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Angelo Tasca INTERVISTE SUL FASCISMO Fondazione Giangiacomo Feltrinelli IL TESTO RITROVATO Manoscritto inedito 1934-1936

Angelo Tasca - Interviste Sul Fascismo

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  • Angelo TascaINTERVISTE SUL FASCISMO

    Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

    IL TESTO RITROVATO

    Manoscritto inedito1934-1936

  • Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

    IL TESTO RITROVATO

  • Angelo TascaINTERVISTE SUL FASCISMO

    Fondazione Giangiacomo Feltrinelliin copertina: Manifesto per le elezioni del 1934

    Manoscritto inedito1934-1936

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    Tmoignages

    Sono qui trascritte le conversazioni che durantela preparazione del mio libro io ho avuto con varielementi dellemigrazione politica italiana.

  • I. La rivolta della borghesia

    [Cianca] La questione dei profitti di guerra eramolto sentita da alcuni industriali particolar-mente minacciati. Tra questi erano i fratelli Per-rone, a cui apparteneva il Messaggero, che Cian-ca dirigeva. Sul Messaggero i Perrone non osaro-no fare la campagna contro la Commissionedinchiesta che svolsero invece apertamentesullIdea nazionale, che pure loro apparteneva, eche dirigevano Alfredo Rocco, Federzoni, ForgesDavanzati.1

    Quando venne al potere Giolitti, detestato daifratelli Perrone, egli cerc di esercitare su di essiuna certa pressione, per averli alleati. Sincaricdelloperazione Luigi Ambrosini, allora capodellUfficio Stampa di Giolitti, attraverso i depu-tati Porzio e Corradini.

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    1 La Banca Commerciale aveva a sua disposizione la Tribuna,diretta da Olindo Malagodi.

  • [Nitti] Linchiesta sulle spese di guerra fu volutadalla Banca Commerciale daccordo con Giolitti;nella Commissione cerano tutti gli uomini fedelialla Banca. Carnazza, suo fiduciario segreto, il de-putato socialista Albertelli. Gran maneggione perconto della Commerciale era, fuori della commis-sione, il socialista on. Donati. Non fu danneggiatonessuno degli amici della Commerciale.

    Fra i grandi profittatori della guerra vi furonoMax Bondi e Arturo Luzzatto, che fecero laloro fortuna collIlva (ferro), il gruppo Odero deicantieri navali e i fratelli Perrone dellAnsaldo.Bondi e Luzzatto non erano asserviti n allaCommerciale, n alla Sconto: essi avevano fortu-ne personali ingentissime, che permettevano lorodi manovrare tra i due gruppi.2

    Origine della Commerciale: Dopo il fallimentodel Credito Mobiliare e della Banca Generale lor-ganismo del credito era molto scosso in Italia.Crispi aveva pensato nel 1888 ad utilizzare le ca-pacit e gli uomini della Deutsche Bank. VonWinder, il direttore di quella Banca, mise a suadisposizione due ebrei di una grande intelligen-za: Weill e Joel. Lo D. B., con non molti capitalima con una grande organizzazione prese in ma-no lapparato bancario italiano, traendone grandivantaggi e rendendo nello stesso tempo grandi

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    2 [Il testo della nota manca nel manoscritto].

  • servigi. Questo gruppo era per diventato troppopotente e tendeva al monopolio.

    Durante la guerra cera lossessione contro lespie tedesche. Toeplitz e la stessa Commercialediventarono sospetti. Lamante di Toeplitz fumandata in relegazione a Perugia.

    In questa situazione Pio e Mario Perrone, dueuomini di grandi qualit e di grande energia, con-cepirono lidea di approfittare delloccasioneper prendere la Banca Commerciale sotto il lorocontrollo. I Perrone durante la guerra avevano gipreso il Banco di Roma, serano infiltrati nel Cre-dito Italiano e avevano poi costituito la Banca Na-zionale di Sconto. Lidea centrale dei Perrone erache lindustria pesante stava alla base di tutta lin-dustria, che attraverso ad essa si doveva giungerea metter la mano sulla Banca principale, e a con-trollare attraverso a questa tutto il sistema banca-rio e tutta leconomia del paese.

    La B.N.S., sorta alla fine del 1915, ha conosciu-to sotto la direzione di Pogliani, uomo molto in-traprendente, un enorme successo, perch avevaraccolto intorno a s tutte le forze industriali ne-miche della Commerciale e favorevoli alla guerra.

    La lotta tra B.C. e B.N.S. sinvelen. Ministrodel Tesoro allindomani di Caporetto, Nitti sitrov davanti a una lotta accanitissima. La B.C.tentava di difendersi; la B.N.S. (e specie i Perro-ne) era diventata aggressiva. Di qui il primo ten-

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  • tativo di conquista della commerciale. Nitti tele-graf [nel 1918] al Prefetto di Genova lordine disequestrare i titoli e fece poi valere il diritto disconto. I Perrone erano stati da lui e gli avevanoofferto i titoli: Noi disponiamo di tutta lItalia,gli avevano detto. Ma Nitti non voleva il dominion degli uni, n degli altri, e poich la BancaCommerciale era disposta a riacquistare i titoli,egli decise i Perrone a restituirli.

    Nitti aveva organizzato nel 1918 il car-tello delle Banche, che, rispettato per i primi me-si, non funzionava pi, perch i Perrone eranopassati alloffensiva.

    Senatore Borletti e Aldo Borletti hanno guada-gnato delle somme immense durante la guerra(partiti da una fabbrica di orologi, ebbero poiquasi il monopolio della produzione di spolette).S. Borletti aveva poi un gran commercio di linonel Belgio; prima della dichiarazione di guerrada parte dellItalia pot recarsi nel Belgio gi oc-cupato e fare i suoi affari: la merce veniva poispedita in Germania. Nitti possiede una lettera diRennel Rodd, ambasciatore dInghilterra, il qualerivelava i procedimenti di S.B. e chiedeva a Nitti(allora Ministro del Tesoro e membro del Comi-tato di Guerra) di farlo arrestare.

    [Modigliani] Il fascismo fu essenzialmente unmovimento di origine agraria. Esso si svilupp

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  • infatti a Bologna, Rovigo, Ferrara, Modena e poiin Toscana, eminentemente agricole. Esso fu trail novembre 1920 e il gennaio 1921 un movimen-to di nazionalisti agrari [?]: non si chiamavanoneppure fascisti. Le squadre dazione in Toscanaerano tutte di contadini; ciascuna fattoria si quo-tava non tanto in danari, quanto in uomini.

    Mussolini non prende la testa che nei primimesi del 1921. E gli industriali quando videro cheil metodo rendeva, a poco a poco civennero anchessi. Lattacco alle grandi citt siprodusse pi tardi.

    [Buozzi] Fino alla marcia su Roma e anche piin l gli industriali furono quasi tutti contrari alfascismo. Qualche singolo ha qua e l finanziatoil fascismo, il grosso, no. La stessa Confederazio-ne dellIndustria fino al 1924 ha guardato al fa-scismo con una certa diffidenza. Solo a partiredal 1924 essa ha fornito un aiuto diretto, cercan-do del resto di disciplinare il suo aiuto mediantelimposizione di una percentuale ai suoi aderenti.Ancora nel 1925 la Fiat si rifiutava di trattare coni sindacati fascisti. Vi fu allora da parte dei fasci-sti una vera spedizione punitiva, la distruzionedei locali della direzione della Sezione MaterialeMobile della Fiat alla Crocetta (Torino).

    Ad ogni modo gli industriali adoperavano il fa-scismo nella speranza che potesse diminuire la

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  • forza delle organizzazioni operaie; ma non pen-savano che un giorno esso sarebbe diventato ilpadrone dItalia. Essi aiutarono in un primo tem-po i fascisti come spezzatori di sciopero.

    Invece maggiori aiuti vennero dagli agrari. Uncaso tipico: un industriale, certo Barberi, di Ca-stelmaggiore presso Bologna era nello stessotempo proprietario di terre. Egli era sindaco del paese, consigliere provinciale, presi-dente della Congregazione di Carit, possedevamezzo il paese. Era tutto. Nel dopoguerra di-vent niente. Allinterno dello stabilimento dove-va fare i conti colla Commissione Interna; incampagna colla Federazione della Terra. Un ope-raio del suo stabilimento lo sostitu alla testa delComune; un altro operaio al Consiglio comunale;fu eliminato dalla Congregazione di Carit. Diqui il suo rancore contro i rossi.

    Gli industriali delle citt avevano da farecollorganizzazione operaia allinterno dei lorostabilimenti, ma in genere non prendevano partediretta alla vita pubblica. Nelle campagne inveceil grande proprietario di terre aveva tutte le cari-che delle amministrazioni locali, quindi lurto erapi diretto, pi personale.

    Daltro lato il movimento operaio in Italia eragiovane: aveva ottenuto nel corso di una sola ge-nerazione quello che in Inghilterra quello che ilmovimento operaio aveva messo quattro genera-

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  • zioni ad ottenere. Ladattamento era riuscitoquindi meno facile. Nel dopoguerra industriali especie agrari ebbero limpressione che il sociali-smo, la rivoluzione fossero in Italia questione digiorni e si sono buttati in braccio al fascismo.

    Altro fattore. A Reggio Emilia, per esempio, leorganizzazioni operaie, la Camera del Lavorocontrollava tutta la vita della provincia. Essa ave-va organizzato i piccoli coltivatori, decideva deiprezzi delle derra te, e teneva granparte del commercio in sua mano attraverso allecooperative. Tutti dovevano passare di l. I vecchicontadini, educati dalla propaganda di Prampoli-ni, accettavano questo stato di cose; ma i loro fi-gli, tornati dalla guerra, desiderosi di far vita bor-ghese, si rivoltarono, vollero essere padroni incasa loro, e divennero fascisti.

    [Buozzi] Linchiesta sulle spese di guerra spa-vent parecchi industriali, specie gli industrialiimprovvisati, come Borletti. Il generale DallOlio,che era alla testa della mobilitazione industriale,aveva questo criterio: Io ho bisogno di proiettilie mi occupo di raggiungere la pi grande produ-zione senza badare alla spesa. Penser poi il miosuccessore ministro del Tesoro a portar via il malguadagnato. Degli industriali scontavano percigi nei prezzi questa prospettiva. Si trattava so-prattutto degli industriali pei quali lindustria

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  • non era che unoccasione, una base di specula-zione come unaltra. Per Bondi e Luzzatto, peresempio, gli stabilimenti dellIlva non erano crea-ti tanto per guadagnare sul ferro che produceva-no, quanto per guadagnare attraverso le specula-zioni borsistiche.

    [Buozzi] La situazione nelle campagne era tale,che anche elementi reazionari come il marcheseTanari di Bologna si era ormai rassegnato a la-sciare le terre ai contadini, non gi in mezzadriao in affitto, accontentandosi di esigere da loro unbassissimo interesse. Il marcheseTanari scrisse anche uno o due articoli nella Nuo-va Antologia in sostegno della sua tesi. Questa ap-pariva come la sola via duscita tra lirromperedelle folle da un lato e linsufficiente sostegno daparte dello Stato. Ma quando il fascismo venne, ilTanari vide che esso poteva offrire unaltra viaduscita e far riprendere alla propriet tutti i suoidiritti. Il marchese Tanari sar uno dei primi fa-scisti al Senato.

    [Rosselli] Treves, che faceva parte della Com-missione dinchiesta per le spese di guerra, hadetto a Rosselli che si erano votati dei recuperiper oltre un miliardo di lire.3

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    3 [Il resto della pagina lasciato in bianco].

  • Conversazione con Nullo Baldini

    Non ero favorevole allandata al potere, che con-sideravo come un errore, data limpreparazionedelle masse, ipnotizzate dallesempio della Rus-sia. Sarebbe stato come mettere un cieco, che ab-bia improvvisamente riacquistato la vista, bru-scamente davanti alla luce del sole.

