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I I l l G G a a z z z z e e t t t t i i n n o o d d i i S S . . C C a a t t e e r r i i n n a a d d a a S S i i e e n n a a Parrocchia S. Caterina da Siena Via Cilicia, 6 - 00183 Roma Tel. 06 77209622 www.santacaterinaroma.it e-mail: [email protected] P@role Nuove A A n n n n o o I I X X - - n n . . 1 1 A A p p r r i i l l e e 2 2 0 0 1 1 1 1 - - C C o o p p i i a a g g r r a a t t u u i i t t a a Buona Pasqua

Anno IX - n. 1 Aprile 2011 - Copia gratuita · Il cortile dei gentili 3 Il catechismo dei bambini e ... il messaggio e l’annuncio della Parola di Dio non passerebbe ... La seconda

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IIII llll GGGGaaaazzzz zzzzeeee tttt tttt iiiinnnnoooo dddd iiii SSSS .... CCCCaaaa tttt eeee rrrr iiiinnnnaaaa ddddaaaa SSSSiiii eeeennnnaaaa

Parrocchia S. Caterina da SienaVia Cilicia, 6 - 00183 Roma

Tel. 06 77209622www.santacaterinaroma.it

e-mail: [email protected]

P@role NuoveAAAAnnnnnnnnoooo IIIIXXXX ---- nnnn.... 1111 AAAApppprrrriiii lllleeee 2222000011111111 ---- CCCCooooppppiiiiaaaa gggg rrrraaaattttuuuuiiii ttttaaaa

Buona Pasqua

2 - P@role Nuove

Sommario

Il cortile dei gentili 3

Il catechismo dei bambini e dei ragazzi 4

Dal lunedì alla domenica, catechismo è amore a tempo pieno 5

Domandiamolo a mamma e papà 6

Cosa pensano i ragazzi del 6° corso 8

“Velina? Cristiano Ronaldo? Meglio me stesso” 9

Campo scuola, tempo privilegiato per l’incontro con Gesù 10

Via Crucis: anche i bambini camminano al fianco di Cristo 10

Uomini e dei, una storia semplice e coraggiosa 11

Notizie 12

In copertina: La processione della Domenica delle Palme con i bambini di S. Caterina

P@role Nuove

Direttore responsabile:

don Humberto Gomez

Segretari di redazione:

Francesco Grant

Paola Pollastri

Capi servizio:

Simonetta Pasquali

don Humberto Gomez

Ilaria Rossi

Alessandro Panizzoli

Maurizio Lisanti

Computer grafica:

Luca Luciani

Editoriale

Lasciate che i bambini vengano a me

C on il presente numero, la tradizione di questo giornale, viene ‘stravolta’ per fare spazio ad un tema che ci stamolto a cuore. E’ il tema del Catechismo o dell’Iniziazione Cristiana, secondo la nuova terminologia. Anche neiprossimi numeri, daremo un ritmo diverso agli articoli per fare spazio alla vita vissuta della Comunità, e poter-

la raccontare attraverso la Carità che qui si vive (prossimo numero) o della Catechesi per le famiglie e per adulti, ed in finedelle attività oratoriali e ricreative.

Già dal titolo si comprende bene a quale tematica ci stiamo approcciando. Parliamo dunque di una attività evangelica cheoccupa buona parte delle risorse umane e strutturali della Comunità parrocchiale, proprio perché facciamo nostro questodesiderio di Dio: che i bambini possano conoscerlo e amarlo. Questo desiderio implica la collaborazione fattiva dei laici,senza i quali, il messaggio e l’annuncio della Parola di Dio non passerebbe nella concretezza del linguaggio e dei gesti che quiquotidianamente si vivono. A questo proposito, la diocesi di Roma dedicherà il prossimo Convegno diocesano di giugno peraiutare le nostre Comunità a rinvigorirsi in questa attività pastorale.

La Comunità dunque che si lascia coinvolgere per “iniziare” le nuove generazioni alla preghiera, alla fede e alla caritàconcreta. Non attraverso concetti da imparare a memoria ma usando l’esperienza di chi già un tratto di questo percorso nellafede lo ha fatto. I nostri catechisti sanno per primi che iniziare i bambini alla fede vuol dire prepararli soprattutto alla vita enon semplicemente a ricevere un sacramento. Prepararli ad una mentalità libera e liberante, capaci dunque di poter pensarealla fede come ad un rapporto di fiducia in un Dio che è sempre presente! Ecco allora che la Parola di Dio (il Vangelo ) diven-ta il cuore dei racconti a catechismo. Non la pura e semplice spiegazione di un testo pagina per pagina ma… i racconti di unPapà che ci ama e ci vive accanto.

Tutto questo però ancora non basta.È così che puntiamo con tutta la nostra forza a far comprendere ai ragazzi che ogni domenica è un’occasione preziosa per

celebrare Gesù risorto. Come si fa a dire ad un bambino che andare a messa “è obbligatorio”? Perciò ci impegniamo nel preparare in maniera

gioiosa l’eucaristia, con canti belli, lettori preparati, gesti liturgici intuibili facilmente da loro. E così poter dire loro che chinon viene a Messa…”si è perso qualcosa di bello”!

Le famiglie sono il luogo privilegiato per dare inizio alla fede dei propri figli. Attraverso le scelte che ritmano la vita diogni giorno; attraverso i gesti di amore, di carità, di perdono. Per questo la parrocchia si offre come aiuto valido, attraversoincontri di catechesi per i genitori, e in modo particolare, nella celebrazione comune dell’eucaristia domenicale, per render-li più consapevoli della propria vocazione di educatori alla fede.

Per fare tutto questo, in famiglia e in parrocchia, ci vuole intelligenza, creatività e fiducia, in Dio e nelle persone. Non pos-siamo improvvisare. Resta un dovere di tutti collaborare per fare in modo che i ragazzi restino affascinati di Dio e possano sce-glierlo come Compagno di viaggio, non solo ora, ma soprattutto da adulti. E’ una sfida. Difficile ma non impossibile.

Perciò possiamo dire ai genitori: lasciate che i bambini vengano qui, non glielo impedite. E una volta iniziato il percor-so, incoraggiateli, spronateli a continuare. Solo così, un domani, avremo uomini e donne convinti e convincenti della pro-pria fede.

Buona Pasqua di risurrezione. Don Humberto

P@role Nuove - 3

Il cortile dei “Gentili”Non è uno spazio riservato a persone

cortesi e garbate. Era uno dei cortili delSecondo Tempio di Gerusalemme (rico-struito 60 anni dopo la distruzione delPrimo, avvenuta nel 587 a.C.) in cuierano ammessi i pagani, chiamati “genti-li”, ed era luogo di mercato: si vendevanogli animali per i sacrifici e si scambiavanomonete. Nel centro del grande cortile sitrovava la parte riservata al culto a cui i“gentili” non potevano accedere, pena lamorte.

