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1 Aniello Langella Nonnaria, Nonaria, Attone, un borgo medioevale sepolto dalle lave del Vesuvio Vesuvioweb 2016

Aniello Langella - Magazine di Cultura Vesuviana · territorio posto al confine tra i comuni di Ercolano, Portici, San Giorgio a Cremano, all’imbocco dalla Pedemontana dell’Atrio

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Aniello Langella

Nonnaria, Nonaria,

Attone, un borgo

medioevale sepolto

dalle lave del

Vesuvio

Vesuvioweb

2016

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Introduzione

Il borgo medioevale di Nonaria

Per identificare il luogo: oggi il borgo si potrebbe identificare in un territorio posto al confine tra i comuni di Ercolano, Portici, San Giorgio a Cremano, all’imbocco dalla Pedemontana dell’Atrio del Cavallo.

Nonnaria, Nonaria. In altri testi si identifica con Attone ed infine in tempi moderni con Novelle.

Molto complesso leggere in questo termine che è nome proprio di luogo, il senso delle idee e delle ragioni che conteneva e che in qualche modo generarono secoli addietro il toponimo.

Diventa ancor più complessa la lettura semantica del termine, se la caliamo nel periodo medievale, mancandoci elementi utili, derivati dalla bibliografia che ci guidino nel capire il contesto territoriale generale e specifico. Nulla avrebbero poi, in comune i vari termini utilizzati per in-dicare quello spezio fisico delle pendici del Vesuvio. Un Nonaria, nome comune, è attestato nel latino medioevale col significato di meretrice. Ma questa attestazione ci porterebbe lontano e la sua coerente spiegazione non trova riscontri. Tutto è possibile. Anche sull’Acrocorinto si praticava la prostituzione sacra, ma quella è ben documentata sia nei testi che dal riscontro archeologico. In alternativa l'unico passaggio semantico percor-

ribile, potrebbe essere la deformazione (con aferesi di an-) di Annonaria, con un riferimento o di natura tributaria (annona) o produttiva (in questo secondo caso prevarrebbe il significato originario di annona che era quel-lo di produzione annuale di cereali.

Incomprensibile e quindi impercorribile la strada che da Nonnaria porterebbe ad Attone (anche se come vedremo si tratterebbe di sue distin-ti ambiti di territorio). Un vero rompicapo.

E mentre il mistero, già nell’introduzione si infittisce, preferisco dare spazio alla storia e chiedere direttamente al lettore, la sua opinione, alla fine delle pagine di questo lavoro.

Aniello Langella

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“Scomparso un villaggio, interamente sepolto con tutti i suoi abitan-ti dalle lave del Vesuvio”. Con questo titolo da prima pagina, avrebbe esordito, il giornale vesuviano più letto nel secolo X. Impossibile ma plausibile.

Sembra che tra il IX ed il X secolo lungo le pendici occidentali del Vesuvio, esistesse un villaggio con tanto di centro urbano (forse) e zona agricola annessa. Vigneti, uliveti a perdita d’occhio. Sembra inoltre che la sua tragica fine, ossia la sua distruzione completa sia stata causata da una serie di eventi eruttivi che ne cancellarono per sempre edifici, case e pos-sedimenti. E se per un verso questa fu la tragica fine di Nonnaria, così si chiamava quel villaggio, per un altro verso la storia non volle mai dimen-ticarlo. L’evento o gli eventi fatali che segnarono il destino della località e dei suoi abitanti, non fu in grado di annullarne il ricordo, al punto tale che ancora oggi di Nonnaria ci restano le tracce. Con questo prologo, con l’aiuto della bibliografia e senza voler trarre conclusioni poco convincen-ti, raccoglieremo gli indizi e procederemo per gradi attraversando i secoli della storia del territorio e del Vesuvio stesso, per ricercare l’antico vil-laggio di Nonnaria.

