dei personaggi meno visibili, ma non per questo trascurabili, che animarono lantifascismo senese e le

    strutture clandestine del partito comunista e dei movimenti antifascisti. La sua storia sar narrata

    attraverso le fonti e i documenti che tracciano la sua permanenza al confino a Teora, un piccolo paese

    dellappennino campano.

    Qualche anno fa, nel 2003, in unintervista a un giornalista inglese del settimanale Spectator, parlando

    dellattacco allIraq di Saddam Hussein e delle figure di dittatori a confronto, lallora presidente del

    consiglio Berlusconi defin il confino di polizia un periodo di villeggiatura che Mussolini concedeva, a carico

    dello Stato e del regime, affermando che i luoghi che ospitarono i confinati ora sono luoghi di turismo

    esclusivo. Questa reinterpretazione storica solo uno degli esempi che spesso sono stati usati per

    corroborare una lettura poco profonda che ha sempre fatto del fascismo una dittatura pi blanda e di

    Mussolini una figura tutto sommato non sanguinaria. Per fortuna sono numerosi e pi seri gli studi che

    smentiscono, dati e storie alla mano, questa interpretazione (basti pensare al libro sugli episodi pi atroci e

    poco noti che hanno avuto gli italiani come protagonisti, Italiani brava gente?, scritto da Angelo Del Boca

    nel 2005).

    Le vicende legate al confino di polizia hanno riguardato, invece, quasi 17mila persone che furono arrestate

    senza processo, senza prove, senza possibilit di difendersi, detenute per un periodo di tempo mai definito

    con certezza e facilmente prolungabile, costretti a vivere in condizioni igieniche, alimentari, sanitarie al

    limite della decenza. I luoghi del confino non erano solo nelle isole che oggi sono luoghi turistici affermati,

    ma anche paesi e piccoli borghi dellAppennino, dallAbruzzo allAspromonte, in luoghi remoti, inospitali e

    raggiungibili solo dopo lunghi e disagevoli viaggi.

    A partire dal 1927 Mussolini manifest la necessit di avviare la deportazione per i sospettati di

    antifascismo. Proprio la radice etimologica di deportazione, lazione del portare via, indicava un

    allontanamento forzato che cambiava radicalmente lo stato di diritto del condannato. Il confinato si

    trovava a essere un cittadino senza alcun diritto, non poteva disporre di alcuna garanzia e non sapeva nulla

    sul proprio destino, sui motivi dellarresto, sul luogo assegnato, sulla durata della pena e sulla eventuale

    liberazione.

    Se si pensa ai campi di identificazione ed espulsione che oggi ospitano i numerosi migranti che tentano di

    raggiungere clandestinamente lEuropa e lItalia, la situazione di sospensione dei diritti individuali la

    medesima, visto che anche quei profughi non hanno diritti, non sono accusati di un reato specifico e certo e

    non conoscono bene il loro immediato destino.

    Approfondire le caratteristiche del confino e le vicende individuali dei confinati quindi un atto di

    legittimit verso i protagonisti di quelle condanne e verso chi oggi subisce ancora una limitazione

  • ingiustificata dello stato di diritto.

    Brevi cenni su confino e repressione

    La letteratura che riguarda il confino pu annoverare contributi di personaggi di primissimo livello del

    panorama sia politico sia culturale dell'antifascismo.

    Carlo Levi scrisse, sulla base dellesperienza del confino in Basilicata, Cristo si fermato a Eboli, uno dei

    capolavori della storia culturale italiana, non tanto in termini stilistici quanto per gli effetti prodotti; infatti,

    dopo la fine della guerra e la liberazione dal nazifascismo, grazie alle narrazioni di Levi lItalia scopr una

    parte dimenticata del suo territorio, un mondo arretrato fino allinverosimile dove superstizione e povert

    tenevano prigionieri i contadini e dove permaneva unorganizzazione quasi feudale della societ.