Ebbene, proprio riferendosi a talisbarramenti dell’accesso al mistero, aDio, Padre di tutti, Papa Benedetto XVInel discorso alla Curia del dicembre2009 ha dichiarato: «Considero impor-tante soprattutto il fatto che anche lepersone che si ritengono agnostiche oatee devono stare a cuore a noi come cre-denti». La questione di Dio infatti «rima-ne presente pure per loro, anche se nonpossono credere al carattere concretodella sua attenzione per noi. (...) Comeprimo passo dell’evangelizzazione dob-biamo cercare di tenere desta tale ricerca;dobbiamo preoccuparci che l’uomo nonaccantoni la questione su Dio come que-stione essenziale della sua esistenza.Preoccuparci perché egli accetti tale que-stione e la nostalgia che in essa si nascon-de». Ricordando poi la Parola del profetaIsaia (56,7) citata da Gesù (Mc. 11,17)«La mia casa sarà chiamata casa di pre-ghiera per tutte le genti», il Papa ha com-mentato: «Egli pensava al cosiddetto cor-tile dei gentili, che sgomberò da affariesteriori perché ci fosse lo spazio liberoper i gentili che lì volevano pregare l’uni-co Dio, anche se non potevano prendereparte al mistero ... Io penso che la Chiesadovrebbe anche oggi aprire una sorta dicortile dei gentili dove gli uomini possa-no in una qualche maniera agganciarsi aDio, senza conoscerlo e prima che abbia-no trovato l’accesso al suo mistero… Aldialogo con le religioni deve oggi aggiun-gersi soprattutto il dialogo con coloro peri quali la religione è una cosa estranea, aiquali Dio è sconosciuto e che, tuttavia,non vorrebbero rimanere semplicementesenza Dio, ma avvicinarlo almeno comeSconosciuto».

Due iniziative importantiLa prima iniziativa intrapresa dal Papa

è la creazione del Pontificio Consiglio perla promozione della nuova evangelizzazio-ne. Il Consiglio, ancora in fase di struttu-razione è diretto da Mons. Rino Fisichella.

La seconda iniziativa è il Cortile deiGentili affidato al Pontificio Consigliodella cultura presieduto dal cardinaleGianfranco Ravasi.

Il 17 gennaio scorso, in una lectiomagistralis alla facoltà di Architettura,Ravasi ha ripreso le parole del laico russoortodosso, vissuto a Parigi, PavelEvdokimov (1901-1970), il quale dichia-rava che «tra la piazza e il tempio non cideve essere la porta sbarrata, ma una sogliaaperta per cui le volute dell’incenso, icanti, le preghiere dei fedeli… si riflettanoanche nella piazza dove risuonano il riso ela lacrima, e persino la bestemmia e ilgrido di disperazione dell’infelice. Infatti,il vento dello Spirito di Dio deve correretra l’aula sacra e la piazza ove si svolge l’at-tività umana. Si ritrova, così, l’ animaautentica e profonda dell’Incarnazioneche intreccia in sé spazio e infinito, storiaed eterno, contingente e assoluto»(Osserv. Romano 17-18 gennaio).

L’esigenza di trovare nuove vie per l’in-contro tra il tempio e la piazza è un’esi-genza ricorrente, che richiama la qualitàdella testimonianza e dei testimoni.Alcuni anni fa a Milano, il card. Martiniaveva fondato la Cattedra dei non creden-ti. Ma qualunque “nuova” o “vecchia”evangelizzazione implica il fatto che perevangelizzare davvero ci vogliono testimo-ni credibili e non persone che tiepidamen-te s’occupano di gestione religiosa delCristianesimo, con un ampio sguardo sulpotere e i suoi vantaggi e un’occhiatinaogni tanto al coraggio della profezia. Forseoccorre abbandonare compromessi ededulcorazioni dello stile di vita di Gesù.

Evangelizzazione e catechesiLe parrocchie, compresa la nostra,

costituiscono ancora un punto di riferimen-to essenziale dell’evangelizzazione. Il cate-chismo di ragazzi e adulti, gli incontri, i riti,le attività ricreative e sociali costituisconoancora l’ossatura della pastorale ordinaria.

Chi è impegnato sa che c’è il problemadei linguaggi e della modificazione del

rapporto maestro-discepolo, genitore-figlio, adulto- giovane. C’è un mondodella comunicazione che introducemodelli e schemi di pensiero/azione con-fliggenti con la teoria e la pratica evange-lica. Vi sono modelli di sviluppo distrut-tivi e violenti verso il pianeta, le popola-zioni povere, la giustizia. C’è un sostanzia-le ateismo pratico, con il quale si alimen-ta la riduzione delle dimensioni umane aquella del consumo/omologazione.

Chi lavora sul campo sa che occorrefare bene ciò che si fa, mettendoci creati-vità, impegno, pazienza, preparazione,empatia. Sono sempre le armi vincenti sulpiano dell’efficacia per conseguire risulta-ti. Ma poi occorre la preghiera, l’invoca-zione dello Spirito. Occorre abbandonarel’idea che lo sforzo sincero e fondato nonproduca effetti. E’ lo Spirito che opera permezzo nostro, anche se non sono leggibiliimmediatamente i frutti dell’azione pasto-rale e della testimonianza.

Tempi nuoviSiamo anche di fronte a tempi nuovi,

i cui segni bisogna saper leggere. La richie-sta di libertà e democrazia delle popola-zioni dell’Africa, già fiorenti comunità cri-stiane e parte integrante dell’Europa cri-stiana dei primi secoli, ci impone il sensoevangelico della sovrabbondanza di testi-monianza, di carità e giustizia superiori aquella degli scribi e dei farisei (Mt.5,20).

Scrive il teologo Carlo Molari:«L’umanità oggi si trova ad una svolta epo-cale, tutti la riconoscono. Il traguardo delcammino è ora un nuovo umanesimo.Mentre nei passaggi precedenti dell’evolu-zione, i fattori fisici, chimici e biologici inazione seguivano leggi ben determinate...ora il salto avviene in ambiti spirituali,dove qualcosa di nuovo sta sorgendo, manon sappiamo che forma assumerà. Noicredenti sappiamo che il salto è possibileperché l’azione divina che lo alimentacontiene già ciò che dovrà fiorire. Siamoperò consapevoli che solo unendosi tutti ipopoli possono fare nascere il nuovo:attendendolo nella fede, desiderandolonella speranza e accogliendolo nellacomunione, cioè diventando tutti insiemeambito della sua emergenza».

Alessandro Panizzoli

Il cortile dei gentiliUn dialogo tra credenti e non credenti

La nuova evangelizzazione apre spazi di contatto con chi èlontano o ai margini della fede in Cristo

4 - P@role Nuove

Il Catechismo dei bambini e dei ragazzi: e la Parola diventa Vita

I l catechismo dei bambini e deiragazzi è una delle attività piùvivaci e più seguite della parroc-

chia. I genitori portano i bambini a cate-chismo con entusiasmo, e li accompagnanoin un percorso di crescita che qualche voltali riguarda anche personalmente. Il catechi-smo è strutturato in sei anni, ed è paralleloalla formazione scolastica della scuola pri-maria (dalla III elementare: I corso) esecondaria di primo grado (fino alla IIImedia: VI corso ). Il I e II corso si conclu-dono con la Prima Comunione ricevutaalla fine della IV elementare. Dal III corso(V elementare) fino al VI corso (terzamedia) la preparazione termina con il sacra-mento della Cresima che si riceve con l’ini-zio della scuola secondaria di secondogrado (I anno di scuola superiore).