    Lo sviluppo del fascismo nellEmilia fu la con-seguenza della lotta di classe tra agrari ed orga-nizzazione operaia, tra Associazione agraria eFederazione della Terra, tra le quali si eranocombattute in passato epiche lotte. La prima lot-ta memorabile fu quella per lo scambio delle ope-re, attorno al 1909-10. I mezzadri durante i gran-di lavori agricoli mancavano di mano doperasufficiente. Una famiglia di contadini poteva cosricevere laiuto di altre famiglie, ci era fatto mu-tualmente e non dava luogo a pagamenti. Ma citoglieva ai lavoratori agricoli che non avevanoterra delle possibilit dimpiego, gi per essi cosridotto, perch una inchiesta del Ministerodellagricoltura che risale al 1904 aveva constata-to che un salariato agricolo della valle Padananon lavorava pi di 120-130 giorni allanno, tenu-to conto della disoccupazione, delle intemperie,delle feste ecc.

    Nel ravennate (ove cera allora una sola Came-

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  • ra del lavoro, lAgraria si oppone-va allabolizione dello scambio dopera perch ilproprietario avrebbe dovuto pagare met dellespese del bracciante. La lotta fu vinta appuntoperch mezzadri (in prevalenza repubblicani) ebraccianti (in prevalenza socialisti) stavano nellastessa Camera del Lavoro.

    Dopo la questione dello scambio dopera sorsequella delle macchine. La trebbiatura era esegui-ta con macchine che appartenevano per lo pi adelle officine meccaniche. Laumento della pro-duzione fu tale che esigeva una rapida esecuzio-ne dei lavori di trebbiatura, a cui le vecchie mac-chine diventavano insufficienti. Colle tariffe otte-nute dalla Camera del Lavoro, i proprietari nonavevano pi interesse a servirsi di quelle macchi-ne. Bisognava introdurre macchine di pi grandepotenzialit. Si fabbricavano allora in Germaniamacchine che potevano trebbiare 250 e pi quin-tali al giorno. Nello stesso tempo si era da noi svi-luppata la cooperazione, che pens di acquistaree infatti acquist le nuove macchine.

    Era sorto il problema per conto di chi dovesseeseguire il lavoro di trebbiatura. I contadini esi-gevano di eseguire essi la trebbiatura, perch lemacchine servivano a trebbiare il loro prodotto; ilavoratori rispondevano che le macchine eranoazionate da loro: macchinisti, imboccatori, la squadra addetta alla paglia

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  • era formata dalle loro squadre. Se vi lasciamo lemacchine, dicevano i salariati, voi mezzadri di-venterete i nostri padroni, mentre siamo insiemenella stessa Camera del Lavoro. Il conflitto tramezzadri e lavoratori era inasprito da ragioni po-litiche, gli uni essendo in prevalenza repubblica-ni, gli altri socialisti.

    Intervenne allora (1910) la Federazione dellaTerra, che in un Congresso di Bologna prese ladecisione che le macchine non potevano essereesercite da una unica categoria, si trattasse dimezzadri o di braccianti. Baldini, Mazzoni e Al-tobelli furono daccordo nel sostenere che lemacchine dovessero essere condotte dalla collet-tivit, rappresentata dal Consorzio delle Coope-rative, che univa tutte le cooperative agricole.Proprietari e contadini erano invece favorevolialla costituzione di cooperative miste di mezza-dri e di lavoratori. Approfittando allora delle divi-sioni nel campo dei lavoratori, lAgraria interven-ne allora opponendosi a tutte le tesi precedenti(n gestione del mezzadro, n del lavoratore, nmista, n consortile); rivendicando il diritto diavere essa le macchine in base a un articolo delCodice civile che affida ai proprietari la scelta de-gli strumenti del lavoro. Una proposta Luzzatti digestione mista (2/3 braccianti; 1/3 proprietari) fu respinta dalla Federterra. Que-sta ricorse in Cassazione e la causa, che cost alla

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  • Fed. pi di un milione, fu perduta. In questasconfitta il ruolo della divisione politica fu moltoimportante. Cera nei repubblicani una sorta diintolleranza, dinvidia, per i progressi crescentidel movimento socialista, sicch a Ravenna ilcandidato ostile ai socialisti, fosse pure un agra-rio, veniva sempre eletto in ballotaggio ai voti re-pubblicani.

    La lotta delle macchine consacr a Ravenna ladivisione della Camera del Lavoro, i repubblicaniavendo creato la loro. La divisione non risparmiil campo cooperativo, ma qui i socialisti avevanoraggiunto uno sviluppo formidabile, specie nelcampo della cooperazione di lavoro agricolo. LaFederazione di Ravenna attraverso 92 cooperati-ve era diventata una forza straordinaria, possede-va 6.000 ha di terreno di sua propriet, e altret-tanto in affitto. Questa era la cosa che dava pifastidio agli agrari, perch in tal modo noi aveva-mo istituito il controllo operaio. Infatti, quandosi andava a trattare cogli agrari pei dati di lavoro,essi non potevano ingannarci, perch noi presen-tavamo loro i nostri conti colturali, che dimostra-vano la possibilit di pagare tariffe elevate, qualierano appunto quelle del ravennate.

    Dopo laffare delle macchinenon ci furono pi attriti per le tariffe, perch gliagrari discutevano con una forza pari alla loro eche aveva potuto assumere col Consorzio inter-

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  • provinciale Ravenna Ferrara Bologna lesecu-zione dei lavoro della Bonifica Renana per lim-porto di 50 milioni.

    I repubblicani favorevoli alla guerra eranoal potere e se ne servivano per ottenere il mono-polio della distruzione delle derrate alimentari.Essi avevano cercato di imitarci in tutto, ma nonavevano contadini n societ a sviluppare lacoop. di lavoro assumendo la bonifica di terre in-colte. Lo spirito della cooperazione sera profon-damente radicato tra i lavoratori, dapprima osti-li, perch pensavano che servisse a fare dei si-gnori. Durante la guerra, sotto il regime dei con-tingentamenti, noi creammo anche delle coope-rative di consumo, che prima avevamo trascura-to, e ci indispose contro di noi non solo i repub-blicani, ma anche gli esercenti.

    Dopo la guerra il nostro movimento conobbeun nuovo impulso. Il proprietario dellalbergoByron avendo abbandonato lo storico palazzodovera installato potei comprarlo per 110.000 li-re con tutto quello che cera dentro per farne lasede del Consorzio delle Coope-rative. Pochi giorni dopo elementi dellAgrariache avevano avuto sentore dellavvenuta opera-zione offrirono un prezzo quattro volte superio-re ma lassemblea dei cooperatori respinse que-sta proposta e il palazzo divenne la sede del Con-sorzio.

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  • Quando nacque il fascismo, vi si buttarono spe-cialmente degli ufficiali che non avevano trovatoa collocarsi, che si erano avvezzi a una vita picomoda. Le campagne dellAvanti! li avevano in-disposti, noi abbiamo avuto il torto di attaccarlitroppo. Per le strade siamo insultati da mascal-zoni, mi diceva lagnandosene il figlio di un ami-co, di provata onest, che frequentava la scuoladingegnere vestito da ufficiale. Ma questa non fulorigine del fascismo. Questo movimento fu pro-mosso e assorbito dallAgraria e dagli esercenti,colpiti nei loro interessi, spaventati dalle elezionirosse del 1919.

    La nostra potenza era diventata inquietante.Noi avevamo assunto delle bonifiche in Calabria,dei lavori di ricostruzione a Messina, e saremmoandati in Sardegna, se il vescovo di Gallura nonsi fosse opposto per timore che le fedeli popola-zioni non fossero contaminate. Avevamo un mo-vimento di 100 milioni allanno. Durante le ele-zioni del 1919 un mio amico si era trovato apranzo con un ricco ravennate, ilquale gli aveva detto: vede, non mica che nonabbiamo paura di Bombacci, abbiamo paura diBaldini della Federazione delle Cooperative, per-ch vediamo che ci sostituisce, che invade tutto.Cos nel Ravennate la lotta pi che il partito poli-tico ebbe per obbiettivo era la Federazione delleCooperative.

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  • Nel dopoguerra un conflitto grave collAgrariasi disegn nel 1922 (lultimo raccolto prima dellaMarcia su Roma). Ma prima di parlare di Raven-na, chiedo a Baldini qualche informazione sulconflitto nel Bolognese. Gli leggo i seguenti pas-saggi di Missiroli in Il fascismo e la crisi italiananella serie di studi pubblicata dal Mondolfo:

    La lotta agraria del 1920 fu condotta dai socia-listi di Bologna con una disciplina inaudita eduna violenza senza precedenti allunico scopo dievitare che si spezzasse in due lesercito sociali-sta: che i contadini andassero per proprio conto,isolando il resto delle masse...Non un misteroper nessuno che uomini della competenza delMazzoni, del valore di Nullo Baldini, dellautoritdi Turati, non esitarono a deplorare sistemi irra-gionevoli, intransigenze senza senso. Perch nonvoler trattare collAgraria? Per-ch voler imporre, senza discussione, un pattocolonico? Perch non accettare il lodo della Com-missione dei cinque di cui facevano parte due so-cialisti e di cui Nullo Baldini era leminenza gri-gia. [p. 30-31]

    Baldini dichiara che non vero che non si vo-lesse trattare con lAgraria. Egli segu questa ver-tenza perch faceva parte del consiglio direttivodella Federazione della Terra. Il suo disaccordocon Massarenti era un altro: Massarenti, che erail vero condottiero di questa lotta, non voleva che

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  • si facessero i raccolti della parte padronale, men-tre Baldini prevedeva che ci si sarebbe risolto inun danno per i lavoratori, anche perch egli hasempre fatto calcolo sulla pubblica opinione. Lalotta dur tra il maggio 1920 e lottobre diquellanno e non si concluse: il patto rosso nonfu accettato dai padroni e il patto fu poi conclusodallAgraria coi fascisti. La lotta fin male perchi contadini cominciarono a tentennare; essi furo-no minacciati di sfratto, avevano davanti a loroun avvenire incerto, mentre sono attaccati allaterra. La disgregazione determin la sconfitta.

    Massarenti era un apostolo e un visionario; siesaltava facilmente ed era un temperamento au-toritario: nel Bolognese nessuno osava mettersicontro di lui. Egli aveva realizzato nella sua Moli-nella una grande unit. Discipli-na e concordia, ci che permise il miracolo del-la resistenza di questo centro, non scalfito dalladivisione operaia. Ma nella lotta nel Bologneseegli comp certo degli errori gravi.

    Riprendiamo ora le vicende ravennati del 1922.A Ravenna si doveva fare il patto di lavoro. Si eragiurato allaccordo su tutto, meno che su un pun-to. I prodotti agricoli erano trasportati in cittcon mezzi di cui disponeva il fondo (buoi e carri).Nel frattempo si era formata una categoria di bi-rocciai, assai importante prima che venissero i

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  • camions, che trasportavano la ghiaia, le derratealimentari. Questi trasporti non erano stati ogget-to di tariffa. Ma lAgraria aveva riunito un grup-petto di una 20 di barocciai, non organzzati, tur-bolenti, indisciplinati, che divennero fascisti. Siebbe limpressione che essa favorisse pei trasportispecialmente questo gruppo di barocciai fascisti.La Camera del Lavoro pubblic allora un manife-sto vivace di protesta. Allora lAgraria decise dinon dare pi lavoro di trasporto alla Camera delLavoro. Baldini era allora a Roma. I barocciai de-cisero di fare una dimostrazione; vengono in cittcoi carri e cercano di ostruire il tran-sito. I fascisti vanno nei sobborghi e spalleg-giati dai carabinieri cominciano a fare prepoten-ze. Ne avvengono dei conflitti; la forza pubblicainterviene e i barocciai hanno la peggio.

    In questo frattempo era sorta lAlleanza del La-voro, che delibera di fare uno sciopero generaledi protesta per tutta la provincia. Un telegrammaavendomene avvisato a Roma, rientro subito aRavenna. Avevo la sensazione precisa che sarem-mo stati battuti, non dalle forze fasciste locali,ma perch i fascisti avrebbero seguito la loro tat-tica ormai classica, concentrando a Ravenna ele-menti di tutte le regioni: Bologna, Firenze, Man-tova, Ferrara, ecc. Fu poi quello che avvenne.