    Cesare Pavese scrisse il romanzo Il carcere, ispirandosi al suo confino a Brancaleone Calabro (Reggio

    Calabria), anche se in questo caso il protagonista, Stefano, non una trasposizione autobiografica

    dellautore. Del confino a Brancaleone restano, tuttavia, come testimonianza le lettere scritte alla sorella

    Maria, nella cui corrispondenza Pavese descriveva nei minimi particolari luoghi, fatti e personaggi del vivere

    quotidiano della sua condizione di confinato. Anche Leone Ginzburg visse lesperienza del confino a Pizzoli,

    in Abruzzo.

    Pi in generale, il confino di polizia fu uno degli strumenti decisivi che il regime us per la repressione

    dellantifascismo, del dissenso e per il controllo di chiunque fosse ritenuto pericoloso per lordine pubblico.

    Il confino, introdotto dal testo unico delle leggi di pubblica sicurezza del novembre 1926, subentrava al

    domicilio coatto, misura introdotta nel 1863 contro il brigantaggio e usata in seguito come strumento di

    controllo sociale. Il domicilio coatto fu usato in maniera ampia da Crispi come metodo di repressione

    politica e rimase in uso fino al 1900, alla caduta del governo Pelloux. In particolare, nel 1894 le leggi anti

    anarchiche e la repressione del movimento dei Fasci Siciliani allargarono a dismisura il numero di

    domiciliati. Con i governi a guida Giolitti questa forma distituto penale non fu pi usata fino alla prima

    guerra mondiale, quando fu reintrodotta per i cittadini delle nazioni nemiche.

    Durante il regime, il confino di polizia era ordinato da commissioni provinciali composte dal prefetto, dal

    procuratore del re, dal comandante dellarma dei carabinieri e da un ufficiale superiore della Milizia

    Volontaria per la Sicurezza; nel 1942 fu incluso anche il segretario del Partito nazionale fascista. Linvio al

    confino restava comunque un atto preventivo demandato alla discrezionalit degli organi di polizia.

    Lassegnazione al confino poteva durare al massimo cinque anni ma poteva essere rinnovata.

    Furono i diversi attentati compiuti ai danni del duce tra il novembre 1925 (per opera di Zaniboni) e il

    novembre 1926 che convinsero il Consiglio dei Ministri, sulla spinta dellemotivit, a varare alcuni

    provvedimenti restrittivi tra i quali lo scioglimento dei partiti e delle associazioni, pene severe per lespatrio

    clandestino e il confino di polizia per quanti potessero essere sospettati di essere pericolosi per

    lordinamento dello stato.

    In realt, la rapidit con la quale furono predisposte le prime assegnazioni fa presupporre che queste

    misure indirizzate a colpire coloro i quali avevano svolto o manifestato il proposito di voler svolgere

    attivit sovversiva per gli ordinamenti dello stato fossero state preparate gi nei mesi precedenti.

    Nel novembre 1926 i primi 68 confinati vennero inviati nelle isole siciliane (Favignana, Lampedusa,

  • Pantelleria e Ustica); a fine anno i confinati erano 900.

    Non facile avere una cifra definita del numero di persone che tra il 1926 e il 1943 furono assegnate al

    confino, tenendo conto che le stesse persone qualora non si fossero ravvedute potevano essere

    riassegnate al confino. Paola Carucci, in un suo contributo del 2005, parla di 15.440 assegnazioni al confino.

    Alessandra Gissi, in una ricerca basata su un fondo dellArchivio centrale di Stato, riporta il numero di

    12.330 confinati e 16.876 fascicoli personali, seguendo un criterio che esclude i condannati per truffa,

    traffico di valuta estera, funzionari di enti pubblici e del partito fascista, bancarottieri, sospetti, spie e cos

    via1.