Gli obiettivi educativo-religiosi dell’intero percorso.

Per il primo e secondo corso l’obiettivoriguarda la scoperta di Dio Padre, la perso-na di Gesù, dei suoi insegnamenti conparole e opere, gli eventi finali della suavita, la sua passione, morte e resurrezione,come azioni di grazia e di salvezza per noi.

All’inizio del I corso si consegna ritual-mente ai bambini il Vangelo, che è letto ecommentato nei due anni seguenti insiemeai catechisti. La sua lettura ha lo scopo disottolinearne l’importanza e la centralitàper una vita cristiana autentica. Al centrodel primo anno è la giornata con i genitori(quest’anno si è svolta alla Città dei ragazzi)e la celebrazione della via crucis durante laquaresima, nel campo sportivo. Culminedel II anno è il ricevimento del sacramentodella Confessione e della PrimaComunione.

Il terzo anno ha come obiettivo quellodi scoprire i sacramenti come segni di unagrazia prefigurata e annunciata negli eventidell’Antico Testamento, realizzata compiu-tamente nel Nuovo attraverso attraverso igesti e le parole di Gesù, e resa attuale edefficace dalla Chiesa di tutti i tempi. Alcentro del percorso sta la comprensione dialcuni elementi della vita quotidiana (delpane, dell’olio, della parola umana e dellemani), come segni umili e nello stessotempo strumenti indispensabili dell’auto-comunicazione di Dio agli uomini, chenella celebrazione dell’eucarestia domenica-le ha la sua piena realizzazione.

Il quarto anno ha un obiettivo ambizio-so: rileggere il Decalogo alla luce del dis-corso della Montagna, cioè iComandamenti nella prospettiva delleBeatitudini, per evidenziare che la Legge diDio è un Dono per tutti gli uomini e nonun peso o un limite alla libertà umana. Sitratta di far scoprire ai ragazzi che la Paroladi Dio è parola di vita vera, attraverso unarifondazione di valori che metta al primoposto i rapporti umani autenticamenteintesi, disinteressati e amorevoli, e nonregole astratte.

Il quinto e il sesto anno di corso sonodirettamente propedeutici al sacramentodella Confermazione. L’obiettivo educativoe religioso del V anno è quello di intuire,al centro della nostra esistenza, la chiamataad una vita piena di significato, colta attra-verso il racconto della storia paradigmaticadei più significativi personaggi della Bibbia.

L’obiettivo del VI anno è quello dicomprendere l’importanza della vita comu-nitaria: l’essere umano non è un individuoisolato ma è generato e vive nella comunitàumana, sociale ed ecclesiale. La dimensio-ne comunionale della Chiesa è proposta airagazzi, che si avviano a compiere sceltepersonali, come dimensione essenziale delvivere cristiano.

Centrale del percorso degli ultimi dueanni è il confronto con testimoni viventidella Parola vissuta nel concreto della vitaquotidiana. Molto frequentemente, perciò,alle lezioni di catechismo sono invitati‘esperti di vita cristiana’ che intrattengonocon i ragazzi colloqui edificanti.

Alla fine del VI anno, la festa dei cresi-mandi che si celebra a maggio, presso ilvicariato, evidenzia la dimensione ecclesialee diocesana del cammino degli anni di cate-chismo.

Le attività complementariAccanto al percorso del catechismo si

svolgono attività complementari e parallele,e alcune di queste sono approfondite negliarticoli che seguono.- Il II corso dal mese di marzo fino a mag-

gio svolge alcuni incontri aggiuntivi, ilgiovedì, per una preparazione specifica alsacramento della Riconciliazione;

- tutte le classi del II corso partecipano aun ritiro nei giorni precedenti la PrimaComunione;

- dal III al VI anno di corso tutti i bambi-

ni e i ragazzi sono invitati ad un ritiro didue giorni (DDay), in preparazione delNatale e della Pasqua, che si svolge inistituti religiosi fuori Roma;

- nel mese di giugno, a conclusione del-l’anno di catechismo, si tiene un camposcuola di una settimana circa, per appro-fondire l’amicizia e la conoscenza reci-proca tra i ragazzi, i catechisti e gli ani-matori (dal III al VI corso), e per tratta-re alcuni argomenti di interesse spiritua-le trasversali a tutti i corsi.

- il VI corso partecipa ad un ritiro primadella Cresima che si svolge nel mese diottobre dell’anno successivo

- i genitori di tutti i corsi sono invitatialmeno due volte l’anno a degli incontricon il Parroco, al fine di accompagnare ilcammino spirituale dei propri figli attra-verso l’approfondimento di alcuni temidi catechesi

- una festa finale per tutti i corsi si svolge ladomenica successiva alle PrimeComunioni, per concludere insieme l’an-no catechistico in modo gioioso e fraterno.

Tutte queste attività, comunque, avreb-bero poco significato senza una partecipa-zione al momento fondativo della comuni-tà, rappresentato dalla S. Messa domenica-le, fonte e culmine della vita cristiana perogni credente. E’ per questo che ai genito-ri, soprattutto dei più piccoli, è richiestol’impegno costante ad accompagnare i pro-pri figli a messa la domenica, il giorno delSignore.

I CatechistiUna riflessione finale sui catechisti,

risorsa preziosa della comunità cristiana.Sono donne e uomini, giovani e meno gio-vani, che dedicano moltissimo del lorotempo ai bambini e ai ragazzi. La gioia chederiva da tale dedizione ripaga gli sforzi e lafatica compiute. Ma il lavoro educativo èarduo; chi insegna, a qualsiasi livello, ne èconsapevole. E’ per questo che la comunitàcristiana è loro grata e riconoscente per ilcompito assunto. Fare il catechista, potertrasmettere la Parola del Signore, è vera-mente un onore; ma è anche un impegno,che coinvolge tutta la persona del catechistae che va oltre l’incontro settimanale:riguarda la vita, la propria e quella deiragazzi.

Simonetta Pasquali

P@role Nuove - 5

È sempre divertente vedere lafaccia meravigliata deibambini quando, all’inizio

di un nuovo corso di catechismo, pre-sentandomi, racconto loro che sonosposata, che sono mamma di ragazziche frequentano al Parrocchia, e che hoanche un lavoro! “Ma come - azzardain genere il meno timido - non fai lacatechista?” Ed io lì che provo a spie-

gare che fare la catechista non è unlavoro, nessuno mi ha assunta e - cosache desta sempre un generale stupore -nessuno mi paga...

Fare il catechista non è un lavoro:non si diventa catechisti facendo uncorso di formazione, non si supera uncolloquio, nè una selezione. Esserecatechisti è, molto più semplicemente,un modo per vivere in maniera auten-tica un aspetto della propria fede, pertestimoniare anche attraverso la dispo-nibilità del proprio tempo - in unarealtà in cui di tempo non ne abbiamomai - che l’amore per l’altro passaprima di tutto nel “servizio” all’altro,

per scovare e far emergere nel bambi-no, nel ragazzo, nel giovane, la grandepotenzialità che ogni persona umanapossiede, la sua vocazione come è statastabilita da Dio.

