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Anna Laura Le Carezze

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Cerchiamo sul dizionario il termine

“CAREZZA”

troviamo la seguente definizione:

“Tenera dimostrazione di affetto,

manifestata sfiorando col palmo

della mano

una parte del corpo”.

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In realtà,

esistono altri tipi di carezze,

forse

ancora più importanti:

le carezze “MENTALI”.

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Con un semplice esempio, si può comprendere meglio ciò che

abbiamo appena affermato.

Quando di solito salutiamo una persona che incontriamo ogni giorno le rivolgiamo un semplice “CIAO”,magari pronunciato in

modo freddo, distaccato o frettoloso.

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Se invece provassimo a fare più attenzione

al nostro prossimo o dessimo più

importanza agli altri, ci verrebbe spontaneo

salutare con un sorriso e con una frase del

tipo:

“Sei in splendida forma!”

oppure:

“Che bello rivederti!”.

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In questo modo facciamo una

“CAREZZA”

alla persona che incontriamo.

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Fin dalla prima infanzia,

è importante

affinare questa tecnica.

Infatti, il bambino che non riceve adeguati

e frequenti stimoli,

decade sia fisicamente che mentalmente.

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Le carezze sono lo stimolo fisico che il

bambino ricerca, soprattutto attraverso il

caldo contatto con il genitore.

Il sorriso e il tono dolce delle parole,

sono le carezze mentali.

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Crescendo

al contatto fisico si affianca il

bisogno di attenzione e conferma dagli altri

che Berne chiama:

Bisogno di riconoscimento

carezze simboliche

fatte di parole, gesti, sorrisi.

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LE CAREZZE

un semplice “ciao” un’intera conversazione

un gesto uno sguardo

un sorriso

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LE CAREZZE

Sensazione di piacere

Sensazione spiacevole

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LE CAREZZE

Cosa fai

“Che bel disegno hai fatto!”

Come sei

“Sei in una forma smagliante!”

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In seguito al nostro

bisogno di stimoli

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Daniel Pennac,

nel suo libro autobiografico,

“Diario di scuola”,

aspettava il momento dell’appello

per sentirsi considerato.

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Il nostro bisogno di riconoscimento si

rafforza ogni volta che ad un determinato

comportamento segue la carezza di cui

abbiamo bisogno.

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Può anche succedere che alcuni stimoli,

dapprima appaiano positivi ma poi, alla fine,

siano negativi.

Dicendo a un bambino:

“Forse hai capito, più o meno…”,

non abbiamo fatto altro

che dare loro una

carezza falsa.

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Siamo convinti che come educatori non

adotteremmo

mai

questo comportamento.

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Claude Steiner afferma che esiste una sorta

di “economia di carezze”

che soddisfa

parzialmente il nostro bisogno di

riconoscimento.

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Viviamo in una società regolata da una serie

di norme implicite che ci invitano a non dare

carezze né a noi né agli altri,

anche quando

sentiamo il bisogno di darle e di riceverle.

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Dovremmo, invece, soddisfare la nostra

fame di carezze

violando queste norme

implicite che ci impediscono di essere

spontanei.

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Concludere una serata trascorsa con amici

con la frase:

“E’ stato bello stare con voi”

è

il modo migliore per soddisfare il nostro

bisogno di dare e di ricevere

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