Lo spazio territoriale nel quale ci muoveremo è indicato oggi come Contrada Novelle o Piano delle Novelle e si colloca in quel tratto delle pendici settentrionali del Vesuvio, dove si incontrano i confini di Portici, S. Giorgio a Cremano, Ercolano e S. Sebastiano al Vesuvio.

Il Piano delle Novelle avrebbe assunto questa denominazione, quasi certamente intorno ai primi del secolo XVIII, coerente al significato del termine topografico stesso, in quanto identificato con un luogo piantuma-to a nuovo, cioè rinverdito dopo le eruzioni del Vesuvio.

Un indizio importante alla ricerca ci viene dall’analisi della Mappa del Duca di Noja del 1775 dove troviamo disegnate nello specifico di questa ricerca, due strade che quasi parallelamente risalgono dalla Pede-montana al Gran Fosso che è l’ingresso all’Atrio del Cavallo: la Strada che porta alla Montagna e la Strada che porta alle Novelle.

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Tutta la ricerca che ruota attorno al toponimo di partenza, Nonnaria o anche Nonaria che si trasforma con il tempo in Novelle, ha dell’incredi-bile o per lo meno genera un fascino e in interesse irresistibile (almeno per me), in quanto la storia di questi luoghi ci mostrerebbe una novella Ercolano, sepolta chissà quando dalle eruzioni del Vesuvio e che dormi-rebbe ancora sepolta al di sotto dei manti lavici, delle pomici e dei grandi flussi di fango resi pietra dal trascorrere dei secoli.

Resta il dubbio se si trattasse di un vero e proprio agglomerato ur-bano oppure, com’è più ragionevole ritenere, si sia trattato di un borgo o se non un insieme di casolari rurali e di appezzamenti agricoli. Masserie dedite alla vinificazione, alla raccolta delle olive, poderi improntati sulla pastorizia e la coltivazione di ortaggi.

Un documento del secolo XI ci apre a considerazioni e argomenta-zioni più chiarificanti. Nel 1012 la località Attone e Nonnaria (come ben si legge in “Da Resina ad Ercolano” di Mario Carotenuto), vien menzio-nata in un registro dove un tal Gregorio, presbitero della chiesa di San Giovanni in Corte a Napoli, possedesse un coniolum “…in loco qui voca-tur Nonnaria, quod est foris flubeum situm ad S. Stephanum qui vocatur ad Actone…”.

Il termine coniolum, stando a quanto asserisce il testo introduttivo a Regii Neapolitani Archivi Monumenta, starebbe ad indicare un territo-rio di forma triangolare e tale fondo, stando a quanto riporta Bartolomeo Capasso fu concesso agli abitanti di Nonnaria.

A questo punto è bene leggere il testo integrale e così comprendere come agli inizi del secolo IX, Nonnaria è assimilabile a Novelle1. “…supra Resinam, ubi nunc le novelle dicitur, erat locus Actone, in quo [erat] ecclesia et extaurita S. Stephani ad Actone […] Supra Actone vero in declivio erat Nonnaria, locus et mons, ubi memorantur terrae arbustae et campi, valles et cunioli cum scapulis et ripis atque ecclesia S. Basilii,

1 Bartolomeo Capasso, Monumenta ad Neapoli-tani Ducatus historiam pertinentia, Napoli 1885, Vol. II, 179.

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quae erat obedientia monasterii SS. Theodori et Sebastiani. In quodam tumulo super Nonnariam, qui mons etiam in docc. dicitur, emi-nebant ecclesiae vel monasteria S. Salvatori et S. Mariae de illa turre, in monte Besubeo, iuris S.N.E., et iuxta ipsum erat via quae descendebat ad Nonnaria[m]».