Ho sempre pensato, e sperimenta-to, che la lezione di catechismo è vera-mente riuscita non tanto quando sonostata in grado di spiegare bene l’argo-mento del giorno, cercando anche fati-

cosamente di catturare l’attenzione diventi ragazzini vivaci ed irrequieti, maquando nel gruppo si è creato un climadi vera comunione e di vera condivi-sione, in cui, cioè, io come personasono stata capace di mettermi in giocodi fronte al gruppo e fargli gustare lameraviglia e la novità dell’amore secon-do Gesù, di fargli assaporare la forzadel Vangelo, di far intuire la potenza diuna Parola che ci renderà uomini libe-ri.

Alla prima lezione di catechismo diun nuovo corso chiedo sempre ai bam-bini di presentarsi, e poi di far cono-scere agli altri l’amico o amica più cari

presenti nel gruppo. Poi anch’io mipresento e ovviamente anch’io parlodel mio più caro amico, presenteanch’egli nel gruppo. Un amico chenon si vede, ma che c’è, sempre, perchénon ci lascia mai soli, perché “dove dueo tre sono uniti nel mio nome, io sonoin mezzo a loro”.

È quell’amico che nel corso del cate-chismo impareranno a conoscere, a sen-tire presente nella loro vita, ad amare edal quale sentirsi amati a loro volta, alquale impareranno a rivolgersi dappri-ma con le loro richieste di preghiera piùsemplici, e che con il tempo diventeran-no capaci di ringraziare per i tanti donidi cui scopriranno ricca la loro vita.

E’ per questo che ho sempre cerca-to di comunicare ai bambini che l’e-sperienza del catechismo non si puòlimitare all’ora di lezione settimanale,nè alla sola preparazione ai sacramenti:il catechismo deve diventare un’espe-rienza che coinvolge tutta la persona eche educa ad una fede che va vissutaanche in maniera comunitaria. Perquesto il catechismo deve completarsi -e qui il mio invito si allarga a tutta lafamiglia - nella partecipazione almomento comunitario per eccellenza,quello in cui tutta la comunità parroc-chiale si riunisce intorno alla mensadel Signore, nella Messa domenicale.Per questo partendo dal catechismoogni bambino deve trovare occasioni diincontro e di crescita nelle tante ini-ziative di gioco e di festa promossedall’Oratorio e dalla scuola cal-cio, nella partecipazione ai D-Day edai campi scuola.

Per questo tutti, catechisti, anima-tori, famiglie, sacerdoti, non dovrem-mo mai stancarci di lavorare perchè lanostra Parrocchia sia, per ognuno, unavera, grande famiglia, che accoglie,ama, valorizza ogni persona.

Stefania Carosi

Dal lunedì alla domenica, catechismo è amore a tempo pieno

6 - P@role Nuove

T rovo molto importante chela comunità periodicamentesia chiamata a riflettere sul

ruolo e l’importanza della catechesi per ibambini e i ragazzi: spero, quindi, anchee soprattutto da catechista, che questonumero della nostra rivista possa nonsolo essere letto da tutti i membri dellacomunità ma che possa soprattutto diven-tare una occasione di riflessione profondasu un aspetto così fondamentale delnostro essere Chiesa. Le semplici doman-de proposte ad alcuni genitori dei ragazzidel catechismo sono servite ad interrogar-ci e confrontarci sul tema della catechesiai più piccoli che tanto ci impegna.

Abbiamo rivolto le domande ad alcu-ne famiglie augurandoci che il contribu-to dato da loro possa invitare alla rifles-sione tutti i genitori dei nostri ragazzi edessere di stimolo ad un confronto su que-ste tematiche che ci coinvolgono tutticome educatori dei più giovani, sia comegenitori ma anche come catechisti, ani-matori di gruppi e adulti di questacomunità.

Le domande rivolte ai genitori sonole seguenti, mentre per brevità le rispostesono sintetizzate in un discorso unico,

tranne le parti in corsivo che citano esat-tamente le parole dei genitori:

Che cosa è cambiato in famiglia daquando è iniziato il percorso del catechi-smo dei figli?

I vostri figli vengono volentieri alcatechismo? Sì - no - perché.

Come genitore che impressione haidella nostra proposta educativa?

I genitori ci hanno confermato che iloro figli vengono volentieri a catechi-smo, specificando che per molti ragazzi èanche occasione di incontro con amici ecompagni; alcuni hanno sottolineato cheil piacere di frequentare il catechismo èdovuto anche al clima di grande fraterni-tà che si è instaurato sia con i catechistisia con i sacerdoti: i ragazzi non solovivono serenamente questo percorso mala Parrocchia costituisce per loro una secon-da casa, una vera famiglia, un ambientesano ed accogliente dove i ragazzi impara-no a confrontarsi e a condividere tante espe-rienze all’insegna del rispetto e della buonaeducazione; quello della Parrocchia è uncontesto familiare dove i piccoli vengonomotivati alla riflessione e alle verità difede in modo piacevole, inserendo spessonelle attività anche importanti momentidi gioco. Qualche genitore ci ha esplici-tamente detto che soprattutto negli ulti-mi anni di catechesi, quelli di preparazio-ne alla Cresima, la partecipazione delragazzo è stata del tutto volontaria,superando anche quell’atteggiamentotipico del bambino più piccolo che spes-so frequenta il catechismo non per sceltaconsapevole ma perché, seguendo le indi-cazioni dei genitori, sa di “dover andare”.

In merito alla prima domanda, deci-

Domandiamolo a mamma e papàIntervista ad alcuni genitori dei ragazzi del catechismo coordinata da Livia Scolari, catechista del I e IV corso

P@role Nuove - 7

samente la più impegnativa, i genitori conmolta franchezza ci hanno detto che l’ini-zio del catechismo dei figli ha coincisocon il loro riavvicinamento alla parroc-chia, in virtù della partecipazione regolarealla Messa dei ragazzi; con l’inizio delcatechismo si sono intensificati i rapportidella famiglia con la comunità, anche gra-zie alle tante iniziative proposte da sacer-doti e da catechisti. Una riflessione ricor-rente nei genitori è il constatare che laparrocchia, insieme alla famiglia, costitui-scono i cardini fondamentali su cui basare iriferimenti della vita, i punti saldi dell’esi-stenza, e, dunque, insieme aiutano ilragazzo nella crescita umana e di fede.Dove i genitori hanno già maturato unpercorso di fede personale il catechismodei figli non ha portato ad una modificasostanziale in famiglia: già c’era la consue-tudine di pregare insieme con i bambiniprima dei pasti e prima di andare a letto;già c’era l’abitudine a rileggere le esperien-ze del quotidiano anche alla luce degliinsegnamenti del Vangelo ma certamentefrequentare in prima persona il catechismoha reso i bambini più attenti e partecipiverso quei valori e quei messaggi cristianiche sin da piccoli abbiamo cercato di tra-smettergli; forse con il percorso del catechi-smo sono diventati più “protagonisti” dell’e-sperienza di fede.