    Mi recai dal prefetto, Siragusa. Dichiarai chepensavo si dovesse evitare il conflitto, lo invitai a

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  • convocare i rappresentanti dellAgraria, perchvolevo discutere con loro. La riunione avvennepresenti anche i repubblicani. La discussione fulunghissima. Io volevo che lAgraria revocasse ladecisione di non dare pi lavoro ai barocciai or-ganizzati alla Camera del Lavoro e lottenni. In-viai subito Giovannetti allAlleanza del Lavoroche era radunata alla Camera del Lavoro, collin-vito di disdire la manifestazione, ormai diventatainutile. Ero molto stanco e mi recai a letto. Allin-domani mattina uscen-do alle 8vidi la citt in subbuglio. La gente si era postatanei sobborghi; alle porte cera la forza pubblica.Appresi che lAlleanza del Lavoro aveva respintola mia proposta e aveva deciso di trasferirsi aForl per dirigere il movimento. Specialmentedue suoi membri furono particolarmente violen-ti: Viscardo Montanari diventato poi fascista, eun certo Moriggi, luno e laltro socialisti. Fui di-chiarato traditore e fu proclamato lo sciopero ge-nerale, col proposito di fare un colpo di mano edistruggere la sede del Fascio. Telefono al Prefet-to: Almeno impediti che i fascisti vadano neisubbugli. Andr io a parlare alla massa. Min-cammino per andare e vedo avanzare i camionfascisti, con mitragliatrici, ecc. La forza pubblicaaveva occupato le porte della citt, ma i fascisticonoscevano un passaggio segreto nelle mura esintrodussero per quello nella citt. Avvennero

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  • scaramuccie durante le quali un certo Balestroni,disertore di guerra divenuto poi fascista, fu ucci-so. I conflitti si moltiplicarono. I carabinieri in-tervennero solo contro i socialisti, che ebbero 12morti. La colonna fascista comprendeva 5 o 6 mi-la fascisti venuti da Ferrara, da Bologna, dalleMarche, da Firenze. Dumini, chera ai bagni diBellaria, era pure presente.

    Io sapevo che in Comune cerauna riunione coi repubblicani, che avevano lAm-ministrazione. Io feci sapere che rimanevo in ca-sa e che ero disposto, se chiamato, a venire a di-scutere. Attesi inutilmente, vidi che i giornaliuscirono dando notizia della pacificazione. Com-presi che i repubblicani avevano fatto laccordocoi fascisti alle nostre spalle e sentii da quel mo-mento che la sede della Federazione sarebbe sta-ta distrutta. Recatomi alla sede, vidi che il palaz-zo Byron, che era prima occupato da una compa-gnia di fanteria, fu per ordine del prefetto presi-diato dalle guardie regie, le quali erano daccordocoi fascisti. Fu infatti il loro sergente che con unpretesto apr la porta ai fascisti. Io rimasi nel pa-lazzo per dare lesempio che si pu resistere collaforza morale [sic], col solo segretario Gino Galet-ti. Costui era oggetto di un odio speciale perchaveva lottato attivamente per evitare gli interme-diari; gli ingiunsero perci di uscire da una portaspeciale ed attendere gli eventi.

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  • Non ho nessun dubbio sui mezzi finanziari delfascismo, forniti dagli agrari e dagli esercenti.Capo degli agrari era un certo Ugo Errani, con-servatore, ma galantuomo, che i fascisti obbliga-rono poi a dimettersi dalla presidenza della Cas-sa di Risparmio di Ravenna.

    Che il governo abbia fornito delle armi ai fasci-

    sti indubbio. Il generale Sani, comandante delcorpo darmata di Bologna, si distinse in questosenso: i camion delle colonne fasciste che venne-ro a Ravenna furono forniti dalle autorit milita-ri e gli uomini furono equipaggiati con elmetti earmi dellesercito.

    Pochi giorni prima dellassunzione al potereGiolitti fece dire a Baldini che desiderava parlar-gli. Il vecchio, disse il messo, un tale Ciccillo Pa-nella, stato chiamato a corte per fare un mini-stero. Desidera parlare con Turati, con te, conMerloni ecc. disposto a fare anche la repubbli-ca. La riunione ebbe luogo in casa di Chiaravi-glia. Giolitti disse: Io devo fare il governo. Hodelle grandi cose da fare, dovendo agire contro iprofittatori di guerra. Vorrei che i socialisti ven-gano con me. Sono disposto a dare loro dei mini-steri tecnici. Si discute e si risponde: Ci pensere-mo e ci rivedremo. Lindomani ci si rivide ancora.Turati disse: Noi non siamo della gente che ab-

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  • bia lambizione di andare al governo. Dovremmoaccettare personalmente. I nostri non ci segui-rebbero. E declin con belle maniere lofferta.Giolitti disse: Io ho il convincimento di essereutile in que-sto momento al miopaese e quindi voglio fare un governo. Prenderla maggioranza dove la trovo.4

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    4 Qui incollato il seguente ritaglio:Paga PantaloneChe le grandi intraprese industriali e commerciali avessero al

    loro servizio i giornali ed i giornalisti benpesanti era cosa risa-puta da tutti; bench gli sparafucili della penna cercassero di faril possibile per farsi credere indipendenti. Ora poi in documentiscoperti nelle casseforti delle fabbriche occupate sono venute inluce le prove inconfutabili del collegamento fra giornalismo epescicanismo.

    A Torino gli operai hanno trovato le prove delle oneste intese fraindustriali contro gli operai ed anche un grande Stok di opuscoliantibolscevichi da essi fatti stampare per illuminare i proletari.

    Quanta bont pelosa neh!Alla Fiat S. Giorgio di Spezia, il consiglio dei Soviet, per vede-

    re se nelle casseforti vi era denaro per pagare gli operai, le feceaprire. Il denaro mancava ma in compenso vi si trovarono i do-cumenti riservatissimi riguardanti i rapporti fra i fratelli Perro-ne col Cantiere Ansaldo S. Giorgio e di questo col giornale loca-le Il Tirreno.

    I documenti esaminati e fotografati ammontano ad una cin-quantina e la Libera Parola ne ha incominciato la pubblicazione.

    Dai primi documenti risulta che Il Tirreno stato fondatocon lautorizzazione dei grossi pesicane Perrone.

    Limpianto si fece rapidamente perch il giornale potesse farela campagna elettorale che port in Parlamento l industriale

  • Ibis. Le masse popolari

    [Lettera di Lussu] Lussu annovera fra le causedel fascismo: a) Il fermento operaio e contadinodel dopo guerra che, scomposto e senza direzio-ne, anzich indebolire la borghesia, la ha irritata,spaventata e obbligata alla reazione. Questo fer-mento stato tutto popolare e generale, causatodalla guerra, e non gi prodotto dalle organizza-zioni socialiste. Nel Mezzogiorno e nelle Isole, in-fatti, dove non esistevano socialisti, si ebbero le

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    Cerpelli. Nella societ per la pubblicazione del detto giornale, iPerrone mettevano 300000 lire, altre 100000 le metteva ilComm. Giachino e L. 100000 altre persone di fiducia.

    Un mezzo milionciono per la fondazione. I fratelli Perronesimpegnavano a pagare L. 100.000 di sovvenzione annua algiornale controllandone lindirizzo, da pagarsi in rate trimestra-li per tre anni.

    E tutto questo sciupio di denaro per un giornale che nessunoperaio legge! Si noti che il detto foglio viene a costare L. 2,10 lacopia come risulta dai detti documenti.

    Bene spesi davvero!Noi non ci meravigliamo di queste scoperte. I capitalisti ado-

    prano tutte le armi per mantenere i loro privilegi e questa dellastampa delle pi formidabili. Ci meraviglia il fatto che moltiproletari ancora non abbiano capito il gioco dei loro sfruttatorie continuino a pagare essi stessi gli strumenti di schiavit e dimistificazione a loro danno.

    [Ritaglio di giornale anarchico del 1920, dopo loccupazionedelle fabbriche. (Libertario, della Spezia) Nota di Angelo Tasca].

  • stesse agitazioni, prevalentemente con violenteinvasioni di terre.

    [Buozzi] La mania dello sciopero per lo sciope-ro era veramente diventata un flagello. Comescoppi lo sciopero delle lancette alla Fiatdellaprile 1920? La direzione dello stabilimentoaveva messo lorologio allora legale. Un membrodella Commissione interna lo rimette sulloravecchia. La Direzione lo fa rimettere ancorasullora legale. La C. I. ripete la sua operazione.La Direzione la fa chiamare e dice: Entratequando volete. Se volete entrare allora vecchia,entrerete alle 8 dellora nuova invece che alle 7dellora vecchia, e tutto marcer come prima. Mavoi non potete esigere che lorologio dello stabili-mento segni unora diversa da quella degli orolo-gi di tutta la citt. Non ci fu verso di persuaderlie si and allo sciopero generale.

    Unaltra volta cera da fare un lavoro in un cor-tile. Pioveva. Gli operai erano una ventina e la Di-rezione non disponeva che di 15 impermeabili.Essa propone che lavorino soltanto 15 operai, inattesa degli impermeabili che sono stati ordinatie mostra loro le lettere dordinazione. Niente dafare: la squadra risponde: o tutti, o nessuno e sidi rifiuta di lavorare.5

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    5 [Il resto della pagina lasciato in bianco].

  • II. Mussolini

    [Nitti] Nel 1919 Mussolini era a corto di denaro;uno dei suoi agenti mi venne a dire chegli nonera alieno dal cambiare il suo atteggiamento.Mussolini fece un articolo in favore dellamnistia;in quel momento esitava perch aveva bisogno didanaro.

    [Nitti] Mussolini nel 1911 dopo il disastro diSciara-Sciat mand un telegramma di congratu-lazione al Sultano. Finocchiaro venne al Consi-glio dei ministri col testo del telegramma e fuNitti che si oppose alla denunzia al procuratoredel re, per non fare di Mussolini un martire.... eun deputato.

    [Nitti] Il denaro pel Popolo dItalia fu portato aMussolini da Charles Dumas, segretario partico-lare di Jules Guesde, allora ministro. Briand disseuna volta alla Camera: Nous avons toujours eu des

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  • relations amicales avec le fascisme, et mme desrapports trs agrables pour M. Mussolini. Questeparole furono poi tolte dal resoconto della sedutadella Camera in cui B. le aveva pronunciate.

    [Tasca] A proposito di un accenno di Alceste deAmbris a un incidente che avrebbe messo Musso-lini in conflitto colla fa-migliaSerrati ad Oneglia (nel suo opuscolo: Mussolini.La leggenda Luomo). Io non so nulla di questin-cidente. So che Mussolini visse ad Oneglia qualeripetitore in un collegio locale, dovera malissimopagato e non riusciva a sfamarsi. Giovanni Piana,che fu segretario della Camera del Lavoro diOneglia, mi raccont, quando Mussolini era an-cora nel partito socialista, che lui stesso ed altricompagni locali lo avevano spesso accolto in casaloro invitandolo a pranzo e che M. in quel perio-do era molto scoraggiato.

    [Campolonghi] Scoppiata la guerra L. Campo-longhi era nel Belgio, passa a Bruxelles gi occu-pata dai tedeschi e di l torna in Italia (7 ottobre1914), dove pubblica nel Secolo tre articoli di im-pressioni e di interviste con deputati socialistifrancesi e belgi. A Milano trov Corridoni, cheusciva dal carcere, De Ambris, Michele Bianchi,Maria Ruggier, Cesare Rossi, Ugo Clerici, i qualigli manifestarono dei dubbi sul neutralismo di

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  • Mussolini e gli chiesero di andarlo a vederlo.Campolonghi esitava, ma infine cedette spec. alleinsistenze di Corridoni e si rec da MussoliniallAvanti. Egli lo ricevette subito e gli disse: Hovisto i tuoi articoli sul Secolo, molto buoni. Aven-dogli io fatto presente lo stato danimo dei sociali-sti francesi e belgi, M. mi disse: Oh, il socialismoitaliano ferocemente neutrali-sta e si mise a ridere. Poi si alz (era venutonellanticamera) e disse: Scusami se ti ho ricevu-to qui, ma ho lufficio invaso da una delegazionedi socialisti austriaci. Nuova risata. Io rimasiperplesso e mi sono chiesto allora, senza potervirispondere, se gi nellanimo di M. erano penetra-ti elementi di dubbio. In ogni caso Mussolini nelcorso della conversazione non si sbotton, non la-sci trapelare il suo vero pensiero.