La traduzione che ho reperito in rete2 è la seguente:

“… sopra Resina, ove ora si dice le novelle, vi era il luogo di Atto-ne, in cui era la chiesa e l’estaurita del popolo S. Stefano ad Attone […] Sopra Attone, veramente sul pendio, vi era Nonnaria, luogo e monte, do-ve si ricordano terre alberate e campi coltivati, valli e piccoli appezza-menti di terra con vigneti (?) e fiumicelli, e la chiesa di S. Basilio, che era nell’obbedienza del monastero dei SS. Teodoro e Sebastiano. Su una cer-ta collinetta sopra Nonnaria, che nei documenti era detta anche monte, si distinguevano le chiese o i monasteri del S. Salvatore e di S. Maria di quella torre sul monte Vesuvio, di diritto della santa chiesa di Napoli e presso questo vi era un strada che scendeva a Nonnaria…”.

Il verbo erat riferito ad Actone è chiara indicazione di un’avvenuta distruzione o catastrofe. Non si può cancellare da un giorno all’altro un villaggio se non si presuppone una catastrofe che in questo caso era il ri-sultato di un’eruzione. La frase si ripete nella stessa forma verbale con Nonnaria ed in questo contesto letterario i due toponimi sembrano pro-prio voler indicare la medesima località.

In merito al toponimo Attone ho reperito una interessante nota nell’introduzione ai Regii Monumenta:

“- actone / ad actone / ad actone at sanctum stephanum / actone et nonnaria / ad sanctum stephanum /ad attone (luogo abitato) [286, 295 (2), 346 (2), 536, 579-80] [villaggio scomparso posto tra i territori degli attua-li Comuni di Portici ed Ercolano, NA]… attone (luogo abitato) [286, 295 (2), 346 (2), 536, 579-80] [villaggio scomparso posto tra i territori degli attuali Comuni di Portici ed Ercolano, NA] -> plagiense (territorio)”.

Attone, Nonnaria e Novelle a questo punto corrispondono al mede-simo luogo abitativo, posto alla base della Collina del S. Salvatore.

I primi due toponimi sui quali indagheremo ancora potrebbero co-me abbiamo accennato risalire al Medioevo e forse anche a secoli prece-denti, mentre per Novelle e Patacca una vera cronologia di utilizzo appare molto nebulosa. E se per Novelle sarebbe chiaro il riferimento ad un luo-go prima devastato dal fuoco eruttivo e poi piantumato a nuovo, per Pa-tacca le cose si complicherebbero, avendo a nostra disposizione come fonti bibliografiche, solo voci, leggende e tramandi popolari che vorreb-bero in quella zona le vestigia di antiche abitazioni ma anche di oggetti (tra cui monete e manufatti antichi) non degni di attenzione e pertanto definiti patacche.

In Memorie storiche di S. Giorgio a Cremano (Napoli 1881, pagina 17) di D. Palomba, si leggono a proposito di una visita pastorale del Car-dinale Decio Carafa nel 1618, la definizione dei limiti territoriali, Resina San Giorgio a Cremano ed in un passaggio si fa menzione alla zona:

“…verso la montagna arriva ad alcune case che sono a Novella, et confina con la parrocchia di Sto Giorgio e di S.to Sebastiano…”.

E stando sempre alla stessa fonte si ritrovano interessanti riscontri circa toponimi oggi ben presenti non solo nella viabilità urbana, ma anche campestre, volendo indicare non solo strade di percorrenza primaria, ma anche località e sentieri di passaggio.

Dopo l’eruzione del 1631, stando sempre alla stessa fonte quel luo-go sarebbe stato definito come il Rio delle Novelle, dove per Rio si dovrà intendere più che in senso stretto, il concetto di fiume, quanto di

2 http://www.smariaconsolatrice.it/media/Storia%20del%20territorio.pdf

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scorrimento, di passaggio. Nella stessa zona dove sarebbero transi-tati sia i flussi fangosi, che quelli lavici, si sarebbero accumulate grandi quantità di magma. I locali avrebbero indicato quel sito come il Fosso Grande già Fosso dei Corbi (Corvi) e lo avrebbero trasformato in cava per l’estrazione di pietra. Un luogo eccellente da dove attingere materiale per la pavimentazione delle strade e per l’edilizia.