In merito alla terza domanda i genito-ri ritengono positiva la proposta educati-va della parrocchia, ne sottolineano lavalidità per il clima di accoglienza sincera ecompletamente libera da ogni forma impo-sitiva e soprattutto per lo stimolo costan-

te alla crescita umana e spirituale deiragazzi attraverso ogni iniziativa conincontri, momenti di preghiera, gioco eanche ritiri spirituali, campi-scuola e atti-vità di oratorio. Emerge da parte di alcu-ni genitori una preoccupazione sullaquale anche noi catechisti ci siamo piùvolte interrogati: spesso si ha l’impressio-ne che la proposta educativa della parroc-chia fatichi a reggere il confronto con altreattrazioni che oggi coinvolgono i giovani: lealtre attività culturali o sportive propongo-no iniziative di buon impatto e quindisembrerebbe che la proposta parrocchialeattiri meno i giovani di oggi, che nonsempre accettano di impegnarsi concoerenza e credibilità; il messaggio evan-

gelico è e rimane forte e chiaro, senzapossibili margini “di sconto”, ma certo èsempre più necessario nello scambio diesperienze tra generazioni diverse tenereconto della realtà culturale in cui vivia-mo e delle nuove modalità di comunica-zione; anche la capacità di apprendimen-to e di socializzazione dei giovani sembra-no modificarsi continuamente e questorichiede ai responsabili della catechesiuna adeguata capacità di “camminare”con i ragazzi per condividere insiemeesperienze significative di vita e di fede.

Un’altra riflessione presente negliapprofondimenti dei genitori è che unaproposta educativa forte e credibile da partedella parrocchia non può non tener contodelle difficoltà educative dei genitori e dellanecessità di coerenza con quanto trasmessodalla famiglia. Sempre più, infatti, iragazzi nei loro racconti delle lezioni dicatechismo dimostrano di essere attenti etalvolta “critici” rispetto ai messaggi tra-smessi da sacerdoti,catechisti e compagnidi corso.

È significativo concludere queste brevinote cogliendo l’invito di alcuni dei geni-tori ad approfondire la riflessione insie-me, cogliendo ogni occasione di incontroe favorendo una consuetudine al confron-to e al dialogo nonostante i limiti ditempo e le difficoltà oggettive di ciascuno:la sensibilità e l’apertura verso tutti di donHumberto sono forse la testimonianza piùvera di quanto sia fondamentale per tuttinoi il camminare insieme per seguireautenticamente Gesù.

Livia Scolari

8 - P@role Nuove

Cosa pensano del catechismo i ragazzi del 6° corsoL’ intervista ai ragazzi che fre-

quentano il sesto corso dicatechismo è stata realizza-

ta per mettere a fuoco la percezione cheessi hanno di questa loro esperienza e,indirettamente, il grado di condivisio-ne nella/della famiglia. E’ stato utilizza-to un questionario di nove domande.

Un’analisi complessiva delle rispostedate ci informa che:

i ragazzi vengono volentieri al cate-chismo (33 su 38; 4 negativi e 1 incer-to);

le motivazioni di tale disponibilitàstanno principalmente nella consape-volezza di “imparare cose nuove suGesù”. Secondariamente, per il fatto distare insieme agli altri;

la stragrande maggioranza degliintervistati dichiara di aver imparatocose importanti su Gesù, lo SpiritoSanto e sulla Chiesa, definendo Gesù “Amico”, “Salvatore”, “Buono contutti”, “Esempio per tutti”, “Uomo”,“Misericordioso” “Figlio di Dio”. Pochi(5 su 38) dichiarano di non aver impa-rato cose importanti. Uno di essi moti-va col fatto che alcuni nella classe “dis-turbano continuamente”;

interessante il fatto che alla doman-da sul comportamento dei compagni diclasse durante l’ora di catechismo ilgiudizio è fortemente critico per la stra-grande maggioranza: “negativo”, “pessi-mo”,disturbatore”, “inopportuno”,“esagerato”, “maleducato”, “infantile”,“molto scorretto”, “poco rispettoso”,“non attento”. Solo pochi (7 su 38)mitigano il giudizio: “normale”,“un po’monello”, “discreto”, “tranquillo”,“vivace”. Molto più indulgente è il giu-dizio che essi danno del proprio com-portamento definendolo “attento”,“adeguato” “chiacchierone” , “norma-le”;

Molto interessante il fatto che alladomanda se con i genitori si parla,almeno qualche volta, delle lezioni dicatechismo sono risultati 18 SI e 20NO. Il dato è in correlazione con ilresto della domanda che mirava a cono-scere il gradimento dei genitori, espres-so a giudizio dei figli, sul catechismo.

I ragazzi che hanno risposto SI

hanno riportato che i genitori sono: Molto contenti (8 scelte) Contenti (9 scelte)Indifferenti (1 scelta)I ragazzi che hanno risposto NO hannoriportato che i genitori sono:Molto contenti (1 scelta) Contenti (15 scelte)Indifferenti (3 scelte)Scontenti (1 scelta)

Il dato meriterebbe di essere incro-ciato con altre domande; ad una primalettura sembrerebbe che un minimo dicondivisione in famiglia aumenta laquantità di gradimento dei geni-tori e, probabilmente, motiva maggior-mente i ragazzi a frequentare il catechismo. Due ragazzi che hanno

risposto di non venire volentieri a cate-chismo hanno risposto che i genitorisono indifferenti. Uno di essi ha ancheespresso il mancato dialogo conloro e la convinzione che a messa e acatechismo si ripetono sempre le stessecose e le testimonianze ascoltatesono di “persone che vivono fuori dalmondo”

Infine la partecipazione alla messaparrocchiale coinvolge buona parte deiragazzi e i pregi/ difetti della celebrazio-ne liturgica sono distribuiti su unvastissimo arco di osservazioni, anchediversissime. Occorrerebbe indagareraffinando lo strumento d’indagine.

Alessandro Panizzoli

Vieni volentieri al catechismo? q Si q No

Perchè?

Ritieni di aver imparato delle cose importanti su Gesù di Nazaret, sullo SpiritoSanto, sulla Chiesa? Quali?

C’è qualche momento, o frase, o esperienza, o ricordo che ti è particolarmenterimasto in mente?

Come giudichi il tuo comportamento durante l’ora di catechismo?

Come giudichi il comportamento di alcuni tuoi compagni/compagne durantel’ora di catechismo?

Che giudizio dai delle testimonianze delle persone invitate durante alcune ore dicatechismo? Quali di queste, se dipendesse da te faresti ascoltare ad altri ragazzi?

Quali sono i pregi e le carenze della Messa domenicale in parrocchia?

Chi non partecipa alla messa comunitaria in parrocchia, di solito dove frequenta?È piacevole, spiritualmente arricchente o no?