    Con lo scoppio del secondo conflitto mondiale al confino di polizia si aggiunse linternamento, che secondo

    il diritto internazionale era una misura restrittiva della libert personale che, in caso di conflitto, gli Stati

    avevano il potere di prendere nei confronti di certe categorie di stranieri o di propri cittadini, allontanandoli

    dalle zone di guerra e relegandoli in localit militarmente non importanti, ove esercitare agevolmente la

    vigilanza. La convenzione di Ginevra del 1929 contemplava la possibilit di istituire, in caso di guerra, campi

    di prigionia e di lavoro.

    A partire dal 1940 linternamento fu adottato per i civili nemici presenti in Italia e anche per altri individui

    ritenuti pericolosi, sospetti o indesiderabili durante la guerra. La misura dellinternamento fu estesa anche

    agli ebrei stranieri (maggio 1940) e molti campi dinternamento furono costruiti nelle nazioni nemiche

    occupate, in particolare in Jugoslavia, dove il numero dei civili internati raggiunse le 100mila unit.

    Linternamento civile fascista invece poteva essere libero (obbligo di residenza in particolari localit, in

    genere posti disagiati nelle zone interne della penisola) o nei campi, cio strutture appositamente

    costruite allo scopo di ospitare gli internati. Inizialmente, nel 1936, una circolare del ministero della Guerra

    prevedeva che in tutta Italia ne fossero costruiti tre, in cui ospitare 1000-1500 internati ciascuna, e che i

    campi fossero preferibilmente collocati nelle province di Perugia, Ascoli Piceno. LAquila, Avellino,

    Macerata. Presso lArchivio Centrale di Stato sono conservati circa 20mila fascicoli di internati, di cui 8.418

    di pericolosi italiani e circa 12 mila riguardanti stranieri e italiani internati per spionaggio.

    La repressione dellantifascismo e i confinati senesi

    La geografia del movimento antifascista senese, anche dopo le leggi eccezionali del 1926, rispecchiava le

    lotte dei lavoratori dalla fine del primo conflitto mondiale in poi. I minatori di Abbadia San Salvatore e

    dellAmiata, gli operai di Siena e della Val dElsa senese, alcuni nuclei di mezzadri in Valdichiana e Val di

    Merse rimasero attivi organizzandosi clandestinamente e costituendo lossatura delle strutture clandestine

    del partito comunista e, in misura minore, del partito socialista e del movimento anarchico. La ricostruzione

    storiografica di quello che potremmo definire antifascismo popolare piuttosto ardua per il fatto che

    questi militanti non lasciarono quasi mai documenti e tracce; la loro storia da recuperare attraverso le

    note giudiziarie, gli atti dei Tribunali speciali, le carte delle prefetture e i verbali di carabinieri e poliziotti. 1 Paola Carucci, Dal domicilio coatto al soggiorno obbligato: confino e internamento nel sistema di prevenzione e repressione fascista e nel dopoguerra, in Regione di confino: la Calabria (1927-1943), a cura di F. Cordova e Pantaleone Sergi, Bulzoni editore, Roma, 2005, pp. 33- 102. Alessandra Gissi, Un percorso a ritroso: donne al confino politico 1926-1943 (Italia Contemporanea, 2002, fascicolo 226), pag. 32.

  • Nello specifico, tra le diverse forme di limitazione della libert (carcere, confino, internamento,

    ammonizione, sorveglianza speciale, diffida), il confino riguard 129 antifascisti della provincia di Siena per

    una condanna a 380 anni complessivi.

    Andrea Orlandini ha reso noto qualche numero complessivo sugli antifascisti senesi schedati nel Casellario

    Politico Centrale; i fascicoli personali erano 1060 nella provincia di Siena tra il 1926 e il 1943, 417 sanzioni

    comminate a 310 persone, tra cui 28 donne2.