    Dopo ci fu la spedizione garibaldina, preparatatra lagosto e novembre 1914 (i legionari andaro-no al fronte in dicembre). Io vi ero rimasto piut-tosto estraneo, perch le mie impressioni sui fra-telli Garibaldi erano poco favorevoli. Li vidi tut-tavia e Peppino Garibaldi mi disse che bisognavaagire in Italia e cominciare ad ottenere a questoscopo lo scioglimento della Legione per inviare isuperstiti in Italia a fare la propaganda per lin-tervento. Io mi incaricai delle pratiche relative eottenni infatti lo scioglimento dal Viviani. Nello

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  • stesso tempo Peppino Garibaldi pensava ad unaspecie di sbarco, in quel di Genova, prima, poinellAdriatico, in modo da creare il fattaccio at-to a commuovere lopinione pubblica. Un giornoPeppino Graibaldi mi disse: Lei ha ottenuto loscioglimento; io ho pensato al resto, ai danari perquesta spedizione. Ho ottenuto uno chque di300.000 franchi da Clementel (presidente dellaCommissione delle finanze della Camera); neprendo 150.000 per la spedizione e vi d gli altri 150.000 per lavorare la stampain Italia. Io risposi vivacemente a Peppino checonsideravo quellofferta come ingiuriosa per mecome Italiano e come professionista e da quelmomento ruppi ogni rapporto con lui, dopo aver-lo piantato in asso a Place de lOpera.

    Scrissi allora (fine febbraio 1915) a Mussolini acui faceva capo il movimento interventista dipiazza raccontandogli il fatto: Te ne avverto, glidicevo, perch non ci debbono essere infiltrazio-ni di denaro estero nel nostro movimento, e quin-di bisogna che tu venga immediatamente a Parigiper sventare questo colpo. M. mi rispose con untelegramma: Domani arriveranno a Parigi DeAmbris e Dino Roberto. Infatti arrivarono; io liinformai dellaccaduto e esposo loro il mio puntodi vista, chessi approvarono e si concluse deci-dendo di portare al Ministro degli Affari Esteri

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  • una dichiarazione scritta per affermare che la de-mocrazia italiana interventista intendeva prose-guire la battaglia servendosi di mezzi esclusiva-mente proprii. Ci recammo da Guesde, e gli con-segnammo la dichiarazione. Io presentai De Am-bris e Roberto come inviati di Mussolini. Guesdeparl di diverse cose e poi chiese ai due: Voi ve-drete Mussolini a Milano? Allora aspettate. Inquel momento entra Viple. C Dumas? egli chie-de. Ditegli di portarmi il solito mensile per Mus-solini. E conegn infatti ai due uno chque di10.000 franchi, spiegando: Si tratta di un grup-po di compagni francesi.

    A Ginevra ebbi occasione divedere Viple, a cui feci narrare e confermare inpresenza di Facchinetti laccaduto. Viple fece ilnome di Cachin come di quello che aveva portatoin Italia del danaro a Mussolini per conto del go-verno francese.

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  • IV. Popolari e Vaticano

    [Rosselli] Una delle svolte delorientamento ita-liano verso il fascismo si prodotta in seguito alrisultato delle elezioni del 1921, in cui si vide chei socialisti e i popolari non potevano essere battu-ti per via elettorale. Questi due partiti di massanon potevano essere eliminati che con altro me-todo.

    [Rosselli] I popolari fecero una politica di ricat-to contro tutti.

    il lodo Bianchi a Cremoma fu ispirato da Arri-go Serpieri. Vedi a questo riguardo i sei articoli diGirolamo Lazzeri sul Secolo [1921?] In Toscanai proprietari preferirono rompere le trattativecolle organizzzazioni bianche e concludere il pat-to di mezzadria coi socialisti, perch i bianchierano pi intransigenti, specialmente sulla clau-sola preferenziale pel mezzadro in caso di vendi-ta della terra.

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  • [Rosselli] Nellavversione di Don Sturzo controGiolitti entrava un elemento personale. Sturz oaveva contro Giolitti la stessa avversione di Sal-vemi- ni; sinceramente attaccatoalle autonomie comunali, convinto della neces-sit del loro sviluppo, egli era ostile alla politicacorruttrice e accentratrice del burocratico Giolit-ti. Giolitti era il vecchio liberale piemontese, pelquale il prete deve occuparsi di religione e che lovedeva malvolentieri intromettersi nella politica.Don Sturzo voleva guidare il P.P.I. un po alla ma-niera inglese e soprattutto tedesca, e cio parteci-pare s alle coalizioni, ma solo dietro precise ga-ranzie, impegni circostanziati, specie nella que-stione della scuola (vedi la tattica del Centro te-desco)

    [Cianca] Lerrore di Don Sturzo fu quello fuquello di voler far governare lo Stato dal partito.Sturzo vedeva il pericolo fascista, senza tuttaviacredere al suo trionfo pratico. Ma in lui domina-va il rancore contro Giolitti, pel quale avevaunantipatia cerebrale insuperabile (come Salve-mini). Una delle ragioni dellostilit a Giolitti erala questione della nominalit dei titoli, a cui i po-polari erano ostilissimi. Essi riflettevano qui gliinteressi della loro organizzazione bancaria edella Chiesa.

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  • [Lettera di Lussu] h) I popolari non centranonelle responsabilit politiche. Essi erano preva-lentemente una forza parlamentare, con grandeinfluenza solo in alcune regioni. Il famoso veto diDon Sturzo contro Giolitti sarebbe stato insigni-ficante, se i socialisti avessero avuto direttivechiare e se Giolitti e Nitti non fossero stati in per-manente stato di guerra.

    [Nitti] I popolari non furonomai prefascisti. Essi avevano fatto molta dema-gogia nella campagna elettorale, il che aveva loroassicurato un grande successo (106 popolari nel1919, che torneranno 111 nel 1921); e questa de-magogia ostacolava la loro collaborazione mini-steriale, perch avevano promesso troppo. Duepopolari entrarono nellultimo ministero Nitti(Micheli, Rodin), mentre i socialisti non volleroentrarvi. I popolari entrarono poi anche nel mini-stero Giolitti, il quale fece poi le elezioni contro ipopolari e contro i socialisti. Ci indispose con-tro di lui i popolari, che considerarono la suacondotta come un tradimento.

    [Nitti] Quando si dice Vaticano, simpiega untermine generico, come Francia. Il Vaticano so-no tre persone: il Papa, il Segretario di Stato e ilSegretario della Concistoriale. Il Segretario diStato che era Gasparri si occupa degli Esteri e

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  • delle Finanze. Il Segretario della Concistoriale una specie di Ministro degli Interni, il quale hasotto la sua direzione gli arcivescovi e i vescovi.Questo posto era tenuto dal cardinale di Lai, av-verso al partito popolare.

    falso che Benedetto XV fosse avverso allIta-lia; egli era anzi profondamente patriota. I rap-porti dei legati Pacelli (Germania) e Valf di Bon-zo (Austria) contenevano dati utili sulla situazio-ne del paese e sulle operazioni militari, speciequelli di Valfr di Bonzo, nobile piemontese e gicolonnello. Nitti pot avere conoscenza di queirapporti, alcuni dei quali annotati di mano stessadi Benedetto XV. Egli pot cos essere preavvisa-to in tempo utile delloffensiva che si preparavadallAustra pel giugno [?] 1918.

    Nitti aveva trattato con Ga-sparri nel 1919 per la soluzione della questioneromana sulle seguenti basi: nessun territorio;nessuna intromissione nello Stato laico (scuole,ecc.) e poi tutto quello che volete; indennit di400 milioni. Dalle Memorie di Erzberger (pubbli-cate da Payot) lantico ministro tedesco narra co-me nel 1914, a guerra gi scoppiata, nella certez-za della vittoria tedesca egli avesse chiesto a Ga-sparri dindicargli quali rivendicazioni dellaChiesa si sarebbero dovute includere, per soddi-sfarla, in un trattato di pace. Queste condizionifurono: 400 milioni dindennit (Mussolini ne

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  • diede 750), un territorio molto pi ristretto diquello concesso da Mussolini e nessuna pretesadintromissione nello Stato laico italiano.

    [In una conferenza fatta, credo, nel 1930 o 1931ho sostenuto che liniziativa delle trattative pelConcordato doveva essere partita dal Vaticano, ilquale sentendo che Mussolini aveva bisogno di lui,cap chera giunto il momento di ottenere il massi-mo e che non bisognava lasciarlo sfuggire. Hochiesto a Nitti se ci era esatto, ed egli mi ha con-fermato che infatti liniziativa era partita dal Vati-cano].

    Fino alla Marcia su Roma il Vaticano non haappoggiato il fascismo. I Gesuiti, sempre lafftdelle novit possibili, ebbero pel fascismo unacerta benevolenza. In particolare il padre Tacchi-Venturi, che fu poi la chiave per laccordo traMussolini e il Vaticano. I Gesuiti hanno una gran-de potenza finanziaria, il loro ordine ricchissi-mo, esso possiede dei grandi beni nel Canad, inAustralia, nellArgentina, nel Paraguay, in Irlanda, per molti miliardi. Ma non pos-sono possedere personalmente e in ci sta la lorogrande forza. Devono rinunciare anche alla car-riera ecclesiastica. Lunico cardinale gesuita, ilBilliot, ha finito col dare le dimissioni.

    [Modigliani] I popolari non hanno mai volutolunione coi socialisti. Nel 1921 una delegazione

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  • socialista, in cui cera DAragona, presso DonSturzo ha avuto esito negativo, come laveva avu-to un passo precedente di Modigliani [?]

    [Buozzi] I popolari erano divisi in due correnti.Luna, una piccola minoranza, reazionaria, di cuiuno degli esponenti era Mattei Gentili. Laltra,democratica, divisa pure in due correnti: luna ilcui esponente era De Gasperi, deciso alla collabo-razione coi socialisti; laltra, influenzata da DonSturzo, che fu sempre in fondo ostile a una com-binazione popolare socialista. Egli sarebbegiunto fino a tollerare dei socialisti in un ministe-ro, ma dominato dai popolari, non una vera al-leanza popolare socialista. In parecchie occa-sioni Giolitti tent di mettere insieme popolari esocialisti in un ministero, ma don Sturzo fecesempre rispondere che non ne vedeva la neces-sit. Del resto Giolitti non poteva tollerare di di-scutere con un prete; non ha mai voluto riceverepersonalmente don Sturzo.

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  • V. I combattenti

    [Rosselli] In un primo periodo il movimento deicombattenti fu influenzato da Nitti; il suo primocongresso ebbe manifestazioni di democraziaavanzatissima; esso era diretto allora dallavv. Za-vattao, massone, che vi pronunci un discorsopoi raccolto in opuscolo. In un secondo periodovi fu un tentativo di marca socialista e anti-nittia-na: per un anno il Prof. Parri rimase a Roma perlavorare alla sua conquista In un terzo periodoil movimento cadde sotto linfluenza dei naziona-listi (on. Giunta congresso del Campidoglio) Sarebbe interessante fissare le posizioni delgruppo dei combattenti del Rinnovamento, dicui facevano parte democratici, nazionalisti epersino clericali (Salvemini, Siciliani, ecc.). Essoaveva presentato dei candidati alle elezioni del1919: Sem Benelli, per esempio, aveva figurato aFirenze sulla loro lista.