Con i tuoi genitori, qualche volta parli delle tue lezioni di catechismo q Si q No

Se ne parli, cosa vi dite?

Pensi che essi, per quanto riguarda la tua partecipazione al catechismo, siano

q molto contenti q contenti q indifferenti q scontenti

P@role Nuove - 9

“Velina? Cristiano Ronaldo? Meglio me stesso”

Cosa pensano i ragazzi?Il catechismo è far conoscere ai ragazzi la Parola di Dio ed approfondire con loro tutto ciò che comportaper la nostra vita; per noi catechisti è importante l’annuncio ed è importantissimo il coinvolgimento atti-vo dei ragazzi.Perché questo avvenga utilizziamo quello che ci suggerisce la nostra fantasia, la nostra esperienza, maanche le risorse che troviamo nella comunità. Questa volta ci è venuto in aiuto Alessandro Panizzoli, cheha accettato di intervenire ai nostri incontri in veste di psicologo.L’incontro riguardava il quarto comandamento (i Comandamenti sono il programma del 4° corso) e quin-di un tema che coinvolgeva direttamente i ragazzi: i rapporti con i genitori. Fin dal primo incontro ave-vamo notato un grande interesse ed un coinvolgimento anche nel dibattito, ma non sempre tutti riusci-vano ad esprimere i loro pensieri.Ecco allora l’idea di utilizzare, con la collaborazione di Alessandro, un questionario elaborato da lui stes-so, con domande che non riguardavano direttamente l’argomento in questione, ma permettevano poi ,attraverso l’analisi delle risposte, di capire il pensiero dei ragazzi, anche dei più timidi e introversi.L’incontro successivo Alessandro è intervenuto, per raccontarci quello che era venuto fuori e per aiutar-ci a leggere questi risultati alla luce di ciò che il quarto comandamento ci chiede.Per noi la cosa più importante che abbiamo ‘scoperto’ è che i genitori sono visti come punto di riferi-mento, malgrado i contrasti, i malumori, il ‘non voler ascoltare’; è però emersa una forte personalità dimolti (alla domanda ‘A chi ti piacerebbe assomigliare da grande?’ molti hanno risposto ‘a nessuno, a mestesso, vorrei essere unico’). I ragazzi riconoscono di avere delle paure e sono consapevoli dell’aiuto che igenitori gli offrono nel superarle, ed alcuni riconoscono anche l’importanza delle ‘sgridate’. Quindi il questionario si è rivelato uno strumento efficace per farci capire il pensiero di tutti ed anchecapace di darci delle sorprese. Certo, con l’aiuto di unesperto, grazie Alessandro!

Maria Letizia Carrozza

I vincitori della caccia al tesoro alla Città dei Ragazzi

10 - P@role Nuove

D a diversi anni nella nostraParrocchia viene fatta l’esperien-za del campo scuola: è una setti-

mana di convivenza, ci si riunisce per trascor-rere una settimana all’insegna della crescitaumana e spirituale, con momenti formativi edi divertimento, guidati dal sacerdote, dai cate-chisti e dagli animatori. Gioco, riflessione,camminate all’aria aperta e tante altre attivitàcaratterizzano il campo; chi vi partecipa strin-ge forti legami di amicizia con gli altri parteci-panti tornando a casa con una grosso bagagliodi amicizie, di cui la più importante con Gesù.Noi cerchiamo di fare in modo che il camposcuola sia per loro come una “famiglia acco-gliente” in cui ognuno si senta accettato e nes-suno messo da parte, specie i giovani tanto sen-sibili sotto questo aspetto.

Di solito il campo è un momento di rifles-sione personale sulla propria vita, in ogni casocerchiamo sempre di farli riflettere e viverequalche aspetto sul quale non sempre ci si sof-ferma a pensare, coltivando e scoprendo il rap-porto personale con Gesù. Ognuno di loro èchiamato a comprendere che nella vita cristia-na quello che uno riceve non è bene tenerloper sé, ma è opportuno donarlo, condividerlocon tanti, metterlo in comunione e costruire lapropria vita nella fedeltà all’unica Verità che èGesù Cristo.

Ma cosa si fa al campo scuola? Ci si sve-glia alle 8 e subito ci si riunisce tutti insiemeper ringraziare il Signore per il nuovo giornoche sta per iniziare. Dopo aver pregato è ora di

fare una bella colazione per ini-ziare a carburare e svolgere almeglio le tante attività che ven-gono proposte nell’arco dellagiornata. Dopo aver mangiato,giunge il momento di collaboraretutti insieme per tenere pulita lastruttura dove si svolge il campo;divisi per gruppi e guidati sempreda un responsabile, i ragazzifanno le pulizie dei vari ambientidella casa e apparecchiano per iprossimi pasti. Questo momentoè molto importante per la cresci-ta umana della persona, ma èanche un’occasione di festa…infondo, pulendo tutti insieme ci sidiverte! Dopo aver fatto ordinenella struttura, inizia la parte “formativa” dellagiornata: ci si ritrova tutti insieme nel salonedelle attività e il sacerdote illustra il tema delgiorno. La parte “formativa” viene sviluppatariflettendo su una storia che è un po’ il filoguida di tutto il campo, trattando varie tema-tiche che verranno poi approfondite in gruppidi studio.

Ogni giorno si legge un brano del Vangeloche fa da riferimento alla tematica del campo:questo aiuta i ragazzi a scoprire che Gesù parlaed abita la loro vita. Dopo i lavori di gruppo -momento molto bello per la crescita spiritualedi ciascuno - è l’ora del pranzo e, a seguire, c’èdel tempo libero per giocare: gli infaticabilianimatori organizzano i tornei dividendo per

gruppi i ragazzi che fanno i vari giochi a puntiproposti loro. Soltanto il gruppo più affiatatoriuscirà a prendere più punti e a vincere!! …edopo aver giocato è il caso di fare la doccia!

Tutti ripuliti e profumati andiamo aMessa: come popolo di Dio in cammino siamochiamati a tornare costantemente a questa sor-gente di vita perchè incontrando Gesù possia-mo crescere nel suo amore, personalmente ecome comunità. Solo un costante riferimento aLui ci può far crescere nella carità e nell’unità.Dopo aver pregato insieme, c’è la cena e… ildopo cena! Ci si ritrova di nuovo tutti insiemeper divertirsi con una serata di animazioneorganizzata dagli animatori: una caccia al teso-ro, giochi a squadre, karaoke ecc. Verso le 23,dopo aver ringraziato il Signore per la splendi-da giornata, si va a riposare.

Generalmente a metà settimana si fa unagita per visitare i bellissimi posti di montagnache si trovano vicino alla struttura che ospita iragazzi. L’ultimo giorno vengono i genitori ariprendere i propri figli. E’ importante riuscirea creare un momento in cui i figli raccontino aiproprio genitori i momenti forti e carichi disensazioni che hanno vissuto al campo: quindivia alla rappresentazione che hanno preparatodurante la settimana in cui verrà descritta latematica del campo e la sua attualizzazione.Devo ammettere, nel corso degli anni, che miemoziona sempre vedere con quanta passione eimpegno recitano, preparano i canti e la sceno-grafia. Chi matura un’esperienza di fede fortesente il bisogno di raccontare ad altri quantoha vissuto. Insieme si celebra l’Eucarestia, sipranza e poi si torna a casa…non senza qual-che lacrimuccia!