Per giungere a quella cava posta in alto, durante il secolo XVIII, si rese necessaria la costruzione di una strada dedicata e questa come abbia-mo detto in precedenza, nella Mappa del Duca di Noja esiste e la ritrovia-mo proprio come Strada che porta alle Novelle. C’è da aggiungere che il Fosso al quale attraverso la Starda che porta alla Montagna e la Strada che porta alle Novelle, fu riempito dai prodotti dell’eruzione del 1631, del 1767, del 1858, del 1872.

Il Vesuvio proprio in questo iato geologico aperto verso la Piana delle Ginestre e costruitosi a ridosso del lato settentrionale della caldera preromana tra Gran Cono e Somma, venne ricordato in varie circostanze dalle genti locali in diverse occasioni e nei momenti nei quali maggior-mente l’uomo si affida a Dio per ottenere grazie. I due intercessori prima-ri erano a quei tempi la Madonna e San Gennaro. Oggi, nell’area di no-stro interesse, ritroviamo tracce di quelle preghiere che la gente indirizza-va all’Altissimo, almeno in due monumenti minori.

Dopo l’eruzione del 1767 un tal Cristoforo Nocerino, volle edifica-re una cappella per ringraziamento a San Gennaro, nell’aver risparmiato le sue terre dalla distruzione. Di questa cappella si ritrovano ancora oggi le tracce tra l’attuale via Farina e via S. Gennariello. Sulla modesta fac-ciata e al di sopra della porta d’ingresso un’epigrafe ricordava i tempi dell’eruzione.

DIFFUSUS LATE DUM RURA VESEVE CREMARET / HUIC TUUS HAUD NOCUIT PROXIMUS IGNIS AGRO / NAM SIMUL AC OBIECTA FUIT DEPICTA TABELLA / JANUARI MIRUM TERRI-TUS ILLE STETIT / SAECLA DECEM ET SEPTEM CHRISTI HAE-RA, DUOSQUE / ANNOS CUM TERNIS DENAQUE LUSTRA DA-BAT / DIVE POTENS DIGNAS TALI PRO MUNERE GRATES / PRAEDIOLI DOMINUS REDDERE NON POTUTI / SERVATO PRO RURE TAMEN RURALE SACELLUM / HOC TIBI CHRISTOPHO-RUS CONDIDIT AERE SUO3

Proseguendo la visita al Borgo di Nonnaria, e rileggendo Palomba (opera citata pagina 15 e successive) si incontra un altro momento che lega la devozione locale alla storia di questo versante del Vesuvio:

O Vesuvio, mentre il tuo fuoco vicinissimo largamente diffuso bru-ciava le campagne, non danneggiò questa terra. Infatti, appena fu posto innanzi questo quadretto dipinto di Gennaro, cosa mirabile, quel fuoco atterrito si fermò. L’era cristiana contava diciassette secoli, due anni e tredici lustri (1767). O santo potente, il padrone di questo piccolo podere non poté rendere degni ringraziamenti per tale favore. Tuttavia, Cristofo-ro ti costruì questa cappella rustica a spese sue, per il campo salvato.

In via Fossogrande a Ercolano, si possono vedere ancora i resti ma-landati dell’edicola. Ma dell’icona del Santo dipinta su maioliche, non vi è più traccia.

Anche l’eruzione del 1794, che lasciò le sue ampie tracce in queste aree venne ricordata con un voto, con un segno della riconoscenza e del timor di Dio. Una piccola edicola con l’effige di San Gennaro con il brac-cio teso e con le ampolle, ferma le ire del vulcano, venne eretta a memo-ria proprio nei pressi di quella strada che conduceva alle Novelle. Oggi di quell’edicola è rimasto poco. Le maioliche del Santo sono sparite, segno che il timor di Dio si è spento a vantaggio di furto, e commercio abusivo di opere d’arte.