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  • [Lussu] I combattenti, nella stragrande mag-gioranza, erano per un rinnovamento totale dellavita politica, per labolizione del Senato, la rifor-ma della Camera, per labolizione della grandepropriet terriera, per il controllo statale dellagrande industria, per una politica socialista de-mocratica e antimonopolista. I combattenti nonhanno mai avuto simpatia per DAnnunzio e perlarditismo. DA. era beffeggiato da tutti i combattenti. Da notare che, inguerra, i volontari erano molto malvisti come deiprofessionisti della guerra: e questo anche nei re-parti pi noti per disciplina e coraggio. Essi era-no, presso che tutti, contro DAnnunzio e soprat-tutto contro Mussolini. Al loro primo congressonazionale [fine 1918?] Mussolini che sera pre-sentato con grandi speranza di conquista nonpot neppure parlare. Gli fu impedito di parlare.Era considerato moralmente equivoco e vendutoalla reazione. E s che il suo giornale si chiamavaanche: organo dei combattenti. Il programma Za-vattaro era un minestrone radicale, ma moltospregiudicato. La monarchia vi era ignorata. Es-so sembrava fatto espressamente per consentireuna collaborazione stretta con il partito sociali-sta. I combattenti erano, in sostanza, dei sociali-sti in formazione; filo-socialisti non gi per la co-noscenza dei classici del socialismo, ma per unprofondo senso di internazionalismo attinto alla

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  • realt della guerra e per laspirazione alla terradella massima parte dei combattenti, che eranocontadini. Ma il partito socialista commise tuttigli errori per estraniarsi i combattenti. Il grido di:abbasso la guerra, in pratica, significava da pertutto: abbasso i combattenti. Il processo controla guerra, erano i combattenti che volevano farlo.Nessuno era pi odiato, fra i combattenti, di Sa-landra, che alla sua fisionomia di reazionario ag-giungeva quella o-diosa di averimboscato il figlio. I combattenti non volevanosentir parlare n di Giolitti, n di Nitti. Non giperch avessero responsabilit personali precise,ma perch essi erano i rappresentanti di quellademocrazia politica che tutti volevano, a tutti icosti, seppellire. Politicamente i combattenti ave-van posto tra i socialisti e i repubblicani, moltopi spinti, socialmente, che non i repubblicani.Insomma i combattenti significavano: piccoli bor-ghesi dei ceti pi umili e contadini piccoli proprie-tari e salariati e, in piccola parte, operai. Il PartitoSocialista commise un grosso errore creandolAssociazione dei combattenti socialisti [Legaproletaria]: essi avrebbero svolto pi grande pro-paganda e anche ottenuto ben pi grandi risultatise fossero stati a contatto diretto con tutti gli altricombattenti nella stessa associazione. I combat-tenti volevano conservarsi indipendenti. E quan-do per un gioco di camorra interna al congresso

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  • di Napoli (settembre 1920) dellA.N.C. altri diri-genti simpadronirono dellAssociazione per as-servirla in seguito a Nitti, fu tutta una rivolta chefin col trionfo dellopposizione e con lo sposta-mento dei capi. Questo il fatto di cui tu fai cen-no e che tocca a Parri ed altri [cfr. note Rosselli, p.125; nota di Tasca]. Parri, i combattenti sardi,quelli di Brescia condussero una lotta senzaquartiere che fin col loro trionfo al congresso diRoma (1921) allAugusteo. Lordine del giorno diquel congresso auspica che icombattenti si ispirino alle direttive e alloperadei combattenti sardi, i quali, noto, erano socia-listi repubblicani e si erano fatti iniziatori di unpartito politico (autonomista) a tinte repubblica-ne e socialiste. Ma la disgregazione era gi in at-to. I combattenti non erano pi, alla fine del1921, quella forza politica che essi costituivanodal 1919 al 1920. Quasi dappertutto essi si sban-darono e finirono con il farsi assorbire dagli altripartiti. I combattenti, come movimento politico,fallirono, ma i resti di quelli che erano i combat-tenti nel 19 finirono onoratamente. Essi, ad Assi-si (anno 1924?) votarono quasi tutti contro il fa-scismo e Mussolini dovette per avere con s unarappresentanza di combattenti, sciogliere con de-creto il Comitato Centrale e nominare commissa-ri fascisti.

    Il movimento dei combattenti si afferm solo

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  • in Sardegna. Ma esso rinunzi subito a parlare dicombattentismo, e cre un movimento politico(che fu poi il Partito Sardo dAzione) che svi-lupp una lotta di classe e creazione di una vastaorganizzazione cooperativistica: essa fin col do-minare nettamente in Sardegna, ove aveva con-quistato la maggioranza dei comuni e una delleamministrazioni provinciali. Ma esso aveva ca-rattere spiccatamente politico e per esso votava-no, nelle elezioni, i repubblicani e i socialisti disinistra. Fall anchesso nel tentativo di un vastomovimento federalistico nazionale.

    [Nitti] Fu Nitti a fondarelOpera Nazionale Combattenti con 300 milionidi capitale, il capolavoro dellespropriazionesenza indennit. Egli fece dare 230 di questi mi-lioni dallIstituto Nazionale della Assicurazioni,da lui fondato nel 1911, quandera ministro delCommercio nel gabinetto Giolitti. Gli altri 70 mi-lioni li aveva avuti con obbligazioni volontarie diindustriali arricchiti di guerra. I combattenti era-no tutti contadini [vedi Statuto dellEnte]. Avevamesso alla testa dellO.N.C. Antonio Sansoni esulla polizza dei combattenti, da lui creata, avevaautorizzato lo sconto e quindi un anticipo. Cerala possibilit di creare qualche milione di piccoliproprietari. Il movimento dei combattenti caddesotto linfluenza dei nazionalisti e dei fascisti sol-

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  • tanto quando il fascismo ebbe il marchio delloStato. Il dinamismo dellO,N.C. era, secondo Nit-ti, sufficiente ad appagare la fame di terra deicontadini italiani. Non solo essa aveva un capita-le base, capitale liquido di 300 milioni, ma essaaveva il diritto di emettere delle obbligazioni, cheavrebbe scontato lIstituto Nazionale delle Assi-curazioni. Essa sanciva il diritto di espropriare laterra senza tener conto del bonifico sperato.

    [Nitti] (Il caso Grandi) Dopo le elezioni del1921 Missiroli disse a Nitti che Grandi voleva fa-re la sua conoscenza, voleva essergli presentato.Grandi vide Nitti pi volte e gli spieg il suo statodanimo: Io non sono fascista. Iosono un uomo offeso. Ero un piccolo avvocato ecominciavo la mia carriera ad Imola quando laguerra mi sorprese. In guerra ho fatto il mio do-vere. Quando son tornato ad Imola in divisa econ tutte le medaglie, alla stazione mi hanno fi-schiato. Fui il bersaglio dellodio generale. Mihanno fatto sapere che se non smettevo la divisaavrei avuto una lezione. Prima lho fatto perchnon avevo altro vestito, poi lho fatto per rabbia.Mi tirarono di sera dei colpi di rivoltella e la per-sona che ha tirato scappata. Fui preso dallo spi-rito di guerra, dalla persuasione che non ceraniente da fare con quella genete, che bisognavaschiacciarla. Ho saputo che lAssociazione Agra-

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  • ria di Bologna organizzava un movimento fasci-sta, ci sono andato. Se lambiente di Imola fossestato diverso, mi sarei iscritto al partito socialista Conosciuto Nitti, ne concep grande stima escrisse lettere elogiative a suo riguardo a un ami-co suo; questi, candidato come alle elezioni del1921 (lista Giolitti) per avere le preferenze sortle lettere scrittegli da Grandi. Ci fu una seduta tu-multuosa del Fascio dove Grandi schiaffeggi ilsuo ex-amico, in seguito a che ebbe uno o piduelli. Grandi fu eletto [Controllare la contraddi-zione della data].6

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    6 [Annotazione di Angelo Tasca].

  • VI. DAnnunzio e Fiume

    [Rosselli] Lidea della marcia su Roma di DAn-nunzio; lui che sta al primo piano nel 1919-20 DA. a Fiume era furibondo per lutilizzazione fat-ta da Mussolini dei fondi per la sottoscrizione perFiume. Mario Carli, credo, serv da intermediariotra i due, che vennero ad un compromesso.

    [Cianca] Il governo non sapeva niente dellim-presa di Fiume (il che prova in che stato erano isuoi servizi) e Nitti apprese il fatto da un tele-gramma che gli giunse mentre stava parlando al-la Camera La Massoneria di Palazzo Giustinia-ni era favorevole a Fiume, per spirito patriotticoe quarantottesco: Torrigiani fu lintermediariotra DAnnunzio e Nitti per lapprovigionamentodi Fiume Mario Carli, che fu poi direttoredellImpero doveva portare a DAnnunzio i fondiraccolti dal Popolo dItalia, ma fece una combina-zione con Mussolini circa limpegno dei fondi e

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  • DA. fu posto davanti al fatto compiuto. Primadella marcia su Roma cerano state delle trattati-ve con DAnnunzio da parte di alcuni elementicombattenti che avevano visto il pericolo dellamarcia fascista e volevano evitarlo con una mar-cia preventiva: Amendola era fra quelli. Fiumeera stata la vacca grassa per molta gente. Nitti fuaccusato di legami con banche internazionali chevolevano Fiume come capolinea di linee inglesi eamericane. Mussolini spingevaDA. alla marcia su Roma, Avutone notizia, Nittichiam il generale Caviglia, lo design come co-mandante in capo dei corpi darmata della forzaadriatica in caso di sbarco da Fiume, con ordinimolto severi.

    [Tasca] La sera dellultima riunione del Consi-glio Nazionale Confederale del Settembre 1920,che aveva deciso la liquidazione del movimentodelle fabbriche, uscii con Giulietti per recarmiallAvanti, e mi ricordo che lungo il Naviglio ilGiulietti mi parl del progetto di marcia su Romaconcordato tra DAnnunzio e Malatesta: lazioneavrebbe avuto come punto di partenza Ancona,dove gli anarchici erano molto forti, e DA. avreb-be fornito da Fiume parecchie decine di migliaiadi fucili. Giulietti si rammaricava che i socialistinon avessero voluto saperne.

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  • [Nitti] Nitti fu accusato (fra gli altri da France-sco Ciccotti) di favorire nella questione di Fiumegli interessi di societ estere di navigazione. spe-cie della Cunard Line, la quale voleva il porto diFiume per avere tutta lemigrazione e cil com-mercio dellEuropa Centrale.

    [Nitti] Fra i militari che pi si agitarono nel1919 ci fu lammiraglio Millo, un avventuriero lacui gloria fu fatta collimpresa dei Dardanelliinventata di sana pianta e cantata da DAnnun-zio. Un tedesco doveva pilotare letorpediniere attraverso il Bosforo, ma la prima diesse fin su una secca; per disincagliarsi i motoridovettero fare molto rumore, lallarme fu dato,furono sparati dai forti turchi alcuni colpi di can-none e le tre torpediniere se ne tornarono in tuttafretta. Fu inventata la storia del cavo metallicoche sarebbe stato teso tra le due rive e che avreb-be impedito il passaggio delle navi. Dopo la guer-ra dove non aveva fatto buona prova (era un ta-betico) fu nominato governatore della Dalma-zia. Ci gli dette alla testa e daccordo col genera-le medico Patelli e con elementi dellentourage delDuca dAosta cominci a intrigare e a lavorarecontro il governo, per una spedizione in Italia.

    Nitti confermando che la notizia dello sbarco aFiume (settembre 1919) lo sorprese completa-mente: il telegramma gli arriv quando egli stava

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  • parlando alla Camera. Egli spiega la ragione dici col fatto che i militari, che avrebbero dovutoinformare il governo, erano complici. Nitti nonintervenne brutalmente a por fine allimpresaperch 1) con ci avrebbe dimostrato che lItalianon teneva a Fiume; 2) avrebbe provocato unacampagna furiosa che lavrebbe reso impopola-rissimo e compromesso tutta la sua situazione;3) avrebbe cos perduto ogni materia di scambiocogli alleati nelle trattative in corso.