    Secondo quanto riportato da Rineo Cirri, nel complesso furono 699 le persone che tra il 1926 e il 1943

    subirono un deferimento al Tribunale speciale, sommando confinati, internati, ammoniti e diffidati,

    ricercati allestero, rimpatriati e sospettati, un numero che per una provincia come quella di Siena (circa

    270mila abitanti in quegli anni) certamente significativo.

    Nella Poggibonsi di Angelo Corsi fin dal maggio del 1932 il nucleo comunista, formato da 19 militanti, fu

    individuato e rimandato a giudizio per associazione e propaganda sovversiva. Nella motivazione della

    sentenza si legge che l'organizzazione comunista [] svolgeva intensa attivit politica e sindacale con

    raccolta di somme per il Soccorso Rosso. Fu poi concessa loro l'amnistia per il decennale della marcia su

    Roma.

    Nell'aprile 1934, per, un nucleo pi cospicuo di comunisti, questa volta di 27 persone, fu nuovamente

    perseguito e sottoposto a pene che andavano dai due ai sette anni, anche se per otto di questi fu stabilito il

    non luogo a procedere. Questa volta la motivazione era la seguente: l'attivit comprendeva riunioni

    campestri, celebrazioni di feste comuniste, diffusione della Scintilla e de L'Unit.

    Le feste richiamate erano il primo maggio e l'anniversario della rivoluzione d'ottobre, mentre la Scintilla

    era un giornale che rappresentava il comitato politico provinciale, costituitosi con difficolt dopo le azioni

    repressive del 1932 e che aveva proprio sede a Poggibonsi per meglio tenere i rapporti con il comitato

    regionale di stanza a Empoli. Angelo Corsi fu tra i fermati in entrambe le occasioni citate. Maggiori dettagli

    sulla biografia di Angelo Corsi saranno illustrati nella seconda parte di questo contributo, in uscita sul

    prossimo numero di questa rivista.

    In conclusione, quindi, sembra ancora importante e utile il lavoro di tessitura di tutta quella complessa e

    sotterranea ragnatela che ha costituito lantifascismo militante e popolare in provincia di Siena e in tutta

    Italia, perch, come affermava Luigi Orlandi: ad ognuno di questi antifascisti sono collegate vicende

    umane, storie dolorose di famiglie e di gruppi di persone con le loro sofferenze, i loro dolori e i loro drammi

    ma anche le speranze di una parte della popolazione di vivere in una societ pi giusta3 Seconda parte Mai Tardi, Rivista dell Istituto Senese per la storia della Resistenza, 1, 2014 Nello scorso numero di questa rivista abbiamo illustrato in breve le questioni generali relative al confino di polizia e abbiamo introdotto la vicenda di Angelo Corsi, antifascista e comunista di 2 Andrea Orlandini, Lantifascismo a Siena: le schede del Casellario Politico Centrale, Mai tardi, fascicolo 3/2011. 3 Tratta da Lantifascismo senese nei documenti della polizia e del Tribunale Speciale, 1926-1943, a cura di Rineo Cirri.