3 Da C. Parisi, Chiese e cappelle di Ercolano. Itinerari di fede e di arte, Ercolano 1998, 237-244.

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Ed è sparita anche l’epigrafe che venne murata sotto la mensola dell’edicola. Questa in latino, ringraziava il Santo e ad esso si affidava per ottenere ulteriori grazie.

HIEROMARTYRI DIVO JANUARIO TETRASTICUM HOC / JANUARIUS … FORMATI / ANNO CRISTIANO MDCCXCIV XVIII KAL OCT. / GRATI ANIMI ERGO / DDD EVOMIT IRATUS CALI-DAM VESUVIUS UNDAM QUID FACIAM? FUGIAM. FALLOR? AT IPSA FUGIT AUFUGIT, ATQUE TREMENS DICIT: JANUARIUS ADSTAT HUIC DAT POSSE TRIAS, HUIC SINE LABE PARENS

Tradotta l’epigrafe ci ricorda l’eruzione e la grande devozione verso il Santo.

Al santo sacerdote martire Gennaro questo tetrastico / Gennaro … formati / il 18 delle calende di ottobre dell’anno cristiano 1794 / con gra-titudine / ddd (dà, dona, dedica). Il Vesuvio infuriato vomita l’ardente onda / Che farò? Fuggirò. M’inganno? Ma essa fugge / scappa, e tre-mando dice: c’è Gennaro / La Trinità a questi dà di avere potenza, a que-sti il Padre senza macchia.

La strada per arrivare alle Novelle sarà poi ricordata in un altro grande contesto della storia eruttiva del Vesuvio: il 1872.

“A mezza strada mi scuote uno scoppio come di mina sotterranea. La lava che, discesa nel Fosso di Faraone formando un diversivo sulle Novelle, si era fermata da qualche ora nelle vicinanze della casa della detta Merciajola, proprio là dove erano state poste le statue della SS. Ver-gine immacolata e di Sangiorgio durante il sermone del Parroco. In un tratto si mette in moto, descrivendo come un semicerchio, lasciando la casa incolume, si avanza precipitosamente, attraversa la strada pubblica, e si gitta con veemenza nel vallone limitrofo alle terre del principe di San-tateodora, per l’innanzi, del Monaco Ajello […] Dopo alcuni giorni la pioggia di cenere cessò, il Vesuvio tacque, e gli abitanti di Sangiorgio a Cremano, deposto ogni timore, riflettendo alla grazia ricevuta, ricono-scenti, fecero solenne processione di ringraziamento. E, come per essere stati preservati dall’altra eruzione del 1855, in soddisfazione di un voto solenne, fecero quella in cui portarono le statue della SS. Vergine imma-colata e di S. Giorgio per la strada Farina, sopra da Nocerino; così per altra strada diressero questa al Ponte di S. Sebastiano. Nel corso di mia vita ne ho vedute tante e solennissime, nessuna però commovente come quella della domenica 12 di maggio 1872. Gente di lontano accorsa in folla, unita a quei del paese, modesta, silenziosa, raccolta, seguiva le sta-tue”.4

Diamo ora uno sguardo ai documenti contenuti dei Regii neapolita-ni archivi monumenta edita ac illustrata, depositati in Archivio di Stato. In essi ho voluto ricercare i possibili rimandi al borgo distrutto dal e di-menticato per sempre sotto le tante stratificazioni vulcaniche. Di questo borgo o villaggio oppure semplicemente insieme di poderi e case rurali, esistono tracce nei Monumenta?