    Nitti ha mandato viveri ai fiumani per mezzodella Croce Rossa (On. Ciraolo) e i viveri eranoforniti dal governo.

    Ad aggravare la situazione cifu lazione di Giuseppe Giulietti (uomo da galera,violatore di minorenni che pagava coi danari del-la Federazione marinara per far tacere i parenti),il quale cominci a deviar delle navi, tra cui il pi-roscafo Cogne, carico di merci per molti milioni,che venivano poi vendute allincanto. DAnnun-zio, inorgoglito dellappoggio del duca dAosta,dal fatto che Millo trattava con lui, pens a unaspedizione in Italia. Fu allora che Nitti chiam ilgenerale Caviglia collincarico di far uso delle ar-mi in caso di sbarco.

    La situazione era immutata la momento dellesue dimissioni (giugno 1920). Giolitti mand aMilano il prefetto Lusignoli, gran corruttore, cheriusc a placar Mussolini. Fu concluso il trattato

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  • di Rapallo (Sforza), dopo di che Giolitti fece sa-pere a DA. che doveva andarsene da Fiume, dacui DA, fu sloggiato dopo due colpi di cannone.

    Il duca dAosta, comandante della IIIa Armata,andava ad ogni momento nella zona non ancoracompletamente demilitarizzata con un pretesto ocollaltro, e ci manteneva vivo lo spirito di resi-stenza dei Fiumani. Quando vi fu un ardito uc-ciso, la duchessa dAosta improvvisamente sirec a Fiume e siccome DA. era malato lo and atrovare a casa portandogli dei fiori. Partecip poiai funerali dellardito facendo una scena di lacri-me davanti alla bara. Nelleserci-to non si capiva pi nulla. Nitti scrisse allora unalettera al Duca dAosta in cui invitava lui a nonrecarsi pi nella zona neutra e la duchessa anon recarsi pi a Fiume.

    [Nitti] DAnnunzio era stato umiliato da Giolit-ti, amareggiato per la fine dellimpresa fiumana ecerc parecchie volte di entrare in contatto conNitti, quando questi non era pi ala testa del go-verno.

    [Modigliani] DA. ricevette molti danari dallaFederazione Marinara di Giulietti. Quando furo-no perquisiti i locali della Federazione si trovaro-no nelle cantine degli stock delle opere di DAn-nunzio che Giulietti aveva fatto comperare.

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  • [Campolonghi] Nella prima met del 1922DAnnunzio aveva avuto qualche gesto di simpa-tia per la classe operaia. Dopo lo sciopero genera-le legalitario dellagosto 1922 un gruppo di ex-combattenti, ex-fiumani, ecc. decise di recarsipresso DA. per chiedergli spiegazione delle sueintenzioni, specie dopo il suo discorso a PalazzoMarino, che sembrava in contrasto cogli atteg-giamenti precedenti. Ne facevano parte L. Cam-polonghi, Alceste de Ambris, Mecheri, un avvoca-to repubblicano di Pavia, uno dei dodici di Ron-chi (quello che aveva detto che voleva volare sullaCamera per lasciarvi cadere alcune pistole), ecc.Questa commissione si rec da DA., che la rice-vette nellArengo (un sedile disposto nel giardinodella villa di Gardone). Alla do-manda rivoltagli su quel che pensava della situa-zione, rispose che aveva lintenzione di convoca-re in ottobre un grande convegno di ex-combat-tenti di tutti i partiti, per ristabilire lordine, con-servando il regime parlamentare e rifacendoquindi le elezioni dopo un periodo di tre mesi didittatura. Taluno osservandogli che valeva me-glio il termine della dittatura romana, quello deisei mesi, DA. rispose che tre mesi, o sei, ci nonha nessuna importanza. Taluno gli accenn al di-lemma: repubblica monarchia, e gli chiese se,qualora questultima fosse conservata, se il re sa-rebbe stato sostituito dal duca dAosta. DA. ri-

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  • spose che la monarchia era come una di quellefacciate rimaste in piedi nel terremoto di Messi-na e dietro le quali non ci sono pi che rovine.DA. lasciava insomma capire che non valeva lapena di proclamare la repubblica, n di sostituireal re il duca dAosta.

    Campolonghi ricorda che DA. appena li vide eche uno di essi accenn allo scopo della visita, siscagli contro Michele Bianchi, quel miserabilepacchiano di M. B., il quale aveva pubblicato suigiornali un telegramma di felicitazioni a DA.dando al suo discorso di palazzo Marino il signi-ficato di unadesione al partito fascista. Ricordapure che uno della Commissione avendo accen-nato alla contraddizione che gli pareva esisteretra quel discorso e gli atteggiamenti di D. A., que-sti mont su tutte le furie: Come osate parla- re cos al vostro Comandante egli impose di uscire. DA. esort poi i presenti afar aderire in gran numero i combattenti alladu-nata di ottobre, la quale doveva farsi sotto il mot-to: Sine strage vici, strepitu sine ullo. Il colloquioavvenne il 6 agosto 1922 e in quel momento DA.non era certamente daccordo con Mussolini. LaDomenica successiva, il 13 agosto, DA. casca dal-la finestra, in seguito pare, a una scena di gelosiatra due delle sue amiche (la sorella della Baccarae la moglie di Vogliasondi): questa caduta e la

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  • consecutiva minorazione di DA. interrompe tuttii preparativi.

    La commissione aveva tuttavia cominciato afare i preparativi per ladunata di ottobre. Cerastata una riunione a Milano, nella quale il colon-nello Amleto Pavone aveva aveva proposto di di-videre lItalia in dieci zone e di spedire degliemissari in ciascuna di esse per vedere quelli cheerano disposti a marciare e a ricevere eventual-mente delle armi. Campolonghi aveva ricevutoun primo contributo di 50.000 lire dal senatoreLuigi Della Torre. Ma la carenza forzata di DA.interruppe tutto e invece delladunata si ebbe lamarcia su Roma.

    Il 28 ottobre mattina Campolonghi si trovava aMilano con De Ambris e incontra Coselschi, ilquale serviva da intermediario tra DA. e Mussolini. Coselschi fece loro vedereuna lettera di Mussolini a DA. in cui quegli gliproponeva listituzione di una dittatura a tre:Mussolini, DAnnunzio e il duca dAosta. A questalettera DAnnunzio aveva risposto negativamen-te. Coselschi mostr loro unaltra lettera di Mus-solini, in cui questi dichiarava di esser deciso adandare fino in fondo: DAnnunzio aveva rispostocon una lettera fumosa, e che fu pubblicata, pen-sa Campolonghi, che finiva col consiglio che

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  • dAnnunzio aveva dato alla Commissione del 6agosto: Sine strage vici, strepitu sine ullo.

    VII. Giolitti e Nitti

    [Rosselli] Giolitti e Nitti: urto di due camarille,urto un poanche tra Nord e Sud. Attorno a Nittimilitavano, oltre a persone di grandissimo valorepersonale e morale, come Amendola, degli affari-sti e degli avventurieri come Beneduce.

    [Cianca] Nel 1921 Giolitti annunci lo sciogli-mento della Camera. Questo era stato concordatoda Corradini (dAbruzzi) colla destra. Ciancascrisse allora sul Messaggero una nota per dire chequesto scioglimento equivaleva ad un piccolo col-po di Stato a vantaggio dellelemento nazionalisti-co che aveva preso la direzione della lotta. In se-guito a questa nota lamministratore delegato avv.Breschi manifest a Cianca la sua inquietudine,fece presente la necessit di non mettersi troppoin opposizione col Governo e lo invit a recarsi daluigi Ambrosini. Dopo due e tre giorni lo mand achiamare Pio Perrone, il quale gli fece capire chebisognava evitare che lattitudine del Messaggerocontro il Governo provocasse delle misure contro di loro, i fratelli Perrone. Anchelui fin collinvitarlo ad andare da Luigi Ambrosi-ni. Cianca si rifiut. Dopo dieci o dodici giorni ve-

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  • de arrivare al Messaggero un foglio dattilografato,in cui si trovavano delle giustificazioni alla misu-ra preannunciata, pur senza sostenerla aperta-mente. Allora Cianca scrisse una lettera al Breschiannunciandogli che si rifiutava di pubblicare lanota e si poneva cos il problema della sua uscitadal giornale. Altro colloquio col Perrone, quasidrammatico. Italo Carlo Fabbro, direttore piutto-sto nominale del giornale, si ebbe una fiera levatadi teste, perch i Perrone perch i Perrone teme-vano unoffensiva in pieno di Giolitti contro di lo-ro. Cianca si dimise. In quelloccasione egli pub-blic sullEpoca e sul Giornale dItalia delle inter-viste per spiegare il suo dissenso, il suo caso fu ci-tato da Modigliani alla Camera. I Perrone ebberoda Giolitti tutto quello che chiedevano. Un altrodegli elementi che svolsero un ruolo dintermedia-rio fu Virginio Gayda.

    I Perrone fecero un grande tentativo di acca-parrare le azioni della Banca Commerciale. Inrealt ad un certo momento essi erano giunti apossedere la maggioranza delle azioni, ma furo-no traditi dallavv. Luigi Parodi (ligure), perchcostui, invece di far senzaltro linteresse dei Per-rone, ag nel senso del compromesso. Inde irae. IPerrone imputarono a Nitti di non averli sostenu-ti abbastanza in questa lotta contro la BancaCommerciale e di essersi fatto an- che lui giocare dal Parodi. Il ritorno di Gio-

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  • litti al potere aveva provocato una grande irrita-zione e nello stesso tempo una grande paura.

    Ho chiesto a Cianca quali fossero a suo avviso leragioni dellatteggiamento di Giolitti nel 1921.Cianca ne indica tre: 1) latteggiamento dei socia-listi alla Camera; 2) latteggiamento della demo-crazia nittiana, che era daccordo coi socialisti;3) linfluenza di coloro che gli erano vicini, spe-cialmente Corradini, il quale il vero autore delcolpo di Stato del 1921. Egli era stato un avversa-rio di Giolitti. Prima della guerra, direttore gene-rale del Ministero della Pubblica Istruzione, si erapresentato allelezioni di Popoli, quando Fusco di-venne senatore. Era candidato contro di lui Augu-sto Ferrero, redattore capo della Tribuna. Lelezio-ne di Corradini fu contestata per incompatibilit.La maggioranza della Commissione era contro laconvalida (relatore Calissano), la minoranza favo-revole (rel. Turati). Contrariamente al costumeGiolitti, presidente del Consiglio, prese la parolaper ricordare che lart. 88 della legge elettorale,sanciva lincompatibilit; la Camera vot alloracontro la convalida: da qui lodio feroce di Corra-dini contro Giolitti. Dopo la guerra Corradinitorn alla Camera e divenne lanima nera di Gio-litti. Fu Corradini che volle le elezioni del 1921,per le quali aveva stabilito degli accordi coi nazio-nalisti e coi fascisti: nella sua circoscrizione fecelista comune con Giolitti. (?)

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  • Del resto le elezioni del 1921corrispondevano a una spinta di filofascismo neivecchi quadri democratici e liberali. In Sicilia V.E. Orlando fece un discorso per il fascismo, cospure Pasqualino Vassallo; la campagna elettoraledellOra di Palermo fu impostata nello stesso sen-so. Sul continente Bonomi a Cremona fece listacomune con Farinacci; Salandra sostenne il co-siddetto fronte nazionale, ecc.

    [Nitti] Nitti prese il potere nel giugno 1919 inseguito alle dimissioni di Orlando e trov un ca-rico di spese mensili di 1.350 milioni. DAnnun-zio chiedeva (pel tramite di Dante Ferraris) tremilioni per il raid di Tokio, che Nitti rifiut. Daqui cominci la campagna contro Nitti rinun-ciatario. DAnnunzio si trasport a Roma doveogni sera avevano luogo delle manifestazionicontro Nitti.