Con il passare degli anni sono cambiati glianimatori e alcuni ragazzi che prima parteci-pavano al campeggio ora lo organizzano peraltri ragazzi. Ma lo spirito è rimasto sempre lostesso: un tempo privilegiato per l’incontrocon il Signore e la vita di comunità. Io pensoche sia un modo efficace per aumentare e faraumentare la consapevolezza di appartenenzaalla Chiesa di Gesù.

Isabella Cirillo

CAMPO SCUOLA, TEMPO PRIVILEGIATO PER L’INCONTRO CON GESÙ

VIA CRUCIS: ANCHE I BAMBINI CAMMINANO AL FIANCO DI CRISTO

Forse in molti, anche tra i “praticanti”, pensano che la Via Crucis sia una tra-dizione religiosa passata di moda o per lo meno poco adatta ai bambini.

Non è così nella nostra comunità parrocchiale di Santa Caterina da Siena: damolti anni infatti la Via Crucis è entrata a far parte delle consuetudini ormai con-solidate della proposta catechistica e noi la rivolgiamo ai bambini del I Corso chesi preparano a ricevere il sacramento dell’eucarestia.

L’obiettivo del corso è far conoscere Gesù ai bambini; ogni anno proponiamoloro, nel periodo della Quaresima che è tempo di preparazione alla Pasqua, la ViaCrucis, non tanto come pratica devozionistica, ma come luogo privilegiato perstare accanto a Gesù nel suo cammino di accettazione del male e della sofferenzaper la nostra salvezza. Noi pensiamo che sia un modo concreto di condivisionedella vita di Gesù, non solo per capire e vivere con lui il suo dramma personale,ma anche per trovare un senso alle nostre domande più profonde.

Come di consueto, i bambini hanno partecipato numerosi e incuriositi all’i-niziativa che quest’anno abbiamo aperto anche alle loro famiglie. Ogni gruppo dicatechismo ha animato due stazioni della Via Crucis; ad ogni stazione, dopo lalettura di un breve passo del racconto della Passione, sono state lette due preghiereelaborate dai bambini ed una piccola meditazione spirituale a cura dei catechisti.La celebrazione si è svolta sul campo sportivo dell’oratorio, adornato di fiaccole,che per l’occasione si è animato di luci e canti spirituali.

Paolo Di Francesco

P@role Nuove - 11

T radurre non è mai una semplice trasposizione dauna lingua a un’altra. Quando poi ci si mette ilcinema di mezzo, la lista di titoli cambiati a tal

punto da invertire il senso è sconfinata. Nessuna meravigliaallora se ‘Uomini di Dio’ , passato nelle sale italiane lo scorsoanno e ora in dvd, rispecchi poco o nulla il ‘Des hommes e desDieux’ scelto dal regista francese Xavier Beauvois, un ateo cheper il progetto di un produttore cattolico ha deciso di docu-mentarsi e vivere per diverse settimane nel convento cistercen-se di Notre-Dame di Tamié. La storia è semplice e drammati-ca, nella sua quotidianità e nell’epilogo. Il segreto del suo ina-spettato successo – premio speciale a Cannes 2010, botteghinisbancati in Francia – è stato per Avvenire l’aver raccontato una‘’storia vera, umile, coraggiosa’. La profondità del racconto,invece, sta nell’aver rappresentato fede e spiritualità in tutta laloro immediatezza e umanità.

Il film rievoca la strage di sette monaci cistercensi delmonastero di Thibirine, raccontandone gli ultimi tre anni divita nell’Atlante algerino fino al rapimento e alla successivauccisione. Ritmi lenti, sguardi, silenzi sono gli strumenti perdisegnare la storia di un profondo amore verso l’uomo, in cuil’accettazione della morte è una testimonianza senza cedere allatentazione del martirologio. Lo sfondo è la guerra civile inAlgeria nel 1996. La Al-Jama’ah al-Islamiyah al-Musallaha, ilgruppo armato che mirava a rovesciare il governo, rivendicò laresponsabilità dell’eccidio, ma fonti francesi hanno sempreconsiderato plausibile l’ipotesi che i religiosi fossero stati truci-dati da reparti dell’esercito algerino nel quadro o di una strate-gia della tensione o di un banale errore.

‘’Voi siete Dei, siete tutti figli dell’Altissimo, eppure mori-rete come tutti gli uomini’’. La frase del Salmo 82 apre il film,tranquilla sequenza della vita monacale scandita da preghiera elavoro, dai sette passaggi quotidiani in Chiesa per cantare isalmi, dall’incontro con la comunità locale, la sua esistenza e lasua religiosità, dalle cure alla popolazione indigente. Un luogo,insomma, dove cielo e terra si toccano. Non è la storia con la‘S’ maiuscola di uomini di Dio, ma storia di Vita di figlidell’Altissimo che moriranno da uomini. Con tutti i loro dolo-ri, le loro paure, i loro dubbi. Uomini e Dei è la contrapposi-zione tra cristiani e musulmani e tra uomini della stessa reli-gione, certo. La scelta dei monaci di restare, nonostante i ventidi guerra, i rischi e le pressioni dell’esercito algerino è anche unrifiuto della guerra di religione, di qualsiasi contrapposizioneideologica buona solo per spezzare la convivenza umana.L’unica arma da contrapporre alla guerra è la Fede. ‘’Chi sonoqueste persone e che diavolo passa loro per la testa?’’, chiedo-no ai monaci gli abitanti del villaggio quando i fanatici armatisi affacciano a Thibirine.

Ma il titolo Uomini e Dei indica anche il percorso interio-re dei cistercensi, ‘’che si sono confrontati – come ha spiegatoil regista – con due dilemmi (spirituali e terrestri) riuniti in unasola domanda: rimanere o partire?’’. Ciascuno dei protagonisti

affronta questa domandasecondo il proprio vissuto:paure, debolezze, dubbi,nostalgie, perfino crisi diidentità. Eccolo dunqueil senso profondo delfilm: andare oltre glisteccati delle religioni‘istituzionalizzate’ e ledivisioni politiche e par-lare di coscienza indivi-duale e scelte eticheche, come si dice nelfilm, sono sempre pos-sibili, anche nellesituazioni più estreme.