Nel documento 19 (XIX) dell’anno 934 si legge:

In nomine domini dei salvatoris nostri Ihesu Christi: Imperante domino nostro Constantino magno Imperatore anno vicesimo sexto sed et romano magno Imperatore: anno tertio decimo die sexta mensis martii indictione septima neapoli. Certum est me eufimia filia quidam domini theodori. et quidam domina theodonanda iugalium personarum: una cum consensum domini iohanne viro meo: a presenti die prumtissima volunta-te venundedi et contradidi vobis domino benedicto religioso igumeno congregationis monasterii sanctorum sergii et baschi qui nunc congrega-ti esse videtur in monasterio sancti sebastiani in viridiario: idest inte-gram portionem mea de integrum montem: positum in nonaria quod est de tertiam partem partem unam: unde duas partes sunt portionis

4 Davide Palomba Memorie storiche di S. Giorgio a Crema-no. Napoli 1881.

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heredum quidam maria uterina germana meam quem iam vos com-paratam habetis: et aliam portio est de quidem marinum germanum meum: et in divisum reiacent: pertinente mihi memorata eufimia ipsa portio mea de memoratum montem: da quidam memorato domino theo-doro genitori meo: unde nihil mihi de memorata portionem meam ali-quod remansit aut reservavi: hec vero prenominata integram portio mea de memoratum montem una cum introito suo et cum holibetis et curtanea et cum portionem de piscina et cum arboribus fructiferis et infructiferis et omnibus sivi pertinentibus a me vobis sint venundatum et traditum mea heredumque meorum vice in vestra memorato domino benedicto religioso igumeno posterisque vestris sanctaque vestra congregationem sint pote-stam qualiter exinde facere volueritis liberam semper habeatis potesta-tem: et neque a me memorata eufimia cum consensum memorati iohannis viri mei neque a nostris heredibus neque a nobis personam sumissam nullo tempore numquam exinde habeatis quacumque requesitionem aut calumnias neque vos memoratus dominus benedictus religiosus igumenus neque posteris vestris. neque memorata sancta vestra congregatio per nullum modum in perpetuum: Insuper ego memorata eufimia et heredes meis vovis posterisque vestris sanctaque vestra congregatione memorata integram portionem meam de memoratum montem ab omni homine ante-stare et defensare promittimus: propter quod accepi a vobis exinde: idest auri solidos quattuor bytianteos ut inter nobis comvenit: quod si aliter provenerit de his omnibus memoratis et in aliquid offendero per quovis modum aut sumissam personam tunc compono ego qui supra eufimia cum consensum memorati iohannis viri mei. et heredes nostris tibi memorato domino benedicto religioso igumeno posterisque tuis sanctaque vestra congregatione poene nomine auri solidos duodecim bytianteos: et hec venditio ut super legitur sit firmam: scripta per manum leonem curiale scribere rogavi die et indictione memorata septima.

Questa la traduzione dalla quale con un commento appropriato, si potranno ricavare altre tracce del villaggio scomparso. 5

Nel nome del Signore Dio Salvatore nostro Gesù Cristo, nell’anno ventesimo sesto di impero del signore nostro Costantino grande imperato-re ma anche nell‟nno decimo terzo di Romano grande imperatore, nel giorno sesto del mese di marzo, settima indizione, Neapoli. Certo è che io Eufemia, figlia invero di domino Teodoro e di domina Teodonanda, co-niugi, con il consenso di domino Giovanni mio marito, dal giorno presen-te con prontissima volontà ho venduto e consegnato a voi domino Bene-detto, pio egùmeno della congregazione del monastero dei santi Sergio e Bacco che ora risulta congregata nel monastero di san Sebastiano in viri-dario, vale a dire l’integra mia porzione dell’intero monte posto in Nona-ria, cioè una di tre parti, di cui due parti sono la prima degli eredi di Ma-ria mia sorella uterina, che voi già avete comprata, l’altra è invero di Ma-rino fratello mio, e sono indivise, appartenente invero a me predetta Eufe-mia la stessa porzione mia dell’anzidetto monte dal menzionato domino Teodoro genitore mio, di cui niente rimase a me o riservai della predetta mia porzione. Questa mia anzidetta porzione del predetto monte con il suo ingresso e con gli oliveti e con le corti e con porzione della vasca e con gli alberi fruttiferi e infruttiferi e con tutte le cose ad essa pertinenti, da me, per conto mio e dei miei eredi, sia venduta e consegnata a voi e in voi predetto domino Benedetto pio egùmeno e nei vostri posteri e nella vostra santa congregazione sia il potere di farne quel che vorrete e ne ab-biate sempre libera facoltà, né da me anzidetta Eufemia con il consenso del menzionato Giovanni mio marito né dai nostri eredi né da persona a noi subordinata in nessun tempo mai dunque abbiate qualsiasi richiesta o calunnia né voi anzidetto domino Benedetto pio egùmeno né i vostri po-steri né la vostra predetta congregazione in nessun modo in perpetuo. Inoltre io anzidetta Eufemia ed i miei eredi promettiamo di sostenere e difendere da ogni uomo per voi ed i vostri posteri e per la vostra santa