    Nitti rifiut pure del denaro contro Mussolini,che, nellattesa, aveva scritto un articolo in lodedellamnistia. Nitti aveva affidato lincarico dipreparare il decreto damnistia a una commissio-ne formata dal generale Diaz, dal senatore Mor-tara, dal ministro della guerra generale Albricci eda Grassi, ministro della marina, collincarico diescluderne i disertori di fronte al nemico. Diaz ri-vide di suo pugno il decreto, che Nitti non ebbeneanche il tempo di leggere in precedenza.

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  • Le elezioni del novembre 1919 furono comple-tamente libere, perch cos le volle Nitti, ordinan-do ai prefetti: Non ve ne occupa te. Egli intervenne a Firenze, assicurando in untelegramma a Salvemini che ordinava la repres-sione di qualsiasi abuso. Insuccesso di Mussolinia Milano. Dopo le elezioni egli fece perquisire lesedi di tutti i fasci e nel giugno 1920 prese il de-creto sulle in possesso dei privati. Quando Nittilasci il potere i fasci erano in fallimento.

    La Banca Commerciale, Peppino Garibaldi eFilippo Naldi combinarono il ministero Giolitti,per cui si adoperarono attivamente anche Barzi-lai e Bergamo. Contrariamente alla comune cre-denza, Giolitti era un impulsivo. La sua abitudi-ne era di scappare prima che un voto della Came-ra lo rovesciasse. Egli stato un grande corrutto-re della vita politica italiana. Conoscitore perfet-to dellamministrazione, nella quale aveva fattola pi gran parte della sua carriera, e conoscitoredelle persone, di cui sapeva sfruttare, pi che lequalit, i difetti. Nel 1919 Giolitti voleva tornarea tutti i costi al potere ed era disposto a coalizzar-si con tutti, pur di arrivarci. Giolittoi, succedutoa Nitti, si mise a fare il nazionalista e a protegge-re il fascismo, valendosi specialmente per una ta-le politica di Corradini, di Fera ministro dellaGiustizia, e di Bonomi, ministro della Guerra.

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  • [Lussu] d) non ultima delle ragioni che deter-minarono questa corruzione politica [parlamen-tare] fu il contrasto Giolitti Nitti, i quali, in fon-do, sono stati, i soli uomini di Stato liberali e de-mocratici seri dItalia. I due gio-carono ad eliminarsi reciprocamente e si pu di-re che dopo la caduta di Orlando (un disgraziatobuffone mezzo nazionalista e mezzo democrati-co che ricorda qualche radico-socialista france-se) la politica parlamentare stata dominata daquesto conflitto.

    Giolitti allev il fascismo dal 1920 fino alle ele-zioni del 1921. Egli sbagli i calcoli. Credeva dipotersene servire contro i socialisti e non so-spett mai dove sarebbero andati a finire.

    Giolitti diceva: mai con Nitti; Nitti diceva: maicon Giolitti; da qui i ministeri deboli che ne do-poguerra permisero il successo fascista.

    [Buozzi] Secondo Buozzi Nitti esagera molto ilconflitto tra lui e Giolitti. Giolitti non era cos afondo contro Nitti. Era lui che nel 1909 lavevafatto per la prima volta ministro, sia pure dice-vano i maligni per sbarazzarsi di un oppositoreallacido prussico.

    Lodio tra Giolitti e Nitti assunse forma inaudi-te. Giolitti aveva provocato una petizione dellavv.Turletti contro Nitti per la protezione che Nitti

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  • avrebbe accordato alla B.I.S. e ai fratelli Perrone;aveva fatto stampare degli opuscoli alla macchia,aveva messo in giro la voce che Nitti aveva gua-dagnato 100 milioni colle Banche; aveva fatto di-re che la Signora Nitti aveva contratto una poliz-za per 5 milioni ecc. Nitti dal canto suo aveva fat-to sorvegliare gli acquisti in Borsa di Giolitti, le origini della sua fortuna dive-nuta notevole e non certo formata coi soli stipen-di burocratici.

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  • IX. Aiuti finanziari

    [Rosselli] Nelle casseforti dellAssociazione Ban-caria Italiana nel giugno luglio 1924 era custo-dita ancora la lista di una sottoscrizione di 20 mi-lioni per la marcia su Roma (confidenza fatta daFenoglio a Rosselli).

    La Massoneria ha aiutato la Marcia su Romaversando parecchi milioni (cos ha dichiaratoTorrigiani a Rosselli al confino). La Massoneriadi Palerini era tutta acquisita al fascismo, la Mas-soneria di Palazzo Giustiniani era divisa: eranospecialmente perl fascismo alcune grandi loggie,tra cui quella di Milano, dove capeggiava CesareGoldmann. Parecchi massoni erano filofascistiper odio al partito popolare e speravano di utiliz-zare il fascismo nel senso dellanticlericalismo.

    [Nitti] Tutti diedero danaro ai Fasci, la BancaCommerciale come i Perrone ed i Borletti. Il ge-nerale Asclepio Gandolfo si mise a fare il giro de-gli industriali e dei commercianti per raccogliere

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  • dei fondi. Fu Ettore Conti, magnate dellindustriaelettrica, e uomo di fiducia della Banca Commer-ciale che fece lorganizzazione finanziaria dei Fasci. Pio e Mario Perrone aveva-no sposato le sorelle Parise, figlie di grandi intra-prenditori, e il cui fratello, il maggiore Parise de-gli Arditi, teneva il contatto con DAnnunzio e coiFasci.

    A mia domanda, se lappoggio di Orlandoallarditismo era stato anche finanziario, e se cigli risultava in modo preciso: Ne ho avuto tuttele prove, risponde, quando sono stato ministrodegli interni. Cfr. per Sinigaglia qui a pag. 156e per Ravenna cfr. le dichiarazioni di N. Baldiniqui a p. 111; per la Massoneria qui a p.

    [Modigliani] Fra i primi sovvenzionatori del fa-scismo ci furono gli industriali delle impresetramviarie, che erano imprese di capitale belga,particolarmente colpite dai frequenti arresti dellacircolazione.

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  • X.-XI. Aiuti statali al fascismo e armamenti

    [Rosselli] Esiste una circolare Bonomi sulla par-tecipazione degli ufficiali in congedo ai fasci dicombattimento. Nel periodo 1920-21 quegli uffi-ciali di complemento che non erano ancora statimobilitati vennero inviati dai comandi rispettivia prendere parte al movimento dei Fasci. Rosselliricorda che il suo capitano, un certo Tino Buratti,piemontese, fu distaccato dal suo comando perandare a fondare il fascio del suo paese.

    [Cianca] Quando ci fu il con-gresso fascista allAugusteo di Roma, il corteo deicongressisti passando davanti a Palazzo Chigi,dove cera Bonomi, lo acclam entusiasticamen-te, perch come ministro della guerra perch ave-va consentito che i magazzini militari servisseroallarmamento dei Fasci.

    [Nitti] Con lavvento di Giolitti al potere lazio-

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  • ne statale favor nazionalisti e fascisti. Giolittifece questa politica con tre uomini: Corradini,Fera e Bonomi. Fera, massone, diede ordine aiprocuratori generali di non agire, di lasciar dor-mire, quando nellazione criminale (incendio,devastazione di case, uccisioni, ecc.) cera il finepatriottico. Bonomi, ministro della guerra, sarcandidato nella circoscrizione di Cremona-Man-tova nel 1921 sulla stessa lista di Farinacci, concui far campagna comune. I fascisti viaggiava-no con elmetto e moschetto militari su camionmilitari.

    [Modigliani] Quando ebbero luogo le elezionidel 1924 e Bonomi prese posizione contro i fasci-sti, questi pubblicarono gli ordini che lui avevadato quandera ministro. Bonomi scrisse alloraun opuscolo in propria difesa.

    [Buozzi] Fatto oggetto allaccusa di aver aiuta-to i fascisti, Bonomi era venuto a scolparsi da Tu-rati e ci era riuscito. Egli diceva che era stato tra-dito dai gros bonnets del Ministero della guerra. Buozzi ricorda che recatosi avisitare una sua zia a Pontelagoscuro, questa lacui casa era vicina alla caserma dei carabinieri,gli disse daver veduto i fascisti venire alla caser-ma a prendere delle armi e a caricarle su dei ca-mions.

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  • [Cianca] Tra quelli che si occuparono degli Ar-diti del Popolo ci fu il comm. Magno, segretario diNitti. Il movimento per fu affidato a persone po-co serie; basti dire che a Roma era diretto daMingrino.

    [Nitti] Dopo le elezioni del novembre 1919 Nittifece perquisire tutti i fasci e nel giugno 1920eman il decreto sul possesso di armi da parte deiprivati. Dichiara che non si mai occupato degliArditi del Popolo, a cui non ha dato un soldo.

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  • XII. Le vicende del 1922

    [Rosselli] Al momento della crisi di Giugno gi erapressoch formato il nuovo cabinetto Bonomi, chelavorava in stretto accordo con Giolitti, e colla par-tecipazione socialista, come ministro nettamenteantifascista [?]. Ricordare la campagna del set-tembre 1922 del Corriere della Sera contro il secon-do ministero Facta, di cui il senatore Albertini vole-va la caduta, per sostituirlo con un ministero dicollaborazione socialista, popolare, liberale. Con-fidenze del re dItalia al re del Belgio sul ministerogi costituito. I fascisti hanno precipitato la loro azione nellottobre 1922 perchsapevano che ormai il ministero era formato.

    [Nitti] Nel luglio 1922, subito dopo la cadutadel primo ministero Facta, la situazione era in-garbugliatissima: Nitti non voleva Giolitti; Giolit-ti non voleva Nitti; i popolari non volevano Gio-litti; i socialisti non volevano niente.

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  • Il Generale Capello venne da Nitti per chieder-gli a nome di Mussolini se voleva ricevere dueemissari che gli volevano parlare della costituzio-ne di un grande ministero dunione nazionale: sitrattava di due capi fascisti molto in vista.7 Que-sti due emissari gli dissero: Mussolini convintoche lItalia va alla perdizione; voi siete il solo uo-mo che pu realizzare un grande ministero ab-bracciante popolari, fascisti, socialisti. Chiede unsolo posto di ministro: Mussolini, e due sotto-se-gretari, su cui Mussolini insiste per ragioni inter-ne di partito, per non dare limpressione che hafatto unoperazione solo per s. Nitti pose duecondizioni: 1) niente ministeri politici e militari;2) scioglimento dei Fasci. Mussolini rispose cheera perfettamente daccordo: non voleva che unministero di lavoro, per dimostrare che un uo-mo capace di organizzare; quanto alla secondacondizione, essa va da s. Nittiallora alla Camera avvicin i popolari: De Gaspe-ri, Rodin, Mauri e altri e, senza parlar lorodellambasciata di Mussolini, espresse loro lideadi un grande ministero di conciliazione naziona-le comprendente anche i socialisti e i fascisti.Tutti si espressero in senso contrario. Nitti insi-st: loperazione era quella stessa di Waldeck-Rousseau, che prese nel suo ministero un sociali-

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    7 Nitti non me li ha nominati [nota di Angelo Tasca].

  • sta e Gallifet. Poich i popolari restavano ostili,egli telefon a Don Sturzo,8 il quale gli rispose:Avete ragione. Ma i vostri amici sono contra-ri. Sono dei perfetti cretini. Non vi curate di lo-ro. Ci penser io. Anzi, ad altri chiederei tre postidi ministro, a voi ne chieder solo due.

    Regolata cos la cosa coi popolari, Nitti avvi-cin i socialisti. Baldesi e DAragona eranbo mol-to propensi. Turati e Treves reagirono come dellebelve. Treves gli disse: che impressione farebbese tu entrassi alla Camera seguito da Turati e daMussolini? Uneccellente impressione, rispon-de Nitti. Invano Nitti insiste. Se tenterai il gran-de ministero, voteremo contro, gli dicono. Nittidov comunicare a Mussolini che non cera nien-te da fare. Si costitu cos il secondo ministeroFacta, nel quale entrarono tre amici di Nitti: Pa-ratore, Amendola, Schanzer. Nitti, seccato, si ritir ad Agnano a fare una cura.