  • Poggibonsi, falegname, arrestato insieme con altri 19 militanti nel 1934 perch avevano contribuito alla diffusione del giornale clandestino La Scintilla. In questo numero, oltre a ripercorrere la vicenda personale e politica di Angelo Corsi, si approfondiranno gli anni di permanenza al confino a Teora (Avellino), periodo per il quale disponibile una documentazione congrua fatta di carteggi, lettere, richieste alle autorit e relative risposte. Corsi fu arrestato per la prima volta il 26 luglio 1932 a Poggibonsi, allet di 27 anni; la scheda personale del 28 agosto 1932 riporta queste informazioni: Cicatrice sopracciglio sinistro, mancante falange mano, abbigliamento solito: da operaio. E di regolare condotta morale e immune da pendenze e precedenze penali. In precedenza non aveva mai dato luogo a rilievi in linea politica n di nutrire sentimenti contrari al regime. Recentemente venne arrestato e con rapporto 26 luglio u.s. deferito al Tribunale Speciale per la difesa dello Stato. Essendo venuto a risultare che faceva parte del comitato federale comunista costituitosi clandestinamente in Poggibonsi ed era in relazione con funzionari e fiduciari del partito stesso. Distribuiva la stampa sovversiva e distribuiva materiale di propaganda. Raccoglieva gli oboli per il soccorso alle vittime politiche e loro famiglie e prendeva parte alle riunioni clandestine del partito. Funzionava anche da corriere per il collegamento e trasporto di stampa sovversiva tra Empoli- Poggibonsi e Siena. Per tale reato pende tuttora provvedimento penale a di lui carico. Esercita il mestiere di falegname, da cui trae i mezzi di sussistenza. Ha prestato servizio militare nel 2 reggimento artiglieria pesante Campania. E di mediocre cultura avendo frequentato la sola 4 classe elementare. Non ha risieduto allestero, n consta sia in relazione con i fuoriusciti. Non fu proposto n per lammonizione n per lassegnazione al confino di polizia. Non ha riportato condanne 4 . Nonostante questi dettagliati indizi a suo carico, Corsi fu prosciolto per insufficienza di prove. Larresto successivo avverr nellaprile del 1934 per compartecipazione a organizzazione comunista e l8 giugno sar condannato a cinque anni di reclusione di cui due di libert vigilata. Venne condotto al carcere di Roma il 10 febbraio 1935 e, dopo la sentenza del 5 aprile 1935, la condanna verr confermata ma verranno condonati due anni.5 La scheda personale del Corsi nel Casellario Politico Centrale recitava cos: Angelo Corsi, fu Ferdinando e corsi Sestina, nato il 22 settembre 1905 a San Gimignano, residente a Poggibonsi, vecchio comunista, gi arrestato per reati politici nel 1932, nel constatare che lorganizzazione del partito si trovava isolata, si preoccup di darle un maggiore sviluppo e di metterla in grado di collegarsi con quella di Firenze, dove avrebbe potuto ottenersi stampa sovversiva e pi complete istruzioni di partito, ne parl quindi con il De Santi e provvide a presentarlo ad un compagno di fede di quella citt, certo Tagliaferri Gino, anchegli vecchio ed irriducibile comunista, per stabilire collegamenti. Il Corsi nel suo interrogatorio, per essendo costretto ad ammettere il fatto di aver presentato il De Santi al Tagliaferri, cerca, naturalmente per scagionarsi da ogni responsabilit, di fornire altra causale circa la presentazione ; ma dati i suoi precedenti (nellorganizzazione scoperta nel 1932 faceva parte del comitato federale ed era appunto incaricato dei collegamenti) fuor di dubbio che 4 Scheda n.113488 del 28 agosto 1932, Casellario Politico Centrale, Tribunale speciale per la difesa dello stato. 5 Sentenza del 5 aprile 1935, presente nel fascicolo personale del Casellario Politico Centrale.