5 https://www.researchgate.net/publica-tion/266392571_Testi_originali_e_tradotti_del_volume_quinto_dei_Regii_Neapolita-ni_Archivi_Monumenta_a_cura_di_Giacinto_Libertini. Tradotti da Giacin-to Libertini.

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congregazione la mia suddetta integra porzione del predetto monte, per quello che dunque da voi accettai, vale a dire quattro solidi aurei bi-zantei, come fu tra noi convenuto. E se diversamente scaturisse da tutte le cose menzionate ed in qualcosa arrecassi offesa in qualsiasi modo o tra-mite persona subordinata, allora io anzidetta Eufemia, con il consenso del predetto Giovanni mio marito, ed i miei eredi paghiamo come ammenda a titolo di pena a te predetto domino Benedetto pio egùmeno ed ai tuoi po-steri ed alla vostra santa congregazione dodici solidi aurei bizantei e que-sta vendita come sopra si legge rimanga ferma, scritta per mano di Leone curiale al quale richiesi di scrivere nel suddetto giorno e nella suddetta settima indizione.

Magra consolazione per chi ricerca notizie più corpose, ritrovare in questo documento solo alcuni cenni che fanno solo ipotizzare la natura del terreno, che in quell’anno aveva importanza sul piano economico per le coltivazioni di ulivi.

Ma andiamo oltre. Del nostro borgo detto di Nonnaria, ho trovato un altro piccolo, ma interessante richiamo in altri due documenti. Il primo fu scritto nell’anno XII di Basilio e IX di Costantino, indizione XV, men-tre l’altro nell’anno XLV. Nel testo latino si legge:

Ioannis Porphyrogeniti indictione item XV. In priore dicitur Non-naria super Octonem foris flubeum, in altero Nonnaria Territorio Pla-giensi. In quodam porro anni 1485 instrumento occurrit mentio loci, qui vocatur ad Novellas super Octonem. Locus hic hodiedum vocitatur le No-velle, et in montis Summae radicibus extat. Nos hunc esse arbitramur eu-mdem illum locum, quem antiquiori aevo Nonnariam appellitarunt; re-centioris vero nomenclaturae causam ex eo repetimus, quod cum saeculo XII. Vesuvii eruptionibus locus ipse pessumdatus fuerit, uti ex eodem in-strumento sub Iohanne Porphyrogenito condito patet, per sequiora tem-pora idem denuo coli coeptus sit, et novellis arboribus vitibusque consi-tus nomen sibi adsciverit le Novelle.

La traduzione.