    Cera ormai una certa rivalit tra DAnnubzio eMussolini. Un certo Montanarella, marito dellafiglia di DAnnunzio, venne a visitar Nitti. (DAn-nunzio continuava ad occhieggiare i socialisti,amico di Giulietti,ecc.) DAnnunzio, gli dice ilsuo visitatore, addolorato che esistano gli at-tuali rapporti. Bisogna realizzare la conciliazione

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    8 Don Sturzo, arrivato in questo momento in casa Nitti, haconfermato pienamente il racconto[nota di Angelo Tasca].

  • dei combattenti. Nitti solo pu farlo, perch haun piano dio sistemazione e gode la fiducia delmondo bancario ed industriale, Nitti rispose:Ho per DAnnunzio una vecchia amicizia; ma seDAnnunzio vuole qualcosa, me lo scriva o vengada me. Io non posso andare a Gardone, perchmi ha insultato. DAnnunzio non pu umiliar-si sino a venire da voi. Va bene, scegliamo unavilla in una localit intermedia; per se si vuol fa-re la pacificazione, deve venire anche Mussolini.Far allora un comunicato alla Stefani. Nittichiese delle garanzie di sicurezza personale: unsalvacondotto per le regioni dove imperavano lesquadre fasciste; due automobili invece di una;un capo fascista doveva accompagnarlo duranteil percorso, ecc. Dovevano infatti prender postonellautomobile Finzi, Schiff Giorgini e un certoBrambilla, intraprenditore nella cui villa di To-scana doveva aver luogo lincontro. Tutto era pre-parato. DA[nnunzio] aveva accettato, Mussolini aveva aderito, quando una te-lefonata annuncia: DA[nnunzio] morente, ca-duto dalla finestra.

    Laccidente che ha colpito DA[nnunzio] arrestatutto. Ma poco dopo Mussolini riprende lui letrattative. Verso la fine del settembre 1922 SchiffGiorgini viene ad Acquafredda e dice: Io vengo anome di Mussolini. LItalia vai in rovina. Facta un imbecille. Mussolini ha delle proposte di Gio-

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  • litti, ha unintesa con Salandra, ma convintoche solo voi potete riuscire. Bisogna che facciateuna crisi extra-parlamentare. Bisogna che faccia-te un discorso, una dichiarazione che determiniuna situazione di crisi, che imponga la convoca-zione della Camera, le dimissioni di Facta, la for-mazione di un ministero di concentrazione. Nit-ti rispose: Io non posso trattare con te. Vogliodelle garanzie per non essere inutilmente com-promesso. Mussolini mi mandi un personaggio,un ambasciatore, ecc.. Mussolini mi mand al-lora ad Acquafredda lambasciatore RomanoAvezzana, il quale conferm la richiesta di Mus-solini, insistendo perch Nitti facesse presto unadichiarazione. Nitti pose alcune questioni preci-se: 1) che cosa esige ora Mussolini?; 2) Si con-tenter di un ministro e di due sottosegretari?;3) perch ha trattato con Giolitti e con Salan-dra?; 4) Che cosa far dei Fasci?; 5) sar decisoad abolirli, con misure di repressione adeguate,anche militari?

    Mussolini risponde: 1) non pi possibile contentarsi di un ministro e di duesottosegretari. I Fasci si sono sviluppati; hanno li-quidato lo sciopero in agosto. La situazione mu-tata: vogliamo due ministri e tre sottosegretari,restando sempre inteso che non si tratter di mi-nisteri politici o militari; 2) mi stupisco che Nitticos intelligente si formalizzi delle mie trattative.

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  • Ho trattato con Giolitti, perch il suo prefetto Lu-signoli mi lascia mano libera a Milano. Lo devotenere a bada. Quanto a Salandra, conta zero; 3)I Fasci si scioglieranno immediatamente.

    Romano Avezzana va ancora una volta a Mila-no e torna ad Acquafredda. Si stabilisce con lui laprocedura da seguire: 1) Nitti far un discorsoin cui dir il suo pensiero sulla gravit della si-tuazione e affermer che ritiene necessarie nuoveelezioni; 2) il Popolo dItalia riprodurr il discor-so senza commenti; 3) Io (Mussolini) andr aNapoli e al congresso attaccher tutti meno lei;4) Io (M.) non ne voglio sapere della marcia suRoma; 5) Viene la crisi e si forma un grande go-verno per salvare lItalia.

    Nitti fece il suo discorso di Laura verso il 15ottobre [in realt, il 20 ottobre]. Mussolini a Na-poli attacc tutti, meno Nitti. Il capitano Padova-ni durante il discorso gli avrebbe suggerito: Non hai parlato di Nitti. Mussoliniavrebbe risposto: Imbecille, lunico uomo ditalento.

    Ma, afferma Nitti, Mussolini che fino alloraaveva mantenuto tutti gli impegni, si lasciprendere la mano dagli eventi. A Napoli si eracreata unatmosfera infiammata. I quadrumvirierano riuniti allHotel Royal. I fascisti erano inor-gogliti del concorso dei fratelli Scarfoglio, chebattevano la gran cassa sul Mattino. Il duca dAo-

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  • sta stava a Foligno. Mussolini li piant in asso efugg a Milano. I quadrumviri fecero la marciasu Roma contro di lui, contro la sua volont [?!]

    [Buozzi] Olivetti ebbe occasione di dire a Buoz-zi che Mussolini manovr prima della marcia suRoma con unabilit diabolica., Fino allultimotratt con tutti e quando ebbe la certezza di esse-re ben piazzato in qualunque ministero diede ilvia o lasci fare la marcia. Fino allultimo Salan-dra pensava di diventare capo di un governo conMussolini nel ministero.

    Per gli eventi del 1922 cfr. anche qui p. 108-111;le dichiarazioni di Baldini sulloccupazione diRavenna; pp. ; quelle di Modigliani pp. ; quelledi Buozzi.

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  • XIII. Marcia su Roma

    [Rosselli] Nel corso della crisi del 26-27 ottobreSchiff Giorgini, presente a Milano al colloquioMussolini-Salandra, discuteva su cinque o seiministeri. Finzi strappando lapparecchio grid:N cinque, n sei ministeri; devessere un mini-stero Mussolini. Cos croll la combinazione Sa-landra, caldeggiata dai monarchici e dai conser-vatori.

    [Cianca] Cianca la mattina della domenica[29?]9 in cui i giornali uscirono con la notizia del-lo stato dassedio vide Amendola che gli disse:Siamo a Salandra. Egli sapeva gi che Factaera andato al Quirinale ed aveva la convinzioneche il re non avrebbe firmato il decreto (Proba-bilmente non lo seppe che verso mezzogiorno).

    Ragioni del rifiuto regio:

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    9 [Annotazione di Angelo Tasca].

  • a) o stesso Facta pu aver dato quel consiglio,perch supponeva dessere lui il capo di un nuovoministero con partecipazione fascista;

    b) il re temette di restare scoperto perch nelproclama (affisso solo a Roma) il governo nellostesso tempo proclamava lo stato dassedio e sidichiarava dimissionario;

    c) quel mattino stesso si erano recati da Citta-dini, aiutante di campo del re, i nazionalisti (Fe-derzoni) ed alcuni fascisti di fede mo narchica (de Vecchi) insistendo perch il renon firmasse il decreto di stato dassedio, facen-do presente la gravit della situazione. Fu in quelcolloquio che i nazionalisti dichiararono che sa-rebbero scesi in piazza anche loro perch la si-tuazione sboccasse ai piedi del Quirinale; nel po-meriggio di quella domenica cominciarono adapparire le camicie azzurre mobilitate. Da princi-pio non si sapeva se fossero state mobilitate pro ocontro il fascismo: in realt esse dovevano impe-dire che la marcia fascista degenerasse, dovevanocostituire un avvertimento pel fascismo. Ma tan-to Federzoni, quanto de Vecchi, facendo quelpasso, non credevano punto che si sboccasse allasituazione Mussolini, bens a quella Salandra, so-luzione che daltronte era patrocinata dal Giorna-le dItalia. Bergamini aveva svolto sul GiornaledItalia una terribile campagna a favore del fasci-smo; egli voleva servirsi del fascismo per elimina-

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  • re Facta e il pericolo di un ritorno di Giolitti, perarrivare poi a Salandra. La sera di quella dome-nica dal Giornale dItalia De Vecchi e Ciano te-lefonano a Milano a Mussolini per ottenere da luiche accettasse appunto questa combinazione.Mussolini stava per rispondere accettando, quan-do Finzi prese in mano lapparecchio telefonico edichiar che ci voleva un ministero Mussolini.

    [Modigliani] Mussolini sarebbe stato spinto al-la marcia su Roma a calci in culo. Ci sono degliarticoli di R. Forges Davanzati, scritti un annodopo, da cui questo risulta chiaramente.

    [Nitti] Il duca dAosta faceva il doppio gioco.

    Era personalmente un furfante, un vero ladro,come me lo prov la revisione dei conti della 3aArmata. Egli si era recato nellUmbria, per tener-si pronto. Diaz stava a Firenze, e guardava consimpatia al movimento. Su di lui esercit unagrande influenza un certo Senigaglia, amante disua moglie, che durante la guerra si era imbosca-to come suo chauffeur. Commerciante in ferro, inmetalli, aveva fatto durante la guerra una grossafortuna. Fu uno dei sovvenzionatori del fascismoe serv da legame tra i fascisti e generali, indu-striali ecc.

    [Buozzi] Buozzi era a Roma il giorno della

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  • marcia. Nel mattino non si vedeva un fascista incircolazione. Quando si seppe che il re non avevafirmato il decreto di stato dassedio, allora i fasci-sti di mostrarono nelle strade con aria da padro-ni. Alla sera Buozzi era sotto latrio di Montecito-rio in un gruppo di deputati che commentavanogli avvenimenti (Baldesi, Acerbo e un altro fasci-sta, Amendola, Cavazzoni, Gronchi, ecc.). Si di-scuteva su cosa sarebbe avvenuto. Si sapeva cheil re avrebbe chiamato Mussolini a formare il mi-nistero. Amendola disse: Quello che avvenutoera fatale. Voi socialisti non vi siete mai decisi adandare al potere. Noi siamo stati incapaci dicreare un governo. Ma non c da spaventarsi.Mussolini si costituzionalizzer anche lui. Avremoun governo, magari reazionario,ma il paese riacquister la sua tranquillit.Buozzi rispose: No. Il bello comincia adesso. Fi-nora le abbiamo prese noi perch eravamo lav-versario pi forte e perch voi ci avete lasciatobastonare. Adesso comincerete a pigliarle voi.Voi non conoscete Mussolini. Mussolini un uo-mo insofferente dogni critica e dogni opposizio-ne. un temperamento di dittatore. Continuera battere finch non vi avr eliminati. Tutti i pre-senti protestarono dicendo: il socialista cheparla, pieno di rancore per lex-compagno che liha traditi. Amendola in Francia, prima di mori-re, ricord questa conversazione ammettendo

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  • dessersi ingannato. Amendola si astenne nel pri-mo voto alla Camera; Cavazzoni e di Cesar ac-cettarono di partecipare al primo ministero Mus-solini.

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  • XIV. La crisi socialista

    [Rosselli Vari] Treves in un articolo del 16 gen-naio 1920 aveva visto il problema: Al potere. Secondo il racconto di Buozzi, il senatore Alber-tini aveva insistito nel 1921 [?] presso Turati per-ch i socialisti andassero al potere. Il Corriere del-la Sera nel settembre 1920 pubblica un articolo incui propugna la collasborazione al potere dellaConfederazione Generale del Lavoro. I sociali-sti riformisti nel settembre 1920 al convegno diReggio Emilia furono paralizzati dalla preoccu-pazione dellunit e dal terroredella responsabilit, per poi scindersi nel gen-naio 1921.

    La crisi mondiale, nata in marzo 1920 in Ame-rica, cade in Italia verso la fine del 1920; gli indu-striali ne approfittano per licenziare gli operai;loro tattica disfattista. Discesa della temperatu-ra rivoluzionaria in seguito al ritorno della dele-gazione italiana in Russia (dichiarazioni private

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