  • egli, con piena coscienza di servire la causa comunista, abbia provveduto a metter in contatto lorganizzazione di Poggibonsi con quella di Firenze6. Il 20 febbraio 1937 apprendiamo che Corsi, `per concessione di indulto stato dimesso dallistituto penale di Civitavecchia e rimpatriato a Poggibonsi dove ha preso domicilio e viene vigilato. La libert dura poco per Angelo Corsi; infatti, dopo due mesi, il Tribunale di Siena revoca la sospensione della pena e applica la condanna dell11 maggio 1935, facendo ritornare Corsi in cella. Le notizie successive risalgono poi al 25 luglio 1940, quando una nota riservata della prefettura di Siena, firmata dal prefetto, dispone la scarcerazione e il foglio di via alla volta di Avellino; questa volta Corsi accusato per avere pronunciato frasi disfattiste sulla posizione dellItalia in guerra. La nota recita cos: Il 2 andante stato fermato dalla zona dell Ovra, essendo venuto a risultare solito riunirsi a compagni di fede o individui politicamente sospetti con i quali partecipava a discussioni nel corso delle quali faceva commenti sfavorevoli al Regime mettendo in circolazione, in modo molto cauto, voci disfattiste e allarmistiche in ordine allattuale situazione del nostro paese. Interrogato, mentre negava ogni addebito, inver per controllato con esito positivo, dichiara per iscritto invece che nel suo intimo professava idee comuniste. Il Ministero dellInterno lo ha assegnato pertanto in un comune della provincia di Avellino, quale internato ed il 25 andante stato escarcerato e munito di foglio di via obbligatorio per Avellino, la cui Questura provveder ad assegnarlo in comune di residenza. Il comune scelto sar quindi Teora, dove Corsi giunger il 27 luglio 1940. La provincia di Avellino era, come molte altre zone dellAppennino centrale e meridionale, un luogo di confino per antifascisti, dissidenti, internati stranieri e pericolosi nelle contingenze belliche (i cittadini delle nazioni nemiche durante la guerra). I comuni in cui erano ospitati confinati e internati erano 19, mentre erano tre i campi di internamento, due maschili (Ariano Irpino e Mercogliano) e uno femminile (Solofra). La zona era una delle pi povere del Sud, con unagricoltura di sussistenza che costringeva i contadini a vivere ai limiti della sopravvivenza, una situazione che aveva alimentato lemigrazione transoceanica nella seconda met dellOttocento. La provincia di Avellino veniva descritta da uno degli ufficiali pi in vista tra i reduci della prima guerra mondiale una tra le province meridionali dimenticatissime, con poche comunicazioni, poche scuole, molta malaria, nessun lavoro di risanamento, nessuna industria. Con la crisi del 1929 si ebbero ancora maggiori ripercussioni sullandamento delleconomica agricola, con una sovrapproduzione dei prodotti agricoli e il conseguente ribasso dei prezzi. I settori produttivi principali, in quegli anni, erano quello conciario nella zona di Solofra, le miniere di zolfo , lindustria boschiva, ledilizia e il settore vitivinicolo. Per quanto riguarda lagricoltura, invece, la superficie coltivabile era frantumata fino alleccesso e il contadino era contemporaneamente piccolo proprietario, di solito dei terreni pi difficili da coltivare, fittavolo della grande e media propriet, compartecipante di terre altrui, oppure partecipa allo sfruttamento della propriet pubblica. Dal punto di vista politico, gi nelle elezioni del 1924, precedute da un generale clima di intimidazione, le forze del listone fascista ottennero una schiacciante vittoria, raggiungendo il 6 Scheda personale di Angelo Corsi nel fascicolo del Casellario Politico Centrale.