Giovanni Porfirogenito, indizione parimenti XV. Nel primo è detto Nonnaria super Octonem foris flubeum, nell’altro Nonnaria Territorio Plagiensi. In un certo atto notarile dell’anno 1485 inoltre capita la men-zione di un luogo che vocatur ad Novellas super Octonem. Questo luogo oggi è detto le Novelle e sta sulle radici del monte Somma. Noi riteniamo che questo sia quello stesso luogo che nell’età più antica chiamarono Nonnariam; invero la causa del nome più recente da quello ricaviamo, che poiché nel secolo XII con le eruzioni del Vesuvio lo stesso luogo fu ricoperto, come appare dallo stesso atto notarile redatto sotto Giovanni Porfirogenito, nei tempi successivi. lo stesso nuovamente incominciò ad essere abitato, e piantato con nuovi alberi e viti gli fu attribuito il nome le Novelle.

Nel documento XIX, si legge ancora:

Euphemia, consentiente Ioanne eius viro, monasterio SS. Sergii et Bacchi partem montis Nonnariae positi vendit.

Che tradotto:

Eufemia, con il consenso di suo marito Giovanni, vende al mona-stero dei SS. Sergio e Bacco parte del monte sito a Nonnariae.

In altro documento, il numero XX, si legge:

Marinus Theodori filius SS. Sergii et Bacchi monasterio montis Nonnariae positi partem vendit.

Che tradotto:

Marino, figlio di Teodoro, vende al monastero dei SS. Sergio e Bacco parte del monte sito a Nonnariae.

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Uno sguardo all’iconografia antica conclude il mio lavoro di ricer-ca.

Esaminerò i documenti più antichi e con essi concluderò questa af-fascinante indagine sul borgo medioevale distrutto dal Vesuvio. Forse tra quelle balze di lava antiche e chissà dove tra gli anfratti di quel tormenta-to versante del Vesuvio, si trovano ancora le tracce di quella umanità che

osò sfidare le ide del vulcano.

1 Carta di Rizzi Zannoni del 1749.

2 Carta del Vesuvio di Giuseppe Guerra, pre 1794. Probabile del 1791.

I due documenti molto simili tra loro, ci riportano l’area delle No-velle lambita dal fiume lavico del (?).

Questa terra dominata dal fuoco e dagli ardenti vapori del Vesuvio non si è completamente svelata. Resta un mistero il suo antico nome me-dioevale che ci avrebbe per un attimo ricondotto ad altri tipi di ardori, più prossimi al talamo, più vicini al lupanare. Ma nemmeno su quest’ultimo indizio, ho reperito chiarimenti.

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1 Carta del 1831 che indica le stratificazioni laviche ed i flussi stessi in una cronologia policroma ed in un periodo compreso tra il 1631 ed il 1831. Vues du Vésuve avec un précis de ses éruptions principales, depuis le commencement de l'ère chré-tienne jusqu'à nos jours par Jean Auldjo

2 Carta di Henri Sébastien Le Hon Le Hon del 1865.

Nei due documenti Nonnaria e le lave del Vesuvio fino alla metà dell’800. Ed il luogo è detto Novelle. Nella Audjo Cavone delle Novelle.

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Anonimo del 1890.

Anonimo del 1892 (?)

In tutti questi documenti cartografici a partire da quello del Duca di Noja con il quale ho iniziato questa ricerca, ho ritrovato il toponimo No-velle, ma in nessuno, il benché minimo riferimento anche indiretto all’an-tico insediamento rurale. Ho ricercato le assonanze linguistiche con luo-ghi vicini e aree confinanti. Ricerca infruttuosa, ma comunque entusia-smante. Voglio continuare a credere che sotto quei mantelli lavici, vi sia-no ancora patacche (così giudicate da coloro che non ne conoscevano l’e-satto valore); magari dei manufatti, forse resti di abitazioni antiche.

E con quest’ultima considerazione termino questa ricerca, ipotiz-zando che lungo il fianco del Vesuvio in quel punto, c’era un tempo un semplice e minuscolo insieme di casolari immersi nel verde della Pede-montana, circondato dai campi coltivati. Un comune esempio di architet-tura rurale del periodo medioevale. Nessun borgo o villaggio. Nessuna città.

Di

Aniello Langella

Vesuvioweb

2016