La cruna dell’agodel film, come l’ha definitaBeauvois, è la scena finale dell’ “ultima cena”: lì i religiosichiudono il cerchio delle loro scelte individuali – rimanere,tutti, accettando per amore la possibilità della morte. E lì ilpriore esplica il senso cristiano di quel sacrificio, con paroleancor più stupefacenti del testamento spirituale nel qualedirà ‘’grazie a te amico dell’ultimo minuto che non sapeviquel che facevi’’, rivolto al suo presunto carnefice. ‘’Quandose ne sono andati – dice nell’ultima cena padre Christian,rievocando la paura del primo incontro con gli integralisti –tutto quello che ci restava da fare era vivere. E la prima cosada vivere è stata, due ore dopo, la celebrazione della veglia edella messa del Natale (…) Abbiamo accolto il Bambino chesi presentava a noi assolutamente privo di difese, eppure giàcosì minacciato. E dopo, la nostra salvezza è consistita nell’a-vere compiti quotidiani da svolgere, la cucina, il giardino,l’ufficio in chiesa, la campana…giorno dopo giorno. Cisiamo trovati disarmati e, giorno dopo giorno, abbiamo sco-perto quello a cui Gesù ci chiama: una seconda nascita. Lanostra identità di uomini va da una nascita all’altra. E da unanascita all’altra finiremo anche noi per far nascere questofiglio di Dio che siamo noi. Perché l’incarnazione, per noi, èlasciare che la realtà filiale di Gesù si incarni nella nostraumanità. Il mistero dell’incarnazione è proprio quello chetutti noi viviamo. E così si radica quello che abbiamo già vis-suto e quello che dobbiamo vivere ancora’’. Anche la morte,di fronte alla quale padre Christian perdonerà il suo carnefi-ce augurandosi ‘’che ci sia concesso di ritrovarci, ladroni feli-ci, in Paradiso, a Dio piacendo, nostro Padre, Padre dientrambi’’.

Così a conclusione del film Beauvois ha raccontato: “I duemesi delle riprese sono stati i più felici della mia vita. Sul seteravamo tutti in uno stato di grazia’’’.

Francesco Grant

Uomini e dei, una storia semplice e coraggiosa

a cura di Maurizio Lisanti

Notizie

RACCOLTA DEL SANGUENel corso dell’ultima raccolta di sangue (16 gennaio 2011) sonostati raccolti n. 37 flaconi.

BANCO ALIMENTARERaccolta Colletta Alimentare del 5 marzo 2011 presso il super-mercato CONAD di Via GregoroviusHanno partecipato 25 volontari che si sono alternati dalle 8,30alle 20,00Il mezzo di trasporto ci è stato gentilmente messo a disposizio-ne dal fioraio Gianni Sono stati raccolti Kg 1.050 di generi alimentari.Alla Parrocchia è stata riconosciuta e consegnata la quota partedi Kg.800 che la Caritas parrocchiale sta distribuendo ai piùbisognosi.

APPUNTAMENTI29 aprile - S. Caterina da Siena

1 maggio ore 11 - S. Messa Patronale al campo uffici parrocchia-li (Piazza Galeria) non ci saranno le S. Messe delle 10 e delle 11,30

8, 15, 22 e 29 maggioLa nostra comunità animerà la S. Messa celebrata in Vaticano ediffusa dalla Radio Vaticana.L’appuntamento per chi vorrà partecipare è alle ore 8,20 a PiazzaGaleria previo preavviso da comunicare in segreteria dellaParrocchia.

8, 15, 22 e 29 maggio - Prime comunioni

21 maggio - Gita ad Orvieto e Torre Alfina col il coro“Unicorando” Informazioni e prenotazioni in Segreteria.

28 maggio - Concerto del Coro di Voci Bianche “VocesAngelorum” diretto da Camilla Di Lorenzo ore 18.00, in chiesa”

5 giugno - Festa conclusiva del catechismo

12 giugno - Festa conclusiva scuola calcio

24 giugno - 29 giugno - Campo scuola 3°, 4° e 5° corso

26 giugno 2011raccolta del sangue presso gli uffici della Parrocchia S. Caterinada Siena – Piazza Galeria, 11.In generale non possono donare il sangue le persone che hannoassunto medicinali antinfiammatori nei cinque giorni preceden-ti la donazione mentre per le altre esclusioni verrà data unainformativa completa con tutte le casistiche.Rif. Augusto Gori tel 06/70490168Agevolazioni per i donatori e i loro familiariSul sangue prelevato vengono effettuati esami obbligatori (emo-cromo, azotemia, glicemia…) - ed eventuali esami suppletivi – icui risultati sono comunicati via posta ai donatori.Per esami e prestazioni non connessi con l’attività di donazione

che vengano effettuati presso l’Ospedale l’onere del ticket è acarico dell’Ospedale stesso.FAMILIARI DEI DONATORI DI SANGUE (Coniugi, Figli,Genitori conviventi):A questa categoria è riconosciuto il diritto ad effettuare tutti gliesami/prestazioni previsti in convenzione col Servizio sanitarioRegionale ed eseguibili presso le tre sedi dell’Ospedale (Roma,Palidoro, Santa Marinella), con assunzione dell’onere del paga-mento del ticket da parte dell’Ospedale stesso. Per le prestazioninon previste in convenzione, l’Ospedale autorizza altresì la ridu-zione del 40% rispetto alle tariffe applicate al pubblico conesclusione dell’attività libero professionale dei Medici e delleprestazioni ortodontiche.Procedura amministrativaI richiedenti, per prenotare visite e prenotazioni specialistiche,muniti della richiesta del medico di base dovranno contattare alnumero 066866793 la Capo sala e la Segreteria del ServizioImmunotrasfusionale (SIT)dalle ore 12.00 alle ore 15.00 dallunedì al venerdì.Prima di effettuare la visita o la prestazione specialistica il fami-liare del donatore dovrà recarsi presso il SIT per vistare la richie-sta del medico di base, successivamente accederà alle casse delPoliambulatorio per il prosieguo della pratica amministrativa.

Nota: I prelievi per le analisi chimico cliniche si eseguono esclu-sivamente presso il SIT di Roma per i pazienti maggiori di 12anni, e presso la sala prelievi di Roma per i pazienti minori di 12anni, dal lunedì al venerdì.

CENTRO DO MANI SOLIDARIETA’ Raccolta adesioni gruppo volontari e accoglienza richieste disolidarietàInfo tel. 0677209622 Maura Benedetti o Pasquale CirannaL’obiettivo del centro è creare uno spazio di accoglienza, diascolto e di condivisione tra le persone che vivono all’internodella comunità e chi si trova a vivere un momento di difficoltào di disagio.Insieme agli altri gruppi della Caritas Parrocchiale eall’Associazione la Cometa ci proponiamo, inoltre, di essere unpunto di riferimento per chi desidera mettere a disposizione ilproprio tempo a servizio degli altri.Il Centro per il Volontariato Do Mani di Solidarietà organizza ladomenica mattina dalle 9 alle 13 presso La Cometa (davanti allaChiesa di Via Latina 28) un punto vendita con i prodotti delCommercio Equo e Solidale e di altre cooperative che impiega-no soggetti svantaggiati.

LA COMETAPresso la sede dell’Associazione “La Cometa”, Via Latina 30, è pre-sente un Mercatino di beneficenza permanente il cui ricavatoviene totalmente devoluto a sostegno dei progetti di solidarietà.Giorni e orari di apertura:Martedì e Sabato dalle 16 alle 19 - Giovedì e Domenica dalle 9 alle 13

Il Mercatino è presente anche a Castelgandolfo, in Via dellaRepubblica 44, ogni ultima Domenica del mese dalle 9 alle 20.

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