  • 79% dei consensi su base provinciale, il risultato maggiore tra i capoluoghi campani. Lunica forza che riusc a opporsi furono le liste dispirazione liberale e quelle dispirazione demosociale. Il confinato politico Angelo Corsi ebbe diversi problemi nel rapportarsi alle autorit per le sue richieste; appena giunto a Teora scrisse, infatti, al questore di Avellino per richiedere i rimborsi al viaggio effettuato da Avellino alla volta di Teora dai suoi familiari pi stretti (moglie e figlio)7. La lettera riporta evidenti errori grammaticali, ma contiene una puntuale recriminatoria dei diritti relativi ai rimborsi pecuniari (consistenti in 25 lire), come la legge prevedeva per questi casi; Corsi dichiara chiaramente che, per avere quel rimborso, ha gi scritto alla Questura di Siena e al Comune di Poggibonsi e se necessario intende interessare anche il ministero dellInterno. Il questore di Avellino, Vignali, risponde in modo molto seccato con una nota al podest di Teora in cui dice: Il soprascritto Angelo Corsi ha fatto pervenire alla R. Questura di Siena un esposto con il quale, usando una forma alquanto altezzosa, chiede di essere rimborsato delle spese che la moglie ha sostenuto per il tratto di viaggio da Avellino a Teora e cerca di polemizzare e di fare ricadere la colpa al Municipio di Poggibonsi e alla R. Questura di Siena. [] Si prega di richiamare il C. a tenere un comportamento pi corretto e a scrivere, sempre che gli capiter di scrivere ad autorit costituite, con la forma dovuta e senza alterigia.8 Il 9 ottobre 1941 Corsi chiese di essere trasferito ad altra localit; la richiesta venne per respinta. Inoltre il 9 gennaio 1942 lo stesso Corsi chiese 35 lire per la risolatura delle scarpe, visto che ne aveva un solo paio ormai consumate e non adatte al rigido inverno. Il questore Vignali respinge anche questa richiesta. Pare proprio che il soggiorno a Teora del falegname comunista sia stato, quindi, pi travagliato di quello di altri ospiti, che si limitavano alla corrispondenza e a richieste per svolgere attivit lavorative presso alcune famiglie di possidenti terrieri del paese o richiedevano di poter svolgere visite mediche ad Avellino. Insieme ad Angelo Corsi, Teora ospit una trentina di confinati, che si sono alternati in periodi diversi. Tra questi confinati la maggior parte erano artigiani, contadini e impiegati, alcuni erano slavi e altri delinquenti comuni. Tra le storie da segnalare c quella di Giovanni Bacinello, impiegato veneziano, che mor di tifo durante il confino a Teora allinizio degli anni Quaranta. Nellarchivio comunale conservato un carteggio, successivo alla liberazione, nel quale la famiglia di Bacinello avanza al commissario prefettizio, Chirico, il sospetto che il loro congiunto sia stato ucciso dalle percosse dei fascisti, ma il commissario risponde che il confinato era effettivamente morto di tifo, come confermato dal medico condotto del paese, Michelmario Fiore. Il 22 febbraio 1942 un telegramma del questore di Avellino, Vignali, comunica al podest di Teora la revoca dellassegnazione al confino di Corsi, pregandolo di rimpatriarlo con foglio di via obbligatorio; per il Corsi ci sar lobbligo di presentarsi alla questura di Siena che sar interessata a vigilarlo; il podest dovr avere cura di comunicare alla stessa questura il momento della partenza del confinato, che dovr quindi essere comunque vigilato anche al suo ritorno a Poggibonsi. Non stato possibile, per ora, riscontrare tracce della vita di Angelo Corsi e dei suoi familiari dopo lesperienza del confino. Quasi certamente non ha preso parte a gruppi partigiani attivi nel senese, poich il suo nome non risulta tra i partigiani che componevano i gruppi della zona. In ogni caso, lesperienza di Angelo Corsi, anche se non paragonabile a esperienze pi celebri e pi a lungo 7 ACT, fondo sfollati, confinati e internati, cit., lettera del 23/11/1940 di Angelo Corsi alla questura di Avellino. 8 ACT, nota della Questura al podest di Teora n. 1617/g del 4 dicembre 1940.

  • narrate (Carlo Levi, Cesare Pavese), rappresenta una vicenda tra le tante di quei militanti di seconda schiera che subirono la condanna al confino. Fu anche grazie alla contaminazione tra questi militanti, gi formati politicamente, e molti giovani dei paesi che erano localit di confino, che fu possibile in questi paesi avviare delle cellule dei partiti di sinistra e un primo nucleo di attivit sindacali, con particolare rilievo nelle rivendicazioni che riguardavano la questione agraria e laccesso alla terra. Infatti, lorganizzazione del Partito Comunista chiese a molti antifascisti di rimanere qualche anno in pi nei luoghi in cui erano stati mandati al confino proprio per rimettere in piedi le sezioni e le federazioni del partito, cos come anche del sindacato, prolungando in qualche modo il sacrificio e la dedizione alla causa.